iNBiCi magazine- anno 4 - Numero 9 - Settembre 2012

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148 pagine periodico in distribuzione gratuita www.inbici.net Anno IV - N˚ 9 - Settembre 2012 foto PLAYFULL NIKON Granfondo Sitè Da Prìa Pietra Ligure (SV) 30 settembre 2012

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Granfondo Sitè Da PrìaPietra Ligure (SV) 30 settembre 2012

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LA cIttà termALe ALLe PeNdIcI deI cOLLI eUgANeI

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AbAno Terme è oggi unA delle più fAmose locAliTà TermAli d’europA. grAzie AllA suA enorme poTenziAliTà riceTTivA, che si bAsA su un noTevole numero di Alberghi TuTTi ATTrezzATi con repArTo per i TrATTAmenTi TermAli, può vAnTAre il primATo dellA più grAnde ciTTà TermAle del mondo. il cenTro ciTTAdino è cArATTerizzATo dA un’AmpiA isolA pedonAle su ci si AffAcciAno edifici AnTichi e moderni, grAndi Alberghi con i loro curATi giArdini, negozi e locAli, e TrA le vArie TesTimoniAnze sTorico-monumen-TAli rAcchiude Anche unA delle più imporTAnTi TesTimoniAnze delle Terme di Aponus, il colle del monTirone.

Abano Terme è considerata la stazione termale più importante d’europa e tra le prime al mon-do. il ruolo le deriva da una qualità ricettiva e terapeutica all’avanguardia e capace di integrar-si alla perfezione nell’ambiente che la circonda. Abano conta oggi 78 alberghi termali i quali of-frono una capacità totale di 10.500 posti letto, 120 piscine, 50 campi da tennis, parchi e giar-dini, servizi di alta qualità nel campo delle cure termali alle quali si abbinano oggi la cura esteti-ca del corpo, il fitness, tutto ciò che è in grado di rigenerare l’organismo in ogni suo aspetto. la città di Abano accoglie annualmente più di 250.000 ospiti con 2 milioni di presenze; ad attirare un così gran numero di turisti è la ca-ratteristica praticamente unica dei componenti terapeutici per i quali la città è famosa: l’acqua termale ed il fango.

conosciuta e sfruttata fin dai tempi dei roma-ni, che già 2.000 anni fa si curavano ad Abano (l’antica Aponus), l’acqua termale ha da poco svelato il segreto della sua provenienza. studi approfonditi condotti dall’università di padova e dal centro studi Termali “pietro d’Abano” hanno consentito di stabilire come le falde di acqua termale presenti nel sottosuolo dell’inte-ro bacino euganeo giungano dalle precipitazio-ni piovose delle prealpi, in particolare dai monti lessini sopra verona. per compiere questo tragitto sotterraneo di circa 100 km ed arriva-re nella zona euganea, le acque impiegano un tempo stimato dai 25 ai 30 anni, nel corso del quale si arricchiscono di decine di sali minerali diversi e aumentano la propria temperatura fino ad 80/90 gradi prima di compiere la risalita ver-so la superficie. la composizione chimica delle acque è fondamentale nel momento in cui vie-ne aggiunta al fango per produrre una partico-larissima microflora vegetale e animale nel cor-so del processo di maturazione. A quel punto il fango è pronto a condurre la propria azione terapeutica nel campo delle malattie reumati-che, nell’osteoartrosi, nei dolori articolari, nei postumi di traumi e di fratture, nonché nelle malattie dell’apparato respiratorio che l’acqua termale nebulizzata in aereosol o inalata contri-buisce a combattere. oltre alle proprietà curati-ve dell’acqua termale, la città si distingue per le particolari strutture terapeutiche degli alberghi.

