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BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BUCCINO E DEI COMUNI CILENTANI INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRO al 31 dicembre 2018

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BANCA DI CREDITO COOPERATIVO

DI BUCCINO E DEI COMUNI CILENTANI

INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRO

al 31 dicembre 2018

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Indice PREMESSA .............................................................................................................................................................. 3

NOTE ESPLICATIVE SULL’INFORMATIVA AL PUBBLICO (III PILASTRO) ....................................................... 3

TAVOLA 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435) ................................. 6

TAVOLA 1_bis - SISTEMI DI GOVERNANCE (ART. 435 (2) CRR) ........................................................ 36

TAVOLA 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436) ............................................................................... 41

TAVOLA 3 ............................................................................................................................................................. 42

TAVOLA 4 REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438) ....................................................................................... 65

TAVOLA 5 RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439) ......................................................................................... 76

TAVOLA 6 RETTIFICHE DI VALORE SU CREDITI (ART. 442) 79

TAVOLA 7 - ATTIVITA’ NON VINCOLATE (ART. 443) ............................................................................ 96

TAVOLA 8 USO DELLE ECAI (ART. 444) .................................................................................................... 99

TAVOLA 9 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI MERCATO (ART. 445 CRR) ........................................... 105

TAVOLA 10 ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447) ................................................................................................................................ 106

TAVOLA 11 ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448) .............................................................................. 109

TAVOLA 12 ESPOSIZIONE IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE (ART. 449) ............ 112

TAVOLA 13 - POLITICHEDI REMUNERAZIONE (ART. 450) ................................................................. 120

TAVOLA 14 LEVA FINANZIARIA (ART. 451 – ART. 499)..................................................................... 121

TAVOLA 15 TECNICHE DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453) ........................ 126

TAVOLA 16 RISCHIO OPERATIVO (ART. 446)......................................................................................... 131

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PREMESSA

NOTE ESPLICATIVE SULL’INFORMATIVA AL PUBBLICO (III PILASTRO)

A partire dal 1° gennaio 2014 sono operative le disposizioni di Vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi bancari finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alle novità intervenute nel quadro regolamentare internazionale, a seguito delle riforme negli accordi del comitato di Basilea (c.d. Basilea 3), con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione Europea. In particolare, i contenuti del c.d. “framework Basilea 3”, sono stati recepiti in ambito comunitario mediante due atti normativi:

- CRR - Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento che modifica il Regolamento (UE) n. 648/2012;

- CRD IV - Direttiva 2013/36/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 sull’accesso all’attività degli enti creditizi e sulla vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento, che modifica la Direttiva 2002/87/CE ed abroga le Direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE.

L’attuale contesto normativo si completa con le misure di esecuzione, contenute in norme tecniche di regolamentazione o di attuazione (Regulatory Technical Standard – RTS e Implementing Technical Standard – ITS) adottate dalla Commissione Europea su proposta delle Autorità europee di Vigilanza.

In ambito nazionale la nuova disciplina armonizzata è stata recepita da Banca d’Italia mediante:

- Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 e successivi aggiornamenti – Disposizioni di Vigilanza per le Banche;

- Circolare n. 286 del 17 dicembre 2013 e successivi aggiornamenti – Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare;

- Circolare n. 154 del 22 novembre 1991 e successivi aggiornamenti – Segnalazione di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi.

L’attuale framework regolamentare è funzionale a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione del rischio e la governance, nonché a rafforzare la trasparenza e l'informativa, tenendo conto degli insegnamenti della crisi finanziaria.

L’impianto complessivo del Comitato di Basilea ha mantenuto l’approccio basato su tre Pilastri che era alla base del precedente accordo sul capitale noto come Basilea 2, integrandolo e rafforzandolo con misure che accrescono quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari ed introducono strumenti di vigilanza anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria.

In particolare, il Terzo Pilastro (in seguito anche Pillar 3), si basa sul presupposto che la Disciplina del Mercato (Market Discipline) possa contribuire a rafforzare la regolamentazione del capitale e quindi promuovere la stabilità e la solidità delle Banche e del settore finanziario.

Lo scopo del Terzo Pilastro è pertanto quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l’individuazione di un insieme di requisiti di trasparenza informativa che consentano agli operatori del Mercato di disporre di informazioni rilevanti, complete e affidabili circa l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione di tali rischi.

Attesa la rilevanza esterna dell’Informativa al pubblico il presente documento è sottoposto per l’approvazione al Consiglio di Amministrazione.

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Per ciò che attiene, in particolare, all’informativa al pubblico, la materia è disciplinata direttamente:

- dal Regolamento (UE) n. 575/2013, Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3; - dai Regolamenti della Commissione europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di

attuazione per disciplinare: o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i Fondi Propri (art. 437,

par. 2 CRR); o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i fondi propri nel regime

transitorio decorrente dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2021 (art. 492, par. 5 CRR); o gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale (art. 440, par.2 CRR); o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti gli indicatori di importanza

sistemica (art. 441, par.2 CRR); o l’informativa concernente le attività di bilancio prive di vincoli (art. 443, CRR) o i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti la leva finanziaria (art.

451, par 2 CRR); - dagli orientamenti pubblicati dall’European Banking Authority (EBA) in materia di

a. informativa sulle attività impegnate e non impegnate (EBA/GL/2014/03); b. obblighi di informativa ai sensi della parte otto del CRR (EBA/GL/2016/11, versione 2); c. rilevanza, esclusività e riservatezza e frequenza dell’informativa (EBA/GL/2014/14); d. informativa relativa al coefficiente di copertura della liquidità, a integrazione dell’informativa

sulla gestione del rischio di liquidità ai sensi dell’articolo 435 del CRR (EBA/GL/2017/01); e. Informativa uniforme relativa alle disposizioni transitorie per l’attenuazione dell’impatto

dell’IFRS 9 sui fondi propri ai sensi dell’art. 473-bis del CRR (EBA/GL/2018/01).

I citati riferimenti sono integrati:

- dalla Parte Prima, Titolo III, Capitolo 2 della Circolare 285/13 della Banca d’Italia, per quanto inerente al recepimento della disciplina dell’informativa al pubblico richiesta dall’Art. 89 della Direttiva 2013/36/UE (CRD IV)1;

- dalla Parte Prima, Titolo IV, Capitolo 2 della Circolare 285/13 della Banca d’Italia, Sezione VI, per quanto attinente agli obblighi di informativa e di trasmissione dei dati inerenti alle politiche e prassi di remunerazione e incentivazione;

- dalle disposizioni in materia di Governo Societario della Banca d’Italia (di cui alla Circolare 285/13, Titolo IV, Capitolo 1, Sezione VII) sulla cui base devono essere fornite, a integrazione dei riferimenti in materia di sistemi di governance richieste dall’Art. 435 (2) del CRR:

o il numero di incarichi di amministrazione affidati ai membri dell’organo di gestione e le altre informazioni inerenti agli assetti organizzativi e di governo societario;

o l’indicazione motivata della categoria di classificazione in cui è collocata la banca a esito del processo di valutazione di cui alla Sezione 1, par. 4.1;

o la politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’organo di gestione e le loro effettive conoscenze, competenze ed esperienza;

o la politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell’organo di gestione, i relativi obiettivi ed eventuali target stabiliti nel quadro di detta politica, nonché la misura in cui gli obiettivi e i target siano stati raggiunti;

o se la banca ha istituito un comitato di rischio distinto e il numero di volte in cui questo si è riunito;

o la descrizione del flusso di informazioni sui rischi indirizzato all’organo di gestione.

1 L’Informativa al pubblico Stato per Stato (Country by Country) con riferimento al 31 dicembre 2018 è stata pubblicata in allegato al bilancio d’esercizio 2018.

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In base al CRR, le Banche pubblicano le informazioni almeno su base annuale, contestualmente ai documenti di bilancio e valutano la necessità di pubblicare più frequentemente alcune o tutte le informazioni alla luce delle caratteristiche rilevanti delle loro attività. Gli enti devono valutare, in particolare, l’eventuale necessità di pubblicare con maggiore frequenza le informazioni relative ai “Fondi propri” (art. 437) e ai “Requisiti di capitale” (art. 438), nonché le informazioni sull’esposizione al rischio o su altri elementi suscettibili di rapidi cambiamenti.

Le Linee guida emanate dall’EBA ai sensi dell’art. 16 del Regolamento UE n.1093/2010, (EBA/GL/2014/14 del 23-12-2014) specificano la necessità di valutare pubblicare le informazioni con frequenza maggiore rispetto a quella annuale.

Il presente documento, denominato “Informativa al pubblico – III Pilastro al 31 dicembre 2018”, fornisce l’informativa al 31 dicembre 2018, di natura quantitativa e qualitativa, prevista dall’attuale framework normativo. Le informazioni prodotte sono strutturate in modo tale da fornire una panoramica più completa possibile in merito ai rischi assunti, alle caratteristiche dei relativi sistemi di gestione e controllo e all’adeguatezza patrimoniale della Banca. Il documento, redatto dalla Banca su base individuale è reso disponibile annualmente, congiuntamente ai documenti di bilancio, mediante pubblicazione sul sito internet della Banca www.buccinocomunicilentani.it/ - sezione “Basilea III”, come richiesto dalla normativa di riferimento. In proposito si fa presente che il documento riprende stralci di informativa già riportata nel Bilancio 2018 della Banca (documento sottoposto a revisione legale dei conti ex artt. 14 e 16 D.Lgs. 39/2010 da parte della società KPMG spa) e nella sua predisposizione si sono anche utilizzati elementi comuni col processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale e di governo e gestione del rischio di liquidità (Resoconto ICAAP-ILAAP 2019) e informazioni tratte dalle Politiche di remunerazione approvate dall’Assemblea Ordinaria dei Soci del 12 maggio 2019 e relative all’anno di riferimento dell’informativa.

Infine, si precisa che, non essendo utilizzati dalla Banca metodi interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali relativi ai rischio di primo pilastro, al presente documento non si applicano gli art. 452 – “Uso del metodo IRB per il rischio di credito”, 454 – “Uso dei metodi avanzati di misurazione per il rischio operativo” e 455 – “Uso di modelli interni per il rischio di mercato” del Regolamento (UE) n. 575/2013.

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TAVOLA 1 - OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO (ART. 435)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Il modello di governo dei rischi, ovvero l’insieme dei dispositivi di governo societario e dei meccanismi di gestione e controllo finalizzati a fronteggiare i rischi cui è esposta la Banca, si inserisce nel più ampio quadro del Sistema dei controlli interni aziendale, definito in coerenza con le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche all’interno della Circolare 285/2013.

Tali disposizioni, richiedono alla Banca l’adozione di una serie di articolati interventi sull’organizzazione, i processi, i dispositivi interni aziendali.

Il principio ispiratore delle scelte aziendali in materia si basa su due assunti fondamentali:

- la consapevolezza che un efficace sistema dei controlli costituisce condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi aziendali e che gli assetti organizzativi e i processi debbano costantemente risultare atti a supportare la realizzazione degli interessi dell’impresa contribuendo, al contempo, ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione e stabilità aziendale. Funzioni di controllo autorevoli e adeguate contribuiscono, infatti, a guidare gli organi di vertice verso scelte strategiche coerenti con il quadro normativo e con le potenzialità aziendali, agevolano lo sviluppo di una cultura aziendale orientata alla correttezza dei comportamenti e all’affidabilità operativa, permettono di accrescere la fiducia degli operatori e dei clienti;

- il rilievo strategico del ruolo della rete del Credito Cooperativo, grazie alla quale la Banca può offrire alla propria clientela una gamma completa di servizi bancari e finanziari, coerenti con il quadro operativo e regolamentare di riferimento. L’articolazione della rete assume ulteriore rilievo in quanto ambito di concreta attuazione del principio di proporzionalità nelle soluzioni che la stessa offre per supportare la compliance a un quadro normativo in crescente evoluzione, agevolando il conseguimento di più elevati gradi di efficienza operativa e contribuendo al contenimento dei costi connessi.

All’insegna di tali riflessioni e nel contesto di un percorso comune che ha coinvolto le altre consorelle e le strutture di secondo livello del network, il processo di adeguamento ha fatto riferimento agli indirizzi interpretativi e alle linee guida applicative elaborate nel progetto di Categoria, promosso a livello nazionale da Federcasse, cui la Banca ha partecipato per il tramite della Federazione di appartenenza.

- Risk Appetite Framework

In tale ambito, la Banca ha definito, nel rispetto delle disposizioni in materia, il Risk Appetite Framework (RAF) ossia il quadro di riferimento che definisce - in coerenza con il massimo rischio assumibile, il business model e il piano strategico - la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli.

L’implementazione del RAF è assicurata attraverso l’interazione fra la Funzione di Risk Management, e la Funzione di Pianificazione Strategica e Controllo di Gestione che, a seguito dello svolgimento dei processi di pertinenza, predispongono in modo coordinato e coerente il Risk Appetite Statement (RAS), il Piano Strategico ed il Budget.

Con riferimento ai rischi quantificabili, la declinazione degli elementi costituenti il RAF è stata impostata facendo riferimento alle medesime metodologie di misurazione dei rischi utilizzate ai fini della valutazione aziendale dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP). Per ogni parametro identificato sono definiti:

- il livello di risk appetite, ovvero il livello di rischio che la Banca intende assumere per il perseguimento dei propri obiettivi strategici;

- il livello di risk tolerance, ovvero la devianza massima dal risk appetite consentita;

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- il livello di risk capacity, ovvero il massimo livello di rischio che la Banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o altri vincoli imposti dall’Autorità di Vigilanza.

La Banca ha, quindi, normato il “processo di definizione e controllo della propensione al rischio”, articolato nelle seguenti fasi:

- definizione della propensione al rischio, formalizzata in uno specifico documento sottoposto all’approvazione del Consiglio di Amministrazione (RAS);

- declinazione della propensione al rischio in termini di limiti operativi e di indicatori di rischio; - controllo degli obiettivi di rischio, dei limiti operativi e degli indicatori di rischio, nonché

rappresentazione degli esiti del predetto controllo ai competenti organi e funzioni aziendali. Al riguardo, si specifica che per controllo si intendono sia le modalità di qualificazione delle rilevazioni effettuate sui fenomeni oggetto del controllo rispetto a quanto definito in termini di obiettivi di rischio, soglie di tolleranza, limiti operativi ed indicatori di rischio, sia le procedure da adottare nel caso si riscontrino delle violazioni (cd. “Procedure di escalation”).

Il sistema di reporting interno è volto ad assicurare agli organi aziendali, alle funzioni di controllo e alle singole funzioni coinvolte nella gestione dei rischi, la piena conoscenza e governabilità dei rischi stessi e la verifica del rispetto del RAF. La predisposizione e la diffusione della reportistica ai vari livelli dell’azienda è finalizzata a consentire il controllo efficace sull’esposizione ai rischi, evidenziare la presenza di anomalie nell’evoluzione degli stessi, verificare il rispetto della propensione al rischio, dei limiti operativi e degli indicatori di rischio, diffondere la consapevolezza sui rischi assunti e assumibili, nonché fornire gli elementi informativi necessari per monitorare l’efficacia degli strumenti di attenuazione del rischio. Il sistema di reporting permette, inoltre, di avere un quadro di insieme delle iniziative di mitigazione intraprese e del loro stato di avanzamento.

La Banca ha inoltre rivisto, al fine di garantirne la coerenza con il RAF ed evitare sovrapposizioni, il processo di pianificazione strategica e controllo direzionale e l’ICAAP.

- Piano di risanamento

Si evidenzia in premessa che la Banca, nel rispetto di quanto previsto dalle disposizioni attuative emanate dalla Banca d’Italia, è ammessa ad adempiere gli obblighi in materia di piani di risanamento con modalità semplificate disciplinate dalla stessa Banca d’Italia. Per tali ragioni, il piano è riesaminato e, se necessario, aggiornato con cadenza biennale. Il piano di risanamento aggiornato ovvero l’attestazione che esso non necessita di aggiornamenti è trasmesso alla Banca d’Italia entro il giorno 30 del mese di aprile ad anni alterni.

La Banca ha predisposto nel 2017 il piano di risanamento richiesto dalla Direttiva BRRD e collegate disposizioni di attuazione e recepimento, facendo riferimento agli indirizzi interpretativi e alle linee guida applicative elaborate nel progetto di Categoria, cui la Banca ha partecipato per il tramite della Federazione Campana delle Banche di Credito Cooperativo.

In tale ambito, sono state definite le modifiche necessarie alle procedure organizzative per assicurare la coerenza con il modello di governance, il sistema dei controlli interni, nonché il risk management framework del complessivo impianto del piano di risanamento. In particolare, tra i principali profili di intervento realizzati si evidenziano:

a) lo sviluppo delle procedure inerenti la definizione e l’adozione del piano di risanamento, nonché la sua periodica revisione e adeguamento alla luce dell’evoluzione del contesto operativo e regolamentare di riferimento;

b) lo sviluppo e implementazione delle componenti metodologiche funzionali al piano, nel rispetto del risk management framework, con specifico riferimento all’individuazione dei rischi aziendali, al sistema degli indicatori, alla definizione degli scenari avversi ed agli strumenti di valutazione di impatto delle potenziali opzioni di risanamento;

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c) la realizzazione dell’analisi strategica assicurandone la coerenza con il modello di business, le politiche aziendali ed il piano aziendale;

d) lo sviluppo delle procedure di escalation da seguire nei differenti successivi livelli di intervento assicurando la coerenza con quelle attualmente previste nell’ambito del risk management framework e dalle stesse disposizioni di vigilanza (ad esempio nel caso di violazione della soglia di risktolerance ovvero di predisposizione del piano di conservazione del capitale);

e) l’attribuzione dei ruoli e responsabilità a riguardo individuati agli Organi e alle funzioni aziendali coerentemente con il ruolo a questi assegnato dalle disposizioni di legge e di vigilanza e in base alle esigenze operative e gestionali interne;

f) la rivisitazione, per quanto rilevante, degli attuali processi aziendali e della relativa regolamentazione, dei flussi informativi direzionali e delle deleghe.

- Politiche ed obiettivi di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione

La Banca svolge un’attività di pianificazione strategica, avente un orizzonte previsivo di durata triennale, nell’ambito della quale vengono formalizzate le linee strategiche che indirizzano l’operatività del periodo.

La natura cooperativa dell’azienda e i principi sanciti nella Carta dei Valori del Credito Cooperativo costituiscono la cornice valoriale che imprime alla gestione aziendale un orientamento particolarmente prudente, finalizzato non già al profitto, bensì al rafforzamento del patrimonio, quale base per perpetuare nel tempo la promozione e il benessere dei soci e del territorio di riferimento. Il modello operativo della Banca, che si caratterizza per un forte orientamento all’intermediazione tradizionale ed un indirizzo gestionale di tipo originate to hold, è basato sull’impiego di risorse finanziarie nel territorio dove queste sono raccolte, favorendo l’inclusione finanziaria e l’accesso al credito delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Nel territorio di riferimento si concentra non solo l’operatività ma anche il potere decisionale: nel corso degli ultimi anni sono state apportate modifiche allo statuto tese ad ampliare il coinvolgimento dei soci nella vita cooperativa della Banca, contemperando i rischi di concentrazione e di conflitto d’interesse con l’adozione di specifici regolamenti e presidi di governance.

La propensione al rischio della Banca è quindi fortemente condizionata dalle finalità istituzionali; la Banca persegue una strategia generale di gestione improntata ad una contenuta propensione al rischio e ad un’attenta e consapevole assunzione dello stesso che si estrinseca:

- nel rigettare operazioni che possano pregiudicare la solvibilità e stabilità della Banca;

- nella non ammissibilità di forme tecniche che comportano l’assunzione di rischi non coerenti con gli obiettivi di rischio della Banca;

- nella diversificazione delle esposizioni, al fine di contenerne la concentrazione;

- nell’acquisizione di garanzie a mitigazione del rischio.

Coerentemente con l’evoluzione delle grandezze patrimoniali ed economiche previste nel predetto piano industriale, sono stati definiti gli obiettivi di rischio e le connesse politiche.

- ICAAP

La Banca ha adeguato il processo interno di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP) all’evoluzione del quadro regolamentare con specifico riferimento alle disposizioni di vigilanza prudenziale e alle disposizioni in materia di Sistema di controlli interni, anche al fine di garantire la coerenza con il Risk Appetite Framework adottato.

Nel rispetto dell’articolazione del processo ICAAP previsto dalle disposizioni di vigilanza, sono state definite le procedure per:

- l’identificazione dei rischi verso i quali la Banca è o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicarne l’operatività, il perseguimento delle strategie definite e il conseguimento

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degli obiettivi aziendali. Nello svolgimento delle attività citate la Banca tiene conto del contesto normativo di riferimento, dell’operatività in termini di prodotti e mercati di riferimento, delle specificità connesse alla propria natura di banca cooperativa a mutualità prevalente operante in un network e, per individuare gli eventuali rischi prospettici, degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione e declinati nei piani annuali, nonché di quanto rappresentato nel Risk Appetite Statement;

- la misurazione/valutazione dei rischi in ottica attuale, prospettica. Nell’ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress test ai fini di una migliore valutazione dell’esposizione ai rischi, dei relativi sistemi di attenuazione e controllo, della verifica della congruità delle risorse patrimoniali disponibili e della valutazione dell’adeguatezza del capitale. La misurazione dei citati rischi in ipotesi di stress è sviluppata in ottica attuale e prospettica e con modalità coerenti con le metodologie di misurazione dell’esposizione ai rischi utilizzate in condizioni di normale corso degli affari. I risultati delle prove di stress, opportunamente analizzati, conducono ad una migliore valutazione dell’effettiva esposizione ai rischi e del grado di vulnerabilità della Banca al verificarsi di eventi eccezionali ma plausibili.

- l’autovalutazione dell’adeguatezza del capitale, tenendo conto dei risultati distintamente ottenuti con riferimento alla misurazione dei rischi e del capitale in ottica attuale, prospettica e in ipotesi di stress su valori attuali e prospettici. Per gli opportuni approfondimenti relativi alle fasi del processo di autovalutazione dell’adeguatezza del capitale si rinvia all’informativa qualitativa della Tavola “4. Requisiti di capitale”.

Nel rispetto della regolamentazione applicabile la Banca ha identificato i rischi ai quali è o potrebbe essere prospetticamente esposta. L’identificazione è svolta in modo analitico tenendo conto:

- del contesto normativo di riferimento, nonché del modello di business e operativo della Banca;

- delle specificità derivanti dalla propria natura cooperativa;

- dei profili dimensionali e delle specificità organizzative;

- degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione.

La fase di identificazione dei rischi si basa sull’attuazione di un processo di analisi e valutazione (cd. Risk Assessment) che, sulla basa delle linee guida definite dalla Capogruppo GBCI, consente di identificare le singole tipologie di rischio a cui la Banca può essere esposta nonché di valutare le stesse secondo specifici driver quali-quantitativi che possono essere rappresentativi della significatività e della materialità del rischio stesso. L’elenco dei rischi riportato nelle disposizioni di vigilanza2 identifica in via minimale i rischi che sono sottoposti ad analisi per verificare l’effettiva esposizione della Banca ai predetti rischi. Per ciascun rischio sono individuate le fonti generatrici, i processi aziendali rilevanti, le strutture coinvolte nella gestione relativa. Sulla base di quanto emerso dalle analisi svolte, la Banca ha identificato come rilevanti i seguenti rischi:

rischio di credito;

rischio Sovrano

rischio di concentrazione;

rischio di tasso di interesse;

rischio strategico

rischio operativo

rischio informatico

2 di cui all’Allegato A – Parte Prima – Titolo III – Capitolo 1 della Circ. Banca d’Italia, n. 285 del 17 dicembre 2013 e alle “Disposizioni di vigilanza per le banche”, all’Allegato A – Titolo V – Capitolo 7 del 15° aggiornamento della Circ, Banca d’Italia, n. 263 del 27 dicembre 2006

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rischio di riciclaggio

rischio residuo

rischio di liquidità

rischio reputazionale

rischio di non conformità

rischio di controparte

rischi derivanti da investimenti partecipativi in imprese non finanziarie

rischio di mercato

rischio di conflitto di interesse

Rischio connessa alle quote di attività vincolate

Rischio di leva finanziaria eccessiva

I rischi identificati sono stati classificati in due principali tipologie, ovvero rischi quantificabili e rischi non quantificabili.

I rischi per i quali non si dispone di metodologie di quantificazione (ad es. il rischio strategico, di reputazione, di liquidità, informatico, ecc.) sono, in via minimale, valutati in termini di conformità e di adeguatezza dei presidi organizzativi deputati alla relativa gestione. Tale valutazione si estrinseca nell’attribuzione di un giudizio complessivo di rilevanza del rischio articolato in più livelli. Ove rilevante, alla predetta valutazione è associata la rilevazione di taluni indicatori di rischio che consentono di qualificare la gravità e la persistenza delle eventuali criticità riscontrate nei singoli processi.

In generale, i criteri per l’attribuzione del grado di rilevanza si basano sull’analisi congiunta delle seguenti componenti:

- l’esposizione attuale o prospettica ai rischi, intesa come effetto che la manifestazione degli stessi potrebbe determinare in termini economici, patrimoniali, finanziari, sanzionatori, etc.;

- la probabilità di manifestazione dei rischi, tenuto conto sia di fattori interni, sia di fattori esterni riconducibili all’evoluzione del contesto in cui opera la Banca;

- le tecniche di attenuazione del rischio adottate, ossia gli strumenti, le garanzie, le procedure volte a contenere gli effetti negativi derivanti dalla manifestazione dei rischi.

Sistema dei controlli interni - Ruoli e responsabilità nel governo e nella gestione dei rischi

Il complesso dei rischi aziendali è presidiato nell’ambito di un modello organizzativo impostato sulla piena separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti convergenti con gli obiettivi di assicurare efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelare dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni, verificare il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna.

In linea con le disposizioni in materia di Corporate Governance, il modello adottato delinea le principali responsabilità in capo agli Organi Aziendali al fine di garantire la complessiva efficacia ed efficienza del sistema dei controlli interni.

Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell’ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle connesse politiche e linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l’efficienza e l’efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo tempestivo adeguamento in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento, esterno o interno, o derivanti dall’introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti.

In tale ambito:

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approva

o i processi di gestione dei rischi, individuando compiti e responsabilità delle strutture coinvolte per dare attuazione al modello organizzativo prescelto;

o le modalità di identificazione e valutazione dei rischi e definisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte;

o le modalità attraverso le quali le diverse tipologie di rischi sono identificati, analizzati e misurati/valutati e le modalità di calcolo del requisito patrimoniale, provvedendo al riesame periodico delle stesse al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo;

o le procedure per la definizione e il controllo della propensione al rischio e il documento in cui la stessa è formalizzata, i limiti operativi e gli indicatori di rischio;

o i piani di intervento formulati nel caso di violazione della risk tolerance o nel caso di violazione dei limiti oltre il margine di superamento;

autorizza preventivamente la violazione del limite oltre il margine di superamento;

assicura che l’attuazione del RAF sia coerente con gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza (ove identificata) approvati;

valuta periodicamente, sulla base delle informazioni fornite dalle competenti Funzioni aziendali, l’adeguatezza e l’efficacia del RAF e la compatibilità tra il rischio effettivo e gli obiettivi di rischio;

assicura che il piano strategico, il RAF, l’ ICAAP, i budget e il sistema dei controlli interni siano coerenti, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la banca;

assicura che i compiti e le responsabilità siano definiti in modo chiaro ed appropriato, con particolare riguardo ai meccanismi di delega;

assicura che venga definito un sistema di flussi informativi in materia di gestione e controllo dei rischi che sia accurato, completo e tempestivo e volto a consentire la piena conoscenza e governabilità degli stessi;

assicura l’affidabilità, la completezza e l’efficacia funzionale dei sistemi informativi, che costituiscono un elemento fondamentale per assicurare una corretta e puntuale gestione dei rischi. Nel caso emergano carenze o anomalie, promuove con tempestività idonee misure correttive.

Il Consiglio di Amministrazione ha delegato al Comitato Esecutivo, composto da quattro componenti del Consiglio di Amministrazione, le seguenti attribuzioni, nella misura e con le modalità disciplinate nel Regolamento dei poteri delegati per tempo vigenti:

esaminare e approvare finanziamenti alla Clientela, con esclusione di quelli a favore degli Amministratori, Sindaci e Direttore, per qualsiasi linea di credito (diretta/indiretta);

decidere, previo parere della Direzione, sulle revoche dei fidi e sui recessi contrattuali;

deliberare la classificazione delle posizioni ad inadempienza probabile e a sofferenze;

deliberare sulle transazioni proposte dalla clientela classificata a sofferenze;

deliberare le spese in conto capitale non previste nei budget (spese generali, investimenti e formazione) approvati dal Consiglio di Amministrazione, fino ad un ammontare massimo per singola spesa o per blocchi di spesa;

deliberare riduzioni ipotecarie, nel rispetto delle disposizioni di cui agli artt. 2872 e ss. c.c., quando le linee di credito in essere con il richiedente non superino complessivamente il limite di delega, con esclusione delle linee di credito approvate dal Consiglio di Amministrazione, a prescindere dall’importo.

Il Direttore Generale rappresenta il vertice della struttura interna e come tale partecipa alla funzione di gestione, nell’ambito della quale opera con il Consiglio di Amministrazione. Partecipa, altresì, di diritto,

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con potere di proposta in relazione agli argomenti in discussione e con funzione di segretario, al Comitato Esecutivo.

Il Direttore Generale dà esecuzione alle delibere degli organi sociali, persegue gli obiettivi gestionali e sovrintende allo svolgimento delle operazioni e al funzionamento dei servizi secondo le indicazioni del Consiglio di Amministrazione, assicurando la conduzione unitaria della Società e l’efficacia del Sistema dei Controlli Interni. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l’istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi.

In tale ambito, in particolare:

supporta il Consiglio di Amministrazione nella definizione delle linee di indirizzo strategico e delle connesse politiche di rischio;

definisce la proposta inerente ai flussi informativi interni, individuandone finalità, periodicità e funzioni responsabili, volti ad assicurare agli organi aziendali e alle funzioni aziendali di controllo la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio e la verifica del rispetto del RAF;

con riferimento agli “obiettivi di rischio”, autorizza e gestisce il superamento entro la soglia di attenzione (in funzione della quale si qualifica lo “sconfinamento poco significativo”); ratifica i piani di intervento formulati nel caso di violazione della soglia di risk appetite con valori oltre la soglia di attenzione (in funzione della quale si qualifica lo “scostamento significativo”) avvalendosi, in particolare, del supporto del Risk Management; supporta il Consiglio di Amministrazione nell’approvazione dei piani di intervento formulati nel caso di violazione della soglia di risk tolerance;

con riferimento ai “limiti operativi”, autorizza la violazione dei limiti entro il “margine di superamento” e supporta il Consiglio di Amministrazione nell’approvazione dei piani di interventi formulati nel caso di violazione del limite oltre il margine di superamento;

cura la proposta di definizione dei processi di gestione, controllo e mitigazione dei rischi, individuando compiti e responsabilità delle strutture coinvolte per dare attuazione al modello organizzativo prescelto, assicurando il rispetto dei necessari requisiti di segregazione funzionale e la conduzione delle attività rilevanti in materia di gestione dei rischi da parte di personale qualificato, con adeguato grado di autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze proporzionate ai compiti da svolgere;

coordina le attività delle unità organizzative coinvolte nella gestione, misurazione/valutazione e controllo dei singoli rischi verificando che le stesse applichino le metodologie e gli strumenti definiti per l’analisi, la misurazione/valutazione ed il controllo/mitigazione dei rischi individuati.

L’Organo con funzione di controllo, rappresentato dal Collegio Sindacale, ha la responsabilità di vigilare, oltre che sull’osservanza della legge e dello statuto e sul rispetto dei principi di corretta amministrazione, sulla funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni, accertando l’efficacia delle strutture e delle funzioni coinvolte nel sistema dei controlli e l’adeguato coordinamento delle stesse, promuovendo gli interventi ritenuti necessari per rimuovere le carenze rilevate e correggere le irregolarità emerse, verificando e approfondendo cause e rimedi delle irregolarità gestionali, delle anomalie andamentali, delle lacune eventuali degli assetti organizzativi e contabili.

Tale Organo è sempre preliminarmente e specificatamente interpellato con riguardo alla definizione degli elementi essenziali del complessivo sistema dei controlli interni, quali poteri, responsabilità, risorse, flussi informativi, conflitti di interesse. Il Collegio Sindacale è sempre preliminarmente sentito con riferimento alle decisioni attinenti la nomina e la revoca dei responsabili delle Funzioni aziendali di controllo.

Il Collegio Sindacale, con delibera del Consiglio di Amministrazione del 28-04-2015 ha assunto l’incarico di svolgere le funzione dell’Organismo di Vigilanza ai sensi del D. Lgs. 231/2001. In tale veste, il Collegio Sindacale ha il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza del modello organizzativo. Monitora,

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altresì, il rispetto delle procedure e, nel caso in cui un reato sia comunque commesso, ne analizza in via successiva le cause per l’individuazione delle misure correttive più idonee. L’Organo ha, inoltre, il compito di curare l’aggiornamento del Modello Organizzativo ad ogni sopravvenuta necessità, a fonte di novità normative e ad ogni modifica organizzativa, mediante proposta da sottoporre al vaglio del Consiglio di Amministrazione. In tale veste al Collegio Sindacale, che si avvale della collaborazione dei responsabili delle Funzioni aziendali di controllo di secondo livello, sono affidate tutte le attribuzioni previste dalla normativa vigente.

In tema di revisione legale dei conti, con atto pubblico del 19-01-2016 è stato introdotto nello Statuto Sociale l’art. 43 bis. Per effetto di tale modifica la revisione dei conti della Banca di Credito Cooperativo dei Comuni Cilentani, a partire dall’esercizio finanziario 2016, è stata svolta non più dal Collegio Sindacale ma dalla società di revisione legale KPMG spa, in precedenza individuata dall’Assemblea dei soci. Si precisa, al riguardo, che l’assemblea dei soci del 12-mag-2019, in considerazione della manifestata volontà della società KPMG SpA di risoluzione consensuale del rapporto, ha deliberato positivamente in merito al conferimento dell’incarico di revisione legale dei conti per il periodo 2019/2027 alla società EY SpA, quest’ultima revisore unico nell’ambito del Gruupo Bancario Cooperativo Iccrea.

Nel rispetto delle vigenti disposizioni di vigilanza in materia di sistema dei controlli interni, la Banca ha istituito le seguenti funzioni aziendali di Controllo, permanenti e indipendenti:

Revisione Interna (Internal Audit);

Conformità alle norme (Compliance);

Controllo dei rischi (Risk Management);

Antiriciclaggio.

La Funzione di Revisione Interna è volta, da un lato, a controllare, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell'operatività e l’evoluzione dei rischi, dall'altro, a valutare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa e delle altre componenti del Sistema dei Controlli Interni, portando all'attenzione degli Organi aziendali i possibili miglioramenti, con particolare riferimento al RAF, al processo di gestione dei rischi nonché agli strumenti di misurazione e controllo degli stessi.

In particolare, le principali responsabilità attribuite alla funzione sono:

la valutazione in termini di completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità delle altre componenti del Sistema dei Controlli Interni, del processo di gestione dei rischi e degli altri processi aziendali;

la valutazione di efficacia del processo di definizione del RAF, la coerenza interna dello schema complessivo e la conformità dell’operatività aziendale al RAF;

la verifica della regolarità delle attività aziendali, incluse quelle esternalizzate e l’evoluzione dei rischi con impatto sia sulle strutture di sede sia sulle filiali;

la verifica dell’adeguatezza dei presidi organizzativi e di controllo adottati dalla Banca;

l’accertamento del rispetto dei limiti previsti dai meccanismi di delega;

la verifica del monitoraggio della conformità alle norme dell’attività di tutti i livelli aziendali;

la verifica di adeguatezza, affidabilità complessiva e sicurezza del sistema informativo (ICT audit) e del piano di continuità operativa;

la verifica della rimozione delle anomalie riscontrate nell’operatività e nel funzionamento dei controlli.

La Funzione di Conformità alle norme presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a prevenire tale rischio.

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I principali adempimenti che la funzione di conformità alle norme è chiamata a svolgere sono:

l’identificazione nel continuo delle norme applicabili e la misurazione/valutazione del loro impatto su processi e procedure aziendali;

l’individuazione di idonee procedure per la prevenzione del rischio di non conformità , la verifica della loro adeguatezza e corretta applicazione;

la proposta di modifiche organizzative e procedurali finalizzate ad assicurare un adeguato presidio dei rischi di non conformità identificati e la verifica dell’efficacia degli adeguamenti organizzativi adottati;

la valutazione ex ante della conformità alla regolamentazione applicabile di tutti i progetti innovativi che la Banca intenda intraprendere, nonché nella prevenzione e nella gestione dei conflitti di interesse;

la prestazione di consulenza e assistenza nei confronti degli Organi Aziendali della banca in tutte le materie in cui assume rilievo il rischio di non conformità.

Il presidio del rischio di non conformità è assicurato mediante un coinvolgimento proporzionato al rilievo che le singole norme hanno per l’attività svolta e alle conseguenze della loro violazione. In particolare, nell’ambito del processo di gestione del rischio di non conformità sono stati individuati specifici presidi specialistici con il compito di presidiare il rischio di non conformità con riferimento alle normative non rientranti nel perimetro di diretta competenza della Funzione di conformità alle norme. Tali presidi si configurano come strutture organizzative interne alla Banca dotate di competenze “esclusive” per l’espletamento dei compiti previsti da normative che richiedono un’elevata specializzazione con riferimento alle attività disciplinate. Ciascun presidio specialistico assicura la gestione del rischio di non conformità limitatamente agli ambiti normativi di propria competenza.

La Funzione di Controllo dei Rischi ha la finalità principale di collaborare alla definizione e all’attuazione del RAF e delle relative politiche di governo dei rischi, attraverso un adeguato processo di gestione dei rischi.

In tale ambito, le principali responsabilità attribuite alla Funzione sono:

il coinvolgimento nella definizione del RAF, delle politiche di governo dei rischi e delle varie fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi nonché nella definizione del sistema dei limiti operativi;

la proposta di parametri quantitativi e qualitativi necessari per la definizione del RAF, che fanno riferimento anche a scenari di stress e, in caso di modifiche del contesto operativo interno ed esterno della Banca, l’adeguamento di tali parametri;

la verifica di adeguatezza del RAF, del processo di gestione dei rischi e del sistema dei limiti operativi;

il supporto nello svolgimento del processo di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale;

il supporto nello svolgimento del processo di autovalutazione dell’adeguatezza del profilo di liquidità;

il supporto agli Organi Aziendali nella valutazione del rischio strategico, monitorandone le variabili significative;

il presidio della coerenza dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi con i processi e le metodologie di valutazione delle attività aziendali, coordinandosi con le strutture aziendali interessate;

la verifica dell’adeguatezza ed efficacia delle misure prese per rimediare alle carenze riscontrante processo di gestione dei rischi;

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il monitoraggio del rischio effettivo assunto dalla Banca e della sua coerenza con gli obiettivi di rischio, nonché la verifica del rispetto dei limiti operativi assegnati alle strutture operative in relazione all’assunzione delle varie tipologie di rischio;

il coinvolgimento nella valutazione dei rischi sottesi ai nuovi i prodotti e servizi e inerenti all’ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato;

la formulazione di pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle Operazioni di Maggiore Rilievo, acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi;

la verifica del corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni creditizie, in particolare di quelle deteriorate, la valutazione della coerenza delle classificazioni e della congruità degli accantonamenti e dell’adeguatezza del processo di recupero.

