iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

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periodico in distribuzione gratuita www.inbici.net Anno VI - N˚ 11 - Novembre 2014 foto ALFONSO CATALANO EDIZIONE SPECIALE

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iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

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EDIZIONE SPECIALE

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RRecanati, definita la “città balcone”, sorge sulla guglia di un colle, la cui cresta tortuo-sa è quasi pianeggiante, tra le valli dei fiumi Potenza e Musone. Il mare Adriatico, oltre il quale, quando l’aria è tersa, si vedono i monti della Dalmazia, è ad una decina di chilometri ad Est della città. In direzione Nord è visibile il monte Conero che si per-de nelle acque e, dagli altri lati della città, si vedono le cime dei Monti Sibillini con il monte Vettore e, più su, il monte San Vici-no, lo Strega e il Catria.Dell’origine del primo centro abitato di Recanati non si hanno notizie certe. Sicu-ramente i territori circostanti furono abitati già in epoca preistorica dalla popolazione dei Piceni, diffusi nella regione. In epoca romana, lungo la valle del fiume Potenza, allora navigabile, sorsero due importan-ti città: Potentia, in corrispondenza della foce ed Helvia Recina, anche detta Rici-na, verso l’interno. Il nome Recanati, in latino “Recinetum” e “Ricinetum”, indica anch’esso la derivazione della città da Ri-cina. Recanati poi si andò a poco a poco formando con la riunione di alcuni piccoli luoghi posti sullo stesso colle: il castello di Monte Morello, il castello di San Vito, altri-menti detto Borgo di Muzio, il castello di Monte Volpino e il borgo di Castelnuovo, borgo che in origine sembra si chiamasse Castello dei Ricinati.Il 21 marzo 1456 la Beata Vergine apparve miracolosamente ad una giovane albanese di nome Elena. Slavi e albanesi erano pre-senti in gran numero nelle campagne mar-chigiane, rifugiatisi qui per sfuggiti ai pre-doni turchi nelle coste dalmate. Nel punto dell’apparizione fu costruita di lì a poco la chiesetta di Santa Maria delle Grazie.

Nel 1586 Papa Sisto V elevò a rango di cit-tà il castello di Loreto, e d i f i c a t o intorno alla Chiesa di Santa Maria, fino ad allora territorio sotto la giurisdizione di Recanati.Nel 1848 Giuseppe Garibaldi volle transi-tare nella città di Giacomo Leopardi per soccorrere Roma, la capitale della Repub-blica Romana, a cui Recanati apparteneva. Nel 1990 nasce il Premio Città di Recanati,

che poi prenderà il nome di Musicultura. Il Festival si impone come una delle più im-portanti manifestazioni nazionali di musica d’autore, prima del suo trasferimento – nel 2005 – allo Sferisterio di Macerata.Città di grande cultura, diede i natali al più grande poeta dell’800: il Conte Giacomo Leopardi.

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RECANATI

SULLA GUGLIA DI UN COLLE, UN AFFRESCO D’IMPAREGGIABILE FASCINO, DOVE IL MISTICO SI FONDE CON LA CRISTIANITÀ E DOVE, NEL 1798, NELLA CASA DI UNA NOBILE FAMIGLIA, NACQUE IL CONTE GIACOMO LEOPARDI

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BENVENUTI NELLA “CITTÀ BALCONE”

Recanati

Giacomo Leopardi

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CHIANCIANO TERME2

Chianciano Terme è un centro termale in provincia di Siena ricchissimo di acque minerali ad azione curativa, situato a cir-ca 550 metri sul livello del mare. La loca-lità, a forte vocazione turistica, offre tutti i vantaggi climatici derivanti dalla sua feli-cissima posizione geografica, a cavallo tra la Val d’Orcia con le sue crete (dal 2004 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco) e la fertile Valdichiana, tra le colline dei vini di Montepulciano e le bellezze rinascimentali di Pienza.Circondato da colline boscose di querce, faggi, lecci e castagni, immerso in un am-biente sano ed incontaminato, Chiancia-no Terme ha conservato nel suo interno una rilevante quantità di verde nei parchi termali e nei giardini pubblici, di ville ed alberghi.Luogo di cura e di relax, Chianciano è anche il punto di partenza per scoprire le bellezze della Toscana e della vicinissima Umbria. Ha avuto nel periodo 1915-1920 un rapido sviluppo con la costruzione di un acquedotto, di uno stabilimento di imbot-tigliamento e con la ristrutturazione dello stabilimento dell’Acqua Santa. Uno svi-luppo continuato nel secondo dopoguer-ra con la trasformazione degli stabilimenti termali e l’aumento delle strutture ricettive.Le proprietà benefiche delle acque mine-rali di questa cittadina erano già apprez-zate da Etruschi e Romani, che avevano occupato stabilmente la zona edificando un importante centro abitato. Il periodo ellenistico vide la nascita di al-cuni santuari dedicati alle divinità delle acque, anche se alcuni erano già sorti in precedenza. Tra questi il più famoso è il Tempio dei Fucoli; trovato nell’omonima collina ci ha restituito parte dei suoi fron-toni in terracotta che raffigurano scene mi-tologiche. È proprio in quest’epoca, però, che la civiltà etrusca entra in decadenza sia per problemi interni sia per la sempre crescente romanizzazione. I Romani di-visero dunque le terre del Chiancianese in vasti latifondi, che hanno contribuito a

eliminare il ceto di piccoli proprietari ter-rieri che in periodo etrusco si affiancava alla nobiltà. Di questo periodo è la fattoria

tardo-etrusca di Poggio Bacherina, che ci ha restituito vasche per la produzione di vino ed olio.

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Scorcio del centro storico con la Chiesa della Madonna della Rosa, Chianciano Terme (SI)

Chianciano, capitale del relax e del benessere

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Direttore Responsabile Roberto Feroli In Redazione Roberto Feroli, Dr. Roberto Sgalla, Paolo Aghini Lombardi, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Dr. Iader Fabbri, Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Ricky Mezzera, Mario Facchini, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco

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Inbici magazine Inbicimagazine

SOMMARIO

102La Bici d’Epocaa cura di Adriano Vispi e Dario Corsi

52Il Coach a cura di Iader Fabbri

94Roc d’Azura cura della Redazione

36Protagonistia cura di Paolo Mei

84Trentino MTB 2014a cura di Newspower

30Nicolò Bongiornoa cura di Roberto Zanetti

74L’Eroica, la strada giusta per la passionea cura della Redazione

26Ruote Roventia cura di Roberto Sgalla

58Donna In... Bici a cura di Roberto Feroli

6Il Giro d’Italia più bello di semprea cura di Roberto Feroli

60Cinquant’anni fa il tandem d’oro di Bianchetto-Damiano a cura della Redazione

18Elegante ma sportivo sensibile ma decisoa cura di Roberto Feroli

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IL GIRO D’ITALIA PIÙ BELLO DI SEMPRE

PRESENTATA LA CORSA ROSA NUMERO 98. IL VIA IL 9 MAGGIO DALLA LIGURIA. L’ARRIVO A MILANO IL 31, DOPO 3482 CHILOMETRI E 44MILA METRI DI DISLIVELLO

a cura di ROBERTO FEROLI [email protected]

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Google specchio del mondo. Così, digi-tando “Presentazione Giro d’Italia 2015”, ecco poco meno di 8 milioni di risultati. È solo una curiosità, che però ben fotogra-fa l’interesse dell’intero pianeta sportivo per il Giro numero 98. Che sarà, ancora una volta, una corsa straordinaria, pensa-ta per essere spettacolo puro e rimane-re la corsa a tappe più bella del mondo nel paese più bello del mondo. Non ce ne vogliano i francesi, maestri in tanto ed

anche nell’arte dei punti sulle i, ma così è. Attraversare il Belpaese partendo dalle strade della Milano-Sanremo, passando per la meravigliosa Toscana, scalando Madonna di Campiglio e Mortirolo, non ha prezzo.

O meglio, il prezzo è il sudore di quanti si getteranno nell’impresa, pronti a battersi con i primi caldi di maggio ma anche con la neve che spesso mantiene alcune cime

a temperature non distanti dallo zero. Tut-to nello spazio di 3481 chilometri ed 800 metri. Ma l’Italia in bici non è tutta lì, nel sali scendi per la penisola. E non è nei 44mila metri di dislivello, nelle 2 cronometro o nel-le 5 tappe di alta montagna. L’Italia in bici è soprattutto nella passione di chi il giro lo segue, lo ama da sempre; nell’attesa, che è iniziata già prima dello scorso 6 ottobre, quando al palazzo del Ghiaccio di Milano è stato svelato l’intero percorso. Sulle strade,

Ciclisti sulle bellissime montagne del Giro d’Italia

foto BETTINIPHOTO

Tempo di

lettura12 min

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LA GRANDE BELLEZZA DEL GIRO. IL VINCITORE DOVRÀ SAPER FARE MOLTO E BENETanta salita, ben distribuita, poi qual-che tappa per velocisti qualche oc-casione per gli attaccanti ed una sola crono individuale, oltre alla crono-squadre iniziale. La grande bellezza della Corsa Rosa la scopriremo fin dall’avvio di Sanremo e dall’incanto delle Cinque Terre. La Liguria ci offrirà infatti una quattro giorni iniziale che rimarranno negli occhi e nel cuore del mondo, con gli occhi persi tra mare e montagne. Così, già da subito la clas-sifica potrebbe assumere un profilo interessante.

E poi c’è la lunga galoppata da Nord a Sud e ritorno, con passaggi a Gros-seto, Fiuggi, Campitello Matese, Ci-vitanove Marche, Forlì, Vicenza, Je-solo, Treviso, Marostica. Proprio la cronometro del Prosecco, da Treviso a Valdobbiadene, sarà lo spartiacque della corsa. In quei 60 chilometri di sfida contro il tempo i candidati alla Maglia Rosa finale potrebbero giocar-si una bella fetta di torta.

Per gli scalatori, poi, l’ultima, terribile settimana, che prevede l’evocativo arrivo dolomitico a Madonna di Cam-piglio. E poi, subito dopo il secondo giorno di riposo, la tappa dell’Aprica con la scalata del Mortirolo.

Alpe Segletta, Cervinia e soprattutto il Colle delle Finestre, con lo sterrato che caratterizza la leggendaria cima, a far da trampolino per il traguardo del Sestriere, che chiuderanno la par-tita prima della sontuosa passerella conclusiva tra Torino e Milano.

Gli arrivi in montagna sono 6, ma questo Giro numero 98 prevede ben 44mila metri di dislivello, mediamente 2mila al giorno.

Non sappiamo chi sarà al via dell’e-dizione numero 2015, il prossimo 9 maggio a San Lorenzo al mare. Ma sappiamo che il vincitore sarà un campione che ha molta confidenza con le scalate, si difende a cronome-tro, e soprattutto saprà leggere una corsa che potrà riservare ogni giorno una sorpresa.

tra ali di folla che più la tappa sale in altime-tria più si stringono attorno ai loro eroi. Nel-le edicole e nei bar, dove il giornale sportivo si spulcia cercando subito il commento, l’intervista, la storia. Sui siti web, dove per una mesata non si parla d’altro, e spunta-no alcune tra le foto più belle che lo sport

su pedali possa mettere in cornice. Nel tifo caldo ed a volte pittoresco, con improbabili costumi a correre tra bici e telecamere. A volte, persino nelle feste che si preparano in onore del ciclista che, seppure a 50 chi-lometri di media oraria, passa tra le case natie, della propria infanzia.

Tutto questo è il Giro d’Italia. Tre setti-mane di passione battaglie storie fughe inseguimenti cadute volate racconti foto integratori cambi ruota tifo spinte dichia-razioni borracce salite discese traguar-di maglie racconti ricordi passioni GPM trionfi braccia alzate al cielo.

La Miss con la coppa del Giro d’Italia 2015

foto BETTINIPHOTO

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LE MERAVIGLIE D’ITALIA SEMPRE AL CENTRO DEL GIRO. TANTE CARTOLINE DEL PAESE PIÙ BELLO DEL MONDO

10 MAGGIO. Tappa 2. Albenga-Genova. 173 km. La tappa si chiude con un circu-ito di 6,8 km, a Genova, da ripetere due volte. Passaggio ad Alassio e Laigueglia ed una sola asperità, il Testico, 470 mt slm.

11 MAGGIO. Tappa 3. Rapallo-Sestri Levante. 136 km. Santa Margherita Li-gure è il trampolino da cui partire per quel paio di strappi che conducono ai 1115 m del Barbagelata.

13 MAGGIO. Tappa 5. La Spezia-Abeto-ne. 152 km. Frazione quasi interamente in territorio toscano e dedicata a Gino Barta-li, che sui 1386 m slm dell’Abetone passò primo ai GPM del 1947 e 1948. Passaggio delicato al 57esimo km, 839 m di Foce Carpinelli.

16 MAGGIO. Tappa 8. Fiuggi-Campitello Matese. 188 km. Tappa nervosa, a meno della metà si trova la Forca D’Acero, 1530 slm, si scende fino a 472 m slm di Isernia per risalire ai 1430 m dell’arrivo. Nell’ultima salita, di 13 km, pendenza max del 12%.

21 MAGGIO. Tappa 12. Imola-Vicenza. 190 km. Totalmente in linea. Collega Ro-magna e Veneto prima delle grandi salite. Passa da Argenta, Portomaggiore, Rovigo, Monselice, Galzignano Terme e Crosara.

24 MAGGIO. Tappa 15. Marostica-Madonna di Campi-glio. 165 km. La Fricca a 1096 m slm, poi la salita al Passo Daone, a 1291 m, meno di 9 km con pendenza massima al 14%, fino ai 1715 di Madonna di Campiglio, con la salita conclusiva di 15 km ed un dislivel-lo di 910 m.

26 MAGGIO. Tappa 16. Pinzolo-Aprica. 175 km. Tutti ad alta tensione, col Passo del Tonale (1882 m slm), l’Aprica (1173), il Passo del Morti-rolo (1854) ed ancora l’Aprica. E proprio il Mortirolo, con pendenza media del 10% e massima del 18%, è la Montagna Pantani del Giro, in ricordo dell’exploit del Pirata che il 4 giugno 1994 quell’arrivo lo conqui-stò in solitaria.

30 MAGGIO. Tappa 20. Saint-Vincent-Sestriere. 196 km. È la tappa che decide quel che ancora non è stato deciso. Il Col-le delle Finestre con i suoi 2178 m slm è la Cima Coppi, la vetta più alta del Giro. Qui chi conquista la tappa prende anche il Trofeo Torriani. Non prima di 18 km di sca-lata, di cui quasi la metà di strada sterrata, quest’ultima all’11% di pendenza media.

31 MAGGIO. Tappa 21. Torino-Milano. 185 km. A Milano circuito finale da 6,4 km, da fare 6 volte. La passerella finale prima dei trionfi e del meritato riposo, dei lustrini tricolori e dell’albo d’oro, delle braccia al-zate e dell’ultima maglia rosa.

Aprica

Sanremo

Milano

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NOMI, NUMERI E CURIOSITÀ. RIVIVERE LA STORIA DEL GIRO ROSA E FARE BELLA FIGURA CONVERSANDO CON GLI AMICI

11 le partenze dall’estero. La prima nel 1965, da San Marino. L’ultima lo scorso anno, dall’Irlanda del Nord. Nel 1966 dal Principato di Monaco, trent’anni dopo dal-la Grecia. Nel 2015 toccata e fuga alla tap-pa 17, con arrivo a Lugano.

9 il record di podi al Giro. È di Felice Gi-mondi. A quota 7 seguono Bartali, Coppi e Simoni.

298 è il maggior numero di partecipanti al Giro d’Italia. Era il 1928.

8 è invece il numero minore di arrivati, di sempre. Era il Giro del 1914. Anche perché...

430 i km della tappa più lunga. Che si cor-se proprio nel 1914. Una sorta di selezione naturale, la Lucca-Roma. Per la cronaca, la vinse Girardengo.

263 sono invece i km della tappa più lunga del 2015, la Grosseto-Fiuggi.

44 le partenze da Torino. 15 da Saint-Vin-cent, 12 da Montecatini Terme.

84 i Giri conclusi a Milano. 41 gli arrivi di tap-pa a Genova, 11 a Sanremo, 9 a Vicenza.

4 i vincitori del Giro in testa dalla prima all’ultima tappa. Girardengo (1919), Binda (1927), Merckx (1973), Bugno (1990). La maglia rosa toccò però solo agli ultimi due, essendo stata istituita nel 1930.

12 i vincitori senza vincere una tappa. L’ulti-mo, nel 2012, il canadese Ryder Hesjedal.

67 i trionfatori italiani del Giro.

29 quelli stranieri. 7 volte i belgi, 6 i france-si, 3 gli spagnoli, russi e svizzeri.

42 il primato di successi nella Corsa Rosa. Spetta a Mario Cipollini.

22 su 26, le vittorie italiane nel trofeo Bo-nacossa. Omaggio all’impresa più bella del Giro, al corridore più ardito. Nel ’94 lo vinse Pantani, nel 2000 Casagrande, nel 2004 Cunego, nel 2005 e 2006 Basso, nel 2014 Fabio Aru.

foto BETTINIPHOTO

foto BETTINIPHOTO

Ivan Basso, Alberto Contador, Fabio Aru, Rigoberto Uran, Nacer Bouhanni, Michal Kwiatkowski, Julian Arredondo alla presentazione del Giro d’Italia 2015

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10 L’EDITORIALEl’editore MAURIZIO ROCCHI

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[email protected]

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Al libro curato da Matteo Marzotto dedi-chiamo la nostra copertina di novembre. Un libro che è soprattutto una iniziativa di social & benefit responsibility dove pas-sione sportiva e azione editoriale sono unite dall’obiettivo comune di raccogliere fondi per la ricerca sulla Fibrosi Cistica, informando il pubblico su questa grave malattia genetica tuttora senza una cura definitiva.BikeTour – Pedalando per la ricerca è il diario di viaggio di un’emozionante inizia-tiva sportiva ideata da un gruppo di amici – grandi sportivi e grandi campioni – che in sella alle loro biciclette hanno pedalato attraverso migliaia di chilometri e molte regioni d’Italia per sensibilizzare l’opinio-ne pubblica nell’impegno per la raccolta dei fondi e la diffusione della consapevo-lezza nei confronti della Fibrosi Cistica.La fibrosi cistica è la malattia genetica grave più diffusa, da cui oggi non si può ancora guarire. Colpisce molti organi, in particolare polmoni e pancreas e porta all’impossibilità di respirare. Si eredita da una coppia di genitori entrambi portato-ri sani del gene difettoso CFTR. In Italia sono oltre 2 milioni e mezzo i portatori sani, in larga parte inconsapevoli di esser-lo. Per info: www.fibrosicisticaricerca.itAmici in corsa per altri amici. Un raccon-to ad immagini, grazie all’obiettivo del fotoreporter Alfonso Catalano, «senza il quale semplicemente non sarebbe sta-to possibile raccontare il BikeTour con la sua anima più vera», come ha ricordato lo stesso Marzotto. Un reportage unico, corredato dalle molte riflessioni dei par-tecipanti e dalle profonde considerazioni dei fondatori della Fondazione per la Ri-cerca sulla Fibrosi Cistica.FFC Onlus nasce a Verona nel 1997 a opera del professor Gianni Mastella e degli imprenditori Vittoriano Faganelli e Matteo Marzotto. Riconosciuta come Agenzia Italiana della Ricerca FC, legit-timata dal MIUR come Ente promotore dell’attività di ricerca scientifica FC, fi-nanzia progetti di ricerca clinica e di base per migliorare la qualità di vita dei malati e sconfiggere la fibrosi cistica. FFC è una delle poche Onlus certificate dall’Istituto Italiano della Donazione.Il libro è stato reso possibile grazie alla ge-nerosità degli sponsor che con il loro aiuto ne hanno permesso la pubblicazione. An-che la casa editrice Rizzoli partecipa allo

sforzo, riducendo al puro costo l’opera-zione editoriale. Tutto il ricavato realizzato dalle vendite del volume sarà devoluto in-teramente alla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus, che potrà così adottare un progetto specifico, suppor-tando il team europeo dei ricercatori che da anni si battono per trovare la cura ri-solutiva a questa grave malattia genetica.Un’iniziativa editoriale che rappresenta

un nuovo, importante strumento per sti-molare il sostegno a una ricerca strate-gica complessa e rigorosa, la sola a po-ter dare risposte di cura risolutive. Una grande sfida che ha bisogno della solida-rietà e dell’impegno di tutti.

Info: [email protected] 3820355

www.fibrosicisticaricerca.it

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Page 16: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

La VIP CARD di INBICI rappre-senta un innovativo passaggio sul mondo bike. Perché mette in rete una serie di eccellenze, rico-nosciute come tali, e quindi a di-sposizione, tutte insieme, per la prima volta. Ogni ciclista appas-sionato delle sue due ruote, delle granfondo intese come momen-to di aggregazione, e perché no, anche interessato alla galassia INBICI, può avere a disposizione una serie di opzioni di estremo interesse.

In primis, l’iscrizione ad 11 gran-fondo tra le più importanti, ap-prezzate e partecipate. Da la Selle Italia di Cervia alla Stra-ducale di Urbino, passando per la Leggendaria Charly Gaul ed il Giro delle Miniere in Sardegna, fino alla 5 Terre di Deiva Marina, la Cassani di Faenza e la Città di Pisa, ed anche Laigueglia e l’A-prica, ed altre ancora. Iscrizione che, per tutti i possessori della VIP CARD costerà esattamente la metà.

Poi, l’abbonamento per una anno alla nostra rivista, per poterla ri-cevere ogni mese e rimanere così informati su tutto il mondo della due ruote a pedali, strada e mountain bike.

Ed ancora la divisa ufficiale di INBICI, un capo di abbigliamen-to sportivo tecnico ed appreza-to, che sempre più spesso si può vedere in azione sulle strade di tutta Italia e non solo, come te-stimoniano le foto che riceviamo e volentieri pubblichiamo.

E poi, una lunga serie di scon-ti, importanti, sull’acquisto di materiale delle più prestigiose aziende fornitrici, da Inkospor a Beltrami TSA, da Biotex a FRW;

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materiale, prodotti e servi-zi tecnici di prim’ordine, che hanno scelto di entrare a far parte di questo gruppo al servizio di voi ciclisti. Una serie di partecipazioni che ci rende consapevoli della bontà della scelta di creare e rendere attiva la nostra VIP CARD.

Una precisazione: in realtà la VIP CARD, che offre una serie di opportunità come detto assolutamente van-taggiose, si sdoppia, diventando così uno strumento ancora più interessante. Nella formula Gold, al costo di 200 euro, offre anche il tesseramento ACSI per tut-to il 2015, ed anche la possibilità di entrare a far parte del nostro nascente Team, la Scuderia INBICI. Nella formula Silver da 170 euro, rivolta invece a chi è già tesserato in una squadra, proprio il tesseramento vie-ne sostituito da una T-shirt INBICI della linea History, capo d’abbigliamento in versione maschile e natural-mente anche femminile.

I motivi per aderire non mancano. Siamo certi la VIP CARD risulti un valido strumento per avere a propria disposizione una serie di servizi a prezzi agevolatissimi, portando ad un risparmio con-creto senza dover rinunciare, ad una granfondo, o all’acquisto dell’integratore utile alla vostra performance.

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LAIGUEGLIA NUMERO 16a cura della REDAZIONE

TREMILA I NUMERI DISPONIBILI, SEMPRE DI PIÙ QUELLI CHE VORREBBERO PARTECIPARVI; TROPPO INVITANTI ORGANIZZAZIONE E TERRITORIO

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Tutto esaurito lo scorso anno, e tutto esau-rito sarà anche per l’edizione 2015. Facile immaginarlo, perché il livello della Gran-fondo Laigueglia è ormai decisamente elevato, apprezzato al punto che le 3000 iscrizioni messe a disposizione dall’orga-nizzazione vengono sempre superate dal numero di richieste. Perché? Per il livello organizzativo, assicurato da Vittorio Me-vio del GS Alpi. Per i territori coperti dalla gara, sempre bellissimi. E perché è la pri-ma tra le granfondo della stagione, in cui dare sfogo al desiderio di pedalare e met-tere alla prova la preparazione invernale. Anche se è ancora febbraio, la tempera-tura è bassa, i muscoli freddi ed imballati. Ma va bene così, è la prima e allora si va!

A proposito di tracciati, potrebbe esserci qualche piccola ma importante modifica, forse con il ritorno ad un primo tracciato, quello più conosciuto, che tra negli splen-didi saliscendi della provincia di Savona si concluderebbe poi a Colla Micheri.

E comunque, il primissimo giorno di no-vembre si sono aperte le iscrizioni per l’edizione numero 16ª della Granfondo Internazionale Laigueglia, in programma il prossimo 22 febbraio. Nella edizione 2014 vinsero Vincenzo Pisani e Chiara Ciuffini; e vinsero sotto il sole, magari non caldo come quello che la Liguria può pro-porre d’estate, ma sotto il sole, che per febbraio non è poca cosa.

La partecipazione, 3mila tondi, è dovuta a tanti fattori, come si diceva. Aggiungiamo anche il pacco gara, che non è fondamen-tale ma aiuta: per il 2015 materiale tecnico di valore superiore alla quota d’iscrizione. Così almeno mormorano i ben informati. E poi, come sempre, il pasta party made in Liguria, in genere uno dei più apprezza-ti, vista l’abbondante presenza del pesto e di tanti altri manicaretti locali.

Per gli organizzatori, Laigueglia rappre-senta la prima dell’anno che poi, 7 mesi dopo, porterà il GS Alpi alla primissima di Torino, per un 2015 tanto impegna-to, quanto lungo ma soprattutto ricco di eventi e di successi.

foto PLAYFULL NIKON

LA PRIMA GRANFONDO DEL 2015 HA GIÀ APERTO LE ISCRIZIONI

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ELEGANTE MA SPORTIVO SENSIBILE MA DECISO

MATTEO MARZOTTO SI RACCONTA

a cura di ROBERTO FEROLI

L’IMPRENDITORE È DA SEMPRE UN GRANDE APPASSIONATO DELLA BICICLETTA... MIGLIAIA DI CHILOMETRI L’ANNO PERCORSI CON GRANDE PASSIONE SPORTIVA SPESSO A SOSTEGNO DELLA FONDAZIONE PER LA RICERCA SULLA FIBROSI CISTICA

[email protected]

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Matteo Marzotto. Appartiene alla sesta generazione della fami-glia veneta Marzotto, che si occupa di lana dal 1836. Un mana-ger che ha lavorato per oltre 15 anni nelle aziende collegate agli interessi di famiglia. Dal 2003 al 2008 è stato prima Direttore Generale Operativo, poi Presidente di Valentino Spa. Dal 2008 al 2011 è stato Presidente e Commissario dell’Enit, l’Agenzia Nazionale del Tursimo. Dal 2013 è anche Presidente di Vicenza Fiere Spa. Siede inoltre in diversi consigli di amministrazione di importanti aziende italiane.

Ma è soprattutto una persona squisita. Un punto di vista, il nostro, che può facilmente essere condiviso da chiunque abbia avuto la

possibilità di conoscerlo: sinceramente cordiale, attento all’inter-locutore, devoto ad uno stile reso impeccabile dal dettaglio mai sopra le righe e da un sorriso onesto e veritiero.

Matteo Marzotto. Da sempre appassionato di sport praticato. Già nel 1986 era impegnato nel motocross. Nel 2010 ha preso parte al CIV, il Campionato Italiano Velocità, in sella ad una Kawasaki nella categoria Supersport. Alla guida di un’auto ha corso un Gran Prix di Monaco di Formula 3, ed ha partecipato a ben cinque edizione della Parigi-Dakar. Al suo attivo anche 13 edizioni della Vasaloppet di sci di fondo.

Ma oggi è soprattutto un ciclista, di granfondo ma anche di inizia-tive di sensibilizzazione sociale, sempre sui due pedali. Iniziamo proprio da qui allora, e dalla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica (FFC), una Onlus di cui Marzotto figura tra i fondatori, nel 1997. Con la divisa della Fondazione, ha formato un vero e pro-prio gruppo di amici che si dedica a portare il messaggio in favore della ricerca, in Italia ed all’estero. Perché?

«Perché è la malattia genetica più diffusa. In Italia, ma anche in Australia, o negli Stati Uniti, e comunque in tutti i paesi a mag-gioranza di popolazione caucasica. E perché, di fibrosi cistica, ho perso una sorella, nel 1989. Quando è venuta a mancare Annalisa, l’aspettativa di vita di una persona affetta da fibrosi ci-stica era di 18 anni, oggi è di oltre 40. Ad oggi resta una malattia

Tempo di

lettura11 min

Matteo Marzotto

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non curabile, ma il dato precedente significa che la ricerca sta facendo, e bene, il proprio lavoro.»

Bici, ricerca, solidarietà. Nel 2014 il Romagna Challenge, circuito di 7 prove, ha devoluto un euro per iscritto proprio alla Fondazio-ne. Come è possibile inquadrare questo legame che si è creato tra Romagna e Fondazione?«La considero una evoluzione na-turale della mia vita. Una parte del-la mia famiglia vive a Ravenna, e quando correvo in moto mi trovavo spesso a Misano. In più, quando penso ad un territorio che funziona, che lavora, che è divertente, penso alla Romagna. E poi in Romagna ho grandi amici, come Davide Cassani e Iader Fabbri. Così è normale che potesse nascere un collegamento con il Romagna Challenge. È stata una bella esperienza, speriamo si possa portare avanti con qualche idea in più. Ho fatto diverse corse del circuito, più molte altre uscite infrasettimanali con i tanti amici del territorio.»

Torniamo alla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica. Con le maglie biancorosse che ne porta-no il logo, insieme al Ct Cassani, il nustrizonista Fabbri e l’ex pro Max Lelli, siete reduci dal Croco-dile Trophy, oltre mille chilometri in MTB, in Australia tra foreste e deserti.«Non avevo esperienza in MTB, ed è stata anche per me una avven-tura nuova, comunque divertente. Come sempre, si tratta di situazioni che servono per provare noi stessi, ed anche per raccontare che la lotta alla fibrosi cistica non deve cono-scere confini.»

