INDICE - TERRA IBLEA

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Autore: Giacomo Giampiccolo 13/01/2019 1 INDICE PRIMA CHE VENISSE COSTRUITO L’OSPEDALE “BENITO MUSSOLINI NASCE L’OSPEDALE “BENITO MUSSOLINI” L’INAUGURAZIONE DELL’OSPEDALE CARATTERISTICHE TECNICHE DELL’OSPEDALE SANATORIO O TUBERCOLOSARIO “G. B. ODIERNABIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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Autore: Giacomo Giampiccolo 13/01/2019

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INDICE

PRIMA CHE VENISSE COSTRUITO L’OSPEDALE “BENITO MUSSOLINI

NASCE L’OSPEDALE “BENITO MUSSOLINI”

L’INAUGURAZIONE DELL’OSPEDALE

CARATTERISTICHE TECNICHE DELL’OSPEDALE

SANATORIO O TUBERCOLOSARIO “G. B. ODIERNA”

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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PRIMA CHE VENISSE COSTRUITO L’OSPEDALE “BENITO MUSSOLINI”

Fino al 1923 né Ibla, né Ragusa disponevano di un vero e proprio ospedale.

LA SITUAZIONE AD IBLA: OSPEDALE VECCHIO – OSPEDALE NUOVO – MARIA P.AREZZO.

Nel 1522 Ragusa fu colpita dalla peste che durò circa 2 anni e dimezzò quasi la

popolazione (su 12.000 persone ne morirono 5.430). A Ragusa Ibla, in occasione di

questo tragico evento, vicino alla Chiesa di Santa Maria dell’Itria e non distante dalla

Chiesa delle Anime del Purgatorio, iniziò la sua attività l’ospedale dei poveri di San

Giuliano, noto anche come Ospedale San Giuliano o Ospedale Vecchio. L’ospedale

operava con un solo medico chirurgo, un barbiere-salassatore, una lavandaia, una

infermiera ed un direttore economico. Finita la peste venne addetto alla cura dei

malarici e continuò la sua attività fino al 1800. Nel 1862 venne riconosciuto come

“Opera Pia Congregazione della Carità” e nel 1870 adottò uno statuto che gli

permise di non accogliere ammalati affetti da sifilide o da infermità croniche,

epidemiche e contagiose.

Nel 1954 il patrimonio e la personalità giuridica dell’Opera Pia passarono in mano

all’Ospedale Maria Paternò Arezzo.

Intorno al 1620 sempre a Ragusa Ibla presso la Chiesa di Cosma e Damiano, chiamata

anche “Chiesa dell’Ospedale Nuovo”, in Piazza Maggiore, fu annesso un piccolo

ospedale, che disponeva di poche stanze e di una infermeria, costruite e mantenute

dalla popolazione. Purtroppo la chiesa come pure l’ospedale furono rasi al suolo dal

terremoto del 1693.

Finalmente nel gennaio del 1923 a Ibla fu inaugurato l’Ospedale Maria Paternò Arezzo

destinato a curare gli ammalati poveri, con esclusione dei malati cronici, dei malati di

mente e degli ammalati di malattie contagiose, tranne la tubercolosi. La costruzione

fu possibile grazie ad un lascito della principessa di Castellacci perita nel

terremoto di Messina del 1908. La nipote del barone Corrado M. Arezzo, quando era

ancora in vita, con un testamento olografo, dispose che subito dopo la sua morte una

consistente parte dei suoi averi doveva essere destinata alla costruzione di un

ospedaletto con 30 posti letto. La motivazione: “…voglio che detto ospedale porti il

mio nome ……e ciò non per mia vanagloria, ma per non essere tacciata d’ingrata verso il

mio paese”. Nel 1927 furono introdotti gli ammalati a pagamento, nel 1936 fu portata

l'illuminazione elettrica.

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Il 1° gennaio del 1954 l’Ospedale Maria Paternò Arezzo assorbì il dismesso

Ospedale di San Giuliano con la sua personalità giuridica ed con il suo modestissimo

patrimonio, ammontante alla somma di £ 38.963. l’atto di fusione venne stilato il 30

marzo 1954.