La Funzione Antiriciclaggio verifica nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violazione della normativa esterna ed interna in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Ciò, principalmente, attraverso:

l’identificazione delle norme applicabili e la valutazione del loro impatto su processi e procedure aziendali;

l’individuazione dei presidi interni finalizzati alla prevenzione e al contrasto dei rischi di riciclaggio e finanziamento al terrorismo e la verifica della relativa idoneità ed efficacia;

la proposta di modifiche organizzative e procedurali necessarie o opportune al fine di assicurare un adeguato presidio dei rischi;

la prestazione di consulenza e assistenza agli Organi Aziendali;

la verifica sull’affidabilità del sistema informativo di alimentazione dell’archivio unico informatico aziendale e la trasmissione alla UIF dei dati aggregati concernenti le registrazioni nell'Archivio Unico Informatico.

In tale ambito, il responsabile aziendale individuato ai sensi dell’art. 42 del D.lgs. 231/2007 valuta le segnalazioni di operazioni sospette pervenute e trasmette all’unità di informazione finanziaria (U.I.F.) le segnalazioni ritenute fondate. Comunica, con le modalità organizzative ritenute più appropriate, l’esito della propria valutazione al responsabile della unità organizzativa da cui ha avuto origine la segnalazione. Inoltre, stante la rilevanza che tale informazione può rivestire in sede di apertura di nuovi rapporti contrattuali, ovvero di valutazione dell’operatività della clientela già in essere, il responsabile delle segnalazioni di operazioni sospette può consentire che i nominativi dei clienti oggetto di segnalazione di operazione sospetta siano consultabili - anche attraverso l’utilizzo di idonee basi informative – dai responsabili delle diverse strutture operative aziendali.

Il ricorso all’esternalizzazione di funzioni aziendali, anche importanti e di controllo, rappresenta un elemento strutturale e imprescindibile del modello organizzativo della Banca in considerazione non solo delle dimensioni aziendali e della limitata complessità operativa che la caratterizza, ma anche della sua appartenenza al Sistema del Credito Cooperativo. La Banca si avvale infatti dei servizi offerti dagli organismi promossi dalla Categoria, come previsto dallo stesso statuto sociale, con riguardo all’esternalizzazione di parte delle funzioni di controllo, del proprio sistema informativo e di altre funzioni aziendali importanti, quali servizi di back office e valutazione degli strumenti finanziari.

Con particolare riguardo alle funzioni aziendali di controllo, la Banca, nella seduta consiliare del 13-lug-2018, ha deliberato positivamente in merito al cambio del fornitore relativo al servizio di Internal Audit a Iccrea Banca, in luogo del precedente fornitore rappresentato dalla Federazione Campana della Banche di Credito Cooperativo, dopo aver valutato l’adeguatezza della struttura all’uopo costituita presso la stessa. Questa scelta è stata indirizzata anche dall’esigenza di attivare quanto prima i processi funzionali alla predisposizione di un sistema dei controlli interni coerenti con il modello organizzativo del nuovo GBCI.

Il complessivo sistema dei controlli interni aziendali si incardina inoltre sui seguenti principali presidi.

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Il Comitato di Direzione, composto - oltre che dal Direttore Generale – dal vice Direttore e dai responsabili delle seguenti Aree-Funzioni-Servizi e Settori:

Funzione di Conformità Funzione di Risk Management; Funzione Antiriciclaggio; Area Operativa; Area Business; Area legale e contenzioso; Servizio finanza e marketing; Segreteria generale, per lo svolgimento delle incombenze di segreteria e di verbalizzazione.

Il Comitato di Direzione è un organismo consultivo, finalizzato ad assicurare adeguato supporto ed assistenza alla Direzione Generale e agli Organi Amministrativi in materia di assetti organizzativi e gestione delle risorse, di individuazione, valutazione e governo dei rischi aziendali, risoluzione di problematiche gestionali, di pianificazione strategica e commerciale e, più in generale, di qualsiasi altra materia attinente l’amministrazione della Banca che sia sottoposta al suo esame.

Controlli di linea

La Banca ha attivato i controlli di primo livello demandando alle strutture preposte ai singoli processi aziendali la responsabilità di attivarsi affinché le attività operative di competenza vengano espletate con efficacia ed efficienza, nel rispetto dei limiti operativi loro assegnati, coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi, nonché in maniera conforme al vigente sistema di deleghe. I controlli di linea sono disciplinati nell’ambito delle disposizioni interne (politiche, regolamenti, procedure, manuali operativi, circolari, altre disposizioni, ecc.) dove sono declinati in termini di responsabilità, obiettivi, modalità operative, tempistiche di realizzazione e modalità di tracciamento.

Le strutture responsabili delle attività operative e dei relativi controlli di primo livello, sono tenute a rilevare e segnalare tempestivamente alle funzioni aziendali competenti i rischi insiti nei processi operativi di competenza e i fenomeni critici da tenere sotto osservazione nonché a suggerire i presidi di controllo atti a garantire la compatibilità delle attività poste in essere con l’obiettivo aziendale di un efficace presidio dei rischi. Esse svolgono pertanto un ruolo attivo nella definizione dell’impianto dei controlli di primo livello. La Banca agevola tale processo attraverso la diffusione, a tutti i livelli, della cultura del rischio anche mediante l’attuazione di programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti in merito ai presidi di controllo relativi ai propri compiti e responsabilità.

La Banca ha adottato il Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del D.Lgs. n. 231/01 attraverso la predisposizione di un sistema strutturato ed organico di procedure ed attività di controllo per la consapevole gestione del rischio di commissione dei reati. Il Modello adottato si integra nel Sistema dei Controlli Interni in essere ed oltre a consentire di beneficiare dell’esimente prevista dal D. Lgs. N. 231/01, è volto a migliorare la corporate governance della Banca, limitando il rischio di commissione dei reati e i relativi risvolti reputazionali ed economici.

Referente delle Funzioni Operative Importanti

Laddove esternalizzate, la Banca ha mantenuto internamente la competenza richiesta per controllare efficacemente le funzioni operative importanti (FOI) e per gestire i rischi connessi con l’esternalizzazione, inclusi quelli derivanti da potenziali conflitti di interessi del fornitore di servizi. In tale ambito, è stato individuato all’interno dell’organizzazione, un referente interno (referente interno per le attività esternalizzate) dotato di adeguati requisiti di professionalità, la cui principale responsabilità riguarda il controllo del livello dei servizi prestati dagli outsourcer.

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Funzione ICT e Funzione di Sicurezza Informatica

La Funzione ICT esercita il ruolo di controllo sulle componenti del sistema informativo esternalizzate, verificando l’adeguatezza dei livelli di servizio erogati dal fornitore e valutandone gli eventuali risvolti sul livello di soddisfazione dei clienti della Banca, nonché l’efficienza operativa e la disponibilità delle infrastrutture IT, in coerenza con il framework di rischio IT definito.

La Funzione di Sicurezza Informatica, collocata all’interno della Funzione ICT, è deputata allo svolgimento dei compiti in materia di sicurezza delle risorse ICT della Banca, con il supporto del Centro Servizi di riferimento e degli eventuali fornitori terzi attivi in tale ambito. Principale finalità della Funzione è quella di assicurare che il livello di sicurezza offerto sulle risorse ICT sia allineato agli obiettivi di sicurezza che la Banca si è posta.

Fermi i ruoli e responsabilità dianzi richiamati nell’ illustrare i principali presidi del sistema dei controlli interni aziendale, nell’ambito del processo di gestione dei rischi sono assegnate alle diverse Unità/Aree di Business le seguenti principali responsabilità:

collaborare nell’individuazione degli indicatori di rilevanza da associare a ciascun rischio;

collaborare alla definizione della propensione al rischio;

produrre e mettere a disposizione i dati necessari al calcolo degli indicatori di rilevanza;

produrre ed inoltrare i dati necessari ad alimentare i modelli e gli strumenti per la misurazione di ciascun rischio e per l’esecuzione degli stress test;

supportare l’esecuzione delle misurazioni/valutazioni dei rischi;

operare nel rispetto dei limiti operativi assegnati, formulando ove necessario opportune proposte di intervento nel caso di violazione dei predetti limiti ovvero di criticità rileva nel processo di gestione dei rischi.

In termini generali e ferme le attribuzioni puntuali meglio dettagliate nel seguito con riguardo a ciascun profilo di rischio:

il Servizio Finanza è responsabile dell’analisi, valutazione e mitigazione dei profili di manifestazione:

dei rischi di mercato e di regolamento, di controparte, di aggiustamento della valutazione del credito, di tasso di interesse sul portafoglio bancario, nel rispetto degli indirizzi definiti nelle politiche aziendali, nella regolamentazione del processo finanza, nella struttura delle deleghe e dei limiti operativi deliberati dal Consiglio di Amministrazione;

del rischio di liquidità, in collaborazione con l’Area Crediti, nel rispetto degli indirizzi definiti dalle politiche e dai processi di gestione del rischio stesso;

del rischio derivante da operazioni di cartolarizzazione nel rispetto degli indirizzi definiti nelle politiche aziendali e nella regolamentazione del processo finanza.

L’Area Crediti è responsabile, nel rispetto degli indirizzi e delle indicazioni operative definiti dalla regolamentazione interna del processo del credito, dalle politiche in materia di gestione del rischio nonché dalla struttura delle deleghe e dei limiti operativi, dell’analisi, gestione e mitigazione dei profili di manifestazione del rischio di credito. A tal fine si avvale degli indicatori e degli strumenti in uso per il monitoraggio dei profili di insolvenza e del merito creditizio della controparte.

Più nello specifico, con riferimento a ciascuno dei rischi rilevanti individuati vengono di seguito riportati la definizione adottata dalla Banca e le principali informazioni relative alla governance del rischio, agli strumenti e metodologie a presidio della misurazione/valutazione e gestione del rischio, alle strutture responsabili della gestione.

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RISCHIO DI CREDITO

E’ definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’insolvenza o dal deterioramento del merito creditizio delle controparti affidate. A seguito della pubblicazione delle nuove disposizioni di vigilanza in materia di sistema dei controlli interni la Banca ha intrapreso specifiche iniziative di carattere organizzativo ed operativo con riguardo al processo di gestione e controllo del rischio di credito.

I principali ambiti di intervento volti a rafforzare il presidio del rischio ai requisiti normativi attengono al grado di definizione delle politiche in materia di classificazione e di valutazione dei crediti, nonché allo sviluppo e piena efficacia dei controlli di secondo livello sul monitoraggio andamentale delle esposizioni, avuto particolare riguardo a quelle deteriorate.

A tale proposito, si fa presente che, nell’esercizio dei poteri di direzione strategica e coordinamento che le sono attribuiti dalla regolamentazione e trovano declinazione nel Patto di Coesione, in qualità di Capogruppo, Iccrea Banca ha il compito di definire le strategie, le politiche ed i principi di valutazione e misurazione dei rischi per il Gruppo e di assicurare la coerenza del sistema dei controlli interni delle Banche Affiliate con le strategie, le politiche ed i principi stabiliti a livello di Gruppo; con particolare riferimento al processo del credito, Iccrea Banca definisce l’intero processo di concessione e perfezionamento del credito e la gestione del relativo rischio (misurazione del rischio, istruttoria, erogazione, valutazione delle garanzie anche immobiliari, controllo andamentale e monitoraggio delle esposizioni, revisione delle linee di credito, classificazione delle posizioni di rischio, interventi in caso di anomalie, criteri di classificazione, politiche degli accantonamenti, valutazione e gestione delle esposizioni deteriorate). Le disposizioni interne della Banca, pertanto, saranno a breve oggetto di revisione ed adeguamento alla luce dei citati riferimenti.

Fermo quanto sopra, l’intero processo di gestione e controllo del credito è attualmente disciplinato da un Regolamento interno e dalle correlate disposizioni attuative che, in particolare:

individuano le deleghe ed i poteri di firma in materia di affidamento ed erogazione del credito;

definiscono:

o i criteri per la valutazione del merito creditizio;

o le metodologie per il rinnovo degli affidamenti;

o le metodologie di controllo andamentale e misurazione del rischio di credito;

o le tipologie di interventi da adottare in caso di rilevazione di anomalie.

Al fine di garantire la prudenziale valutazione e gestione del rischio, anche in conformità con quanto disposto dalla normativa di vigilanza, la Banca ha strutturato il processo del credito assicurando il principio della segregazione dei ruoli. Nello specifico, le attività di contatto commerciale (compresa la definizione del prodotto e delle condizioni economiche/finanziarie), la valutazione istruttoria e la delibera di concessione trovano un’adeguata segregazione, nel senso che lo stesso soggetto non può espletare contemporaneamente le tre attività di cui sopra (fatte salve le autonomie attribuite, per importi comunque contenuti). Analoga segregazione è garantita tra le attività di gestione e le attività di controllo. La separatezza tra le attività proprie del processo istruttorio e quelle di sviluppo e gestione è attuata attraverso la costituzione di strutture organizzative separate e con una ripartizione dei compiti e delle responsabilità volta, quanto più possibile, a realizzare la segregazione di attività in conflitto di interesse.

Con riferimento alle operazioni con soggetti collegati, la Banca si è dotata di apposite procedure deliberative volte a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della stessa possa compromettere l’imparzialità e l’oggettività delle decisioni relative alla concessione, tra l’altro, di finanziamenti. In tale prospettiva, la Banca si è dotata anche di strumenti ricognitivi e di una procedura informatica volti a supportare il corretto e completo censimento dei soggetti collegati. Tali riferimenti sono stati integrati, attraverso l’adozione di specifiche politiche, con assetti organizzativi e controlli interni volti a definire i ruoli e le responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d’interesse, ad assicurare l’accurato censimento dei soggetti collegati, a monitorare l’andamento delle relative esposizioni e il costante rispetto dei limiti definiti, ad assicurare la tempestiva e corretta attivazione delle procedure deliberative disciplinate. La Banca ha altresì definito livelli di

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propensione al rischio e soglie di tolleranza coerenti con il proprio profilo strategico e le caratteristiche organizzative.

La Banca ha inoltre adottato riferimenti per il corretto censimento dei soggetti collegati ex-ante – vale a dire prima ed indipendentemente dal fatto di aver instaurato relazioni creditizie o di altra natura con detti soggetti – oltre che ex- post – vale a dire al momento dell’instaurazione di rapporti.

Il Consiglio di Amministrazione, nell’esercizio della responsabilità attinenti l’istituzione e il mantenimento di un efficace sistema di gestione e controllo del rischio di credito, oltre a quanto specificato precedentemente, ha:

definito livelli di propensione al rischio di credito e soglie di tolleranza coerenti con il proprio profilo strategico e le caratteristiche organizzative;

definito i criteri di classificazione, valutazione e gestione delle posizioni deteriorate e delle metodologie per il controllo andamentale del rischio di credito;

definito i flussi informativi volti ad assicurare agli organi aziendali ed alle funzioni di controllo la piena conoscenza e governabilità del rischio di credito;

approvato le linee generali del sistema di gestione delle tecniche di attenuazione del rischio che presiede all’intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo degli strumenti di CRM utilizzati, anche al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti – giuridici, economici e organizzativi – previsti dalla normativa per il loro riconoscimento a fini prudenziali, al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa;

definito gli strumenti a supporto delle attività di processo.

Anche sulla base dei riferimenti all’uopo prodotti dalla Direzione Generale, il Consiglio di Amministrazione verifica nel continuo l’efficienza e l’efficacia complessiva del Sistema di gestione e controllo del rischio di credito provvedendo al suo tempestivo adeguamento in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento, all’introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti.

La Direzione Generale ha predisposto le misure necessarie ad assicurare l’istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento del sistema di gestione e controllo del rischio di credito, in coerenza con il modello di business ed il grado di esposizione ai rischi definiti dal Consiglio di Amministrazione. In tale contesto ha attivato le iniziative necessarie ad assicurare la messa in opera di canali di comunicazione efficaci, al fine di garantire il sistema di gestione e controllo del rischio. Al fine di dare attuazione al modello organizzativo adottato, ha, inoltre, definito compiti e responsabilità di tutte le posizioni di lavoro coinvolte, nel rispetto dei requisiti di segregazione funzionale e assicurando che le attività rilevanti siano dirette da personale qualificato, con adeguato grado di autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze proporzionate ai compiti da svolgere.

Il Collegio Sindacale, nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila costantemente sul grado di adeguatezza del sistema di gestione e controllo adottato, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa.

Le disposizioni interne che disciplinano il processo del credito definiscono le attività di controllo, gestione e attenuazione del rischio medesimo sviluppando un sistema strutturato che coinvolge le diverse funzioni organizzative. La separatezza tra le attività proprie del processo istruttorio e quelle di sviluppo e gestione è attuata, come anticipato, attraverso la costituzione di strutture organizzative separate e con una ripartizione dei compiti e delle responsabilità volta a realizzare, quanto più possibile, la segregazione di attività in conflitto di interesse. I presidi del processo creditizio sono in carico principalmente all’ Area Crediti. Il monitoraggio sistematico delle posizioni di credito e la rilevazione di quelle “problematiche”, nonché il coordinamento e la verifica del monitoraggio eseguito dai preposti di Filiale, è affidato alla “Funzione Centralizzata Monitoraggio Crediti”, posizionato in staff alla Direzione Generale al fine di garantire la separatezza tra le funzioni di gestione e quelle di controllo.

I momenti di istruttoria, di delibera e di revisione delle linee di credito sono regolamentati da un iter deliberativo in cui intervengono le diverse unità operative competenti, appartenenti sia alle strutture

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centrali che a quelle di rete, in coerenza con i livelli di deleghe previsti. Tali fasi sono supportate, anche al fine di utilizzare i dati rivenienti da banche dati esterne, da procedure informatiche che consentono la verifica (da parte di tutte le funzioni preposte alla gestione del credito) dello stato di ogni posizione già affidata o in fase di affidamento, nonché la ricostruzione del processo che ha condotto alla definizione del merito creditizio dell’affidato (attraverso la rilevazione e l’archiviazione del percorso deliberativo e delle tipologie di analisi effettuate).

In sede di istruttoria, per le richieste di affidamenti di rilevante entità, la valutazione, anche prospettica, si struttura su più livelli e si basa prevalentemente su dati quantitativi e oggettivi, oltre che sulla conoscenza personale e sull’approfondimento della specifica situazione economico-patrimoniale della controparte e dei suoi garanti. Analogamente, per dare snellezza alle procedure, sono previsti tre livelli di revisione: il primo, di tipo “ordinario”, condotto sulle posizioni in scadenza nei termini del riesame e su quelle per le quali vengono rilevati significativi elementi di criticità, effettuata secondo le medesime modalità previste per l’affidamento; il secondo, di tipo semplificato con formalità ridotte all’essenziale, riservato al rinnovo dei fidi di importo limitato riferiti a soggetti con contenute anomalie andamentali e sostanziale stabilità del livello di rating; il terzo, di tipo automatico, condotto sugli affidamenti a favore della clientela privata e ditte individuali, caratterizzata da un rischio molto basso e da importi contenuti.

Per quanto attiene al processo di monitoraggio delle posizioni di credito, i controlli vengono assicurati attraverso i controlli di linea (cd. di I° livello), e quelli di II° livello. I controlli di I° livello sono svolti:

dalla funzione periferica, facente capo al Preposto alla Filiale ed al rispettiv0 Capo Area; dalla NPLs Business Unit, che assicura la gestione ed il monitoraggio del comparto dei crediti

deteriorati (scaduti ed inadempienze probabili); dalla Funzione Centralizzata incaricata al monitoraggio del credito.

In maggiore dettaglio, alla funzione periferica, nell’ambito della gestione continuativa della relazione con la clientela è demandato il compito di raccogliere ed aggiornare tutte le informazioni utili all’attività di monitoraggio nonché di adoperarsi per esperire ogni intervento idoneo al recupero della posizione. Alla medesima Funzione è demandato, altresì, il compito di segnalare alla Funzione centralizzata di monitoraggio del credito le posizioni di rischio interessate da anomalia, ivi compresi gli interventi effettuati in autonomia. Alla NPLs Business Unit è assegnata l’attività proattiva di analisi per esplorare la possibilità di diversi assetti delle posizioni deteriorate o con gravi anomalie andamentali per favorirne il graduale rientro in bonis ovvero ridurre o contenere la rischiosità degli affidamenti concessi e prevenire con adeguate soluzioni il rischio di perdite. Alla Funzione centralizzata di monitoraggio del credito compete l’esame delle posizioni di rischio ad andamento anomalo, rilevate autonomamente o segnalate dalle Funzioni periferiche, valutando l’adeguatezza degli interventi adottati ed i relativi esiti nonché la conseguente proposta per un’eventuale diversa classificazione.

Nell’ambito dei controlli di II° livello la Funzione Risk Management effettua controlli finalizzati ad accertare, su base periodica, che il monitoraggio sulle esposizioni creditizie, la classificazione delle esposizioni, gli accantonamenti e il processo di recupero, si svolgano nel rispetto delle procedure interne e che tali procedure risultino efficaci ed affidabili, con riferimento alla capacità di segnalare tempestivamente l’insorgere di anomalie nonché di assicurare l’adeguatezza delle rettifiche di valore e dei relativi passaggi a perdita. In particolare la Funzione verifica:

l’accuratezza, l’affidabilità e l’efficacia delle procedure, accertando che le stesse risultino, oltre che conformi a quanto disciplinato dalle disposizioni applicabili, idonee al raggiungimento degli obiettivi aziendali. In tale contesto, particolare attenzione è riposta ai profili metodologici adottati;

lo svolgimento accurato e completo, da parte delle competenti funzioni aziendali, delle attività inerenti al monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni, in particolare quelle deteriorate, e la valutazione della coerenza delle classificazioni, della congruità degli accantonamenti e dell’adeguatezza del processo di recupero, tenuto conto di quanto previsto nelle disposizioni interne, dalle disposizioni regolamentari di vigilanza, nonché dell’evoluzione del quadro operativo e normativo di riferimento. In tale ambito la Funzione verifica anche gli haircut applicati ai valori delle garanzie, in funzione della

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tipologia e dell’aggiornamento dei valori, i tempi di recupero stimati e i tassi di attualizzazione utilizzati, la presenza delle informazioni necessarie per la valutazione dei crediti, la tracciabilità del processo di recupero.

Più in generale, la Funzione Risk Management, svolge attività di controllo sulla gestione dei rischi, sottopone a monitoraggio periodico e verifica il rispetto degli obiettivi di rischio, dei limiti operativi e degli indicatori di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione, secondo le modalità e la tempistica definiti nel regolamento RAF e nei processi di gestione dei rischi. Verifica, inoltre, l’adeguatezza del RAF, avvalendosi anche degli esiti dell’attività di monitoraggio sugli obiettivi di rischio, sui limiti, sugli indicatori e sulle metriche di rilevazione/misurazione utilizzate. La Funzione fornisce, inoltre, pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle operazioni di maggiore rilievo (c.d. OMR) eventualmente acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi. A tali fini, individua tutti i rischi ai quali la Banca potrebbe esporsi nell’intraprendere l’operazione; quantifica/valuta, sulla base dei dati acquisiti dalle competenti funzioni aziendali gli impatti dell’operazione sugli obiettivi di rischio, sulle soglie di tolleranza e sui limiti operativi; valuta, sulla base dei suddetti impatti, la sostenibilità e la coerenza delle operazioni con la propensione al rischio definita dal Consiglio di Amministrazione; individua gli interventi da adottare per l’adeguamento del complessivo sistema di governo e gestione dei rischi, ivi compresa la necessità di aggiornare la propensione al rischio e/o il sistema dei limiti operativi.

Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di credito, la Banca utilizza la metodologia standardizzata, adottata per la determinazione dei requisiti prudenziali a fronte del rischio stesso. L’applicazione della citata metodologia comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli” e l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente anche in funzione di valutazioni del merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito ovvero da agenzie di credito alle esportazioni riconosciute dalla Banca d’Italia (rispettivamente ECAI e ECA).

RISCHIO DI CONCENTRAZIONE

Il rischio di concentrazione è il rischio derivante da esposizioni verso controparti, incluse le controparti centrali, gruppi di controparti connesse (concentrazione single-name) e controparti operanti nel medesimo settore economico, nella medesima regione geografica o che esercitano la stessa attività o trattano la stessa merce (concentrazione geo-settoriale), nonché dall’applicazione di tecniche di attenuazione del rischio di credito, compresi, in particolare, i rischi derivanti da esposizioni indirette, come, ad esempio, nei confronti di singoli fornitori di garanzie.

Le politiche sul Rischio di concentrazione, definite dal Consiglio di Amministrazione, si basano principalmente sui seguenti elementi:

la prudente selezione delle singole controparti, essenzialmente di tipo retail, attraverso una completa e accurata analisi delle capacità stesse di onorare gli impegni contrattualmente assunti;

la diversificazione del rischio di credito, individuando nei crediti di importo limitato il naturale bacino operativo della Banca, nonché circoscrivendo la concentrazione delle esposizioni su gruppi di clienti connessi o su singoli rami di attività economica;

definizione di massimali di esposizioni per i primi 10 ed i primi 20 clienti della Banca e per le branche di attività ritenute maggiormente rischiose in termini di potenziali perdite.

Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di concentrazione per singole controparti o gruppi di clienti connessi, la Banca utilizza l’algoritmo regolamentare del Granularity Adjustment. Coerentemente con quanto disposto dalle disposizioni, il portafoglio di riferimento è costituito dalle esposizioni per cassa e fuori bilancio (queste ultime considerate al loro equivalente creditizio) rientranti nei portafogli regolamentari “imprese e altri soggetti”, “esposizioni a breve termine verso

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imprese” e alle esposizioni verso imprese rientranti nelle classi di attività “in stato di default”, “garantite da immobili”, “esposizioni in strumenti di capitale”, nonché “altre esposizioni”3.

In presenza di strumenti di protezione del credito che rispettino i requisiti (oggettivi e soggettivi) di ammissibilità previsti dalle vigenti disposizioni in materia di tecniche di attenuazione del rischio (CRM), sono incluse nel calcolo le esposizioni assistite da garanzie rilasciate da imprese eligible, mentre ne sono escluse le esposizioni verso imprese assistite da garanzie personali fornite da soggetti eligible diversi dalle imprese.

Al fine di fornire una valutazione anche di tipo quantitativo del rischio di concentrazione geo-settoriale, la Banca ricorre alla metodologia elaborata in sede ABI dal “Laboratorio per il Rischio di Concentrazione Geo-Settoriale”.

Il monitoraggio su base periodica dell’esposizione al rischio di concentrazione si avvale, inoltre, di un set di indicatori, integrato nell’ambito di un sistema di “early warning”, finalizzato alla segnalazione tempestiva di un eventuale aumento del grado di concentrazione del portafoglio verso singole branche di attività economica.

RISCHIO DI CONTROPARTE

Il rischio di controparte configura una particolare fattispecie del rischio di credito, nel quale è ricompreso, e rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari specificamente individuati dalla normativa, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa

La gestione e il controllo del rischio di controparte si collocano nel più ampio sistema di gestione e controllo dei rischi della Banca, articolato e formalizzato nella specifica normativa interna. Le politiche inerenti la gestione del rischio si basano sui seguenti principali elementi:

- declinazione della propensione al rischio in termini di limiti operativi per la negoziazione degli strumenti finanziari, la cui definizione poggia sulla distinzione tra controparti di riferimento e controparti accettate;

- restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili, in termini sia di strumenti non ammissibili sia di limiti all’ammissibilità per singola operazione o complessivi per tipologia di strumento/forma tecnica;

- definizione nelle deleghe di specifici limiti operativi.

In particolare, nella scelta delle controparti selezionate, sulla base delle linee guida presenti nel Regolamento della Finanza e nelle relative disposizioni attuative, il Settore Finanza individua la controparte con cui concludere l’operazione. Preventivamente all’inserimento in procedura titoli dell’operazione, il Settore Finanza verifica che sia possibile operare con la controparte coerentemente con i limiti operativi definiti. Nel caso in cui la controparte non risulti autorizzata, il Settore Finanza effettua l’analisi di affidabilità e effettua l’analisi di affidabilità e la propone al Direttore Generale, il quale la sottopone all’attenzione del Consiglio di Amministrazione al fine di richiedere l’affidamento della controparte e l’autorizzazione ad operare. Successivamente all’autorizzazione del Consiglio di Amministrazione, il Settore Finanza richiede, attraverso l’invio di un apposito modulo, il censimento al Back Office Finanza.

Nel caso in cui l’operazione non rientri nei limiti operativi assegnati, Il Settore finanza provvede a richiedere le opportune autorizzazioni in base alle autonomie deliberative definite dalla Banca.

La Banca, per il calcolo del requisito patrimoniale da detenere a fronte del rischio di controparte, adotta il metodo del valore corrente per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC) e le operazioni con regolamento a lungo termine (LST). Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o

3 Si specifica che le esposizioni verso imprese garantite da contante o da obbligazioni emesse dalla stessa Banca sono escluse dal calcolo

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merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT), in assenza di operazioni della specie classificate nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, la Banca adotta il metodo semplificato.

La Banca stima il requisito aggiuntivo sul rischio di controparte inerente l’aggiustamento della valutazione del credito (CVA) applicabile all’operatività in derivati OTC, sulla base della metodologia standardizzata di cui all’articolo 384 del CRR.

Con riferimento all’operatività in derivati OTC e alle operazioni con regolamento a lungo termine, alla data di riferimento del 31 dicembre 2018, la Banca di Credito Cooperativo dei Comuni Cilentani non ha in essere alcuna operatività in derivati OTC. Alla stessa data non ha in essere accordi di compensazione contrattuale con alcuna controparte.

RISCHI DI MERCATO, DI REGOLAMENTO E DI CONCENTRAZIONE

I rischi di mercato riguardano i rischi generati dall’operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari, le valute e le merci. Si declinano in:

Rischio di posizione specifico dei titoli di debito del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza che configura il rischio di subire perdite causate dalle avverse variazioni del prezzo di tali strumenti finanziari dovute a fattori connessi con la situazione dei soggetti emittenti.

Rischio di posizione generico sui titoli di debito del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza che configura il rischio di subire perdite causate dalle avverse variazioni del prezzo di tali strumenti finanziari dovute a fattori connessi con l’andamento dei tassi di interesse di mercato (fattore di rischio che insiste sul valore corrente di tali strumenti);

Rischio di posizione dei titoli di capitale del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, che comprende due componenti:

- “rischio generico”, ovvero il rischio di subire perdite causate dalle avverse variazioni dei prezzi di mercato della generalità dei titoli di capitale;

- “rischio specifico”, ovvero il rischio di subire perdite causate dalle avverse variazioni del prezzo di un determinato titolo di capitale dovute a fattori connessi con la situazione del soggetto emittente;

Rischio di posizione per le quote O.I.C.R. del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza che configura il rischio di subire perdite causate dalle avverse variazioni dei prezzi di mercato;

Rischio di cambio ossia il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere su tutte le posizioni detenute dalla banca indipendentemente dal portafoglio di allocazione) sull’intero bilancio.

Il rischio di regolamento configura il rischio di incorrere in perdite derivanti dal mancato regolamento, da parte della controparte, di transazioni scadute su titoli, valute e merci, ivi incluse quelle rappresentate da contratti derivati e i contratti derivati senza scambio di capitale, sia del portafoglio bancario sia di quello di negoziazione a fini di vigilanza. Sono escluse le operazioni pronti contro termine e le operazioni di assunzione o concessione di titoli o di merci in prestito.

Il rischio di concentrazione del portafoglio di negoziazione è collegato alla possibilità che l’insolvenza di un solo grande prenditore di credito o di diversi prenditori tra loro collegati possa determinare perdite tali da compromettere la stabilità della banca creditrice. Per tale ragione le vigenti disposizioni di vigilanza in materia di “grandi esposizioni” prescrivono un limite quantitativo inderogabile, espresso in percentuale del capitale ammissibile, per le posizioni di rischio nei confronti di singoli “clienti” o “gruppi di clienti connessi”. Eventuali debordi rispetto a tale limite sono consentiti nel solo caso in cui si riferiscano a posizione del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e purché siano soddisfatti specifici requisiti patrimoniali aggiuntivi.

Si evidenzia che, anche in funzione dei vincoli operativi di riferimento, la Banca non risulta esposta al rischio di opzione e al rischio di posizione in merci.

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Alla data del 31-dicembre-2018, la Banca non era tenuta al rispetto dei requisiti per il rischio di mercato poiché non deteneva posizioni classificate nel “portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza”.

Relativamente al Rischio di cambio sull’intero bilancio, la Banca è sottoposta al rispetto del vincolo del contenimento della posizione netta aperta in cambi entro il 2 per cento dei fondi propri4 è, pertanto, esclusa dall’applicazione della disciplina inerente (Cfr. Circ. 285/13).

La Banca accompagna all'osservanza delle regole prudenziali specifiche procedure e sistemi di controllo finalizzati ad assicurare una gestione sana e prudente dei rischi di mercato.

Le politiche inerenti il rischio di mercato definite dal Consiglio di Amministrazione, prevedono anche la definizione degli strumenti negoziabili da parte del Servizio Finanza.

Non è ammessa operatività, se non preventivamente autorizzata dal Consiglio di Amministrazione, su tutti quegli strumenti finanziari che si configurano come “nuovo strumento” e che pur essendo stati esaminati dalla Banca secondo i processi organizzativi vigenti, richiedono l’autorizzazione preventiva del Consiglio di Amministrazione perché si possa procedere alla loro negoziazione in quanto esposti a fattori di rischio da valutare sia in termini assoluti sia rispetto allo specifico strumento analizzato.

Al fine di gestire e monitorare le esposizioni ai rischi di mercato assunte nell’ambito del portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, la Banca ha definito nel proprio Regolamento Finanza e nelle sottostanti disposizioni attuative i principi guida, i ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative coinvolte. Ciò allo scopo di assicurare la regolare e ordinata esecuzione dell’attività sui mercati finanziari, nell’ambito del profilo rischio/rendimento delineato dal Consiglio di Amministrazione ovvero dichiarato dalla clientela e di mantenere un corretto mix di strumenti volto al bilanciamento dei flussi di liquidità.

In tale ambito, il Servizio Finanza ha il compito di valutare le opportunità offerte dal mercato e di gestire il portafoglio di strumenti finanziari in linea con l’orientamento strategico e la politica di gestione del rischio definita dal Consiglio di Amministrazione. A tal fine, individua gli strumenti da negoziare ed effettua l’operazione di acquisto/vendita coerentemente con la strategia che desidera realizzare e nel rispetto dei limiti e delle deleghe assegnate.

Rientra inoltre nelle responsabilità del Servizio Finanza, il monitoraggio dell’andamento dei prezzi degli strumenti finanziari e della verifica del rispetto dei limiti operativi e/o degli obiettivi di rischio/rendimento definiti, procedendo, se opportuno, all’adeguamento della struttura e composizione del portafoglio di proprietà. Sono, infine, in capo a tale Area i relativi controlli di linea.

Per il monitoraggio e controllo dei rischi di mercato sono prodotti con periodicità stabilita flussi informativi verso gli organi aziendali e le unità organizzative coinvolte, attinenti specifici fenomeni da monitorare e le grandezze aggregate relative alla composizione del portafoglio di negoziazione della Banca.

RISCHIO OPERATIVO

E’ il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è anche compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione.

Il rischio operativo, connaturato nell’esercizio dell’attività bancaria, è generato trasversalmente da tutti i processi aziendali. In generale, le principali fonti di manifestazione del rischio operativo sono riconducibili alle frodi interne, alle frodi esterne, ai rapporti di impiego e sicurezza sul lavoro, agli obblighi professionali

4 Cfr. Istruzioni di Vigilanza per le banche circolare n. 229 del 21 aprile 1999: “Nell’esercizio dell’attività in cambi e nell’utilizzo di contratti a termine e di altri prodotti derivati le banche di credito cooperativo non assumono posizioni speculative. Le banche detengono la propria “posizione netta aperta in cambi” entro il 2% dei fondi propri. Esse possono offrire contratti a termine (su titoli e valute) e altri prodotti derivati purché tali operazioni realizzino una copertura di rischi connessi ad altre attività”

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verso la Clientela ovvero alla natura o caratteristica dei prodotti, ai danni da eventi esterni, alla disfunzione dei sistemi informatici e all’ esecuzione, consegna e gestione dei processi. Nell’ambito dei rischi operativi, risultano significative le seguenti sottocategorie di rischio, enucleate dalle stesse Disposizioni di Vigilanza:

Il rischio informatico, ossia il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato in relazione all’utilizzo di tecnologia dell’informazione e della comunicazione (Information and Comunication Technology – ICT);

Il rischio di esternalizzazione, ossia legato alla scelta di esternalizzare a terzi fornitori lo svolgimento di una o più attività aziendali.

Con riferimento alla misurazione del requisito prudenziale a fronte dei rischi operativi, la Banca, non raggiungendo le specifiche soglie di accesso alle metodologie avanzate individuate dalla Vigilanza ed in considerazione dei propri profili organizzativi, operativi e dimensionali, ha deliberato l’applicazione del metodo base (Basic Indicator Approach – BIA). Per approfondimenti sulla metodologia in esame si rinvia all’informativa qualitativa della Tavola “16. Rischio operativo”.

La Banca ha provveduto alla definizione di responsabilità ed attribuzioni organizzative articolate sia sugli Organi di vertice che sulle unità organizzative aziendali, finalizzate al presidio del rischio in esame.

In particolare, il Consiglio di Amministrazione è responsabile dell’istituzione e del mantenimento di un efficace sistema di misurazione e controllo del rischio operativo. La Direzione Generale, in coerenza con il modello di business ed il grado di esposizione ai rischi definito dal Consiglio di Amministrazione, predispone le misure necessarie ad assicurare l’attuazione ed il corretto funzionamento del sistema di monitoraggio e gestione del rischio in esame. Assicura, inoltre, che siano stabiliti canali di comunicazione efficaci, al fine di garantire che tutto il personale sia a conoscenza delle politiche e delle procedure rilevanti relative alla gestione del rischio operativo. Il Collegio Sindacale, nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sul grado di adeguatezza del sistema di gestione e controllo del rischio adottato, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa.

Nella gestione e controllo dei rischi operativi sono poi coinvolte le unità organizzative, ciascuna delle quali è destinataria dell’attribuzione di specifiche responsabilità coerenti con la titolarità delle attività dei processi nei quali il rischio in argomento si può manifestare. Tra queste, le Funzioni di controllo di secondo livello sono responsabili dell’analisi e valutazione dei rischi operativi, garantendo un’efficace e puntuale valutazione dei profili di manifestazione relativi, nel rispetto delle modalità operative di propria competenza.

Relativamente al Rischio Informatico, la Funzione ICT della Banca assicura, con il supporto del Centro Servizi e dei fornitori di riferimento, il monitoraggio del livello di rischio residuo afferente le risorse componenti il sistema informativo della Banca, nonché la realizzazione dei necessari presidi di mitigazione, qualora il rischio ecceda la soglia di propensione definita.

La revisione interna, nel più ampio ambito delle attività di controllo di competenza, effettua sui rischi operativi specifiche e mirate verifiche. In particolare, la funzione di revisione interna è chiamata a verificare periodicamente l’adeguatezza, l’affidabilità complessiva e la sicurezza del sistema informativo, ivi inclusi i presidi di sicurezza informatica a tutela della corretta gestione dei dati della clientela.

Sempre con riferimento ai presidi organizzativi, assume, infine rilievo la funzione di Conformità, deputata al presidio ed al controllo del rispetto delle norme, che fornisce un supporto nella prevenzione e gestione del rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, di riportare perdite rilevanti conseguenti alla violazione di normativa esterna (leggi o regolamenti) o interna (statuto, codici di condotta, codici di autodisciplina).

Con riguardo al governo dei rischi operativi rilevano, anche, i presidi adottati nel contesto dell’adeguamento alla disciplina in materia di esternalizzazione fi funzioni aziendali al di fuori del gruppo bancario GBCI (Circolare 285/13 della Banca d’Italia – Parte I, titolo IV, Capitolo 3, Sezione IV) che definiscono un quadro organico dei principi e delle regole cui attenersi per procedere all’esternalizzazione di funzioni aziendali e richiesto l’attivazione di specifici presidi a fronte dei rischi connessi, nonché il mantenimento della capacità

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di controllo dell’operato del fornitore e delle competenze necessarie all’eventuale re-internalizzazione, in caso di necessità, delle attività esternalizzate.