In questa direzione, non è la prima sfida in bicicletta che avete organizzato. Dove al-tro avete portato il messag-gio della Fondazione?«Abbiamo unito la nostra missione contro la malattia genetica più diffusa alla bici, scoprendo, e non era diffici-le immaginarlo, che la bici è un linguaggio assolutamen-te trasversale. A parte Iader Fabbri, siamo quasi tutti dei cinquantenni, e di mestiere facciamo altro. Ma le nostre uscite in bici per l’Italia ci fanno sempre riconosce-re quanto questo territorio sia ricchissimo di amore ed affetto, un vero trionfo di tutto quanto rende l’Italia il bel paese di cui vado orgo-glioso. Nel 2012 abbiamo fatto la Milano-Roma. Nel 2013 abbiamo percorso il sud Italia, una straordinaria fucina di affetto e vicinanza. Nel 2014, prima ci siamo in-vece misurati nel Giro della Sardegna. Insieme a Cas-sani, Fabbri, Lelli e Fabrizio Macchi, ed al sottoscritto, anche un minicircus, ma so-prattutto tanti amici che pe-dalano con noi, anche solo per qualche chilometro.»

Su questo Rizzoli ha pub-blicato “Bike Tour – Peda-lando per la ricerca”. Un diario di viaggio che rac-conta, attraverso le imma-gini, come un gruppo di amici ha pedalato per mi-gliaia di chilometri e molte regioni d’Italia per sensibi-lizzare l’opinione pubblica nell’impegno della raccolta di fondi e la diffusione della consapevolezza nei con-fronti della fibrosi cistica. Tutto il ricavato realizzato dalle vendite del volume sarà devoluto interamente alla FFC. Naturale chiedere lumi su progetti futuri. E nel 2015, quale potrebbe esse-re il percorso?«Diciamo che si potrebbe pensare di andare a com-pletare l’Italia con un pas-saggio tipo nord est-nord ovest. Vedremo.»

Torniamo alla FFC; una or-ganizzazione strutturata, complessa, riconosciuta. fo

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Quali risultati ha ot-tenuto fino ad oggi?«Abbiamo formato 120 gruppi di sostegno su tutto il territorio italia-no. Ci avvantaggiamo di eccellenti partner, che sono anche ami-ci, per sviluppare la raccolta fondi, che ci ha permesso di rag-giungere la cifra di 20 milioni di euro raccol-ti. Di questi, quasi 18 sono già stati investiti, anche in 260 progetti di ricerca, selezionati e finanziati, più 4 servizi alla ricerca. Lavoria-mo con un comitato scientifico di altissimo livello, operativamente grazie ad un network di 550 ricercatori italiani.»

Sul termine “italiani” cogliamo una malcelata sottolineatura…«I ricercatori italiani sulla genetica sono tra i migliori del mondo. In Italia ci sono e ci rimangono straordinari attori nella ricerca. Che rimangono nel nostro paese o vi tornano, sfatando la cosiddetta fuga di cervelli, per sviluppare una via italiana della ricerca. Basti pensare che nel 1993 è arrivata una legge in Italia che impone alle regioni di avere almeno un centro di riferimento per assistere i malati. La nostra FFC è stata riconosciuta dal MIUR come Ente Promotore dell’attività di ricerca scientifica per la fibrosi cistica.»

Che valore ha questo riconoscimento? Cosa significa per l’attività della Fondazione?«Per risolvere il problema esiste una via italiana, di cui sono un con-vinto assertore; una via abbastanza unica, che non ha eguali nel

mondo. È grazie alla ricerca che siamo stati in grado di definire al-cuni punti importanti. Ad esempio si è riusciti ad individuare il gene mutato; oggi se ne conoscono circa 2mila diverse mutazioni. Ora è anche possibile effettuare uno screening preconcezionale, utile anche perché a volte due genitori, portatori sani inconsapevoli, ge-nerano al 25% un bambino sano, al 50% un portatore sano, nel restante 25% dei casi purtroppo un bambino malato. Percentuali pesanti, che vanno prima conosciute poi combattute.»

Una malattia genetica così diffusa vale senza dubbio lo sfor-zo di migliaia di chilometri, che siano sulle colline romagnole, in Sicilia, a Milano od in Australia, tra strada e ruote grasse. A giudicare anche da quanto raccolto, sembra che il singolo cittadino risponda egregiamente.

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Da sx: Davide Cassani, Matteo Marzotto, Max Lelli e Iader Fabbri, protagonisti di vita e per una nobile causa presenti al Crocodile Trophy.

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«La Fondazione cerca tutti i modi possibili per sensibi-lizzare, per raccogliere e poi impiegare bene le risorse. In questi anni di guerra, qualcuno la chiama crisi ma per me è un termine non attuale, siamo sempre cresciuti, di poco ma raccogliendo sempre qualcosa in più ogni anno. Questo perché quando proponi in modo chiaro una buo-na causa, l’italiano la accoglie con la generosità che lo contraddistingue.»

In questa conversazione la cordialità ed il savoir-faire han-no fatto da cornice al delicato tema della malattia. Nulla è stato stonato; si può parlare di FFC, biciclette, Romagna Challenge, Australia e ricerca, con la stessa, identica pas-sione. Quella che Matteo Marzotto mette alla base di ogni sua operazione, che sia dietro una importante scrivania piuttosto che su sella e pedali di una bici.

foto ALFONSO CATALANO/SGP ITALIA

foto ALFONSO CATALANO/SGP ITALIA

Il gruppo dei biker in volata con la luna piena

«Attraverso lo sport si può comunicare in maniera molto efficace…»

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ACSI, UN 2014 DI SODDISFAZIONI, ED UN 2015 ANCORA MIGLIORE

L’AVVOCATO BORGNA CHIUDE L’ANNO DI ACSI CICLISMO CON “PEDALANDO COI CAMPIONI”

a cura della REDAZIONE

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Il 2014 di ACSI è un’annata da ricordare. Come per il buon vino dopo un’estate col clima giusto, come per il medagliere di un atleta in una stagione ben preparata e senza intoppi. Numerose manifestazioni organiz-zate, e tutte con successo, eventi di grande appeal, come il Festival della Salute di Via-reggio dei primi di ottobre, ed anche la giu-sta attenzione agli eventi del prossimo anno, da aumentare ancora, in quantità e qualità.

Per chiudere la propria lunga, ricca sta-gione, ACSI Ciclismo si è invece affidata ad una location perfetta, il lago di Endine, nella Val Cavallina, in provincia di Berga-mo. Scegliendo soprattutto una bella ma-nifestazione a scopo benefico. Organizzata dalla UC Casazza, l’edizione numero nove di “Pedalando coi Campioni” si è rivelata l’ennesimo successo. 97 ex professionisti e 337 amatori, per un totale di 101 squadre al via di una cronometro che si è sviluppata sui 17 chilometri attorno al lago. La formu-la (“la società suggerisce ai partecipanti di non utilizzare la bici da crono visto lo scopo dell’evento”) ha fatto da splendida cornice al numero veramente elevato di campioni presenti. Tutti a disposizione dell’AIPD di Bergamo, l’Associazione Italiana persone Down a cui è stato devoluto l’intero incasso. Da Mario Kummer, ex oro olimpico a Seul 1988 a Giancarlo Perini, gregario tra l’altro del Bugno campione del mondo nel 1991, da Alessandro Vanotti, uomo di fiducia della maglia gialla Vincenzo Nibali al pistard Ro-berto Chiappa, 49 titoli in bacheca per lui, dall’incredibile Maria Canins al canoista an-che lui oro olimpico Antonio Rossi. E tanti, tanti altri ancora, a sugellare un finale di un 2014 che ha visto ACSI Ciclismo in costan-te, vertiginosa crescita.

Alla manifestazione lombarda era natural-mente presente anche l’Avvocato Emiliano Borgna, responsabile nazionale ACSI Cicli-smo, che ha colto l’occasione per scattare una fotografia della stagione. «ACSI Cicli-smo continua a migliorare i propri numeri, fornendo allo stesso tempo servizi adeguati ai nostri desideri ed alle attese dei tesserati. Questo – ha specificato Borgna – è causa ed effetto del fatto che registriamo un nume-ro sempre maggiore di Società che vogliono

organizzare con ACSI Ciclismo le proprie manifestazioni, da Reggio Calabria ad Asia-go. Per questo vogliamo accreditare servizi e capacità, quello che sappiamo fare bene».

Prosegue Borgna: «I valori che ci guidano sono quelli della salute, del benessere, del-lo stare bene insieme, di vivere la bici come un momento di aggregazione. Con questo stesso spirito a metà gennaio organizzere-mo il Campionato Italiano ed Europeo di Ciclocross. E con questa volontà, di con-tinuare a crescere anche nel 2015, stiamo

selezionando nuovi partner per mettere a disposizioni dei nostri tesserati benefit e convenzioni».

In ultimo, il prossimo, significativo appunta-mento, domenica 14 dicembre a Riccione. «Un momento di festa, ormai tradizionale, l’occasione giusta – conferma il responsabi-le nazionale ACSI Ciclismo – per consegna-re i riconoscimenti del 2014 e presentare la nuova stagione 2015; che sarà ancora una volta lunga e ricca di appuntamenti affasci-nanti in tutta Italia».

L’Avvocato Emiliano Borgna con Antonino Viti, presidente Nazionale ACSI

Una parte del villaggio ACSI al Festival della Salute di Viareggio

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IL MITO DI CHARLY GAUL RIVIVE PER IL DECIMO ANNOa cura di NEWSPOWER [email protected]

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La Leggendaria Charly Gaul corre veloce verso l’edizione del decennale. La stagio-ne delle due ruote si è oramai conclusa, ma tutti i grandi eventi in questo periodo ri-accendono i motori in vista della prossima annata e a luglio 2015 la nota granfondo trentina spegnerà 10 candeline. Dal 17 al 19 luglio prossimi, infatti, “La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone” salte-rà nuovamente in sella, con il tradizionale doppio appuntamento della prova a cro-nometro il venerdì seguita da quella in linea la domenica. La gara si è affermata in bre-ve tempo come una delle più apprezzate del panorama granfondistico italiano, ma anche internazionale in quanto unica tappa italiana dell’UCI World Cycling Tour, la serie che dà l’accesso ai Campionati del Mondo Amatori e Master e che nel 2015 transiterà anche per Australia, Sud Africa, Stati Uniti, Brasile, Danimarca, Belgio, Austria, Gre-cia, Slovenia e Francia. La crescita nei numeri è sempre stata accompagnata da un miglioramento dei servizi e delle iniziative di contorno che gli organizzatori dell’ApT Trento, Monte Bon-done, Valle dei Laghi e dell’ASD Charly Gaul Internazionale mettono a disposizio-

ne degli appassionati. Fin da ora è possi-bile consultare e prenotare pacchetti va-canza che a partire da 119 € (per 2 notti) permettono di scoprire le innumerevoli at-trattive storiche, culturali e naturali offerte dalla Città del Concilio e dai suoi dintorni durante la bella stagione. L’estate a Trento propone una “montagna” di opportunità, sport, benessere e relax im-mersi nella natura della sua… montagna per l’appunto, il Monte Bondone. Dalle sempli-ci escursioni a piedi con trekking rilassanti e salutari, ai percorsi ciclabili e sentieri tra scenari che corrono tra le Alpi e il Lago di Garda. Le idee vacanza non mancano e le strutture pronte ad accogliervi sono di ogni genere e per ogni tipologia di utente,

IL BONDONE ASPETTA ANCORA UNA VOLTA GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE E LE LORO FAMIGLIE. IN TRENTINO GARA MOZZAFIATO E SCENARIO SPETTACOLARE: QUANDO BICI E VACANZA VANNO A BRACCETTO

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La partenza della Granfondo La Leggendaria Charly Gaul 2014

Gli atleti appena partiti da Piazza Duomo (Trento) ne La Leggendaria Charly Gaul 2014

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da chi ama la buona cucina abbinata all’at-tività sportiva, a chi ha bisogno solamente dell’essenziale per essere a proprio agio, fino a chi non può fare a meno di una zona wellness con ogni confort per una coccola con la “C” maiuscola. La Valle dei Laghi è anch’essa sede de “La Leggendaria Charly Gaul 2015”. Con i suoi incantevoli laghetti, i borghi medievali e gli affascinanti castelli e palazzi è un paradiso da vivere nella bella stagione e, come per il Monte Bondone, anche in questo caso alcune proposte soggiorno per il prossimo luglio sono già visionabili sul sito ufficiale dell’azienda turistica www.discovertren-to.it. Perché in fin dei conti la… “scusa” dell’evento sportivo dedicato al mito Gaul è perfetta per ritagliarsi alcune giornate dove lo sport si sposa al divertimento inteso in senso molto vasto, con la città di Trento che a questo proposi-to è foriera di cultura, svago, musica e storia. Dai musei – MUSE e Castello del Buoncon-siglio in testa – alle mo-stre, ai concerti ed alle-stimenti periodici, dalla città sotterranea ai par-chi urbani fino all’im-ponente Duomo, con la scenografica piazza dominata dalla fontana del Nettuno, sede dello start anche per la pros-sima edizione della “GF

Charly Gaul”. Come detto, sul sito www.di-scovertrento.it ci sono fin da ora parecchie anticipazioni sull’estate 2015 tra Trento, il Monte Bondone e la Valle dei Laghi e se vi stuzzica l’idea di mercatini di Natale abbi-nati ad una sciata e all’ottima cucina trenti-na, ecco che per questa stagione invernale ce n’è davvero per tutti i gusti.Tornando alla 10a edizione della granfondo della prossima estate, fino al 31 dicembre di quest’anno è aperta una finestra d’i-scrizione alla vantaggiosa cifra di 50 Euro comprensivi di ricco pacco gara e gadget celebrativo dei dieci anni 2006-2015. Se invece si intende prendere parte a crono-metro e granfondo, il “Pacchetto Combi-nata” costa 80 Euro. Per quanto riguarda i percorsi della “GF

Charly Gaul 2015” si correrà lungo i me-desimi tracciati di quest’anno, che tanti commenti positivi hanno ricevuto dai pro-tagonisti in sella e dagli addetti ai lavori. Il granfondo misura 141 km e 4000 metri di dislivello, mentre il mediofondo propone metà dislivello con 57 km di piacere in sel-la e soprattutto lungo quella sensazionale Salita Charly Gaul che tornante dopo tor-nante traghetta fino alla finish line di Vason, a 1650 metri sul Monte Bondone.Il sito ufficiale www.laleggendaria-charlygaul.it è il riferimento per tutte le novità nei mesi a venire e per rimanere costantemente aggiornati ci sono anche il canale YouTube e la pagina Facebook del-la manifestazione oltre a #laleggendaria10 sulle varie piattaforme social.

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RUOTE ROVENTI

IL GINOCCHIO NEL CICLISTA

a cura di ROBERTO SGALLA

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L’articolazione del ginocchio è sicuramente quella che subisce le maggiori sollecitazioni nel gesto atletico del ciclista.La buona funzionalità del ginocchio è garantita da muscoli e ten-dini. Il ginocchio è formato da due articolazioni tra tibia e femore e tra femore e rotula. Tra femore e tibia le membrane meniscali hanno funzione di favorire lo scorrimento tra le due ossa. Il ginoc-chio viene mosso dai muscoli estensori della coscia (quadricipite femorale che con i suoi quattro capi si unisce al tendine rotuleo) e da quelli flessori (femorale, semitendinoso e semimembranoso nella sezione posteriore).Nel ginocchio sono presenti anche strutture legamentose che danno stabilità all’articolazione: sono i due legamenti crociati an-teriore e posteriore ed i due legamenti collaterali, mediale e late-rale. In particolare il legamento crociato anteriore costituisce lo stabilizzatore statico del ginocchio, opponendosi ai movimenti di dislocazione anteriore dello stesso alla sua iperestensione e rota-zione interna.Le patologie a carico dell’apparato osteo-muscolo-tendineo del ginocchio, per le diverse cause che possono provocarle, che pos-sono essere legate sia la gesto atletico che alla tipologia di allena-mento che alle caratteristiche dell’attrezzo di gara, sono definite in medicina dello sport tecnopatie.Nel ciclista i disturbi a carico del ginocchio sono principalmente relativi al tendine rotuleo e del quadricipite femorale in quanto costituiscono le prime strutture sovraccaricate nel gesto della pedalata.La distrazione dei legamenti del ginocchio, soprattutto del lega-mento crociato anteriore, può essere conseguente quando l’uso di pedali fermapiede non idonei provoca difficoltà nel tentativo di liberare il piede a seguito di una caduta dalla bici.Quali possono essere le conseguenze di una lesione del legamen-to crociato anteriore?

Angela EmanueleDirigente Medico della Polizia di Stato

IL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE: IMPARIAMO A CONOSCERLOLa lesione del lega-mento crociato an-teriore (LCA) è uno degli infortuni spor-tivi più frequenti. Studi epidemiologi-ci hanno dimostrato come 1 individuo su 3000 ogni anno va incontro a rottura dello stesso. Colpi-sce prevalentemente soggetti sportivi o comunque giovani attivi con lunghe aspettative lavorative e sportive.Il LCA (fig.1) è il principale (85%) stabilizzatore statico articolare del ginocchio; si oppone alla traslazione anteriore della tibia sul femore e gioca un ruolo cruciale nel contrastare la rotazione e lo stress in valgo. L’integrità del legamento crociato anteriore è parti-colarmente importante in soggetti sportivi e in atleti che necessiti-no una stabilità articolare per eseguire al meglio la pratica sportiva come effettuare una corsa con cambi di direzione, riatterrare da salti e calciare. Nonostante alcuni pazienti più sedentari riescano a vivere tranquillamente con un ginocchio privo del LCA, la mag-gior parte di essi accusa fastidi ed episodi recidivanti di instabilità. Inoltre, tale riduzione della funzionalità del ginocchio associata a continui cedimenti articolari, aumenta il rischio di ulteriori lesio-ni alle restanti strutture capsulo-legamentose del ginocchio quali menischi e cartilagini articolari. Tutto ciò a lungo termine comporta una evoluzione pre-artrosica o artrosica a carico di una articola-zione del ginocchio di un paziente ancora relativamente giovane. I meccanismi traumatici che possono causare la lesione del LCA

sono:• Valgo Rotazione Esterna (fig. 2), il più frequente• Varo Rotazione Interna (fig. 2)• Iperestensione • Iperflessione • Traumi Diretti A – P

La diagnosi di rottura del LCA è prevalentemente clinica, e si basa sulla descrizione che il paziente fa del trauma iniziale e sull’esecuzione di alcuni test specifici da parte del medico specialista. Esami radiografici e RMN del ginocchio rappresenta-no solo un corollario e sono più che altro utili a rilevare eventuali danni associati sia meniscali che capsulari o l’interessamento di altre strutture legamentose.

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Non tutte le lesioni del LCA causano lo stesso grado di instabilità articolare e quindi lo stesso grado di disfunzione. Accanto a casi in cui l’instabilità residua si può manifestare anche in banali movi-menti, vi sono casi in cui essa si manifesta solo nelle sollecitazioni rotatorie estreme ed altri in cui il ginocchio può mantenersi stabile anche nello sport. Per questo è essenziale che il medico valuti correttamente il grado dell’instabilità articolare per poter scegliere se sia sufficiente un trattamento conservativo (fisiocinesiterapia) o chirurgico. Il trattamento conservativo è indicato in casi di mode-sta instabilità ed in pazienti non dediti ad attività sportive a rischio, mentre in caso di instabilità gravi ed in pazienti sportivi è senz’altro consigliabile un intervento chirurgico. Per quanto riguarda la ricostruzione del LCA, oggi eseguita con tecnica artroscopicamente assistita, possono essere utilizzate va-rie tecniche e vari tipi di trapianto: autologo (tendini prelevati dallo stesso paziente), omologo (tendini umani prelevati da cadavere), sintetico (protesi legamentose artificiali). Il trapianto autologo, il più utilizzato, ha il vantaggio di una maggiore vitalità e resistenza ma lo svantaggio di richiedere l’asportazione di una parte di uno o più tendini causando quindi un danno (anche se modesto) nella sede del prelievo con maggiore impatto chirurgico sul ginocchio (morbi-dità). I legamenti da cadavere, oltre al rischio seppur remoto di tra-smissione di malattie infettive dal donatore, sono ovviamente meno vitali e resistenti oltre a richiedere tempi più lunghi di incorporazione nel ginocchio del ricevente. I legamenti sintetici non avendo la ca-pacità di rinnovarsi sono soggetti a maggiori rischi di rottura. La scelta del tendine autologo da prelevare dal paziente per la ricostruzione del LCA è oggi prevalentemente ristretta al terzo centrale del tendine rotuleo e ai tendini semitendinoso e gracile raddoppiati. Ognuna delle due metodiche possiede vantaggi e svantaggi. Noi da oltre 30 anni abbiamo sempre dato la preferen-za alla tecnica DGST per la minore invasività del prelievo, i minori danni sul tendine rotuleo (unico tendine estensore del ginocchio) e per le minori complicanze sia nella fase post operatoria di rie-ducazione funzionale che a distanza con una minore incidenza di degenerazione artrosica del ginocchio. In casi di instabilità arti-colari particolarmente gravi o in pazienti sportivi di alto livello alla ricostruzione del LCA associamo un rinforzo capsulare sul com-partimento esterno del ginocchio che garantisce una maggiore stabilità articolare post operatoria con minimo rischio di rerottura. Una volta ricostruito il LCA, i principali protagonisti diventano il paziente ed il suo fisioterapista. Solo con una buona riabilitazione è possibile ottimizzare i tempi di recupero e cancellare i piccoli fastidi legati all’intervento. Solitamente viene stimato il completo recupero tra i 4 ed i 6 mesi.

Per raggiungere un buon risultato è necessario un gioco a tre. Il chirurgo sicuramente ha un ruolo fondamentale dovendo dare una corretta indicazione chirurgica. Il ruolo centrale spetta però al paziente, in quanto è solo lui a poter “gestire” la sua riabilitazione assieme al suo fisioterapista.

Fabio Conteducachirurgo ortopedico

ricercatore – Università La Sapienza di RomaFacoltà di Medicina e Psicologia

Daniele Mazzafellow – Università La Sapienza di Roma

Facoltà di Medicina e Psicologia

Fig. 1: Anatomia del LCA

Fig. 2

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foto BETTINIPHOTO

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CAMPIONATI EUROPEI SU PISTA GUADELOUPE 2014

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NICOLÒ BONGIORNO

VIVO LA CITTÀ IN ECO BIKE

a cura di ROBERTO ZANETTI [email protected]

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Nicolò Bongiorno, regista e sceneggiato-re, figlio secondogenito dell’indimenticabi-le re del piccolo schermo Mike Bongiorno, ha scritto e diretto numerosi documentari, film e fiction per la televisione.Come il celebre Mike, che è una vera e propria icona del nostro Paese, anche Nicolò è un grande sportivo.

Condivido con lui la passione per la bici-cletta e, quando gli impegni di lavoro ce lo permettono, pedaliamo assieme sulle rive del lago Maggiore, dove Nicolò e la sua famiglia risiedono.È proprio ad Arona, a casa sua, che lo incontro e col quale scambio volentieri quattro chiacchiere.

Ciao Nicolò, conoscendoti come cicli-sta e amante della bici da corsa non riesco a immaginarti in sella a una eco-bike “spinta” dal motore elettrico. Che riscontri hai avuto pedalando su e giù per le colline di casa tua?«Mi ha impressionato la facilità e la leg-gerezza. Non avevo mai usato prima una

Nicolò Bongiorno in sella alla Urban UMB3 di Move Your Life con casco Urban di Kask

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bicicletta elettrica e per arrivare a casa mia devo affrontare del-le salite piuttosto impegnative. Effettivamente è davvero molto comodo poter usufruire di una spinta in più in certe circostanze!»

E in città, per esempio a Mila-no, dove hanno sede gli uffici della Fondazione Mike Bon-giorno che hai creato insieme alla tua famiglia, hai avuto modo di provarla? Se sì, mi dici le tue impressioni?«In città ho colto i vantaggi di un mezzo non inquinante, agile e leggero, che ti porta dapper-tutto senza costringerti a ‘su-dare’… Nel caso di un appun-tamento di lavoro per esempio, con una eco-bike ci si può ve-stire senza pensare di doversi cambiare a destinazione!»

Oltre alla bicicletta elettrica quali altri mezzi “ecologici” (scooter, moto, auto) ti piace-rebbe usare per i tuoi sposta-menti quotidiani nel traffico?«Sinceramente sono molto in-teressato alle automobili elet-triche… credo che oggigiorno trovare soluzioni per rispettare l’ambiente e muoversi in modo agile sia sempre più importante.»

Per studio e per lavoro hai gi-rato il mondo. New York, per esempio, dove hai frequenta-to la New York University e la New School, come si sta pre-parando a questo progetto di eco-sostenibilità globale? E di altre città, di altre nazioni dove sei stato, che cosa ci puoi raccontare?«Ho viaggiato molto all’estero per studio e per lavoro e mi sono reso conto che all’estero sono molto più avanti di noi in questo settore. I giovani sono molto più propensi a spostarsi in bicicletta o a piedi, e l’istinto è quello di muoversi ge-nerando il minor impatto ambientale. Co-munque mi sembra che anche le nuove generazioni di Italiani hanno capito che ormai non c’è altra soluzione che quella di ragionare in questo modo, a rischio di distruggere il nostro stesso pianeta!»

Nel cinema, che dopo la bicicletta è l’altra tua grande passione (ovviamen-te professionale), è mai stato affronta-to il tema della mobilità sostenibile? Se sì, in quale occasione?«Diversi registi e produttori hanno affron-tato il tema, magari non in maniera diret-ta ma con storie a sfondo ecologico… in Italia l’esempio più recente è ‘Benvenuti

al Nord’, e ultimamente anche a livello di marketing si parla di promozione di cine-ma ecosostenibile e si organizzano ras-segne con proiezioni e incontri…»

La Fondazione Mike Bongiorno, crea-ta da te e dalla tua famiglia, che ruolo potrebbe avere nel promuovere e in-centivare il cittadino per vivere in una realtà più ecologica a baso impatto ambientale?«La nostra fondazione ha un potenziale di comunicazione molto forte attraverso i rapporti con il mondo dello spettacolo e della televisione, e siccome sposiamo al 100% la filosofia della mobilità sostenibi-le, delle energie rinnovabili e del rispetto dell’ambiente, in futuro mi piacerebbe molto sviluppare progetti che vadano in questa direzione. L’obiettivo è quello di far capire alle persone che pensare e agire in modo ecologico è possibile… è una grande sfida, ma il risultato sicura-

mente accrescerebbe il nostro benesse-re e la nostra felicità!»

Abbiamo quasi terminato la nostra conversazione e mi sembra d’obbli-go citare anche il grande Mike, che da lassù ci saluta alla sua maniera: «Allegria!».Conoscendo bene tuo padre, come pensi che avrebbe visto o voluto un mondo più pulito, più sano, più ecologico?«Mike era un grande sportivo, che amava stare all’aria aperta, in montagna soprat-tutto ma anche al mare e in campagna appena poteva si immergeva nella natu-ra. Anche se mio padre apparteneva a una generazione in cui i problemi am-bientali non c’erano si era reso conto, soprattutto pensando al futuro di noi figli, che senza un cambiamento vero di abi-tudini la vita sul nostro pianeta non sa-rebbe più stata sostenibile.»

foto

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3232 CENTROCITTÀ

LO SCOPO PRINCIPALE DI UNA FOLDING BIKE È QUELLO DI ESSERE PRIMA DI TUTTO PRATICA E UTILE. UNA BICI DI QUESTO TIPO SI DEVE GUIDARE FACILMENTE, RIPIEGARE, TRASPORTARE E RIPORRE

CON IL MINIMO SFORZO; DEVE AGEVOLARE LA QUALITÀ DI VITA DELLE PERSONE, RENDERLA PIÙ FACILE E ACCOMPAGNARLE SERENAMENTE NELLE LORO PICCOLE ATTIVITÀ QUOTIDIANE

LA BICI TASCABILE

a cura di ROBERTO ZANETTI

Chi pensa che le biciclette pieghevoli siano la trovata dell’ultimo momento si sbaglia.La loro storia risale ai primi del “900” quan-do gli eserciti francesi e inglesi munirono i loro soldati (reparti di fanteria) con delle folding bike da 24 pollici per spostarsi agil-mente negli spazi ristretti delle trincee. Allo stesso modo nel corso della prima guerra mondiale anche l’esercito italiano armò, se così si può dire, i nostri bersaglieri che con delle piccole bici pieghevoli legate alla schiena si muovevano (con fucili anch’es-si pieghevoli) in velocità lungo la linea del fronte. Stessa sorte è toccata alcuni anni dopo ai paracadutisti britannici durante lo sbarco in Normandia che con robuste bi-ciclettine pieghevoli venivano paracadutati direttamente in prossimità delle postazioni nemiche.Per fortuna la folding bike che andiamo a presentare non è mai stata utilizzata per sco-pi bellici bensì, a mio parere, è il mezzo ideale per facilitare il trasporto urbano e non solo… Songtain, questo il suo nome, è una bici-cletta pieghevole con ruote in alluminio da 20 pollici che si compatta facilmente, da usare e da portare ovunque custodita nell’apposita sacca di nylon in dotazione: in macchina, sul treno, in autobus fino sul posto di lavoro e perché no, anche in barca o in aereo!Freewheeling si occuperà della distribu-zione e della vendita garantendo, con la professionalità che la contraddistingue, as-sistenza e garanzia sul prodotto su tutto il territorio nazionale.