A differenza delle altre stazioni termali italiane o straniere, dove esiste normalmente un unico stabilimento al quale tutti devono accedere per le cure, ogni albergo di Abano possiede infat-ti un reparto curativo nel proprio interno che rende agevole e confortevole il trattamento fan-goterapico, grazie anche al fatto che ciascun albergo estrae l’acqua termale da un proprio pozzo abitualmente situato nell’area di sua pertinenza.

le cure dei fanghi, abbinate alle classiche tec-niche di massoterapia e di tonificazione del corpo e alle moderne azioni di intervento per il benessere dell’organismo, costituiscono oggi la soluzione migliore per chi cerca il recupero psicofisico in pieno relax ma senza trascurare lo svago all’insegna della cultura, l’arte, la sto-ria offerta dai luoghi che circondano la città. il tutto riempito da una qualità di vita e di tradi-zionale accoglienza frutto di ben 2000 anni di esperienza nel settore.

Abano Terme è considerata la stazione termale più importante d’Europa e tra le prime al mondo. Il ruolo le deriva da una qualità ricettiva e terapeutica all’avan-guardia e capace di integrarsi alla perfe-

Abano conta oggi 78 alberghi terma-li i quali offrono una capacità totale di 10.500 posti letto, 120 piscine, 50 cam-pi da tennis, parchi e giardini, servizi di alta qualità nel campo delle cure termali alle quali si abbinano oggi la cura esteti-

grado di rigenerare l’organismo in ogni suo aspetto. La città di Abano accoglie annualmente più di 250.000 ospiti con 2 milioni di presenze; ad attirare un così gran numero di turisti è la caratteristica praticamente unica dei componenti te-rapeutici per i quali la città è famosa :

Romani, che già 2.000 anni fa si curava-no ad Abano (l’antica Aponus) , l’acqua termale ha da poco svelato il segreto della sua provenienza. Studi approfon-diti condotti dall’Università di Padova e dal Centro Studi Termali “Pietro D’Aba-no” hanno consentito di stabilire come le falde di acqua termale presenti nel sottosuolo dell’intero bacino euganeo giungano dalle precipitazioni piovose delle Prealpi, in particolare dai Monti Lessini sopra Verona. Per compiere que-sto tragitto sotterraneo di circa 100 km ed arrivare nella zona euganea, le acque impiegano un tempo stimato dai 25 ai 30 anni,nel corso del quale si arricchi-scono di decine di sali minerali diversi e

ad 80/90 gradi prima di compiere la risa-

chimica delle acque è fondamentale nel momento in cui viene aggiunta al fango per produrre una particolarissima micro-

processo di maturazione. A quel punto il fango è pronto a condurre la propria azione terapeutica nel campo delle ma-lattie reumatiche, nell’osteoartrosi, nei dolori articolari, nei postumi di traumi e di fratture, nonché nelle malattie dell’ap-parato respiratorio che l’acqua termale

ABANO TERME LA CITTÀ TERMALE ALLE PENDICI DEI COLLI EUGANEIAbano Terme è oggi una delle più famose località termali d’Europa. Grazie alla sua enorme potenziali-tà ricettiva, che si basa su un notevole numero di alberghi tutti attrezzati con reparto per i trattamenti termali, può vantare il primato della più grande città termale del mondo. Il centro cittadino è caratte-rizzato da un’ampia isola pedonale su ci si affacciano edifici antichi e moderni, grandi alberghi con i loro curati giardini, negozi e locali, e tra le varie testimonianze storico-monumentali racchiude anche una delle più importanti testimonianze delle terme di Aponus, il Colle del Montirone.

nebulizzata in aereosol o inalata contri--

tà curative dell’acqua termale, la città si distingue per le particolari strutture te-rapeutiche degli alberghi. A differenza delle altre stazioni termali italiane o stra-niere, dove esiste normalmente un unico stabilimento al quale tutti devono acce-dere per le cure, ogni albergo di Abano possiede infatti un reparto curativo nel proprio interno che rende agevole e con-fortevole il trattamento fangoterapico, grazie anche al fatto che ciascun alber-go estrae l’acqua termale da un proprio pozzo abitualmente situato nell’area di sua pertinenza.

Le cure dei fanghi, abbinate alle classi--

cazione del corpo e alle moderne azioni di intervento per il benessere dell’organi-smo, costituiscono oggi la soluzione mi-

-co in pieno relax ma senza trascurare lo svago all’insegna della cultura, l’arte, la storia offerta dai luoghi che circondano la città. Il tutto riempito da una qualità di vita e di tradizionale accoglienza frutto di ben 2000 anni di esperienza nel settore.

