Info generali sull’Unione europea e sulla programmazione ... · dell’UE. Viene semplifiata anhe...
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Info generali
sull’Unione
europea e sulla
programmazione
finanziaria 2007-
2013 e 2014-2020 Relazione di sintesi
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Info generali sull’Unione europea e sulla programmazione finanziaria 2007-2013 e 2014-2020 Relazione di sintesi
Questo breve sommario raccoglie informazioni generali sull’Unione
europea e, in particolare, sulla programmazione finanziaria 2007-
2013 e 2014-2020. Le pagine successive di questa Relazione di
sintesi raccolgono gli aspetti più importanti, su cui naturalmente
invito tutti ad un successivo approfondimento.
Massimo Bello
European Project Manager
CEO WOW
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La storia dell'Unione europea I padri fondatori dell'UE
I seguenti leader visionari hanno ispirato la creazione dell'Unione europea in cui viviamo
oggi. Senza il loro impegno e la loro motivazione non potremmo vivere nella zona di pace
e stabilità che oggi diamo per scontata. Combattenti della resistenza o avvocati, i padri
fondatori erano un gruppo eterogeneo di persone mosse dagli stessi ideali: la pace, l'unità
e la prosperità in Europa. Oltre ai padri fondatori presentati di seguito, molti altri hanno
ispirato il progetto europeo e hanno lavorato instancabilmente per realizzarlo. Questa
sezione relativa ai padri fondatori è pertanto un lavoro in evoluzione.
Konrad Adenauer
Joseph Bech
Johan Beyen
Winston Churchill
Alcide De Gasperi
Walter Hallstein
Sicco Mansholt
Jean Monnet
Robert Schuman
Paul-Henri Spaak
Altiero Spinelli
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1945 - 1959
Un’Europa di pace – gli albori della cooperazione
L’Unione europea viene posta in essere allo scopo di mettere fine alle guerre frequenti e
sanguinose tra paesi vicini, culminate nella seconda guerra mondiale. Negli anni
Cinquanta la Comunità europea del carbone e dell’acciaio comincia ad unire i paesi
europei sul piano economico e politico al fine di garantire una pace duratura. I sei membri
fondatori sono il Belgio, la Francia, la Germania, l’Italia, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Gli
anni Cinquanta sono caratterizzati dalla guerra fredda tra Est ed Ovest. Le proteste in
Ungheria contro il regime comunista sono represse dai carri armati sovietici nel 1956;
l’anno successivo (1957), invece, l’Unione Sovietica diventa leader nella conquista dello
spazio lanciando in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Sempre nel 1957, il
trattato di Roma istituisce la Comunità economica europea (CEE), o ‘Mercato comune’.
1960 - 1969
I brillanti anni Sessanta – un decennio di crescita economica
Negli anni Sessanta si assiste alla nascita di una vera e propria ‘cultura giovanile’, con
gruppi musicali quali i Beatles che attirano orde di adolescenti ovunque si esibiscano,
contribuendo ad alimentare una rivoluzione culturale che aumenta ulteriormente il
divario generazionale. Sono begli anni per l’economia, grazie anche al fatto che i paesi
dell’UE non applicano più dazi doganali nell’ambito dei reciproci scambi. Essi convengono
inoltre il controllo comune della produzione alimentare, garantendo così a tutti il
sufficiente approvvigionamento di tutta la popolazione – ben presto si registrerà anzi una
produzione agricola eccedentaria. Il maggio 1968 è famoso in tutto il mondo per i moti
studenteschi di Parigi – molti cambiamenti nella società e nel costume sono associati alla
cosiddetta ‘generazione del ‘68’.
1970 - 1979
Una comunità in crescita – il primo allargamento
Con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito il 1° gennaio 1973, il
numero degli Stati membri dell’Unione europea sale a nove. Il breve ma cruento conflitto
arabo-israeliano dell’ottobre 1973 scatena una crisi energetica e problemi economici in
Europa. La caduta del regime di Salazar in Portogallo nel 1974 e la morte del generale
Franco in Spagna nel 1975 decretano la fine delle ultime dittature di destra al potere in
Europa. La politica regionale comunitaria comincia a destinare ingenti somme al
finanziamento di nuovi posti di lavoro e di infrastrutture nelle aree più povere. Il
Parlamento europeo accresce la propria influenza nelle attività dell’UE e, nel 1979, viene
eletto per la prima volta a suffragio universale.
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1980 - 1989
L’Europa cambia volto – la caduta del muro di Berlino
In seguito agli scioperi dei cantieri navali di Danzica, nell’estate del 1980, il sindacato
polacco Solidarnośd ed il leader Lech Walesa diventano famosi in Europa e nel mondo. Nel
1981 la Grecia diventa il decimo Stato membro dell’UE, mentre il Portogallo e la Spagna
aderiscono all’UE nel 1986. Sempre nel 1986 viene firmato l’Atto unico europeo, che pone
le basi per un ampio programma di sei anni finalizzato a risolvere i problemi che ancora
ostacolano la fluidità degli scambi tra gli Stati membri dell’UE e crea così il ‘Mercato
unico’. Si produce un grande sconvolgimento politico quando, il 9 novembre 1989, viene
abbattuto il muro di Berlino e, per la prima volta dopo 28 anni, si aprono le frontiere tra
Germania Est e Germania Ovest, che saranno presto riunificate in un solo paese.
1990 - 1999
Un’Europa senza frontiere
Il crollo del comunismo nell’Europa centrale ed orientale ha determinato un
avvicinamento dei cittadini europei. Nel 1993 viene completato il mercato unico in virtù
delle ‘quattro libertà’ di circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Gli anni Novanta
sono inoltre il decennio di due importanti trattati: il trattato di Maastricht sull’Unione
europea (1993) e il trattato di Amsterdam (1999). I cittadini europei si preoccupano di
come proteggere l’ambiente e di come i paesi europei possano collaborare in materia di
difesa e sicurezza. Nel 1995 aderiscono all’UE tre nuovi Stati membri: Austria, Finlandia e
Svezia. Una piccola località del Lussemburgo dà il nome agli accordi di ‘Schengen’ che,
gradualmente, consentono ai cittadini di viaggiare liberamente senza controllo dei
passaporti alle frontiere. Milioni di giovani studiano all’estero con il sostegno finanziario
dell’UE. Viene semplificata anche la comunicazione, in quanto sempre più cittadini
utilizzano il telefono cellulare ed Internet.
2000 – 2009
Ulteriore espansione
L'euro è la nuova moneta per molti cittadini europei. L'11 settembre 2001 diventa
sinonimo di "guerra al terrorismo" dopo che alcuni aerei di linea vengono dirottati e fatti
schiantare contro edifici di New York e Washington. I paesi dell'UE iniziano a collaborare
molto più strettamente per combattere la criminalità. Con l’adesione all’UE di ben 10
nuovi paesi nel 2004 e di altri due paesi nel 2007 si ritengono definitivamente sanate le
divisioni politiche tra Europa orientale e occidentale. Nel settembre del 2008 una crisi
finanziaria investe l’economia globale, portando a una più stretta collaborazione in campo
economico tra i paesi dell'UE. Il trattato di Lisbona entra in vigore il 1° dicembre 2009,
dopo essere stato ratificato da tutti i paesi dell’UE, apportando in seno all’UE istituzioni
moderne e metodi di lavoro più efficienti.
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2010 – giorni nostri
Un decennio di opportunità e sfide
Il nuovo decennio si apre con una profonda crisi economica, ma anche con la speranza
che gli investimenti in nuove tecnologie verdi e rispettose del clima e una più stretta
collaborazione europea possano portare a una crescita e a un benessere duraturi.
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2013 Gennaio
1. L’Irlanda assume la presidenza semestrale di turno del Consiglio dell'UE. Tre le priorità:
stabilità, occupazione e crescita.
1. La Commissione europea inaugura l’Anno europeo dei cittadini, che si concentrerà sui
diritti e i vantaggi pratici della cittadinanza dell’UE.
1. Entra in vigore il trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione
economica e monetaria (comunemente noto come "il patto di bilancio" o "fiscal pact"),
che intende rafforzare la disciplina di bilancio nell’area dell’euro mediante la regola del
"pareggio di bilancio" e un meccanismo di correzione.
1. Marsiglia (Francia) e Košice (Slovacchia) sono le Capitali europee della cultura 2013. Le
due città ospiteranno una serie di eventi per promuovere la cultura locale.
21. L’Eurogruppo nomina un nuovo presidente, il ministro olandese delle finanze Jeroen
Dijsselbloem, che avrà un mandato di due anni e mezzo.
22. I ministri delle finanze concordano in linea di principio sull’introduzione di un’imposta
sulle transazioni finanziarie in 11 paesi dell’area dell’euro.
Febbraio
7-8. Nel corso di una riunione del Consiglio europeo, i paesi dell'Unione raggiungono un
accordo sul quadro finanziario pluriennale 2013-2020. L'accordo fissa i limiti e i principi
del bilancio annuale dell'UE per il periodo in questione.
14-15. Si riunisce a Bruxelles il Consiglio europeo per discutere principalmente la
situazione economica.
26. Nel quadro del pacchetto di proposte per riformare la politica europea della pesca, i
ministri dell’UE raggiungono un accordo informale in sede di Consiglio sulla protezione
degli stock ittici minacciati e sul divieto dei “rigetti”, la pratica che consiste nel gettare in
mare le catture accessorie.
28. Il Consiglio raggiunge un accordo politico su una raccomandazione relativa a una
“garanzia per i giovani” destinata agli under 25. Questo meccanismo garantirà che i
giovani ricevano un'offerta di lavoro, di formazione o apprendistato o continuino gli studi
entro quattro mesi dall'uscita dalla scuola o dall’eventuale perdita del posto di lavoro.
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Marzo
11. Termina il periodo di abbandono graduale della sperimentazione dei prodotti
cosmetici sugli animali: i cosmetici testati sugli animali non potranno più essere
commercializzati nell'UE.
15. I leader europei approvano nel Consiglio europeo le priorità economiche dell'Unione
per il 2013 e formulano orientamenti strategici per le politiche di bilancio nazionali degli
Stati membri e le riforme strutturali da attuare entro l'anno. L'azione rientra nell'ambito
del ciclo semestrale di coordinamento politico noto come "Semestre europeo".