Il Distributore per l’Italia:Freewheeling sncVia Barsanti, 1048124 Fornace Zarattini (RA)Tel. +39 0544 461525Fax +39 0544 462096E-mail: [email protected] site: www.freewheeling.it

Caratteristiche Tecniche

Telaio: Song Tain 20” Alloy 6061 Frame w/folding boxCambio: Shimano Right side: ASLR43R7A Grip shipfter 7-SPD INDEX SL-RS43 (TY)Forcella: Song Tain 20” Alloy Single Leg color: Anod. SilverManubrio: Song Tain ST-MTB3805 Alloy W: 600 mm Rise: 50 mm color: Anod. SilverAttacco: HL FOLDING STEM: AL-275-N-5 Ext: 39 mm *L: 360 mm Diam: 25.4 mm color: Barrel Sil.Reggisella: Song Tain Alloy Diam: 28 mm color: anod. SilverFreni: Song Tain Alloy silver V-BRAKE color: Anod. SilverRuote: Song Tain ALLOY 20” *14G *28H color: powder Black W/single WallCopertoni: Kenda K-78 20” X 1.75 BLACK W/REFLECTOR SIDESella: Foming FM-3166 A299 BLACKPedali: VP VP-113 FOLDING PEDAL 9/16” BORON AXLE RUBBER BK/GREY W/B.S REF.Sistema pieghevole: Song Tain Folding SystemDimensioni: 1470x380x1040 mmPeso: 12,00 kgColori: rosso – bianco – neroPrezzo: € 649,00 al pubblico, IVA inclusa

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ILARIA LOMBARDO

foto NEWSPOWER

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L

LA LUNGA VIA DELLE DOLOMITIa cura della REDAZIONE [email protected]

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Lunga Via delle Dolomiti, questo il nome della pista ciclabile che prende il via da Calalzo di Cadore e termina a Dobbiaco, in Val Pusteria. La sua caratteristica è di essere stata ricavata dal tracciato dalla vecchia ferrovia delle Dolomiti costruita du-rante la Prima Guerra Mondiale e dismessa nel 1964. Lungo il tracciato si possono an-cora vedere le originali stazioni ferroviarie, le gallerie ed i ponti una volta attraversati dal “Trenino delle Dolomiti” ed oggi a di-sposizione di pedoni e ciclisti. Lungo i 48 km la ciclabile permette di visitare tutti i pa-esi fra Calalzo e Cortina ammirando i pa-norami più suggestivi dell’arco dolomitico patrimonio UNESCO.

Il miglior punto di partenza è senza dub-bio la stazione di Calalzo di Cadore; a circa 800 metri di quota troviamo l’insediamento più antico del Cadore, Lagole. In breve si esce dall’abitato e subito la vista si allarga su di una spettacolare veduta delle Mar-marole. Si passa nei pressi di Pieve di Ca-

dore dove, nel 1477, nacque il pittore Ti-ziano Vecellio. Proseguendo verso Valle di Cadore, si entra nella valle del torrente Boi-te, dove si inizia a scorgere l’Antelao, una delle più eleganti montagne delle Dolomiti. La pista si sviluppa elevata dal fondoval-le attraversando boschi e piccole frazioni, dando così la possibilità di ammirare il pro-filo del monte Pelmo che ci accompagna verso Borca di Cadore e San Vito. Iniziano quindi a comparire le montagne ampez-zane introdotte dalla Croda da Lago con il massiccio delle Tofane. In breve si giunge a Dogana Vecchia, storico posto di frontiera fra il regno d’Italia e l’impero asburgico; qui la pista abbandona il vecchio tracciato fer-roviario per scendere tra i boschi di questo tratto selvaggio e solitario del fondovalle che termina a Campo di Sotto. Si torna di nuovo a pedalare sul vecchio tracciato fer-roviario, per giungere al piazzale della sta-zione tra i prati e le case di Cortina d’Am-pezzo. La pista qui si inoltra nei radi boschi dei ghiaioni ai piedi del Pomagagnon dove,

nei pressi di Fiames, inizia il tratto sterrato, il più alpestre e solitario del percorso. Si rag-giunge quindi il valico di Cimabanche per entrare nell’Alto Adige costeggiando il lago di Landro da dove si vede il monte Cristallo e, più a destra, appaiono maestose anche le Tre Cime di Lavaredo. Si prosegue fino a Dobbiaco attraversando l’omonimo lago per entrare poi in Val Pusteria, luogo d’arri-vo di questo straordinario percorso.La Lunga Via delle Dolomiti è percorribile anche in compagnia dell’Applicazione Ci-clabileDolomiti. Disponibile gratuitamente, sia per dispositivi iOS che Android, fornisce tutte le informazioni sulle bellezze architet-toniche, le tradizioni ed i sapori di questi luoghi. Inoltre è possibile trovarci report, informazioni sul percorso, descrizioni det-tagliate, mappe e cartine, dislivelli e distan-ze, servizi, links, forum e molto altro. L’ap-plicazione si può scaricare gratuitamente collegandosi al sito www.ciclabiledolomiti.com, un’iniziativa promozionale a cura del network NuovoCadore.

foto DIEGO GASPARI BANDION

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KTM-BIKES.ATdesi

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REVElATORPRESTIGE Di2

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GEARS2 ×11

REVELATOR PRESTIGEL a nuova Revela tor Pres t ige of fre per for mances d i a l t is s i m o l i ve l l o gra z ie a l pe s o d i s o l i 6, 7 k g. L a Revelator Prest ige è composta dal telaio top di gamma e dagl i element i Ri tchey WCS come i l reggisel la, la ser ie sterzo e i l manubr io. L’al lest imento con i l gruppo Dura Ace Di2 e con le r uo te Mavic Cosmic Car bon, ot t imiz zano le pres tazioni di al to l ivel lo.

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a cura di PAOLO MEI

PROTAGONISTI

[email protected]

Tempo di

lettura20 min

LA SINGOLARE STORIA DI QUESTO CORRIDORE ITALIANO NATO A ROVERETO NEL 1987, LA VOGLIAMO RACCONTARE IN ANTEPRIMA SULLE PAGINE DI INBICI. CESARE BENEDETTI HA UN PASSATO DI OTTIMO LIVELLO TRA GLI UNDER 23, NELLA CUI CATEGORIA HA SFIORATO IL SUCCESSO AL GIRO BABY. FORTE IN SALITA, NON TEME IL VENTO IN FACCIA. SPESSO IN FUGA, ANCHE DA LONTANO, CESARE HA SCELTO DI CRESCERE PROFESSIONALMENTE IN GERMANIA, NEL TEAM NETAPP, SQUADRA CON LA QUALE HA PARTECIPATO ALLA GARA PIÙ IMPORTANTE PER UN CICLISTA ITALIANO: IL GIRO D’ITALIA

Buongiorno Cesare. Partire con la classica domanda a volte può essere noioso, ma nel suo caso, trattandosi quasi di un aneddoto curioso e singolare, siamo co-stretti a chiederglielo: come e quando ha iniziato a correre?«Buongiorno a voi. Ho comincia-to ad avvicinarmi alle due ruote nel 1999. Mio padre negli anni prece-denti mi aveva già domandato se volessi provare ad andare in bici perché c’era un mio compaesano, Thomas Bertolini, che già correva. Però non volevo saperne, amavo il pallone con la stessa passione con la quale ora amo la bici. Poi un gior-no ho deciso di andare a vedere la partenza di una tappa del Giro d’Ita-lia. In quel periodo la figlia della mia baby-sitter lavorava per l’Estathé nella carovana del Giro, e mi procu-rò il pass per il villaggio di partenza. Il destino vuole che la tappa che andai a vedere fosse quella di Madonna di Campiglio quel 5 giugno che noi tutti co-nosciamo. All’epoca non diedi molta im-portanza allo stop

di Marco Pantani, ero ancora abbastanza estraneo al mondo del ciclismo tanto che la cosa non mi toccò più di tanto.

Mi piacque l’atmosfera e mi piacquero i corridori al villaggio di partenza, rimasi sicuramente

colpito. Fu così che un paio di mesi più tardi andai ad iscrivermi in una delle so-cietà ciclistiche vicine a casa, la Ciclistica

Dro. Ritirai la bici il martedì sera, la provai il mercoledì e il venerdì ed il sabato andai a fare

la prima corsa. Me lo ricordo benissimo, era a Pomarolo, da me in Trentino, feci

tutta la corsa con lo stesso rappor-to perché non ero pratico e avevo paura di sbagliare con le leve del cambio sul telaio. Una fatica male-detta ma non mi ritirai a differenza di altri che correvano già da tan-to e riuscii a terminare la corsa. E sapete chi vinse quel giorno?

CESARE BENEDETTIIL TRENTINO DI GERMANIA

Benedetti in fuga nella 6a tappa della Tirreno Adriatico 2014

Cesare Benedetti in azione nella Crono della Tirreno Adriatico 2013

foto BETTINIPHOTO

foto BETTINIPHOTO

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Il mio coetaneo e corregionale Daniel Oss, ora in BMC (fresco cam-pione del mondo nella cronometro a squadre di Ponferrada, ndr).»

A giudicare dal suo curriculum sportivo, emergono ottimi risul-tati da Under 23; ad esempio lei fu leader per quattro giorni del Giro d’Italia Baby. Poi un breve periodo da stagista alla Liqui-gas, ma l’“amore” reciproco non sbocciò. Vuole raccontarci questo periodo? «Sono passato dilettante nel 2006 nel GS Gavardo Tecmor di Bre-scia, dove sono rimasto tre anni. Il primo anno da Under 23 non è stato facile, ma una volta finita la scuola mi sono dedicato anima e corpo alla bici. Nel 2007 sono arrivati i primi risultati ed a fine stagione la prima vittoria a Stallavena (VR). Anche il 2008 è partito bene con una vittoria a Collecchio (PR) e diversi risultati. Devo dire che sono uno che ha sempre vinto poco ma sono sempre sta-to costante per tutto il corso della stagione, ero sempre lì davanti insomma. Nel 2009 ho cambiato casacca per difendere i colori dell’UC Ber-gamasca De Nardi. Una prima parte di stagione non troppo brillan-te con il solo secondo posto al Trofeo Piva come risultato di spicco. Poi al primo Giro d’Italia dilettanti organizzato come Giro Bio tutto è andato per il verso giusto, ho preso le fughe giuste, ho preso morale e forza e sono stato in maglia di leader per quattro giorni. Maglia conquistata ad Asiago e persa sul Carpegna, in Romagna. Alla fine conclusi solo sesto in quel giro ma conquistai la classifi-ca finale della maglia etica sponsorizzata dalla fondazione Bartali. Il Giro Bio fu un bel trampolino di lancio che mi mise in evidenza e fu così che nacque un contatto con la formazione della Liquigas per uno stage. Esordii a Carnago in agosto per poi fare Camaiore, Coppa Agostoni, Melinda e Beghelli. Non sbocciò nessun amo-re, ma logicamente ognuno fa le sue scelte, per scelta mia ovvio avrei firmato subito, ma Amadio decise di prendere qualcun altro e, se col senno di poi devo essere obiettivo e posso dire che scelse qualcuno con più motore di me, non ho nulla da recriminare. Sono comunque contento dell’esperienza che feci in Liquigas e metto in pratica tutt’ora qualche consiglio che imparai in quel periodo. Per

un ragazzo di 22 anni che sogna di fare il professionista, il solo fatto di trovarsi a tavola con gente come Pellizzotti, Basso e altri corridori di quel calibro fu sicuramente molto emozionante.»

Poi, nel 2010, la chiamata di questa nuova formazione tedesca (all’epoca continental, ndr) chiamata NetApp. Un team quasi sconosciuto in Italia, e lei unico italiano in squadra. Come fu l’impatto con questa cultura diversa e per quale motivo arrivò la chiamata di questo team?«Quando venni a sapere che in Liquigas non mi avrebbero preso era già un po’ troppo tardi per trovare una sistemazione allo stesso livello. Avrei potuto restare dilettante oppure afferrare l’opportunità del Team NetApp con cui mi misi in contatto grazie ad uno dei miei direttori sportivi di allora, Oscar Pelliccioli. Di stampo tedesco, que-sta formazione stava allestendo una rosa internazionale che rispec-chiasse un po’ la filosofia dello sponsor che ha uffici ed interessi in tutto il mondo. La squadra era una Continental appunto, quindi non superiore, per organizzazione, a molte squadre dilettantistiche ita-liane. Mi offriva però l’opportunità di un calendario vario in giro per l’Europa e anche diverse corse di classe 1.1 e 2.1 come la Vuelta a Murcia o il Giro del Trentino. L’ambientamento non è stato facile in quanto per questioni logistiche e di budget andai ad abitare vicino al magazzino della squadra in Belgio, nella zona di Aquisgrana. Il clima e la morfologia della zona non hanno sicuramente influito positiva-mente né sui miei allenamenti né sulla mia forma psicologica (quan-te volte quell’anno ho pensato “ma chi me lo fa fare”!) però ho tenu-to duro guadagnandomi un contratto anche per il 2011, anno in cui la formazione fece il salto di categoria approdando tra le Professio-nal e con un calendario e un’organizzazione già più interessante.»

Oltre tutto, nel 2010, lei vinse anche una corsa, il GP Plom-bières, che ad oggi rimane la sua unica vittoria tra i professio-nisti. Un ricordo di quel giorno?«Sì, è vero vinsi una corsa quell’anno ma non possiamo considerarla come una mia vittoria tra i professionisti. In Belgio oltre alle corse ufficiali di categoria UCI in cui prendono parte le migliori formazioni,

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Sul podio della Settimana Internazionale Coppi e Bartali 2012

foto BETTINIPHOTO

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ci sono anche delle kermesse che si svolgono solitamente durante la settimana. Ecco vinsi una di quelle corse lì. Abitando in Belgio usavamo diverse di quelle corse come allenamento.»

Solitamente i corridori italiani, passano professionisti in squa-dre italiane. Lei consiglierebbe il suo particolare percorso ai giovani ? «Sì, solitamente da noi passano in squadre italiane. Il problema è che ultimamente in Italia stanno sparendo tutte le squadre a livello professionistico e per un movimento di dilettanti impor-tante come il nostro, che raccoglie tantissimi corridori e di-versi talenti, non c’è più uno sbocco. Ad ogni modo passare in una squadra estera rappresenta sicuramente un arricchi-mento ciclistico e culturale. Si ha la possibilità di allenarsi con metodi di preparazione diversi, di filosofia ciclistica diversa. Naturalmente, anche la cultura è diversa. In questa squadra abbiamo sempre avuto almeno una decina di nazionalità dif-ferenti e questo la dice lunga su quelle che possono essere culture, abitudini e modi di vivere che si mescolano.»

Domanda tecnica: che caratteristiche ha Cesare Benedetti?

«Sulle cartoline della squadra sono definito un ‘all-rounder’ cioè un corridore completo. Sta poi all’appassionato stabilire

se e perché vado forte dappertutto o perché vado piano su ogni terreno! A parte gli scherzi, in salita non riesco più ad andare come andavo da dilettante, le cose sono cambiate e nel mondo dei prof c’è il meglio del meglio, e logicamente la qualità si alza ed insieme ad essa anche il passo in salita. Nelle salite lunghe non posso più pensare di scollinare davanti. Vado benino nelle cor-se ondulate, con strappi impegnativi ma brevi, qualcosa tipo Amstel per intenderci. Non ho un terreno particolare dove sfoggiare le mie doti, penso che una delle mie caratteristiche più importanti sia la costanza, assieme alla lealtà per i com-pagni e per la squadra. A fine 2011 e poi nel 2012 ho fatto qualche risultato e anche un paio di podi, in qualche occa-sione ho pensato anche di poter vincere ma poi ho tirato le somme ed ho capito che i miei risultati non mi avrebbero portato lontano. Ho preferito così mettermi a disposizione della squadra e dei miei compagni, e devo dire che alle vol-te, quando si lavora per qualcuno che sa farsi voler bene, si

va anche più forte di quello che si andrebbe correndo per se stessi, o almeno l’impressione è quella. D’altro canto devo es-

sere sempre pronto a cogliere la palla al balzo e se si presenta qualche occasione di fare risultato o qualche fuga che va in porto devo giocarmi le mie carte.»

Ha una corsa preferita (tecnicamente) e una che proprio non digerisce?«Una delle mie corse preferite è il GP di Francoforte che si svolge sempre il primo maggio, è l’unica corsa che ho sem-

pre fatto in tutti e cinque gli anni che sono professionista. Come caratteristiche del percorso mi si addice, con strappi brevi

e pendenti. Unica pecca un circuito piatto finale in città che molto spesso porta il gruppo a ricompattarsi e di solito la corsa si decide così in una volata di almeno una sessantina di corridori. Non digerisco le corse in Olanda vicino al mare, tanto vento, tanti ventagli; sono tanti i chili di peso e i Watt che mi mancano nelle gambe per poter competere in quel tipo di percorsi.»

Qual è l’evento sportivo, tra quelli a cui ha partecipato, che l’ha maggiormente colpita?«Difficile sceglierne uno in particolare. Sono rimasto sicuramente affascinato durante il Giro d’Italia nel 2012, sono cresciuto guar-dando il Giro ed averci partecipato è stato il coronamento di un sogno. Poter transitare davanti in fuga in alcune tappe in mezzo a

foto BETTINIPHOTO

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due ali di folla poi è qualcosa che ti resta dentro per sempre. Devo dire che però quell’anno mi ha colpito forse ancora di più il Tour of Britain. Era il 2012, Wiggins aveva appena vinto il Tour e l’Olimpiade a crono in casa, a Londra. Le strade erano dei fiumi di folla, non solo nei punti cruciali della corsa ma lungo tutto il percorso. Sugli strappi del Galles c’era veramente tantissima gente ed un tifo incre-dibile, forse più che al Giro.»

Esiste un corridore al quale si ispira?«Non ho mai avuto un corridore in particolare a cui ispirarmi, ma ho sempre cercato di carpire le qualità positive di ogni corridore che ho avuto al fianco. Però se dovessi dire un nome potrei citare Davide Rebellin, esempio di dedizione e abnegazione: nonostante i suoi 43 anni è sempre davanti.»

Tornando al suo team, in fin dei conti lei ha potuto parteci-pare al suo primo Giro d’Italia nel 2012, grazie ad una Wild Card, peraltro parecchio discussa dai media. Cosa le rimane di quell’esperienza?«Ci fu molta confusione dopo l’assegnazione delle wild card quell’an-no. Comprendo a pieno le lamentele di chi contestava questa scelta perché eravamo una squadra che non aveva un organico importan-te rispetto a chi venne lasciato a casa. Col senno di poi non andò così male, eravamo quasi sempre presenti nelle fughe, abbiamo concluso il giro con Huzarski e Barta che hanno sfiorato la vittoria di tappa. Sicuramente ci è mancato Leopold König, reduce in un in-fortunio in quella primavera, che avrebbe potuto forse regalarci una vittoria di tappa come fece l’anno dopo alla Vuelta e riconfermandosi un corridore di punta quest’anno al Tour. Personalmente del Giro mi rimangono tanti bei ricordi, l’emozione della partenza in Danimarca fu importante; ancor di più il ritorno della corsa in Italia con la crono di Verona dove iniziava il Giro vero. Altri due ricordi importanti sono la tappa di Porto Sant’Elpidio che con-clusi al quinto posto e la tappa che arrivava in Trentino all’Alpe di

Pampeago. In entrambe le occasioni le emozioni più forti arrivarono dai tifosi a bordo strada, una marea. Sicuramente una corsa a tappe di tre settimane ti dà quel qualcosa di più nelle gambe che ingrandi-sce un po’ il motore a beneficio di quella stagione stessa e dell’anno successivo. Ad oggi purtroppo quello rimane l’unico grande giro a cui ho preso parte, spero che si ripresenti un’opportunità in futuro.»

Tra le ultime corse di questo 2014, lei ha disputato anche una delle cinque “classiche monumento”: Il Lombardia. Per qual-che corridore il solo fatto di prendere parte a corse di questo genere può essere un punto d’arrivo, per altri, semplicemente un punto di partenza. Che esperienza è stata?«Esatto, già esserci è un bel traguardo, ma ovviamente non bi-sogna accontentarsi di partire, bisogna sempre dare il meglio in corsa. Quello di quest’anno è stato il mio secondo Giro di Lombar-dia, o Il Lombardia come si chiama adesso. L’anno scorso riuscii ad andare in fuga ma non andammo lontani perché fu una corsa combattuta per tutta la sua durata e venimmo presto riassorbiti già prima dell’epico Muro di Sormano. Quest’anno è stata una corsa molto tirata ma più lineare. Uno degli obiettivi di squadra era riuscire ad inserire un uomo nella fuga di giornata, e ci siamo riusciti con Paul Voss. Nel finale poi le punte erano König e Machado. Io sono arrivato fino alla salita di Berbenno, dopo 230 km e a 30 km dall’ar-rivo, dove mi sono proprio spento, avevo le gambe svuotate, ho concluso li il mio lavoro e sono andato tranquillo all’arrivo. Complice la bella giornata c’è stato molto pubblico a bordo strada, soprattut-to sulle salite nella provincia bergamasca, molto bello. Io ho sempre in mente uno dei Lombardia vinti da Bartoli con l’arrivo a Bergamo passando per Bergamo Alta; ritrovarsi nel finale sulla stessa strada e su quel lastricato che va all’arrivo è stata in qualche modo una piccola soddisfazione.»

Il 2014 è, come già detto, alle sue battute conclusive, e da pochi giorni sappiamo che ha potuto rinnovare il contratto

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col suo team, che dal 2015 si chiamerà Bora: una buona noti-zia, di questi tempi. Mai pensato ad un team italiano ?«Sì, ho rinnovato il contratto ancora per un anno e sarà il mio se-sto anno nella stessa formazione, cosa di cui sono contento per-ché significa che la squadra ha fiducia in me e mi fa pensare di avere lavorato nella direzione giusta. Ci saranno dei cambiamenti importanti perché i due sponsor principali, la californiana NetApp e la scozzese Endura, non hanno prolungato il proprio appoggio alla squadra e quindi vedremo dei nomi nuovi sulle maglie e anche tutta una serie di materiali nuovi. Le novità comunque sono quasi sempre stimolanti e per me questi cambiamenti saranno sicuramente una motivazione in più per fare ancora qualche passo avanti e miglio-rare. Non sarebbe male un team italiano, ma le cose da noi in Ita-lia sono sempre difficili, le squadre sono sempre meno e convivere con la tassazione elevatissima sta facendo scomparire parecchie formazioni. Ad ogni modo mi piace stare via da casa e stare per lun-ghi periodi senza parlare l’italiano, lo considero un arricchimento.»

A proposito di squadra straniera, come se la cava con le lingue? «Ho sempre avuto una passione per l’inglese anche prima di passa-re professionista, sono un appassionato di Beatles da quando ave-vo 11 anni e l’amore per questa musica mi ha portato ad avvicinarmi anche alla lingua. Poi da noi in Trentino si studia anche il tedesco; ho cominciato in terza elementare e l’ho studiato fino alla seconda superiore. Certo quando sono arrivato in NetApp ho dovuto rispol-verarlo un po’ perché era da qualche anno che lo usavo poco però non ci sono stati grossi problemi. Fino ad ora la lingua ufficiale della squadra è stata l’inglese, il prossimo anno con più sponsor e corri-dori tedeschi e austriaci cambieranno forse un po’ le cose, ma pre-ferisco così, è un’opportunità per migliorare. Mia moglie arriva dalla Polonia, quindi ‘mastico’ anche un po’ di polacco. Non tralascio chiaramente il dialetto trentino!»

Il 2015 le “regalerà” un compagno di squadra italiano: Cristiano Salerno in arrivo dalla Cannondale.

«Esatto, Cristiano sarà il primo italiano dopo cinque anni. Non lo co-nosco personalmente, l’ho visto alle corse e mi sembra una perso-na molto tranquilla e penso che sarà un buon appoggio in salita per Dominik Nerz, una delle nostre punte per il prossimo anno. Sono curioso di vedere se avremo lo stesso calendario. Spero comun-que di non dover parlare troppo italiano!»

Cesare Benedetti e i suoi sogni: se dovesse scegliere di vincere una corsa, quale sceglierebbe?«Visto che è un sogno sparo alto: Liegi. L’ho fatta quest’anno e sono rimasto incantato. Volando un po’ più basso dico invece una tappa al Giro del Trentino.»

Segue e pratica altri sport? «Ho sempre seguito il calcio, poi ho smesso poco a poco, per un periodo ho seguito solo l’Inter e dal Triplete in poi seguo poco anche quella. Quando si presenta l’occasione guardo lo sci e gli sport in-vernali, ma non sono un vero e proprio tifoso di altri sport. Nei mesi senza corse, quindi da ottobre a fine dicembre, più o meno mi piace molto andare a camminare in montagna, sto fuori anche tutta la giornata, ma non può essere considerato un vero e proprio sport. Vado in MTB, in palestra e alle volte con gli sci da fondo, ma tutto in funzione del ciclismo. Lo sci da discesa mi piace molto, ho messo gli sci a tre anni perché avevo le piste a 3 km da casa; ora non c’è moltissimo tempo per praticarlo ed è sempre un po’ pericoloso, me-glio non rischiare di compromettere la stagione.»

Allora Cesare, grazie per le sue risposte. Diamo un appunta-mento agli appassionati per le sue prime corse del 2015? «Grazie a voi e grazie ai lettori di INBICI. Nel 2015 non so an-cora dove comincerò la stagione ma spero che ricalchi quella di quest’anno, con Mallorca Challenge, Oman, Vuelta a Murcia e Al-meria, per me sarebbe un inizio ideale. Sicuramente mi vedrete in-dossare una maglia dai colori diversi ma al momento non ne sono a conoscenza nemmeno io, non è ancora stata svelata. Un saluto a tutti gli appassionati!»

foto BETTINIPHOTO

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QCHI SONO E COSA LI DIFFERENZIA DAI GIUDICI DI GARA?DUE FIGURE QUALIFICATE ED INDISPENSABILI ALLA BUONA RIUSCITA DI UNA COMPETIZIONE. RUOLI DIFFERENTI E PROFESSIONALITÁ AL SERVIZIO DELLA SICUREZZA E DEL CORRETTO SVOLGIMENTO DELLA GARA

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a cura di GIANLUCA [email protected]

Quante volte, alla tv o dal vero, in occa-sione delle gare ciclistiche, si assiste alla sfilata di una lunga carovana di auto che le precede (o segue)?È legittimo chiedersi il perché della pre-senza di una miriade di automobili. La cu-riosità aumenta quando si notano alcune persone sporgersi al di fuori del tettuccio. Una premessa, pur senza scendere in troppi tecnicismi, va fatta: in tutte le gare italiane, esistono due soggetti fondamen-tali per il ciclismo nostrano, oltre agli atleti, ovvero il Direttore di Corsa – figura che esiste solo in Italia – ed il Giudice di Gara. Molto spesso, queste due figure non sono conosciute bene dagli atleti e tanto meno dagli amatori, ma sono cruciali per la buona riuscita delle manifestazioni.Direttore e Giudice svolgono, “dietro le quinte”, un’attività di preparazione e ge-stione della gara non facile, seppur con ruoli diversi, tanto che a distinguerli vi è, spesso, anche una maglia: blu scura per il Giudice, a scacchi per il Direttore di Corsa.La differenza sostanziale sta nel fatto che il Giudice di Gara ha la competenza sui “fatti di corsa”, quindi sulle classifiche e sul corretto svolgimento, dal punto di vi-sta sportivo, della manifestazione. Il Di-rettore di Corsa ha, invece, il compito di gestire la corsa dal punto di vista della sicurezza, della logistica, del percorso e del soccorso, divenendo per tale ragione

figura basilare e garante nelle competizio-ni ciclistiche. È proprio tale ruolo di responsabilità che giustifica il gran lavoro da parte della FCI nel creare nuove leve nel settore, tuttavia l’età media dei Direttori di Corsa italiani è

aumentata notevolmente e sono sempre meno i giovani disposti ad assumersi tale compito. Occorre ricordare però che sen-za il Direttore di Corsa, la gara non può avere luogo, poiché è figura richiamata anche nelle autorizzazioni prefettizie; ciò comporta inoltre continui esami e corsi d’aggiornamento cui devono sottoporsi i Direttori, indispensabili al rinnovo della loro tessera.È ovvio che tra le figure che compongo-no una gara ciclistica occorre la massima collaborazione, sempre più frequente, al giorno d’oggi, tra Giudici e Direttori di Corsa. Non è dunque strano che un Diret-tore di Corsa si accorga di un’infrazione e ne informi i colleghi Giudici, così come questi ultimi, ravvisando mancanze orga-nizzative, mettano in allerta i Direttori. Il mondo del ciclismo sta cambiando ed è anche per questo che a livello federale, sempre più spesso, nei corsi nazionali, le componenti di questo sport vengono fat-te sedere al medesimo tavolo, al fine di far crescere in maniera organica l’intero setto-re, integrando e facendo interagire i diversi soggetti che compongono il movimento, esaltandone così le professionalità.

Raffaele Babini, Direttore di Corsa del Giro d’Italia col Capo Scorta della Polizia Stradale

Giudice internazionale al foglio firma

DIRETTORI DI CORSA

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GRANFONDO ROMAa cura della REDAZIONE

DAL COLOSSEO ALL’APPIA ANTICA, UNO SPETTACOLO SENZA TEMPO NELLA CITTÀ ETERNA. MA LA CORSA, PURTROPPO, NON È ANCORA CONCLUSA…

[email protected]

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La partenza dai Fori Imperiali è unica al mondo. Là dove uomini di epoche lontane hanno disegnato la storia, dell’Europa ed oltre, là c’erano 5mila biciclette. È accadu-to lo scorso 12 ottobre, qualche millennio dopo chi quei Fori li ha costruiti ed abitati; quei luoghi colmi ancor oggi di meraviglia hanno assistito anche al via della quarta edizione della Granfondo Roma, sponsoriz-zata Campagnolo. Un vero e proprio evento che naturalmente ha mosso ciclisti da oltre trenta paesi del mondo, ed anche le tele-camere di mezzo pianeta. Imperdibile, una gara che attraversa il centro della Città Eter-na, costeggiando persino il colosseo, meta di instancabili visitatori, poi il lago di Albano, fino all’arrivo sui colli romani. 123 chilometri il percorso della Granfondo, 62 per la me-dio, una vera e propria pedalata tra le bel-lezze di Roma in un contesto difficilmente frequentabile.

