Informaconsumatori - dicembre 2009

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www.informaconsumatori.it Gli esperti si dividono sull’opportunità di utilizzarlo contro l’influenza A Novità sui controlli per la caldaia Dal 15 ottobre è entrato in vigore un nuovo sistema di certificazione degli impianti termici, il “bollino verde”. Ecco cosa c’è da sapere A pagina 10 INCHIESTE FATTI, DIRITTI E OPINIONI DI NOI CITTADINI IDEE Le radio vicine ai consumatori Messaggio pubblicitario RADIO ZAINET RADIO INFORMA Ci sono malattie come la Sla che costano non solo in termini di salute, ma anche per tutto ciò cui si dovrebbe avere diritto: dall’assistenza domi- ciliare ai trattamenti sanitari degni di questa espressione. E, invece, chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica si sente abbandonato, così come tut- ta la famiglia che si trova a far fronte alle necessità del malato dovendo spesso rinunciare a lavorare per assicurare la sua presenza accanto al con- giunto. Sono costi economici e sociali quelli che devono affrontare in tut- ta Italia le persone affette da Sla, tra l’altro in modo diverso a seconda del- la regione in cui vivono. Contro questa situazione alcuni malati hanno ini- ziato lo sciopero della fame come forma di protesta, un’iniziativa che si sta diffondendo, ottenendo finalmente l’attenzione di giornali e tv. Ma co- sa succederà una volta finito “l’effetto mediatico”? A pagina 18 Siamo nel pieno del picco della nuova influenza e forse il peggio è ormai passato, almeno così sostengo- no alcuni. Per altri, invece, non c’è nessuna certezza dello scampato pe- ricolo. È solo uno degli aspetti relati- vi a questo virus che mettono in luce le contraddizioni di un’influenza in- dubbiamente reale, ma che rischia di diventare sempre più mediatica. La controversia maggiore, però, si gioca sul campo della prevenzione, tra chi è convinto che la vaccinazione di massa sia necessaria e chi invece la ritiene superflua. Gli interrogativi so- no molti. Ad esempio, perché alcuni Paesi hanno adottato vaccini conte- nenti sostanze che altri, invece, han- no ritenuto rischiose? A pagina 5 I regali fatti in casa I l risvolto “artigianale” della crisi: risparmiare su regali e decorazioni ricorrendo al fai- da-te. Bastano biscotti e frutta per rendere la vostra casa più natali- zia, realizzando originali addobbi per l’albero o profumate ghirlan- de. E perché non pensare a doni personalizzati fatti con le vostre mani e un po’ di fantasia? Certo, il Natale fai-da-te richiede tempo e pazienza, ma non più di quella ne- cessaria ad affrontare gli acquisti dell’ultima ora. A pagina 14 ISSN 2035-7001 Dicembre 2009 Anno III n° 11 1,00 in Italia “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1, DCB Torino” Aiuto, ci stanno rubando l’acqua! Servizio idrico privatizzato. Quali conseguenze avrà per i diritti e per le tasche dei consumatori? A pagina 3 Chi cede il quinto perde molto di più Occhio alle offerte delle finanziarie. Non sempre le condizioni sono così trasparenti A pagina 7 In montagna solo se assicurati Il Piemonte introduce per gli sciatori l’assicurazione obbligatoria per i danni verso terzi. Le regole per scendere in pista sicuri A pagina 6 Caffè: di amaro c’è anche il prezzo Aumenta il costo della colazione al bar. Per colpa di chi? A pagina 23 nforma Olio, sai assaggiarlo? Buono, ma soprattutto sano. Le tante qualità dell’olio di oliva - A pagina 17 COME SCEGLIERE QUELLO BUONO Consegnato alle Poste il 1°/12/2009 COMUNIC-ABILE Malati e abbandonati Sla, in lotta per farsi sentire Il vaccino del dubbio CASA E CONDOMINIO Controcorrente C aro lettore, la copia del nume- ro di dicembre che - evidente- mente - stai leggendo rappre- senta di fatto la conclusione del terzo anno di vita della versione “su carta” del servizio Informaconsumatori: involuzione vagamente luddista di un progetto digitale che già nel 1992 si fregiava del titolo di rivista telematica. Probabilmente siamo, se non gli unici, tra i pochi al mondo che, anziché par- tire da Gutenberg e Marconi per mi- grare sui roboanti sistemi digitali, in- ternet e dvb hanno fatto il percorso in- verso (senza abbandonare i primi) per riscoprire le origini e le qualità dell’in- formazione di massa. Quindi, o siamo degli inguaribili romantici (un po’ spreconi visti i costi di carta e distri- buzione) o facciamo delle scelte appa- rentemente senza senso. Questa scelta però, a ben pensarci, è emblematica di questo strano nostro paese. Infatti, il nostro editore (l’assemblea dei soci) preso atto che per almeno 10 anni non si potrà contare su una apprezzabile diffusione della “banda larga” (pag. 9) ha deciso per poter raggiungere i let- tori non tecnologici di tornare all’anti- ca distribuzione: il mensile in edico- la. Il solito editore (degno rappresen- tante dell’italiano medio), non poten- do contare sulle mirabolanti meravi- glie del digitale terrestre (che non si vedono), ha deciso di tornare alle buo- ne vecchie “radio libere” con trasmis- sioni e approfondimenti degni di altri tempi in modo da poter raggiungere almeno gli affezionati ascoltatori. L’esempio del nostro editore, tuttavia, non deve inquietare, il ritorno al “fu- turo remoto” non pare essere esclusi- va del “nostro” ma ha emuli ben più illustri e titolati. Basta rileggere a ri- troso le inchieste del nostro giornale: a giugno scopriamo che paghiamo una tassa non dovuta (ns. inchiesta) e ne pretendiamo giustamente la restitu- zione (con grave danno del cittadino, ossia: noiose code agli sportelli, esa- speranti perdite di tempo per richiede- re la restituzione del maltolto, dispute e contenziosi) ma magicamente… la “Finanziaria 2010” ci salva: niente re- stituzione del malloppo, torniamo al passato. A settembre scopriamo che molti cittadini pagano ingiustamente la tassa di depurazione sul consumo di acqua. La “Finanziaria 2010” ci salva! Niente lungaggini amministrative per recuperare le somme si torni al passa- to: pagate la depurazione non dovuta e zitti. A gennaio denunciavamo il pe- ricolo che la stessa (acqua) fosse in procinto di essere generosamente re- galata ai privati come nel buio evo di mezzo e… A pensarci bene, a rileggere i vari In- formaconsumatori del 2009, viene quasi lo sconforto! Perché ci premiate con il record di vendite allora? Siete masochisti o inguaribili ottimisti? Op- pure anche voi - come noi - vi ricono- scete nell’italiano medio che confi- dando in un futuro migliore, si ostina a sperare che il cambiamento è possi- bile solo attraverso la conoscenza. Tregua

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Informaconsumatori è un mensile alla tutela del consumatore

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www.informaconsumatori.it

Gli esperti si dividono sull’opportunità di utilizzarlo contro l’influenza A

Novità suicontrolli per lacaldaiaDal 15 ottobre è entrato in vigore un nuovo sistema dicertificazione degliimpianti termici, il“bollino verde”. Ecco cosa c’è da sapere

A pagina 10

INCHIESTE

FATTI, DIRITTI E OPINIONI DI NOI CITTADINI

IDEE

Le radio vicine ai consumatori Messaggio pubblicitarioRADIO ZAINET RADIO INFORMA

Ci sono malattie come la Sla che costano non solo in termini di salute,ma anche per tutto ciò cui si dovrebbe avere diritto: dall’assistenza domi-ciliare ai trattamenti sanitari degni di questa espressione. E, invece, chisoffre di sclerosi laterale amiotrofica si sente abbandonato, così come tut-ta la famiglia che si trova a far fronte alle necessità del malato dovendospesso rinunciare a lavorare per assicurare la sua presenza accanto al con-giunto. Sono costi economici e sociali quelli che devono affrontare in tut-ta Italia le persone affette da Sla, tra l’altro in modo diverso a seconda del-la regione in cui vivono. Contro questa situazione alcuni malati hanno ini-ziato lo sciopero della fame come forma di protesta, un’iniziativa che sista diffondendo, ottenendo finalmente l’attenzione di giornali e tv. Ma co-sa succederà una volta finito “l’effetto mediatico”?

A pagina 18

Siamo nel pieno del picco dellanuova influenza e forse il peggio èormai passato, almeno così sostengo-no alcuni. Per altri, invece, non c’ènessuna certezza dello scampato pe-ricolo. È solo uno degli aspetti relati-vi a questo virus che mettono in lucele contraddizioni di un’influenza in-dubbiamente reale, ma che rischia didiventare sempre più mediatica. Lacontroversia maggiore, però, si giocasul campo della prevenzione, tra chiè convinto che la vaccinazione dimassa sia necessaria e chi invece laritiene superflua. Gli interrogativi so-no molti. Ad esempio, perché alcuniPaesi hanno adottato vaccini conte-nenti sostanze che altri, invece, han-no ritenuto rischiose?

A pagina 5

I regali fatti in casa

Il risvolto “artigianale” dellacrisi: risparmiare su regali edecorazioni ricorrendo al fai-

da-te. Bastano biscotti e frutta perrendere la vostra casa più natali-zia, realizzando originali addobbiper l’albero o profumate ghirlan-de. E perché non pensare a donipersonalizzati fatti con le vostremani e un po’ di fantasia? Certo, ilNatale fai-da-te richiede tempo epazienza, ma non più di quella ne-cessaria ad affrontare gli acquistidell’ultima ora.

A pagina 14

ISS

N 2035-7001

Dicembre 2009 Anno III n° 11 1,00 € in Italia “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1, DCB Torino”

Aiuto, ci stannorubando l’acqua!

Servizio idricoprivatizzato.

Quali conseguenze avrà per i diritti

e per le tasche deiconsumatori?

A pagina 3

Chi cede il quinto perde molto di più

Occhio alle offertedelle finanziarie.

Non sempre lecondizioni sono così trasparenti

A pagina 7

In montagna solo se assicurati

Il Piemonte introduceper gli sciatoril’assicurazione

obbligatoria per i danni verso terzi.Le regole per scendere

in pista sicuriA pagina 6

Caffè: di amaro c’è anche il prezzo

Aumenta il costo dellacolazione al bar. Per colpa di chi?

A pagina 23

nforma

Olio, sai assaggiarlo?

Buono, ma soprattutto sano. Le tante qualità dell’olio di oliva - A pagina 17

COME SCEGLIERE QUELLO BUONO

Consegnato alle Poste il 1°/12/2009

COMUNIC-ABILE

Malati e abbandonatiSla, in lotta per farsi sentire

Il vaccino del dubbioCASA E CONDOMINIO

Controcorrente

Caro lettore, la copia del nume-ro di dicembre che - evidente-mente - stai leggendo rappre-

senta di fatto la conclusione del terzoanno di vita della versione “su carta”del servizio Informaconsumatori:involuzione vagamente luddista di unprogetto digitale che già nel 1992 sifregiava del titolo di rivista telematica.Probabilmente siamo, se non gli unici,tra i pochi al mondo che, anziché par-tire da Gutenberg e Marconi per mi-grare sui roboanti sistemi digitali, in-ternet e dvb hanno fatto il percorso in-verso (senza abbandonare i primi) perriscoprire le origini e le qualità dell’in-formazione di massa. Quindi, o siamodegli inguaribili romantici (un po’spreconi visti i costi di carta e distri-buzione) o facciamo delle scelte appa-rentemente senza senso. Questa sceltaperò, a ben pensarci, è emblematica diquesto strano nostro paese. Infatti, ilnostro editore (l’assemblea dei soci)preso atto che per almeno 10 anni nonsi potrà contare su una apprezzabilediffusione della “banda larga” (pag. 9)ha deciso per poter raggiungere i let-tori non tecnologici di tornare all’anti-ca distribuzione: il mensile in edico-la. Il solito editore (degno rappresen-tante dell’italiano medio), non poten-do contare sulle mirabolanti meravi-glie del digitale terrestre (che non sivedono), ha deciso di tornare alle buo-ne vecchie “radio libere” con trasmis-sioni e approfondimenti degni di altritempi in modo da poter raggiungerealmeno gli affezionati ascoltatori.L’esempio del nostro editore, tuttavia,non deve inquietare, il ritorno al “fu-turo remoto” non pare essere esclusi-va del “nostro” ma ha emuli ben piùillustri e titolati. Basta rileggere a ri-troso le inchieste del nostro giornale: agiugno scopriamo che paghiamo unatassa non dovuta (ns. inchiesta) e nepretendiamo giustamente la restitu-zione (con grave danno del cittadino,ossia: noiose code agli sportelli, esa-speranti perdite di tempo per richiede-re la restituzione del maltolto, disputee contenziosi) ma magicamente… la“Finanziaria 2010” ci salva: niente re-stituzione del malloppo, torniamo alpassato. A settembre scopriamo chemolti cittadini pagano ingiustamentela tassa di depurazione sul consumo diacqua. La “Finanziaria 2010” ci salva!Niente lungaggini amministrative perrecuperare le somme si torni al passa-to: pagate la depurazione non dovutae zitti. A gennaio denunciavamo il pe-ricolo che la stessa (acqua) fosse inprocinto di essere generosamente re-galata ai privati come nel buio evo dimezzo e…A pensarci bene, a rileggere i vari In-formaconsumatori del 2009, vienequasi lo sconforto! Perché ci premiatecon il record di vendite allora? Sietemasochisti o inguaribili ottimisti? Op-pure anche voi - come noi - vi ricono-scete nell’italiano medio che confi-dando in un futuro migliore, si ostina asperare che il cambiamento è possi-bile solo attraverso la conoscenza.

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INFOWEBwww.ansa.it n° 11 - dicembre 2009

nforma2

Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Giuseppina PignataroCaporedattore Simona MesianoIn redazioneFrancesco Tota, Pasquale Mangano,Virginia Lupi

Hanno collaboratoFrancesca Pautasso, Andrea Gagliarducci,Giovanni Battaglio, Walter Raviolo,Claudio Foggetti, Alberto Bellantuoni (AntLapet), Chiara Falcone, Caterina Mascolo,Mauro Tezzo, Mirko Tedde, FrancescaGiuliani, Martina Chichi, Stefano Minguzzi,Luca Pautasso, Luciana Massa, MariaElena Buslacchi, Francesco Testi, SimonaCocola, Rosalia Bonafede, Paolo Gatto,Elena Fois, Erika Anna Savio

Hanno partecipato alle inchiesteArcadia Consumatori, Centro DepressioneDonna, Fondazione Maugeri di Veruno,Cooperativa Retenergie, Istituto nazionaleper la valutazione dell’impatto socialedell’economia, Ita “Giovanni Dalmasso” diPianezza, Sisal, Adoc, Asl 10 Pinerolo,Assessorato alla Tutela della Salute eSanità della Regione Piemonte,Associazione Italiana Editori, UnioneNazionale Scrittori e Artisti, AutoritàGarante per la Concorrenza e il Mercato,Cinetel, Associazione Italiana Dislessia,Ivalsa-Cnr, Arcipelagoscec, Anaci,Cittadinanzattiva, FederconsumatoriTorino, Coldiretti Torino, Coabitare

Impaginazione Giorgia Nobile, Gianni La Rocca

Fotografie e fotoserviziMassimiliano T., I Cantieri dell’Etere,Fotolia, Infophoto

Sito web: www.informaconsumatori.itFrancesco Tota, Alessandro Truce

Editore IDEM società cooperativa di giornalistivia Seminario, 21 - 10094 Giaveno (To)

Stampa Sarnub S.p.A. - Cavaglià (Bi)

Concessionaria esclusiva pubblicità: Mandragola ADVcorso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)tel. 011.7707002 - fax 011.7707005 e-mail: [email protected]

InformaConsumatoriAnno III / n. 11 - dicembre 2009Autorizzazione del Tribunale di Torino n°37 del 28/03/2007Abbonamento annuale: 10 euroSostenitore: 15 euroServizio Abbonamenti IDEMsocietà cooperativa di giornalistiversamento su c/c postale n° 38586103corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)tel. 011.7072647/ 283 - fax 011.7707005

InformaConsumatori: creditsdal 1995 offre gratuitamente il proprio

marchio alla campagna dicomunicazione, ai progetti e ai servizi indifesa del consumatore della RegionePiemonte

dal gennaio 2001 al dicembre 2008pubblica la rubrica “InfoConsumatori” in onda sul Televideo Regionale Rai ditutte le regioni italiane

nel 2006 viene premiato come migliorsistema informativo dalla Direzionegenerale per l’armonizzazione delmercato e della tutela del consumatoredel Ministero delle Attività Produttive

collabora con tutte le più importantiassociazioni consumeristiche italiane estraniere

fornisce quotidianamente leinformazioni all’agenzia di stampa“informazione democratica” per i servizirelativi al mondo consumeristico

distribuisce il proprio programma “I tuoi diritti in diretta” sulle principaliradio di Piemonte, Valle d’Aosta eLiguria

nforma

In questo giornale

troverete sempre notizie trattate nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile, senza sottoporre marchi eprodotti specifici a confronti che possano, anche indirettamente,orientare le scelte dei lettori

la responsabilità verso cittadini e consumatori prevale suqualsiasi altra e non sarà mai inficiata da interessi di parte, né dellʼeditore né di enti pubblici o privati

troverete sempre e soltanto dati forniti da fonti autorevoli eattendibili

ogni eventuale inesattezza sarà corretta tempestivamente, in conformità con il dovere di rettifica, anche in assenza di richiesta specifica

è garantito a chiunque il diritto di replica

non troverete mai pubblicità ingannevole: ogni messaggiopubblicitario sarà sempre chiaramente distinguibile dai testi giornalistici

Dalla parte del lettore

News

Il clima cambierà la nostra tavola

E l’Italia restòsenza pasta

Addio spaghetti? Un proget-to europeo guidato dal MetOffice, che ha coinvolto 66

centri di ricerca in 20 paesi d’Euro-pa, lancia un avvertimento agli ita-liani: i danni causati dai cambia-menti climatici potrebbero colpireil piatto made in Italy per eccellen-za e far sparire la pasta nel giro diun secolo. Secondo gli scienziati

l’Italia sarà costretta a importaregli ingredienti base del piatto per-chè la crisi del clima renderà diffi-cile la coltivazione del grano duro.L’aumento della temperatura e leprecipitazioni in calo, infatti, po-trebbero seriamente compromette-re la resa del frumento, determi-nando la diminuzione del rendi-mento di grano duro in Italia a par-tire già dal 2020, con la conseguen-za che il raccolto sarà quasi scom-parso dal nostro paese entro questosecolo. È solo l’ultimo esempiodell’impatto che i cambiamenti cli-matici potrebbero avere sugli stilidi vita e sulla dieta in tutta Europa.Uno degli obiettivi della ricerca era

I gusti si trovano nel nostro Dna

La musica? Questione di geni

Vi siete mai chiesti perché vi piace proprio quel genere musicale? Sesiete curiosi di sapere perché preferite il pop al rock sappiate che il se-greto è nel vostro patrimonio genetico. Uno studio condotto da un ate-

neo londinese e da Nokia, sondando le abitudini di ascolto di quasi quattro-mila gemelli omo ed eterozigoti, ha rivelato l’influsso del codice genetico suigusti e mostrato come la natura possa contare anche più dell’educazione quan-do si parla di preferenze musicali. Le influenze variano in base al genere, an-che se fattori genetici ed esperienze individuali giocano alla pari. Per esempio,nel determinare l’amore per la musica pop, classica e hip-hop, la natura ha lameglio sull’ambiente, incidendo per il 53%. Se amate ascoltare fino a nottefonda questi generi, quindi, di fronte all’ira dei vostri vicini potrete sempre da-re la colpa ai vostri geni. Questi ultimi influenzano i gusti discografici ancheper quanto riguarda la musica jazz, blues e soul, in misura di poco inferiore al-le esperienze personali: qui la passione è determinata dal Dna per il 46%.L’educazione prende poi il sopravvento sulla natura negli appassionati di rock,indie e heavy metal: i geni contano per il 40%, il resto è imputato all’influen-za familiare e alle esperienze personali. Infine, per quanto riguarda il countryed il folk, il fattore genetico lascia definitivamente il campo a quello ambien-tale: la responsabilità è solo per il 24% attribuibile ai cromosomi. La naturasembra invece non giocare nessun ruolo sulle motivazioni che spingono adascoltare la propria musica preferita; se siete in una giornata no, quindi, nonstupitevi che anche l’artista che piace ai vostri geni vi risulti insopportabile.

Un pc davvero per tutte le età

Il computer per ultrasessantenni

Dopo il cellulare per la terzaetà, arriva il computer a mi-sura d’anziano. Una società

inglese, sfruttando un software mes-so a punto dalla onlus italiana Eldy,ha presentato un pc con un’interfac-cia semplificata per invogliare gliover 60 a utilizzare le nuove tecnolo-gie di comunicazione. Al momentodell’avvio l’utente non deve distri-carsi tra menù a scomparsa con millevoci, sullo schermo compaiono po-chi comandi che permettono di svol-gere le azioni più comuni: inviareuna e-mail, navigare online, lanciareuna chat e gestire i documenti. Èinoltre possibile aggiornare un profi-lo personale, in modo da partecipareai social-network con altri coetanei.Per il momento SimplicITy, questo ilnome del progetto, è commercializ-zato solo nel Regno Unito, ma l’Ita-lia è stata da tempo apripista in que-sto settore: dal 2006, infatti, l’onlusEldy sta diffondendo in molte regio-ni il proprio software over 60 in ac-cordo con le pubbliche amministra-zioni locali che portano avanti politi-che di inclusione sociale per anziani.Il software può essere scaricato gra-tuitamente online e quindi utilizzatosu qualsiasi dispositivo.

Più trasparenzasui dati personali

Google svela ciò che sa

In un tempo in cui le comunica-zioni sono sempre più facili dacondividere e siamo tutti spiati

o spiabili nasce Dashboard, unanuova funzione introdotta da Goo-gle: consente agli utenti di visualiz-zare tutto ciò che il motore di ricer-ca ha salvato su di loro e garantiscemaggiore chiarezza. Il nuovo servi-zio non solo indicizza tutte le ricer-che e i dati personali salvati, mamostra anche quali di questi sonoaccessibili dall’esterno. Inoltre,l’utente sarà in grado di gestire iprincipali parametri e funzionalità edi cancellare le diverse tracce la-sciate in rete. “Dare la possibilitàagli utenti di controllare i dati e ga-rantire più trasparenza è un grossopasso avanti”, ha spiegato YarivAdan, product manager di Google.“Speriamo possa essere d’impulsoper il settore che deve iniziare a ri-flettere su questi temi”, ha aggiuntol’esperto. L’euforia tra i sostenitorie appassionati del colosso informa-tico è grande; cresce, invece, la dif-fidenza tra i detrattori: alcuni blog-ger si chiedono, infatti, se questoservizio non possa essere una facilechiave d’accesso per qualche cy-bercriminale.

proprio prevedere come l’aumentodelle temperature e le variazionidelle precipitazioni possono in-fluenzare la produzione alimentare.L’Italia è stata scelta come caso distudio, sia perchè è uno dei princi-pali produttori alimentari, sia per ilfatto che è una nazione del Sud delMediterraneo e quindi particolar-mente vulnerabile agli aumenti ditemperatura. Speriamo che il ri-schio di perdere un componente co-sì fondamentale della nostra ali-mentazione ci induca a considerarequanto le nostre cattive abitudinipossano influire sulla nostra vita.

Rosalia Bonafede

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INFOWEBwww.acquabenecomune.org

www.cittadinanzattiva.it3n° 11 - dicembre 2009

nforma

L’oro blu, la risorsa naturalepiù tangibile e comune acui accediamo attraverso i

rubinetti, è diventata una merce, unprodotto che interessa il mercato. Ilconsumo, in continua crescita, fa go-la alle imprese che, grazie alle recen-ti normative, avranno accesso con piùfacilità ai contatori. L’acqua, princi-pale protagonista dell’operazione, sitrasforma e diventa combustibile delnuovo ciclo economico che alimental’industria con le tariffe e smette in-vece di essere quell’elemento natura-le che governa la creazione dei mari,delle nuvole e delle piogge. Per la suaabbondanza in passato era considera-ta sui manuali di diritto un esempioclassico di bene fruibile in quantità il-limitata e attribuirle un prezzo appa-riva bizzarro. I governi la distribuiva-no e si facevano pagare solo per que-sto. Oggi, in piena crisi idrica mon-diale, il DL Ronchi, promuovendouna massiccia privatizzazione del ser-vizio, fa ‘brillare’ l’oro meno dell’ac-qua e schizzare i titoli delle società inborsa. La legge approvata a novem-bre prevede che «la partecipazionepubblica si riduca ad una quota nonsuperiore al 30%» per le aziende inborsa e stabilisce che la partecipazio-ne del privato alla gestione «debbaessere almeno del 40% e che conquesta quota azionaria sia sempre af-fidata al socio privato della Spa mi-sta». È vero, l’acqua in quanto ele-mento naturale rimarrà libera, ma lasua disponibilità per il cittadino saràfortemente condizionata dal prezzoche stabiliranno i gestori. Insomma,come a dire: “goditi pure il giro inbarca e i tramonti sul mare ma se tiviene sete devi pagare salato!” L’idea non è nuova e già precedentiinterventi legislativi dagli anni No-vanta avevano modificato l’assettogestionale del settore idrico. Evitarela frammentarietà, adeguare il servi-zio all’espansione dell’economia na-zionale era l’obbiettivo. Ma la nuovalegge, pur essendo discontinua rispet-to agli assetti odierni – su 110 gesto-

ri, 64 sono a totale capitale pubblico ecoprono all’incirca metà della popo-lazione – ha la pretesa che introdurrein maniera rilevante una “disciplinadi bilancio” ed incrementare l’effi-cienza delle società attraverso il regi-me concorrenziale dia una soluzionea quel colabrodo – si parla del 35% diperdite sulle tubature - che è la nostrarete idrica. Le associazioni dei consu-matori denunciano il rischio di unsuccessivo innalzamento delle tariffeche andrà ad aggiungersi a quelli giàavvenuti. Tiziana Toto di Cittadinan-zattiva smentisce l’affermazione chele tariffe italiane siano tra le più bas-se in Europa: “dal 2000 ad oggi, inbase ad indagini che svolgiamo ognianno, sono aumentate del 47% e dauna nostra indagine effettuata nei ca-poluoghi italiani nell’ultimo annol’incremento è risultato pari al 5,5%”.Toto, poi, pone dei dubbi sull’effetti-va possibilità per i privati di gestire ilservizio senza opporsi agli interessidel cittadino: “l’acqua non è per noiuna merce e per sua natura il settorenon è economicamente remunerati-vo”, “i privati otterrebbero profitto ri-caricando le tariffe e diminuendo gliinvestimenti”. Che nel paese nonmanchino esempi di economia pocoortodossa e virtuosa non è argomentoda dimostrare. L’intervento opportu-nista di alcuni privati e la gestione in-diretta da parte delle amministrazionilocali sulle Spa vincitrici delle garenon hanno reso un buon servizio alcittadino. Con questo ordinamento ri-mane il pericolo di abusi. Importanti“vuoti” nel regolamento di settorenon tutelano neanche le aziende erendono ancor più il libero mercato disettore un miraggio senza soluzionerealistica. Il “grande escluso” è l’or-gano regista della riforma promossadal decreto: una Authority per la reteidrica. Federutility - la federazionedelle imprese energetiche e idricheche da sola fornisce il 75% dell’acquain Italia – sin da subito ha sollevato il

Via libera al decreto che privatizza il servizio idrico: le associazioni dei consumatori e imovimenti sono sul piede di guerra, preoccupati dal molto probabile aumento delle tariffe che

colpirà gli utenti. Anche Federutility non risparmia critiche al provvedimento

Attualità

problema. Mauro D’Ascenzi, il suopresidente, pone dei dubbi: “questodecreto non prevede un’autorità su-per partes che possa regolamentaresia le modalità di affidamento del ser-vizio sia il controllo sull’attuazionedei piani tariffari, ovvero un organoche tuteli sia il cittadino sia le particontraenti”. Manca quindi un’istitu-zione specifica che vigili sull’asse-gnazione delle gare, sul modello diquella per l’energia elettrica e il gas.La privatizzazione che sgrava gli entipubblici del costo di un servizio indi-spensabile al cittadino “risparmia” suorgani di controllo necessari per l’at-tuazione della stessa, creando unacontraddizione ed inficiando di fattol’efficacia del decreto con il sospettoche si sia voluto “tagliare”. C’è chipensa che “caricare” il prezzo del-l’acqua almeno renderà i nostri con-sumi più responsabili. Ma siamo si-curi? In Toscana, quasi tutta ormaigestita dai privati per quanto riguardale risorse idriche, i cittadini hanno ri-sparmiato, ma in cambio avrebberoottenuto la decisione dell’impresa digestione di aumentare le tariffe, pro-prio perché le entrate sono state infe-riori al passato. In un periodo di crisiglobale che aumenta le disparità so-ciali, il mercato agisce con le proprieleggi su beni essenziali al benesseredi tutti. Per Paolo Carsetti del Forumitaliano movimenti per l’acqua la ri-sposta è differente: “l’acqua dovreb-be essere riconosciuta come diritto

Finanziaria ad alta pressione... fiscale Nessuna sforbiciata all’Irap e all’Ir-pef: questo sembra essere il tenoredella Finanziaria, ora alla Commis-sione Bilancio, che approderà allaCamera il 9 dicembre. Non diminui-rà, dunque, la pressione fiscale: pre-visti invece 4 miliardi dallo scudo fi-scale, che saranno utilizzati in 5 permille, scuola ed altre “domande” so-ciali ancora da definire. Almeno per ilmomento, dunque, nessuna riduzio-ne delle imposte all’orizzonte.

