INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

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INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI REPORT di Analisi - Ottobre 2010 -

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INDAGINE

SUI FABBISOGNI

FORMATIVI E INFORMATIVI

REPORT di Analisi

- Ottobre 2010 -

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INDICE

Introduzione Pag. 3

I risultati dell’indagine “ 4

Le caratteristiche delle imprese rispondenti “ 4

L’età dell’imprenditrice “ 4

La forma giuridica dell’impresa “ 5

Il titolo di studio e le esperienze formative “ 6

Il settore di attività “ 9

Gli addetti “ 11

L’origine e vita dell’attività imprenditoriale “ 15

I mercati di riferimento “ 17

Finanziamenti agevolati e formazione “ 21

I fabbisogni dell’impresa “ 24

Conclusioni “ 38

Appendice 1 – Le risposte aperte “ 42

Appendice 2 – Il questionario “ 45

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Introduzione

Il Comitato per l’Imprenditorialità Femminile della Camera di Commercio di Perugia, in

occasione del decennale della nascita dei Comitati promossi da Unioncamere, ha voluto

realizzare un Focus sui Fabbisogni Formativi ed Informativi delle Imprese Femminili della

provincia di Perugia.

A livello nazionale, infatti, molto dell’impegno profuso dai Comitati si incentra sulla

sensibilizzazione, sull’informazione e sulla formazione e il Cif di Perugia non è da meno. Si

ricordano, solo a titolo di esempio, alcune delle più recenti iniziative, quali la tappa a

Perugia del Giro d’Italia delle Donne che fanno Impresa, la collaborazione ai Meeting

Leadership umbra al Femminile, lo sportello di primo orientamento all’impresa attivo

presso la segreteria operativa del Comitato stesso, i cicli di seminari denominati Autunno e

Primavera inFormazione (“Il mio look economico e finanziario”, “Abbi cura del tuo

futuro”, “I primi passi per la tua impresa”, “Dai valore ai prezzi”).

Dall’esperienza proficua di tali attività di animazione e diffusione di informazioni è nata

l’esigenza di approfondire il profilo delle imprese femminili sensibili alla formazione e di

comprenderne più a fondo i bisogni in merito. Si è provveduto pertanto a consultare una

rosa di imprese su base volontaria che ringrazio sentitamente a nome mio e di tutto il Cif.

Numerose imprenditrici hanno risposto alla nostra indagine fornendoci materiale prezioso

di riflessione.

Tutte noi del Cif ci auguriamo che il presente Focus sia utile per orientare non solo la

formazione in senso ampio erogata dal Comitato ma anche per le scelte di indirizzo di

Istituzioni ed Organizzazioni di categoria.

 

 

LA PRESIDENTE

Maria Zappelli Cardarelli

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I risultati dell’indagine

Le caratteristiche delle imprese rispondenti

In questa prima parte tratteremo i dati relativi alle caratteristiche generali delle imprese

rispondenti, analizzandone la forma giuridica, il settore, gli addetti, i mercati di

riferimento, i finanziamenti.

Sempre in questa parte vedremo anche delle caratteristiche tipiche dell’imprenditrice di

riferimento come la fascia di età, il titolo di studio, le esperienze formative, da quanto

tempo ha assunto il ruolo di imprenditrice.

Complessivamente sono 176 le aziende che hanno compilato e restituito il questionario,

vediamone, quindi, le caratteristiche strutturali.

L’età dell’imprenditrice

Analizziamo dapprima l’età delle imprenditrici: nella tabella 1 è riportata la distribuzione

per classi di età delle imprenditrici poste a capo di aziende femminili. Vogliamo ricordare

che per imprese femminili sono da intendersi:

a) Le Ditte individuali la cui titolare sia donna;

b) Le Società di persone o cooperative costituite per almeno il 60% da donne;

c) Le Società di capitali le cui quote di partecipazione e i cui organi di amministrazione

siano attribuiti per almeno i 2/3 a donne.

Le informazioni riguardanti l’età dell’imprenditrice fanno riferimento o alla titolare

dell’azienda, nel caso di ditta individuale, o al rappresentante legale nel caso di società.

Tab. 1 – Età dell’imprenditrice

classe di età frequenza % fino a 30 anni 21 11,93% da 31 a 50 anni 100 56,82% oltre 50 anni 52 29,55% Non risponde 3 1,70% Totale 176 100%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Come era facile intuire la classe di età maggiormente popolata è quella dai 31 ai 50 anni

dove sono ricomprese circa il 57% delle imprenditrici intervistate. Segue poi la classe delle

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imprenditrici che hanno oltre 50 anni con una quota che si avvicina molto al 30%. Molto

più contenuta è la percentuale di imprenditrici sotto i 30 anni, il 12% circa, ma questa

tendenza si riscontra anche nelle imprese in generale.

Graf. 1 – Età imprenditrice

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

La forma giuridica delle imprese

Per quanto concerne la forma giuridica delle imprese femminili, come da tabella 2, si

osserva una prevalenza di ditte individuali (44,89%) seguite dalle società di persone

(31,25%) ed in modesta misura dalle società di capitali (17,05%). Molto più ridotta appare

invece la presenza di cooperative e consorzi pari al 5,11% del totale delle interviste.

Tab.2 - Forma giuridica imprese forma giuridica frequenza % ditta individuale 79 44,89%società di persone 55 31,25%società di capitale 30 17,05%cooperativa o consorzio 9 5,11%altro 0 0,00%Non risponde 3 1,70%Totale 176 100%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

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Graf. 2 - Forma giuridica

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Inoltre, sebbene la relazione non sia statisticamente significativa, abbiamo una maggiore

concentrazione di imprenditrici giovani su forme giuridiche più semplici: vi è, infatti, una

presenza superiore alla media di imprenditrici fino a 30 anni di età titolari

prevalentemente di ditte individuali oppure di società di persone, mentre le fasce meno

giovani, cioè le imprenditrici che hanno oltre 50 anni, sono maggiormente concentrate

nelle società di capitale.

Il titolo di studio e le esperienze formative

In relazione al titolo di studio delle imprenditrici, dalla tabella 3 e relativo grafico 3, si nota

come le titolari delle imprese femminili nel 51,70% dei casi abbiano un Diploma di scuola

media superiore seguite da quelle Laureate presenti nella misura del 26,70% e in maniera

più contenuta da titolari aventi il solo diploma di scuola media inferiore (15,34%). Molto

esigua appare la presenza di imprenditrici aventi una formazione di scuola elementare

appena il 2,27% del totale così come la presenza di imprenditrici con diploma di scuola

professionale.

Risulta, quindi, decisamente elevata la quota delle imprenditrici laureate pari, come detto,

a circa il 27%. Queste risultano particolarmente concentrate nella prima e nell’ultima fascia

di età, ovvero: un terzo delle imprenditrici più giovani, fino a 30 anni, ha un diploma di

laurea alle quali si aggiunge il 31% circa delle imprenditrici meno giovani, con oltre 50

anni.

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Tab. 3 – Titolo di studio delle imprenditrici

Titolo di studio frequenza % Laurea 47 26,70% Diploma di scuola media superiore 91 51,70% Scuola professionale 5 2,84% Diploma di scuola media inferiore 27 15,34% Elementare 4 2,27% Non risponde 2 1,14% Totale 176 100%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Graf. 3 – Titolo di studio delle imprenditrici

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

L’indagine oltre ad appurare il livello di formazione in ambito scolastico ed universitario

delle titolari di impresa, ha mirato ad analizzare anche le eventuali esperienze formative

svolte dalle imprenditrici nell’ambito della propria vita professionale. Nella tabella 41 sono,

infatti, riportate le principali attività di formazione intraprese dalle intervistate. Tra queste

prevalgono i corsi di formazione curati da società specializzate nella formazione (24,60%

del totale) seguiti dai corsi di formazione curati dalle associazioni di riferimento (23,79%) e

da esperienze lavorative o in aziende dello stesso settore (21,77%) o in aziende di altri

settori (22,18%). Sembrerebbe ridotta la percentuale di imprenditrici che hanno svolto un

master post laurea, pari al 6,0% circa, ma queste in realtà corrispondono sia al 9,32% del

complesso delle rispondenti sia al 32% delle imprenditrici laureate, ovvero quasi un

imprenditrice su tre che ha un diploma di laurea ha conseguito anche un master post

                                                            1 In questa tabella sono riportate due percentuali distinte poiché la domanda era a risposta multipla, ovvero la rispondente aveva la facoltà di selezionare più di una risposta. Quindi, la percentuale sulle risposte è calcolata sul numero complessivo di risposte date da tutte le imprenditrici intervistate, mentre la percentuale sui casi indica da quante imprenditrici è stata selezionata una specifica opzione di risposta (è per questo motivo il totale delle percentuali calcolate sui casi supera 100). 

