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Salve a tutti, ho redatto questa guida affinché tutti gli appassionati di pescasub interessati all’argomento possano fruire di un riferimento generale per la scelta, l’acquisto e la realizzazione degli elastici per fucili arbalete. L’articolo si divide in tre parti: la prima è informativa, la seconda è pratica e la terza è un'appendice dove trovate osservazioni personali che spero saranno spunto di dialogo. Premesse - la guida è rivolta a tutti; non me ne vogliano i più esperti se sarò prolisso e puntiglioso nella spiegazione, ma credo che sia doveroso nei confronti dei neofiti (o di chi si è avvicinato da poco al mondo dei fucili arbalete) spiegare tutto in maniera rigorosa - quanto segue è frutto della mia esperienza diretta e di quella di tanti compagni di pesca, nonché di altri pescasub coi quali spesso mi sono trovato a discutere di questo argomento sempre molto interessante per gli utilizzatori dell’arbalete - il sottoscritto si scarica di qualunque responsabilità su eventuali danni a persone e/o cose causati da un cattivo o improprio utilizzo di questa guida

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Salve a tutti,

ho redatto questa guida affinché tutti gli appassionati di pescasub interessati all’argomento

possano fruire di un riferimento generale per la scelta, l’acquisto e la realizzazione degli

elastici per fucili arbalete.

L’articolo si divide in tre parti: la prima è informativa, la seconda è pratica e la terza è

un'appendice dove trovate osservazioni personali che spero saranno spunto di dialogo.

Premesse

- la guida è rivolta a tutti; non me ne vogliano i più esperti se sarò prolisso e puntiglioso

nella spiegazione, ma credo che sia doveroso nei confronti dei neofiti (o di chi si è

avvicinato da poco al mondo dei fucili arbalete) spiegare tutto in maniera rigorosa

- quanto segue è frutto della mia esperienza diretta e di quella di tanti compagni di pesca,

nonché di altri pescasub coi quali spesso mi sono trovato a discutere di questo argomento

sempre molto interessante per gli utilizzatori dell’arbalete

- il sottoscritto si scarica di qualunque responsabilità su eventuali danni a

persone e/o cose causati da un cattivo o improprio utilizzo di questa guida

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1ª Parte

Gli elastici: come sono fatti, cosa propone il mercato e

come orientarsi nella scelta prima dell’acquisto

Cominciamo col dire che esistono tre tipi di confezionamento degli elastici:

1) elastici a coppia

2) elastici circolari

3) elastici “al metro”

Elastici a coppia

Per anni hanno rappresentato il punto di riferimento per costruttori ed utilizzatori. Si tratta

di due elastici di pari lunghezza, che agli estremi sono “imboccolati” in apposte ghiere

filettate, per poter essere avvitati in testata, da un lato, e sulle ogive dall’altro; tali ghiere

possono essere in metallo (acciaio, alluminio, lega) oppure in tecnopolimero; le prime sono

molto solide ma possono comportare l’incoveniente di inchiodarsi in testata o nelle ogive

qualora queste fossero anch’esse metalliche, caso in cui avrebbe luogo un fenomeno di

corrosione del metallo meno nobile tra i due (dovuto alle correnti galvaniche).

Si avvitano facilmente e per bloccarle (sia dal lato testata che da quello delle ogive) non è

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necessario stringerle chissà quanto: una volta serrate con la forza delle dita, è sufficiente

¼, al più ½, di giro utilizzando una pinza; se si insiste a stringere ancora con le pinze, si

rischia di rovinare il filetto della boccola dell’elastico e/o quello della testata: mi è capitato

personalmente di veder “esplodere” la boccola di un elastico (dal lato della testata) poco

dopo aver caricato il fucile, proprio perché serrata in modo eccessivo.

Un’altra cosa cui bisogna fare estrema attenzione quando si acquistano elastici di marca

diversa rispetto a quella del fucile su cui li si andranno a montare è la compatibilità tra le

filettature, maschio delle boccole degli elastici e femmina della testata: chiedete

informazioni precise a riguardo direttamente al negoziante, il quale potrà aiutarvi nella

scelta evitando spiacevoli inconvenienti al pescasub (e qualche seccatura a se stesso, dal

momento che si vedrebbe costretto a sostituire le gomme “rotte” con una coppia di

gomme nuove).

