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LA PROFESSIONE DI DOTTORE AGRONOMO E DOTTORE FORESTALE DALL'AZIENDA AL TERRITORIO: QUALE IDENTITÀ, QUALE FORMAZIONE, QUALE MERCATO RAPPORTO FINALE La professione di dottore agronomo e dottore forestale dall'azienda al territorio: quale identità, quale formazione, quale mercato Rapporto finale Roma, ottobre 1999 Indice 1. Premessa Pag. 1 2. Nota introduttiva " 2 2.1. Il contesto di riferimento " 2 2.2. Gli obiettivi della ricerca " 5 2.3. Uno sguardo di sintesi " 7 3. Le componenti strutturali della categoria " 12 3.1. Gli iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali " 12 3.2. I laureati delle facoltà di agraria " 13 3.3. Gli iscritti alle Facoltà di Agraria " 15 3.3.1. Scienze Agrarie e di Scienze e Tecnologie Agrarie " 15 3.3.2. Scienze Forestali ed a Scienze Forestali ed Ambientali " 16 3.3.3. Scienze della Produzione Animale " 17

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LA PROFESSIONE DI DOTTORE AGRONOMO E DOTTORE FORESTALEDALL'AZIENDA AL TERRITORIO: QUALE IDENTITÀ, QUALE

FORMAZIONE, QUALE MERCATORAPPORTO FINALE

La professione di dottore agronomo e dottore forestaledall'azienda al territorio: quale identità, quale formazione,

quale mercatoRapporto finale

Roma, ottobre 1999

Indice1. Premessa Pag. 1

2. Nota introduttiva " 2

2.1. Il contesto di riferimento " 2

2.2. Gli obiettivi della ricerca " 5

2.3. Uno sguardo di sintesi " 7

3. Le componenti strutturali della categoria " 12

3.1. Gli iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali" 12

3.2. I laureati delle facoltà di agraria " 13

3.3. Gli iscritti alle Facoltà di Agraria " 15

3.3.1. Scienze Agrarie e di Scienze eTecnologie Agrarie " 15

3.3.2. Scienze Forestali ed a ScienzeForestali ed Ambientali " 16

3.3.3. Scienze della ProduzioneAnimale " 17

3.3.4. Scienze Tropicali e Sub Tropicali" 17

4. L'analisi dell'offerta formativa " 36

4.1. Gli ordinamenti didattici dei corsi di laurea " 36

4.1.1. Elementi comuni negliordinamenti didattici nazionali " 36

4.1.2. Ordinamento didattico di scienzee tecnologie agrarie " 39

4.1.3. Ordinamento didattico di scienzeforestali e ambientali " 41

4.1.4. Ordinamento didattico di scienzee tecnologie delle produzioni animali "43

4.1.5. Ordinamento didattico di ScienzeAgrarie Tropicali e Sub-tropicali " 44

4.1.6. Il punto di equilibrio tra strutturanazionale e determinazioni autonomePag. 46

4.2. L'offerta formativa dei corsi di laurea " 49

4.2.1. L'offerta formativa dei corsi delsettore agrario " 49

4.3. Gli studenti dei corsi di laurea " 51

4.3.1. Gli studenti dei corsi di laurea inagraria " 51

4.4. I laureati " 51

4.4.1. I laureati dei corsi in scienzeagrarie " 51

4.5. Gli sbocchi occupazionali dei laureati " 51

4.5.1. I laureati in scienze agrarie " 51

4.5.2. Le laureate in scienze agrarie " 51

4.5.3. I laureati in scienze forestali " 51

4.5.4. Le laureate in scienze forestali "51

4.5.5. La domanda delle imprese per ilDottore Agronomo e Forestale " 51

4.6. I corsi di diploma " 51

4.6.1. Premessa " 51

4.6.2. Gli ordinamenti didattici " 51

4.6.3. L'offerta " 51

4.6.4. Gli iscritti " 51

4.6.5. I diplomati " 51

4.7. La formazione post laurea " 51

4.7.1. Le scuole di specializzazione " 51

4.8. Ipotesi per riforme della formazione universitaria e continua " 51

4.8.1. Il processo in corso di riformacomplessiva della formazioneuniversitaria " 51

4.8.2. Alcune prime ipotesi di riformadella formazione universitaria " 51

4.8.3. Il ruolo propulsore del Conaf perla riforma della formazioneuniversitaria e della formazionecontinua " 51

5. L'evoluzione della professione di dottore agronomo e dottore forestale nellaprospettiva internazionale " 51

5.1. Il quadro generale Pag. 51

5.2. La comparazione sul piano europeo " 51

6. L'indagine sugli iscritti all'Albo " 51

6.1. L'organizzazione professionale " 51

6.2. Il mercato e le competenze professionali " 51

6.3. La rappresentanza professionale " 51

6.4. La formazione " 51

6.5. Gli sbocchi occupazionali dei neolaureati " 51

6.6. Analisi tipologica dei dottori agronomi e dei dottori forestali " 51

Gruppo 1: I quasi-professionisti dinamici " 51

Gruppo 2: Gli appagati " 51

Gruppo 3: I professional-collars " 51

Gruppo 4: I burocrati " 51

6.7. I dati strutturali " 51

7. La domanda per la professione di dottore agronomo e dottore forestale " 51

7.1. Premessa " 51

7.2. L'evoluzione del mercato ed i profili organizzativi dellaprofessione del dottore agronomo e dottore forestale " 51

7.2.1. La prospettiva ambientale erurale " 51

7.2.2. Il rapporto con gli altri profiliprofessionali: un approcciomultidisciplinare " 51

7.2.3. Lo studio polifunzionale per ilnuovo mercato " 51

7.3. Il ruolo del dottore agronomo e dottore forestale tra i processi diintegrazione europea e di decentramento politico ed amministrativo "51

7.3.1. La dimensione extra nazionale "51

7.3.2. La dimensione locale " 51

7.4. La formazione universitaria e professionale Pag. 51

7.5. La riforma del sistema professionale " 51

8. Le metodologie " 51

8.1. L'indagine sugli iscritti " 51

8.1.1. Il campione " 51

8.1.2. Il questionario " 51

8.1.3. L'elaborazione dei dati " 51

8.1.4. La sistematizzazione dei dati " 51

8.1.5. Le tabelle di contingenza " 51

8.1.6. Analisi tipologica dei dottoriagronomi e dottori forestali " 51

8.2. Le interviste ai testimoni privilegiati " 51

1. Premessa

8.2.1. I testimoni privilegiati " 51

Questo volume rappresenta il rapporto finale della ricerca "La professione del Dottore agronomo eDottore forestale dall'azienda al territorio: quale identità, quale formazione, quale mercato",commissionata al Censis dal Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali.L'indagine si sviluppa in diverse aree tematiche. Nella nota introduttiva sono svolte alcuneconsiderazioni generali in merito alla professione ed ai suoi caratteri principali che anticipanoalcuni dei temi sviluppati nel corso della ricerca. Nell'analisi della struttura della categoria si offreuno sguardo d'insieme sulle caratteristiche strutturali della categoria, sia per ciò che riguardal'offerta attuale, ossia gli iscritti all'Albo, sia con riguardo all'offerta potenziale, rappresentata dailaureati e dagli iscritti alle Facoltà di Agraria. Una trattazione specifica viene riservata all'offertaformativa per il dottore agronomo e per il dottore forestale ed all'evoluzione della professione sulpiano internazionale, ed in particolare al rapporto con le figure professionali omologhe a livelloeuropeo ed ai differenti percorsi formativi.L'analisi dell'offerta professionale si compone di tre parti: l'indagine sugli iscritti, l'elaborazione diuna cluster analysis ed l'indagine sulla condizione professionale dei giovani con età compresa tra i25 ed i 29 anni. L'analisi sulla domanda per la professione del dottore agronomo e dottore forestalecomprende ed integra le riflessioni svolte da testimoni privilegiati le interviste in merito al ruolo,alle competenze ed al futuro della professione nel nostro Paese e nel resto dell'Europa. Nel capitoloconclusivo sono infine riportate le metodolo gie di elaborazione dei dati utilizzate nella ricerca.

2. Nota introduttiva

2.1. Il contesto di riferimento

Per molto tempo, e per certi versi ancora oggi, la professione di dottore agronomo è stata ed èsinonimo di agricoltura. Il punto di partenza e l'ipotesi di lavoro del presente progetto di ricerca èinvece quello di A, come territorio, ossia il fatto che il dottore agronomo deve uscire dal rapportostereotipato maturato con il settore primario e riappropriarsi della sua centralità originaria neiprocessi di mutamento ambientali, in attuazione a quanto già previsto dalla L. 10 febbraio 1992, n.152 su "Modifiche ed integrazioni alla L. 7 gennaio 1976, n. 3 e nuove norme concernentil'ordinamento della professione di dottore agronomo e di dottore forestale".Il dottore agronomo in sostanza non è soltanto un operatore legato all'evoluzione del settoreagricolo, ma anche alle tante trasformazioni che interessano il territorio e l'ambiente. Diconseguenza, la professione risente dell'evoluzione che si realizza in entrambe queste sfereeconomiche.

Il settore agricolo oggi non si identifica più con la risorsa "terra", che per parte sua èdiventata solo uno dei fattori di produzione che lo caratterizzano. La fase diintegrazione dell'agricoltura con l'industria e la distribuzione si può dire abbia ormai

raggiunto uno stadio di piena maturità. La qualità è diventata il perno del confrontofra l'agricoltura e i settori a valle, secondo criteri di standardizzazione e diadattamento ai processi di trasformazione indotti dalle esigenze degli altri settori.

L'agricoltura, essendosi esaurita la fase di integrazione nelle filiere agro-alimentari, staentrando in una nuova fase di terziarizzazione molto accelerata, per rispondere anecessità di tipo economico, essenzialmente derivanti dallo sfruttamento di economiedi scala, e anche di tipo organizzativo. In presenza di innovazioni tecnologichecontinue e della necessità di competere con imprese di ben altra dimensione e forzaproduttiva, nelle aziende italiane cresce il bisogno di servizi logistici, finanziari eanche di sostegno all'internazionalizzazione, con il conseguente salto che questibisogni inducono sulla struttura organizzativa e sulla cultura produttiva.

Per quanto riguarda il mutamento che sta investendo il territorio italiano bastiricordare che le tradizionali funzioni di controllo e di progettazione ambientale sistanno fondendo in un'unica dimensione di "management" del territorio, grazie allaquale:

cresce la domanda di costruzione di bilanci ambientali, in chiave disostenibilità/compatibilità ambientali dei piani di sviluppo territoriale;

cresce la domanda di una valutazione ambientale "strategica", che sappia cioèrendere compatibili le spinte di conservazione dell'ambiente e del territorio conl'evoluzione fisiologica dei processi e l'utilizzo delle risorse disponibili;

cresce quindi la domanda di figure professionali che abbiano un approccio integralealla risoluzione dei problemi del territorio e dell'azienda e che possono persinoassumersi i ruoli di mediazione e di comunicazione, correlati al bisogno dei cittadinidi partecipare ai processi che riguardano il territorio.

Rispetto alle dinamiche innovative segnalate tanto nel comparto agricolo, quanto in quelloambientale e territoriale, la professione di dottore agronomo e forestale vive alcuni momenti diincertezza, soprattutto per ciò che attiene allo scollamento a tutt'oggi esistente fra cambiamentisettoriali e preparazione universitaria. Sotto questo profilo, basti ricordare che:

i corsi di studio delle Facoltà di Agraria sono ancora tarati sulle dimensioni piùtradizionali della dimensione agricola, senza attenzione di sorta per la componenteterritoriale e ambientale che, invece, chiede formazioni specifiche;

le trentasei materie che gli iscritti devono superare in cinque anni sono quasi tuttemolto specialistiche, ma proprio per questo finiscono con l'indurre una formazionegenerica e inutile ai fini di ingresso nel mercato del lavoro;

i docenti universitari sono mediamente molto lontani dai proble mi concreti che idottori agronomi devono affrontare dopo il ciclo formativo e coltivano un approccioaccademico, funzionale soltanto agli interessi del loro proprio gruppo professionale.

Il futuro della professione di dottore agronomo, dunque, è chiaramente collegato allo sviluppo di queiprofili professionali che più di altri contribuiranno alla vita del nostro Paese nel prossimo secolo - dalconsulente di agro- finanza, al bio-tecnologo, al pianificatore ambientale e territoriale - ma affinchéquesto potenziale possa davvero diventare operativo è indispensabile avviare subito una riflessione suquegli aspetti che ostacolano tale sviluppo.

Per quanto riguarda in modo specifico la professione di dottore agronomo e forestale le areeproblematiche sono quindi almeno tre:

la prima concerne le caratteristiche dell'iter formativo previsto per l'accesso allaprofessione, ancora troppo tarato sulla dimensione "terra-centrica" del settoreagricolo e troppo poco in grado - vuoi per le carenze dei programmi, vuoi per lecarenze dei docenti - di definire percorsi educativi efficaci per garantire ai laureatinelle discipline delle scienze agrarie un passaggio coerente e soddisfacente almercato del lavoro.

La seconda riguarda invece l'identità degli iscritti all'Albo, la loro bassa propensionea caratterizzare in forma consulenziale le proprie prestazioni, i rapportiintergenerazionali non del tutto fluidi e funzionali alla crescita della categoria.

La terza area da indagare è sicuramente quella delle prospettive di mercato che siapriranno agli iscritti all'Albo nell'ambito della tutela e dello sviluppo territoriale, siaper i mutamenti del settore poc'anzi descritti, sia per lo sviluppo di sempre nuovibisogni di profili professionali, che l'Università non forma come dovrebbe.

2.2. Gli obiettivi della ricerca

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali ha affidato al Censis una ricerca con lafinalità di analizzare le tre aree problematiche poc'anzi indicate e di proiettare la professione neifuturi scenari di mercato e di complessivo assetto dei lavori intellettuali che l'attengono.L'ordine rappresenta una rilevante quota dei laureati delle facoltà di Agraria. Pertanto l'indagine non èlimitata alla libera professione, ma a tutte le attività (eccetto ricerca ed insegnamento), svolte aqualsiasi titolo e sotto tutte le forme di rapporto di lavoro (autonomo, dipendente, pubblico e privato).In sintesi, l'indagine si pone diversi ordini di obiettivi, tra cui:

rivisitare le caratteristiche del sistema formativo attualmente previsto per l'accessoalla professione di dottore agronomo e forestale, nell'ipotesi che vada anch'essosottoposto ad un processo di razionalizzazione e di funzionalizzazione rispetto aglisbocchi di lavoro che concretamente si offrono al laureato;

realizzare una analisi di taglio socio-economico sugli iscritti all'Albo per verificarecome i professionisti in età attiva si prefigurano o giudicano il loro inserimento nellaprofessione e per analizzare le aspettative e individuare le tante differenzecompresenti di fatto al suo interno (dalle caratteristiche del rapporto con ladimensione locale, alla tipologia dei servizi erogati, alla organizzazione del lavoroprofessionale);

approfondire le caratteristiche della domanda per la prestazione professionale deldottore agronomo e forestale che proviene da alcuni segmenti qualificati del sistemasocio-economico, per indicare quali sono i profili di specializzazione e/o dicompetenza maggiormente richiesti;

riaffermare la centralità degli agronomi nel processo di mutamento dell'ambiente edel territorio, per tutti gli effetti innovativi che può produrre.

2.3. Uno sguardo di sintesi

I dottori agronomi e forestali rappresentano una realtà produttiva già estremamente sviluppata, maal tempo stesso ricca di ulteriori potenzialità di sviluppo. Sono molti gli elementi raccolti dallaricerca che testimoniano questa complessità interna alla categoria e insieme quei punti di forza chela proiettano verso il radicamento in nuove aree di mercato.Per ciò che concerne la sua struttura interna, bisogna dire che la professione di dottore agronomopresenta una composizione molto più articolata di altre attività intellettuali, carattere di indubbiorilievo ed importanza.Nel modello professionale si osserva in primo luogo la compresenza del lavoro autonomo e dellavoro dipendente, dell'impiego nel comparto pubblico e in quello privato, elemento questo senzadubbio positivo, in quanto consente al dottore agronomo e dottore forestale di interagire con unapluralità di soggetti di domanda e di inserirsi in una ampia gamma di settori produttivi, trovando insostanza numerose occasioni di messa in relazione e di applicazione delle sue specifichecompetenze.Tra i dottori agronomi e forestali la vocazione nei confronti della prestazione professionale è moltoaccentuata: la dimensione libero professionale coinvolge attualmente oltre la metà degli iscrittiall'Albo professionale che esercitano in vario modo la propria attività. Oltre ai liberi professionisti atempo pieno (33,6%), significativa è la quota di iscritti all'Albo che esercita la professione a tempoparziale (25,3%), affiancandola spesso all'insegnamento ovvero ad un altro lavoro autonomo, emostrando un notevole dinamismo ed una certa apertura verso orizzonti professionali sempre diversi.Il lavoro dipendente rappresenta l'altra componente strutturale della categoria. Nel settore privato idottori agronomi e forestali tendono in misura crescente ad inserirsi in tutti i segmenti checompongono la filiera agroindustriale, svolgendo quindi la propria attività non più solo nel contestodell'azienda agricola, ma anche nella industria di trasformazione e di commercializzazione deiprodotti agricoli e zootecnici, nei servizi per gli enti territoriali, nel campo della pianificazione eprogettazione territoriale ed urbana. Nel settore pubblico, ed in particolare nelle amministrazioniregionali e negli enti locali, i dottori agronomi e forestali tendono a valorizzare ed a rendere operativoil forte legame col territorio, inteso come ampio bagaglio di informazioni sulla realtà produttiva esociale e come applicazione di queste allo sviluppo.Con riguardo in particolare alla libera professione, si osserva una particolarità del dottore agronomorispetto ad altre professioni liberali. I titolari di studio sono il 75,7% di coloro che svolgono laprofessione in forma autonoma, mentre il 7,6% offre la propria prestazione diretta indipendentementedal possesso di uno studio. Questa componente di "free lance" indica che all'interno della categoriacresce un'anima di lavoro autonomo di seconda generazione, molto più fluibile di quello tradizionalee sempre più in grado di corrispondere alla domanda meno sistemica del passato e orientata achiedere competenze molto specialistiche, e per ciò stesso, legata alla risoluzione di singoli problemi.Gli studi professionali dei dottori agronomo e forestali hanno una composizione per dipendentiabbastanza polarizzata: ci sono studi con un solo dipendente (11,9%), ma il grosso degli studi e,come già si è visto, a monotitolarità.Lo studio professionale, nonostante la sua struttura essenziale, è comunque un laboratorio dicambiamento. Al suo interno, infatti si osserva una significativa capacità di recepire modelliinnovativi di professione intellettuale, essenziali in vista dallo sviluppo della categoria. Inparticolare:

- l'utilizzo degli strumenti tecnologici in generale ed informatici in particolare, èpatrimonio della gran parte dei dottori agronomi e forestali che esercitano la liberaprofessione;

il dottore agronomo e dottore forestale tende ad inserirsi in misura crescente in unmercato di "nicchia", ambito nel quale vi sono occasioni maggiori di valorizzare lapropria specializzazione e competenza specifica in stretta connessione con i bisognidi crescita del territorio e dell'economica locale;

i liberi professionisti hanno maturato da tempo una decisa attenzione per esigenzedell'utenza anche nel rispetto delle sue esigenze di "consumo" del servizioprofessionale erogato. In questo senso, il 23,0% dei dottori agronomi si pone ilproblema di migliorare l'efficienza della sua prestazione e il 15,5% di essere piùrapido nella soluzione della questione sottoposta alla sua prestazione. Come anche èsignificativo il numero di professionisti che intende elevare le sue capacitàprofessionali attraverso l'aggiornamento (24,5%) e di altri che si pongono comeanello di raccordo fra il cliente e la pubblica amministrazione (20,4%).

Un altro punto di forza interno alla categoria, che al tempo stesso la proietta nel futuro, èrappresentato dalle competenze degli iscritti all'Albo. Attualmente, oltre ai settori di attivitàtradizionali, quali l'economico-estimativo e l'agricoltura, i dottori agronomi e forestali stannoassumendo un ruolo strategico nell'ambito dei modelli di sviluppo rurale. In tale veste, essi sipropongono come figure in grado di intervenire nel complesso dei processi che incidono sulterritorio, sia in ambito produttivo che nella gestione delle risorse ambientali, cercando anzi diveicolare un approccio in cui i vari aspetti economici e sociali siano considerati insieme e nella lorodistinta valenza. In tale contesto, i dottori agronomi e forestali hanno dimostrano prontezzanell'interpretare questa funzione, inserendosi attivamente, da un lato, nella pianificazione delterritorio ed in tutte le attività che fanno capo alla tutela dell'ambiente; dall'altro lato, sviluppandol'offerta dei servizi di certificazione della qualità del processo produttivo e di prodotti agroalimentari,fatto che contribuisce in modo sostanziale ad individuare nel sistema industriale un interlocutore piùstabile rispetto al passato.In sostanza, si conferma che la professione di dottore agronomo ha nel territorio il suo riferimentoessenziale, ma che nel breve periodo si possa ulteriormente sviluppare nei settori più innovativi cherappresentano il "terziario avanzato" del territorio stesso: dal marketing, al monitoraggio ambientale,agli interventi di recupero, alla applicazione di tecnologie innovative. Tutto questo esprime ildinamismo di una professione che non sembra voler coltivare alcuna "rendita" di posizione, ma stacercando di individuare profili continuati di miglioramento delle proprie caratteristiche.La categoria del dottore agronomo e dottore forestale, specie tra i neolaureati e le generazioni dimezzo, sta assumendo tratti tipici da knowledge class, distinta dalle altre per il fatto di esercitare e ditrasmettere saperi di tipo intellettuale e creativo. Fra gli iscritti all'Albo si rileva un forte senso diappartenenza ed una chiara consapevolezza di ricoprire questo ruolo sociale: la professione è intesaprima di tutto come strumento per la realizzazione personale, attività da cui trarre soddisfazione edautonomia professionale (39,6%) e nella quale assumono valenza decisiva la preparazione (32,9%)ed i contenuti (30,6%). Senza contare che i livelli di soddisfazione complessiva nei confrontidell'attività svolta coinvolgono più del 77,0% della categoria.Da questo quadro emergono utili indicazioni di prospettiva. La notevole articolazione professionalee funzionale, si è visto, rappresenta una ricchezza, sotto molteplici punti di vista. Non essendoschiacciato in una sola dimensione professionale, il dottore agronomo ha la possibilità oggettiva discegliere tra dive rse opzioni e di applicare le proprie competenze in numerosi settori. Ciò consentetra l'altro di interagire con una molteplicità di interlocutori e quindi di assumere una certa visibilità alivello sociale. Appare quindi necessario valorizzare tutte le esperienze sinora maturate, sia nellalibera professione che nel lavoro dipendente, ed elaborare strategie che consentano un progressocomplessivo della categoria in tutte le sue componenti.In questa ottica assume particolare rilievo il rapporto con le altre figure professionali. E' necessarioinnanzi tutto sviluppare un metodo multidisciplinare nell'esercizio dell'attività, strumento atto a

ricercare la collaborazione e l'integrazione specie con le professioni tecniche, in coincidenza con lagestione di problematiche complesse, quali ad esempio la tutela ambientale, considerando anchequel 38,3% di iscritti che sarebbe favorevole alla realizzazione di un nuovo Ordine fra tutte leprofessioni tecniche. Questa convergenza deve essere incentivata in tutte le forme possibili, sia alivello organizzativo che rispetto a singoli progetti, al fine di migliorare la qualità delle prestazioni,di attivare processi di osmosi culturale tra le diverse professioni intellettuali, e di rendere sempre piùevidente il contributo della categoria alla crescita del Paese.La pluriappartenenza lavorativa del dottore agronomo e la multidisciplinarietà possono esserevalorizzate come risorsa facendo leva sulla propensione degli iscritti a formarsi o ad aggiornare leproprie competenze.Agli iscritti all'Albo non manca la formazione di base, se è vero che oltre il 70,0% di essi ritienesufficiente quello che ha imparato all'Università ai fini dello svolgimento della sua attività emoltissimi continuano ad aggiornarsi leggendo - ossia studiando - (32,2%), partecipando a corsispecifici perché è dipendente pubblico (24,2%), senza contare la formazione "on the job".In futuro, crescerà la quota di chi intende formarsi per via tecnologica (Internet, 12,8%) e di chichiede agli Ordini di sviluppare la loro funzione di erogazione di aggiornamento (24,0%), fatto chedefinisce un piano di incontro fra i Consigli e gli iscritti su cui questi ultimi hanno grandi aspettative.Questo non significa che gli Ordini debbano sviluppare solo attività di sportello: l'erogazione diservizi può caratterizzare meglio il rapporto con la base, ma non esaurisce la domanda espressa daquesta nei confronti della funzione di rappresentanza. Almeno 4 dottori agronomi su dieci ritengonoche essere iscritti all'Ordine attribuisce loro una precisa identità di corpo professionale in cui siriconoscono ed in cui credono. Questo non toglie che la funzione di rappresentanza, ed i Consigli chela esercitano devono riflettere sul 27,3% di risposte relative alla posizione di chi rimane iscrittoall'Ordine "senza motivo sostanziale" (oltre all'obbligo di legge). Come dire che tanto il potenziale disviluppo della categoria, quanto gli elementi che potrebbero rallentarlo sono più presenti al suointerno che altrove e che i prossimi anni saranno importantissimi per rafforzare la coesione interna,nel rispetto della multiformità professionale, ma anche con l'obiettivo di imporla come un'unicaénclave di saperi necessari e vitali per il territorio e la sua crescita.

3. Le componenti strutturali della categoria

3.1. Gli iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali

Negli ultimi venti anni il numero degli iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei DottoriForestali ha avuto una crescita costante. Secondo i dati forniti dallo stesso Ordine, nel 1979 sicontano in complesso 7165 iscritti (tab. 1). Tra il 1982 ed il 1997 il dato sale a 14.652 iscritti, conincrementi percentuali annui sostanzialmente uniformi, compresi tra il 3,0% ed il 7,0%. All'internodi questo periodo considerazioni a parte riguardano il 1991, anno in cui si contano 12.003 iscritti, unmigliaio in più rispetto a l'anno precedente (+9,1%), e per il 1993, dove invece l'incremento rispettol'anno precedente è di sole 104 unità (+0,8%). Nel 1998, inoltre, si registra l'incrementoannuo più significativo dell'intero ventennio: gli iscritti all'Albo passano dalle 14.652 unità del 1997alle 16.360 del 1998 (+11,7%). I dati relativi ai primi cinque mesi del 1999, durante i quali il numerodegli iscritti ha toccato la quota delle 16.784 unità confermano, infine, la costante crescita cheinteressa la categoria.I dati strutturali aggiornati al 1° giugno 1999 mostrano che l'86,1% degli iscritti è composto dauomini ed il 13,9% da donne (tab. 2). In proporzione, si conta una maggiore concentrazione diiscritte nel Nord Ovest (16,9%) e nel Centro (17,2%). Altro dato rilevante riguarda il maggior pesodelle donne nella nuova generazione di iscritti all'Ordine. Esse rappresentano infatti il 23,9% degliiscritti con meno di 34 anni (tab. 3), il 20,3% di quelli con età compresa tra i 35 ed i 39 anni, il14,4% di quelli con età compresa tra i 40 ed i 45 anni, mentre per le successive classi di età ilrapporto si sposta nettamente in favore della componente maschile.

Da un punto di vista anagrafico la categoria è decisamente "giovane": oltre i due terzi degli iscrittiha infatti un'età inferiore ai 46 anni. In particolare, gli iscritti con età inferiore ai 34 anni sono il19,3%, quelli con età compresa tra i 35 ed i 39 anni il 22,8%, tra i 40 ed i 45 anni il 25,2% (tab. 4). Il46,9% dei dottori agronomi e dei dottori forestali iscritti all'Albo risiede nel Mezzogiorno, (tab. 5) il19,0% al Centro, il 14,9% nel Nord Ovest ed il 19,2% nel Nord Est.Infine, l'82,2% degli iscritti esercita la libera professione o è dipendente privato (tab. 6), mentre il17,8% è dipendente pubblico. La libera professione e la posizione di dipendente privato sono diffusein misura maggiore tra le giovani generazioni di iscritti. In particolare, sono liberi professionisti edipendenti privati il 94,4% degli iscritti con età inferiore ai 34 anni e l'85,4% di quelli con etàcompresa tra i 35 ed i 39 anni. Percentuali di dipendenti pubblici superiori al dato medio siosservano nelle generazioni di mezzo, mentre tra gli iscritti con 65 anni ed oltre emerge ancora laprevalenza della figura del libero professionista e del dipendente privato. Non si rilevano invecedifferenze sostanziali nella condizione professionale, considerando le diverse macro aree del Paese,fatta eccezione per una percentuale più consistente di dipendenti pubblici nel Nord Est (tab.7).

3.2. I laureati delle facoltà di agraria

L'andamento dei laureati in Agraria negli ultimi venti anni può essere letto attraverso lascomposizione di questo lungo periodo in specifiche fasi.Tra il 1979 ed il 1983 il numero dei laureati dei quattro corsi di Agraria è cresciuto in modosensibile, passando da 1.073 a 1.953 (tab. 8), e registrando notevoli tassi di crescita, compresi tra il14,6% ed il 17,5%.Nei due anni successivi si osserva una sostanziale stabilità nella crescita dei laureati, con una lievediminuzione nel 1984 (-5,0%), e un incremento nel 1985 (+3,8%). A partire dal 1986, anno in cui sicontano 1.872 unità di laureati alle facoltà di Agraria, il volume di questi ultimi inizia costantementea ridursi. Questo trend, caratterizzato da tassi di decremento comunque contenuti, si protrae fino al1991 (1.584 laureati in valore assoluto).Se nel 1992 si registra un nuovo aumento del numero dei laureati, che riporta il dato ai livelli dellametà degli anni 90, nel 1993 si contano ancora 1.570 laureati (-7,8% rispetto l'anno precedente),mentre nel 1994, con 1.438 unità, si osserva il raggiungimento del livello minimo dei laureati per ilperiodo considerato.Infine, tra il 1995 ed il 1997 il dato si stabilizza sostanzialmente, con un lieve incremento per il1996 (1.591 laureati, pari ad un 5,9% rispetto l'anno precedente) e una riduzione per il 1997 (1.515laureati, pari a – 4,8%).Negli ultimi venti anni si osserva un costante aumento del numero di nuovi iscritti all'Ordine deiDottori Agronomie dei Dottori Forestali.Secondo i dati forniti dallo stesso Ordine, nel 1979 le nuove iscrizioni sono state 253, fino adarrivare nel 1997 a 1.297 nuovi iscritti.Con un certo grado di approssimazione, questo fenomeno può essere espresso in sintesi attraverso il"tasso di accoglienza" nell'Ordine, costituito dal rapporto percentuale tra nuovi iscritti e laureatinell'anno precedente.Tale rapporto tra il 1979 ed il 1997 subisce anch'esso un notevole incremento: se nei primi anni 80il tasso di accoglienza è di poco superiore al 20,0%, nel corso del decennio sale fino al 40,0%, perpoi salire ancora oltre il 55,0% nel 1994, ed arrivare all'81,5% del 1997.Questo andamento testimonia da un lato il profondo e crescente interesse della categoria per ilproprio Ordine, percepito, come si analizzerà meglio più avanti, come punto di riferimento perl'esercizio dell'attività professionale; dall'altro l'elevata permeabilità dell'Ordine medesimo, in gradodi garantire l'accesso alla professione e di qualificare il singolo iscritto.

3.3. Gli iscritti alle Facoltà di Agraria

3.3.1. Scienze Agrarie e di Scienze e Tecnologie Agrarie

Tra il 1976 ed il 1997 il numero degli iscritti alla Facoltà di Scienze Agrarie e, dal 1996, di Scienze eTecnologie Agrarie non ha seguito un trend regolare. Tra gli Anni Accademici 1976-77 e 1980-81 iltotale degli iscritti alla Facoltà di Scienze Agrarie cresce sensibilmente, passando dalle 17.708alle 23.919 unità (tab. 9). Un dato molto significativo è quello relativo alle studentesse, chedall'A.A. 1976-77 all'A.A. 1979-80 raddoppiano in numero, passando da 2.350 a 4.769 iscritte.Nei quindici anni successivi le iscrizioni a Scienze Agrarie subiscono un forte decremento,passando da 22.778 nell'A.A. 1981-82 a 12.129 nell'A.A. 1994-95. In questi anni, il calo piùsignificativo si registra tra l'A.A. 1984-85 e l'A.A. 1986-87, passando gli studenti da 20.288 a16.232 unità. In questo periodo, pur con dinamiche meno accentuate rispetto a quelle osservate peril complesso degli studenti, si riduce anche il numero delle studentesse di Scienze Agrarie, chepassano da 4.573 dell'A.A. 1981-82 a 3.001 del 1994-95. Anche per le studentesse la riduzione piùsignificativa di iscrizioni si realizza tra l'A.A. 1984-85 e l'A.A. 1986-87 (da 4.301 a 3.420 unità),come marcata appare la contrazione dell'A.A. 1989-90 (370 iscrizione in meno rispetto all'annoprecedente, pari ad un -10,7%). A partire dall'A.A. 1993-94 si registra un incremento, si pur lieve,delle iscritte.Una inversione di tendenza si osserva dall'A.A. 1995-96, anno in cui viene attivato il corso diScienze e Tecnologie Agrarie. Considerando la somma degli iscritti a Scienze Agrarie, facoltà adesaurimento, pari a 9.226 unità, ed al nuovo corso di Scienze e Tecnologie Agrarie, pari a 3.133, ilnumero complessivo di studenti tocca le 12.359 unità, con un incremento percentuale dell'1,9%rispetto l'anno precedente. Gli effetti dell'istituzione del nuovo corso di Scienze e TecnologieAgrarie in termini di iscrizioni si fanno sentire in misura maggiore nell'A.A. 1996-97. Gli iscritti aScienze Agrarie sono 6.377, mentre gli iscritti a Scienze e Tecnologie Agrarie salgono a 7.115, perun numero complessivo quindi di 13.492 iscrizioni (+9,2% rispetto l'anno precedente). Risultatiancor più incoraggianti si osservano per le donne. Nell'A.A. 1995-96 si contano 2.413 iscritte aScienze Agrarie ed 803 iscritte a Scienze e Tecnologie Agrarie, pari in complesso a 3.216 unità(+7,2% rispetto l'anno precedente). Nell'A.A. 1996-97 le iscritte a Scienze Agrarie ed a Scienze eTecnologie Agrarie sono rispettivamente 1.548 e 2.141 unità, pari complessivamente a 3.689studentesse (+14,7%).

3.3.2. Scienze Forestali ed a Scienze Forestali ed Ambientali

Il numero di studenti iscritti alla Facoltà di Scienze Forestali cresce in maniera sensibile tra l'A.A.1976-77 e l'A.A. 1985-86, passando da 934 a 2.649 unità (tab. 10). In particolare, l'incremento piùsignificativo di questo periodo si colloca nell'A.A. 1978-79, anno in cui si contano un numero diiscritti pari a 1.314 ed un incremento di 336 unità rispetto l'anno precedente (+34,4%). La crescitadel numero di studentesse in questo periodo è ancor più sostenuta: le iscrizioni passano dalle 76dell'A.A. 1976-77 alle 584 dell'A.A. 1985-86.Tra l'A.A. 1986-87 e l'A.A. 1989-90 la crescita delle iscrizioni a Scienze Forestali diviene piùcontenuta. Considerando l'insieme degli iscritti, si osserva una lieve riduzione a 2.628 unitànell'A.A. 1986-87 (-0,8% rispetto l'anno precedente) e lievi incrementi nei tre anni successivi, cheportano gli iscritti a 2.757 nell'A.A. 1989-90. Sia pure con un andamento più altalenante, nelperiodo suddetto risultati migliori si osservano tra le studentesse, il cui numero passa da 578 a 690unità.La crescita delle iscrizioni a Scienze Forestali riprende a ritmo sostenuto nei successivi cinque anni,passando da 3.032 unità nell'A.A. 1990-91 a 4.289 unità dell'A.A. 1994-95 (+15,1%). Tassi dicrescita superiori si osservano ancora tra le iscritte, che passano da 784 nell'A.A. 1990-91 a 1.280dell'A.A. 1994-95 (+19,7% rispetto l'anno precedente).

L'istituzione nell'A.A. 1995-96 del nuovo corso di Scienze Forestali ed Ambientali induce tra i neodiplomati un rinnovato interesse nei riguardi di agraria. Nell'A.A. 1995-96 gli iscritti a ScienzeAgrarie, ad esaurimento, toccano le 3.603 unità, mentre gli immatricolati di Scienze Forestali edAmbientali sono 983. Considerando la somma dei due dati, gli iscritti salgono a 4.586, pari ad unincremento rispetto l'anno precedente del 6,9%. Migliori risultati si ottengono ancora l'annosuccessivo: gli iscritti ai due corsi sono complessivamente 5.144 (+12,2), di cui 3.293 di ScienzeForestali ed Ambientali e 1.851 a Scienza Forestali. Aumenti di iscrizioni significativi si osservanotra le donne, che toccano complessivamente le 1.498 unità nell'A.A. 1995-96 (1.160 iscritte aScienze Forestali, 338 a Scienze Forestali ed Ambientali) e le 1.687 unità nell'A.A. 1996-97 (569iscritte a Scienze Forestali, 1.118 a Scienze Forestali ed Ambientali).

3.3.3. Scienze della Produzione Animale

Negli ultimi venti anni il numero di iscritti a Scienze della Produzione Animale è aumentato inmisura significativa, passando da 665 nell'A.A. 1976-77 a 2.409 unità nell'A.A. 1996-97 (tab. 11).Dividendo il periodo in fasi distinte, tra l'A.A. 1976-77 e l'A.A. 1983-84 il numero complessivo diiscritti è cresciuto con una certa regolarità, passando da 665 a 1192 studenti. Analogo andamento siosserva per le iscrizioni delle donne, che passano da 103 a 297.Segue un lungo periodo di sostanziale stabilità del numero di iscritti. Nell'A.A. 1984-85 si contano1.190 iscritti, dato che tocca il suo apice nell'A.A. 1986-87 con 1220 iscritti per poi calare di nuovo a1.133 nell'A.A. 1990-91. In questa fase si rilevano risultati leggermente migliori tra le donne, che,pur seguendo anche loro un andamento altalenante, aumentano in valore assoluto, passando da 310 a356 iscritte.Una ripresa si osserva a partire dall'A.A. 1991-92, con 1.150 iscritti, ed in misura più marcatanell'A.A. 1993-94, anno in cui il complesso degli iscritti toccano la quota di 1.650 (+27,2% rispettol'anno precedente), mentre le iscritte arrivano a 725 unità (+44,1%). Nei tre anni successivi i tassi dicrescita si attestano al di sopra del 12,0%. Nell'A.A. 1996-97 gli studenti arrivano alle 2.409 unità.Dinamica di crescita ancor più marcata si osserva infine per le donne, che nel suddetto A.A. arrivanoa quota 1.160, pari quindi al 48,1% degli studenti di Scienze della Produzione Animale.

3.3.4. Scienze Tropicali e Sub Tropicali

Il numero di iscritti a Scienze Tropicali e Sub Tropicali ha avuto una crescita costante dall'A.A.1981-82 all'A.A. 1990-91, passando da 38 a 243 (tab. 12). Andamento analogo si osserva tra leiscritte, che nel periodo in analisi passano da 8 a 69.Segue quindi un biennio di stabilizzazione nel numero complessivo di iscritti, che si mantengono,salvo una lieve flessione nell'A.A. 1991-92 (226 studenti) sui livelli raggiunti sul finire degli anni'80. A partire dall'A.A. 1993-94 e nei successivi tre anni prende avvio una fase di crescita delnumero di iscrizioni, che arrivano a quota 518 nell'A.A. 1996-97. Risultati importanti si rilevanoinfine anche tra le studentesse: le iscrizioni passano infatti dalle 99 del 1993-94 alle 153 dell'A.A.1996-97.Tab. 1 (Figurerapfingiugno.xls)Fig. 1

Tab. 2 - Iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali in base all'area geografica,per sesso (val. %)

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole TotaleMaschio 83,1 86,9 82,8 88,1 86,1Femmina 16,9 13,1 17,2 11,9 13,9Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: elaborazione Censis su dati dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori ForestaliTab. 3 - Iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali in base alle classi di età, per sesso (val. %)Fino a 34 anni 35-39 40-45 46-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre Totale

Maschio 76,1 79,7 85,6 94,5 98,0 98,7 98,9 97,8 86,3Femmina 23,9 20,3 14,4 5,5 2,0 1,3 1,1 2,2 13,7Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte. elaborazione Censis su dati dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali

Tab. 4 - Iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali in base alle classi di età(val. %)

val. %Fino a 34 anni 19,335-39 22,840-45 25,246-49 7,250-54 7,055-59 4,660-64 4,065 e oltre 10,0Totale 100,0Fonte. elaborazione Censis su dati dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori ForestaliTab. 5 - Iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali in base alla Provincia diiscrizione (val. %)

val. %Nord-Ovest 14,9Nord-Est 19,2Centro 19,0Sud e Isole 46,9Totale 100,0Fonte. elaborazione Censis su dati dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori ForestaliTab. 6 - Iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali in base alle classi di età per condizioneprofessionale (val. %)Fino a 34 anni 35-39 40-45 46-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre TotaleDipendente pubblico 5,4 14,6 20,6 31,2 28,5 33,1 29,8 13,4 17,8Libero professionista o dipendente privato 94,6 85,4 79,4 68,8 71,5 66,9 70,2 86,6 82,2Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte. elaborazione Censis su dati dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori ForestaliTab. 7 - Iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali in base all'areageografica per condizione professionale (val. %)

Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud e Isole TotaleDipendente pubblico 17,9 20,9 15,2 16,9 17,5Libero professionista o dipendente privato 82,1 79,1 84,8 83,1 82,5Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte. elaborazione Censis su dati dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori ForestaliTab. 8 - Laureati nella Facoltà di Agraria e nuovi iscritti all'Ordine dei Dottori Agronomi e deiDottori Forestali (v.a. e var. %)

N. Laureati Facoltà di Agraria v.a. var. % N. di iscritti all'Ordine Professionale (v.a.) Tasso di accoglienza nell'Ordine(1) (var. %)1979 1.073 2531980 1.261 17,4 241 22,51981 1.462 15,9 254 20,11982 1.704 16,6 328 22,41983 1.953 14,6 382 22,41984 1.856 - 5,0 419 21,51985 1.926 3,8 506 27,31986 1.872 - 2,8 556 28,91987 1.743 - 6,9 610 32,6

1988 1.750 0,4 637 36,51989 1.735 - 0,9 597 34,11990 1.625 - 6,3 659 38,01991 1.584 - 2,5 664 40,91992 1.703 7,5 657 41,51993 1.570 - 7,8 574 33,71994 1.438 - 8,4 873 55,61995 1.502 4,5 830 57,71996 1.591 5,9 867 57,71997 1.515 - 4,8 1.297 81,5

(1) Rapporto % tra numero di neo-iscritti all'Ordine e numero di laureati dell'annoprecedente

Fonte: elaborazione Censis su dati del Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi edei Dottori Forestali e Istat

Tab. 9Tab. 10Tab. 11Tab. 12Fig. 2Fig. 3Fig. 4Fig. 5

4. L'analisi dell'offerta formativa

4.1. Gli ordinamenti didattici dei corsi di laurea

4.1.1. Elementi comuni negli ordinamenti didattici nazionali

L'iscrizione all'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali è consentita a chi ha conseguito lalaurea al termine di uno dei sette seguenti corsi di laurea. Soltanto quattro di essi sono attualmenteofferti negli atenei. Tre sono invece "ad esaurimento", sostituiti dai nuovi corsi di laurea didenominazione simile.

Scienze e tecnologie agrarie

Scienze agrarie (ad esaurimento)

Scienze forestali e ambientali

Scienze forestali (ad esaurimento)

Scienze e tecnologie delle produzioni animali

Scienze agrarie tropicali e subtropicali

Agricoltura tropicale e subtropicale (ad esaurimento)

Gli ordinamenti didattici dei quattro corsi di laurea che interessano il Conaf sono stati statuiti(insieme con gli altri corsi di laurea) dal Regio Decreto n. 1.652 del 1938. Tale Decreto non è stato

mai soppresso ed è tuttora vigente. Ogni nuovo ordinamento didattico viene varato sotto forma dimodifica del suddetto Decreto, ed in particolare della tabella n. XV allegata.Nel settore degli studi agrari, un "momento di svolta" è stato costituito dal DPR 19 aprile 1982, n.299 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 maggio 1982) che ha fissato il nuovo ordinamento delcorso che allora si chiamava (e per alcuni anni ha continuato a chiamarsi) "scienze agrarie". TaleDPR ne ha fissato la durata quinquennale ed ha statuito che era articolato in tre indirizzi:produzione vegetale; tecnico-economico; zootecnico. Inoltre il DPR ha concesso agli atenei quattroanni di tempo per adeguare i loro ordinamenti alle nuove norme.Analoga ristrutturazione vi fu, tre anni dopo, per gli studi forestali, con il DPR 11 ottobre 1984, n.936, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 19 gennaio 1985. La durata del corso di studi fu fissatain cinque anni. Il corso fu articolato in due indirizzi: tecnico colturale; gestione dell'ambiente econservazione del suolo. Alle università furono concessi quattro anni di tempo per adeguare il loroordinamento didattico alle nuove norme.Una riflessione a parte deve essere svolta per la laurea in Scienze e tecnologie agroalimentari (giàScienze delle preparazioni alimentari). I Decreti Ministeriali nn. 158 e 159 del 21 marzo 1997stabiliscono che, in attesa dell'istituzione dell'Albo dei tecnologi alimentari, ai laureati in questadisciplina fosse consentito di iscriversi all'Albo dei Dottori Agronomi e Forestali. Sulla base distime parziali del Conaf, attualmente risultano iscritti all'Ordine un numero pari a circa 400 laureatiin Scienze e tecnologie agro-alimentari. In considerazione quindi del numero esiguo e soprattuttodella possibilità accordata a questi laureati di iscriversi ad un altro Ordine, si è scelto -concordamente con il Comitato tecnico e scientifico - di non prendere in esame tale ordinamentonella presente indagine sull'offerta formativa. Nondimeno, nell'ambito dell'indagine sugli scenari disviluppo della professione - che verranno trattati nel Rapporto finale - saranno svolte alcune analisidel settore agro-alimentare, che rappresenta uno dei profili di maggiore interesse per la categoria.Gli ordinamenti didattici nazionali dei quattro corsi di laurea attualmente offerti dagli ateneipresentano una serie di elementi comuni ed altri connotati specifici per ciascun corso.Gli elementi comuni sono i seguenti:

hanno la durata di cinque anni;

il numero di esami previsto varia da un minimo di 25 ad un massimo di 28;

i corsi di laurea afferiscono tutti a facoltà di agraria. Scienze e tecnologie delleproduzioni animali afferisce ad agraria in cinque sedi universitarie; ed alla facoltà dimedicina veterinaria in altre quattro: Camerino (con sede effettiva a Matelica);Milano; "Federico II" - Napoli; Pisa;

l'impegno didattico complessivo è di 3.300 ore. Almeno 400 di esse devono essereriservate alla tesi di laurea e tirocinio pratico - applicativo;

ogni corso di insegnamento ha la durata media di circa 100 ore;

la formazione comprende una parte teorico- formale ed una teorico- pratica, in cuisono da includere esercitazioni, attività di laboratorio, seminari, dimostrazioni,attività guidate, visite tecniche, prove parziali di accertamento, correzione ediscussione di elaborati e progetti;

le attività pratiche e la preparazione della tesi di laurea possono essere svolte pressostrutture esterne, italiane o straniere, pubbliche o private, con le quali sia statastipulata un'apposita convenzione o programmi di scambio;

prima dell'iscrizione al IV anno di corso, lo studente deve presentare unacertificazione, rilasciata dal centro linguistico di ateneo (ove esistente), da cui risultiil superamento della prova di conoscenza al livello ''intermedio 1'' di una linguastraniera, tra quelle stabilite dal facoltà. La facoltà può eventualmente riconoscerecertificazioni rilasciate da altre istituzioni, anche straniere. In assenza di un'adeguatacertificazione, la facoltà deve istituire una prova di accertamento.

Questa disposizione è prevista negli ordinamenti didattici di Scienze e tecnologieagrarie; Scienze forestali e ambientali; Scienze e tecnologie delle produzioni animali.E' invece assente dall'ordinamento didattico di Agricoltura tropicale e sub - tropicale,benchè il relativo decreto fissi come obiettivo del corso la preparazione di tecnici cheopereranno in Paesi stranieri della fascia tropicale e sub - tropicale. Per questo ultimocorso, viene imposto un minimo di didattica di lingue straniere di sole 50 ore.

l'esame di laurea consiste nella discussione di una tesi sperimentale, di ricerca o diprogettazione;

le norme nazionali fissano una serie di aree disciplinari, che sono diverse nei quattrocorsi di laurea. Per ognuna di esse, vengono determinate un numero minimo di ore dididattica. Quindi ognuno dei quattro corsi, in qualunque sede universitaria siaimpartito, ha una ''struttura formativa'' parzialmente comune. La specificazioneconcreta spetta poi alle singole facoltà, che decidono nell'ambito del ''quadro''statuito a livello nazionale. Le aree comprendono in genere più discipline, soloraramente una sola. Le norme nazionali determinano pertanto (per ognuno deiquattro corsi di laurea) una ''area comune'', che sussiste indipendentemente dalla sedein cui il corso viene offerto;

le ore restanti sono destinate da ogni facoltà alla integrazione della formazione di baseo professionale, oppure alla definizione di indirizzi di studio correlati a specificiprofili professionali. Un certo margine di scelta deve inoltre essere lasciato aglistudenti. Il quadro formativo nazionale è pertanto flessibile, riconosce già ora ampiospazio alle determinazioni delle singole facoltà;

i decreti, che hanno fissato il nuovo ordinamento didattico dei quattro corsi cheimmettono all'Ordine dei dottori agronomi e forestali, sono stati emanati dopo averconsultato l'Ordine. Questo ''atto dovuto'' è riconosciuto nelle premesse dei decretidel Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica - Murst.

