informativa pratica appendice - il sottoscritto si scarica ... elastici arbalete.pdf · il classico...
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Salve a tutti,
ho redatto questa guida affinché tutti gli appassionati di pescasub interessati all’argomento
possano fruire di un riferimento generale per la scelta, l’acquisto e la realizzazione degli
elastici per fucili arbalete.
L’articolo si divide in tre parti: la prima è informativa, la seconda è pratica e la terza è
un'appendice dove trovate osservazioni personali che spero saranno spunto di dialogo.
Premesse
- la guida è rivolta a tutti; non me ne vogliano i più esperti se sarò prolisso e puntiglioso
nella spiegazione, ma credo che sia doveroso nei confronti dei neofiti (o di chi si è
avvicinato da poco al mondo dei fucili arbalete) spiegare tutto in maniera rigorosa
- quanto segue è frutto della mia esperienza diretta e di quella di tanti compagni di pesca,
nonché di altri pescasub coi quali spesso mi sono trovato a discutere di questo argomento
sempre molto interessante per gli utilizzatori dell’arbalete
- il sottoscritto si scarica di qualunque responsabilità su eventuali danni a
persone e/o cose causati da un cattivo o improprio utilizzo di questa guida
1ª Parte
Gli elastici: come sono fatti, cosa propone il mercato e
come orientarsi nella scelta prima dell’acquisto
Cominciamo col dire che esistono tre tipi di confezionamento degli elastici:
1) elastici a coppia
2) elastici circolari
3) elastici “al metro”
Elastici a coppia
Per anni hanno rappresentato il punto di riferimento per costruttori ed utilizzatori. Si tratta
di due elastici di pari lunghezza, che agli estremi sono “imboccolati” in apposte ghiere
filettate, per poter essere avvitati in testata, da un lato, e sulle ogive dall’altro; tali ghiere
possono essere in metallo (acciaio, alluminio, lega) oppure in tecnopolimero; le prime sono
molto solide ma possono comportare l’incoveniente di inchiodarsi in testata o nelle ogive
qualora queste fossero anch’esse metalliche, caso in cui avrebbe luogo un fenomeno di
corrosione del metallo meno nobile tra i due (dovuto alle correnti galvaniche).
Si avvitano facilmente e per bloccarle (sia dal lato testata che da quello delle ogive) non è
necessario stringerle chissà quanto: una volta serrate con la forza delle dita, è sufficiente
¼, al più ½, di giro utilizzando una pinza; se si insiste a stringere ancora con le pinze, si
rischia di rovinare il filetto della boccola dell’elastico e/o quello della testata: mi è capitato
personalmente di veder “esplodere” la boccola di un elastico (dal lato della testata) poco
dopo aver caricato il fucile, proprio perché serrata in modo eccessivo.
Un’altra cosa cui bisogna fare estrema attenzione quando si acquistano elastici di marca
diversa rispetto a quella del fucile su cui li si andranno a montare è la compatibilità tra le
filettature, maschio delle boccole degli elastici e femmina della testata: chiedete
informazioni precise a riguardo direttamente al negoziante, il quale potrà aiutarvi nella
scelta evitando spiacevoli inconvenienti al pescasub (e qualche seccatura a se stesso, dal
momento che si vedrebbe costretto a sostituire le gomme “rotte” con una coppia di
gomme nuove).
Un paio di consigli:
- quando comprate questo tipo di elastici, verificate assieme al negoziante che la
lunghezza dei due elastici sia esattamente la stessa; capita infatti che per errori di
confezionamento vengano accoppiati due elastici di diversa lunghezza (basta anche solo 1
cm per sbilanciare il carico)
- la lunghezza commerciale con la quale viene identificata la coppia, è quella misurata tra
le due filettature e non tra le due terminazioni; se guardate la boccola, questa è composta
da una parte filettata e da una ghiera, che serve da presa per poter serrare gli elastici in
testata o alle ogive: il punto in cui finisce la filettatura e comincia la ghiera rappresenta
l'inizio/fine della misura reale dell'elastico
Elastici circolari
Negli ultimi 4/5 anni abbiamo assistito ad un crescente utilizzo del cosiddetto elastico
circolare: si tratta di un elastico che presenta alle due terminazioni altrettante boccole
filettate, identiche a quelle usate per la realizzazione degli elastici a coppia.