Compagnia fallita? Rimborsati!I consumatori hanno diritto al rim-borso in caso di fallimento dellacompagnia aerea: questa la risolu-zione approvata dal Parlamento eu-ropeo sancendo, de facto, il dirittodei passeggeri ad essere rimpatriatinel caso in cui rimangano a terra. Inquesti ultimi anni, infatti, la rapidacrescita e il conseguente fallimentodi tante compagnie low cost in Euro-pa ha causato disguidi a migliaia dipasseggeri. Per questo motivo, glieuroparlamentari chiedono maggioritutele per i consumatori, tra cui l’isti-tuzione di un fondo di garanzia.

Sms, finalmente come in EuropaDal 1° gennaio nuove tariffe per glisms: l'Agcom, dunque, è riuscita nelsuo intento. L'Autorità aveva infattisottolineato come l'Italia fosse larga-mente oltre la media europea per icosti. Dopo un'iniziale opposizionedei gestori, si è giunti all'accordo: ta-riffe allineate al tetto comunitario di11 cent più Iva. Le compagnie do-vranno comunicare i cambiamenti aiclienti, garantendo gratuitamente ilcambio di piano tariffario. L’Agcomha poi avviato una consultazionepubblica sulla trasparenza delle of-ferte, per contrastare il consumo in-consapevole di cui spesso rimangonovittime.

“Salvi” i correntisti delle PosteConti correnti in rosso per migliaia dieuro, senza avere effettuato nessu-na spesa. È accaduto a molti clientidi Poste Italiane: galeotta fu la vir-gola, colpevole di aver fatto lievitarein cifre a tre zeri le spese dei corren-tisti. Dopo gli allarmi lanciati sullapossibilità che fossero applicati inte-ressi per lo scoperto di conto, PosteItaliane ha assicurato che non ci so-no stati danni economici e che, oltrealla consueta lettera di scuse, coglie-rà l'occasione per fare un piccolo re-galo. Il Codacons ha in ogni caso ri-badito ai consumatori la possibilità diintraprendere, attraverso l'associa-zione, la procedura di conciliazione.

In breve

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APPROVATO IL DECRETO SULLA PRIVATIZZAZIONE

umano universale che un privato nonpuò garantire con le sue tariffe”. At-traverso la raccolta di un numero co-spicuo di firme il Forum ha promos-so una proposta di legge di iniziativapopolare a cui hanno già aderito400.000 cittadini che “prevede la ces-sione del servizio idrico ad enti di di-ritto pubblico. Ma, a differenza dellevecchie municipalizzate, la gestionedovrà vedere una partecipazione nelsistema decisionale da parte del citta-dino locale e dei lavoratori del servi-zio idrico perché è già una realtà checi sia una distanza tra la gestione diun servizio essenziale come l’acqua ele comunità locali”. Una proposta incontrotendenza che sembra volersoddisfare i bisogni primari degliutenti con interventi dal basso, checoinvolgano e informino la cittadi-nanza al fine di evitare interventi dimassa della grande industria. È in-dubbio che il settore del servizio a re-te dell’acqua per la sua importanzanecessita di essere migliorato. Il rap-porto del Comitato per la vigilanzasull’uso delle risorse idriche del 2005denunciava l’arretratezza del nostrosistema idrico ed indicava nella som-ma di 93 miliardi di euro i finanzia-menti necessari per il suo risanamen-to. Ma il rischio che la manutenzionee il potenziamento della rete con l’in-tervento dei privati possa portare al-l’aumento graduale delle tariffe sinoa un limite non sostenibile per l’uten-te giustifica i timori che le personehanno nei confronti delle riforme at-tuate dai governi in Italia e in tutto ilglobo. Inoltre, l’affidamento plurien-nale, le dimensioni ‘ottimali’ del-l’azienda e l’obiettivo di guadagnarenon sono presupposti che assicuranol’assenza di monopoli di fatto – ancheinternazionali - che, con la nuova leg-ge priva di un organo vero di control-lo, potrebbero invece passare dallesocietà pubbliche a quelle private.Niente impedisce che l’ente pubblicosi “sbilanci” nell’assegnare la gestio-ne al privato secondo il criterio dellamassima entrata, perpetuando quella“complicità” pubblico-privato che al-lontana il servizio dagli utenti. Le ac-que rappresentano per le aziende unaffare colossale che è vantaggioso ge-stire e controllare il più a lungo pos-sibile. In questo panorama di riformaall’italiana, il cittadino deve gestire inmaniera responsabile il consumo edessere limitato solo dai bisogni dellacomunità e dal rispetto per l’ambien-te. L’acqua in quanto necessaria allavita è un bene da tutelare e rimane ildubbio che, sfuggendo al controllodemocratico della popolazione, man-chi la possibilità di adeguarne il prez-zo a un mercato di libera concorrenzainesistente, ma soprattutto a tutti gliutenti che ne chiedono l’accesso.

Mirko Tedde

La privatizzazione, che sgrava gli entipubblici del costo

di un servizio indispensabile,

“risparmia” sugli organi di controllo

Chiudono i rubinetti “pubblici”Si apre l’era dell’acqua privata

Così a gennaio su InformaConsumatori

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non è stato fatto quasi nulla. C’è undebito sociale, politico, morale edeconomico che deve essere salda-to”. Un emendamento alla Finan-ziaria 2008 ha istituito il Fondo perle vittime dell’amianto e concesso90 giorni al governo per fissare leregole. Ma a più di un anno dal ter-mine, il Fondo non esiste. Il 12 no-vembre il Senato ha approvato unordine del giorno che impegna ilgoverno a “valutare l’opportunità”di istituire il Fondo.

Via l’amianto entro il 2015

Dal punto di vista legislativo, quin-di, le cose sono complicate. Per iconsumatori, intanto, esiste un’ini-ziativa interessante: “Eliminarel’amianto in 10 anni”. Lanciata or-mai 5 anni fa, a novembre 2004, du-rante la prima Conferenza naziona-le amianto a Monfalcone, intendefar bonificare le “piccole” quantità,quelle presenti nelle nostre case. Edal 6 all’8 novembre 2009 sindaca-ti, politici, studiosi, lavoratori han-no ribadito l’impegno in tal sensodurante la seconda Conferenza. En-tro il 2015, quindi, tutto l’amiantopresente nel nostro paese dovrà es-sere eliminato. Il processo com-prende due fasi: la bonifica e losmaltimento. Prendiamo in esameintanto il primo passo: cosa bisognafare se si vuole bonificare un edifi-cio? “È necessario capire qual è lapresenza di amianto – spiega Ange-lo Dubioso, rappresentante dei la-voratori per la sicurezza della Cir-coscrizione 3 di Torino – se si tratta

di tegole, sottotetti, muri, pavimen-ti”. Nelle città c’è una grande quan-tità di amianto. “Fino agli anni Ot-tanta le strutture pubbliche doveva-no essere costruite usando l’amian-to come materiale ignifugo”. OgniComune ha un censimento, un elen-co dei propri siti che contengono ilmateriale. “La legge impone di ri-durre in ogni caso i rischi – conti-nua Dubioso – quindi la bonifica vafatta, anche se costosa”.La procedura da seguire dipendedal grado di inquinamento presen-te: “Al limite, se si ha a che farecon una struttura dove l’amianto èpresente nei muri, nel tetto, nei pa-vimenti, quella dovrebbe essere ra-sa al suolo”. In sintesi estrema, bi-

LA LEGGE, GLI OBIETTIVI E LA REALTÀ

Verifiche in casaSe si è in condominio bisognachiedere all’amministratore difarci vedere il progetto dicostruzione dell’edificio,verificando i materiali chesono stati usati. Chi, invece, abita in una casaindipendente può chiedere ilprogetto all’ufficio del catastoin Comune.

Come procedereBisogna chiedereall’amministratore o al Comunequal è la prassi da seguire.Spesso, nei condomini,l’operazione viene gestitadirettamente da chi si occupadell’amministrazione. Èfondamentale chiedereinformazioni sul comportamentoda tenere e su eventuali rischi.

La gestione delle spese Le spese per la bonifica, ingenerale, sono a carico delprivato e sono piuttostoelevate. Molti enti locali,però, prevedono incentivi perchi provvede all’operazione. È bene, quindi, verificare seesiste un’istituzione che offreincentivi o aiuti per asportareil materiale.

Qualche consiglio

Un’operazione costosa, quellanecessaria alla bonifica dell’edificio

in cui si vive. Ma come sapere senella nostra casa è presente

l’amianto e cosa fareeventualmente? A chi spettano le

spese? Cerchiamo di capirnequalcosa di più.

C’è ancora molto di questo materiale nelle nostre case. Eliminarlo comporta operazionicostose, ma assolutamente necessarie. Anche la bonifica, però, può essere rischiosa se non si

seguono gli opportuni accorgimenti. E il Fondo per le vittime? Restiamo ancora in attesa sogna fare un’analisi per capire sele fibre di amianto presenti nel-l’aria oltrepassino la soglia di leg-ge. In questo caso, si incaricaun’azienda specializzata di studiareun piano di bonifica. Una squadradi operai opportunamente formati eprotetti provvede ad isolare lastruttura, asportare l’amianto, im-bustarlo in appositi contenitori etrasferirlo in un’area di stoccaggio.In realtà, ciò che sembra causarepiù difficoltà è l’informazione agliabitanti della zona e ad eventualipersone che lavorano nell’edificioda bonificare. Bisogna intanto deli-mitare e segnalare la zona, in modoche tutti sappiano che c’è una boni-fica in corso o in programma. Perquanto riguarda i cittadini, i sugge-rimenti sono piuttosto semplici, manecessari anche per evitare allarmi-smi inutili: pur con tutte le precau-zioni del caso, demolire un edificiopuò comunque portare a una certadispersione di fibre, perciò bisognasapere, ad esempio, che le finestredelle abitazioni circostanti vannotenute chiuse. Per quanto riguarda ilavoratori, invece, l’informazionedeve essere sicuramente più detta-gliata. “La legge impone di tenerenon una sola seduta informativa –precisa Dubioso – ma di continuarefino a quando tutti non abbiano ca-pito che cosa succederà, quali sonoi rischi e i comportamenti da segui-re. Spesso questo passaggio è af-frontato in maniera non adeguata, ilche provoca diffidenze e paure in-giustificate”.L’amianto deve poi essere smaltito.

Parliamo di quello bonificato, maanche di quello ancora presente neiluoghi dove le aziende lavoravanoquesto materiale.Al momento i sistemi utilizzati so-no due: la discarica – per cui biso-gna ovviamente prevedere sistemispeciali che impediscano la conta-minazione dell’area circostante – el’inertizzazione, cioè l’uso di forniche fondono l’amianto a tempera-ture intorno ai 1.600 gradi, in modoche non liberi più fibre e addirittu-ra possa essere riutilizzato.“La soluzione migliore è prevedereentrambi i metodi – dice GiorgioZampetti, coordinatore dell'ufficioscientifico di Legambiente – sce-gliendo il migliore a seconda deicasi”. È però necessario che, qua-lunque sistema si decida di utiliz-zare, lo si faccia con una reale par-tecipazione della popolazione. “Ladiscarica finora è stata imposta equesto porta alla diffidenza dei cit-tadini. Inoltre, bisogna evitare diconcentrare in un luogo i rifiuti dizone troppo grandi: gli impiantivanno fatti, ma devono essere cali-brati sulle necessità del territorio”.Legambiente avanza tre proposte:“L’iter di bonifica deve passare aglienti locali, il governo deve solosvolgere attività di supervisione;bisogna creare un fondo nazionaleper i siti “orfani”, cioè i luoghi sucui sorgevano aziende che ora sonofallite; lo smaltimento deve essereeffettuato in loco, senza trasferiremateriali nocivi in zone distanti”.

Tiriamo le sommeEliminare l’amianto entro il 2015 èun obiettivo realistico? “Solo inLombardia ci sono 3 milioni di me-tri cubi di amianto – spiega FulvioAurora, segretario dell’Associa-zione nazionale esposti all’amianto– l’anno scorso ne sono stati elimi-nati 150mila. Di questo passo servi-ranno venti anni. Per accelerare c’èbisogno di finanziamenti finalizzatiad eliminare le piccole quantità,quelle che abbiamo in casa. Il sin-golo privato ha bisogno di essereaiutato. Nei decenni passati è ricor-so all’amianto perché costava poco,attualmente vive in un edificio incui il materiale c’era già. Ora devespendere soldi per toglierlo e la bo-nifica è molto più costosa dell’uti-lizzo. Il cittadino non riuscirà a far-lo se non verrà aiutato”.

Mauro Tezzo

Anno 2015: fine dell’amianto?

L’amianto è nelle nostre ca-se e continua a farci am-malare. Alla faccia delle

leggi e dei divieti. Attualmente sonoin corso alcuni celebri processi adaziende che lo lavoravano. Solo inquello contro la multinazionalesvizzera Eternit e i suoi stabilimen-ti italiani le parti offese sono 2.889e molte di loro sono decedute. Uti-lizzato per decenni per le sue pro-prietà ignifughe è stato riconosciutocancerogeno fin dagli anni Sessan-ta, ma solo nel 1992 la legge ne havietato l’uso e ha stabilito le proce-dure per la bonifica. La quantità diamianto ancora presente in Italia a17 anni di distanza è enorme: ilConsiglio nazionale delle ricercheha calcolato che nel Paese ci sonoalmeno 2,5 miliardi di metri qua-drati di coperture in amianto.

Le leggiSi teme che il disegno di legge suiprocessi brevi possa mandare inprescrizione il processo Eternit. Masecondo il procuratore di TorinoRaffaele Guariniello “da una primalettura sembra che i delitti commes-si in violazione delle norme sugliinfortuni sul lavoro” siano esclusi.Speriamo bene. Agire in tribunale ècomunque difficile. Per arrivare auna condanna bisogna dimostrare ilnesso causale tra l’esposizione al-l’amianto e la malattia della personaesposta: provare insomma che nonci siano state concause (il fumo, peresempio). Inoltre, sono pochi i giu-dici e i pubblici ministeri davveropreparati su un terreno così insidio-so. Se i processi in corso sono fa-mosi è proprio perché sono rari: ladifficoltà nell’agire scoraggia granparte della magistratura anche soload avviare indagini serie. Quel che ècerto è che serve una legge miglio-re di quella del 1992. Il disegno dilegge 173 del 2008 – primo firmata-rio il senatore Felice Casson – si po-ne tre obiettivi principali: far partireun fondo a favore degli ex esposti(lavoratori, ma anche persone sotto-poste a inquinamento domestico oambientale); censire e bonificare isiti inquinati; avviare la sorveglian-za sanitaria. Ma il Ddl procede mol-to a rilento: “La difficoltà maggioresta nei costi – sostiene Casson – Lepersone esposte sono tante, così co-me i malati. Ma lo Stato deve consi-derare che dagli anni Sessanta aglianni Novanta, nonostante fosse co-nosciuta la nocività dell’amianto,

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n° 11 - dicembre 2009nforma4 Diritti

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Quali sono gli obiettivi del suo libro: “In-fluenza suina A/H1N1 e i pericoli della vac-cinazione antinfluenzale: criteri scientificidi orientamento”? Ho voluto fare questo studio scientifico su tut-ta la letteratura disponibile relativa all’in-fluenza suina per vedere quali caratteristicheabbia, se sia veramentepericolosa, che sensoabbia la vaccinazione equali evidenze scientifi-che ci siano sui vantag-gi, sulla sua protezione esugli effetti collaterali;infine, per informarnel’opinione pubblica.Si tratta di pandemia,secondo lei? Ma cos’èla pandemia?Noi abbiamo sempre de-finito pandemia un’infe-zione che si diffonde ra-pidamente in tutto ilmondo e che è grave,pericolosa e mortale. Inrealtà, tra il 1° e il 9maggio del 2009 sul sito dell’Organizzazionemondiale della sanità questa definizione èscomparsa ed è stata sostituita da un’altra pri-va dell’accezione di gravità e mortalità. Inquesto modo, qualsiasi influenza, dato che so-litamente si diffonde in tutto il mondo, può es-sere considerata una pandemia, e quindi anchequesta. Ora, non ci si spiega perché questocambiamento improvviso di definizione siastato operato proprio durante la diffusione del-l’epidemia di influenza H1N1: c’è qualchemotivazione dietro che è sfuggita. L’altroaspetto insolito è il concetto di gravità dell’in-

fezione: l’influenza suina è considerata di li-vello 6. Di solito questa è conferita a qualcosadi particolarmente grave per la sicurezza pub-blica, si tratta del livello massimo di allertasociale. Mi sembra strano che addirittura iprimi giorni di giugno, a un mese dalla diffu-sione del virus, fosse già stato così definito:

fatto ancora più strano seconsideriamo che il nu-mero di morti di questapandemia è inferiore aquello di altre influenzestagionali.”Secondo lei, quindi, ilricorso al vaccino nonera necessario?No, questa vaccinazionenon è necessaria: le evi-denze scientifiche sul-l’efficacia del vaccinoantinfluenzale stagionalecomune sono molto scar-se. La protezione è bassae quindi il suo uso è defi-nito poco razionale: i vi-rus che possono dare una

sindrome influenzale sono circa 300, ma solouno di questi è il virus cosiddetto influenzale.Durante le epidemie di influenza stagionale,tale virus si trova nella popolazione per circal’8% dei casi: solo questa percentuale, dun-que, dovrebbe vaccinarsi. Per quanto riguardail vaccino antinfluenzale A, come farmacolo-go mi sento di dire che non è né razionale nécorretto mettere in commercio un farmaco cheviene distribuito a livello massivo senza avereevidenze scientifiche sicure. Nella scheda tec-nica che troviamo sul sito dell’Organizzazio-ne Mondiale della Sanità, si dice che dopo chela popolazione sarà stata vaccinata, le aziendeproduttrici inizieranno gli studi supplementariche si sono impegnate a svolgere per confer-mare che la sicurezza di questo vaccino siaquella prevista. In realtà, quindi, quando ver-ranno fuori i primi dati, le persone saranno giàstate vaccinate e sarà decisamente poco utileconoscere pro e contro del farmaco. I dati do-vrebbero essere disponibili prima, speciequando ci sono vaccinazioni di massa: noi ri-schiamo di ammalare persone sane se il far-maco non è sicuro.Ci sono diversità fra un paese e l’altro nel-l’approccio al vaccino: cosa cambia?Quello che cambia è l’informazione: i medici,purtroppo, la ricevono attraverso la stampa.C’è sì la libera iniziativa personale, ma in ge-nerale a farla da padrone sono l’informazionepubblica e quella farmaceutica. Soprattuttoquest’ultima, però, è di parte. Noi medici stia-mo subendo nei nostri paesi industrializzatiuna forte pressione da parte dell’industria far-maceutica, che non solo ha in mano la ricercae indirizza gli studi secondo i propri interessi,ma controlla anche tutta l’informazione scien-tifica: pubblica quindi gli studi che ritiene op-portuni e che sono sicuramente parte della ve-rità, ma non tutta. Dunque, l’informazione cheil medico riceve nel 90% dei casi è di parte:per questo dovrebbero essere gli enti governa-tivi a finanziare studi indipendenti, in mododa eliminare la possibilità di speculazione sullavoro dei ricercatori e avere un risultato vera-mente oggettivo.

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OPINIONI A CONFRONTO

mai sarebbe passato: si poteva evitare l’al-larmismo e di conseguenza anche il vaccino?Bisogna vedere in realtà come andrà avanti l’in-fluenza: c’è chi dice che non ci sarà un secondopicco, ma nel passato è accaduto per altri tipidi influenza; insomma, nessuno sa con esattezzacome evolverà la situazione.

Purtroppo il vaccino èstato disponibile in tem-pi un po’ tardivi, soprat-tutto per problemi lega-ti alla sua produzione;ma credo che in ognicaso abbia nel soggetto arischio una rilevanza no-tevole. Probabilmente,tuttavia, non sarà possi-bile ottenere una mitiga-zione nella diffusionedella malattia, obiettivoche ci eravamo preposti,perché la copertura vac-cinale è stata decisa-mente mal realizzata, so-prattutto per una scarsaadesione. In ogni caso,

non mi sento di considerare archiviata la que-stione: siamo ancora in mezzo al guado.Il vaccino è solo utile o anche necessario?È assolutamente necessario per i soggetti a ri-schio: come nel vaccino stagionale, noi lo con-sideriamo un’arma imprescindibile, un salva-vita. Per i sani è un’opportunità da valutare casoper caso, anche nell’ottica di una protezione col-lettiva: in ogni caso, bisognerebbe evitarel’assenteismo delle professioni specializzate.Si tratta, infine, di un’occasione di solidarie-tà: quanto più ci vacciniamo, tanto più dimi-nuiamo la diffusione del virus.

Qual è il quadro attuale della diffusione del-l’influenza A/H1N1?Noi siamo partiti da una situazione in cui il pe-ricolo era limitato ad alcune nazioni come Mes-sico e Stati Uniti, alla condizione attuale di pan-demia. È per fortuna una pandemia lieve, masi tratta comunque di una problematica da af-frontare. Se per la granparte delle persone è unainfluenza banale, infatti,per qualcuno, come inquella stagionale, ci pos-sono essere serie com-plicazioni.Si sta discutendo moltosull’effettiva efficacia enecessità del vaccino:qual è la sua opinione inmerito?Io sono assolutamente fa-vorevole: il vaccino è sta-to massacrato, soprattut-to quello che contiene losqualene, distribuito inItalia, da una campagna didisinformazione partitadai blog e da internet. Una forte critica che siinserisce perfettamente nell’ottica di una dis-affezione che pervade spesso la problematicavaccinale in senso lato, e anche quella del-l’infanzia. Alcuni tormentoni negativi rispet-to ai presunti rischi di questo vaccino sono, in-fatti, stati ripresi da quelli che furono già tor-mentoni per alcune vaccinazioni per le malat-tie esantematiche come il morbillo. In parti-colare, uno dei pericoli è identificato con la pre-senza del mercurio: peraltro, i vaccini controquesta influenza destinati ai bambini sono mo-nodose, quindi non si pone proprio il proble-ma. Semmai si può fare un distinguo per le plu-ridose degli adulti, che tuttavia contengono unaquota di mercurio assolutamente irrilevante ri-spetto alla quantità che assumiamo, magari,mangiando una scatoletta di tonno.Cos’è questo squalene di cui si parla tanto?Al di là del nome inquietante, si tratta di unmetabolita del colesterolo, quindi una molecolanaturale. Lo squalene ha un’azione cosiddet-ta adiuvante: è stato aggiunto al vaccino so-prattutto per dare una protezione maggiore, tec-nicamente una cross reattività a stipiti diver-si. Il virus, infatti, potrebbe modificarsi ed èdimostrato che, con un adiuvante, il vaccino hauna capacità funzionale più lunga nel tempo.Non dimentichiamoci, poi, che lo squalene èregistrato e già utilizzato da 10 anni su un vac-cino stagionale distribuito in cinquanta milionidi dosi: non si tratta, dunque, di una novità.C’è chi lo associa alla Sindrome del Golfo:cosa risponde?A questo proposito esiste solo una nota del1994 su vaccinazioni peraltro non anti-in-fluenzali, poco chiare e non ufficializzatedal Ministero della difesa americano, in cui sievidenzia una possibile correlazione dellosqualene alla Sindrome del Golfo che avevacolpito i militari reduci dalla guerra. Ma que-sta segnalazione, peraltro in condizioni parti-colari, per vaccini forse contro l’antrace o al-tri agenti bioterroristici, non è mai stata con-fermata, soprattutto nell’uso e nei dosaggi delvaccino antinfluenzale.Si parla in questi giorni di un picco che or-

Il vaccino e l’UELa European Medicine agency ha approvatotre tipi di vaccini - Celvapan, Focetria e Pan-demrix - e due farmaci antivirali - Tamiflu eRelenza. I vaccini Focetria e Pandemrix con-tengono come adiuvante lo squalene. InAmerica, la Food and Drugs Administrationha autorizzato quattro vaccini, nessuno deiquali contenente adiuvanti. E mentre alcunipaesi comunitari aspettano la disponibilità divaccini non adiuvati, in Norvegia si sono ri-scontrati alcuni casi di virus modificato. Se-condo l’OMS, tuttavia, questa mutazione nonridurrebbe l’efficacia del vaccino.Il vaccino e l’Italia Finora in Italia sono state vaccinate quasi500mila persone e consegnate quattro milio-ni di dosi: il vaccino in uso nel nostro paeseè Focetria. La presenza dell’adiuvante squa-lene ha suscitato dubbi tra una parte, sep-pure minoritaria, degli esperti: questa so-stanza, infatti, è presente nel corpo umano eriveste un importante ruolo nella produzionedegli steroidi. Dato che il vaccino provocauna risposta immunitaria ai suoi componen-ti, e in questo caso anche allo squalene, ilpericolo supposto è che si generi una rispo-sta autoimmune contro questa sostanza.

C.F.

Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti. Epidemia e pandemiaL’epidemia è un’infezione che colpisce più in-dividui in spazio e tempo delimitati. La pan-demia è un’epidemia di più grandi dimensio-ni, con una velocità di contagio più alta e, fi-no a pochi mesi fa nella definizione del-l’OMS, con numerosi casi di mortalità.Influenza A/H1N1 e influenza stagionaleIl virus A/H1N1 si differenzia per la sua piùalta capacità contagiosa rispetto all’influen-za stagionale: questa, tuttavia, non si ac-compagna a una più alta letalità. Lo scorsoanno si sono registrati, in Italia, 8000 mortia fronte di 4 milioni di casi di influenza sta-gionale, mentre per l’H1N1 al 30 novembreil bilancio è di 91 morti su oltre 3 milioni dicasi. Prima del punto definitivo bisogna mo-nitorare un uguale periodo di tempo, ma ladifferenza appare comunque già evidente.Antivirali e vacciniGli antivirali utilizzati nel trattamento dell’in-fluenza possono ridurre la capacità di repli-cazione del virus, ma non controllano la ri-sposta degli anticorpi. I vaccini, invece, pro-vocano una risposta immunitaria, stimolan-do la produzione di anticorpi che neutraliz-zano il virus. Spesso vengono potenziati conadiuvanti, sostanze che velocizzano i tempidi azione e le capacità del vaccino stesso.

