Infografica PROJECT BASED LEARNING

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L’oggetto di questa tesi è in prima istanza un approccio e una metodologia didattica che prende le distanze dal modello tradizionale della didattica per trasmissione di contenuti attraverso lezioni e lo sostituisce con uno più sfidante, creativo e responsabilizzante, una forma di vera didattica per competenze attraverso esperienze progettuali. Il motivo per cui mi sono dedicato a questo approfondimento di tesi è legato al lavoro che svolgo, prima come insegnante e ora come direttore: desidero innovare costantemente la scuola per renderla più coerente con la propria missione educativa e più efficace negli esiti di apprendimento. USA Olanda India APPRENDIMENTO BASATO SU PROGETTI PROJECT BASEDLEARNING Nel panorama delle riflessioni pedagogiche e organizzative sul tema della modernizzazione dei sistemi educativi, ritengo che i fondamenti scientifici siano pronti da un pezzo (scienze cognitive, costruttivismo, dimensioni emotive dell’apprendimento ecc.), il lessico e i concetti chiave pure (didattica per competenze, protagonismo degli studenti, centralità dell’apprendimento rispetto all’insegnamento, valutazione come valorizzazione ecc.). Ciò che manca è invece un modello operativizzante efficace, capace di tenere insieme alcuni aspetti della scuola di massa e coniugarli dentro un orizzonte al passo con i tempi e umanamente più formativo, mostrando non solo obiettivi ma precisamente la strada da seguire, ovvero il come fare per procedere lungo quella strada in maniera efficace - il che del resto è il significato etimologico del termine metodo. Ciò che quindi intendo dimostrare è che il modello del PBL rappresenta un’efficace risposta alla pressante necessità di innovazione dei contesti formativi ed educativi italiani , ma questo richiede passaggi ben precisi e una conoscenza non superficiale dell’approccio in oggetto. In t u t t o c i ò m a n t e n g o l a consapevolezza di fondo che l’educazione non coincide con un metodo, ma allo stesso tempo che senza un metodo si può avere la teoria educativa più ammirevole, senza però colmare la distanza tra ciò che si dichiara e ciò che si fa realmente. Le domande di fondo che hanno guidato la mia ricerca e la mia azione sono state: cosa rende grande una scuola? come si può strutturare l’organizzazione della didattica p e r f a v o r i r e m a g g i o r coinvolgimento negli allievi? come utilizzare le moderne tecnologie affinché potenzino un apprendimento significativo? Alla ricerca di modelli di innovazione didattica, abbiamo visitato scuole in tutto il mondo. TEORIA I Nella prima parte metto a tema i principi e le dimensioni essenziali del PBL a partire delle mie osservazioni sul campo; ne rintraccio i fondamenti nella tradizione dell’apprendimento attivo ed esperienziale della cosiddetta educazione democratica nordamericana; distinguo concettualmente e terminologicamente l’apprendimento a progetto da metodologie didattiche similari; delineo le fasi cruciali ed irrinunciabili affinché si realizzi un vero apprendimento project-based - senza il rispetto delle quali non è appropriato o è disonesto ed equivoco parlare di PBL - entrando nel dettaglio di ogni step di attuazione, sia per le attività che per le competenze coinvolte. PRATICA Formazione Professionale prodotto al centro evoluzione verso il Design TECNO LOGIA Nella seconda parte passo dal livello fondativo e metodologico al livello applicativo ed esemplificativo, sintesi di una serie di attività e progetti realizzati personalmente presso la scuola in cui lavoro negli ultimi anni e in cui stiamo via via attuando il modello. Le esperienze vengono ricondotte ai concetti precedentemente esposti e raccolte attorno a dimensioni competenziali decisive. La prima parte di esse racconta i primi tentativi strutturati in merito, progetti di innovazione didattica che sfidano ma non mutano il quadro generale tradizionale: per questo sono trasferibili e li definisco parte della “Road to PBL”. La seconda parte di essi