Incontro Con Un Uomo Straordinario 49
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5/16/2018 Incontro Con Un Uomo Straordinario 49 - slidepdf.com
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INCONTRO CON UN UOMO STRAORDINARIO - 49
tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella
Sento la sua presenza ogni giorno. E questo mi esalta. Ho avuto una gran fortuna, all'epoca.
Qualunque cosa succedesse, qualunque cosa ci capitasse o facessimo insieme, sapevo che
Scandurra era davvero speciale. Ci sono uomini che fanno la storia ma non sono citati sui libri di
storia. Ci sono uomini che fanno anima ma non hanno altari. Ci sono uomini che grazie al loro lavoro
sotterraneo illuminano il mondo. Non sono dèi, ma gli dèi contano su di loro.
“Vedo i cieli accartocciarsi come cartapesta; vedo la pioggia infuocata di asteroidi e grandi ali
spezzate solcano lo spazio esterno. Vedo la spaventosa coorte che sorge dalle tenebre, i fiumi
di sangue, le montagne fuggenti e la Stella Assenzio dei due universi che arderà un terzo dei
viventi. Vedo le città morte sotto l'onda rossa di veleno, la vibrazione che paralizza le menti,
l'essere senza volto che incede sulle facce dei morti. Vedo la guerra. Certo, le legioni dei
Luminosi combattenti riporteranno un trionfo simile alla nascita di una galassia. Colpito dal
fulmine, è vero, l'Ombra dalle ali caluginose cadrà nel baratro senza fondo che ha egli stesso
spalancato... ma Deya è sul punto di morire, spente le stelle e smarrita la speranza. Su
Samastia resta una bestia esomorfa che urla sul corpo dell'ultimo fanciullo. Non c'è tregua per
Deya. Non v'è futuro per Samastia. Dal cielo, ancora una nave giunge per terminare la Battaglia
e portare in salvo il primogenito. Non v'è profezia che sia ascoltata; non v'è profezia che non
annunci disgrazie; non v'è profezia che non sia evitabile; non v'è profezia che non sia
augurabile. I popoli non credono più agli indovini e per questo non sanno più dove andare”.
LA BATTAGLIA DEI LUMINOSI – ANNALI DI SAMASTIA
Scandurra, mentre si avvicinava quell'essere, mi toccò la spalla e così vidi la fine di una civiltà.
Mi trovai immerso in una notte sconfinata. La sola, pallida luce proveniva da costellazioni ignote di
stelle e da alcune installazioni, situate ai margini dello spazioporto. Come in un filmato di guerra, vidi
sfilare innanzi a me le strade morte, le facciate degli edifici bombardati, e soprattutto mucchi di rottami
metallici abbandonati che dovevano, un tempo, essere stati mezzi di trasporto. La città era tanto
immensa quanto spaventosa nella sua fine... ma quando era avvenuto tutto questo? La forma dei
palazzi non consentiva di formulare ipotesi, anche se avevo la terribile impressione che l'attacco fosse
recente, dato che i muri erano ben conservati, e le strade ancora ben visibili. L'aria era tagliente, non
mi viene in mente altro termine, l'odore dei mucchi di cadaveri insopportabile, ma la mia pietà era
superiore alla nausea. Il cielo improvvisamente divenne rosso, una coltre densa e immane come un
oceano scese su quella città morente per coprirla e disintegrarla. Durò pochi secondi. Poi, passarono
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velocemente le alternanze notte/giorno. Deya risanò se stessa e ricomparvero prati e boschi. E
ancora un evento mi si manifestò davanti: una piattaforma circolare fece capolino da sotto terra.
• Il tempo passa, l’eternità si avvicina - ci disse il pilota con voce flebile ma decisa, in un italiano
dalla pronuncia perfetta.
• Vogliono chiudere a chiave le stelle. - Rispose Scandurra con un cenno della testa per rispetto.
• Non ci riusciranno. No, spetta a noi continuare la lotta. E dopo di noi, ai nostri figli. Fino alla
fine.