Fino a poco tempo fa venivano usati solo per aumentare la potenza del fucile, montandoli
in aggiunta agli elastici a coppia; il montaggio è molto rapido: si infila l’elastico attraverso
l’opportuno foro in testata e lo si “chiude” avvitandoci l’ogiva.
Negli ultimi anni il mercato dei fucili si è sempre più rivolto a soluzioni che prevedevano la
“testata aperta” (che non è argomento di questa guida) il che implica l’utilizzo dell’elastico
circolare.
Elastici “al metro”
Si tratta di elastici venduti come “prodotto sfuso”: è possibile acquistare uno spezzone di
elastico di lunghezza adatta alle proprie necessità, confezionandolo poi per conto proprio.
Nella seconda parte della guida, mostrerò come si costruisce (passo passo) un elastico
circolare, a partire da considerazioni sul calcolo della lunghezza.
Chiaramente anche per questi elastici esistono diverse qualità di mescola, diametri ecc ecc.
Colori e diametri
Al giorno d’oggi, quando si entra in un negozio ben fornito o si sfoglia il catalogo su
internet di uno Web Shop, ci si trova davanti a diversi tipi di elastico, caratterizzati
fondamentalmente da due fattori che subito saltano agli occhi: il colore e il diametro
(dando per assodato che si abbiano già le idee chiare sulla lunghezza).
Colore: si tratta di una conseguenza dell’immissione, nella mescola di lattice di cui è fatto
l’elastico, di particolari additivi chimici che inevitabilmente vanno a modificare qualità e
comportamento finale dell’elastico.
Nel caso di elastico “puro” o “non additivato”, il colore tipico è ambra: si parla in questo
caso di elastico 100% latex; spesso l’additivo consiste in un semplice pigmento liquido,
nero, che avrebbe lo scopo di rendere l’elastico meno sensibile ai Raggi UV che deteriorano
le prestazioni, riducendo la caratteristica reattività degli elastomeri.
In altri casi, gli additivi sono prodotti chimici che hanno il fine di modificare la “risposta”
dell’elastico secondo specifiche esigenze: è il caso, ad esempio, degli elastici
particolarmente reattivi che comportano un rilascio abbastanza secco dell’energia fornendo
il classico “tiro bruciante”; questo tipo di elastico è ricercato da chi pesca all’agguato e/o
all’aspetto in acqua bassa e/o con acqua torbida, dove ci si trova quasi sempre ad eseguire
tiri corti e al volo; al contrario, chi pratica l’aspetto puro, specie se fondo, predilige elastici
che rilasciano l’energia in maniera più progressiva per un tiro lungo ed efficace anche alla
fine della gittata utile.
Diametro: fino a una decina d’anni fa, in commercio esistevano solo due diametri (16 e
20); poi il mercato ha cominciato a proporre elastici di diametro intermedio (17/17.5/19) e
in qualche caso anche inferiore (tipicamente 14 e 15) rapidamente abbandonati.
Ultimamente è presente anche quello da 21, proposto dalla Picasso per quanto riguarda gli
elastici a coppia (si tratta del modello Super Mega), ma lo si trova anche nella versione “a
metraggio”.
Va da se che, a parità di qualità della mescola e di diametro interno (ovvero quello
dell’anima vuota dell’elastico), un elastico di diametro superiore garantisce un carico
maggiore in virtù dell’aumentata quantità di gomma. Tuttavia, se si riporta graficamente la
corrispondenza tra quantità di gomma e carico che la stessa esercita, si ottiene una curva!
Questo comporta il fatto che, supponendo di utilizzare la stessa mescola, passando da un
elastico da 16 a uno da 20, non necessariamente avrò il 20% di carico in più, come ci si
potrebbe aspettare dall’aumento di diametro esterno pari al 20%.
2ª Parte
Come costruire un circolare con elastico "al metro"
[ STEP 1 ] Taglio: scegliere la misura giusta per il nostro elastico
La maggior parte dei produttori di elastici di questo tipo forniscono dati secondo cui, in
soldoni, il campo di utilizzo ideale prevede un allungamento che va dal 300% al 350%.