25. L’Eurogruppo raggiunge un accordo politico sul futuro programma di risanamento
economico per Cipro. L'obiettivo è rimettere in sesto le finanze pubbliche e il settore
finanziario del paese.
Aprile
19. La Serbia e il Kosovo firmano un patto a Bruxelles in seguito a negoziati promossi
dall’Alta rappresentante dell’UE Catherine Ashton. Il patto getta le fondamenta per una
normalizzazione dei rapporti tra i due paesi vicini.
Maggio
13. L'UE adotta due regolamenti sulla governance economica nell’area dell’euro, noti
anche come "two-pack". Essi rafforzano il controllo sulle finanze pubbliche dei paesi.
21. Il Parlamento europeo approva norme di sicurezza più rigorose per l’estrazione
offshore di petrolio e gas. Lo scopo è ridurre il rischio di gravi incidenti o, in caso di
incidente, limitarne le conseguenze.
22. Il Consiglio europeo si riunisce a Bruxelles per discutere di evasione e frodi fiscali, e
delle politiche energetiche.
Giugno
27-28. I leader dell’UE riuniti in sede di Consiglio europeo a Bruxelles approvano un piano
globale per combattere la disoccupazione giovanile. Decidono inoltre di avviare i negoziati
di adesione con la Serbia e confermano che la Lettonia adotterà l’euro come valuta nel
2014.
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Luglio
1. La Croazia aderisce all’UE, portando il numero dei paesi membri a 28. Oggi l’UE ha
quindi 24 lingue ufficiali.
Il croato Neven Mimica è nominato membro della Commissione europea responsabile
della politica dei consumatori.
La Lituania assume la presidenza semestrale di turno del Consiglio dell'UE.
Agosto
21. I ministri degli Esteri dell'UE chiedono di porre fine alla violenza in Egitto e invitano
tutti i partiti politici ad avviare un dialogo aperto e costruttivo per ripristinare il processo
democratico.
Settembre
11. Nel suo discorso annuale sullo stato dell'Unione il presidente della Commissione
europea Barroso ha esortato tutti quelli che hanno a cuore l'Europa, indipendentemente
dal credo politico, dalla posizione ideologica o dalla provenienza, a schierarsi a favore
dell'Europa.
Ottobre
1. Emily O'Reilly assume la carica di Mediatore europeo.
15. Sorge il primo pilastro dell'Unione bancaria: è stata infatti adottata la normativa che
istituisce un meccanismo unico per la vigilanza delle banche e di altri istituti di credito.
24-25. Il Consiglio europeo si riunisce per discutere, tra l’altro, di economia digitale e di
politica economica e sociale.
Novembre
13. La Commissione pubblica l’analisi annuale della crescita 2013. Inizia così il "semestre
europeo” per il coordinamento delle politiche economiche, che ogni anno assicura
l'armonizzazione dei programmi economici e di bilancio da parte dei paesi dell'UE. La sfida
più impegnativa cui è ora confrontata l'economia europea è trovare il modo di sostenere
la ripresa economica in corso.
28-29. Al vertice del partenariato orientale tenutosi a Vilnius, la Georgia e la Moldova
firmano i rispettivi accordi di associazione con l'UE. Le relazioni tra Ucraina e UE non sono
ancora definite e oggetto di una notevole controversia con il paese.
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I simboli dell'UE L'UE è riconoscibile attraverso una serie di simboli, il più noto dei quali sono le stelle
dorate disposte in cerchio su uno sfondo blu.
La bandiera europea
Le 12 stelle in cerchio rappresentano gli ideali di unità, solidarietà e armonia tra i popoli
d'Europa.
L'inno europeo
La melodia scelta per simboleggiare l'UE è tratta dalla Nona sinfonia di Ludwig Van
Beethoven, composta nel 1823.
Festa dell'Europa
Gli ideali all'origine dell'Unione europea sono stati enunciati per la prima volta il 9 maggio
1950 dal ministro degli Esteri francese Robert Schuman. Ecco perché questa data è stata
scelta per celebrare la Festa dell'Europa.
Il motto dell'UE
"Unita nella diversità" è il motto dell'Unione europea.
Esso sta ad indicare come, attraverso l'UE, gli europei siano riusciti ad operare insieme a
favore della pace e della prosperità, mantenendo al tempo stesso la ricchezza delle
diverse culture, tradizioni e lingue del continente.
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Le finanze dell'UE Il bilancio dell'UE è finanziato da varie fonti, tra le quali una percentuale del reddito
nazionale lordo di ciascun paese membro. Le risorse sono destinate a misure molto
diverse, come innalzare il tenore di vita nelle regioni più povere e garantire la sicurezza
alimentare. La maggior parte dei paesi dell'UE utilizzano una moneta comune, l'euro.
Da dove provengono le risorse
Le entrate dell'UE non derivano solo dai contributi dei paesi membri, ma anche da dazi
all'importazione sui prodotti provenienti dall'esterno dell'Unione e da una percentuale
dell'IVA riscossa da ciascun paese.
Come sono spese
Il bilancio dell'UE finanzia numerose attività in settori che vanno dallo sviluppo rurale e la
protezione dell'ambiente alla difesa delle frontiere esterne e la promozione dei diritti
umani. Commissione, Consiglio e Parlamento decidono insieme l'entità del bilancio e la
ripartizione delle risorse. Responsabili dell'effettiva esecuzione della spesa sono tuttavia
la Commissione e i paesi dell'UE.
L'euro
L'euro, utilizzato ogni giorno da circa 332 milioni di europei, è la prova più tangibile della
cooperazione tra i paesi dell'UE. I suoi vantaggi sono evidenti a chiunque faccia viaggi
all'estero o acquisti online su siti basati in un altro paese dell'UE.
La crisi economica e finanziaria
Da quando è scoppiata, nel 2008, la crisi economica mondiale ha richiesto interventi
energici e ripetuti da parte dei governi dei paesi UE, della Banca centrale europea e della
Commissione. Tutti questi attori hanno collaborato per sostenere la crescita e
l'occupazione, tutelare i risparmi, mantenere un flusso di credito accessibile per le
imprese e le famiglie, garantire la stabilità finanziaria ed istituire un sistema di
governance migliore per il futuro.
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(Superficie in migliaia di km²)
Paese Superficie
(1 000 km²)
Malta (MT) 0.3
Lussemburgo (LU) 2.6
Cipro (CY) 9.3
Slovenia (SI) 20.1
Belgio (BE) 30.3
Paesi Bassi (NL) 33.8
Danimarca (DK) 43.1
Estonia (EE) 43.4
Slovacchia (SK) 49.0
Croazia (HR) 56.5
Lettonia (LV) 62.3
Lituania (LT) 62.7
Irlanda (IE) 68.4
Repubblica ceca (CZ) 77.3
Austria (AT) 82.5
Paese Superficie
(1 000 km²)
Portogallo (PT) 91.9
Ungheria (HU) 93.0
Bulgaria (BG) 111.0
Grecia (EL) 130.7
Romania (RO) 230.0
Regno Unito (UK) 243.8
Italia (IT) 295.1
Finlandia (FI) 304.5
Polonia (PL) 312.7
Germania (DE) 357.0
Svezia (SE) 410.3
Spagna (ES) 506.0
Francia (FR) 544.0
Superficie totale 4271,6
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Popolazione per paese (popolazione totale dell'UE: 507069424)
Paese Popolazione totale Popolazione in %
Malta (MT) 421364 0.08%
Lussemburgo (LU) 537039 0.10%
Cipro (CY) 865878 0.17%
Estonia (EE) 1324814 0.26%
Lettonia (LV) 2023825 0.39%
Slovenia (SI) 2058821 0.40%
Lituania (LT) 2971905 0.58%
Croazia (HR) 4262140 0.84%
Irlanda (IE) 4591087 0.90%
Slovacchia (SK) 5410836 1.06%
Finlandia (FI) 5426674 1.07%
Danimarca (DK) 5602628 1.10%
Bulgaria (BG) 7284552 1.43%
Austria (AT) 8451860 1.66%
Svezia (SE) 9555893 1.88%
Ungheria (HU) 9908798 1.95%
Portogallo (PT) 10487289 2.06%
Repubblica ceca (CZ) 10516125 2.07%
Grecia (EL) 11062508 2.18%
Belgio (BE) 11161642 2.20%
Paesi Bassi (NL) 16779575 3.30%
Romania (RO) 20057458 3.95%
Polonia (PL) 38533299 7.59%
Spagna (ES) 46704308 9.21%
Italia (IT) 59685227 11.77%
Regno Unito (UK) 63887988 12.59%
Francia (FR) 65633194 12.94%
Germania (DE) 80523746 15.88%
Popolazione totale 507 069 424 100%
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PIL pro capite in SPA (Standard potere d’acquisto)
Paese PIL pro capite in SPA
Bulgaria (BG) 47
Romania (RO) 48
Lettonia (LV) 60
Croazia (HR) 61
Polonia (PL) 65
Ungheria (HU) 67
Lituania (LT) 68
Estonia (EE) 69
Slovacchia (SK) 75
Portogallo (PT) 77
Grecia (EL) 80
Repubblica ceca (CZ) 81
Slovenia (SI) 84
Malta (MT) 86
Cipro (CY) 94
Spagna (ES) 96
Italia (IT) 102
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Studenti di un paese dell'UE che studiano in un altro paese, per paese ospitante
Paese Totale degli studenti in migliaia Studenti in %
Malta (MT) 1.3 0.22%
Slovenia (SI) 2.6 0.44%
Estonia (EE) 3.9 0.67%
Lettonia (LV) 5.3 0.91%
Danimarca (DK) 5.5 0.94%
Lussemburgo (LU) 7.4 1.27%
Finlandia (FI) 8.6 1.48%
Ungheria (HU) 9.0 1.55%
Croazia (HR) 9.8 1.69%
Lituania (LT) 10.5 1.81%
Belgio (BE) 10.6 1.83%
Repubblica ceca (CZ) 12.2 2.10%
Austria (AT) 12.8 2.21%
Svezia (SE) 13.6 2.34%
Regno Unito (UK) 14.4 2.48%
Paesi Bassi (NL) 16.0 2.76%
Portogallo (PT) 17.9 3.09%
Spagna (ES) 23.9 4.12%
Bulgaria (BG) 24.5 4.23%
Irlanda (IE) 24.7 4.26%
Cipro (CY) 25.7 4.43%
Romania (RO) 30.2 5.21%
Slovacchia (SK) 32.3 5.57%
Grecia (EL) 33.5 5.78%
Polonia (PL) 44.5 7.68%
Italia (IT) 46.7 8.06%
Francia (FR) 51.8 8.94%
Germania (DE) 92.2 15.92%
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Numero di lingue straniere apprese in media da uno studente nel corso degli studi
secondari superiori (livello 3 della classificazione internazionale dei livelli di istruzione)
Paese Totale delle lingue
Portogallo (PT) 0.6
Germania (DE) 0.9
Irlanda (IE) 0.9
Grecia (EL) 0.9
Malta (MT) 1.1
Ungheria (HU) 1.2
Danimarca (DK) 1.3
Italia (IT) 1.4
Lituania (LT) 1.4
Austria (AT) 1.4
Repubblica ceca (CZ) 1.5
Croazia (HR) 1.5
Bulgaria (BG) 1.6
Lettonia (LV) 1.6
Polonia (PL) 1.6
Slovenia (SI) 1.6
Svezia (SE) 1.6
Belgio (BE) 1.7
Francia (FR) 1.7
Slovacchia (SK) 1.7
Cipro (CY) 1.8
Romania (RO) 1.9
Lussemburgo (LU) 2.4
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PIL pro capite in SPA (standard potere d’acquisto)
Paese PIL pro capite in SPA
Bulgaria (BG) 47
Romania (RO) 48
Lettonia (LV) 60
Croazia (HR) 61
Polonia (PL) 65
Ungheria (HU) 67
Lituania (LT) 68
Estonia (EE) 69
Slovacchia (SK) 75
Portogallo (PT) 77
Grecia (EL) 80
Repubblica ceca (CZ) 81
Slovenia (SI) 84
Malta (MT) 86
Cipro (CY) 94
Spagna (ES) 96
Italia (IT) 102
Regno Unito (UK) 105
Francia (FR) 109
Finlandia (FI) 116
Belgio (BE) 120
Germania (DE) 123
Svezia (SE) 125
Danimarca (DK) 126
Irlanda (IE) 129
Paesi Bassi (NL) 129
Austria (AT) 129
Lussemburgo (LU) 266
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L'economia Grazie al mercato unico, che riunisce 28 paesi, l'UE è una delle maggiori potenze
commerciali mondiali.
