Dottor Agronomo Antonello Pau - Nuoro Sardinia
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Indice
Premessa pag. 1
Il Protocollo sulla Biosicurezza di Cartagena pag. 11
Regolamento CEE 2092/91 pag. 14
Politica Economica nel settore delle sementi foraggere pag. 17
Ruolo Agronomico e Ambientale delle Leguminose pag. 20
Sistemi di raccolta della semente di Medicago polymorpha L pag. 21
Obiettivi pag. 26
Materiali e Metodi pag. 29
• - Caratteristiche Botaniche di Medicago polymorpha L., pag. 29 • - Importanza della scelta delle Mediche Annuali pag. 31 • - Attività di ricerca in campo e disegno sperimentale pag. 32
Risultati e discussione pag. 38
• - Insediamento pag. 39 • - Produzione di seme attesa e sue componenti pag. 39 • - Seme raccolto pag. 41 • - Vantaggi e svantaggi delle diverse modalità di raccolta pag. 42 • - Aspetti economici della raccolta pag. 44
Conclusioni pag. 46
Bibliografia pag. 54
PREMESSA
L'esigenza di dedicare maggiore attenzione e migliorare il sistema
sementiero nazionale nella considerazione che una politica di
qualità, pone come presupposto irrinunciabile, la garanzia di qualità
delle sementi e nella consapevolezza dei limiti quantitativi, la
produzione interna.
Il settore agro-industriale della produzione sementiera in Italia è
strategico rispetto alle esigenze di sviluppo di una produzione
agroalimentare di qualità, richiesta dal mercato e dalla stessa
normativa in materia di sicurezza alimentare, basata sulla
rintracciabilità di prodotto e di processo e quindi anche condizionata
dalla qualità delle sementi.
Il tema delle produzioni sementiere è anche elemento fondamentale
nel dibattito sulle coltivazioni transgeniche, sulla necessità di
garantire, al mercato che le richiede, produzioni rigorosamente non
transgeniche in un sistema di consentita coesistenza tra colture
convenzionali - biologiche - ogm, sulle difficoltà organizzative e
logistiche manifestate per assicurare filiere no ogm e nella misura in
cui tale aspetto si incrocia con quello della alimentazione zootecnica
(Bock A.K., et al. 2002).
L'attenzione, quindi, alla filiera sementiera e ad azioni di
innovazione e ricerca strettamente connesse e di supporto è motivata
da tutti questi aspetti anche perché, nell'agricoltura moderna il seme
è divenuto un materiale strategico per il quale i paesi tecnicamente
evoluti devono possedere autonomia, pena la crisi delle loro strutture
1
agricole quando il flusso di rifornimento venga a mancare per
qualsiasi motivo.
Le specie attualmente coltivate dall'uomo rappresentano solo una
piccolissima percentuale di quelle presenti in natura. Basti pensare
che, della famiglia delle graminacee, solo una decina sono utilizzate
per la produzione di granella e meno di un centinaio sono quelle
coltivate come foraggere.
Nell'ultimo ventennio notevole interesse è stato rivolto da parte dei
ricercatori alla domesticazione di nuove specie, i cui campi di
possibile applicazione sono molteplici: dall'alimentazione umana a
quella animale, dall'industria tessile a quella dei coloranti, da quella
farmaceutica a quella dei pesticidi.
Il bacino del mediterraneo la cui flora spontanea è ricca e varia, è
universalmente riconosciuto come l'areale di origine di gran parte
delle specie foraggere annue e perenni coltivate (Lesin e Lesin,
1979).
La notevole disponibilità di varianti ecotipiche e la diffusione dei
pascoli naturali nelle zone marginali del Bacino del Mediterraneo,
ove a tutt'oggi l'allevamento estensivo semi-brado rappresenta una
importante risorsa economica, rendono questa area una importante
banca di germoplasma per i breeders nell'ottica di collezionare
materiali dotati di spiccate capacità di adattamento a specifiche
condizioni pedo-climatiche.
L'ampia gamma di specie foraggere, annue e perenni, disponibili nei
pascoli naturali dell'Europa meridionale e dell'Asia minore, insieme
alle infestanti che formano la comunità vegetale, hanno trovato delle
2
nicchie congeniali ovunque si manifestino condizioni climatiche
simili (Harlan, 1983).
La diffusione delle specie originarie dei pascoli del Bacino del
Mediterraneo nelle altre quattro zone a clima mediterraneo è stata
comunque, almeno nella fase iniziale, fortuita, essendo legata ai
movimenti dei colonizzatori europei del secolo scorso, che
esportavano sementi e bestiame in terre non abitate o utilizzate solo
come terreni di caccia o pesca da popolazioni da sempre dedite solo
a queste primordiali attività produttive (Buddehagen, l.c.).
L'affinità climatica di alcune fra le 'nuove terre' e la 'terra madre' ha
col tempo favorito la colonizzazione, da parte di queste specie
foraggere leguminose e graminacee di origine europea, della
maggior parte dei pascoli naturali in California, Cile, parte del Sud
Australia e Sud Africa (Donald, 1970; Harlan, 1983).
Attualmente queste foraggere sono diventate ormai componenti
strutturali dei pascoli in queste zone, rivestendo peraltro, in alcune
aree ad agricoltura particolarmente avanzata come California o Sud
Australia, un'importanza economica che oltrepassa quella dei paesi
europei o medio-orientali di origine (Buddenhagen, l.c.). Non a caso
la ricerca rivolta alla selezione ed all'introduzione di nuove varietà
di specie foraggere ha subito un forte impulso proprio per l'attività
degli Istituti nord americani ed australiani, i cui ricercatori fin dagli
anni '50 setacciano in lungo ed in largo il Bacino del Mediterraneo
nel tentativo di collezionare la più ampia variabilità genetica utile di
ogni specie di importanza foraggera.
3
La Sardegna ha rappresentato, e rappresenta tuttora, da questo punto
di vista un ottimo banco di prova per la ricerca dei genetisti, in
quanto offre un quadro alquanto emblematico della variabilità delle
condizioni climatiche e pedologiche in una superficie peraltro
relativamente ridotta a cui è legato un patrimonio genetico
estremamente vario.
Molte varietà di specie foraggere disponibili sul mercato sono il
frutto del lavoro di selezione e miglioramento dei materiali
collezionati nel bacino del mediterraneo, come per esempio le
leguminose annue autoriseminanti, mediche annuali e trifoglio
sotterraneo .
Il loro interesse, deriva da diverse considerazioni tra cui le principali
sono: il ruolo essenziale svolto nei pascoli mediterranei in termini di
produzione foraggera e sua distribuzione, la quantità di azoto
simbiontico che esse apportano e che è utilizzato da tutta la comunità
vegetale, il notevole quantitativo di legumi prodotti che rappresenta
una importante fonte proteica per il bestiame nel periodo estivo
(Sitzia e Fois 1999).
A rendere relativamente costante nel tempo l'apporto alla
produzione di foraggio di leguminose annue autoriseminanti è la loro
capacità di produrre seme sufficiente per l'autorisemina nel ciclo
immediatamente successivo e, grazie ai "semi duri" è garantita la
persistenza anche in annate di scarsa produzione di seme Porqueddu
et al. 1996.
Molte varietà di specie foraggere disponibili sul mercato sementiero
europeo ed italiano, ed impiegate per l'infittimento dei pascoli
4
naturali e la costituzione di cotiche artificiali, sono il risultato del
lavoro di selezione e miglioramento svolto in Australia partendo da
materiali collezionati nel bacino del mediterraneo.
Queste varietà tutt'oggi vengono reimportate e commercializzate nei
paesi europei a clima mediterraneo, dove si sono dimostrate talvolta
poco idonee sia per le caratteristiche ambientali, sia per i diversi
sistemi foraggero-zootecnici di queste zone (Olea, 1985; Cocks e
Ehrman, 1987; Fara et al., 1997) e per la presenza di parassiti (Sulas
et al., 1995).
Le difficoltà possono dar luogo a manifestazioni di tipo diverso:
sull'insediamento, stentato accrescimento, diradamementi precoci,
suscettibilità alle più comuni malattie fungine, difficoltà di ripresa
vegetativa primaverile, scarsa prontezza di ricaccio dopo il taglio che
rendono più o meno problematica la conduzione e nelle specie
poliennali, la permanenza della coltura.