richiede invece una profonda revisione dell’impianto complessivo e li definisco quindi risultati di uno Shift to PBL”. Nella terza parte chiudo con argomentazioni legate all’innovazione scolastica attraverso il PBL, con particolare attenzione alle nuove tecnologie per l’educazione. Argomento che occorre partire da un concept di fondo per poter rinnovare una organizzazione, lavorando a partire dalle fondamenta, e che il PBL rappresenta una via molto efficace di fare scuola, formazione, educazione principalmente perchè pone con serietà al centro del processo gli aspetti motivazionali. Approfondisco infine il tema della Media Education applicata al PBL, considerata cruciale non perché i mezzi bastino a sé, ma perché sono il segnale di un fare concreto, in cui il cosa (programmi, conoscenze, abilità ecc.) prenda corpo attraverso un come: una questione non tecnica ma tecno-logica, ovvero di logica d’uso degli strumenti. II III TEORIA cosa è il PBL? alla ricerca delle best school for innovation Check list del PBL Esistono precise condizioni affinché ciò che chiamiamo progetto possa essere o meno inquadrato nel modello del PBL; eccole qui di seguito, accompagnate dalle domande di controllo: a) rapporto con il reale: il progetto viene da una commessa reale, è autentico, viene incontro a bisogni effettivi? Oppure è prodotto dalla pura invenzione del docente? b) legittimazione motivazionale: il progetto stimola la motivazione degli allievi, ne suscita passioni e volontà di sforzo personale? Oppure è motivato solo dalla volontà degli adulti? c) integrazione nel curricolo: il progetto consente l’esercizio effettivo delle competenze fondamentali per l’uomo di oggi e per il settore professionale specifico? Il prodotto previsto incorpora conoscenze e abilità così come descritte nei Piani di Studio vigenti? Oppure si è determinato un risultato senza tener conto del piano di studi e delle figure professionali coinvolte? d) senso di sfida creativa: gli allievi sono sfidati o il problema in verità interessa solo i formatori? Il prodotto finale previsto ha caratteristiche di innovazione? Oppure il prodotto semplicemente replica l’esistente e la domanda iniziale prevede una unica risposta rigida? e) forte strutturazione: il progetto segue i dettami del project management, in cui si definiscono con chiarezza attività, tempi e risorse, tanto da poterli schedulare e inserire in un diagramma di Gantt? Oppure non c’è un piano di lavoro chiaro e condiviso, rappresentato graficamente nel luogo di azione? f) attività auto-dirette dagli studenti: ciò che si fa fare agli studenti è deciso dall’alto dal docente e condotto da loro esecutivamente o vi è spazio reale per loro scelte e decisioni (self-driven activities)? Oppure il processo è eterodiretto e gli studenti in fondo non sono che esecutori del piano del docente o di un programma pre-confezionato? g) lavori di gruppo: studenti sono organizzati (o meglio: si organizzano) in team con precisi ruoli e compiti? Oppure ognuno fa per sé e non si richiedono nemmeno sessioni di team working in cui mettere a frutto le distinte capacità? PBL e Formazione Professionale Il modello educativo sotteso al PBL trova un terreno estremamente fecondo nella Formazione Professionale, di suo vocata alla progettazione e produzione. Il modello della FP è infatti per sua natura attivo ed esperienziale, emulativo delle figure professionali reali, fondato su una concezione induttiva della conoscenza e sull’ “imparare-facendo”. Questo però può indurre in gravi errori di sottovalutazione. Da un lato la riduzione del fare all’agire dei “praticoni”, dove l’apprendimento avvenga in maniera poco progettata e molto lasciata a sé stessa, quasi per meccanismi naturali insondabili. Dall’altro lato l’illusione che basti un task qualsiasi per fare didattica attiva, interattiva, progettuale, come se tutta l’impalcatura del PBL potesse venir liquidata come sovrastruttura accessoria. In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un errore cognitivo, da un lato la dicotomia tra pensare e agire e