La politica economica dell'UE punta a sostenere la crescita investendo nei trasporti,
nell'energia e nella ricerca, cercando al tempo stesso di ridurre al minimo l'impatto dello
sviluppo economico sull'ambiente.
Valore dell'economia dell'UE
L'economia dell'UE, misurata in termini di produzione di beni e servizi (PIL), supera ormai
quella degli USA: PIL dell'UE nel 2012: 12 945, 402 miliardi di euro.
Commercio
L'UE conta solo il 7% della popolazione mondiale, ma i suoi scambi commerciali con il
resto del mondo rappresentano circa il 20% delle esportazioni ed importazioni mondiali.
Circa due terzi degli scambi commerciali dei paesi dell'UE avvengono con altri paesi
dell'UE.
Il commercio è stato colpito dalla recessione mondiale, ma l'UE rimane il più grande
blocco commerciale al mondo, rappresentando il 16,4% delle importazioni a livello
mondiale nel 2011. Seguono gli Stati Uniti con il 15,5% delle importazioni totali e la Cina
con l'11,9%. L'UE è anche il maggiore esportatore, rappresenta infatti il 15,4% di tutte le
esportazioni, davanti alla Cina (13,4%) e agli Stati Uniti (10,5%).
Occupazione
Anche l'occupazione ha risentito della crisi economica globale e delle turbolenze nell'area
dell'euro.
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Manodopera occupata nell'agricoltura
Paese Manodopera
familiare
Manodopera
non familiare
occupata
regolarmente
Manodopera
non familiare
occupata non
regolarmente
Austria 91.36% 7.75% 0.88%
Belgio 78.18% 16.97% 4.84%
Bulgaria 90.10% 7.59% 2.30%
Cipro 92.62% 5.14% 2.24%
Croazia 96.24% 2.76% 1.00%
Danimarca 69.65% 28.46% 1.89%
Estonia 74.5% 24.42% 1.08%
Finlandia 85.77% 10.89% 3.34%
Francia 51.58% 40.51% 7.91%
Germania 71.67% 21.4% 6.93%
Grecia 93.46% 2.06% 4.47%
Irlanda 92.94% 5.97% 1.10%
Islanda 66.34% 28.55% 5.12%
Italia 92.17% 4.66% 3.18%
Lettonia 90.11% 9.61% 0.28%
Lituania 91.64% 7.57% 0.80%
Lussemburgo 79.88% 17.19% 2.93%
Malta 95.09% 4.69% 0.22%
Paesi Bassi 63.78% 27.47% 8.74%
Polonia 97.02% 2.26% 0.73%
Portogallo 89.42% 6.83% 3.75%
Regno Unito 72.82% 22.70% 4.48%
Repubblica ceca 31.57% 65.94% 2.49%
Romania 97.04% 1.45% 1.50%
Slovacchia 49.60% 48.35% 2.05%
Slovenia 96.08% 1.52% 2.40%
Spagna 81.49% 11.49% 7.02%
Svezia 82.76% 14.99% 2.26%
Ungheria 90.45% 7.79% 1.76%
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Tasso di disoccupazione
Paese Donne Uomini
Austria 49.20% 50.80%
Belgio 47.81% 52.19%
Bulgaria 45.41% 54.59%
Cipro 48.72% 51.28%
Croazia 47.83% 52.17%
Danimarca 51.59% 48.41%
Estonia 47.48% 52.52%
Finlandia 45.88% 54.12%
Francia 50.63% 49.37%
Germania 47.04% 52.96%
Grecia 56.10% 43.90%
Irlanda 41.01% 58.99%
Italia 53.21% 46.79%
Lettonia 46.35% 53.65%
Lituania 44.32% 55.68%
Lussemburgo 56.25% 43.75%
Malta 50.81% 49.19%
Paesi Bassi 46.84% 53.16%
Polonia 53.48% 46.52%
Portogallo 50.07% 49.93%
Regno Unito 46.75% 53.25%
Repubblica ceca 58.25% 41.75%
Romania 45.70% 54.30%
Slovacchia 51.84% 48.16%
Slovenia 52.29% 47.71%
Spagna 50.97% 49.03%
Svezia 48.83% 51.17%
Ungheria 49.50% 50.50%
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Spesa complessiva per R&S in percentuale del PIL
Paese Imprese Pubblica
amministrazione
Istruzione
superiore
Settore
privato non
profit
Austria 1.9 0.14 0.71 0.01
Belgio 1.52 0.18 0.49 0.02
Bulgaria 0.3 0.2 0.06 0
Cipro 0.07 0.08 0.27 0.08
Croazia 0.34 0.21 0.21 0
Danimarca 1.96 0.06 0.94 0.01
Estonia 1.5 0.19 0.66 0.02
Finlandia 2.68 0.34 0.76 0.03
Francia 1.44 0.31 0.47 0.03
Germania 1.96 0.42 0.52 :
Grecia 0.23 0.16 0.27 0.01
Irlanda 1.14 0.08 0.43 :
Italia 0.69 0.17 0.36 0.04
Lettonia 0.19 0.16 0.34 :
Lituania 0.24 0.18 0.5 :
Lussemburgo 1 : : :
Malta 0.48 0.03 0.21 0
Paesi Bassi 1.14 0.22 0.67 :
Polonia 0.23 0.26 0.27 0
Portogallo 0.71 0.11 0.57 0.12
Regno Unito 1.13 0.15 0.46 0.03
Repubblica
ceca 0.91 0.32 0.4 0.01
Romania 0.18 0.2 0.11 0
Slovacchia 0.25 0.19 0.24 0
Slovenia 1.83 0.35 0.29 0
Spagna 0.71 0.26 0.38 0
Svezia 2.33 0.15 0.9 0.01
Ungheria 0.76 0.19 0.25 :
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Percentuale di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili
Paese PIL pro capite in SPA*
Malta (MT) 0.1
Cipro (CY) 3.4
Lussemburgo (LU) 4.1
Ungheria (HU) 6.4
Polonia (PL) 8.2
Regno Unito (UK) 8.7
Belgio (BE) 8.8
Lituania (LT) 9.0
Paesi Bassi (NL) 9.8
Repubblica ceca (CZ) 10.6
Estonia (EE) 12.3
Bulgaria (BG) 12.9
Grecia (EL) 14.6
Francia (FR) 16.5
Irlanda (IE) 17.6
Slovacchia (SK) 19.8
Germania (DE) 21.3
(EU28) 21.8
Italia (IT) 23.5
Finlandia (FI) 29.2
Slovenia (SI) 30.8
Romania (RO) 31.1
Spagna (ES) 31.5
Croazia (HR) 35.5
Danimarca (DK) 35.9
Lettonia (LV) 44.7
Portogallo (PT) 46.5
Svezia (SE) 59.6
Austria (AT) 66.1
* Standard potere d’acquisto
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Dipendenza netta dalle importazioni di energia in percentuale del consumo totale
Paese Carbone Petrolio Gas naturale
Austria 88.0 90.4 103.2
Belgio 101.3 98.7 100.1
Bulgaria 102.7 97.6 86.1
Cipro 0.0 95.8 :
Croazia 98.4 79.9 :
Danimarca 110.9 -48.7 -66.3
Estonia 89.7 55.6 100.0
Finlandia 125.1 97.2 100.0
Francia 98.9 98.0 103.3
Germania 81.8 94.2 86.1
Grecia 102.3 94.5 100.0
Irlanda 111.1 101.7 93.1
Italia 96.1 90.2 90.2
Lettonia 102.5 103.2 109.5
Lituania 110.5 91.6 100.3
Lussemburgo 100.0 99.6 99.9
Malta : 100.6 :
Paesi Bassi 101.0 91.5 -68.6
Polonia -1.5 95.5 75.1
Portogallo 97.2 99.9 101.5
Regno Unito 64.1 26.8 44.2
Repubblica ceca -40.6 95.0 110.8
Romania 92.2 46.6 22.2
Slovacchia 99.0 90.2 104.8
Slovenia 93.1 99.5 99.7
Spagna 70.2 99.8 101.4
Svezia 103.7 98.6 100.0
Ungheria 94.7 82.3 65.6
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LA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2007- 2013
La programmazione comunitaria è il frutto di una pianificazione coordinata fra la Commissione
europea e gli Stati membri. Infatti, i Fondi strutturali (o indiretti) vengono approvati dalla
Commissione Europea ed erogati tramite la mediazione delle autorità nazionali, regionali o locali.