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altra 1,61% Master post laurea 6,05%

Esperienze lavorative in altre aziende dello stesso

settore 21,77%

Esperienze lavorative in

altre aziende di altri settori

22,18%

Corsi di formazione

curati da società specializzate

nella formazione

24,60%

Corsi di formazione curati dalla

Associazione di riferimento

23,79%

laurea. Chiudono, con una quota pari all’ 1,61%, coloro che hanno svolto altre tipologie di

esperienze formative.

Tab. 4 – Altre esperienze formative

Esperienze Formative Risposte % sulle risposte

% sui casi

Master post laurea 15 6,05% 9,32%Esperienze lavorative in altre aziende dello stesso settore 54 21,77% 33,54%Esperienze lavorative in altre aziende di altri settori 55 22,18% 34,16%Corsi di formazione curati da società specializzate nella formazione

61 24,60% 37,89%

Corsi di formazione curati dall’Associazione di riferimento 59 23,79% 36,65%altro 4 1,61% 2,48%nessuna 0 0,00% 0,00%tot. Risposte 248 100,00% tot. Rispondenti 161

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

E’ da notare che circa il 37% di imprenditrici ha svolto corsi di formazione organizzati o da

società specializzate (37,89%) o dall’Associazione di categoria alla quale fanno riferimento

(36,65%), a questo è anche da aggiungere che circa un terzo delle imprenditrici aveva

anche precedenti esperienze lavorative o nello stesso settore o in settori differenti. Si

osserva dunque una polarizzazione delle attività formative attorno ai corsi di formazione

da un lato e alle esperienze lavorative dall’altro.

Graf. 4 - Altre esperienze formative

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

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Le esperienze non menzionate nel questionario e indicate dalle intervistate sotto la voce

altro ricomprendono: corsi privati, abilitazione allo svolgimento della libera professione di

commercialista, studente universitario, autodidatta.

Il settore di attività

In relazione al settore di attività delle imprese femminili intervistate, come si può notare

dalla tabella 5, si osserva la prevalenza di aziende afferenti al settore agricolo (28,98%)

seguite dalle imprese artigiane (26,14%), dal commercio (14,20%) ed in modesta misura

dalle imprese di servizi (13,64%) e dell’industria (12,50%).

Tab. 5 – Settore di attività

Settore di attività frequenza %Agricoltura 51 28,98%Industria 22 12,50%Artigianato 46 26,14%Commercio 25 14,20%Servizi 24 13,64%Altro 6 3,41%Non risponde 2 1,14%Totale 176 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Graf. 5 - Settore di attività

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

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Alla voce “altro” corrispondono invece le seguenti attività economiche: agriturismo (2),

farmacia (1), turismo (3).

Nel complesso dunque i principali settori di attività delle aziende femminili intervistate

risultano essere quelli dell’agricoltura e dell’artigianato seguiti dal commercio, servizi e

industria. Nel comparto dell’agricoltura abbiamo una predominanza di imprenditrici

dell’ultima fascia di età mentre risultano sottorappresentate le giovani imprenditrici. Per il

comparto dell’artigianato abbiamo una maggiore concentrazione nella fascia centrale di età

ovvero tra i 30 ed i 50 anni, ma anche una sovra rappresentazione per la fascia delle più

giovani, risultano invece più scarse della media le imprenditrici con oltre 50 anni.

Le giovani imprenditrici, che hanno meno di trent’anni, si concentrano in modo particolare

nel settore dei servizi, dove sono contestualmente sottorappresentate le altre due fasce di

età.

Graf. 6 – Settori e forme giuridiche

0,00%

10,00%

20,00%

30,00%

40,00%

50,00%

60,00%

70,00%

80,00%

ditta individuale

soc. persone

soc. capitali

coop.

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Analizzando congiuntamente il settore di appartenenza e la forma giuridica, così come

rappresentato dal grafico 6, si riscontra una relazione statisticamente significativa che

evidenzia come nel comparto dell’agricoltura vi sia una nettissima predominanza delle

ditte individuali. Tale tipologia prevale anche nei settori dell’artigianato e dei servizi,

seppure, in questi ultimi, inferiore alla media generale che risulta però fortemente

influenzata dal dato dell’agricoltura. Sempre nel comparto dell’agricoltura abbiamo circa

un 20% di società di persone mentre sono quasi del tutto assenti le altre forme societarie.

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Nel settore dell’industria abbiamo invece una prevalenza di società di persone, pari al 45%,

e di capitali, pari al 35%; entrambe le tipologie societarie sono decisamente sopra la media

di riferimento pari rispettivamente al 32% e al 16%.

Nel settore del commercio prevalgono le società di persone e quelle di capitali che sono in

quote similari pari rispettivamente al 40% e al 36%, quote che, come detto

precedentemente, superano la media di riferimento per la tipologia societaria.

Nel comparto dei servizi risultano sottorappresentate tutte le tipologie societarie ad

eccezione delle cooperative e dei consorzi peraltro presenti solo in questo settore di

riferimento.

Gli addetti

Per quanto concerne il numero di addetti per impresa nella tabella 6 è riportata la

distribuzione per classi del numero di dipendenti delle imprese intervistate. Vogliamo però

specificare che, poiché la distribuzione principale presentava un’alta variabilità sul numero

di addetti con un indicatore della varianza decisamente elevato, per presentare un dato più

omogeneo e maggiormente rispondente alla realtà abbiamo deciso di tagliare le code della

distribuzione togliendo il primo e l’ultimo 5% di casi. Dalla distribuzione complessiva sono

stati esclusi tutti i casi di mancata risposta.

Tab. 6 – Classi di addetti

Addetti frequenza % % cum fino a 5 71 50,7% 50,7% 6 - 10 28 20,0% 70,7% 11 -20 26 18,6% 89,3% 21- 50 13 9,3% 98,6%più di 50 2 1,4% 100,00%Totale 140 100,00% Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Dalla tabella si può notare come oltre il 50% delle aziende intervistate ha fino a 5 addetti

(50,7%) mentre il 90% circa (89,3%) arriva fino ad un massimo di 20 addetti2. Nel

complesso quindi le imprese femminili intervistate sono inquadrabili nella misura del 90%

come piccole imprese.

                                                            2 In questa tabella il totale arriva fino a 140 poiché, come detto, sono state escluse tutte le aziende che non hanno risposto ed è stato tagliato il 5% iniziale della distribuzione (8 casi) ed il 5% finale (8 casi).  

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La presenza di donne tra gli addetti è riportata nella tabella 7 che ci riporta la distribuzione

di addette donne in classi, dalla quale si può notare come quasi il 70% delle aziende

intervistate ha meno di 5 addette (68,15%) alle quali si aggiunge un ulteriore 14% di

aziende che ha fino a 10 addette.

Tab. 7 – Donne presenti in azienda

Addetti donna frequenza %fino a 5 92 68,15% 6 - 10 19 14,07% 11-20 12 8,89% 21-50 4 2,96%più di 50 8 5,93%Totale 135 100,%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Il successivo grafico 7 mette a confronto gli addetti in classi nelle imprese con la presenza

femminile nelle medesime imprese.

Graf. 7 – Classi di addetti generici nelle imprese e presenza femminile

fino a 550,7%

6 - 1020,0%

11 -2018,6%

21- 509,3%

più di 501,4%

fino a 568,1%

6 - 1014,1%

11-208,9%

21-503,0%

più di 505,9%

 

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

E’ ben visibile dal grafico ciò che avevamo precedentemente descritto. Poco più della metà

delle imprese ha fino a 5 addetti, ma se guardiamo la sezione femminile sono circa il 68%

le imprese che dichiarano di avere fino a 5 addette in azienda. Di converso nell’ultima

classe possiamo notare che a fronte dell1,4% di aziende che dichiarano di avere oltre 50

addetti, abbiamo un corrispettivo del 5,9% di aziende che dichiarano di avere oltre 50

addetti donna all’interno della propria azienda. Vediamo infatti che la maggiore differenza

si riscontra nelle imprese che hanno da 11 fino a 20 addetti (pari al 18,6%); nella stessa

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classe di addette donne (11-20) troviamo però che sono solo l’8,9% di imprese che

dichiarano di avere questa quota femminile all’interno della propria azienda.

 

Tab. 8 – Addetti medi per settore di attività

Settore di attività Media N Somma Minimo MassimoAgricoltura 2,51 45 113 1 12Industria 20,22 18 364 6 58Artigianato 7,76 38 295 1 22Commercio 15,10 21 317 1 54Servizi 8,14 14 114 1 21Altro 7,40 5 37 1 12Non risponde 15,00 1 15 15 15Totale 8,84 142 1255 1 58Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Esiste, come era facile attendersi, una correlazione tra il numero di addetti ed il settore di

appartenenza dell’impresa. Il numero medio di addetti è sensibilmente diverso per ciascun

settore, come si evince dalla tabella 8, ed anche il numero minimo e massimo di addetti per

ciascuna impresa. Abbiamo quindi che il settore agricoltura presenta il numero medio di

addetti più basso seguito dall’artigianato, mentre il comparto del commercio e soprattutto

quello dell’industria presentano un numero di addetti decisamente più elevato.