Eh sì, perché in una città da quasi 3 milioni di abitanti, a pieno titolo una metropoli, la bi-cicletta non ha vita semplice. E la chiusura

del traffico per 90 minuti dopo il passaggio del primo possono essere considerati un successo, accresciuto anche dalla sempre maggiore tolleranza che, in questa quarta edizione, gli automobilisti hanno saputo di-mostrare a chi stava pedalando immerso nelle cartoline da vacanza romana. Un se-gnale grandemente positivo, una spinta a proseguire anche nel 2015, per cui le iscri-zioni aprono il primo dicembre.

Un’ora e mezza dopo il primo, poi traffico nuovamente aperto; così ad Alfondo Fal-zarano, vincitore per la seconda volta in 4 anni, scherzosamente si è detto «andavi troppo forte». Quanto “troppo”, lo deciderà il Tribunale Nazionale Antidoping. Questo in-fatti il comunicato dell’organizzazione della Granfondo, qualche giorno dopo la gara ed i relativi controlli antidoping: «Alla luce della comunicazione ufficiale della Procura an-tidoping del Coni con relativa richiesta di sanzioni a carico anche di Alfonso Falzara-no, partecipante alla Gran Fondo Campa-gnolo Roma, l’organizzazione ha deciso di

sospenderlo togliendolo temporaneamen-te dalla classifica, in attesa della decisione del Tribunale Nazionale Antidoping. In caso di accoglimento delle richieste della Procu-ra, l’organizzazione attiverà – ai sensi del regolamento sottoscritto dai partecipanti all’atto dell’iscrizione – la richiesta di risar-cimento per il danno d’immagine».Ad una nota grandemente stonata, e per cui si attende un giudizio da parte di chi di dove-re, si contrappone anche una piccola favola, quella di Claudia Gentili, “romana de Roma”, come si suol dire, che alla sua prima parte-cipazione ha vinto la Granfondo… di casa sua. Una emozione fortissima, ovviamente, che chiude un week end dove a trionfare, insieme alla Gentili, è stato anche il Villaggio Expo, che ha fatto registrare 35mila visitato-ri. Un successo per la manifestazione, per l’organizzazione, per chi ha vinto e per chi, pur non vincendo, si è comunque divertito, anche perché ha avuto la possibilità di peda-lare a Roma. E naturalmente per le aziende che hanno appoggiato il progetto, avendo loro a disposizione uno degli scenari naturali

più invidiati del pianeta. Ultimi numeri, quelli che riguardano le Società presenti, 1061, ed i bam-bini iscritti ad un evento a loro dedicato, 450. La Granfondo Roma, dopo numerosi, obbligati ri-ferimenti al passato, la chiudiamo così, con l’im-magine di 450 bambini che pedalano; un patri-monio per il futuro che va coltivato, preservato ed agevolato, attraverso le formule più adeguate, a che il ciclismo giova-nile riprenda vigore in tutta Italia, diventando perno di educazione, sa-lute, benessere. A Roma come in tutta Italia.

foto CLEMENS WIEDENMANN

A VINCERE SONO I CINQUEMILA PARTENTI E L’ORGANIZZAZIONE

foto SPORTOGRAF.COM

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È

TROFEO MEMORIA STORICA CASALINCONTRADA

CRONACA DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO

a cura di LUCA ALÒfoto PETERPHOTOPAN ANDREA MILAZZO

AFFACCIATASI DA POCO NEL GRANDE MONDO DEL CICLISMO AMATORIALE, L’AS FORMAZERO HA AGGIUNTO UN NUOVO MATTONCINO AL PROPRIO PERCORSO DI CRESCITA

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È andata in archivio la 1ª edizione Trofeo Memoria Storica Casalincontrada, mani-festazione ciclistica amatoriale organizzata dall’AS Formazero di Chieti sotto l’egida dello CSAIN Ciclismo e con il patrocinio del comune di Casalincontrada. La prova era aperta a tutti gli enti della Consulta e valida come prova unica del Campionato Regio-nale Strada.Alla presenza di un nutrito numero di par-tecipanti, la manifestazione è iniziata con il ritrovo a Villa de Lollis di Casalincontrada, dove organizzatori e giudici di gara hanno dato il benvenuto e provveduto alla forma-lizzazione delle iscrizioni con consegna dei numeri di gara agli amatori agonisti.Partenza del gruppo in scia alla vettura del-la Direzione di Gara (Presidente Provinciale CSAIN Lucio Zappalorto), con la scorta tec-nica delle moto-staffette dell’ANPS, l’assi-stenza sanitaria dell’ambulanza della Asso-ciazione Valtrigno, il presidio sicurezza strade della Protezione Civile e dei volontari tutti. La gara si svolgeva su un divertente percorso cicloturistico ondulato di circa 50 chilometri, che ha visto attraversare le località di Ma-noppello, Serramonacesca, Roccamonte-piano e Bucchianico (Colle dei Gesuiti). Da qui, a seguire, il tratto di circa 11 chilometri riservato agli agonisti: prima parte in pianura, costeggiando la Fondo Valle Alento e, poi,

a partire da località Reginaldo, a salire fino all’arrivo in pieno centro a Casalincontrada.A tagliare per primo il traguardo collocato in via Roma e a guadagnare, quindi, il primo posto assoluto, con un ottimo spunto per-sonale, è stato Valentino Quintini Di Ghionno seguito in seconda posizione dall’eccellen-te Stefano Borgese (ASD Kyklos Abruzzo), terzo assoluto Giuseppe Pastò (ASD Borgo Antico Campomarino).La gara, valida come prova unica del Cam-pionato Regionale Strada CSAIN, ha asse-gnato le relative maglie di Campione di ca-tegoria ai seguenti primi classificati:Cadetto – Matteo Malandra (ASD Forma-zero); Senior – Mirko Marinelli (ASD For-mazero); Veterano – Paolo Del Rosso (ASD Formazero); Gentleman – Amerigo Mincone (ASD Infissi Santoferrara); Super Gentleman A – Nicola Addario (ASD Infissi Santoferra-ra); Super Gentleman B – Tommaso Fattore (ASD Infissi Santoferrara); Donna B – Barba-ra De Lorenzo (ASD Ciclistica Chieti); Debut-tante – Simone Saraullo (ASD Formazero).Questo invece il podio che ha dato luogo all’assegnazione alle squadre dei premi in natura e del trofeo Memoria Storica (offerto dall’Amministrazione Comunale): 1° Clas-sificata – ASD Formazero; 2° Classificata – ASD Infissi Santoferrara; 3° Classificata – ASD Ak Cycling Abruzzo.

Numeroso anche il pubblico presente – gra-zie anche alla bella giornata di fine estate – che ha fatto da degna cornice al percorso di gara e che ha avuto modo di apprezzare una manifestazione che, a detta di molti, è risultata ben organizzata e contraddistinta dall’ospitalità.Nel parco della prestigiosa dimora storica Villa de Lollis, alla Presenza del Cavalier Sante Volpe, Presidente Regionale CSAIN, dopo i saluti di rito del Sindaco Vincenzo Mammarella, del Vice Sindaco Angelo Bo-nelli e dell’Assessore allo Sport Giuseppe Francano, in ricordo della passione profusa e delle loro gesta sportive legate indissolu-bilmente con la storia di Casalincontrada, ha avuto luogo la commovente consegna, ai rispettivi familiari, delle targhe alla memo-ria degli indimenticati Camillo Zappacosta e Carlo Colalongo.Così come altrettanto emozionante è stata la consegna, nelle proprie mani, della targa a Biagio D’Arcangelo, uomo coraggioso e appassionato che, con le proprie impre-se di sportivo professionista e con l’epica gara “Casalincontrada-BlockHaus”, ha reso onore e vanto al proprio paese e al movi-mento ciclistico in generale.Si è passati poi, in sequenza, alla conse-gna delle maglie di Campione Regionale ai rispettivi vincitori con foto di gruppo, dei premi alle prime tre squadre più numerose (CT+AG), dei premi individuali ai primi cin-que classificati di ogni categoria e ai ringra-ziamenti finali.In conclusione della manifestazione, in un clima di armonia e gioia, i presenti si sono allietati con le squisitezze del ricco rin-fresco (pasta party, porchetta della pre-miata ditta Di Tizio Massimo, bevande) offerto dall’Amministrazione Comunale di Casalincontrada.Affacciatasi da poco nel grande mondo del ciclismo amatoriale, l’AS Formazero con il Trofeo Memoria Storica Casalincontrada ha aggiunto un nuovo mattoncino al proprio percorso di crescita che, con la fattiva par-tecipazione di tutti, potrà solo crescere.

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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG

IL CIRCUITO DEGLI ITALICI CHIUDE LA STAGIONE CON LE PREMIAZIONI AD ASSISI

a cura della REDAZIONE

NOTE TUTTE POSITIVE PER IL 2014. L’EPILOGO NELL’AUDITORIUM DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

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Positiva conclusione del Circuito degli Italici Zuegg 2014. Grazie alle undici manifesta-zioni ed ai tanti partecipanti, grazie all’or-ganizzazione delle manifestazioni ed anche alle aziende che non hanno fatto mancare il proprio apporto (Lunique Sport, Pissei, Fria, Pantacicli, Scaldì, WD-40 e +Watt). Il circu-ito, iniziato a metà marzo a Faenza, con la Granfondo Cassani, si è concluso con una gara d’anticipo, causa defezione della do-dicesima ed ultima tappa, La Magnifica, la cui terza edizione, nelle dichiarazioni dell’or-ganizzazione, è stata rimandata al prossimo luglio. Può capitare, come si suol dire, e la faccenda è stata celermente dimenticata da tutti i ciclisti, anche da quelli che già si erano iscritti e che hanno ovviamente otte-nuto il rimborso. Restano undici convincenti manifestazioni, divise in Etrusco e Latino. E resta la classifica finale, che porta, il 23 no-vembre, alle premiazioni nel bell’auditorium Santa Maria degli Angeli di Assisi.

ETRUSCO, CLASSIFICA DEL PERCOR-SO LUNGO. Vittoria per Fabio Cini (SC Pedale Senese) con 1855 punti; dopo di

lui Marco Fognani (GS Pop-pi), con 1620 punti e Romano Neri (GSC Terracina Desco) a quota 1220. Nel percorso corto, primo posto con 2000 punti per Christian Pazzini (Frecce Rosse Rimini), poi

Lorenzo Rosi (Cavallino ASD Specialized) con 1630 punti e Simone Orsucci (Ciclo Team San Ginese) con 1050.Nella graduatoria a squadre, sucesso per il GS Cicli Matteoni FRW, 91 punti , sette di più del Team Passion Bike. Terzo posto per il Gianluca Faenza Team, a quota 67 punti.

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Atleti appena partiti alla Granfondo Cassani

La partenza della Maratona degli Appennini

foto WWW.FOTORAVENNA.COM

foto PLAYFULL NIKON

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Latino, classifica individuale del lungo. Vit-toria di Mattia Fraternali (AD Fausto Coppi di Fermignano) con 2470 punti. Secon-do Andrea Borgia (Piesse Cycling Team ASD) con 2060 punti, terzo Matteo Zanelli (Cycling Rieti) con 1500. Nel Corto il vin-citore è Federico Costarelli (ASD Bicima-nia) con 2455 punti, davanti a Matia Burini

(UC Trasimeno Cicli Valentini) con 2305 e a Matteo Cecconi (ASD Effetto Ciclismo Fia-no Roamno) con 2020.Nella classifica a squadre, successo dell’AS Roma Ciclismo che trionfa con 235 punti. Con 91 punti, l’AD VC Santa Maria degli Angeli, seguita dall’AD Newteam Es-sebi con 86 punti.

ED ORA SI GUARDA AL 2015 CON TANTE NOVITÀ GIÀ PRONTE PER ESSERE PRESENTATE

Sicurezza, vintage e nuove prove; per la prossima edizione l’idea è di inserire anche nuove prove, sempre attenti a salvaguardare la tasca dei partecipanti

Per il 2015 il Circuito degli Italici Zuegg sta ampliando il numero di manifestazioni. Dopo una stagione positivamente conclusa, il lavoro è tutto volto ad individuare le nuove chiavi vincenti che il circuito dovrà mettere in strada per mantenere l’entusiasmo delle migliaia di partecipanti. Un 2015 attualmente in fase di costruzione, in cui però le granfondo cresceranno di numero, dislocate in un calendario sinergico, senza cioè creare quelle sovrapposizioni che mettono in crisi il ciclista e fanno correre inutili rischi all’organizzatore. Ed in cui si potranno creare più contenitori, magari divisi tra Nord e Sud. Si tratterebbe, secondo le prime indiscrezioni, di una intelaiatura piuttosto complessa, che l’organizzazione realizzerà ed interpreterà in maniera comunque dinamica. Per superare le piccole smagliature che si possono creare in ogni stagione, ed offrire prodotti e servizi sempre migliori.

In tutto questo si inserisce il Vintage, non moda ma stile, elemento in continua, vertiginosa ascesa. Inteso, nel prossimo Circuito degli Italici Zuegg, anche come pedalata che elimina cronometraggi e classifiche. Ed anche si inserisce la salvaguardia della tasca del ciclista, che passa per una attenta programmazione del calendario ed un contenimento delle spese. Senza rinunciare alla qualità della manifestazione ed alle gustose novità. Tra queste, l’inserimento nel Circuito anche dalla Granfondo Via del Sale di Cervia, che entrerebbe, sempre secondo le indiscrezioni raccolte, all’interno di tutti i circuiti, diventando così un motivo di richiamo. Di richiamo anche per le aziende sponsor, il cui supporto è imprescindibile per la tranquillità dell’organizzatore e del ciclista. Che può giovarsi, quest’ultimo, di una maggiore sicurezza, di una motostaffetta più numerosa, di un sempre maggiore numero di volontari.

Gruppo di atleti alla Granfondo Terre dei Varano

La partenza della Granfondo del Capitano

foto PLAYFULL NIKON

foto BISO

Partners ufficiali del Circuito degli Italici

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DE VIJLDER E VAN BEETHOVEN ALLA SEI GIORNI DI ROTTERDAM 2014

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foto BETTINIPHOTO

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TTutti ne parlano e ne decantano le lodi. Ma è davvero così? Quali sono le proprietà e i punti di forza del caffè verde rispetto al nor-male caffè torrefatto?Il caffè verde è rapidamente diventato uno degli integratori più venduti nei negozi per le proprietà dimagranti ed è una semplice miscela arabica di caffè “crudo”, ovvero non torrefatto, ma sottoposto a un processo di essiccazione. I chicchi hanno una consisten-za dura e cornea, molto difficili da macinare o tritare e si presentano di un colore che varia dal verde al giallino. Si può assumere sotto forma di estratto, tavolette, capsule o come un normale caffè solubile. Polverizzando i semi in un mortaio, se ne ricava anche l’in-fuso. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che ci saranno 2,3 miliardi di adulti in sovrappeso nel mondo entro il 2015 e più di 700 milioni di loro saranno obesi. Per que-sto motivo i prodotti e le soluzioni che posso-no in qualche modo arginare questa emer-genza, sono attualmente visti con interesse.

CAFFÈ CRUDO E CAFFÈ TORREFATTOChiaramente le caratteristiche del caffè ver-de crudo sono molto diverse da quelle del caffè torrefatto, perché le lavorazioni modifi-cano sensibilmente le componenti dei chic-chi. I due tipi di caffè si distinguono infatti per aspetto, aroma, sapore e caratteristiche nutrizionali e l’unica proprietà che hanno in comune è la presenza di caffeina, ma an-che in questo caso, la diversità è notevole: il caffè verde crudo contiene meno caffeina, in quanto si trova legata all’acido cloroge-nico, originando il clorogenato, rispetto al caffè tostato ed inoltre la complessa forma chimica della caffeina contenuta nel caffè verde ne riduce i tempi di assorbimento, dilazionandone la concentrazione ematica in maniera progressiva. L’ingresso in circolo non solo è più moderato, ma la caffeina ha anche una maggior emivita, per cui se ne può beneficiare più a lungo. Tutto ciò pro-voca inoltre minori effetti collaterali rispetto al tradizionale caffè, tipo iperattivazione ner-

IL COACH

LE PROPRIETÀ DEL CAFFÈ VERDE

a cura di IADER FABBRI

CRUDO E NON TORREFATTO, È UNO DEGLI INTEGRATORI PIÙ VENDUTI. È UNO STRUMENTO EFFICACE NELLA PERDITA DI PESO, E VIENE ASSORBITO PIÙ LENTAMENTE, FAVORENDO GLI EFFETTI DIMAGRANTI

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Chi è IADER FABBRI Classe ’78, dalla sua esperienza di atleta, matura la voglia di approfondire le proprie conoscenze, passando dall’insegnamento di varie discipline a trainer in molti eventi per aziende sportive, lavorando come mental coach e preparatore atletico.Finiti gli studi da dietista si laurea presso la facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Camerino in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei prodotti della salute. Partecipa come relatore a congressi e conferenze e offre consulenze ad aziende di integrazione alimentare e a varie società sportive.Iader è Consulente in ambito Nutrizionale per tutte le nazionali di Ciclismo della Federazione Ciclistica Italiana, Strada, MTB e BMX. È preparatore del Team Gresini Racing di Motomondiale e membro dell’equipe medico-scientifica della Nazionale Italiana di Football Americano. Oggi esercita la sua attività di professionista presso il suo Poliambulatorio “FIT” a Faenza.

[email protected]

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vosa, insonnia, tachicardia, ecc. È proprio la caffeina e i suoi effetti sul metabolismo che rendono il caffè verde uno strumento effica-ce per la perdita di peso. La caffeina, infatti, è utilizzata frequentemente in ambito dima-grante per le sue interazioni col tessuto adi-poso, in quanto possiede un effetto positivo sia diretto che indiretto sul suo smaltimento:

• direttamente in quanto promuove la libe-razione degli acidi grassi dal deposito del circolo sanguigno;

• indirettamente stimolando la secrezio-ne di catecolamine, le quali, a loro volta, facilitano la lipolisi ed iper-attivano alcuni meccanismi fisiologici (aumento pulsazio-ni cardiache, aumento flusso coronarico, maggiore stimolazione nervosa, ecc.).

Per cui la caffeina enfatizza sì gli effetti di-magranti della dieta e dell’attività fisica, ma, da sola, non ha la capacità di produrre al-cun effetto apprezzabile.

I RISULTATI SCIENTIFICITuttavia uno degli studi più interessanti sull’argomento ha dimostrato che l’assun-zione di caffè verde può determinare la di-minuzione di peso corporeo in un tempo ragionevolmente limitato. Il dott. Joe Vin-son insieme al dott. Bryan R. Bumhaml e al dott. Mysore V. Nagendran hanno pubbli-cato nel 2012 sulla rivista Diabetes, Meta-bolic Syndrome and Obesity dell’Università di Scranton, in Pennsylvania, uno studio che giunge alla conclusione che l’assun-zione quotidiana di alcune capsule di gre-en coffee, associata ad una dieta a basso consumo di grassi e a una regolare attività fisica, è un metodo efficace per perdere peso. Lo studio ha coinvolto 16 persone sovrappeso o obese di età compresa tra i 22 e i 46 anni che hanno assunto cap-sule di estratto di green coffee o capsule

placebo per 22 settimane, alle quali veniva misurato a intervalli stabiliti il peso, l’indice di massa corporea BMI e la percentuale di massa grassa, oltre che frequenza cardia-ca e pressione arteriosa. I risultati riporta-no una riduzione di tutti i parametri, sia del peso, che dell’indice di massa corporea, che della percentuale di massa grassa, sia nei soggetti trattati con alti dosaggi sia in quelli trattati con bassi dosaggi, ma non in coloro che assumevano il placebo, mentre non vi è stato alcun cambiamento significativo nella frequenza cardiaca e nella pressione arteriosa. Tutti i sogget-ti hanno completato lo studio e non ci sono stati effetti collaterali dati dall’assunzione di caffeina. I soggetti hanno perso media-mente più di 8 kg, che corrispondeva a più del 10% del loro peso cor-poreo: 10 sog-getti sui 16 e s a m i n a t i presenta-vano una r iduzio-ne di almeno il 10%; 5 dei 6 rima-nenti han-no perso almeno il 5% e l’ultimo il 4%. Il risultato più significativo è stato il fat-to che i 16

soggetti all’inizio dello studio classificati come sovrappeso, alla conclusione della sperimentazione rientravano tutti nella ca-tegoria normopeso.Ma il caffè verde possiede anche altre proprietà rispetto al caffè torrefatto de-gne di essere citate, la più importante delle quali riguarda il PH: mentre il caffè tradizionale è fortemente acido (3-3,5), la bevanda ottenuta col caffè verde ottenuta da semi non lavorati (con PH medio pari a 5) si avvicina più a valori neutri, con be-nefici sulla mucosa gastrica e sul PRAL (carico acido di un pasto). Il caffè verde può essere di aiuto anche al sistema car-diovascolare, in quanto il peso in eccesso e soprattutto il grasso viscerale è diretta-mente correlato all’ipertensione arteriosa: la diminuzione di peso ed in specifico del grasso addominale e viscerale, aiuta a diminuire la pressione arteriosa. Questo tipo di bevanda o estratto pare ridurre naturalmente i livelli di colesterolo LDL, lasciando invariato l’HDL, migliorando la salute del cuore e riducendo il rischio di attacco cardiaco o infarto.La bibliografia scientifica relativa a questo tipo di variante della tanto amata bevan-da italiana non è ancora molta, ma i pre-supposti sembrano buoni. Ovviamente saranno necessarie ulteriori verifiche per confermare le proprietà scoperte ed even-tuali nuove applicazioni. Certamente anco-ra una volta la natura e il mondo vegetale ci corrono in aiuto.

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V

GRANFONDO VALLE DEL TEVERE

SORGENTE DI EMOZIONI

a cura di LUCA ALÒfoto www.romacorre.it

UNA GRAN BELLA DOMENICA DI SPORT NEL SEGNO DI CRISTIAN NARDECCHIA E MANUELA DE IULIIS

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Valle del Tevere, Sabina Reatina e Monte Soratte: il triangolo perfetto per incorniciare un’indimenticabile giornata di ciclismo, no-bilitata dal bel tempo che ha “baciato” la Granfondo Valle del Tevere – Coppa Città di Fiano – Memorial Massimo Gili, prova del Giro del Lazio Master-Challenge Giessegi e valida come tappa “jolly” del Trofeo Centro d’Italia – Biemme.Sono stati oltre 350 i ciclo-master che han-no partecipato ad un evento curato nei minimi dettagli dal Cicloclub Fiano Roma-no: alla sua 1ª edizione, la granfondo ha riscosso l’unanime apprezzamento degli atleti presentando un percorso abbastanza impegnativo ma coreograficamente unico, disegnato tra Nazzano, Torrita Tiberina, Poggio Mirteto, Montopoli in Sabina, Ga-vignano, Selci, Tarano, Forano, Stimigliano, Sant’Oreste e Fiano Romano, il tutto con un dislivello complessivo di 1500 metri sui 105 chilometri totali.Prima parte di gara caratterizzata da una vivace combattività, con attacchi senza soluzione di continuità ad opera di Cristian Nardecchia (Team Terenzi Cicli Lazzaretti), Matteo Cecconi (Effetto Ciclismo Fiano Ro-mano), Manuel Ciaffone (Master Cycling), Danilo Sensi (Time Bike Alto Lazio) e Fede-rico Castagnoli (Cicli Copparo).Protagonista di un’accesa e spettacolare bagarre è stato ancora Cecconi che si è

trascinato dietro il campione italiano in cari-ca Luisiano Cannizzaro (Team Terenzi-Cicli Lazzaretti) ed Emidio Celani (Melania Omm) con il primo gruppo dei migliori sempre at-tento a riassorbire gli attaccanti.La svolta attorno al chilometro 60 con l’al-lungo mortifero di Nardecchia cui hanno provato ad accodarsi Castagnoli e Cecconi (quest’ultimo frenato da una caduta in un tratto di salita) per dare via libera all’azione del corridore del Team Terenzi.Negli ultimi 30 chilometri, con l’attraver-samento di Sant’Oreste (il punto più alto della granfondo a quota 450 metri di altitu-dine), Nardecchia procedeva in solitudine con una trentina di secondi su Castagnoli e a 1’ 30” Cecconi, ma la successiva di-scesa nel tratto di ritorno verso Nazzano ha premiato le doti e l’esperienza di Ca-stagnoli che è riuscito a recuperare il gap su Nardecchia.I due hanno pedalato d’amore e d’accordo fino a quando il leggero tratto in salita, negli ultimi due chilometri dentro Fiano Romano, non ha impedito a Nardecchia (primo di fa-scia tra i master 1) di far valere il suo spunto veloce al traguardo sul compagno di fuga Castagnoli (secondo di categoria tra i ma-ster 3), autore di un finale da protagonista assieme a un bravo Cecconi (primo tra gli élite sport) giunto a una ventina di secondi dai due battistrada.

Molto interessante anche il confronto al femminile: la salita iniziale tra Nazzano e Torrita Tiberina ha creato una prima sele-zione tra le favorite al successo ma, pro-prio in vista dell’arrivo, Manuela De Iuliis (ASD Largo Sole, prima tra le élite master donna) è stata la più lesta a precedere di poco Manuela Lezzerini (ASD Veloroma, prima tra le master donna 1), mentre stac-cata di quasi 4 minuti l’acclamata “mam-ma volante” Costanza Martinelli (Tinky La-dies Pinarello, prima tra le master donna 2) alle ultime corse della della sua carriera che chiuderà molto probabilmente con la partecipazione alla Granfondo Campagno-lo Roma.Oltre ai già citati Nardecchia, Castagnoli, Cecconi, De Iuliis, Lezzerini e Martinelli, ad ottimi livelli si sono messi in evidenza gli al-tri leader di categoria con il master 5 Ste-fano Colagè (ASD Bikemotion), Celani tra i master 2, il master 3 Emidio Celani (Me-lania Omm), tutti e tre nei primi sei dell’or-dine d’arrivo, il master 4 Marco D’Agostini (CRM Racing), il master junior Alessandro Pomili (Cicloclub Fiano Romano), il master 6 Angelo Curi (Effetto Ciclismo Fiano Ro-mano), il master 7 Giuseppe Faraglia (GS Esercito) e il master 8 Mario Luciani (ASD Ciclorapida).Hanno preso parte con entusiasmo anche i partecipanti alla cicloturistica di 65 chilome-

tri: una formula molto gradita per i meno allenati che hanno potuto godere di un panorama ecceziona-le, senza l’assillo del cronometro e del tempo massimo da rispettare.Forte è stata l’emozione quando è stato ricordato Massimo Gili, i cui familiari (il padre Attilio, la ma-dre Rosalba e la sorella Valentina) hanno ricevuto dagli amici più cari una targa celebrativa dell’evento in omaggio al compianto cittadino fia-nese scomparso all’età di 38 anni.Presenti alla cerimonia di premia-zione Ottorino Ferilli (sindaco di Fiano Romano), Nicola Santarelli (assessore alle opere pubbliche di Fiano), Antonio Zanon (coordina-tore tecnico Federciclismo Lazio),

Tempo di

lettura 9 min

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Leandro Fioroni (presidente struttura tecni-ca Federciclismo Lazio), Nicolangolo Zop-po (responsabile commissione amatoriale e cicloturistica FCI Lazio), Marco Ciccolini (componente commissione strada FCI La-zio) ed Agildo Mascitti (responsabile moto staffette e scorte tecniche FCI Lazio).La Granfondo Valle del Tevere ha evidenzia-to spunti tecnici ed organizzativi di notevole interesse (con la direzione di corsa a cura di Franco Costantino e Marco Pagnanelli, il servizio di radio-corsa di Massimo Pisa-

ni, il commento al pub-blico delle fasi di gara con lo speaker Fabrizio Amadio, la sicurezza garantita dalle scorte tecniche Vessella, il presidio delle strade e degli incroci a cura dei Vigili Urbani, As-sociazione Carabinieri e Protezione Civile) dando lo slancio alla novità del 2015 chia-mata Emozione Bici, cui la manifestazione di Fiano farà parte come gara di chiusura il 13 settembre dell’anno prossimo.