Un paio di consigli:

- quando comprate questo tipo di elastici, verificate assieme al negoziante che la

lunghezza dei due elastici sia esattamente la stessa; capita infatti che per errori di

confezionamento vengano accoppiati due elastici di diversa lunghezza (basta anche solo 1

cm per sbilanciare il carico)

- la lunghezza commerciale con la quale viene identificata la coppia, è quella misurata tra

le due filettature e non tra le due terminazioni; se guardate la boccola, questa è composta

da una parte filettata e da una ghiera, che serve da presa per poter serrare gli elastici in

testata o alle ogive: il punto in cui finisce la filettatura e comincia la ghiera rappresenta

l'inizio/fine della misura reale dell'elastico

Elastici circolari

Negli ultimi 4/5 anni abbiamo assistito ad un crescente utilizzo del cosiddetto elastico

circolare: si tratta di un elastico che presenta alle due terminazioni altrettante boccole

filettate, identiche a quelle usate per la realizzazione degli elastici a coppia.

Fino a poco tempo fa venivano usati solo per aumentare la potenza del fucile, montandoli

in aggiunta agli elastici a coppia; il montaggio è molto rapido: si infila l’elastico attraverso

l’opportuno foro in testata e lo si “chiude” avvitandoci l’ogiva.

Negli ultimi anni il mercato dei fucili si è sempre più rivolto a soluzioni che prevedevano la

“testata aperta” (che non è argomento di questa guida) il che implica l’utilizzo dell’elastico

circolare.

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Elastici “al metro”

Si tratta di elastici venduti come “prodotto sfuso”: è possibile acquistare uno spezzone di

elastico di lunghezza adatta alle proprie necessità, confezionandolo poi per conto proprio.

Nella seconda parte della guida, mostrerò come si costruisce (passo passo) un elastico

circolare, a partire da considerazioni sul calcolo della lunghezza.

Chiaramente anche per questi elastici esistono diverse qualità di mescola, diametri ecc ecc.

Colori e diametri

Al giorno d’oggi, quando si entra in un negozio ben fornito o si sfoglia il catalogo su

internet di uno Web Shop, ci si trova davanti a diversi tipi di elastico, caratterizzati

fondamentalmente da due fattori che subito saltano agli occhi: il colore e il diametro

(dando per assodato che si abbiano già le idee chiare sulla lunghezza).

Colore: si tratta di una conseguenza dell’immissione, nella mescola di lattice di cui è fatto

l’elastico, di particolari additivi chimici che inevitabilmente vanno a modificare qualità e

comportamento finale dell’elastico.

Nel caso di elastico “puro” o “non additivato”, il colore tipico è ambra: si parla in questo

caso di elastico 100% latex; spesso l’additivo consiste in un semplice pigmento liquido,

nero, che avrebbe lo scopo di rendere l’elastico meno sensibile ai Raggi UV che deteriorano

le prestazioni, riducendo la caratteristica reattività degli elastomeri.

In altri casi, gli additivi sono prodotti chimici che hanno il fine di modificare la “risposta”

dell’elastico secondo specifiche esigenze: è il caso, ad esempio, degli elastici

particolarmente reattivi che comportano un rilascio abbastanza secco dell’energia fornendo

il classico “tiro bruciante”; questo tipo di elastico è ricercato da chi pesca all’agguato e/o

all’aspetto in acqua bassa e/o con acqua torbida, dove ci si trova quasi sempre ad eseguire

tiri corti e al volo; al contrario, chi pratica l’aspetto puro, specie se fondo, predilige elastici

che rilasciano l’energia in maniera più progressiva per un tiro lungo ed efficace anche alla

fine della gittata utile.

Diametro: fino a una decina d’anni fa, in commercio esistevano solo due diametri (16 e

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20); poi il mercato ha cominciato a proporre elastici di diametro intermedio (17/17.5/19) e

in qualche caso anche inferiore (tipicamente 14 e 15) rapidamente abbandonati.

Ultimamente è presente anche quello da 21, proposto dalla Picasso per quanto riguarda gli

elastici a coppia (si tratta del modello Super Mega), ma lo si trova anche nella versione “a

metraggio”.

Va da se che, a parità di qualità della mescola e di diametro interno (ovvero quello

dell’anima vuota dell’elastico), un elastico di diametro superiore garantisce un carico

maggiore in virtù dell’aumentata quantità di gomma. Tuttavia, se si riporta graficamente la

corrispondenza tra quantità di gomma e carico che la stessa esercita, si ottiene una curva!