dall’altro il doppio pregiudizio del “non è possibile farlo per noi” o del suo opposto “ma noi lo facciamo già”. motivazione creatività antropologia metodologia pedagogia produzione Se l’atto intenzionale è in realtà l’unità tipica della buona vita, segue allora che fondare l’educazione su azioni intenzionali significa esattamente identificare il processo dell’educazione con la stessa vita buona. Educazione e vita divengono la medesima cosa” (Kilpatrick) Education = Life Drive and Engagement Student’s voiche/choice real Problems significant contents Actions and Products Inquiry and Innovation I. Purpose III. Production II. Plan IV. Presentation modelli attuali di PBL I PRATICA quali esempi? contesto di sperimentazione Formazione Professionale prodotto al centro evoluzione verso il Design Nella seconda parte di questa tesi ho presentato alcune pratiche progettuali in cui l’utilizzo delle tecnologie digitali è stato massiccio: • il progetto Second Life ha richiesto l’apprendistato con il software specifico che consentisse creatività dentro quel mondo sintetico • il progetto Storytelling si è svolto tutto attraverso l’uso di semplici software di foto o video-editing per narrare sè stessi • il progetto Web radio è stato possibile perché gli allievi hanno utilizzato l’audio-editing per creare podcast e un loro sito • i progetti dei Quarti anni, sia del Progettista Prodotto Moda che del Fashion Seller, sono stati caratterizzati dalla personalizzazione spinta dell’uso di computer o tablet (uno a testa) e dall’erogazione di parte delle lezioni su Moodle • la digitalizzazione della scuola nel Triennio sta procedendo anch’essa sulla scia dei Quarti anni e del mix tra ambiente personale di apprendimento (Personal Learning Environment) e ambiente di condivisione di materiali e processi didattici (in futuro Edmodo). Quando i progetti realizzano in profondità il PBL, seguono alcune precise fasi, riconducibili a quelle che oggi vengono codificate anche in altri modelli come il Design-Thinking (v. sotto) e il Challenge Based Learning (v. a destra): Road to PBL Shift to PBL progetto CREATIVITÀ’ IN SECOND LIFE aree di competenza coinvolte nei progetti creatività comunicazione produzione verso una DES GN progetto DIGITAL STORYTELLING progetto ABC WEB RADIO PBL Triennio sez. A progetto TU SEI Quarto anno con La Sportiva PBL 4 anni PPM e FS creatività autonomia digitalizzazione della didattica internazionalizzazione teamwork prodotti motivazione II schoo Strumenti e costruttori digitali sono divenuti abbastanza piccoli da starci in uno schermo o su una scrivania, economici abbastanza da poter essere distribuiti ovunque, potenti abbastanza da trasformare il design di prodotto e l’educazione” (Suzie Boss) TECNO LOGIA quali strumenti? 21st Century Skills Come il PBL non è solo un fare-progetti ma è un pensare progettualmente (Design-Thinking), così l’utilizzo degli strumenti della Digital Age nel PBL vanno subordinati alla promozione e sviluppo di un vero Pensiero Tecnologico. Il salto è decisivo: pensare- tecnologicamente significa cercare, sperimentare, applicare, trasferire quei mezzi che, definito il problema e fissato l’obiettivo, possono potenziare la ricerca e le risorse per arrivare alla soluzione del problema e/o ai risultati del progetto: un modo di approcciarsi ai problemi che immediatamente va alla ricerca degli strumenti digitali che possano risolverli. Nel rapporto tra PBL e tecnologia, questa va posta sempre all’interno di un quadro filosofico che ne dia senso e di un quadro pedagogico che ne indichi finalità e modalità di utilizzo. Il PBL è nato prima che i computer si diffondessero nella scuola, ma si presta perfettamente all’integrazione della tecnologia digitale nella didattica, proprio perché esso stesso è che un cammino di problem- solving, in cui gli allievi devono cercarsi le risorse adatte a raggiungere gli obiettivi che si pongono, facendo leva sulla loro stessa motivazione. Una metodologia pertanto ben riconducibile ai modelli TPCK (v. in alto a destra), SAMR (in basso a