E’bene preliminarmente evidenziare, proprio a tale ultimo riguardo, come la Banca si avvalga, in via prevalente, dei servizi offerti da società/enti appartenenti al Sistema del Credito Cooperativo, costituite e operanti nella logica di servizio prevalente - quando non esclusivo - alle BCC-CR, offrendo soluzioni mirate, coerenti con le caratteristiche delle stesse. Queste circostanze costituiscono una mitigazione dei rischi assunti nell’esternalizzazione di funzioni di controllo ed operative importanti (ad esempio, con riguardo alla possibilità, in caso di necessità di interrompere il rapporto di fornitura, di individuare all’interno del network un fornitore omologo, con costi e impegni più contenuti rispetto a quelli che sarebbero altrimenti ipotizzabili, stante l’uniformità dei modelli operativi e dei presupposti del servizio con i quali ciascun outsourcer interno alla Categoria ha dimestichezza e opera).

Ciò posto, con riguardo a tutti i profili di esternalizzazione in essere, sono state attivate, in ottemperanza e adesione ai riferimenti e alle linee guida prodotti a riguardo dalla Categoria, le modalità atte ad accertare il corretto svolgimento delle attività da parte del fornitore predisponendo, in funzione delle diverse tipologie, differenti livelli di protezione contrattuale e di controllo, nonché flussi informativi dedicati.

Gli accordi di esternalizzazione, formalizzati in un apposito contratto, sono stati rivisti per assicurarne l’aderenza ai requisiti imposti dalla disciplina applicabile. In tale ambito e con riferimento all’esternalizzazione di funzioni operative importanti e di funzioni aziendali di controllo, che comporta obblighi più stringenti in termini di vincoli contrattuali e di specifici requisiti richiesti al fornitore (inerenti, tra l’altro, la definizione di specifici livelli di servizio, oggettivi e misurabili e delle relative soglie di rilevanza) sono stati definiti i livelli di servizio assicurati in caso di emergenza e le collegate soluzioni di continuità; è stato contemplato contrattualmente, tra l’altro, (i) il diritto di accesso, per l’Autorità di Vigilanza, ai locali in cui opera il fornitore di servizi; (ii) la presenza di specifiche clausole risolutive per porre fine all’accordo di esternalizzazione in caso di particolari eventi che impediscano al Fornitore di garantire il servizio o in caso di mancato rispetto del livello di servizio concordato.

Con riguardo, all’esternalizzazione del contante, sono attivi tutti i presidi specifici richiesti dalla normativa di riferimento, legati alla particolare operatività.

La Banca ha mantenuto internamente la competenza richiesta per controllare efficacemente le funzioni operative importanti (FOI)e per gestire i rischi connessi con l’esternalizzazione, inclusi quelli derivanti da potenziali conflitti di interessi del fornitore di servizi. In tale ambito, è stato individuato all’interno dell’organizzazione, un referente interno per le attività esternalizzate, dotato di adeguati requisiti di professionalità, responsabile del controllo del livello dei servizi prestati dall’outsourcer e sanciti nei rispettivi contratti di esternalizzazione e dell’informativa agli Organi Aziendali sullo stato e l’andamento delle funzioni esternalizzate.

La Banca riconoscendo il valore della gestione del rischio informatico quale strumento a garanzia dell’efficacia ed efficienza delle misure di protezione del proprio sistema informativo, ha definito, in stretto raccordo con riferimenti progettuali elaborati nelle competenti sedi associative ed in conformità con i principi e le disposizioni normative vigenti, la metodologia per l’analisi del rischio informatico e il relativo processo di gestione (inclusivi dei profili attinenti l’erogazione di servizi informatici attraverso l’esternalizzazione dei servizi ICT verso fornitori esterni) che si incardinerà nel più ampio sistema di gestione dei rischi della Banca.

L’adozione di tale metodologia permetterà di integrare la gestione dei rischi operativi considerando anche i rischi connessi ai profili IT e di continuità operativa e documentare la valutazione del rischio informatico sulla base dei flussi informativi continuativi stabiliti con il Centro Servizi. L’adozione di tali riferimenti è propedeutica anche all’impostazione del processo di verifica, almeno annuale, della valutazione del rischio informatico sulla base dei risultati del monitoraggio dell'efficacia delle misure di protezione delle risorse ICT.

Rientra tra i presidi a mitigazione di tali rischi anche l’adozione di un “Piano di Continuità Operativa”, volto a cautelare la Banca a fronte di eventi critici che possono inficiarne la piena operatività. In tale ottica, si è

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provveduto ad istituire le procedure operative da attivare per fronteggiare gli scenari di crisi, attribuendo, a tal fine, ruoli e responsabilità dei diversi attori coinvolti. I riferimenti adottati sono stati rivisti e integrati alla luce dei requisiti introdotti con il capitolo 5, titolo IV della Circolare 285/13 della Banca d’Italia, per supportare la conformità alle disposizioni di riferimento. Pur non risultando, infatti, necessario in generale modificare la strategia di continuità operativa adottata perché di fatto le nuove disposizioni , se aggiungono taluni adempimenti, non incidono sulle strategie di fondo del piano di continuità operativa (che appaiono coerenti con quelle declinate nelle disposizioni precedenti e nei riferimenti a suo tempo adottati dalla Banca), si è ritenuto opportuno – nell’ambito dell’ordinario processo di revisione del piano di continuità operativa – procedere a talune integrazioni. In particolare, il piano di continuità operativa è stato aggiornato con riferimento agli scenari di rischio che, pur se in linea di massima compatibili con quelli già in precedenza declinati, risultano ora maggiormente cautelativi anche rispetto a quelli contemplati nelle disposizioni attuali.

Il “Piano di continuità operativa” viene riesaminato periodicamente al fine di assicurarne la coerenza con le strategie gestionali in essere e sottoposto a test periodici per accettarne l’effettiva applicabilità.

RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE – PORTAFOGLIO BANCARIO

Per quanto riguarda il rischio di tasso di interesse – portafoglio bancario, si rinvia all’informativa qualitativa della Tavola “11. Esposizione al rischio di tasso di interesse”.

RISCHIO DI LIQUIDITA’

Il rischio di liquidità riguarda la possibilità che la Banca non riesca a mantenere i propri impegni di pagamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi (Funding liquidity risk) e/o di vendere proprie attività sul mercato (asset liquidity risk), ovvero di essere costretta a sostenere costi molto alti per far fronte a tali impegni.

Il funding iquidity risk, a sua volta, può essere distinto tra:

(i) mismatching liquidity risk, consistente nel rischio connesso al differente profilo temporale delle entrate e delle uscite di cassa determinato dal disallineamento delle scadenze delle attività e delle passività finanziarie di (e fuori) bilancio;

(ii) Contingency liquidity risk, ossia il rischio che eventi inattesi possano richiedere un ammontare di disponibilità liquide maggiore di quello stimato come necessario;

(iii) Margin calls liquidity risk, ossia il rischio che la banca, a fronte di variazioni avverse del fair value degli strumenti finanziari, sia contrattualmente chiamata a ripristinare i margini di riferimento mediante collateral/margini per cassa.

Il rischio di liquidità può essere generato da diversi fattori interni e esterni alla Banca. Le fonti di rischio di liquidità possono, pertanto, essere distinte nelle seguenti macro-categorie:

endogene: rappresentate da eventi negativi specifici della Banca (ad es. il deterioramento del merito creditizio della Banca e la perdita di fiducia da parte dei creditori);

esogene: quando l’origine del rischio è riconducibile ad eventi negativi non direttamente controllabili da parte della Banca (crisi politiche, crisi finanziarie, eventi catastrofici, ecc.) che determinano situazioni di tensione di liquidità sui mercati;

combinazioni delle precedenti.

L’ identificazione dei suddetti fattori di rischio si realizza attraverso:

- l’analisi della distribuzione temporale dei flussi di cassa delle attività e delle passività finanziarie, nonché delle operazioni fuori bilancio;

- l’individuazione:

o delle poste che non presentano una scadenza definita (poste “a vista e a revoca”);

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o degli strumenti finanziari che incorporano componenti opzionali (esplicite o implicite) che possono modificare l’entità e/o la distribuzione temporale dei flussi di cassa (ad esempio, opzioni di rimborso anticipato);

o degli strumenti finanziari che per natura determinano flussi di cassa variabili in funzione dell’andamento di specifici sottostanti (ad esempio, strumenti derivati).

- l’analisi del livello di seniority degli strumenti finanziari.

I processi in cui il rischio di liquidità della banca si origina sono rappresentati principalmente dai processi della Finanza/Tesoreria, della Raccolta e del Credito.

La regolamentazione interna sulla gestione del rischio di liquidità risponde ai requisiti previsti dalle disposizioni di vigilanza e garantisce la coerenza tra le misurazioni gestionali e quelle regolamentari.

La Banca adotta un sistema di governo e gestione del rischio di liquidità che, in conformità alla regolamentazione prudenziale in materia, persegue gli obiettivi di:

- disporre di liquidità in qualsiasi momento e, quindi, di rimanere nella condizione di far fronte ai propri impegni di pagamento in situazioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi;

- finanziare le proprie attività alle migliori condizioni di mercato correnti e prospettiche.

A tal fine, nella sua funzione di organo di supervisione strategia, il Consiglio di Amministrazione della Banca definisce le strategie, le politiche, le responsabilità, i processi, gli obiettivi di rischio, le soglie di tolleranza ed i limiti all’esposizione al rischio di liquidità (operativa e strutturale), nonché gli strumenti per la gestione del rischio liquidità - in condizioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi di liquidità – approvando la regolamentazione interna in materia di governo e la gestione del rischio di liquidità.

A seguito del 22° aggiornamento della Circolare n. 285/2013 di Banca d’Italia, con cui, in particolare, sono stati recepiti gli orientamenti EBA/GL/2016/10 sull’acquisizione delle informazioni ICAAP e ILAAP ai fini dello SREP - mantenendo l’allineamento con i requisiti in materia di adeguatezza del sistema di governo e gestione del rischio di liquidità previsti dalla Parte I, Titolo IV, Capitolo 6 della suddetta Circolare - , la Banca, in sede di rendicontazione ICAAP-ILAAP, è chiamata a sviluppare la propria autovalutazione annuale circa l’adeguatezza del framework complessivo di gestione e misurazione del rischio di liquidità tenuto conto di tali orientamenti e rappresentare i risultati nella rendicontazione ICAAP-ILAAP inviata all’Autorità di Vigilanza.

La liquidità della Banca è gestita dal Servizio Finanza conformemente agli indirizzi strategici stabiliti dal Consiglio di Amministrazione. A tal fine essa si avvale delle previsioni di impegno rilevati tramite la procedura C.R.G. (conto di regolamento giornaliero) di ICCREA Banca nonché dei flussi di cassa in scadenza rilevati tramite apposito applicativo del sistema informativo gestionale.

Sono definiti i presidi organizzativi del rischio di liquidità in termini di controlli di linea e attività in capo alle funzioni di controllo di II° e III° livello. In particolare, il controllo di linea del rischio di liquidità è di competenza del Servizio Finanza, quello di II° livello è di competenza del Risk Management e quello di III° livello è demandato all’ internal Audit. Tutti i controlli sono finalizzati a verificare la disponibilità di un ammontare di riserve di liquidità sufficienti ad assicurare la solvibilità nel breve termine e la diversificazione delle fonti di finanziamento, nonché, al tempo stesso, il mantenimento di un sostanziale equilibrio fra le scadenze medie di impieghi e raccolta nel medio/lungo termine.

La Banca ha strutturato il presidio della liquidità operativa di breve periodo (fino 12 mesi) su due livelli al fine di assicurare il mantenimento di condizioni di equilibrio finanziario con riferimento a orizzonti temporali di brevissimo e breve termine:

- il primo livello prevede il presidio giornaliero della posizione di tesoreria;

- il secondo livello prevede il presidio mensile della complessiva posizione di liquidità operativa.

La Banca misura e monitora la propria esposizione al rischio di liquidità operativa attraverso:

- l’indicatore “Liquidity Coverage Ratio” (LCR) costituito dal rapporto fra le attività liquide e i flussi di cassa netti calcolati in condizioni di stress. Sulla base del previgente percorso di adeguamento progressivo (“phase-in”) previsto dal Regolamento delegato 2015/61 (“RD-LCR”), il requisito minimo richiesto a partire dal 1° gennaio 2018 è pari al 100%. Si fa presente che, nel rispetto delle

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disposizioni previste dal RD-LCR, il valore dell’indicatore LCR al 31-dic-2018 risulta pari al 485,32% e, dunque, ampiamente superiore al requisito minimo vincolante per l’anno 2018.

- la determinazione degli sbilanci periodale (gap) e cumulati della maturity ladder alimentata mensilmente con i dati della matrice dei conti. L’analisi evidenzia il fabbisogno o la disponibilità di liquidità su un orizzonte temporale di 12 mesi a partire dallo sviluppo dei flussi generati e/o assorbiti dalle operazioni presenti in bilancio alla data di riferimento dell’osservazione.

- l’analisi degli indicatori di sorveglianza/monitoraggio, ivi compresi gli indicatori sulla concentrazione della raccolta per singole controparti, per forme tecniche e per scadenze;

- l’analisi dell’adeguatezza delle riserve di liquidità;

- l’analisi del livello di “asset encumbrance”.

In particolare, per quanto concerne la concentrazione delle fonti di provvista al 31 dicembre 2018:

- l’incidenza della raccolta delle prime 5, 10 e 20 controparti non bancarie sul totale della raccolta della Banca da clientela ordinaria risulta pari, rispettivamente, all’1,47%, al 2,51% ed al 4,29%;

- il rapporto tra l’ammontare dei certificati di deposito e delle obbligazioni in scadenza per ciascuno dei successivi 12 mesi ed il totale dei medesimi strumenti in circolazione risulta modesto e, comunque, mai superiore al 21,95%.

L’esposizione della Banca a flussi di cassa in uscita inattesi riguardano principalmente:

- le poste del passivo che non presentano una scadenza definita (in primis conti correnti passivi e depositi liberi);

- le passività a scadenza (certificati di deposito, depositi vincolati) che, su richiesta del depositante, possono essere rimborsate anticipatamente;

- le obbligazioni di propria emissione, per le quali la banca al fine di garantirne la liquidità sul mercato ha assunto un impegno al riacquisto oppure adotta specifiche procedure interne;

- i margini disponibili sulle linee di credito concesse.

Al fine di valutare la propria vulnerabilità alle situazioni di tensione di liquidità eccezionali ma plausibili, periodicamente sono condotte delle prove di stress in termini di analisi di sensitività. I risultati forniscono un supporto per la valutazione dell’adeguatezza dei limiti operativi, la pianificazione e l’avvio di transazioni compensative di eventuali sbilanci, la revisione periodica del piano di emergenza (Contingency Funding Plan).

Per la misurazione e il monitoraggio della liquidità strutturale la Banca utilizza:

l’indicatore “Net Stable Funding Ratio” (NSFR) costituito dal rapporto fra le fonti di provvista stabili e le attività a medio-lungo termine. L’indicatore è stato definito sulla base delle segnalazioni di vigilanza sul “Finanziamento Stabile” che, in ottemperanza a quanto previsto dal Regolamento (UE) n. 575/2013, le banche sono tenute ad effettuare su base trimestrale. Il valore dell’indicatore NSFR al 31-dicembre-2018 risulta pari al 172,16% e, quindi, superiore al requisito minimo vincolante del 100%;

specifici indicatori per l’analisi dei fabbisogni di liquidità strutturale determinati sulla base degli sbilanci periodali della maturiry ladder.

Le risultanze delle analisi effettuate vengono presentate con frequenza trimestrale alla Direzione generale ed al Consiglio di Amministrazione.

La Banca ha altresì definito degli “indicatori di pre-allarme” di crisi specifica e sistemica, ossia un insieme di rilevazioni di natura qualitativa e quantitativa utili per l’individuazione di segnali che evidenzino un potenziale incremento dell’esposizione al rischio di liquidità. Detti indicatori rappresentano, unitariamente ai risultati derivanti dalla misurazione del rischio di liquidità, un elemento informativo fondamentale per l’attivazione delle misure di attenuazione del rischio di liquidità previste dal “Piano di emergenza” (“Contingency Funding Plan” - CFP). Quest’ultimo è costituito dall’insieme delle procedure organizzative e operative da attivare per fronteggiare situazioni di allerta o crisi di liquidità. Nel CFP della Banca sono

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quindi definiti gli stati di non ordinaria operatività ed i processi e strumenti per la relativa attivazione/gestione (ruoli e responsabilità degli organi e delle unità organizzative aziendali coinvolti, procedure di monitoraggio e di attivazione degli stati di non ordinaria operatività, strategie e strumenti di gestione delle crisi).

La Banca, tradizionalmente, detiene una discreta disponibilità di risorse liquide in virtù sia della composizione dei propri asset, costituiti, prevalentemente, da strumenti finanziari liquidi di alta qualità ed eligible per operazioni di rifinanziamento con l’ Eurosistema, sia dell’adozione di politiche di funding volte a privilegiare la raccolta diretta di tipo retail.

La composizione del portafoglio di proprietà della Banca, formato prevalentemente da strumenti finanziari con le sopraccitate caratteristiche, le linee di credito e i finanziamenti collateralizzati attivati con l’Istituto Centrale Iccrea per soddisfare inattese esigenze di liquidità, nonché i limiti operativi rappresentano i principali strumenti di attenuazione del rischio di liquidità.

La liquidità della Banca si mantiene su livelli discreti. Al 31 dicembre 2018 l’importo delle riserve di liquidità stanziabili presso la Banca Centrale Europea (BCE) ammonta a complessivi 144,5 milioni di euro, in significativa crescita rispetto a 103 milioni di euro di fine anno 2017, mentre ed il ricorso al rifinanziamento presso la BCE ammonta a 73,4 milioni di euro, dei quali 12,4 milioni di euro rappresentati da raccolta riveniente dalla partecipazione alle operazioni di prestito a 4 anni denominate Targeted Long Term Refinancing Operations (TLTRO) attraverso Iccrea come banca capofila.

Coerentemente con le linee guida del piano strategico triennale 2019-2021, particolare e crescente attenzione sarà riservata alla posizione di liquidità della Banca.

Dal punto di vista strutturale, la Banca, al 31 dicembre 2018 presenta una struttura per fasce di scadenza equilibrata in quanto dispone di un ammontare di provvista stabile sufficiente a bilanciare le attività a medio–lungo termine. In particolare, con riferimento al profilo di scadenza, l’ammontare delle attività a medio-lungo termine, rappresentate principalmente dai mutui e dai prestiti verso clientela, risulta bilanciato della provvista stabile, rappresentata oltre che dal patrimonio, dalle passività a scadenza medio–lungo termine e dalle passività a vista che presentano, comunque, in base alle caratteristiche contrattuali e dei depositanti, elevati tassi di stabilità. Al fine di contenere l’esposizione al rischio di liquidità, si specifica, inoltre, che risultano assai contenuti gli investimenti in titoli diversi dalle attività liquide (ad es. i titoli bancari, OICR e le azioni), così come le immobilizzazioni materiali ed immateriali.

RISCHIO STRATEGICO

Costituisce il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.

La Banca, al fine di garantire un attento monitoraggio e controllo di tale tipologia di rischio, ha definito un processo che coniuga le esigenze di gestione del business con quelle inerenti una prudente e consapevole assunzione dei rischi. In tale ambito assume rilevanza la rivisitazione operata con riguardo al processo di pianificazione strategica e a quello di programmazione e controllo, con l’obiettivo di garantirne la coerenza con il RAF ed evitare sovrapposizioni. In particolare, la Banca presidia il rischio strategico attraverso le modalità di seguito descritte:

nell’ambito dei processi di pianificazione strategica ed operativa provvede a definire obiettivi coerenti e sostenibili rispetto alla propensione al rischio definito dal Consiglio di Amministrazione.

nel processo di controllo direzionale, effettua un monitoraggio continuativo e tempestivo dei risultati conseguiti, rilevando eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi definiti. Tale presidio permette alle competenti funzioni di analizzare le cause che hanno generato le differenze e di individuare le idonee azioni correttive, che possono comportare una ridefinizione degli obiettivi strategici ovvero impattare esclusivamente sugli interventi attuativi di breve periodo.

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RISCHIO DI REPUTAZIONE

E’definito come il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della Banca da parte dei clienti, delle controparti, degli azionisti, degli investitori, delle autorità regolamentari e di vigilanza.

La consapevolezza delle difficoltà connesse alla quantificazione dei rischi di reputazione ha spinto la Banca a incentrare gli approfondimenti per la definizione dei presidi a mitigazione degli stessi sulla qualità degli assetti organizzativi e di controllo indirizzati:

alla promozione a tutti i livelli aziendali di una cultura dell’eticità e della correttezza dei comportamenti;

all’adeguata gestione delle relazioni con tutti i portatori di interesse;

allo sviluppo e mantenimento di idonei sistemi di gestione e contenimento del rischio

In tale ambito la Funzione di Compliance contribuisce a garantire la comunicazione e condivisione a tutti i livelli della struttura aziendale di linee di comportamento ispirate alla tutela degli interessi degli investitori, nonché la definizione di chiare procedure per il collocamento degli strumenti finanziari e dei prodotti alla clientela, la costruzione, sulla base di regole condivise, di una rete di controlli atti a prevenire la violazione delle disposizioni, in particolare di quelle incidenti sulla relazione con la clientela. Riguardo alla gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, rileva il ruolo svolto dalla Funzione preposta, già illustrato.

L’appartenenza al Network cooperativo e la condivisione dei presidi di carattere istituzionale ed organizzativo della “Rete” rilevano ai fini della mitigazione del rischio in parola in virtù dei meccanismi di salvaguardia attraverso i quali il Credito Cooperativo si tutela da fenomeni isolati che potrebbero indurre conseguenze di natura reputazionale per le banche associate. Nel novero di tali presidi risaltano alcune prassi operative e meccanismi di garanzia e mutualismo che il Credito Cooperativo ha elaborato ispirandosi al proprio sistema valoriale e che trovano applicazione su scala nazionale, quali segnatamente:

- il disegno e la realizzazione dei prodotti offerti alla clientela attraverso il ruolo specialistico affidato a riconosciuti centri di competenza attivi su scala nazionale, in particolare nell’ambito del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea (GBCI);

- la tutela e la valorizzazione del marchio di categoria, attraverso le strutture associative nazionali e locali che determinano, promuovono e monitorano le appropriate modalità di utilizzo dello stesso;

- la garanzia che assiste diverse forme di raccolta, a breve e medio/lungo termine, attraverso i Fondi di Tutela dei Depositanti e degli Obbligazionisti, il cui ruolo contribuisce a mantenere elevata la fiducia presso la clientela che deposita il proprio contante e che sottoscrive le emissioni di titoli della Banca;

- la capacità di intervento a presidio della stabilità e solidità patrimoniale del Sistema del Credito Cooperativo.

La Banca ritiene, in conseguenza dei presidi sopra cennati, di disporre di adeguati meccanismi in grado sia di monitorare e limitare la propria esposizione al rischio di reputazione sia di attenuare gli effetti che potrebbero derivare da situazioni di disturbo del proprio patrimonio reputazionale, indotte da comportamenti non in linea con le politiche di sana e prudente gestione promosse dall’azienda.

RISCHIO RESIDUO

E’ rappresentato dal rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate risultino meno efficaci del previsto. Ai fini della relativa valutazione la Banca tiene conto:

- della rilevanza delle diverse tipologie di strumenti di attenuazione del rischio di credito (CRM) in termini di riduzione del requisito patrimoniale ottenuto grazie al loro utilizzo);

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- della conformità (normativa ed operativa) e dell’adeguatezza del processo delle tecniche di mitigazione del rischio di credito;

- degli esiti della valutazione dell’efficacia delle tecniche di attenuazione del rischio di credito.

A fronte dell’esposizione a tale rischio la Banca ha attivato specifici strumenti di controllo di carattere qualitativo nei presidi organizzativi e nei sistemi di monitoraggio che assumono rilevanza anche ai fini dell’ammissibilità delle tecniche di attenuazione del rischio a fini prudenziali.

RISCHIO DI UNA LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA

Rappresenta il rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la Banca vulnerabile, rendendo necessaria l’adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività. Ai fini della valutazione, si tiene conto del livello e dell’evoluzione degli indicatori regolamentari e gestionali previsti.

In particolare, la Banca monitora con frequenza trimestrale l’indicatore “Leverage ratio” disciplinato dall’articolo 429 del regolamento CRR e del Regolamento Delegato n.62/2015. Tale indicatore è calcolato come la misura del capitale della banca divisa per la misura dell’esposizione complessiva della banca ed è espresso in percentuale. Ai fini del calcolo della leva, il capitale preso in considerazione è il capitale di classe 1. Nel denominatore del rapporto sono considerate le attività per cassa, le esposizioni fuori bilancio, gli strumenti derivati, le operazioni SFT ed in particolare i pronti contro termine e i riporti attivi e passivi.

Al 31.12.2018, il valore dell’indicatore si è attestato al 9,16%, e non ha evidenziato superamenti dei limiti operativi adottati; tale calcolo ha preso a riferimento i valori del capitale e delle esposizioni risultanti alla predetta data ed inclusivi degli effetti del regime transitorio. Il medesimo indicatore, calcolato invece senza tener conto degli effetti del regime transitorio sulla misura del capitale e su quella del valore delle esposizioni, si attesta al 7,24%.

A ciò si aggiunge che la dotazione patrimoniale della Banca fa sì che l’esposizione al rischio di leva finanziaria eccessiva sia comunque al momento assai contenuta.

Per maggiori dettagli si rinvia a quanto dettagliato nell’informativa qualitativa in relazione alle operazioni di cartolarizzazione (Tavola 14).

RISCHIO DI CONFLITTO DI INTERESSI

Il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della Banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizioni a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e per i soci.

La Banca ha disciplinato, attraverso appositi riferimenti normativi interni, i limiti prudenziali e le procedure deliberative applicabili, rispettivamente, all’assunzione di attività di rischio e all’esecuzione di operazioni nei confronti dei soggetti collegati, allo scopo di preservare la correttezza formale e sostanziale di tutte le operazioni con tali soggetti, nonché ad assicurare l’integrità dei relativi processi decisionali da condizionamenti esterni.

In tale ambito ha provveduto alla definizione del proprio livello di propensione al rischio in termini di misura massima accettabile delle attività di rischio verso soggetti collegati, con riferimento alla totalità delle esposizioni verso la totalità dei soggetti collegati, nonché alla definizione di una soglia di allerta rispetto al limite di esposizione complessiva nei confronti dei soggetti collegati, superata la quale l’assunzione di nuove attività di rischio verso soggetti collegati deve essere assistita da adeguate tecniche di attenuazione del rischio prestate da soggetti indipendenti dai soggetti collegati.

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Tali riferimenti sono stati integrati, nelle politiche assunte, con assetti organizzativi e controlli interni volti a individuare ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d’interesse, accurato censimento dei soggetti collegati, monitoraggio dell’andamento delle relative esposizioni e del costante rispetto dei limiti, corretta e completa applicazione delle procedure deliberative definite

Nei casi di superamento dei limiti prudenziali per cause indipendenti da volontà o colpa della Banca ad integrazione delle iniziative previste nel piano di rientro si tiene conto delle eccedenze nel processo di determinazione del capitale interno complessivo.

RISCHIO DERIVANTE DA INVESTIMENTI PARTECIPATIVI IN IMPRESE NON FINANZIARIE

È il rischio conseguente un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese non finanziarie: la disciplina prudenziale mira a promuovere il controllo dei rischi, la prevenzione e la corretta gestione dei conflitti di interesse derivante da tali investimenti, conformemente al criterio della sana e prudente gestione, mediante la fissazione di limiti prudenziali e l’indicazione di principi in materia di organizzazione e controlli interni.

Coerentemente al principio di proporzionalità e al fine di dare attuazione agli obiettivi normativi, la Banca ha formalizzato le “Politiche interne in materia di partecipazioni in imprese non finanziarie e di classificazione degli investimenti indiretti in equity”.

Al fine di fornire un aggiornamento delle partecipazioni detenute dalla Banca, si riporta di seguito uno schema riepilogativo, con i dati al 31 dicembre 2018 rapportati ai Fondi Propri che al 31 dicembre 2018 assommano a 59,6 milioni di euro:

(importi in migliaia di euro)

IMPRESE FINANZIARIE

Soggetto Partecipato importo in migliaia di euro

al valore di bilancio

% incidenza partecipazione sul proprio Patrimonio di Vigilanza

Iccrea Holding S.p.A. 5.813 9,75%

Banca Sviluppo 182 0,31%

TOTALE 5.995 10,06%

IMPRESE NON FINANZIARIE

Soggetto Partecipato IMPORTO IN MIGLIAIA DI EURO

AL VALORE DI BILANCIO

% INCIDENZA PARTECIPAZIONE SUL PROPRIO PATRIMONIO DI VIGILANZA

Federazione Campana Bcc 434 0,73 %

Fondo di Garanzia dei Depositanti

4 0,00 %

TOTALE 438 0,73%

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IMPRESE STRUMENTALI

Soggetto Partecipato IMPORTO IN MIGLIAIA DI EURO

AL VALORE NOMINALE

% INCIDENZA PARTECIPAZIONE SUL PROPRIO PATRIMONIO DI VIGILANZA

Sinergia Scarl 1 0,00 %

SI Campania SpA 156 0,26%

Sistema Cilento SCpA 7 0,01 %

Orti del Cilento 1 0,00 %

Consorzio Gal Casacastra 1 0,00 %

Agriconfidi Campania 1 0,00%

Alburni Calore Sviluppo 49 0,08%

Magna Grecia SpA 3 0,01%

Aminea Otto in liquidazione

1 0,00%

BCC Energia 2 0,00%

GAL sentieri buon vivere 2 0,00%

TOTALE 224 0,39%

Nel’ ambito delle policy approvate, la Banca ha individuato la propria propensione al rischio in termini di massimo grado di immobilizzo dei Fondi Propri ritenuto accettabile con riferimento sia al complesso degli investimenti partecipativi in imprese non finanziarie sia ai singoli investimenti.

Alla prevenzione e corretta gestione dei potenziali conflitti di interesse concorrono le disposizioni adottate dalla Banca in materia di operazioni con soggetti collegati, le procedure e le politiche adottate ai fini MIFID, le disposizioni interne ai fini dell’applicazione dell’art.136 del TUB.

Infine, la Banca ha provveduto a disciplinare i processi di controllo atti a garantire la corretta misurazione e gestione dei rischi sottostanti gli investimenti partecipativi e a verificare la corretta applicazione delle politiche interne.

RISCHIO CONNESSO ALLA QUOTA DI ATTIVITA’ VINCOLATE (ASSET ENCUMBRANCE)

Per quanto riguarda il rischio connesso alla quota di attività vincolate (asset encumbrance) si rinvia all’informativa qualitativa della “Tavola 7 – ATTIVITA’ NON VINCOLATE”.

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INFORMATIVA QUANTITATIVA Rif. Articolo 435 – Orientamenti EBA sull’informativa relativa al coefficiente di copertura della liquidità, a integrazione dell’informativa sulla gestione del rischio di liquidità ai sensi dell’articolo 435 del regolamento (UE) n. 575/2013 TAVOLA 1 – OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEI RISCHI Modello di informativa sull’LCR contenente informazioni quantitative sull’LCR, che integra l’art. 435, paragrafo 1, lettera f), del regolamento (UE) n. 575/2013

VALORE CORRETTO TOTALE *

gennaio /

marzo 2018

aprile / giugno 2018

luglio / settembre

2018

ottobre / dicembre

2018

Numero di rilevazioni usate per il calcolo delle medie 12 12 12 12

21 RISERVA DI LIQUIDITÀ 89.055 91.742 97.940 108.888

22 TOTALE DEI DEFLUSSI Di CASSA NETTI 28.575 28.927 31.949 30.551

23 COEFFICIENTE DI COPERTURA DELLA LIQUIDITÀ (%) 3,11655 3,17152 3,06553 3,56412

* Tali valori sono calcolati come media semplice delle osservazioni di fine mese rilevate nei dodici mesi precedenti il termine di ciascun trimestre. Pertanto, a titolo esemplificativo, in corrispondenza della colonna "gennaio / marzo 2018" viene riportata la media semplice dei dati mensili rilevati alle date dal 30 aprile 2017 al 31 marzo 2018

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TAVOLA 1_bis - SISTEMI DI GOVERNANCE (ART. 435 (2) CRR)

Informativa sulle linee generali degli assetti organizzativi e di governo societario adottati in attuazione delle disposizioni della Banca d’Italia

Gli assetti organizzativi e di governo societario della Banca risultano e sono disciplinati dagli artt. 5, 5 bis, 23, 32, 33, 34, 35, 37, 40, 41, 42, 43, 46, 52, 53, 54, 55 dello statuto sociale, consultabile al link https://www.buccinocomunicilentani.it/banca/organizzazione-e-governo/

Con riferimento alle linee generali di tali assetti, si evidenzia che la Banca:

è una società cooperativa a mutualità prevalente, aderente al Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea con capogruppo Iccrea Banca S.p.A. che ne esercita la direzione ed il coordinamento; aderisce alla Federazione Campana delle Banche di Credito Cooperativo e, per il tramite di questa, alla Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo, nonché ad altri Enti ed Organismi del Sistema del Credito Cooperativo (Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo, ecc.);

osserva il principio cooperativistico del voto capitario, in quanto ogni socio esprime in assemblea un solo voto, qualunque sia il numero delle azioni delle quali sia titolare (art. 25 dello statuto sociale);

adotta il tradizionale modello latino di amministrazione e controllo, con la prima affidata al Consiglio di amministrazione nonché - ove del caso e per quanto, in tutto o in parte, inerente alla gestione - al Comitato esecutivo, che svolgono i loro compiti col supporto e la partecipazione del Direttore generale, mentre il secondo è attribuito al Collegio sindacale, posto al vertice del sistema dei controlli interni.

Si precisa che la Banca non ha definito il “Progetto di Governo Societario”, in quanto la stessa ha adottato lo Statuto tipo predisposto dall’associazione di categoria, vagliato dalla Banca d’Italia.

Il Consiglio di Amministrazione ha istituito ai sensi dello Statuto il Comitato Esecutivo, il quale opera con specifiche deleghe ad esso attribuite dal Consiglio di Amministrazione e sulla base di uno specifico regolamento intermo.

La Banca ha altresì disciplinato il processo di autovalutazione degli Organi sociali che viene condotto annualmente e prende in esame gli aspetti relativi alla composizione e al funzionamento degli Organi.

La Banca rientra nella categoria delle banche di minori dimensioni, in quanto il proprio attivo è inferiore a 3,5 miliardi di euro; non sono stati ritenuti sussistenti altri elementi per far rientrare la Banca nella categoria superiore.

Conformemente al Modello di governo dei rischi della banca ed alla normativa vigente è previsto che:

al Consiglio di amministrazione spetti il compito di svolgere la “funzione di supervisione strategica”, individuando gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del rischio e prevedendo al loro riesame periodico al fine di assicurare l’efficacia nel tempo;

il Collegio sindacale della banca, svolgendo la “funzione di controllo”, valuti il grado di efficienza del sistema di gestione e controllo dei rischi del Gruppo.

Il Consiglio di amministrazione della Banca recepisce le direttive strategiche espresse nelle linee guida e nelle politiche di gestione dei rischi, garantendone l’attuazione. Il Collegio sindacale vigila sulla rispondenza del sistema aziendale di gestione e controllo dei rischi affinché questi abbia i requisiti stabiliti dalla normativa.

Numero complessivo dei componenti degli organi collegiali in carica

Il Consiglio di Amministrazione è composto da n° 9 componenti.

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Il Comitato Esecutivo è costituito da n° 4 componenti nominati dal Consiglio di Amministrazione in data 30 maggio 2019.

Il Collegio Sindacale, composto da n° 3 sindaci effettivi, di cui uno è nominato Presidente, e n° 2 sindaci supplenti, è stato nominato dall’Assemblea dei soci in data 03.06.2018 per il triennio 2018-2021.

Composizione del Consiglio di Amministrazione

Nominativo membro Genere Anno di nascita Carica Componente del C.E

Alfieri Lucio M 1971 Presidente Consiglio di Amministrazione NO

Tuozzo Giuseppe M 1969 Vice Presidente Vicario Consiglio di Amministrazione

SI

Ianni Francesco Paolo M 1949 Vice Presidente Consiglio di Amministrazione SI

Comentale Umberto M 1979 Consigliere SI

Di Leo Pasquale M 1974 Consigliere NO

Di Menza Mario M 1945 Consigliere NO

Saggese Vito M 1974 Consigliere NO

Scarpa Edmondo M 1960 Consigliere NO

Troiano Gaetano M 1963 Consigliere SI

Composizione del Collegio sindacale

Nominativo membro Genere Anno di nascita Carica

Paraggio Lucio M 1964 Presidente del Collegio Sindacale

Montone Vincenzo M 1969 Membro Effettivo del Collegio Sindacale

Molinaro Bartolomeo M 1978 Membro Effettivo del Collegio Sindacale

Carlone Luciano M 1943 Membro Supplente del Collegio Sindacale

Grieco Antonio M 1965 Membro Supplente del Collegio Sindacale

I ruoli del Consiglio di amministrazione

All’interno dell’Organo di amministrazione è possibile identificare diversi ruoli: il Presidente, il Vicepresidente, i Consiglieri.

Il Presidente del Consiglio di amministrazione svolge un’importante funzione finalizzata a favorire la dialettica interna ed assicurare il bilanciamento dei poteri, in coerenza con i compiti in tema di organizzazione dei lavori del Consiglio e di circolazione delle informazioni che gli vengono attribuiti dalla normativa.

Gli amministratori contribuiscono alla gestione della Banca collegialmente nell’ambito del Consiglio e attraverso la loro partecipazione al Comitato esecutivo.

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Politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’organo di gestione e le loro effettive conoscenze, competenze ed esperienza

Per ciò che attiene alla politica di ingaggio, in considerazione della natura di società cooperativa a mutualità prevalente della Banca e della stretta connessione tra l’operatività della stessa e la relativa zona di competenza territoriale, la composizione del Consiglio di Amministrazione tende al perseguimento di un’adeguata rappresentanza dei più significativi ambiti territoriali dell’area di competenza considerando altresì le relative componenti socio-economiche e professionali. In caso di cooptazione, il profilo dei cooptati non dovrà discostarsi da tali criteri.

In relazione alle competenze professionali, per l’adeguata composizione del Consiglio di Amministrazione è richiesta la presenza nel Consiglio stesso di soggetti che abbiamo conoscenze delle seguenti aree tematiche, ritenute particolarmente rilevanti ai fini della sana e prudente gestione, nonché delle finalità e caratterizzazioni tipiche di una banca di credito cooperativo a mutualità prevalente:

gestione della compagine sociale in chiave mutualistica; individuazione delle linee strategiche; gestione aziendale, livelli di performances pianificati e conseguiti; RAF, ICAAP, valutazione delle attività, sistema di misurazione dei rischi; assetto organizzativo, deleghe di gestione, gestione dei conflitti di interessi; sistemi dei controlli interni; politiche di esternalizzazione; informativa finanziaria e sistemi di rilevazione contabile; flussi informativi inter-organici e con le funzioni aziendali; sistemi di remunerazione e incentivazione.