Questo comporta il fatto che, supponendo di utilizzare la stessa mescola, passando da un

elastico da 16 a uno da 20, non necessariamente avrò il 20% di carico in più, come ci si

potrebbe aspettare dall’aumento di diametro esterno pari al 20%.

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2ª Parte

Come costruire un circolare con elastico "al metro"

[ STEP 1 ] Taglio: scegliere la misura giusta per il nostro elastico

La maggior parte dei produttori di elastici di questo tipo forniscono dati secondo cui, in

soldoni, il campo di utilizzo ideale prevede un allungamento che va dal 300% al 350%.

In pratica, se l'elastico lavora con fattori di allungamento compresi in questo range si ha

che la risposta dell'elastico è tendenzialmente lineare: F=KxL con F che rappresenta la

forza impiegata, L l'allungamento prodotto e K una costante (da cui, appunto, la linearità

prima citata).

Va da sè che l'energia spesa per caricare l'elastico non viene tutta restituita in fase di

sparo, dal momento che quando gli elastomeri (le particelle di cui l'elastico è composto)

vengono sottoposti a tensione, disperdono parte dell'energia fornita sotto forma di calore.

Detto questo, possiamo quindi dedurre la famosa formuletta che determina quanto deve

essere lungo il nostro elastico: [ L = D x 2 / FA ] dove:

L è la lunghezza del circolare

D è la distanza tra il foro in testata e la tacca più vicina al codolo

FA è il cosiddetto Fattore di Allungamento che, secondo quanto detto sopra, deve avere un

valore compreso tra 3 e 3,5

La scelta di FA influenza direttamente le prestazioni del fucile: un valore scelto in

modo inadeguato comporta il non ottimale funzionamento del fucile.

Il consiglio generale è quello di partire con un fattore non troppo elevato: se il tiro dovesse

risultare lento, sarà sufficiente accorciare l'elastico di qualche cm!

I fattori da tenere in considerazione per la scelta di FA sono:

• il diametro dell'elastico

• la qualità della mescola

• la lunghezza dell'ogiva

Riguardo il primo fattore, risulta abbastanza chiaro che diametro maggiore significa una

maggiore quantità di energia immagazzinata dall'elastico; di conseguenza per un elastico

da 16 useremo un FA maggiore che nel caso di elastici da 20, a parità di qualità della

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mescola.

Riguardo quest'ultima, c'è da segnalare per le gomme "additivate" al fine di renderle più

rigide sarà bene usare un FA non molto alto: diversamente avremo un tiro troppo

bruciante, per non parlare del grande sforzo necessario per caricare l'arbalete.

Infine l'ogiva: a parità di elastico, una ogiva "corta" comporta una maggiore tensione dello

stesso; in linea di massima non è un fattore determinante, ma per un calcolo preciso

occorre tenerne conto (vedi voce “Calcolo rigoroso” nell’Appendice).

[ STEP 2 ] Conicizzare le estremità dell'elastico

Al fine di facilitare l'inserimento dell'ogiva all'interno dell'elastico, se ne conicizzano le due

estremità; questa operazione può essere eseguita con una moletta da banco, con un

platorello (disco con carta vetro da montare sul trapano) o, al limite, con delle forbici ben

affilate.

Personalmente uso la prima soluzione perchè la ritengo più comoda; la moletta da banco

ha un regime di giri basso quindi particolarmente indicato per questo utilizzo; dal momento

che torna utile anche per altri lavoretti di fai da te e visto il prezzo (quelle cinesi, più che

sufficenti per questo lavoro, le si compra con 10/15€) credo sia la soluzione ideale.

Per facilitare e ottimizzare tale operazione, conviene infilare nell'elastico un chiodo da 40 o

50 mm; si appoggia quindi la terminazione dell'elastico alla superficie del disco in

rotazione, con una angolazione di circa 45°, facendo ruotare l'elastico intorno al suo asse

con velocità costante: in questo modo si otterrà un consumo omogeneo e la terminazione

dell’elastico prenderà la forma della punta di una matita.

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L'operazione va chiaramente ripetuta per l'altra terminazione.

Suggerimento: se usate la moletta da banco, mettetevi alle spalle di questa (come nella

foto sopra) così non vi sporcherete dei pezzettini di gomma che il disco spara in avanti

[ STEP 3 ] Preparazione delle asolette

Per costruire le asolette occorre utilizzare del Dyneema (o altra treccia molto resistente) da

almeno 2 mm di spessore: in questo modo si eviteranno incresciosi “sboccolamenti”.