destra), dell’apprendimento significativo (qui sotto) e al nostro D-cube (v. a sinistra). D1 Dream D2 Design D3 Develop > Big idea / problem > Driving question e kick-off event > Idea storming e sketches > Task forces / team > Check list pre-requisiti e risorse > Planning - Time management > Research > Lezioni intro > Workflow > Drafts > Pit stop - Lezioni approfondimenti > Check point - verifiche frontali > Documentazione e preparazione > Presentazione finale > Valutazione prodotti-processo gli strumenti DENTRO il modello i mezzi dentro i fini il Design dentro il Thinking III un Concept > un Metodo > un Processo > gli Strumenti Ogni educatore si avvale, più o meno consapevolmente, di un qualche modello di istruzione/formazione, vale a dire di un insieme di idee, criteri, regole e mezzi a cui si appella nel processo delle decisioni didattiche. Io ritengo che la versione del PBL che meglio si attaglia al “vestito” della FP sia quel Design Thinking che fa del nesso “creatività-ricerca-sviluppo di prodotto” il proprio vessillo. Ma affinché vi sia PBL e non semplici attività progettuali, occorre immettere un plus di pensiero nel progettare, un maggior tasso di thinking nel designing appunto. Molti docenti appassionati di tecnologia si sono dati da fare in questi ultimi lustri per introdurre gli strumenti digitali nella pratica scolastica, per sentirsi innovatori o semplicemente perché è sembrata loro la cosa giusta da fare. Hanno però sperimentato che non esiste una panacea tecnologica per i mali della scuola. Io stesso ho creduto, da recente tecno-entusiasta, che il semplice fatto di incorporare tecnologia nell’insegnamento potesse comportare radicali mutamenti nel modo di fare docenza e nel modo di apprendere. Certo, può cambiare anche di parecchio, ma non si tratta di vere rivoluzioni se non si unisce questo rinnovamento dei mezzi ad una visione e una pratica complessivamente ri-modellata, altrimenti si finisce con l’utilizzare strumenti dentro una modalità che rimane quella precedente, come accade inizialmente in molti salti tecnologici della storia (dalle prime carrozze dei treni costruite come i calessi a cavallo, fino alle Lavagne Interattive Multimediali utilizzate come meri videoproiettori). Il modello del PBL, cambiando l’impostazione del fare scuola dalle fondamenta, inquadra l’utilizzo della tecnologia dentro un contenitore preciso. E’ una filosofia dentro cui trova significato la tecnologia. Il PBL si propone come strategia didattica di orientamento costruttivista, dove Computer e App sono utilizzati in un ecosistema educativo in cui sia avvenuto il cambio dal modello teacher-centered a quello delle student-driven activities. Il paradigma costruttivista precede e contestualizza l’utilizzo delle tecnologie per l’apprendimento: non è l’introduzione di computer e tablet nelle scuola a imporre l’innovazione didattica, ma la mentalità secondo cui per apprendere gli allievi devono poter aver un alto grado di libertà/responsabilità, controllo sul processo, forte interazione tra loro, tensione alla ricerca di soluzioni lungo un tragitto che sia davvero esplorativo, creativo e personale. Nel modello D-cube in cui presso la nostra scuola stiamo incarnando l’apprendimento per progetti, le fasi del PBL classico o delle sue varie incarnazioni (dal Challenge based learning all’Expeditionary learning al Design Thinking) vengono accorpate in tre, ognuna con le sue App : I. Dream: fase di lancio e ideazione, dove occorre massimo coinvolgimento individuale e dei gruppi e di creatività II. Design: fase di pianificazione e progettazione tecnica, dove occorre il massimo di management di progetto III. Develop: fase di sviluppo di prodotto e presentazione dei risultati, dove occorre il massimo di capacità risolutiva e comunicativa. Ring-composition: la tecnologia rientra nel regno dei mezzi, che perdono significato se non sono collocati correttamente nel regno dei fini. Prima viene il processo e solo dopo e dentro esso vengono le App. PBL come OS (Operating System) didattico Alberto Garniga [email protected]