4.1.2. Ordinamento didattico di scienze e tecnologie agrarie

L'ordinamento didattico è stato fissato da due decreti del Ministro dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, emanati nelle seguenti date:

10 dicembre 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 giugno 1994;

29 settembre 1994, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 8 agosto 1995.

L'ordinamento didattico nazionale statuisce il seguente numero minimo di ore di didattica:

matematica, statistica e informatica 150

fisica 100

chimica generale ed inorganica, chimica organica, chimica analitica 150

biologia vegetale 100

biologia animale 100

biochimica agraria e fisiologia delle piante coltivate 100

genetica agraria 50

scienza del suolo 50

agronomia e coltivazioni 200

difesa delle colture 100

zootecnia 100

ecologia applicata al sistema agrario 100

microbiologia agraria e tecnologie alimentari 150

genio rurale 150

economia ed estimo 200.

Le norme nazionali determinano così 1.800 ore di formazione.Ad esse devono essere aggiunte almeno 400 ore per la tesi di laurea ed il tirocinio pratico -applicativo. Nel primo dei due decreti del Murst, queste 400 ore dovevano essere ''riservate allapreparazione della tesi di laurea''. Il secondo decreto del Murst è stato emanato con la sola di finalitàdi aggiungere a questa determinazione la seguente dizione "ed al tirocinio pratico – applicativo". E'stata, dunque, riconosciuta una "lacuna", una "dimenticanza", colmata con un apposito decreto. Si èvoluto dare in questo modo una indicazione di grande rilievo.Da notare che il primo decreto ministeriale statuisce che tutti i corsi di insegnamento devono esserecostituiti di lezioni teoriche e di esercitazioni pratiche. Questa prescrizione si ritrova anchenell'ordinamento didattico nazionale del corso di laurea in Scienze forestali ed ambientali.Le restanti 1.100 ore, che residuano per arrivare al totale di 3.300, sono destinate da ogni facoltàalla integrazione della formazione di base o professionale; oppure alla definizione di indirizzi distudio correlati a specifici profili professionali.Il corso di laurea può essere articolato in indirizzi, ognuno dei quali preveda almeno quattroannualità.Il nuovo ordinamento del corso di laurea, cioè la ''tabella'' XXXI riformata, sostituisce la precedentetabella col medesimo numero, relativa al corso di laurea in Scienze agrarie. Sono, dunque, mutate siala denominazione, sia i contenuti del corso. Dato che la nuova tabella è stata pubblicata nellaGazzetta Ufficiale nel giugno 1994 ed è stato dato un anno di tempo agli atenei per adeguare il loroordinamento, la nuova impostazione degli studi ha preso avvio dall'anno accademico 1995 - 1996. Ilprecedente corso di laurea in Scienze agrarie continua ''ad esaurimento''. Cioè i suoi studentipossono terminare i loro studi seguendo il vecchio ordinamento, ovvero optare per il nuovo.

4.1.3. Ordinamento didattico di scienze forestali e ambientali

L'ordinamento didattico nazionale è stato fissato dal Ministro dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica con proprio decreto del 10 dicembre 1993, pubblicato nella GazzettaUfficiale del 21 giugno 1994.Le aree disciplinari ed il relativo numero minimo di ore di formazione sono le seguenti:

matematica, statistica ed informatica 150

fisica 100

chimica generale ed inorganica, chimica organica, chimica analitica 150

biologia 250

genetica agraria e miglioramento genetico 50

biochimica agraria 50

microbiologia ambientale 50

scienza della terra e del suolo 100

sistemazioni idrauliche e conservazione del suolo 100

ingegneria applicata ai sistemi forestali 100

misure forestali e rappresentazioni del territorio 100

ecologia e fisiologia dei sistemi forestali 100

botanica forestale 50

selvicoltura e pianificazione forestale e ambientale 250

tecnologia del legno e delle utilizzazioni forestali 100

difesa dei sistemi forestali 150

gestione ed utilizzazione delle risorse agroforestali in ambiente montano 100

economia e politica forestale e ambientale 200

estimo e valutazioni forestali e ambientali 50

diritto e legislazione forestale e ambientale 100

L'ordiname nto didattico nazionale fissa dunque un totale di 2.300 ore, su di un totale di 3.300 (dicui almeno 400 per attività pratiche). Le residue 600 ore sono lasciate alla determinazione dellesingole facoltà.Tutti i corsi di insegnamento devono essere costituiti di lezioni teoriche e di esercitazioni pratiche(questa medesima norma è valida anche per il corso di laurea in Scienze e tecnologie agrarie).

Il nuovo ordinamento didattico nazionale è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nel giugno1994 ed ha concesso agli atenei dodici mesi di tempo per darne attuazione, adeguando il proprio''manifesto degli studi'' (è questo il termine tecnico usato nel mondo universitario per indicare conprecisione e dettaglio i corsi di insegnamento offerti in un anno accademico). Pertanto il nuovoordinamento è attivo nelle università dall'anno accademico 1995 - 1996.La nuova tabella XXXII ha sostituito la precedente, mutando sia la denominazione del corso (daScienze forestali a Scienze forestali ed ambientali), sia i suoi contenuti.Negli atenei proseguono ''ad esaurimento'' i vecchi corsi di Scienze forestali, seguiti dagli studentiche vi erano già iscritti e che hanno deciso di non compiere il passaggio al nuovo corso di laurea.

4.1.4. Ordinamento didattico di scienze e tecnologie delle produzioni animaliL'ordinamento è stato riformato con un decreto emanato dal Ministero dell'Università e dellaRicerca scientifica e tecnologica - Murst l'8 agosto 1996.Esso statuisce il seguente numero minimo di ore di didattica, per ogni area disciplinare:

matematica, statistica, informatica 150

fisica 50

chimica 150

biologia 150

biochimica generale e applicata 100

genetica 100

anatomia e fisiologia degli animali domestici 200

microbiologia generale e applicata 100

agronomia, coltivazioni, produzione e conservazione dei foraggi 150

ingegneria applicata alle produzioni animali 150

nutrizione ed alimentazione animale 100

miglioramento genetico animale 100

tecnologie dell'allevamento e delle produzioni animali 300

economia ed estimo 350

igiene delle produzioni animali 250

industrie e tecnologie alimentari dei prodotti di origine animale 100

In totale, perciò, 2.500 ore, a cui sono da aggiungere almeno 400 ore per la preparazione della tesied il tirocinio applicativo. Residuano soltanto 400 ore, lasciate alle autonome deliberazioni dellefacoltà.

Il nuovo ordinamento è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nell'ottobre 1996 ed ha concesso12 medi agli atenei per adeguare i loro ordinamenti alla riformata tabella nazionale n. XXXI- ter.Quindi il nuovo corso di laurea ha preso avvio nelle università con l'anno accademico 1997 - 1998.

4.1.5. Ordinamento didattico di Scienze Agrarie Tropicali e Sub-tropicali

La nuova tabella nazionale n. XXXII - bis, relativa al corso di laurea, è stata emanata del Ministerodell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica l'8 agosto 1996.Nella tabella si precisa che il corso di laurea mira a preparare:

esperti nella produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agro -alimentari e forestali nelle aree tropicali e sub - tropicali

esperti nella assistenza allo sviluppo agricolo

Nonostante tali finalità, l'ordinamento didattico nazionale prevede un numero molto ridotto di oreda dedicare allo studio di ''lingue straniere'': 50.Per ogni area disciplinare, il numero minimo di ore è il seguente:

matematica, statistica ed informatica 150

fisica 50

chimica generale ed inorganica, chimica organica, chimica analitica 150

biologia vegetale 100

biologia animale 100

genetica agraria 50

economia politica 100

lingue straniere 50

diritto e legislazione 50

agronomia 100

produzioni vegetali 150

difesa delle colture e dei prodotti 150

produzioni animali 100

microbiologia agraria e tecnologie alimentari 150

genio rurale 150

chimica e biochimica agraria 100

scienza del suolo 100

economia agroforestale, estimo e sociologia dello sviluppo 200

sistemi di analisi ambientale 100

scienze forestali e tecnologia del legno 100

In totale, dunque, 2.200 ore minime fissate dall'ordinamento didattico nazionale. Ad esse sono daaggiungere le 400 per la preparazione della tesi ed il tirocinio pratico - applicativo. Le restanti 700ore (sul totale di 3.300) restano assegnate alle deliberazioni autonome delle facoltà.Il decreto del Murst è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nel novembre 1996 ed è statoconcesso un tempo di 12 mesi agli atenei, per adeguarsi al nuovo ordinamento.

4.1.6. Il punto di equilibrio tra struttura nazionale e determinazioni autonome

L'ordinamento didattico dei quattro corsi di laurea diverge notevolmente sotto il profilo della''componente'' minima della formazione, che è stata decisa a livello nazionale; e del margine diautodeterminazione, lasciato ad ogni facoltà.Come abbiamo visto, i decreti del Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica- Murst:

impongono un numero "minimo" di didattica per ogni area disciplinare;impongono almeno 400 ore per il tirocinio pratico - applicativo e per la redazionedella tesi di laurea;

lasciano le restanti ore alla autonoma determinazione di ogni singola facoltà, la qualepuò dedicarle alla integrazione della formazione di base o professionale oppure alladefinizione di indirizzi di studio correlati a specifici profili professionali. Un certomargine di scelta, inoltre, deve essere riconosciuto al singolo studente.

Dato che sono fissi per tutti e quattro i corsi di laurea sia il totale delle ore di formazione (3.300), sialo spazio per il tirocinio pratico applicativo (400 ore), la differenza di rilievo risulta quella tra laformazione imposta a livello nazionale e quella determinata a livello locale autonomamente da ognisingola facoltà. Nette risultano le differenze.I contenuti della formazione decisi da ogni facoltà sono relativi a sole 400 ore per Scienze etecnologie delle produzioni animali; salgono a 600 ore per Scienze forestali e ambientali; ed a 700ore per Scienze agrarie tropicali e sub - tropicali; passano, con notevole "salto", a 1.100 per Scienzee tecnologie agrarie.Il "punto di equilibrio" risulta, perciò, "sbilanciato".Il corso di laurea in Scienze e tecnologie agrarie viene, offerto dalle 19 università, in cui vieneinsegnato, con diversità contenutistiche probabilmente notevoli e certamente superiori a quelle deglialtri tre corsi di laurea.Tab. 13 - Prospetto degli ordinamenti didattici nazionaliOre di formazione determinate a livello nazionale Tirocinio pratico-applicativo o ore per la tesi di laurea Oredeterminate da ogni facoltà TotaleScienze e tecnologie agrarie 1.800 400 1.100 3.300Scienze forestali e ambientali 2.300 400 600 3.300Scienze e tecnologie delle produzioni animali 2.500 400 400 3.300Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 2.200 400 700 3.300Fonte: elaborazione Censis, sulla base degli ordinamenti didattici nazionali

4.2. L'offerta formativa dei corsi di laurea

4.2.1. L'offerta formativa dei corsi del settore agrario

I quattro corsi di laurea, che consentono la successiva iscrizione all'Ordine, dei dottori agronomi eforestali sono offerti da venti università, distribuite su quasi tutto il territorio nazionale.Disuguale è l'offerta dei quattro corsi, offerta che varia da un massimo di diciannove fino ad unminimo di due atenei:

Scienze e tecnologie agrarie: 19;

Scienze forestali e ambientali: 9;

Scienze e tecnologie delle produzioni animali: 9;

Scienze agrarie tropicali e sub - tropicali: 2.

A parte l'Università Cattolica del Sacro Cuore, tutti gli altri atenei sono statali. Rispetto ad altricorsi di laurea, molto bassa è, dunque, la presenza di università non statali nel settore agrario.Tra le venti università, tre offrono soltanto uno dei quattro corsi di laurea, che consentonol'iscrizione all'Ordine. Sono gli atenei di Ancona, Camerino, la Cattolica di Milano. Quindici ateneioffrono due corsi. Solo due erogano ben tre corsi: Firenze e l'Università della Basilicata - Potenza. Intutte le università, i corsi sono competenza della facoltà di agraria, salvo che per Scienze e tecnologiedelle produzione animali, il quale è offerto dalla facoltà di agraria in cinque atene i, e nella facoltà dimedicina veterinaria in altri quattro.Alcune delle venti università attive nel settore agrario offrono corsi di laurea in due diverse sedi,nella città che dà la denominazione all'ateneo ed in un altro comune della zona:

Università di Catania: Catania e Ragusa;

Università di Napoli: Napoli e Portici;

Università di Palermo: Palermo e Bivona;

Università di Sassari: Sassari e Nuoro.

Cinque atenei offrono i corsi non nella sede principale, che dà la denominazione all'università, masolo in un'altra sede. Essi sono:

Camerino: in Matelica;

Università Cattolica di Milano: in Piacenza;

Padova: in Legnaro;

Reggio Calabria: in Gallina;

Torino: in Grugliasco.

Da questo quadro si deduce che complessivamente i corsi del settore agrario vengono offe rti inventiquattro sedi diverse.

Le università attive sono presenti in 16 delle 20 regioni d'Italia. Ne sono prive soltanto la Valled'Aosta, il Trentino - Alto Adige, la Liguria e l'Abruzzo.Dopo aver esaminato la distribuzione quantitativa e geografica dell'offerta formativa, ci si devechiedere anche quale sia il suo livello qualitativo. Su di esso si sono espressi i diretti interessati, ecioè coloro che si laurearono nel 1992 e che nel 1995 avevano un'occupazione.La tabella 14 riporta la loro valutazione sulla laurea, ai fini della possibile utilizzazione nel lavoro. Icorsi considerati sono solo Scienze agrarie e Scienze forestali.Solo il 16% dei dottori in scienze agrarie valuta adeguata la propria laurea, ai fini della possibileutilizzazione sul lavoro. Il totale è poco meno del doppio, pari al 30% dei laureati.Il 55,6% dei laureati in scienze agrarie ritiene che il corso non dia un'adeguata preparazione allapratica professionale (il totale è leggermente più basso: 51%).Il 9,5% esprime la valutazione che il corso di laurea in scienze agrarie non aggiorna al progressodell'area disciplinare, percentuale che scende al 3,6% per il resto dei laureati.Il giudizio degli interessati, pertanto, è negativo.Per il 16,% dei dottori forestali, la laurea è adeguata (il totale è 30% - quindi poco meno deldoppio).Il 17% la giudica troppo specialistica, esponendo un orientamento opposto al totale dei laureati, parisolo al 3,5%. E' giudicata "non sufficientemente specialistica" per il 7,4%. Anche costoro si staccanodal totale (11,7%).Mentre il 51% del totale dei laureati ritiene che la loro laurea non dia un'adeguata preparazione allapratica professionale, questa quota scende - di molto poco - al 48,8% tra i dottori forestali. Il 9,8% diloro ritiene che la laurea conseguita non aggiorni al progresso dell'area disciplinare. E' unavalutazione pesante, tanto più se confrontata con il totale, che è pari solo al 3,6%.Complessivamente dai dati emerge che la valutazione dei dottori forestali è anch'essa negativa,anche se un po' meno severa dei loro colleghi dottori agronomi.Tav. 1 - Sedi del corso di laurea in scienze e tecnologie agrarieAnconaBariBolognaCampobasso (Università del Molise)CataniaFirenzeGallina (Università di Reggio Calabria)Grugliasco (Università di Torino)Legnaro (Università di Padova)MilanoPalermoPerugiaPiacenza (Università Cattolica)PisaPortici (Università ''Federico II - Napoli)Potenza (Università della Basilicata)SassariUdineViterbo (Università della Tuscia)

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica - Cimeadella Fondazione Rui, '' Guida all'Università - 1998'', Istituto Poligrafico dello Stato,giugno 1998.

Tav. 2 - Sedi del corso di laurea in scienze forestali ed ambientaliBariBivona (Università di Palermo)FirenzeGallina (Università di Reggio Calabria)Grugliasco (Università di Torino)Legnaro (Università di Padova)

Nuoro (Università di Sassari)Potenza (Università della Basilicata)Viterbo (Università della Tuscia)

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica-Cimeadella Fondazione Rui, "Guida all'Università-1998", Istituto Poligrafico dello Stato,giugno 1998

Tav. 3 - Sedi del corso di laurea in Scienze e Tecnologie delle produzioni animaliSedi FacoltàBologna (in parte decentrato a Reggio Emilia) AgrariaCampobasso (Università del Molise) AgrariaMatelica (Università di Camerino) Medicina veterinariaMilano Medicina veterinariaPerugia AgrariaPisa Medicina veterinariaUniversità ''Federico II - Napoli Medicina veterinariaPotenza (Università della Basilicata) AgrariaUdine Agraria

Fonti: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica - Cimea dellaFondazione Rui, '' Guida all'Università - 1998'', Istituto Poligrafico dello Stato,giugno 1998.

G. Sartoratti, ''Una scelta per l'università - Lauree, diplomi, scuole'', EdizioniAlborg, Padova, aprile 1998.

Tav. 4 - Sedi del corso di laurea in Scienze Agrarie Tropicali e Sub-Tropicali

FirenzeRagusa (Università di Catania)

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica-Cimeadella Fondazione Rui, "Guida all'Università-1998", Istituto Poligrafico dello Stato,giugno 1998.

Tav. 5 - Sedi dei corsi di laurea che immettono all'ordine

Sedi CorsiScienze e tecnologie agrarie Scienze forestali ed ambientali Scienze e tecnologie delle produzioni animali Scienzeagrarie tropicali e sub-tropicaliAncona xBari x xBivona (Univ. Palermo) xBologna x xCampobasso (Univ Molise) x xCatania xFirenze x x xGallina (Univ. Reggio Calabria) x xGrugliasco (Univ. Torino) x xLegnaro (Univ. Padova) x xMatelica (Univ. Camerino) x Milanox xNapoli xNuoro (Univ. Sassari) xPalermo xPerugia x xPiacenza (Univ. Cattolica) xPisa x xPortici (Univ. Napoli) xPotenza (Univ. Basilicata) x x x

Ragusa (Univ. Catania) xSassari xUdine x xViterbo (Univ. Tuscia) x x

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica - Cimea della Fondazione Rui, "Guida all'Università -1998", Istituto Poligrafico dello Stato, giugno 1998

Tav. 6 - Università che offrono i corsi di laurea che immettono all'ordine

Università Corsi offerti in Numero dei corsi offertiSede principale Altra sede Un corso Due corsi Tre corsiAncona sì xBari sì xBologna sì xCamerino no Matelica xCampobasso (Univ. Molise) sì xCatania sì Ragusa xFirenze sì xMilano sì xMilano-Univ. Cattolica no Piacenza xNapoli sì Portici xPadova no Legnaro xPalermo sì Bivona xPerugia sì xPisa sì xPotenza (Univ. Basilicata) sì xReggio Calabria no Gallina xSassari sì Nuoro xTorino no Grugliasco xUdine sì xViterbo (Univ. Tuscia) sì x

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della RicercaScientifica e tecnologica - Cimea della Fondazione Rui, "Guida all'Università -1998", Istituto Poligrafico dello Stato, giugno 1998

Tav. 7 - Ripartizione Regionale delle sedi dei corsi di laurea che immettono all'ordine

Sedi per RegioniScienze e tecnologie agrarie Scienze forestali ed ambientali Scienze e tecnologie delle produzioni animali Scienzeagrarie tropicali e sub-tropicaliPIEMONTEGrugliasco (Univ. Torino) x xLOMBARDIAMilano x xVENETOLegnaro (Univ. Padova) x xFRIULI VENEZIA GIULIAUdine x xEMILIA ROMAGNABologna x xPiacenza (Univ. Cattolica) xTOSCANAFirenze x x xPisa x xMARCHEAncona xMatelica (Univ. Camerino) xUMBRIAPerugia x x

LAZIOViterbo (Univ. Tuscia) x xMOLISECampobasso (Univ Molise) x xCAMPANIANapoli xPortici (Univ. Napoli) xPUGLIABari x xBASILICATAPotenza (Univ. Basilicata) x x xCALABRIAGallina (Univ. Reggio Calabria) x xSICILIAPalermo xBivona (Univ. Palermo) xCatania xRagusa (Univ. Catania) xSARDEGNANuoro (Univ. Sassari) xSassari x

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della RicercaScientifica e tecnologica - Cimea della Fondazione Rui, "Guida all'Università -1998", Istituto Poligrafico dello Stato, giugno 1998

Tab. 14 - Laureati dell'anno 1992, che nel 1995 lavorano, secondo la valutazione ai fini dellapossibile utilizzazione nel lavoro, per corso di laurea (val. %)

Scienze agrarie Scienze forestali Totale laureatiAdeguata 16,1 16,6 30,1Troppo specialistica e/o operativa 2,4 17,4 3,5Non sufficientemente specialistica 16,4 7,4 11,7Non dà un'adeguata preparazione alla pratica professionale 55,6 48,8 51,0Non aggiorna al progresso dell'area disciplinare 9,5 9,8 3,6100,0 100,0 100,0

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, "L'inserimento professionale dei laureati.Indagine 1995"

4.3. Gli studenti dei corsi di laurea

4.3.1. Gli studenti dei corsi di laurea in agraria

Gli iscritti ai quattro corsi di laurea, che consentono il successivo accesso all'Ordine, nell'annoaccademico 1996 – 1997 sono stati complessivamente poco meno di ventunomila (tab. 15).Radicalmente differenti tra di loro sono le "quote" degli studenti dei quattro corsi di studio: Scienzee tecnologie agrarie aveva, nell'anno accademico 96-97, circa tredicimila iscritti; Scienze forestali edambientali cinquemila; Scienze delle produzioni animali duemilaquattrocento; e Scienze agrarietropicali e sub-tropicali soltanto cinquecento.Quindi, sui ventunomila iscritti complessivamente ai corsi agrari, il 62 % segue il corso di laurea inScienze e tecnologie agrarie (fig. 7). Questi dati impongono ovviamente una "naturale" scala dipriorità, nella attenzione da prestare alle riforme auspicabili, per i quattro corsi di studio.In cinque anni, dal 1991-1992 al 1996-1997, gli iscritti ai corsi di laurea agrari sono passati da pocomeno di diciottomila (tab. 16) a ventunomila.Vi è stata una lieve flessione di circa il 3% solo per Scienze e tecnologie agrarie, mentre unaumento rilevante si è registrato per gli altri tre corsi di laurea (tab. 17).

I ventunomila studenti dei quattro corsi agrari costituiscono solo l'1,25% del totale degliuniversitari. Le ragazze di questi corsi di studio sono solo lo 0,73% di tutte le studentesseuniversitarie (tab. 18).L'arrivo della "nuova leva" all'interno di corsi di studio universitari è rappresentato dalle"matricole", cioè da coloro che si iscrivono al primo anno. Nell'anno accademico 1996 – 1997, gliimmatricolati nei quattro corsi di laurea del settore agrario sono stati complessivamente il 19,3% inpiù rispetto all'anno precedente (tab. 19). Vi è dunque una forte crescita nell'interesse di tali corsi,per le giovani generazioni.Complessivamente, nell'anno accademico 1996 – 1997, considerando tutti gli 88 corsi di laureaofferti dagli atenei italiani, le immatricolazioni sono calate del 2,1%. A fronte di questo andamentogenerale, è ancor più significativo l'incremento di ben il 19,3% per i quattro corsi che immettonoall'Ordine.In particolare per Scienze e tecnologie agrarie, l'incremento degli immatricolati è stato del 29,3%;per Scienze delle produzioni animali del 28,2%; per Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali del21,5%: Solo per Scienze forestali ed ambientali vi è stata una flessione del 5,3%.Le ragazze sono "in forte minoranza" negli studi agrari. Esse infatti rappresentanocomplessivamente solo il 31,0%, quindi meno di un terzo del totale degli iscritti per l'annoaccademico 96-97 (tab. 21). Il dato appare ancora più significativo se si considera che le studentessedi tutti gli 88 corsi di laurea costituiscono invece il 53,3 % del totale.Le ragazze costituiscono il 27,0% in Scienze e tecnologie agrarie; un terzo in Scienze forestali edambientali; la metà in Scienze delle produzioni animali; il 29,6% in Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali.Il trend di crescita dell'interesse per gli studi agrari è maggiore tra le ragazze. Mentre nel complessodegli iscritti (in corso e fuori corso) esse rappresentano il 31,0%, per le immatricolate il dato sale33,0%. Nell'anno accademico 1991 – 1992, esse costituivano solo il 24% degli iscritti. In cinqueanni, nell'anno accademico 1996 – 1997, esse sono salite al 31,0%.Nel periodo dal 1991-92 al 1996-97,le studentesse sono aumentate in tutti e quattro i corsi di laureache consentono l'iscrizione all'Ordine. Se complessivamente (maschi e femmine) l'incremento deglistudenti dei corsi agrari è stato del 16%, le ragazze sono aumentate del 50%.Nel settore agrario l'ateneo che ha il maggior numero di iscritti è Milano, che, con i suoi 2.048studenti, è l'unico ad aver superato per l'anno accademico 96-97 la soglia delle duemila unità (tab.22).Nove università hanno più di mille studenti: Palermo (nelle sue due sedi di Palermo e di Bivona)1.810, Firenze 1.756, Padova (nella sua sede di Legnaro) 1.663, Bologna 1.518, Torino (nella suasede di Grugliasco) 1.380, Viterbo 1.210, Catania (nelle sue sedi di Catania e di Ragusa) 1.173,Perugia 1.055, Pisa 1.032.Gli altri dieci atenei hanno un numero di iscritti inferiore alla soglia di mille unità.Considerando i diversi corsi di laurea per l'anno accademico 96-97 il corso di laurea in Scienze etecnologie agrarie ha da solo più di mille iscritti nelle università di Milano, Bologna e Palermo.Scienze forestali ed ambientali ha più di mille studenti negli atenei di Padova (sede di Legnaro) e diFirenze.Quanti studenti non terminano gli studi in corso e si iscrivono "fuori corso"? Il dato è indicativo dellivello di impegno negli studi.Il totale degli iscritti in corso negli 88 corsi di laurea è pari al 65,2% (tab. 23). Il dato risultasuperiore per tutti e quattro i corsi del settore agrario: Scienze e tecnologie agrarie 71%, Scienzeforestali ed ambientali 80%, Scienze delle produzioni animali 88%, Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 85%. Gli studenti dei corsi agrari, dimostrano, quindi (considerati in base a questosignificativo parametro) più impegnati della media dei loro colleghi.Le studentesse sono iscritte fuori corso in misura minore dei maschi in tutti e quattro i corsi di studio.Ma occorre tener presente che la metà dei giovani italiani deve ottemperare all'obbligo del servizio dileva, che si colloca a quell'età. Considerando questo elemento ostativo, si può concludere

che le differenze tra maschi e femmine, per quanto riguarda il parametro della loro iscrizione incorso o fuori corso, non appare marcato.Tab. 15 - Studenti iscritti per corsi di laurea. Anno accademico 1996-97 (v.a. e val. %)Corsi di laurea Iscritti in corso Iscritti fuori corso Iscritti in totaleTotale Di cui femmine in % Totale Di cui femmine in % Totale Di cui femmine in %Scienze e tecnologie agrarie 9.146 28,60 3.779 23,40 12.925 27,00Scienze forestali e ambientali 4.040 33,60 1.001 28,60 5.041 32,60Scienze delle produzioni animali 2.121 50,90 297 37,40 2.418 49,30Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 429 30,10 74 27,00 503 29,60Totale iscritti 15.736 32,90 5.151 25,26 20.887 31,01

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, "Il sistema universitario italiano - La popolazionestudentesca. Anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, Roma1998

Inserire fig. 6

Inserire fig. 7

Tab. 16 - Studenti iscritti per corsi di laurea. Anno accademico 1991-1992 (v.a. e val. %)

Corsi di laurea Iscritti in corso Iscritti fuori corso Iscritti in totaleTotale Di cui femmine Totale Di cui femmine Totale Di cui femmineScienze e tecnologie agrarie 8.043 23,9 5.247 20,9 13.290 22,7Scienze forestali e ambientali 2.095 26,9 1.188 23,1 3.283 25,5Scienze delle produzioni animali 691 38,8 459 26,1 1.150 33,7Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 113 34,5 113 28,3 226 31,4Totale iscritti settore agrario 10.942 25,5 7.007 21,7 17.949 24,0

Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria,anno accademico 1991-1992"

Tab. 17 - Incremento degli iscritti nell'anno accademico 1996-1997, rispetto all'anno accademico1991-1992 (var. %)

Corsi di laurea Iscritti in corso Iscritti fuori corso Iscritti in totaleMF F MF F MF FScienze e tecnologie agrarie 13,70 35,90 -28,00 -19,20 -2,70 15,90Scienze forestali e ambientali 92,80 140,90 -15,70 4,40 53,50 96,20Scienze delle produzioni animali 206,90 303,00 -35,30 -7,50 110,30 207,00Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 279,60 230,80 -34,50 -37,50 122,60 109,90Incremento generale 43,81 85,40 -26,49 -14,40 16,37 50,20

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica "Il sistema universitario italiano. La popolazionestudentesca - anno accademico 1996-1997" Istituto poligrafico dello Stato, Roma1998, e su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione - anno accademico 1991 - 1992"

Tab. 18 - Studenti iscritti per corsi di laurea. Anno accademico 1996-97 (v.a. e val. %)Corsi di laurea Iscritti in corso Iscritti fuori corso Iscritti in totaleTotale Di cui femmine Totale Di cui femmine Totale Di cui femmineScienze e tecnologie agrarie 9.146 2.612 3.779 884 12.925 3.496Scienze forestali e ambientali 4.040 1.356 1.001 286 5.041 1.642Scienze della produzione animale 2.121 1.080 297 111 2.418 1.191Scienze agrarie tropicali e sub tropicali 429 129 74 20 503 149Totale iscritti corsi di laurea agrari 15.736 5.177 5.151 1.301 20.887 6.478Totale universitari 1.101.827 592.576 570.503 295.324 1.672.330 887.900Incidenza sul totale 1.43% 0,87% 0,90% 0,44% 1,25% 0,73%

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, "Il sistema universitario italiano - La popolazionestudentesca. Anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, Roma1998

Tab. 19 - Immatricolati per corsi di laurea. Anno accademico 1996 – 1997 (v.a., val. % e var. %)

Corsi di laurea Valori assoluti Composizione percentuale Variazione % sull'anno precedenteMaschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine TotaleScienze e tecnologie agrarie 2.420 972 3.392 71,3 28,7 100,0 25,4 40,3 29,3Scienze forestali ed ambientali 864 398 1.262 68,5 31,5 100,0 -4,7 -6,4 -5,3Scienze delle produzioni animali 451 472 923 48,9 51,1 100,0 33,4 23,6 28,2Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 121 54 175 69,1 30,9 100,0 8,0 68,8 21,5Totale 3.856 1.896 5.752 67,0 33,0 100,0 17,3 23,8 19,3

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, "Il sistema universitario italiano - La popolazionestudentesca. Anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, Roma1998

Tab. 20 - Immatricolati per corsi di laurea. Anno accademico 1991-1992 (v.a. e val. %)

Corsi di laurea Valori assoluti Composizione percentualeMaschi Femmine Totale Maschi Femmine TotaleScienze e tecnologie agrarie 1.820 504 2.324 78,3 21,7 100,0Scienze forestali ed ambientali 675 207 882 76,5 23,5 100,0Scienze delle produzioni animali 172 131 303 56,8 43,2 100,0Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 17 7 24 70,8 29,2 100,0Totale settore agrario 2.684 849 3.533 76,0 24,0 100,0Fonte: Elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992"Tab. 21 - Donne iscritte ai corsi di laurea (val. %)Corsi di laurea Anno accademico1996-1997 1991-1992Scienze e tecnologie agrarie 27,0 22,7Scienze forestali e ambientali 32,6 25,5Scienze delle produzioni animali 49,3 29,4Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 29,6 31,4Totale settore agrario 31,0 24,0

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria,anno accademico 1996-1997" e "Statistiche dell'istruzione universitaria, annoaccademico 1991-1992"

fig. 8Tab. 22 - Studenti iscritti per corso di laurea e sede - Anno accademico 1996 – 1997 (v.a.)Sedi Corsi Totale per sedeScienze e tecnologie agrarie Scienze forestali ed ambientali Scienze e tecnologie delle produzioni animali Scienzeagrarie tropicali e sub-tropicaliAncona 453 453Bari 669 227 896Bivona (Univ. Palermo) 607 607Bologna 1.212 306 1.518Campobasso (Univ Molise) 120 81 201Catania 924 924Firenze 468 1.034 254 1.756Gallina (Univ. Reggio Calabria) 571 249 820Grugliasco (Univ. Torino) 595 785 1.380Legnaro (Univ. Padova) 618 1.045 1.663Matelica (Univ. Camerino) 79 79Milano 1.417 631 2.048Napoli 390 390

Nuoro (Univ. Sassari) 158 158Palermo 1.203 1.203Perugia 779 276 1.055Piacenza (Univ. Cattolica) 464 464Pisa 674 358 1.032Portici (Univ. Napoli) 543 543Potenza (Univ. Basilicata) 342 422 122 886Ragusa (Univ. Catania) 249 249Sassari 833 833Udine 344 175 519Viterbo (Univ. Tuscia) 696 514 1.210Totale iscritti 12.925 5.041 2.418 503 20.887

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, "Il sistema universitario italiano-La popolazionestudentesca. Anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, Roma1998

Tab. 23 - Iscritti in corso e fuori corso, ai quattro corsi del settore agrario. Anno accademico1996-1997 (val. %)

Corsi di laurea Iscritti in corso Iscritti fuori corso Iscritti in totaleScienze e tecnologie agrarie 70,8 29,2 100,0Scienze forestali e ambientali 80,1 19,9 100,0Scienze delle produzioni animali 87,7 12,3 100,0Scienze agrarie tropicali e sub-tropicali 85,3 14,7 100,0Totale iscritti settore agrario 75,3 24,7 100,0Totale universitari 65,2 34,8 100,0

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica "Il sistema universitario italiano. La popolazionestudentesca - Anno accademico 1996-1997" Istituto Poligrafico dello Stato, Roma1998

4.4. I laureati

4.4.1. I laureati dei corsi in scienze agrarie

I corsi in Scienze agrarie, recentemente ridenominati Scienze e tecnologie agrarie, hanno prodotto,nell'anno solare 1996, 1.045 laureati (tab. 24). Rispetto all'anno precedente, 42 unità in più. Ma 221laureati in meno, rispetto al 1991. Cinque anni costituiscono un periodo di tempo ragionevole, perstudiare le evoluzioni dei fenomeni accademici. La nostra analisi esaminerà anche le serie storicheprecedenti.L'Istituto Nazionale di Statistica un tempo raccoglieva questi dati per anno accademico.Successivamente, lo ha fatto per anno solare, il quale ingloba i laureati della sessione di febbraio(che è l'ultima dell'anno accademico precedente) e quelli delle sessioni estiva ed autunnale, le qualirientrano nell'anno accademico in corso.Nell'anno accademico 1951-1952, i laureati in scienze agrarie furono 378 (tab. 26). Salirono nel1976 a 734, poco meno del doppio rispetto all'inizio degli anni cinquanta. Nei ventiquattro anniintercorsi (una generazione), l'aumento, dunque, non è stato eclatante. Poi, in soli dieci anni (dal1976 al 1986) essi raddoppiarono, passando da 734 a 1.576. E' stato questo il tetto massimoraggiunto.Dal 1986 al 1995, si registra una flessione costante ed abbastanza "regolare". Si è passati da 1.576laureati a soli 1.003. Soltanto nell'ultimo anno (dal 1995 al 1996) vi è stato il lievissimo incrementoche ha portato a 1.045 laureati. Nel complesso, la flessione dal 1991 al 1996 è stata del 17,5%.Le sedi universitarie che hanno prodotto il maggior numero di laureati sono state Bologna (152) eMilano (126). Tutte le altre risultano al di sotto della soglia di 80 unità (tab. 27).

Le laureate aumentano costantemente la loro quota percentuale: erano il 23,6% nel 1991; sonopassate a circa il 27,6% nel 1996 (tab. 28).Nel 1992 si è laureato in corso il 12,8% degli studenti ed il 9,3% delle studentesse di scienze etecnologie agrarie (tab. 30). Sono quote inferiori rispetto al totale di tutti i laureati maschi efemmine (15,3%) e per le donne, rispetto al totale delle laureate (16,9%) degli altri corsi di laurea. Ilaureati di scienze e tecnologie agrarie che si trovano oltre tre anni fuori corso, sono il 36,1%, afronte di un totale pari al 21,4%. Le laureate, con oltre tre anni di fuori corso, sono il 30,8%, afronte di un totale delle dottoresse pari al 18%.Nel 1992 risulta che nessuno si è laureato entro i 23 anni (tab. 32), mentre per il totale di tutti i corsila quota fu del 4,0% (tab. 33). Il 31,1% si laureò entro i 26 anni (totale 53,3%); il 25,3% terminò glistudi da 30 anni in su (totale 15,7%).Le donne: nessuna entro i 23 anni (totale 5,2%); il 33,8% entro i 26 anni (totale 59,2%); oltre i 30anni il 14,4% (totale 12,4%). Si tratta di dati nettamente negativi.Nel 1995, le donne hanno lievemente superato gli uomini, nel conseguimento della laurea in corso(10,2%, contro il 9,9% - tab. 38). Nel confronto donne - uomini, occorre tener presente che questiultimi trovano, in una buona parte, l'ostacolo del servizio militare.Il voto di laurea conseguito non rappresenta un indicatore, su cui fare pieno affidamento. Hacomunque un suo significato. La tab. 40 documenta che nel 1992 il 20,1% ha ottenuto 110 con lode, afronte di un 24,9% sul totale dei laureati ne llo stesso anno. Le donne furono più brave degliuomini (27,4%), ma lievemente meno brave del totale delle loro colleghe (29,1%).Il corso di laurea in Scienze forestali, ridenominato Scienze forestali ed ambientali, ha avuto unandamento diverso da quello in Scienze e tecnologie agrarie. Nell'anno accademico 1951-1952, siebbero solo 31 laureati (tab. 41). Negli anni seguenti vi fu una flessione, fino a ritornare a 31 unità dilaureati nel 1971. Da allora vi è stata una crescita, regolare. Nel 1995 è stata superata la soglia diduecento unità: 215. Nel 1996 si è saliti a 234 laureati. L'aumento dal 1991 al 1996 è stato quindidel 38,5%.L'ateneo che ha laureato il numero maggiore di studenti è stato l'Università di Padova, sede diLegnaro: 72 laureati. Seguono l'Università di Torino, con sede a Grugliasco; e l'Università diFirenze. entrambe con 50 laureati. Questi tre atenei hanno prodotto complessivamente 172 laureati,su di un totale di 234 in tutta Italia (tab. 27).Anche in questo corso di studi (così come in Scienze e tecnologie agrarie), si registra un incrementodelle laureate, le quali sono salite dal 26,6% del 1991 al 29,5% del 1996 (tab. 28).Nel 1992 si è laureato in corso una quota molto bassa: solo il 6,6%, a fronte di un totale generale del15,3%. Le laureate furono in tutto 42. I laureati con oltre tre anni di fuori corso sono stati il 26,7%,mentre il totale è 21,4% (tab. 31).Nel 1992, il 4,6% terminò gli studi entro i 23 anni (totale 4,1%); entro i 26 anni il 54,2% (totale53,3%); oltre i 30 anni l'11,9% (totale 15,7) (tab. 35).Nel 1995 la percentuale delle laureate in corso ha raggiunto il 17,5%, superando i colleghi maschi(14,4%) (tab. 38). Nel 1992 il 30,1% ebbe 110 con lode, a fronte del 24,9% per tutti i laureati (tab.40).Scienze delle produzioni animali ha avuto i suoi primi laureati (39) nel 1976 (tab. 42). Il "tetto"massimo è stato raggiunto nel 1990, con 108 unità. Da allora, si registra una flessione costante, cheha portato a soli 80 laureati nel 1996. Tali dati fanno riferimento solo a cinque atenei, mentre altriquattro hanno istituito tale corso di laurea da un periodo di tempo insufficiente, per poter permettere astudenti di concludere interamente la loro formazione. Dal 1991 al 1996, la flessione è stata del16%.Nel 1996 nell'Università di Bologna si sono laureati 42 studenti, pari quindi ad oltre la metà degli80 complessivi. Seguono Milano (20), Udine (11), Pisa (6) e l'Università del Molise - Campobassocon uno solo. I quattro che ancora non hanno "sfornato" laureati sono l'Università di Camerino, consede a Matelica; Perugia; Napoli; Università della Basilicata - Potenza (tab. 27).Le laureate sono salite dal 26,3% del 1991 al 32,5% del 1996, mentre nello stesso periodo il datocomplessivo passa dal 73,7% al 67,5% (tab. 28).

Scienze agrarie tropicali e sub - tropicali è un corso "giovane". Soltanto nel 1989 ha "prodotto" iprimi cinque laureati (tab. 43). Questo corso è offerto in due soli atenei (Firenze; e Catania - sede diRagusa). Nel 1991 sei giovani terminarono la loro formazione in questo corso. Essi sono saliti a 23unità, nel 1996, tutti nell'Università di Firenze (tab. 27). Quindi, con ogni probabilità, l'ateneo diCatania - sede di Ragusa, offre tale corso da un numero di anni insufficiente per "produrre" laureati.Le laureate sono state due, su un totale di sei, nel 1991. Sono poi state il 30,4% nel 1996 (tab. 28).Complessivamente, i quattro corsi di laurea che consentono la successiva iscrizione all'Ordine, hannovisto salire il numero dei laureati fino al 1986, anno in cui fu raggiunto il punto massimo:1.846 unità. Da allora, si registra una flessione costante (con l'unica eccezione per il passaggio dal1995 al 1996), flessione che ha portato a 1.382 il numero dei laureati nel 1996 (tab. 44). Dal 1991 al1996, la flessione è stata complessivamente del 10,0%.Tab. 24 - Laureati nei corsi di laurea in agraria, negli anni solari 1996, 1995, 1991 (v.a.)Corsi di laurea 1996 1995 1991MF F MF F MF FScienze e tecnologie agrarie 1.045 280 1.003 244 1.266 291Scienze forestali e ambientali 234 69 215 63 169 45Scienze delle produzioni animali 80 26 88 31 95 25Scienze agrarie tropicali e sub- tropicali 23 7 23 7 6 2Totale settore agrario 1.382 382 1.329 345 1.536 363

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992"; "Statistiche dell'istruzione universitaria -annoaccademico 1995-1996"; e su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, "Il sistema universitario italiano - La popolazionestudentesca, anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, 1998

fig. 9fig. 10fig. 11Tab. 25 - Incremento dei laureati negli anni 1996 e 1995, rispetto ai laureati del 1991 (var. %)Corsi di laurea 1996 1995MF F M F FScienze e tecnologie agrarie -17,5 -3,8 -20,8 -16,2Scienze forestali e ambientali 38,5 53,3 27,2 40,0Scienze delle produzioni animali -15,8 4,0 -7,4 24,0Scienze agrarie tropicali e sub- tropicali 283,3 250,0 283,3 250,0Totale settore agrario -10,0 5,2 -13,5 -5,0

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992"; "Statistiche dell'istruzione universitaria - annoaccademico 1995-1996"; e su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, "Il sistema universitario italiano - La popolazionestudentesca, anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, 1998

Tab. 26 - Laureati del corso di laurea in scienze agrarie e in scienze etecnologie agrarie (v.a. e var. %)

Anni Numero di laureati Variazione dalla data precedente1951-1952 3781956-1957 397 5,0%1961-1962 454 14,4%1966-1967 416 -8,4%1971 581 39,7%1976 734 26,3%1981 1316 79,3%1986 1576 19,8%1989 1440 -8,6%1990 1323 -8,1%1991 1266 -4,3%

1992 1226 -3,2%1995 1003 -18,2%1996 1045 4,2%

Fonte: Istat "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992 e1995-1996" e Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica "Ilsistema universitario italiano-La popolazione studentesca -anno accademico 1996-1997"

Tab. 27 - Laureati per corsi di laurea ripartiti per sede e per regione. Anno solare 1996 (v.a.)Sedi per regioni CorsiScienze e tecnologie agrarie Scienze forestali ed ambientali Scienze e tecnologie delle produzioni animali Scienzeagrarie tropicali e sub-tropicaliPIEMONTEGrugliasco (Univ. Torino) 36 50LOMBARDIAMilano 126 20VENETOLegnaro (Univ. Padova) 79 72FRIULI VENEZIA GIULIAUdine 27 11EMILIA ROMAGNABologna 152 42Piacenza (Univ. Cattolica) 55TOSCANAFirenze 45 50 23Pisa 58 6MARCHEAncona 28Matelica (Univ. Camerino) -UMBRIAPerugia 60 -LAZIOViterbo (Univ. Tuscia) 49 23MOLISECampobasso (Univ Molise) - 1CAMPANIANapoli -Portici (Univ. Napoli) 64PUGLIABari 51 13BASILICATAPotenza (Univ. Basilicata) 13 13 -CALABRIAGallina (Univ. Reggio Calabria) 27 7SICILIAPalermo 43Bivona (Univ. Palermo) 6Catania 73Ragusa (Univ. Catania) -SARDEGNANuoro (Univ. Sassari) -Sassari 59Totale laureati 1.045 234 80 23

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica "Il sistema universitario italiano - La popolazionestudentesca. Anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, 1998

Tab. 28 - Ripartizione tra maschi e femmine dei laureati in agraria, negli anni solari 1996, 1995, 1991 (val. %)Corsi di laurea 1996 1995 1991MF F MF F MF F

Scienze e tecnologie agrarie 73,2 26,8 75,7 24,3 77,0 23,0Scienze forestali e ambientali 70,5 29,5 70,7 29,3 73,4 26,6Scienze delle produzioni animali 67,5 32,5 64,8 35,2 73,7 26,3Scienze agrarie tropicali e sub- tropicali 69,6 30,4 69,6 30,4 66,7 33,3Totale settore agrario 72,4 27,6 74,0 26,0 76,4 23,6

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992"; "Statistiche dell'istruzione universitaria -annoaccademico 1995-1996"; e su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica, "Il sistema universitario italiano - La popolazionestudentesca, anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, 1998

Inserire tab. 29

Inserire tab. 30Inserire tab. 31Inserire tab. 32Inserire tab. 33

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Fig. 12

Inserire tab. 36

Tab. 37 - Ripartizione tra laureati in corso e laureati fuoricorso nell'anno solare 1995 per corso di laurea e sesso (v.a.)

Corsi di laurea In corso Fuori corsoMF F MF FScienze e tecnologie agrarie 99 25 904 219Scienze forestali e ambientali 31 11 184 52Scienze delle produzioni animali 16 9 72 22Scienze agrarie tropicali e sub- tropicali - - 23 7Totale settore agrario 146 45 1.183 300

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1995-1996"

Tab. 38 - Ripartizione tra laureati in corso e laureati fuori corso nell'annosolare 1995 per corso di laurea e sesso (val. %)

Corsi di laurea In corso Fuori corsoMF F MF FScienze e tecnologie agrarie 9,9 10,2 90,1 89,8Scienze forestali e ambientali 14,4 17,5 85,6 82,5Scienze delle produzioni animali 18,2 29,0 81,8 71,0Scienze agrarie tropicali e sub- tropicali - - 100,0 100,0Totale settore agrario 11,0 13,0 89,0 87,0

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1995-1996"

Tab. 39

Tab. 40

Tab. 41 - Laureati del corso di laurea in scienze forestali e ambientali (v.a. e var. %)

Anni Numero di laureati Variazione dalla data precedente1951-1952 311956-1957 20 -35,5%1961-1962 9 -55,0%1966-1967 15 66,7%1971 31 106,7%1976 68 119,4%1981 91 33,8%1986 172 89,0%1989 194 12,8%1990 162 -16,5%1991 169 4,3%1992 \ 4,1%1995 215 22,2%1996 234 8,8%

Fonte: Istat "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992 e1995-1996" e Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica "Ilsistema universitario italiano-La popolazione studentesca -anno accademico 1996-1997"

Tab. 42 - Laureati del corso di laurea in scienze delle produzioni animali (v.a. e var. %)

Anni Numero di laureati Variazione dalla data precedente1951-1952 01956-1957 01961-1962 01966-1967 01971 01976 391981 59 51,3%1986 98 66,1%1989 84 -14,3%1990 108 28,6%1991 95 -12,0%1995 88 -7,4%1996 80 -9,1%

Fonte: Istat "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992 e1995-1996" e Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica "Ilsistema universitario italiano - La popolazione studentesca - anno accademico 1996-1997"

Tab. 43 - Laureati del corso di laurea in scienze tropicali e sub-tropicali (v.a. e var. %)

Anni Numero di laureati Variazione dalla data precedente1951-1952 01956-1957 01961-1962 01966-1967 01971 01976 01981 01986 01989 51990 6 20,0%1991 6 0,0%1995 23 283,3%1996 23 0,0%

Fonte: Istat "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992 e1995-1996"e Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica "Ilsistema universitario italiano - La popolazione studentesca - anno accademico 1996-1997"

Tab. 44 - Laureati dei quattro corsi di laurea in agraria (v.a. e var. %)

Anni Numero di laureati Variazione dalla data precedente1951-1952 4091956-1957 417 2,0%1961-1962 463 11,0%1966-1967 431 -6,9%1971 612 42,0%1976 841 37,4%1981 1466 74,3%1986 1846 25,9%1989 1723 -6,7%1990 1599 -7,2%1991 1536 -3,9%1995 1329 -13,5%1996 1382 4,0%

Fonte: Istat "Statistiche dell'istruzione universitaria -anno accademico 1991-1992 e1995-1996"e Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica "Ilsistema universitario italiano - La popolazione studentesca - anno accademico 1996-1997"

Fig. 13

4.5. Gli sbocchi occupazionali dei laureati

Preziosa, analitica ed unica fonte di informazione è la ricerca che l'Istat compie ogni tre anni e chepubblica in volumi dal titolo "Indagine sull'inserimento professionale dei laureati". L'ultimadisponibile porta la data del 1995, anno in cui fu intervistato un campione rappresentativo di chiaveva concluso gli studi universitari nel 1992.I due corsi di laurea considerati dall'Istat sono Scienze agrarie e Scienze forestali, oltre, ovviamentea molti altri che non rivestono interesse dal punto di vista dell'Ordine dei Dottori agronomi e deiDottori forestali.L'analisi sarà centrata sugli sbocchi occupazionali di questi due corsi, ma sarà anche fattocontinuamente confronto e riferimento all'esito occupazionale del complesso di tutti i laureati, alfine di vedere l'eventuale andamento differente dei laureati in questi due corsi, rispetto al totale dicoloro che hanno terminato tutti i corsi di laurea. Pertanto con la dizione "totale" verrà indicato losbocco occupazione del totale dei laureati di tutti i corsi di laurea.

