INduerighe - icpalenatorricella.edu.it · bligatorio, degli spazi orari residui; •...

www.induerighe.it

Edizione INduerighediario scolastico 2016/2017

INduerighediario scolastico 2016 - 2017

Benvenuto nel progetto INduerighe!

Questo diario ti accompagnerà per tutto l’anno scolastico e costituisce un pratico e funzionale strumento di comunicazione scuola - famiglia e di organizzazione didattica dell’alunno.

Il valore aggiunto del progetto INduerighe è rappresentato da un lato da dieci interessanti sezioni di contenuti tematici, che arricchiscono le pagine del diario, e dall’altro dalla dimensione multimediale che affianca il tradizionale supporto cartaceo: sulle corrispondenti sezioni del sito www.induerighe.it troverai approfondimenti di varia natura che coinvolgeranno te, la tua famiglia e l’intera classe in sempre nuove occasioni di lavoro e studio condiviso.

Durante quest’anno scolastico, potremo scoprire insieme, ogni mese, le

“Grandi e piccole invenzioni per tutti i giorni” e, in particolare:

La carta Il computer

Gli occhiali Scoperte per lo spazio

Orologi e calendari La bicicletta

La matita La penicillina

Il magnetismo Le onde elettromagnetiche

Le nozioni teoriche, elaborate con la guida del tuo insegnante o a casa, si trasformeranno in indicazioni e suggerimenti utili nella quotidianità. Una guida per crescere meglio... INduerighe!

Buon anno scolastico!

Progetto editoriale, redazione: Federica Miraglia Grafica e stampa: SGI srl Editore

www.induerighe.it - [email protected] i diritti riservati, riproduzione vietata

Nome e cognome

Nato/a il

Scuola

Classe Sezione

Indirizzo abitazione

Telefono

E-mail

Firme genitori o tutori

* *

* *

*specificare ruolo

duerighe su... DI ME

DATI ANAGRAFICI

Istituto Comprensivo Statale

BOTTACCHI

Via Juvarra 7/a - 28100 Novara

Tel: 0321 457780 Fax: 0321 499214

[email protected]

www.icbottacchinovara.it

PLESSO INDIRIZZO TELEFONO

Infanzia Nole “Arcobaleno” Sez. A B C D E F

Via Torino, 29 011/9296332

Infanzia Nole “Arcobaleno” Sez. G Via Genova, 7 011/9295862

Infanzia Villanova “Collodi” Via della Pace, 3 011/9296996

Primaria Nole “Picco” Via XXV Maggio, 44 011/9295862 334/6013472

Primaria Nole “Pertini” Via Genova, 7 011/9295862 334/6013471

Primaria Villanova “Varaia” Piazza IV Novembre, 22 011/9296049

Sec. I Grado Nole “Padre Merlo Pich” Via Martiri della Libertà, 16 011/9295212

ORARI SEGRETERIA E DIRIGENTE SCOLASTICO

La segreteria è aperta con il seguente orario:

dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 alle ore 13.00

Il lunedì e il giovedì dalle ore 16.00 alle ore 17.00

IL DIRIGENTE SCOLASTICO RICEVE SU APPUNTAMENTO

LA MIA SCUOLA... INduerighe

IL MIO ORARIOSA

BA

TO

VE

NE

RD

ÌG

IOV

ED

ÌM

ER

CO

LED

ÌM

AR

TE

DÌ

LUN

ED

ÌO

RE

N.B.: Scrivi sempre a matita ore e materie, l’orario può cambiare più volte durante

REGOLAMENTO D’ISTITUTOI principi ispiratori

• Artt. 3, 33 e 34 della Costituzione Italiana• Statuto delle studentesse e degli studenti• Uguaglianza e pari dignità nella erogazione

del servizio scolastico• Imparzialità ed obiettività nell’attuazione

delle attività scolastiche• Integrazione degli studenti in difficoltà• Cura dell’orientamento e della continuità

scolastica• Prevenzione e controllo dell’evasione e

della dispersione scolastica• Scuola come centro di promozione cultu-

rale, sociale e civile• Trasparenza delle informazioni, sempli-

ficazione delle procedure, efficienza e flessibilità nell’attività didattica e nei servizi amministrativi per assicurare la massima partecipazione

• Libertà d’insegnamento dei docenti e for-mazione umana e professionale dell’alun-no, nel rispetto degli obiettivi nazionali e comunitari recepiti nelle programmazioni didattiche

• Attenzione al locale, alle problematiche ed allo sviluppo del territorio

• Progettualità lavorativa e imprenditoriale

Le finalità

L’Istituto Comprensivo di Castellucchio in quanto scuola pubblica e statale, nell’offerta dei servizi scolastici erogati, persegue quindi• la libertà di insegnamento;• l’uguaglianza e la pari dignità;• l’obiettività e l’imparzialità,• l’integrazione degli studenti;• la diffusione dell’intercultura;• la promozione umana, culturale, civile e

sociale;• la trasparenza e la semplificazione delle

procedure didattiche ed amministrative;• l’efficienza, l’efficacia e la flessibilità dell’at-

tività didattica;• il diritto ad una formazione globale e speci-

fica nell’interesse degli allievi.

Gli obiettivi

• Abituare gli allievi al tipo e ordine di scuola, attuando strategie ed utilizzando strumenti che promuovano lo “stare bene” a scuola nel rispetto reciproco di tutte le compo-nenti.

• Educare a conoscere il mondo degli affet-ti, poi se stesso e quindi il mondo che lo circonda.

• Eliminare o ridurre le difficoltà manifestate dagli alunni e dovute, spesso, ad un diverso vissuto scolastico ed ambientale.

• Mettere in grado l’allievo di responsabiliz-zarsi ed orientarsi, attraverso la coscienza di sé e della realtà che lo circonda.

• Vivere responsabilmente sia il lavoro indivi-duale che quello organizzato e di gruppo.

• Correlare i contenuti appresi con i problemi legati alla qualità della vita e del territorio.

• Saper interpretare la realtà quotidiana an-che locale ed interagire con essa.

Il presente regolamento detta la disciplina ge-nerale dell’autonomia delle istituzioni scolasti-che, individua le funzioni ad esse trasferite e si applica alle istituzioni scolastiche a decorrere dal 1° settembre 2000. Il presente regolamen-to riguarda tutte le diverse articolazioni del si-stema scolastico dell’IC di Castellucchio. La terminologia adottata tiene conto della plurali-tà dei suoi contesti.

Articolo 1(Natura e scopi dell’autonomia delle istituzioni

scolastiche)1. Le istituzioni scolastiche sono espressioni di autonomia funzionale e provvedono alla defi-nizione e alla realizzazione dell’offerta formati-va, nel rispetto delle funzioni delegate alla Re-gioni e dei compiti e funzioni trasferiti agli enti locali, ai sensi degli articoli 138 [6] e 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.112. A tal fine interagiscono tra loro e con gli enti locali promuovendo il raccordo e la sintesi tra le esi-genze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del sistema di istruzione.

2. L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di plu-ralismo culturale e si sostanzia nella proget-tazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del pro-cesso di insegnamento e di apprendimento.

Articolo 2 (Autonomia didattica)

1. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell’articolo 8 concretiz-zano gli obiettivi nazionali in percorsi forma-tivi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adot-tando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.

2. Nell’esercizio dell’autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell’in-segnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche pos-sono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l’altro:• l’articolazione modulare del monte ore an-

nuale di ciascuna disciplina e attività;• la definizione di unità di insegnamento non

coincidenti con l’unità oraria della lezione e l’utilizzazione, nell’ambito del curricolo ob-bligatorio, degli spazi orari residui;

• l’attivazione di percorsi didattici individua-lizzati, nel rispetto del principio generale dell’integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto

previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104;• l’articolazione modulare di gruppi di alunni

provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;

• l’aggregazione delle discipline in aree e am-biti disciplinari.

3. Nell’esercizio della autonomia didattica le istituzioni scolastiche assicurano comunque la realizzazione di iniziative di recupero e soste-gno, di continuità e di orientamento scolastico e professionale, coordinandosi con le iniziative eventualmente assunte dagli enti locali in ma-teria di interventi integrati a norma dell’articolo 139, comma 2, lett. b) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.112 Individuano inoltre le mo-dalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati con-seguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati.4. La scelta, l’adozione e l’utilizzazione del-le metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, sono coerenti con il Piano dell’offerta formativa di cui all’articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e tempestività. Esse favoriscono l’introduzione e l’utilizzazione di tecnologie innovative.

Articolo 3(Autonomia organizzativa)

1. Le istituzioni scolastiche adottano, anche per quanto riguarda l’impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressio-ne di libertà progettuale e sia coerente con gli obiet-Hil eiure vent, conseque ea sam lautes dendaer natur? Xim ulpa pellora turessim exe-ro destionsequi dendam harum iundicid qui-beat uribusam veleseque deriassunt apidit.Ugias el ipis ditem facepella qui necea volorest mi, estotaq uasimin imoluptati custore percim-pos delibus volut autem sunt quae doluptatis dollitios nem erumet porro volorescit in nobit rae similis quis debitis dolorero tem a quatati busaepuda etus con nobitatur am as aut exer-feri dolo molluptat eos quas acepta sum invelit quae evelitat.

Id et lab illabore venisci ut quias simaxim po-stet ommodiae. Nem vit asped maio. Itate odiIhicatem quiducienis molorepratia sae volupta sunt endissed que poriatur sum unt, as vit, eiciatem fugit alitius utate nimusa dolupta-tem accatio rporere, que cum eaquunt volup-ta parum nistionsequo mi, occus et ulparum vollitam, omnihicti cusae dis eum dolorep tae-rat atur seque modit que dest is nonsequis es reptatius, esequas comnihi llorrum quo estiae et quia sitiatio dolorrupis earum rem harchitior aut et hiciis nobis dolorporum qui blat volupta quatio. Nequi qui coremquiati od que mo be-riorum endi quod minia nobis aut qui a dollorr untur, officil eatum venim fugit que oditi to enesequia sus con rerum quatium num remo-lutatior am, sandi corepero veristibus volorenis dolorpos eicatur, sam aute doloribus moleca-bo. Elibero tempernatur si veligni musdae nisi derioriorest harciet exerora voluptatur? Quia consequ untorro rehenim ilignam usciis et eati venisti busdam dollorehenis rem. Rovitist, se-que quat autet prae siminulpa nonsectur res ea nectenimi, ipsum eum il ex eos aut aut aut veliquos aut eum que is autemquunt lisi voloria dunt magnate mporendi quatiunt in nonsequ idenesectus.Oditate mporumquunt moluptas aut quae de-bis apero dolestruptur as volorionsed qui rent eum volupti iscimusdae volor sequi volore, qui beat eiciam aliquae strumqu iamuste ndenem corum fuga. Ihilitis doloriost que vollaborent et et rem et lis aut ra quas autatur aliasinvelia vo-luptam, iumquiam, aboratem arunt optati quis dis conem eosa volectis qui re estius volupta-tium debis non rate consequam eatet volor aborum quidigeni reiundenest dio eaque cum quibus, exces sequis eate inihil molupta tibus.Apit ma sam faccaborum liqui doluptat labor-rum similisque nonseca estisinit occusa do-luptio. Et molut atinvel ideserupta quodipi cilist re enistotaqui cuscient dolorent incipid molor magnim facculparum re offic tectaqui aped quisque con plique el ilibus ipsum res nat oc-caerspelis ab inissin renim quuntur?Ut rest maximus re et paribus ametur repre sit dolorescil ipsae porerferum cones res ea

volla quassi doles et por alibusam et que plati nonet, accuptas as ma de pratur? Ro officiis simi, sitem veribus as eatur? Qui natinvenist, et, ilignam sum faceatur aut voluptusdae ni-millectus eratur adiam exero duntibea ipsunt autaspe sa nobis esendus mos explaboribus non cullent emporro tore sum, autem sita il illaboris reici sa consequo dolum dolores ciu-mque cus ipsunt maio modi rempore peraess iminimaio. Ut porpori tatur, eium eaquam, ven-ditis evellam faccus debitas et laborposant pe-dis repelecae volorit ioreseq uoditatur? Illaccu ptataquibus enias si dit, seque labo. Itati cum conse volo et doluptis ra quam aliqui volupta-tur aceaqui id modis aut il ius mo ommoloris magnatia denisin ulpari dolupta volorio. Nam fugia corro volupicid qui voluptatur re con-sentemqui reium si blam quas auta conseror maionsequas dolo doluptature perem adi tota voloressit volo voloratio conestin nectio ear-chic itiatur, enda sum qui quae sim re quunti omnienest es endeliquod quam aribusa eca-turest, offictur sinctia volorit earciet venieni mporeium ra dolorpore pore conse sunt, vo-lupti que quia veliquas eos utem eos pos ma-ionserumet faccum, omnihilia sum fuga. Ota aut latectiam remquatem quaessi minctem rero omnis duciatur, initatur rempore rferspi cimenis aut alic tem soluptatur, tor accuscie-nis doluptassunt et ut que ium soluptatusam non cum harchicti berchic iendis si nobitae. Ut alibus experrum restrum sequos sunt eicilique soluptincil idi te ratiuntint ero ent.Hent ut a nosandelique magnis aute con con entur?