Tra gli ospiti alla gara di Fia-no anche i coordinatori del nuovo circuito Giuseppe Costantini e Luigi Neri, as-sieme a una rappresentan-za degli organizzatori delle granfondo (Tolfa, Mentana, Forano e Rieti oltre a Fiano): obiettivo di Emozione Bici è quello di diventare il pun-to di riferimento per coloro che vogliono praticare at-tività sportiva divertendosi,

evitando un agonismo estremo e curando con attenzione la bellezza dei percorsi, la sicurezza, l’ospitalità prima e dopo la gara che sono stati gli elementi alla base del successo della Granfondo Valle del Tevere.Il presidente del Cicloclub Fiano Romano, Onorino Santarelli, intende ringraziare tutti coloro che – a vario titolo – hanno contri-buito fattivamente all’allestimento di questo evento, ai partner (Gruppo D’Egidio, Lucia-no Vaccarini Autofficina, AromatiKa, Monte Severino Costruzioni, Co.Gi Termoidrauli-ca, Vip Hair-Vip Store), all’amministrazione comunale e soprattutto ai numerosi ciclisti che hanno potuto condividere assieme momenti di allegria e di pura passione per le due ruote.

www.granfondovalledeltevere.itwww.cicloclubfianoromano.it

CLASSIFICA GRANFONDO MASCHILE

1. Cristian Nardecchia (ASD Team Terenzi Lazzaretti - 1.M1)2. Federico Castagnoli (ASD Cicli Copparo - 2.M1)3. Matteo Cecconi (ASD Effetto Ciclismo Fiano Romano - 1.Elmt)4. Stefano Colage (Team Bike Emotion - 1.M5)5. Emidio Celani (ASD GC Melania - 1.M2)

CLASSIFICA GRANFONDO FEMMINILE

1. Manuela De Iuliis (ASD Largo Sole - 1.Ews) (105)2. Manuela Lezzerini (Velo Roma ASD - 1.W1) (106)3. Costanza Martinelli (Team Tinky Ladies Pinarello - 1.W2) (124)4. Deborah Mascelli (ASD Effetto Ciclismo Fiano Romano - 2.Ews) (154)5. Maria Giacinta Cannas (Asd Ciclistca Gavignanese - 2.W2) (161)

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Podio assoluto maschile Granfondo Valle del Tevere 2014

Cristian Nardecchia vincitore della Granfondo Valle del Tevere 2014

Podio femminile

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tuscanybikecallenge.it

TOSCANAInnamorarsi è un attimo

TOSCANAInnamorarsi è un attimo

Il primo circuito di Gran Fondo Ciclosportive, 5 eventi, 5 percorsi straordinari, con la bellezza delle terre di Toscana, nel nuovo format “Turismo & Agonismo”

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tuscanybikechallenge.it

MANIFESTAZIONE OTT NOV DIC GEN FEB MAR APR MAG GIU

08.03 Gran Fondo Terre di Siena € 31 € 31 € 31 € 36 € 36 8 MAR1

19.04 Gran Fondo Isola d’Elba € 21 € 21 € 21 € 26 € 26 € 31 19 APR2

26.04 Gran Fondo BMC - Il diavolo in Versilia € 30 € 30 € 30 € 35 € 35 € 40 26 APR3

03.05 Gran Fondo Città di Pisa € 21 € 21 € 21 € 26 € 26 € 26 € 31 3 MAG4

07.06 La Gino Bartali € 21 € 21 € 21 € 26 € 26 € 26 € 26 € 26 7 GIU5

31.12 15.02 08.03

ABBONAMENTO GOLD € 99 € 99 € 99 € 125 € 135

ABBONAMENTO PLATINUM € 165 € 165 € 165 € 190 € 200 Comprende la partecipazione al Giro a tappe dell’Isola d’Elba

1 Iscrizioni 07-08 marzo - € 462 Iscrizioni 18-19 aprile - € 363 Iscrizioni 25 aprile - € 504 Iscrizioni 02-03 maggio - € 365 Iscrizioni 01-07 giugno - € 31

Il primo circuito di Gran Fondo Ciclosportive, 5 eventi, 5 percorsi straordinari, con la bellezza delle terre di Toscana, nel nuovo format “Turismo & Agonismo”

31.12 15.02 08.03

Fino al 31 ottobrePer coloro che si iscrivono on-line,

con un gruppo unico di almeno 10 componenti

della società sportiva di appartenenza

2 non pagano

Fino al 31 ottobrePer coloro che si iscrivono on-line,

con un gruppo unico di almeno 10 componenti

della società sportiva di appartenenza

2 non pagano15feb

Crono Vintage

L’unica n

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Tutte le nostre precedenti “Donne In... Bici” hanno almeno due punti in comune: l’amore e la passione per la bicicletta ed una notevole determinazione. All’apice di questo binomio troviamo Christiane Koschier, che domenica 12 ottobre è stata raggiunta da un colpo di fucile mentre si trovava in sella, a meno di 20 minuti dalla sua partenza in una cronometro a Sos-sano, 4000 abitanti in provincia di Vicenza. Colpita dai pallini sul lato sinistro, a braccio, gamba e fianco. Sì, è andata proprio così. In una tranquilla domenica mattina, l’imprudenza di un cacciatore che mirava ad una lepre poteva uccidere una don-na. Quando l’abbiamo raggiunta telefonicamente, un paio di gironi dopo l’accaduto, è stata estremamente cordiale e misu-rata, ha saputo scegliere le parole giuste, e non era facile, per

raccontare quanto le è accaduto, quanto ha rischiato.

Raccontiamo la sua storia.

«Ora sto abbastanza bene, non mi la-mento. Le ferite fanno un po’ male, devo prendere antibiotici ed ho un po’ di nau-sea. Pazienza». Ragazza “a modo”, dice-vamo, malgrado tutto.

Christiane è nata in Austria, nella splendi-da Innsbruck. Fino a 15 anni ha praticato tennis e sci alpino, poi la famiglia ha avuto il sopravvento. «Mia sorella era più grande di me di due anni, e correva in bici. Mio padre era da sempre un grande appassionato. Io non volevo proprio, non mi piaceva. Poi ho partecipato alla mia prima gara, una cronometro, ed ho vinto. Così è iniziata la mia storia con la bicicletta». Una storia che si interrompe però dopo appena un lustro. «Sì, 5 anni da Elite in Austria. Con le Juniores non ho mai corso. Ma arrivata a 20 anni ho smesso perché ero stanca, non ero più attratta.»

Nel 2000 Christiane Koschier si tra-sferisce in Italia, dove ha ripreso la bici correndo da professionista nel 2001 e 2002, col Team Figurella. La salute però non l’accompagna e così si ferma anco-ra una volta. Nel frattempo ad arricchire la famiglia arrivano anche due pargoli, ed il pensiero di tornare in sella viene riman-dato fino al 2009. Da allora iniziano cin-que anni con la stessa divisa: «Sì, quella Fimap Mr Gud. Ma dalla prossima stagio-ne il nostro gruppo si sposterà, cambiere-mo squadra tutti insieme».

Ma torniamo alla bici, in quel 2009…«Era agganciata in cantina, sul muro. Con-tinuavo a pensarci, ma anche la salute era cagionevole. Poi i bambini sono diventati un po’ più grandi, ho trovato più tempo libero ed ho provato a pedalare, una volta ancora. E più pedalavo, meglio stavo. È pedalando che ho superato le difficoltà di salute. Anda-re in bici mi piace, è il mio sfogo: Mi stanca, mi rilassa, mi libera la mente.»

E poi, il fatto di domenica 12 ottobre. Folle ed imprevedibile.«Mah, diciamo che avevo già avuto momenti poco fortunati. Ho corso tante granfondo negli ultimi anni, ed ero incappata in due incidenti. Una volta sono stata investita da un auto, 4 anni fa. In un’altra occasione mi hanno preso in mezzo al gruppo e sono caduta. Così ho deciso di fare gare meno pericolose; ma avrei mai pensato che mi sparassero durante una cronometro.»

Sul colpo di fucile, Christiane aveva avuto anche una sorta di premonizione, diciamo un momento di puro istinto, un pensie-ro fuggevole ma che oggi vale la pena di ricordare. «Sì, proprio la settimana prima avevo fatto un allenamento di

UNA DRAMMATICA DOMENICA MATTINA NON STOPPA LA PASSIONE

CHRISTIANE KOSCHIER E LA FORTUNA DI POTER DIRE: «TORNERÒ PRESTO A PEDALARE!»

Donna In... Bicia cura di ROBERTO FEROLI

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La grinta di Christiane Koschier

foto NEWSPOWER

Tempo di

lettura 5 min

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ciclocross, in mezzo a dei campi. E ricordo bene di aver pensato che tra alberi ed erba alta c’era da stare attenti ai cacciatori…».

Quello sparo, è arrivato davvero.«Mi stavo scaldando, venti minuti prima della partenza. Ho sen-tito il colpo, il dolore; quando ho capito, mi sono accasciata a terra ed ho chiesto aiuto».

Le immagini che la ritraggono a bordo strada, sostenuta e con-fortata da un amico, hanno fatto almeno il giro d’Italia. Ma non hanno abbattuto la stessa, sfortunata protagonista. «A dire il vero, pensavo di tornare a gareggiare già la domenica successiva, nel ciclocross, ci speravo tanto. Poi dopo il primo incontro con i medici ho capito che non era possibile. Peccato anche per il Giro del Veneto, era un sogno per me. Diamoci il tempo necessario, ma appena possibile, ricomincerò a pe-dalare. Per me da questo punto di vista non cambia nulla. La passione rimane, quindi andrò avanti».

Da Innsbruck a Caprino Veronese, dove oggi Christiane risiede. Rischiando la vita. Con qualcosa in più da raccontare, anche ai nostri lettori. Ed il desiderio di poter ricominciare a pedalare, il prima possibile.

Christiane Koschier sul terzo gradino del podio alla Granfondo Eddy Merckx 2013

Christiane Koschier sostenuta e confortata da un amico poco dopo essere stata colpita dai proiettili di un cacciatore durante una fase

di riscaldamento prima di una gara a Sossano (VI) del mese scorso

foto NEWSPOWER

foto NEWSPOWER

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S

CINQUANT’ANNI FA IL TANDEM D’ORO DI BIANCHETTO-DAMIANO

PRIMO POSTO OLIMPICO PER GLI AZZURRI. MA PER BIANCHETTO TOKYO ’64 FU ADDIRITTURA IL BIS!

a cura della REDAZIONE [email protected]

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Sono passati cinquant’anni, ed il rinno-vato sito del CONI dedica uno spazio ad una delle coppie più belle del ciclismo az-zurro. Un binomio sportivo che ha portato questi due atleti sul podio più alto di una Olimpiade, meravigliosa soddisfazione per chi fa dello sport la propria vita. E fu una vittoria da manuale. Sergio Bianchet-to ed Angelo Damiano, il 20 ottobre del 1964, conquistano l’oro nel tandem ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ecco la storia di quell’impresa.

I ciclisti alloggiano in uno speciale Villag-gio, preparato ad Hachioj, centro tessile a circa 50 chilometri dalla capitale nip-ponica. Comunica con le piste di allena-mento e gara attraverso un lungo tunnel riservato ai soli atleti. Sergio Bianchetto, già medaglia d’oro a Roma in coppia con Beghetto, ed Angelo Damiano, si presen-tano all’appuntamento olimpico tra i fa-voriti. Un onore, un peso, una responsa-bilità, una missione; tutto questo, insieme a chissà quali altre emozioni, soprattutto per chi quell’oro lo aveva già vinto.

Facciamo un passo indietro e focalizziamo l’attenzione proprio su Sergio Bianchet-to. Torniamo a 4 anni prima, ai Giochi di Roma, un memorabile esempio che l’Italia, tre lustri dopo la fine di una guerra deva-stante, volle dare al mondo intero. Un mes-

saggio di vita, di forza di volontà, una vera e propria cartolina da un paese ricostruito e che, pur con tutte le pecche di una politi-ca che si faceva più invadente giorno dopo giorno, funzionava, crescendo senza sosta e contribuendo all’Italia del boom che oggi è un ricordo e poco più. Ma torniamo allo sport, alle Olimpiadi del 1960.

Qui Sergio Bianchetto, classe ’39, il tan-dem lo pedala in coppia con Giuseppe Beghetto, di 6 mesi più giovane. Lo peda-lano talmente bene, i due, che lo vincono, mettendosi in mostra agli occhi del mon-do intero. Poi Bianchetto, sul podio ci salì anche una seconda volta in quel Roma ’60, nella velocità, battuto d’un soffio da un altro azzurro, Giovanni Petrella.

Torniamo allora a Tokyo ’64.  Il tandem azzurro, sempre Bianchetto, questa volta con Angelo Damiano, conquista le semi-finali senza perdere nemmeno una prova. Nella prima manche con la Germania (pe-dalano Fuggerer e Kobusch), arriva però la prima sconfitta. Gli italiani non si dan-no per vinti, ribaltano l’inerzia della sfida e con una condotta di gara superlativa si aggiudicano le due successive prove. In finale il team sovietico composto da Imants Bodnieks e Viktor Logunos è l’ul-timo ostacolo che li separa dalla storia.

Nella prima prova, come accaduto con la Germania, il tandem azzurro si arrende agli avversari. In realtà, la sconfitta serve solo a rendere più emozionante la disfi-da. Nelle due successive prove, infatti, gli azzurri s’impongono con due vittorie nette che certificano la loro superiorità e l’ingresso tra i grandi protagonisti del ci-clismo all’Olimpiade.

L’oro è servito. Per onore di cronaca, e per giusto tributo ai protagonisti di questa storia lunga 4 anni su di un’asse, quello Roma-Tokyo, che una manciata di anni prima era stato un sinonimo di morte e devastazione, ecco qualche dato in più.

Sergio Bianchetto era nato a Torre di Pon-te di Brera (MI), il 16 febbraio 1939. Fu pure professionista, dal ’65 al ’70.

Giuseppe Beghetto, di Torino, nato l’8 ot-tobre del 1939. Cresce nella SC Padovani ed il professionista lo fa per dieci anni, a partire dal 1963. Vince tre mondiali di ve-locità (San Sebastian 1965, Francoforte 1966, Roma 1968).

Angelo Damiano, di Barra (NA), dove è nato il 30 settembre 1938. Professionista dal 1965 al 1972, ha nell’oro olimpico di Roma ’60 la punta più alta della sua carriera.

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HISTORYla nuova collezione

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foto BETTINIPHOTO

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PONFERRADA 2014

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NOT ONLY BIKE: UN CENTRO A MISURA DI SPORTIVOa cura della REDAZIONE

LUCA CELLI LANCIA UNA NUOVA SFIDA NEL MONDO DEL CICLISMO E DELLO SPORT. UN CENTRO POLIFUNZIONALE PER RISPONDERE A TUTTE LE NECESSITÀ DELLO SPORTIVO: DAL CICLISTA, AL TRIATLETA FINO AL RUNNER

[email protected]

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Venerdì 10 ottobre si è tenuto il taglio del nastro per il Not Only Bike, il nuovissimo centro polifunzionale dedicato al ciclismo e allo sport, aperto a San Mauro Pascoli (FC) dall’ex ciclista professionista Luca Celli.Il NOB (acronimo del nuovo centro), nasce dall’esperienza maturata nel campo del ciclismo professionistico e amatoriale da Luca Celli e poi si sviluppa a quattro mani insieme all’amico Francesco Bondi, prepa-ratore atletico, esperto nel mondo del cicli-smo su strada e della MTB.NOB è un centro che si apre a tutti gli amanti del pedale, da chi si appresta a sa-lire in sella per la prima volta a chi invece pratica il ciclismo ai più alti livelli; l’obiettivo è quello di rispondere e soddisfare le esi-genze dei ciclisti e degli sportivi a 360°.Proprio per questo motivo la gamma dei servizi che il centro mette a disposizione

non ha eguali nel territorio romagnolo.Nob è rivenditore ufficiale dei marchi BMC e Cannondale e, oltre ad un’officina all’a-vanguardia con meccanici specializzati, ospita un Pro Shop Assos (l’unico a livello regionale) con una linea assortita di capi tecnici da strada e MTB arricchiti da ac-cessori di qualità come Giro.Non è finita qui: la filosofia che Luca Celli ha voluto dare al suo centro abbraccia infatti il ciclismo e gli sport di resistenza come il triathlon e il running. Per questo motivo è possibile rivolgersi al NOB per essere assi-stiti in programmi di allenamento specifici e valutazioni funzionali grazie all’esperienza di Francesco Bondi che coordinerà anche il servizio di biomeccanica realizzato grazie alla tecnologia Retül. Per fornire il massimo della competenza e dell’esperienza nel campo della medi-

cina sportiva rivolta agli sport di resisten-za come il ciclismo, il triathlon e la corsa, Not Only Bike potrà contare sull’abilità del professor Ilario Casoni, ricercatore all’U-niversità di Ferrara, che vanta una lunga esperienza nell’elaborazione di program-mi di allenamento specifici e preparazioni personalizzate.Per completare la gamma dei servizi rivolti agli sportivi, all’interno del centro vi sarà an-che un servizio di fisioterapia specializzato.Infine sono già partite le iscrizioni 2015 del Team NOB, perché un centro dedicato al ciclismo e allo sport non può non avere una squadra aperta a tutti coloro che vo-gliono pedalare e divertirsi in compagnia.Tra le tante le persone presenti al taglio del nastro spiccavano numerosi volti noti del mondo delle due ruote come Manuel Belletti e gli ex pro Andrea Tonti, Daniele

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Nardello, l’ex campione italiano Cristian Moreni e Andrea Gurayev insieme al Di-rettore Commerciale BMC Italia Orso Francardo e al Responsabile commerciale Cannondale Italia Stefano Gualtieri.Al taglio del nastro erano presenti il vicesin-daco di San Mauro Pascoli Cristina Nico-letti e l’Assessore alle attività economiche Stefania Maestri.Tra le novità in arrivo al Not Only Bike nei prossimi giorni anche accessori, scarpe e abbigliamento tecnico per la disciplina del triathlon e per i runner.

NOT ONLY BIKE Via Bellaria Nuova, 514San Mauro Pascoli (FC)Per informazioni: Ph. +39.0541.933413 – infonob.bike

Orari di apertura: 08.30 – 12:30 / 15:00 – 20:00Tutti i giorni tranne giovedì pomeriggio e domenica mattina

• TEST INCREMENTALE• TEST DI MADER • TEST CADENZA-POTENZA• TEST DINAMICI ALL’APERTO • PLICOMETRIA• CONSULENZA E PROGRAMMI D’ALLENAMENTO (breve e lungo termine)• ANALISI DELLA PEDALATA SOTTO SFORZO • CONVENZIONI CON TEAM• BIOMECCANICA con sistema RETÜL

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Nella foto, da destra Luca Celli, Cristina Nicoletti (vicesindaco di San Mauro Pascoli), Lisa Zamagni (moglie di Luca Celli), Stefania Maestri (Assessore attività economiche, turismo e sport San Mauro Pascoli)

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L’

HOTEL TOSCO ROMAGNOLOa cura della REDAZIONE

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L’autunno ha il suo grande fascino. I colori della natura, i profumi dei frutti del bosco, gli aromi della tipica cucina di stagione. Ed il gusto di potersi immergere nelle calde acque termali quando all’e-sterno la temperatura è decisamente più bassa ogni giorno. Tutte sensazioni che è possibile gustare all’Hotel Tosco Romagnolo, dove lo chef Paolo Teverini vi condurrà in un percorso dove gusto e benessere passeggiano insieme in piena serenità. Tutto questo vale per la coppia, il gruppo di amiche e le famiglie; ed anche per i biker, che tra i boschi stagionali sull’appennino a cavallo tra Romagna e Toscana possono trovare soddisfazione in sella ed a tavola, pedalando e rigenerandosi in un ambiente ricco di sugge-stione. È così che tra i pacchetti “all-inclusive”, è possibile trovare anche un fine settimana sui pedali con la possibilità di essere ac-compagnati da una guida escursionista alla scoperta degli scorci panoramici più suggestivi dell’Appennino tosco-romagnolo. Una “full-immersion” nella natura più incontaminata, in un luogo dove l’ospitalità è una religione. Qui i cicloturisti, oltre ad una cucina dietetica calibrata in base alle loro specifiche esigenze, troveran-no una bike-room professionale, che può ospitare 25 biciclette ed altrettanti armadietti personalizzati. Disponibile anche l’officina attrezzata e l’area riservata al lavaggio delle biciclette. E per gli

atleti più esigenti (e le loro compa-gne) piscina con acqua termale con idromassaggi e cascata defati-cante e accesso al centro sportivo Body art Village di Bagno di Roma-gna, a pochi passi dall’hotel, che offre tre campi da tennis regolamentari ed area fitness “grif-fata” Technogym. Aperta ai biker anche l’elegante Beauty Farm con accesso al bagno di vapore con let-tini relax, il servizio di lavanderia per abbigliamento tec-nico (su richiesta), il “Welcome Drink” con la consegna del materiale infor-mativo della zona,

degustazioni di marmellate, vini e formaggi e servizio di transfert dagli aeroporti e assistenza per il trasporto bagagli (su richiesta). E per una vacanza “a misura di ciclista”, non potevano mancare cinque escursioni in bicicletta negli scorci più suggestivi della Valle del Savio: dal tour storico della Gran Fondo del Capitano all’antico Eremo monastico di Camaldoli, da Cortona (nel cuore della Val di Chiana) al Giro dei laghi, fino alla città plautina di Sarsina.

LE RICETTE DELLO CHEF PAOLO TEVERINI ED IL RELAX DI UN PAESAGGIO MERAVIGLIOSO

L’AUTUNNO CHE SCALDA IL CUORE

Cycle

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a cura della REDAZIONE

ARTIGIANALITÀ E COLLABORAZIONE CON MICHELE BARTOLI: L’AZIENDA DI SAN MARINO È IN GRADO DI SODDISFARE IL CICLISTA PIÙ ATTENTO

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Nel 2009 nasce Prestigio. Obiettivo: «Cre-are un’azienda da 5% del mondo bici, quella piccola parte dei produttori che non insegue il mercato, e non produce e vende la bici di Contador o Nibali. Ma realizza bi-ciclette su misura, opere artigianali diverse una dall’altra. Dalla misura del telaio alla verniciatura». La definisce così Prestigio, il suo amministratore delegato Giancarlo Di Marco. Che ha le idee chiare sul proprio prodotto, realizzato totalmente in Italia, e su come proporlo. «Comunicazione, e la partnership con Michele Bartali, che dura dal 2010». Partiamo allora dalla comuni-cazione. Realizzata attraverso la parteci-pazione a fiere, in Italia ed all’estero, ma anche con una televendita, strumento che applicato alla due ruote e pedali rap-presenta fino ad oggi un vero e proprio unicum. E poi c’è Michele Bartali. «Una persona molto umile, in grado di notare e

farci notare ogni minimo dettaglio; in fase di realizzazione di un telaio, e via via nel-la costruzione di una bicicletta, si tratta di piccoli accorgimenti che possono fare una grande differenza. Non è facile stargli die-tro, proprio come in sella – prosegue Di Marco – ma in questo, per Prestigio, Mi-chele è importantissimo». È toccato pro-prio a lui, il Leoncino delle Fiandre, testare una Prestigio nella galleria del vento. E toccherà a lui, a fine novembre, dal 27 per quattro giorni, tenere un training camp, che proprio lui ha voluto. «Sì, una sua idea. Ne ha molte, noi facciamo il massimo per seguirlo». A Michele Bartoli, Prestigio ha dedicato la MB2000, così chiamata a ri-cordare la vittoria nel campionato italiano del ciclista toscano; che quando non sta

operando come preparatore atletico Lam-pre, è pure responsabile di Prestigio Lab, struttura totalmente dedicata alla biomec-canica, argomento sempre più comune tra un grandissimo numero di ciclisti.

PRESTIGIO UNA BICI SU MISURA

L’AZIENDA PRESTIGIO PROPONE UN ELEGANTE PRODOTTO MADE IN ITALY

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lettura 6 min

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Altre novità in vista? «In primis» conferma Di Marco «una novità che stiamo studiando in partnership con una azienda olandese. Lì, in Olanda, è normale andare in bici in spiaggia, sulla sabbia. Ed allora stiamo re-alizzando una ciclo-sabbia. Appena pronta, la presenteremo ai media e siamo sicuri che negli anni a venire si svilupperà non poco. In fondo il nostro paese è ricchissimo di co-

ste e spiagge». Poi Prestigio Event, setto-re aziendale dedicato, sta costruendo una granfondo, data ancora da definirsi, con partenza da San Marino, dove si trova la sede di Prestigio. Particolarità «il fatto che vogliamo dedicarla in particolare a chi vuole una vera e propria cicloturistica, senza quel-la cattiveria agonistica che solitamente con-traddistingue le granfondo. Stiamo pensan-

do – dice ancora Di Marco – di dare spazio solo ad un tratto cronometra-to, una ventina di chilometri; e nulla più. Anche la partenza alla francese sarà un ulteriore segnale della direzio-ne che secondo noi molte granfondo non tarderanno a prendere. Andare in bici deve essere divertimento, ag-gregazione, salute e benessere. Que-sto pensiamo noi di Prestigio».

Bartoli, quindi, ma anche Chiellini e Fi-sichella, tra coloro che pedalano una Prestigio, sempre disegnata sul suo proprietario, con la cura dell’artigiano che crea un prodotto totalmente sar-toriale e, ripete l’amministratore de-legato di Prestigio «garantito a vita».

L’azienda di San Marino è giovane. Ed ha progetti chiari ed interessanti. Tutti, natu-ralmente, realizzati su misura… proprio come il rinnovatissimo sito internet, tutto da gustare, completo di catalogo, modelli outlet, naturalmente la storia ed anche una Prestigio tv. All’indirizzo prestigio.sm

Giancarlo Di Marco amministratore delegato di Prestigio

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ALESSANDRINO E MONFERRATO A MISURA DI CICLABILE

IL PIEMONTE STRINGE ANCORA IL SUO ANTICO RAPPORTO CON LA BICI. TERRITORI MERAVIGLIOSI GEOMAPPATI PER OGNI PEDALE

a cura di MARIA BRUNELLI

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Se una terra è la terra dei campioni, quelli che hanno fatto la storia del ciclismo, l’e-quazione con il successo di un progetto a pedali diventa più facile. Affascinante. La terra di cui scriviamo è il Piemonte, l’area che ci affascina in particolare, per trascorsi di campionissimi e non solo, è l’Alessandri-no e il Monferrato, patrimonio dell’UNESCO. Si tratta di solchi, quelli tracciati dalle ruote dei campionissimi del ciclismo eroico, che oggi possono essere pedalati fra pianura e collina, grazie ai percorsi geomappati della sezione alessandrina di un sito che è una promessa interessante da esplorare, turi-sticamente e per sport, in bicicletta. Basta infatti cliccare sul web al link www.piemon-teciclabile.it, ed una suggestiva proposta turistica in un paesaggio mozzafiato, fra arte e sapori, con il piacere del movimento su due ruote alla portata di tutti, esperti e non, diventa facile ed immediata. La proposta è stata presentata in antepri-ma in occasione della prima edizione del Borsa del Turismo in Bicicletta (BTB) di ExpoBici 2014. Alexala, l’Agenzia Turistica Locale della provincia di Alessandria, ha fatto il suo esordio nel mondo delle due ruote con uno stand al padiglione del turi-smo, e l’esperienza è stata davvero molto positiva. «La fruizione del territorio su due ruote ap-pena iniziata, che coinvolge pian piano le prime strutture bike friendly, e l’eredità vin-cente dei grandi campioni del passato, Gi-radengo e Coppi, si unisce ad una vocazio-ne turistica a tutto tondo, che vanta anche la recente nomina di Patrimonio dell’Uma-nità Unesco, attribuita ai territori e paesaggi vitivinicoli del Monferrato». Così recita una nota ufficiale diramata da Alexala, che ha deciso di impegnarsi con passione su que-sto nuovo fronte del turismo in bici.Fortunatamente non c’è bisogno di essere campionissimi per godere dello spettacolo e delle proposte turistiche che si snodano lungo le strade e le colline del Monferrato alessandrino e nella provincia di Alessan-dria. L’esperienza è perfettamente in linea con le nuove tendenze del turismo moder-no ed è per tutti, esperti e non, da soli o in compagnia, addirittura in famiglia.

ITINERARI PER TUTTI I GUSTI – Ce n’è per tutti i gusti, dagli itinerari semplici sui sentieri, alle strade mappate con percorsi più impegnativi. Sono circa 40 i percorsi geo-tematici presenti nella sezione alessandrina del sito http://www.piemonteciclabile.it, realizzato in sinergia con la Regione Piemonte e con le altre ATL di Asti e della provincia di Cuneo. E sono tutti itinerari mappati e circostanziati per difficoltà, lunghezza, pendenza, caratteri-stiche tecniche e paesaggistiche, ricettività e servizi. Si pedala sulle strade e sui percorsi che si snodano lungo i fiumi Po, Tanaro, Bormida e Scrivia: le colline, le valli, le risaie, i boschi, i vigneti e l’enogastronomia d’eccellenza. Ed anche le città con tanta storia, come Acqui, Alessandria, Casale Monferrato, Novi Ligure (dove c’è il Museo dei Campionissimi, anche su www.museodeicampionissimi.it), Ovada, Tortona (dove parte il fascino della ciclostorica La Mitica, vedi www.lamitica.it), ed ancora Valenza.IL BENESSERE DELLE TERME – C’è un benessere tutto da trovare ancora più piacevole dopo aver pedalato: sono le soste ristoratrici nelle acque termali tra le più antiche d’Euro-pa, prima di riprendere sulle tracce di vini pregiati e di sapori unici come quello del tartufo. PER GRANDI E PICCINI – Nel frattempo si sta avviando anche il progetto “Baby’s Hills – Le colline dei bambini” che prevede, da fine anno, la realizzazione di offerte di ospitalità e intrattenimento a misura di kids. Le strutture, sia bed & breakfast che agriturismo ed alberghi, sono già una quindicina e si trovano sparse in tutto il territorio alessandrino. Propongono spazi e servizi dedicati alle famiglie, alcuni forniscono anche il noleggio bici, per bambini da zero anni in su.

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L’EROICA, LA STRADA GIUSTA PER LA PASSIONE

NELLA TOSCANA PIÙ VERA AL VIA IN CINQUEMILA. E GRAZIE AD ALTRI IMPRENDITORI PARTE IL PROGETTO CALIFORNIA

a cura della REDAZIONE [email protected]

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Un nuovo successo per L’Eroica, una ma-nifestazione che sta facendo scuola in Italia e nel mondo. Apprezzata perché in grado di mettere il risultato all’ultimissimo posto, dietro al desiderio di passare un fine setti-mana in un mondo che pare riemerso da un passato di bici pesantissime, maglie di lana, cappellini al posto dei caschi e tanta, tanta polvere. Un mondo di due ruote senza competizione, di corridori senza avversari, di ristori senza parsimonia, di strade senza asfalto, di bici senza cambi elettronici. Un mondo quasi totalmente sconosciuto alla stragrande maggioranza delle granfondo odierne, ma che riscuote un successo sem-pre maggiore tanto, come detto, da vanta-re numerose gare similari, comunque ben riuscite, in Italia, e perfino all’estero, dove L’Eroica, giunta quest’anno alla 18esima edizione, ha esportato marchio e formula. Evidentemente vincenti.