Si predispone uno spezzoncino di circa 16/18 cm (questa misura è stata modificata in

quanto prima era scritto 10 cm che sono pochi), eseguendo un semplice nodo, in modo

che l'asoletta risulti lunga circa 4 cm; ciò che trattiene in sede l'asoletta è proprio il nodo:

il suo volume deve quindi essere sufficente a non farla scivolare fuori dall'elastico, ecco

perchè raccomando uno spessore minimo di 2 mm!

In foto si vede una perlina salvanodo, che però non è strettamente necessaria (io non la

uso).

Per aumentare il volume del nodo e, di conseguenza, migliorare la tenuta della legatura, al

posto del nodo semplice si utilizza il cosiddetto Nodo Diamante (illustrato di seguito):

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Nel caso del nodo diamante, lo spezzoncino di Dyneema dovrà essere lungo almeno 20 cm

(altrimenti risulterà troppo scomodo riuscire a stringerlo per bene).

Ecco qui la differenza tra un nodo semplice e un nodo diamante, realizzati entrambi in

Dyneema da 2,5 mm (a sx il diamante, a dx il semplce):

Tagliate le eccedenze di filo, se ne bruciano le estremità con un accendino, picchettando il

nodo ancora caldo contro una superficie piatta, per “saldare” tra loro le estremità sciolte

dal calore della fiamma.

Si prepara un cucchiaino con del di sapone liquido, necessario per lubrificare la testa del

nodo e facilitarne l'inserimento nelle estremità dell'elastico:

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Si infilano poi le asolette nelle terminazioni dell'elastico, servendosi di una pinza a becchi:

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[ STEP 4 ] Legatura

Per bloccare in sede le due asolette si utilizza il cosiddetto Constrinctor Knot, un nodo in

grado di serrare l'elastico con estrema tenacia.

Come filo si usa del Dyneema (o altra treccia molto resistente) di diametro pari a 1,5 mm;

per evitare di lacerare l'elastico, è necessario strofinare il filo su una candela: la cera

fungerà da frizione nello strozzamento dell'elastico.

L'immagine seguente mostra le fasi per realizzare il nodo:

E' fondamentale serrare per bene il nodo, tirando le due estremità del filo; se eseguite

l'operazione in due, consiglio di usare due pinze per afferrare saldamente le estremità del

filo, mettersi “piede contro piede” e tirare verso di se finchè il nodo non raggiunge il “fine

corsa”, ovvero una situazione in cui anche se si tira oltre, il nodo non strozza più; se siete

da soli, conviene aiutarsi con una morsa oppure con il manico di un martello: si arrotola

una estremità attorno al manico e si afferra l'altra con una pinza; mettete il manico sotto i

piedi e tirate, come se stesse utilizzando una pompa per gonfiare le ruote della bici: è un

ottimo metodo, che consente di applicare la forza necessaria a serrare per bene il nodo.

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Si tagliano le eccedenze e si bruciano le estremità del filo, per evitare che, sfilacciandosi,

possano portare allo scioglimento del nodo.

[ STEP 5 ] Archetto dell'ogiva

Per la realizzazione dell'archetto è necessario usare Dyneema di ottima qualità, il migliore

che si riesce a reperire in commercio, di diametro non inferiore a 2 mm (personalmente mi

trovo molto bene con quello della Marlow, di colore blu, mostrato in alcune foto qui sotto).

La resistenza dello stesso dipende molto dall'asta; nel caso di asta con tacche è necessario

eliminare qualsiasi spigolo vivo, servendosi di treccia inox (il comune fil di freno di

bicicletta), sfregando lo stesso all'interno della tacca.

Nel caso di aste con pernetti occorre accertarsi che gli stessi non presentino delle bave che

possano tagliare l'archetto: utilizzando lo stesso fil di freno, delle piccole limette o, al

limite, un Dremel con opportuno utensile, si eliminano queste asperità e se ne lucida il

perimetro.

Con queste accortezze, unitamente all'utilizzo di Dyneema di ottima qualità, le possibilità

di rompere l'archetto diventano davvero remote.

Personalmente uso lo stesso archetto anche per alcune decine di pescate prima di doverlo

sostituire preventivamente.