Per saperne di più

L’influenza suina prosegue il suo corso: c’è chi parla di peggio ormai passato e chi sostieneche il picco debba ancora arrivare. Idee diverse che non fanno che alimentare lo stato

“confusionale” degli italiani. Vaccinarsi o no? Lo abbiamo chiesto a due medici

Il vaccino è sicuro e necessario... Anzi no, sarebbe meglio non farlo

Fabrizio Pregliasco

virologo dell’Università

di Milano

Roberto Gava

farmacologo

e tossicologo clinico

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www.who.int 5

n° 11 - dicembre 2009nforma Salute

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Scende in pista l’assicurazionesoli 0,70 e 1,5 euro (contro i duedell’anno scorso) che porterà ad unconseguente abbassamento delletariffe”. Coloro che non provvedo-no all’assicurazione obbligatoria aquali rischi andranno incontro? “Alpagamento di una multa fra 40 e250 euro; ovviamente saranno sot-toposti a tutti gli altri controlli di ri-to sul rispetto delle norme di sicu-rezza”. Previste anche verifiche su-gli impianti, come prevede la leggedel 2003 recepita dalle Regioni al-pine e appenniniche. La RegionePiemonte è stata la prima in Europaa introdurre queste novità ma è an-data incontro anche a critiche: chiscende da un versante non piemon-tese in cui non è prevista l’assicura-zione obbligatoria come si dovràcomportare? “Prima dell’ingressoin Piemonte e agli sportelli per riti-rare i biglietti ci sarà apposita se-gnaletica o cartelli di avviso per in-formare della nuova norma – prose-gue Vignale – credo che questa leg-ge abbia aperto il mercato a favoredegli sciatori scalfendo il fatturatodei monopolisti”. Ma era proprionecessario introdurre l’assicurazio-ne obbligatoria, se lo sci non è poi

dell’indice di rischiosità degli sport,mentre al primo posto c’è il calcio”,spiega Monteverdi. “Lo sci è co-munque un fenomeno di massa cheattira sulle piste milioni di appassio-nati”. I dati 2007 parlano di 3 milio-ni di sciatori e circa 450.000 snow-boarder. “È ovvio che con un taleaffollamento crescano le probabilitàdi incorrere in qualche incidente”.La stagione sciistica 2005-2006 hafatto registrare più di 26mila casi diinfortunio nelle principali localitàitaliane (55 stazioni sciistiche di 16Province in 11 Regioni). A livellonazionale, si stima che annualmentesi verifichino circa 35mila incidenti.“La causa principale degli infortuni

non è però l’af-follamento degliimpianti - pun-tualizza Monte-verdi – al primoposto ci sono lecadute acciden-tali (ben il 71 percento dei casi)dovute allo statodelle piste comegobbe, cunette edossi e dal com-

portamento di chi scia, mentre lecollisioni con altri sciatori rappre-sentano solo il 10 per cento dei ca-si”. Da cosa dipende allora la sicu-rezza sulle piste? “Principalmenteda quattro fattori. Oltre al comporta-mento, giocano un ruolo fondamen-tale la segnaletica, l’utilizzo del ca-sco sotto i 14 anni e la scelta di at-trezzature di qualità (sci, occhialini,imbottiture e scarponi). Il governonel 2003 per elaborare la legge sul-la sicurezza ha chiesto la collabora-zione dell’Uni che ha stilato una se-rie di norme – spiega Monteverdi –Proprio come sulle strade anche sul-le piste esiste una segnaletica di pe-

ricolo, divieto e obbligo. La novitàpiù importante ha riguardato l’intro-duzione dell’obbligatorietà del ca-sco per i minori di 14 anni”. Qualisono i requisiti tecnici per capire sel’equipaggiamento è quello giusto?“Deve rispettare determinati requi-siti. Ad esempio un casco a normadeve garantire comfort, visibilità eprotezione dagli urti e dalla penetra-

Garantire maggior sicurezza sullepiste da sci: arriva l’assicurazioneobbligatoria per sciatori e gestori diimpianti. È la principale novità del-la legge con cui la Regione Pie-monte disciplina la pratica sciistica.“La nuova normativa si basa su dueprincipi fondamentali – spiega ilconsigliere Giunluca Vignale, pri-mo firmatario della legge – da unaparte garantire maggior sicurezzasulle piste piemontesi (compresi glianelli di fondo) con il posiziona-mento di materassi, paravalanghe edall’altra tutelare sciatori e titolaridi impianti con l’assicurazione ob-bligatoria per i danni verso terzi”.Secondo Vignale in questo modo sigarantirà anche un sostegno econo-mico per coloro che gestiscono gliimpianti di risalita: “Non dimenti-chiamo che negli impianti lavorano4mila persone di cui 2mila maestridi sci e altrettanti addetti alle pistecon altri 15mila impiegati nell’in-dotto. Calcoliamo che a fronte diun euro investito nello skipass cene siano altri 12-15 di ricaduta sulterritorio. L’assicurazione sarà van-taggiosa in termini di costi beneficicon un aggravio sullo skipass fra

A PROVA DI INFORTUNIO

Casco per i più piccoliI minori di 14 anni sonoobbligati a indossare il casco.Tra i requisiti che questodeve possedere, anchecomfort, visibilità eprotezione dagli urti e dallapenetrazione di corpi estraneie appuntiti. Sull’etichettadeve leggersi la dicitura UniEn 1077.

Come comportarsiIl “Decalogo dello sciatore”apre con questa regola: ognisciatore deve comportarsi inmodo da non mettere inpericolo altre persone oprovocare danni; deve tenereuna velocità adeguata alleproprie capacità, allecondizioni della pista, dellavisuale, del traffico.

Essere prudenti Lo sciatore che si immettein pista o riparte dopo unasosta deve assicurarsi dipoterlo fare senza pericoloper sé o per gli altri; negliincroci dare la precedenza achi proviene da destra osecondo indicazioni. In casodi caduta, sgomberare al piùpresto la pista.

Qualche consiglio

In materia di sicurezza sugli sciesiste una legge apposita,

la n. 363 del 2003. Essa contempla alcune

importanti regole per chi scende in pista, molte delle quali

relative al comportamento più corretto da tenere.

IN PIEMONTE DIVENTA OBBLIGATORIA

La Regione Piemonte introduce per gli sciatori l’assicurazione obbligatoria contro gliinfortuni, sollevando qualche polemica. Noi, intanto, diamo qualche sempre valido consiglio

zione di corpi estranei e appuntiti.Sull’etichetta deve esserci la dicitu-ra Uni En 1077. Per i paraschienadegli snowborder la sigla è Uni En1621”. Altra buona prassi è cono-scere il decalogo del buon sciatoredettato dal decreto del Ministerodelle Infrastrutture e dei Trasportidel 2005 e che prevede tra i puntiprincipali: il rispetto per gli altri; la

padronanza della velocità e delcomportamento adeguati alla pro-pria capacità e alle condizioni gene-rali della pista; sorpassi e immissio-ni e ripartenze dopo una sosta senzarecare pericolo per gli altri e dandola precedenza a destra negli incroci.Le piste da sci, inoltre, devono esse-re classificate in base al grado didifficoltà, indicato all’inizio dei per-corsi o in concomitanza di dirama-zioni o incroci. I cartelli sono tondie di tre colori diversi: blu (piste fa-cili la cui pendenza non può supera-re il 25 per cento); rosso (media dif-ficoltà e pendenza non superiore al40%) e nero (piste difficili con pen-denze superiori al 40%). “È soprat-tutto opportuno - conclude Monte-verdi - che il consumatore nello sce-gliere l’attrezzatura non si faccia in-fluenzare da aspetto estetico, coloreo prezzo. Per prima cosa controllatel’etichetta e la conformità alle certi-ficazioni Uni”. Sul sito dell’ente èscaricabile la guida completa con isuggerimenti per sciare in sicurezza.

Francesca Pautasso

uno sport così pericoloso? “È vero,non lo è. Ma era necessario per tu-telare coloro che incappano in unincidente. Molti sono appassionatidelle settimane bianche anche al-l’estero. Nel caso investano qualcu-no causando un danno fisico seriosaranno maggiormente garantiteentrambe le parti grazie ad una co-pertura sanitaria e legale”. La co-pertura è prevista anche per glisnowborder? “Sì per tutti. Potrannoessere studiati pacchetti che non in-cidano sul costo del biglietto congaranzie di base”. In base alla leg-ge, poi, il gestore sarà obbligato al-la messa in sicurezza delle piste edovrà redigere annualmente un re-port sugli incidenti con la ricostru-zione delle dinamiche, in modo dafornire alla Regione dati che possa-no aiutare ad analizzare la dimen-sione e le tipologie del fenomeno.Previsti anche corsi di aggiorna-mento finanziati dalla Regione e ri-volti ai direttori delle piste e aglioperatori di primo soccorso, oltre acampagne di comunicazione rivolteagli sciatori più giovani.

F.P.

Più sicuri anche tra i paletti

Adottare un comportamentocorretto e responsabile ri-spettando la segnaletica e la

legge (che prevede l’uso obbligato-rio del casco per i minori di 14 anni)e acquistare attrezzature a normasenza lasciarsi influenzare dal-l’aspetto estetico, dal colore o dalprezzo allettante. Questi gli accorgi-menti principali che dovrebberoadottare coloro che si avventuranosulle piste da sci o sugli anelli difondo. I suggerimenti arrivano daAlberto Monteverdi, responsabiledella comunicazione dell’Uni, Entenazionale italiano di unificazione,l’associazione privata che dal 1921elabora e pubblica (con il riconosci-mento dello Statoe dell’Unione eu-ropea) norme tec-niche, rappresen-tando l’Italia nel-l’ambito delle or-ganizzazionimondiali ed euro-pee di normazio-ne (Iso e Cen).“Le norme Unisono documentiche descrivono lamigliore soluzione possibile per ri-solvere problemi ricorrenti in termi-ni più semplici – precisa Montever-di – in pratica stabiliscono come fa-re bene le cose. Il nostro ente puòcontare sulla collaborazione di 3mi-la esperti, i quali seguendo un pro-cesso consensuale e democraticodefiniscono le caratteristiche di si-curezza, di qualità e ambientali diun qualsiasi prodotto o servizio”.Ma sciare è davvero così pericolo-so? “No. Basti pensare che i dati delCentro studi e sicurezza della mon-tagna collocano lo snowboard e losci alpino rispettivamente solo al se-sto e al nono posto nella classifica

Sarebbe opportunoche il consumatore,

nello scegliere l’attrezzatura, non sifacesse influenzare

dall’aspetto estetico odal prezzo

INFOWEBwww.uni.com

n° 11 - dicembre 2009nforma6 Assicurazioni

Page 7: Informaconsumatori - dicembre 2009

Inchiesta

Di sicuro questo 2009 è statoun anno turbolento per le fa-miglie italiane. La crisi ha

aumentato il loro indebitamento, ilSud arranca e cresce il rischio usura:se le banche chiudono i rubinetti, glistrozzini hanno tutto l’interesse adaprirli. Ormai circa il 26% delle fa-miglie italiane, secondo l’Abi, ha unfinanziamento, con un valore mediodel debito di circa 10mila euro.Lo scorso ottobre Adiconsum hapresentato l’indice di rischiosità del-le famiglie italiane e Fabio Piccioli-ni, segretario nazionale dell’associa-zione, cosa ne pensa? “Purtroppovediamo che i redditi calano e i de-biti aumentano. La zona in cui le co-se vanno peggio è il Sud: in Sicilia,Puglia, Calabria e Campania le fa-miglie presentano grosse difficoltà”.Per cosa fanno debiti gli italiani?“Un po’ per tutto: ormai ci indebitia-mo anche più del necessario, per ef-fetto dello sviluppo del credito alconsumo”. Ma cos’è questo creditoal consumo? Parliamo di quelle at-tività di finanziamento per sostene-re i consumi o rateizzare i paga-menti. Mentre il mutuo per la casaserve ad affrontare un investimento(l’acquisto dell’immobile, che coltempo aumenterà di valore), questocredito finanzia la spesa immediatadella famiglia:ricorriamo adesso per com-prare il televi-sore al plasmao il cellulare,che dopo unpo’ butteremo.Ce lo confer-mano i dati del-l’osservatorioFindomestic:oggi si acqui-stano a rate 43 auto su 100, il 20%degli elettrodomestici, il 15% deicomputer e il 12% dei mobili.“La crescita dei tassi d’interesse nel2007/2008, poi - prosegue Piccioli-ni - ha creato una situazione davve-ro difficile: abbiamo avuto tassi im-pensabili fino a quattro-cinque annifa. E ci sono le banche che eroganoprestiti con molta difficoltà e preten-dono molte più garanzie”. Ma se labanca non concede più il credito, lafamiglia italiana dove va? “Eccocial punto, siamo in un circolo vizio-so. Il credito non c’è, le famiglie so-no sovraindebitate, se non si paganole rate dopo non si può nuovamenteaccedere al credito: e magari si fini-sce col ricorrere all’usura”.Un altro dato allarmante è la quanti-

tempo di lettura: 13 minuti

Cedere il quinto e non sologati: occorre prestare attenzione nonsolo al tasso nominale annuo. Le fi-nanziarie e le banche dovrebbero da-re un’informativa anche in fase pre-contrattuale, quando il cliente cercadi capire la tipologia del prestito e icosti cui si sta vincolando. Ci sor-prende che spesso le persone venga-no da noi dicendo di non esser stateadeguatamente informate proprionella fase di presentazione delle con-dizioni del prestito. Sarebbe utile un’educazione finan-ziaria dei consumatori, per aiutarlinella scelta del prodotto migliore?Decisamente sì, soprattutto adessoche molte famiglie faticano ad arri-vare anche solo a metà mese. È ve-ro, sta aumentando notevolmente ilricorso a queste forme di credito alconsumo. Ma è vero pure che l’esi-genza di un’informazione finanzia-ria deve partire dagli interessati. Pri-ma di firmare bisognerebbe andaredalle associazioni dei consumatori,magari per controllare se esistonodei prestiti più vantaggiosi. Sia chia-ro: una volta concluso il contratto, èassai difficile uscirne. Spesso è pre-sente una clausola subdola sul-l’estinzione anticipata del prestito.Di che si tratta?I clienti, quando hanno capito d’averstipulato un contratto con tassi tra il15 e il 20% annuo, chiedono alla fi-nanziaria di uscirne anzitempo. Edecco allora la clausola che prevede

tà di debiti che la famiglia media siaccolla, su più fronti. Non dovrebbeforse esistere un limite oltre il qualenon andare? “Certamente in teoriaesiste: le banche non dovrebberoerogare prestiti sopra il 30-35% delreddito familiare. Però in Italia isoggetti che erogano credito, oltre lebanche, sono tantissimi, per esem-pio le finanziarie: in pratica il limiteviene aggirato. Aggiungiamoci an-

che la cessione delquinto dello stipen-dio: era nato comeun salvagente checonsentisse di rim-borsare i vecchiprestiti, oggi di-venta un’ulteriorefonte di debito”. Espesso queste for-me di finanziamen-to non sono affattolimpide. Antonio

Catricalà, presidente dell’Antitrust,ha recentemente presentato una rela-zione alla Commissione Finanzedella Camera dei Deputati, dove haricordato che nel 2008 e 2009 l’Au-thority ha concluso circa 40 procedi-menti istruttori nei confronti di ope-ratori del credito al consumo perpratiche commerciali sleali. Quelche manca, probabilmente, in unpaese come il nostro un tempo vota-to al risparmio, è anche la “giustaeducazione”. Presso la commissioneindustria del Senato ci sono variprogetti di legge sull’ora di educa-zione finanziaria. Ma è veramenteutile? “È fondamentale – assicura ilsegretario di Adiconsum - se primaal massimo c’era la cambiale per ilfrigo o per il televisore, oggi le fa-

Tra le varie forme di finanziamento,la più antica in Italia è la cessione delquinto dello stipendio. Per chiarircile idee ci siamo rivolti a Paolo Guer-riero, consulente del Ctcu. Si trattadel “Centro tutela consumatori edutenti”, che ha sede in Alto Adige edè formato da nove organizzazioni ditutela dei consumatori.Chiariamo subito: che cos’è la ces-sione del quinto?È una forma di credito al consumomolto usata dai lavoratori dipenden-ti. Da circa un anno e mezzo è pos-sibile anche cedere il quinto dellapensione.Come funziona?La finanziaria o la banca concede unprestito: chi lo riceve si impegna at-traverso un contratto scritto a rim-borsare, con un numero di rate pre-determinate, l’importo ricevuto ecosì cede un quinto del proprio sti-pendio mensile. All’apparenza sembra perfetto:dove sta l’inghippo?Si tratta di una forma di prestito chedi solito non è così conveniente. Icontratti di cessione hanno un tassonominale abbastanza basso, circa il4-5%: ma in certi casi ci si trova adover rimborsare il prestito con untasso annuo effettivo globale oltre il20%. Immaginate la sorpresa… Com’è possibile un aumento del15%?Il trucco sta nei costi accessori colle-

IL RISCHIO DEL CREDITO AL CONSUMO

Occhio ai costi occultiPrima di firmare qualsiasicontratto o richiesta difinanziamento, richiedete unpreventivo, nel qualevengano esposti tutti i costipalesi ed occulti. Controllatead esempio il tasso annuoeffettivo globale (taeg):spiega i costi accessoricollegati dell’operazione.

Confrontare le offerteNon fermatevi mai alla primafinanziaria o istituto dicredito. Trattandosi di unimpegno che ha i suoi rischi,è opportuno che cerchiateanche quattro o cinquealternative per scegliere con calma il prodottofinanziario migliore e piùadatto alle vostre esigenze.

Rivolgersi alleassociazioniQuando non si è moltoesperti, è facile che qualchedettaglio possa sfuggire,anche se avete prestatoattenzione e confrontatodiversi preventivi. Megliorivolgersi alle associazioni deiconsumatori: ne sannosicuramente più di voi.

Qualche consiglio

Se proprio dovete far ricorso aforme di prestito come la cessione

del quinto o altro tipo difinanziamento, sappiate che non

sempre incontrerete persone che viillustrano tutte le conseguenze della

firma che apporrete al contratto.Ecco alcune avvertenze

CRESCE IL RICORSO A QUESTA FORMA DI PRESTITO

La recessione ha spinto sempre più famiglie italiane a rateizzare i pagamenti per gli acquisti e mantenere il proprio tenore di vita. Ma a volte finiscono per restare intrappolate

che non vengano rimborsati (in parteo del tutto) i costi accessori versati fi-no a quel momento. Per intenderci:se il tasso nominale è del 5%, di un20% di costi complessivi, in occasio-ne dell’estinzione anticipata del de-bito, il 15% non verrà rimborsato ese lo terrà la finanziaria.E se chi ha stipulato la cessione delquinto perde il lavoro, che cosasuccede?Già dopo la firma del contratto arri-va una notifica ufficiale al datore dilavoro, che avrà l’incarico di tratte-nere la quinta parte: è un mandatoirrevocabile finché esiste il debito.Con la stipula viene firmata anche laclausola con cui si dà mandato aldatore di destinare alla finanziarial’eventuale trattamento di fine rap-porto, nel caso in cui il contratto siaancora in corso al momento in cui silascia o si perde il lavoro. Insomma,oltre allo stipendio il consumatorerischia di rimetterci anche il tfr!Dovendo scegliere: a chi rivolgersi?Quel che conta è avere un’informa-zione accurata prima della firma diqualsiasi contratto. I consumatorihanno vari strumenti a loro disposi-zione, soprattutto internet, ed è im-portante anche rivolgersi alle asso-ciazioni di tutela. E ricordate: è sem-pre meglio avere quattro o cinque of-ferte alternative in modo da poter va-gliare con raziocinio.

F.T.

Se i debiti non vanno in crisi

Ormai circa il 26%delle famiglieitaliane ha un

finanziamento, conun valore medio del

debito di circa10mila euro

miglie hanno mutui, carta di creditoe credito al consumo. Può avvenireche si accollino troppi debiti. Inse-gnare come indebitarsi è importan-te, ma anche come risparmiare.Penso a Cirio, Parmalat e ai bondargentini: un grosso nodo sta nel-l’ignoranza dei piccoli risparmiato-ri. Non ne hanno colpa, semplice-mente nessuno aveva insegnato lo-ro come organizzarsi”.Picciolini conclude con un consi-glio: “Sentite qualcuno che ne capi-sce più di voi. Se chiamate un idrau-lico per riparare una tubatura, amaggior ragione se scegliete un mu-tuo tra tanti prodotti complessi sulmercato occorre rivolgersi a genteesperta, ad esempio un’associazionedei consumatori”.

Francesco Testi

INFOWEBwww.adiconsum.it

www.centroconsumatori.it7

n° 11 - dicembre 2009nforma

Page 8: Informaconsumatori - dicembre 2009

tempo di lettura: 10 minutiPARTE L’ESPOSTO ALL’ANTITRUST

La buona manutenzioneUna buona manutenzionedell’auto aiuta a contenere iconsumi. Solo per fare unesempio, se avete lasciato lostesso olio lubrificante datroppo tempo il motore faràuno sforzo maggiore perlavorare. Gli pneumatici sgonfi,poi, hanno un maggiore attritoe frenano la vettura.

Self service esupermercatiAi distributori si può risparmiareutilizzando le pompe self servicerispetto a quelle servite dalpersonale. In alcuni casi lagrande distribuzione ha siglatoaccordi con le compagniepetrolifere per vendere labenzina al supermercato, aprezzi convenienti.

Gpl e metanoSono molte le case chehanno lanciato sul mercatomodelli alimentati a Gpl ometano. A fronte di unprezzo di listino più alto –compensato in parte dagliecoincentivi statali – questeauto consentono dirisparmiare sensibilmente sul carburante.

Qualche consiglio

La benzina si fa sempre più cara e utilizzare l’auto richiede un

sacrificio ancora maggiore da parte delle famiglie,

che pagano davvero salati ichilometri percorsi sulle strade.

Ecco qualche consiglio per provare a risparmiare.

re.tgcom.it). Da questo è partito unesposto all’Antitrust, a Mr. Prezzi eal ministro Scajola affinché si attivi-no tutte le indagini per verificare se– come i dati lasciano supporre – esi-ste un cartello tra le compagnie pe-trolifere. “Abbiamo deciso di farequesta segnalazione perché era pro-prio lo scopo con cui è nata la nostrainchiesta: segnalare ai consumatorile compagnie più convenienti o, incaso di appiattimento dei prezzi, for-nire la prova che i sospetti di cartel-lo non sono così fantasiosi. Purtrop-po si è verificata la seconda ipotesi”.Così dichiara Giovanni Ferrari, pre-sidente nazionale della Casa delConsumatore. “Sin dalla prima setti-mana – scrivono nell’esposto - ab-biamo notato differenze di prezzomedio davvero esigue da una com-pagnia all’altra. La sola che, peraltroin negativo, si discostava un po’ dal-le altre era Shell. Allora pensammoche, trattandosi di dati iniziali, coltempo chi era più caro sarebbe statodistanziato dagli altri operatori e chiera meno caro sarebbe emerso. In re-altà, come documentato dalle classi-fiche settimanali da noi pubblicate,la distanza tra la compagnia petroli-fera più cara e la meno cara, settima-na dopo settimana, ha continuato arimanere sostanzialmente la stessa,semmai riducendosi, pur con varia-zioni in salita e discesa delle variecompagnie. Oggi, a quasi tre mesidall’inizio dei rilevamenti, si può af-fermare con certezza che, in questolasso di tempo, tra la compagnia piùcara (Shell) e quella ora meno cara(Q8) corrono appena 12 millesimi dieuro/litro nella benzina e 8 millesimidi euro/litro nel diesel”. “Se poi siesclude Shell – proseguono - trovia-mo addirittura, dopo quasi tre mesidi rilevamenti quotidiani, otto com-pagnie petrolifere (Api, Eni, Erg, Es-

so, Ip, Q8, Tamoil, Total) racchiusein appena 4 millesimi nella benzina(Q8 - prezzo medio 1,301 €/lt. - è lapiù economica; Ip - prezzo medio1,305 €/lt. - è la più cara) e 3 mille-simi nel diesel (Q8 - prezzo medio1,134 €/lt. - è la più economica; Api- prezzo medio 1,137 €/lt. - è la piùcara)”. Traducendo questo dato inpercentuale emerge che la differenzatotale di prezzo che corre tra la piùcara e la meno cara su ben otto com-pagnie petrolifere è di appena lo0,3%, “una percentuale evidente-mente risibile, anche in confronto al-le differenze dei prezzi di altri opera-tori del medesimo settore energetico,quali le imprese del settore del gas edell’energia (ove le differenze, tra unoperatore e l’altro, sono anche del20%)”. Se poi teniamo conto che nelnostro conio i millesimi neppure esi-stono, si può dire che otto compa-gnie da tre mesi stanno praticando difatto gli stessi prezzi, sia nel dieselsia nella benzina. Calcolando, infat-ti, un consumo medio pro-capite di

sato dallo Stato: non cambierebbenulla e si potrebbero evitare le piùvolte segnalate operazioni a sospettodi speculazione”. Dello stesso avvi-so Codacons, che, auspicando un in-tervento puntuale dello Stato, bocciacon fermezza la proposta di istituireprezzi settimanali: “Aggiornare set-timanalmente i listini dei carburantiprodurrebbe un danno per i consu-matori e un vantaggio immenso perle compagnie petrolifere. Il prezzosettimanale, infatti, da un lato impe-direbbe ribassi veloci dei carburantiin caso di cali nelle quotazioni delpetrolio - spiega il presidente Coda-cons, Carlo Rienzi - e dall’altro con-sentirebbe alle compagnie una liber-tà eccessiva nell’aggiornamento set-timanale dei listini, che siamo certiverrebbero fissati sempre al rialzo ri-spetto all’andamento del petrolio.Chi ci assicura inoltre che il singolodistributore si attenga al prezzo setti-manale senza modificare di giorno ingiorno i listini?”. “L’unica soluzioneper tenere a bada lo strapotere deipetrolieri e salvare il portafogli dellefamiglie è tornare ai prezzi ammini-strati nel settore dei carburanti - con-clude Rienzi - con lo Stato che fissail prezzo massimo di benzina e gaso-lio e l’obbligo di autorizzazione perqualsiasi variazione al rialzo dei li-stini”. Intanto l’Unione petrolifera,venuta a conoscenza dei dati emersidall’iniziativa di “Caropieno”, halanciato una provocazione al Gover-no e alle associazioni, chiedendo untavolo di confronto. Il sottosegreta-rio allo Sviluppo economico StefanoSaglia ha convocato un incontro pre-visto per il 17 dicembre, in occasio-ne del Consiglio nazionale dei con-sumatori e degli utenti (Cncu). Ve-dremo cosa succederà.

Giovanni Battaglio

I prezzi medi praticati dalle varie pompe di benzina si attestano tutti sulla stessa cifra. Le associazioni chiedono chiarezza su quello che sembra un vero e proprio “cartello”

I distributori sono tutti uguali

mille litri annui, ci dicono le proie-zioni di Casa del Consumatore, si-gnifica che i più accorti potrebberoarrivare a risparmiare appena 3 o 4euro in un anno. Ne vale la pena? Al-lo stato attuale delle cose, dunque,per i consumatori non c’è differenzanel fornirsi di carburante presso unao l’altra insegna. “Anzi, a essere pre-cisi – prosegue ancora Ferrari – per ilconsumatore c’è persino il rischio diandare in perdita: se la differenza diprezzo tra le compagnie è millesima-le, percorrere qualche centinaio dimetri in più per andare a rifornirsidove apparentemente si risparmia sitraduce poi, tirando le somme, in unarimessa per l’automobilista. Insom-ma, costa più la benzina spesa perandare in un altro distributore piutto-sto che il risparmio ottenuto dal ri-fornimento”. Quasi il paradosso.“Ora ci rimettiamo alle decisionidelle Autorità di sorveglianza e delMinistro; certo che in questa situa-zione forse meglio sarebbe ritornareal prezzo (magari solo massimo) fis-

Dove andare a fare benzina?Cercare il distributore piùeconomico, magari percor-

rendo con l’auto qualche centinaio dimetri in più, alla luce dell’indagine“Caropieno” di Casa del Consuma-tore sembra una perdita di tempo,senza una reale possibilità di ottene-re un risparmio. Una conclusionesemplice, se si prende atto del fattoche le compagnie praticano sostan-zialmente lo stesso prezzo per il car-burante. A diffondere i dati è l’asso-ciazione Casa del Consumatore do-po un monitoraggio durato tre mesi,rilevando le quotazioni diffuse daQuotidiano Energia. L’idea, spiega-no i promotori dell’iniziativa, è natadall’esigenza di svincolarsi dallefluttuazioni giornaliere, che nonconsentono di verificare davverol’andamento dei prezzi e le differen-ze tra le compagnie. Così si è decisodi prendere in considerazione un las-so di tempo più lungo, calcolandopoi il prezzo medio. Amara sorpresa:i prezzi praticati variano fino a 0,03euro/cent. In pratica, è come se nonvariassero. Dalla classifica dei datimedi dal 9 agosto 2009, risulta infat-ti al primo posto Q8 con un prezzomedio sulla benzina di 1,301 euro edi 1,134 sul diesel. Scendendo allaseconda, terza e quarta posizione tro-viamo rispettivamente Agip, Esso eTotal per la benzina; stesso discorsoper il diesel dove però Total occupala seconda e non la quarta posizione.Volete sapere i prezzi? Sulla benzinasi attestano tutti a 1,302 euro, mentresul diesel a 1,134 e 1,135 euro. Dif-ferenze impercettibili che si manten-gono proseguendo lo scorrimentodella classifica, con Tamoil, Api, Erge Ip. I prezzi rilevati, per tutta la du-rata del monitoraggio, sono statipubblicati settimanalmente sul “blogdel consumatore” (http://consumato-

INFOWEBhttp://consumatore.tgcom.it

n° 11 - dicembre 2009nforma8 Inchiesta

Page 9: Informaconsumatori - dicembre 2009

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n° 11 - dicembre 2009nforma

Larga la banda, stretta la viatempo di lettura: 14 minuti

INTERNET AD ALTA VELOCITÀ: FINE DEI FONDI?