In merito ai profili qualitativi l’attuale composizione del Consiglio di Amministrazione risponde alle esigenze di diversificazione essendo i componenti caratterizzati da esperienze pregresse e da competenze differenziate. Al riguardo, gli Amministratori assicurano la partecipazione ai corsi di formazione tesi a completare, ove necessario, o ad approfondire il bagaglio di conoscenze e competenze funzionali allo svolgimento della funzione. Il quadro complessivo delle effettive conoscenze, competenze ed esperienza dei membri del Consiglio di Amministrazione è il seguente:

Nome e Cognome Ruolo Conoscenze Esperienze

Lucio ALFIERI Presidente Laurea in Economia e Commercio

Imprenditore nel settore immobiliare. Amministratore della BCC dei Comuni Cilentani dal 2000. Presidente della BCC dei Comuni Cilentani dal 2006. Amministratore di Iccrea Banca S.p.A. dal 2007 Coordinatore del Comitato Controlli e del Comitato nomine di Iccrea Banca S.p.A. Presidente della Federazione Campana delle BCC. Amministratore della Federazione Nazionale delle BCC. Amministratore del Fondo di Garanzia Istituzionale. Membro del Comitato di gestione del Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti del Credito Cooperativo.

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Giuseppe TUOZZO Vicepresidente vicario

Diploma di geometra

Imprenditore nel settore edile dal 1990. Presidente della BCC di Buccino dal 2016 al 2018 Vice Presidente della BCC di Buccino dal 2007 al 2016 Consigliere della BCC di Buccino da oltre un ventennio

Francesco Paolo IANNI Vicepresidente Diploma di geometra

Titolare di azienda agricola Titolare di studio tecnico Amministratore della BCC dal 2003 Vicepresidente vicario dal 2006 Vicepresidente dal 2018

Comentale Umberto Consigliere Diploma di perito tecnico agrario e di liceo scientifico.

Laureando in economia aziendale

Imprenditore agricolo Consigliere della BCC di Buccino dal 2015 al 2018

Di Leo Pasquale Consigliere Diploma di perito tecnico industriale

Imprenditore nel settore edile, agricolo, eolico, fotovoltaico dal 1997 Consigliere della BCC di Buccino dal 2006 al 2015 Vice Presidente della BCC di Buccino dal 2015 al 2018

Mario DI MENZA Consigliere Laurea in Economia e Commercio

Imprenditore nel settore del commercio di materiale da costruzione e prodotti siderurgici. Amministratore della BCC dei Comuni Cilentani da oltre 20 anni

Vito SAGGESE Consigliere Laurea in Economia e Commercio

Commercialista dal 2005, Iscritto nell’Albo dei Revisori Contabili Membro effettivo del Collegio Sindacale della BCC di Buccino dal 2009 al 2018.

Edmondo SCARPA Consigliere Laurea in architettura

Architetto Vicepresidente della BCC dei Comuni Cilentani dal 2006 al 2018 Consigliere della BCC dei Comuni Cilentani dal 2018

Gaetano TROIANO Consigliere Diploma di ragioneria

Imprenditore nel settore del commercio di materiali da costruzione e nel settore immobiliare Amministratore della BCC dei Comuni Cilentani dal 2006

Politica di diversità: a norma dell’art. 32 dello statuto sociale, la carica di amministratore può essere assunta solo da soci della Banca. I componenti del Consiglio di Amministrazione devono essere in possesso, oltre che delle competenze professionali e similari di cui innanzi, di un’autorevolezza tale da garantire un significativo contributo nelle discussioni collegali, ai fini dell’assunzione di decisioni conformi all’interesse sociale.

Flussi informativi

Al fine di assicurare il corretto funzionamento del sistema dei controlli interni, la banca, nell’ambito dei “Regolamenti che disciplinano le attività delle funzioni di controllo”, ha identificato le modalità di

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coordinamento e collaborazione ed i flussi informativi tra le Funzioni Aziendali di Controllo, e tra queste e le altre funzioni aziendali. Ha, altresì, adottato il “Regolamento dei flussi informativi” che prevede:

tempistica, forme e contenuti della documentazione da trasmettere ai singoli componenti degli Organi Sociali, necessaria ai fini della adozione delle delibere sulle materie all’ordine del giorno;

individuazione delle funzioni tenute ad inviare, su base regolare, i flussi informativi agli Organi Sociali;

determinazione del contenuto minimo dei flussi informativi; obblighi di riservatezza cui sono tenuti i componenti degli Organi Sociali ed i

meccanismi per assicurarne il rispetto.

I flussi informativi sui rischi indirizzati agli Organi Sociali consentono la verifica della regolare attività di amministrazione, dell’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, dell’adeguatezza degli assetti organizzativi, contabili e dei sistemi informativi della Banca, dell’adeguatezza e affidabilità del sistema dei controlli interni. In particolare, tali flussi includono il livello e l’andamento dell’esposizione delle diverse tipologie di rischi rilevanti, gli eventuali scostamenti rispetto alle politiche approvate, nonché gli esiti delle previste attività di controllo.

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TAVOLA 2 - AMBITO DI APPLICAZIONE (ART. 436) INFORMATIVA QUALITATIVA

Denominazione della banca cui si applicano gli obblighi di informativa.

La banca cui si applicano gli obblighi di Informativa al pubblico è la:

Banca di Credito Cooperativo di Buccino e dei Comuni Cilentani

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TAVOLA 3

FONDI PROPRI (ART. 437 – ART. 492)

INFORMATIVA QUALITATIVA I fondi propri, elemento del primo Pilastro, sono calcolati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinati con l'applicazione della vigente normativa di bilancio e principi contabili internazionali IAS/IFRS, nonché tenuto conto della disciplina sui fondi propri e sui coefficienti prudenziali introdotta con l’emanazione del Regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR), della Direttiva (UE) n. 63/2013 (CRD IV) e delle correlate disposizioni di carattere tecnico-applicativo dell’ABE (Regulatory Techinical Standards e Implementing Technical Standards), oggetto di specifici regolamenti delegati della Commissione Europea.

Le banche devono dimostrare di detenere fondi propri di qualità e quantità conformi ai requisiti richiesti dalla legislazione europea tempo per tempo vigente.

Il vigente framework normativo è soggetto a un regime transitorio che proietta la piena applicazione delle regole (full application) al 2019 (2022, per il phase out di taluni strumenti patrimoniali) e durante il quale le nuove regole sono applicate in proporzione crescente.

I fondi propri, calcolati secondo il regime transitorio vigente, differiscono dal patrimonio netto contabile determinato in base all’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS poiché la normativa prudenziale persegue l’obiettivo di salvaguardare la qualità del patrimonio, riducendone la potenziale volatilità indotta dall’applicazione degli IAS/IFRS.

Gli elementi che costituiscono i fondi propri devono essere, quindi, nella piena disponibilità del Banca, in modo da poter essere utilizzati senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali.

Le banche devono infatti dimostrare di possedere fondi propri di qualità e quantità conformi ai requisiti richiesti dalla legislazione europea vigente. I fondi propri derivano dalla somma delle componenti positive e negative, in base alla loro qualità patrimoniale; le componenti positive sono, conformemente ai requisiti in proposito definiti dalle norme applicabili, nella piena disponibilità della Banca, al fine di poterle utilizzare senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali.

I fondi propri sono costituiti dai seguenti aggregati:

- Capitale di classe 1 (Tier 1 – T1), costituito da: • Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1); • Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1-AT1);

- Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2). I tre predetti aggregati (CET1, AT1 e T2) sono determinati sommando algebricamente gli elementi positivi e gli elementi negativi che li compongono, previa considerazione dei c.d. “filtri prudenziali”. Con tale espressione si intendono tutti quegli elementi rettificativi, positivi e negativi, del capitale primario di classe 1, introdotti dalle autorità di vigilanza con il fine esplicito di ridurre la potenziale volatilità del patrimonio.

Come già cennato, i fondi propri sono soggetti, così come gli altri indicatori di vigilanza, a particolari regole di transizione. Pertanto, si evidenziano requisiti a regime e requisiti richiesti per il periodo transitorio.

Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1)

Requisiti a regime

Il capitale primario di classe 1 è costituito principalmente da:

- azioni ordinarie;

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- riserva sovrapprezzo azioni derivante dal capitale sociale computato; - riserve di utili e di capitale; - riserve di valutazione. filtri prudenziali”, quali la riserva di valutazione generata dalle coperture dei flussi di cassa (cash

flow hedge), le rettifiche di valore di vigilanza, le posizioni verso la cartolarizzazione soggette a ponderazione al 1250% che la Banca ha scelto di dedurre e le plusvalenze/minusvalenze derivanti dalle variazioni del proprio merito creditizio (passività in fair value option e derivati passivi);

deduzioni, quali le perdite infrannuali, l’avviamento e le altre attività immateriali, le azioni proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto delle stesse, le partecipazioni significative e non nel capitale di altri soggetti del settore finanziario detenute anche indirettamente e/o sinteticamente, le attività fiscali differite basate sulla redditività futura.

I requisiti per la computabilità nel CET1 degli strumenti patrimoniali sono molto stringenti. In particolare, le azioni che costituiscono il capitale versato devono soddisfare, ai fini della computabilità nel CET 1, le seguenti condizioni:

- sono emesse direttamente dalla Banca; - sono versate e il loro acquisto non è finanziato dalla Banca né direttamente né indirettamente; - sono indicate chiaramente e separatamente nello stato patrimoniale della Banca e classificate come

capitale; - hanno durata perpetua; - l’importo nominale non può essere ridotto eccetto in caso di liquidazione o riacquisti/rimborsi

discrezionali dell’emittente previa apposita autorizzazione dell’Autorità di Vigilanza. Con specifico riguardo alle azioni emesse da banche cooperative e all’ipotesi di rimborso, devono inoltre essere rispettate le seguenti condizioni:

o salvo che nel caso di divieto imposto dalla normativa nazionale, la banca può rifiutare il rimborso;

o se la normativa nazionale vieta alla Banca di rifiutare il rimborso, le disposizioni statutarie consentono alla banca di differire il rimborso o di limitarne la misura. La misura di tale limitazione deve poter essere decisa dalla banca, tenendo conto della propria situazione prudenziale e, in particolare, della complessiva situazione economica, patrimoniale e di liquidità nonché dell’esigenza di rispettare i requisiti patrimoniali obbligatori sui rischi, gli eventuali requisiti patrimoniali specifici e il requisito combinato di riserva di capitale. Le predette disposizioni non precludono la possibilità per l’Autorità competente di limitare ulteriormente il rimborso secondo quanto previsto dall’articolo 78, par. 3, del CRR;

- il rifiuto o la limitazione del rimborso non costituiscono un caso di insolvenza della banca; - non attribuiscono privilegi nel pagamento dei dividendi e prevedono limiti nell’ammontare dei

dividendi - in quanto applicabili5- in egual misura a tutte le azioni in modo da non creare privilegi fra le eventuali diverse categorie di azioni;

- i dividendi sono pagati esclusivamente a valere sugli utili distribuibili o sulle riserve distribuibili; - non comportano a carico della Banca l’obbligo di pagare dividendi né il mancato pagamento di

dividendi costituisce un’ipotesi di insolvenza della Banca; - assorbono le perdite della Banca nella medesima misura di tutti gli altri strumenti del capitale

primario di classe 1 (riserve); - sono subordinate a tutti gli altri diritti o crediti dei terzi verso la Banca nel caso di sua

liquidazione; - conferiscono ai loro possessori, in caso di liquidazione e dopo il pagamento di tutti i crediti di

rango più elevato, un diritto o credito sulle attività residue della banca limitato al valore nominale degli strumenti;

5 Con riferimento agli strumenti di capitale emessi da società mutue e cooperative, enti di risparmio ed enti analoghi, è ammissibile un massimale o una limitazione del livello massimo delle distribuzioni, purché tale massimale o limitazione siano stabiliti nel quadro della normativa nazionale applicabile o dello statuto dell’ente.

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- non sono soggette a garanzie o previsioni contrattuali che ne aumentino la seniority da parte della banca o di sue filiazioni; l’impresa madre della banca o sue filiazioni; la società di partecipazione finanziaria madre o sue filiazioni; la società di partecipazioni mista o sue filiazioni; qualsiasi impresa che abbia stretti legami con i soggetti di cui ai punti precedenti;

- non sono oggetto di alcun accordo contrattuale o di altro tipo che aumenti il rango dei diritti o crediti cui gli strumenti danno titolo in caso di insolvenza o liquidazione.

Si evidenzia che con riguardo alle banche di credito cooperativo, il CRR ammette la computabilità di strumenti di capitale che non attribuiscono al possessore diritti di voto, a condizione che:

i. in caso di insolvenza o di liquidazione della banca, il diritto del possessore di tali strumenti sia proporzionale alla quota del totale degli strumenti di capitale primario di classe 1 rappresentata dagli strumenti senza diritto di voto, e che

ii. in tutti gli altri casi, tali strumenti siano considerati strumenti del capitale primario di classe 1 (ossia rispettino i requisiti illustrati alle lettere a)-n).

Lo statuto della Banca al momento non prevede la possibilità di emettere azioni che non attribuiscono al possessore diritti di voto.

L’utile del periodo può essere computato nel CET1 prima dell’approvazione finale del bilancio da parte dell’Assemblea, solo su autorizzazione dell’Autorità di Vigilanza e a condizione che siano soddisfatte le condizioni definite dall’art. 26 del CRR, ovvero che:

- sia stato verificato da parte dei revisori esterni incaricati; - la Banca sia in grado di dimostrare all’Autorità competente di aver dedotto tutti gli oneri e i

dividendi prevedibili. Sono escluse dalla determinazione del CET1 la riserva di valutazione generata dalle coperture dei flussi di cassa (c.d. cash flow hedge) e le plusvalenze/minusvalenze derivanti dalle variazioni del proprio merito creditizio (passività in fair value option e derivati passivi). Il CET1 inoltre tiene conto delle rettifiche di valore supplementari (c.d. prudent valuation). Tali rettifiche sono apportate alle esposizioni rappresentate in bilancio al fair value per tenere conto dell’incertezza dei parametri (rischio modello, costi di chiusura, ecc.) e dei potenziali costi futuri (rischi operativi, rischio di concentrazione, rischio di liquidità, ecc.).

Oltre tali componenti, che compongono i cd. filtri prudenziali, il CET1 è soggetto alle seguenti principali deduzioni:

- perdita del periodo; - attività immateriali, inclusi gli avviamenti impliciti delle partecipazioni di influenza notevole e a

controllo congiunto valutate con il metodo del patrimonio netto; - attività fiscali che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee

(perdite fiscali); - attività per imposte differite che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze

temporanee (al netto delle corrispondenti passività fiscali differite); di contro non sono dedotte le attività per imposte differite attive che non dipendono dalla redditività futura e sono trasformabili in crediti ex L. 214/2011; tali ultime attività sono invece inserite nei RWA e ponderate al 100%;

- attività per imposte differite connesse ad affrancamenti multipli di un medesimo avviamento per la parte che non si è ancora tramutata in fiscalità corrente

- investimenti diretti, indiretti e sintetici in propri strumenti di CET1; - gli investimenti non significativi (<10%) diretti, indiretti e sintetici in strumenti di CET1 in istituzioni

finanziarie; - gli investimenti significativi (>10%) diretti, indiretti e sintetici in strumenti di CET1 in istituzioni

finanziarie; - le deduzioni eventualmente eccedenti gli strumenti di capitale di AT1.

Le deduzioni relative agli investimenti partecipativi in istituzioni finanziarie ed alle attività fiscali differite si applicano solo per le quote eccedenti determinate soglie di CET1, denominate franchigie, secondo un particolare meccanismo che di seguito viene descritto:

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- gli investimenti non significativi in strumenti di CET1 in istituzioni finanziarie sono dedotti, per la parte dell’aggregato degli investimenti non significativi in strumenti di CET1, AT1 e T2 in istituzioni finanziarie eccedente il 10% del CET1, in proporzione agli strumenti di CET1 medesimi. Le quote riferite a strumenti di AT1 e T2 vanno invece dedotte rispettivamente dagli aggregati di AT1 e T2. Il CET1 su cui calcolare il 10% si ottiene dopo l’applicazione dei filtri prudenziali e di tutte le deduzioni diverse da quelle relative alle imposte differite attive che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee, agli investimenti diretti, indiretti e sintetici in strumenti di CET1 in istituzioni finanziarie, alle deduzioni eventualmente eccedenti gli strumenti di capitale di AT1 e alle deduzioni delle partecipazioni qualificate in istituzioni finanziarie;

- le imposte differite attive nette che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee sono dedotte per la parte eccedente il 10% del CET1 che si ottiene dopo l’applicazione dei filtri prudenziali e di tutte le deduzioni diverse da quelle relative alle imposte differite attive che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee, alle deduzioni eventualmente eccedenti gli strumenti di capitale di AT1 e alle deduzioni delle partecipazioni qualificate in istituzioni finanziarie;

- gli investimenti significativi in strumenti di CET1 in istituzioni finanziarie sono dedotti per la parte eccedente il 10% del CET1 che si ottiene dopo l’applicazione dei filtri prudenziali e di tutte le deduzioni diverse da quelle relative alle imposte differite attive che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee, alle deduzioni eventualmente eccedenti gli strumenti di capitale di AT1 e alle deduzioni delle partecipazioni qualificate in istituzioni finanziarie;

- gli ammontari non dedotti per effetto della franchigia del 10% di investimenti significativi in strumenti di CET1 in istituzioni finanziarie e di imposte differite attive nette che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee, sommati insieme, sono dedotti solo per la quota eccedente il 17,65% del CET1 che si ottiene dopo l’applicazione dei filtri prudenziali e di tutte le deduzioni, ivi comprese gli investimenti in istituzioni finanziarie ed attività fiscali differite computati nella loro interezza senza tener conto delle soglie sopra citate, ad eccezione delle deduzioni eventualmente eccedenti gli strumenti di capitale di AT1.

- Gli importi non dedotti per effetto delle franchigie sono inclusi nei RWA e soggetti a ponderazione nella misura del 250%.

Di seguito si riportano le principali caratteristiche degli strumenti che entrano nel capitale primario di classe 1:

Caratteristiche degli strumenti

Tasso di interesse

Step up Dt emissione

DT scadenza

Clausola di rimborso anticipato

a partire dal

Valuta emissione

Grandfathering Importo originario in

euro/000

Apporto ai fondi propri

euro/000 Capitale sociale NA Assente NA NA NA euro NO Strumenti di capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1- CET1)

Il valore esposto nella colonna “apporto ai fondi propri” è al netto delle azioni proprie e del plafond per il rimborso/riacquisto autorizzato dall’Autorità di Vigilanza competente

Regime transitorio

Come anticipato, la disciplina di vigilanza sui fondi propri e sui requisiti patrimoniali introdotta con il recepimento di Basilea 3 è oggetto di un regime transitorio, il quale prevede in particolare:

- l’introduzione graduale (“phase-in”) di alcune delle nuove regole; - regole di “grandfathering” che consentono la computabilità parziale, con graduale esclusione entro

il 2021, dei pregressi strumenti di capitale del patrimonio di base e del patrimonio supplementare che non soddisfano tutti i requisiti prescritti dal citato CRR per gli strumenti patrimoniali del CET1, AT1 e T2.

Di seguito i principali aspetti del regime transitorio tuttora in vigore:

- gli utili/perdite attuariali derivanti dalla valutazione delle passività connesse ai c.d. Employee benefits (TFR, fondi pensione a prestazione definita, ecc.) sono rilevati, al netto dell’effetto fiscale, nelle riserve di valutazione e sono considerati nel CET1 con una introduzione progressiva (90% nel 2018 e 100% nel 2019);

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- le attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee, eccedenti le franchigie più sopra richiamate, esistenti al 1° gennaio 2014 sono dedotte dal CET1 in misura progressivamente crescente del 10% l’anno a partire dal 2015 (40% nel 2018 e 100% nel 2024);

A partire dal 1° gennaio 2018 è entrato in vigore il principio contabile IFRS 9 (International Financial Reporting Standard), in sostituzione del principio contabile internazionale IAS 39 sulla classificazione e valutazione di attività e passività finanziarie. In data 24-gen-2018 la Banca, avvalendosi della facoltà al riguardo prevista dal Regolamento UE 2935/2017, ha comunicato all’Autorità di Vigilanza competente l’intenzione di applicare le disposizioni transitorie dell’IFRS 9 volte a mitigare l’impatto sui fondi propri legato all’introduzione del nuovo principio contabile. Tale regime transitorio, applicabile nel periodo dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2022, come disciplinato dall’art. 473 bis, del CRR, consente di sterilizzare il proprio CET1, mediante un meccanismo di introduzione graduale dell’impatto IFRS 9 relativo alle maggiori rettifiche richieste dal nuovo modello di impairment introdotto dal principio. In particolare, in coerenza alla diminuzione del patrimonio netto contabile legato a tali maggiori rettifiche viene consentito di includere, come elemento positivo, nel capitale primario di classe 1 una quota progressivamente decrescente degli accantonamenti accresciuti per perdite attese su crediti, secondo le seguenti percentuali:

- 95% dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018

- 85% dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2019

- 70% dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2020

- 50% dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021

- 25% dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022.

Maggiori dettagli informativi sull’applicazione di tale regime transitorio sono riportate nella successiva Tavola 3 BIS.

Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT 1)

Requisiti a regime

Gli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 e i relativi eventuali sovrapprezzi costituiscono gli elementi patrimoniali del capitale aggiuntivo di classe 1. Da tali elementi devono essere portati in deduzione gli eventuali strumenti di AT 1 propri detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto degli stessi, nonché gli strumenti di capitale aggiuntivo, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative. Nella quantificazione degli anzidetti elementi deve tenersi conto anche degli effetti del “regime transitorio”.

Tale aggregato non rileva per la Banca, in quanto la stessa non ha emesso strumenti di capitale le cui caratteristiche contrattuali ne consentano l’inquadramento tra gli strumenti di AT1.

Capitale di classe 2 (T 2)

Requisiti a regime

Le passività subordinate le cui caratteristiche contrattuali consentono l’inquadramento nel T2, inclusi i relativi eventuali sovrapprezzi di emissione, costituiscono gli elementi patrimoniali del capitale di classe 2. Da tali elementi devono essere portati in deduzione le eventuali passività subordinate proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto delle stesse, nonché gli strumenti di T2, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative. Nella quantificazione degli anzidetti elementi deve tenersi conto anche degli effetti del “regime transitorio”.

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Tale aggregato non rileva per la Banca, in quanto la stessa non ha emesso strumenti di debito le cui caratteristiche contrattuali ne consentano l’inquadramento tra gli strumenti di T2.

Per ciò che attiene agli effetti connessi all’applicazione del regime transitorio sul CET 1 della Banca, questi ammontano complessivamente ad euro 12.501.810, imputabili al 95% degli impatti connessi all’applicazione dell’IFRS 9, limitatamente alle maggiori rettifiche di valore contabilizzate in sede di FTA in contropartita al patrimonio netto della Banca ai sensi della nuova disciplina dell’impairment, rispetto al saldo delle anzidette rettifiche misurato alla data del 31 dicembre 2017 in applicazione delle disposizioni dello IAS 39, nonché alle maggiori rettifiche complessive rilevate al 31 dicembre 2018 relativamente alle esposizioni classificate negli stadi di rischio 1 e 2 (esposizioni non deteriorate), rispetto a quelle misurate con riferimento alle medesime classi di rischio ma in sede di FTA (01/01/2019). Per ulteriori approfondimenti sugli impatti connessi alla scelta da parte della Banca di adottare il regime transitorio sull’IFRS 9 si rinvia all’informativa contenuta nella Tavola 3 Bis;

Adeguatezza patrimoniale

A partire da gennaio 2014, le banche, secondo la normativa prudenziale, sono tenute al rispetto dei seguenti coefficienti patrimoniali minimi:

coefficiente di Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) pari almeno al 4,5%; coefficiente di Capitale di classe 1 pari (Tier 1 – T1) almeno al 6%; coefficiente di Fondi Propri (Total Capital) pari almeno all’8%.

Ai coefficienti indicati minimi, da detenere a fronte dei rischi di Primo Pilastro, si aggiunge una ulteriore componente di capitale primario di classe 1, rappresentato dalla riserva di conservazione del capitale (capital conservation buffer – CCB), volta a preservare il livello minimo di capitale regolamentare in momenti di mercato avversi attraverso l’accantonamento di risorse patrimoniali di elevata qualità in periodi non caratterizzati da tensioni di mercato. Tale vincolo al 31 dicembre 2018 si ragguaglia alla misura dell’1,875% delle esposizioni ponderate per il rischio (2,5% a partire dal 1° gennaio 2019).

La combinazione dei requisiti regolamentari e della riserva aggiuntiva determina il livello di conservazione minimo del capitale richiesto a dicembre 2018 alle Banche in termini di:

capitale primario di classe 1, pari al 6,375%; capitale di classe 1, pari al 7,875%; Fondi Propri, pari al 9,875%.

A partire dalla data del 31-mar-2018, la Banca è tenuta al rispetto di coefficienti di capitale aggiuntivi rispetto ai requisiti minimi normativi richiesti a fronte della rischiosità complessiva della stessa, comminati a esito dello SREP 2017, nel rispetto di quanto previsto dalla Direttiva 2013/36/UE (CRDIV) – così come recepita in Italia – e in conformità con quanto previsto dalle pertinenti Linee guida dell’EBA. Le ulteriori richieste di capitale sono definite in termini di:

- requisito vincolante (cd. “Total SREP Capital Requirement – TSCR- ratio) ossia la somma dei requisiti minimi regolamentari e del coefficiente aggiuntivo vincolante fissato dall’Autorità di Vigilanza. La somma tra il predetto requisito vincolante e la riserva di conservazione del capitale corrisponde all’Overall Capital Requirement (OCR) ratio;

- orientamenti di II Pilastro, (c.d. “capital guidance”) che l’Autorità si aspetta che la Banca soddisfi nel continuo al fine di assicurare il rispetto delle misure vincolanti anche in caso di deterioramento del contesto economico e finanziario.

In particolare, la Banca è destinataria di un: - coefficiente di capitale primario di classe 1 (“CET 1 ratio”) pari al 7,750%, tale coefficiente è

vincolante nella misura del 5,85%, di cui 4,5% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,35% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP; la parte restante è costituita dalla riserva di conservazione del capitale, nella misura applicabile ai sensi della pertinente disciplina transitoria,

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come anticipato pari, al 31.12.2018, all’1,875%;

- coefficiente di capitale di classe 1 (“Tier 1 ratio”) pari al 9,710%: tale coefficiente è da ritenersi vincolante nella misura del 7,80%, di cui 6% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,80% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP; per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale nella misura già in precedenza indicata;

- coefficiente di capitale totale (“Total Capital ratio”) pari al 12,330%: tale coefficiente è da ritenersi vincolante nella misura del 10,45%, di cui 8% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 2,45% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP; per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale, nella misura già in precedenza indicata.

Inoltre, con la medesima decisione SREP, l’Autorità ha comunicato l’aspettativa che la Banca mantenga nel continuo i seguenti livelli di capitale:

- coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari all’8,380%, composto da un OCR CET 1 ratio pari al 7,750% e da una componente Target, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari allo 0,630%;

- coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 10,340%, composto da un OCR T1 ratio pari al 9,71% e da una componente Target, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari allo 0,630%;

- coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 12,960%, composto da un OCR TC ratio pari al 12,330% e da una componente Target, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress, pari allo 0,630%.

In caso di riduzione di uno dei ratio patrimoniali al di sotto dell’OCR, ma al di sopra della misura vincolante, è necessario procedere all’avvio delle misure di conservazione del capitale. Qualora uno dei ratio dovesse scendere al di sotto della misura vincolante occorre dare corso a iniziative atte al rispristino immediato dei ratio su valori superiori al limite vincolante. La consistenza dei Fondi Propri della Banca al 31 dicembre 2018 risulta pienamente capiente su tutti e i livelli di capitale rappresentati. Risulta, inoltre, pienamente rispettato il requisito combinato di riserva di capitale, nonché la capital guidance. In particolare, il coefficiente di solvibilità totale (Total capital ratio) si colloca al 22,16% (che diventerebbe 18,32%% in assenza di aggiustamenti transitori); il rapporto tra il capitale di classe 1 (Tier 1) e il complesso delle attività di rischio ponderate, si colloca al 22,16% (ovvero 18,32% in assenza di aggiustamenti transitori); infine, il rapporto tra il capitale primario di classe 1 (CET1) e le attività di rischio ponderate risulta pari al 22,16% (che, in assenza di aggiustamenti transitori, diventa pari a 18,32%).

Il prospetto seguente sintetizza gli indicatori di adeguatezza patrimoniale cui la Banca è soggetta e i coefficienti di capitale complessivo della stessa al 31.12.2018:

Indicatori di adeguatezza patrimoniale 2018 CET1 ratio

Tier 1

ratio

Total Capital ratio

Requisiti minimi di I pilastro 4,500% 6,000% 8,000%

Total SREP Capital Requirement - TSCR (Requisiti vincolanti di I e di II pilastro) 5,850% 7,800% 10,450%

Riserva di conservazione del capitale (Capital Conservation Buffer - CCB) 1,875% 1,875% 1,875%

Overall Capital Requirement - OCR (TSCR + CCB) 7,750% 9,710% 12,330%

OCR + Pillar 2 guidance (P2G) 8,380% 10,340 12,960%

Coefficienti di Capitale Banca al 31 dicembre 2018 22,16% 22,16% 22,16%

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INFORMATIVA QUANTITATIVA Di seguito si riportano le informazioni quantitative dei Fondi Propri, esposte secondo il modello generale per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri di cui all’Allegato IV del Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013 della Commissione Europea), con l’applicazione del regime transitorio IFRS9 e delle altre disposizioni transitorie vigenti.

Rif. nessun riferimento TAVOLA 3 - FONDI PROPRI

Composizione dei fondi propri (€/000) 31 dicembre 2018

A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima dell’applicazione dei filtri prudenziali 48 186

di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie

B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-) - 67

C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/- B) 48 119

D. Elementi da dedurre dal CET1 - 1 021

E. Regime transitorio – Impatto su CET1 (+/-) 12 502

F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C – D +/-E) 59 600

G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio - 105

di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie

H. Elementi da dedurre dall’AT1 - 105

I. Regime transitorio – Impatto su AT1 (+/-)

L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I) -

M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio - 82

di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie

N. Elementi da dedurre dal T2 - 82

O. Regime transitorio – Impatto su T2 (+/-)

P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O) -

Q. Totale fondi propri (F + L + P) 59 600

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Rif. Articolo 437, lett. A)

TAVOLA 3 - FONDI PROPRI

TAVOLA 3.1.1a RICONCILIAZIONI STATO PATRIMONIALE ATTIVO - PROSPETTO SINTETICO

Voci dell'attivo Valore di bilancio (€/000) Ammontare rilevante ai fini dei fondi propri

(€/000)

10. Cassa e disponibilità liquide 5.672

20. Attività finanziarie valutate al fair value con impatto a conto economico (IFRS 7 par. 8 lett. a)) 621

a) attività finanziarie detenute per la negoziazione; -

di cui: strumenti di capitale emessi da soggetti del settore finanziario

di cui: posizioni verso la cartolarizzazione

b) attività finanziarie designate al fair value; 26

di cui: strumenti di capitale emessi da soggetti del settore finanziario

di cui: posizioni verso la cartolarizzazione

c) altre attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value 595 1

di cui: strumenti di capitale emessi da soggetti del settore finanziario

di cui: posizioni verso la cartolarizzazione 5

30. Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva (IFRS 7 par. 8 lett. h)) 66.009 892

di cui: strumenti di capitale emessi da soggetti del settore finanziario 5.995

di cui: posizioni verso la cartolarizzazione -

40. Attività finanziarie valutate al costo ammortizzato (IFRS 7 par. 8 lett. f)) 514.676

a) crediti verso banche 60.631

di cui: strumenti di capitale emessi da soggetti del settore finanziario

-

di cui: posizioni verso la cartolarizzazione -

b) crediti verso clientela 454.045

di cui: strumenti di capitale emessi da soggetti del settore finanziario -

di cui: posizioni verso la cartolarizzazione 7.499

50. Derivati di copertura -

60. Adeguamento di valore delle attività finanziarie oggetto di copertura generica (+/-) -

70. Partecipazioni -

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di cui: strumenti di capitale emessi da soggetti del settore finanziario [specificare tipo relazione (partecipazione reciproca, significativa, non significativa)]

di cui: avviamento incluso in investimenti significativi

80. Attività materiali 8.782

90. Attività immateriali 195 195

di cui:

- avviamento 0

100. Attività fiscali 14.069

a)correnti 8.615

b) anticipate 5.454

110. Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione 149

120 Altre attività 8.650

Totale dell'attivo 618.822 1.088

Rif. Articolo 437 TAVOLA 3 - FONDI PROPRI

TAVOLA 3.1.2 - RICONCILIAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE PASSIVO

Voci del passivo Valore di bilancio (€/000) Ammontare rilevante ai fini

dei fondi propri (€/000)

10. Passività finanziarie valutate al costo ammortizzato (IFRS 7 par. 8 lett. g)) 547.615

10a. Debiti verso banche 73.553

di cui: passività subordinate 0

10b. Debiti verso clientela 430.222

di cui: passività subordinate 0

10c. Titoli in circolazione 43.840

di cui: passività subordinate 0

20. Passività finanziarie di negoziazione 0

30. Passività finanziarie designate al fair value (IFRS 7 par. 8 lett. E)) 0

di cui: passività subordinate

40. Derivati di copertura 0

50. Adeguamento di valore delle passività finanziarie oggetto di copertura generica (+/-) 0

60. Passività fiscali 92

70. Passività associate ad attività in via di dismissione 0

80. Altre passività 18.764

90. Trattamento di fine rapporto del personale 2.575

100. Fondi per rischi e oneri 1.168

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110. Riserve da valutazione 1.870 1.870

di cui: attività materiali

di cui: attività immateriali

di cui: utile (perdite) attuariali su piani previdenziali a benefici definiti

di cui: attività non correnti in via di dismissione

di cui: quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate a patrimonio netto

di cui: copertura investimenti esteri

di cui: differenze di cambio

di cui: copertura dei flussi finanziari

di cui: titoli di capitale designati al fair value con impatto sulla redditività complessiva

di cui: copertura di titoli di capitale designati al fair value con impatto sulla reddisività complessiva

di cui: attività finanziarie (diverse dai titoli di capitale) valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva

di cui: strumenti di copertura

di cui: passività finanziarie designate al fair value con impatto a conto economico (variazioni del proprio merito creditizio)

di cui: leggi speciali di rivalutazione

120. Azioni rimborsabili 0

di cui: computate in regime di grandfathering

130. Strumenti di capitale 0

di cui: strumenti computati

140. Riserve 42.907 55.359

150. Sovrapprezzi di emissione 1.688 1.688

160. Capitale 1.801

di cui: azioni ordinarie 1.771

di cui: altre azioni

170. Azioni proprie (-) 0

180. Utile (Perdita) d'esercizio (+/-) 343

di cui: computati nel capitale di classe 1 della banca 0

Totale del passivo e del patrimonio netto 618.822 60.688

Elementi non individuabili nello stato patrimoniale Ammontare rilevante ai fini dei fondi propri

RETTIFICHE REGOLAMENTARI AL CET 1 -172

A Rettifiche di valore supplementari -67

B Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese 0

C Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo) 0

D Posizioni verso la cartolarizzazione (fuori bilancio) 0

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E Operazioni con regolamento non contestuale 0

F Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell'ente -105

RETTIFICHE REGOLAMENTARI ALL'AT 1 -82

G Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente (importo negativo) -82

RETTIFICHE REGOLAMENTARI AL T2 0

H Rettifiche di valore su crediti 0

Rif. Articolo 437, lett. B) TAVOLA 3 - FONDI PROPRI

TAVOLA 3.2 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE

Indice Descrizione

Strumenti di CET 1

Colonna 1

Azioni ordinarie

1 Emittente BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BUCCINO E DEI COMUNI CILENTANI

2 Identificativo unico IT0000900967

3 Legislazione applicata allo strumento Legge Italiana

Trattamento regolamentare

4 Disposizioni transitorie del CRR

Capitale primario di classe 1

5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale primario di classe 1

6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub-)consolidamento Singolo ente

7 Tipo di strumento Azioni cooperative emesse da banche di

credito cooperativo ex art. 2525 C.c. e artt. 33-37 TUB

8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (valore in migliaia di euro) 1.801

9 Importo nominale dello strumento € 25,82

9a Prezzo di emissione € 25,82

9b Prezzo di rimborso N/A

10 Classificazione contabile Patrimonio netto

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11 Data di emissione originaria 17/07/2000

12 Irredimile o a scadenza Irredimibile

13 Data di scadenza originaria N/A

14 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente oggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza No

15 Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso N/A

16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A

Cedole / dividendi

17 Dividendi/cedole fissi o variabili Variabili

18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato N/A

19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" No

20a Discrezionalità sul pagamento delle cedole/dividendi: pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio

Pienamente discrezionale

20b Discrezionalità sulla quantificazione dell'importo della cedola/dividendo: pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio Pienamente discrezionale

21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso No

22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativi

23 Convertibile o non convertibile Non convertibile

24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A

25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A

26 Se convertibile, tasso di conversione N/A

27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa

N/A

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28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile N/A

29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A

30 Meccanismi di svalutazione (write down) No

31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A

32 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A

33 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A

34 In caso di meccanismo di svalutazione (write down) termporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione N/A

35 Posizione della gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) N/A

36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie No

37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A

TAVOLA 3.3 - INFORMAZIONI SUI FONDI PROPRI NEL REGIME TRANSITORIO

Indice Capitale primario di classe 1: strumenti e riserve Importo alla data dell'informativa

(A)

Importi soggetti al trattamento pre-

Regolamento CRR o importo residuo prescritto dal

Regolamento CRR (B)

1 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 3.490

1a di cui: azioni ordinarie 1.802

1b di cui: riserve sovrapprezzo azioni ordinarie 1.688

1c di cui: azioni privilegiate

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1d di cui: riserve sovrapprezzo azioni privilegiate

2 Utili non distribuiti 39.317

3 Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve) 5.410

3a Fondi per rischi bancari generali

4 Importo degli elementi ammissibili di cui all'art.484, paragrafo 3, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale primario di classe 1

0

4a Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1 gennaio 2018

5 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato)

0

5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili 0

6 Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari 48.217

Capitale primario di classe 1: rettifiche regolamentari

7 Rettifiche di valore supplementari (importo negativo) -67

8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) -195

10

Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38 par. 3) (importo negativo)

0

11 Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa

0

12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese 0

13 Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo) 0

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14 Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di credito 0

15 Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo) 0

16 Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo)

-30

17

Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo)

0

18

Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)

-721

19

Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)

0

20a Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di ponderazione del rischio pari al 1250%, quando l'ente opta per la deduzione

0

20b di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo)

0

20c di cui: posizioni verso la cartolarizzazione (importo negativo) 0

20d di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo) 0

21

Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo)

0 0

22 Importo che supera la soglia del 17,65% (importo negativo) 0 0

23 di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti

0

25 di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee 0 0

25a Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo) 0

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58

25b Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primario di classe 1 (importo negativo)

26 Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR 12.502

26a Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e 468

26b Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR

26c Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione al trattamento prudenziale degli effetti derivanti dalla prima applicazione del principio contabile IFRS 9

12.502

26c.1 di cui: per applicazione "approccio statico" 0

26c.2 di cui: per applicazione "approccio dinamico" 0

27 Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell'ente (importo negativo) -105

28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) 11.385 0

29 Capitale primario di classe 1 (CET1) 59.601

Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti

30 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 0

31 di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile

32 di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile

33 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 4, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale aggiuntivo di classe 1

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59

33a Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018

34 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi

0

35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva

36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari 0

Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari

37 Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) 0

38

Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo)

0

39

Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente , quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)

23

40

Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)

0

41

Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)

82

41a Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) n. 575/2013

82

41b Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale di classe 2 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) n. 575/2013

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60

41c Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR

42 Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente (importo negativo) -105

43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 0 0

44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 0

45 Capitale di classe 1 (T1 = CET1 + AT1) 59.601

Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti

46 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 0

47 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 5, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale di classe 2

47a Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1° gennaio 2018

48

Strumenti di fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi

0

49 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva

50 Rettifiche di valore su crediti 0

51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari 0

Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari

52 Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti subordinati (importo negativo)

0

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61

53

Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo)

0

54

Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)

-82

54a di cui: nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie

54b di cui: partecipazioni esistenti prima del 1° gennaio 2013 e soggette alle disposizioni transitorie

55

Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente , quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)

0

56

Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori , soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)

82

56a Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) n. 575/2013

0

56b Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale aggiuntivo di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) n. 575/2013

82

56c Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR

0

57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 0

58 Capitale di classe 2 (T2) 0

59 Capitale totale (TC = T1 + T2) 59.601

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62

59a

Attività ponderate per il rischio in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)

-23

59a.1

di cui: ... elementi non dedotti dal capitale primario di classe 1 (regolamento (UE) n. 575/2013 importi residui) (voci da dettagliare linea per linea, ad es. attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura al netto delle relative passività fiscali, strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti indirettamente , ecc.)