L’ospedale Maria Paternò Arezzo intorno al 1955.1960

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LA SITUAZIONE A RAGUSA: OSPEDALE SAMMITO.

Quando Ragusa Superiore non era stata ancora eretta a capoluogo di provincia,

l’assistenza sanitaria ai cittadini poveri (ma anche a quelli che potevano pagare) veniva

garantita dal piccolo “Ospedale Sammito”, in Piazza Cappuccini nei locali del “Convento

della Congregazione di Carità”.

Il popolo chiamava la piazza e la chiesa dei

Cappuccini “I Scappuccini”, nata come

convento divenne in seguito carcere

giudiziario. I finanziamenti vennero garantiti

da finanziamenti comunali e dal 50% delle

rendite della ricca ed antica “Opera Pia

Messa dell’Alba”, che era stata fondata ad

Ibla.

A questa Opera Pia lasciarono beni non solo il

nobile benefattore Giacomo Sammito di

Cosenza, ma anche altri 35 benefattori.

L’Ospedale Sammito disponeva però di

pochissimi posti letto (forse solo 4) , ed da un

ridottissimo personale: il medico chirurgo

Salvatore Ottaviano (direttore dell’ospedale),

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e l’infermiera Maria Cosentini. In effetti più che un ospedale era un “lazzaretto”

perché vi si curavano i malati infettivi e sifilitici.

Per ovviare a questo disagio verso la fine del 1800 si pensò di costruire un nuovo

ospedale, come risulta da un vecchio fascicolo del Municipio di Ragusa, datato

1886/87, contenente i documenti relativi all’appalto dei lavori del fabbricato

dell’Ospedale Civico. La costruzione fu portata a termine nel 1890, ancor prima che

nascesse l’ospedale “Mussolini”. Ma nello stesso anno la struttura, costruita a

spese del Comune, fu ceduta all’ospedale Sammito, come “Ospedale Civile”.

Successivamente, il 2 gennaio del 1924, la stessa costruzione fu data in affitto alla

Caserma dei Carabinieri Reali ed un solo vano, a pianterreno, fu destinato come ospizio

per i vecchi invalidi.

Ma dopo alcuni anni anche questo vano fu dato in affitto ai Carabinieri Reali.

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NASCE L’OSPEDALE “BENITO MUSSOLINI”

Finalmente il 16 agosto del 1925, durante una pubblica manifestazione in Municipio,

l’onorevole Filippo Pennavaria annunciò che nel giro di pochi anni sarebbero iniziati i

lavori di un nuovo ospedale che sarebbe stato dedicato a Benito Mussolini.

L'Ospedale "Benito Mussolini" sarebbe sorto nei pressi della Stazione Ferroviaria, nel

quartiere Traspontino, verso il quale si estendeva il nuovo sviluppo della città e

rappresentava il più importante edificio di Ragusa dopo quello del Governo.

La scelta del luogo fu sicuramente appropriata, avendo libera a levante e a

mezzogiorno un'ampia visuale, e liberi gli spazi adiacenti, che sistemati a giardino,

sarebbero stati per i convalescenti un luogo di ameno e piacevole riposo.

Il 24 giugno del 1929 con la legge n° 1105 l’Opera Pia Messa dell’Alba si fuse con

l’Ospedale Sammito, formando con esso, con la denominazione di “Ospedale e

Sanatorio Benito Mussolini” un’unica istituzione pubblica di beneficienza, avente per

fine la cura degli Infermi poveri in genere, nonché la prevenzione e la cura della

tubercolosi.

L’opera fu iniziata nell’agosto del 1929 e fu portata a termine in tempo record

nell’aprile 1931 in soli 2 anni di lavoro.

Le due foto che seguono mostrano due diversi sopralluoghi di controllo effettuati dai

tecnici dell’Ufficio Tecnico Comunale, dell’Amministrazione Provinciale e del Genio

Civile.