4.5.1. I laureati in scienze agrarie

A tre anni dalla conclusione dell'università, tre laureati su quattro (74,0%) risultavano occupati (tab.46). Il 14,4% lavorava già, prima di terminare gli studi universitari ed esercita il medesimo lavoro.Dopo la laurea, il 32,7% ha trovato un'occupazione stabile ed il 26,8% una non stabile.Rispetto al "totale", cioè a tutti i laureati di corsi di laureati, i dottori in scienze agrarie dimostranouna performance superiore. Infatti, il totale dei laureati occupati è di sette punti percentuali più basso(66,8%, quindi esattamente i due terzi). Sostanzialmente identica è la quota di coloro che avevano unlavoro già prima di concludere gli studi. Tra coloro che hanno trovato lavoro dopo la laurea, il totaledegli occupati stabili è di due punti inferiore ai dottori in scienze agrarie; ed il totale di coloro chehanno un'occupazione non stabile è di oltre cinque punti percentuali inferiore.

Tralasciando la distinzione tra coloro che già lavoravano prima della laurea e coloro chel'occupazione l'hanno trovata dopo, quindi considerando complessivamente quel 74,0% di dottoriagronomi occupati, risultano queste significative specificazione: lavora stabilmente il 45,7% (totale41,7%), precariamente il 18,2% (totale 14,1%), solo occasionalmente il 5,8% (totale 4,8%), percontratto di formazione - lavoro il 4,2% (totale 6,1%) (tab. 48).Quale tipo di lavoro esercitano i dottori agronomi? Oltre il 43% un'attività "indipendente". Talequota è di oltre sette punti percentuali superiore, rispetto al "totale" (tab. 50). Il la voro indipendentesi "articola" nel modo seguente: imprenditore - libero professionista 34,7% (totale 28,9%),lavoratore in proprio 1,4% (totale 1,2%), altro 7,3%.I dottori agronomi lavoratori dipendenti sono il 56,6%, così articolato: dirigente 0,9% (totale 1,4%);quadro tecnico 22,5% (totale 9,2%); impiegato 17,3% (tot. 31,1%); insegnante 8,1% (tot. 14%); altro7,8%. Inferiore è dunque la quota di dirigenti, più del doppio quella relativa ai quadri tecnici;all'incirca la metà del totale la percentuale degli impiegati e degli insegnanti. Analizzando infine ilaureati che non lavorano il 20,2%, cerca lavoro; mentre il 5,9% che dichiara di non cercare lavoro(tab. 46).Una immagine più chiara viene ottenuta considerando cento questo gruppo di inoccupati. Tra idottori agronomi inoccupati, il 77,5% cerca lavoro ed il 22,5% non lo cerca. Il "totale" di tutti ilaureati vede un 68,9% di inoccupati "attivo" nella ricerca di un'occupazione, ed il restante 31,1%"passivo". I dottori agronomi inoccupati, dunque, appaiono più dinamici e volenterosi rispetto ailaureati delle altre discipline (tab. 52).Quali sono le motivazioni di coloro che non cercano lavoro? Il 3,7% è in attesa di chiamata alavorare in un'azienda (totale 0,7%). Quindi, da una parte è esatto che non hanno lavoro e non locercano. Ma sostanzialmente, lo hanno già trovato. Il 17,2% non cerca lavoro per motivi di studio odi qualifica professionale. Questa quota risulta superiore nel "totale", pari al 23,8%. Quindi i dottoriagronomi impegnati in studi post-laurea sono, in proporzione, in numero minore, rispetto al totale.Infine, non cerca lavoro "per motivi personali o familiari" l'1,6% (totale 2,9%).Elemento importante è il tempo intercorso tra la laurea ed il primo inserimento nel sistemaproduttivo, dopo la laurea. Il 18,3% dei dottori agronomi ha atteso un mese o meno di un mese; il16,1% due o tre mesi; da quattro a dodici mesi il 38,0%; da tredici a ventiquattro mesi il 21,6%;oltre i due anni il 6,0% (tab. 54). Quindi l'attesa per l'inserimento nel mondo del lavoro appare inuna certa misura minore rispetto ai laureati in altri corsi.L'Istat ha spinto la propria indagine ad un livello più profondo, rilevando anche il tempo intercorsotra la ricerca ed il "ritrovamento" (termine forse non perfetto usato dal nostro Istituto nazionale distatistica) della prima occupazione. I dati precedenti si riferivano al tempo intercorso tra la laurea ela prima occupazione. Questi dati, invece, hanno un altro "punto di partenza", costituito dalmomento in cui l'interessato si è attivato, si è messo alla ricerca. Il punto di arrivo, in entrambi icasi, è il medesimo: il "ritrovamento" del lavoro. Il gruppo considerato sotto questo profilo ècostituito dai soli laureati che il lavoro lo hanno trovato dopo la laurea. Non sono compresi quelliche già lavoravano pre- laurea.Ben il 30,1% dei dottori agronomi ha impiegato meno di un mese, tra il momento in cui si è messoalla ricerca della prima occupazione ed il momento in cui l'ha trovata. Il "totale" di tutti i laureati èla metà: 16,4% circa. Circa il 20% dei dottori agronomi ha impiegato uno o due o tre mesi (totalecirca 28%); da quattro a dodici mesi circa il 33% (totale circa il 37,0%); da tredici a ventiquattromesi circa il 10% (totale circa il 13,0%); oltre i due anni 6,9% (totale 5,1%) (tab. 56).L'intervallo di tempo medio intercorso tra l'inizio della ricerca ed il primo lavoro è stato di novemesi, mentre per il totale è stato di dieci mesi.Nel complesso dottori agronomi hanno dunque tempi di attesa della prima occupazione inferiori aquelli dei loro colleghi laureati in altri corsi.

4.5.2. Le laureate in scienze agrarie

Le ragazze uscite dal corso di laurea in Scienze agrarie risultano in un'amara situazioneoccupazionale, a tre anni di distanza dal conseguimento della laurea.L'analisi della loro situazione occupazionale sarà condotta compiendo confronti con due "gruppi diriferimento" così composti:

il totale di tutte le laureate in tutti i corsi di laurea. Questo gruppo sarà richiamatocon la denominazione "totale generale";

tutti i maschi e femmine, che hanno conseguito la laurea in scienze agrarie. Questogruppo sarà richiamato con la denominazione "totale specifico". L'Istat fornisce i datirelativi a maschi e femmine insieme, e quelli relativi alle sole femmine. La nostraanalisi metterà a fuoco la differenza tra, da una parte, le sole femmine, e, dall'altra,l'insieme maschi- femmine. Ci si muoverà entro questo limite oggettivo. Ma si vuolerichiamare l'attenzione sul fatto che certe differenze, che possono apparire lievi,risulterebbero più evidenti se fossero disponibili anche i dati distinti relativi ai soliuomini. In tal caso, sarebbe possibile un confronto "diretto".

A tre anni dal termine degli studi, risulta occupato solo il 58,2% delle donne, a fronte di un "totalegenerale" di tutte le laureate che raggiunge il 61,4%; ed a fronte del fatto che complessivamentemaschi e femmine laureati in scienze agrarie hanno lavoro nella misura del 74,0% (tab. 46).Non positivi appaiono i dati relativi alle laureate che lavoravano prima di terminare gli studi e che almomento dell'intervista svolgevano il medesimo lavoro. Il totale delle laureate era pari al 13,9%,dato sostanzialmente analogo al 14,4 del totale dei laureati in Scienze agrarie. Le donne sonoesattamente la metà: 7,0%.Anche sotto il profilo della stabilità della occupazione conseguita dopo la laurea, le laureate inscienze agrarie risultano in una posizione di netta inferiorità: ha un lavoro stabile solo il 14,1%, afronte del 23,6% del totale 32,7% del totale specifico. E' occupato non stabilmente ben il 37,1%, afronte del 24,0% del totale e del 26,8% del complesso maschi- femmine che hanno concluso questocorso di laurea.Tralasciando la distinzione tra le donne che già lavorano prima della laurea e quelle che hannotrovato un'occupazione successivamente al termine degli studi. Lavora stabilmente solo il 21,1%delle laureate, dato da confrontare con il 32,8% del totale di tutte le laureate e con il 45,7% deltotale specifico (tab. 48). Il dato relativo all'occupazione stabile delle donne risulta, quindi,purtroppo inferiore della metà del dato complessivo relativo a questo tipo di laureati.Il 25,3% delle occupate ha un lavoro precario. Tale quota scende al 18,2%, se consideriamo sia tuttele laureate, sia il complesso maschi- femmine. Il 7,0% ha un contratto di formazione lavoro (il 5,2%del totale generale ed il 4,2% del totale specifico). Il 4,8% lavora solo occasionalmente.Svolge un'attività professionale indipendente il 30,8% delle dottoresse in scienze agrarie. Due puntipercentuali in più rispetto al totale, ma ben oltre dodici punti in meno rispetto a quel 43,4% relativoal complesso maschi- femmine. Il 24,9% è imprenditore – libero professionista, mentre è il 20,8% deltotale, e ben il 34,7% del complesso maschi- femmine uscite da questo corso di laurea (tab. 50). Tra leoccupate dipendenti, le dirigenti risultano inesistenti, mentre nel totale esse sono l'1,1% e nelcomplesso maschi- femmine dottori agrari sono lo 0,9%. Occupa la posizione di "quadro tecnico –funzionario" il 20,4% (5,8% del totale e 22,5% del complesso maschi- femmine). Le insegnanti sonoil 19,6%, meno del totale (23,7%), ma più del doppio in confronto con il dato relativo a uomini-donne che hanno compiuto questo tipo di studi. Il 13,2 % è costituito da impiegate, quota checostituisce meno della metà del totale e quattro punti in meno del complesso maschi- femmine(17%). Resta un abbondante ed indistinto "altro", che raccoglie il 16%.Le laureate inoccupate sono il 41,8%, gruppo costituito da un 33,2% che cerca lavoro ed un circa9% che non lo cerca (tab. 48). Considerando complessivamente cento questo gruppo, cerca lavoro il

79,2%. Questo dato è di sei punti superiore al totale generale (73%) e di due punti superiore algruppo "specifico" di riferimento (77,5%) (tab. 52).Il 20,8% delle laureate in scienze agrarie non cerca lavoro. Le ragioni di questa linea di condotta,sono: il 14,6% perché sta proseguendo nella formazione. Tale quota è inferiore al totale generale(20%) ed anche al totale "specifico": 17,2%. Il 4,1% non è attivo nella ricerca di occupazione per"motivi personali o familiari". E' sostanzialmente la medesima quota del totale generale, mentre ilgruppo di riferimento specifico è dell'1,6%. Infine il 2,1% è in attesa di chiamata a lavorare inun'azienda.Si può ora esaminare l'intervallo di tempo tra:

1. la laurea e la prima occupazione;

2. l'inizio della ricerca del lavoro e la prima occupazione.

Ha trovato lavoro in un mese o in meno di un mese solo il 7,2% delle dottoresse in scienze agrariequindi poco meno della metà rispetto al totale generale (13,0%) e meno della metà rispetto algruppo di riferimento specifico: 18,2% (tab. 54).In due - tre mesi, aveva trovato lavoro il 15,9%, quota identica al gruppo di riferimento specifico, mainferiore al totale generale (18,8%). Da quattro a dodici mesi, il 40,3%; mentre il totale generale è il41,8%, il gruppo di riferimento più specifico 38%.Il 27,6% ha impiegato da tredici a 24 mesi; il 18,0% è il totale generale ed il 21,6% il gruppo diriferimento specifico. L'8,9% ha impiegato più di due anni. Questa quota è di pochissimo superioreal totale generale (8,3%) e di tre punti percentuali superiore al totale specifico.L'intervallo di tempo medio intercorso tra la laurea e l'inserimento nel sistema produttivo è stato didieci mesi, mentre è stato inferiore (nove mesi) per il totale delle laureate ed il totale di coloro(maschi e femmine) usciti dal corso di laurea in scienze agrarie.Per ciò che concerne l'intervallo tra inizio della ricerca e prima occupazione, il 22,9% ha impiegatomeno di un mese, dunque molte più del totale generale (14,5%) ma meno del gruppo di riferimento,attestato complessivamente al 30,1% (tab. 56).Il 10% ha impiegato uno - due - tre mesi. Il totale di tutte le laureate occupate è tre volte superiore.Il totale dei laureati- laureate in agraria è circa il doppio.Da quattro mesi a ventiquattro mesi sono stati necessari per trovare lavoro al 58,5% delle dottoressein scienze agrarie. Tra tutte le laureate, questa quota scende a circa il 49%. Nel complesso deilaureati- laureate in scienze agrarie scende ulteriormente a circa il 43%.Oltre due anni, infine, ha impiegato l'8,7% di questo gruppo, mentre tale lunghissima attesa hariguardato il 7,2% del totale generale e il 6,9% del complesso maschi- femmine laureati in scienzeagrarie.Il tempo medio intercorso tra ricerca di lavoro ed inserimento nel sistema produttivo è stato di novemesi, mentre è stato di sette mesi per il totale delle laureate e per il totale di maschi- femmine uscitedal corso di laurea in scienze agrarie.Le occupate uscite da questo corso di studi, hanno, dunque, tempi di attesa più lunghi, prima diinserirsi nel sistema produttivo, sia in confronto alla media delle laureate, sia in confronto ai lorocolleghi maschi usciti dal medesimo corso di laurea.

4.5.3. I laureati in scienze forestali

Il 71,4% dei dottori forestali risulta occupato, a tre anni dalla laurea. Una performance superiore diquattro punti a quella del "totale", costituito da tutti i laureati e pari a 66,8% (tab. 46). Ma, comevedremo, la situazione è non così positiva come questo primo dato farebbe pensare.Il 30,5% (il totale è identico) ha trovato, dopo la conclusione degli studi, un lavoro stabile il 31% unlavoro non stabile (totale 21,5%), il ì 10,2% già lavorava prima della laurea.

Introducendo la distinzione tra coloro che lavoravano prima del conseguimento della laurea e coloroche hanno trovato lavoro dopo la laurea; e documenta sul gruppo formato complessivamente dacoloro che hanno occupazione, puntando l'attenzione.Il 32,6% dei dottori forestali ha un lavoro stabile (tab. 48). Il totale è ben più alto; pari al 41,7%. Il28,0% ha un lavoro precario, il doppio del "totale" costituito da tutti i laureati. Lavora solooccasionalmente l'8,3%. Il 2,5% ha un contratto di formazione - lavoro.La situazione occupazionale, considerata sotto questo fondamentale profilo della stabilità/precarietàdel rapporto di lavoro, si presenta dunque sfavorevole per i dottori forestali, rispetto al totale di tutti ilaureati.Per ciò che concerne la posizione nella professione il 30,8% è imprenditore o libero professionistacomplessivamente il 41,4% è costituito da lavoratori indipendenti (tab. 50).Nell'ambito dei lavoratori dipendenti, troviamo che il 3,4% è costituito da dirigenti, quota più chedoppia del totale. Il 17,1% svolge la funzione di quadro tecnico o funzionario (totale 9%), mentre il17,6% lavora come insegnante, quota di poco superiore al "totale" (14,0%) Il 6,9% svolge lafunzione di impiegato (il totale è 31,1%, quindi superiore più di quattro volte). Un 13,5% èclassificato sotto "altro". Il totale dei dottori forestali lavoratori dipendenti è 58,6% (il totale è64,1%).Tra i laureati che non lavo rano il 23,8% è impegnato nella ricerca del lavoro (tab. 48). Questo gruppocomplessivo di inoccupati è presentato con più chiarezza dalla tabella 52, la quale considera cento gliinoccupati e quindi risulta che tra di loro l'83,1% cerca lavoro (totale 68,9%d il 16,9% non lo cerca(totale 31,1%). Vi è quindi, tra i dottori forestali inoccupati, un impegno nella ricerca di inserimentonel sistema produttivo, superiore rispetto al "totale". Il 16,9% apparentemente inattivo è costituito daun 12,9% che sta proseguendo nella formazione (il totale è superiore, pari al 23,8%) e da un 4,0% cheattende la chiamata di un'azienda, quindi che sta per entrare nel sistema produttivo(il totale è molto più basso: 0,7%).Considerando il tempo intercorso tra la laurea ed il primo inserimento nel lavoro dopo la laurea,oltre 46,0% ha trovato lavoro entro soli tre mesi dalla laurea: una quota molto superiore al totale,che è 31%. Entro un anno, il 72,6%, contro il 68,8%. Il 41,0% dei dottori forestali ha impiegato daquattro a ventiquattro mesi. Il 12,6% ha purtroppo impiegato più di due anni; questa quota risultasuperiore al "totale", che è pari all'8,4% (tab. 54).L'intervallo medio di tempo intercorso tra la laurea e l'occupazione risulta di otto mesi, a fronte di untotale pari a dieci mesi. Complessivamente, risulta quindi un tempo di non poco inferiore. Riguardoil tempo intercorso tra ricerca di lavoro ed inserimento nel sistema produttivo, il 47,0% loha trovato entro tre mesi (totale 45,0%); il 48,0% ha impiegato da quattro a ventiquattro mesi (totale50%); gli altri hanno speso più di due anni di tempo: essi sono il 5,0%, sia tra i dottori forestali, sianel totale.Il tempo medio intercorso tra ricerca del lavoro ed inserimento nel sistema produttivo risulta di settemesi, sia per i dottori forestali, sia per tutti i laureati.Nel 1992, solo quarantadue donne si laurearono in scienze forestali. L'Istat presenta dati sui lorosbocchi occupazionali. Ma quella base troppo esigua non consente riflessioni fondate.

4.5.4. Le laureate in scienze forestali

L'analisi sarà condotta con riferimento sia al "totale generale" costituito dalle laureate di tutti i corsidi laurea, sia con riferimento al "totale specifico", delle laureate in scienze forestali. Questa basemolto limitata impone una analisi meno approfondita e cautela nella considerazione dei dati.Nei tre anni successivi alla laurea, il 38,0% ha trovato un lavoro stabile, il 42,1% un lavoro nonstabile. Il 7,9% già lavorava prima di terminare gli studi (tab. 46). La somma di queste tre quoteporta ad un 88,0%, percentuale di ben ventisette punti superiore rispetto a tutte le laureate e didiciassette punti superiore in confronto con il "totale specifico". Quattro laureate non hanno lavoro elo cercano. Una non ha lavoro e lo non cerca, perché sta sviluppando la sua formazione.

La performance delle dottoresse in scienze forestali è migliore, soprattutto nei confronti di tutte lecolleghe ma anche nei confronti dei maschi che hanno conseguito la loro medesima laurea.Considerando congiuntamente quante lavoravano pre e post laurea, le laureate in scienze forestalihanno un lavoro stabile nella misura del 43,6% (totale generale 32,8% e totale specifico 32,6%); il32,6% ha un lavoro precario (totale generale 18% e totale specifico 28%); infine, il 14,7% lavorasolo occasionalmente (totale generale 5,4%, totale specifico 8,3%).Il 45,3% di loro esercita un'attività indipendente (tab. 50). La quota è fortemente superiore al totaledelle laureate (28,8%) e lievemente superiore al totale specifico. Il 28,6% è libero imprenditore oprofessionista, il restante 17,6% è catalogato dall'Istat sotto la generica definizione di "altro".Tra le lavoratrici dipendenti, nessuna risulta ricoprire la funzione di dirigente. Il 32,2% è insegnante:questa quota è notevolmente superiore al "totale generale" (23,7%); ed è quasi il doppio rispetto al"totale specifico" (17,6%).Il 14% svolge la funzione di impiegato, percentuale che è la metà rispetto al totale generale, ma ildoppio rispetto al totale specifico. Solo il 3,2% svolge la funzione di quadro tecnico – funzionario(totale generale 5,8%, totale specifico cinque volte di più: 17,1%). C'è infine il solito indistinto"altro", che raccoglie il 5,4% di queste laureate.L'intervallo di tempo intercorso tra la laurea e l'inserimento nel sistema produttivo è ugualeall'intervallo intercorso tra la ricerca ed il conseguimento del lavoro (tabb. 54 e 56). L'intervallo ditempo medio è stato di soli sei mesi. Per il totale della laureate è stato di nove mesi. Per il totale delcomplesso maschi- femmine è stato di otto mesi.Pur con la prudenza ispirata al fatto che le laureate siano state solo 42, questi dati comunque sipresentano di segno positivo.

4.5.5. La domanda delle imprese per il Dottore Agronomo e Forestale

Nelle pagine precedenti si è dato ampio rilevo ai dati dell'ultima Indagine sull'inserimentoprofessionale dei laureati realizzata dall'Istat nel 1995. Nel complesso, si è sottolineato che i dottoriagronomi e forestali riescono a trovare una occupazione con maggiore facilità e soprattutto in minortempo in confronto agli altri laureati, A completamento di tale analisi, appare opportuno svolgerealcune riflessioni ulteriori sulla base dei recenti dati sulla domanda di lavoro per questi professionisti.In questa ottica, un utile apporto è offerto dai risultati del Sistema Informativo Excelsior, progettorealizzato dalle Camere di Commercio, con il coordinamento dell'Unioncamere e del Ministero delLavoro e della Previdenza Sociale. Tale Sistema offre un quadro aggiornato sulla domanda di lavoroespressa dalle imprese private iscritte al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, conalmeno un dipendente e in attività. Rimangono invece escluse le imprese del settore agricolo e dellapesca, le unità operative della pubblica amministrazione, le aziende pubbliche del settore sanitario, leunità scolastiche e le università, le organizzazioni associative. In particolare, in questa sede verrannopresi in esame i dati relativi ai titoli di studio ed alle professioni richieste dalle imprese, riportatinelle due pubblicazioni sinora realizzate del 1997 e del 1998.Per ciò che concerne i diplomi universitari dell'indirizzo agro-alimentare, per il biennio 1997/98 leimprese prevedevano in complesso di assumere 53 diplomati. In particolare, il 92,5% era richiesto daimprese con un massimo di 49 dipendenti e destinato a ricoprire ruoli nell'area tecnicoproduttiva/operativa. Per il 66,0% di queste nuove assunzioni infine non era richiesta altra esperienzaed era altresì prevista una ulteriore formazione da realizzare nell'ambito dell'impresa in vistadell'impiego operativo. Differenti appaiono invece le previsioni per il biennio 1998/99: nel complessoi diplomati richiesti scendono a 24.Si tratta quindi di un trend oggettivamente negativo. Come già esposto nelle pagine precedenti,nell'anno accademico 1996/97 gli iscritti ai corsi di diploma universitario del settore agrario eranoin tutto 2011, mentre i diplomati erano 134. Considerando la domanda delle imprese, specie per ilbiennio 1998/99, si può concludere che esiste fin da ora un evidente eccesso di offerta. Appareurgente in definitiva una profonda ridefinizione dell'intero sistema formativo dei diplomi

universitari, considerando in primo luogo che, a norma di legge, l'istituzione di un corso di diplomauniversitario avviene solo qualora sia verificata una reale richiesta da parte del mercato. Inoltre,l'assetto complessivo subirà profonde revisioni, anche in considerazione degli obblighi derivantidall'adesione da parte dell'Italia alla "Dichiarazione di Sorbona" del 25 maggio 1998 e della recentelegge 14 gennaio 1999, n. 4 (vedi par. 6.6.).Per ciò che riguarda il titolo di laurea, i dati pubblicati dal Sistema Excelsior nel 1997 evidenzianoche per il biennio 1997/98 le assunzioni di laureati del settore agro-alimentare previste dalle impreseerano in tutto 481, in particolare 223 per agraria e 258 per scienze alimentari e della produzioneanimale. Il 51,4% di queste nuove assunzioni era effettuato da imprese con un massimo di 49dipendenti, mentre per il 60,5% era prevista una ulteriore formazione in ambito lavorativo. Ancheper i laureati, il settore di inserimento prevalente era rappresentato dal tecnico produttivo/operativo(71,3%), con una maggiore rilevanza dell'area amministrativa e commerciale(25,6%). Infine, la conoscenza delle lingue (91,3%) e di nozioni informatiche (96,6%) sono profilidi rilievo per le imprese che intendono assumere laureati del settore agrario. Notevolmente mutataappare invece la previsione per il biennio 1998/99: nel complesso le imprese richiedono solo 116laureati.Anche da questi dati emerge un quadro negativo circa la possibilità per diplomati e laureati delsettore agrario di trovare una adeguata collocazione nel settore privato. Tale fatto appare nella suaevidenza considerando il dato relativo al numero di laureati del settore agrario, stabilizzatosi nel1996 ben oltre le 1.300 unità. Oltre al dato numerico, dal raffronto tra il biennio 1997/98 e ilbiennio 1998/99 si evince che la già esigua domanda espressa dalle imprese nei riguardi dei laureatidel settore agrario si è contratta.Una ulteriore conferma di tale scenario è rinvenibile dall'analisi dei dati del Sistema Excelsior sulleprofessioni richieste dalle imprese. Per il biennio 1997/98 si prevedeva l'inserimento di soli 14agronomi ed assimilati, per il 98/99 si prevede un incremento, molto consistente, corrispondente a93 unità. In conclusione, il settore privato impiega attualmente una quota decisamente marginale didottori agronomi e forestali. Resta da verificare quali siano le opportunità offerte dal settorepubblico e dalla libera professione, aree su cui non vi è peraltro disponibilità di fonti ufficiali.In ogni caso, nel settore pubblico, il dottore agronomo e forestale potrebbe rafforzare la sua presenzain rapporto alla sua attitudine a proporsi come professionista in grado di offrire prestazioni tecniche eprogettuali in materia di gestione e tutela territorio. Tale ipotesi appare subordinataall' adozione di vasta scala di politiche e procedure amministrative, a livello centrale e periferico,che introducano i concetti di sviluppo sostenibile nell'utilizzo della "risorsa suolo", rese peraltrourgenti dal progressivo deterioramento del Paese dal punto di vista idrogeologico.Infine, sembra orientarsi verso la libera professione un numero crescente di dottori agronomi eforestali, specie i più giovani, seppure con notevoli difficoltà. In particolare, l'intero sistemaformativo, come più volte sottolineato in questa parte della ricerca, appare per molti versiinadeguato a fornire una formazione coerente con la libera attività. In questo senso, un ruolo diindirizzo e coordinamento deve essere svolto dallo stesso Ordine, sia nel sollecitare il mondoaccademico a riorientare in tal senso programmi e strutture, sia nel prefigurare forme diaggiornamento post-lauream.

Contare 12 pagg compresa questa Tabb. Da 45 a56

4.6. I corsi di diploma

4.6.1. Premessa

"La dichiarazione della Sorbona", firmata il 25 maggio 1998 dal ministro italiano dell'Università edella Ricerca scientifica e tecnologica, e dai suoi colleghi di Francia, Germania e Inghilterra ( esuccessivamente condivisa anche da Spagna e Svezia) rappresenta un accordo europeo cheprefigura la abrogazione in Italia dei corsi di diploma. Su questa linea di sviluppo ci soffermeremosuccessivamente, nel capitolo conclusivo.Di recente in materia di diplomi universitari sono state introdotte delle importanti modifiche dallalegge 14 gennaio 1999, n. 4 (pubblicata dalla G.U. del 19 gennaio 1999).L'art. 1, comma 5 statuisce che:

negli albi degli ordini professionali saranno istituite apposite sezioni riservate aititolari di diplomi universitari;

sarà determinato l'ambito di attività professionale degli iscritti a queste sezioni.

La legge fissa la procedura per la procedura per la creazione delle sezioni dei diplomati universitari eper la determinazione degli ambiti di competenza. E' prevista l'emanazione di uno o più regolamenti,su proposta del Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, di concerto con ilMinistero di Grazia e Giustizia.La legge introduce quindi una rilevante novità. E' riconosciuto infatti ai titolari di diplomiuniversitari di iscriversi agli ordini professionali in apposite sezioni. La norma di legge lasciaintendere che le competenze dei diplomati saranno più limitate rispetto ai professionisti laureati. Inmerito, è importante sottolineare che la legge impone la preventiva consultazione degli organidirettivi degli ordini professionali, ordini professionali a cui viene affidato un ruolo centrale nelladeterminazione delle norme esecutive sugli ambiti di competenza.

4.6.2. Gli ordinamenti didattici

Gli ordinamenti didattici dei corsi di diploma universitario sono stati determinati con i seguentidecreti del ministro dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica:

decreto 15 novembre 1991, in Gazzetta Ufficiale 11 maggio 1992, relativo ad ungruppo di diplomi;

decreto 19 febbraio 1994, in Gazzetta Ufficiale 22 aprile 1994, relativo a tecnicheforestali e tecnologie del legno;

decreto 6 giugno 1995, in Gazzetta Ufficiale 19 febbraio 1996, relativo a tecnicheerboristiche;

decreto 4 novembre 1996, in Gazzetta Ufficiale 30 dicembre 1996, relativo aviticoltura ed enologia.

I corsi hanno tutti durata triennale e sono a numero programmato. Il Senato accademico ogni annodecide il numero degli iscrivibili. Ogni corso è articolato in "orientamenti", che sono fissati dalregolamento dell'ateneo. Il titolo di studio finale indica il profilo professionale specifico conseguitoseguendo quel determinato orientamento.Coloro che conseguono un diploma del gruppo agrario, possono poi proseguire gli studi in tutti icorsi di laurea delle facoltà di agraria.

L'attività didattica comprende complessivamente 1.800 ore, di cui almeno 200 dedicate al tirocinioe/o elaborato finale. Attività di laboratorio e di tirocinio possono essere svolte anche all'esternodell'ateneo, in istituzioni italiane o straniere, con le quali sia stata stipulata una convenzione.Il numero degli esami viene definito da ogni università tra un minimo di 15 ed un massimo di 18.Durante il primo biennio, lo studente deve dimostrare la comprensione e la conoscenza pratica dialmeno una lingua straniera.L'esame di diploma consiste in una discussione tendente ad accertare la preparazione di base eprofessionale del candidato, durante la quale potrà essere discusso un elaborato finale.

4.6.3. L'offerta

Venti università offrono corsi di diploma del settore agrario. Alcune solo nella propria sedeprincipale, altre solo in altre sedi; infine, altre sia nella sede principale, sia in sedi secondarie.Trentasei sono complessivamente le città o le cittadine in cui si svolgono questi corsi.Tre atenei (L'Aquila, Roma "La Sapienza", Urbino) non hanno la facoltà di agraria ed offrono talicorsi in altre facoltà.

4.6.4. Gli iscritti

Nell'anno accademico 1996 - 1997, erano duemilaundici gli iscritti a tutti i corsi di diploma. Unnumero dunque esiguo.Molto diverso il numero degli iscritti, a seconda del tipo di corso. Si passa da seicento a novanta:Tecnologie alimentari 608Produzioni animali 490Produzioni vegetali 343Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura 210Biotecnologie agro-alimentari 166Tecniche forestali e tecnologie del legno 104Tecniche erboristiche 90Il 61,3% degli iscritti è costituito da maschi. Le ragazze frequentano in particolare tre corsi:Tecniche erboristiche (sono il 62,2%); Produzioni animali (48,0%); Biotecnologie agro-alimentari(44,0%) (tab. 58).

4.6.5. I diplomati

Nell'anno accademico 1996 - 1997 vi sono stati soltanto 134 diplomati (tab. 59), usciti da quattrotipi di corsi di diploma. Gli altri corsi dovevano ancora concludere il primo ciclo formativo.I maschi hanno costituito il 63,4% di questi diplomati (tab. 60).Tav. 8 - Corsi di diploma universitario del settore agrario

Diploma universitario in Biotecnologie agro-industrialiDiploma universitario in Gestione tecnica e amministrativa in agricolturaDiploma u niversitario in Produzioni animaliDiploma universitario in Produzioni vegetaliDiploma universitario in Tecniche erboristicheDiploma universitario in Tecniche forestali e tecnologie del legnoDiploma universitario in Tecnologie alimentari

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano. La popolazione studentesca-anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998.

Tav. 9 - Diploma universitario in Biotecnologie agro-industrialiSedi FacoltàAvezzano (Università dell'Aquila) Scienze matematiche, fisiche e naturali

Fano (Università di Urbino) Scienze matematiche, fisiche e naturaliFerrara Scienze matematiche, fisiche e naturaliLatina (Università di Roma "La Sapienza") Scienze matematiche, fisiche e naturaliLegnano (Univ. di Padova) Scienze matematiche, fisiche e naturali

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano. La popolazione studentesca-anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998.

Tav. 10 - Diploma universitario in Gestione tecnica e amministrativa in agricolturaSedi FacoltàEdolo (Univ. di Milano) AgrariaPotenza/Matera (Univ. della Basilicata) AgrariaLegnaro (Univ. di Padova) AgrariaViterbo AgrariaCittà della Pieve (Univ. di Perugia) AgrariaPerugia AgrariaPisa Agraria

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998.

Tav. 11 - Diploma universitario in Produzioni animaliSedi Orientamento FacoltàBari - acquacoltura e maricoltura Medicina veterinariaBologna - operatore zootecnico Medicina veterinariaCesena (Univ. di Bologna) - acquacoltura e maricoltura Medicina veterinariaGrugliasco (Univ.di Torino) - gestione e protezione della fauna Medicina veterinariaGrugliasco/Fossano Cussanio Univ. di Torino) - tecnica della produzione animale AgrariaMilano Medicina veterinariaModica (Univ. di Catania) - utilizzazione zootecnica delle aree difficili AgrariaPotenza (un. di Basilicata) AgrariaS.Benedetto del Tronto (Univ. di Camerino) - acquacoltura e maricoltura Medicina veterinariaSan Casciano Val di Pesa ( Univ. di Firenze) AgrariaSassari - gestione e protezione della fauna Medicina veterinariaTaranto (Univ. di Bari) - maricoltura, pesca e trasformazione dei prodotti Medicina veterinaria

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998

Tav. 12 - Diploma universitario in Produzioni vegetaliSede Orientamento FacoltàBari Produzione delle piante AgrariaCaltagirone (Univ. di Catania) Gestione ambientale AgrariaCatania Difesa delle piante AgrariaFoggia (Univ. di Bari) Tecnica vivaistica ortofrutticola AgrariaLegnaro (Univ. di Padova) AgrariaPisa AgrariaPistoia (Univ. di Firenze) AgrariaPortici (Univ. di Napoli Federico II) AgrariaSaluzzo (Univ. di Torino) Difesa delle colture; floricoltura e florovivaismo Agraria

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998

Tav. 13 - Diploma universitario in Tecniche erboristicheSedi FacoltàPerugia Farmacia

Urbino Farmacia

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998

Tav. 14 - Diploma universitario in Tecniche forestali e tecnologie del legnoSedi FacoltàCittà Ducale (Università della Tuscia) AgrariaFirenze AgrariaLegnaro (Università di Padova) Agraria

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998

Tav. 15 - Diploma universitario in Tecnologie alimentariSedi FacoltàAlba (Univ. di Torino) AgrariaAncona AgrariaCremona (Univ. Cattolica) AgrariaPisa AgrariaPortici (Univ. di Napoli "Federico II") AgrariaRovigo (Univ. di Padova) AgrariaSan Casciano Val di Pesa (Univ. di Firenze) AgrariaUdine Agraria

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997",Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1998

Tav. 16

Segue tav. 16

Tav. 17

Segue tav. 17

Tav. 18 - Corsi di diplomi universitari del settore agrario per sedi e regioniREGIONI CORSIGestione tecnica e amministrativa in agricoltura Produzioni animali Produzioni vegetali Tecniche forestali e tecnologie del legno Tecnologie alimentariBiotecnologie agro-alimentari Tecniche erboristichePIEMONTEAlba (Univ. di Torino) xGrugliasco (Univ. Torino) xGrugliasco/Fossano Cussano (Univ. di Torino) xSaluzzo (Univ. di Torino) xLOMBARDIACremona (Univ. Cattolica) xEdolo (Univ. di Milano) xMilano x xVENETOLegnaro (Univ. Padova) x x x xRovigo (Univ. di Padova) xFRIULI VENEZIA GIULIAUdine xEMILIA ROMAGNABologna xCesena (Univ. di Bologna) xFerrara x

TOSCANAFirenze xPisa x x xPistoia (Univ. di Firenze) xSan Casciano Val di Pesa (Univ. di Firenze) x xsegue tav. 18REGIONI CORSIGestione tecnica e amministrativa in agricoltura Produzioni animali Produzioni vegetali Tecniche forestali e tecnologie del legno Tecnologie alimentariBiotecnologie agro-alimentari Tecniche erboristicheMARCHEAncona xS. Benedetto del Tronto (Univ. Camerino) xUrbino x xUMBRIAPerugia x xCittà della Pieve (Univ. di Perugia) xLAZIOCittà Ducale (Univ. di Viterbo) xLatina (Univ. Di Roma "La Sapienza) xViterbo (Univ. Tuscia) xABBRUZZOAvezzano (Univ. dell'Aquila) xCAMPANIAPortici (Univ. Napoli) x xPUGLIABari x xFoggia (Univ. di Bari) xTaranto (Univ. di Bari) xBASILICATAPotenza (Univ. di Basilicata) xPotenza/Matera (Univ. Basilicata) xsegue tav. 18REGIONI CORSIGestione tecnica e amministrativa in agricoltura Produzioni animali Produzioni vegetali Tecniche forestali e tecnologie del legno Tecnologie alimentariBiotecnologie agro-alimentari Tecniche erboristicheSICILIACaltagirone (Univ. di Catania) xCatania xModica (Univ. Catania) xSARDEGNASassari x

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica "Il sistema universitario italiano. La popolazionestudentesca-anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, Roma1998

Tab. 57 - Iscritti nei corsi di diploma universitari del settore agrario per corso e sesso. Annoaccademico 1996-1997 (v.a.)

Corsi IscrittiMaschi Femmine TotaleTotale Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura 146 64 210Totale Produzioni animali 255 235 490Totale Produzioni vegetali 239 104 343Totale Tecniche forestali e tecnologie del legno 70 34 104Totale Tecnologie alimentari 395 213 608Totale Biotecnologie agro-alimentari 93 73 166Totale Tecniche erboristiche 34 56 90Totale iscritti nei corsi universitari 1.232 779 2.011

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997"

Tab. 58 - Iscritti nei corsi di diploma universitari del settore agrario per corso e sesso. Annoaccademico 1996-1997 (val. %)

CORSI IscrittiMaschi Femmine TotaleTotale Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura 69,5 30,5 100,0Totale Produzioni animali 52,0 48,0 100,0Totale Produzioni vegetali 69,7 30,3 100,0Totale Tecniche forestali e tecnologie del legno 67,3 32,7 100,0Totale Tecnologie alimentari 65,0 35,0 100,0Totale Biotecnologie agro-alimentari 56,0 44,0 100,0Totale Tecniche erboristiche 37,8 62,2 100,0Totale iscritti nei corsi universitari 61,3 38,7 100,0

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997"

Tab. 59 - Diplomati nei corsi di diploma universitari del settore agrario per corso e sesso. Annoaccademico 1996-1997 (v.a.)

CORSI Diplo matiMaschi Femmine TotaleTotale Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura 3 13 16Totale Produzioni animali 26 10 36Totale Produzioni vegetali 11 6 17Totale Tecniche forestali e tecnologie del legno - - -Totale Tecnologie alimentari 45 20 65Totale Biotecnologie agro-alimentari - - -Totale Tecniche erboristiche - - -Totale diplomati nel settore agrario 85 49 134

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997"

Tab. 60 - Diplomati nei corsi di diploma universitari del settore agrario per corso e sesso. Annoaccademico 1996-1997 (val. %)

CORSI DiplomatiMaschi Femmine TotaleTotale Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura 18,8 81,3 100,0Totale Produzioni animali 72,2 27,8 100,0Totale Produzioni vegetali 64,7 35,3 100,0Totale Tecniche forestali e tecnologie del legno - - -Totale Tecnologie alimentari 69,2 100,0Totale Biotecnologie agro-alimentari - - -Totale Tecniche erboristiche - - -Totale diplomati nel settore agrario 63,4 36,6 100,0

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, "Il sistemauniversitario italiano- La popolazione studentesca- anno accademico 1996-1997"

Tav. 19 - Università che offrono corsi di diploma in agrariaUniversità Corsi offerti inSede principale Altra sede Numero dei corsi offertiAncona sì 1Bari sì Foggia, Taranto 4Bologna sì Cesena, Ferrara 3Camerino no S. Benedetto del Tronto 1Catania sì Caltagirone, Modica 3Firenze sì Pistoia, San Casciano Val di Pesa 4L'Aquila * no Avezzano 1

Milano sì Edolo 3Milano-Univ. Cattolica no Cremona 1Napoli no Portici 2Padova no Legnaro, Rovigo 5Perugia sì Città della Pieve 3Pisa sì 3Potenza (Univ. di Basilicata) sì 2Roma "La Sapienza" * no Latina 1Sassari sì 1Torino sì Alba, Saluzzo 4Udine sì 1Urbino * sì 2Viterbo sì Città Ducale 2* Queste università non dispongono dei corsi di laurea nel settore agricolo

Fonte: elaborazione Censis su dati del Ministero dell'Università e della Ricercascientifica e tecnologica "Il sistema universitario italiano. La popolazionestudentesca-anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, Roma1998

Tab. 61 - Cdu per università, facoltà iscritti e diplomati (v.a.)Sede (se diversa dalla facoltà) Facoltà Iscritti DiplomatiM F Totale M F TotaleANCONA7 Tecnologie alimentari (esaur.) Agraria 15 7 22 8 1 9BARI4 Produzioni vegetali-or.:produzione delle piante Agraria 29 11 40 2 1 34 Produzioni vegetali- or.: tecnica vivaistica ortofrutticola Foggia Agraria 19 7 26 0 0 03 Produzioni animali-or.:acquacoltura e maricoltura Medicina veterinaria 26 8 34 1 1 23 Produzioni animali-or.: maricoltura pesca e trasformazione dei prodotti Taranto Medicina veterinaria 25 26 10 0 10BASILICATA-Potenza1 Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura Agraria 25 13 38 0 0 03 Produzioni animali Agraria 18 19 37 0 0 04 Produzioni vegetali Agraria 37 23 60 0 0 0BOLOGNA3 Produzioni animali -or.: operatore zootecnico Medicina veterinaria 15 53 68 3 3 63 Produzioni animali -or.: acquacoltura e maricoltura Cesena Medicina veterinaria 28 21 49 1 0 1CAMERINO3 Produzioni animali -or.: acquacoltura e maricoltura S. Benedetto del Tronto Medicina veterinaria 25 6 31 0 0 0CATANIA3 Produzioni animali -or.:utilizzazione zootecnica delle aree difficili. Modica Agraria 21 5 26 8 0 84 Produzioni vegetali -or.: difesa delle piante Agraria 28 7 35 3 2 54 Produzioni vegetali -or.: gestione ambientale Caltagirone Agraria 36 7 43 2 2 4FERRARAsegue tab. 61Sede (se diversa dalla facoltà) Facoltà Iscritti DiplomatiM F Totale M F Totale8 Biotecnologie agro-alimentari Scienze matematiche fisiche e naturali 19 18 37 0 0 0FIRENZE3 Produzioni animali Agraria 30 25 55 0 0 04 Produzioni vegetali Pistoia Agraria 33 23 56 1 0 16 Tecniche forestali e tecnologie del legno Agraria 2 3 5 0 0 07 Tecnologie alimentari Agraria 41 11 52 0 0 0L'AQUILA8 Biotecnologie agro-alimentari Avezzano Scienze matematiche fisiche e naturali 15 3 18 0 0 0MILANO1 Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura Agraria 48 13 61 07 Tecnologie alimentari Agraria 98 74 172 18 9 273 Produzioni animali Medicina veterinaria 12 18 30 0 3 3MILANO-UNIV. CATTOLICA1 Tecnologie alimentari or.: lattiero caseario Cremona Agraria 99 59 158 14 8 22NAPOLI "FEDERICO II"

4 Produzioni vegetali Agraria 8 4 12 0 0 07 Tecnologie alimentari Agraria 5 5 10 0 0 0PADOVA1 Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura Agraria 17 5 22 0 0 04 Produzione vegetale Agraria 10 5 15 0 0 06 Tecniche forestali e tecnologie del legno Legnaro Agraria 20 15 35 0 0 07 Tecnologie alimentari Rovigo Agraria 14 0 10 0 0 08 Biotecnologie agro-alimentari Scienze matematiche fisiche e naturali 14 15 29 0 0 0PERUGIA1 Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura or.: scienze del territorio (sosp.) Città D. Piave Agraria 3 3 6 0 2 21 Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura or.: gestione e conservazione ambientale Agraria 35 16 51 2 3 59 Tecniche erboristiche Farmacia 4 16 2 0 0 03 Igiene e sanità animale (sosp.) Medicina veterinaria 4 2 6 0 0 0segue tab. 61Sede (se diversa dalla facoltà) Facoltà Iscritti DiplomatiM F Totale M F TotalePISA1 Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura Agraria 13 13 26 1 8 94 Produzioni vegetali Agraria 27 13 40 3 1 47 Tecnologie alimentari Agraria 17 11 28 1 1 2ROMA-LA SAPIENZA8 Biotecnologie agro-alimentari Latina Scienze matematiche, fisiche e naturali 15 7 22 0 0 0SASSARI3 Produzioni animali- or.: gestione e protezione della fauna Medicina veterinaria 9 10 19 0 0 0TORINO3 Produzioni animali- or.: tecnica della produzione animale Agraria 24 13 37 1 1 24 Produzioni vegetali -or.: difesa delle colture; floricoltura e florovivaismo Saluzzo Agraria 49 27 76 0 0 07 Tecnologie alimentari -or.: viticoltura e enologia Alba Agraria 58 10 68 4 1 53 Produzioni animali -or.: gestione e protezione della fauna Medicina veterinaria 22 31 53 2 2 4TUSCIA -VITERBO1 Gestione tecnica e amministrativa in agricoltura Agraria 5 1 6 0 0 05 Tecniche forestali Città Ducale Agraria 39 24 63 0 0 0UDINE7 Tecnologie alimentari -or.: lattiero-caseario e viticoltura ed enologia Agraria 42 21 63 0 0 0URBINOTecniche erboristiche Farmacia 30 40 70 0 0 0TOTALE 1228 767 1932 75 59 124

Fonte: Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, "Ilsistema universitario italiano. La popolazione studentesca - anno accademico 1996-1997", Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1998

4.7. La formazione post laurea

4.7.1. Le scuole di specializzazione

I dati dell'Istat, relativi all'anno accademico 1995 - 1996, documentano dell'esistenza di sole quattroscuole di specializzazione nel settore agrario, con un totale di studente pari ad 82 unità. I diplomati,nell'anno solare 1996, sono stati 20.Questi dati, relativi a sole quattro scuole, apparentemente contrastano con quelli riportati nellapubblicazione ufficiale del Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica "Laformazione post laurea nelle università italiane", la quale documenta della esistenza di ventitréscuole - per un totale di quattordici diversi tipi - nel medesimo anno accademico. La spiegazionepotrebbe essere individ uata nell'ipotesi che la pubblicazione del ministero riporti le scuole previstedagli statuti degli atenei. Probabilmente, a fronte di 23 scuole previste, solo quattro furonorealmente attive in quell'anno accademico.Un'altra fonte di informazione è semp re l'Istat, ma con un'altra sua ricerca: "L'inserimentoprofessionale dei laureati - Indagine 1995". I dati di questa indagine, analizzati dettagliatamente nelcapitolo dedicato agli sbocchi occupazionali, evidenziano che nel 1995 erano solo 55 i laureati in

scienze agrarie e solo 7 i laureati in scienze forestali, i quali non cercavano lavoro perché stavanoproseguendo nello sviluppo della loro formazione.Più elevata era la percentuale dei laureati nel totale dei corsi di studio.Questi ulteriori e distinti dati dell'Istat assommano a 62 unità, cifra molto vicina a quell'82 riportatoprecedentemente.Si può concludere che minimo è il numero dei laureati di questo settore che prosegue nello sviluppodella propria formazione all'interno degli atenei.Il ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica, con un proprio decreto datato 7ottobre 1994 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 17 febbraio 1995, ha definito ben ventiduediversi tipi di scuole di specializzazione.Rispetto a quelle elencate dalla pubblicazione del ministero, relativa all'anno accademico 1995 -1996, alcune hanno la medesima denominazione; altre un nome affine; altre, infine, sono del tuttonuove.Secondo dati inediti, cortesemente forniti dal CIMEA della Fondazione Rui, nell'anno accademico1997 - 1998 sono attive le seguenti scuole:

Biotecnologie vegetali: Napoli, Pisa

Economia del sistema agroalimentare: Napoli, Università Cattolica - sede diCremona.