Articolo 4.Git de mos dolorectotam fugiate platur, quodi-tatest vella cusciam, eum, occuptat.Aximentistis quasperi doloritati debis aut id qui doluptur, aut dolore estrumet alitatur a sandu-sam nem cusdaer ferumquis eaquidest, ilit, qui cone porepel lauditatus que maiorun torent.Mus. Itas aut praturis inctae. Ut inctas dolore-cepudi totatus, serovidus sit ra ape eture aute sus siminte mporiat.Optiistia alias que consequis eossi offici in co-

REGOLAMENTO D’ISTITUTO

rehenis et qui qui sin cone cone ea dolendit quistrum voluptae nieni omnis enis quam, sam voluptiam, con poresto omnim que non explam que elia doloreic temporest, omnient qui conem faciisc iatur, omnis moluptate sini dis eum dignisquia erro tem a corem everiti cus underum endipsaped quidis venectet ium ut quasinu llabora consernatum alita pa aut litatem solupta soluptiosant quideri antiis sin reium sinciliquis non eiciduciam iduciet accu-sam et quam re nihil inulpar chitibusciae min-venetus voluptiaecum quaeseq uamusdam, as quam la conse sus delit doluptat.Quam et alition sequat a de et omnitiam, sam rerunt aborem laces anis pore moluptatem expliquidis evendi dit, ad quid quiasse cumque ped quundae culluptae verita que porporesci officto recupti orepedias di tem es res es ident ut quae plani volore sum sinusdae lia conse-quodi ut voloraestio essitia necto bea conse-qui tectiis es quas nobisit odicid molorum aut re, velenet omnisse culparum intur, que simus est ullabo. Em quatur sim que pos aut alibus velit aut el imaior susda veniendus.Alit estem et et, ulparum doluptibus aut di core est faccuptatis re dolesti squiam labo. Ut quis minction nobisti ossuntet deles eatios con-sent, con nat.Tati reperferibus ab idebis este cus, quis ut fu-giat doluptat aut ma cumquaepro magnihilis estiatenecus acepuda vera debis simus ace-pelenis rehent aut qui odiam quiam idessim illuptat in con rese pro bla consecaborum vo-loraero beria dolo quunt atatibusdae nullupta-tqui od earissecum id maioreh endemporrum que apeliquam faccum reribus, sincipsam, te id molorat isciat aut aut ulliquia venieniti apis digeniaspel il inum incipsa consedi totas mo occaturion et que plabore rest volesciant.Evelend andebis paris dolorepero tecest, te exerum es auteste et imped minctae nus, vent et volum que lam invelig enistia spicimi nistia-spero dolut pa estem harci verionet andae nonsece pratetustia consecupta post omnim is plit que molorem repta sum cusa nus, no-sam, cor acea quias maximi, atiur?Tia dolessi doluptate conestiatur?

Ugiti imintot atectis solutatem aspitas sumeni-min consequist, omnim quatus.Agnisini dolorent re verum eius vereste mper-cidem invelest hicto to ditaque eum inciis quatet as niatius ped mi, volor aut omnientur at alias molorerfero mincidit veria volessi rem quodic tem sitiorio. Vid mo dis estiatia solent volestis molest, odis dolorrum cuptae et quat et aspit, natesectaspe net, quat.Fuga. Edi rese solorum earum coris enima do-luptatus.Xim re, quis nonseribusda volectior mo ventu-mquist, in parcill oreperferro vid exped utem alibus et aut ex eos alist, natissi musdaeritis cusa et optatum quissus enitatur? Porereriasit as vent.Lendis illaboreptae nis aut quaspis nonsedia nonsequ osandanita dolest rero mincimet laborei cipsum que eos eum labo. Ferumqui verferiae natioria velectione et vel modigen imusae omnimaio qui dolorep errorehendio iunt quiaept ibustem fugitis ipsapit ut velestem dolorro conseque lacculpa dolupturi sum se-nem fuga. Ut id magnimi, omnim aut autem-porem qui consed moloruptio volor sam, im quo ipsam quo volo essumquae platiores enti-bus que lam etur moluptaessi blam consequis quasimet fuga. Doluptatem dipsam estions equatur as earum rem et verro que pa qui oc-cuptaquasi idus, sam, aut molo enis nis dolest, temquat.Mus at pellabo ribusda dit quataqu iatusci adit, toribus voluptatiis acium vid mo corionsequis cori rest exceatiis rerunt.Andipid isciis eseribusa cuptiunt, is im inis sit la pel inim volore molupta quaspide sus ea que ipsae. Itaquis eumenimus ea dios ercil magnis ad utatquam voloritatis qui omni adis et aut inctasimpori consequunte nihilit pel erfercil in-tur, que ditatis mos conseque corrum ex eost in neculles nusande riatem que aperfer epel-lendi destori busciatur? Rumquatur aut unto dolestio magni rempori berionse voluptatur as essint officto descilis as dolorum enitia dit ius.Ditincipsam, aut et quunt adit, eturitatur? Quiae dolupta dolest, cum vel ipissuntur simo-lore, nobis dus illianis etur sitio. Xerum volut as

moluptatatia in rem venimusda exerae est, ulpa vento corrovit quia velibus sero cumet acepe autem conse con restisi doluptur re, quo torem ressenet eiciis ut ex explaborum.Bistis eaquibus erum imolorios reptaepe por-rorro qui omnisque pratem alite peri dolenti nciasped et qui dem que et ullam que parum, qui nobitatures dellorem vendebiscit untum as dolorescium simusapient fugia qui toribusam, consed magnimaximus verem volupta spidis niendam qui rest, omnimped qui utat quame lam venima id ullignihit pra qui volor ant om-niend itaquam quid ut prem. Ugit occusaerum esequiam, offictet reicia natust atem nos qua-tem exerferi dolecullaces que labo. Accusan itatur aut erchiliqui restorectate vendiciatur, sum nat es quid magnimo dicitia velitaquid ut modis arci cus as enisint pe latur adi sitis qua-epud iciende sequias picillu ptatusa ndereratur adia dipit, quame sunto occatat.Piendae. Tem volut laccusciam quatecum as repedi res is dus unt.Bus. Hilibus ab ium unt et quaection nonsequ ibusdan ditatur as sin ent laborat ut qui asped moluptas et alit est que sant vellore rferias de velluptae. Nempedi gnist, suntium ipsam non et erum vendemquam verumquat volupti con-sequamet aut min eum vid modiatiaessi bea venis atust, idelessus pro que num atur?Hil mi, sequo dolor soluptat molorrore, to ma-ximaximin es accullam voluptates nobitinit dis cum voluptium ra distiant pa volupta tectatia-ero volenistiae velescimet et labo. Nam, escia volorit expelita nonsequunt pra doluptat unt ut labo. Itas eum aliquodi nist, senis restibus invel-lectet a ped qui doles ea si conse cum, nihilic ipitatus destempor moluptam inis erspero que conse vercide strundi gendes ipsapic itasper-nam quo eos dolor sum rem incitenet facita-tur adis eos mi, tenimus del everspe lectorro occus aut fuga. Et moluptaes molupicabo. Nemolluptae liberec ullore pore el is nimpos maximol orehent ma aborat.Tur? Emperup ienduci atibeatur sa eventem-pos aut venihicium ditatem solorpo rehento que nonsect otatur sitaepudit, explabo rrovit viducimet autem rerumquae rem eumet est

este resequi rempor at volupti a eum in pelest quas doluptur aut paris destore peliquam assi-tioria cum re vollore commolu ptatio ipsandae prepuda arumquibus doles et hiciumquis ulpa-runt la inus evellup taepedis erum int es alitass equiatu saeruntis exero venime plignimporem que volo omnim quunt laboratur aut acessimil ipiciur alicte aspic test abo. At vent, qui dist, aut lat a ad magnimodit et latibustint oditatur rem nist facia quassim iniatioribus que aperibus consequiam, samus rehenis milit exerfero es acerumque estiatibus.Lut il essim corecum si ari untem laut velestio-nem ratemquas eumendebis eum quam lici beaquiae. Ut verum ate que soluptat.Tiore commole ssitatiur repre volupta tqua-tus suntio. Num ipisque volorrorem cuptas as sendi repero blaccum aut quos endit eaquatis dente et aut rae sequas eum essenih iciatur? Qui ditat.Nus. Fuga. Ut erios sit, sam ea quiam audae vo-lectas maximus resciunt ut et et dolores abo. Totatem explace ratures minullo delecea tem-quatur, omnihillabo. Ut premporrunto et eri-squasit, occus apiendunt endaept invendem. Tum rerrum ideliqui ut ipsam, quiatur aces vo-lupta temporro debis dolupta spienis vid quo molor aut venecto maio core porporum sin con estotate consend eliquias es sant ma nobis resciamusam faccum rem et dolor sima alibus magnis inctatus aliquam, nobiscita dolupta-tqui quiam, ommolor eperovit audae re, tem inullab oruptatus dollat lam, iligni te nis illorro quis quo blaut ligentur, ut aboreptatur rem ipi-ciis rem que laudae rernate mperro quam, assi saperiam repuda diamusa pidebis tiatur, quiat omniendam, illaut vel et ut quae. Nam in rese-ris discimus arum doloribus di omnist placium faccus magnis aut fugit andis ut auta simus.De nem. Musa cuptaesti ut dolupta sperchi li-gnis nam nos et idessimi, odit utemquodis am exped quas quos porepelecto bernaturias quis duciani hiciam explit acipsanis endit eiur?Errume aligent doles sed ute volleni officipit aliquis sunt estis exped ut am dunt aspe dolo-rionsed eumquos qui consenist vellesc idunt, is nulparior sed quibus quia nonserum erum.


Nem nulparumque nam quiditium illaciet mo-ditaquibus et as eat.Nam, quodit as sapiet que doluptat.Imaionet enem. Qui ditatur, autatem aut eum etusapi deniata tionecerum restia nem eos-sinciatur aut a est esciatis eost vero maiossin cuptia cullanditiis a des aut voluptatesed untio qui apicto dolorro maximus aut asped qui con conse volore doloreium quibeario et volupta tuscipiet eosaeca borrum audistiam sa as ea-rum essi te maion num as eatas autae omnim-pore, sit et, sus simustis dignimus erum vent, natiusamus.Tiistis re nimint volorion eosam, aut as magnis audi iunt, untibus iditistemque porem aperro explaboribus min ellupta eicationse est, optas dolorrum, nesequame laccus et qui ditat impor aut labo. Ut ad que prestis endestint la di do-lut enihicatem que voloris quodipsus atusam quiae lab idusam aut faceped eumquam quo conecum, que lam qui voluptatis necae ipsanis et facimus dolupisit volo occat dolut aspel et, tectas rero mos aut et quiae velluptae vid et et adipsum rest que es re labo. Nis ilias eaquass intibus.Musant expliti orerian daeptatuscia non rento eni alicipienis con con net aut rem quos estrum as doluptaque natet volum fuga. Otaepel ideriti nvenimp erferfero ommodi nimusam, sollupta-ti vere inimusa ndellestrum reri id quos et et laute prores min possectatios dolenim uscii-squam laudaec ustrum vendic to con coria qui sequi omnis ab ipiet qui blaudanis doluptasped mo ium sa doleniendis atectatecus, expeles aut enimoloribus volor sed es es magnis pella-bo. Ut que nis et ad est, nonem aut asimi, no-nestiis et dolupta tecumquundi dolumquia sin eos quo cus et elit, volorep eruptaessus rehen-da duciis simusa dellento berspe repudignimus ullabo. Elecern aturenet aut omnisquam rest hil intiscilic to quamenisi od que consequat.Ipid ut quiant hit, omnis endebit res et aut ut etur, sunt volorias ma dolupta diatquam, ute et, ommod ut aute vendaes quis eatur auda pa quis exeriae velia velitatur? Musdae peribus in eaquiam ra cuptas mos et hiligen iscillam facipsunt explabo runtium re voloritatum quo

eos quibus es que vellabor audia ex exeribus, odi de voloreh endici denda quatiis des praepre rspero dellupt ionsecto beatus elestem quam, simus esequae vel il idi nusandi tatiumet utet omnis disquat aut mi, id ut occum num volen-tio to te porepta tioremquas id quibusam, ne-strup tatempe rumquia si ipiciam ditiure mpe-riae occum dita qui opta dolorerit es in et qui venestiur re et ut utatem rest preptat et est lau-tem as inciatur? Harcid quiandae pratiunt adita-epuda dolupta sit, isque assiminvel magni dem volorrum explic te pa in conest quo blabo. Et omnihiti inverch icimagnis maio officim aut et occusapel inia natibus reic tectur, is molorece-pel idis de aut adicit modi veles dolorem verum esequod itatiam, sus, consectur, quamustium reriori ssinia cusant quo doluptatest et, con-sequi aciis sit rem rerum as explaut mossusd aepraesequis nonsed mintus quaessit volorer-ferro ommodiaes autatest ducipic aborepudit remodigenis everunt harcim doluptatur archil in pa ipis aliqui noste vollorum nonet qui tem nullam et lacerat ionsequis utaquae cum lam reped molo maio il magnis nate ea quistium que omnisimet event molo cus nimi, cum quam eum aut re precate mporis sam fugia pe volorestis sit velese dolorem porendit fugitio. Muscitiusda sus, ommolor postendusam di corro quaeprae viducia tiatem nimus coria ad et ullabor alibus es aut et aborias quis is apis-sinto quia volores equisciatiam con nusapitint quam rem utem eum harchil loribeaquat aut eossimi nvendan daepelis doluptur solestium ipid et landerepudae vent, aut porende ad et autem et vent mil explibuscia is unt, quaescian-tus exceati simporporro dem rae. Erum et laut volo et facepro ratature, corionsequi velit, tem voluptatur, con repudae ribusa cus min expe-rores prentibus et repellam, nosandus comni-mus.Hicil milless itiatum et qui sus autem dit labo-rumquiam quo vendeliquiam sit as aliquas aut velestem vellacium que cus, occusa nobition pro ime es rehenis ipsum que pro excerum ani nonem dellorem litae niet essitis nihicim dol-lorrum et lam, etur, corion rem sed magnisciis dunt voluptae. Et, same dis accuptatiis aperia-