Il primo è un controllo sui lavori di spianamento per tracciare le fondazioni, il secondo

invece per controllare le fondazioni già poste in opera.

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La foto sotto mostra la realizzazione del piano seminterrato.

Nel piano seminterrato sarebbero stati sistemati tutti i servizi generali, cioè le

cucine, le dispense, la cantina, il refettorio del personale, gli impianti di disinfezione,

la lavanderia, il laboratorio per la biancheria, i magazzini, gl'impianti delle macchine

per la distribuzione dell'acqua calda e fredda, termosifoni, ascensore per ammalati,

montavivande, montabiancheria elettrico ecc.).

Nelle due foto che seguono: la prima mostra i lavori per completare il piano terra;

la seconda mostra l’avanzamento dei lavori (il piano terra già completo e la

realizzazione del primo piano) ed un gruppo di tecnici, guidati da S. E. Filippo

Pennavaria che escono dall’ospedale dopo aver visionato scrupolosamente i lavori già

portati a termine.

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Nella foto sopra S.E. Filippo Pennavaria (al centro) in compagnia di alcuni tecnici e con il Podestà

Dott. Giorgio Sortino alla sua destra (con il cappello nero). Sotto: tecnici intenti ad esaminare i

disegni del costruendo ospedale. Si riconoscono l’ing. Scimone (secondo da destra) e al centro con

gli occhiali (il terzo da

destra) l’ing. Giorgio

Schembari, capo

dell’Ufficio tecnico del

Comune.

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L’Ospedale è quasi terminato, mancano ancora alcune rifiniture, come il completamento del Viale

Ospedale ed il relativo marciapiedi.

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Sopra: si provvede a spianare l’area circostante del retro dell’ospedale

Sotto: il retro dell’ospedale a poca distanza dalle cave di pietra, già pronto.

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L’Ospedale finito visto dal Viale Regina Elena (oggi Via Salvo d’Acquisto). Mancano le rifiniture e

tutto l’arredo interno. In primo piano si notano due palme da poco poste a dimora.

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L’INAUGURAZIONE DELL’OSPEDALE.

Non appena l’ospedale fu provvisto di tutto l’equipaggiamento necessario e del

personale specializzato fu aperto al pubblico con una solenne inaugurazione che

avvenne il 28 ottobre 1933 (il link fa riferimento al filmato: Giornale Luce B0367 del

11/1933). Descrizione delle sequenze del filmato: Veduta panoramica della città di

Ragusa. Una zona di Ragusa. La gente di Ragusa si reca verso il monumento ai caduti.

Vengono deposte corone presso il monumento da gerarchi fascisti. Anziane donne

ragusane presenti alla cerimonia. La gente si assiepa di fronte all’ospedale Benito

Mussolini. Panoramica sulla folla plaudente. Le autorità inaugurano l’ospedale.

Benedizione delle sale dell’ospedale. L’insegna col nome dell’ospedale e la bandiera dei

Savoia sul pennone).

Sopra il giorno dell’inaugurazione.

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Lapide commemorativa

posta un mese dopo.

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CARATTERISTICHE TECNICHE DELL’OSPEDALE.

L’opera fu iniziata nell’agosto del 1929 e fu portata a termine in tempo record

nell’aprile 1931 in soli 2 anni di lavoro con una spesa di L. 3.000.000 escluse le

spese di arredamento e di attrezzatura medico-chirurgica.

I lavori di costruzione furono diretti dall'ing. Giuseppe Criscione e realizzati

dall'impresa "La nuova provincia di Ragusa" del Comm. Giuseppe Salvato.

L’ospedale aveva una capacità di 130 posti letto che, in caso di bisogno, potevano

essere aumentati sino a 150. La disposizione dell'edificio fu fatta secondo il criterio

della separazione dei piani distinti in reparti per gli uomini e per le donne. Nel piano

assegnato alle donne era anche compreso il reparto maternità.