Così vincente, L’Eroica, che si fanno carte false per partecipare. E non è una battuta. Tant’è che, per rientrare nei 5mila concessi dall’organizzazione, qualcuno ha ben pen-sato di fare una manciata di fotocopie dello stesso numero, senza poi neppure preoc-cuparsi di girare ben separati l’uno dall’al-tro. Una bravata che è costata al gruppo in questione l’allontanamento perpetuo da L’Eroica, ma che, al di là delle giuste deci-sioni dell’organizzazione, testimonia quale e quanto sia il desiderio di partecipare, a tutti i costi.

Siamo nella Toscana purissima, quella del Chianti, a Gaiole. Partono in 5000, più qual-che invitato eccellente, tra cui l’ex calciato-re e campione del mondo 82 Paolo Ros-si, l’iridata 97 a San Sebastian Alessandra Cappellotto, e l’asso pigliatutto del ciclismo femminile, Marianne Vos. E poi anche Pau-line Ferrand Prevot, neo campionessa del mondo su strada, ed Erik Zabel, tedesco come Mario Kummer, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Seul nella cronometro a squa-dre. Non mancano tantissimi corridori degli anni ’50 e ’60, tra cui Idrio Bui e Angelo Mi-

serocchi. Oltre 500 donne, una trentina di partecipanti sotto i 18 anni ed il 2,5% del totale che invece di anni ne ha più di 70. Mettiamo anche i 50 paesi del mondo rap-presentati al via ed il mix è quasi perfetto. Manca ancora qualche ingrediente: l’amore per la bici e la fatica, e la disponibilità ad essere slow, che vuol dire dedicarsi al per-corso come ai ristori, dove la ribollita so-stituisce la barretta ed il vino l’integratore. Nessun miracolo, solo passione pura. Sot-to un’insegna in cui contano relativamente i percorsi, da 38, 75, 135 e 202 chiometri.

Una festa, insomma, a cui partecipano in tanti, pochi tra i molti che vorrebbero. An-che per questo Claudio Marinageli, fonda-tore ed organizzatore de L’Eroica, ha creato una sorta di prologo, una edizione in più, posizionandola ad inizio stagione, e rin-novando l’appuntamento già al 3 maggio 2015. In fondo, tra una manciata di mesi.

Ovviamente sempre a Gaiole, nelle campa-gne senesi. Senza dimenticare l’estero. In-ghilterra e Giappone, terre in cui L’Eroica ha già celebrato diverse edizioni, riuscendo ad esportare uno spirito prima ancora che una formula. Ed al posto della ribollita il sushi, alle pendici del monte Fuji; una compren-sibile variazione sul tema che nulla toglie, anzi aggiunge, all’idea nata una ventina di anni fa.

«Per noi, per le nostre possibilità, è diven-tato qualcosa di troppo grande». Queste le parole di Marinangeli, per spiegare quanto apparso sulla stampa locale la prima setti-mana di ottobre. Con una precisazione: «Il marchio non è stato ceduto a privati. Noi stessi siamo privati. Lo abbiamo ceduto a chi può garantire, anche negli anni a venire, la stessa qualità. Sapendo – spiega ancora Marinangeli – che in realtà, non cambierà nulla. Chi verrà a pedalare a L’Eroica troverà

Gli splendidi paesaggi de L’Eroica

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sempre sul campo il sottoscritto, i miei so-ci-compagni di avventura e tutta la nostra organizzazione». Sui dettagli dell’operazio-ne si è molto speculato, soprattutto con cifre che ovviamente non vengono confer-mate o smentite. Esattamente come le al-tre rievocazioni storiche in Italia, in questo numero ad esempio parliamo dell’Intrepida di Anghiari, anche il valzer di cifre, per chi sa cosa significa comunicare, in fondo in fondo è solo pubblicità gratuita. Come se ancora ne servisse, oltre le foto ed i video, e più ancora le testimonianze, che dipingo-no perfettamente le emozioni di Gaiole e dintorni. Quel che c’è di certo, sono i nomi degli imprenditori che hanno acquisito l’a-zienda, perché di azienda si parla, con quei numeri e quell’organizzazione. Si tratta del colosso vicentino Selle Royal, e del rimine-se Alberto Gnoli, amministratore delegato del consorzio Italy Bike Hotels. A tutti loro i nostri migliori auguri di buon lavoro, con la certa speranza che L’Eroica resti quel che è: una meravigliosa festa per chi ama il cicli-smo fatto di polvere e fatica.

I ciclisti ripercorrono le strade del passato

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ITALIAN CYCLING SCHOOL

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76 BIOMECCANICA INBICI

La crescita del ciclismo come numero di praticanti e livello tecno-logico ed organizzativo non è stato accompagnata, in questi anni, da un’altrettanta crescita proporzionale di operatori qualificati ca-paci di rispondere alle mutate esigenze del settore. Da qui l’idea di fondare l’Italian Cycling School, la prima scuola italiana per la formazione di tecnici del ciclismo. Il progetto, molto ambizioso, prevede la formazione di tecnici specializzati nei settori della meccanica, biomeccanica, del turismo e dell’allenamento.L’Italian Cycling School si è posta l’obiettivo di colmare un vuoto “culturale” e dalla sua nascita, nel 2012, ha già concretizzato il modulo biomeccanica attraverso la realizzazione del corso TEC che ad oggi ha già formato quasi cento operatori specializzati nel-la consulenza ergonomica e biomeccanica per il ciclista.Al corso TEC – abbreviazione di Tecnico Ergonomo Ciclismo – vengono trasmesse conoscenze e competenze specialistiche per l’ottimizzazione della posizione in sella del ciclista finalizzate al mi-glioramento di comfort e performance nonché a guidare con pro-fessionalità ogni ciclista alla scelta di telaio e componenti ideali.Il corso TEC, per la formazione di operatori professionali in bio-meccanica applicata al ciclismo per il periodo 2014-2015 è stato pianificato su ben dodici date alcune di queste già sviluppate nei mesi scorsi e suddivise fra I° II° e III° livello come descritto nel seguente calendario:

Calendario Corsi TEC – 2014

II° Livello TEC 16-17 nov. ’14 Montichiari – BS

II° Livello TEC 30 nov.-01 dic. ’14 Roma – RM

III° Livello TEC 14-15 dic. ’14 Cesenatico – FC

Calendario Corsi TEC – 2015

I° Livello TEC 18-19 gen. ’15 Montichiari – BS

I° Livello TEC 01-02 feb. ’15 Roma – RM

II° Livello TEC 08-09 mar. ’15 Montichiari – BS

II° Livello TEC 22-23 mar. ’15 Roma – RM

III° Livello TEC 12-13 apr. ’15 Giussano – MB

III° Livello TEC 26-27 apr. ’15 Cesenatico – FC

Segreteria: Lionardo sas – via dei tigli,1/C – 47042 Cesenatico – FC / tel. 0362 1581154 – fax 0362 958449e-mail: [email protected] Web: www.cyclingschool.it

L’importante novità di prossima attivazione è il corso MeP ovvero il corso dedicato al Meccanico Professionista Ciclismo.Il corso sviluppa un programma di formazione completo su ogni ambito della meccanica della bicicletta (strada e MTB). L’obiettivo è quello di sviluppare o accrescere le competenze spe-cifiche del meccanico con l’obiettivo di formare operatori capaci di offrire qualità e quantità delle assistenze all’interno delle officine ciclo meccaniche con anche competenze tecniche di vendita sui componenti e prodotti presenti sul mercato.

Il corso MeP Ciclismo permetterà ai nuovi meccanici appena for-matisi, così come a coloro che sono già in attività, di posizionarsi su un livello di specializzazione particolarmente elevato. Inoltre i meccanici certificati dall’Italian Cycling School scelgono di aggiornarsi in modo continuo attraverso un programma di forma-zione che andrà ad aggiornarsi nel tempo anche in sinergia con l’evoluzione del mercato e delle aziende. La guida tecnica continuamente aggiornata sarà il riferimento pro-fessionale di ogni tecnico. Il programma di aggiornamento con-tinuo della Cycling School si basa su moduli di aggiornamento a distanza e su workshop di aggiornamento pratico, dove ogni tecnico ha la possibilità di mettere in pratica le nuove conoscenze e abilità.Il corso MeP Ciclismo sarà calendarizzato entro l’estate e preve-derà i seguenti 11 moduli della durata di una giornata realizzati su due sedi, una nord Montichiari (BS) e una centro-sud (Roma) in un periodo compreso fra ottobre e marzo:

1. TECNOLOGIA, MANUTENZIONE ORDINARIA DELLA BICICLETTA e LAVAGGIO BICI, RIPARAZIONI “IN CORSA”2. MOVIMENTO CENTRALE, PEDIVELLE, PEDALI, CORONE, PIGNONI E CATENE3. SISTEMI DI CAMBIO4. ACCESSORI E DISPOSITIVI ELETTRONICI5. COSTRUZIONE E CENTRATURA RUOTA6. PNEUMATICI E CAMERE D’ARIA - Road e MTB7. CERCHIO E SISTEMI FRENANTI A PINZA8. SISTEMI FRENO A DISCO9. FORCELLE E SISTEMI AMMORTIZZANTI (SOSPENSIONI) - Introduzione10. SERIE STERZO, CANNOTTI, SELLE, ATTACCHI MANUBRIO E MANUBRI11. LA BICICLETTA ELETTRICA

*Responsabile Tecnico Velosystem®

a cura di FABRIZIO FAGIOLI*

[email protected]

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lettura 6 min

SI TORNA SUI BANCHI PER STUDIARE… IL CICLISMO. LA SCUOLA DI FORMAZIONE SI CONSOLIDA E AMPLIA LA SUA OFFERTA DIDATTICA: DOPO IL CORSO DI TECNICHE ERGONOMICHE E POSTURALI, ARRIVA IL CICLO DI LEZIONI PER DIVENTARE MECCANICI

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Cesenatico FCMonza-Brianza MBFondi LTLuzzi CSRoma RMNuoro NUPergine V. TNPiacenza PCMassagno - SvizzeraCapriolo BSMalo VICarpi MOCascina PICittà di Castello PGArgenta FENovoli LETovo di S. Agata SOBrasilia BrasileVarese VATerni TRPinerolo TOCivitavecchia RMBoffalora S.T. MIImpruneta FICrema CRForlì FCBari BAManfredonia FGCesenatico FC

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Laboratorio biomeccanico professionale offre tutti i servizi Velosystem

Punto attrezzato per l’offerta dei servizi base per il comfort del ciclista

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NATALI SPORTS WEAR, UNA STORIA TUTTA DI FAMIGLIA

SPAZIO AI PROTAGONISTI DI QUESTA AZIENDA, PER CAPIRE MEGLIO CHI SONO E COME LAVORANO NELLA PROPRIA REALTÀ PRODUTTIVA

Innanzitutto Marino (il responsabile di Natali Sports Wear), chi è Natali Sports Wear?«La Natali Sports Wear Srl è un’azienda dedicata alla produ-zione di abbigliamento sportivo, principalmente impegnata nel mondo del ciclismo e in tutte le sue categorie, da sempre pron-ta a studiare ed incrementare i propri modelli anche negli altri sport. Ad esempio podismo, pallavolo, calcio, triathlon, biath-lon e abbigliamento da riposo (tute, felpe, t-shirt, ecc...).»

Raccontaci brevemente la storia e com’è nata quest’azienda.«Il marchio nasce nel 1968 quando Bruno Natali e Licia Conval-le aprono un laboratorio di maglieria sotto casa. Bruno Natali è un uomo deciso ed ambizioso, vuole fare del suo maglificio una vera e propria azienda capace di imporsi nel mercato locale e italiano.Il maglificio, pur trovando tutte le difficoltà del caso, comincia a ingranare e molte società ciclistiche approdano in quel di Uzzano per farsi fare le maglie.Dopo vari anni nasce l’esigenza di ampliare l’azienda e la fami-glia Natali costruisce una nuova fabbrica in via Martiri di Belfio-re 22/a, sede attuale dell’azienda.Il messaggio pubblicitario legato al logo è immediato ed esplicito, e richiama alla tradizione artigianale nel creare maglie sportive.L’azienda Natali, per incrementare le vendite, punta fin da su-bito su un binomio che la caratterizza ancora oggi: qualità del prodotto e ‘made in Italy’. Molti operai, lavoro in crescita e pubblicizzazione del marchio Natali su moltissime gare regio-nali e nazionali.La grande intuizione di Bruno Natali, quindi, è di aver creduto nel prodotto ‘ciclismo’, tanto da trasformarlo a vero e proprio oggetto di culto. Inoltre ha capito che, attraverso la pubblicità su ammiraglie e corse ciclistiche, Natali avrebbe dovuto ac-compagnare la storia di molte società. Quando si accorge che negli anni i team sono cambiati e cercano attraverso la nascita di altri produttori sia il prezzo che qualsiasi altra agevolazione, il marchio Natali rimane irrevocabilmente attaccato alla tradizio-ne Italiana: una magica unione tra la famiglia che produce e le persone che la scelgono. Dopo molti anni Bruno Natali lascia l’attività alla figlia Antonella che tutt’ora ne è la titolare.»

Il vostro core business è rappresentato dal ciclismo o al-largate il campo d’azione anche ad altri sport?

a cura di ROBERTO ZANETTIfoto di NATALI SPORTS WEAR

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«Il marchio Natali è da sempre abbinato al ciclismo. Tuttavia le domande di mercato e varie esigenze logistiche ci hanno spinto ad aprire i nostri orizzonti a una grande fetta del mondo dello sport. Negli ultimi anni abbiamo avuto un’ottima riuscita anche nel podismo, secondo settore per produzione, dove re-alizziamo svariati articoli di ogni genere e prezzo.»

Quali canali di comunicazione avete fino ad ora intrapreso per veicolare il marchio verso i media e la clientela?«Negli ultimi anni il marchio aveva avuto una flessione in termi-ni di pubblicità e comunicazione, dovuto anche alla crisi eco-nomica che stiamo sopportando con fatica. Tuttavia crediamo molto nella propaganda fatta nel modo giusto, mirata e chiara, per questo negli ultimi due anni stiamo cercando di rendere più visibile il nostro brand con un sito internet nuovo, con stand fie-ristici a vari eventi sportivi, immergendosi proprio tra coloro che vestiamo per captarne ogni input positivo o negativo che sia. Da oltre vent’anni il nostro marchio è legato ad una società ciclistica di livello internazionale, il Gragnano Sporting Club, con cui ab-biamo vinto titoli regionali e nazionali, girando l’Italia e l’Europa nella categoria di lancio tra i professionisti, gli Elite/Under23.Nel 2015 accompagneremo anche il Tuscany Bike Challenge, serie di Gran Fondo in terra Toscana, con i nostri expo.»

Gli obbiettivi che vi siete prefissati negli ultimi anni sono stati raggiunti o la difficile situazione economica che stia-mo attraversando ha colpito anche una realtà famigliare come la vostra?«La crisi economica colpisce soprattutto le aziende famigliari come la nostra. Purtroppo siamo sempre meno invogliati ad in-vestimenti e assunzioni di personale, nonostante abbiamo sia assunto nuova forza lavoro che acquistato nuovi macchinari. Chi si ferma è perduto, nel modo odierno scorre tutto talmente veloce che non c’è tempo per le boccate di ossigeno. Quindi, nonostante i tantissimi sacrifici, cerchiamo di andare avanti pen-sando ad un futuro migliore, soprattutto consci della qualità di ciò che realizziamo, sperando di incanalare più domanda d’ac-quisto reinvestendo totalmente in sviluppo, comunicazione ed ampliamenti.»

Perché scegliere Natali e non un’altra delle numerose aziende di settore? «Massima disponibilità per accogliere qualsiasi richiesta, stu-diando insieme le migliorie che ci possano avvicinare a quello che realmente è importante, testando in prima persona e fa-cendo testare i nostri capi da atleti professionisti e amatoriali. Tempi di consegna veramente rapidi (massimo 35-40 giorni per i nuovi ordini), e quantitativi minimi per il personalizzato vera-mente modesti, per soddisfare anche il più piccolo gruppo di amici. Inoltre, presso la nostra azienda, potrete trovare anche

la vendita al dettaglio, sia dei capi di nostra produzione che di molti accessori tecnici per il ciclismo.»

Previsioni e proiezioni per il futuro?«Non voglio essere di parte ma noi realizziamo un ‘made in Italy’

veramente eccellente e vorrei che questo fosse più visibile in campo nazionale ed internazionale. Dobbiamo migliorare ancora molto ma siamo sulla strada giusta, contando di poter soddisfare tutte le esigenze anche del cliente più scrupoloso. Vor-remmo tanto poter ritornare tra i team professioni-stici di ciclismo come fece Bruno Natali, vestendo corridori del calibro di Roger De Vlaeminck nella gloriosa GIS. Non c’è più grande soddisfazione che ricevere complimenti da personaggi del gene-re. Noi in fondo, lavoriamo per questo…»

Il Produttore/Distributore per l’Italia e l’estero:Natali Sports Wear SrlVia Martiri di Belfiore, 2251010 Santa Lucia (PT)Tel. +39 0572 451801E-mail: [email protected] site: www.natalimaglificio.it

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80 DOSSIER SPORT E MEDICINA

LE LESIONI MUSCOLARI

a cura del Dr. MAURIZIO RADI*

[email protected]

Nell’ambito della clas-sificazione delle lesio-ni muscolari da trau-ma indiretto, esiste in ambito bibliografico una certa confusio-ne lessicale. Vengono infatti utilizzate diffe-renti terminologie, che spesso non si rivelano altro che dei sinonimi, ma che, in ogni caso, generano un po’ di confusione interpre-tativa. Ritenendo che la classificazione delle lesioni rivesta in am-bito riabilitativo un’im-portanza centrale, presenteremo di se-guito la classificazione che, secondo la nostra esperienza riabilitativa, ci sembra risultare di maggior razionalità sia dal punto di vista dei criteri anamnestico e sintomatologico adottati, che da quello di ordine anatomo-patologico. Nel 2000 il Dr. Nanni suddivi-de le lesioni muscolari da trauma indiretto, basandosi su criteri di ordine anamnesti-co, sintomatologico e anatomo-patologi-co in:

• Contrattura• Stiramento• Strappo di I° grado• Strappo di II° grado• Strappo di III° grado

COME POSSIAMO FARE UNA DIAGNOSI DIFFERENZIATA TRA QUESTE LESIONI?Inizialmente con una valutazione clinica:La contrattura si presenta con un dolo-re che compare dopo l’allenamento o la partita, non vi è lesione muscolare, ma abbiamo una alterazione di tutto il mu-scolo o parte di esso.Lo stiramento si presenta con un dolore im-mediato che non sempre impedisce il pro-seguimento dell’attività, ma che aumenta progressivamente. Si deve interrompere immediatamente l’attività per evitare lo

strappo muscolare. Al tatto il muscolo presenta un cordone doloroso in una zona precisa.Lo strappo si pre-senta con un dolore acuto localizzato in un punto preciso del muscolo, impedisce di continuare l’atti-vità e vi è un dan-no muscolare più o meno esteso. Nello

strappo di 2°/3° grado si evidenzia una tumefazione ed echimosi, mentre nelle lesioni di 3° grado abbiamo anche un av-vallamento nella sede della lesione.Per confermare la diagnosi è bene ese-guire alcuni accertamenti strumentali quali ecografia ed in casi particolare Ri-sonanza magnetica.

LE LESIONI MUSCOLARI SONO FREQUENTI NELLO SPORTIVO?Direi di sì. Indicativamente rappresen-tano una incidenza del 20/30% di tutti i traumi da sport.

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QUALI SONO I FATTORI CHE CONTRIBUISCONO ALL’INSORGENZA DELLE LESIONI MUSCOLARI?Oggi abbiamo una buona co-noscenza delle cause che contribuiscono alla insorgenza delle lesioni muscolari: prepa-razione sbagliata, errato riscal-damento, muscolo indebolito da precedente lesione, ecces-sivo lavoro muscolare, ecces-siva tensione muscolare legata a fattori fisiologici o psicologici, riduzione dell’elasticità mu-scolare da temperatura troppo bassa, errata scelta dell’attrez-zatura utilizzata.

QUALE SARÀ UN PROGRAMMA CORRETTO TERAPEUTICO E RIABILITATIVO?L’obiettivo principale deve essere non tan-to la rapidità del recupero, ma la preven-zione delle recidive, quindi recupero della totale integrazione anatomica e recupero funzionale e stabile.Le fasi iniziali del trattamento dovranno tendere a stimolare la cicatrizzazione ed evitare una formazione eccessiva e disor-dinata di tessuto connettivo fibroso che ne può pregiudicare la guarigione.In fase acuta, quando non abbiamo una diagnosi ancora precisa e supportata da esami strumentali, la dobbiamo trattare come il “danno maggiore probabile”.Dopo 2/3 giorni riposo assoluto in base all’entità del danno, RICE per 48/72 ore, terapia medica con antinfiammatori e mio-rilassanti.

Dopo le 72 ore lin-fodrenaggio, mas-saggio decontrat-turante a valle e a monte della lesione. Dopo 10/12 giorni massaggio profondo trasverso per evita-re la formazione di tessuto cicatriziale in eccesso e il formarsi di aderenze e fibrosi.

Nei primi giorni al trattamento manuale si associa Laser ed ultrasuoni a freddo, as-sociato anche a Kinesiotaping. Successi-vamente, dopo 8/10 giorni, Tecarterapia ed elettrostimolazione.Contemporaneamente si può iniziare la mobilizzazione passiva, esercizi isometrici e idrokinesiterapia.

QUANDO SI INIZIA LA FASE DEL RECUPERO ATTIVO E IL LAVORO SULLA FORZA?Diciamo che il recupero attivo inizia da su-bito, ma deve essere moderato e graduale in base all’entità della lesione muscolare. Possiamo dire che ci deve essere una progressione sul recupero del movimen-to, della rieducazione propriocettiva, del recupero muscolare, del recupero della forza, della rieducazione posturale per poi passare al recupero del gesto specifi-co ed alla capacità e corretta esecuzione dello stesso.

UN ATLETA QUANDO PUÒ TORNARE A PRATICARE SPORT AGONISTICO?Quando tutti i parametri sono tornati alla normalità: ROM completo, forza e resi-stenza muscolare uguale al controlatera-le, schema motorio senza compensi, pa-rametri isocinetici uguali al controlaterale, nessun dolore dopo esercizi specifici del gesto atletico.

*Fisioterapista – Centro Fisioradi Pesaro

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NOVITÀ 2015 ALLA PROVA DEL BIKE SHOP TESTa cura della REDAZIONE

ALLA DUE GIORNI DI SASSO MARCONI BIKER E COMMERCIANTI HANNO PROVATO BICI E MATERIALE DELLA PROSSIMA STAGIONE. UN SUCCESSO PER TUTTI I PRESENTI, CICLISTI ED AZIENDE

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È andata proprio così, un successo. In un accogliente Appennino d’autunno, saba-to 10 e domenica 11 ottobre sono stati i giorni giusti per poter valutare i prodotti presenti in rappresentanza di aziende si-gnificative che hanno scelto proprio Sasso Marconi per molte gustose anticipazioni di mercato. Soprattutto perché quelle antici-pazioni erano a disposizione di tutti coloro che, previa registrazione sito web, hanno potuto provarle. In sostanza, a ciascun singolo utente è stata data la possibilità di essere per un giorno un vero e proprio te-ster in erba. Interessanti, divertenti, a tratti anche azzeccate, le letture di una bici, o di un casco, che gli iscritti hanno saputo dare, spesse volte confortando le scelte fatte dalle aziende. L’evento è stato organizzato dalla Moon Srl, Mountain and Outdoor Network, agenzia specializzata nell’organizzazione di proget-ti ed eventi legati al mondo della montagna e dell’attività outdoor; tutto in collaborazio-ne con Sportmaker Srl, Sportpress Srl ed INBICI, che sia con il magazine che con il mondo web e tv ha scelto di supportare in veste di media partner una iniziativa ben organizzata ed estremamente significativa.Ed apprezzata, a giudicare dalle presenze. Il meteo, come sempre importante, non ha posto alcuna resistenza, e tra i test dei due giorni e la pedalata in MTB della domenica mattina, sono state oltre mille le persone che hanno dirottato su Sasso Marconi le coordinate del proprio week end. Un suc-cesso, quindi, anche perché elevatissima è stata la collaborazione delle aziende pre-senti. Da KTM a Smith, da Limar ad Atala, da Trek a Speed, da Scott a Lombardo ed FRM, rigorosamente non in ordine alfabeti-co, in un elenco che non è neppure esau-stivo (per quello completo, vi rimandiamo al sito ufficiale, bikeshoptest.it).E quando diciamo provare, intendiamo provare. Non 10 minuti nel cortile davan-ti al negozio, se va bene, ma un paio di mezz’ore, seguendo percorsi disegnati su

strada ed in fuoristrada, per accontentar davvero tutti.Tutte hanno messo a disposizione quanto vedremo in strada solo dalla primavera del 2015. E lo hanno fatto, come anticipato, sia a vantaggio dell’appassionato, sia del negoziante che sta magari facendo scelte importanti per il proprio futuro professionale. Anche questa, a suo modo, una bella novi-tà, collegata ad un modello che è destinato a crescere e svilupparsi sempre più, ed a cui la Moon Srl ha saputo mettere un vesti-to apprezzabilissimo. Buona la richiesta, ma grande anche l’offerta, e spesso a differen-ziare le proposte sono i dettagli. Ecco perché un semplice e sano test può chiarire molto a tanti, appassionati o venditori che siano.Ora è chiaro come il mondo MTB abbia avuto forse uno spazio percentualmente

maggiore; è, per stessa ammissione de-gli organizzatori, nel dna di questi ragazzi, con esperienza decennale ed una palese passione per tutto ciò che è sport all’aria aperta. Ma era la prima edizione, ripetiamo riuscitissima, ed il bilanciamento tra ruote da corsa e ruote grasse è già nel mirino, così come il doppio appuntamento del 2015. Uno ancora a Sasso Marconi, ed uno invece nel Lazio, a vantaggio di chi abita in una zona d’Italia troppo lontana dalle colline bolognesi.INBICI è sicura che la scelta di essere me-dia partner di questa iniziativa, e di questi ragazzi, vada nella direzione giusta: quelle delle novità, ben costruite ed apprezzate. Quelle in cui, come per il Bike Shop test, l’anno successivo non si lascia, ma addirit-tura si raddoppia.

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TRENTINO MTB 2014

AND THE WINNER IS…

a cura di NEWSPOWER [email protected]

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…i vincitori di “Trentino MTB presented by crankbrothers” sono stati più di uno; le categorie erano tante così come le relative clas-sifiche che in fondo all’ultima tappa disputata in Valsugana hanno visto saltare sul primo gradino dei vari podi coloro che tra maggio e ottobre hanno meglio interpretato le sette gare disputate. Ma vedia-mo nel dettaglio cosa è successo domenica 5 ottobre scorso alla 3T Bike, ripercorrendo insieme la sesta stagione di Trentino MTB.

DEGASPERI E ZOCCA ASSOLUTI«C’è un po’ di rammarico per non essere mai riuscito a vincere una gara, tuttavia i piazzamenti sono stati sempre molto buoni e alla fine mi ritengo più che soddisfatto della classifica finale.» Ivan Degaspe-ri, trentino doc, ha piazzato il suo artiglio sulla Assoluta di circuito grazie al settimo posto conquistato nella 3T Bike, vinta al maschile da Johnny Cattaneo. L’alfiere del Team Todesco, prima nella clas-sifica a squadre di circuito, non si è mai risparmiato. Ha corso tutte e sette le gare e fin da principio, con un buon ottavo piazzamento alla ValdiNon Bike di maggio (ottenuto nonostante una foratura) ha messo in chiaro come potesse essere uno dei maggiori concorrenti al titolo finale. La 100 Km dei Forti di metà giugno Degasperi l’ha corsa nella variante Classic e solo Daniele Mensi, élite della Scott, è riuscito a piazzarglisi innanzi sul podio finale. Fino a questo momen-to la concorrenza del “Dega”, come lo chiamano amichevolmente i colleghi biker, era oltremodo agguerrita con i vari Gianluca Boaret-to, Thomas Forer, Federico De Giuli, Julio Cesar Claudino e Georgy Dmitriev tutti spalla contro spalla nella parziale Assoluta. A fine giugno è stata la volta della Dolomitica Brenta Bike. Al de-butto nel circuito e gara per niente scontata, con saliscendi nei ter-ritori di Pinzolo, Madonna di Campiglio e delle Dolomiti di Brenta dove il motto era «mai mollare». Ivan Degasperi stavolta ha scelto di affrontare la variante denominata Rock, la più impegnativa ma anche quella che, grazie al coefficiente di punteggio dell’1,5%, poteva fare la differenza sui numeri…oltre che nelle gambe. E la classifica dopo la “Dolomitica” ha premiato Degasperi che grazie al 4° posto assoluto, dietro ai fratelli Braidot e a Giacomo Antonel-lo, è così balzato in testa. La Lessinia Bike non ha sorriso eccessivamente al leader parziale, ma i primi avversari non ne hanno approfittato, a parte il compa-gno di squadra Stefano Dal Grande che è risalito nella generale ma senza impensierire il trentino.