Graf. 8 – Quote percentuali di addetti per ciascun settore

32,1

12,86

27,14

14,29

9,29

0

10

20

30

40

50

60

Valori

%

fino a 5 6 - 10 11 - 20 21 - 50 oltre 50 Totale

Addetti

Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi 

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

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Il grafico 8 conferma quanto appena esposto, ovvero se guardiamo la prima fascia di

addetti, ovvero quella fino a 5, possiamo facilmente riscontrare come questa sia coperta

per quasi il 60% dal settore agricoltura al quale si aggiunge un ulteriore 24% di imprese del

comparto dell’artigianato. Del tutto assente in questa prima fascia il comparto

dell’industria che, come detto si concentra maggiormente nelle fasce dimensionali oltre i

50 addetti e da 21 a 50. Il comparto dell’artigianato risulta sovra rappresentato, rispetto

alla propria media di riferimento, nella seconda e terza classe di addetti, cioè tra 6 e 20

addetti.

Come già detto il comparto dell’industria risulta del tutto assente nella prima fascia

dimensionale e sovra rappresentato in tutte le altre. Il settore del commercio e quello dei

servizi hanno un andamento un po’ più particolare: il primo risulta sottorappresentato

nella prima e nella terza fascia di addetti (fino a 5 e da 11 a 20) e sovra rappresentato nelle

altre; il secondo, invece, risulta sottorappresentato sempre nella prima fascia alla quale si

aggiunge la seconda e la quarta, mentre risulta sovra rappresentato nelle fasce da 11 a 20

addetti e in quella con oltre 50.

Anche tra la forma giuridica ed il numero di addetti esiste una relazione statisticamente

significativa, dalla quale si evince che il numero medio di addetti cambia sensibilmente al

variare della tipologia societaria. La tabella 9 riepiloga tali dati: vediamo subito come il

numero di addetti medi passa da circa 4 per le ditte individuali fino 19 per le società di

capitali. Inoltre passando da forme societarie più semplici, come appunto le ditte

individuali, fino a quelle più complesse, come le società di capitali il numero medio di

addetti cresce costantemente passando da 4,18 per le ditte individuali a 9,4 per le società di

persone, sale ancora a 18,96 per le società di capitale, come detto. Inoltre dobbiamo dire

che le società di capitali e di persone assorbono il 72% del complessivo degli addetti, quasi

equamente ripartito tra le due tipologie societarie.

Tab. 9 – Numeri di addetti medi per forma giuridica societaria

Forma giuridica Media N Somma Minimo MassimoDitta individuale 4,18 67 280 1 23Società di persone 9,40 48 451 1 40Società di capitale 18,96 24 455 1 58Non risponde 23,00 3 69 9 45Totale 8,84 142 1.255 1 58Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

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L’origine e vita dell’attività imprenditoriale

L’origine dell’attività imprenditoriale, di seguito riportata nella tabella 10, mostra come la

maggioranza delle imprenditrici intervistate abbia di fatto proseguito una attività

imprenditoriale già avviata precedentemente (56,25%) mentre nel 43,18% dei casi le

intervistate hanno avviato ex novo una nuova attività.

Tab. 10 – Origine attività imprenditoriale

Origine attività imprenditoriale frequenza %Avvio nuova impresa 76 43,18%Proseguimento impresa esistente 99 56,25%Non risponde 1 0,57%Totale 176 100,00%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Se analizziamo congiuntamente l’origine dell’attività imprenditoriale e l’età delle

imprenditrici, possiamo riscontrare, dal grafico 10, come nel caso di imprenditrici di

giovane età, fino a 30 anni, si abbia una prevalenza di nuove imprese piuttosto che la

prosecuzione di imprese già esistenti. Nelle altre due fasce di età predominano, invece, le

aziende che sono una prosecuzione di altre già preesistenti.

Graf. 9 – Origine attività imprenditoriale per età dell’imprenditrice

14,5%

57,9%

27,6%

9,4%

58,3%

32,3%

11,6%

58,1%

30,2%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

fino a 30 anni da 31 a 50 anni oltre 50 anni

nuova impresa proseguimento di esistente totale

 

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

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0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi

nuova impresa  proseguimento esistente totale

Graf. 10 – Origine attività imprenditoriale per settore

 

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Inoltre se diamo uno sguardo ai settori di appartenenza, grafico 10, notiamo come

nell’artigianato vi sia una maggiore e netta propensione alla costituzione di nuove imprese

a differenza dell’industria e del commercio dove invece vi è una prevalenza di aziende che

hanno continuato l’attività già iniziata da altri precedentemente. Anche nel settore dei

servizi e dell’agricoltura vi è una leggerissima prevalenza di nuove imprese su quelle

precedentemente esistenti.

In merito invece alla longevità imprenditoriale, come mostrato nella tabella 11, il 74% delle

intervistate dichiara di aver assunto il ruolo di imprenditrice da più di cinque anni, mentre

il 24% presenta una carriera imprenditoriale inferiore ai cinque anni di attività.

Tab. 11 – Vita imprenditoriale

Vita imprenditoriale frequenza %Meno di 5 anni 42 23,86%Più di 5 anni 131 74,43%Non risponde 3 1,70%Totale 176 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

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0,0%

10,0%

20,0%

30,0%

40,0%

50,0%

60,0%

fino a 30 anni da 30 a 50 anni oltre 50 anni

33,3%

57,1%

9,5%

4,7%

57,8%

37,5%

11,8%

57,6%

30,6% < 5 anni 

> 5 anni

totale

Graf. 11 – Vita imprenditoriale ed età dell’imprenditrice

 

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Analizzando congiuntamente la longevità imprenditoriale e l’età dell’imprenditrice

scopriamo, come del resto era facile attendersi, che le imprenditrici più giovani hanno

anche una minore longevità, si concentrano, infatti, maggiormente nella fascia dove si

hanno fino a 5 anni di vita imprenditoriale. Tra le imprenditrici con oltre 50 anni è

relativamente scarsa la quota di quelle che ha fino a 5 anni di attività imprenditoriale.

Infine, nella classe di età centrale, le due classi di anni di attività imprenditoriale quasi si

equivalgono.

I mercati di riferimento

In relazione ai mercati di riferimento delle imprese (mercato locale, regionale, nazionale ed

estero) nella tabella 12 sono riportate le quote medie (espresse in termini percentuali) per

ciascun mercato in cui opera l’impresa.

Tab. 12 – Mercato di riferimento

Mercato di riferimento quota di mercato (media )

Mercato locale 37,16%Mercato regionale 23,90%Mercato nazionale 33,08%Mercato estero 5,83%Totale 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 18: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 18 ‐  

E’ da notare come il mercato locale con una quota media del 37% si presenti come il

principale mercato di sbocco delle imprese femminili, seguito da quello nazionale

(33,08%) e dal regionale (23,90%), è, inoltre, interessante sottolineare come quest’ultimo

(regionale) presenti una quota media inferiore a quella del mercato nazionale. La quota

relativa al mercato estero si attesta in media attorno al 5%.

Graf. 12 – Quote medie mercati di riferimento

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Nella tabella 13 è proposta la distribuzione per classi di quote di mercato delle imprese

intervistate, i dati riconfermano quanto già osservato con le quote medie dei mercati

precedentemente illustrate nella tabella 12 riconfermando la centralità del mercato locale e

nazionale rispetto a quello regionale.

Per questa prima distribuzione, relativa al mercato locale, si osserva una bi-polarizzazione

delle risposte: queste si concentrano nella prima e nell’ultima classe. Ci sono quindi il 58%

di aziende che dichiarano che il mercato locale assorbe una quota fino al 30% del loro giro

di affari e contestualmente ne troviamo un ulteriore 29% che dichiara invece che il mercato

locale è per loro quasi totalitario assorbendo quote che vanno dal 70 al 100%.

Per quanto riguarda il mercato locale abbiamo una maggiore concentrazione di

imprenditrici fino a 30 anni, rispetto alle altre due fasce di età. Prevalgono anche le forme

societarie più semplici come le ditte individuali che hanno una quota di mercato locale più

elevata rispetto alle altre tipologie societarie. Solo le cooperative hanno una quota più

elevata (ma questa può dipendere dal fatto che sono solo 7 quelle che hanno risposto).