Nel mercato sementiero dei paesi più sviluppati europei, la ricerca
nel settore delle foraggere è sempre stata considerata marginale a
causa della scarsa remuneratività e quindi per i mancati ritorni
monetari.
Anche il miglioramento genetico condotto sulle foraggere ha dato
risultati limitati, specie se rapportati ad altre specie di interesse
agrario come i cereali da paglia, il mais, la soia ed il girasole.
Per le foraggere si è ritenuto più conveniente puntare
sull'ottimizzazione delle tecniche agronomiche, di conservazione e
di trasformazione dei foraggi piuttosto che l'applicazione della
genetica per la produzione di seme.
5
Raramente se non quasi mai, il potenziale produttivo di ciascuna
specie, di ciascuna varietà o di una singola pianta viene raggiunto.
Nelle foraggere la produzione di seme reale è sempre inferiore a
quella attesa, con un divario sempre più ampio (Lovato, 1992).
Per le importanti leguminose poliennali da prato come trifoglio
pratense e trifoglio bianco, la resa di seme attesa risulta essere pari
alla metà di quella potenziale a causa del basso numero di semi per
fiore rispetto al valore potenziale (Lorenzetti, 1981 e 1993).
Inoltre, le perdite durante la raccolta, contribuiscono ad abbassare
ulteriormente la resa.
La natura poliennale, la produzione foraggera fornita in più sfalci,
l'allogamia, i meccanismi di auto-incompatibilità e sterilità, il
notevole numero di fiori e le loro piccole dimensioni, sono alcune
delle motivazioni della deficitaria produzione di seme.
Alla difficoltà della genetica nel campo delle produzione di seme
nelle foraggere, si può ovviare ottimizzando i fattori agronomici che
la influenzano e la regolano (Lorenzetti 1981).
Le condizioni meteorologiche, sono il più importante fattore
limitante; p.e. le basse temperature durante la piena antesi
contribuiscono a diminuire la fioritura.
Nel periodo di formazione del seme la pioggia esplica un'azione
positiva quando restituisce il 20-30% dell'evaporato ed ha un'azione
negativa se si verifica in prossimità della maturazione e della
raccolta del seme.
6
Riguardo alle tecniche colturali, una densità di impianto inferiore a
quella adottata in coltura principale conferisce riflessi positivi
riducendo la competizione interpianta.
Il pascolamento e lo sfalcio grazie all'illuminazione delle gemme
basali, induce queste ultime a sviluppare preferenzialmente una parte
fiorale rispetto ad una vegetativa, cosi come l'epoca di sfalcio da
destinare alla produzione di seme indicato come il secondo (Re G.A.
1994).
Anche la nutrizione minerale influenza la produzione di seme. Un
eccesso di concimazione azotata esplica un'azione positiva fino ad
una certa soglia in quanto aumenta il numero di culmi per m , oltre
può provocare un andamento lussureggiante della coltura e causare
l'allettamento nelle graminacee.
Il fosforo è anch'esso un elemento chiave; p.e. nel trifoglio bianco,
la produzione di seme è inversamente correlata con livelli di P2O5
assimilabile > 10 ppm (metodo Olsen, Clifford, 1985a).
Le leguminose, essendo ad impollinazione entomofila si
avvantaggiano notevolmente dei trattamenti con sostanze
fitoregolatrici che migliorano ed aumentano il numero delle visite
degli insetti per fiore.
L'affermarsi, accanto all'agricoltura convenzionale, dell'agricoltura
biologica e di quella fondata su sementi geneticamente modificate,
pone oggi delicati problemi di coesistenza e di interessi non
facilmente conciliabili la cui sintesi deve anche consentire la
salvaguardia delle risorse genetiche agricole.
7
Queste possono infatti tornare utili sia per la costituzione delle
varietà del futuro che per promuovere, nell'immediato, prodotti tipici
magari tutelati da marchi.
L'introduzione delle biotecnologie nel settore agricolo, con la
costituzione di varietà geneticamente modificate, ha creato nuovi
scenari e introdotto problematiche in precedenza sconosciute al
mondo agricolo (Commissione Europea 2002-2003-2004).
La raccomandazione della commissione UE del 23 luglio 2003
afferma che "nell'Unione Europea non deve essere esclusa alcuna
forma di agricoltura, convenzionale, biologica o che si avvale di
OGM" e che "la capacità di mantenere filiere di produzione agricola
separate costituisce un presupposto indispensabile per poter offrire
un'ampia scelta ai consumatori.
Alla luce delle affermazioni citate appare indispensabile individuare
e definire linee di riferimento alle quali attenersi per assicurare che
le diverse produzioni rispondano alle attese dell'utilizzatore.
La produzione di sementi "NO-OGM" comporta la definizione di
linee guida su cui basare i disciplinari di produzione delle singole
specie.
Tali linee guida non pregiudicano quanto previsto dalle disposizioni
comunitarie e nazionali sulla produzione e commercializzazione
delle sementi e sulla coesistenza fra colture transgeniche,
convenzionali e biologiche.
8
DISPOSIZIONI COMUNITARIE E NAZIONALI IN MATERIA DI COLTIVAZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI GENETICAMENTE MODIFICATI E DI COESISTENZA
- Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n° 212: attuazione delle direttive 98/95/CE e 98/96/CE concernenti la commercializzazione dei prodotti sementieri, il catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole e relativi controlli (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 8/6/01 n° 131)
- Raccomandazione della Commissione del 23 luglio 2003 recante orientamenti per lo sviluppo di strategie nazionali e migliori pratiche per garantire la coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea del 29/7/03 n° L 189)
- Legge 28 gennaio 2005 n° 5: conversione in legge, con modificazioni, del decreto - legge 22 novembre 2004 n° 279 recante disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 28/1/05 n° 22)
- Sentenza della Corte Costituzionale n° 116 dell'anno 2006
- Circolare n° 0269 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali - Dipartimento delle Filiere Agricole ed Agroalimentari del 31/3/06: "Decreto legge 279/2004, convertito con modificazioni in legge 5/2005 - Sentenza Corte Costituzionale n° 116/2006 - Coesistenza -Moratoria semina OGM"
- Decreto 19 gennaio 2005: prescrizioni per la valutazione del rischio per l'agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agroalimentare, relativamente alle attività di rilascio deliberato nell'ambiente di OGM per qualsiasi fine diverso dall'immissione sul mercato (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29/3/05 n° 72)
Nella filiera sementiera interviene una pluralità di soggetti: i
costitutori di varietà, agricoltori-moltiplicatori, produttori di sementi,
commercianti, agricoltori utilizzatori.
La qualifica di costitutori di varietà, secondo l'articolo 9 della legge
1096/71, spetta al titolare del brevetto relativo a una particolare
varietà o a chi abbia avuto il riconoscimento della qualifica
medesima dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste.
Questa parte della legge non sembra sia mai stata applicata per cui
costitutore è colui che ha realmente ottenuto una varietà, pur senza
avere un riconoscimento ufficiale del titolo.
9
Il produttore di sementi, secondo l'articolo 1 della legge 1096/71, è
un soggetto che ha chiesto e ottenuto una apposita licenza per
operare in uno stabilimento sementiero tutte le operazioni che vanno
dalla ricezione del seme in natura alla distribuzione del seme
opportunamente condizionato e confezionato.
Il seme in natura viene prodotto dagli agricoltori moltiplicatori che
sono figure definite dal Decreto Legislativo 212/2001.
Un passaggio necessario per la commercializzazione del seme di una
particolare varietà è l'iscrizione della medesima nel Registro
Nazionale delle Varietà che può essere chiesta anche da un soggetto
diverso dal costitutore; nel Registro viene annotato il soggetto che ha
iscritto la varietà e che si è assunto l'onere della sua conservazione
in purezza.
La responsabilità della conservazione in purezza, o, detto in altri
termini, della selezione conservatrice, può ricadere pertanto su una
pluralità di soggetti, anche di paesi differenti.
Dagli atti ufficiali non risulta pertanto chi sia il costitutore delle
varietà commercializzate. V
È questo un punto che sembra importante da chiarire.
La costituzione varietale appare il punto più debole della filiera
sementiera italiana e questo anche per i cereali a paglia per i quali il
nostro Paese ha avuto nella prima metà del secolo scorso un primato
assoluto a livello mondiale.