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presentazione sintetica della tesi di [email protected] sul PBL come leva per l'innovazione organizzativa, metodologica e tecniologica nella scuola italiana.

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L’oggetto di questa tesi è in prima istanza un approccio e una metodologia didattica che prende le distanze dal modello tradizionale della didattica per trasmissione di contenuti attraverso lezioni e lo sostituisce con uno più sfidante, creativo e responsabilizzante, una forma di vera didattica per competenze attraverso esperienze progettuali. Il motivo per cui mi sono dedicato a questo approfondimento di tesi è legato al lavoro che svolgo, prima come insegnante e ora come direttore: desidero innovare costantemente la scuola per renderla più coerente con la propria missione educativa e più efficace negli esiti di apprendimento.

USAOlanda

India

APPRENDIMENTO BASATO SU PROGETTI

PROJECT BASEDLEARNING

Nel panorama delle riflessioni pedagogiche e organizzative sul tema della modernizzazione dei sistemi educativi, ritengo che i fondamenti scientifici siano pronti da un pezzo ( s c i e n z e c o g n i t i v e , costrut t iv ismo, dimensioni emotive dell’apprendimento ecc.), il lessico e i concetti chiave pure (didattica per competenze, protagonismo deg l i s tuden t i , cen t ra l i t à dell’apprendimento rispetto all’insegnamento, valutazione come valorizzazione ecc.). Ciò che manca è invece un model lo opera t iv i zzante efficace, capace di tenere insieme alcuni aspetti della scuola di massa e coniugarli dentro un orizzonte al passo con i tempi e umanamente più formativo, mostrando non solo obiettivi ma precisamente la strada da seguire, ovvero il come fare per procedere lungo quel la strada in maniera efficace - il che del resto è il significato etimologico del termine metodo.

C iò che qu ind i i n tendo dimostrare è che il modello del PBL rappresenta un’efficace r i s p o s t a a l l a p r e s s a n t e necessità di innovazione dei contesti formativi ed educativi italiani, ma questo richiede passaggi ben precisi e una conoscenza non superficiale dell’approccio in oggetto. In t u t t o c i ò m a n t e n g o l a consapevolezza di fondo che l’educazione non coincide con un metodo, ma allo stesso tempo che senza un metodo si può avere la teoria educativa più ammirevole, senza però colmare la distanza tra ciò che si dichiara e ciò che si fa realmente.

Le domande di fondo che hanno guidato la mia ricerca e la mia azione sono state: cosa rende grande una scuola? c o m e s i p u ò s t r u t t u r a re l’organizzazione della didattica p e r f a v o r i r e m a g g i o r coinvolgimento negli allievi? come utilizzare le moderne tecnologie affinché potenzino un apprendimento significativo?Alla ricerca di modelli di innovazione didattica, abbiamo visitato scuole in tutto il mondo.

TEORIA

INella prima parte metto a tema i principi e le

dimensioni essenziali del PBL a partire delle mie osservazioni sul campo; ne rintraccio i fondamenti nella tradizione dell’apprendimento attivo ed esperienziale della cosiddetta educazione democratica nordamericana; d i s t i n g u o c o n c e t t u a l m e n t e e terminologicamente l ’apprendimento a progetto da metodologie didattiche similari; delineo le fasi cruciali ed irrinunciabili affinché si realizzi un vero apprendimento project-based - senza il rispetto delle quali non è appropriato o è disonesto ed equivoco parlare di PBL - entrando nel dettaglio di ogni step di attuazione, sia per le attività che per le competenze coinvolte.

PRATICA

Formazione Professionale

prodottoal centro

evoluzione verso il Design

TECNOLOGIA

Nella seconda parte passo dal livello fondativo e metodologico al livello applicativo ed esemplificativo, sintesi di una serie di attività e progetti realizzati personalmente presso la scuola in cui lavoro negli ultimi anni e in cui stiamo via via attuando il modello. Le esperienze vengono ricondotte ai concetti precedentemente esposti e raccolte attorno a dimensioni competenziali decisive. La prima parte di esse racconta i primi tentativi strutturati in merito, progetti di innovazione didattica che sfidano ma non mutano il quadro generale tradizionale: per questo sono trasferibili e li definisco parte della “Road to PBL”. La seconda parte di essi richiede invece una pro fonda rev is ione de l l ’ impianto complessivo e li definisco quindi risultati di uno “Shift to PBL”.