Lo stop all’investimento di800 milioni nella banda larga(seguito per la verità da suc-

cessive rassicurazioni del ministroScajola di finanziarla entro la finedell’anno. Staremo a vedere.) ha ri-portato alla ribalta della discussionenazionale la competitività tecnolo-gica del paese. Il Cipe, infatti, hacongelato il “piano Romani”, dalnome del Ministro per le Comunica-zioni, per portare la banda larga a 20Mbit al 96% della popolazione en-tro il 2012. Un piano ambizioso,considerata la crisi ancora in atto,ma allo stesso tempo anche unosforzo minimo se paragonato conquanto si sta fa-cendo in Ue. In-fatti il piano Ro-mani servirebbepiù a recuperareil gap creatosiche a rilanciarel’Italia tra le ca-pofila del-l’Unione. Se “loscorso luglio –si legge nell’ul-timo rapportodella Commis-sione europea -il 24% dei citta-dini Ue dispo-neva di un con-tratto di accesso alla banda larga”,registrando un buon incremento ri-spetto allo scorso anno, in Italia, cheoccupa solo il diciassettesimo postosu ventisette, dobbiamo ancora ac-contentarci del 19,8%. Intanto laGermania progetta di portate unaconnessione a 50 Mbit al 75% dellapopolazione entro il 2014, la Fran-cia a 4 milioni entro il 2012, mentrein Usa la banda larga è già disponi-bile per il 95% della popolazione.L’Italia non è decisamente all’avan-guardia: lo si capisce anche dallamancanza nella legislazione di unadefinizione di banda larga. La Com-missione europea usa l’espressionebanda larga come sinonimo di con-nessione veloce, quindi quella assi-curata dalle fibre ottiche, che posso-no trasportare dati fino a 1 Terabit(cioè 1 milione Mbit). Attraversoquesti cavi possono passare, in digi-tale, telefonate, connessioni inter-net, fax, radio, canali tv, videocon-ferenze, etc. In pratica le fibre otti-che consentirebbero di spostare viacavo una moltitudine di attività cheoggi vengono trasmesse via etere (sipensi alla tv o alla radio) e di mi-gliorare le prestazioni di vecchi ser-vizi (come le telefonate, che potreb-bero costare tutte allo stesso modosia che si chiami in USA o al pianodi sotto). È evidente che una taleconvergenza va a vantaggio non so-lo dei cittadini, ma ancor più delleimprese soprattutto se ad un poten-ziamento della rete corrisponderàuna crescita dell’offerta del settorepubblico. Non a caso il piano Ro-mani è un importante corollario peril lancio dei servizi via internet del-la pubblica amministrazione, come

previsto dal piano Brunetta “eGo-vernment 2012”. Perciò quando èarrivato l’annuncio di Gianni Lettache i fondi per la banda larga saran-no disponibili a crisi finita, si puòcomprendere la delusione non solodi Confindustria e sindacati (inte-ressati ai 50mila posti di lavoro chesi creerebbero con i cantieri), maanche del mondo internet. La repli-ca di Confindustria è stata centratasulla necessità di investire nellabanda larga per riattivare la filieradell'Ict e gli investimenti in innova-zione digitale delle imprese. Il cal-colo di Confindustria è che per ognieuro investito se ne producono due

di aumento di atti-vità economica edi Pil. L’osserva-torio Assointernetinvece sottolineal’importanza dellabanda larga peruscire dalla crisi ecreare posti di la-voro.L’introduzione ela diffusione dellabanda larga non èsolo un fatto di fi-nanziamenti e ilcaso francese puòinsegnarci molto.La Francia non è

mai stata in prima fila nello svilup-po tecnologico: indietro sia nelladiffusione del telefono che nella dif-fusione di internet. Ora, però, l’am-ministrazione Sarkozy ha volutocolmare il gap che separa la nazionedalla Germania. Il primo caposaldodell’azione francese è stata la con-

Nuove tecnologie

correnza: tramite un’Authority del-le telecomunicazioni è stato apertodavvero il mercato. L’operatore sto-rico è stato perciò costretto a fron-teggiare nuovi concorrenti dinamicie innovativi. Ad esempio, la societàFree ha presentato un’offerta chiarae leggibile: 29,99 euro al mese per28 Mbit. Una cifra che non è maicambiata, malgrado l’offerta si siaarricchita. Gli effetti sono chel’operatore storico, Orange, con-trolla solo il 49% del mercato, men-tre il resto è appannaggio di Neuf,Free e di società più piccole. L’altro

fattore determinante è stato l’impe-gno di comuni e dipartimenti chehanno fatto pressione su France Té-lécom per estendere la banda larga atutto il paese. France Télécom hadovuto investire un miliardo di eu-ro. Quello che serve all’Italia èquindi invertire la tendenza che civede fanalino di coda anche in que-sta classifica. Un cambio di rottaculturale che ci faccia guardare allosviluppo delle reti telematiche so-prattutto per i servizi ed i contenutida proporre. In Finlandia la bandalarga è un diritto legale: Helsinki ha

deciso che tutti i cittadini devonocontare su almeno 1 Mbit, da esten-dere a 100 Mbit entro il 2015. In unmondo sempre più interconnessonon è possibile per un’impresa ita-liana competere con una europea do-tata di banda larga, di una pubblicaamministrazione online con una va-sta gamma di servizi accessibili inpoco tempo. Per un cittadino la con-vergenza su un unico cavo potrebbevoler dire più offerte che cumulinoinsieme abbonamento al telefono,alla tv, ad internet con una riduzionedei costi e soprattutto con una cre-scita della qualità e un rapporto piùimmediato con la PA. Il mix che puòportare l’Italia e le imprese a compe-tere ad armi pari è costituito sicura-mente da maggiori investimentipubblici, ma anche più concorrenzaed enti locali e pubblica amministra-zione attenti alle nuove opportunitàche si stanno aprendo in un mercatosempre più online. Un ragionevolemix di mercato e Stato, in una fase dicrisi come quella attuale, può trova-re le risorse necessarie per attivareun volano, la rete, che dovrebbe poiautoalimentare la propria crescita.Intanto, a commento del rapportoche ha visto crescere la banda largain Europa, Viviane Reding, commis-saria europea responsabile per le te-lecomunicazioni, ha ricordato comel’aumento della concorrenza garan-tisca servizi migliori e i consumatoriconsiderino l’accesso a internet inbanda larga un aspetto essenzialeRibadendo come la rete di nuova ge-nerazione (ad alta velocità) sia unpresupposto essenziale per l’affer-marsi di una economia digitale fortein Europa, la Reding ha dichiarato diaspettarsi un forte impulso alle ini-ziative per la diffusione della rete adalta velocità in tutti gli Stati membri.Speriamo che l’Italia non deluda leaspettative.

Stefano Minguzzi

La convergenza su un unico cavo potrebbe

voler dire più offerte che cumulino

abbonamento al telefono, alla tv, ad internet con una

riduzione dei costi e unrapporto più immediato

con la pubblica amministrazione

gersi al giudice di pace per avere la restituzione diquanto pagato indebitamente.Cosa fare se invece ci viene attivata l’Adsl, main realtà non l’avevamo richiesta?Si tratta di un classico servizio non richiesto, vergo-gnosa realtà del nostro paese che va avanti da anni,nonostante le nostre campagne informative per gliutenti e le tante denuncie a polizia postale, procuredella Repubblica, Agcom. Il tutto dipende dalla deli-bera n. 666 del 2004 dell’Authority sui contratti a di-stanza. Sappiate che se l’operatore illustra la possibi-lità di un contratto e si esprime il proprio assenso,questo viene registrato, stipulando un contratto vali-do civilmente a tutti gli effetti. È vero però che l’operatore anche in questo caso do-vrà notificarlo. Se non c’è stato alcun assenso, si do-vrà reclamare per la fattura giunta a casa, discono-scendo il servizio in quanto mai richiesto, non paga-re e attendere lo storno del documento; se questostorno non avviene, si dovrà attivare la conciliazione.Nel caso di compagnia che non vi aderisce, l’utentedovrà recarsi alla Camera di conciliazione ubicatapresso la Camera di commercio del proprio capoluo-go di provincia. Se anche in questa sede non si dovesse risolvere ilproblema bisognerà allora andare dal giudice di paceper chiedere l’accertamento negativo del credito ine-rente la bolletta (se fino a 5000 euro). Se l’importosupera questa cifra, il consumatore dovrà recarsi, in-vece, in tribunale, dove, con i tempi lunghi della giu-stizia e incaricando un avvocato, si vedrà finalmentestaccare il servizio mai richiesto e risarcire i danni.

C’è chi invece, la banda larga (più o meno) ce l’ha.Ma con essa anche una serie di problemi, colpa, mol-to spesso, delle compagnie che promettono e nonmantengono. Tre domande all’avvocato FrancescoLuongo del Movimento difesa del cittadino.Cosa fare se la velocità dell’Adsl non è quellapromessa dall’operatore?L’Antitrust è intervenuta anche recentemente sullecosiddette Adsl lumaca, sanzionando proprio perpubblicità ingannevole alcune compagnie. Per tute-larsi l’utente può andare su uno dei siti, ce ne sonomolti e sono gratuiti, dove si può misurare la veloci-tà media (ricordiamo che nelle offerte si parla di 4-7mega, ma si tratta della velocità di picco) e verifica-re se questa è troppo bassa. Il consumatore potrà inquesto caso reclamare nei confronti della compagniae attendere la risposta: se questa non arriva oppurese è negativa o insufficiente, potrà accedere alla con-ciliazione paritetica che gran parte delle compagnieormai prevedono con le associazioni dei consumato-ri. Porrà fine così una volta per tutte alla vertenza, ri-solvendo eventualmente anche il contratto. Cosa fare se ci dicono che la copertura c’è, sal-vo scoprire poi che non è così? In questo caso si tratta di un vero e proprio inadem-pimento del contratto. L’utente dovrà inoltrare recla-mo chiedendone la risoluzione e il risarcimento dellespese sostenute: es. bollette, attivazione del servizio,noleggio del modem o del router. In mancanza di ri-scontro positivo, anche in questo caso, attivare laconciliazione; quando anche questa non andasse abuon fine, il consumatore ha tutto il diritto di rivol-

I problemi di chi ce l’ha

C’è ancora molta confusione sui fondi destinati ad ampliare la banda larga in Italia. E mentre il resto dell’Europa registra la crescita costante della rete ad alta velocità, il nostro

paese si ferma al diciassettesimo posto a scapito dei consumatori e delle imprese

24%della popolazione della UEdispone di un contratto diaccesso in banda larga

1) Danimarca 37,3%2) Paesi Bassi 36,2%3) Svezia 31,3%4) Finlandia 30,7%5) Lussemburgo 28,8%6) Regno Unito 28,4%7) Francia 27,7%8) Germania 27,5%9) Belgio 27,5%17) Italia 19,8%

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INFOWEBwww.proprietaridicasa.orgwww.ambientediritto.it

n° 11 - dicembre 2009nforma10 Casa e Condominio

tempo di lettura: 6 minuti

accade spesso che, per tutta una seriedi circostanze, talvolta non del tuttofortuite, ciò non accada. In primoluogo è necessario che l’amministra-tore, nel momento in cui sottoscriveil contratto d'appalto, specifichi chel’opera viene appaltata, per il prezzo

Chi paga per gli imprevisti?

Questo mese parliamo dellenuove procedure di control-lo caldaia. Dal 15 ottobre

2009 è in vigore su tutto il territorionazionale il nuovo sistema di auto-certificazione degli impianti termicidenominato “bollino verde”. Con lanuova normativa, in occasione delleverifiche del rendimento di combu-stione (la “prova fumi”), la ditta in-caricata della manutenzione, oltre acompilare il libretto di impianto edil rapporto di controllo tecnico, do-vrà apporre su quest’ultimo un bol-lino verde (gratuito sia per il manu-tentore che per il cittadino). La pro-vincia di Torino, una delle più vir-tuose nel deliberare, effettuerà tra-mite l’Arpa ispezioni a campioneper accertare la corrispondenza del-le condizioni di esercizio e manu-tenzione rispetto a quanto dichiaratonella relazione di controllo, nonchéverifiche sulla sussistenza dei requi-siti delle imprese di manutenzione esulla correttezza e regolarità del lo-ro operato. L’ispezione è gratuitaquando effettuata su impianti conbollino verde, mentre per gli im-pianti senza bollino l’ispezione èonerosa ed i relativi costi sono a ca-rico del responsabile dell’esercizioe della manutenzione. Sul cittadinoricadranno anche le pesanti sanzioniamministrative comminate dallaprovincia nel caso venga affidatol’incarico di manutenzione alle im-prese senza abilitazione; in questocaso si parla di multe comprese tra i500 e i 3.000 euro. Le ditte di ma-nutenzione autorizzate al rilascio

COME NON FAR SALIRE I COSTI DEI LAVORI

L’iter che segue l’approvazione di lavori di rilevante entità e la loro esecuzione passa attraversoalcune fasi. Capita, però, che strada facendo i costi salgano, spesso ad arte, molto oltre quanto

preventivamente stabilito. Ecco come i condomini possono tutelarsi dalle brutte sorprese

La caldaia col bollino verde LE NUOVE PROCEDURE DI CONTROLLO

Con la nuova normativa la ditta incaricata della manutenzione rilascia unbollino. Previste sanzioni in caso di impresa priva di abilitazione

pattuito, a corpo, e che non sono pre-visti aumenti in corso di esecuzione;capita spesso, infatti, che il contrattovenga redatto dal direttore dei lavorio persino dall’impresa, dove sonocontemplati aumenti dei costi in pre-senza di difficoltà nell’esecuzione o

del bollino verde sono compresenell’apposito elenco regionale, chesi può consultare sul sito internetdella provincia. La validità del bol-lino verde è pari a 2 anni per gli im-pianti di potenza uguale o superiorea 35 kw e 4 anni per quelli di poten-za inferiore (le caldaiette autono-me). I nuovi impianti installati dopoil 15 ottobre 2009 si ritengono, in-vece, automaticamente provvisti dibollino, valido con le stesse scaden-ze sopra indicate. Per tutte le calda-ie autonome, però, è obbligatorioeffettuare almeno un intervento dimanutenzione l’anno e, ogni due an-ni, una analisi di combustione conmisura del rendimento. In ogni ca-so, la caldaia deve essere munita diun apposito libretto di impianto, sulquale i tecnici devono annotare ognivolta gli esiti di tutti i rapporti di

analisi o manutenzione. Qualora illibretto non dovesse essere presenteo fosse erroneamente compilato, incaso di controllo scatterebbero ulte-riori sanzioni amministrative a cari-co del cittadino. Ricordiamo che pergli appartamenti ceduti a titolo di lo-cazione, l’onere della manutenzionedella caldaia e della verifica dei fu-mi è a carico dell’inquilino, mentrela redazione di un nuovo libretto diimpianto (se non dovesse esserepresente) spetta al proprietario. Perquanto riguarda i costi, la dottoressaGiorgia Petruzzelli, della dittaOpe.ra srl., una delle prime societàtorinesi a munirsi della certificazio-ne per il bollino verde, consiglia di“non spendere più di 70 euro per laprova fumi e di 35 per la semplicepulizia dell’impianto, mentre per lafornitura e la redazione di un nuovo

libretto di impianto valutate solopreventivi inferiori ai 60 euro”.Sembra che la campagna “bollinoverde” promossa dalla provincia diTorino sia riuscita realmente a sen-sibilizzare i cittadini sul tema dellasicurezza degli impianti termici,tanto che, come conferma la dotto-ressa Petruzzelli, “rispetto agli scor-si anni le richieste per gli interventidi manutenzione caldaia e verificadel rendimento di combustione sonoin costante aumento, al punto cheabbiamo dedicato un’apposita lineatelefonica per rispondere a tutti co-loro che ci chiedono informazioni echiarimenti. Avere la certezza delfunzionamento di tutti i sistemi disicurezza della propria caldaia e delmassimo rendimento del bruciatoreè assolutamente fondamentale perevitare conseguenze sulla nostra in-columità e quella dei propri cari,che in alcuni casi possono essereanche molto gravi. Siamo molto fe-lici che la popolazione torinese ab-bia reagito positivamente a questacampagna”. Tutto questo per evitare aziendeabusive: sempre più spesso il mer-cato richiede, infatti, tecnici che ab-biano effettuato corsi e aggiorna-menti tenuti da relatori seri e com-petenti. Informatevi sempre primadi pagare il bollino verde, richiede-te la fattura e allegatela alla dichia-razione.

Walter RavioloAmministrazioni e consulenze

immobiliari Torino

imprevisti. I condomini e l’ammini-stratore, pertanto, dovranno verifica-re che il contratto rechi, nonostante ilrichiamo al capitolato, l’espressione“a corpo” per il prezzo relativo al-l’intera opera e che non siano con-templati aumenti se non nei casi pre-visti dalla legge (gravi problemi geo-logici o idrici), mentre i maggiori co-sti derivanti da circostanze non veri-ficate o verificabili dall’impresa fan-no parte dell’alea del contratto adonere dell’appaltatore. La Cassazio-ne, infatti, di recente (sent.13/03/2009, n. 6202 e sent. 15 luglio2008 n. 19491) ha stabilito che “l’ap-paltatore non è esentato da responsa-bilità qualora gli sia stato ordinato diseguire un progetto e questo presentidegli errori, atteso che l’esecutore ètenuto a segnalare gli errori presentinel progetto e solo qualora, a seguitodi sua denuncia, il committente riba-disca la sua volontà originaria, puòsottrarsi a responsabilità”; per cuil’appaltatore è responsabile in ogni

caso, qualora l’opera non sia esegui-ta a regola d’arte al prezzo stabilito,anche in caso di incarico per lavoriparziali, a meno che esegua il lavoroin completa dipendenza del commit-tente o abbia ricevuto espresse istru-zioni di seguire un progetto difettoso.Alla fine dei lavori, inoltre, qualorasi riscontrino dei vizi, il committente(nella specie l’amministratore) è te-nuto a denunciarli entro sessantagiorni dalla scoperta, pena la deca-denza dalla garanzia, e ad agire ingiudizio entro due anni dalla conse-gna dell’opera, ai sensi dell'art. 1667c.c. È da rilevare, infine, che la ga-ranzia decennale per gravi difetti del-l’opera, qualora non sia prevista con-trattualmente, non si applica alle ri-strutturazioni, bensì alle sole nuovecostruzioni (Cass. Sent. 20/11/2007,n. 24143).

Paolo GattoPresidente Nazionale

A.L.A.C.

L’amministratore, al momento del contratto,specifichi che il lavoroviene appaltato per il

prezzo pattuito “a corpo” e che non

sono previsti aumenti in corso d’opera

Gli appalti nel condominio,come in altre realtà economi-che, rappresentano una rile-

vante occasione per spostamenti dicapitale e, per tale motivo, costitui-scono una materia delicata dal puntodi vista economico e sociale. Proprio l’articolazione delle compe-tenze e la rilevanza delle somme im-pegnate nei lavori di rilevante entitàdel condominio rappresentano i mo-tivi che ne determinano l’importan-za. Normalmente, l’iter che seguel’approvazione di questi lavori e laloro esecuzione passa attraverso leseguenti fasi:

Decisione di esecuzione di lavori:l’assemblea approva l’esecuzione edà mandato all’amministratore di ri-chiedere ad un tecnico (geometra oarchitetto) la redazione di un capito-lato che contenga, nel dettaglio, i la-vori necessari.

Scelta dei preventivi: successiva-mente amministratori e condominipresentano a proprie ditte di fiducia ilcapitolato, il quale viene “compila-to” con i prezzi per ciascuna vocerappresentata; dopo di che l’assem-blea, appositamente convocata, sce-glie il preventivo e ne approva la spe-sa, quindi dà mandato ad un tecnicoper la direzione dei lavori e per lanormativa sulla sicurezza e l’ammi-nistratore sottoscrive il contratto diappalto con l’impresa.

Pagamenti: normalmente vengonoconcordati con l’impresa in diversetranches a seconda dei rapporti di“stato avanzamento lavori” redattidal direttore, oppure in rate periodi-che di minore importo (normalmentemensili); per lo più i condomini scel-gono queste ultime e l’amministrato-re versa all’impresa secondo iS.A.L., ma il pagamento può avveni-re, anche nei confronti dell’impresa,secondo scadenze fisse.

Collaudo: alla fine dei lavori untecnico (che opportunamente nondovrebbe essere il direttore dei lavo-ri) esegue il collaudo e redige il rap-porto di fine lavori che, se sottoscrit-to dall’impresa, determina il momen-to della “consegna dell’opera”.Troppo spesso, peraltro, si verificanoproblemi che determinano l’imprevi-sto aumento dei prezzi a carico deicondomini. È da rilevare che il con-tratto d’appalto si contraddistingueper l’autonomia tecnica e di mezzidell’appaltatore e per il conseguenterischio che incombe sullo stesso, percui i condomini dovrebbero essereben istruiti sui loro diritti; purtroppo,

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Page 11: Informaconsumatori - dicembre 2009

INFOWEBwww.agenziaentrate.it

n° 11 - dicembre 2009nforma 11

Il servizio RiciclaCasa e Lavoroconsente di liberarsi in manieracomoda e conveniente dei rifiu-

ti ingombranti, arredi dismessi, di-vani, frigoriferi, lavatrici, materassi,computer e tv ormai vetusti o sosti-tuiti da un nuovo acquisto, ecc.Le modalità del servizio, che si pre-nota con una telefonata allo 060606del Comune di Roma o allo06.22772246 del Consorzio Marte,

prevedono la soluzione di ogni pro-blema di ritiro con preventivi perso-nalizzati che vanno dal minimo di €13,75 se il ritiro è al piano stradale evariano su cifre comunque contenuteper i ritiri al piano di abitazione e dilavoro (compresi box e cantine). Ilpersonale è accreditato e identifica-bile da cartellino e divisa. Gli opera-tori non sono comunque autorizzatiad entrare nelle abitazioni private(anche se esiste uno specifico servi-zio per persone disabili trattato diret-tamente dal Consorzio Marte Euro-service). Il Servizio RiciclaCasa eLavoro prevede che tutto il materialeprelevato venga differenziato e av-viato a impianti di trattamento per ilrecupero ed il riciclo. Al cittadinoverrà inviata la copia del Formulariodi Identificazione Rifiuto – FIR, nel

Il Consorzio Marte Euroservice

Il servizio RiciclaCasa e La-voro, varato dalla SocietàServizi Ambientali gruppoAMA srl, è affidato al Con-sorzio Marte Euroservice, divisione ambientale. Dal 2004 adoggi sono stati forniti oltre 160.000 servizi di raccolta e recu-pero, prelevando oltre 22.000 tonnellate di rifiuti, debitamenteinviati in impianti di “riciclo” e recuperati nel ciclo produttivocome materie prime seconde, attuando così un servizio am-bientale unico e irrinunciabile per una metropoli come Roma. Apartire da gennaio 2006 poi, in ragione del successo riscosso, èstato possibile estendere il servizio anche alle utenze commer-ciali, aumentando in modo considerevole il numero di contattigestiti. “Riciclacasa” è divenuto così “Riciclacasa e Lavoro”.

Info: www.consorziomarte.itwww.amaroma.it

quale è indicato l’impianto di recu-pero e trattamento dove è stato con-ferito il rifiuto. Il servizio di raccoltaè reso per appuntamento tutti i giorni(dal lunedì al sabato) nei seguentiorari: dal lunedì al sabato, esclusi ifestivi, dalle ore 09.00 alle ore 18.00,orario continuato. Il servizio è garantito entro 90 minu-ti dall’orario fissato di appuntamen-to. Per modificare l’orario di appun-tamento, il cittadino dovrà richiama-re lo 060606 entro le 24 ore dallaprenotazione del servizio. Il cittadi-no, a servizio effettuato, pagheràl’operatore con denaro contante o as-segno, contestualmente gli verrannorilasciati documento attestante l’av-venuto pagamento e una delle copiedel FIR (Formulario di Identificazio-ne Rifiuto), che firmerà per ricevuta.

RiciclaCasa e Lavoro, per unacittà più vivibile e più pulita

Dove siamoDeposito e Logistica: Via del Maggiolino, 80 00155 RomaImpianto: Via Collatina, 404 - 00155 RomaTel. 06 22772246E-mail: [email protected]

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Ici, un tributo di fine annotempo di lettura: 9 minuti

A CHI SPETTA PAGARE L’IMPOSTA

Dicembre non è solo il mesedelle feste natalizie e dellatredicesima, ma è anche il

mese del pagamento a saldo dell’Ici,vediamo quindi chi è tenuto al paga-mento di questo importante tributo.L’imposta è dovuta da chi detiene ildiritto di proprietà sull’immobile o,se sul bene è costituito un diritto diusufrutto, dall’usufruttuario, o anco-ra, se siano costituiti sull’immobilediritti di enfiteusi, uso, superficie, dachi ne è titolare.Nel caso di leasing è tenuto al paga-mento il soggetto che utilizza il be-ne, costituendo questo caso una de-roga al principio inerente al posses-so. Si tenga con-to che, essendol’Ici un tributoche si basa sulpossesso, alcuniatti che possonoconfigurarneuno futuro (peresempio i con-tratti prelimina-ri) non determi-nano il sorgerein campo al pro-missario acquirente di nessun obbli-go d’imposta, in quanto sono con-tratti solamente obbligatori, cioè im-pongono alle parti di concludere unatto futuro. Così, nel caso in cui du-rante l’anno avvenga una cessionedell’immobile, il proprietario ceden-te sarà tenuto al pagamento fino alladata in cui risultava avere il posses-so in virtù del diritto reale (in questocaso la proprietà). Un’importantenovità è stata introdotta nell’anno2008, esentando totalmente dal pa-gamento dell’Ici la casa principalecon le sue pertinenze, considerandoquesta l’immobile dove il contri-

buente dimora secondo le risultanzeanagrafiche; inoltre, i fabbricati con-cessi in uso gratuito ai familiari, checostituiscono casa principale perquesti ultimi, esonerano dal paga-mento il concedente. Occorre preci-sare che l’esonero non trova applica-zione per gli immobili che risultanoessere di categoria catastale A/1,A/8, A/9 in quanto considerati dipregio. Tra i soggetti non tenuti alpagamento del tributo occorre ancheannoverare il coniuge separato nonassegnatario, cioè il soggetto chenell’ambito di una separazione lega-le, benché proprietario o compro-prietario dell’immobile con l’ex co-

niuge, non puòabitare nella sud-detta casa; questaesenzione è subor-dinata al fatto cheil coniuge non as-segnatario non ab-bia altro immobilead uso abitativonel medesimo co-mune. Sono sog-getti al pagamentodell’imposta co-

munale sugli immobili, quindi, i fab-bricati, con le eccezioni di cui sopra,le aree edificabili sulla base del va-lore venale e i terreni agricoli sullabase del reddito dominicale, ecce-zion fatta per i terreni montani. Lemodalità di pagamento del tributopossono essere diverse: attraverso ilmod. F24 (in questo caso avvalendo-si anche della compensazione dieventuali crediti), utilizzando unbollettino di conto corrente postale,normalmente predisposto dal Comu-ne oppure provvedendo al versa-mento direttamente presso la tesore-ria. Ma come si calcola l’imposta?

Occorre determinare il valore del-l’immobile in base alla rendita cata-stale moltiplicata per il relativo co-efficiente (si tenga presente che que-sto cambia a seconda del tipo d’im-mobile) o in base al valore venale(se si tratta di un’area edificabile).Una volta compiuta questa opera-zione, si moltiplica l’aliquota previ-sta nel comune dov’è ubicato l’im-mobile per il valore determinato e siottiene l’ammontare totale del tribu-to. Il versamento, che si dovrà effet-tuare entro il 16 dicembre, è pari al-la metà del tributo calcolato, essen-do l’altra metà già stata versata nelmese di giugno; qualora a ciò non sisia provveduto, ad esempio per di-menticanza, si potrà procedere a re-golarizzare la propria posizione ver-sando la parte non corrisposta e pa-gando così le sanzioni in forma ri-dotta (ravvedimento operoso) e i re-lativi interessi per il ritardo. Questapossibilità di “regolarizzazione” èconsigliata in quanto le sanzioni che

si applicano con lo strumento del“ravvedimento operoso” sono note-volmente inferiori a quelle previstein via ordinaria. Si ricordi da ultimo che essendoquesto tributo una delle risorse piùimportanti per i Comuni, gli stessiormai da alcuni anni si sono orga-nizzati per controllare con celerità eprecisione le posizioni debitorie deicittadini tenuti al pagamento; quindi,una corretta determinazione del tri-buto ed un puntuale versamento del-lo stesso significano evitare inutiliquanto gravose sanzioni che potreb-bero derivare da un errato conteggioo da un versamento tardivo. Nell’au-gurare buone feste ai lettori di “Infor-maconsumatori” diamo a tutti appun-tamento a gennaio 2010 con le novitàdella Legge Finanziaria, sperandonon siano portatrici solo di sacrifici,ma anche di qualche beneficio.