Page 19: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 19 ‐  

quota mercato locale

1 00,0

90,0

80,0

7 0,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

1 0,0

0,0

Fre

quen

za

1 00

80

60

40

20

0

Dev . Stand = 42,47

Media = 37 ,2

N = 1 7 2,00

quota mercato regionale

1 00,0

90,0

80,0

7 0,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

Fre

qu

enza

80

60

40

20

0

Dev . Stand = 32,48

Medi a = 23,9

N = 1 7 2,00

Tab. 13 – Mercato locale (quote

percentuali per classi)

% quota mercato frequenza %

0 - 30 100 58,14%31 - 50 13 7,56%51 - 70 9 5,23%71 - 100 50 29,07%Totale 172 100,00%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Tab. 14 – Mercato regionale (quote

percentuali per classi)

% quota mercato frequenza %

0 - 30 127 73,84%31 - 50 19 11,05%51 - 70 6 3,49%71 - 100 20 11,63%Totale 172 100,00%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Per quanto riguarda il mercato regionale, come espresso dalla tabella 14, questo è

concentrato soprattutto nella prima fascia di quote di mercato, dove troviamo quasi il 74%

di aziende; quasi in egual misura, intorno all’11% la quota di aziende che ha come mercato

regionale quote dal 30 al 50% oppure oltre il 70%.

L’andamento del mercato nazionale, tabella 15, è simile a quello del mercato locale,

abbiamo, infatti, una quota del 60,5% di aziende che destina al mercato nazionale una

quota di mercato compresa inferiore al 30% ed un ulteriore 24% di aziende che ve ne

destina una quota superiore al 70%. Molto più ridotta la quota di aziende (7-8%) che

impiega nel mercato nazionale quote comprese tra il 30 ed il 70%.

In relazione ad altre variabili, possiamo dire che le quote di mercato nazionale crescono

allo strutturarsi delle società: passano infatti dal 27% delle ditte individuali, al 38,5% delle

società di persone, fino al 44,4% delle società di capitali. Inoltre per quanto riguarda il

Page 20: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 20 ‐  

quota mercato nazionale

100,0

90,0

80,0

7 0,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

1 0,0

0,0F

req

uen

za

80

60

40

20

0

Dev . Stand = 38,47

Medi a = 33,1

N = 1 7 2,00

quota mercato estero

80,0

70,0

60,0

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0

Fre

qu

enza

140

120

100

80

60

40

20

0

Dev. Stand = 14,90

Media = 5,8

N = 172,00

settore di appartenenza, le imprese del comparto industriale hanno una quota media sul

mercato nazionale del 73% circa a differenza di tutti gli altri settori che si attestano tutti

intorno al 25%.

Tab. 15 – Mercato nazionale (quote

percentuali per classi)

% quota mercato frequenza %

0 - 30 104 60,47%31 - 50 12 6,98%51 - 70 14 8,14%71 - 100 42 24,42%Totale 172 100.00%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Tab. 16 – Mercato estero (quote

percentuali per classi)

% quota mercato frequenza %

0 - 30 164 95,35%31 - 50 3 1,74%51 - 70 3 1,74%71 - 100 2 1,16%Totale 172 100,00%

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

La quota del mercato estero, tabella 16, è quasi tutta ricompresa nella prima fascia, ovvero

fino al 30% del mercato di riferimento, come del resto era facile attendersi, anche se vi

sono un residuale di circa il 5% di aziende che destinano all’estero quote di mercato

decisamente più elevate arrivando fino all’ultima fascia. Anche in questo caso vi è una

relazione statisticamente significativa con il settore di appartenenza. L’artigianato ed il

commercio hanno le quote più basse (intorno al 5%), l’industria ha una quota media del

15%, mentre l’agricoltura ha la quota media più elevata e supera il 40%.

Page 21: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 21 ‐  

Finanziamenti agevolati e formazione

In riferimento all’accesso da parte delle imprese alla finanza agevolata nella tabella 17 sono

riportate le percentuali di imprese che dichiarano di aver usufruito o meno di tali

strumenti finanziari.

Tab. 17 – Accesso a finanziamenti agevolati

accesso a finanziamenti agevolati frequenza %Sì 69 39,20%No 102 57,95%Non risponde 5 2,84%

Totale 176 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Il 58% delle imprese dichiara di non aver usufruito di tali strumenti di credito mentre

nella misura del 39% dei casi si hanno aziende che ne hanno beneficiato. Tra le tipologie di

finanziamento ricevuto, come meglio specificato in appendice, dobbiamo dire che 31

aziende sulle 69 che hanno ottenuto dei finanziamenti non hanno specificato di quale

tipologia si trattassero, per il resto i finanziamenti più frequenti sono riconducibili ai Piani

di Sviluppo Rurale (PSR), alcuni a valere su leggi regionali specifiche, Pac, e legati ad

Artigiancassa.

Sussiste inoltre una certa relazione tra il settore di appartenenza e l’aver usufruito o meno

di finanziamenti agevolati. Come è ben visibile dal grafico 13, il 42% dei finanziamenti

ricevuti è andato a beneficio del comparto dell’agricolture, il 30% per l’artigianato e solo il

2,9% per l’industria. Anche la forma giuridica ha un suo peso in quanto circa la metà delle

imprese intervistate che hanno usufruito di finanziamenti agevolati risultano essere ditte

individuali, seguite da un ulteriore 27,5% di società di persone, un 14,5% di società di

capitali e solo l’8,7% di società cooperative o consorzi. In realtà la quota relativa alle

cooperative risulta così bassa perché sono poche quelle che sono state intervistate nel

complesso (se relativizziamo il dato in base alle cooperative intervistate abbiamo che 2 su 3

hanno usufruito di un finanziamento agevolato).

Page 22: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 22 ‐  

Agricoltura; 42,03%

Industria; 2,90%Artigianato;

30,43%

Commercio; 8,70%

Servizi; 14,49%

Altro; 1,45%

Graf. 13 – Settori che hanno beneficiato di finanziamenti agevolati

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

In relazione alle attività di informazione e formazione, il 73% delle imprese intervistate

dichiara di aver usufruito di tali attività.

Tab. 18 – Attività di formazione o informazione

Formazione o informazione frequenza %Si 129 73,30%No 44 25,00%Non risponde 3 1,70%Totale 176 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Per quanto riguarda appunto le attività di formazione ed informazione queste sono

maggiormente svolte da forme societarie più strutturate come le società di capitali o di

persone e dalle cooperative, anziché da ditte individuali. Inoltre i settori più sensibili

sembrerebbero quello dei servizi, dell’industria e dell’agricoltura.

Tab. 19 – Iniziative con il coinvolgimento di studenti

Iniziative con studenti frequenza %Si 86 48,86%No 89 50,57%Non risponde 1 0,57%Totale 176 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 23: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 23 ‐  

In merito al coinvolgimento di studenti attraverso tirocini formativi o progetti lavoro con

scuole o Università il 48% delle imprese femminili ha partecipato a tali iniziative mentre

nel 50% dei casi le imprenditrici non hanno sperimentato tali attività. Nel complesso

tuttavia si osserva una quasi parità tra imprese che hanno avviato tali attività e non.

Anche nel caso del coinvolgimento di studenti in iniziative e progetti aziendali le forme

societarie più sensibili sono quelle più strutturate ed appartenenti ai settori dell’industria e

dei servizi.

Page 24: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 24 ‐  

I fabbisogni dell’impresa

L’indagine in questa seconda sezione ha inteso definire quali sono i principali fabbisogni

che le imprese femminili avvertono. Nella tabella 20 sono riportati i principali servizi

richiesti dalle imprese. Dai dati emerge una sostanziale convergenza di tali fabbisogni

attorno a tre servizi specifici: Informazione (25,63%), Formazione (23,12%) e Consulenza

(27,86%). Non si osserva, dunque, una preponderanza di scelte attorno ad un singolo

servizio specifico. L’assistenza tecnica con il 19,78% delle risposte risulta fra i tre servizi

sopraccitati la meno richiesta ma valutando in maniera complessiva quest’ultime quattro

scelte il 97% circa delle imprese ha dichiarato di necessitare di almeno uno di questi

servizi.

Tab. 20 – Servizi richiesti dalla aziende rispondenti

Tipologia di servizio risposte% sulle risposte % sui casi

Informazione 92 25,63% 53,18% Formazione 83 23,12% 47,98% Assistenza tecnica 71 19,78% 41,04% Consulenza 100 27,86% 57,80% Altro 13 3,62% 7.51% tot. Risposte 359 100,00% tot. Rispondenti 173

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Graf. 14 – Servizi richiesti

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 25: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 25 ‐  

In merito ai fabbisogni formativi ed informativi avvertiti dalle imprese femminili suddivisi

in base ai settori di appartenenza di quest’ultime, di seguito sono proposte le tabelle che

riepilogano tali relazioni: sul complesso di tutti gli item di risposta sono state selezionate, e

quindi presentate, solo quelle che hanno mostrato, rispetto alle altre, le percentuali

maggiori. Come detto, per questa prima specifica domanda, le prime tre risposte sono

state: informazione, formazione e consulenza. Dall’incrocio di quest’ultimi dati con i

diversi settori di appartenenza emergono infatti interessanti differenze.

Tab. 21 – Richiesta di informazioni per settore di attività

Informazione Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 41,18% 68,18% 50,00% 20,00% 62,50% 66,67%si 58,82% 31,82% 50,00% 80,00% 37,50% 33,33%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Per quanto riguarda, quindi, il bisogno di informazione, questo è maggiormente richiesto

dai comparti dell’agricoltura e soprattutto del commercio, mentre sembrerebbe molto

meno un’esigenza del comparto dei servizi.