I Fondi vengono riprogrammati ogni sette anni, ma come ogni programmazione economica e/o
territoriale complessa e pluriennale la durata dei cicli è più ampia degli anni formalmente indicati: la
chiusura della programmazione 2007-2013, infatti, è prevista per il 2015.
La programmazione adottata per il ciclo 2007-2013 (costituita da 5 pacchetti normativi pubblicati in
GUUE del 31 luglio 2006) ridisegna il quadro della politica di coesione nel contesto dell’Europa
allargata a 27 e si ispira agli orientamenti dell’Unione Europea delineati dalla Strategia di Lisbona per
la crescita, la competitività e l’occupazione.
Inoltre, la programmazione 2007-2013 è stata prodotta da un lato, a partire dagli effetti
(positivi/negativi) di quanto realizzato nel ciclo precedente (2000-2006), e dall’altro in considerazione
dei nuovi obiettivi programmatici inseriti nell’agenda ideale della UE.
I nuovi obiettivi che vogliono essere conseguiti, attraverso l’azione dei Fondi strutturali 2007-2013,
sono:
1. Convergenza, il cui obiettivo è quello di favorire la convergenza degli Stati membri e delle
Regioni, ovvero ridurne le disparità in termini di ricchezza attraverso il miglioramento delle condizioni
di crescita e di occupazione negli Stati membri e nelle Regioni meno avanzate. Gli interventi
finanziari vengono effettuati tramite il FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale, il FSE (Fondo
Sociale Europeo) e il Fondo di coesione e sono diretti a risorse umane, ricerca e innovazione.
2. Competitività regionale e occupazione mira a rafforzare la competitività, l’occupazione e le
attrattive delle Regioni (al di là dei ritardi di sviluppo). Il raggiungimento di questo obiettivo consentirà
di anticipare i cambiamenti socio-economici, di promuovere l’innovazione l’imprenditorialità, la tutela
dell’ambiente, l’accessibilità, l’adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo di mercati di lavoro che
favoriscano l’inserimento. Il finanziamento è effettuato tramite FESR (Fondo europeo di sviluppo
regionale) e FSE (Fondo sociale europeo). Le Regione ammesse a beneficiare degli investimenti
destinati a questo obiettivo sono quelle che – nella passata programmazione 2000-2006 rientravano
nel gruppo delle Regioni meno avanzate – hanno beneficiato non soddisfano più i criteri di
ammissibilità all’Obiettivo Convergenza. Per il principio di esclusione, le Regioni della Comunità non
ammissibili all’Obiettivo Convergenza rientrano nei rimanenti Obiettivi. Per quanto riguarda i
programmi finanziati dal FSE, la Commissione ha proposto quattro priorità, in linea con gli
orientamenti formulati nell’ambito della Strategia europea per l’occupazione (SEO): accrescere
l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, potenziare l’accesso all’occupazione, rafforzare
l’inserimento sociale e avviare riforme nel settore dell’occupazione e dell’inserimento.
3. Cooperazione territoriale europea, con cui si intende promuovere/rafforzare la cooperazione
transfrontaliera, transnazionale e interregionale attraverso iniziative congiunte tese a risolvere
problemi comuni alle autorità confinanti, come lo sviluppo urbano, rurale e costiero e la creazione di
relazioni economiche e reti di piccole e medie imprese. La cooperazione è orientata su ricerca,
sviluppo, società dell’informazione, ambiente, prevenzione dei rischi e gestione integrata delle
acque. Sono ammissibili Regioni situate lungo le frontiere terrestri interne e talune frontiere esterne,
nonché alcune frontiere marittime adiacenti. L’azione è finanziata dal FESR.
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Fondi diretti e indiretti
La gestione dei Fondi avviene in modo diretto dalla Commissione o, al contrario, indirettamente.
Si dicono Fondi diretti quelli cui:
- il versamento e la gestione degli stessi sono attuati direttamente dalla Commissione (o da una
Agenzia Delegata),
- il rapporto contrattuale viene stipulato tra Commissione (o Agenzia delegata) e beneficiario finale.
Si tratta di contributi che obbligatoriamente debbono essere integrati dai beneficiari con risorse
proprie e sono utilizzati per la realizzazione di attività “soft” come organizzazione di seminari e
convegni, studi, scambi di esperienze, buone pratiche … . In questa categoria rientrano i
finanziamenti ai “Programmi Comunitari”.
I Fondi indiretti sono finanziamenti:
- che vengono trasferiti a Stati membri, Ministeri, Regioni e Province
- il cui versamento e gestione dei Fondi sono attuati da Stati membri, Ministeri, Regioni e Province,
enti che stanziano anche risorse finanziarie aggiuntive
- la cui assegnazione avviene su specifici bandi.
Le autorità nazionali, regionali o locali, dunque, svolgono una funzione di mediazione rispetto alla
Commissione e, di conseguenza, programmano direttamente gli interventi, emanano i bandi e
gestiscono le risorse comunitarie.
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1. La riforma della politica di coesione per il settennio 2007–2013
La riforma dei Fondi Strutturali della Politica di Coesione della Unione Europea per il
settennio 2007–2013, disegnata da un pacchetto di cinque provvedimenti, prevede un
approccio programmatico più strategico rispetto alla precedente programmazione, un
raccordo più organico di tale politica con le strategie e gli indirizzi dei singoli Stati Membri
dell’UE, un partenariato istituzionale più virtuoso e sistemico e l’introduzione di elementi
di semplificazione.
La riforma ha confermato molti dei seguenti principi guida:
- complementarietà (alle azioni nazionali e agli altri strumenti finanziari della Comunità);
- coerenza (con le priorità e le politiche comunitarie);
- coordinamento (con gli altri strumenti finanziari della Comunità);
- conformità (alle disposizioni del trattato e degli atti adottati in virtù di esso);
- programmazione pluriennale;
- partenariato (aspetti operativi e strategici e partecipazione delle autorità regionali, locali
e degli enti locali);
- sussidiarietà e proporzionalità rispetto al sistema istituzionale dello Stato membro
(gestione proporzionale per il controllo e monitoraggio);
- gestione condivisa (Stati membri e UE condividono la responsabilità del controllo
finanziario);
- addizionalità (i Fondi strutturali non possono sostituirsi alla spesa pubblica nazionale).
2. Le principali novità della programmazione 2007-2013
A differenza del passato, sono tre i fondi che finanzieranno gli interventi:
- FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), che promuove investimenti pubblici e
privati per ridurre gli squilibri regionali nell’UE;
- FSE (Fondo Sociale Europeo), volto ad accrescere l’adattabilità dei lavoratori e delle
imprese, migliorare l'accesso all'occupazione e alla partecipazione al mercato del lavoro e
rafforzare l’inclusione sociale;
- Fondo di Coesione, che contribuisce a interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di
trasporti transeuropee nei paesi con reddito nazionale lordo (RNL) inferiore al 90% della
media comunitaria (Il Fondo di Coesione non interessa l’Italia).
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Tre sono anche gli obiettivi dei nuovi fondi:
- Convergenza (ex Obiettivo 1), diretto a Stati e regioni in ritardo di sviluppo. Finanziato
da FESR, FSE e FC. (Importo circa l’81,5% del budget totale)
- Competitività regionale e occupazione (ex Obiettivi 2 e 3), interessa tutte le regioni che
non rientrano nell’obiettivo Convergenza. Mira a rafforzare competitività e attrattività
delle regioni e l’occupazione a livello regionale. Finanziato da FESR e FSE (Importo circa il
16% del budget totale)
- Cooperazione territoriale europea (ex iniziativa comunitaria Interreg), volta a
rafforzare la cooperazione transfrontaliera e transnazionale, tramite iniziative congiunte a
livello regionale e nazionale e la cooperazione e lo scambio di esperienze a livello
interregionale. In questo obiettivo andranno a confluire tra ’altro le azioni finanziate dai
programmi Interreg, Equal e Urban. Finanziato da FESR e FSE (Importo circa il 2.5% del
budget totale).
Le risorse da destinare alla politica di Coesione sono pari a 308 miliardi di Euro. Per l’Italia
le risorse assegnate ai 3 obiettivi sono pari a circa 25,5 miliardi di Euro.
Non ci sarà più la divisione predefinita in “zone”, per cui gli eventuali ambiti territoriali di
attuazione degli interventi potranno essere scelti dalle Regioni con maggiore flessibilità,
sulla base della natura del problema che si intende affrontare e degli obiettivi da
realizzare.
Altri cambiamenti sostanziali riguardano le fasi di programmazione dell’utilizzo dei fondi,
in un’ottica di semplificazione. Le principali sono:
- adozione da parte della Commissione degli orientamenti strategici per la coesione, una
sorta di linee guida contenenti principi e priorità che le autorità nazionali e regionali
devono seguire nella redazione dei documenti di programmazione dei fondi;
- sulla base degli orientamenti strategici, ogni Stato membro adotta il Quadro Strategico
di riferimento nazionale (QSN), (che sostituisce i DOCUP della scorsa programmazione)
- sulla base del QSN, gli Stati membri e le Regioni propongono dei Programmi operativi
nazionali (PON) e regionali (POR) (uno per ogni fondo secondo la logica “un Fondo, un
Programma”), contenenti la definizione delle priorità, le disposizioni di attuazione ed il
piano finanziario. I programmi operativi, che sostituiscono i precedenti Complementi di
Programmazione, dovranno essere adottati con Decisione della Commissione.
- Una volta approvati, si passerà alla fase di gestione operativa e di selezione dei progetti.
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3. I nuovi obiettivi
I tre assi prioritari del precedente periodo di programmazione 2000-2006, ossia l’obiettivo
1 (regioni in ritardo di sviluppo), l’obiettivo 2 (zone in fase di riconversione economica e
sociale) e l’obiettivo 3 (sistemi di formazione e promozione del lavoro), sono sostituiti nel
2007 dai tre nuovi obiettivi descritti qui di seguito.