Alberto Bellantuoni Presidente ANT – Lapet Genova

Dall’anno 2008 è stata totalmente esentata dal pagamento dell’Imposta comunale immobili lacasa principale con le sue pertinenze. Il tributo resta tuttavia in vigore per alcune categorie dicontribuenti. Vediamo insieme quali e le modalità per provvedere al versamento in scadenza

Essendo questo tributouna delle risorse più

importanti per i Comuni, gli stessi si sono organizzati per

controllare con celeritàe precisione le posizioni

debitorie

No allo scontrino gratta & vinciNessun gratta & vinci sugli scontri-ni fiscali: lo ha reso noto il sotto-segretario all'economia AlbertoGiorgetti. Era stata, infatti, paven-tata l'ipotesi dell'inserimento in Fi-nanziaria di una norma di questogenere. In realtà, avrà immediataattuazione una norma leggermentedifferente. Si chiama "Il resto ingioco" il provvedimento che offre,infatti, la possibilità di giocare ilresto dei soldi di un acquisto inun'estrazione immediata. In ognicaso, questo tipo di iniziative miraa invogliare i consumatori a chie-dere lo scontrino per combatterel'evasione fiscale.

Tredicesima in fumo Altro che regali, cenoni di fine an-no e vacanze all’estero. I 35,2 mi-liardi di euro della tanto attesa tre-dicesima avranno una destinazionemolto meno divertente: serviran-no, infatti, a pagare tasse, bolli,canoni, mutui e rimborsi dei debiti.“In fumo” andrà almeno il 75,7%dell’introito di fine anno, secondole stime di Adusbef e Federconsu-matori. Ben 26,3 miliardi di eurosarebbero destinati alle scadenzedi dicembre: 4,9 miliardi per l’RcAuto, 2,5 miliardi per pagare pre-stiti e ratei. Per andare incontro al-le famiglie le due associazioni deiconsumatori tornano a chiedere unbonus fiscale di 1.500 euro per iredditi inferiori ai 25mila euro. IlCodacons, invece, proponecomemisura la detassazione delle tredi-cesime e l’anticipo dei saldi.

In breve

Risparmio e Fisco

Page 12: Informaconsumatori - dicembre 2009

INFOWEBwww.forum.informaconsumatori.it n° 11 - dicembre 2009

nforma12 Fermo posta

Non aprite quel dispenser!10/11/2009 - Ho acquistato in un negozio “Sephora” di Roma un fondotintaprodotto dalla ditta Lancome, costo Euro 33.00. Aperta la confezione, ho trovatoil dispenser staccato dal flacone e parte del contenuto sparso all’interno. Il giorno

dopo mi sono recata presso il negozio per chiedere la sostituzione, ma la responsabilemi ha liquidato dicendo che sicuramente ero stata io a rompere il dispenser. Davanti aquesto comportamento arrogante, mi sono ritirata beffata, offesa e mortificata. Horaccontato poi l’accaduto all’Ufficio Clienti, che, nel giro di poche ore, oltre alle scuse, mifaceva presente che a breve sarei stata contattata da un responsabile al quale farpresente la situazione. A tutt’oggi, malgrado i mie ripetuti solleciti, questo contatto nonè mai avvenuto.

Bianca Maria B.

@

SENZA COMMENTO

011 7701264 [email protected] www.informaconsumatori.it@

Non c’è posta per me13/11/2009 - Ho un problema per gravissimi disservizi da parte di Poste Italiane.Nella mia strada (Via Veientana, Roma) è dal 2007 che il servizo postale di recapitoposta ordinaria va continuamente peggiorando. Ho fatto numerosissimi reclami sia

direttamente all’ufficio smistamento di zona che al call center di Poste italiane. Ho anchescritto fax di minaccia di denunce per interruzione di pubblico servizio. Nulla è accaduto.La corrispondenza è fondamentale per il nostro studio professionale per intrattenererapporti con la clientela. Ormai da circa un anno la posta viene recapitata con intervalliaddirittura di 20 giorni (30 l’estate passata)! Quando mi sono recato (numerosissimevolte) al centro smistamento di Via Valle Muricana a Roma sono sempre stato trattato consufficienza e arroganza dalla direzione dell’ufficio che con molta indifferenza espudoratezza ogni volta mi consegnava a mano pacchi di corrispondenza a me indirizzatagiacente presso il centro. In pratica svolgo il servizio self service per conto loro. Lasituazione non è più sostenibile, voglio sapere cosa devo fare per i miei diritti.

Gian Luca B.

@

Il balzello che rientra dalla finestra04/11/2009 - Per una volta è un’ azienda che, dietro consiglio del ministerodell'Economia, si rivolge a voi. Come ben sapete un recente provvedimento del

governo ha costretto le banche ad eliminare la commissione sul massimo scoperto, normache nelle intenzioni del legislatore voleva essere uno sgravio di costi per le imprese. Ciòdetto, alle aziende che, come la mia, non utilizzano il fido concesso e, si badi bene,obbligatorio per adempiere ad un’ altra normativa (per le imprese di autotrasporti ènecessario dimostrare una capacità finanziaria pari almeno a.50000 euro), le banche,facendo riferimento sempre allo stesso decreto, fanno pagare una percentuale sul fidoconcesso, indipendentemente dal suo uso. Mi domando e domando a voi, tutto ciò e lecito?Possibile che un balzello cacciato dalla porta si ripresenti, ingigantito, dalla finestra?Accetto consigli.

Paolo T.

@

Credito residuo: una questione di principio30/10/2009 - Mi trovo in una situazione di stallo: sono trascorsi ormai 30 giornidal passaggio di gestore telefonico (da Wind a Coop), ma tuttora non mi hannotrasferito il mio credito residuo (15,03 euro). Volevo semplicemente chiedervi cosa

dovevo fare, visto che è già da 20 giorni che vengo passato da un gestore all’altro,senza avere risposta: la Wind dice di aver effettuato il trasferimento, mentre Coopconferma che il trasferimento non è avvenuto! Io ho sempre contattato gli operatori deidue gestori, ma con nessun risultato. Sottolineo il fatto che non sono i 15 euro che miinteressano, ma è una questione di principio!

Matteo C.

@

Rimborso del biglietto? Una partita persa31/10/2009 - Mio figlio ha acquistato 2 biglietti per vedere il Napoli, uno“uomini” e uno “donne” spendendo la cifra di euro 131 complessivi. Suo malgrado,sia lui che la sua ragazza sono stati colpiti dall'influenza, quindi, impossibilitati ad

essere allo stadio. Oggi ho provato alla tiketteria dove ha acquistato i biglietti ad avereun rimborso anche pagando una giusta penale. Ci dicono che non è possibile alcunarestituzione e che non si possono sostituire i nomi, in definitiva devo perdere 131 euro.Quanto sopra lo giudico un vero abuso e credo che infrange anche qualche norma suldiritto dei consumatori e della facoltà di ripensamento. Domenico G.

@

Il 9 novembre Salvatore ci ha chiesto:Mi trovo in un momento di difficoltàeconomica avendo due figli ancorapiccoli e una moglie che attualmentenon ha un vero e proprio lavoro. Cisono tuttavia delle spese che non pos-so rimandare oltre e stavo quindiconsiderando l’ipotesi di chiedere unprestito o un finanziamento. Trovocontinuamente sul parabrezza della

Il 23 settembre da Roberta di Rignano:Volevo informarvi che a RignanoFlaminio, in provincia di Roma, èimpossibile avere il collegamento in-ternet via adsl. Ho interpellato Windche mi ha fatto un contratto garan-tendomi la rete, ma dopo un mese miha comunicato che non potevano for-nirmi il servizio (ovviamente l’offer-ta comprensiva di internet illimitatonon è variata, quindi pagavo per un

servizio che non potevano offrirmi).Il problema pare fosse nella centraleTelecom. Ho interpellato Fastweb,stessa risposta. Ho chiamato Tele-com e mi è stato detto che non ci so-no numeri disponibili nella centrale.Mi domando, ma avere internet(specialmente nelle famiglie con ra-gazzi che lo usano per la scuola) nondoveva essere un diritto?

Nostro servizio a pagina 7

Nostro servizio a pagina 9

Dalle vostre

richiestele nostre

inchieste

Cari lettori, pubblichiamo in queste pagine alcune delle vostre numero-sissime lettere. Continuate a scriverci e a telefonarci: le vostre segnala-zioni ci offrono spunti preziosi per inchieste specifiche, che la nostra re-dazione giornalistica condurrà come sempre con l’aiuto degli esperti delsettore. E soprattutto ci consentono di condividere i vostri problemi con

tutti coloro che eventualmente si trovano nella stessa condizione. Perquestioni specifiche, per le quali avete bisogno di risposte immediate edi natura “tecnica”, vi rimandiamo al nostro sito internet www.informaconsumatori.it dove potrete trovare modulistica e letteretipo per il vostro caso, oltre a consigli pratici e link utili.

mia auto pubblicità di finanziarieche sembrano regalarti soldi con po-co più in cambio. Si parla tanto an-che di cessione del quinto. Sarei ten-tato, ma mi chiedo: cosa succede semalauguratamente dovessi perdere illavoro e quindi lo stipendio? Non so-no persona molto propensa al debitoe la cosa mi preoccupa un po’.

La linea della discordia28/10/2009 - Ero abbonato con Tele 2 per la telefonia fissa tutto compreso,quando, il 7 luglio, mi viene a mancare la linea; nonostante tutte le chiamate fattecon il cellulare e i reclami scritti presentati alla responsabile per la clientela, non

ho avuto nessun riscontro positivo. Alla fine mi sono dovuto rivolgere a Telecom, conevidente aggravio di spesa, ma finalmente, il 17 ottobre, ho di nuovo la linea telefonicae di conseguenza scrivo una lettera a Tele 2 comunicando la disdetta con loro. A brevemi contatta la stessa per avere conferma, dicendomi che non avrei dovuto pagarenessuna penalità, ma ciò risulterà falso poiché mi giunge una bolletta da pagare nonspecifica per cosa. Non la prendo in considerazione. In seguito mi contatta la Ge.Ri. diMilano chiedendomi se avrei pagato o no, la mia risposta è negativa. Sembrava finitalì, invece, ora mi giunge una lettera sempre dalla Ge.Ri. con la quale mi si impone ilpagamento di quella bolletta entro 7 giorni, naturalmente triplicata e datata 14 ottobre.La domanda è: perché dovrei pagare per un servizio che non ha più funzionato da quel7 luglio?

Claudio

@

Nostro servizio a pagina 10

Il 16 novembre Piero N. ci ha scritto:Vi scrivo per segnalare (per l’ennesi-ma volta) problemi con il mio ammi-nistratore di condominio. Ho semprepensato che fosse poco onesto, ancheperché percepisce un compenso mol-to più basso degli altri preventivi checi hanno fatto, ma poi siamo semprealle prese con lavori molto costosi.

Mi è venuto il dubbio che si prendala percentuale. Fatto sta che ora dob-biamo cambiare la caldaia, passere-mo al metano. Il mio è un palazzo di12 piani e l’intervento è già costoso,ma non vorrei che alla fine spuntifuori, come al solito, un prezzo anco-ra più alto. Come si può fare?

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INFOWEBwww.forum.informaconsumatori.it 13

n° 11 - dicembre 2009nforma Fermo posta

Reporter per caso

Le cinque risposte dell’avvocato

Io e mia moglie siamo partiti dal mio paese per recarci a prendereil treno alla stazione ferroviaria di Montello/Gorlagoli, provincia diBergamo. A parte il fatto che nella sala di attesa non c’era neancheuna sedia per potersi sedere, il treno delle 13.20 su cui siamo salitiè arrivato a Brescia con 30 minuti di ritardo. Per “fortuna” anchel’Eurostar che avevamo prenotato da Brescia aveva 8 minuti diritardo, così siamo riusciti a prenderlo. Siamo arrivati a Mestre circa10 minuti oltre l’orario previsto e qui scopriamo che il treno perCodroipo era stato soppresso. Abbiamo atteso quello dopo, ma lecarrozze erano strapiene di gente e non siamo riusciti a salire, così,altra attesa, altro treno. Saliti su questo, abbiamo trovato sì il postoa sedere, ma altra sorpresa, non c’era dove mettere le valigie.Finalmente alle 18.38 siamo arrivati a destinazione. Aldilà deldisservizio e del disagio subito, mi chiedo come cliente e cittadino:chi progetta le carrozze, le stazioni, le sale di attesa? E chi è che si

Cara redazione ti scrivo...

POTETE TROVARE TUTTE LE ALTRE SEGNALAZIONI SUL NOSTRO SITO www.informaconsumatori.it

10/11/2009 - La mia ragazza si è iscritta a due corsi nel mese di agosto, maè stata licenziata e non potendo sostenere le spese, ha telefonato ed inviatoun’e-mail al centro raccontando il fatto (purtroppo non aveva capito di dover

spedire anche una raccomandata). Sembrava tutto ok, ma nel frattempo è arrivatauna lettera dell’istituto che chiedeva un rimborso per il corso mai sostenuto. Dalnostro punto di vista c’è stato un raggiro ed essendo una straniera hanno giocatosulla poca chiarezza dei termini per la disdetta. Come dovremmo comportarci?

Sabino M.

UN VIAGGIO ALLUCINANTE

R: Non è molto chiaro come si siano svolti i fatti, soprattutto la tempistica. Ilcontratto probabilmente prevedeva un termine entro cui far pervenire la ri-chiesta di recesso e questo indipendentemente dalla forma della comunica-zione, cioè e-mail o raccomandata. Se il recesso è pervenuto in tempo utile,la sua ragazza non dovrà pagare alcunché. In ogni caso, le consiglio di affi-dare la pratica all’ufficio legale di un’associazione di consumatori di sua fi-ducia, affinché risponda formalmente alla richiesta dell’istituto in questione.

R: Secondo quanto stabilisce l'art. 132 del Codice del consumo, il venditore èresponsabile, a norma dell'articolo 130, quando il difetto di conformità si ma-nifesta entro il termine di due anni dalla consegna del bene. Il consumatore,tuttavia, decade dai diritti previsti dall'articolo 130, comma 2, se non denun-cia (aggiungerei... per iscritto) al venditore il difetto entro il termine di duemesi dalla data in cui l’ha scoperto. Il punto è che, mentre nell'ipotesi in cuiquesto si manifesti entro i primi sei mesi dalla consegna sussiste una pre-

R: Per prima cosa le consiglio di assumere informazioni sulla “ditta”. Peresempio: cerchi di capire anche tramite una visura presso la Camera dicommercio se si tratta di una società o di una ditta individuale/persona fi-sica. In quest’ultimo caso richieda per posta un certificato di residenza deltitolare ed invii una lettera raccomandata a/r con cui contesta il lavorosvolto e chiede il risarcimento del danno causato allo specchio di sua pro-prietà. Se ciononostante non ottiene alcun riscontro ed il danno non supe-ra i 500/1.000 euro, francamente, non le consiglio di intraprendere un giu-dizio nei confronti del traslocatore, posto che le spese “vive” di giudizio asuo carico, almeno all’inizio, potrebbero di gran lunga superare il valoredello specchio! Faccia in ogni caso delle foto e raccolga, se possibile, delletestimonianze scritte sull’accaduto.

Ogni mese selezioniamo l’articolo o la lettera più significativa pervenuta alla nostra Redazione

Un nostro legale risponde a cinque vostri quesiti scelti per l’interesse e l’attualità del contenuto

21/10/2009 - Il 22/09/2009 ho stipulato un rogito, di-ventando ufficialmente proprietaria di una casa appenacostruita comperata sulla carta; naturalmente ho dovuto

saldare quanto pattuito dal preventivo. Al momento della firma ilgeometra si è rifiutato di mettere a verbale che la basculante del box è danneggiata(ho una botta e un graffio non grandi, ma visibili) e la motivazione è stata: per un dan-no del genere la casa fornitrice non ce la cambia. Negli infissi altre magagne: ho unafinestra danneggiata perché montata male e alla mia richiesta di sostituirmela la ri-sposta è stata che costa troppo fare il lavoro, quindi te la tieni così. Visto che io ho ac-quistato questa casa nuova, è normale che mi debba accontentare delle cose danneg-giate e delle risposte che mi danno?

Ivana R.

4

26/10/2009 - Ho acquistato un anno fa presso un centro commerciale del-la mia città un piumone pagato 199 euro e risultato difettoso al primo lavag-gio (pulito in lavanderia secondo istruzioni allegate al capo). Mi sono recata nel

negozio per avere spiegazioni e la commessa mi ha detto di non poter fare nientepoiché è passato un anno dall'acquisto. Volevo sapere, visto che la legge dice che itermini per un cambio merce difettosa è di 2 anni, come posso tutelarmi? Non pote-vo accorgermi del difetto prima del lavaggio avvenuto poche settimane fa poiché siè presentato solo dopo il lavaggio stesso.

P. F.

3

03/11/2009 - La ditta che mi ha effettuato il trasloco mi ha rotto uno spec-chio che, però, molto gentilmente (e qui sta il raggiro) si sono offerti di ripa-rare. Io purtroppo ho già pagato il tutto in contanti (mi sono fatto rilasciare una

sorta di ricevuta di pagamento, la fattura mi deve ancora pervenire). Adesso è pas-sato più di un mese e del mio specchio non c’è traccia, ma nemmeno della ditta, nonrispondono al telefono e l’unica volta che sono riuscito a contattarla mi hanno trat-tato come se fossi uno insistente. Cosa posso fare per far valere i miei diritti?

Genna

2

1

R: Gentile lettrice, recentemente il Garante della privacy ha chiarito che il trat-tamento dei dati “non pubblici” del cittadino per finalità promozionali rendenecessario il preventivo e specifico consenso dell’interessato. Quindi, chi ef-fettua pubblicità di qualunque genere ha l’obbligo di dare l’informativa ai cit-tadini e acquisirne il consenso prima di qualsiasi comunicazione. Questo deveessere specifico e manifestato liberamente, non è sufficiente un consenso ge-nerico, espresso magari per scopi diversi come l'effettuazione di un ordine diacquisto. La violazione dei suddetti principi rende illecito il trattamento e inu-tilizzabili i dati. Le consiglio, quindi, di inviare una lettera tramite fax alle va-rie società di telecomunicazioni, con la quale si oppone, ai sensi dell’art. 13della legge n.675/1996, al trattamento dei dati personali da parte della socie-tà finalizzato all’invio di pubblicazioni promozionali, acconsentendo ad essoesclusivamente per la gestione di ordini di acquisto e non anche per comuni-cazioni commerciali o ricerche di mercato.

Avv.Franca Argese

occupa della programmazione dei trasporti? Sono ormai più di 40anni che uso il treno per spostarmi per motivi vari. Non mi è maicapitato che in una sala di attesa non ci fosse neanche una sedia.Non mi è mai successo di non riuscire a salire su un treno con dellecarrozze dove non c’era il posto per i bagagli. Chiedo a lor signoriche stanno al governo, al Ministro dei trasporti, ai responsabili delleferrovie italiane, dove è l’efficacia e l’efficienza del trasporto? Qui ilmerito a chi lo date? Vi inviterei a spendere meno parole suigiornali, alla radio, alla televisione e ad utilizzare quel tempo perandare a vedere come funziona il servizio nel nostro paese. Forse cisarebbe bisogno anche di ascoltare di più i pendolari, i cittadini cheusano il treno tutti i giorni, sicuramente verrebbero da loro dellebuone e valide proposte su come progettare le carrozze, le stazionie le sale di attesa e su come andrebbe programmato il trasporto. Emagari funzionerebbe tutto meglio.

Francesco L.

R: Gentile signora, nel verbale di consegna deve essere inserito tutto ciò cherisulta essere difforme a quanto pattuito, altrimenti si presume la piena ac-cettazione dell'opera consegnata alla data di compilazione. Ciò vale per i vizipalesi o comunque facilmente riconoscibili come quelli da lei descritti. In ognicaso, non dia retta al geometra e faccia una bella raccomandata all’impresacostruttrice (immagino anche venditrice dell’immobile) in cui contesta for-malmente tutti i difetti e vizi riscontrati nell’immobile chiedendo la loro elimi-nazione salvo il risarcimento del danno. Ai sensi degli artt. 1476 e 1490 delnostro codice civile, infatti, il venditore è tenuto, prima di tutto, a garantireche la cosa consegnata sia esente da vizi che la rendano inidonea all’uso a cuiè destinata o ne diminuiscano in maniera apprezzabile il valore.

Avvocato in Milano,opera nell’assistenzagiudiziale, stragiudi-ziale e societaria diimprese industriali ecommerciali.

04/11/2009 - Potete aiutarmi a capire come mi devo comportare con le va-rie Tim, Vodafone e Wind, perché non mi inviino più fax con i vari piani tariffa-ri? Sono almeno 5-6 al giorno con la conseguenza dello spreco e del costo di car-

ta e inchiostro. Sono veramente stanca, ho rimandato anche indietro diversi fax, masenza nessun risultato. Potete darmi dei consigli?

Una cittadina

5

sunzione di non conformità a favore del consumatore, per idifetti che si manifestano successivamente, invece, è il con-sumatore stesso che ha l'onere di provare che in realtà,sussistevano già al momento della consegna. In altri termini, qualora decidesse di agire nei confronti del-la venditrice, lei dovrebbe dimostrare e provare (con onerea suo carico) che si tratta di un vizio di fabbricazione e non,per esempio, di un difetto cagionato da un lavaggio inap-propriato della lavanderia.

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INFOWEBmieicosmetici.blogspot.com n° 11 - dicembre 2009

nforma14 In casaC

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Il Natale al tempo della crisiPer qualcuno è soltanto psicologica, per qualcun altro è già tra i ricordi del passato, per la maggior parte è reale e si fasentire, anche a Natale. In tempo di crisi l’arte del recupero, del riciclo e del fai-da-te si fa ancora più preziosa e si indi-rizza verso due obiettivi: risparmiare ed essere all’altezza della situazione. Con la consueta fantasia e la voglia, perchéno, di sorprendere. Rendere la propria casa accogliente per le feste o preparare doni personalizzati e, soprattutto, rea-lizzati con le proprie mani è un’attività economica, divertente e alla portata di tutti. Se è vero che è il pensiero quello checonta, è anche vero che, pur in ristrettezze economiche, il piacere di fare un regalo non può essere messo in discussione.Sono innumerevoli i modi con cui si può rendere la casa adatta all’atmosfera natalizia. Così, ad esempio, la carta da paccoriciclata può trasformarsi in una coloratissima tovaglia per le feste. Sarà sufficiente unire i fogli e ricoprire il tutto con lapellicola trasparente per renderla impermeabile. La frutta stagionale, come mandarini e mele, può sostituire, invece, ledecorazioni dell’albero, profumando l’ambiente e rendendolo originale. O ancora, ghirlande di arance seccate e foglie pos-sono accogliere gli ospiti sulla porta o diventare segnaposto per la cena della Vigilia. I biscotti speziati a forma di angelo,stella, luna o orsetto si trasformano in piccole decorazioni o, se confezionati in una bella scatola di latta, possono di-ventare un regalo profumato e gustoso per gli amici. E i doni destinati agli altri? Anche in questo caso la cucina viene insoccorso. Bicarbonato, gelatina alimentare, amido, vaniglia, cacao diventano ingredienti da trasformare e combinare traloro per fare, in poco tempo, piccoli doni personalizzati e divertenti dal costo irrisorio, magari anche con l’aiuto dei bam-bini, che saranno affascinati dalle alchimie natalizie. Certamente il Natale fai da te richiede tempo e pazienza, ma non piùdegli estenuanti acquisti dell’ultimo minuto, uguali a tutti gli altri e, soprattutto, più dispendiosi. Semplicità e dedizionepossono, anche a Natale, fare miracoli. Elena Fois

Unire tradizione escienza, rispettando

l’ambiente a beneficiodelle tasche. Per

molti è una vera epropria filosofia di

vita, per altri unsemplice

passatempo: farsi dasé detergenti,

cosmetici ed altroancora utilizzando gli

ingredienti offertidalla natura che

abbiamo magari giàin casa.

Informaconsumatoripropone questo mese

addobbi e regalioriginali per un

Natale più “vero”

Ghirlanda di mele e aranceOccorrente: arance, mele, limone, spago sottile

La ghirlanda di mele e arance può essere utilizzata per decorare l’albero di Nata-le, la porta d’ingresso o qualunque ambiente della casa. Una ghirlanda di piccoledimensioni può profumare e colorare un pacchetto natalizio. Sbucciate le mele in-tere e togliete il torsolo con l’apposito attrezzo. Tagliatele a fette sottili circolari ecospargetele di limone per non farle annerire. Tagliate anche le arance non trop-po mature lasciando, però, la buccia. Ponete la frutta su una teglia foderata con lacarta forno e lasciatela per due ore circa alla temperatura minima. Con il fornoventilato il tempo di cottura può essere ridotto. Quando la frutta sarà fredda fatepassare lo spago in mezzo alle fette, distanziandole con un piccolo nodo.

Talco profumatoOccorrente: una confezione di amido da 250 grammi, 2 stecche di vaniglia, 2gocce di olio essenziale di arancio, 2 gocce di olio essenziale di cannella, un ba-rattolo di vetro con coperchio.

Un’idea regalo economica e originale è quella del talco profumato, che può esserepersonalizzato a seconda dei gusti di chi lo riceve. Mettete l’amido in polvere (otti-mo quello di riso) nel barattolo di vetro, insieme alle stecche di vaniglia e agli oli es-senziali. Chiudetelo e lasciatelo in un luogo non umido per tre settimane. Togliete lestecche, mescolate con un cucchiaino e ponete nuovamente la polvere nel barattolo.Potete arricchire la confezione con un’etichetta colorata o con qualche nastrino.

Bombe frizzanti da bagno

Occorrente: 140 grammi di bicarbonato di sodio, 120 grammi di acido citricoin polvere, 50 grammi di burro di cacao, 15 grammi di olio di riso o vinaccioli,20 grammi di amido di riso (o fecola), 20 gocce di olio essenziale a piacere,stampini in silicone.

Sciogliete il burro e l’olio a bagnomaria e nel frattempo tritate finemente il bi-carbonato, l’acido citrico e l’amido. Unite gli oli alle polveri e mescolate a lun-go. Aggiungete l’olio essenziale. Inserite il composto ottenuto negli stampinipoco alla volta, pressando bene per compattarlo. Copriteli con il cellophane emetteteli in freezer per qualche minuto. Lasciateli poi asciugare bene per qual-che ora in un luogo secco. Le bombe si conservano avvolte nella pellicola di al-luminio e si usano nella vasca per un bagno frizzante.

Olio da massaggio solido al cacao

Occorrente: 70 grammi di burro di cacao, 20 grammi di burro di karité, 10grammi di cacao in polvere, 5 gocce di olio essenziale di arancia dolce, 2 goc-ce di olio essenziale di ylang-ylang, 1 fialetta di aroma alimentare alla vaniglia.

Fate sciogliere a bagnomaria il burro di cacao, il burro di karité, il cacao e l’aro-ma di vaniglia continuando a mescolare. Lasciate intiepidire e, prima che ilcomposto si solidifichi, aggiungete gli oli essenziali. Versate il burro in tre pic-coli stampini da muffin o in tre vasetti di yogurt puliti e mettete a raffreddare infrigorifero. Una volta solidi, si utilizzano come oli da massaggio facendoli scio-gliere con il calore delle mani.

Gelatine di bagnoschiuma

Occorrente: 340 grammi di acqua, 4 fogli di colla di pesce, 200 grammi dibagnoschiuma, qualche goccia di colorante alimentare, stampini per ilghiaccio.