In pratica, se l'elastico lavora con fattori di allungamento compresi in questo range si ha
che la risposta dell'elastico è tendenzialmente lineare: F=KxL con F che rappresenta la
forza impiegata, L l'allungamento prodotto e K una costante (da cui, appunto, la linearità
prima citata).
Va da sè che l'energia spesa per caricare l'elastico non viene tutta restituita in fase di
sparo, dal momento che quando gli elastomeri (le particelle di cui l'elastico è composto)
vengono sottoposti a tensione, disperdono parte dell'energia fornita sotto forma di calore.
Detto questo, possiamo quindi dedurre la famosa formuletta che determina quanto deve
essere lungo il nostro elastico: [ L = D x 2 / FA ] dove:
L è la lunghezza del circolare
D è la distanza tra il foro in testata e la tacca più vicina al codolo
FA è il cosiddetto Fattore di Allungamento che, secondo quanto detto sopra, deve avere un
valore compreso tra 3 e 3,5
La scelta di FA influenza direttamente le prestazioni del fucile: un valore scelto in
modo inadeguato comporta il non ottimale funzionamento del fucile.
Il consiglio generale è quello di partire con un fattore non troppo elevato: se il tiro dovesse
risultare lento, sarà sufficiente accorciare l'elastico di qualche cm!
I fattori da tenere in considerazione per la scelta di FA sono:
• il diametro dell'elastico
• la qualità della mescola
• la lunghezza dell'ogiva
Riguardo il primo fattore, risulta abbastanza chiaro che diametro maggiore significa una
maggiore quantità di energia immagazzinata dall'elastico; di conseguenza per un elastico
da 16 useremo un FA maggiore che nel caso di elastici da 20, a parità di qualità della
mescola.
Riguardo quest'ultima, c'è da segnalare per le gomme "additivate" al fine di renderle più
rigide sarà bene usare un FA non molto alto: diversamente avremo un tiro troppo
bruciante, per non parlare del grande sforzo necessario per caricare l'arbalete.
Infine l'ogiva: a parità di elastico, una ogiva "corta" comporta una maggiore tensione dello
stesso; in linea di massima non è un fattore determinante, ma per un calcolo preciso
occorre tenerne conto (vedi voce “Calcolo rigoroso” nell’Appendice).
[ STEP 2 ] Conicizzare le estremità dell'elastico
Al fine di facilitare l'inserimento dell'ogiva all'interno dell'elastico, se ne conicizzano le due
estremità; questa operazione può essere eseguita con una moletta da banco, con un
platorello (disco con carta vetro da montare sul trapano) o, al limite, con delle forbici ben
affilate.
Personalmente uso la prima soluzione perchè la ritengo più comoda; la moletta da banco
ha un regime di giri basso quindi particolarmente indicato per questo utilizzo; dal momento
che torna utile anche per altri lavoretti di fai da te e visto il prezzo (quelle cinesi, più che
sufficenti per questo lavoro, le si compra con 10/15€) credo sia la soluzione ideale.
Per facilitare e ottimizzare tale operazione, conviene infilare nell'elastico un chiodo da 40 o
50 mm; si appoggia quindi la terminazione dell'elastico alla superficie del disco in
rotazione, con una angolazione di circa 45°, facendo ruotare l'elastico intorno al suo asse
con velocità costante: in questo modo si otterrà un consumo omogeneo e la terminazione
dell’elastico prenderà la forma della punta di una matita.
L'operazione va chiaramente ripetuta per l'altra terminazione.
Suggerimento: se usate la moletta da banco, mettetevi alle spalle di questa (come nella
foto sopra) così non vi sporcherete dei pezzettini di gomma che il disco spara in avanti
[ STEP 3 ] Preparazione delle asolette
Per costruire le asolette occorre utilizzare del Dyneema (o altra treccia molto resistente) da
almeno 2 mm di spessore: in questo modo si eviteranno incresciosi “sboccolamenti”.
Si predispone uno spezzoncino di circa 16/18 cm (questa misura è stata modificata in
quanto prima era scritto 10 cm che sono pochi), eseguendo un semplice nodo, in modo
che l'asoletta risulti lunga circa 4 cm; ciò che trattiene in sede l'asoletta è proprio il nodo:
il suo volume deve quindi essere sufficente a non farla scivolare fuori dall'elastico, ecco
perchè raccomando uno spessore minimo di 2 mm!