0

59a.1.1 di cui: attività fiscali differite basate sulla redditività futura e rivenienti da differenze temporanee

0

59a.2

di cui: ... elementi non dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 (regolamento (UE) n. 575/2013 importi residui) (voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in strumenti di capitale di classe 2, investimenti non significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario , ecc.)

-23

59a.3

Elementi non dedotti dagli elementi di capitale di classe 2 (regolamento (UE) n. 575/2013 importi residui) (voci da dettagliare linea per linea, ad es. strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti indirettamente , investimenti non significativi nel capitale di altri soggetti del settore finanziario detenuti indirettamente , investimenti significativi nel capitale di altri soggetti del settore finanziario detenuti indirettamente, ecc.)

60 Totale delle attività ponderate per il rischio

Coefficienti e riserve di capitale

61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)

62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)

63 Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)

64

Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a norma dell'articolo 92, paragrafo 1, lettera a), requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva di capitale degli enti a rilevanza sistemica (riserva di capitale degli G-Sll o O-SII), in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)

6,375%

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63

65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 1,875%

66 di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica 0,000%

67 di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico 0,000%

68

di cui: Riserva di capitale dei Global Systemically lmportant lnstitutions (G-Sll - enti a rilevanza sistemica a livello globale) o degli Other Systemical/y lmportant Institutions (O-SII - enti a rilevanza sistemica)

0,000%

69 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)

Coefficienti e riserve di capitale

72

Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente , quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili)

0

73

Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili)

0

75

Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3)

0

Massimali applicabili per l'inclusione di accantonamenti nel capitale di classe 2

76 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo standardizzato (prima dell'applicazione del massimale)

77 Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo standardizzato

78 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo basato sui rating interni (prima dell'applicazione del massimale)

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64

79 Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo basato sui rating interni

Strumenti di capitale soggetti a eliminazlone progressiva (applicabile soltanto tra Il 1° gennaio 2013 e Il 1° gennaio 2022)

80 Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva

81 Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze)

82 Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva

83 Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze)

84 Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva

85 Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze)

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65

TAVOLA 4

REQUISITI DI CAPITALE (ART. 438)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Descrizione sintetica del metodo adottato per la valutazione dell’adeguatezza del capitale interno per il sostegno delle attività correnti e prospettiche della Banca A seguito del processo di implementazione dell’attuale framework regolamentare, il Primo Pilastro, che disciplina i requisiti per riflettere la potenziale rischiosità delle attività nonché requisiti della dotazione patrimoniale, è stato rafforzato attraverso una definizione armonizzata del capitale e più elevati requisiti di patrimonio. Pertanto, a fianco di requisiti patrimoniali minimi volti a fronteggiare i rischi di credito, controparte, mercato ed operativo, si aggiunge dal lato delle risorse proprie una definizione di patrimonio di qualità più elevata essenzialmente incentrata sul common equity, a cui si aggiungono riserve patrimoniali che ricoprono la funzione di conservazione del capitale primario, la funzione di riserva anticiclica ed infine la funzione di copertura delle maggiori perdite per le istituzioni a rilevanza sistemica. Tali riserve vengono determinate, in conformità all’attuale framework, a cura degli Stati Membri (Banca d’Italia) e sono da aggiungersi al capitale primario di classe 1.

In aggiunta al sistema dei requisiti patrimoniali minimi e alle riserve, è disciplinato il monitoraggio di un limite alla leva finanziaria (incluse le esposizioni fuori bilancio) con funzione di backstop del requisito patrimoniale basato sul rischio e per contenere la crescita della leva a livello di sistema.

L’attuale framework normativo prevede, altresì, requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, incentrati su un requisito di liquidità a breve termine (Liquidity Coverage Ratio - LCR) e su una regola di equilibrio strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio - NSFR), oltre che su principi per la gestione e supervisione del rischio di liquidità a livello di singola istituzione e di sistema.

Le disposizioni di vigilanza per le banche sottolineano l’importanza del processo aziendale di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment Process) volto a determinare il capitale complessivo adeguato, in termini attuali e prospettici, a fronteggiare tutti i rischi assunti. L’ICAAP affianca ed integra il processo “tradizionale” di valutazione della congruità tra i fondi propri e i requisiti patrimoniali obbligatori. Alla visione regolamentare dell’adeguatezza patrimoniale, basata su ratio patrimoniali derivanti dal raffronto tra i fondi propri e i requisiti prudenziali a fronte dei rischi di primo pilastro, si affianca la visione gestionale dell’adeguatezza patrimoniale basata sul raffronto tra le risorse finanziare che si ritiene possano essere utilizzate a fronte dei rischi assunti e la stima del capitale assorbito da tali rischi. Il processo di auto-valutazione dell’adeguatezza patrimoniale implementato dalla Banca è finalizzato, pertanto, a determinare il capitale adeguato – per importo, natura e composizione – alla copertura permanente di tutti i rischi ai quali la stessa è o potrebbe essere esposta, anche diversi da quelli per i quali è richiesto il rispetto di precisi requisiti patrimoniali.

Le disposizioni di vigilanza, al fine di orientare gli intermediari nella concreta predisposizione dell’ICAAP e nell’identificazione dei requisiti minimi dello stesso che sono oggetto di valutazione nell’ambito dello SREP (Supervisory Review and Evaluation Process), di competenza dell’Autorità di Supervisione, forniscono una declinazione del principio di proporzionalità ripartendo le banche in tre classi, caratterizzate da livelli di complessità operativa decrescente, ai quali si applicano requisiti differenziati in ordine all’ICAAP stesso.

La Banca rientra nella categoria degli intermediari di Classe 3, categoria costituita dai soggetti finanziari che utilizzano le metodologie standardizzate per il calcolo dei requisiti regolamentari e che dispongono di un attivo pari o inferiore a 3,5 miliardi di euro. In virtù di tale collocazione e in linea con le proprie

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66

caratteristiche operative, la Banca determina il capitale interno complessivo mediante un approccio basato sull’utilizzo di metodologie semplificate per la misurazione dei rischi quantificabili, assessment qualitativi per gli altri rischi rilevanti, analisi di sensibilità semplificate rispetto ai principali rischi assunti e la sommatoria semplice delle misure di capitale interno calcolate a fronte di ciascun rischio (building block approach). Per capitale interno si intende il capitale a rischio, ovvero il fabbisogno di capitale relativo ad un determinato rischio che la Banca ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso; per capitale interno complessivo si intende il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti dalla Banca incluse le eventuali esigenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico.

Il capitale interno complessivo viene comparato con il capitale complessivo, inteso come la somma degli elementi patrimoniali che la Banca ritiene possano essere utilizzati a copertura dello stesso.

L’ICAAP è un processo organizzativo complesso, che richiede il coinvolgimento di una pluralità di strutture e professionalità, e parte integrante del governo aziendale, contribuendo alla determinazione delle strategie e dell’operatività corrente della Banca. Tale processo, in raccordo con il Risk Appetite Framework (RAF) di cui infra, è imperniato su sistemi aziendali di gestione dei rischi integrati e adeguati meccanismi di governo societario, su una struttura organizzativa con linee di responsabilità definite e definiti sistemi di controllo interno.

La Banca persegue obiettivi strategici focalizzati sul rafforzamento quantitativo e qualitativo del capitale, sul mantenimento dell’equilibrio strutturale della liquidità e sul raggiungimento di livelli sostenibili di redditività. In tale ottica le attività di capital management e planning rivestono un’importanza fondamentale per garantire il rispetto nel tempo sia dei requisiti minimi di patrimonializzazione stabiliti dalla normativa e dalle Autorità competenti, sia del grado di propensione al rischio (risk appetite) approvato dall’organo di supervisione strategica.

A tali fini viene utilizzato il Risk Appetite Framework attraverso il quale annualmente si stimano i livelli obiettivo di patrimonializzazione in funzione delle attese di sviluppo e dei livelli di rischio stimati, verificando che la dotazione patrimoniale sia sufficiente a garantire il rispetto dei requisiti minimi sia in condizioni normali che di stress. Il monitoraggio sul raggiungimento degli obiettivi e sul rispetto dei requisiti minimi regolamentari avviene con cadenza trimestrale.

I parametri di patrimonio impiegati sono quelli regolamentari di vigilanza: Common Equity Tier 1, Tier 1 e Fondi Propri. I concetti di capitale a rischio impiegati sono i requisiti regolamentari e corrispondono ai Risk Weighted Assets (RWA), determinati sulla base delle regole previste dalla normativa di vigilanza, ed il capitale economico, che corrisponde alle perdite massime stimate sui rischi misurabili.

Nell’ambito del Risk Appetite Framework (RAF) della Banca la propensione al rischio definisce gli orientamenti strategici in relazione alla valutazione dell’adeguatezza patrimoniale corrente e prospettica e le politiche di assunzione dei rischi. La modalità di definizione della propensione al rischio della Banca prevede una serie di indicatori target espressi in termini di:

- adeguatezza patrimoniale – valutata con riferimento alle misure regolamentari dei coefficienti di solvibilità, considerando anche eventuali situazioni di stress e in relazione al capitale complessivo;

- equilibrio finanziario – valutato su diversi orizzonti temporali (medio termine, breve termine), con riferimento alle misure regolamentari dei coefficienti di liquidità (LCR e NSFR) e con riferimento alle riserve di liquidità prontamente disponibile e monitoraggio della leva finanziaria;

- assetto organizzativo – informatico e dei controlli – basato sulla minimizzazione dei possibili impatti derivanti dai rischi perseguibile attraverso l’adozione di policy a presidio dei rischi, rigorosi presidi organizzativi, metodologie di misurazione e strumenti di mitigazione, in particolare con riferimento ai rischi non misurabili.

L’ICAAP, coerente con il RAF, integra efficacemente la gestione dei rischi e rileva ai fini della valutazione della sostenibilità delle scelte strategiche, poggiando sulla previa identificazione di tutti i rischi rilevanti a cui la Banca è o potrebbe essere esposta rispetto alla propria operatività, ai mercati di riferimento, nonché ai fattori di contesto derivanti dalla propria natura cooperativa. L’identificazione dei rischi rilevanti per

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l’azienda è attuata in stretto raccordo e coerenza con le analoghe attività sviluppate in sede RAF. In particolare:

o le scelte strategiche e operative e gli obiettivi di rischio costituiscono un elemento di input del processo;

o le risultanze del processo possono portare ad una modifica della propensione al rischio e degli obiettivi di pianificazione adottati.

Al fine di individuare i rischi rilevanti, la Banca utilizza un processo operativo definito e codificato dal Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea che, attraverso l’uso di metriche quali-quantitative, consente di identificare le tipologie di rischio a cui la Banca è o potrebbe essere esposta e valutare il grado di significatività e di materialità di tali rischi. Il risultato di tale processo confluisce all’interno di una mappa dei rischi (“Risk Assessment”) che fornisce una rappresentazione di sintesi, in termini di rilevanza relativa, dei rischi che insistono sull’operatività della Banca. Responsabile di tale attività è la Funzione di Risk Management la quale esegue un’attività di assessment qualitativo sulla significatività dei rischi, in termini di analisi di applicabilità e di materialità e valutazioni sulla rilevanza relativa tra le macro-categorie di rischio in termini di probabilità di verificarsi e impatto potenzialmente generabile. Nell’esercizio di tale attività la Funzione di Risk Management si avvale della collaborazione delle altre funzioni aziendali, sia attraverso interviste dirette ai rispettivi responsabili che tramite l’attivazione di un tavolo di lavoro dedicato. In questa fase vengono identificate inoltre le fonti di generazione dei rischi individuati, posizionando gli stessi in capo alle funzioni/unità operative ovvero correlandoli ai processi aziendali.

Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte dei rischi quantificabili, la Banca utilizza le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari per i rischi compresi nel I° Pilastro (di credito, controparte, di mercato e operativo) e gli algoritmi semplificati indicati dalla normativa per i rischi quantificabili rilevanti e diversi dai precedenti (concentrazione e tasso di interesse del portafoglio bancario). Più in dettaglio vengono utilizzati:

il metodo standardizzato per il rischio di credito; il metodo del valore corrente ed il metodo semplificato per il rischio di controparte; il metodo standardizzato per il rischio di mercato; il metodo base per il rischio operativo; l’algoritmo del Granularity Adjustment per il rischio di concentrazione “single-name” e la

metodologia elaborata in sede ABI dal “laboratorio per il rischio di concentrazione “geo- settoriale” per il profilio geo-settoriale del rischio.

l’algoritmo semplificato “regolamentare” per il rischio di tasso di interesse secondo la prospettiva della variazione del valore economico.

Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, come già detto, la Banca ha predisposto adeguati presidi interni di controllo e attenuazione.

Per quanto attiene al rischio di liquidità la Banca, nel rispetto di quanto previsto dalle disposizioni, non quantifica capitale interno. L’esposizione al rischio di liquidità viene misurata con tecniche differenziate a seconda della dimensione operativa o strutturale dello stesso.

Nell’ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress test ai fini di una migliore valutazione dell’esposizione ai rischi, dei relativi sistemi di attenuazione e controllo, della verifica della congruità delle risorse patrimoniali disponibili e della valutazione dell’adeguatezza del capitale.

La misurazione dei citati rischi in ipotesi di stress è sviluppata in ottica attuale e prospettica e con modalità coerenti con le metodologie di misurazione dell’esposizione ai rischi utilizzate in condizioni di normale corso degli affari.

I risultati delle prove di stress, opportunamente analizzati, conducono ad una migliore valutazione dell’effettiva esposizione ai rischi e del grado di vulnerabilità della Banca al verificarsi di eventi eccezionali ma plausibili.

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Anche per quanto attiene alla posizione della liquidità, come previsto dalla normativa di vigilanza in materia di processo ILAAP, sono condotte prove di stress che costituiscono uno strumento fondamentale ai fini della valutazione dell’adeguatezza del complessivo impianto di governo e gestione del rischio di liquidità. Ai fini ILAAP si è, dunque, proceduto con la valutazione dei profili di liquidità prospettici definiti in sede di pianificazione strategica nell’ambito della definizione del piano industriale 2019-2021. Detta valutazione è stata effettuata definendo uno scenario avverso grave seppur plausibile, in conformità con il principio 7 della BCE in materia di processo ILAAP, in cui si richiede che “l’applicazione di ipotesi macroeconomiche gravi ma plausibili e la particolare attenzione alle principali vulnerabilità dovrebbero determinare un impatto rilevante sulla posizione di liquidità interna e regolamentare dell’ente”6. I risultati forniscono un supporto per la valutazione dell’adeguatezza dei limiti operativi, la pianificazione e l’avvio di transazioni compensative di eventuali sbilanci, la revisione periodica del piano di emergenza.

Nel processo di determinazione del capitale interno complessivo la Banca tiene conto, inoltre, dei rischi connessi con l’operatività verso soggetti collegati (di natura legale, reputazionale o di conflitto d’interesse), considerando, nei casi di superamento dei limiti prudenziali, le relative eccedenze a integrazione della misura del capitale interno complessivo.

La determinazione del capitale interno complessivo – effettuato secondo il già cennato approccio “building block” - viene effettuata con riferimento tanto alla situazione attuale, quanto a quella prospettica.

Al fine di uno stringente monitoraggio del livello di esposizione ai rischi, la misurazione del capitale interno complessivo in chiave attuale viene aggiornata con riferimento alla fine di ciascun trimestre dell’esercizio in corso. Il livello prospettico viene invece determinato con cadenza essenzialmente annuale - in sede di predisposizione del resoconto ICAAP - con riferimento alla fine dell’esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell’operatività.

A tal fine la Banca:

utilizza il budget annuale dettagliandolo adeguatamente rispetto alle necessità di stima dei rischi; individua i parametri che influenzano l’incidenza del rischio, prevedendone la futura evoluzione

considerando anche variabili macroeconomiche (andamento del mercato); definisce le stime di evoluzione dei fattori di rischio coerenti con i propri scenari economici e

strategici; verifica le previsioni sulla base della pianificazione pluriennale; effettua una stima dell’evoluzione delle voci contabili che costituiscono la dotazione patrimoniale

individuata; considera le eventuali esigenze di carattere strategico e gli obiettivi di ratio target previsti dalla

propensione al rischio definita. La Banca coerentemente con il quadro metodologico definito dalla Capogruppo a livello di GBCI effettua valutazioni interne della propria adeguatezza patrimoniale e del profilo di liquidità considerando sia analisi quantitative che qualitative.

Le analisi quantitative sono ispirate e recepiscono le linee guida e i principi emanati in materia di ICAAP e ILAAP dalla Banca Centrale Europea7,e portano alla definizione di un impianto complessivo di valutazione che delinea ed integra le diverse prospettive di analisi considerate e richieste dal Supervisore, ovvero: prospettiva “regolamentare”, “economica” e “normativa interna”.

6 ECB – “Guide to Internal Liquidity Adeguacy Assessment Procesa (ILAAP)”, 2018 – Principio 7 7 Cfr. Guida della BCE sul processo interno di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP) e Guida della BCE sul processo interno di valutazione dell’adeguatezza della liquidità (ILAAP)

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Figura 1: Prospettiva Normativa Normativa Interna vs Prospettiva Economica

Stante l’impianto sopra rappresentato le valutazioni di Capital & Liquidity Adequacy sono basate sul posizionamento prospettico (coerente con l’orizzonte di piano 2019–2021) del profilo di rischio di capitale e di liquidità determinato considerando il normale corso degli affari (scenario baseline) e il verificarsi di eventi avversi (scenari Adverse), in particolare:

nella prospettiva regolamentare: rileva il posizionamento del profilo di rischio di capitale e di liquidità determinato, sia in scenario baseline (coerente con il piano strategico della Banca) che in scenario avverso, rispetto ai requisiti prudenziali e minimi obbligatori richiesti dall’Autorità di Vigilanza;

nella prospettiva economica: rileva il confronto tra il Capitale Interno Complessivo (CIC), espressione della sommatoria dei singoli Capitali a Rischio, ovvero di potenziali perdite inattese che si possono concretizzare anche in condizioni avverse, e le dotazioni di capitale che possono essere considerate eligible ad assorbire tali perdite salvaguardando la continuità aziendale (Capitale Complessivo-CC);

nella prospettiva normativa interna: rileva il posizionamento del profilo di rischio di capitale e di liquidità in scenario baseline rispetto a specifici livelli soglia che intendono fattorizzare ed integrare secondo una vista univoca:

I. “vincoli/requisiti” regolamentari (P2R e P2G regolamentari)

II. coperture aggiuntive (buffer) di eventuali perdite derivanti dai rischi di secondo Pilastro (stima P2R gestionale)

Le complessive valutazioni in ambito ICAAP e ILAAP sono completate da analisi qualitative ovvero volte, per il tramite di un articolato framework di autovalutazione (self assessment) a identificare, se presenti ambiti di miglioramento sottesi al complessivo framework di riferimento.

Resta inteso che nelle valutazioni interne della propria adeguatezza patrimoniale e del profilo di liquidità sono tenuti in considerazione elementi specifici che contraddistinguono aspetti peculiari del GBCI quali la presenza di meccanismi di garanzia a tutela della stabilità delle singole Affiliate (Early Warning Floor).

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Figura 2: Esemplificativo impianto di funzionamento che integra le diverse prospettive in ambito ICAAP

Figura 3: Esemplificativo impianto di funzionamento che integra le diverse prospettvie in ambito ILAAP

Ai fini della individuazione dei livelli nei quali articolare le soglie e i giudizi per gli indicatori sono stati presi in considerazione i requisiti patrimoniali obbligatori, nonché quelli aggiuntivi imposti dalla Banca d’Italia ad esito del processo di revisione prudenziale (SREP) ed assegnati con specifico provvedimento del 13-marzo-2018, il vincolo esistente di detenzione della riserva addizionale (capital buffer) in funzione della conservazione del capitale e gli indirizzi strategici definiti nell’ambito del RAS e del piano industriale della Banca.

Con specifico provvedimento del 13-marzo-2018, la Banca d’Italia ha comunicato la revisione dei livelli di capitale aggiuntivo rispetto ai requisiti minimi normativi richiesti a fronte della rischiosità complessiva della Banca nel rispetto di quanto previsto dalla Direttiva 2013/36/UE (CRDIV) – così come recepita in Italia – e in conformità con quanto previsto dall’EBA con le Guidelines on common SREP.

Nel rispetto di quanto previsto dall’EBA, le ulteriori richieste di capitale sono definite in termini:

- di requisito vincolante (cd. “Total SREP Capital Requirement (TSCR) ratio) ossia la somma dei requisiti regolamentari e il coefficiente aggiuntivo vincolante fissato dall’Autorità di Vigilanza. La somma tra il predetto requisito vincolante e la riserva di conservazione del capitale corrisponde al Overall Capital Requirement (OCR) ratio;

- di orientamenti di secondo pilastro ossia la somma tra il suddetto OCR ed il coefficiente aggiuntivo definito dall’Autorità di Vigilanza (“capital guidance”) e che questa ultima si aspetta che la Banca

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soddisfi nel continuo al fine di assicurare il rispetto delle misure vincolanti anche in caso di deterioramento del contesto economico e finanziario.

Nel prospetto che segue sono riportati i livelli dei coefficienti patrimoniali al 31.12.2018.

Indicatori per autovalutazione adeguatezza patrimoniale 2018

Common Equity Tier 1 capital ratio 8,38%

- di cui OCR CET1 ratio 7,75%

- di cui componente Target, a fronte di una maggiore esposizione al rischio in condizioni di stress

0,63%

Tier 1 capital ratio 10,340%

- di cui OCR T1 ratio 9,71%

- di cui componente Target, a fronte di una maggiore esposizione al rischio, in condizioni di stress

0,63%

Total Capital ratio 12,96%

- di cui OCR TC ratio 12,33%

- di cui componente Target, a fronte di una maggiore esposizione al rischio, in condizioni di stress

0,63%

In considerazione della previsione normativa presente nella Circolare 285 circa il phase-in della riserva di conservazione del capitale, i coefficienti di capitale sopra richiamati sono rivisti a partire dal 2019 secondo quanto riportato nella tabella seguente:

OCR Componente Target Traget di Capitale (OCR + Componente Target)

da 1.1.2019 da 1.1.2019 da 1.1.2019

CET1R 8,37% 0,500% 8,870%

T1R 10,340% 0,500% 10,840%

TCR 12,950% 0,500% 13,450%

Ai fini della verifica della copertura del capitale interno complessivo la Banca ha adottato una configurazione di capitale complessivo corrispondente all’aggregato dei Fondi Propri determinato ai sensi delle definizioni di vigilanza.

Nel caso in cui la Banca rilevi il mancato soddisfacimento del requisito combinato di riserva di capitale in ottica attuale ed in condizioni ordinarie, calcola l’Ammontare Massimo Distribuibile (“AMD”) e pone in essere le misure di conservazione del capitale disciplinate dalla Circ. 285/2013 della Banca d’Italia, sottoponendo alla stessa – nei termini previsti dalle richiamate disposizioni – un piano di conservazione del capitale preventivamente approvato dal Consiglio di Amministrazione.

Nel caso in cui la Banca rilevi il mancato soddisfacimento dei livelli attesi di capitale (comprensivi della capital guidance) in ottica attuale ed in condizioni ordinarie, ne informa tempestivamente, per il tramite della capogruppo, l’Autorità di Supervisione, accludendo dettagliati riferimenti sulle motivazioni per cui i livelli di capitale della Banca sono inferiori a quanto richiesto dalla stessa Autorità, nonché sul piano di

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riallineamento che dovrà consentire di ritornare al livello atteso entro un periodo massimo di non oltre due anni.

Più in generale, sulla base degli esiti dell’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale sono individuati e pianificati gli eventuali interventi correttivi relativi al contenimento dell’espansione o alla riduzione dei rischi in essere nonché all’entità complessiva del capitale complessivo e alla sua composizione.

La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale in ottica prospettica permette di verificare l’effetto degli interventi pianificati entro la fine dell’esercizio in corso nonché di individuare e pianificare eventuali interventi correttivi che dovessero rendersi necessari in presenza di situazioni di parziale/non adeguatezza.

Nel caso in cui emerga una condizione di parziale/non adeguatezza, la rendicontazione al Consiglio di Amministrazione sull’adeguatezza patrimoniale viene effettuata con maggior frequenza, al fine di rafforzare il monitoraggio e di verificare gli effetti degli interventi adottati sul profilo patrimoniale della Banca

Le attività di determinazione del livello di esposizione in termini di capitale interno e quelle relative alle prove di stress vengono condotte dalla Funzione di Risk Management, con il supporto dell’Ufficio di contabilità generale e segnalazioni di Vigilanza. La proiezione degli assorbimenti patrimoniali sulla dimensione temporale prospettica richiede il coinvolgimento anche della Funzione Pianificazione Strategica e Controllo di Gestione che opera in stretto raccordo con le funzioni aziendali citate in precedenza. I sistemi di controllo e attenuazione attivati a presidio dei rischi non quantificabili vengono implementati e gestiti dalla Funzione di Risk Management, in stretto raccordo con la Funzione di Compliance. L’Ufficio di contabilità generale e segnalazioni di Vigilanza, in stretto raccordo con la Funzione di Risk Management, è responsabile della determinazione del capitale complessivo.

Nello svolgimento delle diverse attività dell’ICAAP, la Funzione di Risk Management provvede a fornire periodicamente, alle Unità di business, alla Direzione Generale e al Consiglio di Amministrazione feed-back informativi sul livello di esposizione ai diversi rischi, sul posizionamento rispetto ai livelli di propensione prestabiliti ed al grado di adeguatezza del patrimonio.

Analisi quantitative: le risultanze del processo ICAAP evidenziano, sia nel normale corso degli affari che al verificarsi di eventi avversi, una situazione ed un profilo di complessiva adeguatezza patrimoniale, in quanto è preservata la continuità aziendale nell’orizzonte di piano 2019-2021 anche al manifestarsi di eventi di stress.

Analisi qualitative: dalle valutazioni condotte sul processo interno di pianificazione patrimoniale e di adeguatezza del governo e della gestione del rischio di liquidità, non sono emersi ambiti di analisi che presentano significative carenze. Si ritiene, pertanto, che il complessivo impianto di governo dell’ICAAP-ILAAP e dei processi di gestione dei rischi sottostanti sia parzialmente soddisfacente.

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INFORMATIVA QUANTITATIVA Rif. Articolo 438, lett. C) C.R.R. TAVOLA 4 – REQUISITI DI CAPITALE

Tavola 4.1 RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE - METODOLOGIA STANDARDIZZATA (valori in migliaia di euro)

Portafogli regolamentari Requisito patrimoniale rischio di credito

Esposizioni verso o garantite da amministrazioni centrali e banche centrali 575

Esposizioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali 247

Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico 0

Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo -

Esposizioni verso o garantite da organizzazioni internazionali -

Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati 2.464

Esposizioni verso o garantite da imprese 2.043

Esposizioni al dettaglio 4.177

Esposizioni garantite da immobili 2.822

Esposizioni in stato di default 4.561

Esposizioni ad alto rischio -

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite -

Esposizioni a breve termine verso imprese o intermediari vigilati -

Esposizioni verso Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) 40

Esposizioni in strumenti di capitale 536

Altre esposizioni 1.117

Esposizioni verso le cartolarizzazioni 58

Esposizioni verso controparti centrali nella forma di contributi prefinanziati al fondo di garanzia -

Rischio aggiustamento della valutazione del credito -

Totale 18.640

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Rif. Articolo 438, lett. E)

TAVOLA 4 - REQUISITI DI CAPITALE Tavola 4.2 RISCHIO DI MERCATO RELATIVO AL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (valori in migliaia di euro)

Componenti Requisiti patrimoniali rischi di mercato

1.Rischio di posizione su strumenti di debito -

2.Rischio di posizione su strumenti di capitale -

3.Rischio di concentrazione -

Rischio di posizione su strumenti di debito e di capitale -

4.Rischio di cambio -

5.Rischio di posizione su merci -

6.Rischio di regolamento -

Requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato -

Rif. Articolo 438, lett. F) TAVOLA 4 - REQUISITI DI CAPITALE Tavola 4.3 RISCHIO OPERATIVO (valori in migliaia di euro)

COMPONENTI VALORI

Indicatore rilevante - T 19.630

Indicatore rilevante - T-1 19.126

Indicatore rilevante - T-2 18.825

Media Triennale Indicatore rilevante 19.194

Coefficiente di ponderazione 15%

CAPITALE INTERNO A FRONTE DEL RISCHIO OPERATIVO 2.879

Informativa discrezionale (nessun riferimento normativo)

TAVOLA 4 - REQUISITI DI CAPITALE 4. REQUISITI PATRIMONIALI SPECIFICI (valori in migliaia di euro)

COMPONENTI VALORI

Requisiti patrmoniali aggiuntivi ex articolo 458 del CRR per le grandi esposizioni -

Requisiti patrimoniali aggiuntivi ex articolo 458 del CRR per le variazioni delle ponderazioni dovute a bolle speculative nel settore degli immobili residenziali e non residenziali

-

Requisiti patrimoniali aggiuntivi ex articolo 458 del CRR dovuti a esposizioni nel settore finanziario -

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Requisiti patrimoniali aggiuntivi e articolo 459 del CRR -

Altri requisiti patrimoniali specifici Totale requisiti patrimoniali specifici 0

Informativa discrezionale (nessun riferimento normativo) - Tabella 2.2, Parte F, Sezione 2 della Nota Integrativa

TAVOLA 4 - REQUISITI DI CAPITALE Tavola 4.5 REQUISITI PATRIMONIALI: RIEPILOGO

(valori in migliaia di euro)

Categorie/Valori Importi non ponderati

Importi ponderati / requisiti

A. ATTIVITA' DI RISCHIO 647.854 233.001

A.1 RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE 647.854 233.001

1. Metodologia standardizzata 647.128 232.274

2. Metodologia basata su rating interni

2.1 Base N.A. N.A.

2.2 Avanzata N.A. N.A.

3. Cartolarizzazioni 727 727

B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA

B.1 RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE 18.640

B.2 RISCHIO DI AGGIUSTAMENTO DELLA VALUTAZIONE DEL CREDITOCREDITO E DI CONTROPARTE 0

B.3 RISCHIO DI REGOLAMENTO 0

B.4 RISCHI DI MERCATO

1. Metodologia standard 0

2. Modelli interni N.A.

3. Rischio di concentrazione 0

B.5 RISCHIO OPERATIVO

1. Metodo base 2.879

2. Metodo standardizzato N.A.

3. Metodo avanzato N.A.

B.6 ALTRI ELEMENTI DI CALCOLO 0

B.7 TOTALE REQUISITI PRUDENZIALI 21.519

C. ATTIVITA' DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA

C.1 Attività di rischio ponderate 268.989

C.2 Capitale primario di classe1/Attività di rischio ponderate (CET 1 capital ratio) 22,16%

C.3 Capitale di classe 1/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 22,16%

C.4 TOTALE Fondi Propri/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 22,16%

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TAVOLA 5

RISCHIO DI CONTROPARTE (ART. 439)

INFORMATIVA QUALITATIVA Sistemi di misurazione e gestione del rischio di controparte Il rischio di controparte rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari (infra specificati) risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa.

Il rischio di controparte grava sulle seguenti tipologie di transazione:

1) strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC); 2) operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o

assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni securities financing trasactions - SFT);

3) operazioni con regolamento a lungo termine (operazioni LST).

Tale rischio è, quindi, una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell'insolvenza.

Per gli strumenti derivati OTC (tranne i derivati creditizi riconosciuti nell’ambito degli strumenti di mitigazione del rischio di credito) il rischio di controparte comprende non solo il rischio di insolvenza ma anche il rischio di perdite che possono derivare dagli aggiustamenti al valore di mercato degli stessi a seguito del deterioramento del merito creditizio delle controparti (c.d. rischio di CVA).

Per la Banca, avuto riguardo all’ordinaria operatività svolta, il rischio di controparte si deve intendere limitato:

agli strumenti derivati finanziari a copertura del portafoglio bancario e creditizi negoziati fuori borsa (OTC – over- the- counter)

alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT – Security Financing Transactions)

La Banca utilizza il metodo del valore corrente per la misurazione del requisito prudenziale a fronte delle esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC) e delle operazioni con regolamento a lungo termine (LST). Tale metodologia consiste nella determinazione dell’esposizione corrente e di quella potenziale utilizzando il valore di mercato come esposizione attuale e l’add-on regolamentare per rappresentare, in modo semplificaato, l’esposizione potenziale futura. Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT), in assenza di operazioni della specie classificate nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, la Banca utilizza il metodo semplificato.

Conformemente alle disposizioni di vigilanza in materia, la Banca si è dotata di un sistema, strutturato e formalizzato, funzionale al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo del rischio di controparte che prevede il coinvolgimento, in termini di attribuzione di ruoli e responsabilità, di diverse funzioni organizzative.

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In tale ambito, le politiche inerenti alla gestione del rischio di controparte si basano sui seguenti principali elementi:

declinazione della propensione al rischio in termini di limiti operativi per la negoziazione degli strumenti finanziari la cui definizione poggia sulla distinzione tra controparti di riferimento e controparti accettate;

restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili, in termini sia di strumenti non ammissibili sia di limiti all’ammissibilità per singola operazione o complessivi per tipologia di strumento/forma tecnica;

deleghe operative (in termini di soggetto delegato e limiti giornalieri).

Con riferimento al primo punto, Iccrea Banca, al momento della pubblicazione della presente informativa, capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea cui la banca ha aderito, è la controparte di riferimento con la quale la Banca ha sviluppato consolidati rapporti d’affari e di collaborazione, in considerazione della peculiarità e dei meccanismi operativi e gestionali del Sistema del Credito Cooperativo. Le controparti accettate dalla Banca sono primarie controparti italiane ed estere, esterne al Sistema del Credito Cooperativo, identificate secondo un criterio di solidità, sicurezza ed efficienza operativa.

Con riferimento al secondo e al terzo punto, la Banca individua le tipologie di strumenti ammessi alla negoziazione ed i seguenti limiti operativi per la gestione del rischio di controparte.

il controvalore massimo giornaliero stipulato che rappresenta il valore di mercato massimo che, per ogni strumento finanziario contemplato, può essere negoziato giornalmente direttamente con la controparte, nel caso di derivati e strumenti di tesoreria;

il controvalore massimo di operazioni non ancora scadute che rappresenta, nel caso di operatività in derivati e strumenti di tesoreria, il valore massimo che può essere negoziato/trattato con la controparte oggetto dell’analisi.

In particolare, per quanto riguarda gli strumenti derivati finanziari OTC, la Banca, per espressa previsione statutaria non può assumere in proprio, né offrire alla propria clientela derivati di tipo speculativo. Pertanto, gli strumenti finanziari OTC negoziabili dalla Banca possono essere solo “di copertura”, ai fini di Vigilanza, a fronte di operazioni in portafogli di mutui.

L’esposizione al rischio di controparte dell’operatività in derivati OTC non speculativa è molto contenuta poiché assunta esclusivamente/prevalentemente nei confronti di Iccrea Banca e/o di primarie controparti italiane ed estere.

Per quanto concerne le procedure di affidamento e monitoraggio creditizio attivate in concomitanza con la stipula di contratti derivati, tali attività sono svolte dalla Banca nell’ambito della più ampia valutazione del merito creditizio del cliente connessa alla concessione del finanziamento cui il derivato è collegato.

Per quanto concerne le operazioni di “pronti contro termine” passive, si precisa che le stesse hanno ad oggetto titoli dello Stato Italiano, caratterizzati da bassa rischiosità per la natura del soggetto emittente.

La Banca non effettua operazioni di pronti contro termine attive.

La Banca non ricorre a tecniche di attenuazione del rischio di controparte.

La Banca è priva di rating pertanto non ricorre il caso di abbassamento della valutazione del proprio merito di credito (downgrading).

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INFORMAZIONE QUANTITATIVA Alla data di riferimento del 31 dicembre 2018 la Banca non ha in essere operazioni della specie e, quindi, non è esposta al rischio di controparte.

Rif. Articolo 439, lett. E)TAVOLA 5 - RISCHIO DI CONTROPARTE

1.1.CONTRATTI DERIVATI OTC PER SOTTOSTANTI - DERIVATI DI COPERTURA (valori in migliaia di euro)

Forma tecnicaFair value lordo positivo dei

contratti(A)

Riduzione del fair value lordo positivo dovuto a compensazione

(B)

Fair value positivo al netto degli accordi di compensazione

(C = A-B)

Ammontare protetto da garanzie reali(D)

Fair value positivo dei contratti al netto degli accordi di

compensazione delle garanzie reali

(E = C-D)

Titoli di debito e tassi di interesse 0 0

Titoli di capitale e indici azionari 0 0

Valure e oro 0 0

Altri valori 0 0

Derivati creditizi: acquisti di protezione 0 0Derivati creditizi: vendite di protezione 0 0Totale 0 0 0 0 0

1.2.CONTRATTI DERIVATI OTC PER SOTTOSTANTI - DERIVATI DI NEGOZIAZIONE (valori in migliaia di euro)

Forma tecnicaFair value lordo positivo dei

contratti(A)

Riduzione del fair value lordo positivo dovuto a compensazione

(B)

Fair value positivo al netto degli accordi di compensazione

(C = A-B)

Ammontare protetto da garanzie reali(D)

Fair value positivo dei contratti al netto degli accordi di

compensazione delle garanzie reali

(E = C-D)

Titoli di debito e tassi di interesse 0Titoli di capitale e indici azionari 0Valure e oro 0Altri valori 0Derivati creditizi: acquisti di protezione 0Derivati creditizi: vendite di protezione 0Totale 0 0 0 0 0

Rif. Articolo 439, lett. F) e G)

TAVOLA 5 - RISCHIO DI CONTROPARTE

2.ESPOSIZIONE CREDITIZIA ED AMMONTARE PROTETTO (valori in migliaia di euro)

Ammontare protetto (E) Valore nozionale (F)

Contratti derivati e operazioni con regolamento al lungo termine 0 0 0 0 0 0

Operazioni SFT 0 0 0 0 0 0

Totale 0 0 0 0 0 0 0

Forma tecnica

Esposizione creditizia prima dell'applicazione

delle tecniche di attenuazione del rischio di

credito

Ammontare protetto da tecniche di attenuazione del rischio di credito

Protezione del credito di tipo reale Protezione del credito di tipo personaleTotale ammontare protetto

(A+B+C+D+E)Garanzie reali finanziarie -

metodo semplificato(A)

Garanzie reali finanziarie - metodo integrale

(B)

Garanzie personali(D)

Derivati su crediti

Rif. Articolo 439, lett. H)

TAVOLA 5 - RISCHIO DI CONTROPARTE

3.DERIVATI CREDITIZI

su un singolo soggetto su più soggetti (basket) su un singolo soggetto su più soggetti (basket)

1. Acquisti di protezione

a) Credit default products 0 0 0 0

b) Credit spread products 0 0 0 0

c) Total rate of return swap 0 0 0 0

d) Altri 0 0 0 0

Totale (1) 0 0 0 0

2. Vendite di protezione

a) Credit default products 0 0 0 0

b) Credit spread products 0 0 0 0

c) Total rate of return swap 0 0 0 0

d) Altri 0 0 0 0

Totale (2) 0 0 0 0

Totale (1+2) 0 0 0 0

Categorie di operazioni Derivati di negoziazione Derivati di copertura

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TAVOLA 6

RETTIFICHE DI VALORE SU CREDITI (ART. 442)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Approcci e metodologie adottati per la determinazione delle rettifiche di valore su crediti generiche e specifiche

Ai sensi dell’IFRS 9, le attività finanziarie diverse da quelle valutate al fair value con impatto a conto economico sono sottoposte ad un processo di impairment, finalizzato a stimare le perdite di valore attese per il rischio di credito (cosiddette ECL - expected credit losses). In particolare, nel perimetro da assoggettare a tale modello di impairment rientrano:

- le “Attività finanziarie valutate al costo ammortizzato”; - le “Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva” diverse dai

titoli di capitale; - gli impegni all’erogazione di fondi e le garanzie rilasciate che non sono valutati al fair value con

impatto a conto economico; e - i crediti commerciali o le attività derivanti da contratto che risultano da operazioni rientranti

nell’ambito di applicazione dell’IFRS 15. Secondo il modello ECL, introdotto dall’IFRS 9, le perdite devono essere registrate non solo facendo riferimento alle oggettive evidenze di perdite di valore già manifestatesi alla data di valutazione, ma anche sulla base dell’aspettativa di perdite di valore future non ancora verificatesi. Tale concetto rappresenta infatti un’innovazione rispetto a quello di incurred loss su cui si basava il previgente modello di impairment.