Obiettivo Convergenza (FESR, FSE, Fondo di Coesione) mira ad accelerare la convergenza
economica delle regioni meno avanzate: condizioni più propizie alla crescita e
all’occupazione favorendo investimenti nelle persone e nelle risorse fisiche; innovazione e
società della conoscenza; adattabilità ai cambiamenti economici e sociali; tutela
dell’ambiente; efficienza amministrativa. Questo obiettivo svolgerà un ruolo
indispensabile soprattutto nei nuovi Stati membri in cui si registrano divari di sviluppo
senza precedenti nella storia dell’Unione.
L’obiettivo Convergenza riguarda le regioni con un prodotto interno lordo pro capite
(PIL/abitante), inferiore al 75% della media dell’UE allargata. Tale situazione interessa
principalmente la maggior parte dei nuovi Stati membri.
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Al fine di consolidare i progressi conseguiti nell’ambito dei precedenti programmi, sino al
2013 è previsto un sostegno transitorio specifico, a carattere decrescente, per le regioni
che supereranno la soglia del 75% del PIL a causa dell’effetto statistico dell’allargamento.
Indipendentemente dalla loro ammissibilità all’obiettivo Convergenza, le regioni
ultraperiferiche (RUP: Azzorre, Madera, Canarie e dipartimenti francesi d’oltremare)
fruiranno di un finanziamento specifico a titolo del FESR destinato a favorirne
l’integrazione nel mercato interno e a compensare gli specifici vincoli di tali zone.
Analogamente a quanto avvenuto in precedenza, l’obiettivo Convergenza interessa gli
interventi del Fondo di Coesione negli Stati membri con un reddito nazionale lordo (RNL)
inferiore al 90 % della media comunitaria, per assistere tali Paesi a soddisfare i requisiti
dell’Unione economica e monetaria. Le regioni italiane rientranti nell’Obiettivo
Convergenza sono: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia mentre la Basilicata è in phasing
out.
Obiettivo Competitività regionale e occupazione (FESR, FSE). Per quanto riguarda la
politica di coesione negli altri territori dell’Unione, la Commissione propone un duplice
approccio. Si tratta, da un lato, di rafforzare la competitività e l’attrattiva delle regioni
attraverso programmi di sviluppo regionale, anticipando i cambiamenti economici e
sociali e sostenendo l’innovazione, la società della conoscenza, l’imprenditorialità, la
protezione dell’ambiente e la prevenzione dei rischi. Dall’altro, mediante programmi
nazionali o territoriali di livello adeguato finanziati dal FSE, si tende a potenziare
l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese nonché a garantire lo sviluppo di mercati del
lavoro per rafforzare l’inclusione sociale, in linea con la strategia europea per
l’occupazione.
L’obiettivo Competitività svolgerà un ruolo essenziale per evitare l’insorgere di nuovi
squilibri a svantaggio di regioni che, altrimenti, verrebbero penalizzate da fattori
socioeconomici sfavorevoli senza poter contare su sufficienti aiuti pubblici. Le regioni non
ammissibili ai programmi di convergenza potranno beneficiare dell’obiettivo
Competitività.
Le regioni dell’ex obiettivo 1 che nel 2007 non più ammissibili all’obiettivo Convergenza in
virtù dei loro progressi economici fruiranno di un sostegno transitorio specifico a
carattere decrescente, erogato a titolo dell’obiettivo Competitività sino al 2013, per
consolidare i risultati raggiunti. Per l’Italia rientra in tale situazione la Sardegna.
Obiettivo Cooperazione territoriale europea (FESR). Nell’ambito di questo obiettivo, che
trae spunto dall’esperienza dell’iniziativa comunitaria Interreg, la sfida consiste
nell’intensificare la cooperazione a tre livelli: cooperazione transfrontaliera mediante
programmi congiunti; cooperazione a livello delle zone transnazionali; reti di
cooperazione e di scambio di esperienze sull’intero territorio dell’Unione.
L’obiettivo Cooperazione favorirà uno sviluppo equilibrato, armonico e sostenibile del
territorio europeo. Si noti che al di fuori dell’obiettivo Cooperazione, i programmi di
convergenza e competitività copriranno azioni di cooperazione specificamente
interregionali tra le autorità partecipanti di un programma e le autorità di almeno un altro
Stato membro. La cooperazione transfrontaliera interesserà le regioni situate lungo i
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confini terrestri interni e talune frontiere terrestri esterne, nonché alcune regioni ai
confini marittimi.
QUADRO PLURIENNALE FINANZIARIO 2007-2013
OBIETTIVI E FONDI STRUTTURALI NELLA PROGRAMMAZIONE 2007-2013
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4. Le fasi del processo di programmazione
La riforma dei Fondi Strutturali ha previsto un approccio programmatico, strategico e un
raccordo organico con le strategie nazionali degli Stati membri.
I presupposti normativi e finanziari e le fasi di preparazione del ciclo di programmazione
per il periodo 2007-2013, comprendono:
- il varo delle prospettive finanziarie della UE;
- il varo del pacchetto dei regolamenti comunitari di disciplina e attuazione dei fondi
strutturali;
- l’emanazione da parte del Consiglio Europeo degli Orientamenti Generali per le Politiche
di Coesione;
- l’approvazione da parte della Commissione Europea del Quadro Strategico Nazionale
(avvenuta per l’Italia lo scorso 13 luglio 2007)
- la presentazione dei Programmi Operativi che in base alle tematiche affrontate e ai
soggetti istituzionali competenti, possono essere:
- nazionali (PON), in settori con particolari esigenze di integrazione a livello nazionale, la
cui Autorità di Gestione è una Amministrazione Centrale (5 FESR, 3 FSE);
- regionali (POR), multisettoriali, riferiti alle singole regioni gestiti dalle Amministrazioni
Regionali. Per ciascuna regione c’è un POR FESR e un POR FSE (21 FESR, 21 FSE);
- interregionali (POIN), su tematiche quali energia, attrattori culturali naturali e turismo in
cui risulta efficace un’azione coordinata fra regioni in grado di realizzare economie di
scala e di scopo; gestiti dalle regioni, con la partecipazione di centri di competenza
nazionale o Amministrazioni centrali (2 FESR).
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5. Le politiche di sviluppo rurale
La principale novità è rappresentata dall'introduzione del Fondo Europeo Agricolo per lo
Sviluppo Rurale (FEASR), che sarà l'unico strumento per il finanziamento per la politica di
sviluppo rurale. Il nuovo regolamento prevede anche l'adozione di Linee guida strategiche
comunitarie e un analogo documento di pianificazione strategica a livello nazionale. In
Italia le risorse del FEASR (ex FEOGA Orientamento) vengano utilizzate esclusivamente
attraverso Programmi Regionali di Sviluppo Rurale conformemente al Piano Strategico
Nazionale per lo Sviluppo Rurale (PSN). Notasi, a tale riguardo, l’analogia fra la coppia
“PSN e il Programma Regionale di Sviluppo Rurale” e la coppia “QSN e i POR”. Il FEASR
opererà in maniera separata dal resto della politica di coesione.
I fondi diretti 2007-2013
Relativamente al periodo 2007-2013, i fondi diretti sono stati strutturati in: Programmi
comunitari e sottoprogrammi, Linee di bilancio, Progetti pilota, Programmi di
cooperazione esterna, Gare d'appalto e Strumenti finanziari.
Sono di seguito elencati alcuni dei programmi comunitari (che riguardano le politiche
interne dell'UE) e i programmi di cooperazione esterna (incentrati sulla politica estera
dell'Unione Europea).
Programmi comunitari a gestione diretta
VII programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico
Marco Polo II
Cultura 2007
Media 2007
Life +
Apprendimento permanente
Programma Progress e proposta di modifica.
Gioventù in azione
Programma quadro per la competitività e l'innovazione
Cittadini per l'Europa
Fiscalis 2013 e Dogana 2013
Salute e protezione dei consumatori
Solidarietà e gestione dei flussi migratori
Programma quadro per la sicurezza e la salvaguardia delle libertà.
Programma quadro per la giustizia e i diritti fondamentali.
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Proposta di regolamento del Consiglio che istituisce uno strumento di risposta rapida e
preparazione alle emergenze gravi.
Programmi comunitari per la Cooperazione esterna
Strumento di Preadesione (IPA)
Strumento di vicinato e partenariato (ENPI)
Strumento per la cooperazione allo sviluppo e la cooperazione economica (DCECI)
Strumento per la Stabilità
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COS' È UN G.E.I.E.
Il G.e.i.e - Gruppo Europeo d'Interesse Economico, è una nuova forma di cooperazione e
partenariato europeo trasnazionale che consente ad Istituzioni ed Enti privati e pubblici
di esercitare in comune alcune attività ai fini della partecipazione ai programmi dell'
Unione Europea.
Il G.e.i.e. nasce da un contratto giuridico nel quale più soggetti (Soci) uniscono le loro
forze in modo flessibile ed efficace. Ogni partecipante, dopo la firma del contratto una
volta definiti gli obbiettivi da raggiungere in materia Comunitaria, e dopo il conferimento
della propria parte economica, può tornare ad operare alla propria Mission
preoccupandosi solo delle fasi di monitoraggio e controllo del G.e.i.e.
Da quel momento il G.e.i.e. opera in modo autonomo interfacciandosi con i partners
associati relativamente al raggiungimento degli obbiettivi prefissati.
Il G.e.i.e. è una figura giuridica distinta dai suoi fondatori e membri:
1. ha un proprio Amministratore ( che lo rappresenta nei confronti dei terzi).
2. ha capacità giuridica di concludere contratti con la Commissione Europea
finalizzati ad ottenere finanziamenti.
3. è visto positivamente dal sistema Comunità Europea perché nasce, si sviluppa e
cresce come soggetto giuridico di diritto Comunitario Transnazionale che stimola ed
implementa i rapporti tra i partner europei (obbiettivo prioritario per la Comunità
Europea)
Il GEIE è un'entità giuridica basata sul diritto comunitario per facilitare ed incoraggiare la
cooperazione transfrontaliera (Regolamento CEE n. 2137 del 25 luglio 1985).