I dati sulla certificazione delle sementi prodotte oggi in Italia forniti
dall'ENSE dimostrano che tra le dieci varietà di frumento tenero più
diffuse nel Paese ve ne sono cinque costituite all'estero e ve ne è una
10
anche tra le prime dieci varietà di frumento duro che è sempre stata
la coltura italiana per eccellenza. Il numero delle varietà straniere
presenti tra le prime dieci è molto vario: non ve ne sono per il riso e
l'erba medica mentre sono la totalità o prevalenti per mais, patata,
orzo, sorgo, soia e girasole.
Le varietà iscritte nel Registro nazionale sono molto numerose, ma
molte, più della metà per i frumenti tenero e duro, sono quelle non
interessate alla moltiplicazione.
Per il frumento tenero si contano nel registro comune europeo 1295
varietà; in Italia se ne moltiplicano, su una superficie di almeno 100
ettari, una trentina. Negli ultimi anni il Registro italiano si trova in
una fase di stanca; le varietà per le quali viene richiesta l'iscrizione
sono poche rispetto a quello che si verifica per i Registri stranieri.
Nel 2005/2006 a fronte di trenta varietà di frumento in corso di
iscrizione in Italia ve ne erano più di cento sia in Gran Bretagna che
in Francia. Le varietà in corso di iscrizione in Italia erano inoltre, in
prevalenza, costituite all'estero.
Il Protocollo sulla Biosicurezza di Cartagena
Dopo cinque anni di trattative, il 29 gennaio 2000 i governi di 130
Paesi hanno accettato di sottoscrivere, nell'ambito della
Convenzione internazionale sulla Biodiversità, un accordo
vincolante per proteggere la biodiversità a livello planetario dai
rischi derivanti dal commercio internazionale di OGM: il Protocollo
di Cartagena sulla Biosicurezza.
11
L'Italia, insieme ad altri 65 Paesi, ha già sottoscritto il Protocollo
sulla Biosicurezza.
Il protocollo regolamenta i movimenti transfrontalieri e in sostanza
impegna le parti contraenti sui seguenti punti :
- acquisire il consenso informato e preventivo del Paese nel quale
saranno importati organismi transgenici;
- effettuare l'analisi e la valutazione del rischio relativo
all'emissione nell'ambiente di tali OGM (attenendosi al principio di
precauzione);
- adottare misure idonee di gestione del rischio e di controllo dei
rischi accidentali di contaminazione durante il trasporto;
- effettuare un'adeguata etichettatura dei prodotti. Il protocollo di
Cartagena garantisce una procedura di informazione preventiva per
l'esportazione di OGM che consente al Paese importatore di valutare
le informazioni fornite (definite negli allegati al Protocollo) e di
accettare o rifiutare l'introduzione nel proprio ambiente degli OGM
(o di accettarne l'importazione stabilendo opportune restrizioni e
condizioni).
Il Protocollo prevede una procedura specifica per gli OGM destinati
a costituire alimenti per l'uomo e mangimi. Lacune di natura
scientifica, derivanti da insufficienti informazioni e conoscenze
riguardo a possibili effetti dannosi, non dovranno comunque
impedire alle Parti di adottare misure restrittive per limitare o
prevenire eventuali rischi (nel rispetto del principio di precauzione).
Gli OGM destinati alla produzione di alimenti per il consumo umano
12
0 di mangimi per animali dovranno essere chiaramente identificati
ed etichettati come prodotti che "possono contenere" OGM.
Le Parti dovranno cooperare per lo sviluppo delle risorse umane e
delle capacità di gestione della biosicurezza nei Paesi in via di
sviluppo La Conferenza della Parti dovrà inoltre elaborare norme
internazionali nel campo della responsabilità e del risarcimento del
danno (assicurazioni, fideiussioni) per i casi di incidenti e danni
derivanti dal trasporto di OGM.
Nel mese di dicembre 2000, a Montpellier (Francia), si è tenuta la Ia
Conferenza del comitato Intergovernativo per il Protocollo di
Cartagena (ICCP) durante la quale si è discusso, fra l'altro, della
costituzione della Biosafety Clearing House (BCH), meccanismo
fondamentale che dovrà garantire lo scambio di informazioni sugli
OGM oggetto di commercio internazionale. La fase pilota di questo
meccanismo sarà realizzata dall'OCSE e dall'International Centre
for Genetic Engineering of Biotechnology di Trieste (ICGEB),
istituto afferente alle Nazioni Unite cui aderiscono, oltre l'Italia, altri
61 Paesi.
1 lavori dell'ICCP si sono conclusi con l'accordo per l'avvio
immediato della fase pilota per la costituzione di una BCH
funzionale e accessibile via internet (individuando anche alternative
all'uso dei sistemi elettronici) e con l'accordo sulla definizione dei
primi elementi necessari per la sua realizzazione:
- versatilità e facilità di accesso e di comprensione;
- efficacia rispetto all'applicazione delle previsioni del Protocollo;
13
- presenza in via prioritaria di informazioni, atte a facilitare i
processi decisionali, informazioni relative a quanto previsto
nell'art.11 (procedure relative al consumo ed al trattamento di
prodotti ad uso alimentare umano o animale) e un gruppo di esperti.
Il gruppo di esperti, nominato dai governi nazionali, dovrà procedere
autonomamente e su richiesta delle parti ad effettuare valutazioni di
rischio, divulgare le informazioni e fornire collaborazione alle
strutture nazionali per rafforzarne le capacità istituzionali.
In particolare, l'attività del gruppo dovrà essere orientata a
soddisfare le necessità dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi con
economie in transizione per la messa a punto di protocolli, linee
guida e metodologie standardizzate per la sicurezza nella
manipolazione, nel trasporto e nell'uso degli OGM.
Regolamento CEE 2092/91 (metodo di produzione biologico di prodotti agricoli è alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari)
Da diversi anni l'Unione Europea rivolge, una attenzione
particolare, con un concreto sistema di aiuti, a tutte quelle iniziative
che l'operatore agricolo può assumere per rendere meno intensivo lo
sfruttamento dei terreni, anche attraverso lo svolgimento di attività
alternative a quelle della produzione.
Sotto la diversa ottica della qualità dei prodotti, prima la Comunità e
poi l'Unione ha affrontato, più in particolare, il tema della
produzione ottenuta con metodi biologici, riconoscendone
l'importanza commerciale data la crescente richiesta di prodotti
ottenuti con tali metodi.
14
Il regolamento disciplina tre specifici aspetti:
la produzione, il controllo e l'etichettatura di tali prodotti.
Sotto il primo profilo, il prodotto si caratterizza come «biologico»,
quando è stato coltivato limitando fortemente l'uso di fertilizzanti,
antiparassitari e prodotti chimici di sintesi, secondo le condizioni
previste dall'Allegato I del regolamento in questione.
Stabilisce che il periodo di conversione per la produzione di un
appezzamento deve essere di almeno due anni prima della semina o,
nel caso di pascoli, di almeno due anni prima della loro
utilizzazione come alimenti per animali ottenuti dall'agricoltura
biologica.
La durata di questo periodo è fissata tenendo conto, che la
decomposizione di un fitofarmaco, dovrebbe essere garantita,
lasciandone un livello insignificante di residui nel suolo.
Considerando che il loro utilizzo non abbia prodotto effetti
inaccettabili per l'ambiente e non abbia contribuito a contaminarlo.
Riguardo i fitosanitari e più in particolare gli antiparassitari è
permesso l'utilizzo di olii vegetali (olio di menta, olio di pino,olio di
carvi), di piretrine (estratte da Crysanthemum cinerariaefolium), di
quassia (estratta da Quassia amara ), di rotenone (estratto da Derris
spp., Loncho carpus spp Therhosia spp. ).
Tra i microorganismi per la lotta biologica sono utilizzabili il
Bacillus thuringensis, il Granulosis virus ed altri.
Sostanze di uso tradizionale nell'agricoltura biologica sono: il rame
(idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame, ossido
15
rameoso nella quantità massima di 6 Kg per ettaro), lo zolfo calcico,
l'olio di paraffina ed alcuni altri.
La lotta contro i parassiti, le malattie e le piante infestanti si
impernia sulla scelta di specie di varietà adeguate, con programmi di
rotazione appropriati, con coltivazione meccanica e
dell'eliminazione delle malerbe mediante bruciatura.