In particolare, il modello ECL prevede che i sopracitati strumenti debbano essere classificati in tre distinti “stage”, in funzione della loro qualità creditizia assoluta o relativa rispetto all’erogazione iniziale, a cui corrispondono diversi criteri di misurazione delle perdite attese. Nel dettaglio:

- stage 1: vi rientrano le esposizioni performing che non hanno subito una variazione significativa del rischio di credito rispetto alla rilevazione iniziale e non sono deteriorate all’originazione o acquisto. Le rettifiche di valore corrispondono alle perdite attese legate al verificarsi del default nei 12 mesi successivi alla data di bilancio.

- stage 2: accoglie le esposizioni performing il cui merito creditizio è interessato da una significativa variazione del rischio di credito, ma per cui le perdite non sono ancora osservabili. Le rettifiche sono calcolate considerando la perdita tutta la vita residua dello strumento (lifetime);

- stage 3: comprende tutti i crediti deteriorati, ovvero le esposizioni non performing che presentano un’oggettiva evidenza di deterioramento e che devono essere rettificate utilizzando il concetto di perdita attesa lifetime. In alcuni casi un’attività finanziaria è considerata deteriorata al momento della rilevazione iniziale, ciò perché il rischio di credito è molto elevato e, nel caso di acquisto, è acquistata con grossi sconti rispetto al valore di erogazione iniziale (attività finanziarie acquistate o originate già deteriorate - cosiddette “POCI”, Purchased or Originated Credit Impaired).

Le attività finanziarie sopra richiamate sono sottoposte periodicamente a valutazione, e comunque in occasione di ogni chiusura di bilancio, al fine di definire le rettifiche di valore da rilevare in bilancio, a livello di singolo credito (o “tranche” di titolo), in funzione dei parametri di rischio rappresentati da Probabilità di Default (PD), Loss Given Default (LGD) ed Exposure At Default (EAD), opportunamente modellati per tener conto delle informazioni di elementi e informazioni forward looking” e dei possibili scenari alternativi di recupero come richiesto dal principio contabile IFRS 9.

La valutazione delle perdite di valore ed il conseguente importo da rilevare a Conto Economico, avviene su base analitica o determinato mediante la creazione di gruppi di posizioni con un profilo di rischio omogeneo:

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− all’atto della rilevazione iniziale, se non deteriorate, per un ammontare pari alla perdita attesa a dodici mesi;

− all’atto della valutazione successiva dell’attività, qualora il rischio di credito non sia significativamente incrementato rispetto alla data di rilevazione iniziale, in relazione alle variazioni dell’ammontare delle rettifiche di valore per perdite attese nei dodici mesi successivi;

− all’atto della valutazione successiva dell’attività, qualora il rischio di credito sia significativamente incrementato rispetto alla data di rilevazione iniziale, in relazione alla rilevazione di rettifiche di valore per perdite attese riferibili all’intera vita residua contrattualmente prevista per l’attività finanziaria;

− all’atto della valutazione successiva dell’attività, qualora si sia verificato un incremento significativo del rischio di credito rispetto all’iscrizione iniziale, ma tale “significatività” dell’incremento sia poi venuta meno, in relazione all’adeguamento delle rettifiche di valore cumulate per tener conto del passaggio da una perdita attesa lungo l’intera vita residua dello strumento ad una a dodici mesi.

Nella valutazione delle attività finanziarie deteriorate si considerano:

− la migliore stima producibile dei flussi di cassa attesi e dagli interessi corrispettivi; − il valore di realizzo di eventuali garanzie al netto delle spese per il recupero; − i tempi di recupero stimati sulla base dei piani di rientro definiti, ove presenti, e di stime ragionevoli

in assenza di accordi; − il tasso di attualizzazione, identificabile con il tasso di interesse effettivo originario.

Nel caso in cui, oltre ad un significativo incremento del rischio di credito, le attività finanziarie presentino un’obiettiva evidenza di perdita di valore, l’importo della perdita è ottenuto come differenza fra il valore d’iscrizione dell’attività, classificata come “deteriorata”, e il valore attuale dei previsti flussi di cassa, scontati al tasso di interesse originario effettivo dell’attività finanziaria.

Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore con imputazione a Conto Economico. In ogni caso, la ripresa di valore non può eccedere il costo ammortizzato che lo strumento finanziario avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. Si rimanda a quanto riportato nel paragrafo relativo alle modalità di determinazione delle perdite di valore per ulteriori dettagli.

Definizioni di crediti scaduti e deteriorati a fini contabili

Per la Banca, il perimetro delle esposizioni classificate nello stage 3 corrisponde a quello delle esposizioni deteriorate, individuate sulla base delle definizioni stabilite dalla normativa di vigilanza (Circolare di Banca d’Italia n. 272 “Matrice dei conti”) In base alla citata circolare, il perimetro delle esposizioni deteriorate corrisponde all’aggregato “Non Performing Exposure”, definito dal Regolamento UE 2015/227 con il quale è stato recepito l'"Implementing Technical Standards (ITS) on Supervisory Reporting on Forbearance and Non-Performing Exposures". Nel dettaglio, la richiamata circolare individua le seguenti categorie di attività deteriorate:

- Sofferenze: rappresentano il complesso delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla Banca. Sono inclusi anche: a) le esposizioni nei confronti degli enti locali (comuni e province) in stato di dissesto finanziario, per la quota parte assoggettata alla pertinente procedura di liquidazione; b) i crediti acquistati da terzi aventi come debitori principali soggetti in sofferenza, indipendentemente dal portafoglio di allocazione contabile; c) le esposizioni nei confronti di soggetti per i quali ricorrono le condizioni per una loro classificazione fra le sofferenze e che presentano una o più linee di credito che soddisfano la definizione di “Non-performing exposures with forbearance measures” di cui all’Allegato V, Parte 2, paragrafo 262 degli ITS.

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- Inadempienze probabili (“unlikely to pay”): rappresentano le esposizioni per cassa e fuori bilancio, per cui non ricorrono le condizioni per la classificazione del debitore fra le sofferenze e per le quali si ritiene improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie. Tale valutazione viene effettuata in maniera indipendente dalla presenza di eventuali importi (o rate) scaduti e non pagati. La classificazione tra le inadempienze probabili non è necessariamente legata alla presenza esplicita di anomalie, quali il mancato rimborso, ma è legata alla sussistenza di elementi indicativi di una situazione di rischio di inadempimento del debitore (ad esempio, una crisi del settore industriale in cui opera il debitore). Tra le inadempienze probabili sono inclusi, salvo che non ricorrano i presupposti per una loro classificazione fra le sofferenze: i) il complesso delle esposizioni nei confronti di soggetti per i quali ricorrono le condizioni per una loro classificazione fra le inadempienze probabili e che presentano una o più linee di credito che soddisfano la definizione di “Non-performing exposures with forbearance measures” di cui all’Allegato V, Parte 2, paragrafo 262 degli ITS; ii) il complesso delle esposizioni verso gli emittenti che non abbiano onorato puntualmente gli obblighi di pagamento (in linea capitale e/o interessi) relativamente ai titoli di debito quotati. A tal fine si riconosce il “periodo di grazia” previsto dal contratto o, in assenza, quello riconosciuto dal mercato di quotazione del titolo.

- Esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate: le esposizioni per cassa, diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabili, che, alla data di riferimento, presentano una posizione scaduta e/o sconfinante da più di 90 giorni, secondo le soglie di significatività previste dalla citata normativa. Per la Banca le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate sono determinate facendo riferimento alla posizione del singolo debitore. Tra le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate è incluso il complesso delle esposizioni nei confronti di soggetti per i quali ricorrono le condizioni per una loro classificazione fra le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate e che presentano una o più linee di credito che soddisfano la definizione di “Non-performing exposures with forbearance measures” di cui all’Allegato V, Parte 2, paragrafo 262 degli ITS.

Per ulteriori informazioni in merito alle modalità di determinazione delle ECLs nel bilancio della Banca ai sensi dell’IFRS 9 si rinvia alla Parte A “Politiche Contabili” Sezione A.2 della Nota Integrativa della Banca al 31 dicembre 2018, nonché all’informativa qualitativa riportata in merito al Rischio di Credito nella Parte E della nota integrativa al bilancio al 31 dicembre 2018.

Per ulteriori dettagli in merito alle rettifiche di valore, si rimanda alla Parte E – Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura, Sezione 1 “Rischio di Credito” della Nota Integrativa del Bilancio al 31/12/2018 per le tabelle:

- A.1.1 "Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori di bilancio)";

- A.1.2 “Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia – valori lordi e netti”;

- A.1.4 “Attività finanziarie, impegni a erogare fondi e garanzie finanziarie rilasciate: dinamica delle rettifiche di valore complessive e degli accantonamenti complessivi” della sezione;

- A.1.5 “Attività finanziare, impegni a erogare fondi e garanzie finanziarie rilasciate, trasferimenti tra i diversi stadi di rischio di credito (valori lordi e nominali)

- A.1.6 e A.1.7, Esposizioni creditizie, per cassa e fuori bilancio, rispettivamente, verso banche e clientela, valori lordi e netti;

- A1.8 e A.1.8 bis per la descrizione della dinamica delle esposizioni creditizie per cassa deteriorate lorde verso banche e la dinamica delle esposizioni lorde verso i medesimi soggetti, oggetto di concessioni distinte per qualità creditizia;

- A.1.9 e A.1.9 bis per le medesime informazioni di cui al punto precedente relativamente alle esposizioni creditizie per cassa verso clientela.

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INFORMATIVA QUANTITATIVA

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Rif. Articolo 442, lett. C)TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI

Tabella 6.1. DISTRIB UZIONE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILA NCIO PER PORTAFOGLI REGOLA MENTARI E TIPOLOGIA DI ESPOSIZIONI (valori in migliaia di euro)

Totale Media

Amministrazioni e Banche centrali 239.456 0 0 0 0 239.456 221.237

Intermediari vigilati 60.021 48 0 0 0 60.069 55.139

Amministrazioni regionali o autorità locali 10.290 29.355 0 0 0 39.645 37.893

Organismi del settore pubblico) 1 0 0 0 0 1 1

Banche multilaterali di sviluppo 0 0 0 0 0 0 0

Organizzazioni internazionali 0 0 0 0 0 0 0

Imprese ed altri soggetti 32.406 12.141 0 0 0 44.547 59.308

Esposizioni al dettaglio 113.074 40.232 0 0 0 153.306 129.078

Esposizioni a breve termine verso imprese e intermediari vigilati 0 0 0 0 0 0 0

Esposizioni verso OICR 503 0 0 0 0 503 336

Esposizioni garantite da immobili 100.198 30 0 0 0 100.228 90.806

Obbligazioni bancarie garantite 0 0 0 0 0 0 0

Esposizioni in default 51.576 1.249 0 0 0 52.825 50.392

Alto rischio 0 0 0 0 0 0 0

Esposizioni in strumenti di capitale 6.698 0 0 0 0 6.698 6.012

Altre esposizioni 19.710 0 0 0 0 19.710 16.711

Posizioni verso le cartolarizzazioni 727 0 727

Totale esposizioni 634.660 83.055 0 0 0 0 717.715 666.913

Clausole di rimborso anticipato

TotalePortafogli regolamentari / Tipologia di esposizioni Attività di rischio per

cassa

Garanzie rilasciate ed impegni ad erogare

fondiOperazioni SFT

Contratti derivati e operazioni con

regolamento a lungo termine

Compensazione tra prodotti diversi

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Rif. Articolo 442, lett. D)TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITITabella 6.2 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO RIPARTITE PER TIPOLOGIA DI ESPOSIZIONI (valori in migliaia di euro)

Aree geografiche / Tipologie di esposizioni Attività di rischio per cassa

Garanzie rilasciate ed impegni ad erogare

fondiOperazioni SFT

Contratti derivati e operazioni con

regolamento a lungo termine

Compensazione tra prodotti diversi

Clausole di rimborso anticipato Totale

ITALIA 634.476 83.054 0 0 0 0 717.530

ALTRI PAESI EUROPEI 111 0 0 0 0 0 111

RESTO DEL MONDO 72 0 0 0 0 0 72

Totale 634.659 83.054 0 0 0 0 717.713

Rif. Articolo 442, lett. E)

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI

Tabella 6.3 DISTRIBUZIONE PER SETTORE ECONOMICO DELLA CONTROPARTE DELLE ESPOSIZIONI DETERIORATE ED IN BONIS (valori in migliaia di euro)

di cui: piccole e medie imprese

di cui: piccole e medie im prese

Attiv ità di rischio per cassa 222.556 10.290 65.507 4.175 4 123.301 85.015 208.826 44.603 634.659

Garanzie rilasciate ed impegni ad erogare fondi 0 29.355 0 514 0 34.391 26.895 18.795 9.123 83.055

Operazioni SFT 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Contratti deriv ati e operazioni con regolamento a lungo termine 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Compensazione tra prodotti div ersi 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Clausole di rimborso anticipato 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Totale esposizioni 222.556 39.645 65.507 4.689 4 157.692 111.910 227.621 53.726 717.714

Imprese non finanziarie Altri soggettiTotaleESPOSIZIONI/CONTROPARTI Governi e banche centrali Altri enti pubblici Banche Società finanziarie Im prese di assicurazione

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Rif. Articolo 442, lett. F)

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI

Tabella 6.4 DISTRIBUZIONE TEMPORALE PER DURATA RESIDUA CONTRATTUALE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO

Fonte: Nota integrativa, Parte E, Sezione 4- Rischio di liquidità, Tavola 1(valori in migliaia di euro)

Voci/Scaglioni temporaliValuta di denominazione: Euro

a vistada oltre 1 giorno a

7 giornida oltre 7 giorni a

15 giornida oltre 15 giorni

a 1 meseda oltre 1 mese

fino a 3 mesida oltre 3 mesi fino a 6 mesi

da oltre 6 mesi fino a 1 anno

da oltre 1 anno fino a 5 anni

Oltre 5 anni Indeterminata

A.Attività per cassa

A.1 Titoli di Stato 14 115 764 6.110 153.341 74.404

A.2 Altri titoli di debito 146 3 15 18 200 8.324

A.3 Quote O.I.C.R. 503

A.4 Finanziamenti 62.505 809 653 6.652 28.997 12.415 25.559 130.625 87.505 4.065

- banche 16.230 15.170 5.081 19.100 218 4.065

- clientela 46.275 809 653 6.652 13.827 12.415 20.478 111.525 87.287

Totale attività per cassa (A1+A2+A3+A4) 63.154 809 667 6.655 29.112 13.194 31.687 284.166 170.233 4.065

B.Operazioni "fuori bilancio"

B.1 Derivati finanziari con scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.2 Derivati finanziari senza scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.3 Depositi e finanziamenti da ricevere

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.4 Impegni irrevocabili a erogare fondi

- posizioni lunghe 23.851 8 42

- posizioni corte 24.041

B.5 Garanzie finanziarie rilasciate

B.6 Garanzie finanziarie ricevute

B.7 Derivati creditizi con scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.8 Derivati creditizi senza scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

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(valori in migliaia di euro)

Voci/Scaglioni temporaliValuta di denominazione: altre valute

a vistada oltre 1 giorno a

7 giornida oltre 7 giorni a

15 giornida oltre 15 giorni

a 1 meseda oltre 1 mese

fino a 3 mesida oltre 3 mesi fino a 6 mesi

da oltre 6 mesi fino a 1 anno

da oltre 1 anno fino a 5 anni

Oltre 5 anni Indeterminata

A.Attività per cassa

A.1 Titoli di Stato

A.2 Altri titoli di debito

A.3 Quote O.I.C.R.

A.4 Finanziamenti 170 - - - - 10 10 19 - -

- banche 170 10 10 19

- clientela

Totale attività per cassa (A1+A2+A3+A4) 170 - - - - 10 10 19 - -

B.Operazioni "fuori bilancio"

B.1 Derivati finanziari con scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.2 Derivati finanziari senza scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.3 Depositi e finanziamenti da ricevere

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.4 Impegni irrevocabili a erogare fondi

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.5 Garanzie finanziarie rilasciate

B.6 Garanzie finanziarie ricevute

B.7 Derivati creditizi con scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

B.8 Derivati creditizi senza scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

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87

Rif. Articolo 442, lett. G)

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI

Tabella 6.5 - DISTRIBUZIONE PER SETTORE ECONOMICO DELLA CONTROPARTE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO(valori in migliaia di euro)

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

co

mpl

essi

ve

Ret

tific

he d

i va

lore

de

ll'es

erci

zio

Espo

s. lo

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Ret

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lore

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ll'es

erci

zio

Espo

s. lo

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Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

Ret

tific

he d

i va

lore

de

ll'es

erci

zio

A . Espo sizio ni per cassa

A1 So fferenze -

A2 Inadempienze probabili -

A3 Esposizioni scadute 0

A4 Esposizioni scadute non deteriorate - 570 3

A5 Altre esposizioni 238.895 94 10.928 362

T o ta le espo sizio ni per cassa (A 1+A 2+A 3+A 4+A5) 238.895 94 - 11.498 365 - - - -

B . Espo sizio ni fuo ri bilanc io

B1 So fferenze

B2 Inadempienze probabili

B3 Esposizioni scadute

B4 Esposizioni scadute non deteriorate

B5 Altre esposizioni 29.373 31 515

T o ta le espo sizio ni fuo ri bilanc io (B 1+B 2+B3+B 4+B 5) 29.373 31 - 515 - - - - -

T o ta le espo sizio ni per cassa e fuo ri bilancio (A+B ) 268.267 125 - 12.013 365 - - - -

S o cie tà finanziarie Imprese di assicurazio ne

E SP OS IZ ION I/ S ET T OR E EC ONOM IC O C ON T R OP A R T E

Amminis trazio ni pubbliche

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88

0 (valori in migliaia di euro)

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

Ret

tific

he d

i va

lore

de

ll'es

erci

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Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

Ret

tific

he d

i va

lore

de

ll'es

erci

zio

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

Ret

tific

he d

i va

lore

de

ll'es

erci

zio

A . Espo sizio ni per cassa

A1 So fferenze 14.692 8.985 8.911 4.806 23.603 13.791 1.355

A2 Inadempienze probabili 16.710 6.471 11.789 2.949 28.499 9.420 884

A3 Esposizioni scadute 176 23 606 65 782 88 49-

A4 Esposizioni scadute non deteriorate 9.313 574 19.578 928 29.461 1.505 745-

A5 Altre esposizioni 87.988 1.966 129.451 1.643 467.262 4.064 1.001

T o ta le espo sizio ni per cassa (A 1+A 2+A 3+A 4+A5) 128.880 18.020 - 170 .334 10.390 - 549 .608 28 .868 2.446

B . Espo sizio ni fuo ri bilanc io

B1 So fferenze - - -

B2 Inadempienze probabili 551 102 478 19 1.029 121 27-

B3 Esposizioni scadute 121 10 183 16 304 26 25

B4 Esposizioni scadute non deteriorate - - -

B5 Altre esposizioni 33.612 31 16.774 27 80.273 89 27

T o ta le espo sizio ni fuo ri bilanc io (B 1+B 2+B3+B 4+B 5) 34.284 143 - 17 .435 62 - 81.606 236 25

T o ta le espo sizio ni per cassa e fuo ri bilancio (A+B ) 163.164 18 .163 - 187 .769 10.452 - 631.214 29.104 2.471

E SP OS IZ ION I/ S ET T OR E EC ONOM IC O C ON T R OP A R T E

Imprese no n finanziarie F amiglie T o ta le espo sizio ni

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Rif. Articolo 442, lett. H)

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI6.6.1 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO CLIENTELA

(valori in migliaia di euro)

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

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lore

co

mpl

essi

ve

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

co

mpl

essi

ve

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

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co

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Espo

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Espo

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he d

i va

lore

co

mpl

essi

ve

A . Espo sizio ni per cas sa

A1 Sofferenze 23.603 13.791 23.603 13.791

A2 Inadempienze probabili 28.499 9.420 28.499 9.420

A3 Esposizioni scadute 782 88 782 88

A4 Esposizioni scadute non deterio rate 29.461 1.505 29.461 1.505

A5 Altre esposizioni 467.181 4.064 80 1 467.262 4.064

To tale espo sizio ni per ca ssa (A 1+A 2+A 3+A 4+A 5) 5 49.526 28.868 80 - 1 - - - - - 549.607 28.868

B . Espo sizio ni fuo ri bilancio

B1 Esposizioni deteriorate 1.333 147 1.333 147

B2 Esposizioni non deteriorate 80.273 89 80.273 89

To tale espo sizio ni fuo ri bilancio (B 1+B 2) 81.606 236 - - - - - - - - 81.606 236

To tale espo sizio ni per ca ssa e f uori bilanc io (A +B ) 631.132 29.104 80 - 1 - - - - - 631.213 29.104

T o t ale

ESP OSIZ ION I/ A R EE GEOG R A F IC H E

It alia A ltri P aesi euro pei A merica A sia R esto del mo ndo

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90

Rif. Articolo 442, lett. H)

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI6.6.2 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO BANCHE

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

Espo

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Espo

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Espo

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lore

an

aliti

che

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

A . Espo sizio ni per cas sa

A1 Sofferenze - -

A2 Inadempienze probabili - -

A3 Esposizioni scadute - -

A4 Esposizioni scadute non deterio rate - -

A5 Altre esposizioni 60.835 241 37 1 242 242

To tale espo sizio ni per ca ssa (A 1+A 2+A 3+A 4+A 5) 60.835 241 - - 37 1 - - - - 242 242

B . Espo sizio ni fuo ri bilancio

B1 Esposizioni deteriorate - -

B2 Esposizioni non deteriorate 1.600 29 1.600 29

To tale espo sizio ni fuo ri bilancio (B 1+B 2) 1.600 29 - - - - - - - - 1.600 29

ESP OSIZ ION I/ A R EE GEOG R A F IC H E

It alia A ltri P aesi euro pei A merica A sia R esto del mo ndo T ot ale

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91

Rif. Articolo 442, lett. H)

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI

6.6.3 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO CLIENTELA (valori in migliaia di euro)

Espo

s. lo

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Ret

tific

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Espo

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Espo

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Espo

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Espo

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ve

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

co

mpl

essi

ve

A . Espo sizio ni per cassa

A1 So fferenze 620 347 22.983 13.444 23.603 13.791

A2 Inadempienze probabili 73 10 98 20 28.328 9.390 28.499 9.420

A3 Esposizioni scadute 6 1 776 87 782 88

A4 Esposizioni scadute non deteriorate 450 6 1.465 101 27.546 1.398 29.461 1.505

A5 A ltre esposizioni 482 5 7.165 15 231.706 273 227.829 3.771 81 467.263 4.064

T o ta le espo s izio ni per cassa (A 1+A 2+A 3+A 4+A 5) 482 5 7.694 32 233.889 741 307.462 28 .090 81 - 549.608 28.868

B . Espo sizio ni fuo ri bilancio

B1 So fferenze - -

B2 Inadempienze probabili 1.029 121 1.029 121

B3 Esposizioni scadute 304 26 304 26

B4 Esposizioni scadute non deteriorate - -

B5 A ltre esposizioni 183 217 243 79.630 89 80.273 89

T o ta le espo s izio ni fuori bilancio (B 1+B 2+B 3+B 4+B 5) 183 - 217 - 243 - 80.963 236 - - 81.606 236

T o ta le espo s izio ni per cassa e fuo ri bilanc io (A +B ) 665 5 7.911 32 234 .132 741 388.425 28 .326 81 - 631.214 29.104

T ota le

ESP O SIZ ION I/ A R EE G EOGR A F IC H E

Italia N o rd Occidentale Ita lia N o rd Orientale Italia C entra le Ita lia M eridio nale e Insula re R esto de l mo ndo

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92

Rif. Articolo 442, lett. H)

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI

6.6.4 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO BANCHE

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

Espo

s. lo

rda

Ret

tific

he d

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lore

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che

Espo

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lore

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Espo

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Ret

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lore

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Espo

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lore

an

aliti

che

Espo

s. lo

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Ret

tific

he d

i va

lore

an

aliti

che

A . Espo sizio ni per cassa

A1 So fferenze - -

A2 Inadempienze probabili - -

A3 Esposizioni scadute - -

A4 Esposizioni scadute non deteriorate - -

A5 A ltre esposizioni 344 31 60.282 209 60.626 240

T o ta le espo s izio ni per cassa (A 1+A 2+A 3+A 4+A 5) 344 31 - - 60.282 209 - - - - 60.626 240

B . Espo sizio ni fuo ri bilancio

B1 So fferenze - -

B2 Inadempienze probabili - -

B3 Esposizioni scadute - -

B4 Esposizioni scadute non deteriorate - -

B5 A ltre esposizioni 1.600 29 1.600 29

T o ta le espo s izio ni fuori bilancio (B 1+B 2+B 3+B 4+B 5) - - - - 1.600 29 - - - - 1.600 29

T o ta le espo s izio ni per cassa e fuo ri bilanc io (A +B ) 344 31 - - 61.882 238 - - - - 62.226 269

ESP O SIZ ION I/ A R EE G EOGR A F IC H E

Italia N o rd Occidentale Ita lia N o rd Orientale Italia C entra le Ita lia M eridio nale e Insula re R esto de l mo ndo T ota le

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93

Rif. Articolo 442, lett. I )

TAVOLA 6 - RETTIFICHE DI VALORE SUI CREDITI

6.7.1 DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA VERSO BANCHE

T o tale

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

T o ta le

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

T o tale

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

T o ta le

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

A . R et tif iche co mplessive iniziali - -

B . Variazio ni in aumento - - - - - - - -

B1. Rettifiche di valo re da attività finanziarie impaired acquisite o originate - -

B2. A ltre rettifiche di valo re - -

B3. Perdite da cessione - -

B4. Trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate - -

B5. M odifiche contrattuali senza cancellazioni - -

B6. A ltre variazioni in aumento - -

C . Variazio ni in diminuzio ne - - - - - - - -

C1. Riprese di valore da valutazione - -

C2. Riprese di valore da incasso - -

C3. Utili da cessione - -

C4. Write-off - -

C5. Trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate - -

C6. M odifiche contrattuali senza cancellazioni

C7. A ltre variazioni in diminuzione - -

D . R et tif iche co mplessive f ina li - - - - - - - -

- -

C A USA LI / C A T EGOR IE

E. R et tif iche di va lo re : di cui cancellazio ni

So fferenze Inadempienze pro babili Espo sizio ni scadute T o tale

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94

6.7.2 DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE DELLE ESPOSIZIONI PER CASSA VERSO CLIENTELA

T o tale

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

T o ta le

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

T o tale

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

T o ta le

di cui: espo sizio ni o gget to di

co ncessio ni

A . R et tif iche co mplessive iniziali 27 .639 1.595 8 .951 4 .072 94 33 36 .684 5 .700

B . Variazio ni in aumento 8 .400 1.545 3 .417 906 197 19 12.014 2 .470

B1. Rettifiche di valo re da attività finanziarie impaired acquisite o originate 2.910 922 115 3.947 -

B2. A ltre rettifiche di valo re 2.866 1.024 2.462 891 82 19 5.410 1.934

B3. Perdite da cessione 1.877 95 1.877 95

B4. Trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 617 340 33 15 650 355

B5. M odifiche contrattuali senza cancellazioni - -

B6. A ltre variazioni in aumento 130 86 130 86

C . Variazio ni in diminuzio ne 22.248 1.321 2.948 846 203 33 25 .399 2 .200

C1. Riprese di valore da valutazione 1.012 159 1.410 282 117 1 2.539 442

C2. Riprese di valore da incasso 11.290 575 167 118 1 11.458 693

C3. Utili da cessione 1.576 105 1.576 105

C4. Write-off 7.249 106 7.249 106

C5. Trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate 600 338 50 17 650 355

C6. M odifiche contrattuali senza cancellazioni

C7. A ltre variazioni in diminuzione 1.121 376 771 108 35 15 1.927 499

D . R et tif iche co mplessive f ina li 13.791 1.819 9.420 4.132 88 19 23 .299 5 .970

- - E. R et tif iche di va lo re : di cui cancellazio ni

C A USA LI / C A T EGOR IE

So fferenze Inadempienze pro babili Espo sizio ni scadute T o tale

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95

6.7.3 DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE DELLE ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO VERSO BANCHE

So f ferenze Inadempienze probabili

Espo sizio ni scadute T o tale

A . R et tif iche co mplessive inizia li -

B . Variazio ni in aumento - - - -

B1. rettifiche di valo re -

B2 altre variazioni in aumento -

C . Variazio ni in diminuzio ne - - - -

C.1 riprese di valo re da valutazione -

C.2 altre variazioni in diminuzione -

D . R et tif iche co mplessive fina li - - - -

6.7.4 DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE DELLE ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO VERSO CLIENTELA

So f ferenze Inadempienze probabili

Espo sizio ni scadute T o tale

A . R et tif iche co mplessive inizia li 149 1 150

B . Variazio ni in aumento - 10 26 36

B1. rettifiche di valo re 10 26 36

B2 altre variazioni in aumento -

C . Variazio ni in diminuzio ne - 38 1 39

C.1 riprese di valo re da valutazione 38 1 39

C.2 altre variazioni in diminuzione -

D . R et tif iche co mplessive fina li - 121 26 147

C ausali/ C atego rie

C ausali/ C atego rie

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TAVOLA 7 - ATTIVITA’ NON VINCOLATE (ART. 443)

INFORMATIVA QUALITATIVA Nel corso della propria operatività la Banca pone in essere svariate operazioni che determinano il vincolo di attività di proprietà o di attività ricevute in garanzia da terzi.

In particolare le principali operazioni realizzate dalla Banca ed in essere al 31 dicembre 2018 riguardano attività poste a garanzia per operazioni di raccolta presso la Banca Centrale Europea, con lo scopo di permettere alla Banca di accedere a forme di provvista ritenute vantaggiose al momento dell’operazione. In proposito si segnala che la Banca ha aderito al programma di operazioni di rifinanziamento mirato a lungo termine (Targeted Long Term Refinancing Operation - TLTRO) e varato dalla BCE.

L’utilizzo di garanzie nell’ambito delle operazioni di finanziamento sovente richiede che il valore degli attivi impegnati a garanzia sia superiore all’importo dei fondi raccolti: si tratta del fenomeno conosciuto con il nome di over-collateralisation che è standard di mercato o esplicitamente richiesto per accedere a specifiche forme di raccolta garantita.

Un determinato grado di over-collateralisation è necessario, ad esempio, nell’ambito delle operazioni di cartolarizzazione soprattutto per finalità di assegnazione del rating all’emissione. In particolare per quanto riguarda le operazioni di cartolarizzazione, il grado di over-collateralisation è determinato dalla struttura delle tranche (senior, mezzanine e junior).

Inoltre anche per i mutui e prestiti utilizzati a garanzia delle operazioni di finanziamento con la Banca Centrale vi è over-collateralisation come conseguenza degli haircut applicati da quest’ultima al valore dei crediti; analogamente, nel caso dei titoli di debito e di capitale si genera over-collateralisation per effetto degli scarti di garanzia (haircut) applicati dalle controparti e dalla Banca Centrale al valore dei titoli utilizzati come garanzia.

Si specifica, infine, che l’informativa in oggetto è stata predisposta sulla base degli orientamenti forniti in data 27 giugno 2014 dall’ABE in materia di informativa sulle attività vincolate e su quelle non vincolate: in particolare, come espressamente previsto da tali orientamenti, le informazioni pubblicate nelle tavole che seguono sono calcolate sulla base dei valori mediani dei dati trimestrali riferiti all’esercizio 2018.

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97

INFORMATIVA QUANTITATIVA

Rif. Articolo 443 CRR - Regolamento UE n. 2017/2295TAVOLA 7 - ATTIVITA' VINCOLATE E NON VINCOLATE

7.1. INFORMATIVA SULLE ATTIVITA' VINCOLATE E NON VINCOLATE ISCRITTE IN BILANCIO (valori in migliaia di euro)

VB FV VB FV Attivita' della banca 71.271 69.160 471.253 113.553 1. Titoli di capitale - - 6.348 6.349 2. Titoli di debito 71.271 69.160 107.540 107.184 - di cui: obbligazioni garantite - - - - - di cui: titoli garantiti da attività - - 638 924 - di cui: emessi da amministrazioni pubbliche 71.271 69.160 106.457 105.819 - di cui: emessi da società finanziarie - - 1.083 1.365 - di cui: emessi da società non finanziarie - - - - 3. Altre attività - X 347.039 X- di cui: finanziamenti a vista - X 6.050 X- di cui: crediti e anticipi esclusi i finanziamenti a vista - X 306.244 X- di cui: altre attività - X 31.813 X

Riferimenti segnaletici per la compilazione del Modello A

Forme tecniche Impegnate Non Impegnate

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98

Rif. Articolo 443 CRR - Regolamento UE n. 2017/2295

TAVOLA 7 - ATTIVITA' VINCOLATE E NON VINCOLATE

7.2. GARANZIE REALI RICEVUTE

Riferimenti segnaletici per la compilazione del Modello B (VALORI IN M IGLIAIA DI EURO)

Non vincolate

Valore equo delle garanzie ricevute o dei

titoli di debito di propria emissione vincolabili

Garanzie ricevute dall'ente segnalante - -

1. Finanziamenti a vista - -

2. Strumenti di capitale - -

3. Titoli di debito - -

- di cui: obbligazioni garantite - -

- di cui: titoli garantiti da attività - -

- di cui: emessi da amministrazioni pubbliche - -

- di cui: emessi da società finanziarie - -

- di cui: emessi da società non finanziarie - -

3. Crediti e anticipi esclusi i finanziamenti a vista - -

4. Altre garanzie reali ricevute - -

5. Titoli di debito propri emessi diversi dalle obbligazioni garantite proprie o da ABS - -

6. Obbligazioni garantite e titoli garantiti da attività di propria emissione non ancora costituiti in garanzia X -

TOTALE DI ATTIVITA', GARANZIE REALI RICEVUTE E TITOLI DI DEBITO DI PROPRIA EMISSIONE 71.271.190 X

Forme tecniche

Valore equo delle garanzie ricevute o dei

titoli di debito di propria emissione vincolati

Rif. Articolo 443 CRR - Regolamento UE n. 2017/2295

TAVOLA 7 - ATTIVITA' VINCOLATE E NON VINCOLATE

7.3. FONTI DI GRAVAME

Riferimenti segnaletici per la compilazione del Modello C (VALORI IN M IGLIAIA DI EURO)

Passività corrispondenti, passività potenziali o

titoli concessi in prestito

Attività , garanzie ricevute e titoli di debito

di propria emissione, diversi da obbligazioni

garantite e titoli garantiti da attività, vincolati

Valore contabile delle passività finanziarie selezionate 59.109 69.763

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99

TAVOLA 8

USO DELLE ECAI (ART. 444)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Agenzie esterne di valutazione del merito di credito prescelte e classi regolamentari di attività per le quali ogni agenzia viene utilizzata

Ai fini della determinazione del requisito patrimoniale minimo per il rischio di credito la Banca adotta la metodologia standardizzata.

L’adozione della metodologia standardizzata ai fini della determinazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli” e l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente anche in funzione delle valutazioni del merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito (ECAI) riconosciute ai fini prudenziali sulla base di quanto previsto dal Regolamento (UE) 575/2013, tenuto conto del Regolamento (UE) n. 2016/1799, che stabilisce norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l'associazione tra le valutazioni del merito di credito delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito e le classi di merito di credito per il rischio di credito in conformità all'articolo 136, paragrafi 1 e 3, del Regolamento (UE) 575/2013, e successivi emendamenti di cui al Regolamento (UE) n. 2018/634.

In tale contesto, tenendo conto delle proprie caratteristiche operative la Banca utilizza le valutazioni del merito creditizio (Unsolicited Rating)8 rilasciate dalla ECAI Moody’s per la determinazione dei fattori di ponderazione delle esposizioni ricomprese nei seguenti portafogli:

− Amministrazioni centrali e banche centrali − Amministrazioni regionali o autorità locali − Organismi del settore pubblico − Intermediari vigilati − Banche multilaterali di sviluppo − Organismi di investimento collettivo del risparmio − Posizioni verso le cartolarizzazioni

Alla data di riferimento del 31 dicembre 2018, il rating assegnato all’Italia da parte dell’agenzia di rating Moody’s è risultato stabile rispetto all’esercizio precedente e pari a Baa2 e, conseguentemente, nell’ambito della metodologia standardizzata applicata dalla Banca per la determinazione del requisito patrimoniale minimo per il rischio di credito, ciò comporta l’applicazione del fattore di ponderazione del 100% alle esposizioni non a breve termine verso o garantite da intermediari vigilati italiani, alle esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico e alle esposizioni verso o garantite da Amministrazioni regionali o autorità locali.

Descrizione del processo impiegato per estendere le valutazioni del merito di credito relative all’emittente o all’emissione ad attività comparabili non incluse nel portafoglio di negoziazione di vigilanza

8 Per “solicited rating” si intende il rating rilasciato sulla base di una richiesta del soggetto valutato e verso un corrispettivo. Sono equiparati ai solicited rating i rating rilasciati in assenza di richiesta qualora precedentemente il soggetto abbia ottenuto un solicited rating dalla medesima ECAI. Per “unsolicited rating” si intende il rating rilasciato in assenza di richiesta del soggetto valutato e di corresponsione di un corrispettivo.

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100

La Banca non ricorre a tale tipologia di valutazione

INFORMATIVA QUANTITATIVA

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INFORMATIVA AL PUBBLI CO - I I I PILASTRORif. Articolo 444, lett. E)TAVOLA 8 - USO DELLE ECAI1. VALORE DELLE ESPOSI ZIONI PRIMA DELL'APPLI CAZIONE DELLE TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (CRM)

(valori in migliaia di euro)

( 0%) ( 10 %) ( 2 0 %) ( 4 0 %) ( 50 %) ( 10 0 %) ( 15 0 %) ( 2 2 5%) ( 3 5 0 %) ( 6 5 0 %) ( 12 5 0 %) ( 0 %) ( 2%) ( 4 %) ( 10 %) ( 2 0 %) ( 3 5 %) ( 5 0 %) ( 7 5%) ( 10 0 %) ( 15 0 %) ( 2 5 0%) ( 12 5 0 %) Al t r o

C lasse 1 N .A . Cl asse 2 N .A . Cl asse 3 Classe 4 - 5 C lasse 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N .A.

239 456 0 0 0 0 0 234 002 4 297 1 157 0 0

N. A. N .A . Classe 1 N .A . C lasse 2 - 3 Classe 4 - 5 C lasse 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. C lasse 1 N. A. Classe 2 - 3 N .A. Cl asse 4 - 5 C lasse 6 N. A.