• Harn Riley, il mio cuore è pieno di morte. Quei bastardi non hanno avuto pietà degli innocenti.
Non c'anno mai pietà. La vita stessa è infetta di maligno: lo scoglio sarà superato, al ripristino
del regno della Luce.
Si abbracciarono come fratelli separati da anni. Li osservavo e l'onda delle emozioni mi prese. Piansi,
come parte di un dramma universale. Quell'uomo si accorse di me e si avvicinò. Era giovane e
tuttavia alcune rughe da espressione, profondissime, rivelarono la sua esperienza scolpita sulla pelle
olivastra, il volto nobile (si dice così, credo) e indurito, snello ma tosto.
• Tu sei... aspetta... rammento, Angelo, è così?
• Sì, signore. Ma come fa a conoscermi?
• Eh, cos'è il tempo? Cosa sono le cose? Quel che conta nella Vita è la passione, è l'onore, è la
fede, esse son più potenti di una flotta di navi stellari rasdotan equipaggiate per distruggere
un sistema. Tale codice sorregge le danze planetarie e penetra i gorghi senzaluce, fa di noiesseri umani unici e distinti da tutte le esoforme spurie presenti ovunque. Quanto facciamo
non è mai per profitto. C'è scritto da qualche parte che tu saresti venuto qui, ad aspettarci
insieme a Scandurra. Son passati periodi lunghi, ma voi siete qui, all'appuntamento.
Mi abbracciò con forza, quasi mi stritolò.
• Ora seguitemi sull'unità di trasferimento orbitale. Starete comodi e vi rifocillerete. Ci porterà a
Deya e lì incontremo gli amici. Importanti decisioni andranno prese. A breve toccherà alla
vostra galassia tentare di respingere la marea oscura.
Ci dirigemmo presso l'astronave. Era enorme, nera come la pece, costellata di torrette e antenne. Non
tenterò nemmeno di spiegare come ci ritrovammo tutti e tre all'interno della navetta stellare. Una forza
invisibile ci trasse su, e basta. O forse un elevatore magnetico, un montacarichi traente, che so. Fatto
sta che bevemmo e mangiammo, seduti intorno ad un tavolo e in piacevole compagnia. Due donne
alte e belle, almeno secondo i criteri terrestri, si erano avvicinate e presentate. La stanza in cui ci
ristorammo era spaziosa e non aveva l'aspetto spartano tipico di un ambiente militare. Il cibo era
gustoso. Carne a tocchi cubici dal sapore di vitella, purè rosso dal sapore di patate, vino forte e
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aromatico: il menù era di quelli che non si dimenticano. Finito il lauto pasto, Harn offrì a Scandurra un
sigaro azzurrognolo e dall'odore intenso di bosco. Io rifiutai gentilmente la sua offerta. Il maestro
sorrise.
• L'Ombra si fa sempre più incalzante in tutti gli ammassi stellari. La sento muovere. Quando
deciderà di entrare nel nostro universo, saranno c**** amari. Troverà alleati devoti e complicia buon prezzo. Si venderanno Madreterra per salvarsi il culo. Sai, da noi, ci sono certi figli di
mignotta a livello galattico. Pronti a servire il primo stronzo che capita.
• Scandurra anche qui ci sono i traditori. Pochi per scelta, molti per paura e ancor di più per
avidità. Samastia è stata distrutta perché qualcuno ha venduto i nostri piani di difesa. Forse
so chi è e lo troverò a Deya. Milioni di donne bambini uomini son stati bruciati vivi. La
vendetta mi pare poca cosa eppure vanno onorati gli innocenti, punendo i traditori e quei
mostri dell'Ombra.
• Ti aiuterò a scovarlo. Credo però che non abbia agito da solo. Angelo ed io torneremo a Deya
e scopriremo chi sono stì bastardi infami. È meglio che non vi fate vedere in giro, te e i tuoi
compagni. Vi imboscherò dentro un posto sicuro, in città. Quando li 'sgamamo' [scopriamo] ti
chiamo.