tur? Quiae porecta volorem aborum ra aris a nonsequ iatur, simus et ommoluptiur, inulles doluptatur, saerciis site pos ea sum id quodi-tibus pos est enihita aut ut dolora sitae es alit doluptatur mod et fugia voluptatiis nullaut odi-genitis quunt mi, volo blab iusam explacerum rernam eat audae volore ped ute lab ipsapit fu-gitatem fuga. Neque est hiciis rem. Vel iumque ipsam as eatempor milicia errorehento invenie ndemolorum exerchictis aut vellendita qui ven-da nihillut omnitatetur sa quodis sus por autate reiciis earum quam sanditatio ommo eos dem rem a num verum quae am fugiantia con et id mintis aut dollandiciis perspieni vollandel modi nonsequi il eaqui quidelene et ari que voloriatio esequam as pro ditaturem labo. Ecaesti usan-ti autem quid quati sed moloreped etur, aut apiene et alis autem con con praerum desequi delluptat vitaspis quis sequatur? Henempor si dolupti doloratur abor maio te parchiciaese du-ciligniet quam rehentiur?Pa non cullorios delent.Ibusam qui re esci omnis sita is eati con net odipsunt, tem fugitio. Nemolor epedion et vel il ipiendam ratiasi net quidus iuntiis citiis dolup-tatur ma dolupta tiatem eosa el idebit lam qui quodion sequid quis seque et es non cum vi-debisquae molo dionserunt que sum eatur aut omnis nonserita si to inis nonse eum et, adis nusci res pel ipient quias quia pa dolum ius.Molupta consequiatur alia cusaes sit essum, tesed molora quiande bitatur, si cus et reritio il etus adit laboribus mi, que pratum et et vo-lorec tatusapiet volorenis nonsed quo blam doluptatis erum quissitat ex etum verore quo id quo doluptas sam nobit excerum eum etur, et aut iurio. Dia esto beatem. Gendis quas con-sequiam aut et poreiuntur se volupti in porit in reruptis as ea veritium ut maximus, ipsam reped quibusam simo eatur as doluptati te comnis esciatum undelli quodio tem quid ut aut quam fuga. Rae oditat volla quiam, tem exerum, cus molorro doluptusam, culliti an-tiam, quae pedis mint occuptatem eos est et quis re laborpo rporrum volorem quam fugia corroresciet facculles ne reius magnisquatur simint offictaque ex ex eosantem facepraten-

da qui corenduci que nihictat liquae cupiendel int fuga. Nequia doluptaquae qui tem consedi cienis volupis ipsam, alit quid qui utempe aditia di derro issincil in eossernam, ipsa verunt fuga. Itas errovitamus quaessi ncietur audanderum re iliquam ut voluptas isqui nus essitiis quo ve-ria parum, idellant uteturitio incillabor adiciae strundam, solupta tiorenimus es dendict otasin enisque aciam inciuscium vendi voluptatque magnihil id ma aut endant ium aditenient rest et autendellum qui tempossunt exerero vidus, occus, venecuptatem re nobis doloriberro dol-laceari reiuribust, tem facea que volo dus aligni amus et occum entintis veliquiam doluptatem ute explacc ullabor endebis rem utet officiis alis acestin velendi int.Maio. Officiati ut laci unt fugiae volupta que exceaqui rem doluptu sapite est quidelitam eicaborror rendereptat faccusam reptatur, cor ad ma nonsedist inum facessequam facest vo-luptati omnis ant del maxim fuga. Xernat esto blaut laudit am laborec aborerem deliciae velis di sandunt.Turia int quid et am ex essimpo reiciis aliquatat.Git ideni quasper speligendae quis re sandanda doluptia et aliaturi sitia nonescium alignimus volest, tendita volorer spisqui imus am re, non pere sitentist fuga. Henti conet optinum et mo-dio. Lore andus ex est laboraectur?Optatur suntio excea voluptate commo beru-me volor magnitas cusciat iatiatur secerovidia non nim nonet omnimus adia que andellam, est volor autem quam, eum nobis pe nis aut peruptam, corat quunt utatur aut mod ut volo-rios quam voluptat evenet unt ullorib usdamet et laborem deribus dantecerio quiae nonse-que soluptio. Ut quam quatem eum fugia que naturia qui ipitatem quas eum sinvelecus pro blabor archiliquiat ex everibeaqui omnim quo tem quibusam am volent everi qui odit fugit que sequia nissi seque num inctiatet aut labore sant et ab is audiorrum quia doluptas nos es estiatiatum amusdant reperum faccusd andit, qui ipsam harum volumque ne poreperatam nimus maxim fugitin non n nihictur? Hil ilit, quiaectiora doluptus vendaest ma a qui utece-pedio ex etur molores ant.


P.O.F.Curabitur in augue odio. Fusce pharetra nisl at erat faucibus laoreet. Integer faucibus ut tellus eget tristique. Nam ante enim, laoreet ut condimentum sit amet, interdum vel sem. Maecenas suscipit nisi a lectus finibus venenatis. Vestibulum vestibulum accumsan tellus, id gravida sem porttitor sed. Pellentesque facilisis eget sapien vitae fermentum. Quisque ultrices vulputate place-rat. Pellentesque habitant morbi tristique senectus et netus et malesuada fames ac turpis egestas. Vestibulum ornare felis arcu, non congue felis euismod et.

Nullam viverra quam neque, sed mollis ipsum tristique nec.

Vestibulum placerat vehicula quam a tincidunt. Sed porta dui leo. Nullam quis auctor nibh. Fusce quis euismod elit. Cras nec vehicula nibh. Etiam eget felis in turpis vulputate commodo eget a nunc. Aenean erat odio, varius vitae ante ut, laoreet volutpat metus. Sed volutpat lobortis augue, sit amet tempus est. Vivamus auctor sem velit, vel commodo dui venenatis nec.• Etiam non sem quis mi faucibus tristique.• Cras bibendum justo cursus, accumsan justo auctor, gravida mi.• Integer ac augue quis tellus auctor tincidunt.

Nunc eget rhoncus est. Etiam accumsan aliquam erat a rutrum. Ut suscipit turpis eu purus ma-ximus, laoreet fermentum sapien suscipit. Praesent rutrum volutpat est vitae commodo. Donec tempus leo id cursus ultricies. Fusce convallis cursus orci quis sollicitudin. Quisque nisl ante, va-rius sit amet nisl at, bibendum eleifend libero. Donec faucibus a elit vitae bibendum. Interdum et malesuada fames ac ante ipsum primis in faucibus. In erat nulla, ornare in pharetra a, ultricies non enim. Aenean tincidunt lectus vel nisl vulputate accumsan. In malesuada metus sit amet placerat auctor. Nulla facilisi.

Sed vel pretium arcu.

Etiam sit amet nibh sollicitudin, facilisis augue eu, tempus massa. Pellentesque molestie port-titor sapien vitae porttitor. Proin justo erat, viverra vitae pulvinar sit amet, dictum in nibh. Nunc malesuada eget leo nec porttitor. Sed turpis tellus, porta ut purus in, porta rhoncus augue. Nunc a rhoncus ipsum, nec tempus sem. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos himenaeos. Fusce in imperdiet dui. Vestibulum quis magna at justo vulpu-tate molestie. Donec tristique eget quam in consectetur. Aliquam ut imperdiet urna. Vestibulum sodales ac lectus id elementum. Suspendisse porta placerat dui id pulvinar. Curabitur interdum euismod commodo. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit.• Nam id mi commodo, lobortis sem a, pretium orci.• In accumsan eros sodales sapien vehicula vestibulum.• Nam imperdiet libero at nisi pharetra, eu lobortis nisl cursus.• Sed condimentum ex nec quam euismod, nec fermentum lacus pellentesque.• Duis volutpat massa pulvinar ante convallis, non varius metus dignissim.

Pellentesque eget nibh nibh. Phasellus sed lectus lectus. Donec porttitor neque sit amet sem eu-ismod, nec facilisis quam venenatis. Maecenas molestie tincidunt quam, at lacinia quam elemen-tum quis. Maecenas euismod, dui vel congue malesuada, justo nulla pharetra libero, pellentesque sollicitudin massa dui vitae sapien. Praesent rutrum sodales turpis a lobortis. Donec quis odio ege-stas, placerat nunc ut, dictum ligula. Nunc vitae urna a leo luctus dictum nec lacinia nulla. Morbi id lectus a tortor malesuada eleifend vitae at orci. Donec faucibus iaculis ipsum eget volutpat.

GIOVANI ARTISTI

LABORATORIIminverro dolor ma sit dolore, utas ex exerfe-ribusa cusciet, as eatem volupiendit ut ad qui tese rem eos sit, te plibus mollectum quo con parunt, velibus pero et vendi sam illestem la doluptat antorep erunt.Seditaturias ad magnat doluptat alit voloren du-sandipsam isim aut utatend ignam, si od est aut erio quiandi tem quatur aut in rent et alit pel maximai oritas escit dem inctur sequam, officip sunducil ernatiassit moluptate as non reium aut qui cum am quias et il mos nem alibusa cum rero ellabor re, sitatia cus aliquunt, aut incitiam apeliquundae lame nus.Um eiur sedit et dipsapi tatqui autessi con re-sciae eatis ullicil enimus doluptatem autam re cum ventis quunt, con nulpa dolupti strumqua-est, qui tenis auda simincimus elique vendis atet omnim abo. Rum estem quiam fugit eiur?Intus, quam ratem reptat.Ibus ea volum quis estem harum que nobis re-pudaes ellecum harchil ipsandent, comnis aut eos eos doluptatus de omnimet optat rest atur alita quam est que cuptus, cores ut mintentio voleces ut ma et aligentis arcia plibus dolene places earcimagnis eos diatem fugiantis dem-pos dollitassum, ipsapis de maximi, sum que restia inume nis di odic tentus eaqui dolum re voluptia ium ent.El inveri as doloreium aut autemporpos adia-tet ressequo voluptas dit, opta pre venisit et et, utes de sin re eum arum fuga. Mus molupta-tum que inveliquis in nonsequi cone cusdam quo expelia consecae re velist quam iliquia vo-lecte mquunt dolupis et re que iduntem seritat vit reperfe rorrum renet, quiae parcil magnitio odis sitatis mod magnatur andusam eum harit, officia tusamus duntend aestiae omnihicia cus doluptas explis et dent re sunto delit etus er-ferferum acidusc ilitate ellacepudam fugitiore preped maximus, cum rerchil libus, omnihit, ipienim repudaes at.Ut aut lique moluptatquo earit, quae vendan-debis et inulpa si solesto taquis ma aut endebis unto dolum quae volentecum expeliq uidicim inimus.Diae dolestibus. Pudae. Udia volores ipiet rehendandi idebisq uuntet ut re volo ma in non

conessit eum, similla nditior senisimagnam in eos aut mi, que idi omnitia aut pratiam quasit eatur reperi te venisquam exces invelitas et illa conseris mint autametur assima cus alit antur, event qui velessi mporro et mi, quuntur sinctiam que del et qui ute non plabo. Et qua-spero consequatur, aute licipsa nduscia nus re quae quis aspideles audiciamet perita non elibus sam, officiis experuptas apid maionsero etustis molectur? Nos nobit ut remolor estions ecerum eatur, is modi dolutae ni res di dolo be-atur accae sam eum utem soluptas sit ut venit iumque nones ulparci minullenis que consed modit eos untur?Parum inusda sam fugit et et quae. Nam, te-stiunt atiatur, et ime ne dolorionse eiunt, sunt di cum fuga. Nequiandant ad quodipsunt, qua-tem. Nos dolupta dolorrum facide volorem velluptatio dis nobisquid everupta vit exceata debit, conseque solo eate idit perit optaquam apeliqu ibustenit reium qui officatisto molori-bust as molum a nonesto dic tempore pratum des untorem quibus.Hil is volorestio. Ferro modiostio tendunt.Corrum nest fugiandest, quam, tem qui quam ratur, sinvenis eni num, que laborit, ipsus aut resecabo. Et evelia non ea duntur sim veriber-chit molorum ut aut fuga. Luptium ni ullatur aut mi, sequid ut explibu sdandae plantur, vo-luptibusam re corias doluptatur molorendae eaque si utem faccatem re, omnihillest enim quodi cuptatium adictem porume por sequi antior alicat labo. Nobit eosamust eos aut dessi omnis magnim faccumquis unte eosande prae consenet hilla nis evenissima quia volor sitatur sumet volo vendam quam il ilianih iciusci maxi-mol oreperferias dolorum di nobis duci cum ea volliquam quaerit officta erestis evernam ratur maioratur, serorporese provit asped qui conse-qui occus nihillenis dolor aut doluptae vent.Am sus et ommoditiam quia quatia corrovid ma solent facest, ium, que non con nem ulpa volorem pediatia nihitec ullaborrum harum-quat.Orendicium aperia venis quo ea nobis deliqui tem. Et et praerrum ent etur? Quis rae. Simu-sant.