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JASMINE | Azione comune a sostegno degli istituti di microfinanza in Europa
JASMINE è la quarta iniziativa comune della Commissione, della Banca europea per gli
investimenti (BEI DeutschEnglishfrançais) e del Fondo europeo per gli investimenti (FEI
English). È stata creata per:
• migliorare la capacità dei fornitori di microcredito e degli istituti di microfinanza
in diversi settori come il buon governo, i sistemi di informazione, la gestione del
rischio e la programmazione strategica;
• aiutarli a diventare operatori sostenibili e redditizi nel mercato del microcredito.
JASPERS: Assistenza comune per sostenere progetti nelle regioni europee
JASPERS è un partenariato tra la Commissione europea (Direzione generale della politica
regionale), la Banca europea per gli investimenti (BEI), la Banca europea per la
ricostruzione e lo sviluppo (EBRD) e il Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW).
È uno strumento di assistenza tecnica dedicato ai dodici paesi che sono entrati a far parte
dell'UE nel 2004 e nel 2007; esso fornisce loro il sostegno di cui necessitano per elaborare
progetti di elevata qualità che verranno poi co-finanziati dai fondi UE.
JEREMIE | Risorse europee comuni per le micro, le piccole e le medie imprese
JEREMIE (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises - Risorse europee
congiunte per le micro e medie imprese) è un'iniziativa della Commissione europea
sviluppata in collaborazione al Fondo europeo per gli investimenti che promuove l'uso di
strumenti di ingegneria finanziaria per migliorare l'accesso al credito per le PMI mediante
i fondi strutturali.
JESSICA | Sostegno europeo comune agli investimenti sostenibili nelle aree urbane
JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas - Sostegno
europeo congiunto per investimenti sostenibili nelle aree urbane) è un'iniziativa della
Commissione europea realizzata in collaborazione con la Banca europea per gli
investimenti (BEI) e la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (CEB). Essa promuove lo
sviluppo urbano sostenibile e la rigenerazione urbana mediante meccanismi di ingegneria
finanziaria.
Gli Stati membri dell'UE possono decidere di investire parte dei fondi strutturali UE ad
essi destinati in fondi revolving per riciclare le risorse finanziare e accelerare così gli
investimenti nelle aree urbane europee.
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Bilancio UE 2014-2020: 960 miliardi di euro da investire nel
futuro dell’Europa.
Il Parlamento ed il Consiglio europeo hanno detto sì al nuovo quadro finanziario
pluriennale (QFP) dell'Unione per i prossimi sette anni (2014-2020). Grazie al via libera
del Parlamento e del Consiglio, la nuova programmazione è diventata operativa,
mettendo fine a ben due anni e mezzo di intensi negoziati tra le Istituzioni comunitarie e
gli Stati membri.
Il Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha espresso
soddisfazione per questo significativo traguardo: "È un grande giorno per l’Europa. Il sì
espresso dal Parlamento europeo al bilancio dell’Unione per il 2014-2020, e la successiva
approvazione formale del Consiglio, ci permette di condurre in porto un lungo processo
negoziale. Tra il 2014 e il 2020 l’Unione europea investirà circa 960 miliardi di euro nella
crescita e nell’occupazione. In termini di ricchezza nazionale, il bilancio dell’Unione può
sembrare modesto, ma non dobbiamo dimenticare che un solo esercizio finanziario
dell'UE smuove più fondi — a prezzi correnti — dell'intero piano Marshall! Un bilancio
moderno, rivolto al futuro, può realmente incidere sulla vita dei cittadini e delle imprese,
contribuendo a rafforzare e sostenere la ripresa avviatasi in tutta l’Unione. I fondi del
nuovo bilancio ci permetteranno di gettare le basi per superare la crisi, dando sostegno
finanziario a quanti vivono al di sotto della soglia di povertà o che sono in cerca di lavoro,
offrendo opportunità di investimento alle imprese di piccole dimensioni e garantendo
assistenza alle comunità locali, agli agricoltori, ai ricercatori e agli studenti. È una buona
notizia per le famiglie in tutta Europa. Non dimentichiamo che l’Europa è parte della
soluzione".
Janusz Lewandowski, Commissario per il Bilancio e la programmazione finanziaria, ha
dichiarato: "Ce l'abbiamo fatta. Il voto del Parlamento europeo e l’approvazione formale
del Consiglio assicurano fondi prevedibili per erogare finanziamenti a circa 20 milioni di
piccole e medie imprese europee, milioni di persone più povere nel mondo, circa 100 000
città e regioni e migliaia di laboratori e università. L’Europa ha mantenuto la promessa! I
fondi europei per i prossimi sette anni permetteranno di investire nella crescita
economica, nella ricerca e nell’istruzione, aiuteranno i giovani disoccupati e serviranno a
erogare aiuti umanitari. L’Europa funziona e continuerà a funzionare!"
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Il Budget dell’Unione europea
Grazie al nuovo quadro finanziario pluriennale 2014-2020, l’Unione europea potrà
investire fino a 960 miliardi di euro in stanziamenti d’impegno (1% del reddito nazionale
lordo (RNL) dell’UE) e 908,4 miliardi di euro in pagamenti (0,95% dell’RNL dell’UE). Non vi
rientrano invece gli strumenti per circostanze impreviste (riserva per aiuti d’urgenza,
Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, Fondo di solidarietà e strumento di
flessibilità) e il Fondo europeo di sviluppo; questi strumenti, se pienamente mobilitati,
rappresentano altri 36,8 miliardi di euro (0,04% dell'RNL dell’UE). Il nuovo bilancio 2014-
2020 definisce priorità di spesa finalizzate alla crescita sostenibile, all’occupazione e alla
competitività dell’Unione, in linea con la strategia di crescita Europa 2020. A titolo
d'esempio: la rubrica 1A (Competitività per la crescita e l’occupazione) è passata dagli
attuali 91,5 miliardi di euro (9,1% del bilancio) a 125,6 miliardi di euro (13,2% del
bilancio).
Il nuovo Bilancio dell’Unione è uno strumento moderno adeguato alle sfide del XXI secolo.
Ecco in sintesi 12 punti salienti che illustrano una serie di importanti innovazioni e
mostrano chiaramente il valore aggiunto dell'Europa:
1) il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo europeo di sviluppo regionale
(FESR) daranno un notevole contributo all'occupazione venendo in aiuto
alle persone in cerca di lavoro. L'FSE destinerà almeno 70 miliardi di euro
(circa 10 miliardi l’anno) alla creazione di posti di lavoro, integrando gli
interventi in ambito nazionale. La nuova iniziativa a favore
dell'occupazione giovanile, con una copertura di almeno 6 miliardi di euro
nell'ambito dell'FSE, servirà a sostenere la realizzazione della garanzia per
i giovani nel periodo 2014-2015. Nel complesso la politica di coesione
riformata permetterà di mobilitare fino a 366,8 miliardi di euro destinati
alle regioni e alle città dell'UE e all'economia reale. È principalmente
tramite questo strumento d'investimento che l'Unione realizzerà gli
obiettivi della strategia Europa 2020: crescita e occupazione, lotta contro
i cambiamenti climatici e riduzione della dipendenza energetica, della
povertà e dell’esclusione sociale. Il Fondo europeo di sviluppo regionale
(FESR) concorrerà alla realizzazione di questi obiettivi indirizzando le
proprie risorse verso priorità fondamentali, quali il sostegno per le piccole
e medie imprese, con l’obiettivo di raddoppiare i fondi da 70 a 140
miliardi di euro in 7 anni. Tutti i fondi strutturali e d'investimento
europei saranno maggiormente orientati ai risultati e avranno una
nuova riserva di efficacia e efficienza che incentiverà la qualità dei
progetti. Infine, l’efficienza del Fondo di coesione e dei fondi per lo
sviluppo rurale e per la pesca sarà collegata alla governance economica in
modo da incentivare gli Stati membri a dare seguito alle raccomandazioni
dell’UE nel quadro del semestre europeo;
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2) il nuovo Programma Erasmus+ permetterà a un numero quanto mai
esteso di persone di trascorrere un periodo all’estero. Mirato a sviluppare
competenze e occupabilità, il nuovo programma gode di una copertura di
quasi 15 miliardi di euro (40% in più rispetto ai livelli attuali) che offre
opportunità di studio, formazione, lavoro o volontariato all’estero a oltre
4 milioni di giovani: 2 milioni di studenti universitari, 650 000 apprendisti
e studenti in formazione professionale e più di 500 000 giovani che
partecipano a scambi o programmi di volontariato all’estero. Fino a 200
000 studenti che intendono seguire un corso completo di master
all’estero - raramente coperto da borse di studio o prestiti nazionali -
potranno beneficiare di un nuovo meccanismo di garanzia sui prestiti
gestito dal Fondo europeo per gli investimenti. Verranno inoltre finanziati
600 partenariati nel settore dello sport, compresi eventi europei non
profit. Due terzi delle risorse serviranno a finanziare opportunità di
apprendimento all'estero, entro e oltre i confini dell'UE, mentre il resto
sosterrà partenariati tra istituti d’istruzione, organizzazioni giovanili,
imprese, autorità locali e regionali e ONG, come anche le riforme volte a
modernizzare il settore dell’istruzione e della formazione e a promuovere
l’innovazione, l’imprenditorialità e l’occupabilità;
3) la cultura in Europa - cinema, televisione, musica, letteratura, arti dello
spettacolo, patrimonio e ambiti collegati - potrà trarre vantaggio dal
nuovo Programma dell'UE Europa creativa. Con una copertura di quasi
1,5 miliardi di euro (9% in più in termini reali rispetto agli attuali livelli), il
programma permetterà nei prossimi sette anni di rilanciare il comparto
culturale e creativo, importante fonte di crescita e occupazione. Il
programma Europa creativa sosterrà inoltre iniziative quali le capitali
europee della cultura, il marchio del patrimonio europeo, le giornate
europee del patrimonio e i cinque premi europei: il premio del
patrimonio culturale dell'Unione europea/concorso Europa Nostra, il
premio dell’Unione europea per l’architettura contemporanea, il premio
dell’Unione europea per la letteratura, il premio European Border
Breakers e il premio MEDIA;
4) i fondi dell'UE per la ricerca e l'innovazione permetteranno di migliorare
la qualità di vita dei cittadini europei e renderanno l'Unione più
competitiva sulla scena mondiale. HORIZON 2020, il nuovo programma
per la ricerca e l'innovazione, gode di una copertura di bilancio di quasi
80 miliardi di euro (circa il 30% in più in termini reali rispetto al quadro
attuale) e occupa indiscutibilmente un posto centrale nella strategia
dell’UE per il rilancio della crescita e dell'occupazione. I ricercatori e le
imprese di tutta l’Europa potranno contare su un sostegno notevolmente
rafforzato e semplificato. Orizzonte 2020 darà impulso a centri di
eccellenza della ricerca in Europa, come il Consiglio europeo della ricerca,
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rafforzerà la leadership industriale nel campo dell’innovazione, anche con
investimenti in tecnologie fondamentali, estenderà l'accesso al capitale e
il sostegno delle PMI, contribuirà a affrontare grandi sfide sociali quali i
cambiamenti climatici, a sviluppare i trasporti e la mobilità sostenibili, a