• Come vuoi tu. Darò disposizioni a riguardo. Ora riposatevi se volete.
Ci condusse nelle nostre stanze, queste sì spartane. Branda, armadio, seggiola plastificata
trasparente, rivolta verso il muro, dove un quadrovisore trasmetteva filmati riguardanti fatti e persone
di luoghi sconosciuti: telegiornali extraterrestri, pensai. Mi stesi e il sonno ebbe il sopravvento. Sognai
città distrutte, urla, esplosioni e sangue, sangue ovunque. Poi il mio sogno cambiò colori sequenzeluoghi e mi mostrò Piazza San Pietro diroccata e Roma in rovina e poi come se fossi in aeroplano,
virai verso la Tuscia, le mie parti, a velocità istantanea, ma quello che scorsi mi terrorizzò. Le
campagne e poi le colline erano solcate da immense voragini e fosse profonde, ma ciò era frutto di un
evento incredibile: una mano titanica, metallica con una picca gigantesca fatta di mille arcobaleni
accecanti, trinciava il terreno come burro. Simboli apocalittici, proprio da fine del mondo. Mi svegliai di
soprassalto. Sudato e in stato febbrile, mi girai istintivamente verso destra e c'era lì Scandurra, seduto
con un bel sigaro fumante.
• Prima o poi dovevi cedere. Le prove che hai affrontato sono state tante e toste. Il tuo corpo e i
tuoi nervi hanno lavorato sempre in debito. Stai giù, fra poco la punturina che ti ho fatto farà
effetto. Scusa per il lividone sul braccio, ma non trovavo la vena adatta. Sei secco sparuto,
eh!
Non riuscivo nemmeno a spiccicar parola. Avevo la bocca impastata. Mi stesi di nuovo e le visioni mi
avvolsero come una coperta calda e appiccicosa.
•
Come sta il mio giovane cavaliere?
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Ranna Abarel, sempre bellissima, stava ai piedi del letto e con quegli occhioni azzurri mi sorrideva,
pur rimanendo composta.
• Che bello vederti – risposi con un tono rauco.
• Mi hanno raccontato di quante ne hai passate. Ora sei fra amici – con voce melodiosa mirassicurava.
Poi mi accorsi che non stavo più nella stanzetta scrausa [spoglia, povera] dell'astronave, bensì mi
trovavo supino su di un lettone a baldacchino, al centro di un salone stile rinascimentale. Finestroni
altissimi, decorazioni artistiche, quadri alle pareti e soffitto affrescato. Caspita, ma dove mi avevano
portato? Eravamo in una penombra riposante per gli occhi e i nervi e oltre a Ranna, c'era Scandurra
insieme ad Harn Riley. Tutti comunque mi sorridevano.
• Lasciatelo ancora riposare. Il figlione mi deve recuperare. A dopo Angelo – con tono faceto
Scandurra si congedò con gli altri, che mi salutarono con un gesto della mano.
Stavo decisamente meglio, ma mi trovavo così bene su quel letto che indugiai ad alzarmi, e quando
mi decisi a mala pena mi reggevo in piedi. Indossavo un camicione giallo paglierino che mi arrivava
alle ginocchia. Sotto ero nudo. Profumavo di bucato e la pelle era lustra e morbida. Appoggiati sulla
spalliera di una poltroncina, c'erano dei vestiti nuovi che avrei dovuto indossare. Un calzone attillato
rosso cremisi e una casacca dello stesso colore, un mantello scuro, una mutandina elasticizzata e
una maglia della salute a collo alto, finissima. Decisi di vestirmi e, infine, indossai degli stivalettiaderentissimi che sembravano fatti di plastica, poggiati a fianco della poltrona. Mi sentivo un fesso,
non so perché: un Flash Gordon dei poveri. Abituarsi a Deya era difficile pure col vestiario. In quella
tenuta da film di cappa e spada, uscii dal salone e mi diressi... beh, un corridoio poco illuminato
conduceva in un'unica direzione. Scesi due rampe di uno scalone di similmarmo, non so, che mi portò
in un salone grande come mezzo campo di calcio. Un tavolo ovale al centro, intorno al quale
sedevano gli amici. Stavano parlando in atteggiamento sereno ma serio.