Per legare l'archetto alle due asolette, si usa il cosiddetto Nodo Bandiera che unisce una

ottima tenuta (impossibile che si sfili, soprattutto se asolette e archetto sono realizzate con

lo stesso filo) a una grande semplicità di scioglierlo; quest'ultima opportunità è di rilevante

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importanza, perchè consente di sostituire un elastico anche durante la battuta di pesca.

Ecco come si esegue il nodo:

A questo punto, il circolare è pronto per essere montato sul nostro arbalete!

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Appendici e approfondimenti

» Coppie di elastici “a misura” Negli ultimi anni sono comparsi sul mercato i cosiddetti sistemi di vincolo che consentono di utilizzare l’elastico al metro anche sui classici arbalete con testata. Si tratta di particolari "perni" in metallo, caratterizzati dalla presenza di una ghiera filettata da un lato (per essere avvitati nella testata) e sagomati opportunamente dall'altro lato (per permetterne il vincolo dell’elastico tramite legatura).

Qui affianco l’immagine di uno di questi sistemi di vincolo. Volendo utilizzare questo sistema bisognerá eseguire 4 legature (una per ogni terminazione di ciascun elastico). I consigli sono gli stessi elencati per il caso dell’elastico circolare; da aggiungere solo una considerazione: la parte attiva dell'elastico va misurata tra legatura e legatura perciò l'elastico sarà più corto di un o due cm rispetto alle gomme imboccolate classiche.

Per migliore comprensione, segue un’immagine che simula una testata di arbalete classico su cui sono montati due elastici differenti: uno standard (dotato di ghiere filettate alle estremitá) e uno legato col sistema di vincolo

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» Ogive a confronto E’ possibile individuare tre 3 tipi differentidi ogive: rigide, morbide e miste (come da immagini sottostanti):

Le ogive rigide sono costituite da una coppia di braccetti e un archetto, tutti in acciaio inox. L'archetto può essere smontabile o meno: nel primo caso sarà possibile sostituire l’archetto (in caso di rottura) o l’intero elastico in maniera rapida e semplice anche durante la battuta di pesca! I vantaggi derivanti dall’utilizzo di questo tipo di ogiva consistono in un caricamento più agevole e ad un distanziamento delle gomme dall'asta. Tra gli svantaggi, su tutti quello riguardante la sicurezza: in caso di rotture c'è più possibilità di farsi male per lo strisciamento di parti metalliche sulle mani. Le ogive morbide sono quelle realizzate col solo utilizzo del Dyneema (o altro trecciato sintetico); tra i vantaggi troviamo il peso ridotto, il basso costo complessivo e il fatto che in caso di rottura dell'archetto gli eventuali danni alle mani sono limitati; preservano inoltre la superficie degli arbalete in legno e rendono il tiro quanto più silenzioso possibile (visto che non ci sono parti metalliche in movimento durante la fase di lancio dell'asta). Come svantaggi, una maggiore difficoltà nel caricamento: dal momento che l'archetto è morbido, occorre stirare l'elastico portandone le estremità necessariamente all'altezza della tacca; inoltre tende a far aderire all'asta le terminazioni dell'elastico in tensione, con conseguenti fenomeni di attrito (piú o meno evidenti). Infine le ogive miste, che possono essere di due tipi: - braccetti morbidi e archetto rigido (mostrate nella 3ª foto di sopra); - braccetti rigidi e archetto morbido Si tratta di ogive usate più che altro da chi ha già dimestichezza con gli elastici “fai da te” e vuole adattarli a particolari necessità.

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» Ogiva mista “antigraffio”

L’utilizzo di ogive metalliche comporta solitamente graffiature piú o meno evidenti sulla superficie del fusto (in prossimità della testata); nel caso di fucili in legno, per i quali viene curata l’estetica oltre alla manutenzione ordinaria, è desiderabile eliminare o ridurre questo inconveniente. Ho pensato quindi ad una soluzione ottimale in tal senso: una ogiva mista (sopra esposta) con giunture (metallo/dyneema) rivestite; per il rivestimento ho utilizzato degli spezzoncini di guaina termorestringente, un tubetto in gomma che si ritrae se sottoposto a riscaldamento.

Ce ne sono di diversi colori, diametri e spessori; si reperisce facilmente nei negozi di articoli elettrici e/o elettronici. Nel mio caso ho scelto quella nera da 6 mm di diametro.