L'ospedale risultava diviso in tre grandi reparti:

1. La chirurgia, che occupava l'ala sinistra.

2. La medicina che occupava l'ala destra.

3. L’ostetricia (dove vasti locali erano destinati alla Maternità e all’Infanzia)

situata nel corpo centrale.

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Il reparto di chirurgia disponeva di 4 infermerie, 6 camere a pagamento, 2 camere

per isolati, 2 refettori e 2 batterie d'impianti igienico-sanitari. Il reparto di

medicina disponeva di 4 infermerie, 6 camere a pagamento, 2 per isolati, 2 refettori e

2 batterie.

Il reparto di maternità disponeva di 2 infermerie, 3 camere a pagamento, un

laboratorio e un

refettorio oltre a

2 gabinetti

igienico-sanitari.

Accanto la sala

parto; sotto: una

delle corsie del

reparto Maternità.

I neonati nei lettini

ai piedi del letto

delle rispettive

mamme.

L’ospedale disponeva, inoltre di un reparto pediatrico, che completava quello

dell’Infanzia e Maternità.

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Il Reparto

Operatorio era

situato nella parte

centrale posteriore

dell’edificio ed era

attrezzato con

strumentazioni

all’avanguardia.

Comprendeva: la

sala di anestesia, la

sala di disinfezione

per i medici, la sala

operatoria, la sala

di medicazione con

propria sala di

disinfezione ed

alcuni disimpegni.

La Radiologia (Sala

A) era attrezzata

per tutte le

richieste di indagini

e analisi soprattutto

per il reparto

chirurgico.

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La sala di sterilizzazione

C’era anche il posto di Pronto Soccorso, con servizio diurno e notturno, istituito con

una convenzione con la Croce Rossa Italiana, che aveva prestato il materiale

indispensabile, compresa un’ambulanza.

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Nella foto precedente la sala di pronto Soccorso dove il Primario Dott. Bombi tiene una lezione ad

alcune giovani della G.I.L. (nel caso specifico come fasciare una slogatura del piede)

Sopra: altra lezione del Dott. Bombi alle ragazze della G.I.L. (nel caso specifico come

disinfettare e medicare un’escoriazione al ginocchio)

La stanza ortopedica era ben fornita ed era provvista persino del famoso “letto di

Putti” di grande necessità per la buona ortopedia alla quale branca il Primario Chirurgo

dott. Bombi, proveniente da Ancona, prestò la sua competente opera scientifica

apportando idee innovative nel campo chirurgico e nella organizzazione ospedaliera.

L’ospedale disponeva inoltre di un ambulatorio di Dermosifilopatia, di oculistica, di

odontoiatria e di otorinolaringoiatria.

Nella parte centrale anteriore la vasta sala dell’ingresso divideva a sinistra la

portineria, la camera del medico di guardia, gli uffici della direzione; a destra invece

c’erano la sala d’aspetto, il laboratorio delle analisi, l’ambulatorio ed il gabinetto di

radiologia.

In tutti i piani un ampio corridoio, che attraversava il corpo centrale e le due sale

esterne, rendeva liberi tutti i vani. Ciascun piano, in corrispondenza delle sale

destinate a refettori, disponeva di due terrazze per ogni sala, ed il piano superiore di

una quinta terrazza, in corrispondenza del portico centrale.

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Nulla fu trascurato perché l'Ospedale, oltre che modernamente attrezzato, fosse

confortevole soggiorno per gli ammalati. Furono abolite le antiche camerate, incomode

e demoralizzanti e sostituite da ariose stanze di quattro , sei od un massimo otto

letti; disimpegnate le varie stanze da ben illuminati corridoi che mettono capo ad

ampie terrazze esposte a mezzogiorno. Si è, inoltre cercato di avere un personale

sanitario di prim'ordine.

Nel 1943, dopo la caduta del fascismo, l’Ospedale prese il nome di "Ospedale Civile".

Nel 1947 l’Ospedale Civile divenne ospedale di “seconda categoria” e pertanto gli fu

concessa la possibilità di poter costruire un secondo e terzo piano.