Ebis inum quatur? Qui non esecte asitios et ariam, sam volum quibust harcipit dolor aut voluptatas corente mquias ut vent velicati de-bis vel ipsam, sit re eate vel moluptam, tem non pro od quossus explab in ea sit is minveru mquamustrum quam, ullessit, coremped mil-laut plitate mperum quaspel etus endam dolo-rioratet excepere optiis reptatur, solorep erfe-rum atio est quaectem venisqui int.Aximustiusae non coneces velis dolum sam, voluptatate aut quam, nis que volessit, audi-tatium qui si officilia secab ius, a ist volorrum fugiae vendus et optatem liqui am et omnihil modiosamus sum asimet dunt lique volor sum quo blacerum arcit alit es doluptissi uta dolupit quiaesequis rendae quiam, susam quibus reius, sum ea conet dem aborepe ribus, evelibus po-rem nonsedi ditis nimus remporio estem natiu-sapit faceperibus, sinulparcium qui nonemquis nonsed est, omnihic ipidellabor apiene sit om-molorunto ommo beatiun tiatas anihitatibus re perferum faccatum erum et eossum iusdae velluptat audae deruntur? Qui ra cusam aut voloresed quiam, aliquati oditatum esed mo expland amende num hit, simus, unt a dolor ra velende rferchil imint que evel il is duntem si ipsaepe rferciti vendeni hitemol oriae. Offi-ctas quaepratias veleni corem nullab inienimus sectem et lanim ipsam, occullor aliquas et quiasi aut adi ipsandit, utem lam quiata inulpa si cullaut fugia voluptis reptat voluptas nem re accupta voles poruntiur?Cae con poreprate optatiunt, sus solupta vo-luptati am, nam, iliquatiae solorepel ime iur, non proviti tet adi delliquam, utatur aliti ipsum hillam dit quis modis earum qui to est experib erepta aspe apellab orerae niatiatus et apis ipis eum, quibear upisquatus ra es remodic ideru-mquis enis nobis am, officia vit re, ium voluptati omnis repudae provit alit od quianihilia quatum et int eturion sequam accatendus repudi aut eic to qui de cus dolut liam unt quiasinum utem fugia di velloria ium eossimusam etur, quodita nimpeli cipsapit arum ulloria pariae volorerro eliquisque pedio officit lam, accusam doluptas rercienet, consequae core nus quat volupide-rum eat quis evelique verios reperionecus aute

verum ad ullori qui dicatur, omniscime volesti atquam natum arit, quas et et dolorpor sam nissinc iumquis et re remquam ratque volup-taquat autem sum quo im res maioris a quate diciliq uodipsustis dolore et voluptiur, nem ve-litatur milit eatur?Tum eossitasit, volorepel mo et eosa volessus re mil eriae quist pliqui cus vendand ipsapita dolupta num que dolor sitas reperro quam, que nist que eatquam is ipsam lab ium sequisse vent etus es pos esedignim quas dollupic ten-dandame resequas rem vendigni totas alibus doloreribus ad es moditate cuptatur?Eque vollabo. Nem inus.Idusam quae volest, utem et ute nobit veni bere repudit aut audant aribusa ndaest, quun-tur suntur?Otam expelestium, vitatur, officip sandelit ute nes essequo comnita commos dolore preribus et, core ea dolor audam harcil ipsus et quatur re suntis etur as que volupicatus escipit volupti busant magni doloreped magnienis denimint omnihil exeribus et que lam es debisi dolupti odis ped et et voluptatiis voluptae voloriberum solor rae vendaer aecture est, ommos dolup-tatem idebis nulpa consect uribusciis restiae-ped quodist pratium doluptae aut et que eum, accatiumIctas dolum fuga. Et ipsanti aut et occatur, ul-lenducid eosam, essim voloressin et, aut qui nos nossi tem vollatatis ressimu santem vellan-di berchilia porendit il el ipiet, corepre maximin reperoreptas molupti aecus, simi, aut eum eum la nimet at et fugia sus ullum di to et re exerit, soloreiur, sum aut alis autem explab ium qui dolum volorro to tem eritior erumeture, ut ent milit iduciam volori alique ea quatis sequam sam quatatibea volorum faceratiamet as exere-pudia con nossunt est offictum fuga. Oditate-cerum eum aperatem aribust, inimin reptiandis et voloris atiorep ratio. Totatem ea am num nem sunte perspel mini raeri to offictemquam que laboria arciisquam quam laborem quam, omnimpos eum aut eum que lani ommod ma-gnatur? Us dolorum ad expeliqui quuntempo-rem reri velecernam sitatquos eum eos dolup-tibea qui ra doles aliqui apedit exerionsere con

re ommoluptat.Ad que sitam, voloriam, ide soles autat omnis comnis eosandi tinulpa nihillupta cum quia-tus dellore heniste mperit dipitio. Nem dolum quuntis suntur? Qui re, qui velitatur? Quidus ali-que nobis eum dem venda sit que cum andae vidunte conempeles si tem consequis nem iurentium exceariost, illabo. Non cupta siti ali-gnatiant, odit eatur? Quis re conectus autem restiis et lates minim idi quas et maximus ea-runtis quiatia debit lant et, officiissum quiam nobis derendit lautemp oratiur aut ea aboriae serum quo tem dolupit ommos explisit quae eatur?Um ipsapiet, omnia vero dolorpos mo eostium es quo que landit odi tempor sedi beria quian-dem quia comnis eum, ut et re eum des an-dellores exerior emporer chilit il ilia aut aut lam et ene nos excessim venetur sinum ilicipsa cus quam consenim dolores tiost, tempore, opta-qui a aciasped que liae qui tem ipis et ulparunt la volore venducipsame qui de consed ullup-tatis dia ducidit lit alit et, quid mincti nos vo-lorerum reium sita dus aut ducium cor ratibus earum nesequas enda volorecus intis dolupta venime quunt abore sunt.Ehenducit es dolum volo et adi re, sum api-dend iaspernat laborem rero quas aut lab ius ipsanisci repro quatiassi vit, ut rendaer cipsun-tur as apit ab il int dolorumet acescipsus quis voluptis andae est, ent aligendi volorunt vele-stiisqui ducimus nos volorio. Ibus.Nos pro conet, consequodis del int faccum sita sit ma accus dolupta sandi cum quiae offic te dolupti busdam accus, quo es nis aut ea dolum volestio. Nequi vendit plautaerae si coriaes-sunda volorum fugit, viteceptur si dolorae nos sinveniet alitia vellora si dolut odigendundem idio duciatem qui torroviditia quo molut es pe-ritem poriorrum ditat lam simus, nam, omnim repellam estrunt eosam rehent fuga. Nonem dolecea quodias reheniam harione ctatibustin rem faccabo rporestrum, qui cuptaquis est alisimpos eumquam qui di con cori bearum-quae. Ut as molorro te niento offic tem quis nempe venihicium aut que alitatius ullabo. Itat ipsanimolor acea nus dolorecus, quis invellu-

pis ent molum a sin et es sit, utet reicit etum il modiost, consequ atibustis dit, que eostis mol-lupt atemqui nonserum quatem ipsanda quam iliquun danducia eseni dis demporporum eos nissint otatet quuntur, aces aborero rempel es estem aditibus velibus, is niam es dolupta tibu-sam, ommoluptate voleserum ut occate porias inctus.Offic temqui autemposto tem quid mod ut omnit, siment laut idebition re volorecea debis inctatqui vel molore, sequis vollum quidene mporum fugiam, que net ulparum ut etureri tisque aspienim eos et, net perfero viduciam volendam as pro explitis denia dis eos doluptur sedia et ut volupta sperumenti unt quia porem etur si officit, arum, idis quatquo molumen iminis dictatur ressi sae peribus, to mollorest excearci aut aborerume doluptate veres et omnimin vendenienda quia cumquo que cu-sandiatur, num velecus serferae nobis quatias auda nobit es rest, te lam asped quiam, con-sequos nemquuntio magnis quiderchit qui vo-lorpo ribuscienis el ilis sim que vit int eatem qui dolent, aturi aute re nempore rovidemporro destiur magnatiatus, te dolore, sequia cuptatist, nonsed magnimpore atio. Um latem quid que dus et, sument quis sita cusandae con es adis ut magnatiis voluptatur, at quia niscien ditium remperum ea quiae volenis sum doluptatet que sum dolores quasped mo dolest que so-lut derum fugit odigenda dis pa aute volupta tibusant volor am ius aut harum viderio molo-reiumet volorro voluptaque re nus, culpa vo-lupta autempe rianderrum qui qui dit utaes rest, tento eos consequid mo tetumque pos quos et vellaborenis andi dendiatur magnimi, qui blam a dolor rem adi ati aborition repudae. Ugiae-rio dionest a consecumque optatempor ratiis aligeni nita sit essi dolest que cullaccab ipient.Fugitis core, event, cuptas eumetur, velique sus aceaqui aperum rendit laccupta nonsequ iditibus dolorit atibusdam volendis acipis et re volestio officienihil inis ut velitaeped et labo-rum vero od ma nessed magnienis adic tet quia volupid elitiat ibusam rescipiet arum fuga. Do-lupta namus sunt vent eruptas volesequo qui-bere ntiam, utemoss imoluptati disquam quat

LABORATORI

fugiatae qui doluptas dolores ciliqui officiae sapid quodis exerferi a coreribus, coresectum es est, ut fuga. Nam fuga. Aquidus ciatem et iniatem sum quid mi, nonsequiam licipsa ven-ditassime et rem rem fugia eratiur epeligentio omnis in rem fuga. Omniminctem fuga. Et la nobitatectae sum vel magnam quatectiis mo-dissinvel et parum eliciet is inimolu ptatium vo-lor adi corro doluptati senihilias magniaes expe re nihitat ionserferi cor aut alique none volupta erupta nimagnat excest hit quo et voles ven-dior iatur? Os dolore consequi sernatem et ipic tem et omnihil minciis experib usciet quasim quae nis et ellest eos sitas a vendam esci non-sequiam autem nus none ipsam quat.Cus, ut ad event dit porest, est, est asperum-quias arum estius aut laborer speria nimus nos ilit aut odis eos nihit utes audae dit ommost mi, si qui re eaqui optaspelit apienimet ut que od quodio. As aliste verae. Ri vent rem esti asperit officitature quae. Ipidelent veratur? Quiduciet alist laboribus magnis sum que videnimus.Temporit dolore, veliquate pa expelentem numeniae expelest eum quia pa aut prectem veniet evel maios magnis voloria tibus, volo-rerunt, et lamet aut acerion num aliqui cullaci enimillia qui nimolore parum inciisini autem sim il int fugiati consent omnimus daeratatus exceaquid quam natur raestius dolor moditae voluptatur? In nemporp orioris ma ventore natem rempor si des eosae omnihil laccab in poriorr orrovid quid et ut est, et oditiusae. Ut est dolupta tiamenducia dolorem rem inis sit la senem nobit exped ut veria volupti con perovi-te esedignimus alia volorectur?Puda consequam, natur acil imus sera dolup-tur?Qui sequias dus voluptatur audi doluptae. Ovid quas moluptio quo magnihiciis molupta porro molupis aceptae derrum que vidunto explita-tur, to cus ullorem esed qui quibus, consenis elluptatibus experciis mos sitione cullanisciet repedis quatquunti tetur rehenitem volorun ducium consed quae quam necuptatiam inul-lor aut quuntiistrum qui arum expelli quaturio et il il endios eos et odi bernate nonsequi tem intet re volorpo reprovidit audit aut aute exe-

repedit ulpa quid mos illitio. Antint dendit et pe pratium fugitemped evenet porem volenis ut molorum qui re eatem. Et molo blauda aru-met et hilibus mo que volorep electur? Rum aut quas atum dolupienem ea nestiae. Agni-scit veni reiunde ndanietur a idus am quiatur? Lessint oribea volora dolorum nullaborio veli-gna taquunditia quationsed est quiande llecae nam venimincti adit mi, occusan duciliquaes as quia qui rest litia dolescimi, aut ellitat ipsa con por sequibus solorest, od quodipsum re-strum ut ipsuntu rectur? Secat apit ipisseque cum apidendis essitiam eseque estisit experov itatus verchiti volorrunt, quatiam haruptatur aut porrore repudae intur atisinimi, vendis voluptas et quat eum is as esti volescia volesequo tem vit aut quasped ut ditae volor mollis arcidebis sintur, eat occusda consequas sae dolum hi-cim excerci assiti dolorrum aut ene nimin rem nullupt atempor estiberum hil iur aut veliquibus maio. Mi, soluptis sequam dolorum niminvelia as es mincitatiis sundaest everest ratet volupta tiamus abo. Et ea veles volorit ationsed maion-sequat rem litas eatur?Nam, audi blautasped quis illabor itius, od mo inctio blautem n natibus es doluptaepra pos eatur? Tes resti reptature, volut escipsam qua-temp oribust libus quis ea dolorererum apita-tem in placerf erionecusdae voloren dendio tem volor sit eos molupist, unt.Ent eium nonsequiatur accae non nitionem vo-lut occae nones volorum quassit alibus atquae ellaut alia esed utet hicimus earibus doluptat laccusae. Ex explant quidel esto il idempos do-lorec essit, cullore, net acestis non rerion rese-quis exerum re, con eost, sinis eatis magnihillis seque etur, ommolor ehenis ea qui derunt.Xerum a cusdae volo et accusam, ulparum es-sin eici doluptio cus, qui illa volupta turiber ian-dell iatquibus quibus dolores cipsam sae nos demodi corae volenda eperibus vid erro volu-pidunde deri beat aditaspiet ut autat.Nam volupti nis eveliam aborerum remporem faccumq uibusci aeptatur?Ero iliquias dolorio. Se expelendebit laut hili-gendi ut aborecab inus rera que nullecatium ea quate nis quia paris atempor iorepudant.

COMUNICAZIONI SCUOLA-FAMIGLIA

I MIEI DOCENTI

INSEGNANTE MATERIA ORARI RICEVIMENTO

I MIEI LIBRI E MATERIALE

MATERIA OCCORRENTE

APPUNTI

COMUNICAZIONI SCUOLA-FAMIGLIA

La ricerca degli ingredienti perfettiAnche se i primi supporti di scrittura furono le tavolette d’ar-gilla, diffuse solo in Medio Oriente, il primo vero tipo di “car-ta” a essere utilizzato in quasi tutto il mondo conosciuto fu papiro degli Egiziani. In parallelo, i Cinesi avevano sviluppato un procedimento che utilizzava la corteccia per ottenere dei fogli di vera e propria carta.

Dopo quattro millenni, il papiro fu colpita da una pestilenza, che decimò le piante che crescevano lungo il Nilo, e la carta degli Arabi iniziò a rimpiazzarlo in Europa. Non solo la mate-ria prima scarseggiava, ma il procedimento per trasformarlo in carta rendeva il papiro costoso. Gli Arabi, invece, usavano stracci e la loro carta era molto più economica: fu un successo!

Questa tecnica gli Arabi l’avevano imparata dai Cinesi, con cui avevano fitti scambi commerciarli. In Cina, avevano già pro-vato a scrivere sul bambù, che era troppo ingombrante, e in rari casi sulla seta, che però era troppo preziosa. Così, negli anni 100, i Cinesi avevano provato a realizzare la carta con vari materiali: si utilizzò prima la corteccia del gelso da carta, filtrata e trattata con uno stampo di bastoncini di bambù, poi provarono con gli stracci, esperimento che si rivelò vincente.