Importanti sono gli interventi favorevoli alla protezione dei nemici
naturali dei parassiti come siepi, posti per la nidificazione e la
diffusione dei predatori.
Viene regolamentata anche la concimazione organica e
l'ammendamento; Il letame per esempio deve provenire da
allevamenti di tipo estensivo e biologico.
Quanto all'etichettatura, essa deve garantire la necessaria
trasparenza e affidabilità dei prodotti agli occhi dei consumatori, il
riferimento al metodo di produzione è ammissibile per i prodotti
vegetali non trasformati.
Le indicazioni fornite devono evidenziare che si tratta di un metodo
di produzione biologico,che il prodotto è stato ottenuto in
conformità con la disciplina comunitaria di tale metodo, dettata dal
medesimo regolamento.
In oltre si deve attestare che il prodotto è stato ottenuto o importato
da un operatore assoggettato alle misure di controllo previste.
Gli operatori interessati devono pertanto assoggettare la loro
azienda a rigorosi controlli e ad eventuali sanzioni.
La funzione di controllo, che può essere affidata ad organismi
privati riconosciuti,consiste nella verifica dell'osservanza dei
16
requisiti minimi e delle misure precauzionali minuziosamente
descritti nell'Allegato III.
Politica economica nel settore delle sementi foraggere
La produzione italiana di sementi di foraggere vede distinguersi
principalmente in due importanti settori, appunto quello dell'erba
medica e quello dei trifogli mediterranei.
Il settore dell'erba medica è caratteristico della pianura padana ed è
strettamente collegato ad importanti prodotti tipici, quali ad esempio
il parmigiano-reggiano.
Il settore dei trifogli mediterranei (trifoglio alessandrino, trifoglio
incarnato e trifoglio persico) ha visto negli ultimi anni aumentare
fortemente la produzione, tanto che l'Italia è oggi in grado di
soddisfare larga parte dei fabbisogni dei paesi europei.
La forte preoccupazione delle aziende sementiere è che con il
disaccoppiamento dell'aiuto, oltre ad una contrazione della
produzione, le sementi ottenute non vengano poi sottoposte a
certificazione ufficiale causa la mancanza dell'incentivo dell'aiuto.
In tal modo si svilupperebbe un mercato fortemente irregolare, non
facilmente controllabile, in cui il seme certificato e di qualità,
appartenente a varietà migliorate, troverebbe poco spazio.
Se il contributo venisse disaccoppiato, gran parte della produzione di
semente foraggera si sposterebbe subito verso paesi più competitivi
(Australia, Stati Uniti ed Egitto) ed assisteremmo ad un progressivo
deterioramento della qualità della produzione sementiera, pure in
questo caso spinta verso produzioni di risulta non certificate.
17
Il mantenimento del contributo legato alla produzione è determinante
per mantenere competitive anche queste produzioni sementiere nei
confronti di altre colture quali in particolare i cereali ed il favino.
L'ENSE (Ente Nazionale Sementi Elette) riporta che le ditte che
selezionano o ricartellinano erba medica, (dati relativi al biennio
2003-2004), sono 57 con una riduzione rispetto al biennio 1999-
2000, di nove unità.
L'erba medica risulta essere al primo posto tra le specie di
leguminose oggetto di cartellinatura.
Già dai primi anni '70, l'attività di produzione di semente di specie
foraggere, è sostenuta da aiuti comunitari col fine di compensare gli
agricoltori comunitari dei maggiori costi rispetto ai paesi terzi e
quindi per garantire una minima produzione interna di qualità,
evitando i rischi di instabilità dei mercati e delle produzioni
internazionali.
Una volta prodotte, le sementi foraggere hanno una sola
destinazione, la semina, non avendo la possibilità alternativa di un
utilizzo alimentare.
Le foraggere, sono si la base fondamentale dell'alimentazione
zootecnica e quindi delle relative filiere produttive, ma costituiscono
anche importanti elementi per la salvaguardia ed il miglioramento
dell'ambiente (limitazione erosioni, contenimento nitrati ecc.).
Inoltre, l'impiego di sementi certificate permette di:
• portare avanti una concreta ed incisiva politica di qualità;
• sostenere indirettamente la ricerca ed il progresso varietale in
quel determinato settore, elementi non trascurabili per tutelare
18
la produttività e valorizzare ulteriormente la qualità ed il
legame territoriale delle produzioni;
• salvaguardare la professionalità e le strutture non solo delle
aziende sementiere, ma anche degli agricoltori moltiplicatori,
così come di mantenere a coltura importanti superfici destinate
alla produzione del seme certificato;
• assicurare la tracciabilità/rintracciabilità delle produzioni, che
non può che avere origine dall'uso di sementi certificate.
La debolezza del sistema italiano sulla costituzione varietale ha
determinato ripercussioni negative di carattere economico per le
royalties che devono essere pagate sulle varietà di origine straniera e
per la mancata redditività delle risorse che vengono impegnate nei
settori della genetica e della genetica agraria che solo nella
costituzione varietale e nella vendita delle sementi trovano naturale
valorizzazione.
Senza contare che in mancanza di innovazione tecnologica in un
settore strategico per l'agricoltura si creerà una pericolosa
dipendenza per il seme di colture tradizionali o comunque importanti
per il nostro Paese.
Accanto a finanziamenti importanti per le ricerche di genetica e di
genetica agraria sono necessari interventi mirati a creare lo sviluppo
varietale e la produzione delle relative sementi, nei quali
l'innovazione tecnologica si esprime. Le strutture private idonee a
sviluppare questi discorsi sono pochissime e le strutture pubbliche in
Italia come nel mondo non hanno stimoli sufficienti a operare in
questo settore perché i ricercatori, soprattutto giovani, sono attratti
19
più dalla ricerca biotecnologia in laboratorio che dalla ricerca più
vicina all'applicazione da condurre in campo.
La foraggicoltura in Italia ha subito una riduzione delle superfici
principalmente dovuta alla crisi dei prezzi di latte e carne con
sostanziale riduzione dei capi, bovini e in particolare ovini.
Solo negli ultimi mesi stiamo assistendo finalmente ad un
incremento dei prezzi del latte, che però non si è ancora tradotto in
un aumento delle superfici investite a foraggere, nonostante il costo
dei mangimi e delle materie prime abbiano intanto raggiunto livelli
record.
I sistemi di allevamento sono radicalmente cambiati e
nell'alimentazione del bestiame l'utilizzo dei foraggi secchi e verdi
aziendali è stato relegato alla mera funzione ruminante dell'animale,
a favore dell'impiego di concentrati e di insilato di mais a più alto
valore energetico.
C'è da chiedersi a questo proposito se mai si tornerà in Italia ad una
zootecnia in cui il bestiame si nutra principalmente di erba e di
fieno !
Ruolo agronomico e ambientale delle leguminose (Cosentino et
al. 2003)
Le leguminosa foraggere in relazione all'esigenza di muoversi verso
un'agricoltura sostenibile, sono divenute oggetto di un rinnovato
interesse agronomico, sorretto anche da una valenza ambientale. La
loro importanza è in relazione a:
20
- significato bioenergetico dell'azotofissazione, che limitando
l'uso dei concimi azotati di sintesi, si traduce in una riduzione
di energia immessa nell'agroecosistema;
- possibilità di ricostituire la fertilità attraverso l'apporto delle
leguminose nell'avvicendamento colturale;
- limitare il rilascio di azoto nell'ambiente, contenere i
fenomeni erosivi, controllare l'acidificazione dei suoli e la
disponibilità del fosforo;
- ridurre gli input energetici per il controllo delle piante
infestanti e dei parassiti;
- agevolare la degradazione degli erbicidi e pesticidi.
Sistemi di raccolta della semente di Medicago polimorpha L.. (Sulas et al. 2001)
Il problema della raccolta e della pulizia della semente di mediche
annuali, ha ispirato e stimolato, l'inventiva dei produttori sementieri
in diverse parti del mondo.
In Australia sono state messe a punto diverse tecniche per la raccolta
delle mediche annuali, molte rimaste a livello di prototipo sia per
inconvenienti di tipo tecnico sia per i costi di produzione troppo
elevati.
Un primo metodo di raccolta prevedeva l'accumulo dei legumi
effettuato da operai con l'ausilio di scope comuni o di scope rotanti e
successivamente il materiale accumulato veniva riversato, sempre
manualmente, sulla trebbiatrice.