Mettete a bagno per qualche minuto in acqua fredda la colla di pesce, striz-zate i fogli e aggiungeteli all’acqua portata ad ebollizione. Mescolate e uni-te il colorante alimentare. Inserite lentamente il bagnoschiuma (o il saponeliquido) e mescolate a lungo evitando che si formi la schiuma. Se desidera-te potete aggiungere qualche goccia del vostro profumo preferito. Una voltache il composto diventa omogeneo mettetelo negli stampini per il ghiaccioin frigorifero. Le gelatine si usano come un normale bagnoschiuma, ma so-no più divertenti.

Biscotti alle spezie per l’alberoIngredienti: 450 grammi di farina, 60 grammi di miele, 60 grammi di zucchero,120 g di burro, 3 uova, 3 tuorli, 1 cucchiaio di cannella, 10 chiodi di garofano, 1cucchiaino di anice stellato o anice.

Mescolate la farina, lo zucchero, il miele, i chiodi di garofano tritati e la cannel-la. Unite il burro ammorbidito, le uova e i tuorli. Impastate il tutto fino a formareuna palla che va fatta riposare una notte al fresco. Stendete la pasta con il matta-rello fino ad uno spessore di circa 5 millimetri. Ricavate le forme che preferite congli stampini in metallo e create in alto un piccolo foro in ogni biscotto nel qualefarete passare, dopo la cottura, un nastrino che consentirà di appenderli all’albe-ro. Cuocete in forno a 180° per circa 30 minuti. Dopo la cottura potete decorarlicon granella di zucchero o glassa colorata. I biscotti renderanno l’ambiente pro-fumatissimo e originale. Naturalmente… sono commestibili.

Le decorazioni

I regali

Page 15: Informaconsumatori - dicembre 2009

I salvaprezzi...

tempo di lettura: 6 minuti

UN SITO CONFRONTA LE OFFERTE TELEFONICHE

Come risparmiare per chia-mare al cellulare o la con-nessione ad internet? In una

giungla di tariffe, offerte, promo-zioni più varie, il consumatore sitrova spaesato: troppi i parametrida calcolare, le eventualità da tene-re in considerazione, le clausole ele postille. Alla fine, si sceglie adocchio la tariffa più conveniente evia! Ma c’è un’altra possibilità: cisi può affidare ad un navigatore.Qualcosa, insomma, che abbia giàla strada giusta, più breve ed eco-nomica nel programma, e sia pron-to lì a proportelo.Da questo punto di vista, il sitoSos Tariffe (www.sostariffe.it) per-mette di orientarsi nella giungladelle offerte, tra navigazioni a tem-po o kilobyte, promozioni varie,comparazione delle tante compa-gnie attive sul mercato. Il portale sipresenta in maniera semplice, conuna schermata essenziale, nellaquale si riassume tutto il senso delsito: scegli, confronta, risparmia.Sono i tre passaggi fondamentaliper comparare prezzi e offerte dicompagnie di telefono cellulare ofisso, connessione Adsl o internetmobile. Il sito come si presenta oraè stato lanciato circa tre mesi fa. Main realtà la sua gestazione è più lun-ga, di circa due anni e mezzo, ed èpassato per diverse versioni. Il re-

INFOWEBwww.sostariffe.it 15

n° 11 - dicembre 2009nforma

Ok, la tariffa è giusta!

frequenza, eventuali numeri prefe-riti. Più dettagliati sono i dati inse-riti nella schermata, maggiore èl’aderenza dell’offerta alle proprienecessità. I dati dei visitatori di Sos Tariffe ri-velano l’esistenza di due tipi di con-sumatori che si connettono al sito:c’è chi ha bisogno di una informa-zione sommaria, per comprendereun modo semplice ed efficace perorientarsi, e dunque è poco precisonelle richieste; c’è chi, invece, èdavvero alla ricerca della tariffaideale ed è dunque molto pignolonel riempire la maschera di ricerca.

styling più recente (ma non ancoradefinitivo) è quello che si presentaoggi: un motore di ricerca dal fun-zionamento semplice, in grado disegnalare quale sia il contratto piùcongeniale a chi si connette. Meritodi un pannello di ricerca, nel qualesi possono inserire diversi parame-tri. Ad esempio, per quanto riguardala telefonia mobile, prima di compa-rare i prezzi la schermata chiede disegnalare quanti sms inviate in me-dia al giorno, quanti sono i minuti dichiamata effettuati, addirittura ladurata delle telefonate. E poi, qual èl’operatore che chiamate con più

In genere, quest’ultimo è l’utenteche rimane più soddisfatto. I risultati sono presentati rigorosa-mente in ordine crescente di prezzoed è una lista estremamente detta-gliata: di ogni operatore si viene asapere quanto verrà a costare, e –nel caso delle offerte Tuttocompre-so, per esempio – quanto si consu-merà effettivamente della tariffa fis-sa che si andrà a pagare. Chi è davvero interessato all’offertaviene rimandato al sito dell’operato-re prescelto, dove può muovere iprimi passi per stipulare il contratto.Lo stesso avviene per le tariffe diadsl e internet mobile: anche qui c’èuna maschera che chiede con preci-sione quali sono le necessità specifi-che (navigazione a consumo o flat?Occasionale o quotidiana? Che tipodi velocità? Quali servizi aggiunti-vi?) e poi il sistema elenca una seriedi offerte calcolando il prezzo effet-tivo che tiene conto di canone, pro-mozioni e costi aggiuntivi. Ma è solo un primo passo: su SosTariffe presto sarà possibile compa-rare le offerte di luce e gas. E, ri-spondendo ad una richiesta crescen-te dei visitatori del sito, i ragazzi delsito stanno preparando un softwareche permetta di comparare le tariffeper chiamare all’estero.

Andrea Gagliarducci

Segnala anche tu un esempio virtuoso! Scrivi a:

[email protected]

Alessandro Bruz-zi è uno degli

ideatori di SosTa-riffe, il sito che (re-

cita lo slogan) “tisalva in un mare di offerte”.“Ero uno studente universita-rio – racconta Bruzzi – e misono trovato a fare i conti conle varie tariffe telefoniche,cercando di capire come ri-sparmiare. Ne è nato un ser-vizio per tutti”. Un servizioche si è diffuso “attraverso ilpassaparola”. “Eppure – spie-ga Bruzzi – in un mese abbia-mo contato 25mila visite, peruna media di 250mila paginevisitate”. Capita che chi visitail sito poi scriva alla redazioneper ringraziare. “Speriamo chepossa diventare in futuro unlavoro vero e proprio – spiegaBruzzi – ma prima di qualun-que guadagno abbiamo dueprincipi che vogliamo rispet-tare: che ogni cosa fatta per ilconsumatore è gratuita e chequello che diciamo è vero edoggettivo”.

NOMINATION

SOS TARIFFE

Dicembre2009

Distributori di latte crudo a Torino: ecco dove trovarli Informazione pubbliredazionale

Mappa dei distributori di latte crudo in provincia di Torino (seconda parte)

Druento - via Medici del Vascello 1 - Az. Agr. Bedino LucaAlpignano - piazza VIII Marzo - Az. Agr. Bosio GiancarloCollegno - c/o Terracorta - corso Francia ang via Avigliana - Az. Agr. Bosio GiancarloRivoli - corso Susa ang. piazza CLN - Az. Agr. Bosio GiancarloPinerolo - via Cambiano, 5 - Alfio Druetta 333-2860265Pinerolo - via Chiampo, 17 - Alfio Druetta 333-2860265Pinerolo - presso Eataly – via Poirino, 104 - Alfio Druetta 333-2860265Piossasco - via Rivalta, 78 - Michele Coletto 011-9085151Piossasco - presso Fantasie di grano - via Pinerolo, 96/1 - Michele Coletto 011-9085151Poirino - cascina San Pietro, 29 - Agriserena ss 011-9450949Pralormo - piazza Risorgimento - La Franca, di Aldo Badino 011-9481223 Rivalta Torinese - gelateria Bedi - via Giaveno, 84 - Alfio Druetta 333-2860265 Rivarolo Canavese - piazza Carestia - Pierluigi e Wilma Golzio 0124-34205Rivarolo Canavese - frazione Mastri - via Argentera, 4 - Antonio Leone 011-9954948Rivoli - via Tevere, angolo via Sestriere - Gianfranco e Pieracarla Manzon 011-9674033Rosta - presso Area Park NI9 - via Rivoli - Gianfranco Audisio 011-9567831San Carlo Canavese - borgata La Pié, 1 - Giuseppe e Bruno Beria 011-9208596Sangano - via Pinerolo-Susa, angolo via Bonino - Gianfranco e Pieracarla Manzon 011-9674033San Maurizio Canavese - via Matteotti - Angela Beruatto 011-9278849Sant’Ambrogio di Torino - via Bertassi, 31 - Giuseppe Bramante 327-7397314Settimo Torinese - piazza Vittorio Veneto, angolo viale Piave - Fratelli Vergnano 011-8971877Torino - presso Agricaffè – via Bossolasco, 6 - Agriserena ss 011-9450949Torino - presso Eataly – via Nizza, 224 - Agriserena ss 011-9450949Torino - presso Muuh – via Boston, 10 - Agriserena ss 011-9450949Torino - presso latteria Peller – piazza De Amicis, 78 d - Agriserena ss 011-9450949Torino - presso Cooperativa Spes – via Saorgio, 139 b - Andrea Depaoli 393-9389283Torino - presso Il Buongustaio – piazza Foroni - La Magnolia, di Alessandro Balma 011-4526391Torino - presso negozio Leggero – via Napione, 37 e La Magnolia, di Alessandro Balma 011-4526391Torino - corso Vercelli,102 - La Magnolia, di Alessandro Balma 011-4526391Torino - presso Circoscrizione III – corso Peschiera, 193 - Tiziana Perotti 011-4159959Torino - presso Casa del Caffè – piazza Bengasi - Fausto e Alberto Priotto 0121-56230Torino - Circolo Asd Ch4 – via Trofarello, 10 - Fausto e Alberto Priotto 0121-56230Torino - presso polisportiva Campus – via Pietro Cossa, 293/12 - Fratelli Rovei 328-8333060Torino - presso cascina Roccafranca – via Rubino, 45 - Fratelli Rovei 328-8333060Torino - presso cascina Giaione – via Guido Reni, 102 - Fratelli Rovei 328-8333060Trofarello - presso Cooperativa agricola - piazza Sussio - Pierangelo e Marco Candellero 011-6490857Valperga - via Pertusio, 41 - Giuseppe Berta 0124-616486Venaria Reale - corso Garibaldi, 104 - La Magnolia, di Alessandro Balma 011-4526391Volpiano - via Torino, 46 - Giovanni Torassa 011-982303Volvera - via Bainotti, 8 - Tommasino, Mario, Enrico Tosco ss 011-9864653

I distributori di latte crudo – pro-dotto esclusivo delle aziende agri-cole - in provincia di Torino sono73, numero in continua crescita.Riccardo Chiabrando, presidente diColdiretti Torino, afferma: «Fare il‘pieno’ è possibile con una bottigliariutilizzabile che viene riempita dilatte dopo aver inserito l’importonella macchinetta distributrice, conun risparmio che arriva al 40 percento rispetto al prezzo del lattefresco, già confezionato. La rapidadiffusione dei distributori automati-ci di latte appena munto è fruttodell’interesse comune di allevatorie consumatori a ridurre le interme-diazioni, combattere le speculazio-ni e garantire una remunerazioneadeguata agli allevatori con prezziconvenienti per gli acquirenti. Ai di-stributori è possibile acquistare lat-te crudo ottenuto direttamente dal-la mungitura e non trattato termi-camente, a differenza del latte fre-sco pastorizzato e di quello a lungaconservazione (Uht). Si tratta diuna terza possibilità a vantaggio dichi non si accontenta delle offertetradizionali - Uht o pastorizzato - evuole gustare latte freschissimotutti i giorni, naturalmente in lineacon le normative igienico-sanita-rie». Diego Furia, direttore di Coldi-retti Torino, aggiunge: «Il consumodi latte crudo è virtuoso perché ri-spetta l’ambiente: pochi chilometriseparano la mucca che l’ha prodot-to dalla tavola dei consumatori. Ilriutilizzo dei vuoti produce meno ri-fiuti. Il latte crudo è un alimento vi-vo, ricco di fermenti che agisconoda stimolanti del sistema immuni-tario e della flora intestinale; è più

ricco di proteine, vitamine e ammi-noacidi essenziali rispetto al prodot-to pastorizzato. Le fattorie abilitatealla vendita diretta di latte sono au-torizzate dal Servizio sanitario pub-blico competente, hanno allevamen-ti controllati e devono rispettare pre-cise e rigide norme. La vendita, in-fatti, può avvenire solo se il latte ri-spetta i requisiti sanitari indicati dal-la legge e se supera i controlli delServizio sanitario sull’intera filiera,dalla produzione alla commercializ-zazione». Per rendere il latte piùomogeneo, agitare leggermente labottiglia prima di berlo: se lasciato ariposo la panna tende ad affiorare.Per mantenere inalterate le sue pro-prietà, il latte crudo deve essereconservato alla temperatura di 4°Cper una durata che può arrivare a 48ore; successivamente, può essereutilizzato per la preparazione di yo-gurt, creme, budini e gelati. Nel boxaccanto completiamo la pubblicazio-ne della mappa dei distributori dellaprovincia di Torino iniziata nello scor-so numero.

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n° 11 - dicembre 2009nforma16 Consumi

tempo di lettura: 9 minuti

“Drapò” uno, “Stars ‘n Stripes”zero. Per chi non lo sapesse, ilDrapò è lo storico vessillo pie-

montese, lo stesso che sventolavasul fortino dell’Assietta in occasio-ne della famosa battaglia del 19 lu-glio 1747, quando l’esercito sabau-do, resistendo alle forze francesi, siguadagnò l’appellativo di “bogianen”, ovvero “non muoverti”, oggierroneamente tradotto come sinoni-mo di indolenza, ma che in realtàstava ad indicare volitività e fedeltàalla consegna. Le “stelle e strisce”,ovviamente, sono invece quelle del-la bandiera statunitense. E, tanto perchiarire, la battaglia qui si combattea tavola, senza cannonate e tiri dischioppo, ma a suon di citazioni emobilitazioni di massa. Cosa c’en-tra tutto questo con la storia chestiamo per raccontare? C’entra,c’entra. C’entra eccome. La nostra èuna storia ghiotta, e come tutte leghiottonerie è normale che abbia unsacco di ingredienti. Ma facciamoun passo indietro. Questa è innanzi-tutto la storia di Graziano Scaglia,macellaio trentanovenne della pro-vincia di Torino appassionato dellabuona tavola e strenuo difensore delcibo sano. Scaglia, con la collabora-zione di alcuni amici, tra cui il socioFrancesco Bianco, ha recentementedato vita ad un’attività di ristorazio-ne, dove serve agri-hamburger fatticon carne di mucca piemontese, el’ha chiamata “Mac Bun”: “solobuono”, in dialetto, pardon, linguapiemontese. Una storia nata quasiper caso, come solitamente accade aquelle destinate a diventare un casocon la maiuscola. Calcetto con gliamici che si conoscono da 20 anni eche, dopo lo sforzo di correr dietro aun pallone - attività che con gli annidiventa sempre più pesante e neces-sita dunque di un sostanzioso aiuti-no nel dopopartita - non rinuncianomai ad una pizza, un panino e unabirra. Quella sera, guarda un po’ lacombinazione, il “terzo tempo” ave-va in programma, scusate, in menu,proprio un hamburger. Un morso ti-ra l’altro ed ecco l’idea: perché nonreinventare da zero il concetto dihamburger, trasformando il massi-mo esempio di cibo veloce e massi-ficato in un nuovo baluardo delmangiare sano? La ricetta è sempli-ce quanto geniale. Geniale perché,fino a prova contraria, nessuno ciaveva ancora pensato prima. Scagliae Bianco, che già avevano avviatouno spaccio aziendale per la venditadiretta dei loro prodotti, decidonoquindi di affiancare ai panini fattiutilizzando solo carne di mucca pie-montese, proveniente dall’aziendaagricola Scaglia, a verdure e for-maggi rigorosamente prodotti dalleimprese agricole del territorio, panee birra artigianale e vino del Mon-ferrato. Insomma, un trend lontanoanni luce dalla filosofia del fast fo-od, e molto più simile a quello delle“merende sinoire” in puro stile pie-montese, da consumarsi preferibil-

IL MC DONALD’S FA CAUSA AGLI AGRI-HAMBURGER

La più famosa catena di fast food contro le piccole realtà italiane: a Torino la celebremultinazionale dell’hamburger rivendica il diritto sul prefisso “Mac”. Riusciranno i “piccoli”

piemontesi a sconfiggere Golia come è avvenuto qualche anno fa in Puglia?

mente in una “piola”, ovvero laclassica osteria rurale. Ciononostan-te i due agri-imprenditori si sono vi-sti diffidare, badate bene, con tantodi avvocati in doppiopetto gessato ecartelletta in pelle di vitello (corsi ericorsi storici…) nientepopodime-noche dal notissimo brand McDo-nald’s, in quanto “rei”, secondo lamultinazionale statunitense, di averbattezzato il loro locale in quel diRivoli con un nome decisamentetroppo simile a quello del colossoUsa della ristorazione. L’allevatore-ristoratore e il fido compare si sonodifesi strenuamente, spiegando cheil termine da loro scelto per battez-

zare la neonata attività appartiene aldialetto piemontese e viene utilizza-to solitamente proprio per riferirsi alcibo genuino. “Solo buono”, perl’appunto. Ma, tant’è, la diatriba re-sta aperta.Nonostante la mobilitazione dibrand blasonatissimi e altisonantistudi legali, l’idea di Graziano Sca-glia e Francesco Bianco ha riscossoun successo clamoroso. E il tentati-vo made in McDonald’s di rimette-re i puntini sulle “i” si è trasformatoin una fenomenale campagna pub-blicitaria gratuita per il Mac Bun:ora, nelle indaffaratissime cucine alcivico 22/E di corso Susa, si viaggia

sull’onda di 300-400 hamburger algiorno, serviti con formaggio pie-montese fuso. Ma il “favore media-tico” fatto da McDonald’s non sa-rebbe bastato a decretare il succes-so dell’iniziativa: se ora tutte le se-re davanti al ristorantino c’è una fi-la lunga così, è perché il passaparo-la di clienti entusiasti, trasformatisiben presto in clienti affezionati, èstato altrettanto altisonante. Pecca-to soltanto che l’ottimo esempio difiliera corta e alternativa intelligen-te ai fast foodtradizionalidebbaancora scontrarsicon i legali dellamultinazionale,che senza troppigiri di parolehanno intimato aScaglia & Biancodi cambiare no-me e basta così.Allora, la lungapremessa c’en-trava tutta, no?Molto più del solito paragone del“Davide contro Golia”, trito e ritri-to più della carne per hamburger, eormai già utilizzato per raccontarela storia Mac Bun – McDonald’s,ed è proprio il caso di dirlo, in tuttele salse. La speranza di “monsù”Scaglia e “monsù” Bianco è oraquella di poter vincere la battagliadei nomi contro la multinazionale.Nel frattempo, mentre sull’insegna

tempo di lettura: 4 minuti

ALTAMURA CONTRO IL FAST FOOD

americano. Una storia così pazza eincredibile che, ovviamente, nonpuò mancare di fare il giro delmondo. E a scatenare il tam tammediatico, in largo anticipo rispet-to ai quotidiani del Bel Paese, è ad-dirittura uno stupefacente serviziodel New York Times, giornalone astelle e strisce compatriota delMcDonald’s.Una bella storia per davvero, tantoda essere diventata nel 2007 il sog-getto per un film. Una “docufic-

La storia del Mac Bun ne ricordamolto da vicino un’altra tutta italia-na di qualche anno fa. Quella volta,a sfidare il colosso degli hambur-ger fu però una focacceria puglie-se: l’Antica Casa Digesù, in quel diAltamura, nei dintorni di Bari. È il1999 quando nella cittadina vieneinaugurato un McDonald’s che de-finire pantagruelico, specie in unazona che non è certo paragonabileal centro di Manhattan, è decisa-mente riduttivo: si tratta infatti diun ristorante di 550 metri quadri,“pompato” al massimo attraversomassiccia campagna promozionalein tutta la zona, come solo le gran-di multinazionali sanno (e hanno isoldi per) fare. Nello stesso perio-do, “Antica Casa Digesù” decide diaprire un laboratorio di produzionecon annesso punto vendita a pochimetri dalla nuova sede del McDo-nald’s. A suon di prodotti tipici ge-nuini e di giornata, coniugati conuna grande tradizione, non solo ipanettieri pugliesi riescono a tene-re botta ma, poco alla volta, rosic-chia rosicchia, riescono a “divora-re” tutta la clientela al gigante

Pan per focaccia pugliese

tion”, per la precisione, diretta daNico Cirasola che ripropone “le ge-sta del cavaliere pugliese senzamacchia e senza peccato che, arma-to del suo solo pane, ebbe l’ardiredi sfidare col suo negozio un colos-so americano che cadde stordito.Da uno schiaffo. Anzi, per dirla al-la romana, sarebbe meglio dire dauna pizza. Pugliese, alta, buonissi-ma”. Nel cast, decisamente ecce-zionale al pari degli eventi narrati,Renzo Arbore, Lino Banfi, Michele

al posto del galeotto “Mac” cam-peggia una M seguita da due asteri-schi, il duello all’ultimo hamburgere senza esclusione di salse è appro-dato anche nel gran calderone diFacebook. Qui, tra le pagine del so-cial network più famoso e cliccatodella rete, il gruppo “Difendiamo ilMac Bun” ha radunato in pochigiorni migliaia di adesioni e mani-festazioni di sostegno. E continuaimperterrito a macinare consensi:oggi, a poco più di un mese di di-

stanza dalla fon-dazione delgruppo online, laquota di fan haraggiunto e su-perato le 6milaunità. Decisa-mente mica ma-le, se si conside-ra che non si staparlando di unasquadra di calciodi Serie A, di unattore famoso o

di una supermodella. Mettendo poid’accordo proprio tutti: dagli amicidi Scaglia alla clientela appena ac-quisita, ma già affezionatissima,passando per i “barricaderos” anti-multinazionali, gli irriducibili alfie-ri dell’orgoglio pedemontano ed isemplici amanti del mangiare sano.

Luca Pautasso

I due agri-imprenditorisi sono visti diffidaredal McDonald’s, “rei”di aver battezzato

il loro locale “Mac bun”, che in

piemontese vuol dire “solo buono”

Placido ed il governatore puglieseNichi Vendola. Dulcis in fundo, in quest’altra sto-ria di sapori e dissapori non manca-no i contorni del giallo: secondouna tesi diffusa nella rete, quelladel McDonald’s costretto al falli-mento dalla focacceria sarebbe so-lo una bufala, e senza mozzarella.La panineria americana, infatti,avrebbe fatto i bagagli esclusiva-mente per questioni logistiche, pernon “pestare i piedi” all’altro risto-rante del marchio già aperto a Bari.“Macché Davide e Golia! – sosten-gono le malelingue - Qui i ragazzi-ni continuano ad ingozzarsi dihamburger bisunti e patatine stra-fritte… e la focaccia tradizionalepugliese non sanno nemmeno cosasia”. Sarà vero? Chissà. Ma anchese Davide non avesse sconfitto perdavvero un Golia che se ne è anda-to magari per conto suo, poco im-porta: nel mondo della globalizza-zione e dell’appiattimento, fa giànotizia che sia riuscito a sopravvi-vere continuando a dire la sua.

L.P.

Solo buono, mica un Mac!

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Ulivi alle pendici delle AlpiL’ESPERIENZA PIEMONTESE

di riposo, si muove lentamente la lin-gua contro il palato e si valutano at-tentamente le sensazioni di gusto eolfattive. Si espira dal naso in mododa apprezzare i profumi e si espellel’olio, continuando però a muoverela lingua contro il palato per valutareil retrogusto e le sensazioni retro-ol-fattive. Con un po’ di pratica si potràquindi apprezzare anche olfattiva-mente un olio fruttato che provieneda olive sane o sceglierne uno amaroper il suo caratteristico gusto ottenu-to dalle olive verdi o, ancora, unopiccante per il sapore acquisito dalleolive non completamente mature.

Luciana Massain collaborazione con

Domenico Ditarantovicepreside ITA

Dalmasso – Pianezza TO

tempo di lettura: 13 minuti

ma e non incide sulla qualità delprodotto, al pari del colore, che di-pende unicamente dalla quantità diclorofilla e dal grado di maturazionedelle olive al momento della raccol-ta. L’etichetta ci consente di cono-scere l’identità del prodotto e di fa-

re la scelta piùgiusta tra gli scaf-fali del supermer-cato, essa riporta,oltre alla denomi-nazione dell’olio,il produttore, lasede dello stabili-mento di produ-zione e di confe-zionamento. Perl’olio vergine edextravergine è

prevista la dicitura: ”Olio di catego-ria superiore ottenuto direttamentedalle olive e unicamente medianteprocedimenti meccanici”. L’origine,invece, è una segnalazione facoltati-va. Ricordate comunque che la dici-tura “Prodotto in Italia” indica chele olive sono al 100 per cento italia-ne e che sono state molite in unfrantoio nazionale. Altro elementoimportante è la data di preferibileconsumo. In genere si indica un an-no o poco più, anche se in realtàl’olio non ha una scadenza vera epropria, con il trascorrere del tem-po, però, è soggetto all’ossidazioneche, a scapito del sapore, ne aumen-ta l’acidità. È proprio la percentualedi quest’ultima ad attribuire all’oliodi oliva la titolarità di extravergine(se è entro lo 0,8%) e vergine (senon supera il 2%). L’acidità non va,

COME RICONOSCERE L’OLIO BUONO

Tra Dop e IgpNell’etichetta dell’extravergine,a meno che non benefici delladenominazione di origineprotetta (Dop) o di Indicazionegeografica protetta (Igp) nonè obbligatorio riportare laprovenienza. La dicitura“Prodotto in Italia” significache è stato realizzato con tutteolive italiane.

La conservazioneL’olio d’oliva è un alimentofotosensibile. Per una suacorretta conservazione ilcontenitore ideale è la bottigliadi vetro oscurato oppure lalattina. In ogni modo, andrebbe tenuto in un luogoasciutto, al riparo dalla luce e auna temperatura non superiore ai 28°.

Sia crudo che “cotto”Usato crudo ha un notevoleappeal gustativo sia su piattifreddi, sia su cibi cotti.Ottimo per una sanafrittura: ha una temperaturacritica di circa 200° e, alcontrario di altri oli vegetali,non modifica, se non inminima parte, la suacomposizione di acidi grassi.

Qualche consiglio

È il principe della cucinamediterranea. Buono consumato

come condimento a crudo e ottimoanche per le fritture, l’olio di oliva,

specie se extravergine, è unprodotto ricco di proprietà

nutritive e benefiche. Ma occhio alla sua conservazione.