Nella terza parte chiudo con argomentazioni legate all’innovazione scolastica attraverso il PBL, con particolare attenzione alle nuove tecnologie per l’educazione. Argomento che occorre partire da un concept di fondo per poter rinnovare una organizzazione, lavorando a partire dalle fondamenta, e che il PBL rappresenta una via molto efficace di fare scuola, formazione, educazione principalmente perchè pone con serietà al centro del processo gli aspetti motivazionali. Approfondisco infine il tema della Media Education applicata al PBL, considerata cruciale non perché i mezzi bastino a sé, ma perché sono il segnale di un fare concreto, in cui il cosa (programmi, conoscenze, abilità ecc.) prenda corpo attraverso un come: una questione non tecnica ma tecno-logica, ovvero di logica d’uso degli strumenti.

II III

TEORIAcosa è il PBL?

alla ricerca delle best school for innovation

Check list del PBLEsistono precise condizioni affinché ciò che chiamiamo progetto possa essere o meno inquadrato nel modello del PBL; eccole qui di seguito, accompagnate dalle domande di controllo:a) rapporto con il reale: il progetto viene da una commessa reale, è autentico, viene incontro a bisogni effettivi? Oppure è prodotto dalla pura invenzione del docente?b)! legittimazione motivazionale: il progetto stimola la motivazione degli allievi, ne suscita passioni e volontà di sforzo personale? Oppure è motivato solo dalla volontà degli adulti?c) integrazione nel curricolo: il progetto consente l’esercizio effettivo delle competenze fondamentali per l’uomo di oggi e per il settore professionale specifico? Il prodotto previsto incorpora conoscenze e abilità così come descritte nei Piani di Studio vigenti? Oppure si è determinato un risultato senza tener conto del piano di studi e delle figure professionali coinvolte?d) senso di sfida creativa: gli allievi sono sfidati o il problema in verità interessa solo i formatori? Il prodotto finale previsto ha caratteristiche di innovazione? Oppure il prodotto semplicemente replica l’esistente e la domanda iniziale prevede una unica risposta rigida?e) forte strutturazione: il progetto segue i dettami del project management, in cui si definiscono con chiarezza attività, tempi e risorse, tanto da poterli schedulare e inserire in un diagramma di Gantt? Oppure non c’è un piano di lavoro chiaro e condiviso, rappresentato graficamente nel luogo di azione?f) attività auto-dirette dagli studenti: ciò che si fa fare agli studenti è deciso dall’alto dal docente e condotto da loro esecutivamente o vi è spazio reale per loro scelte e decisioni (self-driven activities)? Oppure il processo è eterodiretto e gli studenti in fondo non sono che esecutori del piano del docente o di un programma pre-confezionato?g) lavori di gruppo: studenti sono organizzati (o meglio: si organizzano) in team con precisi ruoli e compiti? Oppure ognuno fa per sé e non si richiedono nemmeno sessioni di team working in cui mettere a frutto le distinte capacità?

PBL e Formazione ProfessionaleIl modello educativo sotteso al PBL trova un terreno estremamente fecondo nella Formazione Professionale, di suo vocata alla progettazione e produzione. Il modello della FP è infatti per sua natura attivo ed esperienziale, emulativo delle figure professionali reali, fondato su una concezione induttiva della conoscenza e sull’ “imparare-facendo”. Questo però può indurre in gravi errori di sottovalutazione. Da un lato la riduzione del fare all’agire dei “praticoni”, dove l’apprendimento avvenga in maniera poco progettata e molto lasciata a sé stessa, quasi per meccanismi naturali insondabili. Dall’altro lato l’illusione che basti un task qualsiasi per fare didattica attiva, interattiva, progettuale, come se tutta l’impalcatura del PBL potesse venir liquidata come sovrastruttura accessoria. In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un errore cognitivo, da un lato la dicotomia tra pensare e agire e dall’altro il doppio pregiudizio del “non è possibile farlo per noi” o del suo opposto “ma noi lo facciamo già”.