In foto si vede una perlina salvanodo, che però non è strettamente necessaria (io non la
uso).
Per aumentare il volume del nodo e, di conseguenza, migliorare la tenuta della legatura, al
posto del nodo semplice si utilizza il cosiddetto Nodo Diamante (illustrato di seguito):
Nel caso del nodo diamante, lo spezzoncino di Dyneema dovrà essere lungo almeno 20 cm
(altrimenti risulterà troppo scomodo riuscire a stringerlo per bene).
Ecco qui la differenza tra un nodo semplice e un nodo diamante, realizzati entrambi in
Dyneema da 2,5 mm (a sx il diamante, a dx il semplce):
Tagliate le eccedenze di filo, se ne bruciano le estremità con un accendino, picchettando il
nodo ancora caldo contro una superficie piatta, per “saldare” tra loro le estremità sciolte
dal calore della fiamma.
Si prepara un cucchiaino con del di sapone liquido, necessario per lubrificare la testa del
nodo e facilitarne l'inserimento nelle estremità dell'elastico:
Si infilano poi le asolette nelle terminazioni dell'elastico, servendosi di una pinza a becchi:
[ STEP 4 ] Legatura
Per bloccare in sede le due asolette si utilizza il cosiddetto Constrinctor Knot, un nodo in
grado di serrare l'elastico con estrema tenacia.
Come filo si usa del Dyneema (o altra treccia molto resistente) di diametro pari a 1,5 mm;
per evitare di lacerare l'elastico, è necessario strofinare il filo su una candela: la cera
fungerà da frizione nello strozzamento dell'elastico.
L'immagine seguente mostra le fasi per realizzare il nodo:
E' fondamentale serrare per bene il nodo, tirando le due estremità del filo; se eseguite
l'operazione in due, consiglio di usare due pinze per afferrare saldamente le estremità del
filo, mettersi “piede contro piede” e tirare verso di se finchè il nodo non raggiunge il “fine
corsa”, ovvero una situazione in cui anche se si tira oltre, il nodo non strozza più; se siete
da soli, conviene aiutarsi con una morsa oppure con il manico di un martello: si arrotola
una estremità attorno al manico e si afferra l'altra con una pinza; mettete il manico sotto i
piedi e tirate, come se stesse utilizzando una pompa per gonfiare le ruote della bici: è un
ottimo metodo, che consente di applicare la forza necessaria a serrare per bene il nodo.
Si tagliano le eccedenze e si bruciano le estremità del filo, per evitare che, sfilacciandosi,
possano portare allo scioglimento del nodo.
[ STEP 5 ] Archetto dell'ogiva
Per la realizzazione dell'archetto è necessario usare Dyneema di ottima qualità, il migliore
che si riesce a reperire in commercio, di diametro non inferiore a 2 mm (personalmente mi
trovo molto bene con quello della Marlow, di colore blu, mostrato in alcune foto qui sotto).
La resistenza dello stesso dipende molto dall'asta; nel caso di asta con tacche è necessario
eliminare qualsiasi spigolo vivo, servendosi di treccia inox (il comune fil di freno di
bicicletta), sfregando lo stesso all'interno della tacca.
Nel caso di aste con pernetti occorre accertarsi che gli stessi non presentino delle bave che
possano tagliare l'archetto: utilizzando lo stesso fil di freno, delle piccole limette o, al
limite, un Dremel con opportuno utensile, si eliminano queste asperità e se ne lucida il
perimetro.
Con queste accortezze, unitamente all'utilizzo di Dyneema di ottima qualità, le possibilità
di rompere l'archetto diventano davvero remote.
Personalmente uso lo stesso archetto anche per alcune decine di pescate prima di doverlo
sostituire preventivamente.
Per legare l'archetto alle due asolette, si usa il cosiddetto Nodo Bandiera che unisce una
ottima tenuta (impossibile che si sfili, soprattutto se asolette e archetto sono realizzate con
lo stesso filo) a una grande semplicità di scioglierlo; quest'ultima opportunità è di rilevante
importanza, perchè consente di sostituire un elastico anche durante la battuta di pesca.
Ecco come si esegue il nodo:
A questo punto, il circolare è pronto per essere montato sul nostro arbalete!