Fitopatologia: Bologna

Parchi e giardini: Torino

Scienze viticole ed enologiche: Torino

Valorizzazione e conservazione degli ambienti agricoli forestali: Napoli

L'esiguità della formazione post laurea intra-universitaria, rinvia all'esigenza di una formazionecontinua, la quale forse non può fare un grande affidamento sul mondo accademico.Tab. 62Tav. 20Tav. 21

4.8. Ipotesi per riforme della formazione universitaria e continua

Questo paragrafo fornisce alcuni elementi di conclusione dell'analisi sull'offerta formativa per laprofessione di Dottore Agronomo e Forestale, da mettere ulteriormente a punto in concerto con ilComitato tecnico-scientifico.

4.8.1. Il processo in corso di riforma complessiva della formazione universitaria

In attuazione della legge 15 maggio 1997, n. 127 (denominata Bassanini 2), art. 17, commi 95 eseguenti, è in atto una riforma complessiva della formazione universitaria.Il Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica - Murst ha avviato tale riformaindirizzando il 16 giugno 1998 agli atenei una "nota di indirizzo", che "segna l'avvio del processo" eche fornisce "informazioni sintetiche sugli obiettivi dei provvedimenti in corso e indicazioni sulleinnovazioni immediatamente percorribili". Essa, inoltre, informa che "nei prossimi mesi" saràemanata una ulteriore apposita nota di indirizzo, la quale definirà l'"architettura generale del nostrosistema universitario".

Attualmente, gli ordinamenti didattici dei corsi universitari sono determinati da "tabelle" emanatecon decreto dal Murst. La situazione cambierà: i decreti attuativi della legge n. 127/97"determineranno - sotto forma di 'criteri generali' - la durata ed i contenuti minimi qualificanti deidiversi corsi di studio e forniranno la base per la definizione, da parte delle università, degliordinamenti didattici sostitutivi delle attuali 'tabelle' ".Già attualmente le "tabelle" nazionali lasciano spazio alle autonome determinazioni delle singoleuniversità. Lo sviluppo dell'autonomia universitaria viene dunque accelerato. A livello nazionale cisi limiterà a definire la durata dei corsi di studio ed i contenuti minimi qualificanti. Questi "criterigenerali" saranno applicati dai singoli atenei con un maggiore spazio per le proprie decisioni suicontenuti della formazione. I decreti attuativi della legge n. 127/97 "nel definire gli obiettiviformativi di ciascun corso, configureranno i contenuti minimi qualificanti per i singoli curricula,lasciando ampia libertà all'autonoma determinazione degli atenei."La "nota di indirizzo" emanata dal Murst il 16 giugno 1998 preannuncia che nei decreti attuativi sarà"indicata l'esigenza di confronto" degli atenei anche "con le parti sociali". Pertanto, gli Ordiniprovinciali ed il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali – Conafsono in grado di svolgere una funzione importante.Il Murst, al momento in cui si scrive, si appresta ad emanare cinque "decreti di area", per le seguentimacro - aree:

area sanitaria;

area scientifica e scientifico-tecnologica;

area umanistica;

area delle scienze giuridiche, economiche, politiche e sociali;

area dell'ingegneria e dell'architettura.

Il relativo decreto conterrà criteri relativi ai corsi di studio già previsti dagli ordinamenti didatticivigenti. Quindi relativi anche ai quattro corsi di laurea, che consentono attualmente l'iscrizioneall'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali.Il Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica - Murst, il 16 ottobre 1998, hadiramato a tutti gli atenei la seconda "nota di indirizzo", per l'impostazione della riformacomplessiva dei corsi di studio.La nota ribadisce che la riforma si basa sul principio (definito "fondante") della autonomiauniversitaria. Ma, ai sensi delle disposizioni di legge, compete al Ministero la definizione dei"criteri generali" della riforma. Tra di essi, la nota di indirizzo del 16 ottobre 1998 statuisce che:"b) l'innovazione dei corsi dovrà realizzarsi ..... nel quadro di uno scambio permanente all'interno eall'esterno delle università ....".E' prevedibile che nella primavera 1999 il Murst emanerà i primi cinque decreti ministeriali diriordino delle cinque "macro-aree". Successivamente all'emanazione di tali "decreti di area", ogniateneo potrà e dovrà procedere alla ridefinizione dei corsi di studio.Solo in teoria è ipotizzabile che le concrete riforme dei corsi prendano avvio dall'anno accademico1999-2000. Si prevede che i tempi saranno più lunghi.Questa nuova "architettura" è stata concordata dai competenti ministri dei quattro principali Paesidell'Unione europea – Ue: Italia, Germania, Francia, Inghilterra. Il 25 maggio 1998 essi hannofirmato a Parigi una dichiarazione congiunta su "L'armonizzazione dell'architettura dei sistemi diistruzione superiore in Europa", nota come "Dichiarazione della Sorbona". Il documento è statotrasmesso agli altri undici Stati membri dell'Ue, al fine di ottenerne l'adesione, che, fino a metàsettembre 1998, era stata già data da Spagna e Svezia.

La "Dichiarazione della Sorbona" delinea un comune quadro di "movimento", al fine di costruire unsistema universitario europeo armonizzato, basato su due cicli universitari principali – uno di primoed uno di secondo livello - i quali saranno riconosciuti ai fini dell'equiparazione e dell'equivalenza inambito europeo.Cons iderando nel dettaglio la riforma concordata a livello europeo, il ciclo universitario di primolivello "ha durata triennale ed ha per obiettivo di fornire allo studente una formazione culturale eprofessionale compiuta, spendibile sul mercato del lavoro, tale da poter dare accesso, di norma, alleattività per le quali attualmente si richiede la laurea, salvo specifiche e motivate eccezioni perattività e funzioni che richiedano espressamente il titolo finale di II livello. I corsi di I livello sonocollocati in serie con uno o più corsi di II livello e si concludono con il conseguimento di appositotitolo."Il ciclo universitario di secondo livello "ha di norma durata di due anni – riducibili ad uno perparticolari tipologie formative – dopo il conseguimento del titolo di I livello. I corsi del II livello siconcludono con il conseguimento del diploma di laurea ed hanno per obiettivo una formazioneculturale e professionale comprensiva della specializzazione (sostanzialmente equivalente, ingenere, al livello formativo proprio del master negli ordinamenti didattici di taluni paesi europei). Ilsistema delineato presuppone la riconsiderazione generale delle scuole di specializzazione, conprioritario riferimento a quelle non mediche. In sostanza la nota del Ministero dell'Università e dellaRicerca scientifica e tecnologica ipotizza un riassorbimento anche parziale nel II livello delle scuoledi specializzazione.E' questo l'attuale quadro complessivo di riforma universitaria. E' indispensabile tenerlo presente, alfine di inserirsi nel processo di riforma e di formulare una metodologia di elaborazione di proposte,che nascano dalla esperienza e dalle esigenze dei Dottori agronomi e dei Dottori forestali, anche infunzione delle esigenze reali della società italiana e della categoria.

4.8.2. Alcune prime ipotesi di riforma della formazione universitaria

La "nota di indirizzo" emanata dal Murst il 16 giugno 1998 segnala che i decreti di riforma deglistudi universitari conterranno, tra le altre, le seguenti previsioni di carattere generale:

acquisizione della piena conoscenza di una lingua europea e, almeno a livello dibase, di una seconda lingua straniera;

acquisizione di competenze nell'uso delle nuove tecnologie informatiche etelematiche;

effettuazione di stages formativi.

Queste direttrici di riforma appaiono senz'altro condivisibili. Qui di seguito si propongono alcuneipotesi di implementazione, in funzione delle caratteristiche dell'attuale offerta formativa per lacategoria dei Dottori Agronomi e forestali.

a. La lingua straniera

Si dovrebbe prendere atto che la lingua internazionale di scambio è oggi l'inglese. Forse potrebbeessere compiuto un passo in più proponendo che tale lingua sia appresa da tutti gli studenti. Essapotrebbe parzialmente diventare anche "lingua curricolare", nel senso di una maggiore utilizzazionediretta di testi scientifici scritti in tale lingua. Il che eviterebbe di far ricorso a testi tradotti, che ingenere sono più costosi degli originali inglesi e spesso di non elevato livello, sotto il profilo dellatraduzione effettuata.La lingua straniera potrebbe essere collocata nel I anno di corso, perchè è "tool" per la successivaformazione in prospettiva internazionale. Inoltre, nel primo anno, c'è inevitabilmente negli studenti

un disorientamento, che può essere parzialmente riempito anche con lo studio di una linguastraniera.

b. Gli stages

Tutti concordano sulla loro utilità. Ma non ci può fare illusioni su una formula che non puòassumere dimensioni molto vaste. Da una parte, quindi, un pieno incoraggiamento ad un loroincremento. Dall'altra parte, ci dovrebbe chiedere come sviluppare la "componente" pratico -operativa della formazione, anche con modalità altre rispetto allo stages.

c. La collocazione della formazione nell'area dell'ingegneria edell'architettura

La "nota di indirizzo" emanata dal Murst il 16 giugno 1998 preannuncia la ripartizione di tutti icorsi di laurea in cinque macro aree, tra le quali una denominata "area dell'ingegneria edell'architettura". Tale area andrebbe ampliata e ridenominata. Essa dovrebbe appunto includere,oltre ai corsi di laurea in ingegneria ed in architettura, anche i quattro corsi di laurea che attualmenteconsentono l'iscrizione all'Ordine dei Dottori agronomi e dei Dottori forestali.Occorre far riferimento alle competenze professionali che le leggi vigenti (legge n. 3/76 e legge152/92) attribuiscono ai laureati dalla Facoltà di agraria. Sulla base di tali indicazioni di legge, lefacoltà stanno offrendo (ed ancor più dovranno farlo nel prossimo futuro) una formazione checomprende (oltre alle competenze "produttivistiche" tradizionali) anche la progettazione e lagestione di sistemi territoriali ed il governo di aree di interesse ambientale.Pertanto, anche la denominazione delle facoltà di agraria dovrebbe opportunamente mutare in"Facoltà di scienze rurali, ambientali e territoriali".

d. Una formazione con basi economico-giuridiche

L'obiettivo è una formazione tale che il neolaureato sia in grado di svolgere un ruolo centrale neiprocessi di mutamento ambientale. Per far questo, gli necessita anche una formazione di base sulletematiche economico - giuridiche.Attualmente "sottosviluppata" appare questa "componente" nella formazione impartita nei quattrocorsi di laurea. Passiamo in rassegna la situazione attuale, nei quattro ordinamenti didatticinazionali, richiamando il numero minimo di ore di didattica:

Scienze e tecnologie agrarie: economia ed estimo 200 ore.

Scienze forestali e ambientali: economia e politica forestale e ambientale 200 ore;gestione ed utilizzazione delle risorse agroforestali in ambiente 100 ore; estimo evalutazioni forestali e ambientali 50 ore; diritto e legislazione forestale e ambientale100 ore.

Scienze e tecnologie delle produzioni animali: economia ed estimo 350 ore.Scienze agrarie tropicali e sub - tropicali: economia politica 100 ore; diritto elegislazione 50 ore.

Una formazione valida è il risultato di una "dieta calibrata". Attualmente tale "dieta" risulta nonequilibrata, sotto il profilo della necessità di basi economico - giuridiche, almeno per i due corsi dilaurea in Scienze e tecnologie agrarie ed in Scienze agrarie tropicali e sub - tropicali.

4.8.3. Il ruolo propulsore del Conaf per la riforma della formazioneuniversitaria e della formazione continua

Il Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali - Conaf ed anche isingoli Ordini provinciali potrebbero svolgere un ruolo importante, contribuendo alla definizionedelle riforme da apportare ai quattro corsi di laurea di proprio specifico interesse.Il momento è unico. Perchè:

il Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica - Murst siappresta a varare il decreto attuativo relativo anche alla macro-area in cui sicollocano i quattro corsi di laurea;

il Murst ha preannunciato, nella "nota di indirizzo" del 16 giugno 1998, che ildecreto imporrà ai singoli atenei di confrontarsi anche con le parti sociali. Quindi leuniversità avranno il formale dovere di "colloquiare" anche con gli Ordiniprovinciali.

"I professori insegnano quello che sanno." Questa boutade evidenzia ed ingigantisce una realtà, la cuiesistenza, però, (in una certa misura e pur evitando generalizzazioni) pochi negano. L'università,invece, dovrebbe insegnare quello che serve.Ma senza l'apporto del Conaf e degli Ordini provinciali, non è conseguibile l'obiettivo di unariforma della formazione, che sia in linea con le esigenze presenti e future di questo comparto delmondo del lavoro.L'"accademia", cioè il mondo universitario, è continuamente in un punto di equilibrio instabile traentropia e sviluppo. E' perennemente ad un bivio ed ha necessità di punti di riferimento, di polaritàche possano "orientare" la sua azione.Il mondo del lavoro - nei settori di competenza del Conaf - è in grado (mediante un'azione nésemplice, né breve) di assurgere a polarità obbligata di riferimento per l'"accademia".Senza questo tipo di apporto, il "livello" qualitativo della formazione impartita tende a decrescere,comunque limitare centralità della professione nel sistema produttivo.Il sistema universitario ha tendenza a chiudersi in se stesso, sulle sue procedure e sulle sue dinamicheinterne e tende a procedere su basi di routine. Per queste ragioni, il sistema universitario con ledovute eccezioni, che purtroppo non sono così diffuse come si vorrebbe, non appare in grado dirispondere adeguatamente alle esigenze formazione professionale - aggiornamento dei dottoriagronomi e dei dottori forestali, già da anni attivi.Il Conaf potrebbe deliberare di assumere anche la funzione di stimolatore, propulsore, organizzatoredi iniziative di specializzazione ed aggiornamento per i propri iscritti e più in generale per laureati delsettore.Già attualmente la legge n. 3/76 "Ordinamento della professione di dottore agronomo e di dottoreforestale" statuisce:

il consiglio dell'Ordine provinciale "cura il perfezionamento tecnico e culturale degliiscritti" (art. 13, lettera N);

la federazione regionale "promuove e coordina sul piano regionale le attività diaggiornamento e di formazione tra gli iscritti agli ordini" (art. 21 ter, lettera F);

il consiglio nazionale dell'Ordine "coordina e promuove le attività dei consigli degliordini intese al perfezionamento tecnico e culturale degli iscritti" (art. 26, lettera B).

Come è ben noto, vi è all'orizzonte la prospettiva di un riordino complessivo del sistema ordinistico.Il 3 luglio 1998, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge - DdL "Delega al Governo

per il riordino delle professioni intellettuali" (il cosiddetto DdL Mirone, dal nome delSottosegretario del Ministero di grazia e giustizia, prof. Mirone, che ha coordinato la preparazionedel DdL).Come è noto, il DdL tratteggia una mega - riforma del sistema ordinistico.Le funzioni degli Ordini provinciali, in campo formativo, vengono confermate dal DdL, sia all'art.2, lettera H; sia all'art. 3, lettera H.Nella relazione di accompagnamento del DdL, alla lettera G, si legge che si intende riconoscere "ilpotere rappresentativo, di indirizzo, coordinamento e supplenza degli Ordini nazionali"; e che siintende prevedere ... in capo ai Consigli nazionali, poteri concreti". "E' anche sembrato opportuno,sulla base dell'esperienza maturata, che i Consigli nazionali abbiamo il potere di sostituirsi agliOrdini locali, allorchè questi si rendano inerti rispetto alla tutela di rilevanti interessi generali".La riforma del sistema ordinistico si è messa in moto e, in tempi non brevi, probabilmente giungeràin porto.Nel futuro quadro normativo, viene confermato che la funzione di formazione in capo ai singoliOrdini provinciali; ed ai Consigli nazionali un potere di:

indirizzo di tali attività formative;

loro coordinamento;

una funzione di supplenza, nel caso in cui uno o più Ordini locali restino inertirispetto ad un loro compito ritenuto di interesse generale (e la formazione non puònon rientrare tra di essi).

Quindi viene prevista la facoltà di autonome decisioni e campo di azione per gli Ordini locali; edanche una funzione specifica per i Consigli nazionali.E' appena il caso di osservare che il cosiddetto "villaggio globale", sotto il profilo economico,comporta anche la necessità di una consapevolezza e prospettiva mondiale per quanto riguarda unaformazione, che metta in grado gli operatori economici di diventare cittadini.Una iniziativa nel settore della formazione continua non può certo essere negata ad un singolo Ordineprovinciale. Ma senza alcun dubbio il livello nazionale costituisce l'osservatorio privilegiato, da cuicercare di discernere i fini ed mezzi più appropriati, nel quadro della globalizzazione dell'economia edella conseguente globalizzazione della formazione.

5. L'evoluzione della professione di dottoreagronomo e dottore forestale nella prospettivainternazionale

5.1. Il quadro generale

Il legame fra la politica europea, le più ampie dinamiche in atto negli scambi economiciinternazionali e le prospettive di sviluppo della professione di dottore agronomo è un elemento digrande rilievo per comprendere correttamente il contesto di riferimento con cui le politiche disostegno alla categoria dovranno confrontarsi già nell'immediato futuro.In questo senso è riduttivo circoscrivere l'analisi alla dimensione europea, poiché le maggiori novitàprovengono piuttosto da fenomeni che hanno caratteristiche globali e che, pur essendo per loro stessanatura meno visibili, propongono linee di innovazione costante e irreversibile.In ogni caso è importante partire dall'analisi delle strategie adottate sul piano comunitario in meritoalle professioni, anticipando che l'Unione Europea non ha ancora definito un modello unitario daproporre ai singoli Stati, ma lascia questi ultimi liberi di regolare le attività intellettuali esercitate

all'interno dei confini di ciascuno, purchè le soluzioni adottate garantiscano il principio dellasussidiarietà e non ostacolino la mobilità professionale.La UE non esclude di tornare ad occuparsi di singoli comparti professionali, come accadeva fino atutto il decennio '80, ma solo sulla base di un input preciso da parte delle associazioni internazionalidi categoria ed al fine di facilitare la definizione di profili formativi e professionali comuni (come èaccaduto, a titolo di esempio, per il registro comune degli ingegneri, adottato su richiesta dellaFeani).La dimensione europea per le professioni intellettuali rappresenta un elemento di confrontoimportante, non tanto e non solo per gli eventuali processi di mobilità da Stato a Stato (che atutt'oggi non sembrano assumere rilevanti dimensioni quantit ative) ma in quanto non ha più sensoparlare di sviluppo di quella parte così rilevante del terziario che sono le professioni intellettualivincolandolo alla semplice dimensione locale. Il territorio infatti, soprattutto nella sua accezionelocale, è da tempo entrato nel novero dei fattori che si ritiene possano assicurare allo sviluppo unatenuta solida e continuativa. Lo stesso processo di globalizzazione, da parte sua, ha messo ancorapiù in risalto la centralità della dimensione locale, a partire dalla quale è possibile fronteggiare tuttele interdipendenze necessarie a garantire competitività all'intrapresa economica.La politica europea sulle professioni intellettuali si informa proprio a questo principio di massimavalorizzazione delle realtà esistent i a livello territoriale, in ciascun Paese membro, fatta salva lapossibilità di riconoscere le professionalità migranti. In assenza di un modello comunitario definito,la UE sta cercando di definire uno schema tramite un processo di avvicinamento progressivo, i cuipresupposti restano e sono destinati ancora a rimanere le due direttive generali 48/89 e 51/92.Dopo un lungo periodo in cui la UE ha prodotto solo direttive settoriali, ossia su singole attivitàprofessionali, tramite la comparazione e il tentativo di equiparazione delle rispettive formazioni (sipensi alle direttive sui medici, gli infermieri, i dentisti, i veterinari, le ostetriche, gli architetti, ifarmacisti, i trasportatori, gli avvocati, gli agenti e i mediatori di assicurazione, i parrucchieri e gliagenti commerciali autonomi), con le due suddette direttive generali si è inteso affidare ai singoliStati il compito di regolamentare i servizi professionali e di accogliere i professionisti migranti,prevedendo le misure compensative necessarie per adeguare la professionalità dell'ospite aglistandard richiesti dal sistema di regolamentazione adottato.Ne deriva che le misure di adeguamento scattano quando si producono differenze sostanziali e nonformali nelle caratteristiche delle attività professionali svolte rispettivamente dal migrante edall'ospite. La UE, per parte sua, rimane sostanzialmente fuori anche da questa fase applicativadelle direttive generali. Piuttosto, ha voluto proporre ai Paesi europei nuovi concetti, a partire daquello di regolamentazione, che, ad esempio, non coincide del tutto con il concetto di professioneprotetta presente nel nostro ordinamento. Ma oltre a ciò, l'Unione non ritiene di dover interferire conle decisioni degli Stati membri.Se si analizzano tuttavia le due direttive generali da un altro punto di vista, non è difficile convenireche entrambe siano state mantenute ad un livello di genericità piuttosto elevato e che siano ispiratealla tradizione anglosassone, che a sua volta è del tutto non codificata e flessibile. Ciò ha determinatoun duplice effetto.In primo luogo, la comunicazione fra sistemi professionali diversi si è resa piuttosto difficile, comesi può dedurre anche dalle domande di esercizio all'estero delle attività professionali, che secondo idati più aggiornati della Commissione europea, seppure risalenti al biennio '93-'94, non superavanoin tutta Europa le 10 mila richieste.Inoltre, la sovrapposizione di prassi consolidate solo in alcuni Stati sugli altri non facilita lacreazione di uno spazio davvero unitario al cui interno si possano realizzare scambi efficaci diprofessionalità.In sostanza, i flussi di circolazione dei professionisti nell'Europa comunitaria non sono destinati acrescere con ritmi più che proporzionali, come anche è presumibile che i diversi modelli diregolamentazione dovranno coesistere ancora per molto, in assenza di un modello sovranazionalecerto a cui fare riferimento. Ma proprio questi gradi di libertà che ciascuno Stato membro possiedepossono diventare altrettante opportunità per contribuire alla costruzione del modello comunitario

attraverso l'interpolazione dello schema britannico - che in questo momento è quello sotteso alledirettive generali - con le esperienze nazionali altrettanto significative.In Gran Bretagna le professioni sono tanto regolamentate per legge, quanto per regolamento, quantoda Albi tenuti direttamente da un Ministero, quanto autoregolamentate. Anche gli organismiparagonabili ai nostri Ordini professionali, chiamati "Statutary regulator bodies" e regolati per leggesono soggetti di diritto privato. Ciò che risalta nel modello inglese è la notevole differenziazioneesistente nelle forme di regolazione e, al tempo stesso, l'estensione della tutela pubblica non sempre altitolo e alla profe ssione assieme: il più delle volte è "protetto", la professione no, con il risultato chepuò essere esercitata secondo logiche e rapporti di mercato.Per ciò che riguarda le dinamiche in atto sul piano extra - europeo, un recente studio dell'OCSE,"Regulatory Reform Project on Professional Business Services" (1996), ha messo in luce che nei 28Paesi membri le professioni intellettuali sono ovunque oggetto di regolamentazione, anche attraversola funzione di un Ordine, che – quando è previsto – ha compiti di tenuta degli Albi di controllo delladeontologia e di verifica della professionalità degli iscritti. Questo stesso rapporto ha indicato che inmolti Paesi, ci sono vincoli tariffari e che in altri esistono limiti per la costituzione di società. Altempo stesso bisogna ricordare che i diversi organismi internazionali preposti a garantire e a renderecerti gli scambi e le transazioni finanziarie sul piano mondiale sono impegnati a studiare le modalitàdi massima liberalizzazione delle attività economiche, pena l'emarginazione dai circuiti dellacompetizione di mercato dei Paesi che non vogliano o non riescano ad adeguare le loro regole aquelle concordate all'interno di tali organismi. In concreto e con riguardo alle principaliorganizzazioni che stanno operando su questo terreno, basta prendere in considerazione le più recentidecisioni per avere un'idea delle ricadute che queste potrebbero avere sul nostro sistemaprofessionale.

Nell'ambito degli accordi GAT'S (General Agreement on Trade) sta per esser varatoil millennium round, con l'obiettivo di liberalizzare entro il 2000 anche il lavoroprofessionale, ad esclusione di quelle attività intellettuali sulle quali gli Statiindichino per legge una esplicita riserva. Anche in questo caso, entro il 2002 leriserve dovrebbero essere eliminate;

nell'ambito del TEP (Transatlantic Economic Partnership) formato dall'Unioneeuropea e dai paesi dell'area Nafta ( Usa, Canada, Messico e Portorico) sono in corsotrattative per la definizione di un sistema di mutuo riconoscimento fra gli Stati perrisolvere entro il 1999 il problema dei dazi. Nell'ambito di questo processo siprevede di regolamentare anche il riconoscimento del lavoro intellettuale;nell'ambito del MAI (Multilateral Agreement on Investiment) definito fra i paesiOcse, al fine di regolare e garantire il ruolo degli intervistati.

Si stanno definendo quindi regole standard per l'accesso al mercato, che potrebbero avereun'applicazione immediata nei contesti economici nazionali e potrebbero, di conseguenza, indurrecon il bypassare le legislazioni nazionali. L'applicazione di queste intese internazionali, cioéfinirebbe con il liberalizzare i regimi in monopolio e in concessione, primo fra tutti il sistemaprofessionale.Si tratta, dunque, di norme orientate nel loro complesso ad aprire i confini normativi e diconsuetudine al cui interno si sono collocate fino ad oggi le professioni intellettuali, proiettandolenon solo in una logica di competizione piuttosto esterna alla nostra cultura lavoristica, e terziaria, inparticolare, ma verso nuovi modelli organizzativi - non necessariamente di tipo imprenditoriale(sebbene informati ai principi su cui si fonda l'azienda) - e verso, soprattutto, la lorostandardizzazione.

5.2. La comparazione sul piano europeo

La comparazione fra la professione di dottore agronomo esercitata nel nostro Paese e le analoghefigure presenti all'estero si può realizzare soprattutto con riguardo alla realtà europea. Non si trattadi una visione riduttiva del contesto internazionale tracciato dal precedente paragrafo, ma di unascelta incentivata dalla disponibilità di documentazione in merito e anche dalla prossimità fisica epolitica con le realtà professionali di alcuni fra i più significativi Stati membri. Anche il dottoreagronomo si trove rà a competere all'interno di circuiti economici globali, ma che intanto èimportante capire cosa accade nell'immediato interno della realtà italiana.Sotto questo aspetto, il principale risultato dell'analisi comparata consiste nell'evidenziare che nonsolo in Italia l'accesso alla professione di dottore agronomo e del dottore forestale è subordinatoall'iscrizione all'Ordine. In particolare, si osserva che in Spagna, Portogallo e Grecia hanno attivatoda tempo Ordini professionali e che in altri Paesi europei esistono associazioni professionali di tipoordinistico.Il nodo da sciogliere, quindi, non riguarda (solo) la specificità ordinistica italiana, ma la suadisomogeneità sotto il profilo del sistema di offerta scolastico.Questa situazione è in gran parte determinata dalle caratteristiche del modello formativo italiano, inparticolare sotto il profilo dell'organizzazione scolastica. In tutti i Paesi europei* esiste il numerochiuso per il proseguimento degli studi dopo le scuole secondarie, strumento che riduce i rischi diabbandono dei corsi, con meccanismi più o meno selettivi di ingresso in funzione del Paeseconsiderato (maggiori in Olanda e Francia) e della categoria di insegnamento a cui si riferiscono. Altermine degli studi superiori, infatti, si aprono due percorsi di studio ben distinti, anche sepotenzialmente "raccordabili" sotto forma di un esame di ammissione o di un anno supplementaredi studio: uno a carattere professionale (in genere di due o tre anni) e uno a carattere universitario(qua ttro o cinque anni). Il primo mira a creare figure professionali già pronte a entrare nel mondo dellavoro, prevalentemente con mansioni tecniche e subordinate all'interno di istituzioni e impreserivolte alla produzione o alla ricerca applicata; il secondo invece si caratterizza per un più elevatolivello di preparazione scientifica di base e orienta verso i settori della ricerca scientifica, dellaprestazione professionale e della produzione in posizioni particolarmente qualificate. Ad eccezionedella Spagna, l'attività didattica comprende sempre lo svolgimento di tirocini più o meno numerosi ediversamente strutturati all'interno dei corsi, ma che nell'insieme impegnano gli studenti in unapercentuale variabile dal 25% al 50% della durata totale dei corsi. In Italia esiste un unico diplomadi laurea in Scienze agrarie ed in Scienze forestali di durata quinquennale cui si può accedere nonsolo dopo il conseguimento del diploma di perito agrario (conseguimento presso un Istituto tecnicoagrario), ma anche dopo il conseguimento di un diploma di secondaria superiore non specialistico.L'importanza assunta dalla dimensione formativa, soprattutto sul piano dell'organizzazionescolastica e dei titoli professionali rilasciati, rende opportuno un confronto delle caratteristiche deisistemi scolastici nei principali paesi europei.In Belgio, il titolo di "Ingegnere agronomo" può essere conseguito, dopo la scuola superiore, pressogli Istituti professionali superiori che prevedono corsi brevi (in media 2-3 anni) o lunghi (4 anni), cherilasciano il titolo di "ingegnere industriale in agricoltura"; oppure frequentando le università(di durata quinquennale), le quali a seconda della specializzazione acquisita, conferiscono il titolo di"ingegnere agronomo" e di "ingegnere chimico e delle industrie agrarie".In Francia la struttura dell'istruzione superiore in campo agricolo è molto articolata e offre un'ampiagamma di possibilità di orientamento e specializzazione degli studi. Esistono corsi biennali di tipotecnico, ma ad alto livello, che rilasciano diplomi universitari in "tecnologia in campo agricolo" ebrevetti tecnici superiori agricoli, orientati soprattutto all'attività professionale e tesi a formare figureprofessionali da collocare immediatamente nel mondo del lavoro; corsi brevi di tipo universitario opre- universitario, molto selettivi e impegnativi, che forniscono una formazione non strettamentespecialistica ma propedeutica all'attività in campo agronomico e agroalimentare; la formazioneuniversitaria vera e propria (che dura in media 4-5 anni), a sua volta suddivisa tra corsi

funzionali alla ricerca e alla carriera universitaria, all'inserimento nella pubblica amministrazione,all'attività professionale.Anche in Germania lo studio delle materie agrarie presenta tre diverse tipologie scolastiche. Laprima riguarda le scuole tecniche superiori (circa 3 anni di studio), mirate all'ingresso nel mondodel lavoro, che conferiscono il titolo di Ingegnere in Agricoltura. La seconda è rappresentata dagliIstituti di Insegnamento Superiore Generale, che offrono piani di studio differenziati e caratterizzatida una gradualità del processo di specializzazione nel campo agronomico. Infine, vi sono le Facoltàdi Agraria (di durata quadriennale), con numerosi corsi di laurea nel campo agricolo- forestale,all'interno dei quali vi sono spesso degli indirizzi e dei sotto-settori di specializzazione.In Olanda il sistema formativo si divide in Scuole di Insegnamento Professionale Superiore contredici indirizzi di specializzazione in campo agricolo, e l'Università Agronomica (la cui durata è 4-6 anni). Entrambi i corsi di studio formano figure professionali molto qualificate e specializzate chetrovano immediata collocazione nel mondo del lavoro (circa l'85% nel caso dei diplomati presso lescuole di insegnamento superiore), resa anche possibile dalla fortissima selezione che precedel'ingresso ai corsi di studio.Nel Regno Unito, la formazione nel campo agrario prevede la frequenza di corsi brevi di duratabiennale o triennale presso i Colleges of Agriculture, o corsi universitari lunghi (di durataquadriennale per ottenere il Master of Agricoltural Sciences) che hanno un forte orientamentospecialistico e settoriale dal momento che completano la preparazione acquisita nel ciclo di studidella scuola secondaria.In Spagna, l'acquisizione del titolo di "ingegnere agronomo" è articolata su tre diversi cicli diistruzione superiore, raccordati da corsi di adattamento interni che consentono la prosecuzione deicorsi ai livelli superiori: le Scuole Universitarie di Ingegneria Tecnica, con corsi triennali le ScuoleTecniche Superiori, con corsi che durano mediamente 6 anni e per i quali è richiesto un esame diammissione; i Dottorati biennali. Le prime (che rilasciano il Diploma di ingegnere tecnicoagronomo) sono a carattere professionalizzante e finalizzate all'inserimento nel mondo del lavoro, eprevedono al loro interno diversi indirizzi di specializzazione (quattro in campo agricolo e due inquello forestale). Il secondo ciclo di studi, a carattere universitario, offre il titolo di IngegnereAgronomo e consente l'accesso ai dottorati e alle successive specializzazioni nelle diverse materiedell'area agronomica.da: Cnel, Libro bianco sulle professioni in Europa Roma, 1993, pp. 80-82Tav. 22 - Schema sintetico sulle professioni agronomiche in EuropaBelgio Lussemburgo Olandaciclo secondario (diploma attitudinale) Ciclo secondarioIstituti Università Corso annuale Formazione primaria (8 anni)Corso breve Corso lungo 2 anni (candidato ingegnere) Insegnamento Pre-universitario Insegnamento Superiore nonuniversitario2 anni 2 cicli biennali 3 anni Ingresso al II anno accademico delle università del Belgio, della Francia, della Germania,dell'Austria della Svizzera Corso universitario (4 anni) Scuole agrarie (4 anni)1 anno pratica Ing. Agronomo Ing. Chimico e delle industrie agrarie Ingegnere (5 indirizzi) Ingegnere in agricolturaGraduato Ingegnere industriale in agronomia 2 anni post-laurea di ricerca 3-4 anni di corsi post-laurea (Dottore)Dottori in scienze agroeconomichesegue tav. 22Spagna Portogallo GreciaFormazione primaria e secondaria Ciclo secondario (12 anni) Ciclo secondario (12 anni)12 anni 13 anni Scuole superiori (3 anni) Corso integrativo (1 anno) Ultimi 3 anni Licei Scuole1 anno di corso di orientamento Tecnico agricolo specializzato Ingegnere tecnico agrario Università (1 anno) 1 annoScuole Università Scuole tecniche Ingegnere agronomo Istituti d'insegnamento tecnico superiore (3 anni e mezzo)Tecnico agricolo3 anni 6 anni Facoltà di agronomia (5 anni) Laureato in scienzeIngegnere tecnico in agricoltura Ingegnere Agronomo2 anni post-laurea (dott. ing. Agronomo)segue tav. 22Germania Danimarca Gran BretagnaCiclo secondario (13 anni) Formazione di base (fino a 16 anni) Ciclo secondario (15-16 anni)Scuole superiori Università Formazione accademica Formazione professionale Formazione superiore universitario(dopo 1 anno in un'azienda agricola (2 o 3 anni) Università

(3 anni)(Ammissione spesso subordinata ad 1 anno di pratica) Scuole di insegnamento superiore non universitario (1 anno emezzo - e anni di durata) Higher National Diploma (HND) (Bachelor of Sciences)1 annoIngegnere di FH (Fachhochschulen) Kandidat (agronomi, Hortonom) Esame ammissione universitario (4 - 6 anni) Finalnational Diploma (FD) Master in Agr. SciencesPraticantato per la libera professione Esame di Stato per l'insegnamentosegue tav. 22Irlanda Francia ItaliaScuola media (3 anni)Ciclo secondario Formazione di base (elementari + 4 anni di collége) Scuola media superiore (5 anni)Superiore non universitario Università Baccalaureats tecnici 3 anni liceo Baccalaureats classici Ist. prof.le perl'agricoltura (5 anni) Agrotecnico Tirocinio biennale o altroColleges (2 anni)National Certificate in Agricoltural Sciences esame di immatricola-zione Percorso breve Percorso lungo 2 anni dipreparazione Ist. tecnico agrario (5 anni) Perito Agrario Tirocinio biennale o altro4 anni più 1 di pratica in una azienda agraria Brevetto di tecnico superiore agricolo (2 anni) (BTSA) Scuole superiori diagricoltura (3 anni) (ESA) Ingegnere in agricoltura Laurea in scienze e tecnologie agrarie scienze forestali ed ambientaliscienze delle produzioni animali scienze agrarie tropicali e sub tropicali scienze delle produzioni aziendali (5 anni)Dottore Agrario e Dottore ForestaleBachelor of agricoltural Sciences Diploma universitario di tecnologia (2 anni) Scuole nazionali per ingegneri agricoli (3anni) (ENITA) Ingegnere dei lavori agricoli1 anno (Master of agricoltural Sciences) Diploma di studi universitari tecnico-scientifici (DEUST) Scuole nazionalisuperiori in agronomica (3 anni) (ENSA) Ingegnere agronomoTesi (Philosphy doctor)

6. L'indagine sugli iscritti all'Albo

6.1. L'organizzazione professionale

Tra i dottori agronomi e forestali la vocazione nei riguardi della libera professione è molto forte.Oltre la metà degli agronomi svolge l'attività di libero professionista a tempo pieno ed a tempoparziale. La dimensione prevalente dello studio è quella monopersonale, con la presenza cioè delsolo titolare, senza dipendenti e altre figure professionali. Tra chi svolge in modo prevalente la liberaprofessione non è molto diffuso il ricorso ad altre competenze al di fuori di quelle portate da ciascundottore agronomo, probabilmente per effetto delle dimensioni organizzative della loro attività.Sotto questo stesso profilo, la situazione dei dottori agronomi e forestali dipendenti di enti pubblicio privati risulta leggermente differente. Questi hanno in genere più occasioni di contatto e dicollaborazione con altre professioni, specie quelle tecniche. Significativa è la percentuale diagronomi inseriti come dipendente o dirigente nelle pubblica amministrazione, ed in particolarenelle amministrazioni decentrate, fatto che in qualche modo conferma il forte legame della categoriacon la dimensione territoriale locale. Nel settore privato, ove trova collocazione poco più di undecimo degli agronomi, l'impiego del dottore agronomo e dottore forestale per questioni afferentil'agricoltura mantiene la sua centralità. Nondimeno, il dottore agronomo sembra cominciare aritagliarsi un proprio ruolo anche nel settore industriale, specie nelle imprese di trasformazione ecommercializzazione dei prodotti agricoli e nelle imprese che forniscono strumenti e competenzeutilizzati in agricoltura.Analizzando in dettaglio i risultati dell'indagine, emerge che il 33,6% dei dottori agronomi eforestali esercita la libera professione a tempo pieno, mentre il 25,3% a tempo parziale (tab. 63).Considerando il Paese nel suo insieme, i liberi professionisti a tempo pieno sono relativamente piùnumerosi al Centro (42,9%). Nel complesso, la variabile territoriale e la tipologia professionaleappaiono legate da un significativo rapporto di dipendenza statistica. La scelta della liberaprofessione a tempo pieno appare più consistente tra le giovani generazioni (il 44,4% di coloro chehanno meno di 34 anni) e tra i professionisti con maggiore esperienza (il 51,3% di quelli tra i 60 ed i64 anni e il 51,6% con 65 anni ed oltre).

Tra i liberi professionisti a tempo parziale, elevata è la percentuale di coloro che svolgono l'attivitàdi docente, in particolare nelle scuole medie superiori (47,1%, tab. 64). Questa dimensionelavorativa è particolarmente estesa tra le donne: diverse libere professioniste a tempo parzialetrovano infatti impiego come docenti nelle scuole medie superiori (33,2%) ed inferiori (16,7%), enelle università (16,7%).Nel complesso il 20,5% dei dottori agronomi affianca alla libera professione un altro lavoroautonomo. Il 9,8% svolge in particolare in parallelo alla attività di libero professionista quella diimprenditore, profilo particolarmente diffuso tra le donne (16,7%). Il 3,9% è agricoltore, percentualeosservata anche per gli agronomi che esercitano un'altra libera professione. La libera professione atempo parziale risulta diffusa nelle generazioni intermedie, tra chi ha un'età compresa tra i 40 ed i 45anni (39,3%).Poco meno di un terzo dei dottori agronomi e forestali è inserito nella pubblica amministrazione. Il28,5% di dottori agronomi e forestali ha trovato occupazione presso enti od organizzazioni di dirittopubblico, mentre nel settore privato risulta collocato l'11,8%. La scelta in favore del lavorodipendente nel settore pubblico appare preminente per gli agronomi con età compresa tra i 46 ed i49 anni (47,1%).Significativa è la presenza degli agronomi nelle amministrazioni pubbliche periferiche: i dipendentipresso gli enti locali sono pari al 19,1% (tab. 65), realtà diffusa tra le donne (37,1%) ed al Sud(24,6%); l'8,5% è invece inquadrato come dirigente. L'11,2% dei dottori agronomi e forestali èdipendente presso amministrazioni statali, ed anche tra questi significativa è la quota delle donne(22,2%). Ruoli dirigenziali nelle amministrazioni statali sono occupati dal 5,4%. Infine il 7,6% ed il3,1% dichiara rispettivamente di essere dipendente e dirigente in altre amministrazioni pubbliche.La scuola è l'altro settore dove tradizionalmente trovano inserimento i dottori agronomi e forestaliche non esercitano la libera professione. Nel dettaglio, il 12,1% è docente di scuola mediasuperiore, mentre gli insegnanti di scuole medie inferiori ed i docenti universitari rappresentanorispettivamente il 3,1% ed il 4,0%.Nel settore privato si iniziano ad intravedere importanti novità. Se l'agricoltura continua arappresentare nel complesso un significativo sbocco occupazionale, emerge al contempo una nuovafigura di agronomo inserito in contesti più ampi. In tal senso il dato più significativo è rappresentatodalla quota di agronomi, pari al 7,1%, dipendenti in imprese private non agricole.Nel settore agricolo, il 6,3% è dipendente in associazioni di categoria; il 4,0% ed l'1,8% ha trovatooccupazione rispettivamente come dipendente e come dirigente presso aziende agricole; il 2,7% el'1,3% come dipendente e come dirigente presso industrie di trasformazione di prodotti agricoli.Si rileva una stretta relazione statistica tra gli agronomi/forestali e le tipologie di contratto. Lagrande maggioranza dei dottori agronomi e forestali che svolge l'attività professionale comedipendente ha una situazione contrattuale stabile. Il 90,8% lavora con contratto a tempoindeterminato (tab. 66), percentuale che sale al 93,4% tra i dipendenti di enti ed organizzazioni didiritto privato. Solo il 7,3% dei dipendenti lavora con contratti a tempo determinato, condizionediffusa soprattutto tra le donne (28,6%, tab. 67), i più giovani (22,7%), e gli agronomi del Nord Est(11,4%).Anche tra le modalità di esercizio della professione e la ripartizione geografica sussiste una strettacorrelazione. Il 75,7% dei liberi professionisti esercita la libera professione come unico titolaredello studio (tab. 68). Questa dimens ione interessa l'80,4% dei professionisti a tempo pieno ed il69,4% dei professionisti a tempo parziale. Gli studi mono-personali sono relativamente più diffusinel Centro e nel Sud del Paese.All'interno della categoria gli studi associati non sembrano ancora realtà molto sviluppate, dalmomento che coinvolgono solo il 10,8% degli agronomi libero professionisti. In questo tipo diorganizzazione professionale è presente una percentuale significate di donne (18,9%) e di liberiprofessionisti con meno di 34 anni (15,2%).Il 7,6% svolge attività di prestazione senza però titolarità di studio, tipologia organizzativa che trovamaggiore diffusione nel Nord, tra i liberi professionisti a tempo parziale e tra le libereprofessioniste. Un numero inferiore di iscritti all'Albo infine svolge l'attività professionale in uno

studio associato con altre categorie professionali (4,4%), in società di ingegneria (0,9%) ed insocietà di servizi (0,6%).Tra le due variabili, tipologia professionale e numero di dipendenti non professionisti, si osserva unsignificativo rapporto di dipendenza statistica. Anche in considerazione delle modalità di eserciziodell'attività professionale, gli studi professionali dei dottori agronomi e forestali hanno in generedimensioni ridotte. L'83,7% dei liberi professionisti non ha alcun dipendente presso il proprio studioprofessionale, mentre l'11,9% dispone di un solo dipendente (tab. 69). Studi di maggiori dimensionisono presenti nel Nord Ovest, mentre non si rilevano evidenti differenze sotto questo profilo tra liberiprofessionisti a tempo pieno ed a tempo parziale.Tra i dottori agronomi e i dottori forestali non è molto diffuso un approccio multidisciplinarenell'esercizio dell'attività professionale. Nel complesso, il 70,4% degli iscritti svolge la propria attivitàprofessionale senza intrattenere rapporti di collaborazione con altre figure professionali (tab.70). Percentuali ancora superiori si evidenziano per i professionisti che esercitano la liberaprofessione a tempo pieno ed a tempo parziale, rispettivamente l'84,3% e l'86,8%. Più ricca edarticolata è la presenza di altri specialisti negli enti pubblici e privati in cui gli agronomi sonoinseriti.Considerando la categoria nel suo insieme, le professioni tecniche sono quelle maggiormentepresenti nello studio o nell'ente in cui si svolge l'attività professionale. Tra queste vi sono inparticolare i periti agrari (15,9%), i geometri (14,5%), gli agrotecnici (7,5%), gli ingegneri (5,3%),professioni con le quali si trovano a collaborare in misura nettamente maggiore i dottori agronomi eforestali dipendenti di enti pubblici e di imprese private. Tra le altre professioni l'unico datosignificativo è quello relativo ai ragionieri ed ai periti commerciali (5,9%). Statisticamentesignificativo è il rapporto tra il grado di interdisciplinarietà nell'attività professionale e la variabileterritoriale. Nel complesso si può osservare un maggiore grado di interdisciplinarietà dell'attivitàprofessionale nelle zone del Nord Est e, in misura minore, del Nord Ovest (tab. 71).Nell'ambito dell'attività professionale il ricorso ai moderni strumenti tecnologici assume un ruolodecisivo. La quasi totalità degli agronomi utilizza i personal computer (tab. 72), insieme a tutta unaserie di strumenti informatici collegati, quali stampanti (90,4%), unità cd rom (43,4%), scanner(34,5%), video terminali (19,3%), server (15,9%). Trovano ampia diffusione strumenti come lefotocopiatrici (78,9%), i fax (78,4%) ed i telefoni cellulari (49,3%).