motivazione

creatività

antropologia

metodologia

pedagogia

produzione

“Se l’atto intenzionale è in realtà l’unità tipica della buona vita, segue allora che fondare l’educazione su azioni intenzionali significa esattamente identificare il processo dell’educazione con la stessa vita buona. Educazione e vita divengono la medesima cosa” (Kilpatrick)

Education = Life

Drive and Engagement

Student’s voiche/choice

real Problems

significant contents

Actions and Products

Inquiry and Innovation

I. Purpose III. Production

II. Plan IV. Presentation

modelli attualidi PBL

I

PRATICAquali esempi?

contesto di sperimentazione

Formazione Professionale

prodottoal centro

evoluzione verso il Design

Nella seconda parte di questa tesi ho presentato alcune pratiche progettuali in cui l’utilizzo delle tecnologie digitali è stato massiccio:• il progetto Second Life ha richiesto l’apprendistato con il software specifico che consentisse creatività dentro quel mondo sintetico• il progetto Storytelling si è svolto tutto attraverso l’uso di semplici software di foto o video-editing per narrare sè stessi• il progetto Web radio è stato possibile perché gli allievi hanno utilizzato l’audio-editing per creare podcast e un loro sito• i progetti dei Quarti anni, sia del Progettista Prodotto Moda che del Fashion Seller, sono stati caratterizzati dalla personalizzazione spinta dell’uso di computer o tablet (uno a testa) e dall’erogazione di parte delle lezioni su Moodle• la digitalizzazione della scuola nel Triennio sta procedendo anch’essa sulla scia dei Quarti anni e del mix tra ambiente personale di apprendimento (Personal Learning Environment) e ambiente di condivisione di materiali e processi didattici (in futuro Edmodo).

Quando i progetti realizzano in profondità il PBL, seguono alcune precise fasi, riconducibili a quelle che oggi vengono codificate anche in altri modelli come il Design-Thinking (v. sotto) e il Challenge Based Learning (v. a destra):

Road

to P

BL

Shift to

PBL

progetto CREATIVITÀ’ IN SECOND LIFE

aree di competenza coinvolte nei

progetti

creativitàcomunicazione

produzione

verso una DES GN

progetto DIGITALSTORYTELLING

progetto ABCWEB RADIO

PBL Trienniosez. A

progetto TU SEIQuarto anno con La Sportiva

PBL 4 anni PPM e FS

creatività

autonomia

digitalizzazione della didattica

internazionalizzazione

teamwork

prodotti

motivazione

II

schoo

“Strumenti e costruttori digitali sono divenuti abbastanza piccoli da starci in uno schermo o su una scrivania, economici abbastanza da poter essere distribuiti ovunque, potenti abbastanza da trasformare il design di prodotto e l’educazione” (Suzie Boss)TECNO

LOGIAquali strumenti?

21st Century Skills

Come il PBL non è solo un fare-progetti ma è un pensare progettualmente (Design-Thinking), così l’utilizzo degli strumenti della Digital Age nel PBL vanno subordinati alla promozione e sviluppo di un vero Pensiero Tecnologico. Il salto è decisivo: pensare-tecnologicamente significa cercare, sperimentare, applicare, trasferire quei mezzi che, definito il problema e fissato l’obiettivo, possono potenziare la ricerca e le risorse per arrivare alla soluzione del problema e/o ai risultati del progetto: un modo di approcciarsi ai problemi che immediatamente va alla ricerca degli strumenti digitali che possano risolverli. Nel rapporto tra PBL e tecnologia, questa va posta sempre all’interno di un quadro filosofico che ne dia senso e di un quadro pedagogico che ne indichi finalità e modalità di utilizzo. Il PBL è nato prima che i computer si diffondessero nella scuola, ma si presta perfettamente all’integrazione della tecnologia digitale nella didattica, proprio perché esso stesso è che un cammino di problem-solving, in cui gli allievi devono cercarsi le risorse adatte a raggiungere gli obiettivi che si pongono, facendo leva sulla loro stessa motivazione.Una metodologia pertanto ben riconducibile ai modelli TPCK (v. in alto a destra), SAMR (in basso a destra), dell’apprendimento significativo (qui sotto) e al nostro D-cube (v. a sinistra).