rendere meno care le energie rinnovabili, a garantire alimenti più sicuri e
a affrontare i problemi legati all’invecchiamento demografico. Ma, cosa
ancor più importante, Orizzonte 2020 contribuirà a colmare il divario tra
ricerca e mercato, per esempio aiutando le imprese innovative a
trasformare le loro scoperte tecnologiche in prodotti che abbiano un
reale potenziale commerciale. Il nuovo programma, incentrato sulla
cooperazione internazionale, destina per il periodo 2014-2020 oltre 6
miliardi di euro6 (30% in più rispetto ai livelli attuali) alle azioni Marie
Skłodowska-Curie, permettendo così all’UE di sostenere più di 65 000
ricercatori. Nel periodo 2014-2020 l’Istituto europeo di innovazione e
tecnologia (EIT) riceverà 2,7 miliardi di euro7 per rafforzare il legame tra
insegnamento superiore, ricerca e imprese, per sostenere la creazione di
nuove imprese e per creare opportunità di formazioni specializzate
postlaurea;
5) le piccole e medie imprese, vera e propria spina dorsale dell’economia
europea, rappresentano circa il 99% delle attività imprenditoriali
europee e forniscono i due terzi dei posti di lavoro del settore privato. Il
nuovo Programma COSME, che gode di una copertura di 2,3 miliardi di
euro, permetterà di promuoverne la competitività e di stimolare la
crescita e l’occupazione in Europa. Primo programma dell'UE destinato
nello specifico alle PMI, COSME mira a facilitarne l'ingresso nel mercato
fuori e dentro l’Unione offrendo un accesso agevolato al credito grazie a
garanzie sui prestiti e capitale di rischio;
6) gli investimenti infrastrutturali sono determinanti per la crescita e
l’occupazione in Europa. Troppo spesso i cittadini e le imprese incontrano
ostacoli dettati dalla parzialità, dall’inefficienza o semplicemente
dall’assenza di reti infrastrutturali europee, siano esse dei trasporti,
dell’energia o delle TIC. Con una copertura di 33,3 miliardi di euro (26,3
per i trasporti, 5,9 per l’energia e 1,1 per il digitale)1, il nuovo
meccanismo per collegare l’Europa (CEF) sarà il principale strumento per
gli investimenti in infrastrutture strategiche a livello europeo. Il CEF
aiuterà a costruire strade, ferrovie, reti elettriche e gasdotti, e a creare
infrastrutture e servizi per il mercato unico digitale, fornendo un sostegno
finanziario essenziale per colmare le lacune in termini di collegamenti tra
le reti infrastrutturali europee che non verrebbero altrimenti affrontate.
Interconnessioni migliori creeranno maggiori opportunità commerciali,
più sicurezza energetica e faciliteranno le attività e gli spostamenti, a
vantaggio dei cittadini e delle imprese di tutti gli Stati membri. Nel settore
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dei trasporti il meccanismo per collegare l’Europa contribuirà a realizzare
la tanto attesa nuova politica delle infrastrutture: i nove corridoi
principali per i trasporti nel mercato unico europeo sono destinati a
rivoluzionare i collegamenti est-ovest. Nel settore delle infrastrutture
energetiche, il meccanismo per collegare l’Europa giocherà un ruolo
fondamentale per realizzare i principali obiettivi della politica energetica:
energia a prezzi accessibili per tutti i consumatori, approvvigionamento
sicuro e sostenibilità. Grazie anche alla velocizzazione delle licenze e agli
incentivi normativi introdotti dal nuovo regolamento sugli orientamenti
TEN-E, il CEF permetterà di migliorare radicalmente il clima degli
investimenti destinati a questi progetti. Il CEF è inoltre il primo
programma di investimenti a livello dell’UE nelle reti a banda larga e nelle
infrastrutture di servizi digitali e, in quanto tale, contribuirà a fare in
modo che il mercato unico del digitale diventi realtà;
7) le scarse risorse pubbliche rendono quanto mai necessario mobilitare
altre fonti di finanziamento affinché il bilancio dell'UE abbia quella marcia
in più rispetto ai finanziamenti diretti. È proprio questo l’obiettivo di
strumenti finanziari quali prestiti, garanzie, partecipazioni e altri
strumenti di condivisione dei rischi, ai quali il bilancio 2014-2020 farà
più ampiamente appello, in collaborazione con la Banca europea per gli
investimenti (BEI), con il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e con le
banche promotrici nazionali. Scopo di questi strumenti è sopperire
all'incapacità del mercato di mettere a disposizione fondi per le PMI, i
progetti di ricerca e sviluppo, l’efficienza energetica e le infrastrutture di
base. La nuova iniziativa PMI della Commissione sosterrà per esempio i
prestiti bancari alle PMI negli Stati membri particolarmente colpiti dalla
crisi finanziaria avvalendosi di garanzie parziali sui prestiti e strumenti di
cartolarizzazione. Un altro esempio di soluzione innovativa è l’iniziativa
“Prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti”: questo canale
di finanziamento, alternativo alle banche, permetterà di finanziare grandi
progetti infrastrutturali - linee ferroviarie, autostrade, reti di trasporto
dell’energia – facendo appello a investitori istituzionali, quali fondi
pensione e compagnie assicurative, alla ricerca di flussi di cassa stabili e di
lungo termine evitando forme tradizionali di finanziamento come i
prestiti bancari. Una serie di programmi si avvarranno di questi strumenti
finanziari: COSME (finanziamento delle PMI), Orizzonte 2020 (ricerca e
innovazione), Erasmus+ (per il meccanismo di garanzia sui prestiti, vedi
punto 2) e il meccanismo per collegare l’Europa (infrastrutture);
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8) il bilancio UE 2014-2020 segna un importante passo avanti verso la
trasformazione dell’Europa in un’economia pulita, competitiva e a basse
emissioni di carbonio. Almeno il 20% dell’intero bilancio sarà infatti
destinato ai progetti e alle politiche sul clima. Questo aumento
sostanziale - che triplica l'attuale quota del 6‑8% - sarà in grado di
attrarre ben 180 miliardi di euro in finanziamenti da destinare alla lotta
contro i cambiamenti climatici nei principali settori di spesa, tra cui fondi
strutturali, ricerca, agricoltura, politica marittima e della pesca e sviluppo;
9) la politica agricola comune (PAC) riformata è la risposta decisa dell’UE
alle grandi sfide di oggi, come la sicurezza alimentare, i cambiamenti
climatici, la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro nelle
zone rurali. La nuova PAC risponde inoltre in modo più adeguato alle
aspettative dei cittadini perché prevede pagamenti diretti più giusti e
ecologici. La nuova PAC è più mirata, efficace e trasparente e rafforza la
posizione degli agricoltori nella catena di produzione alimentare,
sostenendo un’agricoltura orientata al mercato (le sovvenzioni
all’esportazione, gradualmente ridotte negli anni scorsi, vengono
soppresse). Nel 2011 le esportazioni di prodotti agricoli ammontavano a
ben il 7% delle esportazioni dell’UE, per un valore di oltre 100 miliardi di
euro (più delle automobili o dei prodotti farmaceutici). La PAC è senza
dubbio un importante motore per l’occupazione e la crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva. Da 50 anni la politica agricola comune è una
politica europea a pieno titolo che riveste una grande importanza
strategica. In tal senso oltre il 70% degli attuali finanziamenti agricoli in
Europa proviene dall’Unione europea e non più dalle casse nazionali o
regionali. Il QFP 2014-2020 prevede la seguente ripartizione: 312,7
miliardi di euro (29%) per le spese connesse al mercato e i pagamenti
diretti (pilastro 1) e 95,6 miliardi di euro (9%) per lo sviluppo rurale
(pilastro 2). Ancora nel 1984 la PAC assorbiva complessivamente circa il
70% del bilancio totale dell’UE;
10) il nuovo QFP prevede regole di finanziamento molto più semplici e
comprensibili per i beneficiari, in modo da ridurre gli errori. In totale
sono state introdotte qualcosa come 120 misure di semplificazione. Ad
esempio, nel quadro della politica di coesione e dei fondi per lo sviluppo
rurale e per la pesca, gli investimenti dell’UE sono stati semplificati con
l'introduzione di norme comuni a tutti i fondi strutturali e
d'investimento europei, norme contabili più semplici e obblighi di
rendicontazione più mirati e grazie a un maggior ricorso al digitale ("e-
cohesion"). Nell'ambito del programma COSME, improntato a un
approccio "zero burocrazia", verrà promossa la presentazione di offerte e
di relazioni per via elettronica. Il programma Orizzonte 2020 garantisce
un'elevata semplificazione grazie a un insieme di regole uniche per tutti i
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finanziamenti per la ricerca e l'innovazione, erogati in precedenza nel
quadro di diversi programmi;
11) i cittadini europei tengono a un’Europa più aperta e sicura e il nuovo
bilancio contribuirà a garantire che le attività dell’UE di stimolo per la
crescita economica, culturale e sociale possano svolgersi in un clima
stabile e sicuro, nel rispetto delle regole. I cittadini potranno così sentirsi
a proprio agio quando viaggiano, si trasferiscono, studiano o svolgono
un'attività in un altro Stato membro. Il nuovo QFP sostiene la
cooperazione in materia di diritto civile e penale, a maggior tutela dei
diritti dei cittadini europei e dell’uguaglianza. Il nuovo bilancio prevede
inoltre fondi per affrontare questioni transfrontaliere quali l’asilo,
l'immigrazione, i controlli alle frontiere e i visti, e per combattere la
criminalità e il terrorismo. Un meccanismo di pronto intervento
potenzierà la capacità dell'Unione di reagire con prontezza e efficacia alle
crisi legate alla migrazione e alla sicurezza. La copertura per le azioni in
materia di cittadinanza, asilo, migrazione, salute, consumatori e sicurezza
prevista dalla cosiddetta rubrica 3 aumenta del 26,5% rispetto al periodo
precedente;
12) l'Unione è un attore mondiale responsabile e in tal senso è tenuta a
onorare i propri impegni con il resto del mondo. Le relazioni con i vicini a
est e a sud e con i partner strategici continueranno a avere la massima
priorità. Man mano che aumenta l’interdipendenza mondiale, l'Unione è
chiamata a promuovere la propria sicurezza e la propria prosperità anche
oltre i propri confini. In questo senso l'obiettivo globale dell'azione
esterna nel quadro del nuovo QFP è garantire che l’Unione rimanga un
partner influente e efficace in grado di promuovere la democrazia, la
pace, la solidarietà, la stabilità, la prosperità e di ridurre la povertà, sia nei
paesi più vicini che nel resto del mondo. L'Unione rimane pienamente
impegnata a conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio. I fondi del
nuovo QFP mirano maggiormente a aiutare i più poveri del mondo
concentrandosi su un numero minore di paesi (come l’Africa
subsahariana) e di settori (come la crescita inclusiva e sostenibile e il
buon governo). Continuerà inoltre lo sforzo volto a prevenire le crisi, a
preservare la pace e a rafforzare la sicurezza internazionale. Gli strumenti
dell'Unione per l'assistenza esterna permetteranno inoltre di rafforzare
l'impegno verso i paesi terzi in una serie di questioni di portata mondiale,
come i cambiamenti climatici, la tutela ambientale e l'instabilità
regionale, dando all'UE la possibilità di reagire in modo rapido e efficace
alle catastrofi naturali o provocate dall'uomo ovunque nel mondo.