Tra le tipologie di oli, quello ricavato dall’olivo, oltre ad essere il più antico, è senza dubbio ilpiù sano. Ottimo contro il colesterolo, protegge lo stomaco e fa persino bene alla pelle. Ma è

indubbiamente anche buono al gusto: provate ad assaggiarlo come fanno i professionisti

L’olivicoltura in Piemonte e in Valled’Aosta non è affatto una novità, sene ha notizia sin dal XIV secolo.L’idea di riaprire una finestra sul Me-dioevo è nata qualche anno fa con loscopo di recuperare terreni incolti e,in particolare, i terrazzamenti dei vi-gneti abbandonati. In questi ultimitempi, in linea con la crescente vogliadi “Km 0”, complice anche la crisieconomica, l’olivo si propone comeuna buona coltura alternativa e unapossibile fonte di reddito. Certo, al-l’ombra della Mole non si campa diolivicoltura, i costi sono decisamentealti: “La raccolta viene fatta a mano,senza macchine scuotitrici – chiari-sce Pierluigi Baratono, presidentedell’Asspo, l’Associazione piemon-tese degli olivicoltori – la coltivazio-ne delle piante e la lavorazione delleolive sono tese alla qualità del pro-dotto e non alla quantità”. Siamo so-liti immaginare gli oliveti sulle colli-ne della costa o in riva a un lago, manon vicino alle piste da sci; in realtà,Baratono ci spiega che l’olivo è unapianta rupestre e si adatta bene anchealle medie altezze, tant’è che, proprionella terra della Fontina, si progettauna nuova strategia turistico – ricetti-va con gli oliveti in quota, tra le roc-ce. Il paesaggio ci guadagna poiché

Èil prodotto di una delle piùantiche tradizioni agricole ein Italia era già conosciuto ai

tempi degli antichi Romani per iquali era una preziosa merce discambio, nota sia per le sue qualitàin campo culinario, sia per il suo al-to potenziale terapeutico. Stiamoparlando dell’olio di oliva, del suc-co del frutto dell’olivo, ottenuto,oggi come centinaia di anni fa, permezzo di estrazione meccanica sen-za uso di solventi. Per le sue pecu-liarità chimiche e organolettiche sidistingue da tutti gli altri tipi di olio.“La salute dell’omo si fa con le co-se mangiate le quali portan seco laparte dell’omo ch’è morta”: lo hascritto Leonardo da Vinci e, ben pri-ma di lui, Ippocrate metteva in guar-dia dai pericoli di un’alimentazionescorretta. Già all’epoca l’olio di oli-va era promosso a pieni voti e anchei nutrizionisti del terzo millennio necaldeggiano l’uso poiché haun’azione antiacida nello stomaco,favorisce la motilità dell’intestino e,contrariamente ai grassi saturi diorigine animale, quali burro e strut-to, i suoi acidi grassi polinsaturi ten-dono a ridurre ilivelli di cole-sterolo nel san-gue. Non solo,l’olio di olivacontiene i poli-fenoli, che han-no funzioni an-ticarcinogeni-che. Da non di-menticare chel’olio di oliva èricco di Omega3 e di AGE, cioè gli acidi grassi es-senziali che il nostro corpo non è ingrado di sintetizzare e deve quindiassumere con il cibo; nel nostro or-ganismo svolgono un ruolo indi-spensabile per molte funzioni, qualilo sviluppo embrionale, quello cere-brale e la crescita dei bambini.L’olio di oliva appaga il palato, fabene e per il suo alto contenuto divitamina E è anche ottimo per lapelle e per combattere la forfora.Ma attenzione alle calorie: abban-doniamo pure l’illusione di oli dioliva più magri di altri, che sia dol-ce, piccante o amaro, più o menotendente al verde o dorato, dal pun-to di vista energetico non fa alcunadifferenza. Al massimo, la percen-tuale di grasso può variare legger-mente sulla base dell’andamentostagionale, ma l’oscillazione è mini-

Le mille qualità dell’oro verde

un oliveto è sicuramente più bello deirovi, le strutture agrituristiche posso-no offrire un nuovo prodotto locale,inoltre, i viticoltori possono contaresu una coltura alternativa. Nelle Lan-ghe e in tutta la collina piemontese evaldostana ci sono molti viticoltori eagricoltori che, oltre a conferire i lo-ro prodotti ai consorzi, li vendono di-rettamente al pubblico. Anche se ingenere producono l’olio più per l’au-toconsumo che per la vendita, l’offer-ta di un extravergine genuino e pro-fumato, dal sapore delicato, adatto acondire insalate e carni crude, puòcostituire un allettante incentivo.L’olio piemontese, però, è piuttostocaro, il prezzo al litro si aggira sui 28euro; ciononostante, gli olivicoltorihanno ottenuto un buon successo e ilpresidente dell’Asspo annuncia la re-cente costituzione a Torino del Con-sorzio a tutela dell’extravergine delPiemonte e Valle d’Aosta, i cui socisi devono scrupolosamente atteneread un rigoroso disciplinare e alle ve-rifiche in campo dei tecnici del Con-sorzio stesso. Insomma, l’olivo, l’al-bero della pace, che ha ispirato scrit-tori, filosofi e poeti, attecchisce bene,creando una visione vintage ai piedidelle Alpi. In autunno l’appuntamen-to è a Vialfré, in provincia di Torino,

dove è in funzione un frantoio di ul-tima generazione: “Non più in pietra,ma in acciaio inox, in modo che latemperatura non superi mai i 28° perevitare l’ossidazione della pasta diolive e dell’olio stesso e per non alte-rarne la sua caratteristica fragranza”.È facile farsi sedurre dalla riscopertadi questa antica tradizione, ma atten-zione: non ci si può improvvisare oli-vicoltori. “Innanzitutto occorre unesame chimico del terreno per stabi-lire la concimazione più adatta – con-siglia Baratono – poi, oltre alla pota-tura, ci sono i trattamenti contro lamosca olearia che vanno fatti con iprodotti e nei momenti giusti. Inoltre,in considerazione del clima della zo-na che è particolarmente freddo in in-verno, la pianta dovrà essere messa ariposo, con appositi trattamenti, subi-to dopo la raccolta: in questo modol’albero restituisce al suolo l’acquanon essenziale alla sua sopravviven-za che si trova ancora all’interno deltronco e dei rami e non subirà i dan-ni delle gelate”. In ogni modo, pernon sbagliare, ci si può affidare allacompetenza dell’Asspo, che offre aisuoi iscritti i consigli necessari per unbuon risultato.

L.M.

però, confusa con l’irrancidimento,che consiste nella decomposizionedei grassi e rende il prodotto nocivo.Ma come si assaggia l’olio? La tec-nica del professionista è piuttostocomplessa e regolamentata da preci-se normative, ci sono, però, alcuniprincipi basilari che ci consentono diindividuare le diverse sfaccettaturedel prodotto: innanzitutto si deve va-lutare la fluidità dell’olio agitandoloun po’ dentro la bottiglia e osservan-dolo controluce, poi se ne versa cir-ca un cucchiaio in un bicchierino e losi annusa cercando di captare le di-verse sensazioni. Per liberare lecomponenti aromatiche volatili, siscalda il bicchierino con il palmodella mano e si aspira un po’ di oliocon dell’aria, dapprima delicatamen-te e poi in modo più vigoroso per va-porizzarlo in bocca. Dopo un attimo

L’acidità attribuisceall’olio di oliva la titolarità diextravergine

(se entro lo 0,8%) e vergine (se non

supera il 2%)

AlimentazioneINFOWEB

www.asspo.it 17n° 11 - dicembre 2009

nforma

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“Siamo 5mila, forse 6mila, nes-suno lo sa con precisione, ab-biamo una malattia, la Sla, che

è un dramma che investe la famigliaintera. […] tanti muoiono perchénon vogliono pesare sui loro cari erifiutano la tracheostomia, altrimuoiono perché non hanno un mini-mo di assistenza. Di queste morti, diquesti trattamenti voi siete corre-sponsabili, non fatte nulla, state si-lenti sulla riva del fiume indifferential passaggio dei cadaveri. Ci si devevergognare che in uno Stato che è lasettima potenza mondiale ci sianotrattamenti da terzo mondo”. Così,in una lettera rivolta al viceministroFazio, scriveva sul sito dell’associa-zione Viva la vita onlus SalvatoreUsala, malato di sclerosi lateraleamiotrofica, prima di iniziare il 4novembre scorso, insieme a GiorgioPinna e Mauro Serra - anche lorocon la stessa malattia - uno scioperodella fame per protestare control’abbandono al quale vanno incontroi pazienti Sla e i loro famigliari.Hanno riattaccato il tubo per l’ali-mentazione artificiale in seguito allerisposte del Governo, ma intanto,grazie alla mobilitazione della vedo-va Coscioni, Maria Antonietta Fari-na, e di tutta l’associazione LucaCoscioni, l’iniziativa è andata oltre:le adesioni sono quasi quattrocento,quarantaquattro sono parlamentari.Ben centotrentuno persone non si li-mitano a manifestare solidarietà ehanno intrapreso a loro volta lo scio-pero della fame; sono malati e non.

Regione che vai, assistenza che trovi

Per portare in alto nell’agenda politi-ca la necessità di intervenire in unasituazione per molti invivibile c’è vo-luto questo, una protesta che facessebreccia sull’opinione pubblica. Ep-pure la Sla ha fatto spesso parlare disé e i casi riconosciuti, solo in Italia,non sono pochi – almeno secondo lestime ufficiose. Già su questo punto,infatti, c’è da riflettere: non esiste unregistro nazionale unico che identifi-chi quanti hanno questa patologia edove si trovano. Viva la vita onlus,che riunisce familiari e malati di Sla,si è basata su studi regionali per ave-re un’idea della distribuzione sul ter-

I costi sociali ed economici per le necessità di chi soffre di sclerosi laterale amiotrofica sonoaltissimi. Per attirare l’attenzione sul problema centinaia di persone hanno aderito allosciopero della fame avviato dai malati, che denunciano “trattamenti da terzo mondo”

ritorio. Secondo i risultati si contano6 casi ogni 100mila abitanti; 1,5-2sono quelli “nuovi”, diagnosticatiogni anno, sempre in rapporto allostesso numero di cittadini. I malatisono sparsi nelle regioni in modoproporzionale alla popolazione, male condizioni in cui vivono cambianomolto da un posto all’altro. “Uno deiproblemi principali per l’assistenzadi chi è affetto da Sla è che esistonomoltissime differenze tra regione eregione - racconta Simonetta Tortora,responsabile di Viva la vita - Addirit-tura le disposizioni variano anche al-l’interno della stessa regione, passan-do da una Asl all’altra. Nei casi peg-giori non è prevista alcuna forma diaiuto per il paziente: la famiglia do-vrà cavarsela da sola”. Nella maggiorparte degli altri, invece, il contributodello Stato è comunque insufficientea fronteggiare i bisogni di chi fa iconti con la Sla. In Sardegna, doveabita Usala, i malati in stato avanzatoricevono un contributo annuale chevaria col reddito (raggiunge un mas-simo di 20mila euro) e hanno dirittoa controlli periodici e a visite infer-mieristiche presso la propria casa.

Tre ragioni per una protesta

A Salvatore Usala, membro dellaCommissione regionale sulla Sla, ar-rivano 17.600 euro l’anno. Ogni gior-no gli viene inviato un infermiere persei ore al costo di 30 euro ogni ses-santa minuti. Per avere una mano incasa, invece, Usala ha assunto unabadante -10 euro all’ora – che affian-ca almeno durante il giorno sua mo-glie. C’è chi sta peggio di lui, ha det-to: in Lombardia e in Sicilia sei la-sciato ancora più solo. Da qui nascela protesta nazionale. Sbloccare il de-creto sui Livelli essenziali di assi-stenza e aggiornare il Nomenclatoredegli ausili e delle protesi sono i pri-mi passi richiesti al Governo per ri-definire le modalità attraverso le qua-li lo Stato può aiutare chi è costrettoin un letto dalla Sla e far sì che ognu-no riceva assistenza adeguata. MariaAntonietta Farina Coscioni ha ag-

I soldi per la sanità finalmente ora ci sono!Siglato finalmente l’accordo tra ilGoverno e le Regioni e ripristinatoil Fondo nazionale per le non auto-sufficienze. Le Regioni possonocontare così su un’adeguata coper-tura finanziaria, il Governo è riu-scito a disinnescare una bomba adorologeria appena in tempo. Dopooltre quattro mesi di lavoro ha pre-so finalmente forma “Il patto per lasalute”: si passa da 103,48 miliar-di nel 2009 a 106,214 nel 2010;2,866 miliardi di euro in più, aiquali si aggiungeranno 2,439 mi-liardi nel 2011 e 3,42 miliardi nel2012. Tirano un sospiro di sollievoanche le famiglie, i Comuni e le as-sociazioni, perché si ripristina ingran parte il Fondo nazionale per lenon autosufficienze (410 milioniper l’anno 2010). I nostri lettori ricorderanno quantoscritto sullo scorso numero: incal-zati da una platea urlante, in occa-sione della 3° conferenza naziona-le sulla disabilità che si è tenuta aTorino, il ministro Sacconi e la sot-tosegretaria Roccella non eranostati in grado di fornire garanziecirca l’impegno del Governo a nongettare nella disperazione migliaiadi famiglie impegnate nell’assi-stenza di persone malate. Mentre aRoma, nella stessa settimana, ilgovernatore Vasco Errani (presi-dente dell’organizzazione che rap-presenta le Regioni nei rapporticon il Governo) e il ministro Tre-monti perfezionavano un accordoche addirittura aumenta le dota-zioni finanziarie.Errani sottolinea il dato politicodell’intesa trovata a Palazzo Chigisulle risorse che finanzieranno ilServizio sanitario nazionale neiprossimi tre anni. Risorse non soloper la Sanità, ma anche per il"reintegro di 410 milioni per il Fon-do per la non autosufficienza" eper i fondi Fas, che vengono piena-mente confermati. L'accordo pre-vede anche che, oltre la soglia del5% di deficit nella sanità, le regio-ni si impegnino a piani di rientro.Se le verifiche saranno negative,scatterà il commissariamento.Spiega Romano Colozzi, coordina-tore degli assessori agli affari fi-nanziari della conferenza delle re-gioni: “lo Stato ha capito la neces-sità di non sottostimare il Fondo.Le regioni hanno dato la disponibi-lità ad aumentare la quantità deiservizi, l'efficienza e ad agire conmaggiore rigore, accettando il ri-schio di meccanismi sanzionatori".Per un po’ almeno possiamo staretranquilli.

Ray Quinsella

L’aggiornamento

tempo di lettura: 13 minuti

INSUFFICIENTE L’AIUTO DELLO STATO PER I MALATI

giunto poi un ulteriore obiettivo aquesti due: scoprire che fine hannofatto i finanziamenti stanziati nel2007-2008 e destinati all’acquisto diausili per la comunicazione di ultimagenerazione.

Ammortizzare i costi sociali

Da parte sua, invece, Viva la vita on-lus combatte per ottenere un sostegnodi tipo sociale. “Chiediamo un soste-gno per tutta la famiglia: il malato diSla, infatti, è totalmente a carico dichi gli sta vicino – spiega Tortora - habisogno di assistenza ventiquattro oresu ventiquattro, sette giorni su sette; ènutrito artificialmente, respira conl’ausilio delle macchine. A volte ab-bandonare il lavoro è l’unica soluzio-ne per potersi prender cura del pro-prio caro. Vorremmo che fossero for-nite delle badanti direttamente dalleautorità per aiutare le famiglie senzaandare ad aggravare la situazione”. Icosti sociali della sclerosi lateraleamiotrofica sono altissimi: “Quandouna persona ha la Sla si ammala tuttoil nucleo familiare: la vita di ognimembro ruota intorno a quella di chisoffre per la malattia. Si è costretti afare turni di guardia, a lasciare la pro-pria occupazione o ridurla a un part-time - prosegue la responsabile del-l’associazione - Questo crea disagianche economici. Oltre alla riduzioneo all’eliminazione dello stipendio dichi decide di seguire il malato, biso-gna ricordare che la Sla si manifestanon nei bambini e neppure negli an-ziani, ma nelle persone adulte, nelpieno della loro attività lavorativa. Lacomparsa stessa della malattia fa ve-nire meno uno stipendio”.

Fino a 5mila euro al mese

Parallelamente le spese aumentano:ausili, farmaci, assistenza. Dove noninterviene lo Stato la famiglia devericorrere al proprio conto correnteper anni e anni. Secondo Viva la vitagli ausili non sono il problema prin-cipale: bene o male sono passati; nonlo sono tutti ancora, ma almeno quel-li più importanti sì”. I costi maggiorida sostenere e dai quali non c’è via discampo riguardano le necessità gior-naliere. I farmaci consumabili quoti-dianamente, ad esempio: si va dai300-400 euro al mese fino a cifremolto più elevate, per chi se le puòpermettere. Oltre ai medicinali, a se-conda delle possibilità di chi è coin-volto, possono esservi molte altreuscite, infatti, come le badanti priva-te”. Proprio questa associazione, in-sieme alla Caritas diocesana di Ro-ma, ha appena pubblicato un libro,Oltre il soffitto, con uno studio scien-tifico che dimostra quanti e quali co-sti pesano sulle famiglie con unmembro affetto da Sla. Chi vuole as-sicurare il meglio al parente malatoarriva a tirar fuori fino a 5mila euro.E chi non può?

Martina Chichi

Sla, morire d’abbandono

Riceviamo e pubblichiamo

Dalla mezzanotte di oggi (sabato 7 novembre, ndr) mi unisco all’inizia-tiva nonviolenta di dialogo intrapresa da Salvatore Usala, Giorgio Pinnae Mauro Serra, malati di Sla che hanno intrapreso uno sciopero della fa-me. ‘Viviamo senza alcuna assistenza’, denunciano Usala, Pinna e Serrain una lettera al vice-ministro della Salute Ferruccio Fazio. La loro è unascelta difficile, che comprendo: per aiutarli mi affianco alla loro iniziati-va. Stiamo parlando di pazienti e di famiglie in situazioni spesso dispe-rate, senza aiuti economici adeguati o assistenza: pochi minuti al gior-no, quando va bene. Hanno diritto ad una vita dignitosa, ed è nostro do-vere assicurargliela. Ho già presentato diverse interrogazioni al ministrodella Salute, nelle quali denuncio la situazione avvilente nella quale Usa-la, Pinna, Serra e tanti malati di Sla si vengono a trovare e patiscono; èsconcertante che in Sardegna, come nelle altre Regioni italiane non sisia effettuata ancora una “mappatura” sulla distribuzione geografica diquesta patologia, istanza che avevo già sollevato due anni fa; è scon-certante quanto scrive Usala al sottosegretario Fazio: “Quest'anno sonomorti tanti malati per abbandono e soprattutto perché, non avendo as-sistenza, non hanno fatto la tracheotomia”; è sconcertante che uno stru-mento legislativo, i Lea (Livelli essenziali di assistenza), il Nomenclato-re degli ausili e delle protesi che non è aggiornato dal 1999, giaccianoda un anno e mezzo in conferenza Stato-Regioni e ancora non ci siatraccia di un accordo. È sconcertante – e costituisce motivo di vergogna– che in un paese che il presidente del Consiglio vanta essere la sestapotenza mondiale – ci siano trattamenti da terzo mondo per i malati diSla. Sollecito e chiedo al Governo e al Viceministro Fazio una risposta ailegittimi e giusti quesiti posti dai signori Usala, Pinna e Serra, e che nonci si trinceri in risposte formali e burocratiche, indice di sostanziale in-differenza verso un problema che riguarda centinaia di persone soffe-renti e le loro famiglie. Per sostenere l’iniziativa, lasciare un commento e affiancarmi nello scio-pero della fame usa questa pagina: www.lucacoscioni.it/scioperofameGrazie per quel che potrai fare,

Maria Antonietta Farina Coscioni

Comunic-abileINFOWEBwww.lucacoscioni.it

n° 11 - dicembre 2009nforma18

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INFOWEBwww.regione.piemonte.it/sanita 19

n° 11 - dicembre 2009nforma Informazione pubbliredazionale

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È solo una questione di tempo tempo di lettura: 11 minuti

solidarietà delle bdt è alla pari, poi-ché il tempo scambiato è misurato inore per tutti. Nate in Italia alla finedegli anni Ottanta e sviluppatesi so-prattutto nei primi anni Duemila, lebdt hanno come mission quella dicoinvolgere persone di età, condizio-ni sociali e culturali diverse. I giova-ni ultimamente sono sempre più nu-merosi, in quanto l’utilizzo del web licoinvolge agevolmente in molte atti-vità. Inoltre, queste associazioni sistanno diffondendo nelle scuole me-die e alle superiori, luoghi in cui i ra-gazzi si scambiano soprattutto saperiesterni all’istituto, e spesso sono imeno bravi negli studi ad insegnare

qualcosa ai mi-gliori, magari anuotare, a suona-re la chitarra o ilpianoforte. Pao-lo Coluccia, dot-tore in pedago-gia, saggista e ri-cercatore socia-le, ha pubblicatodiversi saggi ariguardo: “Le

banche del tempo rappresentano unluogo di scambio e di generosità,questo almeno nelle intenzioni piùideali”, afferma. “In Italia – prosegue- possiamo distinguere, in modo mol-to approssimativo, tre modelli dibanca del tempo: la bdt organizzata,finanziata e gestita dal Comune (inmolte città italiane del centro-nord èun servizio pubblico da fornire al cit-tadino, qualificato come utente ocliente, che per le sue necessità si ri-volge ad uno sportello); la bdt chenasce all’interno di un’associazione,

di una cooperativa o di un’organizza-zione sindacale, ed infine la bdt comesistema autonomo, autofinanziato eautogestito che nasce su iniziativa dialcuni individui ampiamente motiva-ti, che si riuniscono ed elaborano unprogetto di azione comune”. Coluc-cia spiega che “questi sistemi discambio locale si diffondono nelmondo con motivazioni e modellidifferenti, anche se è unanimementericonosciuto che quello iniziale etrainante è stato il sistema Lets di M.Linton, elaborato in Canada sulle ce-neri di un'esperienza analoga fallitaper ingenuità e per inesperienza deipromotori”. Dal 1975 si organizzaro-no in Canada i LetSystem (Local ex-change trading system), che utilizza-vano monete locali riferite alla valu-ta nazionale, al dollaro o al tempo in-teso come ora di lavoro. Dal 1985 iLets, dopo qualche clamoroso falli-

LE BANCHE DOVE SCAMBIARSI ORE E ABILITÀ

Farsi pubblicitàFar conoscere una Banca delTempo è di sicuro più facileutilizzando il passaparola tragli amici ed i familiari,realizzando depliant evolantini. Per cercarel’adesione di nuovi soci sipuò anche ricorrere allapubblicità a mezzo stampasui quotidiani locali.

L’aiuto dei sindacatiLa maggior parte degliaderenti alle Banche deltempo non sono pensionati,ma persone che lavorano. Ilsindacato è senza dubbio unveicolo importante percoinvolgerle, facendocircolare negli uffici o nellefabbriche materialeinformativo e promozionale.

Qualche consiglio

Chi ha tempo non aspetti tempo,ma provi a scambiarlo con qualcun

altro: metta a disposizione le suecompetenze o solo la sua

disponibilità per avere altrettantoda chi aderisce a questa specialebanca. Costituirne una non è così

difficile. Vediamo come.

mento e qualche affinamento tecni-co-contabile e con l’apertura dellagestione e dell’organizzazione agliaderenti, si sono diffusi anche in Eu-ropa (Inghilterra, Germania, Francia,Belgio, Scozia, Italia ecc.) e nel restodel mondo (Argentina, Messico, Ve-nezuela, Brasile, Australia, Senegalecc.). Per restare in Italia, uno tra gliesempi più interessanti di bdt è natodi recente a Parma e coinvolge l’uni-versità. L’associazione prende il no-me di Gocce Tempor-ALI: “gocce”di tempo e “Ali”, che servono a vola-re in uno dei mondi possibili, attra-verso il percorso di conoscenza, diincontro e di crescita, durante gli an-ni dell’università. Si può aderire se siintrattiene un qualsiasi tipo di rappor-to, di lavoro o di studio, con l’univer-sità o anche solo se si ha voglia di in-vestire il proprio tempo, mettendo adisposizione degli altri le capacità

possedute ed avendo in questo modol’opportunità di confrontarsi con tan-te diversità strutturali, etniche, cultu-rali, generazionali. Altre attività dipromozione, formazione ed informa-zione a favore delle bdt possono es-sere organizzate dagli enti locali, chemettono loro a disposizione l’utilizzodi locali e servizi e stipulano accordicon i quali si prevedono scambi ditempo da destinare a prestazioni dimutuo aiuto a favore di singoli citta-dini o della comunità locale. Tali pre-stazioni devono essere compatibilicon gli scopi statutari delle bdt. Se nededuce, quindi, che le banche deltempo hanno un rapporto con le isti-tuzioni tale per cui queste (il comune,la scuola…) aderiscono tramite unloro rappresentante. In cambio delsostegno offerto (sede, telefono, ac-cesso al fax, alla fotocopiatrice, a in-ternet...), ricevono l’equivalente intempo sotto forma di piccole presta-zioni non continuative da destinarealla comunità (se si tratta di un Co-mune) oppure agli utenti (se si trattadi una scuola, di un circolo culturale,eccetera). Il vincolo da rispettare èche tali prestazioni non sostituiscanolavoro pubblico e neppure servizi so-ciali. Le regole di scambio tra bancae istituzione sono definite in accordiscritti. Il sostegno che alcune ammi-nistrazioni provinciali svolgono daqualche anno per favorire la diffusio-ne delle banche nei comuni del loroterritorio è rilevante. Per chi inizia“da solo”, il consiglio è di non preoc-cuparsi troppo per le prime difficoltà:è solo questione di tempo.

Simona Cocola

INFOWEBwww.bdtitalia.altervista.orgwww.tempomat.it n° 11 - dicembre 2009

nforma20 Idee

Le banche del tempo, conosciu-te dai più con l’acronimo bdt,non sono né servizi pubblici

né organizzazioni di volontariato, malibere associazioni tra persone chedecidono di aiutarsi nelle piccole ne-cessità quotidiane. Il motore di tuttoè proprio il tempo, gratuito, che ci sidona a vicenda: attraverso questebanche si può recuperare anche unrapporto di solidarietà reciproca, chepassa dalla valorizzazione del saperedi ognuno, la base su cui si poggianoe vivono le bdt. Si costruisce in que-sto modo una comunità solidale, sen-za l’intermediazione del denaro esenza fini di lucro. Il funzionamentoparte dall’idea chechi dà un’ora delproprio tempo aqualcuno può rice-vere un servizio dachiunque appar-tenga al gruppo.Dare, ricevere e ri-cambiare con vo-lontà, mettendo leproprie capacità alservizio della co-munità, ad esempio in lezioni di cu-cina, manutenzioni casalinghe, ac-compagnamenti e ospitalità, babysit-teraggio, cura di piante e animali,scambio, prestito o baratto di attrez-zature varie, ripetizioni scolastiche eitaliano per stranieri. Gli scambi ditempo si pagano con assegni presidal libretto di ciascun socio, il qualepossiede un proprio conto corrente sucui sono segnati i crediti (le ore date)e i debiti (le ore ricevute). A differen-za del volontariato, che si basa sul-l’idea di donare aiuto ai bisognosi, la

L’angolo del Professional ConsumerQuella foresta e l’incanto italico possono fare prezzo

Nell’universo del mercato non si va tanto per il sottile. Un bene costituisce valore, un bene scarsoancor più valore; fa prezzo, si impacchetta, si vende. L’aria è inquinata, l’ossigeno un bene! In unmondo sempre più complesso, talvolta oscuro, la cultura rischiara ogni direzione: un bene! Ossi-geno e cultura: un business. Per tutta risposta, le riserve di ossigeno per aria nuova e i giacimenticulturali, per non far giacere la conoscenza, stanno lì: offesi, sviliti, svalutati, deturpati. La forestaamazzonica, depredata da allevatori, agricoltori, da quelli del legname; l’Italia dall’incuria e dal-l’affanno. Il Belpaese abbrutito misconosce i suoi tesori; prima primo, ora sesto tra i luoghi appe-titi dai più. Non è un bel vedere! Quella foresta e l’incanto italico non fanno prezzo. Qual mercatoè mai questo che svaluta valore, sottraendo ossigeno al mondo, per un tozzo di pane? Qual merca-to è mai questo che brucia ricchezza mal usando un patrimonio culturale senza eguali? Beni, manon troppo, per chi li possiede; per chi li anela scarsi, scarsissimi. Brasiliani ed italiani sottostima-no quei beni: di là si svende la foresta al prezzo di terreno agricolo poco fertile; di qua il costo digestione di paesaggio, storia, arte risulta superiore ai guadagni. Si assottiglia la foresta, deperiscequella cultura; quei beni scarseggiano. Cultori del mercato, profittatori di profitto dove siete? Chivuol approfittare di tale insipienza? Con un cent in più della resa produttiva, agricola, di quella fo-resta et voilà, al mercato si acquista la concessione. Si acquista per non disboscare; quell’ossigeno

mette in garanzia l’atmosfera del pianeta. Per la cultura pressappoco lo stesso giochino. Il Pil estratto da quel bendiddio è solo il 2,5%: ben il 3,5 in GB. Bastano a occhio e croce 50 mi-liardi di euro, il 3,5 di Pil; lo 0,005% di 10.000 miliardi, il costo stimato della crisi economica peracquistare quel bendiddio. Se non è tutto oro quel che luccica, questi beni, non replicabili, si pos-sono acquisire: sono un tesoro in concessione al mondo, un ricostituente per la mente. Si aumentacosì il capitale umano degli umani, migliora la resa produttiva delle loro azioni. Ai nativi resta l’ob-bligo della salvaguardia, la manutenzione, la valorizzazione: oplà, lavoro. Dovranno dare pure sup-porto organizzativo, logistico, gestionale a vacanze da favola per il resto del mondo: ancora lavo-ro, vieppiù ricchezza. Avranno cash per rattoppare i buchi di bilancio. Chi vende tali risorse? I go-vernatori della politica carioca e quelli dello Stivale. Chi le acquista? La proprietà pubblica: quelliche fanno politica nel resto del mondo. Chi organizza, gestisce, paga l’affare? Beh, può l’ONU, ilWTO, l’FMI persino la BRI, fate voi! Si acquista per il mondo, si restituisce ai monnaroli un dirit-to, l’uso gratuito, la salute mentale e quella fisica; sotto sotto, pure un nuovo credito alla politica.