Per quanto riguarda, invece, la formazione, sono le imprese più grandi e strutturate, come

le società di capitali e le cooperative, ad esprimerne maggiore necessità. Per le altre

tipologie di servizi non esiste nessun tipo di relazione statisticamente significativa con

variabili di tipo anagrafico come la forma giuridica, il settore, il titolo di studio e l’età

dell’imprenditrice. Vogliamo comunque presentare, per continuità la tabella relativa ai

settori, successivamente riepilogata anche nel grafico 15.

Nel caso della “formazione” si osservano maggiori preferenze da parte del settore dei

servizi e del commercio, anche l’artigianato con il 47,83% di risposte “si” ritiene la

formazione come un servizio alquanto rilevante per lo sviluppo della propria attività.

Tab. 22 – Richiesta di formazione per settore di attività

Formazione Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 58,82% 59,09% 52,17% 48,00% 41,67% 50,00%si 41,18% 40,91% 47,83% 52,00% 58,33% 50,00%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 26: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 26 ‐  

In ultimo, nella tabella 23, sono riportati i dati relativi alla risposta “consulenza”: i settori

dei Servizi, Agricoltura e le Altre attività mostrano, con una percentuale del 67% circa, la

consulenza come un servizio essenziale allo svolgimento della propria attività.

Tab. 23 – Richiesta di consulenza per settore di attività

Consulenza Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 33,33% 59,09% 45,65% 56,00% 33,33% 33,33%si 66,67% 40,91% 54,35% 44,00% 66,67% 66,67%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Nel grafico 15 sono rappresentate, a riepilogo grafico e visivo delle tabelle 21, 22 e 23, le

percentuali di risposte “si “ date dalle imprese operanti nei diversi settori relative alle

risposte: informazione, formazione e consulenza quali servizi maggiormente avvertiti dalle

imprese femminili intervistate.

Graf. 15 – Richiesta di servizi quali informazione, formazione e consulenza

per settore di attività

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

% r

isp

oste

"si

"

Settori

Informazione

Formazione

Consulenza

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 27: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 27 ‐  

Analizzando, oltre ai servizi anche quali sono le difficoltà che le imprenditrici incontrano

maggiormente, sono stati proposti sette aspetti di contesto che possono in qualche modo

ostacolare o che rappresentano una difficoltà nello svolgimento dell’attività

imprenditoriale. La tabella 24 riepiloga le risposte date dalle imprenditrici (anche in

questo caso va tenuto conto che era possibile dare più di una risposta).

Tab. 24 – Aspetti di contesto che rappresentano una difficoltà

Aspetti di contesto risposte % sulle risposte

% sui casi

Scarsa propensione al rischio delle banche locali 81 18,84% 46,29%Ritardi nello sviluppo locale delle infrastrutture 74 17,21% 42,29%Troppa burocrazia 134 31,16% 76,57%Assenza di massa critica tra le imprese per affrontare la globalizzazione dei mercati e della concorrenza

26 6,05% 14,86%

Scarso collegamento con l'Università e i centri di ricerca locali

32 7,44% 18,29%

Mentalità dell'imprenditoria locale chiusa e poco innovativa

60 13,95% 34,29%

Limitata propensione all'attività imprenditoriale autonoma 19 4,42% 10,86%

Altro 4 0,93% 2,29%tot. Risposte 430 100,00% tot. Rispondenti 175 Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

A dispetto di quanto si è osservato precedentemente in merito alle tipologie di servizi

richiesti in cui non si è avuta una preponderanza attorno ad uno specifico servizio, nel

seguente caso invece si osserva una particolare convergenza delle scelte attorno ad un

particolare aspetto di contesto : “troppa burocrazia” 31,16% delle risposte e il 76,57% dei

casi.

Altro tasto dolente sembrerebbe la scarsa propensione al rischio delle banche locali

(selezionato dal 46% delle rispondenti) ed i ritardi nello sviluppo locale delle infrastrutture

(42% di rispondenti). Non è da sottovalutare comunque anche l’autocritica che si fanno le

imprenditrici, visto che più di una su tre dichiara che ad ostacolare l’attività sia proprio la

mentalità dell’imprenditoria locale chiusa e poco innovativa.

Page 28: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 28 ‐  

Graf. 16 - Difficoltà nello svolgimento dell'attività imprenditoriale

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Abbiamo analizzato le principali risposte per verificare se vi fossero relazioni con le altre

variabili ed abbiamo scoperto che per quanto riguarda la scarsa propensione al rischio

delle banche locali non vi sono relazioni statisticamente apprezzabili. Invece per i ritardi

nello sviluppo locale delle infrastrutture, questi sono maggiormente denunciati dal settore

dell’industria e dei servizi. Sulla troppa burocrazia si sono invece espressi con maggior

vigore le ditte individuali, le società di persone ed il comparto dell’agricoltura.

Comunque, così come abbiamo fatto per le richieste analizzate nelle precedenti tabelle,

anche per quanto attiene alle difficoltà che incontrano le imprenditrici, presentiamo le tre

maggiormente frequenti nelle tabelle che le riepilogano per settore.

Tab. 25 – Scarsa propensione al rischio delle banche locali per settore di

attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 62,75% 59,09% 50,00% 40,00% 58,33% 33,33%si 37,25% 40,91% 50,00% 60,00% 41,67% 66,67%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 29: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 29 ‐  

I dati mostrano come le imprese del commercio, con il 60% di risposte, avvertano più

delle imprese degli altri settori tale aspetto di contesto come un ostacolo allo svolgimento e

sviluppo della propria impresa.

Nella tabella 26 sono esposte risposte date dalle imprese alla domanda: ritardi nello

sviluppo locale delle infrastrutture. Nel caso in esame le imprese industriali mostrano, con

il 77,27%, la percentuale maggiore di preferenze rispetto alle imprese operanti negli altri

settori. Ne deriva che la carenza e il ritardo nella realizzazione delle infrastrutture è visto

dalle imprese industriali come un aspetto di conteso che incide in maniera decisamente

negativa sullo sviluppo della propria attività.

Tab. 26 – Ritardi nello sviluppo locale delle infrastrutture per settore di

attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 66,67% 22,73% 65,22% 68,00% 50,00% 66,67%si 33,33% 77,27% 34,78% 32,00% 50,00% 33,33%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Infine, analizzando la modalità più frequente quale fattore di contesto avvertito come

ostacolo allo svolgimento della propria attività, ovvero la troppa burocrazia, si osserva

dalla tabella 27 come le imprese agricole risultano essere le più penalizzate, denunciando,

nel 96% dei casi, tale ostacolo per la propria attività. Tuttavia anche le imprese operanti

negli altri settori, ed in particolare quelle dell’industria e del commercio, concordano con

l’eccesso di burocrazia fino a percepirla quale primario ostacolo per la propria attività.

Tab. 27 – Troppa burocrazia per settore di attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 3,92% 27,27% 32,61% 32,00% 33,33% 33,33%si 96,08% 72,73% 67,39% 68,00% 66,67% 66,67%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Il grafico 17 riepiloga le percentuali di risposte “si” su questi tre principali item di risposta

(scarsa propensione al rischio delle banche locali, ritardi nello sviluppo locale delle

Page 30: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 30 ‐  

infrastrutture, troppa burocrazia) suddivisi per i vari settori di attività.

Graf. 17 – Principali aspetti di contesto che rappresentano delle difficoltà per

settore di attività

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro:

% risposte "si"

SettoriScarsa propensione al rischio delle banche locali

Ritardi nello sviluppo locale delle infrastrutture

Troppa burocrazia 

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Passiamo ora ai principali bisogni di carattere imprenditoriale avvertiti dalle imprenditrici

e di seguito riportati nella tabella 28.

Dai dati emergono alcuni bisogni ritenuti dalle imprenditrici di maggiore necessità quali: il

supporto nell’accesso al credito (18,48%); gli interventi di formazione (14,32%) e le

ricerche di mercato (13,86%). Poco più del 10% invece indica: gli sportelli informativi, il

supporto all’adeguamento dei processi, dei prodotti e dei sistemi aziendali, la consulenza

manageriale.

Se guardiamo la parte di percentuali calcolate sui casi notiamo che il supporto all’accesso

al credito è stato selezionato dal 46% delle rispondenti, se ne deduce quindi che questa

tipologia di bisogno è sentita da quasi la metà delle rispondenti. Il 36% ha selezionato gli

interventi di formazione ed il 35% le ricerche di mercato, quindi per entrambe le tipologie

più di un imprenditrice su tre.