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I FONDI STRUTTURALI E LA POLITICA DI COESIONE 2014-
2020
I fondi strutturali sono gli strumenti finanziari funzionali al perseguimento degli obiettivi
della politica di coesione economica e sociale.
L'obiettivo della politica di coesione è di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie
regioni, soprattutto nelle zone rurali, in quelle interessate da transizione industriale e
nelle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, nonché
di contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati nella strategia Europa 2020, per una
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Il Parlamento europeo ed il Consiglio europeo hanno approvato il Regolamento relativo
alla politica di coesione per il periodo 2014-2020, volta a rilanciare la crescita e
l'occupazione in Europa. I Fondi strutturali evidenziano lo stretto legame tra Politica di
Coesione e Strategia UE 2020:
1. un aumento degli investimenti per la ricerca e l’innovazione, necessari per
rilanciare la competitività dell’Unione su scala mondiale;
2. un maggiore sostegno per l’istruzione e la formazione;
3. una riduzione del numero dei programmi;
4. il "Meccanismo per collegare l’Europa" (Connecting Europe Facility), un nuovo
fondo destinato a finanziare progetti transnazionali infrastrutturali per l’energia, i
trasporti e le TIC;
5. procedure amministrative più snelle, ampio supporto da parte delle agenzie
esecutive esistenti;
6. applicazione di un'unica serie di norme, armonizzate e integrate nei cinque Fondi
strutturali previsti per il 2014-2020, che aumentano l'efficacia dei fondi europei
che saranno indirizzati verso obiettivi strategici per la crescita:
il Fondo europeo di sviluppo regionale
il Fondo sociale europeo integrato e potenziato dal Fondo di adeguamento alla
globalizzazione e dal nuovo Programma per il cambiamento sociale
il Fondo di coesione
il Fondo per lo sviluppo rurale
il Fondo per gli affari marittimi e la pesca.
Il Regolamento dei Fondi strutturali conferma l’utilizzo del PIL pro capite come criterio per
la ripartizione dei territori dell’Unione europea all’interno della politica di coesione,
introducendo però, rispetto all’attuale programmazione, una categoria intermedia di
regioni. Secondo la nuova programmazione, quindi, i territori dell’Unione sono suddivisi in
tre categorie:
Regioni meno sviluppate con PIL pro capite inferiore al 75% della media UE
Regioni in transizione con PIL pro capite compreso tra il 75% ed il 90% della media
UE
Regioni più sviluppate tutti i restanti territori
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Per quanto riguarda l’Italia, rispetto al periodo 2007-2013, l’unica differenza è il passaggio
di due Regioni (Abruzzo e Molise) dall’obiettivo competitività alle Regioni in transizione.
Le regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia rimangono nella categoria delle regioni
meno sviluppate, la Sardegna, l’Abruzzo ed il Molise, rientrano nella categoria delle
regioni in transizione e le restanti nella categoria delle regioni più sviluppate.
Nel complesso, la politica di coesione riformata permetterà di mobilitare fino a 366,8
miliardi di euro [Prezzi correnti. Equivalente a prezzi 2011: 325 miliardi di euro] destinati
alle regioni e alle città dell'UE e all'economia reale. È principalmente tramite questo
strumento d'investimento che l'Unione realizzerà gli obiettivi della strategia Europa 2020:
crescita e occupazione, lotta contro i cambiamenti climatici e riduzione della dipendenza
energetica, della povertà e dell’esclusione sociale. Il Fondo europeo di sviluppo regionale
concorrerà alla realizzazione di questi obiettivi indirizzando le proprie risorse verso
priorità fondamentali, quali il sostegno per le piccole e medie imprese, con l’obiettivo di
raddoppiare i fondi da 70 a 140 miliardi di euro in 7 anni. Tutti i fondi strutturali e
d'investimento europei saranno maggiormente orientati ai risultati e avranno una nuova
riserva di efficacia e efficienza che incentiverà la qualità dei progetti. Infine, l’efficienza
del Fondo di coesione e dei fondi per lo sviluppo rurale e per la pesca sarà collegata alla
governance economica in modo da incentivare gli Stati membri a dare seguito alle
raccomandazioni dell’UE nel quadro del semestre europeo.
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I regolamenti e le direttive per l'attuazione della politica di coesione dell'UE 2014-2020
sono stati approvati. In un accordo di compromesso raggiunto con il Consiglio, dopo oltre
un anno di duri negoziati, i deputati hanno ottenuto ingenti finanziamenti per le regioni
dell'Unione, per investire in progetti di sviluppo, e a condizioni più eque. Vista l’attuale
crisi economica, i deputati hanno deciso di ridurre la burocrazia necessaria per accedere
ai finanziamenti.
"Gli Stati membri e le regioni potranno concentrarsi maggiormente sull'impatto dei
programmi e dei progetti e preoccuparsi meno dei tecnicismi amministrativi", ha
dichiarato la presidente della commissione per lo sviluppo regionale e capo negoziatore
del Parlamento sulla politica di coesione, Danuta Hübner (PPE, PL).
"La politica di coesione continuerà a essere la principale fonte di finanziamento pubblico
europeo nel contesto del Quadro finanziario pluriennale 2014-2020, e il nuovo quadro
approvato mette tutta l'enfasi sulla necessità di investire saggiamente. L'allineamento
della nuova politica di coesione alla strategia Europa 2020 è fondamentale, ma gli
investimenti in crescita intelligente, sostenibile e inclusiva devono portarci verso la
coesione economica, sociale e territoriale", ha aggiunto.
"I cinque fondi del regolamento generale formano il quadro centrale d'investimento del
bilancio dell'UE. In base alle disposizioni comuni del regolamento, i fondi di coesione
saranno modificati, da un approccio indennizzativo o di trasferimento si passerà a uno
strumento d'investimento mirato, basato sulla conoscenza, la sostenibilità e
l'occupazione", ha dichiarato il correlatore Lambert van Nistelrooij (PPE, NL).
"Si verrà a creare un principio di partenariato migliore, che intensifica il coinvolgimento
delle città e dei comuni in tutto il processo della politica", ha dichiarato Constanze Krehl
(S&D, DE), correlatrice del regolamento sulle disposizioni comuni.
Norme comuni, meno burocrazia e condizioni più eque
Il nuovo "quadro strategico comune" fornirà una sola fonte di orientamento per i cinque
principali fondi di sviluppo dell'UE, in modo da integrare meglio le politiche comunitarie e
semplificarne le procedure. Inoltre, le nuove regole concentreranno gli investimenti su un
numero limitato di temi collegati all’obiettivo "Europa 2020" (la strategia di crescita
globale dell'UE) e ciò dovrebbe creare una massa critica che permetterà di ottenere
risultati migliori.
"Macrocondizionalità"
I deputati hanno inoltre assicurato che le misure che collegano l'erogazione di
finanziamenti a una buona governance economica saranno applicate in modo più equo.
Queste misure potrebbero portare alla sospensione dei fondi in caso di squilibrio
macroeconomico nazionale o di deficit di bilancio eccessivi.
Tuttavia, il Parlamento potrà ora esercitare il suo diritto di controllo su tutte le procedure
decisionali che riguardano la sospensione dei fondi, in dialogo con la Commissione
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europea. Inoltre, l'eventuale sospensione dei fondi sarà regolata in linea con le condizioni
sociali ed economiche dello Stato membro interessato.
Fondo sociale europeo (FSE) - uno strumento UE per migliorare l'occupazione
"Il Fondo sociale europeo rappresenta lo strumento dell'Unione europea per
l'occupazione e consente ai cittadini europei - soprattutto ai giovani - di iniziare l’attività
lavorativa, tornare al lavoro e rimanere nel mondo del lavoro", ha dichiarato Elisabeth
Morin-Chartier (PPE, FR), relatrice per il Fondo sociale europeo.
I deputati hanno intensificato gli sforzi per combattere la povertà attraverso
l'integrazione del mercato del lavoro, destinando a tale scopo almeno il 20% delle risorse
del FSE in ogni Stato membro. Il Fondo sociale europeo sosterrà inoltre gli sforzi per
combattere la disoccupazione giovanile e almeno 3 miliardi di euro dei finanziamenti del
FSE sarà destinato all'iniziativa per l'occupazione giovanile. La quota di finanziamento
minima della politica di coesione del FSE è pari al 23,1%.