L'elevato costo della manodopera ha determinato il rapido
accantonamento di questa metodologia di raccolta a favore di un
21
dispositivo di raccolta costituito da 32 rulli cilindrici rivestiti in pelle
di pecora con la lana sul lato esterno, ("Sheepskin roller"), sfruttando
la capacità tipica dei legumi spinosi di aderire al vello degli ovini.
Questa caratteristica delle specie di M. polimorpha L. "longispina",
se da una parte consente la disseminazione, dall'altra rappresenta un
serio inconveniente per il deprezzamento della lana di razze pregiate.
Per migliorare l'efficienza della raccolta, i rulli sono posizionati a
gruppi, in modo che rotolino sullo stesso legume. Successivamente, i
legumi vengono staccati da un pettine e convogliati ad una unità di
pulizia e trebbiatura derivata da una mietitrebbiatrice di cereali.
Questa macchina non ha avuto successo a causa del notevole
ingombro e conseguente difficoltà di trasporto, complessità del
sistema di convogliamento dei legumi ma più in particolare a causa
dei nuovi criteri di selezione sulle specie annue di mediche, con la
costituzione di varietà senza spine allo scopo di non deprezzare la
lana delle pecore merinos, aspetto questo meno importante nei paesi
del bacino del mediterraneo.
Agli inizi degli anni '50 sempre in Australia, è stata sviluppata in
questo modo, una macchina a flusso d'aria "Blower machines"
costituita da un grosso ventilatore azionato dal motore e dalla presa
di potenza della trattrice, in grado di convogliare i legumi su un
piano inclinato e da questo spinti meccanicamente e per aspirazione
verso l'organo trebbiante. Questo sistema aveva l'inconveniente di
produrre molta polvere che portava a frequenti blocchi sulla catena
di trasmissione, e quello della rottura dei ventilatori a causa della
notevole velocità.
22
Altro tipo di macchina sviluppata dall'ingegno dei produttori
sementieri australiani prevedeva un sistema di raccolta a spazzole
rotanti "Brush pickup machines" (Schema 2).
Le spazzole rotanti allo scopo di concentrare i legumi in un punto
dove opera un sistema di sollevamento, sono disposte con una certa
angolazione rispetto alla direzione di lavoro.
Più recente, e a tutt'oggi l'unica macchina disponibile per la raccolta
di seme di leguminose annue, è l'aspiratrebbiatrice australiana
(Schema 1). Questa, consente di effettuare le operazioni di raccolta e
trebbiatura in un'unica operazione ma la sua efficienza dipende dalle
operazioni di lavorazione e sistemazione del terreno. L'insieme delle
operazioni di raccolta tuttavia, determina in particolare negli
ambienti australiani, condizioni favorevoli all'instaurarsi di
fenomeni di erosione eolica, con risvolti ambientali negativi (Nutt e
Loi, 1999).
In Siria, a partire dagli anni 90', in alternativa all'aspiratrebbiatrice
australiana, a causa del suo elevato costo per le condizioni dei paesi
in via di sviluppo WANA (West Asia North Africa) caratterizzate
peraltro da aziende di piccole dimensioni, è stata messa a punto una
macchina cosiddetta agevolatrice (Schema 3). Essa è stata destinata
dall'ICARDA (International Centre for Agricultural Research in the
Dry Areas di Aleppo), essenzialmente alla raccolta della Medicago
rigidula e di altre mediche annuali. In questi ambienti, la diffusione
della coltura da seme di mediche annuali, aveva lo scopo di
introdurre il sistema del Ley Farming australiano (rotazione cereale-
23
mediche annuali o trifogli, adottata nelle zone cerealicole australiane
allo scopo di fornire azoto al frumento).
Questa macchina viene spinta a mano dall'operatore attraverso delle
stegole montate posteriormente. Il numero di esemplari è ridotto e
particolare è la destinazione pensate per un'utenza femminile cui
sono demandati i lavori agricoli più gravosi. I legumi vengono
convogliati attraverso un sistema di spazzole all'interno di un
serbatoio posto sulla macchina ed il cantiere di raccolta, si completa
con delle macchine a punto fisso per la pulizia dei legumi e loro
trebbiatura.
Schema 2 -Funzionamento dell'aspira-trabbiatrice Horvood Bagshaw
24
Schema 1 - Tipologie di pickup di raccolta col sistema delle spazzole rotanti
25
Schema 3 - Spazzola-raccoglitrice dell'ICARDA
OBIETTIVI
Le leguminose costituiscono una risorsa vegetale per la sostenibilità
degli agroecosistemi in quanto veri e propri sistemi biologici in
grado di fissare l'azoto atmosferico e trasferirlo nel suolo.
La semplificazione colturale caratterizzata dalla monocoltura
cerealicola adottata negli ultimi decenni nei sistemi agricoli italiani,
ha determinato una serie di problemi agronomici che in taluni
ambienti, sottoposti oggi a vincoli dai piani di sviluppo rurale
regionali con l'introduzione delle "zone vulnerabili", rappresentano
una seria minaccia all'esercizio dell'agricoltura.
Pertanto in relazione alla necessità di muoversi verso un'agricoltura
sostenibile, le specie di questa famiglia sono diventate oggetto di un
rinnovato interesse agronomico, sorretto da una valenza ambientale
sempre più percepita.
26
Diverse leguminose annuali da pascolo, originarie del Bacino del
Mediterraneo, sono state naturalizzate e diffuse in vasti areali di
Australia, Sud Africa, Medio Oriente, U.S.A., Sud America, etc.,
tutti caratterizzati da clima mediterraneo con inverni piovosi ed
estati secche e calde, dove sono divenute col tempo elemento
integrante di sistemi colturali le cui caratteristiche ecologiche, ruoli
peculiari e funzioni sono riassunte da Tivoli et al. (2006).
Viceversa, negli ambienti di origine, dove queste specie sono
ampiamente diffuse allo stato spontaneo la loro introduzione in
coltura per impieghi produttivi o extraproduttivi è invece una pratica
recente, ma non esistono colture specializzate per la produzione di
seme.
Infatti, la carenza di informazioni e di risultanze sperimentali sulle
tecniche agronomiche per la produzione di seme e sulle tecniche di
raccolta meccanica hanno impedito, di fatto, una piena
valorizzazione in loco del ricco germoplasma disponibile, ancora
non del tutto esplorato.
La valorizzazione di molte specie native passa attraverso l'avvio di
sperimentazioni che consentano di mettere a punto le tecniche di
produzione, focalizzando l'attenzione sulle tecniche di raccolta
meccanica con la messa a punto, con approccio multidisciplinare, di
un cantiere di raccolta (Sulas et al., 2001).
Inoltre, nuove varietà sono state introdotte nei paesi del bacino del
mediterraneo e nel sud-Australia e oltre all'uso tradizionale sono
usate per scopi alternativi come per esempio nelle fasce parafuoco,
nei sistemi silvopastorali, nell'agricoltura biologica, come cover
27
crops nei sistemi colturali con frutteti e vigneti ed anche per usi
farmaceutici e medicinali.
La presente tesi ha avuto come obiettivo la messa a punto di tecniche
di raccolta del seme M. polimorpha L., alternative rispetto all'uso
della macchina aspiratrice australiana per migliorare l'efficienza
della raccolta meccanica di seme di Medicago polymorpha L.
coltivata col metodo biologico e di valutare le potenzialità produttive
di seme.
28
MATERIALI e METODI
Caratteristiche botaniche di Medicago polymorpha L.
Secondo Heyn (1963) possono essere distinte tre diverse varietà
botaniche di Medicago polymorpha L. (2n=2x=14):
- brevispina con un legumi senza spine e tubercolati,;
- polimorpha con legumi spinescenti formati da 4-5 spire
ed un diametro di 5-8 mm;
- vulgaris, con legumi spinescenti, formati da 1,5-3,5
spire ed un diametrodi 3-4 mm.
La Medicago polimorpha L. come per tutte le altre mediche annuali
è una specie autogama.
Ha una radice fittonante, con alcune ramificazioni secondarie molto
sottili; presenta, considerando che si tratta di una specie annuale, un
buon sviluppo in lunghezza.
Come per tutte le altre leguminose la sua radice viene infettata da
colonie di batteri azoto fissatori ed in particolare da Rhizobium
meliloti L. che forma numerosi noduli di diametro di 2-3 mm.