D1Dream

D2Design

D3Develop

> Big idea / problem> Driving question e kick-off event> Idea storming e sketches

> Task forces / team> Check list pre-requisiti e risorse> Planning - Time management> Research> Lezioni intro

> Workflow> Drafts> Pit stop - Lezioni approfondimenti> Check point - verifiche frontali> Documentazione e preparazione> Presentazione finale> Valutazione prodotti-processo

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un Concept > un Metodo > un Processo > gli Strumenti

Ogni educatore si avvale, più o meno consapevolmente, di un qualche modello di istruzione/formazione, vale a dire di un insieme di idee, criteri, regole e mezzi a cui si appella nel processo delle decisioni didattiche. Io ritengo che la versione del PBL che meglio si attaglia al “vestito” della FP sia quel Design Thinking che fa del nesso “creatività-ricerca-sviluppo di prodotto” il proprio vessillo. Ma affinché vi sia PBL e non semplici attività progettuali, occorre immettere un plus di pensiero nel progettare, un maggior tasso di thinking nel designing appunto.

Molti docenti appassionati di tecnologia si sono dati da fare in questi ultimi lustri per introdurre gli strumenti digitali nella pratica scolastica, per sentirsi innovatori o semplicemente perché è sembrata loro la cosa giusta da fare. Hanno però sperimentato che non esiste una panacea tecnologica per i mali della scuola. Io stesso ho creduto, da recente tecno-entusiasta, che il semplice fatto di incorporare tecnologia nell’insegnamento potesse comportare radicali mutamenti nel modo di fare docenza e nel modo di apprendere. Certo, può cambiare anche di parecchio, ma non si tratta di vere rivoluzioni se non si unisce questo rinnovamento dei mezzi ad una visione e una pratica complessivamente ri-modellata, altrimenti si finisce con l’utilizzare strumenti dentro una modalità che rimane quella precedente, come accade inizialmente in molti salti tecnologici della storia (dalle prime carrozze dei treni costruite come i calessi a cavallo, fino alle Lavagne Interattive Multimediali utilizzate come meri videoproiettori).

Il modello del PBL, cambiando l’impostazione del fare scuola dalle fondamenta, inquadra l’utilizzo della tecnologia dentro un contenitore preciso. E’ una filosofia dentro cui trova significato la tecnologia. Il PBL si propone come strategia didattica di orientamento costruttivista, dove Computer e App sono utilizzati in un ecosistema educativo in cui sia avvenuto il cambio dal modello teacher-centered a quello delle student-driven activities. Il paradigma costruttivista precede e contestualizza l’utilizzo delle tecnologie per l’apprendimento: non è l’introduzione di computer e tablet nelle scuola a imporre l’innovazione didattica, ma la mentalità secondo cui per apprendere gli allievi devono poter aver un alto grado di libertà/responsabilità, controllo sul processo, forte interazione tra loro, tensione alla ricerca di soluzioni lungo un tragitto che sia davvero esplorativo, creativo e personale.

Nel modello D-cube in cui presso la nostra scuola stiamo incarnando l’apprendimento per progetti, le fasi del PBL classico o delle sue varie incarnazioni (dal Challenge based learning all’Expeditionary learning al Design Thinking) vengono accorpate in tre, ognuna con le sue App :I. Dream: fase di lancio e ideazione, dove occorre massimo coinvolgimento individuale e dei gruppi e di creativitàII. Design: fase di pianificazione e progettazione tecnica, dove occorre il massimo di management di progettoIII. Develop: fase di sviluppo di prodotto e presentazione dei risultati, dove occorre il massimo di capacità risolutiva e comunicativa.

Ring-composition: la tecnologia rientra nel regno dei mezzi, che perdono significato se non sono collocati correttamente nel regno dei fini. Prima viene il processo e solo dopo e dentro esso vengono le App. PBL come OS

(Operating System)

didattico

Alberto [email protected]