Page 31: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 31 ‐  

0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% 18% 20%

Altro

Studi di fa ttibilità

Interventi di tutoraggio/mentoring

Assistenza all'internazionalizzazione

Sportelli informativi

Supporto dei processi, prodotti e dei sistemi aziendali

Consulenza manageriale

Ricerche di mercato

Interventi di formazione

Supporto nell'accesso al credito

Tab. 28 – Bisogni imprenditoriali

Bisogni imprenditoriali risposte% sulle risposte % sui casi

Sportelli informativi 47 10,85% 27,17% Interventi di tutoraggio/mentoring 30 6,93% 17,34% Studi di fattibilità 26 6,00% 15,03% Ricerche di mercato 60 13,86% 34,68% Supporto all'adeguamento dei processi, dei prodotti e dei sistemi aziendali 47 10,85% 27,17% Assistenza all'internazionalizzazione 31 7,16% 17,92% Consulenza manageriale 47 10,85% 27,17% Interventi di formazione 62 14,32% 35,84% Supporto nell'accesso al credito 80 18,48% 46,24% Altro 3 0,69% 1,73% Tot. Risposte 433 100,00% Tot. Rispondenti 173 Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Graf. 18 - Bisogni Imprenditoriali

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Per quanto riguarda il supporto all’accesso al credito non si riscontrano relazioni

statisticamente significative con le variabili che caratterizzano l’azienda. Invece, per gli

interventi di formazione si riscontra una relazione con il settore di appartenenza

dell’impresa. Sembrerebbero più sensibili a questo aspetto il settore dell’artigianato e dei

servizi, mentre decisamente sotto la media il settore dell’agricoltura.

Page 32: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 32 ‐  

Anche nel caso delle ricerche di mercato si riscontra una relazione statisticamente

significativa sia con la forma giuridica sia con il settore. Per quanto riguarda la forma

giuridica, sono maggiormente sensibili a questo aspetto le società più strutturate come le

società di capitali e le cooperative e consorzi. Per il settore di attività sono sempre il

comparto dei servizi ad esserne maggiormente interessato insieme al commercio.

Fortemente sottorappresentato il comparto dell’industria.

Comunque, oltre alle relazioni principali che sussistono o meno con le variabili di stato

dell’impresa, così come abbiamo fatto per le precedenti due batterie di domande, anche per

quanto attiene ai bisogni imprenditoriali, presentiamo i tre item maggiormente frequenti

nelle tabelle e li riepiloghiamo per settore.

Tab. 29 – Ricerche di mercato per settore di attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 70,59% 81,82% 71,74% 40,00% 62,50% 33,33%si 29,41% 18,18% 28,26% 60,00% 37,50% 66,67%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Per quanto attiene alle ricerche di mercato possiamo dire che solo il settore del commercio

e quello denominato come altro le indicano come una necessità dell’azienda. Gli altri

settori, tutti abbastanza omogenei nelle risposte, variano dal minimo del comparto

industriale, inferiore al 20%, fino al massimo del 37,5% del comparto dei servizi, passando

per l’artigianato e l’agricoltura che mostrano comunque valori inferiori al 30%.

Tab. 30 – Interventi di formazione per settore di attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 76,47% 72,73% 45,65% 72,00% 58,33% 83,33%si 23,53% 27,27% 54,35% 28,00% 41,67% 16,67%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Agli interventi di formazione si mostrano maggiormente sensibili le imprese femminili del

comparto dell’artigianato (che segnala questa esigenza con una percentuale del 54,35%) e

Page 33: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 33 ‐  

dei servizi (con il 41,67%). Gli altri comparti rimangono tutti al di sotto del 30%, quale

percentuale di richiesta su questo specifico argomento.

Tab. 31 – Supporto nell’accesso al credito per settore di attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 52,94% 68,18% 43,48% 60,00% 54,17% 66,67%si 47,06% 31,82% 56,52% 40,00% 45,83% 33,33%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Per quanto riguarda l’ultimo item analizzato, che risultava quello che aveva riscosso i

maggiori consensi, dobbiamo dire, come anche evidenziato dalla tabella 31, che risulta il

comparto dell’artigianato quello che sente maggiormente questa problematica con il

56,52% delle imprenditrici che ha selezionato proprio la necessità di avere un supporto

nell’accesso al credito. A seguire i comparti dell’agricoltura, con il 47,06%, dei servizi, con

il 45,83% e del commercio con il 40%.

Il grafico 19, come nei casi precedenti, riepiloga questi tre item suddivisi per settore di

appartenenza delle imprese al fine di avere una visione di sintesi del fenomeno.

Infine è stato richiesto alle imprenditrici intervistate, su quali aree tematiche avrebbero

voluto concentrare gli interventi di formazione. Le risposte sono riepilogate nella tabella

32.

Tab. 32 – Aree tematiche per gli interventi di formazione

Aree tematiche risposte % sulle risposte % sui casiAccesso al credito e finanza agevolate 82 16,60% 46,86%Conciliazione tempi di vita e di lavoro 31 6,28% 17,71%Qualità 35 7,09% 20,00%Internazionalizzazione 38 7,69% 21,71%Innovazione e trasferimento tecnologico 59 11,94% 33,71%Ambiente 32 6,48% 18,29%Sicurezza 29 5,87% 16,57%Organizzazione aziendale 56 11,34% 32,00%Gestione del personale 25 5,06% 14,29%Marketing e segmentazione del mercato 49 9,92% 28,00%Controllo di gestione 25 5,06% 14,29%Distribuzione commerciale 33 6,68% 18,86%tot. Risposte 494 100,00% tot. Rispondenti 175

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 34: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 34 ‐  

Graf. 19 - Bisogni Imprenditoriali per settore di attività

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

% risposte "si"

Settori

Ricerche di mercato Interventi di formazione Supporto nell'accesso al credito

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Sebbene i dati, analizzando la parte delle percentuali relative alle risposte, non mostrano

una preponderanza così evidente su una specifica modalità proposta, analizzando invece la

parte delle percentuali sui casi, e quindi sulle rispondenti, abbiamo che circa il 47% delle

intervistate ha selezionato la modalità relativa all’area tematica dell’accesso al credito e

finanza agevolata. A queste si aggiungo un ulteriore terzo di rispondenti che vorrebbe

approfondire i temi legati all’innovazione e al trasferimento tecnologico ed in subordine

l’organizzazione aziendale. In relazione agli interventi di formazione tuttavia risulta molto

ampia la scelta effettuata dalle imprenditrici in quanto le risposte si sono distribuite in

maniera abbastanza omogenea sulle diverse scelte di formazione, inoltre quasi tutte le

intervistate hanno sfruttato la possibilità di segnalare fino a tre aree tematiche.

Page 35: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 35 ‐  

0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% 18%

Gestione del personale

Controllo di gestione

Sicurezza

Conciliazione tempi di vita e di lavoro

Ambiente

Distribuzione commerciale

Qualità

Internazionalizzazione

Marketing e segmentazione del mercato

Organizzazione aziendale

Innovazione e trasferimento tecnologico

Accesso al credito e finanza agevolate

Graf. 20 – Aree tematiche per gli interventi di formazione

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Per le aree tematiche selezionate non esiste nessuna relazione statisticamente significativa

con le altre variabili che caratterizzano l’impresa, presentiamo comunque, come nei casi

precedenti, la suddivisione per settore di appartenenza.

Rispetto alle aree tematiche nelle quali le imprenditrici concentrerebbero gli interventi di

formazione le maggiori preferenze hanno riguardato: l’accesso al credito e finanza

agevolata, l’innovazione e il trasferimento tecnologico ed infine l’organizzazione aziendale.

In merito alla modalità accesso al credito e finanza agevolata, come argomento di

formazione, sono le imprese dell’artigianato (56,52%) a segnalarla con maggiore

frequenza, seguite da quelle dei servizi che esprimono tale argomento nella metà precisa

delle imprese del settore di riferimento; poco sotto la metà (49,02%) risultano essere le

imprese agricole, o comunque facenti capo al settore dell’agricoltura, che esprimono tale

argomento per la formazione.

Tab. 33 – Accesso al credito e finanza agevolata per settore di attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 50,98% 81,82% 43,48% 56,00% 50,00% 50,00%si 49,02% 18,18% 56,52% 44,00% 50,00% 50,00%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 36: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 36 ‐  

Tab. 34 – Innovazione e trasferimento tecnologico per settore di attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 70,59% 50,00% 71,74% 68,00% 70,83% 33,33%si 29,41% 50,00% 28,26% 32,00% 29,17% 66,67%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

La seconda area tematica che prendiamo in considerazione è relativa all’innovazione e

trasferimento tecnologico. In questo caso le imprese più sensibili a questa tematica

risultano essere quelle di altri settori, ovvero non ricompresi in quelli classici, che esprimo

tale argomento sui 2/3 delle imprese rispondenti del settore. Seguono poi le imprese del

comparto industriale, dove tale argomento formativo è segnalato dalla metà dei

rispondenti. I meno interessati a questo argomento risultano essere le imprese del

comparto dei servizi e dell’agricoltura.