Come archetto metallico è preferibile usare quello realizzato in tondino inox; lo si puó recuperare smontandolo da una ogiva o comprandolo come accessorio; volendo, possiamo anche autocostruirlo, ma è necessario reperire del tondino INOX di qualità adeguata allo scopo. Nell’immagine affianco ne mostro uno recuperato da un’ogiva. Si tratta quindi di inserire i due spezzoncini di guaina e, con l’uso di un accendino, farla ritrarre in modo che risulti aderente alla giuntura isolando la stessa dall’esterno:

Si esegue l’operazione per l’altra estremitá; il risultato finale:

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» Arbalete “doppia gomma”

Negli arbalete con due circolari, il punto di vincolo degli stessi sulla testata solitamente coincidono. Di conseguenza,occorre preparare due elastici di misura differente, dal momento che lavoreranno su distanze diverse: uno andrà caricato sulla prima tacca, l'altro sulla seconda. Quindi si tratta di applicare la formuletta di cui sopra con due differenti valori di D, valutati sulle due tacche (pinnette) dell'asta rispetto al foro (o ai fori) in testata. Al fine di limitare l'attrito tra un circolare e l'altro, sarebbe opportuno allestire il circolare “corto” con ogiva morbida e quello “lungo” con ogiva rigida; nelle due immagini seguenti si può notare la differenza di accavallamento tra i due circolari nei due casi di ogive uguali (entrambe morbide) e ogive diverse (morbida e rigida):

Se si vuole usare solo ogive rigide, sempre al fine di minimizzare l'accavallamento delle gomme, è sufficiente montare archetti di passo differente, come nell'immagine di sotto:

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» Calcolo rigoroso In effetti nel calcolo andrebbero considerate le dimensioni dei braccetti dell'ogiva che, di fatto, limitano la distanza D tra foro in testata e tacca dell'asta; nell'immagine seguente mostro questa dimensione individuata con X:

Perciò la corsa utile effettiva su cui lavorano le gomme non è piú [D] ma diventa [D-X] Facciamo un esempio concreto: consideriamo un arbalete da 90 su cui monteremo un circolare con ogiva rigida per la quale risulti X = 5 cm; di conseguenza, la distanza effettiva su cui lavorano le gomme sará quindi 85 cm e non 90! Utilizzando un FA = 3,5 si otterrebbe un circolare lungo 48,5 cm, invece dei 51,4 cm che si otterrebbero considerando 90 come distanza effettiva (differenza netta pari al 6%). Nel caso si usino ogive morbide (magari con asolette e archetto corti, come faccio io al fine di massimizzare la distanza D-X su cui lavorano le gomme), allora la differenza tra calcolo semplificato e calcolo rigoroso diventa davvero esigua e quasi ininfluente sulle prestazioni (specie per fucili dal 100 in su, per i quali il contributo di X sul calcolo della distanza diventa pressocché trascurabile ).

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» Ottimizzazione del circolare fai da te

Sicuramente la maggior parte di voi conosce il cosiddetto effetto paracadute che caratterizza gli elastici imboccolati (siano essi coppie o circolare): durante la corsa dell'ogiva verso la testata, la boccola degli elastici funge da paracadute e tende quindi a frenare la decontrazione degli elastici a causa dell'attrito idrodinamico. Riporto qui un disegno esplicativo, dove ho evidenziato in verde l'effetto di raccolta e successiva espulsione dell'acqua nella boccola dell'elastico:

Negli elastici "fai da te" (sia che si parli di coppia che di circolare) non esiste l'effetto paracadute, il quale è dovuto esclusivamente alle boccole (e alla forma delle stesse) degli elastici standard. C'è da dire, tuttavia, che ultimamente sul mercato sono stati presentati degli elastici che presentano una boccola di forma tronco-conica: in questo modo si evita che l'acqua venga raccolta dalla boccola, annullando di fatto l'effetto paracadute. Nel disegno di sotto è possibile farsi un'idea di queste boccole:

Al fine di minimizzare l'attrito idrodinamico delle "cipollette" (la parte di elastico compresa tra il nodo costrittore e la terminazione dello stesso) è sufficiente limitare le dimensioni delle stesse; a tal fine utilizzo ancora una volta la moletta da banco, passando la cipolletta sul disco, controllando attentamente il consumo della gomma in modo da non intaccare il Dyneema del nodo costrittore (che comporterebbe il rifacimento di tutto). Nel disegno di sotto mostro quanto occorre consumare la cipolla:

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Nell'immagine seguente mostro le differenti linee di flusso (e quindi il differente attrito) nei due casi:

Salvatore Conte (alias contesax) www.pescasubapnea.forumfree.net