Il 31 agosto del 1954 fu istituito il Centro Tumori, il 20 febbraio del 1969 divenne

ospedale provinciale e nel 1977 venne riunificato con gli altri ospedali. TORNA

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SANATORIO O TUBERCOLOSARIO “G. B. ODIERNA”

Il Sanatorio o Tubercolosario fu realizzato quasi subito dopo Ospedale Benito

Mussolini. Aveva il compito di combattere la tubercolosi, malattia sociale molto

diffusa che mieteva tante vittime, e di migliorare e completare le prestazioni

sanitarie alla cittadinanza. Sorse in Piazza Igea, a poca distanza dall’Ospedale Benito

Mussolini, e si sporge in una specie di promontorio sulla vallata.

Nella foto sopra l’On. Filippo Pennavaria (il primo al centro) accompagnato dal Podestà Giorgio

Sortino (il prima a destra) da altre autorità, tecnici e maestranze, in visita il cantiere dove

sarebbe sorto il sanatorio.

Nella foto che segue l’On. Filippo Pennavaria assieme a dei tecnici esaminano il progetto esecutivo

per rendersi conto dello stato di avanzamento dei lavori.

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Nella foto sopra operai intenti a completare la terrazza di copertura dell’edificio

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I lavori iniziarono nel marzo del 1931 (un mese prima che venisse completato

l’Ospedale Benito Mussolini), e furono portati a termine nel 1933 (stesso anno in cui fu

inaugurato l’Ospedale Benito Mussolini). Fu però inaugurato il 28 ottobre del 1938.

Sopra: l’Ospedale in avanzato stato di costruzione. Attorno all’edificio venne creato un

riempimento per consentire la messa a dimora di piante per la realizzazione di un giardino.

Il progetto fu approntato dall’Ufficio Costruzioni Sanatoriali di Roma e gestito dalla

Cassa Nazionale della Previdenza Sociale (oggi Istituto Nazionale della Previdenza

Sociale) e costò £ 4.000.000.

L’edificio si componeva di 2 piani, oltre un piano seminterrato, che ospitava tutti i

servizi, ed una parte sopraelevata costituita da un’ampia terrazza esposta al sole per

consentire passeggiate ai malati, abbellita da giardini pensili.

Costruito con moderni criteri basati su studi scientifici, non era molto distante dal

centro, facilmente raggiungibile, costituiva il luogo di cura solare per gli ammalati.

Il tutto sopra le storiche “latomie” di Cava Gonfalone, da dove veniva estratta la

pietra bianca che servì per costruire la nuova città dopo il terremoto.

Poteva ospitare un totale di 140 posti letto. Un giardino circondava tutto l’edificio.

Nel 1977 avvenne l’unificazione dei tre ospedali ragusani (Ospedale Civile, Paternò

Arezzo, e G.B. Odierna).

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Il preventorio sarà convertito in Direzione Generale ASL 7 ed in RSA (Residenza

Sanatoria Assistenziale) per anziani e SUAP (sportello unico per le attività

produttive) per persone in coma o stato di minima coscienza nonché in servizi di

riabilitazione nella parte posteriore, mentre la parte anteriore accoglierà gli uffici

della Direzione Generale ASSP (Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione) ed

altri uffici amministrativi (servizio legale, commissioni invalidi civili).

Sotto: il riempimento è stato completato con terrazze sostenute da muri a secco.

Sotto: Il sanatorio già completo e funzionante visto dalla parte del prospetto principale

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Mario Nobile “Ragusa 1928 – 1938. Immagini di una città in crescita” casa Editrice:

Elle due Ragusa Edizione 2003

Giovanni Distefano “Ragusa atlante storico” Casa Editrice Supernova Edizione 2017

http://www.academia.edu/30816691/Storia_degli_Ospedali_di_Ragusa.pdf

https://www.academia.edu/30816692/Storia_degli_Ospedali_di_Ragusa_Cap5.pdf

https://www.facebook.com/archiviodistato.ragusa/posts/1584718381783143:0

http://himetop.wikidot.com/ospedale-civile