Appendici e approfondimenti
» Coppie di elastici “a misura” Negli ultimi anni sono comparsi sul mercato i cosiddetti sistemi di vincolo che consentono di utilizzare l’elastico al metro anche sui classici arbalete con testata. Si tratta di particolari "perni" in metallo, caratterizzati dalla presenza di una ghiera filettata da un lato (per essere avvitati nella testata) e sagomati opportunamente dall'altro lato (per permetterne il vincolo dell’elastico tramite legatura).
Qui affianco l’immagine di uno di questi sistemi di vincolo. Volendo utilizzare questo sistema bisognerá eseguire 4 legature (una per ogni terminazione di ciascun elastico). I consigli sono gli stessi elencati per il caso dell’elastico circolare; da aggiungere solo una considerazione: la parte attiva dell'elastico va misurata tra legatura e legatura perciò l'elastico sarà più corto di un o due cm rispetto alle gomme imboccolate classiche.
Per migliore comprensione, segue un’immagine che simula una testata di arbalete classico su cui sono montati due elastici differenti: uno standard (dotato di ghiere filettate alle estremitá) e uno legato col sistema di vincolo
» Ogive a confronto E’ possibile individuare tre 3 tipi differentidi ogive: rigide, morbide e miste (come da immagini sottostanti):
Le ogive rigide sono costituite da una coppia di braccetti e un archetto, tutti in acciaio inox. L'archetto può essere smontabile o meno: nel primo caso sarà possibile sostituire l’archetto (in caso di rottura) o l’intero elastico in maniera rapida e semplice anche durante la battuta di pesca! I vantaggi derivanti dall’utilizzo di questo tipo di ogiva consistono in un caricamento più agevole e ad un distanziamento delle gomme dall'asta. Tra gli svantaggi, su tutti quello riguardante la sicurezza: in caso di rotture c'è più possibilità di farsi male per lo strisciamento di parti metalliche sulle mani. Le ogive morbide sono quelle realizzate col solo utilizzo del Dyneema (o altro trecciato sintetico); tra i vantaggi troviamo il peso ridotto, il basso costo complessivo e il fatto che in caso di rottura dell'archetto gli eventuali danni alle mani sono limitati; preservano inoltre la superficie degli arbalete in legno e rendono il tiro quanto più silenzioso possibile (visto che non ci sono parti metalliche in movimento durante la fase di lancio dell'asta). Come svantaggi, una maggiore difficoltà nel caricamento: dal momento che l'archetto è morbido, occorre stirare l'elastico portandone le estremità necessariamente all'altezza della tacca; inoltre tende a far aderire all'asta le terminazioni dell'elastico in tensione, con conseguenti fenomeni di attrito (piú o meno evidenti). Infine le ogive miste, che possono essere di due tipi: - braccetti morbidi e archetto rigido (mostrate nella 3ª foto di sopra); - braccetti rigidi e archetto morbido Si tratta di ogive usate più che altro da chi ha già dimestichezza con gli elastici “fai da te” e vuole adattarli a particolari necessità.
» Ogiva mista “antigraffio”
L’utilizzo di ogive metalliche comporta solitamente graffiature piú o meno evidenti sulla superficie del fusto (in prossimità della testata); nel caso di fucili in legno, per i quali viene curata l’estetica oltre alla manutenzione ordinaria, è desiderabile eliminare o ridurre questo inconveniente. Ho pensato quindi ad una soluzione ottimale in tal senso: una ogiva mista (sopra esposta) con giunture (metallo/dyneema) rivestite; per il rivestimento ho utilizzato degli spezzoncini di guaina termorestringente, un tubetto in gomma che si ritrae se sottoposto a riscaldamento.
Ce ne sono di diversi colori, diametri e spessori; si reperisce facilmente nei negozi di articoli elettrici e/o elettronici. Nel mio caso ho scelto quella nera da 6 mm di diametro.