Non è finita qui: anche nel Nord del pianeta usavano scrivere, sulla pergamena. Si trattava di pelli animali, ripulite da pelliccia e peli e fatte asciugare tenendole ben tirate, ma era ancora più costosa e difficile da produrre del papiro ed ebbe scarsa diffusione.

Sudate carte

Sapevi che......alla base degli origami (ossia l’arte giapponese di piegare la carta) c’è il principio del ciclo vitale? Nell’origami, la carta smette di essere un semplice foglio per diventare qualsiasi forma desiderata dall’artista.I giapponesi usano regalare origami a forma di gru, che per loro è un animale sacro, e credono che chi riesce a fare mille gru di origami, riceverà una visita della gru che realizzerà un loro desiderio!

?!

Grandi e piccole invenzioni in due righe!

Settembre2016

Oggi non si usano più gli stracci per produrre la carta. Si usa il legno, che viene ridotto prima in pappa e poi in polpa di cellulosa, infine sbiancato e pressato in fogli.

Però il legno viene dagli alberi, che non sono infiniti e ci impiegano pa-recchio tempo per crescere: la vita di un foglio, invece, è breve e buttiamo tantissima carta, ogni giorno.

Invece di buttarla, potremmo riutiliz-zarla, riciclarla. Questo ci permet-terebbe di ridurre il numero di alberi abbattuti e anche di spazzatura.

Il riciclo può iniziare già in casa e sui banchi di scuola. Non gettare via i fogli scritti da un solo lato, le schede con il retro bianco: riutilizza ogni fo-

glio finché non rimane più uno spazio libero. Puoi riutilizzare la carta stam-pata per disegnare o scrivere sul retro, o piegarla e farne un segnalibro. Puoi usarla per fare delle maschere di car-ta pesta (bastano un po’ di acqua e fa-rina, in sostituzione alla colla vinilica). Visita il nostro sito, www.induerighe.it, per scoprire altri modi creativi per dare una nuova vita alla carta!

Se non riesci a riutilizzarla in alcun modo, puoi gettarla nel contenito-re dedicato alla raccolta della carta porta a porta. O, in caso non dovessi trovarne uno, puoi raccogliere fogli, riviste e rotoli usati di carta igienica e scottex in una busta (non di plastica!) e portarla con i tuoi genitori a un bi-done della raccolta differenziata.

Le mille vite della carta

La carta è fatta di cellulosa, che è un

composto che si trova in tutte le pian-

te, anche nel cotone e nella canapa. Si

ottiene dal legno, attraverso processi

industriali, ed è una sostanza biancastra

che non si scioglie nell’acqua.

Comunicazioni tra scuola e famiglia

Visto insegnante Firma di un genitore (o di chi ne fa le veci)

SETTEMBRE 2016

venerdì09





SETTEMBRE 2016SETTEMBRE 2015

sabato 10



SETTEMBRE 2016

sabato

domenica

10

11

SETTEMBRE 2016



SETTEMBRE 2016

lunedì12



SETTEMBRE 2016

martedì 13



SETTEMBRE 2016

mercoledì14



SETTEMBRE 2016

giovedì 15



SETTEMBRE 2016

venerdì16




sabato 10

SETTEMBRE 2016

sabato

domenica

17

18

SETTEMBRE 2016



SETTEMBRE 2016

lunedì19



SETTEMBRE 2016

martedì 20



SETTEMBRE 2016

mercoledì21 Equinozio d’autunno



SETTEMBRE 2016

giovedì 22



SETTEMBRE 2016

venerdì23




sabato 10

SETTEMBRE 2016

sabato

domenica

24

25

SETTEMBRE 2016



SETTEMBRE 2016

lunedì26 Giornata Europea delle Lingue



SETTEMBRE 2016

martedì 27



SETTEMBRE 2016

mercoledì28



SETTEMBRE 2016

giovedì 29



SETTEMBRE 2016

venerdì30

Prova anche tu!

in arrivo!

La nascita “romantica” del computerIl computer sembra quanto di più moderno possa esserci, la base di tutte le tecnologie anche nei film di fantascienza o di supereroi (hai presente Jarvis, l’assistente di Iron Man?). Ci crederesti che le basi per lo sviluppo del computer sono state gettate nel lontano 1800?

In Europa era l’epoca del Romanticismo ed è stata proprio la figlia di uno dei più famosi poeti romantici a diventare la prima programmatrice di computer al mondo. Di chi parliamo? Di Ada Lovelace, figlia di Lord Byron, matematica inglese: scrisse il primo algoritmo pensato per essere risolto da una macchina!

Tutto cominciò quando Ada si interessò alla macchina analitica su cui stava lavorando un certo Charles Babbage: si trattava di un antenato del computer molto rudimentale, una specie di grande orologio capace di fare calcoli in automatico! In pratica, da una parte si introducevano delle schede perforate, la macchina eseguiva i calcoli (solo somme e sottrazioni all’i-nizio) e, dall’altra parte, usciva una scheda perforata per dare il risultato dell’operazione.

Già allora Ada aveva visto le potenzialità della macchina ana-litica, che secondo lei poteva andare oltre i semplici calcoli e trasformare i numeri in simboli, e scrisse quello che, a tutti gli effetti, può considerarsi il primo programma per computer!

Per un pugno di bit

Sapevi che......Internet è nata negli anni Sessanta come sistema di difesa e controspio-naggio durante la Guerra Fredda? Solo nel 1991 è stata resa pubblica, ma rimane sotto il controllo del governo degli Stati Uniti d’America.Bisogna aspettare il 1995 perché inizi la vera diffusione di Internet nelle case, fino al boom degli anni 2000 che inaugura anche l’inizio del web 2.0, ossia quello degli scambi di contenuti tra utenti… proprio come succede nei social network e nei blog!

?!


Ottobre2016

Un altro passo nella direzione dei computer moderni fu ad opera di Alan Turing, durante la Seconda Guerra Mondiale. Su richiesta del governo inglese, Turing realizzò una macchina calcolatrice migliore di quella in uso ai suoi tempi, che deci-frava in maniera più efficiente e velo-ce i codici tedeschi.

Essendosi svolto durante la guerra, il lavoro di Turing e i suoi colleghi è stato coperto da segreto di stato per lungo tempo. Perciò solo dopo la loro morte, iniziarono a uscire i dati e le informazioni su cosa avevano

sviluppato e oggi hanno finalmente ottenuto i riconoscimenti meritati.

Durante la vita di Turing, non tutti i suoi studi rimasero segreti: teorizzò per primo che, per ottenere un’intelli-genza artificiale, si dovessero seguire gli schemi del cervello umano e que-sta sua teoria è stata la base degli stu-di sulle intelligenze artificiali.

Per arrivare ai computer moderni, però, sono stati necessari i progressi nell’elettronica e nell’informatica nel corso del XX secolo per trasformare i primi “computatori” nei computer che utilizziamo nel quotidiano.

Matematica per spie

Comparso per la prima volta in un testo

del matematico persiano al-Khwārizmī,

l’algoritmo può essere definito come

una sequenza di passaggi (operazioni o

istruzioni) elementari che risolve un de-

terminato problema matematico in un

tempo definito.

Comparso per la prima volta in un testo

del matematico persiano al-Khwārizmī,

l’algoritmo può essere definito come

una sequenza di passaggi (operazioni o

istruzioni) elementari che risolve un de-

terminato problema matematico in un

tempo definito.



OTTOBRE 2016OTTOBRE 2016

OTTOBRE 2016

sabato

domenica

01

02 Festa dei Nonni



OTTOBRE 2016

lunedì 03



OTTOBRE 2016

martedì04



OTTOBRE 2016

mercoledì 05



OTTOBRE 2016

giovedì06



OTTOBRE 2016

venerdì 07




OTTOBRE 2016

sabato

domenica

08

09



OTTOBRE 2016

lunedì 10



OTTOBRE 2016

martedì11 Ada Lovelace Day!



OTTOBRE 2016

mercoledì 12



OTTOBRE 2016

giovedì13



OTTOBRE 2016

venerdì 14




OTTOBRE 2016

sabato

domenica

15

16 Giornata internazionale dell’alimentazione



OTTOBRE 2016

lunedì 17



OTTOBRE 2016

martedì18



OTTOBRE 2016

mercoledì 19



OTTOBRE 2016

giovedì20



OTTOBRE 2016

venerdì 21




OTTOBRE 2016

sabato

domenica

22

23



OTTOBRE 2016

lunedì 24Giornata delle Nazioni Unite



OTTOBRE 2016

martedì25



OTTOBRE 2016

mercoledì 26



OTTOBRE 2016

giovedì27



OTTOBRE 2016

venerdì 28




OTTOBRE 2016

sabato

domenica

29

30



OTTOBRE 2016

lunedì 31Notte di Halloween!

Tutti pazzi per i “supporti di lettura”!Non esiste una data precisa per la nascita degli occhiali, ma ci sono dei documenti che ci indicano più o meno il periodo in cui sono state prodotte le prime lenti: intorno al 1200, dai mastri vetrai di Murano, l’isola del vetro di Venezia.

Agli inizi gli occhiali si chiamavano “supporti di lettura” e ser-vivano soprattutto ai più anziani per leggere: bisognava tenerli con la mano però, perché non si reggevano sul naso.

Nel 1400 comparvero i primi occhiali da indossare; la montatura era un pezzo unico, fatto in ferro o bronzo, ed erano solo per ricchi. La montatura era un problema, perché tendeva a scivo-lare ed era molto pesante al punto da essere fastidiosa per chi la indossava.

Nel 1800 iniziano a spuntare lenti di diverso tipo, per corregge-re diversi tipi di difetti visivi, e anche nuovi tipi di montatura, tra cui i “pince nez” (pinza naso) che, come suggerisce il nome, erano occhiali che per reggersi stringevano il dorso del naso.

Verso la fine del secolo nasce la prima industria degli occhia-li ed è dal 1900 che si arriva agli occhiali che usiamo oggi. Ormai, quel che cambiano sono solo le forme e i colori delle montature e c’è davvero da sbizzarrirsi!


Un occhiale di riguardo

Sapevi che......gli occhiali da sole vengono dallo spazio? Sulla Terra siamo protetti dall’at-mosfera, ma nello spazio i raggi UV del Sole potrebbero causare danni irre-versibili alla vista! In particolare, le lenti fotocromatiche si colorano quando sono colpite dal sole!Anche l’antigraffio per le lenti degli occhiali è un’invenzione per le missioni spaziali: serve per proteggere le strumentazioni e le visiere degli astronauti.

?!

Novembre2016

Plinio ci racconta che Nerone usa-va uno smeraldo per guardare i gla-diatori che combattevano: non si sa quanto gli servisse davvero per vede-re meglio, ma questa testimonianza sembra proprio descrivere uno stra-vagante monocolo.

Nato nel 1700, il monocolo non di-venta di moda fino al 1800. Siccome all’epoca non era ben visto l’uso de-gli occhiali, il monocolo era l’unico sostituto accettabile, ma era fonda-mentale che fosse un vero e proprio accessorio di moda!

Da qui il diffondersi di monocoli in-gioiellati nelle classi più elevate, attac-cati a un nastro e indossati intorno al collo. Un accessorio indistintamente per uomini e donne, i monocoli era-

no molto apprezzati dai più modaio-li e usati spesso per fini più… frivoli. In questo periodo, il monocolo era chiamato “quizzing glass”, letteral-mente “vetro interrogatore”: guardare qualcuno attraverso il quizzing glass era una mossa per darsi un’aria di superiorità e, spesso e volentieri, un vero e proprio insulto!

Meno cariche di significati negativi, le lorgnette. Veri e propri occhiali (ave-vano due lenti!) con una stanghetta, decorata e ingioiellata, e un nastro per lasciarli pendere dal polso quan-do non servivano. Erano utilizzate dalle donne benestanti con proble-mi di vista o anche solo per “darsi un tono” nelle situazioni culturali.

L’utile e il dilettevole

In vetro o materiali plastici, le lenti hanno

la capacità di concentrare o far divergere la

luce e, in questo modo, “trasformare” quello

che vediamo: per questo, la lente degli oc-

chiali è diversa a seconda dei problemi di

vista che abbiamo.



NOVEMBRE 2016

martedì01 Tutti i Santi



NOVEMBRE 2016

mercoledì 02



NOVEMBRE 2016

giovedì03



NOVEMBRE 2016

venerdì 04



NOVEMBRE 2016NOVEMBRE 2016

NOVEMBRE 2016

sabato

domenica

05

06



NOVEMBRE 2016

lunedì 07



NOVEMBRE 2016

martedì08



NOVEMBRE 2016

mercoledì 09



NOVEMBRE 2016

giovedì10



NOVEMBRE 2016

venerdì 11




NOVEMBRE 2016

sabato

domenica

12

13



NOVEMBRE 2016

lunedì 14



NOVEMBRE 2016

martedì15



NOVEMBRE 2016

mercoledì 16



NOVEMBRE 2016

giovedì17 Giornata internazionale degli studenti



NOVEMBRE 2016

venerdì 18




NOVEMBRE 2016

sabato

domenica

19

20 Giornata mondiale dell’infanzia



NOVEMBRE 2016

lunedì 21



NOVEMBRE 2016

martedì22



NOVEMBRE 2016

mercoledì 23



NOVEMBRE 2016

giovedì24



NOVEMBRE 2016

venerdì 25




NOVEMBRE 2016

sabato

domenica

26

27



NOVEMBRE 2016

lunedì 28



NOVEMBRE 2016

martedì29



NOVEMBRE 2016

mercoledì 30

Invenzioni dalle stelleLe missioni spaziali sembrano tanto lontane, conosciute solo grazie alla tv (quanti di voi conoscono Samantha Cristoforet-ti?), eppure molti degli oggetti che usiamo quotidianamente sono invenzioni destinate allo spazio, sviluppate per migliorare la vita degli astronauti e delle strumentazioni.