6.2. Il mercato e le competenze professionali

Il mercato in cui si inserisce il dottore agronomo e dottore forestale è interessato da una serie dimutamenti. Rispetto al recente passato, viene confermato lo stretto legame della categoria con ilterritorio e con le realtà economiche ed amministrative che vi operano. I clienti tipici del dottoreagronomo e dottore forestale sono le piccole e medie imprese della filiera agricola, le personefisiche e le pubbliche amministrazioni periferiche. In particolare queste ultime rappresentano unriferimento essenziale per la categoria, sia come domanda di prestazioni qualificate, sia comesbocco professionale per gli agronomi che non esercitano la libera professione.Se nel passato l'azienda agricola ha rappresentato il soggetto di riferimento privilegiato, inprospettiva tende ad assumere maggiore importanza il settore ambientale. In questo campo, in virtùdella sua specifica formazione, il dottore agronomo e dottore forestale, sia come libero professionistache come dipendente, può meglio di altri proporre un approccio globale alle problematiche dellosviluppo rurale, intervenendo sia sotto il profilo della tutela e della gestione del territorio, sia neiprocessi produttivi della filiera agroalimentare.Riguardo questo ultimo aspetto, la categoria tende ad assumere la veste di interlocutore privilegiatoper le industrie di trasformazione e commercializzazione dei prodotto agricoli. In tale settore leattività svolte sono quelle classiche di prestazioni tecniche per l'agricoltura, ma anc he, ed è questa lanovità più significativa, la prestazione gestionale ed il marketing. Si rileva quindi una parte ancoraminoritaria, ma estremamente dinamica di agronomi che configura la propria attività professionale

come elaborazione ed offerta di servizi, e che quindi si inserisce a pieno titolo nel settore delterziario avanzato.Dall'analisi dei dati relativi alla tipologia della clientela dello studio si evince che la domanda dellaprofessionalità del dottore agronomo e dottore forestale è strutturata in tre segmenti distinti: lepiccole e medie aziende private, le amministrazioni pubbliche periferiche e le persone fisicheprivate.Si osserva che la tipologia della clientela e la ripartizione territoriale sono legate da un significativorapporto di dipendenza statistica. In particolare il 59,7% degli intervistati ha come clienti impresecon meno di 50 addetti (tab. 73). L'attività di supporto alle piccole e medie imprese è estremamentediffusa nel Sud (66,3%). Nel settore pubblico, le amministrazioni locali si avvalgono dellecompetenze dei dottori agronomi e forestali con maggiore frequenza e continuità. Considerando idati, 21,6% ha come referente le amministrazioni comunali, il 15,9% la regione, il 13,6% laprovincia, il 5,2% con le comunità montane, mentre solo il 7,0% ha come clienti le amministrazionistatali, a conferma dello stretto rapporto che lega la categoria alla realtà locale. Nelle macro areeterritoriali del Paese, il rapporto con le amministrazioni locali appare più marcato nelle regioni delCentro, in particolare con le amministrazioni provinciali (29,4%) e regionali (27,5%). Nel Nord Estinvece, oltre alle amministrazioni comunali (29,7%) ed alle comunità montane (7,6%), assumono unamaggiore rilevanza rispetto il dato nazionale le aziende con oltre 250 dipendenti (6,8%).Un significativo rapporto di dipendenza si osserva tra la variabile sesso e la tipologia prevalente diclientela. Le donne in particolare hanno saputo sviluppare la propria professionalità nei rapporti conle amministrazioni locali. Dai dati si evince che il 27,9% fornisce prestazioni professionali ai comuni,il 23,5% alle regioni, il 16,2% alle province, il 10,3% alle comunità montane (tab. 74). Infine il45,0% dei dottori agronomi e forestali ha come cliente principale le persone fisiche private. Suquesto segmento di mercato si inseriscono specialmente i professionisti più anziani, con 65 anni edoltre (64,5%, tab. 75), professionisti che hanno maturato una maggiore esperienza professionalee la possibilità quindi di instaurare un rapporto stabile con il singolo cliente. Nel complesso, sussisteuna significativa dipendenza statistica tra età e tipologia di clientela. Infine, il 54,1% dei dottoriagronomi e forestali del Nord Est presta la propria opera a persone fisiche private.Il 51,4% dei dottori agronomi ha una clientela fissa. Questo carattere della domanda è più accentuatotra i liberi professionisti a tempo pieno (53,5%, tab. 76), mentre tra i liberi professionisti a tempoparziale prevale una clientela saltuaria (66,2%). Nel Nord del Paese la clientela tende ad essere fissain misura maggiore, al contrario di quanto invece avviene nel Sud e nelle Isole.La dimensione territoriale prevalente dell'attività professionale è locale per il 58,5% e regionale per il30,1% degli iscritti (tab. 77). Questi dati indicano ancora l'esistenza di un rapporto privilegiato dellacategoria con il territorio, sia pure con alcune specificazioni. A livello locale, la clientela èprevalentemente saltuaria (55,2%), mentre la domanda regionale si configura in misura maggiorecome stabile (58,3%). La dimensione nazionale interessa solo l'8,0% degli iscritti e si configura comeclientela fissa per una quota consistente di professionisti (74,5%). Percentuali minori prestano i loroservizi oltre i confini italiani, in modo prevalentemente stabile nell'ambito dell'Unione Europea,saltuariamente nel resto del mondo.Si osserva una stretta relazione tra la dimensione territoriale prevalente dell'attività professionale e laripartizione territoriale. Nel Sud e nelle Isole ben il 65,1% dei professionisti si rivolge ad un mercatoprevalentemente locale, dato a cui si deve aggiungere il 27,1% di professionisti con una dimensioneprevalentemente regionale dell'attività professionale (tab. 78). Nel Nord Est e nel Nord Ovest crescela percentuale di iscritti che opera su tutto il territorio nazionale (rispettivamente nel14,5% e nel 12,5% dei casi). Al Centro si concentra una buona percentuale di chi opera in unadimensione internazionale.A giudizio dei dottori agronomi e forestali i profili dell'attività professionale da migliorare sono tre:

in primo luogo vi è l'aggiornamento professionale nel settore od attività dicompetenza, indicato nel 24,5% delle risposte (tab. 79). Questa esigenza è avvertitatra chi esercita la libera professione a tempo pieno (30,1%), tra le donne (31,3%, tab.

80), tra i dottori del Centro (31,8%) e del Sud (25,9%). Sempre in materia diaggiornamento professionale, il 7,5% ravvisa la necessità di un aggiornamento delledotazioni informatiche e tecnologiche (8,9%), orientamento anche questo diffuso inparticolare tra le donne (14,8%);

un secondo profilo riguarda direttamente i contenuti della prestazione professionaleda migliorare. Tra questi, nel 23,0% delle risposte viene indicata l'efficienza,soprattutto da parte di chi opera nel Nord Est (33,8%), nonché tra i dipendentipubblici (30,3%) e privati (29,5%). Il 17,0% presta attenzione al rispetto dei tempi,mentre il 15,5% alla capacità di risolvere rapidamente i problemi posti.

infine il 20,4% indica la necessità di migliorare il rapporto con la pubblicaamministrazione, fattore che facilita il raggiungimento di determinati risultatinell'esercizio della professione. Tale aspetto è sottolineato degli iscritti del Sud edelle Isole (24,8%) e del Centro (23,4%) ed infine da chi esercita la professione atempo parziale (28,2%).

Per ciò che concerne la specializzazione prevalente, è opportuno ricordare che, sulla base di quantofissato dalla legge 152/92, le competenze del dottore agronomo e dottore forestale coprono un vastospettro. Tentando di schematizzare, dai risultati della ricerca emerge che i settori in cui attualmenteessi svolgono principalmente l'attività professionale sono l'economico-estimativo, la tutela e lagestione dell'ambiente, l'agricoltura e progettazione in ambito forestale.Il 37,3% è specializzato nel settore economico-estimativo (tab. 81), attività diffusa fra chi ha 65anni ed oltre (58,1%) e tra chi esercita al Sud e nelle Isole (42,1%).Altro settore rilevante è quello della progettazione, della gestione del territorio e della tutelaambientale. In questo ambito operano percentuali significative di donne e di giovani.In dettaglio, il 19,4% opera in prevalenza nel settore ecologico-ambientale, specializzazione che hauna diffusione maggiore tra le donne (30,4%) e tra i dottori più giovani (il 25,4% degli iscritti con etàinferiore ai 34 anni). Il 14,8% opera prevalentemente nel campo della pianificazione territoriale,settore anche questo dove è consistente la presenza delle donne (20,3%), l'11,7% in quello forestale,specializzazione anche questa diffusa tra i più giovani (16,7%). Infine il 7,7% si è specializzato nelladifesa del suolo.Dai dati emerge che, mediamente, nel Nord Est l'attitudine dei dottori agronomi e forestali aspecializzarsi in campo ambientale è maggiore. In questa area del Paese il 39,4% degli iscritti èinserito nel campo ecologico-ambientale, il 23,9% nella pianificazione territoriale, il 15,5% nelcampo della progettazione forestale.L'agricoltura rimane per la professione un importante settore di riferimento. E' comunque darilevare che anche in questo campo si osservano notevoli trasformazioni ed articolazioni. Il 15,3%dei dottori agronomi e forestali si è specializzato nella difesa fitosanitaria, settore in cui esercita lapropria attività professionale il 23,9% dei dottori del Nord Est. Il 13,3% si è inserito nel settoredella produzione vegetale, segmento rilevante ancora nel Nord Est (19,7%). Infine l'11,4% operanel settore agro-alimentare ed il 10,7% in quello della produzione animale.In rapporto alle varie tipologie professionali, tra i professionisti a tempo parziale il 53,7% si èspecializzato nel campo economico-estimativo (tab. 82). Per le specializzazioni in campoambientale, il 26,2% si occupa del settore ecologico-ambientale, mentre il 14,8 di difesa del suolo.Nel settore agricolo il 22,8% è specializzato prevalentemente nella difesa fitosanitaria.Tra i liberi professionisti a tempo pieno, una quota consistente, pari al 18,3%, operaprevalentemente nella pianificazione territoriale e nel campo forestale (16,8%), mentre nellaproduzione animale il 22,4% dei dipendenti del settore privato ed il 14,1% dei dipendenti del settorepubblico.Definiti i tre settori di riferimento, resta da analizzare il quadro delle specifiche attività svolteattualmente dai dottori agronomi e forestali e le attività per le quali è previsto uno sviluppo nei

prossimi tre anni. In merito a questo secondo profilo, l'indagine, sulla base dell'esperienzaprofessionale e delle previsioni degli stessi intervistati, consente di definire le probabili linee dievoluzione della professione.Prendendo in esame dapprima le attività svolte attualmente, si conferma che i settori principali diimpiego dei dottori dei dottori agronomi sono i tre poc'anzi indicati (economico-estimativo,ambiente e territorio, agricoltura). Nondimeno è possibile evidenziare ulteriori elementi.Il 18,7% dei dottori agronomi e forestali si occupa attualmente di estimo civile (tab. 83). Il 20,4%opera nel campo delle consulenze/perizie giudiziarie civili, attività esercitata da una porzionerilevante di liberi professionisti a tempo parziale (32,0%), dagli agronomi del Nord Est (27,0%, tab.84) e dai professionisti più anziani (tab. 85).Nel campo della gestione e tutela dell'ambiente e del territorio, il 22,9% svolge prevalentementel'attività professionale nella pianificazione e progettazione ambientale, territoriale ed urbana, settorein cui sono inserite diverse donne (30,2%, tab. 86) e liberi professionisti a tempo pieno. Il 15,7% sioccupa di studi di impatto ambientale, il 12,5% di monitoraggio ambientale.Riceve ancora conferme l'interesse degli agronomi del Nord Est nei confronti delle attività chefanno capo al settore ambientale. In particolare, sono da evidenziare, rispetto il quadro nazionale, idati relativi alla progettazione e pianificazione ambientale, territoriale ed urbana (29,7%), almonitoraggio ambientale ed allo studio di impatto ambientale (attività esercitate entrambe dal18,9% degli agronomi presenti nel Nord Est), ai parchi ed alle riserve naturali (13,5%), al recuperodi cave e discariche (10,8%), alla salvaguardia dell'assetto idrogeologico (9,5%), all'eco-audit edall'eco- label (4,1%).Nel settore agricolo, il 20,2% dei dottori agronomi e dei dottori forestali svolge attualmente l'attivitàprofessionale nel campo della produzione vegetale, il 9,7% nella produzione animale, attività moltodiffusa tra gli agronomi del Sud del Paese (17,2%). Settori di rilievo infine sono quelli dellatrasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli (14,4%), segmento in cui svolgel'attività professionale il 23,4% degli iscritti del Centro; dell'accertamento e della certificazione dellaqualità delle produzioni agricole, zootecniche e forestali (12,3%), settore in cui opera il 23,0% degliagronomi del Nord Est; della prestazione gestionale (12,5%) e della prestazione agro- finanziaria(9,9%), specie nel Nord. Infine anche il verde e l'arredo urbano (12,3%) e degli ambiti professionalicollegabili ai progressi nel campo delle biotecnologie (12,1%) offrono attualmente consistentiopportunità di lavoro.Per ciò che concerne le attività per cui è previsto uno sviluppo nei prossimi tre anni, sembraopportuno effettuare una analisi dinamica dei dati, mettendo in secondo piano il profilo meramentequantitativo, in favore di un approccio qualitativo teso ad evidenziare i settori in espansione. I dottoriagronomi e forestali ritengono che nei prossimi tre anni si osserveranno sviluppi negli ambitiprofessionali collegabili all'ambito delle biotecnologie, indicate dal 15,3% (tab. 87), pari ad un più3,2% rispetto alla situazione attuale. In particolare, per questo settore è previsto uno sviluppo specietra chi svolge la libera professione, nonché per gli agronomi del Centro e del Sud (rispettivamente il20,0% ed il 19,0%).Gli altri settori in cui gli iscritti pensano di inserirsi sono il monitoraggio ambientale (14,7%, più2,2%) e l'accertamento e la certificazione della qualità delle produzioni agricole, zootecniche eforestali (14,5%, più 2,2%), soprattutto nelle aree del Nord Est (26,5%).Di particolare interesse risulta il dato relativo al marketing (10,1%, più 1,3%), specializzazione dicrescente importanza tra i dottori agronomi e forestali dipendenti di imprese private (16,9%). Questodato conferma la tendenza crescente dei dottori agronomi ad individuare nelle imprese e nel settoreterziario validi interlocutori. Anche nel campo ambientale si prevedono ulteriori progressi, specie inambiti in cui è già significativa la presenza dei dottori agronomi e forestali, quali la pianificazione eprogettazione ambientale, territoriale ed urbana (23,7%, più 0,8%) e lo studio di impatto ambientale(16,5%, più 0,8%). Più degli altri i professionisti del Nord Est sottolineano le opportunità disviluppo connesse a questo tipo di attività.

Nel complesso, i dottori agronomi e forestali sono soddisfatti della loro attività professionale. Sidichiara molto soddisfatto ed abbastanza soddisfatto rispettivamente il 23,0% ed il 54,7% degliintervistati (tab. 88).Un grado maggiore di soddisfazione si rileva tra i professionisti a tempo pieno e tra i dipendenti delsettore privato, mentre disagi maggiori si riscontrano tra i liberi professionisti a tempo parziale.Inoltre, si osserva una stretta dipendenza statistica tra grado di soddisfazione professionale eripartizione geografica. Giudizi mediamente migliori sono presenti infine tra gli iscritti del Nordrispetto a quelli del Centro e del Sud (tab. 89).Tra gli aspetti della professione che danno maggiore soddisfazione, il 39,6% dei dottori agronomi eforestali ha indicato l'autonomia, il 32,9% la possibilità di accrescere la propria preparazioneprofessionale, il 30,6% i contenuti oggettivi dell'attività svolta ed infine il 18,6% la professionalitàacquisita (tab. 90). Nel complesso quindi la categoria si caratterizza per una forte vocazione allaprofessione e per una elevata motivazione all'accrescimento del proprio bagaglio di conoscenze.Tra le diverse tipologie professionali, la maggioranza dei liberi professionisti apprezza l'elevatogrado di autonomia connessa alla propria esperienza professionale (52,2%), mentre i dipendenti delsettore pubblico l'aspetto più importante è rappresentato dalla possibilità di accrescere lapreparazione professionale (38,8%).Nel recente passato per il 63,2% dei dottori agronomi e forestale l'interlocutore privilegiato è statol'azienda agricola (tab. 91), cliente per eccellenza specie per le generazioni più anziane diprofessionisti nonché segmento ove trova occupazione il 74,2% degli agronomi dipendenti nelsettore privato. Sempre nel settore privato, il 10,1% dei dottori agronomi e forestali ha svoltoattività professionale nell'ambito di industrie di trasformazione di prodotti agricoli, mentre il 9,4%nelle industrie di commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici. L'8,2% infine per l'eserciziodella professione ha avuto come referente gli studi professionali.Nel settore pubblico i dottori agronomi e forestali hanno trovato nella dimensione locale i punti diriferimento più importanti. Negli ultimi tre anni il 28,8% ha trovato un valido interlocutore negli entilocali, fenomeno osservato in particolare nelle regioni del Nord (tab. 92) e tra i liberi professionisti atempo pieno. Il 21,7% degli agronomi ha indicato invece le amministrazioni regionali, e tra questinumerosi sono gli agronomi del Nord. Il 13,9% infine ha avuto contatti con le altre pubblicheamministrazioni.Nel prossimo futuro si prevedono importanti cambiamenti in merito ai soggetti di riferimento per losviluppo della professione. Se le aziende agricole rimangono nel complesso l'interlocutore diriferimento per una rilevante parte di agronomi, pari al 45,9% (tab. 93), vi sarà nondimeno unamaggiore diversificazione. Nel settore privato le industrie di trasformazione di prodotti agricolioffriranno maggiori occasioni di sviluppo della professione per il 23,1%. Questa previsione apparediffusa specialmente tra gli agronomi del Centro e del Sud. Il 16,6% individua il referente principaleper il prossimo futuro nelle industrie di commercializzazione di prodotti agricoli, zootecnici eforestali. Rispetto al passato quindi si osserva, almeno nelle previsioni degli stessi protagonisti, uncoinvolgimento maggiore dei dottori agronomi e forestali in tutti i segmenti che compongono lafiliera della produzione agricola. L'altro dato di un certo interesse riguarda le imprese di prestazioneterziarie, indicate da un significativo 5,5% come soggetti di riferimento nei prossimi tre anni,orientamento presente in larga misura tra i liberi professionisti che operano a tempo parziale (8,6%).Incrementi, seppure di portata minore, sono previsti anche per le amministrazioni pubblicheperiferiche. In particolare, il 58,7% degli iscritti del Nord Est individua negli enti locali i soggetti diriferimento principali, orientamento condiviso dal 43,2% degli iscritti del Nord Ovest, mentre leregioni sono indicate dal 28,6% nel Nord Est e dal 30,5% nel Nord Ovest.Si iniziano anche ad intravedere alcuni effetti del processo di unificazione europea. Il 5,9% deidottori agronomi e forestali infatti ritiene che gli organismi e le strutture comunitarie svolgerannoun ruolo utile per lo sviluppo della professione, opportunità sentita in misura significativa dagliagronomi del Nord Est (20,6%).

La grande maggioranza dei dottori agronomi e forestali avverte la concorrenza da parte di altrefigure professionali. Ben il 92,4% da una risposta affermativa circa l'esistenza di altri professionistiche tendono a sovrapporsi negli medesimi ambiti di competenza degli agronomi (tab. 94).Nello specifico delle diverse figure professionali, il 63,7% dei dottori agronomi e forestali individuanegli architetti i maggiori concorrenti, in particolare nel campo dell'edilizia e della pianificazione delterritorio (tab. 95), opinione che trova una estrema diffusione tra i dottori agronomi del Nord e delCentro del Paese, tra le donne (73,1%, tab. 96), tra i liberi professionisti a tempo pieno (69,5%).Sempre nel settore dell'edilizia il 61,7% evidenzia ricorrenti fenomeni di sovrapposizione con igeometri, aspetto percepito maggiormente dai professionisti a tempo parziale (73,1%) e dagliagronomi del Nord Est (66,7%). Il 51,6% indica invece gli ingegneri, dato osservato in misuramaggiore nel Sud (63,0%). Nel settore agricolo, il 26,6% dei dottori agronomi e dottori forestaliindica come concorrente sul mercato i periti agrari, specie nel Nord Est (40,3%) e tra i professionisti atempo parziale (31,0%).

6.3. La rappresentanza professionale

Sulla rappresentanza professionale non emerge nella categoria una posizione univoca. Per il 30,2% ilmotivo principale dell'iscrizione all'Albo va ricercato nella possibilità di riconoscersi in una strategiadi sviluppo comune (tab. 97), posizione espressa da una significativa percentuale di donne(43,5%) e tra i dipendenti del settore pubblico (36,1%, tab. 98). Il 20,9% è del parere chel'iscrizione all'Albo consenta di usufruire dei servizi offerti dalla categoria, orientamento questomolto diffuso tra gli agronomi del Nord Ovest (35,7%, tab. 99). Infine, il 19,4% sottolinea lapossibilità di usufruire della tutela garantita alla categoria.Ben il 27,3% dei dottori agronomi non rinviene alcun motivo sostanziale per iscriversi all'Albo. Aquesti critici va aggiunto un 3,9% che è iscritto all'Albo in quanto la legge lo prevede come obbligoper l'esercizio della professione. La posizione di critica è espressa in larga misura dagli iscritti piùanziani.In tema di unico ordine professionale, che comprenda cioè le altre professioni tecniche, tra i dottoriagronomi e forestali si individuano alcune aperture significative. Se una parte consistente, pari al44,5% (tab. 100), si dichiara decisamente contraria a tale ipotesi, si osserva che un cospicuo 38,3% èinvece schierato a favore. Rispetto alla media, sono più aperti verso l'ipotesi dell'ordine unico i liberiprofessionisti ed i dottori agronomi e forestali delle regioni del Nord. La fluidità delle posizionimaturate nel contesto della categoria è testimoniata comunque dall'elevata quota di indecisi, pari al17,2%.

6.4. La formazione

Riguardo la propria formazione universitaria i dottori agronomi e dottori forestali esprimono ungiudizio nel complesso positivo. Nondimeno, emerge una esigenza diffusa di ridefinizione degliordinamenti, in ragione degli sviluppi che interessano oggi la professione. Ai corsi di laurea sichiede di fornire una formazione più articolata, che dia un adeguato rilievo alla specializzazione edai contenuti pratici connessi all'attività professionale.Il 14,1% ed il 56,6% degli intervistati giudica rispettivamente molto utili ed abbastanza utili glistrumenti conoscitivi acquisiti durante il corso di laurea (tab. 101). Questo orientamento apparerelativamente più diffuso nel Nord Ovest, mentre al Centro ed al Sud si rilevano le perplessitàmaggiori. Considerando il rapporto tra tipologia professionale e giudizio sull'utilità degli strumentiacquisiti durante il corso si laurea (tab. 102), si osserva una maggiore soddisfazione tra i dipendentidel settore privato.Altro rapporto significativo si osserva tra l'età anagrafica degli iscritti ed il giudizio sugli strumentiformativi. Tra gli iscritti con età inferiore ai 34 anni, tra quelli tra i 40 ed il 45 anni di età e tra i 55 edi 59 anni è presente un orientamento più critico nei confronti della formazione universitaria (tab.103).

Analizzando separatamente i dottori agronomi ed i dottori forestali che esprimono un giudizionegativo sulla formazione universitaria (pari nel complesso al 29,3%), le critiche maggiori sonodirette ad evidenziare la scarsa attenzione del mondo accademico nei confronti della realtà e deicontenuti dell'attività professionale. Il 62,1% degli insoddisfatti sottolinea la presenza eccessiva diinsegnamenti di natura esclusivamente teorica (tab. 104), opinione espressa in particolare daidipendenti del settore privato (76,5%) e dai liberi professionisti a tempo pieno (68,4%).Il 37,9% ritiene che gli insegnamenti si rivelino spesso inadeguati per risolvere le questioni concrete,aspetto percepito specialmente dagli agronomi del Centro (44,7%, tab. 105). Il 14,2% degliinsoddisfatti ritiene i corsi universitari inadeguati a formare figure professionali, orientamento questomolto diffuso tra i dipendenti pubblici (23,9%) e nel Nord Est (23,8%).Infine il 13,6% lamenta l'assenza in ambito universitario di adeguate strutture di supporto perl'inserimento nel mondo del lavoro, critica diffusa tra i liberi professionisti a tempo parziale e tra gliiscritti del Nord Ovest.La professione è attraversata in questa fase da notevoli processi di mutamento, in particolare per ciòche concerne le nuove tipologie di prestazioni che il mercato richiede. Tali processi ridisegnano lafigura del professionista, a partire ovviamente dalle competenze che egli deve essere in grado dioffrire, e svolgono di conseguenza importanti effetti sullo stesso mondo accademico. In sostanzaall'università si chiede di prevedere o comunque di assecondare i cambia menti in atto, e quindi diprestare maggiori risorse e dare più visibilità a materie di insegnamento utili a rendere piùcompetitiva la figura del dottore agronomo e dottore forestale.Tra i profili della formazione universitaria da migliorare, il 23,8% indica quello legislativo,nazionale e comunitario (tab. 106). Questa indicazione nasce da una constatazione di fatto, ovverodal ruolo svolto dagli agronomi nel campo dell'assistenza alle imprese per consulenze in materialegislativa e dai compiti assolti dagli agronomi dipendenti nella pubblica amministrazione e nelsettore privato. Queste funzioni avranno evidentemente un ulteriore sviluppo con l'unificazioneeuropea e con l'attribuzione di nuove competenze alle amministrazione periferiche, specie inmateria di pianificazione territoriale e di sviluppo rurale. Particolare attenzione a questo profiloviene accordata dai dipendenti del settore pubblico e privato (rispettivamente il 27,3%), dalle donne(34,8%, tab. 107), e dai dottori agronomi e dottori forestali del Nord Est (26,5%, tab. 108).Il limite più evidente della formazione universitaria è individuato nella scarsa attenzione alleproblematiche connesse all'esercizio della professione. Pur offrendo un complesso e solido bagagliodi nozioni, tra i dottori agronomi e dottori forestali sembra nondimeno diffusa l'idea che laformazione non consideri nella giusta proporzione i contenuti pratici della professione. Si denunciain sostanza l'incapacità di fatto del modo accademico di formare dei professionisti in grado al terminedegli studi di accedere agevolmente alla professione.Il 20,5% degli iscritti ritiene che l'università debba prestare maggiore attenzione alle tematicherelative all'inserimento nel mercato. Questo orientamento è molto diffuso tra i liberi professionisti atempo parziale (25,5%) e nel Nord Ovest (34,3%). Il 16,8% sottolinea l'importanza di insegnamentiriguardanti la promozione dell'attività professionale, il 12,1% dell'organizzazione del lavoro, il10,2% del marketing e delle indagini di mercato.Altro profilo di grande interesse riguarda la formazione in campo ambientale. Il 19,1% sottolineal'opportunità di una preparazione adeguata in tema di tutela e valorizzazione ambientale,orientamento diffuso tra gli agronomi del Centro del Paese (26,9%), tra i professionisti a tempoparziale (23,4%) e tra i dipendenti pubblici (22,4%). Il 14,5% pone l'accento sulla pianificazione eprogrammazione territoriale ed, infine, il 12,9% è dell'avviso che si debba migliorare la formazioneper la certificazione della qualità dei prodotti della filiera agricola, esigenza sentita particolarmentenel Nord Est (27,9%).In materia di aggiornamento professionale la categoria è divisa a metà. Nonostante i limiti indicati,l'università è ritenuta dalla categoria come una importante risorsa, e come tale, per il 40,4% essa devesvolgere un ruolo significativo anche nel campo dell'aggiornamento professionale (tab. 109). Il49,5% ritiene invece che l'aggiornamento debba svolgersi al di fuori del sistema universitario.Infine il 10,1% vede con favore il concorso dell'università e di soggetti esterni.

Attualmente per il 32,2% degli agronomi la modalità di aggiornamento più ricorrente è rappresentatadalla lettura di documentazione specialistica (tab. 110), strumento largamente utilizzato nel Centro(45,5%) e nel Sud (39,4%). Si affida invece all'autoformazione contestuale all'attività lavorativa il25,6% degli agronomi. Un altro canale è rappresentato dai corsi presso enti di formazione pubblici,seguiti dal 24,2%. A questi corsi sono interessati tra tutti gli agronomi delle regioni del Nord.Nel prossimo futuro si prevede invece una maggiore articolazione degli strumenti di aggiornamentoutilizzati. In tal senso il dato più significativo è rappresentato dal forte decreme nto rispetto al recentepassato del numero dei soggetti che si affideranno principalmente alla lettura della documentazionespecialistica (-17,7%, tab. 111). Si registra al contempo un ulteriore incremento degli agronomi cheseguiranno corsi di formazione.Il 29,7% prevede di seguire corsi presso enti di formazione pubblici, orientamento molto diffuso tra idipendenti del settore privato (33,1%, tab. 112) ed al Nord. Il 24,0% seguirà corsi di formazionepresso strutture degli Ordini, intenzione presente tra i liberi professionisti a tempo parziale (27,8%),mentre il 19,6% utilizzerà enti di formazione privati, specie nel Nord Est (27,2%). Infine unapercentuale significativa di agronomi prevedono di usufruire dei servizi offerti da internet (12,8%).Tra gli strumenti di aggiornamento, il supporto cartaceo (libri, dispense, ecc.) rimane ovviamentequello di maggiore utilizzo (tab. 113). Si osserva nondimeno una buona predisposizione dellacategoria verso i nuovi strumenti informatici, quali i supporti multimediali ed i software specialistici,utilizzati rispettivamente dal 27,1% e dal 20,0% ed in misura più significativa dagli iscritti del Nord,dai liberi professionisti (tab. 114) e mediamente dalle generazioni più giovani.Tab. 63 - Tipologie prevalenti di attività professionale esercitata in base all'area geografica (val. %)ProvinciaTipologia Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleLibera professione 32,7 27,8 42,9 31,7 33,6Libera professione a tempo parziale 24,8 22,8 23,7 26,9 25,3Dipendente di un ente/organizzazione di diritto pubblico 23,9 30,4 23,7 31,6 28,5Dipendente di un ente/organizzazione di diritto privato 17,7 19,0 8,8 8,8 11,8Altro 0,9 0,9 1,0 0,8Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999

Tab. 64 - Attività svolta in concorrenza con la libera professione a tempoparziale (val. %)

SessoAttività Maschio Femmina TotaleDocente di scuole medie inferiori 3,1 16,7 3,9Docente di scuole medie superiori 48,0 33,2 47,1Docente universitario a tempo determinato 1,0 16,7 2,0Dirigente in azienda agricola 3,1 2,9Dirigente in ind, trasformazione/commercio di prod, agricoli 2,1 2,0Dipendente pubblico part-time 5,2 4,9Dipendente in azienda agricola 3,1 2,9Dipendente in industria di trasformazione prodotti agricoli 1,0 1,0Dipendente di studi professionali 1,0 16,7 2,0Dipendente di organizzazioni professionali di categoria 3,1 2,9Dipendente di strutture associative 2,1 2,0Altro 6,3 5,9Commerciante 3,1 2,9Imprenditore 9,4 16,7 9,8Altra libera professione 4,2 3,9Agricoltore 4,2 3,9Totale 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 65 - Attività professionale dipendente svolta in via prioritaria (val. %)SessoAttività Maschio Femmina Totale

Docente di scuole medie inferiori 3,6 3,1Docente di scuole medie superiori 12,2 11,1 12,1Docente universitario 4,1 3,7 4,0Dirigente in amministrazioni statali 5,6 3,7 5,4Dirigente in enti locali 8,6 7,4 8,5Dirigente in altre amministrazioni pubbliche 3,6 3,1Dirigente in azienda agricola 2,0 1,8Dirigente in ind,di trasformazione/commercio prod, agricoli 1,5 1,3Dipendente in amministrazioni statali 9,6 22,2 11,2Dipendente in enti locali 16,8 37,1 19,1Dipendente in altre amministrazioni pubbliche 7,6 7,4 7,6Dipendente in azienda agricola 4,1 3,7 4,0Dipendente in industria di trasformazione prodotti agricoli 2,5 3,7 2,7Dipendente in industria di commercio di prodotti agricoli 1,0 0,9Dipendente in studi professionali 1,0 0,9Altro 1,0 0,9Dipendente di associazione di categoria agricola 7,1 6,3Dipendente di aziende private non agricole 8,1 7,1Totale 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 66 - Tipo di contratto di lavoro (val. %)TipologiaTipologia Dipendente di un ente o di un'organizzazione di diritto pubblico Dipendente di un ente o di un'organizzazione di diritto privato TotaleTempo indeterminato 89,9 93,4 90,8Tempo determinato 8,9 3,3 7,3Part-time 0,6 3,3 1,4Contratto di formazione lavoro 0,6 0,5Totale 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 67 - Tipo di contratto di lavoro (val. %)SessoTipologia Maschio Femmina TotaleTempo indeterminato 94,8 64,2 90,8Tempo determinato 4,2 28,6 7,3Part-time 1,0 3,6 1,4Contratto di formazione lavoro 3,6 0,5Totale 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 68 - Modalità prevalente di esercizio della libera professione in base all'area geografica (val. %)ProvinciaModalità Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleCome unico titolare di studio 65,6 67,5 79,7 79,9 75,7In studio associato di dottore agronomo e dottore forestale 6,3 7,5 12,2 12,8 10,8In studio associato con altre categorie professionali 7,8 2,7 4,9 4,4In società di ingegneria 2,5 2,7 0,9In società di servizi 1,2 0,6Consulente senza titolarità di studio 20,3 22,5 2,7 1,2 7,6Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 69 - Numero di dipendenti non professionisti dello studio ove esercita (val. %)TipologiaUnità Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale TotaleNessuno 81,9 86,4 83,71 unità 12,6 10,9 11,92 unità 2,0 1,23 unità 2,0 1,24 unità 0,5 0,7 0,65 unità ed oltre 1,0 2,0 1,4Totale 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 70 - Altre figure professionali presenti nell'organizzazione o studio (val. %)Tipologia

Professionista Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente diun ente o organizzazione di diritto privato TotaleGeometri 8,6 4,9 30,6 29,6 14,5Periti agrari 3,5 2,8 39,6 44,4 15,9Periti industriali 0,5 7,2 7,4 2,5Agrotecnici 3,0 3,5 13,5 22,2 7,5Geologi 1,0 0,7 1,8 1,9 1,2Ingegneri 3,0 1,4 11,7 11,1 5,3Architetti 1,0 1,4 10,8 3,7 3,5Dottori in chimica 0,7 5,4 1,4Altro 2,5 0,7 6,3 7,4 3,5Dottori in scienze ambientali 3,6 5,6 1,4Dottori in scienze naturali 2,7 1,9 0,8Dottori in biologia 0,5 0,7 9,9 3,7 3,1Ragionieri e periti commerciali 2,0 0,7 9,9 25,9 5,9Dottori commercialisti 2,0 6,3 5,6 2,7Avvocati 0,5 9,9 9,3 3,3Non ci sono altri professionisti 84,3 86,8 43,2 33,3 70,4Altro 1,0 0,4Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 71 - Altre figure professionali presenti nell'organizzazione o studio in base all'area geografica (val. %)ProvinciaProfessionista Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleGeometri 16,5 26,7 8,2 12,3 14,5Periti agrari 24,8 29,3 9,2 10,1 15,9Periti industriali 5,5 2,7 1,0 1,8 2,5Agrotecnici 11,0 13,3 2,0 6,1 7,5Geologi 2,8 1,3 2,0 1,2Ingegneri 11,9 5,3 3,1 3,1 5,3Architetti 8,3 5,3 1,0 1,8 3,5Dottori in chimica 4,6 1,0 0,4 1,4Altro 6,4 8,0 1,0 1,8 3,5Dottori in scienze ambientali 2,8 2,7 0,9 1,4Dottori in scienze naturali 1,8 1,0 0,4 0,8Dottori in biologia 3,7 1,3 5,1 2,6 3,1Ragionieri e periti commerciali 11,9 14,7 2,6 5,9Dottori commercialisti 5,5 2,7 1,0 2,2 2,7Avvocati 5,5 10,7 2,0 0,4 3,3Non ci sono altri professionisti 66,1 57,3 78,6 73,2 70,4Altro 0,9 1,3 0,4Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 72 - Strumenti tecnologici utilizzati nell'attività professionale (val. %)

Strumento %Personal computer 94,3Stampanti 90,4Scanner 34,5Server 15,9Videoterminali 19,3Unità cd rom 43,4Plotter 12,7Unità di back-up 8,0Altro 0,5Videoscrittura 69,3Posta elettronica 34,5Foglio elettronico 42,9Altri software applicativi 4,5Cd rom 19,2Accesso remoto diretto con modem 9,1

Accesso remoto con collegamento con Internet 25,3Altro 0,5Fotocopiatrici 78,9Fax 78,4Telefono cellulare 49,3Gps 3,0Stereoscopio 4,0Altri strumenti tecnologici 2,3TotaleIl totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 73 - Tipologia della clientela dello studio in base all'area geografica (val. %)ProvinciaTipologia Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotalePersone fisiche private 43,8 54,1 39,4 45,3 45,0Soggetti privati senza fine di lucro 1,0 5,4 5,5 8,4 6,1Amministrazioni comunitarie 4,8 4,1 6,4 1,4 3,3Amministrazioni statali 4,8 10,8 6,4 7,0 7,0Regione 16,2 13,5 27,5 11,9 15,9Provincia 10,5 12,2 29,4 9,1 13,6Comune 21,9 29,7 22,0 19,3 21,6Aziende municipalizzate 1,0 1,4 0,9 0,4 0,7Circoscrizioni 0,4 0,2Comunità montane 7,6 13,5 4,6 2,5 5,2Aziende pubbliche 2,9 2,7 3,7 3,9 3,5Tribunali 6,7 10,8 2,8 3,5 4,9Aziende private fino a 50 dipendenti 58,1 44,6 54,1 66,3 59,7Aziende private da 51 a 250 dipendenti 3,8 1,4 6,4 4,9 4,5Aziende private con 250 dipendenti 1,9 6,8 2,8 3,2 3,3Altro 9,5 12,2 1,8 0,7 4,0Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 74 - Tipologia della clientela dello studio (val. %)SessoTipologia Maschio Femmina TotalePersone fisiche private 45,5 41,2 45,0Soggetti privati senza fine di lucro 5,7 8,8 6,1Amministrazioni comunitarie 3,6 1,5 3,3Amministrazioni statali 6,9 7,4 7,0Regione 14,9 23,5 15,9Provincia 13,3 16,2 13,6Comune 20,8 27,9 21,6Aziende municipalizzate 0,4 2,9 0,7Circoscrizioni 0,2 0,2Comunità montane 4,6 10,3 5,2Aziende pubbliche 3,2 5,9 3,5Tribunali 5,0 4,4 4,9Aziende private fino a 50 dipendenti 61,6 45,6 59,7Aziende private da 51 a 250 dipendenti 5,0 1,5 4,5Aziende private con 250 dipendenti 3,6 1,5 3,3Altro 3,4 8,8 4,0Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 75 - Tipologia della clientela dello studio in base alle classi di età (val. %)EtàTipologia Fino a 34 35-39 40-45 46-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre TotalePersone fisiche private 49,1 44,5 38,1 44,7 47,9 35,5 45,9 64,5 45,1Soggetti privati senza fine di lucro 3,5 6,8 10,2 8,5 4,2 6,5 3,2 6,1Amministrazioni comunitarie 1,8 3,4 2,5 8,5 2,1 9,7 2,7 3,3Amministrazioni statali 7,0 6,2 8,5 4,3 10,4 6,5 8,1 3,2 7,0Regione 19,3 14,4 19,5 10,6 16,7 19,4 8,1 9,7 15,9Provincia 18,4 13,0 11,9 12,8 12,5 9,7 16,2 9,7 13,6Comune 23,7 21,2 26,3 19,1 16,7 16,1 24,3 12,9 21,7

Aziende municipalizzate 0,7 0,8 4,3 0,7Circoscrizioni 0,8 0,2Comunità montane 9,6 3,4 5,1 4,3 4,2 3,2 8,1 5,2Aziende pubbliche 3,5 2,1 5,1 4,3 2,1 3,2 2,7 6,5 3,5Tribunali 1,8 5,5 5,9 8,5 8,3 3,2 3,2 4,7Aziende private fino a 50 dipendenti 50,9 58,2 64,4 63,8 60,4 61,3 67,6 64,5 59,8Aziende private da 51 a 250 dipendenti 6,1 2,7 6,8 10,8 9,7 4,5Aziende private con 250 dipendenti 1,8 2,1 0,8 2,1 6,3 6,5 10,8 9,7 3,3Altro 5,3 3,4 5,1 2,1 4,2 2,7 3,2 3,8Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 76 - Caratteristiche prevalenti della clientela (val. %)TipologiaClientela Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale TotaleFissa 53,5 33,8 51,4Saltuaria 46,5 66,2 48,6Totale 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999

Tab. 77 - Dimensione territoriale prevalente dell'attività professionale (val. %)

Dimensione %Locale 58,5Regionale 30,1Nazionale 8,0Unione Europea 1,0Anche oltre i confini dell'Unione Europea 2,4Totale 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 78 - Dimensione territoriale prevalente dell'attività professionale (val. %)ProvinciaDimensione Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleLocale 50,0 55,3 51,3 65,1 58,5Regionale 34,6 28,9 34,5 27,1 30,1Nazionale 12,5 14,5 7,1 5,1 8,0Unione Europea 1,0 1,3 0,9 1,0 1,0Anche oltre i confini dell'Unione Europea 1,9 6,2 1,7 2,4Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 79 - Aspetti dell'attività professionale da migliorare (val. %)TipologiaAspetto Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleL'efficienza 16,7 20,4 30,3 29,5 23,0Il rispetto dei tempi 12,9 13,4 24,5 18,0 17,0Il rapporto diretto con il cliente 14,0 7,7 11,6 18,0 12,0La capacità di risolvere rapidamente i problemi posti 14,0 15,5 17,4 14,8 15,5La capacità di procurare al cliente contatti utili 3,2 3,5 3,9 3,3 3,5Un ambiente adeguato allo svolgimento della professione 2,2 3,5 6,5 8,2 4,6La pubblicità 7,0 8,5 3,2 8,2 6,4L'aggiornamento nel settore o attività di competenza 30,1 23,2 20,6 21,3 24,5L'aggiornamento delle dotazioni informatiche e tecnologiche 7,5 4,9 9,7 8,2 7,5La capacità amministrativa e gestionale 2,7 2,1 3,9 3,3 2,9L'approccio multidisciplinare 3,8 3,5 2,6 3,3 3,3Il rapporto con la pubblica amministrazione 23,7 28,2 9,0 21,3 20,4L'aggiornamento in materia legislativa 7,0 9,9 7,7 4,9 7,7Altro 4,3 2,8 1,3 1,6 2,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 80 - Aspetti dell'attività professionale da migliorare (val. %)SessoAspetto Maschio Femmina Totale

L'efficienza 22,9 23,9 23,0Il rispetto dei tempi 16,8 17,9 17,0Il rapporto diretto con il cliente 12,1 11,9 12,0La capacità di risolvere rapidamente i problemi posti 16,2 10,4 15,5La capacità di procurare al cliente contatti utili 4,0 3,5Un ambiente adeguato allo svolgimento della professione 4,2 7,5 4,6La pubblicità 6,4 6,0 6,4L'aggiornamento nel settore o attività di competenza 23,5 31,3 24,5L'aggiornamento delle dotazioni informatiche e tecnologiche 6,9 11,9 7,5La capacità amministrativa e gestionale 2,5 6,0 2,9L'approccio multidisciplinare 3,5 1,5 3,3Il rapporto con la pubblica amministrazione 21,6 11,9 20,4L'aggiornamento in materia legislativa 7,9 6,0 7,7Altro 2,1 7,5 2,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 81 - Specializzazione professionale prevalente (val. %)ProvinciaSpecializzazione Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleEconomico-estimativo 33,9 36,6 28,8 42,1 37,3Ecologico-ambientale 20,2 39,4 20,7 13,8 19,4Pianificazione territoriale 19,3 23,9 11,7 12,1 14,8Forestale 10,1 15,5 13,5 10,7 11,7Difesa fitosanitaria 10,1 23,9 19,8 13,4 15,3Difesa del suolo 16,5 12,7 2,7 5,2 7,7Opere di bonifica e sistemazione idraulica 5,5 14,1 1,8 4,1 5,2Topografico-catastale 6,4 12,7 2,7 4,8 5,7Edilizia rurale 7,3 14,1 5,4 3,4 5,9Edilizia civile 3,7 1,4 0,9 1,4 1,7Produzione vegetale 13,8 19,7 18,0 9,7 13,3Produzione animale 16,5 9,9 0,9 12,4 10,7Agro-alimentare 13,8 11,3 11,7 10,3 11,4Credito agrario 0,9 1,4 0,9 0,3 0,7Vivaismo 4,6 15,5 2,7 1,4 4,0Verde pubblico e privato 12,8 19,7 6,3 4,1 8,1Altro 3,7 8,5 2,7 1,4 2,9Assistenza tecnica per l'agricoltura 3,7 2,8 0,9 0,7 1,5Docente in agraria 2,8 1,4 0,7Assistenza alle imprese (marketing/cons. gestionale, legisla. ecc) 7,3 0,9 1,0 2,1Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 82 - Specializzazione professionale prevalente (val. %)TipologiaSpecializzazione Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblicoDipendente di un ente o organizzazione di diritto privato TotaleEconomico-estimativo 37,6 53,7 29,4 20,9 37,3Ecologico-ambientale 22,8 26,2 14,7 7,5 19,4Pianificazione territoriale 18,3 18,1 12,9 3,0 14,8Forestale 16,8 10,7 10,4 3,0 11,7Difesa fitosanitaria 15,7 22,8 7,4 16,4 15,3Difesa del suolo 5,6 14,8 5,5 4,5 7,7Opere di bonifica e sistemazione idraulica 8,1 6,0 3,1 5,2Topografico-catastale 9,1 6,7 3,1 5,7Edilizia rurale 8,1 6,0 5,5 5,9Edilizia civile 3,0 1,3 1,2 1,7Produzione vegetale 12,7 15,4 11,7 13,4 13,3Produzione animale 6,6 6,7 14,1 22,4 10,7Agro-alimentare 12,7 7,4 11,7 14,9 11,4Credito agrario 0,5 1,3 0,6 0,7Vivaismo 3,6 5,4 3,1 3,0 4,0Verde pubblico e privato 8,1 11,4 6,1 6,0 8,1Assistenza tecnica per l'agricoltura 0,5 0,7 2,5 4,5 1,5Docente in agraria 2,5 0,7

Assistenza alle imprese (marketing/cons., gestionale, legisla. 2,0 0,7 1,8 6,0 2,1Altro 1,5 2,7 4,3 4,5 2,9Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 83 - Attività svolte attualmente (val. %)

TipologiaAttività Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotalePerizie giudiziarie civili 24,1 32,0 9,1 10,9 20,4Perizie giudiziarie penali 8,2 12,7 3,9 1,6 7,4Estimo civile 22,1 27,3 10,4 9,4 18,7Usi civici 7,7 7,3 1,6 4,8Trasformazione e commercializzazione dei prodotti 17,4 12,7 13,6 10,9 14,4Produzione vegetale 23,6 21,3 16,2 17,2 20,2Produzione animale 8,7 9,3 8,4 17,2 9,7Prestazione agro-finanziaria 11,8 7,3 6,5 15,6 9,9Prestazione gestionale 13,8 14,7 7,1 15,6 12,5Marketing 8,7 8,0 7,8 14,1 8,8Amministrazione di aziende agricole 5,6 10,0 4,5 6,3 6,5Credito tributaria 1,5 1,3 0,9Prestazione tributaria 0,5 1,3 0,6 1,6 0,9Verde e arredo urbano 12,3 18,0 10,4 3,1 12,3Studio impatto ambientale 15,9 18,7 16,2 6,3 15,7Monitoraggio ambientale 14,4 13,3 12,3 6,3 12,5Ambito biotecnologico 13,8 12,0 12,3 6,3 12,1Eco-audit ed eco-label 1,5 2,0 0,6 3,1 1,6Accertamento qualità prod, agricoli, zootecnici e forestali 12,3 10,0 14,9 12,5 12,3Meccanizzazione agrario-forestale 4,6 8,7 3,9 4,9Pianificazione ambientale, territoriale ed urbana 27,7 25,3 20,8 9,4 22,9Prestazione nella programmazione integrata 5,6 6,0 1,9 4,0Prestazione nella programmazione negoziata 1,6 0,2Parchi e riserve naturali 7,7 11,3 6,5 4,7 7,9Opere edilizie in genere e manufatti 3,6 10,0 1,3 4,2Costruzione di opere fondiarie 5,1 5,3 3,2 4,0Recupero cave e discariche 5,1 5,3 0,6 3,3Salvaguardia assetto idrogeologico 7,2 4,7 5,8 5,3Agriturismo 9,2 11,3 9,1 4,7 9,2Acquacultura 1,5 1,3 0,9Analisi chimico-agrarie 3,6 4,7 2,6 4,7 3,7Sicurezza 5,6 5,3 0,6 1,6 3,7Assistenza tecnica 9,2 10,0 3,2 6,3 7,4Giornalismo 3,1 4,0 1,9 2,6Divulgazione 4,1 5,3 3,9 3,1 4,2Formazione professionale 6,2 9,3 2,6 1,6 5,5Topografia 5,1 6,0 3,2 1,6 4,4Cartografia 8,7 8,0 4,5 1,6 6,5Catasto 7,2 14,7 5,2 4,7 8,3Altro 5,1 5,3 5,8 17,2 6,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 84 - Attività svolte attualmente in base all'area geografica (val. %)ProvinciaAttività Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotalePerizie giudiziarie civili 23,8 27,0 17,8 18,5 20,4Perizie giudiziarie penali 5,9 2,7 6,5 9,4 7,4Estimo civile 19,8 23,0 14,0 18,9 18,7Usi civici 3,0 8,1 3,7 4,9 4,8Trasformazione e commercializzazione dei prodotti 5,9 13,5 23,4 14,3 14,4Produzione vegetale 11,9 14,9 30,8 20,6 20,2Produzione animale 13,9 5,4 3,7 11,5 9,7