Come archetto metallico è preferibile usare quello realizzato in tondino inox; lo si puó recuperare smontandolo da una ogiva o comprandolo come accessorio; volendo, possiamo anche autocostruirlo, ma è necessario reperire del tondino INOX di qualità adeguata allo scopo. Nell’immagine affianco ne mostro uno recuperato da un’ogiva. Si tratta quindi di inserire i due spezzoncini di guaina e, con l’uso di un accendino, farla ritrarre in modo che risulti aderente alla giuntura isolando la stessa dall’esterno:
Si esegue l’operazione per l’altra estremitá; il risultato finale:
» Arbalete “doppia gomma”
Negli arbalete con due circolari, il punto di vincolo degli stessi sulla testata solitamente coincidono. Di conseguenza,occorre preparare due elastici di misura differente, dal momento che lavoreranno su distanze diverse: uno andrà caricato sulla prima tacca, l'altro sulla seconda. Quindi si tratta di applicare la formuletta di cui sopra con due differenti valori di D, valutati sulle due tacche (pinnette) dell'asta rispetto al foro (o ai fori) in testata. Al fine di limitare l'attrito tra un circolare e l'altro, sarebbe opportuno allestire il circolare “corto” con ogiva morbida e quello “lungo” con ogiva rigida; nelle due immagini seguenti si può notare la differenza di accavallamento tra i due circolari nei due casi di ogive uguali (entrambe morbide) e ogive diverse (morbida e rigida):
Se si vuole usare solo ogive rigide, sempre al fine di minimizzare l'accavallamento delle gomme, è sufficiente montare archetti di passo differente, come nell'immagine di sotto:
» Calcolo rigoroso In effetti nel calcolo andrebbero considerate le dimensioni dei braccetti dell'ogiva che, di fatto, limitano la distanza D tra foro in testata e tacca dell'asta; nell'immagine seguente mostro questa dimensione individuata con X:
Perciò la corsa utile effettiva su cui lavorano le gomme non è piú [D] ma diventa [D-X] Facciamo un esempio concreto: consideriamo un arbalete da 90 su cui monteremo un circolare con ogiva rigida per la quale risulti X = 5 cm; di conseguenza, la distanza effettiva su cui lavorano le gomme sará quindi 85 cm e non 90! Utilizzando un FA = 3,5 si otterrebbe un circolare lungo 48,5 cm, invece dei 51,4 cm che si otterrebbero considerando 90 come distanza effettiva (differenza netta pari al 6%). Nel caso si usino ogive morbide (magari con asolette e archetto corti, come faccio io al fine di massimizzare la distanza D-X su cui lavorano le gomme), allora la differenza tra calcolo semplificato e calcolo rigoroso diventa davvero esigua e quasi ininfluente sulle prestazioni (specie per fucili dal 100 in su, per i quali il contributo di X sul calcolo della distanza diventa pressocché trascurabile ).
» Ottimizzazione del circolare fai da te
Sicuramente la maggior parte di voi conosce il cosiddetto effetto paracadute che caratterizza gli elastici imboccolati (siano essi coppie o circolare): durante la corsa dell'ogiva verso la testata, la boccola degli elastici funge da paracadute e tende quindi a frenare la decontrazione degli elastici a causa dell'attrito idrodinamico. Riporto qui un disegno esplicativo, dove ho evidenziato in verde l'effetto di raccolta e successiva espulsione dell'acqua nella boccola dell'elastico:
Negli elastici "fai da te" (sia che si parli di coppia che di circolare) non esiste l'effetto paracadute, il quale è dovuto esclusivamente alle boccole (e alla forma delle stesse) degli elastici standard. C'è da dire, tuttavia, che ultimamente sul mercato sono stati presentati degli elastici che presentano una boccola di forma tronco-conica: in questo modo si evita che l'acqua venga raccolta dalla boccola, annullando di fatto l'effetto paracadute. Nel disegno di sotto è possibile farsi un'idea di queste boccole:
Al fine di minimizzare l'attrito idrodinamico delle "cipollette" (la parte di elastico compresa tra il nodo costrittore e la terminazione dello stesso) è sufficiente limitare le dimensioni delle stesse; a tal fine utilizzo ancora una volta la moletta da banco, passando la cipolletta sul disco, controllando attentamente il consumo della gomma in modo da non intaccare il Dyneema del nodo costrittore (che comporterebbe il rifacimento di tutto). Nel disegno di sotto mostro quanto occorre consumare la cipolla:
Nell'immagine seguente mostro le differenti linee di flusso (e quindi il differente attrito) nei due casi:
Salvatore Conte (alias contesax) www.pescasubapnea.forumfree.net