• Siediti Angelo, ti faccio portare delle vivande che ti daranno forza e benessere – Ranna, con
tono ospitale e fraterno.
Mi sedetti e fui scrutato da cima a fondo dai tre, in tono preoccupato. Allora li rassicurai sul mio stato
di salute.
• Bene – mi fece Harn – sono contento che tu abbia recuperato. Ranna ci ha messo a
disposizione la sua casa come base di appoggio. È sicura e ben protetta. Al suo interno vi
sono dispositivi per accedere in più punti di Deya. Darest Sharma è in movimento e la citta-
dedalo è piena di suoi emissari. Il nostro obiettivo è scoprire chi ha tradito il mio popolo, lo
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stesso fedifrago che continua indisturbato... chissà da quando, a informare l'Ombra su tutti i
cittadini deyani e sui forestieri di passaggio. Una spia ben introdotta. Oggi una notizia
interessante può fruttare molti crediti.
• Ho la sensazione che il bastardo infame sia tra gli amministratori governativi... come li
chiamate... i consulti – Scandurra sembrava saperla lunga.
• I consulti lo sono di nascita. Nobili di antichissime famiglie, insospettabili, direi – intervenneRanna.
• Eh, ne basta uno di puzzaculo, che credi? L'ambizione è una brutta bestia come la vendetta –
fece Scandurra.
• Sembra, amico mio terrestre, che tu sappia qualcosa di preciso. Parli di un consulto, magari
ambizioso, o forse animato dal demone della vendetta – Harn aveva pizzicato la veggenza
scandurriana.
• Se vuoi ti dico chi è, ma per ora non chiedermi come lo so. È un terrestre che gioca su due
tavoli. Da noi occupa una posizione elevata della politica mondiale, influentissimo come qui
da voi. La sua anima saturnina è rimasta su questo piano per compiere lavori sporchi; da
secoli serpeggia e mozzica. Il suo veleno è mortale.
• Scandurra, allora esistono persone che campano centinaia d'anni per motivi occulti – feci io,
curioso di conoscere il nome del tizio così potente anche sulla Terra.
• Come no...! lo avrai sentito nominare al telegiornale tante volte, è K.. Certa gente tradirebbe
un mondo intero per scopi impronunciabili. Che gliene frega? Lucidi inumani si muovono a
zigghezagghe come la serpe delle tombe etrusche. Quasi quasi non la vedi ed essa, senza
far rumore ti si avvicina e te mozzica. Lui... il consulto, ha la facoltà di cercarsi un corpo giusto
per il suo mandato. Ha completo dominio delle dinamiche animiche. Darest Sharma è lamigliore scuola di stregoni degli universi, sa come istruirli per ogni missione.
• Scandurra, dove cominceranno a diffondere il morbo nero nel vostro universo? - Domandò
Harn.
• Il Padre Celeste ha scelto un punto nel kaos ove poter appoggiare l'inizio dei Nove Mondi. La
Creazione della nostra Terra è iniziata dalla Selva Cimina. Lì c'è la sacra fonte di tutto: noi ne
siamo i custodi. Il morbo nero della Torre Rotante di Darest Sharma, fu fabbricato con l'intento
di avvelenare la fonte così da uccidere Madreterra. Avviano lo stesso processo su ogni
pianeta in tutte le dimensioni. - Il maestro non fu mai così serio come in quel momento.
Apprendevo per la prima volta che i Monti Cimini nascondevano l'origine della nostra amata Terra. Fui
inondato da un'energia strana, estesa ed espansa. Scandurra diceva: nulla è erotico come un
passaggio di conoscenza.
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