15 276 0 0 0 0 15 276 0 0 0 0 0

N. A. N .A . Classe 1 N .A . C lasse 2 - 3 Classe 4 - 5 C lasse 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. C lasse 1 N. A. Classe 2 - 3 N .A. Cl asse 4 - 5 C lasse 6 N. A.

1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0

N. A. N .A . Classe 1 N .A . C lasse 2 - 3 Classe 4 - 5 C lasse 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N.A . N .A. N. A. C lasse 1 N. A. C lasse 2 N .A. Cl asse 3 - 5 C lasse 6 N. A. N.A .

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N.A . N .A. N. A. N .A . N.A .

0 0 0

N. A. N .A . Classe 1 N .A . C lasse 2 - 3 Classe 4 - 5 C lasse 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. C lasse 1 N. A. Classe 2 - 3 N .A. Cl asse 4 - 5 C lasse 6 N.A .

60 021 0 0 0 0 4 057 0 0 31 472 0 24 492 0 0 0 0

N. A. N .A . Classe 1 N .A . Cl asse 2 Classe 3 - 4 C lasse 5- 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N. A. N.A .

35 040 0 0 0 0 0 20 310 0 0 14 729

N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N.A . N .A. N. A. N.A .

118 273 0 81 415 0 36 858

N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N .A. N.A . N .A. N. A. N .A . N.A .

100 213 78 263 21 951 0

N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N. A. N.A .

51 937 39 617 11 593 0 726

N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N.A . N. A. N.A .

0 0 0 0

N. A. Cl asse 1 Cl asse 2 - 3 N .A . C lasse 4 - 5 Classe 6 N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N.A . N .A. N. A. N .A . N.A .

0 0 0 0 0 0

N. A. N .A . Classe 1 N .A . Cl asse 2 Classe 3 C lasse 4 - 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N.A . N .A. N. A. N.A .

0 0 0 0 0 0 0

N. A. N .A . Classe 1 N .A . Cl asse 2 Classe 3 - 4 C lasse 5- 6 N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N. A.

503 0 0 0 0 0 0 0 0

N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N .A. N .A. N.A .

6 698 6 098 0 0 600

N. A. N .A . N. A. N .A . N. A. N.A . N .A. N. A. N .A . N. A. N .A . N.A . N .A. N. A. N. A. N .A . N .A. N .A. N. A. N .A . N.A .

19 710 5 670 92 13 948 0

726,639 0 0 0 0 0

727 0 0 0 0 0 727

T o t ale esp osi z io ni 6 4 7 8 54 0 0 72 7 0 0 0 0 0 0 0 0 2 4 3 73 0 0 0 0 4 6 8 4 0 78 2 6 3 2 1 9 51 8 1 4 15 10 8 76 2 11 59 3 1 157 0 53 6 4 0

N.A. = fattore di ponderazione non applicabile per il portafoglio in questione

Per le garanzie rilasciate e gli impegni il valore dell'esposizione è rappresentato dall'equivalente creditizio

Le celle evidenziate in grigio sono da considerare non destinate ad essere valorizzate per vincoli normativi contingenti o per l'operatività tipica delle banche di categoria

PORT AF OGLIO REGOLAM ENT A RE( espo siz i oni verso) T OT ALE

CON RA TI NG

F AT T OR E DI PON DERA ZI ON E

PRIV E DI RA T ING

F AT T ORE D I POND ER AZ IONE

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite(5707=63)

Esposizioni verso o garantite da amminist razioni cent rali e banche centrali (5707=51)

Esposizioni verso o garantite da amminist razioni regionali o aut orit à locali(5707=53)

Esposizioni verso o garantite da organismi del settore pubblico(5707=156)

Esposizioni verso o garantite da banche multilat erali di sviluppo(5707=56)

Esposizioni verso o garantite da organizzazioni int ernazionali(5707=57)

Esposizioni verso o garantite da intermediari vigilati (5707=52)ponderazioni preferenziali sono ricondott e t ra gli " unrated"

Esposizioni a breve t ermine verso imprese o intermediari vigilat i(5707=157)

Esposizioni verso Organismi di Investiment o Collett ivo del Risparmio (OICR)(5707=61)

Esposizioni in strumenti di capitale(5707=159)

Altre esposizioni(5707=185)

Esposizioni verso le cartolarizzazioni (voce 5720=90,91,92,93)

Esposizioni verso o garantite da imprese(5707=58)

Esposizioni al dett aglio(5707=59)

Esposizioni garant ite da immobili(5707=62)

Esposizioni in stat o di def ault(5707=158)

Esposizioni ad alto rischio(5707=65)

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102

INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRORif. Articolo 444, lett. E)TAVOLA 8 - USO DELLE ECAI2. VALORE DELLE ESPOSIZIONI DOPO L'APPLICAZIONE DELLE TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (CRM)

(valori in mig liaia di euro)

( 0%) ( 10%) ( 20 %) ( 4 0%) ( 5 0%) ( 100 %) ( 150 %) ( 225 %) ( 35 0%) ( 65 0%) ( 12 50 %) ( 0%) ( 2%) ( 4 %) ( 10 %) ( 20 %) ( 35 %) ( 50 %) ( 7 5%) ( 10 0%) ( 150 %) ( 2 50 %) ( 12 50 %) Alt r o

C lasse 1 N .A . C lasse 2 N.A. C lasse 3 C lasse 4 -5 Classe 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N .A .

280 096 0 0 0 0 0 274 642 4 297 1 157 0 0

N .A . N .A . Classe 1 N.A. Classe 2 - 3 C lasse 4 -5 Classe 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. C lasse 1 N .A . Classe 2 - 3 N.A. Classe 4 - 5 Classe 6 N .A .

15 459 0 0 0 0 15 459 0 0 0 0 0

N .A . N .A . Classe 1 N.A. Classe 2 - 3 C lasse 4 -5 Classe 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. C lasse 1 N .A . Classe 2 - 3 N.A. Classe 4 - 5 Classe 6 N .A .

1 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0

N .A . N .A . Classe 1 N.A. Classe 2 - 3 C lasse 4 -5 Classe 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N.A . N.A. N.A. C lasse 1 N .A . C lasse 2 N.A. Classe 3 - 5 Classe 6 N .A . N.A.

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A.

0 0 0

N .A . N .A . Classe 1 N.A. Classe 2 - 3 C lasse 4 -5 Classe 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N.A. C lasse 1 N .A . Classe 2 - 3 N.A. Classe 4 - 5 Classe 6 N.A.

60 065 0 0 0 0 4 057 0 0 31 472 0 24 492 0 0 0 44

N .A . N .A . Classe 1 N.A. C lasse 2 C lasse 3 -4 C lasse 5- 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N .A . N.A.

26 009 0 0 0 0 0 20 310 0 0 5 699

N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N .A . N .A . N.A.

81 415 0 81 415 0 0

N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A.

99 779 77 917 21 862 0

N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N .A . N.A.

51 211 39 617 11 593 0 0

N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N.A.

0 0 0 0

N .A . C lasse 1 Classe 2 - 3 N.A. Classe 4 - 5 Classe 6 N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A.

0 0 0 0 0 0

N .A . N .A . Classe 1 N.A. C lasse 2 Classe 3 C lasse 4 - 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A.

0 0 0 0 0 0 0

N .A . N .A . Classe 1 N.A. C lasse 2 C lasse 3 -4 C lasse 5- 6 N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N .A .

503 0 0 0 0 0 0 0 0

N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N .A . N.A . N.A. N .A . N.A.

6 698 6 098 0 0 600

N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N .A . N .A . N.A. N.A. N .A . N.A . N.A. N.A. N .A . N.A . N.A. N .A . N .A . N.A . N.A.

25 891 5 670 92 13 948 6 181

726,639 0 0 0 0 0

727 0 0 0 0 0 727

Tot ale esposiz ioni 6 4 7 8 54 0 0 72 7 0 0 0 0 0 0 0 0 2 8 4 3 70 0 0 0 4 7 0 24 77 9 17 2 1 8 6 2 8 1 4 15 10 8 76 2 11 59 3 1 157 0 13 2 50

N.A. = fattore di ponderazione non applicabile per il portafoglio in questionePer le garanzie rilasciate e gli impegni il valore dell'esposizione è rappresentato dall'equivalente creditizioLe celle evidenziate in grigio sono da considerare non destinate ad essere valorizzate per vincoli normativi contingenti o per l'operatività tipica delle banche di categoria

PRIV E DI RA T IN G

FATTORE DI PON DER AZION EFA TTOR E D I PON DERA ZIONE

Esposizioni verso o garantit e da amministrazioni cent rali e banche centrali (5720=51)

Esposizioni verso o garantit e da amministrazioni regionali o autorità locali(5720=53)

PORTA FOGLIO REGOLA M EN TAR E( esposizioni verso ) TOTA LE

C ON R AT IN G

Esposizioni verso le carto larizzazioni (voce 5720=90,91,92,93)

Esposizioni al dett aglio(5720=59)

Esposizioni garant ite da immobili(5720=62)

Esposizioni in st ato di default(5720=158)

Esposizioni ad alto rischio(5720=65)

Esposizioni sott o f orma di obbligazioni bancarie garant ite(5720=63)

Esposizioni a breve t ermine verso imprese o int ermediari vig ilati(5720=157)

Esposizioni verso Organismi d i Investimento Collet tivo del Risparmio (OICR)(5720=61)

Esposizioni in st rument i di capitale(5720=159)

Esposizioni verso o garantit e da organismi del sett ore pubblico(5720=156)

Esposizioni verso o garantit e da banche mult ilaterali di sviluppo(5720=56)

Esposizioni verso o garantit e da organizzazioni internazionali(5720=57)

Esposizioni verso o garantit e da int ermediari vigilat i (5720=52)ponderazioni preferenziali sono ricondot te t ra g li " unrated"

Esposizioni verso o garantit e da imprese(5720=58)

Alt re esposizioni(5720=185)

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103

INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRORif. Articolo 444, lett. E)

TAVOLA 8 - USO DELLE ECAI

3. VALORE DELLE ESPOSIZIONI DEDOTTE DAI FONDI PROPRI

C ET 1 A T 1 T 2

Esposizioni v erso o garantite da amministrazioni centrali e banche centrali 0

Esposizioni v erso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali 0

Esposizioni v erso o garantite da organismi del settore pubblico 0

Esposizioni v erso o garantite da banche multilaterali di sv iluppo 0

Esposizioni v erso o garantite da organizzazioni internazionali 0

Esposizioni v erso o garantite da intermediari v igilati 0

Esposizioni v erso o garantite da imprese 0

Esposizioni al dettaglio 0

Esposizioni garantite da immobili 0

Esposizioni in stato di default 0

Esposizioni ad alto rischio 0

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite 0

Esposizioni a brev e termine v erso imprese o intermediari v igilati 0

Esposizioni v erso Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) 0

Esposizioni in strumenti di capitale 721 23 82 826

Altre esposizioni 0

Esposizioni v erso le cartolarizzazioni 0

Totale esposizioni 721 23 82 826

Espo sizio ni dedo tte dai fo ndi propriTo ta le

PORTAFOGLIO REGOLAMENTARE(esposizioni verso)

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104

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TAVOLA 9 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI MERCATO (ART. 445 CRR)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Si rimanda all’informativa sui rischi di cui alla “Tavola 1”.

INFORMATIVA QUANTITATIVA

INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRO Rif. Articolo 445 TAVOLA 9 - ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI MERCATO Tabella 9 - RISCHIO DI POSIZIONE (valori in migliaia di euro)

Componenti Requisito patrimoniale rischio di mercato

A. Rischio generico (A.1+A.2) - A.1 - Titoli di debito - A.2 - Titoli di capitale - B. Rischio specifico (B.1+B.2+B.3+B.4) - B.1 - Titoli di debito - B.2 - Titoli di capitale - B.3 - Posizioni verso la cartolarizzazione - B.4 - Portafoglio di negoziazione di correlazione - B.6 - OICR - Totale rischio di posizione 0

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106

TAVOLA 10

ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 447)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti

Le esposizioni in strumenti di capitale sono detenute dalla Banca per finalità strategiche (partecipazioni in società del Gruppo Bancario Iccrea, società consortili interne alla Categoria) istituzionali, (partecipazioni in associazioni di categoria, enti ed istituzioni e organismi legati al territorio), strumentali all’attività operativa della Banca e allo sviluppo dell’attività commerciale e di investimento finanziario. Tra i titoli di capitale sono, inoltre, ricompresi, per un ammontare di euro 180 mila, gli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) sottoscritti direttamente o indirettamente dalla Banca nell’ambito degli interventi effettuati dai Fondi di categoria per il sostegno ed il rilancio di Banche appartenenti al sistema del Credito Cooperativo.

I titoli di capitale inclusi nel portafoglio bancario si trovano classificati tra le “Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva”.

I titoli di capitale inclusi tra le “Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva” sono rappresentati da strumenti di capitale - non qualificabili di controllo, collegamento e controllo congiunto - detenuti con un intento non di negoziazione e per i quali è stata esercitata irrevocabilmente al momento della prima iscrizione (o della transizione all’IFRS 9, laddove già iscritti a tale data) l’opzione per la rilevazione nel prospetto della redditività complessiva delle variazioni di fair value successive alla prima iscrizione in bilancio (OCI election). Si tratta, pertanto, di investimenti effettuati in partecipazioni funzionali al rafforzamento commerciale della Banca e alla necessità di estendere la propria presenza in aree di business non presidiate. Parimenti, tale opzione viene esercitata per gli strumenti di capitale che sono acquistati con finalità strategiche ed istituzionali, detenute dunque senza obiettivi di cessione nel breve periodo, bensì in ottica di investimento di medio-lungo termine.

Tecniche di contabilizzazione e metodologie di valutazione utilizzate

− Titoli di capitale inclusi tra le “Attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva”

Criteri di iscrizione

L’iscrizione iniziale dei titoli di capitale valutati al fair value con impatto sulla redditività complessiva avviene alla data di regolamento.

La rilevazione iniziale avviene al fair value, che è normalmente pari al corrispettivo pagato per lo strumento. Nel caso in cui il corrispettivo sia diverso dal fair value, l’attività finanziaria viene iscritta al suo fair value e la differenza tra il corrispettivo e il fair value viene registrata a conto economico. Il valore di prima iscrizione comprende gli oneri e proventi accessori direttamente attribuibili alla transazione e quantificabili alla data di iscrizione, anche se liquidati successivamente -

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107

Criteri di valutazione

Le attività finanziarie rappresentate da strumenti di capitale, successivamente alla rilevazione iniziale, continuano ad essere valutate al fair value con imputazione delle variazioni in apposita riserva di patrimonio

netto al netto del relativo effetto fiscale (voce “110 - Riserve da valutazione”). Quanto rilevato in contropartita del patrimonio netto (Prospetto della redditività complessiva) non deve essere successivamente trasferito a conto economico, neanche in caso di cessione (cd. “no recycling”); in tal caso si procede ad una riclassifica in un’altra voce di patrimonio netto (voce “140 - Riserve”). Nessuna svalutazione di conto economico è inoltre prevista per tali attività in quanto non assoggettate ad alcun processo di impairment. La sola componente riferibile ai titoli di capitale in questione che è oggetto di rilevazione a conto economico è rappresentata dai relativi dividendi.

Per i titoli di capitale inclusi in questa categoria, non quotati in un mercato attivo, il criterio del costo è utilizzato quale stima del fair value soltanto in via residuale e limitatamente a poche circostanze, ossia in caso di non applicabilità di tutti i metodi di valutazione precedentemente richiamati, ovvero in presenza di un’ampia gamma di possibili valutazioni del fair value, nel cui ambito il costo rappresenta la stima più significativa. Per maggiori informazioni sui criteri di determinazione del fair value, si rinvia alla Sezione “A.4 Informativa sul Fair Value” della Parte A della Nota integrativa del Bilancio al 31/12/2018.

Criteri di rilevazione delle componenti reddituali

Per quanto riguarda le attività finanziarie rappresentate da strumenti di capitale, per i quali si è optato per la c.d. “OCI election”, sono rilevati nel conto economico soltanto i dividendi (voce “70. Dividendi e proventi

simili”). Le variazioni di fair value successive alla prima iscrizione sono rilevate in apposita riserva di valutazione nel patrimonio netto (voce “110 - Riserve da valutazione”); in caso di cancellazione dell’attività, il saldo cumulato di tale riserva non è riversato a conto economico ma è riclassificato tra le riserve di utili del patrimonio netto (voce “140 - Riserve”).

Criteri di cancellazione

Le attività vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e i benefici ad essa connessi. Per contro, qualora sia stata mantenuta una quota parte prevalente dei rischi e benefici relativi alle attività finanziarie cedute, queste continuano ad essere iscritte in bilancio, ancorché giuridicamente la titolarità delle attività stesse sia stata effettivamente trasferita.

Nel caso in cui non sia possibile accertare il sostanziale trasferimento dei rischi e benefici, le attività finanziarie vengono cancellate dal bilancio qualora non sia stato mantenuto alcun tipo di controllo sulle stesse. In caso contrario, la conservazione, anche in parte, di tale controllo comporta il mantenimento in bilancio delle attività in misura pari al coinvolgimento residuo, misurato dall’esposizione ai cambiamenti di valore delle attività cedute ed alle variazioni dei flussi finanziari delle stesse.

Infine, le attività finanziarie cedute vengono cancellate dal bilancio nel caso in cui vi sia la conservazione dei diritti contrattuali a ricevere i relativi flussi di cassa, con la contestuale assunzione di un’obbligazione a pagare detti flussi, e solo essi, ad altri soggetti terzi.

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108

INFORMATIVA QUANTITATIVA

Rif. Articolo 447TAVOLA 10 - ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE DEL PORTAFOGLIO BANCARIO

Tabella 10.1. INFORMAZIONI SULLE ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE DEL PORTAFOGLIO BANCARIO

Utili P erdit e P lusv alenze M inusva le nze P lus valenze M inus valenze P lusv ale nze M inusva lenze

A . T ito li di ca pitale:

A1. Quotati:

A2. Non quo tati: 6.831 - - - - - 8 - 24 - 32

A 2.1 Strumenti di private equity

A 2.2 Altri titoli di capitale 6.831 8 24 32

T o tale t ito li di capitale (A 1+A 2 ) 6.831 - - - - - 8 - 24 - 3 2

B . OIC R :

B1. Quotati: 503 1 1

B2. Non quo tati:

T o tale OIC R (B 1+B 2) 503 - - - - - 1 - - - 1

C . St rume nt i de rivat i su t ito li di capitale:

C.1 Quotati:

C1.1 Valore po sitivo

C1.2 Valore negativo

C.2 Non quo tati:

C2.1 Valore po sitivo

C2.2 Valo re negativo

(valori in migliaia d i euro)

Espo s izio ni s u strumenti di ca pitaleVa lo re di bila ncio

(A )

F air Value(B )

Valo re di me rca to

(C )

Utili e perdit e rea lizzate nel perio do

(D )

P lusva le nze e minus valenze co mpless iv e imputa te a

pat rimo nio net to(F )

P lus valenze e minusva le nze co mpless iv e imputa te ne l

C ET 1(G)

P lus valenze e minusv alenze co mplessive imputate a

c o nto eco no mic o(E)

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TAVOLA 11

ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE (ART. 448)

INFORMATIVA QUALITATIVA Natura del rischio di tasso di interesse

Il rischio di tasso sul “portafoglio bancario” rappresenta il rischio attuale o prospettico di diminuzione di valore del patrimonio o di diminuzione del margine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza.

Le fonti di tale rischio sono individuabili principalmente nei processi del Credito, della Raccolta e della Finanza.

Misurazione e gestione del rischio ed ipotesi di fondo utilizzate

Per la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario secondo la prospettiva del valore economico la Banca utilizza l’algoritmo semplificato rappresentato nell’Allegato C Parte Prima, Titolo III – Capitolo 1 della Circ. 285/13.

Attraverso tale metodologia viene valutato l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi sull’esposizione al rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario.

A tal fine le attività e le passività vengono preventivamente classificate in fasce temporali in base alla loro vita residua9 ed aggregate per “valute rilevanti” (le valute il cui peso è inferiore al 5% sono aggregate fra loro come se fossero un'unica valuta).

Per ogni aggregato di posizioni viene quindi calcolata, all’interno di ciascuna fascia, la posizione netta, come compensazione tra posizioni attive e posizioni passive. La posizione netta di ogni fascia è moltiplicata per i fattori di ponderazione, ottenuti come prodotto tra una variazione ipotetica dei tassi e un’approssimazione della duration modificata relativa alle singole fasce. Le esposizioni ponderate delle diverse fasce sono sommate tra loro. L’esposizione ponderata netta ottenuta in questo modo approssima la variazione del valore attuale delle poste denominate in una certa valuta nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato.

Le esposizioni positive relative alle singole “valute rilevanti” e all’aggregato delle “valute non rilevanti” sono sommate tra loro. In questo modo si ottiene un valore che rappresenta la variazione di valore economico aziendale a fronte dell’ipotizzato scenario sui tassi di interesse.

Ai fini della quantificazione del capitale interno in condizioni ordinarie la Banca, tenuto conto anche di scenari formulati ipotizzando variazioni della curva dei tassi non parallele, prende a riferimento uno shift parallelo della curva dei tassi pari a +/- 200 bp, in analogia allo scenario contemplato dall’Organo di Vigilanza per la conduzione del cd. supervisory test. In caso di scenario al ribasso la banca garantisce il vincolo di non negatività dei tassi.

9 In proposito si fa presente che la Banca, sulla base delle valutazioni effettuate, e così come deliberato nella seduta del CdA del 20/02/2018, ha optato per la facoltà, concessa dalle disposizioni di riferimento, di escludere dal processo di calcolo previsto dalla metodologia semplificata i contratti di opzione a proprio favore incorporati in altre poste di bilancio ossia, nello specifico, le opzioni floor e cap rispettivamente su attività e passività a tasso variabile.

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La Banca non quantifica un capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse in termini di impatto sul margine di interesse. Difatti, sulla base dell’esposizione al rischio in esame, la Banca non ravvisa la necessità di prevedere un capitale interno a copertura del predetto rischio tenendo anche presente la coerenza con lo scenario adottato per la misurazione del rischio di tasso di interesse in termini di variazione del valore economico.

Per quanto attiene la definizione dello stress test sul rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario secondo la prospettiva del valore economico, questo è coerente con la metodologia di calcolo semplificata utilizzata in una condizione di normale corso degli affari, in base alla quale il relativo capitale interno dipende da due principali elementi: la struttura temporale dell’attivo e del passivo della Banca e le variazioni ipotizzate dei tassi di interesse. La costruzione dello stress test prevede un impatto negativo su Net Interest Income (NII) generato tramite un modello di sensitivity delle poste di bilancio ad una variazione dei tassi di interessi tenendo conto di alcuni vincoli e imponendo un impatto massimo pari al valore di tolerance previsto. L’impostazione definita per la stima del capitale interno in ipotesi di stress è comunque valutata in relazione ai risultati rivenienti dall’applicazione dello scenario ordinario, rispetto al quale lo stress test non può evidentemente evidenziare livelli di rischiosità inferiori.

Salvo specifiche regole di classificazione previste per alcune attività e passività, le attività e le passività sono inserite nello scadenziere secondo i criteri previsti nella Circolare Banca d’Italia 272/08 “Manuale per la compilazione della Matrice dei Conti” e nella Circolare Banca d’Italia 115/91 “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni di vigilanza su base consolidata degli enti creditizi”.

Per quanto attiene alle misurazioni del rischio tasso connesse alla dinamica dei depositi non vincolati si evidenzia che la somma dei c/c passivi e dei depositi liberi sono stati ripartiti secondo le seguenti modalità:

• nella fascia “a vista”, convenzionalmente, una quota fissa del 25% (cd. “componente non core”)

• per il rimanente importo (cd. "componente core”) nelle successive otto fasce temporali (da “fino a 1 mese” a “4-5 anni”) in misura proporzionale al numero dei mesi in esse contenuti.

In ogni caso la Banca valuta l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi pari a +/-200 punti base sull’esposizione al rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario e determina l’indicatore di rischiosità, rappresentato dal rapporto tra il valore somma ottenuto e il valore dei Fondi Propri. La Banca d’Italia pone come soglia di attenzione un valore pari al 20%. La Banca monitora a fini gestionali interni il rispetto della soglia del 20%.

Nel caso in cui si determini una riduzione del valore economico superiore al 20% dei Fondi Propri, previa opportuna approfondita analisi delle dinamiche sottese ai risultati la Banca attiva opportune iniziative per il rientro nel limite massimo tenendo conto delle indicazioni della Vigilanza.

Frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio La misurazione del capitale interno attuale, condotta attraverso il richiamato algoritmo semplificato indicato dalla Circolare 285/2013 di Banca d’Italia, viene effettuata su base trimestrale.

La Banca ha posto in essere opportune misure di attenuazione e controllo finalizzate a evitare la possibilità che vengano assunte posizioni eccedenti un determinato livello di rischio definito accettabile, al superamento del quale sono attivate le necessarie azioni correttive.

In particolare, sono state definite:

le politiche e le procedure di gestione del rischio di tasso d'interesse coerenti con la natura e la complessità dell'attività svolta;

le metriche di misurazione sulla cui base è definito il sistema di early-warning che consente la tempestiva individuazione e attivazione delle idonee misure correttive;

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111

limiti operativi volti al mantenimento dell'esposizione entro livelli coerenti con la politica gestionale e con la soglia di attenzione prevista dalla normativa prudenziale.

Dal punto di vista organizzativo la Banca ha individuato nella Direzione generale la struttura deputata a presidiare il processo di gestione del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, che, con periodicità trimestrale produce una reportistica relativa agli esiti delle attività di attenuazione e controllo del rischio in esame destinata agli Organi aziendali ed alla Funzione di Risk Management.

INFORMATIVA QUANTITATIVA

Rif. Articolo 448 C.R.R.

(valori in migliaia di euro)

Valori al 31/12/2018

A. Capitale interno:

Euro 7.061

Totale capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse 7.061

B. Fondi propri 59.600

C. Indice di rischiosità (A/B) 11,85%

ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE

TAVOLA 11- ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI DEL PORTAFOGLIO BANCARIO

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TAVOLA 12

ESPOSIZIONE IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE (ART. 449)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Nell’ambito delle operazioni di cartolarizzazione e secondo le definizioni previste dalla normativa prudenziale, la Banca opera sia come originator (cedente), mediante la cessione di cediti a società veicolo (SPV) per l’emissione di titoli di cartolarizzazioni proprie, sia come investitore, mediante la sottoscrizione di titoli di cartolarizzazioni di terzi.

Ad oggi la Banca non ha promosso come sponsor alcuna attività di cartolarizzazione.

Nell’ambito delle cartolarizzazioni proprie si può distinguere tra:

o operazioni di cartolarizzazione i cui titoli sono collocati in tutto o in parte sul mercato ed originate con l’obiettivo di conseguire vantaggi economici riguardanti l’ottimizzazione del portafoglio crediti, la diversificazione delle fonti di finanziamento, la riduzione del loro costo e l’allineamento delle scadenze naturali dell’attivo con quelle del passivo (cartolarizzazioni in senso stretto);in tale ambito la Banca ha solo una/due operazione/i di cartolarizzazione che trasferisce sostanzialmente tutto il rischio e il rendimento del portafoglio ceduto (cartolarizzazione/i con derecognition);

o operazioni di cartolarizzazioni i cui titoli sono interamente trattenuti dall’originator e finalizzate a diversificare e potenziare gli strumenti di funding disponibili, attraverso la trasformazione dei crediti ceduti in titoli rifinanziabili (auto-cartolarizzazione). Le operazioni di auto-cartolarizzazione si inquadrano nella più generale politica di rafforzamento della posizione di liquidità della Banca e non rientrano nelle cartolarizzazioni in senso stretto in quanto non trasferiscono rischi all’esterno della Banca. Per tale motivo, i dati numerici relativi a queste operazioni non sono inclusi nelle tabelle riportate nella sezione quantitativa.

Operazioni di cartolarizzazione “proprie”, ovvero realizzate dalla Banca in qualità di originator (cedente)

Di seguito si riporta l’informativa riguardante le operazioni di cartolarizzazione poste in essere dalla Banca in qualità di originator, ai sensi della L. 130/1999. La normativa richiamata disciplina la cessione “in blocco” di crediti da parte di una società (originator) ad un’altra società appositamente costituita (Special Purpose Vehicle – SPV), la quale a sua volta finanzia l’acquisto del portafoglio attraverso l’emissione ed il collocamento sul mercato - in tutto o in parte - di titoli obbligazionari (asset backed securities – ABS), che presentano diversi livelli di subordinazione, garantiti unicamente dalle attività ricevute. Gli impegni assunti verso i sottoscrittori vengono assolti utilizzando i flussi di cassa generati dai crediti ceduti.

La Banca ha posto in essere esclusivamente operazioni di cartolarizzazione di tipo tradizionale e auto -cartolarizzazioni; non sono state, pertanto, realizzate operazioni di cartolarizzazione sintetica.

Alla data del 31 dicembre 2018 la Banca ha in essere nr. una operazione di cartolarizzazione propria di finanziamenti deteriorati (NPL), assistita da Garanzia dello Stato sulle passività emesse (GACS) già efficace alla data di riferimento della presente informativa.

Di seguito si riassumono le principali operazioni di cartolarizzazione originate negli anni precedenti al 2018 o nel 2018 stesso e in essere al 31 dicembre 2018, distinte per qualità di sottostante, società veicolo tipologia, tipologia di operazione (auto – cartolarizzazione/altro:

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Operazione Esposizioni

cartolarizzate (€/000)

Data di perfezionamento Società Veicolo

Tipologia di operazione (autocartolarizzazione –

GACS- altro) GACS2 26.419 7-dic-2018 BCC NPLs 2018-2 s.r.l. GACS

Operazioni di cartolarizzazione di crediti non performing con servicer esterno finalizzate all’acquisizione della Garanzia dello Stato - GACS GACS2

Nel corso del mese di dicembre 2018 è stata perfezionata una operazione di cartolarizzazione avente ad oggetto una pluralità di portafogli di crediti derivanti da finanziamenti ipotecari o chirografari vantati verso debitori classificati in sofferenza, nell’ambito della quale le banche cedenti hanno presentato, in data 27 dicembre 2018, al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) istanza preliminare ai fini dell’ammissione allo schema di garanzia dello Stato sulle passività emesse (c.d. “GACS”).

L’Operazione ha previsto la dismissione di un portafoglio di crediti individuati in “blocco”, classificati a sofferenza alla data di cessione (7 dicembre 2018), originati da 71 anche di Credito Cooperativo e 2 banche del Gruppo Bancario Iccrea, per un valore complessivo pari a oltre Euro 2 miliardi in termini di valore lordo di bilancio, attraverso la realizzazione di una cartolarizzazione la cui finalizzazione ha previsto:

- l’emissione delle Notes da parte dell’SPV con contestuale sottoscrizione delle Notes Senior e del 5% circa delle Notes Mezzanine e Junior da parte delle Cedenti e la sottoscrizione del 95% circa delle Notes Mezzanine e Junior da parte di un investitore istituzionale indipendente rispetto alle Cedenti e a Iccrea Banca, J.P. Morgan Securities Plc, con il pagamento contestuale del prezzo di acquisto. Le Senior Notes sono dotate di un rating esterno assegnato il 20 dicembre 2018 da parte di due agenzie di rating;

- la conseguente cancellazione contabile, il 20 dicembre 2018, dei crediti ceduti. Il trasferimento dei crediti in sofferenza produce effetti economici dal 31 marzo 2018; gli incassi effettuati dal 1°aprile 2018, compreso, alla data di trasferimento del portafoglio compresa, ovvero il 7 dicembre 2018, sono stati trasferiti all’SPV;

- la sottoposizione della richiesta preliminare per l’ottenimento della GACS (trasmessa a cura di Iccrea Banca in data 27 dicembre 2018).

L’operazione prevede altresì che:

a) una volta trasferite all’SPV, le attività cartolarizzate siano legalmente separate dalle Cedenti e dai creditori, come supportato da un’opinion legale dello studio Orrick Herrington & Sutcliffell, emessa in data 20 dicembre 2018;

b) opzioni time call e clean-up call, definite al fine di consentire il rimborso anticipato delle Notes prima della scadenza:

i. Optional Redemption: l’opzione può essere esercitata dall’SPV alla prima Data di Pagamento immediatamente successiva alla Data di Pagamento alla quale le Notes di Classe A sono state interamente rimborsate;

ii. Redemption for Tax Reasons: l’opzione può essere esercitata dall’SPV al verificarsi di modifiche regolamentari o legislative, o di interpretazioni ufficiali delle autorità competenti che comportano un incremento dei costi in capo ai noteholders o all’SPV.

Il Portafoglio è stimato avere una vita media attesa di circa 5 anni ed una scadenza stimata a luglio 2032, come determinati sulla base del business plan realizzato da Italfondiario S.p.A., società esterna ed indipendente rispetto alle Banche che agirà quale servicer dell’Operazione.

Più nel dettaglio, nel contesto dell’Operazione, è stata costituita una società veicolo di cartolarizzazione ai sensi della legge 30 aprile 1999 n. 130, denominata “BCC NPLs 2018-2 S.r.l.”, la quale ha acquistato il 7 dicembre il Portafoglio dalle Banche, finanziandone l’acquisto mediante l’emissione delle seguenti classi di titoli asset-backed per un valore nominale complessivo pari a circa Euro 558,17 milioni:

- Euro 478,0 mln Class A Asset Backed Floating Rate Notes due July 2042 (i “Titoli Senior”);

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- Euro 60,13 mln Class B Asset Backed Floating Rate Notes due July 2042 (i “Titoli Mezzanine”);

- Euro 20,4 mln Class J Asset Backed Floating Rate and Variable Return Notes July 2042 (i “Titoli Junior” e insieme ai Titoli Senior e ai Titoli Mezzanine, i “Titoli”).

I Titoli non sono quotati presso alcun mercato regolamentato. I Titoli Senior sono dotati di un rating investment grade pari a BBB (low) da parte di DBRS Ratings Limited e pari a BBB da parte di Scope Rating e, come anticipato, sono stati sottoscritti pro quota dalle cedenti. I Titoli Mezzanine sono dotati di un rating CCC da parte di DBRS Ratings Limited e B+ da parte di Scope Rating. I Titoli Junior non sono dotati di rating. Al fine di adempiere all’obbligo di mantenimento dell’interesse economico netto del 5% nell’Operazione, le Cedenti sono impegnate al mantenimento di una quota almeno pari al 5% del valore nominale di ciascuna tranche di Titoli emesse nel contesto dell’Operazione (c.d. modalità “segmento verticale”). Nell’ambito dell’Operazione, inoltre:

- è stata costituita una riserva di cassa per un importo pari a circa il 3% del valore nominale dei Titoli Senior, volta a gestire il rischio di eventuali disallineamenti tra i fondi derivanti dagli incassi e le somme dovute a fronte dei costi senior dell’Operazione e degli interessi sui Titoli Senior. Tale riserva, secondo prassi di mercato, è stata finanziata alla data di emissione dei Titoli da un mutuo a ricorso limitato erogato da Iccrea Banca S.p.A.;

- sono previsti degli eventi di Early Amortization, tra cui determinati casi di mancato pagamento sui Titoli, violazioni delle obbligazioni rispetto ai Titoli e nel caso di insolvenza della SPV e la possibilità di un’Optional Redemption attivabile dalla SPV ad ogni data di pagamento successiva alla data di totale rimborso dei Titoli Senior; e

- è previsto un Subordination Event (nel caso in cui i recuperi sui Crediti siano al di sotto di certi livelli specificati nella documentazione dell’Operazione, gli interessi sui Titoli Mezzanine saranno subordinati al rimborso del capitale sui Titoli Senior).

Il principio contabile IFRS 9 al paragrafo 3.2.12 prevede che “Al momento dell’eliminazione contabile dell’attività finanziaria nella sua integrità, la differenza tra:

- il valore contabile (valutato alla data dell’eliminazione contabile) e - il corrispettivo ricevuto (inclusa qualsiasi nuova attività ottenuta meno qualsiasi nuova qualsiasi nuova

passività assunta) deve essere rilevata nell’utile (perdita) d’esercizio”.

Conseguentemente la Banca, a conclusione dell’operazione:

- ha eliminato dall’Attivo dello Stato Patrimoniale i crediti oggetto di cessione nella situazione finanziaria in corso al momento in cui è intervenuto il regolamento del collocamento delle tranche mezzanine e junior sul mercato;

- ha rilevato a Conto Economico nella voce “100” Utili (perdite) da cessione o riacquisto di attività finanziarie valutate al costo ammortizzato” la complessiva minusvalenza determinata quale differenza fra il valore lordo aggregato alla data di cessione dei crediti, al netto delle rettifiche di valore alla medesima data e comprensivo di eventuali incassi rivenienti dagli stessi crediti e di competenza dell’SPV alla data di cessione e il corrispettivo ricevuto, pari a 1.032 migliaia di Euro;

- ha rilevato nello Stato Patrimoniale i titoli Senior sottoscritti, pari a 6.599 migliaia di Euro.

L’Operazione è strutturata in modo tale da avere caratteristiche idonee affinché i Titoli Senior possano beneficiare della citata garanzia dello Stato, atteso il deconsolidamento da parte delle Cedenti dei crediti oggetto dell’Operazione in conformità ai principi contabili internazionali IAS/IFRS. In proposito, in data 27 dicembre 2018 è stata presentata istanza preliminare di ammissione allo schema di garanzia dello Stato la cui definitiva acquisizione è intervenuta nel corso del mese di marzo 2019, a completamento dell’iter previsto dal MEF per l’ottenimento della stessa.

La garanzia è stata concessa con provvedimento di marzo 2019. Alla data di riferimento del bilancio, pertanto, non risultava ancora acquisita la Garanzia di Stato sulle passività senior emesse

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Avendo venduto circa il 95% dei titoli Mezzanine e Junior, le Cedenti non hanno trattenuto più del 20% delle esposizioni verso la cartolarizzazione soggette a deduzione dal capitale primario di classe 1 o ad una ponderazione del 1250%.

Come attestato dal modello di derecognition, il valore dell’esposizione delle posizioni verso la cartolarizzazione che sarebbero soggette a deduzione dal capitale primario di classe 1 o a un fattore di ponderazione del rischio pari al 1250%10 supera di un margine sostanziale una stima ragionata delle perdite attese sulle esposizioni cartolarizzate.

A riguardo, la Banca ha pertanto trasmesso alla competente Autorità di Vigilanza la documentazione inerente all’operazione ai fini del riconoscimento del significativo trasferimento del rischio ai fini prudenziali, riconosciuto a partire dalla segnalazione prudenziale riferita alla data del 31 marzo 2019.

Per ciò che attiene ai risultati economici correlati all’operazione di cartolarizzazione assistita da Garanzia di Stato sulle passività emesse perfezionata nel mese di dicembre 2018, derivano sia dai differenziali strettamente connessi alle operazioni medesime (costo della provvista, rendimento della nuova liquidità ottenuta, costi operativi), sia dai mutamenti indotti nel profilo tecnico della Banca (riequilibrio del portafoglio impieghi, allineamento delle scadenze delle poste dello stato patrimoniale, ecc.) che incidono altresì sul suo standing.

Con riferimento agli interessi maturati sui titoli sottoscritti e alle commissioni passive per il collocamento degli stessi (che ciascuna Banca cedente si è impegnata a sostenere pro-quota e fino ad un massimo del 5% del valore corrispettivo dell’operazione), si fa presente che:

− i titoli senior sottoscritti dalla Banca e classificati tra le attività finanziarie valutate al costo ammortizzato, generano interessi attivi sulla base del tasso di interesse effettivo originario determinato al momento della loro rilevazione iniziale, includendo nel valore di prima iscrizione degli stessi tutti i pagamenti effettuati tra le parti (commissioni, spese, costi dell’operazione e altri eventuali premi o sconti);

− i titoli mezzanine e junior sottoscritti dalla Banca limitatamente al 5% del valore nominale e classificati tra le attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value con impatto a conto economico generano interessi attivi sulla base del tasso nominale, pari, rispettivamente, _% e al _%; le commissioni e le altre spese riferibili ai titoli in parola sono rilevate direttamente a conto economico nell’esercizio nel quale sono sostenute.