È stata così la volta della Vecia Ferovia della Val de Fiemme, i primi di agosto. Ora-Molina di Fiemme sola andata e il passo di Dega-speri è stato costante per tutti i 40 km abbondanti tra antiche sta-zioni, viadotti e gallerie un tempo solcate da un treno vero. Tutto con la piena consapevolezza di doversi tenere dietro i noti Boaretto, Forer e De Giuli per mantenere la testa Assoluta di circuito senza troppi rischi. Tattica mista ad una forma fisica decisamente alta, confermata anche nelle settimane successive, quando Degasperi è poi tornato da Lillehammer, in Norvegia, con la medaglia d’oro mondiale Master al collo. Conclusa la quinta delle sette gare previste dal Trentino MTB 2014, la parziale Assoluta leggeva quindi Ivan Degasperi in vantaggio su Federico De Giuli di oltre 600 punti, con Dmitriev terzo a poche lun-ghezze. Secondo le nuove direttive di regolamento del challenge, le ultime due prove in calendario avrebbero assegnato dei Bonus,

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Ivan Degasperi vincitore assoluto maschile

Gruppo Trentino MTB

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premiando anche la fedeltà dei biker con punti omaggio portando a termine sei e sette gare complessivamente. Le classifi-che stavano per subire qualche scossone e il primo a contribuire è stato De Giuli che, non partecipando alla Val di Sole Marathon di fine agosto e alla 3T Bike di ottobre, si è automaticamente chiamato fuori dalla “corsa scudetto”.A Malé in Val di Sole il 31 agosto si è di-sputata la seconda novità di Trentino MTB 2014 e, come era successo alla 100 Km dei Forti, Degasperi ha optato per il percor-so Classic e ha chiuso secondo, stavolta dietro a Stefano Bollardini. Dietro di lui in classifica si faceva sotto Gianluca Boaretto che in un colpo solo recuperava oltre 500 punti, mentre Dal Grande rimaneva terzo: tutto si sarebbe deciso in Valsugana nel mese di ottobre.A Telve i primi tre della classe erano tutti presenti, ed al termine di una prova avvin-cente il “Dega” ha potuto alzare le braccia al cielo in quello che è il suo secondo suc-cesso Assoluto nel circuito di casa dopo il sigillo del 2012. Lorena Zocca, da par suo, ha vinto le pri-me tre gare di Trentino MTB, tanto per lasciare intendere chi fosse la donna da batter quest’anno. Lorenza Menapace, vincitrice di Trentino MTB 2013, ha tenuto testa alla veronese fino alla “Do-lomitica”, dopodiché ha in qualche modo mollato la presa e alla Zocca sono bastati un quinto e un sesto posto nelle successive Lessinia Bike e Vecia Ferovia per diventare prima in solitaria. Ro-berta Seneci, dal canto suo, non ha mai perso di vista la fuggitiva Zocca, ed in Val di Sole, precedendo proprio la veneta della SC Barbieri, si è candidata a possibile guastafeste nell’ultima gara in Valsugana. Al traguardo del 5 ottobre, però, dietro alla vincitrice di giornata Anna Ferrari, ha chiuso proprio la Zocca ed i punti sono stati più che sufficienti per coronare un Trentino MTB dove fin da principio si era candidata al trionfo.

QUANTI CAMPIONILe categorie di “Trentino MTB presented by crankbrothers” erano molte e oltre a Zocca e Degasperi, vincitore anche della M1 davanti a Claudino, la 3T Bike ha chiuso i giochi anche nella Open, dove Stefano Dal Grande è riuscito al fotofinish a scalzare dalla vetta l’altoatesino Thomas Forer, rimasto in testa dalla seconda alla sesta gara. Nella Elite Sport il successo è andato a Gianluca Boaretto, mentre Daniel Tassetti ha conquistato il titolo Junior. Sempre da-vanti alla M2 è stato Georgy Dmitriev, così come Tarcisio Linardi nella M5 e Silvano Janes nella M6. Per quanto riguarda la M3, Ste-fan Ludwig si è tenuto dietro un Claudio Segata pericoloso, sempre e comunque; spesso i due si sono alternati alla testa di classifica, chiudendo con soli 400 punti di differenza. Michele Bazzanella ha conquistato il titolo M4 davanti a Marco Gilberti.Degasperi e la Zocca hanno in fondo vinto anche le speciali “Clas-sifica dello Scalatore” e “Premio fi’zi:k”.

CHIUSURA IN TONO MINORELa 3T Bike tra Telve, Telve di Sopra, Torcegno e Carzano del 5 ot-tobre ha chiuso i giochi di “Trentino MTB presented by crankbro-thers” 2014, ed una tragedia ha purtroppo colpito la giornata e lo sport in generale. Giovanni Vesco, uno dei concorrenti amatori, è stato colpito da malore a tre chilometri dall’arrivo ed è caduto in un tratto pianeggiante. È stato subito soccorso dal medico riani-matore che era a bordo di una moto dell’organizzazione; sul po-sto sono intervenute con estrema prontezza anche due ambulan-

ze del 118 ed i Vigili del Fuoco volontari in servizio alla manifestazione, e di lì a poco è atterrato anche l’elicottero di Trentino Emergenza. La rianimazione di oltre un’o-ra purtroppo non ha avuto gli effetti sperati e la 3T Bike si è chiusa con mestizia e il dolore dei familiari del biker trentino.

PRIMO BILANCIO«È stata un’edizione più che positiva» ha commentato il coordinatore di “Trentino MTB presented by crankbrothers” Mauro Dezulian «e come organizzatori possiamo ritenerci soddisfatti. Nonostante l’estate poco calda di quest’anno, i biker hanno risposto con entusiasmo ed ogni evento è stata una festa». Come visto, il circuito 2014 è scattato con due storiche come la ValdiNon Bike e la 100 Km dei Forti, quest’ultima affiancata dal 1000Grobbe Bike Challenge, dove il numero di presenti è stato a tre zeri. Lessi-nia Bike, Vecia Ferovia della Val de Fiemme e 3T Bike si sono mantenute sulle cifre del-la passata stagione o hanno registrato un leggero aumento, come è successo nell’e-vento di Molina di Fiemme. Infine, le due

debuttanti di Trentino MTB 2014, ovvero la Dolomitica Brenta Bike e la Val di Sole Marathon, sono state entrambe molto apprezzate con la seconda che rispetto all’edizione 2013, quando non faceva parte del circuito, ha quadruplicato i presenti. «Ci siamo messi in gioco quest’anno» ha continuato Dezulian «con due gare nuove, il passaggio da sei a sette eventi e una revisione al regolamento (si vedano i bonus, le gare Jolly e i tanti premi distribuiti anche ad ogni singola gara, ndr) che credo ci abbiano fatto raggiungere una buona stabilità ed i giusti equilibri per considerare Trentino MTB un prodotto di alto livello. Ci auguriamo che tutto ciò possa contribu-ire a stuzzicare altre sponsorizzazioni e l’attenzione delle istituzioni soprattutto per un sostegno anche in futuro». Le premiazioni di “Trentino MTB presented by crankbrothers” si ter-ranno il 15 novembre a Trento.

Lorena Zocca vincitrice assoluta femminile

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IMUNOGLUKAN: COME SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO DELL’ATLETA

a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI* [email protected]

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Tutti gli Sport, soprattutto quelli all’aria aperta, con attività in-tensa e prolungata, causano importanti cambiamenti nel nostro sistema immunitario, incrementando il rischio delle cosiddette malattie da raffreddamento. Queste infezioni sono causate da virus e batteri ospiti delle prime vie aeree che diventano infettivi in concomitanza con l’esposizione ai primi freddi ed ai bruschi sbalzi di temperatura. Queste si manifestano con una serie di sintomi quali mal di gola, tosse, raffreddore, febbre e, a volte, dolori articolari che ci costringono a lasciare la nostra bici in garage e abbandonare gli allenamenti. Per mantenere sempre in forma il nostro sistema immunitario, pronto a sconfiggere questi agenti esterni, la dieta gioca un ruolo fondamentale. Bere molto e consumare adeguate porzioni di frutta e verdura è indispensabile per mantenere in equilibrio i nostri sistemi di di-fesa. Le vitamine ed i sali minerali sviluppano la nostra capacità di resistenza, prima fra tutte la vitamina C, che stimola per l’ap-punto le difese immunitarie. È consigliato quindi il supplemen-

to nutrizionale, sia negli atleti professionisti che amatoriali, nei periodi invernali e di allenamento ad alta intensità; per questo la troviamo nella maggior parte degli integratori per il work-out. Un altro fattore importantissimo per il buon mantenimento della funzionalità del sistema immunitario dell’individuo è rappresen-tato dall’integrità della parte intestinale e da una corretta dige-stione e regolarità. Più del 70% del nostro sistema immunitario è situato a livello intestinale, ed è proprio a questo livello che possiamo agire con prodotti specifici per sostenerlo. Recenti studi clinici condotti da ricercatori nell’Università ame-ricana di Houston, ed in Europa all’Università di Bratislava, hanno dimostrato che l’efficacia del sistema immunitario dopo un allenamento intenso e prolungato nel tempo, decade rapi-damente nelle due ore dopo l’esercizio, fino alle sei successive, poi si ripristina gradualmente in 24 ore. Si crea così un periodo finestra durante il quale gli atleti sono molto suscettibili all’at-tacco di virus e batteri, aumentano il rischio di ammalarsi per

patologie respiratorie con conseguente incapacità di recarsi al lavoro, a scuola, e quindi di praticare regolare attività fisica.Questi studi sono stati condotti su una particolare classe di derivati vegetali, i cosiddetti Beta-Glucani che possiedono importanti proprietà immunosti-molanti.Un particolare Beta-Glucano è il Pleuran (Imuno-glukan P4H), un glucopolisaccaride (zucchero) iso-lato dal fungo commestibile del Pleurotus Ostrea-tus, non metabolizzabile e assorbibile dall’uomo, ed utilizzabile anche da soggetti allergici e diabe-tici. Grazie a questa proprietà risulta in grado, a livello intestinale, di attivare direttamente le cellule del sistema immunitario (leucociti), stimolando la produzione dei mediatori (citochine e altri), con un meccanismo definito di mimetismo molecolare; mima cioè un’infezione batterica che in realtà non avviene, facendo così alzare le difese immunitarie. Come risultato vi è lo sviluppo di azioni immuni-tarie protettive. Questo particolare beta glucano, è presente nell’integratore Laborest in commercio come TrocàFlù Imunoglukan, e si utilizza da set-tembre a marzo alla dose di una capsula da 100 mg al giorno.

Bibliografia

Pleuran supplementation, cellular immune response and respiratory tract infections in athletes Bergindiova TIbenska Majtan Springer Verlag 2011 Wellmune WGP Reduces Immune Suppression Associated with Strenuous Exercise 2011

*Responsabile Reparto Nutraceutica e Integratori Alimentari Farmacia del Bivio

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ABRUZZO PROMO ENDURO

BOCCA DI VALLE, BUONA LA PRIMA

a cura di LUCA ALÒ

IN PROVINCIA DI CHIETI UNA SESSANTINA DI PARTECIPANTI HA SALUTATO LA NASCITA DI UNA NUOVA RASSEGNA. TITOLI REGIONALI PER RABUFFO E PIATTELLI

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L’abruzzese Fabio Di Renzo (ASD bicida-montagna.com) si è aggiudicato la prima edizione della “Abruzzo Promo Enduro”, ri-servata alle mountain bike svoltasi tra Boc-ca di Valle e Piana delle Mele, nei pressi di Guardiagrele (Chieti).Una sessantina in tutto i partecipanti (tra tesserati ed amatori) provenienti da quasi tutta la regione e dal vicino Lazio.Dopo il prologo del sabato, si è disputata la gara vera e propria suddivisa in tre prove speciali in discesa (nell’ordine Serpentone, Coccodrillo, Bestia Nera) al termine delle quali, la somma dei vari tempi fatti registra-re da ciascun atleta ha determinato la gra-duatoria finale.Per l’occasione sono stati assegnati an-che due titoli regionali: a Riccardo Rabuffo (ASD Ciclo Abruzzo DH) per gli uomini, ed a Paola Piattelli (Protec Abruzzo) per quel che riguarda le donne.Classe 1994, Fabio Rabuffo è un talento in procinto di compiere il salto di qualità.Per l’esperta Paola Piattelli, la vittoria al campionato regionale è stata invece una sorta di rivincita personale dopo una cadu-ta a Villa Celiera che l’ha tenuta ferma per 6 mesi. Mountain bike e ciclocross sono anche le sue specialità: molto poliedrica, nelle discese adrenaliniche riesce sempre a dare il meglio di se stessa.«Qualcosa da migliorare per il futuro c’è – è stato il commento di uno degli organiz-zatori – abbiamo lavorato tanto per mette-re in evidenza questa manifestazione ma, trattandosi di una novità assoluta, è anda-ta più che bene. Grazie soprattutto al fon-damentale apporto degli sponsor All Bike di Chieti Scalo, Cicli Sport Mania di Popoli, Ruota+ e Attitude di Pescara».Abruzzo Promo Enduro guarda alla pros-sima edizione e intende allargarsi con un più ampio progetto chiamato Centro Italia Enduro: gli organizzatori dell’evento abruz-zese sono infatti alla ricerca di negozi e so-cietà del settore fuoristrada interessate alla futura challenge (info sul sito www.abruz-zoenduro.com tramite il link campionato 2015).

Info: www.ruotapiu.it/abruzzoenduro/index.html

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CLASSIFICA FINALE

1. Fabio Di Renzo (ASD bicidamontagna.com)2. Riccardo Rabuffo (ASD Ciclo Abruzzo)3. Antonio De Silvi (Cicli Sport Mania)4. Fabio Di Emilio (Bike Store Roma)5. Marcello Merciaro (amatore)6. Paolo Scimia (Cicli Sport Mania)7. Dante Stella (amatore)8. Vito Damiano Fabellini (amatore)9. Luca Angelone (Cicli Sport Mania)10. Luca Sbaraglia (amatore)

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CLASSIFICA FINALE

1. Fabio Di Renzo (ASD bicidamontagna.com)2. Riccardo Rabuffo (ASD Ciclo Abruzzo)3. Antonio De Silvi (Cicli Sport Mania)4. Fabio Di Emilio (Bike Store Roma)5. Marcello Merciaro (amatore)6. Paolo Scimia (Cicli Sport Mania)7. Dante Stella (amatore)8. Vito Damiano Fabellini (amatore)9. Luca Angelone (Cicli Sport Mania)10. Luca Sbaraglia (amatore)

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MEDVEDEV E FERRARI SONO IL RE E LA REGINA DEL TREMALZOa cura di ALDO ZANARDI

LA TERZA EDIZIONE DELLA TREMALZO SUPERBIKE VA IN ARCHIVIO CON UN BUON SUCCESSO ORGANIZZATIVO E DI PARTECIPAZIONE. SFIORATA QUOTA 500 ISCRITTI, NUOVO RECORD PER UNA MANIFESTAZIONE IN COSTANTE CRESCITA. VINCONO IL RUSSO ALEXEY MEDVEDEV E LA VICENTINA ANNA FERRARI. SI È COSÌ CONCLUSO L’IMA SCAPIN 2014, IN ATTESA DELL’ATTO FINALE CON LE PREMIAZIONI DI VIGNOLA (MO) DEL 30 NOVEMBRE

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Tremosine (BS) ha ospitato la terza edizione della Tremalzo Superbike, gara organizzata dalla Atheste Bike di Gianluca Barbieri in collaborazione con il Comune di Tremosine.Sfiorati i 500 iscritti, tra i quali una cinquantina di stranieri, tede-schi e austriaci, gestiti da Bike & More, giunti in terra bresciana per affrontare la mitica scalata al Passo Tremalzo.

Alle 9.30 il via, con il lungo serpentone che si lancia in salita su asfalto, per andare ad attaccare il Passo Tremalzo.Sulle prime rampe il gruppo è già scremato, con il russo Alexey Medvedev (Team Full-Dynamix) al comando, segui-to dalla coppia formata dal tedesco Matthias Leisling (Rsv Gar-ching) e dall’austria-co Uwe Hochenwar-ter (Focus Xc Team). A pochi metri segue il colombiano Marco Au-relio Rincon Rodriguez (Scapin Factory Team).Il russo prosegue la sua cavalcata con un buon passo e scollina con una cinquantina di secondi di vantaggio sull’austriaco Hochenwarter, terzo il colombiano Rin-con Rodriguez.A questo punto inizia la lunga discesa che porta a Passo Nota, dove è sempre Medve-dev a passare solitario al comando, seguito da Hochenwarter, mentre in terza piazza transita il tedesco Leisling; dietro di loro Massimo Debertolis (Team Wilier Sat System), Nicola Risatti (Bottecchia Factory Team), Rincon Rodriguez ed il giovane e pro-mettente Federico De Giuli (Racing Rosola Bike), in procinto di fare il salto di categoria passando tra le fila degli elite.Le prime quattro posizioni non cambiano fino al traguar-do, con Medvedev trionfatore. La quinta piazza finale è proprio per il giovane De Giuli, poi Daniele Malusardi (Green Devils Team), Marco Pretolani (Torpado Surfing

Shop), Rincon Rodriguez, Claudio Segata (Bren Team Trento) e Martino Tronconi (Staff Bike 2000) a completare la top ten.La gara femminile ha visto il dominio di Anna Ferrari (Team Cor-ratec-Keit), al comando fin dalle prime battute. Ottima seconda Lorena Zocca (SC Barbieri) e terza Pamela Rinaldi (Ciclissimo

Bike).

Al termine della gara il consueto processo alla tap-pa dell’IMA Scapin ha preceduto le premiazioni nel-la bellissima piazza di Pieve di Tremosine, un vero e proprio balcone sul lago di Garda.

Il vincitore Medvedev Alexey

La Partenza della Tremalzo Superbike

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CLASSIFICHE

Maschile1° Medvedev Alexey (Team Full-Dynamix) 2:23:012° Hochenwarter Uwe (Focus Xc Team) 2:24:023° Leisling Matthias (Rsv Garching) 2:27:264° Debertolis Massimo (Team Wilier Sat System) 2:29:045° De Giuli Federico (Racing Rosola Bike ASD) 2:32:476° Malusardi Daniele (ASD Green Devils Team) 2:33:057° Pretolani Marco (Torpado Surfing Shop) 2:33:128° Rincon Rodriguez Marco Aurelio (Scapin Factory Team) 2:33:349° Segata Claudio (Bren Team Trento ASD) 2:33:5110° Tronconi Martino (Staff Bike 2000) 2:33:55

Femminile1a Ferrari Anna (Team Corratec-Keit) 3:03:122a Zocca Lorena (SC Barbieri) 3:04:503a Rinaldi Pamela (AS Ciclissimo Bike) 3:06:054a Hühnlein Birgitt (GER) 3:10:005a Alberti Katharina (GER) 3:12:316a Fumagalli Mara (KTM Protek Torrevilla MTB ASD) 3:13:107a Keinath Silke (GER) 3:14:018a Cerchiè Emanuela (AS Ciclissimo Bike) 3:15:479a Mandelli Chiara (Valcavallina Lovato Eletric Axevo) 3:29:0410a Romanello Patrizia (Torpado Factory Team) 3:29:46

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Il podio femminile

Il Podio maschile

Leader definitivi IMA 2014

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foto ALDO ZANARDI

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www.alicebike.it

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Page 95: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

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in partenza per gli itinerarie percorsi della Valle del Savio

e colline romagnole.

Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro

con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio

di lavaggio bici (rivolgersi al bar)

per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada.

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Page 96: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

È

ROC D’AZURa cura della REDAZIONE

CON LE VITTORIE DI JORDAN SARROU, MARGOT MOSCHETTI, MAXIME MAROTTE ED HELENE MARCOURYE NELLE GARE CLOU DELLA 30ª EDIZIONE DELLA ROC D’AZUR, LA FRANCIA HA FATTO IL PIENO. RESPINGENDO L’OFFENSIVA DEGLI STRANIERI, CHE DAL 2003 ERANO DIVENTATI PADRONI DELLA MARATHON, E CONQUISTANDO DOPO NOVE ANNI ANCHE LA VITTORIA NELLA ROC LADIES

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È iniziata con il sole la cinque giorni di sport e festa di Frejus che per il suo trentesimo anniversario ha visto schierati quasi 1400 stu-denti delle scuole superiori provenienti dall’Accademia di Nizza e dai comuni di Frejus, Roquebrune sur Argens e Sainte-Maxime. Sono stati Baptiste Payan dell’Institut Stanislas di Saint-Raphaël e Justine Tonso del collegio Jean Salines de Roquebillière, i primi a vincere l’evento di apertura dei 27 in programma. Forse un domani i due ragazzi diventeranno campioni, intanto quelli di oggi hanno trasformato la Roc d’Azur in una collezione di vittorie per i francesi, dominando le gare clou della sua 30ª edizione.Due grandi sorrisi hanno illuminato il traguardo della Roc Marathon Canyon, la gara più lunga della Roc d’Azur con i suoi 83 km, che i francesi non vincevano più dal 2003, quando Yohann Vachette si aggiudicò la terza edizione.  Braccia alzate in dirittura d’arrivo, Maxime Marotte ha avuto tutto il tempo di assaporare il suo suc-cesso. Deluso dalla seconda metà della stagione, interrotta da più battute d’arresto (bronchite, problemi meccanici), il francese, deci-mo assoluto in Coppa del Mondo, ha firmato a 27 anni sui sentieri del Massif des Maures uno dei suoi più grandi successi. Partito ad inizio gara con il compagno di squadra Stéphane Tempier, Marotte, che la settimana prima della Roc d’Azur era arrivato secondo ai Campionati di Francia Marathon alle spalle di Thomas Dietsch, ha costantemente aumentato il vantaggio, tagliando il traguardo dopo 3 ore 34’ 14”, con 4’ 30” di vantaggio sull’ex Campione del Mondo, Christoph Sauser e sul suo connazionale Martin Fanger.«Questa mattina ho capito di poter vincere» ha detto il portacolori della BH-SR Suntour KMC commosso fino alle lacrime «Ho avuto una seconda parte della stagione piuttosto complicata, ma ho lavo-rato duramente nel mese di settembre e questo ha dato i suoi frutti. È un piacere immenso vincere una gara così prestigiosa; in più parte-

cipo alla Roc dal 2001, da quando ero Cadetto, quindi era arrivato il momento di vincere. Fin dall’inizio, ero con Stéphane Tempier, abbia-mo forzato sulla prima salita e abbiamo insistito in discesa. Conosce-vo bene il percorso, abbiamo fatto uno stage qui ad inizio stagione e, improvvisamente mi sono sentito un po’ come a casa. Credo di essere stato molto bravo tecnicamente e questo mi ha permesso di aumentare il mio vantaggio, ho guidato sempre pulito in discesa e sulle salite brevi e nervose sono riuscito ad esprimermi al meglio».Membro essenziale della squadra nazionale francese, Maxime Ma-rotte, ha un rapporto speciale con la Roc d’Azur: «Vengo qui da quando ero giovanissimo, quando sei un bambino tutto questo ti sembra fantastico. Il Col de Bougnon, il Fournel, il Chemin des Douaniers, il passaggio sulla spiaggia sono le immagini che oggi vediamo sulle riviste. La Roc è anche l’occasione per condividere dei bei momenti tutti insieme, bere un drink e, non dobbiamo na-sconderlo, fare festa! Questo fa parte della Roc, una bella possibili-tà di finire la stagione in grande stile, ancora una volta sotto il sole».«Quando un mio corridore fa bene, sono contento per lui, sono fe-lice che faccia lo stesso per me» ha raccontato il team manager del Team BH-SR Suntour KMC, Michel Hutsebaut dopo aver ricevuto i ringraziamenti di Marotte mentre al traguardo si avvicinava un’altra sua atleta, Helene Marcouyre, che lo scorso anno era finita alle spalle della britannica Sally Bigham. La 34enne di Tournon sur Rhone, dopo il ritiro della quattro volte vincitrice della Roc Marathon, ha finalmente ottenuto la vittoria in una delle gare più importanti. Marcouyre ha vinto in volata davanti all’americana Mary McConneloug dopo 4 ore 42’, con Fanny Bourdon, iscritta all’ultimo minuto, terza a quattro minuti. «Il terzo posto ai Campionati di Francia di una settimana prima non erano proprio quello che mi aspettavo» ha detto la vincitrice «ma ho avuto l’opportunità di rifarmi presto. Non sono venuta qui con l’idea di vincere, quindi questo mi rende davvero felice. Le gambe hanno risposto bene dalla partenza, ma verso la fine è stato difficile. Non vo-levo rinunciare ad una vittoria così vicina, ho smesso di pedalare solo quando ho visto che ho attraversato la linea del traguardo per prima nella mia diciottesima partecipazione ad una gara della Roc d’Azur».Missione compiuta, la Francia venerdì è tornata nell’olimpo della Roc Marathon, celebrata anche dai tuoni e i lampi che hanno risve-gliato la manifestazione sabato mattina. Il temporale che ha costret-to gli organizzatori a modificare il programma degli eventi ha ritarda-to solo di 24 ore un altro successo imminente. Il culmine è arrivato la domenica, il rinvio della gara femminile ha reso ancora più intenso il dominio francese. Il vincitore della Coppa del Mondo Under 23, Jordan Sarrou, e Margot Moschetti, hanno dimostrato di essere pronti a raccogliere il testimone tricolore con le loro vittorie nelle

La carica dei 700 alla Roc Marathon

Il vincitore Maxime Marotte

foto ASO ROC D’AZUR

Tempo di

lettura12 min

UN FESTIVAL FRANCESE PER CELEBRARE IL 30°ANNIVERSARIO

Page 97: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

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gare Elite dell’ultimo giorno della Roc d’Azur. A 21 anni, Sarrou ha vinto la Elites, che anche quest’anno ha avuto uno standard molto elevato, con tre dei quattro campioni olimpici nella storia sulla linea di partenza, Miguel Martinez, Julien Absalon e Jaroslav Kuhlavy.Sarrou ha inghiottito i 56 chilometri di questa 30ª edizione in 2 ore 10’ 10” precedendo Miguel Martinez e Maxime Marotte che dopo 1’ 30” dall’arrivo del vincitore si sono giocati la posizione d’onore allo sprint con Moritz Milatz, per un podio tutto francese da cui è rimasto fuori il tedesco, l’ultimo straniero a vincere la Roc d’Azur nel 2011. «È straordinario» ha detto il rider del Team BH-SR Suntour KMC nella sua maglia tricolore Under 23 «Vengo alla Roc d’Azur da quando ero Allievo, ricordo che guardavo i campioni con grandi occhi ed oggi mi ritrovo in prima linea, è una cosa strana. Sono rientrato su Stéphane Tempier nella discesa del Fournel; Steph mi ha aspettato, poi abbiamo fatto la gara a due, ma purtroppo in una discesa a 20 km dal traguardo lui ha forato. Mi sono trovato in una posizione un po’ scomoda, non sapevo cosa fare, come reagire quando mi sono ritrovato da solo, così ho lanciato i miei dadi. Sono andato in testa al Col de Bougnon, in un’at-mosfera folle tra le urla del pubblico, è stato magi-co, con la maglia tricolore, sono stato incoraggia-to come se fossi Julien Absalon. C’era davvero un sacco di gente ai bordi del tracciato, la Roc è un evento globale, uno dei più grandi raduni al mondo, e vincere questa leggendaria gara è un piacere enorme. Per tutta la gara, mi sono detto “andiamo e poi vedremo alla fine”, non potevo chiedere di più per lasciare la categoria Under 23 prima di passare in quella Elite nel 2015. Ho finito la stagione in grande stile, sono molto felice».Il ragazzo di Auvergne ha ricevuto tante congratu-lazioni, tra cui quelle di Miguel Martinez che aveva vinto la sua prima Roc d’Azur a 21 anni, nel 1997; con grande ammirazione ha detto che «Jordan è il futuro Absalon. Non mi sorprenderebbe veder-lo vincere una medaglia alle Olimpiadi di Rio nel 2016.  Sono felice di aver finito al secondo posto, dietro di lui; passano gli anni, ma mi sento ancora forte». Julien Absalon, sempre presente per go-dersi l’atmosfera della Roc d’Azur, ha subito una foratura ad inizio gara al pneumatico anteriore che si è lentamente sgonfiato ed ha finito al 12° posto: «Ho esitato troppo prima di ripararlo» ha sottolineato il due volte campione olimpico «ho provato a continuare, ma ero troppo vicino alle discese e, dopo una salita ho deciso di sistemar-lo. Non avrei potuto vincere, ma probabilmente sarei finito un po’ più vicino al podio».Prima della gara maschile, quella delle donne, originariamente prevista per il sabato, ha dato ai francesi un altro sapore dolce. La 20enne Margot

Moschetti, vice Campionessa del Mondo Under 23, ha vinto la gara femminile in 2 ore 03’ 15”, con un solido vantaggio sulla vincitri-ce della Canyon Roc Marathon, Helene Mar-courye e Fanny Bourdon, che al venerdì nella marathon era stata ugualmente terza.  La ra-gazza di Nizza si è allontanata dal gruppo alla partenza e non si è più voltata indietro, fir-mando a fine stagione una prestazione ecce-zionale: «Ho fatto una buona partenza e poi ho accelerato nella prima salita dopo il cam-peggio.  Ho visto che il piccolo margine che avevo ha cominciato ad allargarsi, ho deciso di insistere e mi sono allontanata, allora ho fatto tutta la gara da sola. Non ero convinta

di poter vincere questa mattina, ma sapevo di fare una bella corsa, una settimana dopo aver vinto il titolo di Campione di Francia Mara-thon. Vincere la Roc d’Azur è sempre molto soddisfacente, è la fine della stagione e la gente viene qui sopratutto per godersi l’atmosfe-ra senza troppa pressione. All’inizio di quest’anno non ho fatto molti risultati, mi sono fatta male ad un ginocchio in avvio stagione e il re-cupero è stato lungo, quindi sono davvero contenta di essere torna-ta al top alla fine e di arrivare nel mio nuovo team (Becht.nl Superior Brentjens MTB Racing Team ndr) con una vittoria alla Roc d’Azur.»Margot ha concluso dunque la propria stagione in grande stile vin-cendo, quella gara che nessuna francese aveva più conquistato dal 2005, quando fu Maryline Salvetat a sventolare l’ultima drapeau tri-colore. Nove anni dopo, il cielo sopra Frejus si è dipinto per quattro volte di blue, blanc e rouge, quando il festival francese ha celebrato il 30ª anniversario della Roc d’Azur.