La maggior concentrazione di noduli si ha subito sotto il colletto;
altri noduli si formano sui vari capillizi radicali sempre negli strati
superficiali in funzione al tipo di terreno. Tali microrganismi,
presenti nella rizosfera, o immessi artificialmente con specifico
inoculo infettano le plantule e rimangono attivi fino alla fine della
fioritura della leguminosa.
Gli steli sono glabri hanno un portamento eretto o semieretto, e sono
leggermente solcati.
29
Le stipole sono laciniate, le foglie trifogliate, composte da foglioline
quasi pigmentate, ma che possono presentare delle striature di colore
chiaro. Queste sono obavate spesso sfrangiate all'apice con la
nervatura centrale che si prolunga terminalmente in un sottilissimo
dente; la parte superiore è sempre glabra, quella inferiore può
presentare una rada peluria.
Le dimensioni delle foglioline sono in genere 11 -20 x 10-20. Il frutto
è un legume glabro ed indeiscente, alla maturazione da verde passa
alla colorazione bruno-scura o nera.
La forma è discoidale, cilindrico-allungata o conico-cilindrica; è
composto da spire in numero di 1,5-7 a seconda delle varietà
botaniche non eccessivamente unite fra di loro.
I semi contenuti in numero di 1 -2 per spira, sono di colore variabile
dal giallo chiaro fino al marrone. Il peso di 1000 semi è
generalmente tra 2,2 e 5,8 g.
30
Importanza della scelta delle mediche annuali (Porqueddu et al. 1996)
Le mediche annuali ed in particolare la medica polimorfa, sono
usate principalmente come specie da pascolo. Per la loro persistenza
è fondamentale una gestione razionale ed oculata, del cotico,
soprattutto durante l'anno d'impianto.
La tecnica consiste in un inizio delle utilizzazioni intorno alle 5-6
settimane successive all'emergenza delle plantule e sospendendole
nella fase di fioritura in modo da non influire negativamente sulla
produzione di seme.
Alla maturazione i legumi "crodati" dalla pianta possono essere
consumati dall'animale durante il periodo estivo, rappresentando una
importante fonte proteica, evitando comunque un'eccessiva
asportazione. I migliori risultati si ottengono quando, seminata in
purezza, è pascolata per poche ore al giorno per evitare il calpestio.
31
Alternativa all'utilizzazione per migliorare i pascoli mediante
infittimento, è rappresentata dalla sua introduzione nella rotazione
con cereali. Questa tecnica è importante e diffusa in terreni
particolarmente poveri in sostanza organica, per migliorare la loro
fertilità, chiamata in Australia Ley Farming System (Robson, 1990).
La rotazione è possibile grazie alla buona produttività di seme e
all'elevata percentuale di semi duri della specie che consentono di
superare la fase in cui si coltiva il cereale e di ottenere un buon
pascolo. La minima lavorazione con interramento superficiale della
semente agevola la sua germinazione dopo la fase del cereale. Può
essere inoltre essere convenientemente utilizzata come cover crops
in frutteti e vigneti o come coltura pacciamante.
Attività di ricerca in campo e disegno sperimentale
La prova è stata condotta nel biennio 2005-2007, presso l'azienda
sperimentale della Facoltà di Agraria di Sassari "Ottava", alla quota
di 80 m s.l.m., con precipitazioni medie annue 547 mm, temperatura
media annua 16,2 °C, su suolo sabbioso-limoso di origine calcarea.
A fine estate del 2005 e del 2006 su due campi della superficie
ciascuno di circa 5000 m sono state effettuate la trinciatura dei
residui colturali, ripetute lavorazioni superficiali per il controllo
della flora infestante e la concimazione fosfatica, alla dose di 90 kg
ha-1 di P2O5
con prodotti ammessi di cui all'allegato II del REG. CEE
2092/91 e successive integrazioni.
La semina di medica polimorfa "Anglona", la prima varietà italiana
di medica annuale (Porqueddu et al., 1998), alla dose di 15 Kg ha-1,
32
con distanza tra le file di 16 cm, è stata effettuata nella terza decade
di ottobre di entrambe le annate.
La medica polimorfa è stata impiantata sia in purezza, sia in
miscuglio con triticale, quest'ultimo alla dose di 60 kg ha-1 il primo
anno e 100 kg ha-1 il secondo. La consociazione, infatti, è stata
attuata per contribuire a mantenere gli organi riproduttivi della
medica sopra il livello del suolo, grazie al ruolo di "tutore" esercitato
dai culmi del cereale, al fine di agevolarne la raccolta meccanica.
E' stato adottato un disegno sperimentale a blocchi randomizzati con
4 replicazioni, dimensione parcellare 150 m .
Ai primi di dicembre di entrambe le annate sono iniziati in rilievi di
campo per valutare l'emergenza e l'insediamento della leguminosa e
del triticale attraverso la conta del numero di plantule presenti su 8
file per parcella, su transetti ciascuno della lunghezza di 1 metro.
Prima della raccolta sono stati effettuati rilievi, su 4 aree di saggio 2
per parcella, ciascuno di 0,125 m , per stimare la produzione di seme
attesa.
La raccolta è stata effettuata nel mese di giugno in entrambe le
annate, con l'impiego dei seguenti dispositivi a diverso grado di
complessità:
- Aspiratrebbiatrice australiana Horwood Bagshaw, trainata ed
azionata dalla presa di potenza della trattrice e tuttora l'unica
macchina specificatamente concepita per la raccolta di seme di
diverse leguminose autoriseminanti sia mediterranee (Trifolium,
Medicago, Ornithopus spp., etc.) che tropicali (Stylosanthes,
33
Macroptilium spp.) in un'unica e continua operazione (Sulas et al.,
2001).
- Mietitrebbiatrice, marca Laverda modello A112, con barra di taglio
di 4 metri.
- Spazzolatrice con cassone, marca Intermac tipo ST 150/C, trainata
ed azionata dalla presa di potenza della trattrice.
- Mietitrebbiatrice, marca Laverda modello A112, allestita con
testata di raccolta con tappeto rotante (Pick-up) marca Zafrani tipo
2FI 300, già utilizzato con successo su trifoglio bianco (Re et al.,
1996).
In funzione del tipo di cotica, della macchina impiegata per la
raccolta e delle operazioni necessarie, sia preliminari che successive
alla raccolta vera e propria, sono risultati sette diversi cantieri di
raccolta al primo anno e sei al secondo (Tabella 1).
I tempi di lavoro sono stati valutati seguendo la metodologia
C.I.O.S.T.A. (Comitè International d'Organization Scientifique du
Travail en Agriculture) e le raccomandazioni dell'Associazione
Italiana di Ingegneria Agraria (Demaldè R., 2007).
A partire dai tempi di lavoro, sono stati quantificati i costi per ettaro
per l'insieme delle operazioni di raccolta, al netto della pulizia finale
del seme comune a tutte le modalità a confronto, ipotizzando, per
semplicità di calcolo, una raccolta effettuata interamente con mezzi a
noleggio, i cui costi orari, differenziati per classe di potenza richiesta
sono stati indicati da contoterzisti locali.
34
Pick-up di raccolta montato su mietitrebbia convenzionale (tesi MTPK)
37
RISULTATI e DISCUSSIONE
Le precipitazioni complessive in entrambe le annate sono risultate
pari a circa 500 mm, di poco inferiori alla media pluriennale,
concentrate nei mesi autunnali e invernali nel 2005-2006 e nella
stagione primaverile nella la seconda annata (Figurai).
Insignificanti le piogge fra fine marzo e maggio del primo anno
(appena i2 mm), mentre al secondo anno le piogge primaverili sono
risultate buone (circa i00 mm tra marzo e aprile).
Pluviometria 2005-2006 • Pluviometria 2006-2007 Temperature 2005-2006 Temperature 2006-2007
Figura 1 - Ottava (SS) - Andamento termo-pluviometrico del biennio 2005-2007
38
- Insediamento
In entrambe le annate al rilievo di insediamento di dicembre sono
state riscontrate mediamente 220 plantule m di medica polimorfa in
purezza, mentre nella tesi consociata, la densità è risultata ridotta del
10_15%.
Durante il periodo invernale, sia della prima che della seconda
annata, la medica polimorfa ha subito un sensibile diradamento che
ne ha dimezzato la densità, una maggiore riduzione, circa il 70%, è
stata rilevata nella tesi consociata del secondo anno, a causa della
maggiore densità del triticale.