Per ciò che attiene al trattamento prudenziale, pur rispettando i requisiti previsti dall’art. 243, par. 2 del CRR11, per ragioni legate ai termini previsti per le pertinenti comunicazioni all’Autorità competente, la derecognition del portafoglio ceduto non è ammessa con riferimento al 31 dicembre 2018, in corrispondenza della quale data, quindi, la Banca ha provveduto al computo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito direttamente sulle attività cedute, come se l’operazione di cartolarizzazione non fosse stata effettuata.

10 Calcolato come differenza tra la pretesa creditoria del portafoglio cartolarizzato e la somma delle esposizioni verso la cartolarizzazione soggette ad una ponderazione del rischio inferiore a 1250% (ossia la classe senior dell’operazione). 11 II citato riferimento è stato parzialmente riformulato e integrato dal Regolamento (UE) 2017/2401 del Parlamento Europeo e del Consiglio, con il quale è stata sostanzialmente rivista la disciplina inerente ai requisiti patrimoniali regolamentari per le cartolarizzazioni. Poiché i titoli dell’Operazione sono stati emessi prima del 1° gennaio 2019, ai sensi delle disposizioni transitorie di cui all’articolo 2 del sopra citato Regolamento, continuano a trovare applicazione, sino al 31 dicembre 2019, le disposizioni di cui al Capo 5, del Titolo II, Parte 3 e all’articolo 337 della CRR nella versione applicabile sino al 31 dicembre 2018.

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Operazioni di cartolarizzazione realizzate dalla Banca in qualità di investitore (cartolarizzazioni di terzi)

La Banca detiene in portafoglio titoli rinvenienti da operazioni di cartolarizzazione di “terzi” per complessivi 593 mila euro;

Strumenti finanziari Valore nominale (€/000)

Valore di bilancio (€/000)

Titoli – Senior 1.170 593

- Mezzanine

- Junior

Totale 1.170 593

Trattasi di titoli privi di rating emessi dalla Società Veicolo “Lucrezia Securitisation s.r.l.” nell’ambito degli interventi del Fondo di Garanzia Istituzionale per la soluzione delle crisi di alcune BCC:

I titoli “€ 175.202.132 Asset-Backed Notes due October 2026”, con codice ISIN IT0005216392, per la soluzione delle crisi della Banca Padovana in A.S. e della BCC Irpina in A.S. sono stati emessi dalla società veicolo in data 3 ottobre 2016, a seguito della cartolarizzazione dei portafogli di sofferenze acquisiti nell’ambito dell’intervento suddetto, hanno durata decennale e corrispondono interessi trimestrali posticipati;

I titoli “€ 70.967.886 Asset-Backet Notes due January 2027” con codice ISIN IT0005240749, emessi in data 27 gennaio 2017 per la soluzione della crisi della BCC Crediveneto, a seguito della cartolarizzazione del portafoglio di sofferenze acquisito nell’ambito dell’intervento suddetto, hanno durata decennale e corrispondono interessi trimestrali posticipati;

I titoli “€40.176,000 Asset-Backed Notes due October 2027” con codice ISIN IT0005316846, enessi in data 1-dicembre-2017 per la soluzione della crisi della BCC di Teram0, a seguito della cartolarizzazione del portafoglio di sofferenze acquisito nell’ambito dell’intervento suddetto, hanno durata decennale e corrispondono interessi trimestrali posticipati.

Le attività sottostanti a detti titoli sono costituite da crediti deteriorati, in larga parte pienamente garantiti da immobili.

Tali titoli figurano nell’attivo dello Stato Patrimoniale della Banca nella Voce S.P. 40. “Attività finanziarie valutate al costo ammortizzato”.

Si precisa che relativamente alle suddette operazioni di cartolarizzazione, la Banca non svolge alcun ruolo di servicer.

La Banca non detiene alcuna interessenza nella Società Veicolo.

Nell’esercizio sono state apportate rettifiche di valore su titoli in portafoglio posseduti per euro 310 mila

Ai fini del calcolo del relativo requisito patrimoniale la Banca utilizza il metodo standardizzato (cfr. Regolamento (UE) n. 575/2013, Parte Tre, Titolo II, Capo 5, Sezione 3, Sottosezione 3.

Conformemente a quanto previsto dalle disposizioni di riferimento, la Banca ha assunto posizioni verso ciascuna cartolarizzazione a condizione che il cedente o il promotore abbia esplicitamente reso noto di mantenere nell’operazione, su base continuativa, a livello individuale o, nel caso di gruppo bancario, a livello consolidato, un interesse economico netto in misura pari almeno al 5%, secondo le modalità definite nelle disposizioni prudenziali. Inoltre, ai sensi degli obblighi di adeguata verifica (due diligence) e monitoraggio per la Banca, diversa dal cedente o dal promotore, che assume posizioni verso la cartolarizzazione, si evidenzia quanto segue. In qualità di Banca investitrice, prima di assumere posizioni verso ciascuna operazione di cartolarizzazione e per tutto il tempo in cui le stesse sono mantenute in portafoglio è svolta un'analisi approfondita e

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117

indipendente su ciascuna operazione e sulle esposizioni ad esse sottostanti, volta ad acquisire piena conoscenza dei rischi cui è la banca esposta o che verrebbe ad assumere. In particolare, la Banca ha verificato/valutato:

il mantenimento da parte del cedente/promotore, su base continuativa, dell’interesse economico netto;

la messa a disposizione delle informazioni rilevanti per poter effettuare la due diligence; le caratteristiche strutturali della cartolarizzazione che possono incidere significativamente

sull’andamento delle posizioni verso la cartolarizzazione (ad esempio: clausole contrattuali, grado di priorità nei rimborsi, regole per l’allocazione dei flussi di cassa e relativi trigger, strumenti di credit enhancement, linee di liquidità, definizione di default utilizzata, rating, analisi storica dell’andamento di posizioni analoghe);

le caratteristiche di rischio delle attività sottostanti le posizioni verso la cartolarizzazione; l’andamento di precedenti cartolarizzazioni in cui siano coinvolti il medesimo cedente/promotore,

aventi ad oggetto classi di attività analoghe con particolare riferimento alle perdite registrate; le comunicazioni effettuate dal cedente/promotore in merito alla due diligence svolta sulle attività

cartolarizzate, sulla qualità delle eventuali garanzie reali a copertura delle stesse, etc. Con riferimento al monitoraggio, ai sensi di quanto specificato dalle disposizioni riguardo la necessità che la valutazione delle informazioni sia effettuata regolarmente con cadenza almeno annuale, nonché in presenza di variazioni significative dell’andamento dell’operazione, la banca ha posto in essere processi e procedure per l’acquisizione degli elementi informativi sulle attività sottostanti ciascuna operazione con riferimento a:

natura delle esposizioni, incidenza delle posizioni scadute da oltre 30, 60, 90 giorni; tassi di default; rimborsi anticipati; esposizioni soggette a procedure esecutive; natura delle garanzie reali; merito creditizio dei debitori; diversificazione settoriale e geografica; frequenza di distribuzione dei tassi di loan to value

INFORMATIVA QUANTITATIVA

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TAVOLA 12 - ESPOSIZIONE IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE

Valore di bilancio Rettif./ripr. di valore

Valore di bilancio

Rettif./ripr. di valore

Valore di bilancio

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

A. Oggetto di integrale cancellazione dal bilancio 6.913 7

- tipologia attivitàB. Oggetto di parziale cancellazione dal bilancio- tipologia attivitàC. Non cancellate dal bilancio- tipologia attività

Senior Mezzanine Junior

Tabella 12.1 - Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione "proprie" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizioni(valore in migliaia di euro)

Tipologia attività cartolarizzate/Esposizioni

Esposizioni per cassa Garanzie rilasciate Linee di creditoSenior Mezzanine Junior Senior Mezzanine Junior

TAVOLA 12 - ESPOSIZIONE IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE

Valore di bilancio

Rettif./ripr. di valore

Valore di bilancio

Rettif./ripr. di valore

Valore di bilancio

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Esposiz. netta

Rettif./ripr. di valore

Lucreazia Securitisation srl 394 -182Lucreazia Securitisation srl 139 -140Lucreazia Securitisation srl 60 -88

Senior Mezzanine Junior

Tavola 12.2 - Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione "di terzi" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipo di esposizionevalori in migliaia di euro

Tipologia attività sottostanti/Esposizioni

Esposizioni per cassa Garanzie rilasciate Linee di creditoSenior Mezzanine Junior Senior Mezzanine Junior

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TAVOLA 12 - ESPOSIZIONE IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE

T abella 12 .3 OP ER A Z ION I D I C A R TOLA R IZZ A Z ION E: B A N C A P R OM OTOR E (SP ON SOR )

T ipo lo gia at tività carto larizzate / Esposizioni T radizionale Sintet ica

*** **** ****

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TAVOLA 13 - POLITICHEDI REMUNERAZIONE (ART. 450)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Per ciò che attiene agli obblighi di informativa in materia di Politiche di remunerazione, si rinvia a quanto dettagliato nella “Informativa ex post in materia di Politiche e prassi di remunerazione ed incentivazione” disponibile sul sito della Banca ( www.bcccomunicilentani.it ) nella sezione “La Banca/Governo societario/Politiche di remunerazione”.

Detta informativa, predisposta e messa a disposizione per adempiere agli obblighi di informativa al pubblico previsti dalla suddetta Circolare nella Parte I,Titolo IV Governo Societario, controlli interni, gestione rischi, Capitolo 2 Politiche e prassi di remunerazione ed incentivazioni, Sezione VI Obblighi di informativa e trasmissione dati, riporta, coerentemente con quanto previsto dalle Disposizioni di Vigilanza, anche tutte le informazioni di cui all’art. 450 del CRR.

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121

TAVOLA 14

LEVA FINANZIARIA (ART. 451 – ART. 499)

INFORMATIVA QUALITATIVA

In aggiunta al sistema dei requisiti patrimoniali volti a fronteggiare i rischi di credito, controparte, mercato, operativo, CVA e regolamento, l’attuale framework regolamentare prevede il monitoraggio di un indice della leva finanziaria(leverage ratio) - disciplinato dall’art. 429 e segg. del CRR, così come modificati dal Regolamento Delegato UE n. 62/2015 - con la funzione, da una parte, di limitare l’accumulo di indebitamento nel settore bancario, dall’altra di rinforzare il sistema dei requisiti patrimoniali associati al rischio con una misura di backstop non basata sul profilo di rischio.

Il Regolamento delegato (UE n. 62/2015), che modifica il CRR, definisce l’indicatore di leva finanziaria come rapporto tra il capitale di classe 1 (Tier1) e il totale delle attività in essere della Banca non ponderate per il loro grado di rischio (inclusele esposizioni fuori bilancio), calcolati a fine trimestre. Ai fini della determinazione dell’indicatore viene preso in considerazione il capitale di classe 1. Nel denominatore del rapporto sono considerate le seguenti forme tecniche: le attività per cassa; le esposizioni fuori bilancio; gli strumenti derivati; le operazioni SFT ed in particolare i pronti contro termine e i riporti attivi e passivi. Le esposizioni devono essere riportate al netto degli aggiustamenti regolamentari previsti nella determinazione del T1 al fine di evitarne il doppio computo.

La soglia minima da rispettare per l’indice di leva finanziaria è del 3%, sulla base di quanto previsto dal nuovo Regolamento 575 del Parlamento Europeo (CRR).A decorrere dal 1° gennaio 2015, all’obbligo di segnalazione nei confronti dell’Autorità di Vigilanza si è aggiunto l’obbligo di informativa al pubblico. In particolare, le Banche devono pubblicare l’informativa in argomento sulla base delle previsioni contenute nel Regolamento di Esecuzione (UE) 2016/200della Commissione del 15 febbraio 2016. Tale obbligo informativo vige dal 16 febbraio 2016, data successiva alla pubblicazione del regolamento citato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

La Banca monitora con frequenza almeno trimestrale l’indicatore in argomento, tenendo conto del livello e dell’evoluzione degli indicatori regolamentari e gestionali previsti.

Il rischio di leva finanziaria eccessiva è incluso nel RAF ed assoggettato alle procedure ed ai meccanismi di controllo in esso previsti. In particolare, l’indicatore della leva finanziaria rappresenta uno dei Key Risk Indicator monitorati in ambito RAF per il 2018 dalla Banca.

Al fine di effettuare una migliore valutazione dell’esposizione al rischio di leva finanziaria eccessiva, la Banca effettua prove di stress test, provvedendo alla rideterminazione dell’indice di Leverage considerando gli impatti dello scenario avverso sul valore delle grandezze che incidono sul calcolo dell’indicatore sia a numeratore che a denominatore.

Il leverage ratio è oggetto di attenzione nell’ambito del Risk Appetite Framework, nell’ambito del quale sono previsti soglie di Early Warninge meccanismi di escalation in caso di eventuale violazione del limite di Gruppo sul leverage. Le risultanze della misurazione della leva finanziaria in ipotesi di stress sono utilizzate dalla Banca ai fini dell’eventuale ri-orientamento delle strategie di business definite alla luce degli obiettivi di rischio (e della soglia di risk tolerance) al riguardo formulate in ambito RAF/RAS.

Tuttavia, si evidenzia che la Banca, alla luce dell’operatività svolta, presenta un livello di leverage ratio sufficientemente adeguato; per cui la gestione del rischio di eccessiva leva finanziaria, pur oggetto di massima attenzione, non costituisce al momento un requisito particolarmente vincolante per la pianificazione strategica della Banca.

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122

Tutto ciò premesso, alla data del 31 dicembre 2018 il coefficiente di leva finanziaria della Banca è pari al 9,14%; la relativa determinazione ha preso a riferimento i valori del capitale e dell’esposizione risultanti alla predetta data ed inclusivi degli effetti del regime transitorio.

Il medesimo indicatore, calcolato senza tenere conto degli effetti del regime transitorio sulla misura del capitale e su quella del valore delle esposizioni, si attesta invece a 7,22%.

Capitale ed esposizioni totali (€/000) 31/12/2018 31/12/2017

Capitale di classe 1 (Tier 1) a regime 47.098 42.167

Capitale di classe 1 (Tier 1) transitorio 59.600 42.369

Totale esposizioni – a regime 652.199 475.198

Totale esposizioni – transitorio 652.095 475.400

Indicatore di leva finanziaria (Leverage ratio) 31/12/2018 31/12/2017

Indicatore di leva finanziaria (leverage ratio) – a regime 7,22% 8,87%

Indicatore di leva finanziaria (leverage ratio) – transitorio 9,14% 8,91%

Con riferimento agli importi riportati in tabella, si fa presente che la variazione del coefficiente registrata nel periodo indicato è dovuta principalmente all’ aumento del capitale di classe 1 della Banca, per complessivi 17,2 milioni di euro, ed al complessivo aumento del valore delle esposizioni, pari ad euro 176,7 milioni di euro, da ricondurre principalmente a all’operazione di fusione per incorporazione della BCC di Buccino, con effetti giuridici a partire dal 1° luglio 2018. Le tabelle successive riportano l’indicatore di leva finanziaria al 31 dicembre 2018 e l’apertura dell’esposizione totale nelle principali categorie, secondo quanto disposto dagli articoli 451(1)(b) e 451(1)(c) del CRR. Le grandezze esposte sono relative al calcolo dell’indice di leva finanziaria secondo le disposizioni transitorie vigenti a fini segnaletici.

Gli schemi utilizzati per rendere la suddetta informativa sono quelli previsti dagli ITS sulla Disclosure (cfr “EBA FINAL draft Implementing Technical Standards on disclosure of the Leverage Ratio under Article 451(2) of Regulation (EU) No 575/2013 (Capital Requirements Regulation – CRR) - Second submission following the EC’sDelegated Act specifying the LR”) pubblicati dall’EBA il 15/06/2015 e adottati con Regolamento di Esecuzione (UE) 2016/200 della Commissione del 15 febbraio 2016.

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123

INFORMATIVA QUANTITATIVA

INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRO

(valori in migliaia di euro)

Importo

1. Totale attività (dal bilancio pubblicato) 618.822

2.Rettifiche per entità che sono consolidate in bilancio ma escluse dal consolidamento prudenziale 0

3.Rettifiche per gli elementi fiduciari iscritti in bilancio ma esclusi dalla misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell'art. 429 (13) del CRR (-)

0

4. Rettifiche per strumenti finanziari derivati (+/-) 0

5. Rettifiche per operazioni SFT (+/-) 0

6. Rettifiche per strumenti fuori bilancio (conversione all'equivalente creditizio) (+) 17.813

6a.Rettifica per le esposizioni infragruppo escluse dalla misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell'art. 429, par. 7 del CRR (-)

0

6b. Rettifica per le esposizioni escluse dalla misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell'art. 429, par. 14 del CRR (-) 0

7. Altre rettifiche 15.5648. Esposizione complessiva al rischio di Leva Finanziaria 652.199

TAVOLA 14 - LEVA FINANZIARIA

Descrizione

1. RICONCILIAZIONE TRA ATTIVITA' CONTABILI E MISURA DELL'ESPOSIZIONE COMPLESSIVA AL RISCHIO DI LEVA FINANZIARIA

Rif. Articolo 451, lett. B) e C) CRR e Regolamento UE 2016/200, Informativa sul coefficiente di leva finanziaria, Modello LRSum

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INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRORif. Articolo 451, lett. B) e C) CRR e Regolamento UE 2016/200 on Disclosure of Leverage Ratio, Table LRCom

2. INFORMATIVA ARMONIZZATA SUL COEFFICIENTE DI LEVA FINANZIARIA (valori in migliaia di euro)Importo Importo

1. Attività in bilancio (esclusi derivati e operazioni SFT, ma incluse garanzie reali) 635.302 635.3022. Attività dedotte dal Capitale di Classe 1 - A regime/Regime transitorio [indicare] (-) -916 -1.0213. Totale attività in bilancio (3 = 1 + 2) 634.386 634.281

4. Contratti derivati: costo corrente di sostituzione (al netto del margine di variazione in contante ammissibile) 0 05. Contratti derivati: add-on per esposizione creditizia futura (metodo del valore di mercato) 0 05a. Contratti derivati: metodo dell'esposizione originaria 0 0

6. Lordizzazione delle garanzie reali fornite su derivati se dedotte dalle attività in bilancio in base alla disciplina contabile applicabile (+) 0 0

7. Deduzione dei crediti per il margine di variazione in contante fornito in operazioni su derivati (-) 0 08. Componente CCP esentata delle esposizioni da negoziazione compensate per conto del cliente (-) 0 09. Importo nozionale effettivo rettificato dei derivati su crediti venduti (+) 0 010. Compensazioni nozionali effettive rettificate e deduzione delle maggiorazioni per i derivati su crediti venduti (-) 0 011. Totale esposizione in contratti derivati (11 = 4 + 5 + 6 + 7 + 8 + 9 + 10) 0 0

12. Attività SFT lorde (senza compensazione) previa rettifica per le operazioni contabilizzate come vendita 0 013. Importi compensati risultanti dai debiti e crediti in contante delle attività SFT lorde (-)14. Esposizione al rischio di controparte per le attività SFT 0 014a. Deroga per SFT: esposizione al rischio di controparte ai sensi dell'art. 429ter, par. 4 e dell'art. 222 del CRR 0 015. Esposizioni su operazioni effettuate come agente 0 015a. Componente CCP esentata delle esposizioni su SFT compensate per conto del cliente (-) 0 016. Totale operazioni SFT 0 0

17. Importo nozionale lordo delle esposizioni fuori bilancio 83.234 83.23418. Rettifiche per applicazione fattori di conversione creditizia (-) (18 = 19 - 17) -65.421 -65.42119. Totale esposizioni fuori bilancio 17.813 17.813

19a. Esposizioni infragruppo (su base individuale) esentate a norma dell'art. 429, par. 7 del CRR (in e fuori bilancio) 0 019b. Esposizioni esentate a norma dell'art. 429, par. 14 del CRR (in e fuori bilancio) 0 0

20. Capitale di classe 1 - Regime ordinario/transitorio [indicare] 47.098 59.600

21. Misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria (21 = 3 + 11 + 16 + 19 + 19a + 19b)

652.199 652.095

22. Indicatore di leva finanziaria di fine trimestre (22 = 20 / 21) 7,22% 9,14%

23. Scelta del regime transitorio per la definizione di misura del capitale A regime Transitorio24. Importo degli elementi fiduciari non computati in applicazione dell'art. 429 (11) del CRR 0 0

Esposizioni esentate a norma dell'art. 429, par. 7 e 14 del CRR (in e fuori bilancio)

Coefficiente di leva finanziaria

Indicatore di leva finanziaria

Esposizioni SFT

TAVOLA 14 - LEVA FINANZIARIA

DescrizioneAttività in bilancio (esclusi strumenti derivati e operazioni SFT)

Contratti derivati

Altre esposizioni fuori bilancio

Capitale ed esposizione complessiva

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125

INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRORif. Articolo 451, lett. B) e C) CRR e Regolamento UE 2016/200 on Disclosure of Leverage Ratio, Table LRSpl

3. RIPARTIZIONE ESPOSIZIONE DI BILANCIO (valori in migliaia di euro)Importo

(350 = 276)1. Esposizione totale per cassa (esclusi contratti derivati, operazioni SFT ed operazioni esentate) (1 = 2 + 3) 635.3022. di cui: esposizioni del portafoglio di negoziazione 03. di cui: esposizioni del portafoglio bancario (3 = 4+5+6+7+8+9+10+11+12) 635.3024. di cui: obbligazioni bancarie garantite 05. di cui: esposizioni verso Amministrazioni Centrali e Banche Centrali 239.456

6. di cui: esposizioni verso amministrazioni regionali, banche multilaterali di sviluppo, organizzazioni internazionali, organismi del settore pubblico (non trattate come emittenti sovrani) 10.290

7. di cui: esposizioni verso intermediari vigilati 60.0218. di cui: esposizioni garantite da immobili 100.1989. di cui: esposizioni al dettaglio 113.07410. di cui: esposizioni verso imprese 32.40611. di cui: esposizioni in stato di default 50.60612. di cui: altre esposizioni 29.251

TAVOLA 14 - LEVA FINANZIARIA

Descrizione

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126

TAVOLA 15

TECNICHE DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO (ART. 453)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio”

La Banca non ha adottato politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e fuori bilancio. La Banca non ricorre pertanto a tali forme di protezione del rischio di credito e di controparte.

Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali

Con riferimento all’acquisizione, valutazione e gestione delle principali forme di garanzia reale, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti – giuridici, economici e organizzativi – previsti dalla normativa per il loro riconoscimento ai fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa.

In particolare:

sono predisposte politiche e procedure documentate con riferimento alle tipologie di strumenti di CRM utilizzati a fini prudenziali, al loro importo, all’interazione con la gestione del profilo di rischio complessivo;

sono adottate tecniche e procedure volte al realizzo tempestivo delle attività poste a protezione del credito;

sono affidate a strutture specialistiche centralizzate i compiti di controllo sui profili di certezza giuridica;

sono sviluppati e posti in uso standard della contrattualistica utilizzata, corredati da complete istruzioni per il loro corretto utilizzo;

sono chiaramente documentate e divulgate le diverse tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie.

L’insieme della regolamentazione interna adotta e dei controlli organizzativi e procedurali implementati è volto ad assicurare che:

siano assolti tutti gli adempimenti per riscontrare e assicurare nel tempo la validità e l’efficacia della protezione del credito;

siano individuate le modalità di approvazione degli eventuali testi di garanzia difformi dagli standard adottati da parte di strutture diverse da quelle preposte alla gestione della relazione commerciale con il cliente.

Il sistema informativo supporta lo svolgimento corretto delle diverse fasi del ciclo di vita della garanzia (acquisizione, valutazione, gestione, rivalutazione, realizzo).

Le misure di controllo cui è soggetta la concessione del credito con acquisizione di garanzie reali sono differenziate per tipologia di garanzia.

Si possono individuare due tipologie di garanzie principali, sia per volumi di credito sia per numerosità della clientela, soggette quindi a normative differenti:

ipoteca (su immobili residenziali e commerciali); pegno (su titoli e denaro).

Relativamente alle garanzie ipotecarie su immobili, le politiche e le procedure aziendali sono volte ad assicurare che siano sempre acquisite e gestite con modalità atte a garantirne l’opponibilità in tutte le giurisdizioni pertinenti e l’escutibilità in tempi ragionevoli.

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127

In tale ambito, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure interne con riguardo:

alla non dipendenza del valore dell’immobile in misura rilevante dal merito di credito del debitore; alla indipendenza del soggetto incaricato della valutazione ed esecuzione della stima ad un valore

non superiore al valore di mercato; alla presenza di un’assicurazione contro il rischio danni sul bene oggetto di garanzia. In particolare,

la banca si è dotata in tale ambito di tecniche e procedure che assicurino l’efficacia ed il buon esito del vincolo posto ex art. 2742 c.c. sulle somme dovute dall’assicuratore, anche attivando, se del caso, le iniziative, previste dalla medesima norma volte a consentire il pieno soddisfacimento delle proprie ragioni creditorie;

alla messa in opera di un’adeguata sorveglianza sul valore dell’immobile, al fine di verificare la sussistenza nel tempo dei requisiti che permettono di beneficiare di un minor assorbimento patrimoniale sulle esposizioni garantite;

al rispetto del rapporto massimo tra fido richiesto e valore della garanzia (loan-to-value): 80% per gli immobili residenziali e 50% per quelli commerciali. Qualora venga superato tale limite deve essere valutata l’opportunità di richiedere un’idonea garanzia integrativa (ad es. pegno su titoli di Stato);

alla destinazione d’uso dell’immobile e alla capacità di rimborso del debitore. Più in dettaglio, la Banca assicura che la prima valutazione dei beni immobiliari in garanzia sia effettuata in piena aderenza alle disposizioni di cui al D. Lgs. 385/1993 (TUB), alla Circolare Banca d’Italia 285/13, Parte I, Titolo IV, Capitolo 3, Allegato A, Paragrafi 2.2 e ss., nonché alle Linee Guida ABI sulla valutazione degli immobili aggiornate al 14/12/2015.

A questo proposito, la Banca ha adottato le Politiche di valutazione degli immobili posti a garanzia delle esposizioni in conformità con il 17° aggiornamento della Circ. 285/13 con cui la Banca d’Italia ha dato attuazione agli artt. 120-undecies e 120-duodecies che recepiscono nell’ordinamento italiano le disposizioni della direttiva 2014/17/UE “Mortgage Credit Directive”.

Sulla base dei riferimenti normativi in argomento la Banca:

1. aderisce a standard affidabili per la valutazione degli immobili; 2. ha introdotto specifiche disposizioni volte a garantire la professionalità dei periti e la loro

indipendenza sia dal processo di commercializzazione ed erogazione del credito, sia dai soggetti destinatari dello specifico finanziamento;

3. ha definito il processo di selezione e controllo dei periti esterni. In relazione a ciò, tutti gli immobili oggetto di ipoteca immobiliare sono oggetto di valutazione da parte di Tecnici, dotati di adeguata professionalità e indipendenza rispetto al processo di commercializzazione del credito e ai soggetti destinatari dell’affidamento garantito, incaricati sulla base di uno specifico contratto quadro avente i contenuti minimi previsti dalla normativa vigente.

La valutazione è quindi redatta secondo standard affidabili elaborati e riconosciuti a livello internazionale, o anche a livello nazionale, purché i principi, i criteri e le metodologie di valutazione in essi contenuti siano coerenti con i suddetti standard internazionali (es. standard redatti dall’International Valuation Standards Committee (IVS) o dall’European Group of Valuers’ Association o dal Royal Institution of Chartered Surveyers (EVS).

La sorveglianza delle garanzie immobiliari viene effettuata in conformità con quanto richiesto dall’Autorità di Vigilanza, differenziando gli immobili residenziali dagli immobili non residenziali ed in considerazione delle condizioni di mercato, in quanto costituisce una informazione determinante per la verifica di eleggibilità.

A questo preciso scopo, sono adottate modalità operative e strumenti di valutazione in linea con quanto richiesto dalla normativa per la sorveglianza del valore degli immobili sottostanti le garanzie ipotecarie iscritte, incluso l’utilizzo di metodi di valutazione statistici preposti anche all’individuazione dei beni che necessitano di valutazione periodica. A riguardo si rammenta che la normativa prudenziale prevede che sia rivista da un Tecnico indipendente la valutazione dell’immobile quando vi siano rilevanti riduzioni del valore

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in relazione ai prezzi di mercato e con periodicità almeno triennale (ovvero annuale per gli immobili non residenziali) per prestiti superiori ai 3 milioni di Euro o al 5% dei fondi propri della Banca.

Di seguito si riporta una tabella riepilogativa in materia di sorveglianza degli immobili:

Riferimento normativo Categoria bene Frequenza Metodi

Sorveglianza (art.208, par. 3a, CRR

Immobili non residenziali 1 anno Statistico e/o Individuale

Immobili residenziali 3 anni Statistico e/o Individuale

Rivalutazione (art 208, par 3b, CRR)

Eventi segnalati dalla sorveglianza Ad evento Individuale

Prestiti superiore a 3 milioni di € o al 5% dei

fondi propri 3 anni Individuale

Con riguardo alle garanzie reali finanziarie la Banca, nell’ambito della definizione delle politiche e processi per la gestione dei rischi di credito e dei limiti e deleghe operative, indirizza l’acquisizione delle stesse a quelle sole aventi ad oggetto attività finanziarie delle quali l’azienda è in grado di calcolare il fair value con cadenza almeno semestrale (o ogni qualvolta esistano elementi che presuppongano che si sia verificata una diminuzione significativa del fair value stesso).

La Banca ha inoltre posto in essere specifici presidi e procedure atte a garantire i seguenti aspetti rilevanti per l’ammissibilità a fini prudenziali delle garanzie in argomento:

assenza di una rilevante correlazione positiva tra il valore della garanzia finanziaria e il merito creditizio del debitore;

specifici presidi a garanzia della separatezza esterna (tra patrimonio del depositario e bene oggetto di garanzia) e della separatezza interna (tra i beni appartenenti a soggetti diversi e depositati presso i terzi); qualora l’attività oggetto di garanzia sia detenuta presso terzi;

durata residua della garanzia non inferiore a quella dell’esposizione. Nell’ambito delle disposizioni attuative del regolamento del processo del credito sono definiti i valori minimi delle garanzie da acquisire a fronte dei fidi concessi.

In merito agli strumenti finanziari posti a garanzia, la Banca, al fine di garantire la consistenza della copertura dell’esposizione nel tempo, ha definito gli scarti da applicare al valore dello strumento finanziario, determinata in funzione della volatilità/rischiosità del titolo rispetto alle variazioni di mercato oltre che del rating dell’Emittente.

L’applicazione degli scarti sui valori posti a garanzia si adotta anche in fase di sorveglianza, poiché il superamento della percentuale di scarto assegnata allo strumento finanziario in garanzia denota una riduzione del valore dello strumento stesso in relazione al mercato, e pertanto si dovrà prevederne la rivalutazione. Nel caso di esposizione garantite da garanzia reale su strumenti finanziari, il cui valore ha subito un’oscillazione tale da superare la percentuale di scarto stabilita, qualora sia contrattualmente possibile, la Banca potrà richiedere un’integrazione della garanzia o procedere alla revisione dell’esposizione creditizia.

Alla Segreteria crediti è demandato il compito di verificare con frequenza semestrale la congruità delle garanzie reali finanziarie, attraverso la valutazione del fair value dello strumento finanziario.

Principali tipologie di garanzie reali accettate dalla Banca

La Banca accetta diversi strumenti a protezione del credito costituiti dalle seguenti categorie:

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Garanzie ipotecarie

ipoteca su beni immobili residenziali; ipoteca su immobili commerciali;

Garanzie finanziarie

pegno di titoli di debito di propria emissione o emessi da soggetti sovrani o Intermediari vigilati; pegno di denaro depositato presso la Banca; pegno su altri strumenti finanziari quotati; pegno su polizze assicurative.

Le prime due casistiche, che rappresentano oltre il 62,30% dell’importo nominale delle garanzie acquisite, garantiscono la presenza di tutti i requisiti richiesti dalle Disposizioni di Vigilanza per l’applicazione delle regole di attenuazione dei rischi di credito.

Tutte le tipologie di garanzia acquisibili dalla Banca, sia quelle riconosciute sia quelle non riconosciute a fini CRM, sono inserite nel processo strutturato di gestione delle garanzie reali, in precedenza descritto, condividendone quindi tutte le fasi in cui è composto.

Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e loro merito di credito

La Banca non ha posto in essere operazioni su derivati creditizi.

Con riferimento alle altre garanzie personali, le principali tipologie di garanti sono rappresentate da imprenditori e partner societari correlati al debitore nonché, nel caso di finanziamenti concessi a favore di imprese individuali e/o persone fisiche (consumatori e non), anche da parte di congiunti del debitore stesso. Meno frequentemente il rischio di insolvenza è coperto da garanzie personali fornite da altre società (generalmente società appartenenti allo stesso gruppo economico del debitore), oppure prestate da istituzioni finanziarie e compagnie assicurative.

Nel caso di finanziamenti a soggetti appartenenti a determinate categorie economiche (artigiani, commercianti, etc.) la Banca acquisisce specifiche garanzie (sussidiarie o a prima richiesta) prestate da parte dei consorzi fidi di appartenenza o rilasciata dal Fondo di garanzia per le PMI ai sensi della L. 662/96.

Le suddette forme di garanzia, nella generalità dei casi, non consentono un’attenuazione del rischio di credito a fini CRM in quanto prestate da soggetti “non ammessi” ai fini della normativa prudenziale. Costituiscono un’eccezione le garanzie personali prestate da consorzi fidi iscritti nell’elenco speciale ex art. 107 T.U.B. e da enti del settore pubblico/territoriali o dal Fondo di garanzia per le PMI ai sensi della L. 662/96.

Nel caso in cui una proposta di finanziamento preveda garanzie personali di terzi l’istruttoria dovrà estendersi anche a questi ultimi. In particolare, si dovrà verificare, in relazione alla tipologia di fido garantito ed all’importo:

la situazione patrimoniale e reddituale del garante, anche tramite la consultazione delle apposite banche dati;

l’esposizione verso il sistema bancario (eventualmente, a descrizione dell’istruttore in relazione all’importo della garanzia, l’indagine sarà estesa alla centrale rischi);

informazioni presenti nel sistema informativo della banca; eventuale appartenenza ad un gruppo e relativa esposizione complessiva.

Se il garante è rappresentato da una società, e comunque quando ritenuto necessario in considerazione del rischio e dell’importo del finanziamento, oltre al riscontro delle informazioni prodotte dalla rete nell’apposito modulo riservato al garante, si procede allo sviluppo del merito creditizio del soggetto garante, con le stesse modalità previste per il richiedente.

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Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell’ambito degli strumenti di attenuazione del rischio di credito adottati

Come già osservato in precedenza, la concentrazione maggiore si riscontra sulle garanzie alle PMI fornite ai sensi della L. 662/96 e sulla tipologia di garanzia: infatti, l’incidenza maggiore è dovuta alle garanzie ipotecarie che, tuttavia, considerando l’elevata numerosità delle operazioni della specie e la notevole granularità di tale portafoglio, non si ritiene espongano la Banca a particolari rischi di concentrazione.

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INFORMATIVA QUANTITATIVA

TAVOLA 16

RISCHIO OPERATIVO (ART. 446)

INFORMATIVA QUALITATIVA

Con riferimento alla misurazione del requisito prudenziale a fronte dei rischi operativi, la Banca, non raggiungendo le specifiche soglie previste per l’accesso alle metodologie avanzate individuate dalla Vigilanza e considerate le proprie caratteristiche operative e organizzative, ha deliberato l’applicazione del metodo base (Basic Indicator Approach – BIA).

Tale metodologia prevede che il requisito patrimoniale sia calcolato applicando un coefficiente regolamentare (15%) ad un indicatore del volume di operatività aziendale definito all’art. 316 del Regolamento (UE) n. 575/2013. Ai sensi del citato articolo, l’indicatore rilevante è costruito come somma delle componenti di seguito indicate:

interessi e proventi assimilati interessi e oneri assimilati proventi su azioni, quote ed altri titoli a reddito variabile/fisso proventi per commissioni/provvigioni oneri per commissioni/provvigioni profitto (perdita) da operazioni finanziarie altri proventi di gestione

L’art 316 del Regolamento (UE) n. 575/2013 stabilisce, inoltre, che ai fini del calcolo dell’indicatore rilevante vengano apportate le seguenti correzioni:

INFORMATIVA AL PUBBLICO - III PILASTRORif. Articolo 453, lett. F) e G)

1. AMMONTARE PROTETTO (valori in migliaia di euro)

Garanzie reali finanziarie - metodo

semplificato

Garanzie reali finanziarie - metodo

integrale

Garanzie reali assimilate alle

personaliGaranzie personali Derivati creditizi

Esposizioni v erso o garantite da amministrazioni centrali e banche centrali 239.456 - - - - - -

Esposizioni v erso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali 15.276 - - - - - -

Esposizioni v erso o garantite da organismi del settore pubblico 1 - - - - - -

Esposizioni v erso o garantite da banche multilaterali di sv iluppo - - - - - - -

Esposizioni v erso o garantite da organizzazioni internazionali - - - - - - -

Esposizioni v erso o garantite da intermediari v igilati 60.021 - - - - - -

Esposizioni v erso o garantite da imprese 35.040 1.892 - - 7.138 - 9.031

Esposizioni al dettaglio 118.273 5.206 - - 31.651 - 36.858

Esposizioni garantite da immobili 100.213 - -

Esposizioni in stato di default 51.937 172 - - 554 - 726

Esposizioni ad alto rischio - - - - - - -

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite - - - - - - -

Esposizioni a brev e termine v erso imprese o intermediari v igilati - - - - - - -

Esposizioni v erso Organismi di Inv estimento Collettiv o del Risparmio (OICR) 503 - - - - - -

Esposizioni in strumenti di capitale 6.698 - - - - - -

Altre esposizioni 19.710 - - - - - -

Esposizioni v erso le cartolarizzazioni 727 - - - - - -

TAVOLA 15 - USO DI TECNICHE DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO

Portafoglio delle esposizioni garantite

Valore prima dell'applicazione delle tecniche di attenuazione del rischio di credito

Ammontare protetto da tecniche di attenuazione del rischio di credito

Protezione del credito di tipo reale Protezione del credito di tipo personale

Totale

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a. le provvigioni versate per i servizi forniti in “outsourcing” da soggetti “terzi” - diversi dalla controllante, dalle società controllate e dalle altre società appartenenti al medesimo gruppo della banca - devono essere escluse dal calcolo dell’indicatore rilevante;

b. le provvigioni versate per i servizi forniti in “outsourcing” da terzi soggetti alla disciplina del Regolamento (UE) n. 575/2013 possono essere incluse nel calcolo dell’indicatore rilevante, utilizzandole quindi a riduzione dello stesso;

c. le seguenti componenti devono essere escluse dal calcolo dell’indicatore rilevante: i. i profitti e le perdite realizzate tramite la vendita di elementi non inclusi nel portafoglio di

negoziazione; ii. i proventi derivanti da partite straordinarie o irregolari; iii. i proventi derivanti da assicurazioni.

Il requisito patrimoniale è determinato moltiplicando per il coefficiente del 15% la media delle ultime tre osservazioni dell’indicatore rilevante effettuate, alla fine dell’esercizio, su base annuale.

Oltre alla quantificazione del sopra illustrato requisito patrimoniale, la Banca ha adottato specifiche procedure e sistemi di controllo finalizzati ad assicurare una gestione sana e prudente dei diversi profili di manifestazione dei rischi operativi.