La volata vincente di Helene Marcouyre prima categoria donnefoto ASO ROC D’AZUR

foto ASO ROC D’AZUR

foto ASO ROC D’AZUR Maxime Marotte in azione

Page 98: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

S

TERME DI RIOLOa cura della REDAZIONE

NATURA ED ENOGASTRONOMIA, RELAX E BELLEZZA. DA OLTRE 140 ANNI LE TERME ATTIRANO DA TUTTO IL MONDO SULLE COLLINE TOSCO ROMAGNOLE

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Siamo in Romagna, nel verde dell’appennino tosco romagno-lo. Romagna, terra vocata all’ospitalità e avvolta da una tradizione enogastronomica che si è tramandata e arricchita nei secoli, rispet-tosa delle stagioni e dei prodotti di una terra fertile e generosa: lo scalogno di Romagna IGP, i vini romagnoli DOC, l’olio di Brisighel-la, la pasta fatta a mano, i salumi e i formaggi dai sapori veri. Rio-lo Terme è anche scenario ideale e suggestivo di tanti eventi che ripercorrono la storia, il patrimonio enogastronomico e le tradizioni del luogo: dalle sagre, che esaltano i prodotti della terra, alle ras-segne culturali, alle mostre ed esposizioni. È il luogo ideale per abbandonare la frenesia della vita quotidiana e riconquistare i ritmi della natura, grazie a un territorio di straordinaria bellezza, a strut-ture di relax e divertimento e bellissime cittadine poste nei paraggi. Gli alberghi di Riolo Terme poi offrono diversi servizi gratuiti: mini-club per i più piccoli, corsi di ginnastica dolce del buon risveglio e corsi di aerobica per mantenersi in forma, laboratori artistici, se-rate danzanti e d’intrattenimento, escursioni a piedi e in bicicletta.In particolare, le Terme di Riolo propongono tante occasioni di be-nessere e remise en forme, alla scoperta di territorio e di tradizioni locali. La Valle del Senio, dove si trova Riolo con le sue Terme, è in-fatti, grazie alla presenza dell’imponente Vena del Gesso e alle sue caratteristiche geologiche, uno dei territori in Italia con la maggior concentrazione di acque medicamentose. Queste risorse natu-rali, impiegate già prima degli Etruschi, portarono alla edificazio-ne nel 1870 degli stabilimenti delle Terme di Riolo che, sin dalla fondazione, hanno ospitato a «passare le acque» personaggi del calibro di Gioacchino Murat e Lord Byron. Da sempre, infatti, le Terme di Riolo sono rinomate in tutta Europa per la cura della bronchite, dell’asma, delle riniti allergiche e della sordità. Grazie anche alle molteplici sorgenti del territorio, fra loro diverse per composizione chimica, che offrono le Acqua Breta, Acqua Mar-gherita, Acqua Vittoria e Acqua Salsoiodica.I padiglioni Liberty sono immersi in un meraviglioso parco seco-lare di ben 12 ettari, disseminato da alberi ad alto fusto, tra cui

spiccano le maestose sequoie canadesi ed i cedri dell’Himalaya. E dove tappeti di Hypericus si alternano a cespugli di piante officinali.A metà tra centro benessere e clinica medica, Terme di Riolo si ca-ratterizza per la presenza di un’efficiente equipe medica composta da dermatologo, dietologo, naturopata, medico estetico affiancata da estetiste e terapisti qualificati ed esperti di bellezza ed estetica.L’equipe analizza lo stress cellulare dell’organismo, la funzionalità del metabolismo basale e la quantità di massa muscolare magra, grassa e dei liquidi extra cellulari per prescrivere regole alimentari che permettano un reale e bilanciato dimagrimento e soprattutto un regime alimentare antinfiammatorio. con l’obiettivo di prevenire l’insorgenza delle malattie e degli stati di malessere. Le prescrizioni quindi sono personalizzate e mirano a indurre gli ospiti a eliminare o ridurre gli errori nel loro stile di vita. Tutto in una location di charme, incorniciata da una natura incontaminata.Numerosissimi i trattamenti proposti per la cura biologica della perso-na: quindi non invasivi e indolori, aiutati dal soggiorno piacevole per un benessere anche psicologico, fatto di tante piccole attenzioni. Con un regalo d’arrivederci, i preziosi prodotti all’acqua termale della Spa, indi-spensabili per mantenere i risultati conseguiti, anche al rientro a casa.Terme di Riolo ospita infine anche il Centro di Metodologie Naturali. Nasce nel ’96, 1° in Italia come progetto pilota dell’Università di Mi-

lano. Impiega innovative tecniche diagnostiche non invasive tra cui la termoregolazione, la metabolimetria, il test delle intolleranze alimen-tari su base immunologica, la valutazione dello stress ossidativo ed efficaci trattamenti naturali ispirati alla fitoterapia (compresse calde, bagno di fieno, impacchi di argilla, senape, achillea), all’idroterapia Kneipp (idrocolonterapia, bagno di vapore, vaschette Schiele, jun-gebad personalizzati: sarete immersi in calda acqua termale e ole-oliti micronizzati così finemente da penetrare perfettamente nell’e-pidermide regalando tutti i benefici delle piante officinali), cromo e aromaterapia, gli efficacissimi impacchi drenanti al fango sorgivo medicato con olii essenziali, il ricco menù dei massaggi olistici.

Tutte le info su termediriolo.it

CENTRO BENESSERE NEL CUORE DELLA ROMAGNA

Page 99: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

1a TAPPA29 Marzo

CORTONA (AR)

RAMPICHIANA

Percorso: km 40Dislivello: 1.300 m

www.cavallinoasd.it

2a TAPPA26 Aprile

CINGOLI (MC)

9 FossiPercorso: km 49

Dislivello: 1.630 mwww.avisbikecingoli.it

4a TAPPA14 GiugnoCOSTACCIARO (PG)

G.F. Monte CuccoPercorso: km 42

Dislivello: 1.665 mwww.cuccoinbike.it

5a TAPPA06 Settembre

PRATOVECCHIO (AR)

StraccabikePercorso: km 53

Dislivello: 1.800 mwww.straccabike.it

6a TAPPA13 Settembre

CAMERANO (AN)

RampiConeroPercorso: km 42

Dislivello: 1.140 mwww.rampiconero.it

7a TAPPA04 Ottobre

SINALUNGA (SI)

Sinalunga BikePercorso: km 53

Dislivello: 1.670 mwww.donkeybike.it

3a TAPPA31 Maggio

RIOLO TERME (RA)

G.F. Vena del GessoPercorso: km 48

Dislivello: 1.450 mwww.rallydiromagna.it

Iscrizioni gratuite per: Esordienti, Allievi e Junior

Anteprima ABBONAMENTI

ISCRIVITI ENTRO SABATO 08 FEBBRAIOe avrai CINQUE VANTAGGI:

1° costo abbonamento a € 130,002° omaggio (da defi nire)3° numero fi sso personalizzato col nome del biker4° ritiro in area riservata5° ingresso in 1° grigliaDal 9 febbraio al 14 marzo € 150,00con numero fi sso, ritiro in area riservata e ingresso in 1° griglia.

N.B.: ingresso 1a griglia: primi cinque di ogni categoria

Anteprima ABBONAMENTI ESCURSIONISTI

Iscriviti entro il 14 MARZO e avrai il costo abbonamento € 90,00

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Società ..................................................................................... N° codice Società ................................ N° Tessera .........................................

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Abbonamenti Escursionisti: � 90,00

È previsto uno sconto per le società che iscriveranno più di dieci atleti,ogni dieci abbonamenti sottoscritti l’undicesimo è gratuito.

News perSOCIETÀ

Classifi ca SP - M / M5 M6 M7 M W1 M W2 Junior Eso-All Squadra SquadraAssoluta a punti a presenza

1° Telaio 1 250,00 150,00 100,00 100,00 150,00 Premi Premi 1.000,00 500,002° Casco 2 180,00 100,00 70,00 70,00 100,00 Premi Premi 600,00 300,003° Casco 3 120,00 80,00 50,00 50,00 80,00 Premi Premi 300,00 200,00 4 80,00 60,00 40,00 60,00 100,00 5 60,00 40,00 40,00 40,00 100,00 6/15 premi premi

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1a TAPPA29 Marzo

CORTONA (AR)

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Percorso: km 40Dislivello: 1.300 m

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2a TAPPA26 Aprile

CINGOLI (MC)

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4a TAPPA31 Maggio

RIOLO TERME (RA)

G.F. Vena del GessoPercorso: km 48

Dislivello: 1.450 mwww.rallydiromagna.it

5a TAPPA14 GiugnoCOSTACCIARO (PG)

G.F. Monte CuccoPercorso: km 42

Dislivello: 1.665 mwww.cuccoinbike.it

6a TAPPA21 giugno

MATELICA (MC)

G. F. del VerdicchioPercorso: km 45

Dislivello: 1.650 mwww.ciclistimatelica.com

7a TAPPA12 luglio

BALZE - VERGHERETO (FC)

Sentieri del FumaioloPercorso: km 38

Dislivello: 1.245 mwww.prolocobalze.com

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PIORACO (MC)

G.F. Monte GemmoPercorso: km 43

Dislivello: 1.350 mwww.conerocup.it

ABBONAMENTI: SINGOLO CIRCUITO CUMULATIVO

Entro Sabato 8 Febbraio: Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 130,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 150,00

Dal 9 Febbraio al 14 Marzo: Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 150,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 170,00

Classifi ca assoluta per abbonati: premiati i primi 10News

Page 100: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

DI PADRE IN FIGLIO. ANZI, DI PADRE IN FIGLIE

GLI AMANTI DELLE DUE RUOTE A PEDALI DESIDERANO COSTRUIRSI LA BICI PERSONALIZZANDOLA. ANCHE RIVESTENDO IL MANUBRIO O LA SELLA DEL PROPRIO MEZZO, PER DARE UN’ANIMA A QUALCOSA DI MOLTO CARO E PERSONALE. ALMARC È NATA PER QUESTO, PER RENDERE UNICI SELLA E MANUBRIO

Era il 1975 quando i due fratelli Lissoni, Al-berto e Marco, a Vedano al Lambro (MB) decisero di costituire una società davvero molto singolare. Ispirati da una lavorazione artigianale che allora andava molto di moda, la ricopertura in pelle dei volanti delle auto-mobili, da praticanti ed appassionati ciclisti si cimentarono in quella che sarebbe poi di-ventata la loro professione per tutta la vita: il rivestimento in pelle di manubri e selle per le biciclette. Da quel momento sono passati quasi quarant’anni, trentanove, per la pre-cisione: Marco tristemente non c’è più ed Alberto, con le figlie Sabrina e Patrizia che lo seguono nell’attività di famiglia, dal 2007 ha trasferito la Almarc (è dalle loro iniziali, Alber-to e Marco, che prende nome il marchio) nel laboratorio di Verano Brianza (MB), sempre nel cuore della Lombardia più operosa.La passione e la dedizione per il proprio lavoro traspare in Alberto più di ogni altra cosa ed è quello che lui ha voluto trasmet-tere alle figlie. Sabrina e Patrizia sono e saranno il futuro di questa artigianalità che purtroppo in Italia sta scomparendo davanti a un mondo multimediale, ad una vita tut-ta di corsa, a code interminabile in auto ai

semafori con il cellulare in mano ed il picco-lo computer aperto sul sedile di destra per prendere appunti. Eppure qui alla Almarc di Verano Brianza si vive e si lavora ancora in un’atmosfera famigliare, si respira il gusto

a cura di ROBERTO ZANETTIfoto di ROBERTO ZANETTI

La famiglia Lissoni: a sinistra Patrizia, al centro papà Alberto e a destra Sabrina

Alcune immagini di Alberto Lissoni, all’epoca giovane corridore, rimaste fino ad oggi

inedite anche per la figlia Patrizia

Page 101: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

del passato raccontando aneddoti che fan-no parte della nostra storia.Basta guardare sulle pareti del piccolo labo-ratorio e vedere le foto autografate e i poster di campioni famosi: primo tra tutti Felice Gi-mondi, “Gibi” Baronchelli, Moreno Argentin, un giovane Davide Cassani ed alcune squa-dre professionistiche di qualche anno fa che hanno avuto l’onore di correre con i manubri e le selle delle loro bici rivestiti dalla Almarc.

Inizialmente ci siamo dati del “lei” ma con Alberto Lissoni diventa più facile entrare in confidenza come dei vecchi amici.

Alberto, quali sono i procedimenti della tua lavorazione?«Non ci penso nemmeno a svelarti questi segreti, restano top secret! Come un grande chef che non svelerà mai le ricette dei piatti tipici io non dirò mai a nessuno, tranne alle mie figlie, quali sono i segreti del mio lavoro.»

Allora almeno dimmi quanto tempo ci vuole per rivestire un manubrio?«All’incirca dalle tre alle quattro ore, dipende dal manubrio se deve essere rivestito per intero o in modo parziale. Ovviamente, per questa differenza, cambiano in proporzione anche i costi di manodopera e di materiale utilizzato.»

A proposito di materiale, cosa si usa per il rivestimento dei manubri e delle selle?«Per un lavoro a regola d’arte bisogna usare solo pelle bovina che, a seconda del cliente, può essere color cuoio o colorata a piacere su specifica richiesta.»

Sfatiamo un detto comune e spiegami la differenza tra “nastrare” e “rivestire” un manubrio da bici?«Nel mio lavoro non voglio sentir parlare di nastrare un manubrio; quello lo si fa con i tradizionali nastri che si trovano in commer-cio. Tutti i manubri e le selle che escono dal-la Almarc sono rivestiti in pelle e ci tengo a precisarlo perché è il nostro valore aggiun-to. Un procedimento di incollaggio e cuci-tura fatto a mano che ancora ci contraddi-stingue e fa la differenza sul prodotto finale.»

Il Produttore:Nuova AlmarcVia Comasina, 52 20843 Verano Brianza (MB)Tel: +39 392 0288280E-mail: [email protected]

Alberto Lissoni controlla scrupolosamente un lavoro appena eseguito su una piega in carbonio di ultima generazione

Alcuni lavori di rivestimento in pelle di manubri e selle appena eseguiti da Alberto Lissoni

All’entrata del laboratorio, a fianco della nostra rivista, due pezzi di storia: il primo manubrio rivestito da Alberto Lissoni e un altro cimelio di molti anni fa, ancora intatto come allora

Page 102: iNBiCi magazine anno 6- n11 Novembre 2014

A

PEDALANDO INDIETRO NEL TEMPO

“LA CARRARECCIA” A BOLSENA: GRANDE SUCCESSO E BOOM DI PRESENZE

a cura della REDAZIONE

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Alla sua 4a edizione la cicloturistica dell’Alta Tuscia su bici d’epoca si confer-ma la più importante d’Italia dopo la or-mai ventennale “L’Eroica”. Domenica 14 settembre sono stati ben 450 i partenti a Bolsena per compiere i differenti trac-ciati; dal più corto di 55 km, il periplo del lago di Bolsena, al più lungo di 135 km, che toccava invece per la prima volta la città di Orvieto con ristoro e timbro pro-prio nella splendida piazza del Duomo. Il percorso lungo insieme al medio tocca-va, dopo un lungo tratto sulle strade che attraversano i vigneti orvietani, la cittadi-na di Lubriano con vista sulla leggendaria Civita di Bagnoregio, per ricongiungersi di nuovo al percorso sterrato del lago e toccare infine il lago di Mezzano e la cit-tadina di Gradoli prima di fare ritorno alla rotonda del lago a Bolsena. I partecipanti di questa edizione sono stati davvero tanti, provenienti da tutte le Regioni d’Italia (il circuito fa parte di una delle 16 tappe del giro d’Italia per Bici d’Epoca); una decina i ciclisti provenienti anche dall’estero, a dimostrazione della notorietà raggiunta dalla manifestazione. A sancire il successo e l’importanza della cicloturistica della Tuscia la presenza qua-lificata di tantissimi personaggi del profes-sionismo, come Massimo Codol (gregario dei più grandi campioni di ciclismo da Marco Pantani a Gilberto Simoni), Giulio Tomi (ex Pro di Viterbo), Marcello Albani (detentore della maglia di Campione d’I-

talia della Montagna per Bici d’Epoca), Maurizio Coccia, Antonio Notazio, Ste-fano Marziali, Massimo Ubaldini, Vittorio Prosperuzzi, oltre a personaggi importan-ti del mondo del cicloturismo e della bici come Claudio Marinangeli (Organizzatore de L’Eroica), e Giuseppe Caprio. La crescita della manifestazione è stata sancita anche dal livello tecnico delle bici-clette presenti, alcune delle quali rari pez-zi di antiquariato del ciclismo di inizio 20° secolo, o di bici anni ’60-’70 (Legnano, Bianchi, Bottecchia, Colnago) che hanno fatto la storia del ciclismo mondiale dei Coppi, Bartali, Gimondi e Merckx. Varie-gato anche l’abbigliamento, nella mag-gioranza dei casi certificato originale (pe-santi maglie a mezze manica di lana), ed accessori che hanno messo ancora più a dura prova i partecipanti sui percorsi in alcuni casi impegnativi della cicloturistica. Il Ribaltone Team Orvieto con 25 iscritti si è aggiudicato il premio del gruppo più numeroso strappando per pochissimo il primato detenuto da 3 anni dal team La

Ciclopica di Civitella d’Agliano, piazzatosi al secondo posto. Dopo una difficile scel-ta, la giuria ha poi eletto “Miss Carrareccia 2014” Vanessa Meconcelli, giovanissima ciclista di Grosseto.Come di consueto anche quest’anno La Carrareccia ha dedicato la manifestazione a un atleta del passato, quest’anno il pre-scelto era Eleuterio Peletti, ciclista di Ba-gnoregio che negli anni ’50, a soli 17 anni, fu vittima di un fatale incidente durante una competizione. E così erano presenti i famigliari; per loro, comprensibilmente commossi, una targa in memoria. Insieme a loro, anche la famiglia di Fulvio Tamburi-ni, ex Presidente Onorario del Trombado-re’s, Team organizzatore della manifesta-zione, scomparso di recente.I partecipanti, molti dei quali veri e propri veterani del cicloturismo d’epoca, han-no espresso il proprio entusiasmo per la manifestazione, giudicata come una del-le migliori (se non la migliore) del circuito, per la bellezza dei luoghi e delle strade scelte, e per la perfetta organizzazione,

curata in ogni dettaglio. Uno degli elementi più apprezzati dai partecipanti è stato la folta presenza del pubblico sul per-corso, in particolare nel centro storico delle varie cittadine at-traversate, la dovizia dei ristori e la presenza di personaggi in perfetto stile vintage. Anche quest’anno La Carra-reccia è stata arricchita da altre iniziative ed eventi collaterali già dal sabato precedente: l’aper-tura del Mercatino Ciclistico d’Epoca, la Visita Culturale guidata nel centro storico di Bolsena, il Giro delle Cantine e la Cena dei partecipanti, con la partecipazione anche di altri gruppi e associazioni, come ad esempio la Compagnia delle Lavandaie della Tuscia.

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«Continua il per-corso di crescita di questa nostra ci-cloturistica ormai a livello nazionale, ed anche oltre confine» dichiara Gianfran-co Nucci, uno dei responsabili dell’or-ganizzazione «cre-scita testimoniata dall’elevato numero dei partecipanti e dall’entusiasmo e dal gradimento che hanno dimostrato. Ringraziamo tutti gli amici e i tutti i no-stri sostenitori per la passione e la com-petenza nell’allestire una manifestazio-ne che prevede un grande impegno. Dobbiamo ammet-tere di essere sod-disfatti dell’ottimo ri-sultato, che ci ripaga del grande sacrificio per il lavoro svolto». L’ASD Trombado-re’s Team, organiz-zatrice dell’evento, ringrazia tutti i par-tecipanti unitamen-te all’Amministra-zione Provinciale di Viterbo, all’Ammini-strazione Comunale di Bolsena, all’As-sociazione AVIS di Bolsena, a tutte le amministrazioni comunali, alle Pro Loco, alle associa-zioni, agli sponsor ed ai partner, alle aziende e a tutte le persone che han-no contribuito alla riuscita della ma-nifestazione in un contesto contraddi-stinto dalla passio-ne e dall’incantesi-mo di un ciclismo che fu su vecchie strade ed in luoghi di rara bellezza.Appuntamento fin d’ora alla edizio-ne numero 5 de La Carrareccia, il 12 e 13 settembre 2015, questa volta de-dicata a Salvatore Morucci.

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LA BICI D’EPOCA

COSTANTE GIRARDENGO:IL PRIMO “CAMPIONISSIMO” DEL CICLISMO

a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI [email protected]

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Costante Girardengo nacque a Novi Ligure il 18 marzo 1893 e diventò professionista a soli diciannove anni nel 1912. Per la sua statura minuta fu soprannominato «l’omino di Novi»; ma sebbene non in possesso di una corporatura statuaria, era ottimo passista ed egregio scalatore.Riuscì a cogliere 127 successi su strada e ben 976 vittorie su pista, soprattutto in virtù di una visione di gara unica, di una furbizia com-petitiva superlativa e di un magnifico spunto veloce.Ebbe a lottare con fior di atleti e campioni, eppure riuscì ad imporsi in ben sei Milano-Sanremo, indossando la maglia tricolore di Cam-pione Italiano per ben nove volte. Solo dopo la prima guerra mondiale riuscì ad imporsi nel suo primo Giro d’Italia; era il 1919, fu capoclassifica dalla prima all’ultima tap-pa, correndo per la squadra Maino. Quel Giro fu percorso a 26,440 km/h di media su 2984 chilometri totali, con sessantatrè partenti e quindici ciclisti che conclusero la corsa. Proprio a questi, a coloro che avessero finito il Giro, venne garantito un guadagno minimo di 180 lire! Quattro anni dopo, nel 1923, Girardengo ottenne il suo secondo successo nella corsa rosa. A metà degli anni venti un altro campione si presentò sulla scena, Alfredo Binda che con Girardengo ingaggiò sfide epocali sulle stra-de impolverate dell’epoca.Girardengo negli otto giri d’Italia disputati riuscì a vincere ben trenta tappe e moltissime classiche di allora, oggigiorno non più disputate.Altre affermazioni del “Gira” furono anche al Gran Premio Wolber e nel Giro di Lemano che rappresentavano corse all’estero, quando spostarsi fuori dei confini nazionali era una vera e propria avventura.Nel 1927 fu anche vice campione ad Adenau, nella prima edizione dei Campionati del Mondo vinti proprio dal rivale di sempre Binda.

Purtroppo non riuscì a portare a termine nessuno dei suoi due Tour de France disputati nei primi anni della carriera. Quando però ave-va 43 anni, Girardengo riuscì ancora a mostrare il proprio valore vincendo la tappa Arsoli-Roma del Giro Delle Quatto Province. In carriera vanta anche tre Giri di Lombardia.La sua forza e tenacia la mostrò in ogni modo nella classica di pri-mavera, la Milano-Sanremo.Nel 1918 relegò il secondo classificato a ben 13 minuti ed il terzo a 59; vinse la corsa percorrendo ben 200 km in fuga solitaria. Per la cronaca: la corsa durò circa 12 ore e le bici di allora non possedeva-no il cambio posteriore. L’ultima vittoria a Sanremo la ottenne a 35 anni davanti al rivale di sempre, il solito Binda, nove anni più giovane.Finita la carriera agonistica Girardengo divenne un tecnico raffinato (diresse Bartali nel vittorioso Tour de France del 1938) e nel 1939 por-tò Coppi nel professionismo con la Maino, prima del contratto con la Legnano e del vittorioso Giro del 1940 dell’altrettanto mitico Fausto. Costruttore di biciclette, riuscì a scoprire un grande asso del pedale che vinse proprio in sella ad una Girardengo: Rik Van Steenbergen.Costante Girardengo è morto ad Alessandria il 9 febbraio 1978.

La bici che presentiamo in quest’articolo è una GIRARDENGO del 1947 con cambio Campagnolo modello corsa riconoscibile dalle stecche corte, elaborato un anno prima. Il dado bloccaruo-ta dal lato sinistro del perno ruota, con due bulloncini alle estre-mità, determina l’anno di produzione, visto che nel 1949 verrà

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Costante Girardengo

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sostituito dall’anello sul dado di chiusura del bloccaggio ruota.Questo cambio dalla provata affidabilità, dal peso contenuto e dall’assenza di attriti, permetteva di cambiare in tre passi: con la leva lunga si allentava il bloccaggio della ruota, con la leva corta ed una mezza pedalata all’indietro si posizionava la catena sul rocchetto voluto, infine si richiudeva il bloccaggio agendo sulla leva lunga.La “cambiata” era tutto sommato precisa, ma laboriosa e lenta, difficile da eseguire specie in salita dovendo pedalare all’indietro.Ad oggi biciclette con cambio “a due stecche” non sono facili da reperire; giustamente recuperate, potrebbero tranquillamente stare in salotto al pari di un prezioso quadro d’autore. La Girardengo in fotografia mostra le sue belle e lucide cromature; il restauro è da terminare, ma appartiene comunque alle biciclette che hanno fatto la storia del ciclismo.

Bici Girardengo

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ALLA TERZA EDIZIONE L’INTREPIDA GIÀ VOLA

LA MANIFESTAZIONE DI ANGHIARI CONTINUA A CRESCERE. IL VINTAGE SU DUE RUOTE CONTINUA A CRESCERE

a cura di DANIELE GIGLI [email protected]

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La terza edizione de L’Intrepida ha regalato ai tantissimi presenti una giornata di sport, di passione, di colori, di amicizia e di incredibili emozioni. Pedalando in uno dei luoghi più belli della Toscana, ac-canto ai campioni che hanno scritto pagine memorabili nella storia del ciclismo e condividendo l’amore per la bicicletta. Una festa che resterà per sempre nel cuore degli oltre 600 atleti che si sono ritrovati da tutta l’Italia, e non solo, per partecipare alla cicloturistica su bici d’epoca che si è svolta domenica 19 ottobre ad Anghiari (AR). La manifestazione organizzata ancora una volta in modo impeccabile dall’ASD GS Fratres Dynamis Bike ha regalato un grande spettacolo offrendo forti emozioni. Al via della 3a edizione de L’Intrepida 666 ciclisti muniti di bici storica, cioè precedente al 1987, ed abbigliati in modo consono. Un numero da record, dopo i 205 nel 2012 ed i 509 della scorsa edizione; un motivo di orgoglio per il Comitato Organizzatore e per il borgo tosca-no. In soli 3 anni L’Intrepida è diventata appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati ed ha toccato quote che nessuno osava sognare. Tra i 666 intrepidi anche Francesco Moser, Maurizio Fon-driest e Gilberto Simoni, campioni delle due ruote che nelle rispettive carriere hanno vinto titoli mondiali su strada e su pista, Giro d’Italia, classiche monumento e tante altre gare di livello internazionale. Ai nastri di partenza anche gli ex professionisti Roberto Conti, Daniele Righi, Massimo Codol, l’ex pro e attuale Ct della nazionale italiana Under 23 Marino Amadori e il neoprofessionista Mirko Tedeschi. Pre-senti senza pedalare anche Franco Bitossi e Marcello Mugnaini, altri due grandi del passato. L’edizione 2014 de L’Intrepida è stata speciale non solo per il numero dei partenti e per i campioni presenti. Doveroso infatti sottolineare anche la bellezza dei paesaggi e dei due percorsi, 42 ed 85, la qua-lità dei ristori d’epoca preparati al Ponte alla Piera e a Felcino Nero e lo spettacolo allestito al Castello di Galbino. Senza dimenticare l’im-portanza storica dei luoghi attraversati: dalla piana dove il 29 giugno 1440 fu combattuta la Battaglia d’Anghiari, che ridisegnò i confini della Toscana e che fu immortalata da Leonardo Da Vinci, ai paesi natali di Michelangelo e Piero della Francesca. Il successo della cicloturistica d’epoca è stato confermato dai volti felici degli intrepidi. Da pelle d’oca osservare l’infinito gruppo di ciclisti che si è mosso da Piazza Baldaccio in sella a splendide bici d’epoca e colorato a festa. Tra questi Riccardo La Ferla e Don Marco Salvi, sindaco e parroco di Anghiari, nei panni di Peppone e Don Camil-lo. Il fine settimana anghiarese si era aperto sabato con la pedalata ciclo-gastronomica, con le visite guidate e con la cena al Castello di Sorci, e si è concluso domenica con il pranzo a base di bringoli. Cornice de L’Intrepida i mercatini d’epoca, la mostra di bici storiche e un numeroso pubblico. Da rimarcare il sostegno degli sponsor, il rap-porto di amicizia istaurato con l’imprenditore aretino Pasquale Morini e il lavoro dei volontari che hanno collaborato con l’ASD GS Fratres Dynamis Bile.Grande la soddisfazione di Fabrizio Graziotti, presidente del Comi-tato Organizzatore. «Siamo felici che tutto si sia svolto per il meglio. L’Intrepida è passione, amicizia ed è soprattutto un sogno che abbia-mo prima cullato e poi realizzato. Vedere al via tanti appassionati ed i numerosi campioni del passato ha ripagato in pieno i nostri sforzi. Per questo ringrazio gli iscritti, i soci del nostro gruppo sportivo e tutti

coloro che hanno collaborato con noi. Il prossimo anno posso già anticiparvi che ci saranno altre gustose novità». Felici anche i fuoriclasse del passato che hanno partecipato alla ci-cloturistica di Anghiari. Queste le loro parole. Francesco Moser: «Mi ha fatto piacere essere presente. Voglio rimarcare la bellezza dei pa-esaggi, la calorosa accoglienza che ci è stata riservata e la qualità dei percorsi che presentavano anche tratti molto complicati». Maurizio Fondriest: «Ero stato presente nel 2012 in qualità di starter de L’In-trepida e sono contento di essere tornato come partecipante. Questi posti mi sono entrati nel cuore ed oggi ho vissuto una bellissima gior-nata». È il turno di Giberto Simoni: «È stata la mia prima volta in una cicloturistica e mi sono divertito moltissimo. Bello pedalare in posti come Anghiari ed accanto a tanti appassionati. Ho respirato un clima di festa e ho provato grande emozione. Mi è sembrato di ritornare bambino e mi ha fatto piacere vedere tante bici così belle». Il concet-to è stato ribadito da Bitossi, Amadori, Mugnaini, Conti, Codol, Righi e Tedeschi, campioni che hanno portato prestigio a L’Intrepida e che si sono mostrati fuoriclasse anche di disponibilità.

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