Infine vediamo la terza area tematica che ha riscosso maggiori frequenze per gli interventi

di formazione: l’organizzazione aziendale.

Risultano più in difficoltà su questa tematica, tanto da sollecitare interventi formativi, le

imprese del comparto del commercio e dei servizi, rispettivamente con il 44% e con il

37,5% delle aziende che hanno selezionato questo tema.

Le imprese meglio strutturate sembrano essere quelle facenti capo al comparto industriale

dove meno di un’impresa su cinque di quelle intervistate ha segnalato quest’area tematica

per gli interventi formativi.

Tab. 35 – Organizzazione aziendale per settore di attività

Settore di attività Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

no 64,71% 81,82% 71,74% 56,00% 62,50% 83,33%si 35,29% 18,18% 28,26% 44,00% 37,50% 16,67%

Totale 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00% 100,00%Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 37: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 37 ‐  

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

% risposte "si"

Settori

Accesso al credito e finanza agevolata Innovazione e trasferimento tecnologico Organizzazione Aziendale

Graf. 21 – Principali aree tematiche per gli interventi di formazione per

settore di attività

Fonte: elaborazioni ASTer su dati Promocamera, 2010

Page 38: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 38 ‐  

Conclusioni

Per ricapitolare, i principali dati emersi dal presente focus forniscono l’immagine di

un’impresa femminile guidata da imprenditrici con età compresa tra i 31 ed i 50 anni,

quindi consapevoli della propria scelta imprenditoriale, e di cultura, non solo perché in

possesso di diploma di scuola media superiore ed alcune laureate, ma anche perché hanno

usufruito di altre modalità formative, quali corsi curati da società specializzate o dalla

associazioni di categoria di riferimento. I limiti riscontrati nell’accesso alla formazione

sono da rinvenirsi soprattutto nelle piccole dimensioni delle imprese, prevalgono infatti le

ditte individuali e le imprese con addetti fino a cinque unità. Interessante è notare,

comunque, che in linea di massima le piccole imprese femminili generano occupazione

per altre donne. Le imprese intervistate, inoltre, si concentrano nei settori agricoltura,

artigianato e commercio e hanno come riferimento il mercato locale. La maggior parte

delle imprenditrici, che per i ¾ dei casi ha assunto il ruolo di imprenditrice da più di 5

anni, ha proseguito un’attività già esistente. A questo dato di “solidità” della storia

imprenditoriale femminile, si contrappone, contemporaneamente, un aspetto di novità, in

quanto le imprenditrici con età fino a 30 anni e le artigiane sono prevalentemente partite

ex novo. In ogni caso, sia con nuova costituzione o con ricambio generazionale, sono poche

le imprese che nell’arco della loro vita hanno usufruito di finanziamenti agevolati.

Per quanto riguarda l’argomento specifico della presente indagine, si nota come le imprese

più sensibili a ricevere formazione ed a utilizzare servizi di informazione siano quelle con

forme più strutturate, quindi società, appartenenti alle tipologie dei servizi, dell’industria e

dell’agricoltura. Circa la metà delle imprese ha offerto la possibilità di tirocini ai giovani,

dato che però dovrebbe crescere in quanto è sempre più apprezzabile il collegamento tra

formazione teorica e mondo del lavoro.

Nello specifico, i fabbisogni espressi dalle intervistate sono rivolti verso consulenza

(27,86%) soprattutto per servizi ed agricoltura, informazione (25,63%) soprattutto per il

commercio e sempre per l’agricoltura, e la formazione (23,12%) soprattutto per le società,

appartenenti ai settori dei servizi, del commercio e dell’artigianato. Degno di rilievo è il

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‐ 39 ‐  

fatto che il mondo agricolo, forse a causa dei numerosi adempimenti burocratici e delle

direttive dell’Unione Europea, avverte la necessità di consulenza e di informazione, come

rilevante è il bisogno di formazione e sempre di consulenza manifestato dal comparto dei

servizi, che più di ogni altro deve essere competitivo ed aggiornato.

Le imprenditrici, inoltre, segnalano quali problemi per il proprio lavoro la troppa

burocrazia, la scarsa propensione al rischio delle banche locali, i ritardi nello sviluppo

locale delle infrastrutture, ma anche la mentalità chiusa e poco innovativa del tessuto

imprenditoriale e, d’altra parte, richiedono supporto nell’accesso al credito, ricerche di

mercato ed interventi di formazione specialmente in merito all’accesso e finanza agevolata,

all’innovazione e trasferimento tecnologico ed all’organizzazione aziendale.

Alla luce di quanto emerso dal Focus e considerando l’esperienza del Comitato stesso, si

ritiene opportuno tracciare alcune linee di indirizzo utili ad orientare specifici momenti di

formazione, informazione e consulenza in genere. Prima di tutto, occorre supportare le

imprese nella difficile fase di avvio dell’attività, con modalità diversificate nel caso si tratti

di avvio ex novo oppure di proseguimento di attività preesistente. In particolare, molto

delicata è la fase dell’avvicendamento tra padre/madre e figlio/a, in quanto, secondo alcuni

dati dell’Università Bocconi, un’azienda su tre chiude al primo passaggio generazionale,

mentre al secondo passaggio addirittura una su due. Da un’altra indagine curata sempre

dal Cif, inoltre, si è notato come ben poche imprese abbiano redatto il proprio business

plan, che può invece essere considerato come la “bussola” per “navigare” con maggiore

consapevolezza nel mare, a volte tempestoso, del lavoro in proprio.

Per quanto riguarda la problematica dell’accesso al credito, è utile ricordare come il

Comitato abbia promosso in passato una specifica convenzione con i principali istituti

bancari locali, al fine di facilitare l’accesso delle imprese femminili al credito e come si sia

attivato per informare con specifici seminari le imprenditrici sulle tematiche connesse a

Basilea 2. Sempre il Cif, inoltre, ha predisposto una bozza di legge regionale dedicata alle

imprese rosa, che oltre a prevedere agevolazioni finanziare puntava ad un innalzamento

della cultura imprenditoriale. Lo sforzo già compiuto in tal senso può essere considerato

Page 40: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 40 ‐  

come un volano per nuove iniziative future che integrino le opportunità offerte da più

parti, compreso il mondo delle banche.

Per quanto concerne la formazione, anche alla luce del fatto che le intervistate da una parte

ne avvertono la necessità e dall’altra riconoscono il bisogno di un cambio di mentalità, si

evidenzia l’opportunità di fare opera di animazione e di sensibilizzare quanto più possibile

le imprese, soprattutto le ditte individuali, ad usufruire dell’offerta formativa, da

interpretare come momento di crescita e non come togliere tempo alla propria attività.

Occorre, contemporaneamente, promuovere corsi e seminari con modalità snelle e di facile

fruizione, che affrontino soprattutto le tematiche dell’innovazione, dell’organizzazione

aziendale e del marketing, come indicato dalle stesse intervistate. Innovare significa,

infatti, stare al passo con i tempi, affrontare la competizione globale con un approccio

costruttivo, migliorare l’organizzazione aziendale è, a sua volta, lo strumento che dà

efficacia al lavoro ed il marketing è il motore propulsivo di ogni attività. Puntare, dunque,

su questi argomenti è pertanto rispondere ai bisogni reali delle imprenditrici. Potrebbe

essere opportuno, a tal proposito, stipulare sotto l’egida del Cif convenzioni/protocolli

d’intesa con soggetti qualificati specializzati in marketing e ricerche di mercato per offrire

consulenze particolari alle imprese femminili, individuando nel contempo indicatori utili a

verificare la bontà dell’iniziativa.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’innalzamento della cultura imprenditoriale passa

anche attraverso il potenziamento dei servizi di informazione, soprattutto per quanto

riguarda gli adempimenti burocratici ed amministrativi. Considerando, infatti, il carico di

responsabilità conseguenti alla semplificazione amministrativa in atto, tali servizi risultano

ancora più preziosi al fine di permettere alle imprese scelte consapevoli.

Occorre, infine, favorire anche l’alternanza scuola – lavoro, poiché è indispensabile

preparare gli studenti alla concretezza ed alla responsabilità dell’attività professionale, con

conseguenze positive anche per chi ospita, in quanto l’entusiasmo giovanile può apportare

nuovi stimoli alle imprese.

In conclusione, il Focus ha interessato numerose sfaccettature sui fabbisogni espressi dalle

imprenditrici in termini di formazione ed informazione, ma abbraccia anche altre

Page 41: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 41 ‐  

questioni nodali per lo sviluppo del nostro tessuto imprenditoriale, dalle problematiche del

credito e della burocrazia alla necessità di supporti per il piano d’impresa, dalla

semplificazione amministrativa, al rinnovamento della cultura imprenditoriale ed alla

capacità di competere. A tal proposito, come Comitato per l’Imprenditorialità femminile,

tutte noi rinnoviamo il nostro impegno ad offrire la nostra passione per l’impresa, le nostre

capacità e le nostre professionalità per contribuire, insieme alle Istituzioni ed alle

Associazioni di Categoria, a migliorare il panorama delle condizioni formative ed

informative in cui le nostre imprese operano.