Prestazione agro-finanziaria 12,9 13,5 5,6 9,4 9,9Prestazione gestionale 20,8 23,0 6,5 9,1 12,5Marketing 5,0 14,9 5,6 9,8 8,8Amministrazione di aziende agricole 3,0 12,2 6,5 6,3 6,5Credito tributaria 1,4 0,9 1,0 0,9Prestazione tributaria 2,0 1,4 0,9 0,3 0,9Verde e arredo urbano 14,9 20,3 8,4 10,8 12,3Studio impatto ambientale 14,9 18,9 15,9 15,0 15,7Monitoraggio ambientale 9,9 18,9 15,0 10,8 12,5Ambito biotecnologico 3,0 8,1 14,0 15,7 12,1Eco-audit ed eco-label 1,0 4,1 2,8 0,7 1,6Accertamento qualità prod, agricoli, zootecnici e forestali 10,9 23,0 17,8 8,0 12,3Meccanizzazione agrario-forestale 2,0 8,1 4,7 5,2 4,9Pianificazione ambientale, territoriale ed urbana 19,8 29,7 23,4 22,0 22,9Prestazione nella programmazione integrata 5,9 14,9 1,9 1,4 4,0Prestazione nella programmazione negoziata 1,0 0,2Parchi e riserve naturali 8,9 13,5 7,5 6,3 7,9Opere edilizie in genere e manufatti 3,0 8,1 2,8 4,2 4,2Costruzione di opere fondiarie 5,0 6,8 2,8 3,5 4,0Recupero cave e discariche 4,0 10,8 3,7 1,0 3,3Salvaguardia assetto idrogeologico 5,9 9,5 4,7 4,2 5,3Agriturismo 6,9 10,8 3,7 11,5 9,2Acquacultura 1,0 4,1 0,3 0,9Analisi chimico-agrarie 6,9 12,2 0,9 1,4 3,7Sicurezza 5,9 9,5 4,7 1,0 3,7Assistenza tecnica 10,9 16,2 4,7 4,9 7,4Giornalismo 3,0 9,5 0,9 1,4 2,6Divulgazione 5,9 14,9 2,4 4,2Formazione professionale 12,9 13,5 0,9 2,4 5,5Topografia 3,0 9,5 4,7 3,5 4,4Cartografia 5,0 9,5 8,4 5,6 6,5Catasto 5,9 10,8 8,4 8,4 8,3Altro 8,9 8,1 2,8 7,0 6,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 85 - Attività svolte attualmente (val. %)EtàAttività Fino a 34 35-39 40-45 46-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre TotalePerizie giudiziarie civili 11,2 14,0 28,2 24,5 20,0 18,8 25,6 40,0 20,3Perizie giudiziarie penali 6,5 3,5 10,3 8,2 10,0 12,8 13,3 7,4Estimo civile 14,0 11,2 23,9 22,4 18,0 15,6 25,6 40,0 18,7Usi civici 3,7 4,2 4,3 6,1 2,0 3,1 7,7 13,3 4,8Trasformazione e commercializzazione dei prodotti 16,8 14,0 12,0 14,3 4,0 18,8 23,1 20,0 14,5Produzione vegetale 16,8 23,8 16,2 18,4 20,0 21,9 25,6 26,7 20,3Produzione animale 6,5 14,7 10,3 16,3 6,3 7,7 6,7 9,7Prestazione agro-finanziaria 8,4 12,6 11,1 8,2 4,0 6,3 10,3 13,3 9,9Prestazione gestionale 11,2 11,9 15,4 22,4 8,0 3,1 10,3 13,3 12,5Marketing 8,4 7,7 6,0 18,4 8,0 6,3 15,4 3,3 8,6Amministrazione di aziende agricole 0,9 7,0 10,3 4,1 8,0 6,3 5,1 13,3 6,5Credito tributaria 0,7 1,7 2,0 3,3 0,9Prestazione tributaria 0,7 1,7 2,0 2,0 0,9Verde e arredo urbano 12,1 11,9 17,9 12,2 10,0 10,3 13,3 12,3Studio impatto ambientale 13,1 16,8 17,9 18,4 10,0 12,5 12,8 23,3 15,7Monitoraggio ambientale 12,1 12,6 12,0 14,3 12,0 12,5 10,3 16,7 12,5Ambito biotecnologico 16,8 14,7 6,0 14,3 8,0 15,6 5,1 13,3 12,0Eco-audit ed eco-label 1,9 2,8 1,7 2,0 1,6Accertamento qualità prod, agricoli, zootecnici e forestali 14,0 11,9 10,3 12,2 14,0 18,8 10,3 10,0 12,3Meccanizzazione agrario-forestale 3,7 4,9 5,1 14,3 2,0 5,1 3,3 4,9Pianificazione ambientale, territoriale ed urbana 25,2 25,9 26,5 28,6 14,0 9,4 12,8 20,0 22,9segue tab. 85EtàAttività Fino a 34 35-39 40-45 46-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltre TotalePrestazione nella programmazione integrata 3,7 3,5 6,0 4,1 4,0 6,3 2,6 4,1

Prestazione nella programmazione negoziata 2,0 0,2Parchi e riserve naturali 8,4 9,1 11,1 10,2 2,0 7,7 3,3 7,9Opere edilizie in genere e manufatti 1,9 2,8 8,5 8,2 4,0 2,6 3,3 4,2Costruzione di opere fondiarie 0,9 3,5 4,3 8,2 4,0 3,1 5,1 10,0 4,1Recupero cave e discariche 4,7 5,6 3,4 2,0 3,3 3,4Salvaguardia assetto idrogeologico 5,6 8,4 2,6 4,1 2,0 6,3 7,7 3,3 5,3Agriturismo 6,5 9,8 8,5 18,4 14,0 6,3 5,1 3,3 9,2Acquacultura 1,9 1,4 2,0 0,9Analisi chimico-agrarie 1,9 4,9 3,4 6,1 6,0 2,6 3,3 3,7Sicurezza 4,7 4,2 2,6 10,2 2,0 3,3 3,7Assistenza tecnica 4,7 9,1 10,3 10,2 4,0 3,1 5,1 6,7 7,4Giornalismo 2,8 1,4 5,1 4,1 3,1 2,6 2,6Divulgazione 5,6 3,5 6,0 2,0 2,0 3,1 2,6 6,7 4,2Formazione professionale 4,7 5,6 6,8 6,1 4,0 3,1 5,1 6,7 5,5Topografia 5,6 4,2 3,4 10,2 6,0 3,3 4,4Cartografia 8,4 7,0 6,0 10,2 8,0 2,6 3,3 6,5Catasto 5,6 4,9 10,3 20,4 14,0 2,6 13,3 8,3Altro 8,4 4,9 6,0 6,1 14,0 7,7 6,7 6,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 86 - Attività svolte attualmente (val. %)

SessoAttività Maschio Femmina TotalePerizie giudiziarie civili 21,2 14,3 20,4Perizie giudiziarie penali 8,3 7,4Estimo civile 19,6 11,1 18,7Usi civici 4,8 4,8 4,8Trasformazione e commercializzazione dei prodotti 15,0 9,5 14,4Produzione vegetale 20,2 20,6 20,2Produzione animale 9,3 12,7 9,7Prestazione agro-finanziaria 9,9 9,5 9,9Prestazione gestionale 12,5 12,7 12,5Marketing 9,1 6,3 8,8Amministrazione di aziende agricole 6,7 4,8 6,5Credito tributaria 1,0 0,9Prestazione tributaria 1,0 0,9Verde e arredo urbano 12,5 11,1 12,3Studio impatto ambientale 15,8 14,3 15,7Monitoraggio ambientale 12,5 12,7 12,5Ambito biotecnologico 11,9 14,3 12,1Eco-audit ed eco-label 1,4 3,2 1,6Accertamento qualità prod, agricoli, zootecnici e forestali 12,1 14,3 12,3Meccanizzazione agrario-forestale 5,3 1,6 4,9Pianificazione ambientale, territoriale ed urbana 22,0 30,2 22,9Prestazione nella programmazione integrata 4,0 4,8 4,0Prestazione nella programmazione negoziata 0,2 0,2Parchi e riserve naturali 7,9 7,9 7,9Opere edilizie in genere e manufatti 4,2 4,8 4,2Costruzione di opere fondiarie 4,6 4,0Recupero cave e discariche 3,2 4,8 3,3Salvaguardia assetto idrogeologico 5,3 4,8 5,3Agriturismo 9,5 6,3 9,2Acquacultura 0,6 3,2 0,9Analisi chimico-agrarie 3,8 3,2 3,7Sicurezza 3,8 3,2 3,7Assistenza tecnica 8,1 1,6 7,4Giornalismo 2,4 4,8 2,6Divulgazione 4,0 6,3 4,2Formazione professionale 5,5 4,8 5,5Topografia 4,6 3,2 4,4

Cartografia 6,3 7,9 6,5Catasto 8,1 9,5 8,3Altro 6,7 6,3 6,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 87 - Attività per le quali è previsto uno sviluppo nei prossimi tre anni (val.% e var. %)

Attività % VariazionePerizie giudiziarie civili 18,7 -1,7Perizie giudiziarie penali 7,2 -0,2Estimo civile 15,3 -3,4Usi civici 4,6 -0,2Trasformazione e commercializzazione dei prodotti 12,1 -2,3Produzione vegetale 17,7 -2,5Produzione animale 8,7 -1,0Prestazione agro-finanziaria 9,1 -0,8Prestazione gestionale 9,7 -2,8Marketing 10,1 +1,3Amministrazione di aziende agricole 6,8 +0,3Credito tributaria 1,2 +0,3Prestazione tributaria 1,4 +0,5Verde e arredo urbano 10,9 -1,4Studio impatto ambientale 16,5 +0,8Monitoraggio ambientale 14,7 +2,2Ambito biotecnologico 15,3 +3,2Eco-audit ed eco-label 2,2 +0,6Accertamento qualità prod, agricoli, zootecnici e forestali 14,5 +2,2Meccanizzazione agrario-forestale 5,4 +0,5Pianificazione ambientale, territoriale ed urbana 23,7 +0,8Prestazione nella programmazione integrata 4,4 +0,4Prestazione nella programmazione negoziata 0,6 +0,4Parchi e riserve naturali 7,2 -0,7Opere edilizie in genere e manufatti 3,2 -1,0Costruzione di opere fondiarie 4,0 0,0Recupero cave e discariche 4,4 +1,1Salvaguardia assetto idrogeologico 5,4 +0,1Agriturismo 9,7 +0,5Acquacultura 1,0 +0,9Analisi chimico-agrarie 3,2 -0,5Sicurezza 4,4 +0,7Assistenza tecnica 7,0 -0,4Giornalismo 1,4 -1,2Divulgazione 3,2 -1,0Formazione professionale 4,6 -0,9Topografia 4,6 +0,2Cartografia 6,8 +0,3Catasto 6,6 -1,7Altro 6,0 -0,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 88 - Grado di soddisfazione connesso alla professione esercitata (val. %)

TipologiaLivello Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleMolto soddisfatto 30,3 11,9 22,5 27,1 23,0Abbastanza soddisfatto 52,8 59,0 52,7 55,8 54,7Poco soddisfatto 13,4 22,5 20,7 17,1 18,3Per niente soddisfatto 3,5 6,6 4,1 4,0

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 89 - Grado di soddisfazione connesso alla professione esercitata in base all'area geografica (val. %)ProvinciaLivello Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleMolto soddisfatto 31,9 31,6 19,6 18,5 23,0Abbastanza soddisfatto 57,5 60,8 52,7 52,8 54,7Poco soddisfatto 9,7 5,1 22,3 23,6 18,3Per niente soddisfatto 0,9 2,5 5,4 5,1 4,0Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 90 - Aspetti della professione che danno più soddisfazione (val. %)TipologiaAspetto Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleLa possibilità di accrescere la preparazione professionale 29,2 32,7 38,8 29,8 32,9L'autonomia 52,2 38,5 27,3 33,3 39,6La disponibilità di tempo 10,6 6,7 5,8 12,3 8,7La professionalità acquisita 14,3 19,2 20,7 24,6 18,6Il livello di reddito 8,1 5,8 3,3 17,5 7,6La responsabilità 5,0 6,7 9,1 10,5 7,2Il prestigio sociale 1,2 1,9 1,7 1,3I contenuti oggettivi dell'attività svolta 32,9 33,7 29,8 21,1 30,6Il successo personale 2,5 4,8 1,7 1,8 2,7Altro 0,6 2,9 0,8 1,8 1,3Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 91 - Soggetti di riferimento per lo sviluppo delle attività professionali negli ultimi tre anni (val. %)TipologiaSoggetto Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleAziende agricole 60,9 65,5 58,6 74,2 63,2Industrie di trasformazione di prodotti agricoli 12,5 8,1 10,5 7,6 10,1Ind, di commercial. di prodotti agric. – zootec.- forestali 8,9 8,8 11,2 9,1 9,4Imprese di prestazione terziarie 4,7 4,1 3,3 1,5 3,7Studi professionali 10,4 10,1 6,6 1,5 8,2Regioni 24,5 23,0 20,4 12,1 21,7Enti locali 32,3 29,1 28,3 19,7 28,8Altre pubbliche amministrazioni 13,5 16,2 13,8 10,6 13,9Organismi e strutture comunitarie 6,3 5,4 0,7 3,0 4,1Enti di ricerca 6,8 8,8 11,2 13,6 9,3Università 6,3 10,8 11,2 6,1 8,7Organizzazioni professionali di categoria 5,2 9,5 5,3 6,1 6,6Altro 2,1 2,7 0,7 1,5 1,8Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 92 - Soggetti di riferimento per lo sviluppo di attività professionali negliultimi tre anni in base all'area geografica (val. %)

ProvinciaSoggetto Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleAziende agricole 59,8 55,9 59,6 67,5 63,2Industrie di trasformazione di prodotti agricoli 7,8 16,2 12,8 8,5 10,1Ind. di commercial. di prodotti agric,-zootec.- forestali 8,8 19,1 7,3 8,1 9,4Imprese di prestazione terziarie 10,8 10,3 1,1 3,7Studi professionali 15,7 22,1 6,4 2,8 8,2Regioni 27,5 29,4 20,2 18,4 21,7Enti locali 44,1 54,4 21,1 20,1 28,8Altre pubbliche amministrazioni 14,7 19,1 11,9 13,1 13,9Organismi e strutture comunitarie 6,9 11,8 4,6 1,1 4,1Enti di ricerca 9,8 19,1 7,3 7,4 9,3

Università 11,8 19,1 7,3 5,7 8,7Organizzazioni professionali di categoria 13,7 16,2 4,6 2,5 6,6Altro 2,0 4,4 2,8 0,7 1,8Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 93 - Soggetti di riferimento per lo sviluppo delle attività professionali neiprossimi tre anni (val. % e var. %)

Soggetto % VariazioneAziende agricole 45,9 -17,3Industrie di trasformazione di prodotti agricoli 23,1 +13,0Ind, di commercial, di prodotti agric,-zootec,- forestali 16,6 +7,2Imprese di prestazione terziarie 5,5 +1,8Studi professionali 7,5 -0,7Regioni 22,9 +1,2Enti locali 28,9 +0,1Altre pubbliche amministrazioni 14,3 +0,4Organismi e strutture comunitarie 5,9 +1,8Enti di ricerca 9,2 -0,1Università 7,8 -0,9Organizzazioni professionali di categoria 5,2 -1,4Altro 1,9 +0,1Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 94 - Esistenza di figure che si sovrappongono al dottore agronomo edottore forestale (val. %)

Risposta %Sì 92,4No 7,6Totale 100,0Fonte: indagine Censis, 1999

Tab. 95 - Figure professionali che si sovrappongono al dottore agronomo edottore forestale (val. %)

ProvinciaProfessionista Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleArchitetti 74,3 70,8 72,4 54,4 63,7Ingegneri 41,6 30,6 46,7 63,0 51,6Geologi 6,9 6,9 10,5 4,4 6,4Dottori chimici 3,0 1,9 0,9Dottori in scienze ambientali 2,0 4,2 2,9 1,1 2,0Dottori in scienze naturali 3,0 2,9 0,7 1,5Dottori in scienze biologiche 2,0 5,6 5,7 2,2 3,3Veterinari 5,9 2,8 3,7 3,3Geometri 64,4 66,7 57,1 61,1 61,7Periti agrari 15,8 40,3 27,6 26,7 26,6Agrotecnici 6,9 12,5 4,8 10,7 9,1Dottori commercialisti 1,0 1,9 1,1Ragionieri 1,4 0,2Altro 3,0 1,4 1,0 1,1 1,5Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 96 - Figure professionali che si sovrappongono al dottore agronomo edottore forestale (val. %)

Sesso

Professionista Maschio Femmina TotaleArchitetti 62,4 73,1 63,7Ingegneri 52,2 47,8 51,6Geologi 5,4 13,4 6,4Dottori chimici 0,8 1,5 0,9Dottori in scienze ambientali 1,9 3,0 2,0Dottori in scienze naturali 1,2 3,0 1,5Dottori in scienze biologiche 2,9 6,0 3,3Veterinari 2,7 7,5 3,3Geometri 63,6 47,8 61,7Periti agrari 27,0 23,9 26,6Agrotecnici 9,4 7,5 9,1Dottori commercialisti 1,2 1,1Ragionieri 0,2 0,2Altro 1,2 3,0 1,5Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 97 - Significato dell'iscrizione all'Albo dei dottori agronomi e dottori forestali (val. %)SessoSignificato Maschio Femmina TotaleRiconoscersi in una strategia di sviluppo comune 28,5 43,5 30,2Conseguire obiettivi personali tramite la cooperazione 7,7 10,1 8,0Mantenere un controllo pubblico sull'esercizio professionale 8,8 13,0 9,3Usufruire dei servizi offerti dalla categoria agli iscritti 21,3 17,4 20,9Usufruire della tutela garantita dalla categoria 19,4 18,8 19,4Inesistenza di meccanismi diversi a garanzia dell'utenza 1,0 0,8Acquisire la partecipazione a organi direttivi di categoria 3,7 1,4 3,4Nessun motivo sostanziale 28,5 18,8 27,3Altro 2,1 5,8 2,5Perché la legge lo prevede come obbligo 3,8 4,3 3,9Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 98 - Significato dell'iscrizione all'Albo dei dottori agronomi e dottori forestali (val. %)TipologiaSignificato Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleRiconoscersi in una strategia di sviluppo comune 28,5 31,1 36,1 17,1 30,2Conseguire obiettivi personali tramite la cooperazione 9,0 8,1 6,6 8,6 8,0Mantenere un controllo pubblico sull'esercizio professionale 11,5 9,5 7,2 8,6 9,3Usufruire dei servizi offerti dalla categoria agli iscritti 23,0 23,6 16,3 20,0 20,9Usufruire della tutela garantita dalla categoria 19,0 25,0 15,7 18,6 19,4Inesistenza di meccanismi diversi a garanzia dell'utenza 0,5 0,7 1,2 1,4 0,8Acquisire la partecipazione a organi direttivi di categoria 2,5 3,4 3,6 5,7 3,4Nessun motivo sostanziale 26,0 25,0 26,5 37,1 27,3Altro 1,5 1,4 5,4 1,4 2,5Perché la legge lo prevede come obbligo 6,0 4,7 1,2 2,9 3,9Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 99 - Significato dell'iscrizione all'Albo dei dottori agronomi e dottoriforestali in base all'area geografica (val. %)

ProvinciaSignificato Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleRiconoscersi in una strategia di sviluppo comune 25,0 26,0 30,4 33,3 30,2Conseguire obiettivi personali tramite la cooperazione 5,4 9,1 9,8 8,0 8,0Mantenere un controllo pubblico sull'esercizio professionale 5,4 10,4 8,9 10,8 9,3Usufruire dei servizi offerti dalla categoria agli iscritti 35,7 26,0 13,4 16,7 20,9Usufruire della tutela garantita dalla categoria 22,3 19,5 17,9 18,8 19,4Inesistenza di meccanismi diversi a garanzia dell'utenza 0,9 1,3 0,9 0,7 0,8Acquisire la partecipazione a organi direttivi di categoria 11,6 2,6 1,8 1,0 3,4Nessun motivo sostanziale 25,9 29,9 29,5 26,4 27,3

Altro 3,6 5,2 1,8 1,7 2,5Perché la legge lo prevede come obbligo 3,6 7,8 4,5 2,8 3,9Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 100 - E' favorevole ad un unico ordine che comprenda lealtre professioni tecniche in base all'area geografica (val. %)

ProvinciaRisposta Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleSì 43,4 41,8 30,7 38,4 38,3No 38,9 44,3 46,5 46,0 44,5Non so 17,7 13,9 22,8 15,6 17,2Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999

Tab. 101 - Giudizio sull'utilità di strumenti conoscitiviacquisiti durante la laurea in base all'area geografica (val. %)

ProvinciaGiudizio Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleMolto utili 14,3 11,7 16,1 14,0 14,1Abbastanza utili 73,2 59,7 49,9 51,9 56,6Poco utili 11,6 23,4 27,7 27,6 24,1Per niente utili 0,9 5,2 6,3 6,5 5,2Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 102 - Giudizio sull'utilità di strumenti conoscitivi acquisiti durante la laurea (val. %)TipologiaGiudizio Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di un enteo organizzazione di diritto privato TotaleMolto utili 11,5 18,4 15,5 10,1 14,1Abbastanza utili 59,0 49,4 56,5 65,3 56,6Poco utili 23,0 28,3 23,2 21,7 24,1Per niente utili 6,5 3,9 4,8 2,9 5,2Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: indagine Censis, 1999

Tab. 103 - Giudizio sull'utilità di strumenti conoscitiviacquisiti durante la laurea in base all'età (val. %)

Età TotaleGiudizio Fino a 34 35-39 40-45 46-49 50-54 55-59 60-64 65 e oltreMolto utili 7,0 11,3 16,5 11,8 20,8 12,1 31,6 19,4 14,2Abbastanza utili 59,9 60,2 48,8 68,6 50,9 42,4 55,3 61,3 56,5Poco utili 27,0 22,5 28,9 15,7 24,5 39,4 10,5 16,1 24,1Per niente utili 6,1 6,0 5,8 3,9 3,8 6,1 2,6 3,2 5,2Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: indagine Censis, 1999

Tab. 104 - Ragioni della scarsa soddisfazione nei confronti del corso di laurea (val. %)TipologiaRagione Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di un enteo organizzazione di diritto privato TotalePresenza di insegnamenti di natura esclusivamente teorica 68,4 51,1 60,9 76,5 62,1Presenza di materie superflue 1,8 12,8 8,7 6,5Insegnamenti inadeguati per risolvere le questioni concrete 40,4 42,6 30,4 35,3 37,9Insegnamenti inadeguati a formare figure professionali 10,5 10,6 23,9 11,8 14,2Scarsa preparazione didattica dei docenti 3,5 4,3 2,2 11,8 4,1Inserimento in attività lavorative diverse dagli studi 6,5 1,8

Assenza di strutture di supporto per inserimento lavorativo 5,3 21,3 13,0 23,5 13,6Altro 4,3 1,2Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 105 - Ragioni della scarsa soddisfazione nei confronti delcorso di laurea in base all'area geografica (val. %)

-ProvinciaRagione Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotalePresenza di insegnamenti di natura esclusivamente teorica 50,0 61,9 60,5 64,6 62,1Presenza di materie superflue 7,9 8,3 6,5Insegnamenti inadeguati per risolvere le questioni concrete 35,7 38,1 44,7 35,4 37,9Insegnamenti inadeguati a formare figure professionali 14,3 23,8 13,2 12,5 14,2Scarsa preparazione didattica dei docenti 7,1 4,8 5,3 3,1 4,1Inserimento in attività lavorative diverse dagli studi 7,1 2,1 1,8Assenza di strutture di supporto per inserimento lavorativo 21,4 14,3 7,9 14,6 13,6Altro 7,1 1,0 1,2Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 106 - Profili della formazione universitaria da migliorare per la professione (val. %)TipologiaProfilo Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleTributario 5,3 9,9 6,2 3,0 6,4Prestazione finanziaria 7,4 3,5 6,8 9,1 6,4Amministrativo 4,3 6,4 12,4 7,6 7,5Legislativo nazionale e comunitario 23,4 19,1 27,3 27,3 23,8Promozione dell'attività professionale 17,6 15,6 16,8 18,2 16,8Tutela e valorizzazione ambientale 14,9 23,4 22,4 15,2 19,1Certificaz, qualità prodotti agricoli, zootecnici, forestali 12,8 12,1 11,2 19,7 12,9Pianificazione e programmazione territoriale 16,5 17,0 13,7 4,5 14,5Marketing e indagini di mercato 12,8 7,1 9,3 12,1 10,2Organizzazione del lavoro 10,6 11,3 10,6 19,7 12,1Rapporti con la pubblica amministrazione 4,3 8,5 3,1 1,5 4,6Inserimento nel mercato 21,8 25,5 12,4 22,7 20,5Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 107 - Profili della formazione universitaria da migliorareper la professione (val. %)

SessoProfilo Maschio Femmina TotaleTributario 7,1 1,5 6,4Prestazione finanziaria 6,5 6,1 6,4Amministrativo 7,5 7,6 7,5Legislativo nazionale e comunitario 22,3 34,8 23,8Promozione dell'attività professionale 17,6 10,6 16,8Tutela e valorizzazione ambientale 19,0 19,7 19,1Certificaz, qualità prodotti agricoli, zootecnici, forestali 12,3 16,7 12,9Pianificazione e programmazione territoriale 13,8 19,7 14,5Marketing e indagini di mercato 11,1 3,0 10,2Organizzazione del lavoro 11,7 15,2 12,1Rapporti con la pubblica amministrazione 4,5 6,1 4,6Inserimento nel mercato 20,4 21,2 20,5Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 108 - Profili della formazione universitaria da migliorareper la professione in base all'area geografica (val. %)

ProvinciaProfilo Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleTributario 6,7 4,4 3,8 7,8 6,4Prestazione finanziaria 10,5 10,3 2,9 5,3 6,4Amministrativo 12,4 11,8 4,8 5,7 7,5Legis lativo nazionale e comunitario 19,0 26,5 24,0 24,7 23,8Promozione dell'attività professionale 13,3 17,6 15,4 18,4 16,8Tutela e valorizzazione ambientale 17,1 22,1 26,9 16,3 19,1Certificaz. qualità prodotti agricoli, zootecnici, forestali 10,5 27,9 13,5 9,9 12,9Pianificazione e programmazione territoriale 12,4 10,3 19,2 14,5 14,5Marketing e indagini di mercato 12,4 4,4 9,6 11,0 10,2Organizzazione del lavoro 10,5 7,4 10,6 14,5 12,1Rapporti con- la pubblica amministrazione 11,4 2,9 3,9 4,6Inserimento nel mercato 34,3 25,0 10,6 18,0 20,5Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 109 - L'aggiornamento del dottore agronomo e dottoreforestale dovrebbe essere realizzato (val. %)

Luogo %All'interno del sistema universitario 40,4Al di fuori del sistema universitario 49,5Altro 10,1Totale 100,0Fonte: indagine Censis, 1999Tab. 110 - Modalità attuali di aggiornamento dell'attività professionale in base all'area geografica (val. %)ProvinciaModalità Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleAutoformazione contestuale all'attività lavorativa 25,2 30,7 17,9 27,3 25,6Corsi di formazione interni all'ente o all'azienda 12,6 20,0 5,4 12,1 11,9Corsi presso enti di formazione pubblici 45,0 41,3 13,4 15,9 24,2Corsi presso enti di formazione privati 35,1 21,3 8,9 9,7 15,8Corsi presso strutture associative 3,6 5,3 2,7 3,5 3,6Lettura documentazione specialistica 10,8 16,0 45,5 39,4 32,2Dottorati e corsi di studio universitari 8,1 1,3 1,8 6,6 5,3Internet 3,6 9,3 3,6 2,8 3,9Video conferenze 5,4 9,3 2,7 1,7 3,6Corsi presso strutture degli ordini 15,3 12,0 10,7 14,2 13,5Non ho abbastanza tempo da dedicare all'aggiornamento 3,6 4,0 9,8 3,8 4,9Altro 4,5 8,0 2,7 1,0 2,9Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 111 - Modalità in futuro di aggiornamento dell'attivitàprofessionale (val. % e var. %)

Modalità % VariazioneAutoformazione contestuale all'attività lavorativa 12,4 -13,2Corsi di formazione interni all'ente o all'azienda 11,4 -0,5Corsi presso enti di formazione pubblici 29,7 +5,5Corsi presso enti di formazione privati 19,6 +3,8Corsi presso strutture associative 3,9 +0,3Lettura documentazione specialistica 14,5 -17,7Dottorati e corsi di studio universitari 7,7 +2,4Internet 12,8 +8,9Video conferenze 7,5 +3,9Corsi presso strutture degli ordini 24,0 +10,5Non ho abbastanza tempo da dedicare all'aggiornamento 1,0 -3,9Altro 3,1 +0,2Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 112 - Modalità in futuro di aggiornamento dell'attività professionale (val. %)TipologiaModalità Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleAutoformazione contestuale all'attività lavorativa 14,3 15,7 7,4 12,9 12,4Corsi di formazione interni all'ente o all'azienda 6,3 7,8 15,4 24,2 11,4Corsi presso enti di formazione pubblici 27,4 31,3 33,1 25,8 29,7Corsi presso enti di formazione privati 23,4 15,7 18,4 17,7 19,6Corsi presso strutture associative 5,7 4,4 4,8 3,9Lettura documentazione specialistica 14,9 14,8 16,2 8,1 14,5Dottora ti e corsi di studio universitari 6,3 7,8 5,9 16,1 7,7Internet 10,9 15,7 11,8 14,5 12,8Video conferenze 8,0 3,5 9,6 8,1 7,5Corsi presso strutture degli ordini 21,1 27,8 24,3 25,8 24,0Non ho abbastanza tempo da dedicare all'aggiornamento 1,1 1,5 1,6 1,0Altro 4,0 2,6 2,9 1,6 3,1Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

Tab. 113 - Supporti di aggiornamento che preferisce usare inbase all'area geografica (val. %)

ProvinciaSupporto Nord Ovest Nord Est Centro Sud TotaleSupporto cartaceo (libri, dispense, ecc,) 67,9 77,2 75,5 68,3 70,7Software specialistici 24,1 30,4 11,8 18,6 20,0Supporti multimediali (CD Rom, laser-disk, ecc,) 26,8 26,6 30,0 26,2 27,1Teleconferenze 9,8 6,3 2,7 4,8 5,6Video e/o audio cassette 8,0 7,6 4,5 2,8 4,7Altro 4,5 5,1 0,9 1,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999Tab. 114 - Supporti di aggiornamento che preferisce usare (val. %)TipologiaSupporto Libera professione a tempo pieno Libera professione a tempo parziale Dipendente di un ente o organizzazione di diritto pubblico Dipendente di unente o organizzazione di diritto privato TotaleSupporto cartaceo (libri, dispense, ecc,) 73,2 73,8 67,5 65,7 70,7Software specialistici 19,7 21,5 18,9 18,6 20,0Supporti multimediali (CD Rom, laser-disk, ecc,) 25,8 31,5 21,9 34,3 27,1Teleconferenze 5,6 3,4 7,7 5,7 5,6Video e/o audio cassette 4,5 5,4 4,1 5,7 4,7Altro 1,0 1,3 1,8 4,3 1,7Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposteFonte: indagine Censis, 1999

6.5. Gli sbocchi occupazionali dei neolaureati

In merito alle modalità di inserimento nel mondo del lavoro dei giovani dottori agronomi e dottoriforestali, il Censis, su richiesta specifica del Conaf, ha realizzato un carotaggio sulle unitàstatistiche del campione originario con età compresa tra i 25 ed i 29 anni, al fine di effettuare alcuneconsiderazioni aggiuntive rispetto a quelle formulate nell'analisi dell'offerta formativa sulla base deidati de "L'indagine sull'inserimento professionale dei laureati" del 1995 a cura dell'Istat.Operativamente, dall'insieme delle unità campionarie considerate nella ricerca, è stata estratto unnumero pari a 27 dottori agronomi e dottori forestali, a cui sono state sottoposte una serie di domandeaggiuntive rispetto al questionario originario, concernenti la condizione professionale, i tempiintercorsi tra il conseguimento del titolo di laurea e l'occupazione, le tipologie professionali econtrattuali.

Attualmente circa i due terzi dei dottori agronomi e dottori forestali con una età compresa tra i 25 ed i29 anni ed iscritti all'Albo professionale svolge l'attività professionale come libero professionista ocome dipendente di enti pubblici e di imprese private, mentre il resto è disoccupato (tab. 115).Circa i due terzi degli occupati ha impiegato meno di un anno per trovare una occupazione, e diquesti circa la metà ha impiegato meno di tre mesi per trovare il primo impiego, mentre gli altrihanno ha aspettato tra i 4 ed i 12 mesi (tab. 116). Un quarto dei giovani neo-laureati ha impiegato da13 a 24 mesi, il 12,5% oltre 24 mesi. La metà dei giovani disoccupati non è attualmente in cerca dilavoro (tab. 117). Di questi un decimo si è impegnato nella ricerca del lavoro dopo un mese dalconseguimento del titolo di laurea, mentre circa la metà ha atteso 24 mesi. Nel complesso, questi daticonfermano le indicazioni emerse nell'indagine Istat in merito alla celerità con cui, una voltaattivatisi, i neolaureati riescono a trovare occupazione, specie in rapporto ai tempi necessari ad altrefigure professionali.Riceve conferme la forte propensione dei giovani dottori agronomi e dottori forestali all'eserciziodella libera professione: poco meno della metà dei giovani iscritti è imprenditore o liberoprofessionista, mentre un decimo è lavoratore autonomo (tab. 118). Tra i dipendenti, il 5,9% svolgele funzioni di dirigente, il 35,3% è invece inquadrato come funzionario, quadro e tecnico.Considerando le tipologie contrattuali, contratti a tempo determinato interessano circa un quinto deigiovani dottori agronomi e dottori forestali (tab. 119). La maggioranza dei dipendenti, come del restoevidenziato nell'analisi sull'intera categoria, ha contratti di lavoro a tempo determinato, ovverocontratti con collaborazione coordinata e continuativa.

Tab. 115 - Condizione professionale attuale (val. %)

Condizione %Attività di libera professione e/o lavoro dipendente 63,0Disoccupato 37,0Totale 100,0Fonte: indagine Censis 1999

Tab. 116 - Tempo intercorso tra il conseguimento della laureaed il primo lavoro (val. %)

Mesi %Meno di 3 mesi 31,3Da 4 a 12 mesi 31,2Da 13 a 24 mesi 25,0Oltre 24 mesi 12,5Totale 100,0Fonte: indagine Censis 1999

Tab. 117 - Tempo intercorso tra il conseguimento della laureae la ricerca del lavoro (val. %)

Mesi %Non è in cerca di lavoro 50,01 mese 10,0Oltre 24 mesi 40,0Totale 100,0Fonte: indagine Censis 1999

Tab. 118 - Tipo di lavoro svolto (val. %)

Tipo %Imprenditore/Libero professionista 47,0Lavoratore in proprio 11,8Dirigente 5,9Dipendente (quadro, tecnico, funzionario) 35,3

Totale 100,0Fonte: indagine Censis 1999

Tab. 119 - Tipo di contratto con cui sono impiegati iprofessionisti dipendenti (val. %)

Tipo %Contratto a tempo determinato 60,0Contratto con collaborazione coordinata e continuativa 20,0Altro 20,0Totale 100,0Fonte: indagine Censis 1999

6.6. Analisi tipologica dei dottori agronomi e dei dottori forestali

I dati sottoposti al procedimento di cluster hanno generato alcuni specifici gruppi tipologici didottori agronomi e dottori forestali distribuiti sul piano fattoriale, in base alla natura delle variabiliche caratterizzano maggiormente ciascuno di essi. Nel procedimento sono stati individuati trefattori: il primo individua la libera professione, il secondo il lavoro dipendente, il terzo la modalitàdi aggiornamento professionale. Questi fattori sono stati quindi rappresentati in tre distinti pianifattoriali.Nella figura 14, l'asse orizzontale rappresenta la dimensione del modello professionale, che ha comeestremo sinistro la libera professione e come estremo destro il lavoro dipendente. L'asse verticalerappresenta invece la dimensione della cultura della formazione, con all'estremo inferiore ilmodello tradizionale di aggiornamento professionale (autoformazione, lettura della documentazionespecialistica) ed all'estremo superiore il modello innovativo (internet, corsi presso le strutture degliOrdini).Nella figura 15, l'asse orizzontale rappresenta la dimensione del lavoro dipendente ed ha comeestremi le tipologie di dipendenti del settore pubblico e privato, mentre l'asse verticale riporta lacultura della formazione. Infine nella figura 16 l'asse orizzontale individua il modello professionaleche ha per estremi le tipologie della libera professione e del lavoro dipendente, mentre l'asse verticalela dimensione del lavoro dipendente, che ha per estremi i dipendenti del settore pubblico e privato.

Gruppo 1: I quasi-professionisti dinamici

Il primo gruppo tipologico definito dal procedimento di cluster analysis è pari al 34,3% del totaledegli iscritti. A questo gruppo appartengono in larga misura i dottori agronomi e dottori forestaliche svolgono l'attività professionale come liberi professio nisti a tempo parziale, con una etàinferiore ai 45 anni, residenti prevalentemente al Nord ed al Centro del Paese.Nonostante un basso reddito professionale ed una scarsa soddisfazione nello svolgimento dell'attivitàprofessionale, i soggetti del gruppo A presentano una notevole apertura verso i nuovi processi cheinteressano la categoria, specie sotto il profilo delle aree di specializzazione, ed una attitudine adapprofondire le proprie competenze professionali. Quest'ultimo orientamento si fonda anche su ungiudizio nei confronti della formazione universitaria più critico rispetto alla media. Considerando lemodalità di aggiornamento, i soggetti del gruppo A mostrano un certo interesse per gli strumentiinnovativi, primo tra tutti internet, e contano di avvalersi in futuro dei corsi presso le strutture degliOrdini. In generale, l'aggiornamento nel settore ed attività di competenza viene indicato da questisoggetti come l'aspetto dell'attività professionale su cui puntare decisamente per un rilancio dellacategoria.Come la grande maggioranza dei dottori agronomi e dottori forestali libero professionisti, gliappartenenti al gruppo A esercitano l'attività professionale come unico titolare dello studio.Nondimeno, significativa è la porzione di dottori agronomi e dottori forestali inseriti in studiassociati e di quelli che svolgono attività di prestazione senza la titolarità di uno studio. Nell'attività

professionale, viene accordata importanza primaria al rapporto diretto con la clientela, che siconfigura prevalentemente come saltuaria. La domanda è rappresentata in larga misura da entipubblici, specie in sede locale, e da persone fisiche private, mentre le aziende private compaiono inmisura minore.Per ciò che concerne la specializzazione professionale, nel prossimo futuro il gruppo 1 intendeinserirsi in nuovi settori, quali ad esempio le bio-tecnologie, la pianificazione ambientale, territorialeed urbana, la programmazione integrata, la certificazione della qualità delle produzioni agricole,zootecniche e forestali, la trasformazione e la commercializzazione di prodotti agricoli ed ilmarketing.I soggetti non attribuiscono un ruolo decisivo all'Ordine: l'iscrizione all'Albo è percepita in largamisura come un adempimento ad un obbligo di legge per l'esercizio della professione. Rispetto adaltri gruppi, infine, si osserva una apertura maggiore rispetto all'ipotesi di Ordine unico con le altreprofessioni tecniche.

Gruppo 2: Gli appagati

Il gruppo 2 rappresenta il 30,7% dei dottori agronomi e dottori forestali iscritti all'Ordineprofessionale. La grande maggioranza dei soggetti è formata da liberi professionisti a tempo pieno,residenti principalmente nel Sud ed, in misura minore, nel Centro del Paese e con un reddito medio-alto.Le modalità di aggiornamento professionale sono essenzialmente di tipo tradizionale, comel'autorformazione contestuale all'attività professionale e la lettura di documentazione specialistica. Isoggetti si dichiarano nel complesso soddisfatti della propria attività professionale, esercitata ingenere come unico titolare dello studio. Tra gli aspetti da migliorare, i soggetti indicanoprincipalmente il rapporto con la pubblica amministrazione. La clientela, in prevalenza fissa, èrappresentata dalle aziende agricole e persone fisiche private. Nel prossimo futuro, i settori diriferimento saranno quelli tradizionali dell'estimo civile e della produzione vegetale, mentre inmisura minore si prevedono sviluppi nella pianificazione ambientale, territoriale ed urbana e nelmonitoraggio ambientale.Limitata appare la partecipazione alle attività dell'Ordine professionale: gran parte dei soggetti nonassocia nessun significato sostanziale all'iscrizione all'Albo professionale. Anche in questo grupporelativamente numerosi risultano infine i dottori agronomi e dottori forestali favorevoli allacreazione di un unico Ordine che comprenda le altre professioni tecniche.

Gruppo 3: I professional-collars

Il gruppo 3 rappresenta il 9,3% degli iscritti. Considerando la tipologia professionale, nel gruppo Csi colloca gran parte dei dottori agronomi e dottori forestali dipendenti di aziende agricole edimprese del settore privato, con un livello di reddito medio, residenti nel Nord del Paese e con unaetà inferiore ai 45 anni.Rispetto agli altri due gruppi finora analizzati, i soggetti hanno maggiori occasioni di intrattenererapporti di collaborazione con le altre figure professionali. Inoltre, esprimono un giudizio miglioresia rispetto alla propria attività professionale che alla formazione universitaria. Più chel'aggiornamento professionale, i soggetti ritengono decisivo elevare al massimo il grado diefficienza nello svolgimento della propria attività professionale ed acquisire una specializzazionenelle attività connesse alla gestione dell'impresa, prima tra tutti il marketing.I soggetti accordano un ruolo significativo all'Ordine professionale. L'iscrizione all'Albo è vistacome strumento utile alla partecipazione negli organi direttivi della categoria ed ad usufruire dispecifici servizi, quali ad esempio i corsi di formazione.

Gruppo 4: I burocrati

Il gruppo 4 rappresenta il 26,7% degli iscritti. In esso sono compresi in maggioranza i dipendentidegli enti pubblici, con un livello di reddito medio, residenti principalmente nel Sud del Paese e conun'età inferiore ai 50 anni. Significativa, specie se confrontata agli altri gruppi, è la quota delledonne.I soggetti presentano alcuni elementi in comune con i soggetti del gruppo 3. Più chenell'aggiornamento professionale, essi individuano ne ll'efficienza l'aspetto su cui puntare per lapropria qualificazione professionale. Inoltre, anche questi vivono in un contesto professionale ditipo multidisciplinare, in cui è frequente il rapporto con altre figure tecniche. Il grado disoddisfazione connesso all'attività professionale sembra invece leggermente inferiore, come piùcritico è il giudizio sulla formazione universitaria.Rispetto ai liberi professionisti, anche i soggetti del gruppo 4 sembrano assegnare un ruolo piùsignificativo all'ordine professionale, specie in vista della elaborazione di una strategia di sviluppocomune alla categoria. Non ha invece molto seguito l'ipotesi di costituzione di un Ordine unicocomune con le altre professioni tecniche.

Tab. 120 - I gruppi tipologici (val. %)

I gruppi tipologiciGruppo 1 I quasi-professionisti dinamici Gruppo 2 Gli appagati Gruppo 3 I professional collars Gruppo 4 I burocrati% intervistati 34,3 30,7 9,3 25,7% cumulata 34,3 65,0 73,3 100,0Fonte: Indagine Censis, 1999

Inserire fig. 14

Inserire fig. 15Inserire fig. 16

6.7. I dati strutturali

L'indagine sugli iscritti all'Albo dei dottori agronomi e dottori forestali è stata condotta su di uncampione di 600 individui, stratificato proporzionalmente a due stadi, provincia di appartenenza edetà anagrafica, variabili che consentono di mantenere una ragionevole approssimazione dellefrequenze relative all'universo di riferimento.La ripartizione territoriale riproduce la struttura degli Ordini a livello provinciale. Le unitàcampionarie sono state aggregate in base all'appartenenza alle quattro macro aree Nord Ovest, NordEst, Centro, Sud ed Isole (tab. 121). Analoga suddivisione è stata realizzata per la provincia diesercizio dell'attività professionale.La variabile età anagrafica è stata scomposta nelle seguenti classi: fino a 34 anni, 35 - 39 anni, 40 -45 anni, 46 - 49 anni, 50 - 54 anni, 55 - 59 anni, 60 - 64 anni, 65 anni ed oltre.Considerano la variabile sesso, l'88,2% degli intervistati è di sesso maschile, l'11,8% femminile. Unterzo degli intervistati dichiara di percepire dalla propria attività professionale un reddito annuocompreso tra i 25 ed i 50 milioni. Oltre la metà degli intervistati ha un reddito inferiore ai 25 milioni.Infine il 17,7% dichiara tra i 50 ed i 100 milioni, il 2,9% tra i 100 ed i 150 milioni, lo 0,4% oltre i150 milioni.Il 92,1% degli intervistati ha conseguito un titolo di laurea in scienze agrarie, il 7,2% in scienzeforestali. Lo 0,7% ha seguito invece un altro corso di laurea. Per ciò che concerne infine l'iscrizioneall'albo professionale, il 25,2% è iscritto da meno di 5 anni, il 27,0% da 6 a 10 anni, il 26,2% da 11 a20 anni, il 12,8% da 21 a 30 anni, il 6,7% da 31 a 40 anni, l'1,8% da 41 a 50 anni, lo 0,3% da oltre50 anni.

Tab. 121 - Dati strutturali (val. %)

Val. %Provincia di residenzaNord Ovest 18,8Nord Est 13,5Centro 18,8Sud 48,9Totale 100,0Provincia di esercizio dell'attività professionaleNord Ovest 18,8Nord Est 13,2Centro 19,0Sud 49,0Totale 100,0EtàFino a 34 19,535-39 25,640-45 20,446-49 8,550-54 8,855-59 5,560-64 6,565 e oltre 5,2Totale 100,0SessoMaschio 88,2Femmina 11,8Totale 100,0Fasce di reddito connesso all'attività professionale esercitataMeno di 10,000,000 25,0Da 10,000,000 a 25,000,000 20,7Da 25,000,000 a 50,000,000 33,3Da 50,000,000 a 100,000,000 17,7Da 100,000,000 a 150,000,000 2,9Oltre i 150,000,000 0,4Totale 100,0LaureaScienze agrarie 92,1Scienze forestali 7,2Altro corso di laurea 0,7Totale 100,0Iscrizione all'Albo in anniMeno di cinque 25,2Da 6 a 10 27,0Da 11 a 20 26,2Da 21 a 30 12,8Da 31 a 40 6,7Da 41 a 50 1,8Oltre i 50 0,3Totale 100,0Fonte: indagine Censis, 1999

7. La domanda per la professione di dottoreagronomo e dottore forestale

7.1. Premessa

Le aree di indagine proposte nell'intervista ai testimoni privilegiati appaiono in parte differentirispetto a quelle svolte nel questionario rivolto al campione. Obiettivo di questa parte della ricerca è

quello di cogliere le percezioni che gli intervistati hanno sull'evoluzione della professione e sullepossibili strategie di riqualificazione della stessa. In questa ottica, nell'intervista personalizzata sonoaffrontate le tematiche che offrono oggi maggiori occasioni e spunti di riflessione in seno allacategoria.Nel primo paragrafo viene delineato il quadro dei settori in cui attualmente si inseriscono i dottoriagronomi e dottori forestali. Ai testimoni privilegiati è chiesto di svolgere alcune riflessioni sugliscenari odierni e sulle dinamiche di sviluppo in atto, partendo dalla considerazione in primis delproprio punto di osservazione e del campo o settore in cui operano. Obiettivo di queste domande èquello di cogliere indirizzi e suggerimenti sul futuro della professione e sugli ambiti di impiego, inparticolare lo sviluppo rurale, la tutela dell'ambiente, il settore agricolo.Altro aspetto essenziale attiene al rapporto della categoria con le altre figure professionali. In questaparte vengono affrontate le problematiche concernenti l'approccio multidisciplinare e l'evoluzione deimodelli organizzativi della libera professione.Nel secondo paragrafo vengono presi in esame gli effetti dei processi di integrazione europea e didecentramento amministrativo sulla professione del dottore agronomo.Anche in questo caso le domande aperte consentiranno all'intervistato di prefigurare liberamente gliscenari futuri nei diversi ambiti proposti e di stabilire collegamenti in chiave problematica con larealtà della categoria. In particolare, agli intervistati è chiesto di individuare le sfide e le occasioniche si presenteranno nei prossimo futuro nei distinti livelli, considerati sia in chiave politico-amministrativa sia in quella professionale e di mercato.Uno spazio rilevante è accordato nelle interviste al tema della formazione universitaria e post-universitaria. I testimoni privilegiati sono invitati ad esprimere un giudizio sul livello di coerenzadell'intero sistema formativo rispetto alle odierne esigenze della libera professione. In questa sede sicercherà si approfondire il tema dell'adeguatezza degli ordinamenti universitari e dei corsi post-lauream in rapporto alle problematiche emergenti nella libera professione in generale e nellacategoria in particolare. In considerazione di questi e degli altri nodi messi in evidenza di volta involta dagli stessi interlocutori, gli intervistati saranno quindi invitati ad indicare proposte e misure invista della riqualificazione del sistema formativo.Il paragrafo finale è incentrato sull'analisi del sistema professionale. Anche in vista della previstariforma delle libere professioni, le riflessioni hanno come oggetto il ruolo e la funzione degli Ordini,e quindi le misure da apportare al fine di definire forme organizzative efficienti, in grado disupportare gli iscritti nell'inserimento nel mercato.

7.2. L'evoluzione del mercato ed i profili organizzativi della professionedel dottore agronomo e dottore forestale

Il settore agricolo ha abbandonato un approccio produttivo di tipo intensivo in favore di processiproduttivi in grado di integrarsi con le funzioni di programmazione, pianificazione e gestione delterritorio e di ripristino degli equilibri biologici alterati. In Italia e nel resto d'Europa l'agricoltura,infatti, si trova oggi di fronte a due diversi ordini di sfide. Per un verso, il settore agricolo subisce inmodo sempre più evidente gli effetti della globalizzazione dei mercati. L'elevata concorrenzialità diun unico mercato mondiale impone una ridefinizione dell'offerta dei prodotti agricoli in termini diqualità e quindi un ripensamento dell'intera struttura della filiera agricola.Per altri versi, è divenuta pressante la questione ambientale, fenomeno che ha investito tutti icomparti economici delle società avanzate. Ciò ha indotto in primo luogo una maturazioneculturale, con l'assunzione di modelli di sviluppo sostenibile, approccio che prevede un utilizzodelle risorse tale da consentirne la conservazione e la riproducibilità.