Nel primo anno la presenza di specie spontanee è stata trascurabile
in autunno_inverno, mentre a fine inverno_primavera sono state _2
rilevate mediamente 100-150 piante m .
Le specie spontanee maggiormente rappresentate sono risultate
crisantemo, papavero, fumaria e poligonio. Il Chrysanthemum
coronarium, è risultato l'infestante più competitiva tanto da rendere
necessario il suo controllo con sfalci di pulizia effettuati al di sopra
della vegetazione della leguminosa. Anche al secondo anno
l'infestazione, seppur meno accentuata rispetto al primo, è stata
controllata con sfalci di pulizia.
- Produzione di seme attesa e sue componenti
La produzione di seme ha risentito della distribuzione stagionale
delle piogge; nella prima annata, nonostante la scarsità di
precipitazioni primaverili abbia limitato la formazione e la
maturazione del seme e tenuto conto dell'infestazione, la produzione
39
di seme attesa può considerarsi soddisfacente, mediamente 650 kg
ha-1 pari a circa il 70% della produzione media in annate ottimali
(Lelievre et al. 1995).
Per le componenti della produzione, non sono state evidenziate
differenze statisticamente significative nel numero di semi per
legume e nel peso di 1000 semi, il solo numero di legumi m" è
risultato significativamente più elevato nella tesi SPA rispetto alle
tesi MT, ma il valore più basso del numero di semi per legume ha
limitato la produzione attesa a valori non significativamente diversi
da quelli degli altri trattamenti (Tabella 2).
Nella seconda annata le buone precipitazioni primaverili hanno
favorito un elevato grado d'infestazione e prolungato la fase
vegetativa della leguminosa a discapito di quella riproduttiva; la
produzione attesa è risultata sensibilmente ridotta rispetto alla prima
annata.
Buona parte della riduzione trova spiegazione nella minor fertilità
dei legumi: 2,5 semi per legume contro i 3,9 della prima annata nella
media di tutti i trattamenti (Tabella 3). La consociazione ha
presentato numeri di legumi per m e di semi per legume
significativamente inferiori rispetto a quelli degli altri trattamenti;
conseguentemente anche la produzione attesa è risultata
significativamente ridotta: 78 kg ha-1 contro circa 400 kg ha-1 nella
media degli altri trattamenti.
40
- Seme raccolto
L'aspiratrebbiatura e la spazzolatura preceduta da falciatura sono
risultate le tecniche significativamente più efficienti in entrambe le
annate (Tabelle 2-3, Figura 2) consentendo la raccolta di circa 600
kg ha-1 di seme pulito, rispettivamente il 90 e 75% della produzione
attesa, nel 2006 e circa 280 kg ha-1, 93 e 61%, nella seconda. Buoni
risultati sono stati conseguiti con la spazzolatura preceduta da
mietitrebbiatura (MTS), con 365 kg ha-1 e 351 kg ha-1
rispettivamente nella prima e nella seconda annata; la maggiore
efficienza della seconda annata, 90% contro 65%, può essere
spiegata con la maggiore capacità di ritenzione dei legumi della
pianta per la prolungata attività vegetativa primaverile.
Nella prima annata, il cantiere che prevedeva la sola spazzolatura
sulle piante in piedi, ha consentito di raccogliere solo un terzo del
quantitativo di seme rispetto alle tesi in cui l'operazione di
spazzolatura era preceduta dalla falciatura. Ciò può essere spiegato
dalla resistenza esercitata dalla vegetazione in piedi.
Inferiori sono risultate le quantità di seme pulito raccolte con la
mietitrebbiatura, da sola o associata a sfalcio e andanatura, o con
l'allestimento del pick-up nella seconda annata. Il quantitativo di
seme raccolto con la mietitrebbiatrice è risultato in valore assoluto
quasi irrilevante, tranne che nella tesi in cui era stato applicato il
pick-up (97 kg ha-1) però con un'efficienza del 27%. Ciò trova
spiegazione nella cascola naturale dalla pianta dei legumi maturi,
accentuata dalle vibrazioni della macchina durante la raccolta che
41
causavano la caduta di gran parte dei legumi al di sotto dell'altezza
di taglio. D'altra parte nella prima annata, pur essendo le piante
ormai a completa maturazione, a seguito del decorso meteorologico
siccitoso, il verificarsi di un brusco abbassamento termico, con
condizioni di elevata umidità dell'aria hanno costretto ad un rinvio
della mietitrebbiatura di una settimana con ulteriore caduta di legumi
al suolo. La consociazione, pur avendo contribuito a "sostenere" la
vegetazione della leguminose, non ha potuto limitare
significativamente la caduta dei legumi dalla pianta.
- Vantaggi e svantaggi delle diverse modalità di raccolta
Nell'ambito delle macchine confrontate, l'aspiratrebbiatrice
australiana richiede preventivamente lo sfalcio e l'andanatura della
fitomassa ed è penalizzata dalla limitata larghezza dell'organo
aspirante (solo 120 cm) e dalla ridotta velocità di avanzamento,
legata al fatto che tutto il materiale aspirato viene convogliato nella
camera di trebbiatura (Tunks, 1987). Solo la mietitrebbiatrice può
essere utilizzata per effettuare la raccolta in un'unica operazione,
senza essere costretti a operazioni preparatorie, e con una capacità
operativa elevata derivante dalla larghezza della barra di taglio e
dalla notevole velocità di avanzamento. Tuttavia, nella prova di cui
si riferisce nella presente tesi, il cantiere che prevedeva l'uso della
sola mietitrebbiatrice, ha presentato un'efficienza insignificante.
I vantaggi della raccolta diretta rispetto a quella per aspirazione sono
stati considerati così importanti da stimolare, in Australia, un'attività
di selezione e di conseguente introduzione in coltura di leguminose
42
di seconda generazione "leguminose alternative" (Loi et al., 2002)
con portamento assurgente delle piante e, in particolare, degli organi
riproduttivi, contemporaneità di maturazione del seme, persistenza e
non deiscenza del legume sulla pianta a maturità. Ciò consente di
raccogliere il seme con mietitrebbiatrici tradizionali (Nutt e Loi,
1999), anche per prevenire ripercussioni negative sull'ambiente
(erosione eolica) favorite dall'impiego, sempre in Australia,
dell'aspiratrebbiatrice. Tuttavia, è bene rimarcare che anche
un'eccellente facilità di raccolta del seme di una data leguminosa da
pascolo è poco importante in assenza di un adeguato valore
agronomico della stessa.
A livello parcellare, la raccolta di seme di Medicago orbicularis è
stata sperimentata recentemente con mietitrebbiatrice in Italia
(Rossini e Cereti, 2005) con risultati incoraggianti.
La spazzolatrice pur consentendo una velocità di avanzamento
superiore a quella dell'aspiratrebbiatrice effettua però la sola
operazione di raccolta dei legumi che successivamente devono
essere trebbiati a punto fisso, previa vagliatura per eliminare
particelle di materiale inerte. Pertanto la maggiore velocità di
raccolta dei legumi viene vanificata dalla successiva operazione di
trebbiatura a punto fisso che rende complicata la sequenza di
operazioni nell'ambito della stessa modalità di raccolta. Detta
macchina era stata già impiegata in cotiche naturali per la raccolta di
seme di specie native da destinare a interventi di recupero
ambientale (Sulas et al., 2006).
43
- Aspetti economici della raccolta
Una prima valutazione economica delle operazioni di raccolta del
seme di medica polimorfa riguarda i tempi di lavoro delle macchine
utilizzate (singole o combinate) per unità di superficie nei differenti
cantieri di raccolta (Figura 3). Le ore-macchina richieste
complessivamente per la raccolta sono risultate elevate nelle
modalità con l'aspiratrice australiana e in quelle con spazzolatrice,
rispetto alle modalità con mietitrebbiatrice, il cui impiego richiede
poco più di un'ora per ettaro senza peraltro discostarsi da quanto
avviene normalmente per i cereali autunno-vernini.
Proprio questo divario dei tempi di lavoro, richiesto dalle tecniche
che prevedono l'aspirazione e la spazzolatura rispetto alla
mietitrebbiatura tradizionale è uno dei motivi che ha impedito e
scoraggiato il diffondersi di colture da seme di leguminose annuali
da pascolo come mediche annuali e trifoglio sotterraneo non solo in
Italia, ma nel resto dell'Europa ed in America Latina.