Il Comitato per l’Imprenditorialità Femminile della Camera di Commercio di Perugia

MARIA ZAPPELLI CARDARELLI  Presidente 

COLDIRETTI 

 CINZIA BUGIANTELLI  Vicepresidente 

CNA 

 NELA TURKOVICH  Vicepresidente  

CONFCOMMERCIO 

DANILA BIZZARRI   A.B.I. 

EDI CICCHI   CONFCOOPERATIVE 

LIANA CICCHI   LEGACOOPERATIVE 

LETIZIA D’INGECCO   CISL 

LUISA FERRETTI   CONSIGLIO CAMERALE 

ALESSANDRA GASPERINI   CONFINDUSTRIA 

VITTORIA IRACI   CONFAGRICOLTURA 

MARIA ANGELA LOCCHI   CONFARTIGIANATO 

SONIA MARSELLA  CONFESERCENTI 

GIOVANNA TACCONI  CIA 

ALBERTA NICCOLINI   SVILUPPUMBRIA 

ALESSANDRA ODDI BAGLIONI   A.I.D.D.A. 

ANTONELLA PASQUINO   PROVINCIA PERUGIA PARI OPPORTUNITÀ 

ANNA SANTILLI   CONFAPI 

Page 42: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

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Appendice 1 – Le risposte aperte

Domanda 1.12 - L’impresa ha avuto accesso a finanziamenti agevolati

psr; psr; psr - patto occupazione; psr – leader; finanziamento confidi - fondi anticrisi; artigiancassa; ob. regione – artigiancassa; artigiancassa - finanz. confidi; ob.5b regione umbria investimenti; bando ambiente regione umbria; obiettivo 2 regione umbria; tassi agevolati cooperativa garanzia; psr 2009; psr – agriturismo; psr - finanziamento acquisto macchine e vigna; psr investimenti - insediamento giovani; acquisto proprieta'; insediamento giovani; bando insediamento giovani; psr- ammodernamento aziende agricole; psr - ammodernamento aziendale; finanziamento per impresa giovanile; prestiti da conduzione da banche; legge regionale l.5/90; artigiancassa; legge sabatini; fondo regionale smaltimento tetti in eternit; fidimpresa; novaumbria anno 2006; piano di sviluppo rurale; bando re.sta; bando integrato per il settore tessile; lg12; pac; pac; pac; pac; legge regionale 18.

Page 43: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 43 ‐  

Domanda 2.1 – Di quali servizi pensa di avere bisogno? Categoria Altro: tutela del made in italy; accesso al credito agevolato; medico/ infermiere in farmacia; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione; internazionalizzazione. Domanda 2.2 - Quali dei seguenti aspetti di contesto rappresentano una difficoltà per lo svolgimento di una attività imprenditoriale? Risposte Altro: ricerca mercati di riferimento e basso prezzo dei prodotti; leggi sempre nuove e numerose che non considerano la massa di adempimenti

burocratici multipli che impongono (ciò che si richiede deve essere veramente fattibile in rapporto a tutto ciò che si richiede!);

poca collaborazione e capacità di comprensione dei reali bisogni/valori e questo in primis parte da noi imprenditori fino ad arrivare ai politici che ci governano;

lavorando in sistema di consorzio diversità di tempi e professionalità. Domanda 2.3 – Cosa pensate sia più rispondente ai vostri bisogni imprenditoriali? Risposte Altro: buona volontà dei singoli nelle associazioni di riferimento ed in alcuni contesti locali ( a

volte nei comuni od allo sportello locale inps); maggiori informazioni sui finanziamenti agevolati; parcheggi e viabilità migliori. Segnalazioni libere: inadeguate entrate commerciali dell'azienda rispetto al costo dei servizi utili allo

sviluppo aziendale; inadeguate entrate commerciali dell'azienda rispetto al costo dei servizi utili allo

sviluppo aziendale; non sprecare risorse per iniziative inutili allo sviluppo delle imprese. sostegno alle

imprese per assunzioni di personale e sviluppo imprenditoriale concreto;

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nel settore dell'agricoltura e dell'allevamento occorrono iniziative concrete che non riducano l'imprenditrice a rimanere sulle pratiche per intere giornate e che aprono le porte a chi vuole investire (se le banche non lo fanno perche' non aprite prestiti agevolati direttamente da "banca italia" una concorrenza che evidentemente spezzerebbe il "cartello" delle banche...) troppe registrazioni per imprese che non hanno ne' il fatturato ne lo sviluppo di altri settori il legislatore era piu' attento a questo settore negli anni sessanta quando apri' la possibilita' di vendita diretta e cerco' di semplificare i passaggi necessari (oggi molto piu' complicati anche da leggi regionali che non garantiscono una reale ugualianza tra i cittadini;

piu informazioni sui finanziamenti agevolati, rimborsi per rinnovo attrezzature; la farmacia territoriale ha bisogno sempre più di fondersi con il sistema sanitario

nazionale nel supporto alla cittadinanza pertanto l'aiuto di cui abbiamo bisogno e che sempre di più la gente ci chiede è quello di poter offrire "servizi" in linea con i tempi del ventunesimo secolo e che la farmacia se autorizzata ha le capacità di fare.

Page 45: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

‐ 45 ‐  

Appendice 2 – Il questionario

1. DATI GENERALI

1.1 Età

Fino a 30 anni Da 31 a 50 anni Oltre 50 anni

1.2 Forma giuridica

Ditta individuale Società di persone Società di capitale Cooperativa, consorzio Altro (specificare)

1.3 Titolo di studio

Laurea Diploma di scuola media superiore Diploma di scuola media inferiore Scuola professionale Elementare

1.4 Altre esperienze formative

Master post-laurea Esperienze lavorative in altre aziende dello stesso settore Esperienze lavorative in altre aziende di altri settori Corsi di formazione curati da società specializzate nella formazione Corsi di formazione curati dalla Associazione di riferimento Altro

1.5 Settore di appartenenza

Agricoltura Industria Artigianato Commercio Servizi Altro

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1.6 Associazione di riferimento

Assindustria CIA CNA Coldiretti Confagricoltura Confapi Confartigianato Confcommercio Confcoperative Confesercenti Legacoop

1.7 Numero di addetti _________ 1.8 Di cui donne n. _____

1.9 Da dove ha origine la sua attività imprenditoriale Avvio di nuova impresa Proseguimento di una impresa esistente

1.10 Da quanto tempo ha assunto il ruolo di imprenditrice?

Meno di 5 anni Più di 5 anni

1.11 Su quali mercati opera l’impresa?

Locale Regionale Nazionale Esteri Totale 100%

1.12 L’impresa ha avuto accesso a finanziamenti agevolati?

Si (specificare) No

1.13 L’impresa ha beneficiato di attività di informazione o di formazione?

Si No

Page 47: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

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1.14 L’impresa ha partecipato ad iniziative e progetti che hanno coinvolto studenti (es. alternanza scuola - lavoro, tirocini formativi ecc…)?

Si No

2. FABBISOGNI DELL’IMPRESA

2.1 di quali servizi pensate di avere bisogno? (possibilità di risposta multipla) Informazione Formazione Assistenza tecnica Consulenza 2.2 Quali dei seguenti aspetti di contesto rappresentano una difficoltà per lo svolgimento di una attività imprenditoriale? (Max 3 risposte)

2.3 Cosa pensate sia più rispondente ai vostri bisogni imprenditoriali? (Max 3 risposte)

Scarsa propensione al rischio delle banche locali Ritardi nello sviluppo locale delle infrastrutture Troppa burocrazia Assenza di massa criticata le imprese per affrontare la globalizzazione dei mercati e della concorrenza

Scarso collegamento con l’Università e i centri di ricerca locali “Mentalità” dell’imprenditoria locale chiusa e poco innovativa Limitata propensione alla attività imprenditoriale autonoma Altro (specificare)

Sportelli informativi Interventi di tutoraggio/mentoring Studi di fattibilità Ricerche di mercato Supporto nell’adeguamento dei processi, dei prodotti e dei sistemi aziendali Assistenza all’internazionalizzazione Consulenza manageriale Interventi di formazione Supporto nell’accesso al credito Altro (specificare)

Page 48: INDAGINE SUI FABBISOGNI FORMATIVI E INFORMATIVI

 

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2.4 Su quali aree tematiche concentrereste gli interventi di formazione per le imprenditrici? (Max 3 risposte)

SEGNALAZIONI LIBERE ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________ ______________________________________________________________

Accesso al credito e finanza agevolata Conciliazione tempi di vita e di lavoro Qualità Internalizzazione Innovazione e trasferimento tecnologico Ambiente Sicurezza Organizzazione aziendale Gestione del personale Marketing e segmentazione del mercato Controllo di gestione Distribuzione commerciale