7.2.1. La prospettiva ambientale e rurale

Sullo sfondo di questo scenario complesso si muovono le considerazioni degli intervistati sul futurodella professione del dottore agronomo e dottore forestale, ed in particolare sulla sua specifica

funzione di sintesi tra le esigenze della produzione e della competitività economica del settoreagricolo, e quelle della tutela dell'ambiente. A livello teorico, questo orientamento trovadefinizione nel modello dello sviluppo rurale, inteso come integrazione multisettoriale per il rilanciodi intere aree territoriali e come sistema gestione globale del sistema agro-silvo-alimentare(De Castro, Donnahuser, Boretti).Nel nostro Paese vasti settori del mondo politico ed economico ritengono urgente avviare unainiziativa complessiva per il risanamento dei guasti ambientali operati nel passato. Si fa riferimentoin particolare ai fenomeni di degrado del suolo (processi di erosione, frane, dissesti, riduzione dellecapacità di produzione dei terreni agricoli, ecc.), spesso determinati dalle stesse attività agricoleovvero dall'abbandono delle colture. I processi di ricostituzione, di espansione e di difesa dei sistemiambientali alterati, di riforestazione con utilizzo delle specie originarie e di rinaturazione delle aree arischio di dissesto idrogeologico devono prevedere in futuro una diversa gestione delle risorseambientali in generale e delle foreste in particolare, intese sinora come luogo in cui si taglia e nonconsiderate nella loro valenza di ecosistemi. In questo contesto, le competenze dei dottori agronomie dottori forestali possono trovare un vasto impiego nelle fasi di progettazione e realizzazione degliinterventi (Turroni, Donnahuser, Baraldi).Sempre in campo ambientale, il dottore agronomo e dottore forestale è in grado di offrire un validoapporto in materia di programmazione, progettazione e pianificazione e gestione del territorio (DeCastro, Angotti, Boretti), di difesa della biodiversità, profilo ancora sacrificato,Tav. 23 - I settori disviluppo ed i soggetti di riferimento per la categoriaLo sviluppo rurale e la tutela dell'ambienteMinistero delle Politiche Agricole Processi di integrazione multisettoriale per il rilancio di aree territoriali. Programmazione, pianificazione e gestione delterritorio.Ministero dell'Ambiente Gestione del sistema agro-silvo-alimentare. Riforestazione delle aree a rischio di dissesto idrogeologico.Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Riparazione del danno e ricostituzione degli equilibri ambientali; valorizzazione della biodiversità.Regione Toscana Apporto di competenze nei settori agricolo ed ambientale nel contesto della ruralità. Programmazione, pianificazione e gestione del territorio.Coldiretti Intervento nei fenomeni dissesto del territorio.Azienda agricola Programmazione e gestione del sistema dei parchi e delle aree protette.Ordine Ingegneri Programmazione, pianificazione e gestione del territorio.Università di Bologna Intervento nei fenomeni dissesto del territorio.segue tav. 23Gli ambiti di intervento del dottore agronomo e dottore forestale nel settore agricolo I soggetti di riferimento per lo sviluppo della categoriaMinistero delle Politiche Agricole Certificazione della qualità dei prodotti agricoli e del processo produttivo; assistenza in favore delle aziende agricole e delleimprese del settore agroindustriale (diffusione delle informazioni e delle normative, prestazione gestionale e marketing, ecc.) La pubblica amministrazione insede decentrata, nell'ambito dei piani di sviluppo economico e dei programmi di sviluppo rurale; le aziende agricole e le imprese inserite elle filiera agricolaMinistero dell'Ambiente Assistenza tecnica alle aziende agricole; sviluppo dei sistemi di marchi della qualità, di origine e tipicità; centri di germoplasma per laricerca e la catalogazione di sementi autoctone; agricoltura "no food" ed agroindustria La pubblica amministrazione in sede decentrata, nell'ambito dellaprogrammazione e pianificazione del territorio; il costituendo Ministero dell'Ambiente e del Territorio in materia ambientale; consorzi e cooperative agricolezootecnicheRegione Toscana La pubblica amministrazione in sede decentrata, per la programmazione e la pianificazione del territorioColdiretti Certificazione della qualità dei prodotti agricoli e del processo produttivo; razionalizzazione dei processi produttivi all'interno delle aziende agricole;sperimentazione e diffusione di nuove tecnologie Le aziende che operano nella filiera agricolaAzienda agricola Assistenza tecnica alle aziende agricole La pubblica amministrazione in sede decentrata, per l'elaborazione di modelli di sviluppo rurale, per ladivulgazione di informazioni e l'assistenza tecnica in favore delle aziende; le aziende agricoleOrdine Ingegneri Trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici; agriturismoUniversità di Bologna Assistenza tecnica alle aziende agricole; Industria agroalimentare La pubblica amministrazione in sede decentrata, per laprogrammazione e pianificazione del territorio e della divulgazione di informazioni alle aziende; i Ministeri che affrontano le problematiche riguardanti lacategoria

ovvero interpretato in modo riduttivo come differenza delle specie utilizzabili nel processoproduttivo (Turroni).Fino ad oggi il ruolo ricoperto dal dottore agronomo e dottore forestale nel campo ambientale è statoperò del tutto marginale. Il suo contributo appare spesso limitato ai solo campi di attività tradizionali,a fronte invece di capacità di ordine strategico più ampio, previste dalla stessa legge 10 febbraio1992, n. 152 (Boretti, Patacconi). Questo stato di cose si spiega in parte con l'assenza di una diffusacultura ambientale nella società e nelle istituzioni. Le problematiche connesse ad esempio allaconservazione dei suoli godono in generale di una scarsa attenzione, se non in coincidenza dicalamità naturali. Le istituzioni, sia a livello centrale che periferico, stentano a delineare unacoerente politica ambientale in materia di programmazione nell'utilizzo delle risorse.Oltre ad un problema per la collettività in termini di danni ambientali, questo ritardo in sede politicanon ha consentito una adeguata valorizzazione ed utilizzo delle competenze di figure professionalispecializzate (Turroni).Alcune responsabilità vanno peraltro attribuite alla stessa categoria dei dottori agronomi e dottoriforestali, cui deve essere imputato un certo ritardo culturale, per ciò che riguarda segnatamente

l'adozione e lo sviluppo di tecniche colturali sempre più artificiali e l'utilizzo massiccio di additivichimici (Turroni).Il rilancio della professione si giocherà in gran parte sulla capacità divenire soggetto propositivo edi riferimento nella definizione di modelli di sviluppo rurale, nei quali l'agricoltura si propongacome settore chiave per la gestione complessiva dell'assetto del territorio (De Castro, Turroni).In seguito all' apertura dei mercati europeo ed extraeuropeo, in Italia l'agricoltura è di fronte a unoscenario nuovo. I nuovi contesti sono in continua evoluzione e richiedono una maggiore efficienza ecompetitività da parte dell'intero sistema produttivo. In tal senso, alcuni strumenti innovativi, quali lacertificazione di qualità del prodotto agricolo e del processo produttivo, assumono importanzadecisiva (De Castro, Pasquali). Per sostenere la concorrenza nel mercato mondiale l'agricolturaitaliana dovrà orientarsi sempre di più verso le produzioni di qualità e inserirsi nei settori di nicchia,collocandosi nei target medio-alti per ciò che concerne il rapporto qualità/prezzo(Donnhauser, Pasquali).Per altri versi, le dinamiche di internazionalizzazione del settore rendono indispensabile all'internodelle imprese agricola una maggiore considerazione di aspetti quali la razionalizzazione e lacombinazione dei fattori di produzione, il contenimento dei costi, i processi di esternalizzazionedell'azienda (specie per i rapporti con la filiera), l'analisi di mercato, profili che richiederanno infuturo l'apporto di figure professionali specializzate ed insieme capaci di cogliere la complessità deiprocessi che interessano il settore. Per le imprese il rapporto con i partner europei ed extraeuropeidiverrà decisivo, funzione per la quale saranno richiesti professionisti in grado di leggere gli scenariin evoluzione, di utilizzare gli strumenti offerti a livello europeo, di comunicare con le diverserealtà degli altri paesi, di acquisire e diffondere informazioni in materia di innovazione e ricerca nelsettore agricolo (Pasquali). Sempre in ambito agricolo, i dottori agronomi e dottori forestalicontinueranno a svolgere l'attività di assistenza tecnica alle aziende agricole (Baraldi, Donnahauser)Le innovazioni introdotte nel settore dovranno in ogni caso essere coerenti con il modello dellosviluppo rurale, nel quale il processo produttivo è tenuto a considerare la natura, il suolo, gli equilibribiologici come elementi da conservare piuttosto che alterare irreparabilmente attraverso lameccanizzazione ovvero l'utilizzo di tecniche colturali indipendentemente dalle caratteristiche deisuoli (Turroni). In tal senso, al dottore agronomo e dottore forestale spetta un ruolo strategicocontestualmente sul versante della produzione di qualità e su quello della difesa delle risorse fisiconaturali. L'agricoltura non è intesa solo nella sua valenza di settore produttivo, ma anche nellacapacità di ridurre l'incidenza di fenomeni negativi (incendi, frane, abbandono delle terre nelle areemarginali ecc.). In questa logica i sistemi di marchi di qualità, di origine e di tipicità dei prodotti,specie quelli delle aree protette, rappresentano settori innovativi. Per i prossimi anni l'obiettivo èquello di organizzare nei parchi i sistemi di produzione e di offerta nonché i collegamenti con lagrande distribuzione, in modo da immettere sul mercato le produzioni agroalimetari di "nicchia".Questa evoluzione per avere successo non può prescindere da figure professionali capaci diintervenire in tutte le fasi del processo (Donnahuser).L'agricoltura biologica è un altro settore di estremo interesse. Se i dottori agronomi e dottoriforestali possono vantare una vasta e solida formazione teorica, spesso si rilevano però dei limitinella attività professionale sul campo. In particolare, i nuovi laureati non dispongono deglistrumenti e delle conoscenze specifiche utili ad inserirsi nella realtà produttiva. Attualmente ilsistema formativo non offre una preparazione adeguata, né da ampio rilievo alla sperimentazione,aspetti che determinano un forte rallentamento nello sviluppo del settore (Patacconi).In sintesi più che nel passato, il settore agricolo ha la necessità di avvalersi figure professionali ingrado di assumere un approccio sistemico e di intervenire in tutti i segmenti della filiera agricola, equindi nella selezione delle varietà adatta alla trasformazione agroindustriale, nel campo igenico-sanitario per l'agricoltura, nei processi di prima trasformazione, nell'industria agroalimentare, nelcontrollo della qualità dei processi produttivi, nella commercializzazione e nella distribuzione deiprodotti agricoli e zootecnici, nel settore dell'agriturismo, nella sperimentazione e diffusione dellenuove tecnologie (Angotti, Patacconi, Baraldi, Pasquali).

7.2.2. Il rapporto con gli altri profili professionali: un approcciomultidisciplinare

Nondimeno, numerosi rimangono i nodi irrisolti nella professione del dottore agronomo e del dottoreforestale. Attualmente altre figure professionali tendono a coprire illegittimamente spazi che l'attualeordinamento normativo riserva invece ai dottori agronomi e dottori forestali. Ciò determina in primoluogo un danno per la collettività, in quanto consente la programmazione, la progettazione e larealizzazione di interventi nel settore ambientale, agricolo e forestale non validi o del tuttoerrati sotto il profilo tecnico (Boretti). Si fa riferimento in particolare ad alcuni progetti, quali adesempio piani di miglioramento (oggi realizzati da ingegneri o geometri, figure che possiedonoconoscenze specifiche del tutto relative), che dovrebbero essere quasi esclusivi del dottoreagronomo e dottore forestale (Patacconi). In tutti i casi in cui si ravvisa una sovrapposizione vi èinoltre uno spreco di risorse, fenomeno che dovrebbe essere comunque evitato (Baraldi).Tav. 24 - Il rapporto con le altre figure professionaliEffetti dei fenomeni di sovrapposizione con altre figure professionali Possibili misure di intervento Le prospettive dell'approccio multidisciplinareMinistero delle Politiche Agricole Rispetto delle norme previste nella legge 152/92 Miglioramento degli interventi sotto il profilo tecnico; aumento dellepossibilità di intervento della categoria; definizione di servizi professionali integrati; gestione adeguata delle problematiche complesseMinistero dell'Ambiente Misure di razionalizzazione del sistema delle competenze Gestione adeguata delle problematiche ambientali e del settore agricoloMinistero dell'Industria e del Commercio Capacità di offrire prestazioni complesse e maggiore competitività sul mercato della categoriaCommissione Ambiente della Camera dei Deputati Benefici nelle attività di tutela e gestione dell'ambienteCommissione Europea, Direzione B.I. Legislazioni economiche in materia di agricoltura Gestione delle problematiche economiche connesse al processo diintegrazione europeaRegione Toscana Marginalizzazione della categoria in settori di propria competenza e definizione di interventi errati da un punto di vista tecnico, con danni per lacollettivitàFITA Costruzione di opere complesse e maggiore competitività delle professioni sul mercato; adeguamento del settore del terziario avanzato alle esigenze delladomanda di serviziColdiretti Coordinamento all'interno dell'azienda agricola delle competenze amministrativo-gestionali e tecnico-scientifichesegue tav. 24Effetti dei fenomeni di sovrapposizione con altre figure professionali Possibili misure di intervento Le prospettive dell'approccio multidisciplinareAzienda agricola Marginalizzazione della categoria in settori di propria competenza e definizione di interventi errati da un punto di vista tecnico, con danni per lacollettività Benefici nelle attività di tutela e gestione dell'ambienteOrdine Ingegneri Gestione delle problematiche relative alla programmazione e la pianificazione del territorio nell'ambito di forme societarie multidisciplinariUniversità di Bologna Errato utilizzo delle risorse e delle competenze del Paese Superamento tra le professioni della logica dei recinti; integrazione dei saperinella gestione delle problematiche complesse

In tale contesto, la professione del dottore agronomo e dottore forestale viene in partemarginalizzata e tende a perdere un propria visibilità nel Paese (Patacconi). Come primo passooccorre quindi razionalizzare il sistema sulla base dei diversi gradi di competenze e titoli(Donnahuser).Per dare una risposta a questo complesso di problematiche, in primo luogo è opportuno partire dallespecifiche competenze previste dalla legge 152/92. La scarsa conoscenza del testo di legge, sia daparte dei professionisti interessati, sia da parte dell'utenza pubblica e privata, ha facilitato in passato ifenomeni di sovrapposizione, e parimenti inibito l'auspicato coordinamento con le altre figureprofessionali per ricreare sinergie multidisciplinari in ambiti operativi e progettuali contigui ecomplementari. La mancata adozione di una comune prospettiva tra agronomi e forestali da un lato ealtre figure professionali dall'altro (architetti, ingegneri, geologi, chimici, biologi, ecc.), oltre adalimentare la competizione tra i diversi Ordini professionali, determina la genericità e l'aspecificitàdegli stessi contributi tecnici. Specie nel settore dell'ambiente e nello sviluppo rurale, ove nessunopuò vantare una competenza esclusiva, è indispensabile adottare un approccio multidisciplinare, checonsentirebbe tra l'altro di aumentare le possibilità operative del dottore agronomo e di realizzareservizi professionali integrati (De Castro).In particolare, in materie quali la difesa degli assetti idrogeologici, la costituzione e la gestione deiparchi (si prevede che nei prossimi anni il 10% del nostro territorio sarà composto da aree protette),la ricostituzione degli equilibri biologici alterati, si renderà necessaria in misura crescente una attivitàassociata tra le professioni tecniche e scientifiche nelle diverse forme (staff, pool, gruppi di lavoro,società) (Turroni, Patacconi).L'adozione di un metodo multidisciplinare sconta ancora un certo ritardo culturale tra gli stessiprofessionisti. Questa dimensione è vista spesso con diffidenza, percepita dai professionisti comeminaccia nei riguardi del proprio ambito di competenza. Questo atteggiamento deve essere superatoprogressivamente, in quanto ostacolo principale alle stesse potenzialità di sviluppo della professione.Dato l'elevato grado di complessità di alcuni settori, le problematiche connesse devono

essere affrontate da differenti punti di vista, con il concorso ed integrazione di distinti saperi eprofessionalità (Baraldi).La multidisciplinarietà può rappresentare un modello di riferimento per i dottori agronomi e dottoriforestali. Non esistendo più una prestazione specializzata, egli si trova e si troverà sempre di più difronte a richieste di consulenze a 360°, per le quali perde senso una ripartizione specifica in settori dicompetenza. Le opportunità di sviluppo di ogni categoria professionale e del singolo liberoprofessionista risiedono nella capacità ed attitudine a fornire prestazioni complesse insieme ad altrefigure professionali (Vecchia). Nel settore del terziario avanzato la multidisciplinarietà è fattoacquisto, e in questo senso spingono sia la complessità delle opere e progetti da realizzare, sia lanecessità di competere sul mercato in termini di qualità e di prezzo (Alessandrello).In una ottica sistemica, il dottore agronomo e dottore forestale deve essere in grado di operare conl'economista, ad esempio per gli aspetti connessi alla commercializzazione dei prodotti agricoli, con ibiologi nella gestione delle foreste e nella produzione dei prodotti tipici di nicchia (Donnhauser), coni geologi e gli ingegneri per le tema tiche della gestione e della pianificazione del territorio(Angotti), ovvero con i giuristi specializzati in diritto comunitario ed in diritto comunitariodell'agricoltura per le problematiche connesse all'integrazione europea (Ventura). Nel compartoagricolo è indispensabile una figura di raccordo, che sappia coordinare le competenzeamministrativo-gestionali con quelle tecnico-scientifico. Questo funzione dovrebbe essere ricopertaproprio dal dottore agronomo e dottore forestale, formato per gestire situazioni complesse all'internodell'azienda agricola (Pasquali).Questa evoluzione è ad oggi ostacolata da alcuni vincoli che la categoria condivide con le altreprofessioni. Tra questi si segnala in particolare l'esistenza di norme che limitano lo sviluppo delleattività professionali (Vecchia) ed il mancato riconoscimento del ruolo sociale delle libereprofessioni (Angotti). Altro nodo critico è rappresentato dalla distanza tra la formazione ed ilmondo dell'impresa e della pubblica amministrazione. E' urgente in questo senso sviluppare su scalapiù vasta la logica dei passaggi intermedi (master e stages) e rivolgere maggiore attenzione allemodalità di formazione post-universitaria, strumenti che insieme siano in grado di fornire ai neo-laureati una visione chiara dei processi di sviluppo in atto sul versante internazionale e livello locale(Pasquali).

7.2.3. Lo studio polifunzionale per il nuovo mercato

Forme di integrazione e collaborazione tra distinte figure professionali e saperi potrebbero essererealizzate nell'ambito degli studi professionali associati. Nel mercato attuale le conoscenze di unasola professione spesso non sono sufficienti per affrontare problemi ed opere di complessitàelevata. Soprattutto a livello locale i professionisti sono consapevoli della necessità di organizzarsiovvero in forme societarie multidisciplinari in vista di incarichi riguardanti la gestionedell'ambiente, l'agricoltura, la pianificazione del territorio, lo smaltimento dei rifiuti (Angotti).Tra i settori innovativi, in Italia è ancora ad uno stato embrionale lo sviluppo dei centri digermoplasma, in cui realizzare la ricerca e la catalogazione delle sementi autoctone. In questosettore la professione del dottore agronomo e dottore forestale deve trovare un maggioreinserimento, configurando secondo modalità innovative il proprio ruolo di supporto all'agricoltura.Oltre agli effetti positivi sul versante della conservazione della biodiversità, l'utilizzo delle sementiautoctone potrebbe dare maggiori incentivi alle produzioni di qualità e rilanciare l'intero settoreagricolo (Donnhauser).Per ciò che concerne il mercato, le aziende agricole ed il settore privato continueranno arappresentare una porzione significativa della domanda delle prestazioni del dottore agronomo edottore forestale. La categoria ha svolto e continua a svolgere infatti una funzione molto importantedi assistenza in favore delle realtà economiche presenti sul territorio. Le prestazione fornite alleaziende private sono molteplici, tra cui in particolare l'assistenza tecnica, la divulgazione diinformazioni, la diffusione delle normative, e di recente anche la prestazione in settori quali ilmarketing, la certificazione di processo e di prodotto e la pianificazione territoriale (De Castro,

Patacconi). Attualmente, il sistema della proprietà agricola è interessata inoltre da processi diaccorpamento, con la creazione di consorzi e cooperative, soggetti con i quali il dottore agronomocollaborerà in misura crescente nel prossimo futuro (Donnahuser).Altro settore innovativo in cui la categoria potrebbe trovare un significativo impiego è quellodell'agricoltura no food e dell'agroindustria, per la produzione di bio-diesiel e bio-etanolo, e per laproduzione agricola e vegetale per la chimica fine (ad esempio le vernici atossiche) (Donnahuser).Per altri versi i professionisti nello svolgimento della loro attività avranno sempre più comeinterlocutori tutti i soggetti (in primis una pubblica amministrazione in via di decentramento) chesaranno coinvolti nella definizione ed attuazione di piani di sviluppo economico e di programmi disviluppo rurale elaborati a livello comunitario (De Castro), ovvero nella programmazione epianificazione del territorio, ambito di competenza delle Regioni (Donnahuser, Boretti, Baraldi). Intal senso, si auspica un impiego strategico all'interno degli enti pubblici di figure professionaliqualificate per la tutela del territorio, per lo sviluppo dell'agricoltura sostenibile, per la divulgazionedelle innovazioni e dell'assistenza tecnica (Patacconi), nonché una collaborazione più stretta tra lestesse Università e gli enti locali (Baraldi).Dal punto di vista istituzionale, in prospettiva il Ministero dell'Ambiente e del Territorio in via dicostituzione potrebbe rappresentare un importante riferimento in materia ambientale, ad esempionella difesa del suolo e per le autorità di bacino (Donnahuser). Rispetto al passato si auspicanoaltresì forme di collaborazione più efficaci con i soggetti istituzionali che affrontano problematicheche riguardano la categoria, in particolare i Ministeri dell'Università e della Ricerca Scientifica,delle Politiche Agricole, dell'Ambiente, della Sanità, dell'Industria, con l'obiettivo di concorrere agettare le basi per lo sviluppo del settore agrario (Baraldi).

7.3. Il ruolo del dottore agronomo e dottore forestale tra i processi diintegrazione europea e di decentramento politico ed amministrativo

7.3.1. La dimensione extra nazionale

Nel processo di unificazione europea è opportuno distinguere gli effettidi breve da quelli di medio e lungo periodo. Nel breve periodo, laglobalizzazione dell'economia determinerà un aumento dellaconcorrenza in alcuni settori, quali quello delle colture mediterranee,particolarmente significativi per il nostro Paese. L'aumento dellacompetitività sarà avvertito in misura maggiore dai professionistiimpegnati in attività "in campo" e dalle realtà socio-economiche eproduttive locali. Nel medio e lungo periodo Tav. 25 - Gli effetti deiprocessi di integrazione europea e di decentramento amministrativo sul ruolo esulla professione del dottore agronomo e dottore forestale

La dimensione extra nazionale La dimensione localeMinistero delle Politiche Agricole Nel breve periodo, professionisti e realtà economiche locali dovranno affrontare unacrescita della concorrenza; nel medio e lungo periodo, si assisterà ad una crescita del ruolo dell'agronomo nel campodello sviluppo rurale. Il confronto con la realtà europea renderà necessaria una maggiore attenzione alla specializzazioneprofessionale A livello locale, la categoria vanta un legame già molto stretto con la realtà economica ed amministrativa:il conferimento di competenze può rappresentare un ulteriore occasione di sviluppoMinistero dell'Ambiente Il modello dello sviluppo rurale troverà applicazione in tutti i Paesi dell'Unione Europea Ildottore agronomo e dottore forestale acquista centralità nella tutela ambientale, funzione di competenza delleamministrazioni perifericheMinistero dell'Industria e del Commercio Gli effetti più rilevanti sull'esercizio della professione saranno: il recepimentodelle direttive comunitarie sulla concorrenza, il confronto con la concorrenza di studi professionali e società diprestazione europee, l'eliminazione di reticolo di norme settoriali, la liberalizzazione del mercato, l'assunzione di unapproccio multidisciplinare Il conferimento di competenze rappresenta una occasione di sviluppo per le libereprofessionisegue tav. 25La dimensione extra nazionale La dimensione locale

Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Il processo di unificazione svolgerà effetti positivi sul versante dellatutela ambientale Se inteso a definire "venti luoghi" con regole diverse, il conferimento di competenze può rappresentareun pericolo ed un danno per le stesse realtà economicheCommissione Europea, Direzione B.I. Legislazioni economiche in materia di agricoltura Per i dottori agronomi e dottoriforestali, il processo di unificazione aumenterà gli spazi di intervento e l'attività di prestazione nei programmi di sviluppoe nei progetti legislativi e regolamentari elaborati in sede europea Il conferimento di competenze rappresenta unaoccasione di sviluppo per le libere professioniRegione Toscana Il confronto con la realtà europea può rappresentare l'occasione per il riconoscimento anche in Italiadel ruolo e delle competenze dell'agronomo L'agronomo troverà inserimento nelle attività di programmazione,pianificazione e controllo del territorio, di competenza delle regionisegue tav. 25La dimensione extra nazionale La dimensione localeFITA L'unificazione europea è l'occasione per ridefinire gli assetti delle libere professioni in Italia sulla base deimodelli europeiColdiretti Il conferimento di competenze può essere l'occasione di ridefinire l'assetto della filiera agricola sulla base delmodello del distretto territoriale. Il tessuto amministrativo periferico si è dimostrato sinora inadeguato rispetto ai compitiassegnatiAzienda agricola Ad oggi, le amministrazioni periferiche non sono state in grado di raggiungere risultati adeguatinell'impiego degli agronomi, destinandoli a compiti non conformi alla loro formazione e ruoloOrdine Ingegneri Si assisterà ad una crescita della concorrenza da parte delle figure professionali omologhe presenti inEuropa Il conferimento di competenze rappresenta una occasione di sviluppo nel settore dell'agriturismo e dellaproduzione localeOrdine Geologi Il processo di unificazione svolgerà effetti positivi sul versante della tutela ambientale e faciliterà iprocessi di integrazione ed osmosi culturale con le altre figure professionali In materia ambientale, in passatol'attribuzione di competenze non ha determinato gli effetti speratiOrdine Chimici Il processo di unificazione è l'occasione per definire a livello europeo un sistema professionale di tipointegrato Il conferimento di competenze rappresenta una occasione di sviluppo per le libere professioni nella tuteladell'ambienteUniversità di Bologna Il confronto con la realtà europea renderà necessaria una maggiore attenzione allaspecializzazione professionale Il conferimento di competenze dovrebbe dare impulso alla divulgazione delleinnovazioni tecniche e scientifiche in favore delle aziendeinvece l'unificazione europea comporterà una ridefinizione generale del ruolo della liberaprofessione. Nel modello di "sviluppo di sistema" il dottore agronomo e dottore forestale potràassumere un ruolo fondamentale, in quanto può disporre già ora di una preparazione di basemultisettoriale e quindi intervenire nella progettazione dei processi di sviluppo in atto, sia a livellopubblico che privato (De Castro).Nella politica agricola europea il concetto di sviluppo rurale, definito nella Dichiarazione di Corkdella Conferenza Europea dello Sviluppo Rurale e ripreso nel quadro dell'Agenda 2000, è divenutocentrale e troverà applicazione in tutti i Paesi dell'Unione. Questo propone una nuova concezionedell'agricoltura, che realizzi un mix di produzioni di qualità e di progetti di valorizzazione econservazione del territorio, e definisce un vasto spazio di applicazione delle competenzeprofessionali del dottore agronomo e dottore forestale (Donnahauser). Già oggi in ambito europeo, idottori agronomi e dottori forestali svolgono con successo questo ruolo, in particolare comeconsulenti nei programmi di sviluppo ed in generale nell'attuazione di tutte le misure destinate almiglioramento delle strutture agricole, nonché nei progetti legislativi e regolamentari che prevedonoaiuti in favore delle regioni (Ventura). Per i contratti di programma e nella programmazionecontrattata c'è bisogno di professionalità in grado di garantire i collegamenti tra la filiera agricola ed isettori dell'industria e dell'artigianato e di interpretare sulla base di una profonda conoscenza dellarealtà territoriale la complessità di tali processi (Pasquali).Il processo di unificazione europea svolgerà inoltre effetti positivi sul versante della tutelaambientale. L'Italia è tenuta da un lato recepire le politiche e le indicazioni emanate in sedeeuropea, dall'altro a confrontarsi con le realtà degli altri Paesi membri, ove è maturata da tempo unamaggiore attenzione verso le tematiche del ripristino del danno, della considerazione dei fattorinaturali e della conservazione dei suoli, nonché nei riguardi del settore dell'agricoltura biologica edell'ingegneria naturalistica. In questo scenario in evoluzione si aprono numerose opportunità infavore dei dottori agronomi e dottori forestali (Turroni).

La dimensione europea apporterà inoltre diversi benefici nell'esercizio della libera professione. Nellospecifico, per i dottori agronomi e dottori forestali italiani si auspica che il confronto con le realtàdegli altri Paesi europei possa finalmente rappresentare l'occasione per un riconoscimento del ruoloe delle attività di competenza (Boretti).Attualmente, il dottore agronomo e dottore forestale dispone di una solida preparazione di base, ditipo multisettoriale, che lo mette nelle condizioni di competere con le figure omologhe in Europa.Nondimeno tra i liberi professionisti si avverte la necessità di una formazione universitaria in gradodi coprire tutte le specificità necessarie e di fornire adeguati livelli di approfondimento especializzazione, progressi irrinunciabili in vista del confronto e della collaborazione con le altrefigure professionali europee. Semmai i dottori agronomi e dottori forestali trovano difficoltà diinserimento in settori per cui non esiste una formazione specifica in Italia, come ad esempio quellodella floricoltura (Baraldi, De Castro).Il processo di unificazione deve quindi essere inteso in termini di opportunità e di ampliamento delmercato delle libere professioni oltre la dimensione locale e nazionale. Le nuove dimensioni delmercato offriranno nuove occasioni di sviluppo e crescita per la categoria ed il confronto con lerealtà professionali di altri Paesi europei (Angotti).Altri ancora individuano nel processo di unificazione europea una importante occasione diridefinizione degli assetti delle libere professioni. A partire dal 2000 l'Italia è tenuta a recepire ledirettive sull'esercizio della professione, e quindi il modello organizzativo diffuso negli altri paesieuropei. In questo quadro, secondo l'orientamento della FITA, appare urgente adeguare le leggiitaliane in materia, al fine di renderle il più possibile coerenti al nuovo modello europeo e di evitarel'ipotesi di contenzioso (Alessandrello).Il recepimento delle direttive comunitarie sulla concorrenza determinerà sicuramente effettisull'esercizio dell'attività professionale e sul mercato di riferimento. Come le altre figureprofessionali, il singolo dottore agronomo e dottore forestale dovrà confrontarsi in misura sempremaggiore con la concorrenza di importanti studi professionali e società di prestazione europee.Inoltre l'ingresso in Europa comporterà l'eliminazione del reticolo di norme settoriali (che harappresentato spesso un limite allo sviluppo delle professioni), una maggiore liberalizzazione delmercato e l'assunzione di un approccio e di una struttura multidisciplinare nell'attività professionale(Vecchia).

7.3.2. La dimensione locale

Diversi orientamenti emergono anche in tema di decentramento politico ed amministrativo. Peralcuni in particolare, il conferimento di competenze in favore delle Regioni e degli enti localiapporterà benefici sia per la categoria che per i settori in cui si inseriscono il dottore agronomo ed ildottore forestale.Il dottore agronomo ed il dottore forestale possono vantare un legame molto stretto con ilterritorio. Meno di altre figure professionali, possono risentire di effetti negativi connessi aldecentramento politico ed amministrativo, anche perché ha già vissuto nel passato questo processo.Ad oggi tutti i programmi territoriali di sviluppo in applicazione delle regolamentazioni comunitariesono definiti e gestiti a livello regionale. In questo contesto, oltre che nella consueta praticaprofessionale, i liberi professionisti hanno avuto l'occasione di sviluppare capacità relazionali congli enti amministrativi periferici. Gli ulteriori progressi in questo ambito sono legati alla capacitàdelle pubbliche amministrazioni periferiche di ottimizzare competenze e funzioni sia in terminiprogettuali che gestionali. Il modello elaborato nei programmi di sviluppo territoriale presupponeuna conoscenza puntuale del tessuto economico locale, nonché del tipo di imprenditorialità e dicultura di impresa presenti nel territorio, risorse ed informazioni queste che rappresentano ilbagaglio professionale e culturale del dottore agronomo e dottore forestale (De Castro).Nell'attuale fase di transizione di riordino delle competenze tra Stato e Regioni (legge Bassanini) edin vista della istituzione del Ministero dell'Ambiente e del Territorio, il ruolo del dottore agronomo edottore forestale acquista centralità nei compiti propri del settore agroforestale ed ambientale,

attribuiti in misura crescente alle amministrazioni periferiche. Anche a livello regionale, un rilevanteambito di intervento è rappresentato dall'offerta di servizi di assistenza tecnica sul territorio in favoredelle aziende agricole, nell'ottica di trasformazione del sistema agricolo secondo le necessità dellosviluppo sostenibile (dalla produzione di quantità a quella di qualità, l'individuazione delle areelocate, la conservazione-valorizzazione del patrimonio naturale, la prescrizione dei prodotti chimicidi sintesi e dai fitofarmaci) (Donnahauser). Già oggi nel quadro delle competenze assegnatedall'ordinamento alle Regioni, il dottore agronomo e dottore forestale ha acquisito un ruolo specificonelle attività di pianificazione, progettazione, programmazione e controllo del territorio (Boretti).Il conferimento di competenze alle Regioni deve essere considerato come occasione di sviluppo per lelibere professioni (Ventura). I liberi professionisti dovranno a loro volta essere in grado interpretaretale processo sulla base delle specificità delle diverse zone del Paese e trarre occasione per ladefinizione di un proprio spazio (Vecchia). In sede locale le professioni hanno storicamente lapossibilità di svolgere una funzione di pressione di tipo propositivo, come da tempo avviene nelleRegioni a statuto speciale ed in quelle più attive. Già oggi le consulte delle professioni si propongonocome soggetti in grado di interloquire con le istituzioni locali, ad esempio in materia diprogrammazione delle attività amministrativa. In particolare i dottori agronomi e dottori forestalipotranno assumere compiti specifici, nel settore dell'agriturismo e della produzione locale (Angotti),nei centri di ricerca e sperimentazione (Baraldi).Da un punto di vista politico, gli effetti del decentramento dovrebbero essere senz'altro positivi invista di un maggiore partecipazione e controllo da parte della cittadinanza sull'operato dellapubblica amministrazione. L'individuazione delle competenze che dovranno rimanere allo Stato equelle da conferire alle amministrazioni periferiche potrà inoltre rappresentare un passaggio utilenella definizione delle aree di competenza e delle funzioni dei dottori agronomi e dottori forestali(Boretti).Nello stesso comparto agricolo sono previsti ulteriori sviluppi. Il problema prioritario del settore èrappresentato dalla ridefinizione della filiera in termini diversi rispetto al passato. Tra i diversimodelli, un valido riferimento potrebbe essere quello del distretto, che consentirebbe uno sviluppodella dimensione territoriale già sperimentato in altri ambiti produttivi. In questo processo entilocali con maggiori poteri potrebbero svolgere un ruolo decisivo (Pasquali).A livello locale sono oggi completamente assenti strutture deputate alla diffusione dei risultatiraggiunti nella ricerca scientifica. Se da un lato si osserva la nascita centri di ricerca, collegatispesso alle università, ove si realizzano programmi di sperimentazione essenziali per il settoreagrario, dall'altro non esiste un sistema in grado di portare all'utilizzatore le innovazionitecnologiche e scientifiche. Il laureato in agraria potrebbe coprire questa carenza acquisendopreparazione specifica per il ruolo di divulgatore (Baraldi).Altri intervistati invece si mostrano più scettici nei confronti degli effetti del decentramento politicoed amministrativo, sia alla luce delle esperienze del passato che in considerazione di alcuni effettiprevedibili delle ipotesi di riforma oggi in discussione.Ad oggi il modello di decentramento (federalismo, regionalismo forte, ecc.) non è stato ancoradefinito compiutamente in sede politica, e quindi non è possibile prevederne puntualmente i possibilieffetti. Peraltro, lo stesso schema introdotto dalla legge Bassanini è criticabile sotto diversi profili,specie rispetto al mancato recepimento delle indicazioni emanate in sede europea in materiaambientale e di affidamento di compiti di alto livello alle realtà locali. L'ipotesi di avere nel futuro"venti repubbliche", in cui vi sono regole del tutto diverse, potrebbe avere conseguenze negative perle libere professioni e per le piccole e medie imprese (Turroni).Nelle amministrazioni regionali, provinciali e comunali la presenza dei dottori agronomi e dottoriforestali risulta oggi di scarso rilievo. Queste amministrazioni non sono attualmente in grado didefinire il ruolo e la funzione di questa figura professionale, spesso non valorizzata ed estromessa daambiti di stretta competenza, quali ad esempio la gestione dei parchi, la ricerca in enti pubblici disviluppo, l'assistenza tecnica per il settore agricolo. Da questo punto di vista, ad esempio, leesperienze del passato nella Regione Lazio e nel Comune di Roma sono state insoddisfacenti.

L'inserimento nelle amministrazioni periferiche di dottori agronomi e dottori forestali con laqualifica informatori tecnico-scientifici per l'assistenza tecnica non ha portato ad alcun risultatorilevante, in quanto a queste figure sono state affidate in realtà funzioni di tipo burocratico edamministrativo, lontane da quella attività di campo di cui invece si sente maggiormente l'esigenza(Patacconi). Per il futuro, il pericolo maggiore deriva dal fatto che il conferimento di competenze sicompie in favore di un tessuto amministrativo ancora debole. Non sempre infatti le Regioni e leProvince sembrano dotate di strutture e risorse coerenti ai compiti affidati (Pasquali).

7.4. La formazione universitaria e professionale

L'analisi del sistema formativo deve essere compiuta a partire da due piani distinti. Considerando adun primo livello il sistema formativo italiano nel suo complesso, il dottore agronomo ed il dottoreforestale si trovano a condividere con le altre professioni delle problematiche molto vaste. Si fariferimento in particolare alla capacità dei corsi universitari di formare soggetti che dispongano nonsolo di nozioni teoriche, ma anche di una formazione funzionale ad un rapido inserimento nel mercatodel lavoro, sia come dipendenti che come liberi professionisti. Nel mercato infatti la domanda dicompetenze professionali è in misura crescente diretta in favore di neolaureati in grado di mettere inpratica da subito le conoscenze acquisite e di interpretare le esigenze e le dinamiche in atto.In Italia il sistema formativo si trova a gestire una serie di inefficienze strutturali. Un primo elementoè rappresentato dalle modalità di accesso all'università. In alcuni paesi, come ad esempio gli StatiUniti, il numero dei laureati è predeterminato, meccanismo che consente un migliore utilizzo dellestrutture e la definizione di elevati standard formativi. In Italia non esiste attualmente un sistema diprogrammazione. Pur riconoscendo la necessità di salvaguardare la nostra storia e le nostre tradizioni,nel nostro Paese permane ancora un equivoco, dovuto alla confusione di due concetti distinti, il dirittoallo studio e l'accesso all'università. L'università per funzionare ha bisogno di strutture efficienti, diun adeguato rapporto studenti/docenti, e quindi di un determinato numerodi giovani. L'obbligo scolastico deve essere portato sino ai 18 anni, in modo da soddisfare ilbisogno di elevare il livello delle conoscenze individuali, ma l'accesso all'università deve esseregarantito solo per una quota definita di studenti (Militello).Il tema della formazione deve essere considerato nel più ampio quadro dell'accesso alle professioni.In rapporto alle evoluzioni politiche ed economiche osservate sul piano nazionale ed internazionale,la formazione universitaria e post- universitaria dovrebbe essere rivista nel suo complesso, ondepreparare i futuri professionisti ai nuovi compiti che dovranno affrontare (Ventura).Tav. 26 - La formazioneIl sistema formativo italiano La formazione del dottore agronomo e dottore forestaleMinistero delle Politiche Agricole Nella formazione post-universitaria devono intervenire in modo sinergico gli Ordini ele università I corsi in agraria formano laureati in grado di cogliere i nuovi scenari economici e di interpretare nuoviruoli e funzioni. E' necessario dare peso maggiore all'utilizzo delle moderne tecnologie ed agli indirizzi diretti a formareil libero professionista.Ministero dell'Ambiente E' necessario accordare maggiore rilievo alle tematiche relative alla gestione e tuteladell'ambiente, allo sviluppo rurale, agli strumenti per l'attività di campo. Attualmente, i neolaureati escono dalleuniversità spesso senza esperienze di tipo pratico ed applicativo (stages o borse di studio presso aziende agricole).Ministero dell'Industria e del Commercio E' necessario ridurre alcuni passaggi per l'esercizio dell'attività professionale,ad esempio inserendo il tirocinio all'interno del corso di laurea. Particolare attenzione deve essere attribuita allaformazione permanente del professionistaCommissione Ambiente della Camera dei Deputati E' necessario accordare maggiore rilievo alle tematiche relative allagestione e tutela dell'ambientesegue tav. 26Il sistema formativo italiano La formazione del dottore agronomo e dottore forestaleCommissione Europea, Direzione B.I. Legislazioni economiche in materia di agricoltura La formazione universitaria epost-universitaria dovrebbe preparare meglio professionisti i vista dei nuovi compiti L'università dovrebbe daremaggiore rilievo all'approfondimento delle politiche comunitarie, della PAC, delle politiche di concorrenzaRegione Toscana E' opportuno prevedere all'interno dei corsi universitari di agraria esperienze di tipo pratico (tirociniopresso imprese o pubbliche amministrazioni)

FITA E' necessario ridurre le barriere all'ingresso alla professione, inserendo ad esempio la specializzazione all'internodel corso di laurea, eliminando l'esame di Stato, facendo sì che la laurea divenga titolo sufficiente per l'esercizio dellaprofessioneColdiretti L'università non accorda la dovuta attenzione alla ricerca ed alla sperimentazione per il settore agricolo, alletematiche relative alla gestione e tutela dell'ambiente, alle gestione dell'impresa, al settore genetico ed agli ambitiprofessionali collegabili ai progressi nel campo delle ambiti professionali collegabili ai progressi nel campo dellebiotecnologie. Le associazioni professionali e le grandi imprese agroalimetari possono rappresentare importantiriferimenti per la formazione post-lauream.segue tav. 26Il sistema formativo italiano La formazione del dottore agronomo e dottore forestaleAzienda agricola I mondo accademico non valorizza in modo adeguato il settore dell'agricoltura biologica, né formaprofessionisti in grado di inserirsi da subito nel sistema produttivo. E' necessario dare maggiore rilievo alle tematicherelative alla gestione e tutela dell'ambienteUniversità di Bologna Si auspica l'adozione della rifo rma del sistema universitario, con la distinzione tra primo triennio,biennio di specializzazione e dottorato, e delle scuole superiori, con l'introduzione dei crediti didattici La formazione ditipo generale consente al dottore agronomo e dottore forestale di interpretare la complessità delle dinamiche del settoreagricolo ed ambientale. Nella specializzazione, è necessario dare peso maggiore alla tutela dell'ambiente, all'utilizzo dellemoderne tecnologie ed a indirizzi diretti a formare il libero professionista.Responsabile DS per le professioni intellettuali Come in altri Paesi, è necessario introdurre il numero chiuso per gliiscritti alle Università, in modo da ottimizzare l'utilizzo delle strutture ed elevare gli standard formativiIn Italia, all'esercizio dell'attività professionale si arriva in seguito ad una serie di passaggi cheprevedono nell'ordine: l'università, la formazione post- universitaria, l'esame di stato, il tirocinio,l'iscrizione all'ordine professionale, secondo uno schema che, alla luce dell'esperienza, nel complessopresenta notevoli rigidità. Alcuni ritengono che i passaggi suddetti costituiscono di fatto dei vincoli edelle barriere all'entrata piuttosto che selezione di qualità. Nello specifico, per ciò che concerne laformazio ne universitaria, la fase del tirocinio dovrebbe essere inserita all'interno del corso di laurea(come prevede del resto la riforma dell'Ordine degli avvocati), misura questa che oltre ad eliminareuna barriera di accesso alle professioni, consente un primo un contatto con la realtà professionale. Icorsi di specializzazione sono un altro profilo su cui intervenire. In materia, gli Ordini professionalidovrebbero ricoprire un ruolo propulsore e di orientamento secondo le esigenze del mercato. Nelcomplesso, è necessario definire un sistema in cui l'esame di Stato divenga l'unica barriera all'entratanelle professioni e che garantisca una selezione uguale per tutti, sulla base della valutazione dellacapacità professionale e dei titoli acquisiti. In questo contesto la formazione permanente deiprofessionisti assume rilievo specifico in quanto strumento che consente ai giovani la verifica neltempo della qualità della prestazione professionale e la tutela dei professionisti più deboli (Vecchia).Per altri ancora la soluzione ottimale prevede l'inserimento dei corsi di specializzazione perl'esercizio della professione direttamente nel corso di laurea. La laurea dovrebbe divenire titolo diper sé sufficiente per esercitare la professione, mentre l'esame di Stato, che oggi determinal'abilitazione alla professione e che si configura come barriera ulteriore, dovrebbe essere eliminato.In questo modo, il laureato diverrebbe libero di esercitare l'attività professionale senza ulterioriostacoli (Alessandrello).La formazione universitaria del dottore agronomo e dottore forestale è stata spesso criticata perl'eccessiva mole di nozioni e per l'impostazione fin troppo scolastica delle materie studiate. Invero,questo specifico profilo è stato rivalutato negli ultimi temp i, in considerazione degli attuali scenarieconomici e dei nuovi ruoli e funzioni (De Castro). In tal senso sembra opportuno continuare amantenere la figura di un agronomo con una formazione di tipo generico, in grado di coprire quellenumerose attività previste dalla professione (Baraldi).Nondimeno, è necessario aggiornare la formazione universitaria, attribuendo maggiore rilevanzaall'utilizzo dei moderne tecnologie, strumenti imprescindibili nell'esercizio della professione, edefinendo indirizzi specificatamente rivolti all'attività del libero professionista, aspetto già presentenell'attuale ordinamento di studi. Se infatti la multidisciplinarietà è utile per interpretare le evoluzioniin atto, la specializzazione successiva diviene decisiva (De Castro, Baraldi). Attualmente, è in attoun processo di ridefinizione del sistema universitario, teso a rendere la formazione universitariaitaliana più omogenea con quella dei Paesi europei. Tra le ipotesi di riforma, si pensa di definire unpercorso formativo di tre anni, a cui aggiungere poi altri due anni di

specializzazione ed il dottorato di ricerca. In questo schema organizzativo, gli studenti hanno lapossibilità di accedere al mercato del lavoro dopo tre anni di studio, ovvero di continuare gli studiuniversitari. Nello specifico lo studente acquisisce una formazione generale nel primo triennio (nelquale in ogni caso dovranno essere tenuti in debita considerazione gli aspetti relativi al mondo dellavoro) e la specializzazione nei moduli successivi, finalizzati a precise professioni richieste dalmercato.Numerosi potrebbero essere gli effetti positivi delle riforma. In primo luogo un sistema più elasticopermette ai neolaureati di competere con le altre figure professionali europee. Analogamente aquanto avviene in Europa, ove esistono figure di laureati di 21 anni di età, chi ha conseguito unalaurea breve potrebbe trovare collocazione sul mercato del lavoro, con diretti benefici sul versanteoccupazionale.Per conseguire gli obiettivi fissati, il processo di riforma dovrebbe investire anche la scuolasuperiore, ed in particolare per il settore agronomico e forestale gli istituti agrari e gli istituti tecnici.Il modello organizzativo di riferimento è quello della formazione integrata superiore, che presupponela collaborazione congiunta degli istituti medi superiori e delle università. Attraverso l'introduzionedei crediti didattici, agli studenti verrebbe data la possibilità di utilizzare parte delle conoscenzeacquisite nelle scuole medie superiori ne l proseguimento degli studi. Questa ipotesi incontra perònumerosi ostacoli, in quanto prevede i sostanza una riforma complessiva del sistema scolasticosuperiore, primo tra tutti in fatto di durata. A rigore di logica, l'elaborazione coerente di un sistemaformativo innovativo in linea con le esigenze del Paese non può prescindere quindi dalla elaborazionedi un disegno complessivo per i distinti livelli del diploma liceale, della laurea breve conseguita dopotre anni, di specializzazione dopo altri due anni di università, di dottorato e di ricerca. Ridurrel'analisi alle sole università limiterebbe di fatto la portata complessiva della riforma(Baraldi).In considerazione delle evoluzioni in atto, la formazione del dottore agronomo e dottore forestaledeve oggi dare maggiore rilievo alle tematiche relative alla gestione e tutela dell'ambiente (Turroni,Patacconi, Pasquali), materie che nell'ambito dei corsi di agraria acquisteranno nella formazioneuniversitaria un peso crescente (Baraldi). Un aspetto specifico da approfondire è il modello disviluppo rurale ed al rapporto tra sviluppo agricolo e territorio. La formazione, a partire daiprogrammi degli istituti tecnici agrari fino a quelli dell'università, deve essere orientata ha formaretecnici in grado di svolgere la propria attività sul campo (Donnahuser).Maggiore spazio deve essere inoltre accordato agli aspetti economici e gestionali, alleproblematiche dell'impresa, alla dimensione internazionale del mercato, al settore agroalimentare, alsettore genetico e degli ambiti professionali collegabili ai progressi nel campo delle ambitiprofessionali collegabili ai progressi nel campo delle biotecnologie, alle innovazioni di processoall'interno dell'azienda agricola (Pasquali), alle politiche comunitarie, segnatamente la PAC e lapolitica di concorrenza (Ventura).Accanto alla figura dell'agronomo tradizionale acquistano maggiore importanza figurespecialistiche definite in corsi di laurea finalizzati su settori specifici. Nel caso degli ambitiprofessiona li collegabili ai progressi nel campo delle ambiti professionali collegabili ai progressi nelcampo delle biotecnologie ad esempio, questi corsi di laurea innovativi in agraria si interconnettonocon corsi di laurea di altre facoltà. In futuro si assisterà ad un ampliamento di orizzonti professionalied ad una convergenza su medesimi temi di professionalità distinte (Baraldi).Negli interventi più critici gli intervistati sottolineano che il sistema formativo risulta attualmenteassolutamente inadeguato rispetto alle esigenze del comparto agricolo ed ai modelli presenti neglialtri paesi europei. E' necessario stimolare in particolare il settore della ricerca in vista disignificativi contributi alle imprese (Pasquali).Una menzione specifica spetta all'agr icoltura biologica. Lo sviluppo del settore incontra ogginumerosi ostacoli. Tra questi, si osserva che attualmente il mondo accademico presta una scarsaattenzione al settore, destinando risorse limitate in termini di strutture, corsi di specializzazione esperimentazione. I neolaureati non dispongono di un adeguata formazione in materia e trovanoenormi difficoltà ad inserirsi nella dimensione produttiva delle aziende (Patacconi).