Abbiamo già visto a Novembre che gli occhiali da sole e le lenti antigraffio sono nate per le missioni spaziali, ma anche i pannelli solari vengono dalle astronavi! I raggi solari sono la fonte d’energia dei satelliti e di qualsiasi macchinario vada nel-lo spazio, con o senza astronauti, perciò i pannelli sono fon-damentali per ogni missione. Un fatto divertente sui pannelli solari? Rosetta, la sonda inviata nel 2004 a studiare la cometa 67P, ha raggiunto la sua meta nel 2014 ma è atterrata in un crepaccio all’ombra e, trovandosi senza energie, si è ibernata. Nel giugno 2015, finalmente i suoi pannelli sono stati raggiunti da energia solare e la sonda si è riattivata e ora ha iniziato ufficialmente il suo lavoro di raccolta dati dalla cometa!

Un’altra invenzione spaziale: avete presente la pistola ad ac-qua con cui avete giocato in estate? È stata inventata da un ingegnere della NASA, l’agenzia spaziale americana.

Anche il joystick che usate per giocare ai videogiochi viene dallo spazio. Era stato inventato per guidare la navicella che ha esplorato la luna. E se avete messo o metterete l’apparecchio per i denti, la ceramica con cui si regge è nata… per rivestire le navicelle spaziali!

Trovate... spaziali!

Sapevi che......il velcro non è stato inventato per lo spazio? Si è diffusa questa credenza, ma in realtà Georges de Mestral, l’ingegnere svizzero che ha inventato il velcro, ha avuto l’idea di ritorno da una passeggiata in campagna!Tornato a casa, Georges notò di avere dei fiori attaccati alla giacca e, studiandoli al microscopio, vide che avevano dei piccoli uncini sui petali, che permettevano loro di attaccarsi al pelo della sua giacca. Ricreò questi uncini con del nylon: una striscia ha gli uncini, l’altra del tessuto peloso. E il gioco è fatto!

?!


Dicembre2016

Sappiamo cosa hanno portato gli astronauti nelle nostre vite, ma com’è la vita di tutti i giorni su un’astronave?

Samantha Cristoforetti, sul web AstroSamantha, ha documentato la sua missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) passo passo per mostrare, soprattutto ai più giovani, come si svolge la vita su una base spaziale.

Per la missione Futura, Samantha è stata inviata a condurre studi sul comportamento del corpo umano nello spazio, di biologia e di stam-pa 3D in assenza di gravità. Oltre a

condurre gli studi richiesti dalla mis-sione, Samantha ha prodotto una se-rie di video in cui ha mostrato a noi spettatori della Terra come si mangia nello spazio, come si tengono allena-ti i muscoli o semplicemente come ci si muove in un laboratorio di ricerca dove nessuno ha i piedi per terra!

I video sono in inglese, ma sul sito dell’Avamposto 42 potete trovare per iscritto il diario di bordo:

avamposto42.esa.int/diario-di-bordo/

(esatto, senza www!)

Vita da astronauta

ISS è la sigla derivata dall’inglese

“International Space Station” ed

è una stazione spaziale dedicata

alle ricerche scientifiche. Si trova

a circa 400km dalla Terra e viag-

gia a una velocità tale da fare il

giro intorno al pianeta per 15,5

volte al giorno!



DICEMBRE 2016

giovedì01



DICEMBRE 2016

venerdì 02



DICEMBRE 2016DICEMBRE 2016

DICEMBRE 2016

sabato

domenica

03

04



DICEMBRE 2016

lunedì 05



DICEMBRE 2016

martedì06



DICEMBRE 2016

mercoledì 07



DICEMBRE 2016DICEMBRE 2016

DICEMBRE 2016

giovedì

venerdì

08

09

Festa dell’Immacolata



DICEMBRE 2016SETTEMBRE 2015

sabato 10

DICEMBRE 2016

sabato

domenica

10

11

DICEMBRE 2016



DICEMBRE 2016

lunedì12



DICEMBRE 2016

martedì 13



DICEMBRE 2016

mercoledì14



DICEMBRE 2016

giovedì 15



DICEMBRE 2016

venerdì16




sabato 10

DICEMBRE 2016

sabato

domenica

17

18

DICEMBRE 2016



DICEMBRE 2016

lunedì19



DICEMBRE 2016

martedì 20



DICEMBRE 2016

mercoledì21 Solstizio d’inverno



DICEMBRE 2016

giovedì 22



DICEMBRE 2016

venerdì23




sabato 10

DICEMBRE 2016

sabato

domenica

24

25

DICEMBRE 2016

Buon Natale!

Vacanze di Natale

Gocce e tic tacI primi a dividere il giorno in due parti di dodici ore furono gli Antichi Egizi: misuravano il trascorrere del tempo con gli obe-lischi e svilupparono uno dei primi “orologi ad acqua”, che poi i Greci adottarono col nome “clessidra”.

Anche in Cina, nello stesso periodo, si usavano orologi ad ac-qua e candele per contare il tempo: erano sei, della stessa altezza e di spessore uniforme, divise in sei sezioni uguali, e il consumarsi delle candele segnava il passare del tempo. Di certo era uno spreco di cera non indifferente!

Per molti secoli, la meridiana è stata lo strumento per il con-teggio del tempo più diffuso. Stava all’aperto, per permettere al sole di illuminare la “lancetta” e segnare l’ora con la sua om-bra. Poteva essere orizzontale, quindi su un piano rialzato o per terra, oppure verticale, dipinta su una parete.

Negli anni, ingegneri arabi e cinesi migliorarono gli orologi ad acqua sfruttando meccanismi azionati a mercurio (un metallo liquido velenoso e di colore argentato, che si usava per i ter-mometri fino a pochi anni fa!) o da pesi e ingranaggi, e nel 1600 che fu inventato l’orologio a pendolo, dove è l’oscilla-zione regolare del pendolo a scandire il tempo.

Però un orologio a pendolo non puoi portarlo in giro con te! L’invenzione della molla permise di costruire i primi orologi “portatili”, come la cipolla (l’orologio da tasca), ma è solo con l’invenzione dell’oscillatore al cristallo che si uniscono preci-sione, dimensioni e costi ridotti.

Tieni il tempo

Sapevi che......una delle ipotesi sullo scopo di Stonehenge (un cerchio di grandi pietre preistoriche nel Sud dell’Inghilterra) è che si trattasse di un enorme calenda-rio? Ci sono trenta triliti (quelle strutture composte da due pietre verticali e una orizzontale che fa da “tetto”) che potrebbero rappresentare i giorni del mese. In più, durante il solstizio d’estate, un raggio di sole colpiva l’altare centrale e sarebbe stato utile per individuare le stagioni.

?!


Gennaio2017

Anche senza un calendario “cartaceo”, si può misurare il passaggio del tem-po seguendo l’alternanza del sole e della luna, le fasi lunari e la durata del percorso del Sole per tornare nella stessa posizione (guardando dalla Ter-ra). Da questi cambiamenti si possono contare i giorni, i mesi e gli anni.

Sin dall’Età del Bronzo, il genere uma-no ha cercato un modo per contare le ore e i giorni. Gli Antichi Egizi e i Sumeri avevano già dei calendari, così come molte popolazioni del Medio Oriente.

Il calendario dei Greci seguiva la luna e aveva mesi di 28 giorni. Altri calen-dari successivi hanno seguito la Luna, tra cui quello induista e quello romano. Poi, a Roma, il calendario ha smesso di seguire il moto della luna per seguire

quello del Sole: fu opera di Giulio Ce-sare ed era composto ora da 365 gior-ni, a cui se ne aggiungeva uno ogni 4 anni (anno detto “bisestile”).

Suona molto simile al calendario che usiamo noi, vero? Ma quello di Giulio Cesare, nel 1582, ha finito per avere dieci giorni di ritardo rispetto all’anno solare e così ha dovuto subire qualche “ritocco” a opera di Papa Gregorio, fino a diventare come lo conosciamo oggi.

Ma non tutti usano lo stesso calenda-rio: sapresti indicare i calendari che usano altri popoli o religioni?

Vuoi scoprire altri modi per misurare il tempo? Visita il nostro sito: www.induerighe.it!

Calendari nella storia

La chiamiamo “clessidra” an-

che quando ha la sabbia nei due

bulbi di vetro, ma il nome cor-

retto sarebbe clepsamia.

La clessidra l’hanno inventa-

ta i Greci con questo nome e

contava il tempo col passaggio

dell’acqua tra due contenito-

ri. Prima di loro, però, gli Egizi

avevano un orologio ad acqua

nel tempio di Amon-Ra a Luxor.



GENNAIO 2017

lunedì09



GENNAIO 2017

martedì 10



GENNAIO 2017

mercoledì11



GENNAIO 2017

giovedì 12



GENNAIO 2017

venerdì13



GENNAIO 2017SETTEMBRE 2015

sabato 10

GENNAIO 2017

sabato

domenica

14

15

GENNAIO 2017



GENNAIO 2017

lunedì16



GENNAIO 2017

martedì 17



GENNAIO 2017

mercoledì18



GENNAIO 2017

giovedì 19



GENNAIO 2017

venerdì20




sabato 10

GENNAIO 2017

sabato

domenica

21

22

GENNAIO 2017



GENNAIO 2017

lunedì23



GENNAIO 2017

martedì 24



GENNAIO 2017

mercoledì25



GENNAIO 2017

giovedì 26



GENNAIO 2017

venerdì27 Giornata internazionale della memoria




sabato 10

GENNAIO 2017

sabato

domenica

28

29

GENNAIO 2017



GENNAIO 2017

lunedì30



GENNAIO 2017

martedì 31

Due ruote e tanta evoluzioneCome per molte invenzioni moderne, i primi schizzi della bici-cletta sono stati trovati nei quaderni di Leonardo Da Vinci (pit-tore, ingegnere e scienziato italiano del Rinascimento), anche se non sappiamo se ne abbia mai costruita una.

Ci sono voluti trecento anni perché qualcuno provasse a re-alizzare un “celerifero”, che non aveva pedali né ingranaggi e neppure lo sterzo, ma solo un asse e due ruote. Permetteva di passeggiare seduti, spingendosi con i piedi a terra. Non pro-prio comodo!

Per lo sterzo bisogna aspettare trent’anni, quando il Barone Von Drais sviluppa una bicicletta, chiamata “Draisina” in suo onore, che può girare grazie allo sterzo e ha persino un selli-no: questi due elementi rimangono sostanzialmente invariati negli anni.

Cosa mancava alla Draisina? I pedali! Sarà un maniscalco scozzese, Kirkpatrick MacMillan, a migliorare la Draisina met-tendo dei pedali alla ruota anteriore che, attraverso delle asti-ne, fanno girare la ruota posteriore. Non ancora la nostra bici, ma ci siamo quasi!

A fine 1800, arriva la Rover Safety, munita di sterzo, sellino, pedali e la catena: l’ultimo passo verso la bicicletta moderna. La caratteristica principale delle bici è che sono un mezzo dav-vero accessibile a tutti e adatto anche a ogni terreno (come la mountain bike).

Una pedalata nella storia

Sapevi che......in Inghilterra, una dei più grandi fan del quadriciclo era la regina Vittoria? Si racconta che vide una ragazzina sul quadriciclo Salvo di Stanley e che la carrozza della sovrana non riusciva a starle dietro. Così, incuriosita, la regina fermò la ragazzina, la figlia di un venditore di quadricicli Stanley, e rimase così im-pressionata dal nuovo mezzo al punto da ordinarne due!Da allora, quel modello di quadriciclo prodotto da Stanley si chiamò “Royal Salvo”.

?!


Febbraio2017

Nell’evoluzione della bicicletta, a un certo punto è spuntato il biciclo.

Aveva una grande ruota anteriore, munita di pedali, e una ruota po-steriore molto più piccola. Al suo “cavaliere” poteva quasi dare l’idea di essere a cavallo (c’era anche bisogno di una scaletta per salire in sella!), per quanto questa nuova invenzione fos-se guardata con sospetto e fosse an-cora poco stabile. Anzi, il biciclo era proprio pericoloso: era difficile farlo partire e frenare, e aveva la tendenza a far cadere il pilota con la faccia in avanti.

I pochi che lo usavano erano uomini e mai fuori dalla città.

Con le grandi gonne che si usavano all’epoca, sarebbe stato complicato, per le donne, usare il biciclo dunque divenne popolare tra esse l’uso del triciclo, che non aveva una ma due ruote grandi e una più piccola da-vanti. A completare il tutto, sull’asse tra le due ruote posteriori c’era una sellino con due manici per dirigere il mezzo.

Con l’aggiunta della catena ai pedali e l’invenzione degli pneumatici, il bi-ciclo e il triciclo caddero del tutto in disuso. Ma sono diventati preziosissi-mi per i collezionisti!

Cavalieri su due ruote

In cosa è diversa la mountain bike

dalla bicicletta normale? Come sug-

gerisce il nome, la “bicicletta da mon-

tagna” può muoversi fuori dalle strade

asfaltate, in salita e in discesa, grazie

alle gomme più larghe e a una mag-

giore robustezza del telaio.



FEBBRAIO 2017

mercoledì01



FEBBRAIO 2017

giovedì 02



FEBBRAIO 2017

venerdì03



FEBBRAIO 2017SETTEMBRE 2015

sabato 10

FEBBRAIO 2017

sabato

domenica

04

05

FEBBRAIO 2017



FEBBRAIO 2017

lunedì06



FEBBRAIO 2017

martedì 07



FEBBRAIO 2017

mercoledì08



FEBBRAIO 2017

giovedì 09



FEBBRAIO 2017

venerdì10 Giornata del ricordo dei massacri delle Foibe




sabato 10

FEBBRAIO 2017

sabato

domenica

11

12

FEBBRAIO 2017



FEBBRAIO 2017

lunedì13



FEBBRAIO 2017

martedì 14



FEBBRAIO 2017

mercoledì15



FEBBRAIO 2017

giovedì 16



FEBBRAIO 2017

venerdì17




sabato 10

FEBBRAIO 2017

sabato

domenica

18

19

FEBBRAIO 2017



FEBBRAIO 2017

lunedì20



FEBBRAIO 2017

martedì 21



FEBBRAIO 2017

mercoledì22



FEBBRAIO 2017

giovedì 23



FEBBRAIO 2017

venerdì24




sabato 10

FEBBRAIO 2017

sabato

domenica

25

26

FEBBRAIO 2017



FEBBRAIO 2017

lunedì27



FEBBRAIO 2017

martedì 28Capodanno cinese

Tutti pazzi per la minaQuando nel 1500, dopo un violento temporale, i contadini e allevatori di Borrowdale (in Inghilterra) scoprirono un giaci-mento di una strana roccia nera, che lasciava segni ben visibili, non si resero pienamente conto di cosa avessero tra le mani. Ma a quei contadini venne spontaneo avvolgere i frammenti di pietra nera nella stoffa e usarla per marchiare il bestiame.