Mauro Artibani www.professionalconsumer.splinder.com - www.professioneconsumatore.org

Persone di ogni età, condizione sociale e cultura; chiunque può decidere di offrire ad altricompetenze e disponibilità e ricevere altrettanto: basta “entrare” in una banca del tempo

La solidarietà delle Banche delTempo è alla pari:

il tempo scambiato è,infatti, misurato in ore

per tutti

Come iniziareAll’inizio bastano 4-6 persone afondare una Banca del tempo.In seguito è importantecoinvolgere una ventina diconoscenti per costituire ilgruppo promotore. Si consiglia,prima di estendere l’invito adaltri, di sperimentare ilfunzionamento per alcuni mesiall'interno del gruppo.

Page 21: Informaconsumatori - dicembre 2009

tempo di lettura: 9 minuti

Il Natale… quando arriva, arrivaEFFETTO BOOMERANG SOTTO LE FESTE

Passaggi pubblicitari stucchevoli che a tutte le ore del giorno propongono panettoni epandori con largo anticipo rispetto alle feste. L’effetto potrebbe essere controproducente

Non percepite anche voi lagioiosa atmosfera nataliziache tenta di insinuarsi, co-

me ogni anno, in netto anticiposulla regolare tempistica? Già dametà novembre compaiono le pri-me timide luci sulle strade, le ve-trine dei negozi sfoggiano impro-babili alberelli decorati e, quel chepiù ci interessa, anche in televisio-ne si dà l’avvio ad una valanga dispot, tutti con il medesimo, irritan-te scopo: illuderci circa l’immi-nente festività, quando abbiamo,nella migliore prospettiva, almenoun mese di lavoro prima di poteraddentare una fetta di pandoro. Trai più inflazionati citiamo quelli ri-guardanti l’aspetto culinario; i pa-nettoni, divenuti ormai un verosimbolo nazionale nell’immagina-rio collettivo della festa, rivestonoun ruolo di primo piano sul picco-

E IL FILO LOGICO DOV’È?

POLEMICHE INUTILI E FINTI MORALISMI

POCO BRIO, TANTA NOIA

SORRISI A VOLONTÀ

Nessuno è perfetto

L’inno “rosa” al collant

Lo spot della Decathlon per la notamarca di abbigliamento sportivoQuechua è ideato in maniera intel-ligente. L’animazione, semplice manon sciatta, vede come protagonistidue amanti della montagna prontiper una escursione: uno è equipag-giato Quechua (quindi, come sievince dalle immagini, possiedeun’attrezzatura confortevole ma altempo stesso pratica) mentre l’altrosi divincola in un pesante pellic-ciotto, causando peraltro diversesfortunate vicende a causa del suovestiario inadeguato. Così, tra un lago ghiacciato checede sotto le ciaspole poco indicateper l’attraversamento di una super-ficie così sottile ed incontri nonmolto amichevoli con la fauna lo-cale (un gigantesco orso brunopronto a lanciarsi nel disperato in-seguimento dei due pionieri dellanatura) i cinquanta secondi di spottrascorrono piacevoli ed invitano agettarsi, con le dovute precauzioni,negli eccitanti scenari offerti dallamontagna in inverno.

Lo spot sale di quota

Ecco uno spot davvero indecifrabile dove oggetto da sponsorizzare, testied immagini appaiono completamente slegati. Dovrebbe essere un’ova-zione per una automobile; si apre però con una voce che esclama di ama-re la natura e di volerlo fare (cosa?) tutte le volte che vuole. L’altro po-stulato che il saggio speaker ci regala è il seguente: “a volte è la perfe-zione a scatenare le emozioni”, mentre due ragazzi si lanciano un frisbeeattraverso i finestrini aperti della vettura. Quale nobile ricerca, quella dicercare di non infrangere i vetri di una macchina, quale sublime filosofiaè nascosta in un gioco tanto divertente! La musica concitata lega tutti que-sti spezzoni disconnessi, così come un mix di immagini che scorrono ve-locissime. La fotografia dello spot non è malvagia, ma nel complesso lapubblicità appare troppo confusionaria. Tentare improbabili sofismi con-nettendoli ad una macchina è poi quantomeno eccentrico; non sarebbe piùredditizio puntare a sottolineare i vantaggi della specifica auto?

Se la pubblicità ha come scopo quello di colpire lo spettatore e di non essere dimenticata, l’idea di Calzedonia hacentrato il mirino. Suscita, però, a causa della rivisitazione dell’inno di Mameli in chiave femminile, “Sorelle d’Ita-lia” appunto, un vivace dibattito tra chi ne lamenta il bieco utilizzo a fini commerciali (parole del genere per ven-dere calze? Giammai!) e chi difende accorato lo spot, per una presunta maggiore attenzione nei confronti della con-dizione della donna nel nostro paese. Peccato che entrambe le posizioni siano poco sostenibili. Innanzitutto le ragazze ricalcano sempre gli stessi stereotipi, quindi parlare di emancipazione non solo è affrettato,ma anche sostanzialmente errato. Al contrario, però, tutto questo fremito d’indignazione popolare non è meno ipo-crita ed è poco convincente, se pensiamo ad alcuni politici nostrani che vantano di utilizzare la bandiera come cartaigienica oppure ai nostri idolatrati calciatori, novelli eroi della patria, che a malapena riescono a biascicare qualco-sa prima del fischio di inizio. Magari volessimo parlare di questioni morali in Italia; gli oggetti di discussione sa-rebbero ben altri.

INFOWEBwww.spotanatomy.info

www.creativitaitaliana.it 21n° 11 - dicembre 2009

nforma Comunicazione e pubblicità

Scaglie di pubblicitàDavvero scialba la nuova trovata del Grana Padano. Anche se, a voler esserepositivi, constatiamo un miglioramento considerevole rispetto alle edizioniprecedenti (se vi fossero sfuggite, come auguro vi sia accaduto, basti dire cheruotavano tutte attorno alle sfortunate vicende amorose di un impacciato se-duttore sempre pronto ad offrire una scaglia di formaggio). Qui invece ci tro-viamo sulla Senna, nonostante si stia pubblicizzando un prodotto che fa dellasua produzione in Italia un vanto, assieme ad una elegante donna in abito dasera ed un gentleman in completo scuro. L’agghindata nave fende le acque, lacena è servita ma la catastrofe è imminente: il prode cavaliere, infatti, si trovanell’imbarazzo di non riuscire a stappare lo champagne. Lei sbuffa un po’ in-fastidita, getta a terra il fazzoletto e sfrutta la galanteria del corteggiatore perfar saltare il tappo della bottiglia. L’edificante scena è chiusa dalla faccia, ine-betita, del galante omaccione. Più allegro lo spot della versione già grattugia-ta del formaggio, tale Gran Mix. Qui mucche in balia di qualche isterismo can-tano a squarciagola, così come un simil-fattore, lo stesso ipnotico ritornello.Un po’ di colore non guasta mai, qui però si è confezionata una pubblicitàtroppo carnevalesca.

lo schermo. Come non ricordare lesvenevoli pubblicità della Bauli,con l’innumerevole trafila di bam-bini investiti da una stucchevolebontà, tutti mormoranti: “A Natalepuoi… fare quello che non puoi fa-

re mai…” mentre sono impegnatiin una serie di improbabili eccel-lenti azioni (è noto come un passe-rotto con l’ala spezzata possa esse-re salvato solo nei quindici giornidi feste, oppure come una coppia

nel mezzo di un litigio debba ne-cessariamente sorridere quando unfastidioso ragazzino offre loro unafetta di dolce). Questi deliziosipargoletti non sono certo gli unici:nella réclame della Motta un bim-bo posiziona, con un’accuratezzasconcertante, un panettone nel ca-mino (immaginiamo la faccia delpadre quando, la mattina successi-va, lo troverà, anziché imballato,nero di fuliggine). Quale motiva-zione si cela poi dietro questo ge-sto alquanto bizzarro? Semplice,l’atterraggio di Babbo Natale! Il ri-sultato è che questo bombarda-mento ad alto tasso di colesterolorischia un effetto boomerang: èprobabile infatti che si giunga allavigilia con una nausea tale da nonsfiorare proprio nulla!

Caterina Mascolo

Immagine tratta da Youtube

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Page 22: Informaconsumatori - dicembre 2009

INFOWEBwww.camera.it ec.europa.euwww.aimef.it n° 11 - dicembre 2009

nforma22 Consumatori in Parlamento

tempo di lettura: 8 minuti

IN QUESTI GIORNI ALLA CAMERA

DALL’UNIONE EUROPEA

tempo di lettura: 4 minuti

Storicamente l’Italia è un paesenel quale ci si separa poco, sidivorzia ancora meno e molte

delle unioni si sciolgono per morte diun coniuge. La tendenza però è inevoluzione e gli andamenti stannovia via uniformandosi con quelli eu-ropei, in particolar modo da dopo il1987, anno in cui la legge n.74 ha ri-dotto da cinque a tre anni il tempo ne-cessario per ottenere lo scioglimentodefinitivo del matrimonio. Aumenta-no di conseguenza anche le secondenozze e più generalmente si assistead un innalzamento dell’età del pri-mo matrimonio e del primo figlio. Inquesto panorama estremamente va-riegato e complesso dobbiamo inclu-dere anche le unioni di fatto, semprepiù numerose. Le separazioni, co-munque, sono in aumento indipen-dentemente dalla tipologia di unione,e sebbene ci possano essere differen-ti problematiche di tipo giuridico darisolvere nel caso di matrimonio onel caso di famiglie di fatto, certa-mente le difficoltà relazionali sonougualmente critiche, in particolarmodo quando non sono solo i duepartner ad essere coinvolti nel pro-cesso di scioglimento. Già nel 2006con la legge n.54, che modifica l’ar-ticolo 155 del Codice Civile introdu-cendo il principio della “bigenitoria-lità” e l’affido condiviso, si è cercatodi rendere la separazione meno trau-matica possibile per i figli. Ma se lasituazione è conflittuale al punto darendere tutto molto complicato a chiè possibile rivolgersi? A un mediato-re familiare. Si tratta di una nuova fi-gura professionale, talmente nuovache ancora non è stato creato un albodegli esercitanti. A questo propositodue proposte di legge per la fissazio-

ne di criteri in materia sono al vagliodella Camera. Abbiamo chiesto al-l’onorevole Savino Pezzotta, promo-tore di uno dei due disegni in que-stione, chi sia nello specifico un pro-fessionista della mediazione familia-re, a metà strada tra un consulente le-gale e uno psicoterapeuta. “Pur aven-do nozioni approfondite di caratteregiuridico, psicologico e sociologico -spiega Pezzotta - esso si qualifica so-prattutto per la sua capacità profes-sionale di usare tecniche specifiche eadeguate a ristabilire il dialogo fra leparti, a riattivare una fiducia recipro-ca, e ad aiutare le parti a esploraretutte le possibili soluzioni del conflit-to, scegliendo quella più soddisfa-cente per tutte le persone coinvolte”.La proposta di legge prevede anchedue modifiche all’articolo 155-sexiesdel Codice Civile. “La prima introdu-ce per il giudice l’obbligo di prende-re in considerazione anche l’opinionedel figlio minore convocato in audi-zione, tenendo conto dell’età e del li-vello di maturità. È altresì previsto

la lite giudiziaria, di contattare unmediatore per essere informati sulcontenuto e sugli obiettivi reali delpercorso. Una volta ricevuta l’esattainformazione, possono rifiutare ilprocedimento o sceglierlo avendocomunque la certezza di poterlo in-terrompere in ogni momento. La vo-lontarietà della mediazione è infatticonsiderata dagli esperti un prere-quisito essenziale per il suo succes-so”. Esiste una seconda proposta dilegge in materia, di cui è firmatarial’onorevole Donata Lenzi (Pd), chepropone interventi molto mirati per-ché si eviti l’improvvisazione di unmestiere tanto delicato, che “si inse-

l’utilizzo di specifiche modalità cherendano protetta e meno intrusivapossibile, per il figlio minore, la suaaudizione. L’altra modifica abroga ilsecondo comma dell’articolo, laddo-ve prevedeva la facoltà del giudice,solo in presenza del previo consensodelle parti, di rinviare l’adozione diprovvedimenti per permettere l’ini-zio di un percorso di mediazione”.Come mai questa seconda modifica?“L’esperienza diretta ha dimostrato, ameno di pesanti suggerimenti deigiudici, che le parti non acconsento-no alla mediazione oppure che l’av-viano solo per compiacimento versoil giudice, ma senza una reale volon-tà di riavviare il dialogo. Pesa molto,in questo atteggiamento, la confusio-ne che spesso si crea fra mediazionee riconciliazione, in quanto molteparti le ritengono connesse e, non vo-lendo riappacificarsi, rifiutano diconseguenza anche la mediazione.La soluzione prospettata nella propo-sta di legge prevede l’obbligatorietàper le parti, per poter continuare nel-

Dormiremo sonni tranquilli?ore al giorno, e che quindi trascorro-no almeno metà della giornata a con-tatto con prodotti per il sonno, diven-ta evidente come fosse necessario in-trodurre regole ad hoc. È in questosenso che gli Stati membri dell’Uehanno autorizzato la definizione dinuove norme di conformità per gli ar-ticoli per il sonno, che dovrebberocontribuire a prevenire gli incidenti dicui rimangono vittima i bambini intenera età e che si inseriscono in unapiù ampia strategia di sicurezza. Nel2007-2008 la Commissione europea,previa consultazione degli Statimembri, ha condotto uno studio peridentificare i prodotti per l’infanziapiù pericolosi e in relazione ai qualinon vi sono norme di sicurezza o, seve ne sono, non coprono tutti i rischi.

Tra il 2005 e il 2007, secondo labanca dati europea sulle lesio-ni, si sono verificati 17.000 in-

cidenti a danno di bambini da 0 a 4anni che riposavano nel lettino. No-nostante la frequenza di incidenti gra-vi e a volte fatali dovuti agli articoliper il sonno e per la prima infanzia,ad oggi non vi sono norme di sicu-rezza europee specifiche. Se pensia-mo che quotidianamente i neonatidormono in media 16 ore, mentre ibambini dai 3 ai 5 anni circa 11-13

Materassi per lettino: i rischi princi-pali sono dati dall’intrappolamento(per carenze nella progettazione: sead esempio il materasso è troppo pic-colo lascia libere delle aperture in cuiil bambino può rimanere intrappolatoo soffocare) e dall’infiammabilità.Sacchi-nanna per bambini e para-colpi per lettino: i rischi principalisono legati allo strangolamento, alsoffocamento e all’asfissia a causa dicordini, asole, parti staccabili.Piumini: il rischio è legato al soffo-camento e all’ipertermia: senza ade-guate informazioni di sicurezza ipiumini possono essere la concausadella sindrome della morte improv-visa del lattante.Amache: i rischi sono legati al soffo-camento, all’intrappolamento e alle

lesioni dovute a una concezione ca-rente del prodotto – in particolare perinstabilità o difetti strutturali.Le nuove norme sono pertanto volte aridurre questi rischi. Verranno inoltreintrodotti requisiti necessari in mate-ria di stabilità e di design. MeglenaKuneva, commissario dell’Ue re-sponsabile per i consumatori, ha af-fermato: “Spetta ai genitori o a colo-ro che si occupano dei bambini giudi-care come meglio gestire la sicurezzadei piccoli. Tocca a noi, però, far sìche i genitori che scelgono questiprodotti non debbano poi preoccupar-si della loro sicurezza. Dobbiamo es-sere vigilanti nell’interesse dei nostriconsumatori più vulnerabili. Le istru-zioni devono essere estremamentechiare, i prodotti devono essere effet-

Quando la coppia scoppia… si può sempre mediare

tivamente quanto più sicuri possibilee superare tutti i necessari test di si-curezza”. Gli avvertimenti e le istru-zioni per l’uso dovranno conteneremessaggi chiari sugli eventuali rischicorrelati a ciascun prodotto e inclu-dere i requisiti in materia di igiene.La votazione si è svolta a Bruxelles inseno al Comitato per la sicurezza ge-nerale dei prodotti. La proposta dellaCommissione sarà esaminata dal Par-lamento europeo e dal Consiglio, conun periodo di scrutinio di tre mesi, epasserà quindi al collegio dei com-missari per una decisione formale.Verrà, infine, affidato un mandato alCen (il Comitato europeo di norma-zione), che inizierà a elaborare lenuove norme.

Elisa Gallo

La professione

risce in fasi critiche della vita rela-zionale”. Oltre a stabilire i criteri diabilitazione all’esercizio della pro-fessione di mediatore familiare, laproposta Lenzi andrà a incidere sul-l’articolo 708 bis del Codice Civilein materia di affido condiviso, chegià prevede il ricorso a una fase dimediazione, ma la renderà più vin-colante, allargandone l’ambito di in-tervento anche alle coppie di fatto. Ildisegno, presentato alla Camera nelluglio scorso, è ancora in attesa diessere discusso, e il testo non è an-cora disponibile.

Francesca Giuliani

Come si diventa mediatori familiari? Abbiamo chiesto a Luigi Zammutodell’Aimef (Associazione italiana mediatori familiari) di spiegarcelo. Lepossibilità sono due: o l’“autoproclamazione”, che al momento non è im-pedita da nessuna legge (motivo per il quale è urgente regolamentare lamateria), oppure la frequentazione di corsi di formazione accreditati pre-ventivamente dall’Aimef, che svolge questo servizio di controllo qualitati-vo dal 1999. È proprio nel campo della formazione che occorre interveni-re con maggiore attenzione. Zammutti, infatti, mette in guardia circa unalacuna riscontrabile nella proposta Pezzotta, che non prescrive nulla ri-spetto ai contenuti dei corsi di formazione abilitanti, ma si limita a defini-re idonei corsi di laurea specialistica o master di 350 ore, senza preten-dere, ad esempio, che questi vengano supportati da esercitazioni prati-che o tirocini. La disposizione esclude inoltre dall’esercizio i laureati trien-nali già impiegati nel settore, ma include invece coloro che abbiano fre-quentato corsi di preparazione offerti da centri regionali, squalificando glienti privati che forniscono percorsi formativi in molti casi più completi.

Per saperne di più

Per approfondire l’argomento potete riascoltare la puntata completa de“I tuoi diritti in diretta” andata in onda lo scorso 4 novembre:collegatevi al sito internet www.informaconsumatori.it e cliccate su“Ascolta le trasmissioni” in Area Media.

Sbaglia chi crede che alla mediazione familiare possa ricorrere solo chi tenta la via dellaconciliazione. Due diverse proposte di legge in Parlamento provano a disciplinare la materia

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INFOWEBwww.fipe.it www.adoc.org

www.codici.org23

n° 11 - dicembre 2009nforma Com’è andata a finire?

tempo di lettura: 13 minuti

Questa volta il caffè rischia di andarci di traverso e non per averlo bevuto troppo in fretta. Ilprezzo della colazione al bar ha registrato un discreto rialzo con il consueto rimpallo di

responsabilità. Meglio mangiare a casa per risparmiare, allora? Sì, ma fino ad un certo punto

ANCHE LA COLAZIONE DIVENTA UN LUSSO

La crisi continua ad avanzaree, a ruota, il costo della vita.Ancor più aumentato per gli

italiani sembra essere il prezzodella colazione. E non ‘pesa’ soloquella consumata fuori casa: il ca-ro-tazzina non risparmia neppurecoloro che si svegliano presto persedersi al proprio tavolo in vesta-glia davanti al primo pasto dellagiornata. Infatti, non solo al bar,ma anche al supermercato i prezzihanno subìto un’impennata: bi-scotti, caffè e yogurt sembrano es-sere i prodotti più bersagliati dalcaro-prezzi di questo ‘caldo’ au-tunno 2009. L’Adoc rileva un rin-caro medio nazionale del 6,9%; ilCodici ha inoltre constatato i datianche a livello regionale e locale,focalizzandosi sulla situazione ro-mana. Un gruppo di consumatoridella Capitale, infatti, ha segnalatoall’associazione che, durantel’estate, la maggioranza dei bar haaumentato di 10 cents il costo diuna tazzina di caffè. Dato che 70bar su 90 hanno applicato l’aumen-to in modo omogeneo, il sospetto

di un accordo fra gli esercenti hamesso in allarme il Codici, che hainvitato l’Antitrust a verificarel’ipotesi del cartello. E nel restod’Italia? Fare colazione fuori costain ogni caso non meno di 2 euro,tra caffè e brioches: l’aumento,quindi, c’è stato.

Rincari o speculazioni?

I gestori, da parte loro, lamentanoil costo della vita in continua asce-sa: “Da quando è entrato in vigorel’euro, i costi di gestione sono au-mentati tantissimo: l’elettricità, lamanodopera, le tasse, l’Irap, il co-sto del caffè, ora anche l’acqua!Come possiamo tenerci troppobassi?”, commenta un esercentedella centralissima Via Garibaldi aTorino. “Il costo finale dipende an-che da cosa offri al cliente. Io usosolo miscele selezionate, accompa-gno il caffè con un bicchiere d’ac-qua e aggiungo il biscottino. No-nostante i rincari, però, la gentecontinua a venire, perché questazona è frequentata da clientela me-dio-alta, che non risente poi cosìtanto dell’aumento dei prezzi”,spiega un altro commerciante delcentro. Ma in periferia le cose nonvanno allo stesso modo: secondoalcuni dipendenti di bar non cen-tralissimi, infatti, la colazione è laprima sui cui si inizia a tagliare.Insomma, c’è bar e bar, e forse lasoluzione è fare da sé: nonostantel’aumento nei supermercati, i clas-sici caffè e biscotti fanno rispar-miare agli italiani fino all’80%.Molti, invece, tagliano corto: nien-te casa, né bar, la colazione si sal-ta direttamente.

Associazioni ed esercenti:

braccio di ferro?Roberto Tascini, segretario nazio-nale dell’Adoc, sottolinea che inun anno “l’aumento del costo dellacolazione al bar è stato del 5%,mentre quello a casa è salito al 4%,un rincaro considerevole”. Questi idati forniti da uno studio effettuatodalla stessa Adoc su base naziona-le. La soluzione? “Da tempo la no-stra associazione propone, tra glialtri interventi, l’aumento del valo-re defiscalizzato dei buoni pasto.In Italia, il valore medio è poco piùdi 5 euro: oltre a essere fra i piùbassi d’Europa - pensiamo ai novedella Spagna - è una cifra ridicola,a malapena ci si può comprare untramezzino con una bibita. Biso-gna incrementare il potere d’acqui-sto dei lavoratori dipendenti e pen-sionati: abbiamo segnalato a più ri-prese questo problema al governo;il ministro Scajola si è dimostratodisponibile, ma speriamo che dalleparole si passi ai fatti”, spiega Ta-scini. Su questo punto gli esercen-ti concordano; Edi Sommariva, di-rettore generale della Federazioneitaliana pubblici esercizi, com-menta: “L’aumento del valore defi-scalizzato dei ticket sarebbeun’azione necessaria, l’abbiamoproposto in prima persona, ma inquesto momento non sembra esse-re fra le priorità del governo”. Seda una parte molti esercenti accu-sano un aumento generale dei costidi caffè, grano, orzo, cui ci si deveadeguare per non soccombere, leassociazioni ribattono che i prezzidelle materie prime subiscono unandamento altalenante e che, inogni caso, stupisce un aumento co-sì omogeneo da parte di tutti gliesercenti. “Non ci risulta - sottoli-

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nea il direttore generale del Fipe -che l’intera categoria abbia au-mentato i prezzi, anzi, nonostante igestori dei bar siano tenuti sottopressione da costi poco comprimi-bili, la maggior parte non ritocca ilistini da più di un anno. In meritoal sospetto del cartello tra i bar del-la Capitale, potrebbe essere unasorta di fiammata romana, senzaalcun riscontro nel resto d’Italia”.Sommariva critica inoltre i datiforniti da Adoc: “Tutto il mondodell’economia utilizza l’Istat comeunica fonte attendibile: i numeriche ci fornisce sono molto diversida quelli dell’Adoc: l’aumento delcaffè è dell’1,9%, mentre il cornet-to si attesta su un +2,5%: menodella metà dei dati Adoc. Non co-noscendo il metodo, né il campio-ne su cui si elaborano tali dati, sirischia di fare cattiva informazio-ne.” Ma sui dati forniti dall’IstatTascini commenta: “Se è vero cherilevano un aumento inferiore alnostro, bisogna considerare che èproprio la voce “spese alimentari”

Che cosa è cambiato

2008Un caffè al bar costa 90 cent, un cornetto 95. Chi preferisce fare colazione a casa spende in media 2,35 euro per un pacco di biscotti e 63 cent per un vasettodi yogurt.

2009Biscotti e yogurt costano rispettivamente 2,70 e 0,71euro: un aumento di oltre il 14% per i primi e del12,6 per il secondo. Al bar non va meglio: il caffèarriva a 0,95 e la brioche sfiora per un centesimoquota un euro. Il rincaro si attesta sul 5%.

ad incidere maggiormente sul bi-lancio familiare: andrebbero quin-di forse rivisti i criteri di rilevazio-ne dei prezzi, poiché spesso noncorrispondono a quella che si puòdefinire l’inflazione reale, quellacioè realmente percepita dall’opi-nione pubblica”. Ciò che preoccupa di più i com-mercianti, al di là di rincari veri opompati, è l’affluenza dei clienti:“Non sappiamo quanti italiani fac-ciano la prima colazione, ma dicerto prevale il numero di coloroche al mattino non viene a consu-mare al bar, perché se solo il 10%dei nostri concittadini, come so-stengono i dati Adoc, davvero lofacesse, sarebbe per noi estrema-mente positivo”, conclude Som-mariva. Dulcis in fundo, o sarebbemeglio dire amara consolazione: ilcaffè e il suo costo vi rendono ner-vosi? C’è sempre il più blando or-zo... peccato che anche questo siaaumentato del 4%!

Erika Anna Savio

La tanto cara tazzulella ’e cafènero, bollente e un po’ salato

L’aumento del costodella colazione al bar

è stato del 5%, mentre quello a casa

registra ormai un +4%. Oggi fare colazione fuori costa in ogni

caso non meno di 2euro, tra tazzina di

caffè e brioches

fonte: Adoc

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Istruzioniper l’uso

nforma

Amianto in casa?Per verificare la presenza di

amianto in casa, se si è incondominio bisogna chiedereall’amministratore di farci vedereil progetto di costruzionedell’edificio. Chi, invece, abita inuna casa indipendente puòchiedere il progetto all’ufficio delcatasto in Comune.

Le spese di bonificaIn generale le spese per

eliminare l’amianto da casa sonoa carico del privato e sonopiuttosto elevate. Molti enti locali,però, prevedono incentivi per chiprovvede all’operazione. È bene,quindi, verificare se esisteun’istituzione che offre incentivi oaiuti per asportare il materiale.

Prestiti: occhio ai tassiPrima di firmare qualsiasi

contratto o richiesta difinanziamento, richiedete unpreventivo, nel quale venganoesposti tutti i costi palesi edocculti. Controllate ad esempio iltasso annuo effettivo globale(taeg): spiega i costi accessoricollegati dell’operazione.

Confrontare i preventivi

Non fermatevi mai alla primafinanziaria o istituto di credito.Trattandosi di un impegno cheha i suoi rischi, è opportuno checerchiate anche quattro o cinquealternative, per scegliere concalma il prodotto finanziariomigliore e più adatto alle vostreesigenze.

Rivolgersi alle associazioni

Qualche dettaglio nei preventividei prestiti potrebbe sfuggire,anche se avete prestatoattenzione e ne avete confrontatidiversi. Meglio rivolgersi alleassociazioni dei consumatori: nesanno sicuramente più di voi.

Olio: da dove proviene?Nell’etichetta

dell’extravergine, a meno chenon benefici della denominazionedi origine protetta (Dop) o diIndicazione geografica protetta(Igp) non è obbligatorio riportarela provenienza. La dicitura“Prodotto in Italia” significa cheè stato realizzato con tutte oliveitaliane.

Come conservarloL’olio d’oliva è un alimento

fotosensibile. Per una suacorretta conservazione ilcontenitore ideale è la bottiglia divetro oscurato oppure la lattina.In ogni modo, andrebbe tenutoin un luogo asciutto, al riparodalla luce e a una temperaturanon superiore ai 28°.

Buono e sanoUsato crudo ha un notevole

appeal gustativo sia su piattifreddi, sia su cibi cotti. Ottimoper una sana frittura: ha unatemperatura critica di circa 200°e, al contrario di altri oli vegetali,non modifica, se non in minimaparte, la sua composizione diacidi grassi.