Inoltre, le caratteristiche delle nostre realtà aziendali specie del
meridione determinano un aumento del costo di esercizio di questa
macchina, rendendo poco economica la sua adozione.
Strutturalmente infatti sono caratterizzate da polverizzazione e
frammentazione aziendale che sommate alla oggettiva difficoltà di
reperire macchinari in loco, sono fattori che incidono
sfavorevolmente sui tempi morti delle operazioni di campo.
L'andamento dei costi per ettaro segue quello delle ore di lavoro,
seppure non linearmente, essendo questi differenziati per classi di
potenze richieste nelle diverse operazioni.
44
Le modalità di raccolta che hanno permesso di aggiungere maggiori
rese di seme raccolto (al netto dei costi per la pulizia finale), sono
anche quelle che hanno spuntato i costi, riferiti a ettaro, più elevati.
Ciononostante fra le due annate sono risultati più bassi in ATA, SPF
e MTS, rispettivamente con 0,61, 0,51 e 0,88 € il primo anno e con
1,30, 1,05 e 0,91 € il secondo, che rappresenta nello stesso ordine,
il primo anno il 14, 12 e 20% e il secondo il 30, 24 e 21% del prezzo
sul mercato nazionale del seme della varietà "Anglona" di medica
polimorfa, quando risulta disponibile.
45
CONCLUSIONI
L'aspiratrebbiatura e la spazzolatura preceduta da falciatura sono
risultati i cantieri di raccolta più efficienti dei legumi.
La scarsa efficienza della sola mietitrebbiatura suggerisce di valutare
in futuro anche diverse epoche di raccolta per cercare un
compromesso tra grado di maturazione dei legumi e loro cascola
dalla pianta, che nella presente tesi non è stato possibile verificare
con la raccolta a diverse epoche di maturazione dei legumi.
L'adozione di un pick-up a tappeto, già utilizzato con successo su
trifoglio bianco, pur migliorando notevolmente l'efficienza alla
raccolta, ha dato comunque risultati inferiori rispetto a ATA, SPF e
MTS.
I risultati conseguiti hanno evidenziato, inoltre, che la produzione di
sementi di medica polimorfa in regime biologico può garantire
comunque rese soddisfacenti e comparabili a quelle conseguibili col
metodo convenzionale; l'infestazione è comunque risultata di
difficile controllo. "Anglona" ha confermato le ottime capacità di
adattamento e produttive anche con andamento stagionale poco
favorevole; d'altra parte era stato già evidenziato che proprio in
annate caratterizzate da scarse precipitazioni primaverili
un'irrigazione di soccorso con volumi idrici modesti può garantire
produzioni ottimali di seme (Caredda et al., 2001).
I costi di raccolta per ettaro dei cantieri più efficienti sono risultati
comunque relativamente elevati. Tuttavia una attività di raccolta
effettuata in paesi europei mediterranei può rappresentare l'unica
46
possibilità per moltiplicare e valorizzare varietà locali, la cui
produzione di seme all'estero non è sempre garantita o auspicata.
Infatti, l'approvvigionamento del seme di nuove varietà di
leguminose annuali moltiplicate fuori dall'Italia risulta molto spesso
aleatorio in quanto soggetto alle strategie produttive e commerciali
operate all'estero. Per esempio "Anglona", in quanto varietà
botanica longispina, è poco richiesta nel mercato interno australiano
per il deprezzamento della lana, causato proprio dalla facilità con cui
i legumi spinosi aderiscono al vello delle pecore Merinos.
Pertanto, la presente ricerca ha consentito di valutare la fattibilità di
nuovi cantieri di raccolta di seme di mediche annuali,
evidenziandone svantaggi e vantaggi. Ha fornito, inoltre, nuove
informazioni non prima disponibili e ha rimarcato la necessità di
ulteriore approfondimenti per migliorare l'efficienza sia tecnica sia
economica dei cantieri di raccolta.
Infine, i vantaggi derivanti dall'inserimento di leguminose per la
produzione di seme in sistemi colturali e foraggero-zootecnici non si
limitano al mero valore commerciale della produzione di seme o al
fatto che la produzione di seme come attività principale può essere
integrata dalle produzioni accessorie di foraggio e derivati. Infatti,
basta ricordare i positivi effetti della coltivazione di leguminose sulla
fertilità chimica, fisica e biologica del suolo, il valore economico
dell'azotofissazione simbiotica in relazione ai continui e rilevanti
aumenti dei prezzi dei fertilizzanti azotati di sintesi e le molteplici
possibilità del loro impiego nell'agricoltura multifunzionale (Sulas,
2005).
47
Per questi motivi, oltre al miglioramento e ottimizzazione delle
tecniche di raccolta, sono auspicabili anche scelte politiche a favore
del settore sementiero che è in continua crescita nelle regioni del
bacino del mediterraneo.
48
Tabella 1 - Tipo di coltura, macchina utilizzata e operazioni pre e post-raccolta del seme.
Cotica Dispositivo utilizzato
Operazioni Pre-raccolta
Operazioni Post-raccolta
Codice
Purezza Aspiratrebbiatrice australiana
Sfalcio-andanatura
Pulizia ATA
Purezza Mietitrebbiatrice - Pulizia MTR
Consociazione Mietitrebbiatrice - Pulizia MTC
Purezza Mietitrebbiatrice Sfalcio-andanatura
Pulizia MTF*
Purezza Mietitrebbiatrice + spazzolatrice
- Trebbiatura+pulizia MTS
Purezza Spazzolatrice - Trebbiatura+pulizia SPA* Purezza Spazzolatrice Sfalcio Trebbiatura+pulizia SPF
Purezza Mietitrebbiatrice con pick-up
Sfalcio-andanatura
Trebbiatura+pulizia MTPK**
* solo al primo anno; ** solo al secondo anno.
49
Tabella 2 - Componenti la produzione di seme, produzione attesa e seme raccolto nelle varie tesi al I anno di sperimentazione
TESI n° legumi m-2
n° semi legume-1
Peso 1000 semi
g r
Produzione attesa
kg ha-1
Seme raccolto kg ha-1
ATA 4695 ab 4,0 a 3,0 a 680 a 614 a
SPA 5655 a 3,0 b 2,8 a 650 a 206 c
MTC 4144 b 4,3 a 3,0 a 690 a 015 d
MTR 3790 b 3,8 a 3,0 a 558 a 018 d
MTF 3790 b 3,8 a 3,0 a 558 a 050 d
MTS 3790 b 3,8 a 3,0 a 558 a 365 b
SPF 4820 ab 4,3 a 2,8 a 750 a 565 a
P * * n.s. * **
Tabella 3 - Componenti la produzione di seme, produzione attesa e seme raccolto nelle varie tesi al secondo anno di sperimentazione.
TESI n° legumi m-2
n° semi legume-1
Peso 1000 semi
gr
Produzione attesa
kg ha-1
Seme raccolto kg ha-1
ATA 4144 a 2,4 a 2,9 a 309 a 290 a
MTC 1372 b 1,9 b 3,1 a 78 b 53 b
MTR 4472 a 2,7 a 2,9 a 386 a 15 b
MTPK 4767 a 2,7 a 2,9 a 363 a 97 b
SPF 5485 a 2,7 a 3,1 a 440 a 269 a
MTS 4472 a 2,7 a 2,9 a 386 a 351 a
P * * n.s. * **
Test Duncan. P (livello di probabilità statistica) n.s. = non significativo, * significativo per P< 0,05 ** significativo per P < 0,01
50
Figura 2 - Efficienza alla raccolta nelle due annate
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 1 0 %
0% i I I
• 2005-2006 • 2006-2007
ATA SPF MTS SPA MTF MTR MTC MTPK
Fig. 3 - Costo della raccolta e ore macchina per ettaro
Cha"1
ATA SPS MTS MTR MTC MTF MTPK SPA
2005-2006 € ha-1 • 2006-2007 € ha-1 a 2005-2006 ore ha-1 a 2006-2007 ore ha-1
UÌ K>
Figura 4 - Costo della raccolta per Kg di seme prodotto
€ Kg
4 3 2 1
0 Ih ATA SPS MTS MTR MTC MTF MTPK SPA
• 2005-2006 • 2006-2007
UÌ oo
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