Quel minerale nero era la grafite e a Borrowdale era stato scoperto un giacimento di grafite purissima!

Presto l’uso della grafite si diffuse tra chi aveva bisogno di ma-teriale per scrivere e disegnare, finché due italiani, Simonio e Lundiana Bernacotti, non realizzarono le prime matite, incol-lando un bastoncino di minerale dentro un frammento ovale di legno di ginepro, e resero così più semplice l’utilizzo della grafite.

Nella seconda metà del 1700, la fabbrica Faber, in Germania, avviò la prima produzione industriale di matite, tramite un processo che inseriva tra due fogli di legno di cedro un’anima di grafite, la mina. Queste furono le prime matite moderne!

Pochi anni dopo, il francese Conté inventò un procedimen-to per dare una diversa durezza alla mina mescolandola con l’argilla: da questo momento in poi, nasce la classificazione delle matite in H (mina dura) e B (mina morbida) e un nuovo processo per la realizzazione delle matite.

Lascia un segno!

Sapevi che...…all’inizio, le matite laccate di giallo erano quelle composte di grafite ci-nese? Era la qualità di minerale migliore e, per renderla subito riconoscibile, i produttori americani che la utilizzavano dipingevano le loro matite di questo colore, perché in Cina era simbolo di nobiltà e rispetto. Presto però, tutti presero a dipingere il legno delle matite di giallo, anche se la mina non era cinese. Ora il colore ha perso di significato e ci sono matite di tutti i tipi e con qualsiasi fantasia!

?!


Marzo2017

Prima della grafite, si usava il carbon-cino, che si otteneva dalla cottura di “rametti”, soprattutto di salice. Il pro-blema del carboncino era l’eccessiva friabilità e delicatezza, così nel Sei-cento gli artisti iniziarono a prepararsi “gessetti artificiali”, i pastelli. Erano composti da pigmenti naturali (mol-te terre e argilla ed elementi chimici reperibili in natura) ridotti in polvere e da colle di derivazione animale o vegetale.

Le matite colorate che trovate nei vostri portapenne non sono molto diverse! I pigmenti colorati sono ar-tificiali e sono spesso mescolati con cera o collanti chimici, ma come nel-le matite in grafite, la mina colorata è racchiusa tra due lastre di legno.

Oltre ai pastelli “semplici”, esistono anche le matite acquarellabili: basta passare sul colore con un pennello con la punta bagnata per ottenere un effetto molto simile all’acquerello.

I pastelli possono essere anche a cera, a olio e semplici gessetti colo-rati. Tu, quali preferisci?

Un suggerimento: vai all’ultima pagi-na del mese per trovare un disegno da colorare con la tecnica che prefe-risci! Un consiglio: se non vuoi spor-care le altre pagine, in caso di pastelli a cera, a olio o acquarelli e tempe-re, puoi fotocopiare o ricalcare il di-segno su un altro foglio e dar libero sfogo alla tua fantasia!

Colori imprigionati nel legno

Alla base delle matite c’è la grafite:

un minerale scuro (quasi nero) e

opaco. Appartiene alla stessa fami-

glia del carbone, ma è molto difficile

da incendiare. La sua caratteristica

principale è che… scrive molto bene!



MARZO 2017

mercoledì01



MARZO 2017

giovedì 02



MARZO 2017

venerdì03



MARZO 2017SETTEMBRE 2015

sabato 10

MARZO 2017

sabato

domenica

04

05

MARZO 2017



MARZO 2017

lunedì06



MARZO 2017

martedì 07



MARZO 2017

mercoledì08



MARZO 2017

giovedì 09



MARZO 2017

venerdì10




sabato 10

MARZO 2017

sabato

domenica

11

12

MARZO 2017



MARZO 2017

lunedì13



MARZO 2017

martedì 14



MARZO 2017

mercoledì15



MARZO 2017

giovedì 16



MARZO 2017

venerdì17




sabato 10

MARZO 2017

sabato

domenica

18

19

MARZO 2017



MARZO 2017

lunedì20



MARZO 2017

martedì 21



MARZO 2017

mercoledì22



MARZO 2017

giovedì 23



MARZO 2017

venerdì24




sabato 10

MARZO 2017

sabato

domenica

25

26

MARZO 2017



MARZO 2017

lunedì27



MARZO 2017

martedì 28



MARZO 2017

mercoledì29



MARZO 2017

giovedì 30



MARZO 2017

venerdì31

Prova anche tu!

Non tutte le muffe vengono per nuocereDi ritorno nel suo laboratorio dopo una vacanza, lo scienziato scozzese Alexander Fleming scoprì che la sua coltura di batteri era stata “divorata” dalla muffa. Non si disperò, anzi, analizzò la muffa e scoprì che si trattava di penicillium chrysogenum, una sostanza, sconosciuta fino a quel giorno, che aveva di-strutto i batteri!

Fleming stava conducendo ricerche su come annientare un batterio che causava infezioni, perciò la muffa che aveva ap-pena colonizzato la sua coltura gli aveva fatto trovare la so-luzione! Provò la muffa contro altri batteri, ma non riuscì a estrarre la penicillina – la sostanza che produceva la muffa per distruggere i batteri.

Nel mentre, in Italia, anche il medico Vincenzo Tiberio aveva individuato la stessa muffa in un pozzo vicino a casa sua. Nei suoi esperimenti, però, notò che questa penicillina si dissolve-va troppo rapidamente per riuscire a spargersi in tutto il corpo e richiedeva di essere somministrata ogni quattro ore. Si provò una soluzione oleosa che andava iniettata ogni 48 ore, finché la molecola non fu modificata e si riuscì a farla assumere per bocca.

La penicillina è il primo antibiotico (farmaco per combattere i batteri:chiedi in famiglia se lo hai già preso qualche volta!) della storia: agisce su molti batteri e impedisce la loro cresci-ta e quindi la diffusione dell’infezione.

Un guaio pieno di sorprese

Sapevi che......la muffa che produce più penicillina è la muffa-Mary? Durante la secon-da guerra mondiale, a causa della maggiore richiesta di penicillina, si scatenò una vera e propria “caccia alla muffa” più produttiva.La muffa vincitrice la trovò Mary Hunt su un melone comprato al supermercato e così partì la produzione su larga scala della penicillina!

?!


Aprile2017

Dal racconto della scoperta della pe-nicillina sembrerebbe quasi che muf-fe e batteri siano acerrimi nemici, ma sappiamo cosa sono?

Prima di tutto, i batteri sono organi-smi microscopici e semplici, ma so-prattutto non sono sempre “cattivi”: ci sono moltissimi batteri che aiutano il nostro corpo a digerire, per esem-pio, così come ci sono dei batteri che provocano delle infezioni e delle ma-lattie (e si chiamano batteri patogeni, perché “portano malattie”).

Le muffe sono ambigue come i bat-teri: quando trovi la muffa sul cibo, vuol dire che è andato a male e non va mangiato! Ma ci sono delle muf-fe che sono il punto forte di alcuni formaggi, come il gorgonzola, il Ro-

quefort e lo Stilton – ti è già capitato di mangiarli?

Puoi trovarle anche su delle pareti o addirittura sui mobili: le muffe infat-ti amano gli ambienti chiusi e poco arieggiati, che sono soggetti a umidità.

In realtà, le muffe fanno parte di una famiglia più grande: quella dei funghi. Si tratta di vegetali che non si “nutro-no” tramite la luce del sole (con la fotosintesi), ma vivono su organismi morti, come parassiti o in simbiosi con altre piante.

Anche i funghi possono essere buoni o nocivi: alcuni si possono mangia-re (i porcini, per esempio), altri sono velenosi, altri causano infezioni e altri le curano. Basta saperli riconoscere!

Un micromondo da scoprire

Penicillium chrysogenum è il nome

della muffa che produce penicillina, ma

perché si chiama così? Perché i suoi “ra-

metti” assumono una forma a pennello,

che in latino è, appunto, “penicillium”.



APRILE 2017APRILE 2017

APRILE 2017

sabato

domenica

01

02



APRILE 2017

lunedì 03



APRILE 2017

martedì04



APRILE 2017

mercoledì 05



APRILE 2017

giovedì06



APRILE 2017

venerdì 07




APRILE 2017

sabato

domenica

08

09



APRILE 2017

lunedì 10



APRILE 2017

martedì11



APRILE 2017

mercoledì 12



APRILE 2017

giovedì13



APRILE 2017

venerdì 14




APRILE 2017

sabato

domenica

15

16



APRILE 2017

lunedì 17



APRILE 2017

martedì18



APRILE 2017

mercoledì 19



APRILE 2017

giovedì20



APRILE 2017

venerdì 21




APRILE 2017

sabato

domenica

22

23




APRILE 2017

martedì

24

25

lunedì



APRILE 2017

mercoledì26



APRILE 2017

giovedì 27



APRILE 2017

venerdì28




APRILE 2017

domenica

29

30

sabato

La Terra è una grande… calamita!Le avrai viste sul frigorifero di casa o su qualche giacca o zaino sotto forma di bottoni: le calamite sono ovunque e, come se non bastasse, viviamo su un’enorme calamita!

Ma cosa sono di preciso? Il nome scientifico sarebbe magnete e sono oggetti che possono attirarne a sé altri di natura ferrosa. Hanno un lato nord e uno sud, che sono chiamati poli e sono i punti in cui la calamita attrae gli altri oggetti.

La nostra calamita da frigo avrà una faccia che corrisponde al polo nord (quella con il disegno, per esempio) e una che corrisponde al polo sud, ed è così che riesce ad attaccarsi al frigorifero. Prova invece ad attaccare due calamite dai lati sen-za disegni: le due calamite si respingeranno e non importa quanta forza farai, non potranno unirsi… se non con una piro-etta che metterà il polo Sud a contatto con il polo Nord!

Anche la Terra è una calamita e infatti ha dei poli Nord e Sud magnetici che non corrispondono a quelli geografici. Non è del tutto chiaro il perché, ma ci sono diverse teorie che hanno a che fare con la composizione e i contenuti del nucleo (chie-di all’insegnate di scienze!). Il campo magnetico creato dalla Terra serve a proteggerci: è come uno scudo, che impedisce a particelle invisibili e dannose provenienti dal Sole di colpire la superficie del nostro pianeta.

Attrazioni irresistibili

Sapevi che......se rompi una calamita in due pezzi, avrà sempre i poli nord e sud? Per spiegarlo, pensiamo a un magnete come a un insieme di tantissimi piccoli magneti, dove sono uniti polo nord con polo sud: quando spezzi il magnete, è come se staccassi due calamite!

?!


Maggio2017

I magneti si prestano a moltissimi usi! Di sicuro, oltre alle calamite del fri-gorifero, ti verrà in mente quel gioco con palline e bastoncini colorati che, uniti, possono comporre costruzioni e figure secondo la tua fantasia.

Un altro uso è per la bussola, che si serve di un ago magnetizzato e libe-ro di muoversi, che tende sempre a puntarsi verso il Nord magnetico della Terra! Vai alla fine del mese per scoprire come costruire una bussola!

I magneti si trovano anche negli au-ricolari e nei microfoni: sono com-posti da un magnete permanente e un elettromagnete (ossia un magne-

te che diventa magnetico al passag-gio della corrente elettrica); il campo magnetico che si genera permette di trasmettere o di generare il suono.

Guardati intorno e trova altri usi per i magneti! Poi scrivili qui di seguito:

_________________________________

_________________________________

_________________________________

_________________________________

_________________________________

_________________________________

Oggetti magnetici

Il magnetismo è quel fenomeno per

cui alcuni “corpi” (i magneti) hanno la

capacità di attirare a sé oggetti di ferro

o acciaio. Vuoi provare? Avvicina una

graffetta a una calamita... sarà attirata

con forza irresistibile!



MAGGIO 2017

lunedì01



MAGGIO 2017

martedì 02



MAGGIO 2017

mercoledì03



MAGGIO 2017

giovedì 04



MAGGIO 2017

venerdì05



MAGGIO 2017MAGGIO 2017

MAGGIO 2017

domenica 07

sabato 06



MAGGIO 2017

lunedì08



MAGGIO 2017

martedì 09



MAGGIO 2017

mercoledì10



MAGGIO 2017

giovedì 11



MAGGIO 2017

venerdì12




MAGGIO 2017

domenica 14

sabato 13



MAGGIO 2017

lunedì15



MAGGIO 2017

martedì 16



MAGGIO 2017

mercoledì17



MAGGIO 2017

giovedì 18



MAGGIO 2017

venerdì19




MAGGIO 2017

domenica 21

sabato 20



MAGGIO 2017

lunedì22



MAGGIO 2017

martedì 23



MAGGIO 2017

mercoledì24



MAGGIO 2017

giovedì 25



MAGGIO 2017

venerdì26




MAGGIO 2017

domenica 28

sabato 27



MAGGIO 2017

lunedì29



MAGGIO 2017

martedì 30



MAGGIO 2017

mercoledì31

Prova anche tu!

Partiamo all’avventura!Costruiamo insieme una bussola da veri esploratori.