Il limite maggiore del sistema formativo è rappresentato dalla sua inadeguatezza a formare laureaticon esperienze di tipo pratico ed applicativo utili a facilitare l'ingresso sul mercato del lavoro e nelmondo della libera professione. Alcuni strumenti formativi dovrebbero essere sviluppati ed estesi adun numero più consistente di studenti. Si fa riferimento in particolare a diverse tipologie, quali glistages e le borse di studio nelle aziende agricole e nei parchi naturali (Donnahuser, Patacconi), iltirocinio presso imprese e pubbliche amministrazioni (Boretti). Per altri aspetti, le Regioni devonoavere un ruolo più attivo nella formazione professionale, specie per le professioni tecniche(Alessandrello, Patacconi).La formazione post- universitaria e l'aggiornamento professionale sono aspetti decisivi in vista delrilancio della categoria (Boretti). In questo ambito un ruolo specifico spetta agli Ordini professionalied alle università, soggetti che devono operare sempre più in sinergia (De Castro). Anche leassociazioni professionali e le grandi imprese agroalimentari possono nel tempo divenire soggetti diriferimento in vista della definizione di modelli e dei contenuti della preparazione post- lauream(Pasquali).

7.5. La riforma del sistema professionale

In merito al futuro del sistema professionale e sulle ipotesi di riforma emergono tra gli intervistatiorientamenti molteplici. In considerazione delle modificazioni del mercato e delle evoluzioni delladomanda di prestazioni professionali, alcuni mettono in discussione l'attuale sistema ordinistico edauspicano, sia pure con sfumature diverse, una riforma complessiva di tale sistema, intesa comepassaggio obbligato in vista della modernizzazione della libera professione. Altri interlocutori, purravvisando la necessità di apportare delle modifiche normative e di individuare misure innovative,accordano invece una ruolo centrale agli Ordini professionali. Partendo dalla specifica realtàprofessionale e dalle tradizioni del nostro Paese, viene proposto un approccio in cui, lungi dalprevedere lo smantellamento dell'attuale sistema, si sottolinea la funzione specifica degli Ordini e sene auspica il rilancio.Per alcuni intervistati la riforma del sistema ordinistico trova fondamento nell'esistenza e nellosviluppo di alcuni fenomeni oggettivi ed autonomi. Oggi, tutti coloro che possiedono e sono in gradodi elaborare informazioni hanno una potenzialità di impiego del loro sapere straordinariamente piùalta che nel passato. L'informazione non è più solo un costo nel processo produttivo, ma è un bene ecome tale può essere venduto. Chi sa tende a divenire imprenditore ed a dare quindi una dimensionedi impresa alla propria attività. I servizi passano in misura crescente informazioni necessarie allacompetitività delle imprese ed al benessere delle famiglie, soggetti che chiedono una diversaefficienza, un diverso ruolo, un diverso modello organizzativo delle professioni (Militello). L'attualeregolamentazione istituzionale delle libere professioni non risulta quindi in perfetta sintonia con leinnovazioni e con le esigenze del mercato e del sistema produttivo. Per il futuro, se non siintroducono sostanziali cambiamenti, i professionisti italiani non riusciranno a sostenere laconcorrenza delle figure di Paesi in cui la libera professione è regolamentata da normative piùinnovative (Vecchia).Nelle società post- industriale o industriale avanzato la competitività di un qualsiasi manufatto derivadai servizi in esso contenuti. Il sistema produttivo italiano, nel confronto con Paesi che dispongonodi materie prime o manodopera a basso costo, deve intervenire sui costi del know-how, sullatecnologia, sulla capacità organizzativa, sulla promozione e sulla qualità del prodotto, utilizzando insintesi tutta una serie di servizi che consentano di ottimizzare i processi produttivi. Attualmente,l'Italia non è tra i grandi esportatori di servizi a livello internazionale. In termini occupazionali, ilsettore del terziario avanzato negli ultimi dieci anni ha registrato una continua crescita, pari a circal'8% l'anno. La domanda interna di prestazioni professionali è notevolmente superiore all'offerta, alpunto che i servizi vengono importati dall'estero. L'Italia quindi non solo non esporta servizi sulmercato internazionale nella quantità che gli compete, ma non riesce addirittura a soddisfare ladomanda del mercato interno (Alessandrello).Tav. 27 - La riforma del sistema professionale

Il ruolo degli Ordini professionali Le associazioni di categoriaMinistero delle Politiche Agricole L'Ordine professionale promuove la categoria professionale, svolge una funzione didiffusione informativa a favore di iscritti e non. Potrebbe dare impulso in materia di tutela del territorioMinistero dell'Ambiente L'Ordine può favorire la sensibilizzazione della categoria sulle tematiche della qualità deiprodotti agricoli, dell'assistenza sul campo, della tutela ambientaleMinistero dell'Industria e del Commercio La riforma degli Ordini deve avere l'obiettivo di ridurre i fenomeni diasimmetria informativa a danno dei cittadini. L'Ordine professionale deve avere il compito di garantire la deontologiaprofessionale e la qualità degli iscritti. Sulla base dell'indagine dell'Antitrust, le libere associazioni professionalipossono essere create quando non sussista l'interesse pubblico. Al pari degli Ordini, le associazioni devono garantirecompetitività e deontologia professionale degli iscrittiRegione Toscana L'Ordine deve verificare il rispetto della normativa sulle competenze ai fini dell'interesse dellacollettività Insieme ai sindacati di categoria, le associazioni professionali possono svolgere in modo più adeguato lafunzione di tutela soggettiva dei singoli professionistiFITA E' necessario procedere verso una liberalizzazione del sistema delle professioni. Gli Ordini professionali devonoperdere la loro natura di enti pubblici per divenire enti al servizio del pubblico e della pubblica amministrazione, colcompito di garantire la deontologia professionale e di mantenere i rapporti con l'università Il sistema anglosassone èquello in grado di garantire efficienza e competitività al settore dei serviziColdiretti L'Ordine deve rappresentare e dare maggiore visibilità alla categoria nei rapporti con gli altri soggetti delsettore agricolosegue tav. 27Il ruolo degli Ordini professionali Le associazioni di categoriaOrdine Ingegneri Gli Ordini professionale svolge la funzione di aggiornamento degli iscritti, di diffusione della culturadella qualità, di controllo della deontologiaUniversità di Bologna L'Ordine è un punto di riferimento irrinunciabile nello sviluppo delle competenze delprofessionista dopo la laureaResponsabile DS per le professioni intellettuali Gli Ordini devono essere istituiti al verificarsi di fenomeni diasimmetria informativa a danno dell'utenza, nel qual caso si giustifica la nozione di interesse pubblico. L'Ordineprofessionale esplica insieme la duplice funzione di tutela dell'utenza e del professionista Le libere associazioniprofessionali possono essere create quando non sussista l'interesse pubblico. Al pari degli Ordini, le associazionidevono garantire competitività e deontologia professionale degli iscrittiResponsabile AN per le professioni intellettuali Gli Ordini deve essere mantenuti, contro ogni ipotesi di liberalizzazionedel sistema delle libere professionisegue tav. 27Misure di riforma Le modalità organizzative dell'attività professionaleMinistero dell'Industria e del Commercio Riforma del regime delle tariffe; abrogazione del divieto di fare pubblicità. Iliberi professionisti devono essere liberi di costituire società di professionistiFITA Abolizione del sistema delle tariffe; eliminazione di tutte le barrire all'ingresso alla professione, tra cui l'esame diStato. Le prestazioni professionali dovrebbero essere fornite in misura crescente attraverso una dimensione di impresa.Anche per le libere professioni deve essere prevista la facoltà di creare società di capitaliResponsabile DS per le professioni intellettuali Accanto al singolo libero professionista che esercita in uno studiomonoprofessionale deve crescere il numero di studi professionali multidisciplinariResponsabile AN per le professioni intellettuali Aggiornamento da parte degli Ordini delle funzioni di impulso inmateria di certificazione, formazione universitaria, aggiornamento professionaleLa seconda causa alla base del processo di riforma va rinvenuta nella nuova domanda di serviziinterdisciplinari. Per alcune operazioni, come ad esempio le transazioni, le imprese hanno bisognodelle competenze di diversi professionisti (avvocati, commercialisti, ecc.) e quindi chiedono modelliorganizzativi complessi, le società di professionisti, in grado di offrire pacchetti di prestazioni a tempie costi competitivi. Date queste condizioni, una difesa della frammentazione delle disciplineprofessionali non corrisponde più alle esigenze del mercato e del Paese. Ciò non significacertamente che in futuro dovranno esistere solo società e servizi interdisciplinari. Sul mercatoresteranno ancora gli studi monopersonali, ma mentre oggi questi prevalgono decisamente suglistudi societari, si assisterà ad un cambiamento delle proporzioni. Del resto, il modello delcapitalismo diffuso prevede la presenza di un arcipelago di piccole, di medie e grandi società equindi una articolazione dell'offerta come della domanda (Militello). Un primo risultato in questadirezione è stato ottenuto nel 1997 con l'abrogazione del divieto di costituzione di società diprofessionisti (Vecchia).In tema di società professionali è utile distinguere le diverse tipologie di professionisti e diprestazione professionale. Le società di ingegneria e le società di architetti, secondo anche il recenteparere espressa dal Consiglio di Stato, sono ormai un fatto affermato sul mercato. Queste realtà

hanno assunto dimensioni tali da imporsi sul mercato europeo. Vi sono altresì tutta una serie di altreprestazioni alle imprese (quali, ad esempio, la prestazione tecnica, l'auditing contabile e finanziario)che in Italia sono fornite esclusivamente da studi stranieri. Ciò è dovuto al fatto che gli studi italianisono ancora in larga misura monopersonali e quindi stentano a crescere ed ad imporsi sul mercatointerno ed internazionale. Questa situazione, oltre a rappresentare una rilevante perdita in termini dirapporto tra esportazione ed importazione di servizi, limita l'ingresso nelle professioni di manodoperaaltamente scolarizzata e determina effetti negativi sul fronte della occupazione giovanile, soprattuttonel Mezzogiorno. Si assiste addirittura al fenomeno di professionisti italiani che attraverso le societàstraniere ritornano in Italia per esercitare la libera professione. Analogo discorso può essere fatto pergli avvocati, tra i quali cominciano a formarsi studi associati.In questo scenario, le prestazioni professionali dovrebbero essere fornite in misura crescenteattraverso una dimensione di impresa, e quindi da una personalità giuridica capace di esserecompetitiva sul mercato e di soddisfare contemporaneamente la domanda di una pluralità disoggetti. In sostanza, dal mondo produttivo si richiede che nel nostro ordinamento sia prevista ancheper le libere professioni la facoltà di creare le società di capitali. Questa tipologia organizzativaavrebbe il vantaggio di offrire elevati standard di professionalità e di garantire l'utenza da eventualidanni derivanti dalla prestazione professionale, danni che, specie per le grandi opere, possonoandare ben al di là delle capacità del singolo professionista. L'opportunità delle società di capitali èevidente inoltre per tutte le professioni che richiedono elevati investimenti ed alti costi perl'acquisto, la gestione e la manutenzione di apparecchiature sofisticate, non accessibili ad esempio alsingolo neolaurato. Queste forme societarie sono diffuse in diversi Paesi, in particolare nel mondoanglosassone, mentre l'Italia rimane l'unico tra i paesi ad elevata industrializzazione a mantenere unaserie di impedimenti normativi che ostacolano lo sviluppo e diffusione delle società con personalitàgiuridica nelle libere professioni. Per sostenere la concorrenza estera, è necessario che le prestazioniin precedenza affidate alla singola professione divengano realizzabili invece all'interno di unacollettività di professionisti espressa attraverso una personalità giuridica. Tale impostazione puòessere estesa ad un numero consistente di professioni, e tra queste quella del dottore agronomo edottore forestale, ad esempio nel caso di prestazioni complesse come la gestione di un parco naturalee l'assistenza tecnica ad una pluralità di aziende(Alessadrello).Il problema della riforma degli Ordini dovrebbe essere affrontato anche alla luce delle questionirelative alla professione e dei cambiamenti in atto al suo interno. In primo luogo, secondo quantoespresso anche nelle conclusioni del rapporto dell'Antitrust, la critica al sistema ordinistico nondeve essere aprioristica, ma fondata sulla verifica o meno del fatto che gli Ordini costituiscano deicartelli. In questa prospettiva, è senz'altro da evitare una consequenzialità meccanicistica, in virtùdella quale, assunto che i professionisti sono imprese e gli Ordini sono cartelli di imprese, si rendanecessario distruggere gli Ordini. Si deve invece partire dalla specificità dell'attività professionale,che ha una componente di intelligenza, di prestazione personale e di creatività che non si ritrovaall'attività economica manifatturiera e produttiva (Militello).In merito, nell'indagine dell'Antitrust sono fissati due punti. In primo luogo, gli Ordini vanno"costituiti" solo in determinate circostanze, e segnatamente al verificarsi di fenomeni di forteasimmetria informativa a danno dell'utenza. In questi casi specifici, ove il cittadino non è in gradodi valutare la prestazione, si giustifica la nozione di interesse pubblico, che suggerisce la necessitàdi costruire un Ordine ed un Albo di professionisti. La prima questione è quindi definire i casi in cuibisogna creare un Ordine, onde evitare gli eccessi di regolamentazione ed eliminare "la cultura deirecinti".In secondo luogo le professioni, in quanto depositarie, organizzatrici ed elaboratrici del sapere nondovrebbero necessariamente dipendere da un Ordine professionale. L'eccesso di regolamentazionepuò anzi condizionare eccessivamente l'attività del singolo professionista e limitare le potenzialitàdi sviluppo dell'intera categoria. In tal senso, l'indagine dell'Antitrust ha offerto numerosi argomentiin favore dell'autoregolamentazione e delle libere associazioni professionali, soggetti che possonotrovare una definizione là dove non sussista l'interesse pubblico e che devono al contempo, al pari

degli Ordini, garantire competitività e deontologia professionale. In sostanza, non c'è un pregiudiziocontro gli Ordini, bensì si tratta invece di stabilire in quali condizioni creare questa tipologia diorganizzazione delle professioni intellettuali. Per il resto, invece, il sistema si deve strutturare inlibere associazioni in concorrenza tra di loro, senza esclusive (Militello, Vecchia). Insieme aisindacati di categoria, le associazioni possono peraltro svolgere in modo più adeguato la funzione ditutela soggettiva dei singoli professionisti (Boretti).Sempre secondo le conclusioni dell'indagine dell'Antitrust, nella riforma del sistema ordinistico ènecessario distinguere le funzioni di ente pubblico e di organo statale, assolte dagli Ordini, dallefunzioni di rappresentanza della categoria e di interessi privati. In molte circostanze gli Ordini sonodivenuti soprattutto strumenti di difesa degli erogatori di prestazione. Al contempo, non è opportunocadere nell'eccesso opposto, ovvero non si deve arrivare alla conclusione che gli Ordini devonosvolgere solo la funzione di difesa del consumatore. L'Ordine professionale trova fondamento nelbisogno di protezione della professione da concorrenze improprie, concetto che implica insieme ledue funzioni tutela del cittadino e di tutela del professionista. La questione decisiva è comecombinare questi due profili. La protezione del professionista in particolare deve significareaggiornamento, formazione permanente e strumenti per competere sul mercato(Militello).Nella riforma del sistema ordinistico sarà necessario peraltro distinguere le specifiche esigenze econdizioni delle imprese da un lato e quelle del singolo cittadino dall'altro. Se le imprese sono ingrado di cont rollare la qualità della prestazione professionale, nel mercato dei consumatori siosservano invece significativi fenomeni di asimmetria informativa a danno della domanda. Lariforma degli Ordini dovrà avere come primo obiettivo l'eliminazione di questo divario, risultato chesi ottiene attraverso passaggi successivi. In questa prima fase si rendono necessari una serie diinterventi di deregolamentazione e di delegificazione. Gli Ordini dovranno essere soggetti in gradogarantire il consumatore sul piano del controllo sulla deontologia professionale degli iscritti e dellacertificazione di qualità. Altri interventi avranno come obiettivo la riforma del regime delle tariffe,l'abrogazione del divieto di fare pubblicità, la libertà di costituire di società di professionisti,l'adeguamento del corrispettivo delle prestazioni del professionista sulla base dei risultati raggiuntipiuttosto che su quella dei costi sostenuti. Il complesso di queste misure può aumentare lepossibilità di inserimento nel mercato dei giovani professionisti e quindi eliminare alcune barriereall'accesso (Vecchia).Altre proposte spingono la riforma verso ipotesi più radicali. Secondo la FITA, si deve procedereverso una decisa liberalizzazione del sistema delle professioni. Attualmente in Italia l'esistenza divincoli nella scuola e di barriere all'ingresso alla professione, tra cui lo stesso esame di Stato, nongarantiscono la libertà del professionista di esercitare l'attività professionale, sia sotto forma disingolo individuo sia sotto forma di personalità giuridica. Nel quadro della riforma, gli Ordinidevono perdere la loro natura di enti pubblici, per divenire enti al servizio del pubblico e dellapubblica amministrazione con il compito di garantire la deontologia professionale degli iscritti.Deve altresì essere abolito il sistema delle tariffe, attraverso cui gli Ordini possono stabilire connorme il prezzo della prestazione. Questo sistema determina una distorsione nel mercato, rendendodi fatto impossibile la valutazione della prestazione in termini di costo, di qualità e quantità. Ilsistema delle tariffe può avere oggi una sua logica limitatamente per le sole figure professionali(come quella del notaio) collegate con la pubblica amministrazione e che quindi non hanno la unalibertà di prestazione sul mercato, mentre per il resto delle professioni rappresenta un limite allosviluppo (Alessandrello).Finora gli Ordini professionali hanno inoltre ostacolato di fatto l'ingresso sul mercato dei nuovilaureati, attraverso gli esami per l'abilitazione e per l'iscrizione all'Albo. Insieme ad altri limiti enormative, questi strumenti sono stati utilizzati per mantenere una struttura corporativa a vantaggiodei vecchi professionisti consolidati sul territorio, fatto che ha finito per stravolgere la stessa natura efunzione dell'Ordine professionale. Compito della riforma delle libere professioni è quello dieliminare tutte le distorsioni del mercato. Sotto queste condizioni, gli Ordini possono continuare adesistere, come del resto avviene nel mondo anglosassone, e riappropriarsi delle specifiche funzioni

di controllo della deontologia professionale, di definizione dei rapporti con la scuola e l'universitàper organizzare gli studi in modo recepire le indicazioni emergenti nel mercato, di garanzia dellaqualità dei singoli professionisti (Alessandrello).L'esito della riforma delle libere professioni al momento in cui si scrive non risulta scontato. Sulpiano politico si è assistito ad un paradosso. Nella prima fase del dibattito, i liberi professionistihanno individuato come riferimenti ed interlocutori alcuni esponenti della destra politica. La destrain realtà non era in grado di proporre alcuna considerazione nel merito delle questioni oggetto didibattito e si limitava a rivendicare la lotta portata al Senato per bloccare l'emendamento Bersani,non in nome di una analisi delle professioni, del loro avvenire, del loro ruolo e funzione sociale, macome mera difesa dell'esistente. Il dibattito al Senato ha mostrato l'arretratezza di tutti i gruppi equanto fosse ferma la cultura delle professioni e la consapevolezza del proprio ruolo. Alcuniprogressi si cominciano oggi ad intravedere anche sul terreno politico. Nello schieramento di centrodestra il Senatore Biondi ha presentato un disegno di legge che sembrerebbe esprimere una posizionediversa in materia di società di professionisti rispetto a quello mostrata nel dibattito al Senato sullamozione Pastore (Militello).La riforma è oggi richiesta dai giovani professionisti che entrano sul mercato, a favore di unaliberalizzazione del mercato, e dai professionisti e dagli studi affermati, che manifestano l'esigenzadi competere con le realtà professionali degli altri Paesi europei. La fascia intermedia, controllatadagli Ordini e rappresentata dalla maggioranza degli iscritti, è invece più riluttante. Forticontraddizioni si osservano in sostanza negli stessi Ordini, chiamati da un lato dalla base a difendereil ruolo dei singoli professionisti, dall'altro a considerare che al proprio interno vi sono molti iscrittiche esercitano l'attività nelle società. Il problema diviene quindi verificare il fondamento delleresistenze alla riforma e trovare una mediazione tra queste due tendenze. Si auspica che negliOrdini acquistino visibilità i soggetti in grado di promuovere insieme la competitività della categoriae di garantire codici deontologici interni (Vecchia, Militello).In tema di riforma del sistema ordinistico, pur riconoscendo le ragioni di una riforma, altriintervistati assegnano ancora una importante funzione agli Ordini professionali ed assumono unapproccio di rinnovamento graduale. Attualmente il ruolo degli Ordini è costituito principalmentedalla promozione della categoria professionale e dall'azione di diffusione informativa tra associatie non in merito all'evoluzione normativa riguardante la professione. L'Ordine rappresenta unelemento di riconoscibilità qualificante, punto di riferimento irrinunciabile sia per il liberoprofessionista che per il cittadino- utente. In questa fase è auspicabile che, anche a livello dirappresentanza, siano avviati un confronto ed un dialogo costanti con le organizzazioni delle altreprofessioni tecniche, al fine di contribuire costruttivamente anche all'elaborazione normativa suitemi di comune interesse (De Castro).Altri intervistati mostrano un orientamento decisamente critico riguardo alle ipotesi di riforma. Oltreche ai contenuti, le obiezioni di alcuni intervistati sono dirette alla stessa modalità della riforma. InItalia diverse forze economiche propongono una decisa liberalizzazione, con l'obiettivo di fatto diabbattere il sistema delle professioni intese come esercizio professionale specializzato e frutto distudi altamente selettivi. In tal senso le posizioni in materia espresse da parte del Governo, deiDemocratici di Sinistra e della stessa CGIL potrebbero tradursi in un cattivo servizio per lacollettività e nella sostanziale negazione del diritto dell'utente ad un alto livello di professionalità. Inquesta ottica, anche il disegno Mirone presenta gravi lacune. Nel merito, il testo prevede unamodifica delle funzioni degli Ordini e nei fatti un loro depotenziamento. In materia di attivitàdisciplinare, appare di estrema gravità la previsione della figura del giudice terzo, esterno cioè allostesso Ordine. Nel metodo, fortemente criticabile è la stessa previsione della delega in favore delGoverno, che di fatto non consente una ampia discussione in sede parlamentare tra le forze politichedei contenuti della riforma. Il testo si limita ad indicare i soli principi generali, peraltro vaghi egenerici, a cui dovrà fare riferimento il Governo nella elaborazione del testo e nella emanazione deiregolamenti attuativi. Nel complesso quindi, è stato riservato al Governo uno spazio eccessivo. Datala situazione, appare opportuno elaborare nuove proposte in un disegno di legge autonomo o in una

serie di emendamenti qualificanti, specie in materie quali tariffe professionali, società di capitale,società di professionisti (Siliquini).Negli Ordini professionali si osservano significative evoluzioni. Consapevoli di aver limitato nelpassato la loro attività all'ordinaria amministrazione, gli Ordini cercano ora di assumere nel dibattitoattuale un ruolo più dinamico ed un approccio costruttivo, indicando alcune proposte innovative,come ad esempio in materia di deontologia professionale, al fine di contrastare le ipotesi di totalederegulation. Gli Ordini devono mantenere ed aggiornare le specifiche funzioni di impulso in materiadi certificazione, di formazione universitaria e di aggiornamento professionale. In particolare, i corsidi laurea non forniscono oggi gli strumenti necessari all'esercizio della libera professione, ed in talsenso all'Ordine professionale spetta il compito di suggerire al mondo accademico le innovazioni piùopportune e di aggiornare il professionista. Nelle varie ipotesi di riforma, tutte da verificare, si devein ogni caso partire dalla necessità di salvaguardare ciò che c'è di funzionale nell'attuale sistema,individuando correttivi opportuni per il futuro ed adeguati strumenti di protezione delle professioniintellettuali, mentre deve essere rifiutata l'ipotesi della completa distruzione dell'odierno assetto(Siliquini).Considerando nello specifico la categoria dei dottori agronomi e dottori forestali, l'Ordine provvedecon successo a delineare la figura dell'agronomo in una fase successiva alla laurea. In tal sensol'Ordine rimane attualmente un irrinunciabile punto di riferimento per l'acquisizione diinformazioni, la realizzazione di esperienze e di attività finalizzate alla professione, la formazione edil coordinamento dei professionisti, funzioni essenziali che vanno ben oltre l'individuazione diun elenco di persone che hanno superato un certo esame e possono dedicarsi alla professione. Tral'altro, l'Ordine professionale fornisce pareri utili su molte questioni relative alla formazioneuniversitaria e stabilisce i necessari collegamenti con gli altri Ordini professionali (Baraldi).In futuro, l'azione dell'Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali potrà assumere ulteriorerilievo nella misura in cui riesca ad essere propositivo sul piano dell'innovazione in materia diformazione, sul piano della realizzazione dell'assistenza tecnica sul campo, nella produzione diqualità (Donnahuser), negli ambiti della salvaguardia ambientale e della tutela delle risorse (DeCastro), in materia di aggiornamento degli iscritti, di diffusione della cultura della qualità e dicontrollo della deontologia (Angotti). Inoltre l'Ordine dovrà verificare di volta involta il rispettodell'attuale normativa ai fini dell'interesse della collettività (Boretti) e dare maggiore visibilità allacategoria, svolgendo una funzione di rappresentanza e di dialogo con gli altri soggetti che operanonel settore agricolo, in una ottica sempre più di natura generale e strategica (Pasquali).

8. Le metodologie

8.1. L'indagine sugli iscritti

8.1.1. Il campione

Il campione di dottori agronomi e di dottori forestali è stato costruito sulla base di variabili definitecongiuntamente dal Comitato Tecnico Scientifico e dall'équipe di ricerca del Censis.Il piano di campionamento è stato realizzato a partire dai dati forniti dall'Ordine, ovvero l'elencodegli iscritti al 1 gennaio 1998 (poco meno di 16.000 iscritti) con ind icazione della provincia diresidenza, corso di Laurea effettuato e classe quinquennali di età. L'elenco è stato quindi rielaboratoin modo da ottenere la distribuzione dell'universo secondo le tre variabili indicate.Fissata a priori la numerosità campionaria (600 unità), tale da assicurare un errore campionario del3,9% per un livello di significatività del 95,0%, si è proceduto all'individuazione di un campionestratificato proporzionale a due stadi: classe d'età e provincia di appartenenza, in modo tale damantenere una ragionevole approssimazione delle frequenze relative dell'universo di riferimento,migliorare l'affidabilità del risultato campionario e consentire analisi disaggregate.La ripartizione territoriale a livello provinciale riproduce la struttura degli Ordini. La variabile"classe di età" è stata invece inserita nel disegno campionario come seconda variabile di

stratificazione mantenendo la prima classe indicata negli elenchi forniti dall'Albo e aggregando lesuccessive in fasce decennali di età (25-29 anni, 30-39, 40-49, 50-59, 60 e oltre).Dall'elenco dei nominativi fornito dell'Albo, sono stati estratti con procedura casuale gli individuida contattare. Per ciascuna intervista sono state previste tre alternative (per un totale di 600*3 =1.800 nominativi) per far fronte alla possibilità di mancata risposta dovuta a rifiuti, errori neinumeri telefonici, irreperibilità dell'intervistando.La procedura di campionamento utilizzata ha previsto i passi seguenti:

individuazione dei singoli strati, ovvero della lista dei nominativi dei residenti nellaprovincia i e appartenenti alla fascia d'età j - strato (i,j) -.

per ciascun strato pertanto, avendo fissato nij =numero di interviste da effettuarenello strato (i,j), è stato calcolato il rapporto wij=Nij/nij *3 dove Nij è la numerositàdello strato (i,j). w è detto "passo di ricerca"

dalla lista dei nominativi dello strato (i,j) è stato scelto con procedura casuale unnominativo. Partendo da questo con il passo wij sono stati successivamenteindividuati i restanti individui per un totale di nij *3.

Le lievi differenze che si osservano tra i dati strutturali del campione dei dottori agronomi e dottoriforestali ed i dati relativi all'universo degli iscritti all'Albo riportati nel capitolo 3 rientrano neimargini di errore campionario insito in ogni procedimento. Inoltre, si deve tenere in debitaconsiderazione il fatto che, il campione è stato strutturato sulla base degli elenchi aggiornati al31/12/97, mentre i dati sugli iscritti all'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali sonoelaborati sulla base degli elenchi aggiornati al 1 giugno 1999.

8.1.2. Il questionario

Secondo le metodologie di indagine comunemente adottate, gli interessi cognitivi della ricerca sonotradotti in una serie di domande, articolate nel loro complesso in un questionario e poste direttamenteai soggetti. In senso tecnico, ciò significa che ciascuna domanda rappresenta una definizioneoperativa del concetto o area teorica cui si riferisce ed è diretta ad ottenere l'informazione voluta.La somministrazione del questionario richiede come condizione l'assistenza attiva all'intervistatorenel compito di indurre l'intervistato a fornire l'informazione richiesta. Questo processo, checomprende al suo interno la motivazione e l' addestramento dell'intervistatore, prevede una esatta ecompleta elaborazione delle domande da parte del ricercatore, in modo da eliminaretendenzialmente la possibilità di cattiva interpretazione delle domande da parte sia dell'intervistatoreche dell'intervistato. In definitiva, la chiarezza del questionario per gli attoriimpegnati nell'intervista è indicata da un punto di vista metodologico come condizione inderogabileper l'attendibilità dell'indagine.Le domande somministrate al campione dei dottori agronomi e dottori forestali si distinguono inbase al loro contenuto. Nell'elaborazione del questionario si è assunto quale riferimento teorico laclassificazione utilizzata nelle metodologie di indagine. In sintesi, le tipologie di domande inseritenel questionario sono:

domande su alcune caratteristiche dell'individuo, definite anche demografiche oclassificatorie. Queste domande riguardano alcuni attributi fondamentali del soggettointervistato, come sesso, reddito, tipo di laurea, provincia di residenza o di eserciziodell'attività professionale, ecc.;

domande sull'esperienza di vita. Queste domande rilevano invece i mutamenti in attoper alcune proprietà o attributi riferiti al soggetto intervistato. Tra queste vi sono adesempio le domande concernenti le previsioni sulle attività professionali inevoluzione o sviluppo nel prossimo futuro;

domande cognitive. In questa categoria sono comprese le domande sulla conoscenzao la percezione dei fatti riguardanti gli stessi intervistati. In questa tipologia rientra adesempio la domanda sul significato dell'iscrizione all'Albo professionale;

domande su opinioni e valori. Con queste si chiede all'intervistato di esprimeregiudizi e di valutare fatti o situazioni che lo riguardano. Tra queste si individua inparticolare il giudizio sull'ipotesi di creazione di un unico Ordine interprofessionale,ovvero il giudizio sulla formazione universitaria.

Dal punto di vista operativo, il questionario è stato somministrato al campione attraverso intervistetelefoniche. Le interviste, definite come dialogo tra l'intervistatore e l'intervistato basato su temipredefiniti, si differenziano per grado di libertà e livello della profondità della comunicazionestabilita tra i due attori. Tra le diverse tipologie offerte dalle metodologie, si è scelto di utilizzare perl'indagine sul campione di dottori agronomi e dottori forestali interviste di tipo standardizzato ostrutturato.L'intervista standardizzata viene comunemente adottata per indagini basate su di un questionariodefinito preventivamente. Tale impostazione prevede che a tutti gli intervistati siano sottoposte lemedesime domande, nello stesso ordine e con gli stessi termini. Riportando in sintesi le assunzioniteoriche alla base dell'intervista standardizzata, si rileva che, riguardo una data informazioneconcernente il campione considerato, ad esempio il reddito, non è possibile esprimere alcunaaffermazione attendibile qualora non si disponga di tale informazione per ogni soggetto (unitàstatistica) compreso nel campione stesso. Inoltre, la scelta di porre le domande nella stessa identicaforma a tutti gli intervistati è da un punto di vista metodologico la condizione essenziale per lacomparabilità delle risposte, ed in ultima analisi dei dati acquisiti nell'indagine. Si ritiene cioè che sipossano dare dei corretti giudizi di somiglianza/dissomiglianza tra i soggetti di studio solo nell'ipotesiin cui ai medesimi siano stati sottoposti gli stessi stimoli.Le domande inserite nel questionario somministrato al campione di dottori agronomi e dottoriforestali sono definite chiuse, in quanto prevedono una serie di risposte alternative predecodificate.All'intervistato viene la lasciata sola facoltà di scegliere, a seconda dei casi, una o più risposte traquelle indicate.

8.1.3. L'elaborazione dei dati

Nella fase di elaborazione dei dati, le domande del questionario sono considerate come singolevariabili statistiche. In via generale, le variabili sono definite come concetti che possono assumerediversi valori e sono utilizzate al fine di descrivere un singolo fenomeno riferito al campioneconsiderato. Ciò consente di poter determinare con l'osservazione quale valore abbia quello specificoconcetto o fenomeno nelle circostanze date. Ad esempio, la domanda sul reddito è definita comevariabile che descrive come si presenta il campione per ciò che concerne il reddito.Ad ogni variabile possono essere assegnate diverse modalità (items). Gli items o risposte previste perogni domanda del questionario rappresentano gli stati distinti o categorie della variabile considerata,o detto in altri termini, le specificazioni e caratteri che la variabile può assumere. Le variabilipreviste nell'elaborazione del questionario sono di tipo dicotomico (es. il sesso) e nominale oclassificatorio. Si utilizzano queste ultime variabili nel caso in cui le risposte o items siano ordinatein più di due categorie mutuamente esclusive ed esaustive. In particolare, nel questionario sonoutilizzate variabili nominali:

naturali, quali il tipo di laurea, la provincia di residenza o la provincia di eserciziodella professione, ecc.

artificiali, come il grado di soddisfazione connesso all'attività professionaleesercitata, il giudizio sulla formazione universitaria, ecc.

Per tali variabili sono utilizzate delle scale nominali, che rappresentano in sostanza delle sempliciclassificazioni con cui si assegna un nome a certi gruppi o categorie indipendenti, con un intentomeramente descrittivo e tipologico.In altri casi, le variabili nominali o classificatorie sono ut ilizzate nell'indagine per semplificarevariabili più complesse o variabili continue. Un esempio in tal senso può essere rilevato in variabiliquali l'età ed il reddito, variabili continue suddivise per un migliore utilizzo statistico in un certonumero di fasce o classi progressive. In questo caso le variabili si dicono a categorie ordinate, adindicare che le categorie con cui si rappresenta la variabile non sono solo distinte, ma anche ordinatein livelli crescenti, in un continuum che va da valori bassi a valori alti. Per queste variabili siutilizzano quindi scale ordinali, scale che oltre a quelle descrittive e tipologiche hanno proprietàtransitive.

8.1.4. La sistematizzazione dei dati

Operativamente, nella fase di rilevazione vengono acquisite, attraverso l'intervista telefonica, leinformazioni relative al campione considerato. Nella fase successiva, la sistematizzazione dei dati, lesuddette informazioni vengono organizzate secondo lo schema teorico elaborato nel questionario, equindi secondo la successione delle domande poste al campione.Ad un primo livello, la sistematizzazione dei dati prevede l'elaborazione delle frequenze assolute delledomande a risposta unica e delle domande a risposta multipla. In sintesi, in tale processo vieneeffettuato un conteggio delle modalità di risposta delle unità statistiche del campione, ovvero detto inaltri termini, viene misurato il valore (frequenza) con cui si manifesta un dato carattere di unavariabile. Si ricorre quindi in sostanza ad una distribuzione di frequenze, ovvero al raggruppamento didati numerici in base al carattere cui si riferiscono. Per ogni carattere, la frequenza assoluta indica ilnumero di casi osservati nella rilevazione.Ad esempio, nel caso in cui alla domanda sul genere, che prevede una sola risposta da partedell'intervistato stesso, 500 unità statistiche abbiano risposto maschio e 100 femmina, la variabilesesso assume per il carattere maschio una frequenza o valore pari a 500, mentre per quello femminauna frequenza o valore pari a 100. Analogo processo è svolto nel caso in cui l'intervistato disponga dipiù di una risposta (risposta multipla), come nel caso ad esempio della domanda sulla tipologia dellaclientela dello studio.Il passaggio successivo è rappresentato dalla elaborazione delle frequenze percentuali. Per quantoriguarda l'elaborazione delle frequenze percentuali per le domande a risposta unica, queste sonocalcolate al netto dei dati mancanti. Per quanto riguarda invece le domande a risposta multipla, lafrequenza percentuale è calcolata sul totale dei rispondenti che hanno fornito ameno una rispostavalida.Tra i diversi criteri ordinatori, l'indagine prevede la sistematizzazione delle frequenze assolute epercentuali in tabelle statistiche ad entrata semplice. Tali tabella sono strutturate nel modo seguente:

nella prima colonna da sinistra sono indicate le modalità o caratteri della variabileconsiderata. Nel caso della tabella del genere, i caratteri sono due, maschio efemmina;

nelle successive colonne è indicato il dato statistico, le frequenze assolute, lefrequenze percentuali, le frequenze percentuali valide e le frequenze percentualicumulate.

Per ciò che riguarda la tipologia delle tabelle dell'indagine, si distingue tra:

tabelle che presentano nella prima colonna da sinistra un criterio qualitativo diordinamento, e quindi un elenco di modalità o caratteri della variabile di tipoqualitativo. Nelle altre colonne sono invece riportate le frequenze assolute epercentuali delle modalità o caratteri, ovvero il numero delle unità statistiche chehanno manifestato quella modalità. Tale tipologia di tabella è utilizzata ad esempionella tabella relativa alla tipologia prevalente di attività professionale esercitata;

tabelle che presentano nella prima colonna da sinistra un criterio quantitativo diordinamento. A differenza delle tabelle definite al punto precedente, la scala dimisurazione dei caratteri o modalità della variabile non è più di tipo qualitativo, maquantitativo. Nelle successive colonne sono riportate le frequenze assolute epercentuali di classi di valori. Tale tipologia è rinvenibile ad esempio nelle tabellerelative alle fasce di reddito ed alle classi di età.

In base alla natura del criterio di ordinamento, il primo tipo di tabelle sono presentazioni di seriestatistiche, mentre il secondo tipo illustra una seriazione statistica.Operativamente, nell'elaborazione dei dati sono stati utilizzati software statistici. In particolare,inizialmente i dati sono stati acquisiti su formato ASCI. Successivamente il file dati è statotrasformato in formato SPSS per Windows versione 7.5. L'SPSS viene utilizzato per analisiqualitative e quantitative di tipo univariato e bivariato.

8.1.5. Le tabelle di contingenza

Concluso il primo livello di indagine nello studio delle frequenze dei caratteri di ciascuna variabilestatistica, nel passo successivo l'analisi si sposta sulla ricerca di eventuali relazioni tra variabilidistinte in formato tabulare. Il metodo più consueto per rappresentare tali relazioni consiste nelsistemare le frequenze percentuali risultanti dagli incroci delle categorie in matrici n x m, con n edm rispettivamente numero delle categorie o stati delle variabili X ed Y. Tali matrici vengonodefinite tabelle di contingenza o a doppia entrata.

Fig. 17 - Schema di tabella a doppia entrataYX Y1 Y2 ... Yv ... YmX1 f11 f12 ... f1v ... f1m f1.X2 f21 f22 ... f2v ... f2m f2 ..... ... ... ... ... ... ... ...Xu fu1 fu2 ... fuv ... fum f u .... ... ... ... ... ... ... ...Xn fn1 fn2 ... fnv ... fnm fn .f .1 f. 2 ... f . v ... f . m N

Le frequenze assolute che appaiono nelle tabelle a doppia entrata rappresentano il numero di volte fuv

in cui si è congiuntamente osservata la combinazione di modalità o caratteri Xu e Yv rispettivamentedella variabile X ed Y, cioè il numero di unità statistiche su cui è stata rilevata la coppia (Xu ; Yv). Icasi inseriti nella tabella a doppia entrata sono quelli in cui siano state fornite risposte valide perentrambe le variabili considerate nell'incrocio. L'intera matrice n x m è quindi composta dallefrequenze assolute delle possibili combinazioni delle modalità o caratteri di X ed Y. La struttura ditale matrice fornisce di per sé le informazioni sull'influenza esercitata da X su Y e viceversa ed èquindi l'oggetto sostanziale dello studio delle relazioni statistiche tra variabili tabulari. Tale analisi èuna parte essenziale nell'ambito della ricerca.Ad esempio, potrebbe essere significativo ai fini dell'indagine verificare il tipo di rapporto cheintercorre tra la variabile tipologia prevalente di attività professionale esercitata dal dottore agronomoe la variabile dimensione territoriale, per verificare ad esempio l'esistenza di eventuali difformitànella distribuzione di liberi professionisti e dipendenti nelle diverse regioni del Paese. Da taleincrocio si possono dedurre in sostanza eventuali influenze esercitate dalla variabile geografica sullastruttura professionale del dottore agronomo e forestale in Italia.

Una prima misura della relazione che intercorre tra due variabili è rappresentata dal modello diindipendenza assoluta tra le due stesse variabili. Se tra le variabili X ed Y vi è un rapporto diindipendenza assoluta, deve sussistere l'uguaglianza tra la generica frequenza di incrocio fuv dellamatrice a doppia entrata sopra definita e la frequenza teorica f''uv, definita statisticamente

f''uv = (fu . x f. v)/Nper u = 1,2,......n e per v = 1,2,......m e con N numero totale delle osservazioni. Detto in altri termini,due variabili X ed Y possono dirsi indipendenti qualora coincidano le tabelle composterispettivamente dalle frequenze di incrocio effettivamente osservate nella rilevazione e dallefrequenze teoriche sopra definite. Questo primo strumento è utile come primo screening perl'individuazione degli incroci significativi tra variabili distinte.Nel caso in cui dette tabelle non coincidano, si pone il problema di misurare l'intensità delladipendenza tra le due variabili. Ai fini della ricerca, tale misura appare necessaria in vista di unacorretta selezione delle tabelle a doppia entrata statisticamente più significative. Lo strumentoutilizzato per valutare in sostanza quanto una frequenza effettiva fuv si discosti dalla corrispondentefrequenza teorica f''uv , ovvero detto in altri termini quanto è rilevate il rapporto di dipendenza tra ledue variabili, è la devianza dei rapporti tra fuv e f''uv ponderati con la f''uv, ovvero

? 2 = ? u ? v (fuv - f''uv)2/ f''uv

Tale devianza o ? 2 è pari alla somma di tutti i rapporti tra il quadrato della differenza tra frequenzaeffettiva e teorica, differenza detta contingenza, e la corrispondente frequenza teorica. Il "? 2" è zerosolo se è sempre fuv = f''uv, se cioè esiste indipendenza tra le variabili X ed Y, mentre assume valoripositivi in caso contrario, nelle ipotesi in cui si verifichino condizioni di dipendenza crescente travariabili.Un'altra misura sintetica della dipendenza tra variabili utilizzata nell'elaborazione dei dati perl'individuazione delle tabelle a doppia entrata statisticamente significative è rappresentata dallacontingenza quadratica media, definita

? 2= ? 2/Ncon N pari al numero delle osservazioni effettuate. ? 2 si annulla nel caso di indipendenza tra le duevariabili, ed è inferiore o uguale a n-1 ed a m-1, cioè al numero delle modalità o caratteri dellavariabile X meno uno ed al numero delle modalità del carattere Y meno uno.

8.1.6. Analisi tipologica dei dottori agronomi e dottori forestali

Una delle principali assunzioni dell'indagine è che per i dottori agronomi e dottori forestali esistanodelle relazioni significative tra profili caratterizzant i dell'attività professionale, quali ad esempio latipologia professionale (libera professione e rapporto di lavoro dipendente), le modalità di eserciziodell'attività professionale, le modalità di aggiornamento, la tipologia della clientela, ecc..Per verificare i rapporti statistici di queste variabili, e quindi trovare misure di associazionesignificative agli effetti dell'ipotesi di partenza, l'indagine prevede l'utilizzo di alcuni metodi dianalisi fattoriale, che consistono essenzialmente nella riduzione della massa di variabili originarie inpoche variabili significative. Il metodo applicato (Analisi delle Componenti Principali o ACP) hapermesso di sintetizzare le informazioni attraverso la costruzione di nuove variabili (i fattori) chehanno una relazione lineare con quelle originarie e spiegano quote via via decrescenti dellavariabilità originaria. In sostanza, tali fattori sono variabili completamente nuove, indipendenti tra diloro, ciascuna delle quali riassume un aspetto particolare del fenomeno in questione.Un passaggio particolarmente delicato nella procedura dell'ACP risiede nella definizione dei fattoriestratti a partire dal contributo specifico (factor scores) di ciascuna variabile: in questa fase èdeterminante l'analisi qualitativa dei risultati, che si concretizza nella capacità di dare un significatoaccettabile al potere discriminante dei fattori. Tale "denominazione" degli assi avviene attraversol'analisi delle correlazioni tra il fattore estratto e le variabili di origine.Una volta individuati i fattori principali - quelli interpretabili, che rappresentano cioè unaparticolare dimensione del fenomeno considerato - è possibile esprimere le caratteristiche delleunità statistiche rispetto a ciascun fattore (attraverso i punteggi fattoriali o factor scores) e

procedere al raggruppamento delle unità in base a criteri di omogeneità rispetto a suddettecaratteristiche (cluster analysis).La cluster analysis è una metodologia statistica che consente di classificare le unità statistichesecondo gruppi omogenei: il metodo di clustering utilizzato opera con l'obiettivo di minimizzare lavariabilità interna ai singoli gruppi e di massimizzare la variabilità (esterna) tra i gruppi.Nell'indagine, i fattori estratti sono tre: il primo individua la libera professione, il secondo ilrapporto di lavoro dipendente, il terzo le modalità di aggiornamento professionale. Le variabiliutilizzate per la cluster, riportate in nota, sono in tutto 37, divise in 12 attive e 25 descrittive.

8.2. Le interviste ai testimoni privilegiati

Per definire gli scenari sulla domanda per la professione di dottore agronomo e dottore forestale,sono state raccolte le opinioni di alcuni osservatori privilegiati che, in virtù delle specifichecompetenze o delle cariche ricoperte, permettono di offrire importanti punti di vista e spunti diriflessione.Le percezioni dei soggetti in questione sono state ricavate attraverso l'utilizzo dello strumentodell'intervista. Diversamente da quanto disposto per gli altri questionari, le interviste effettuatepresso i testimoni privilegiati sono "aperte", frutto cioè di un incontro diretto con i soggettiinteressati, e lasciano l'intervistato libero di tracciare lo scenario il più dettagliato possibile degliargomenti suggeriti, anche al di là della griglia di domande indicata, non giocando in questi casi larigidità degli schemi imposta dai questionari.

8.2.1. I testimoni privilegiati

I 13 testimoni privilegiati sono stati scelti di concerto con il Comitato Tecnico-Scientifico.Nell'ordine questi sono:

Ministero delle politiche agricole - Ministro delle politiche agricole - P. De Castro.Ministero dell'ambiente - Segretario particolare del Ministro dell'ambiente, Dott. C.Donnhauser.

Ministero dell'industria e del commercio - Direttore generale Dott. A. Vecchia.Commissione europea - Direttore della VI/BI - Legislazioni economiche in materiadi agricoltura - Direzione generale VI Agricoltura, Dott. S.Ventura

Camera dei Deputati - Segretario della Commissione ambiente, On. S. Turroni.Regione Toscana - Dott. R. Boretti - Dipartimento Sviluppo Economico - ServizioForeste e patrimonio agroforestale - Uoc Foreste - Uoc Prevenzione degli incendiboschivi.

Senatrice Grazia Siliquini - Responsabile per le Professioni Intellettuali per AlleanzaNazio nale.

Dott. R. Militello - Responsabile per le Professioni Intellettuali per i Democratici diSinistra.

Settore agricoltura Biologica - Cooperativa Agricoltura Nuova, Presidente C.Patacconi.

Università - Facoltà di Scienze e tecnologie agrarie dell'Università di Bologna,Preside G. Baraldi.

FITA - Presidente Dott. Ing. R. Alessandrello.

Coldiretti - Segretario generale C. Pasquali.

Consiglio Nazionale degli Ingegneri - Presidente Dott. Ing. G. Angotti.

Consiglio dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori ForestaliVia Po 102, 00100 ROMA. Tel. 06-8540174. Fax 06-8555961. E-mail: [email protected] - www.agronomi.it