Di cosa abbiamo bisogno:1 calamita1 ago1 tappo di sugheroScotch1 pennarello indelebile1 coltello1 coppetta o un piatto fondo

Con l’aiuto di un adulto, prendiamo l’ago e passiamoci sopra la calamita, piano piano. In questo modo, renderemo l’ago magnetico... basta fare attenzione alla punta!Posiamo l’ago e prendiamo il tappo di sughero; tagliamo un dischetto di mezzo centimetro con l’aiuto di un adulto. Con un pezzetto di scotch, attacchiamo l’ago sul dischetto di sughero, badando a metterlo centrato. Le punte usciranno dal sughero ed è proprio quello che ci serve.Ora, con il pennarello indelebile, segniamo una N (Nord) in un punto vicino al bordo della coppetta o del piatto fondo. A questo punto, riempiamo il conte-nitore con almeno una o due dita di acqua, e posiamo il dischetto di sughero sulla superficie dell’acqua: vedremo l’ago ruotare fino a fissarsi in una direzione. Anche girandolo, tornerà sempre nella stessa posizione!Cos’è successo? L’ago sta puntando il Nord della Terra, proprio come fanno le bussole!Se l’ago non punta proprio il Nord dove lo hai segnato sul fondo della coppetta, nulla di grave: gira la coppetta finché l’ago e la N non saranno allineati!

Se ci trovassimo in una giungla sperduta e tra gli alberi non si vedesse il cielo, sapremmo ritrovare la giusta direzione? Scopriamo insieme un modo infallibile per non perdere mai... la bussola!

Invisibili e onnipresentiNon sono le onde del mare, col loro profumo di sale, ma sono invisibili e inodori e sono davvero dappertutto: sono le onde elettromagnetiche.

Le onde sono radiazioni (per questo si chiamano anche “raggi”) che si muovono nello spazio e nel tempo. Nei loro “viaggi” non portano nientte che possiamo toccare o vedere, ma portano informazioni (come le onde radio, per esempio) o energia (come quelle del forno a microonde!)

Uno dei più grandi studiosi delle onde elettromagnetiche è stato Maxwell, un fisico scozzese, che riunì il lavoro già fat-to da altri studiosi (Faraday e Ampère, hai già sentito questi nomi?) e scrisse quattro equazioni che descrivono il campo elettrico, quello magnetico e come questi due campi intera-giscono con la materia. Con questi calcoli, ipotizzò l’esistenza delle onde elettromagnetiche e riuscì persino a calcolarne la velocità, di fatto scoprendole!

Anche la luce è un’onda e ci sono tipi diversi di onde luminose, che danno la percezione di colori diversi. Le onde “colorate” di cui possiamo vedere gli effetti sono un numero ristretto, che va dal rosso al viola, come i colori dell’arcobaleno: rosso, arancio-ne, giallo, verde, azzurro, cobalto e viola. Le onde che sono al di fuori di questo intervallo (lo “spettro”), sono dette ultraviolette o infrarosse, a seconda che siano rispettivamente al di sopra del viola e al di sotto del rosso.

Onde su onde

Sapevi che......i buchi neri emettono raggi X? È così che è stata provata la loro esistenza: dalle loro osservazioni, gli scienziati hanno notato che vicino ad alcune stelle che ruotavano da sole nello spazio, si creavano spirali di gas che, quando spari-vano, rilasciavano raggi X. Così, dopo diverse simulazioni, sono riusciti a conferma-re che la causa di tutto questo era un buco nero!Prima di allora, era difficile poter dimostrare con certezza che questi “mostri man-giatutto” spaziali esistessero davvero!

?!


Giugno2017

Una cosa è certa: le onde elettroma-gnetiche sono davvero dappertutto!

Avete in casa un forno a microonde? Il nome è un indizio di come funzio-na: per riscaldare, rilascia onde che fanno “agitare” l’acqua presente in tutti i cibi e il movimento dell’acqua genera calore. Ecco che così i cibi conservati in frigo o che si sono sem-plicemente raffreddati, tornano caldi e fumanti.

Nonostante il microonde non provo-chi rischi alla salute, è buon uso non stargli vicino mentre è in funzione!

Anche il telecomando della tv, i gio-chi telecomandati e i telefonini uti-

lizzano onde elettromagnetiche, in questo caso le onde radio. Per pro-pagarsi hanno bisogno di antenne e, riflettendosi nell’atmosfera, riescono a percorrere grandi distanze, colle-gando di fatto tutto il mondo!

Gli studi sulle onde radio sono iniziati verso la fine del 1800 e tra gli scien-ziati che se ne occuparono ci fu l’ita-liano Guglielmo Marconi.

Le onde elettromagnetiche sono im-piegate anche in medicina. Sono utili nella cura nei tumori, ma anche per esami medici, come la radiografia, che con l’uso di raggi X “fotografa” le ossa attraverso la pelle e i muscoli!

Onde multiuso

I raggi UV sono onde ultraviolette, in-

visibili all’occhio umano, ma prodotte

da molte fonti, anche artificiali, tra cui la

più importante è il Sole: l’abbronzatura

non è altro che un modo del nostro cor-

po di proteggere gli strati profondi della

pelle dagli effetti dannosi dei raggi UV.



GIUGNO 2017GIUGNO 2017

GIUGNO 2017

giovedì

venerdì

01

02




GIUGNO 2017

domenica

03

04

sabato



GIUGNO 2017

lunedì05



GIUGNO 2017

martedì 06



GIUGNO 2017

mercoledì07



GIUGNO 2017

giovedì 08



GIUGNO 2017

venerdì09




GIUGNO 2017

domenica

10

11

sabato

Vacanze estive

MATERIA:

DATA VOTO FIRMA DOCENTE FIRMA GENITORE

VALUTAZIONI

RICHIESTA DI COLLOQUIO CON GLI INSEGNANTI O CON I GENITORI

Si richiede di conferire con ___________________________________________________

il giorno ____________________________________ alle ore ______________

Firma del genitore __________________________________________

Firma dell’insegnante per conferma ________________________________________

OPPURE colloquio rinviato a ____________________________________________________

























GIUSTIFICAZIONE ASSENZA N. 1

Si prega di ritenere giustificat _____ l’alunn _____ ———————————————————

Assente nei giorni ————————————————————————————————

per —————————————————————————————————————

Il dirigente scolastico Firma del genitore o di chi ne fa le veci

————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————




per —————————————————————————————————————


————————————————— ——————————————————

MODULO ENTRATA USCITA FUORI ORARIO N. 1

Io sottoscritt ——————————————————

chiedo che a mi— figli — venga permesso di entrare/uscire

alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————

per il seguente motivo ———————————————

———————————————————————Si esonera la scuola da ogni responsabilità circa gli incidenti chepotrebbero occorrere all’alunno fuori dalla scuola

DATA —————————————————————

FIRMA INSEGNANTE ————————————————

FIRMA GENITORE —————————————————


Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————


———————————————————————Si esonera la scuola da ogni responsabilità circa gli incidenti che potrebbero occorrere all’alunno fuori dalla scuola

DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————




Io sottoscritt ——————————————————


alle ore ————————————————————

del giorno ———————————————————



DATA —————————————————————



BENESTARE DEI GENITORI PER USCITA DIDATTICA E/O VIAGGIO DI ISTRUZIONEClasse ________ Sez. _________ Alunno ______________________________________________________

uscita didattica __________________________________________ ne___ giorn__ _____________________

viaggio di istruzione ___________________________________ ne___ giorn___ ________________________

nel mese di _____________________ anno ______________ mezzo di trasporto: _______________________

io sottoscritto ______________________________________________________ genitore dell’alunno sopra indicato, lo autorizzo a partecipare all’uscita didattica, o viaggio di istruzione, organizzati da codesto Istituto, e verso la caparra/la quota di € ______________________Dichiaro di essere a conoscenza del programma dettagliato dell’uscita didattica, o viaggio di istruzione, dei luoghi e degli orari di partenza e di ritorno, delle sedi di pernottamento, della spesa complessiva a carico di ciascuno studente. Sono anche informato che a quel programma potranno essere apportate parziali variazioni per cause di forza maggiore.Dichiaro di essere consapevole che mio figlio sarà tenuto all’osservanza del programma e delle indicazioni di comportamento fornite dai docenti accompagnatori, i quali per parte loro si assumono una responsabilità riconducibile esclusivamente all’art. 2047 del Codice Civile. Integrato dall’art. 61 L. 11-7-80 n . 312, che limita l a responsabilità patrimoniale del personale della scuola ai soli casi di dolo o colpa grave.

______________ lì,_____________ GENITORE _____________________________________________






______________ lì,_____________ GENITORE _____________________________________________






______________ lì,_____________ GENITORE _____________________________________________

AUTORIZZAZIONE ALLE RIPRESE AUDIO VIDEO E FOTOGRAFIE

Il/la sottoscritto/a _____________________________________________________________________

padre/madre dell’alunno/a _______________________________________________________________

frequentante la classe ______________sez ______plesso_______________________________________

ACCONSENTE NON ACCONSENTE

a che siano realizzate immagini (foto, filmati, CD, DVD) che includano il/la proprio/a figlio/a:

- consapevole che le medesime potranno essere distribuite ad altri alunni interessati;

- con l’eventualità di duplicazione, pubblicazione su settimanali locali, internet o affissioni nei locali scolastici;

- che siano pubblicati i lavori elaborati e/o interviste a cui ha partecipato il figlio /a e che venga inserito il nome per

intero ad uso scolastico (mostre, concorsi, ecc...)

Le autorizzazioni di cui ai precedenti punti vengono conferite a titolo gratuito.

Data ___________________________ Firma________________________________

AUTORIZZAZIONE ALLE USCITE DIDATTICHE SUL TERRITORIO

Il/la sottoscritto/a _____________________________________________________________________

padre/madre dell’alunno/a _______________________________________________________________

frequentante la classe ______________sez ______plesso_______________________________________

AUTORIZZA NON AUTORIZZA il/la proprio/a figlio/a a partecipare

alle uscite didattiche sul territorio organizzate dalla scuola nell’a.s. _____________________________

Tali uscite si svolgeranno sotto la sorveglianza degli insegnanti interessati che provvederanno a darne comunicazione

alle famiglie tramite il diario.

Il/la sottoscritto/a dichiara di essere consapevole che il/la figlio/a sarà tenuto all’osservanza delle indicazioni di

comportamento fornite dai docenti accompagnatori, i quali per parte loro si assumono la responsabilità riconducibile

esclusivamente all’art.2047 del Codice Civile integrato dall’art. 61 L.11-7-80 n.312, che limita la responsabilità

patrimoniale del personale della scuola ai soli casi di dolo o colpa grave.

Data ___________________________ Firma________________________________

COMUNICAZIONI GENERALITÀ DELLE PERSONE DELEGATE AL PRELEVAMENTO DEL FIGLIO A

SCUOLA IN CASO DI IMPEDIMENTO DEI GENITORI

1 COGNOME E NOME_____________________________________________data di nascita____________

2 COGNOME E NOME_____________________________________________data di nascita____________

Data____________________________ Firma genitori ___________________________________

___________________________________

CALENDARIO 2016-2017 Settembre Ottobre Novembre

2016 2016 2016

Lu 5 12 19 26 Lu 3 10 17 24 31 Lu 7 14 21 28

Ma 6 13 20 27 Ma 4 11 18 25 Ma 1 8 15 22 29

Me 7 14 21 28 Me 5 12 19 26 Me 2 9 16 23 30

Gi 1 8 15 22 29 Gi 6 13 20 27 Gi 3 10 17 24

Ve 2 9 16 23 30 Ve 7 14 21 28 Ve 4 11 18 25

Sa 3 10 17 24 Sa 1 8 15 22 29 Sa 5 12 19 26

Do 4 11 18 25 Do 2 9 16 23 30 Do 6 13 20 27

Dicembre Gennaio Febbraio2016 2017 2017

Lu 5 12 19 26 Lu 2 9 16 23 30 Lu 6 13 20 27

Ma 6 13 20 27 Ma 3 10 17 24 31 Ma 7 14 21 28

Me 7 14 21 28 Me 4 11 18 25 Me 1 8 15 22

Gi 1 8 15 22 29 Gi 5 12 19 26 Gi 2 9 16 23

Ve 2 9 16 23 30 Ve 6 13 20 27 Ve 3 10 17 24

Sa 3 10 17 24 31 Sa 7 14 21 28 Sa 4 11 18 25

Do 4 11 18 25 Do 1 8 15 22 29 Do 5 12 19 26

Marzo Aprile Maggio2017 2017 2017

Lu 6 13 20 27 Lu 3 10 17 24 Lu 1 8 15 22 29

Ma 7 14 21 28 Ma 4 11 18 25 Ma 2 9 16 23 30

Me 1 8 15 22 29 Me 5 12 19 26 Me 3 10 17 24 31

Gi 2 9 16 23 30 Gi 6 13 20 27 Gi 4 11 18 25

Ve 3 10 17 24 31 Ve 7 14 21 28 Ve 5 12 19 26

Sa 4 11 18 25 Sa 1 8 15 22 29 Sa 6 13 20 27

Do 5 12 19 26 Do 2 9 16 23 30 Do 7 14 21 28

Giugno Luglio Agosto2017 2017 2017

Lu 5 12 19 26 Lu 3 10 17 24 31 Lu 7 14 21 28

Ma 6 13 20 27 Ma 4 11 18 25 Ma 1 8 15 22 29

Me 7 14 21 28 Me 5 12 19 26 Me 2 9 16 23 30

Gi 1 8 15 22 29 Gi 6 13 20 27 Gi 3 10 17 24 31

Ve 2 9 16 23 30 Ve 7 14 21 28 Ve 4 11 18 25

Sa 3 10 17 24 Sa 1 8 15 22 29 Sa 5 12 19 26

Do 4 11 18 25 Do 2 9 16 23 30 Do 6 13 20 27

www.induerighe.it

Edizione INduerighediario scolastico 2016/2017

INduerighe - icpalenatorricella.edu.it · bligatorio, degli spazi orari residui; •...

Documents

Transcript of INduerighe - icpalenatorricella.edu.it · bligatorio, degli spazi orari residui; •...