Gli stabilimenti termali di Abano sfruttano le qua-lità terapeutiche delle acque salsobromoiodiche litiose radioattive che sgorgano alla temperatura di quasi 90° C.

Gli stabilimenti termali di Abano sfruttano le qualità terapeutiche delle acque salsobromoiodiche litiose radioattive che sgorgano alla temperatura di quasi 90° C

ABANO TERME

Abano Terme è considerata la stazione termale più importante d’Europa e tra le prime al mondo. Il ruolo le deriva da una qualità ricettiva e terapeutica all’avan-guardia e capace di integrarsi alla perfe-

Abano conta oggi 78 alberghi terma-li i quali offrono una capacità totale di 10.500 posti letto, 120 piscine, 50 cam-pi da tennis, parchi e giardini, servizi di alta qualità nel campo delle cure termali alle quali si abbinano oggi la cura esteti-

grado di rigenerare l’organismo in ogni suo aspetto. La città di Abano accoglie annualmente più di 250.000 ospiti con 2 milioni di presenze; ad attirare un così gran numero di turisti è la caratteristica praticamente unica dei componenti te-rapeutici per i quali la città è famosa :

Romani, che già 2.000 anni fa si curava-no ad Abano (l’antica Aponus) , l’acqua termale ha da poco svelato il segreto della sua provenienza. Studi approfon-diti condotti dall’Università di Padova e dal Centro Studi Termali “Pietro D’Aba-no” hanno consentito di stabilire come le falde di acqua termale presenti nel sottosuolo dell’intero bacino euganeo giungano dalle precipitazioni piovose delle Prealpi, in particolare dai Monti Lessini sopra Verona. Per compiere que-sto tragitto sotterraneo di circa 100 km ed arrivare nella zona euganea, le acque impiegano un tempo stimato dai 25 ai 30 anni,nel corso del quale si arricchi-scono di decine di sali minerali diversi e

ad 80/90 gradi prima di compiere la risa-

chimica delle acque è fondamentale nel momento in cui viene aggiunta al fango per produrre una particolarissima micro-

processo di maturazione. A quel punto il fango è pronto a condurre la propria azione terapeutica nel campo delle ma-lattie reumatiche, nell’osteoartrosi, nei dolori articolari, nei postumi di traumi e di fratture, nonché nelle malattie dell’ap-parato respiratorio che l’acqua termale

ABANO TERME LA CITTÀ TERMALE ALLE PENDICI DEI COLLI EUGANEIAbano Terme è oggi una delle più famose località termali d’Europa. Grazie alla sua enorme potenziali-tà ricettiva, che si basa su un notevole numero di alberghi tutti attrezzati con reparto per i trattamenti termali, può vantare il primato della più grande città termale del mondo. Il centro cittadino è caratte-rizzato da un’ampia isola pedonale su ci si affacciano edifici antichi e moderni, grandi alberghi con i loro curati giardini, negozi e locali, e tra le varie testimonianze storico-monumentali racchiude anche una delle più importanti testimonianze delle terme di Aponus, il Colle del Montirone.

nebulizzata in aereosol o inalata contri--

tà curative dell’acqua termale, la città si distingue per le particolari strutture te-rapeutiche degli alberghi. A differenza delle altre stazioni termali italiane o stra-niere, dove esiste normalmente un unico stabilimento al quale tutti devono acce-dere per le cure, ogni albergo di Abano possiede infatti un reparto curativo nel proprio interno che rende agevole e con-fortevole il trattamento fangoterapico, grazie anche al fatto che ciascun alber-go estrae l’acqua termale da un proprio pozzo abitualmente situato nell’area di sua pertinenza.

Le cure dei fanghi, abbinate alle classi--

cazione del corpo e alle moderne azioni di intervento per il benessere dell’organi-smo, costituiscono oggi la soluzione mi-

-co in pieno relax ma senza trascurare lo svago all’insegna della cultura, l’arte, la storia offerta dai luoghi che circondano la città. Il tutto riempito da una qualità di vita e di tradizionale accoglienza frutto di ben 2000 anni di esperienza nel settore.

Gli stabilimenti termali di Abano sfruttano le qua-lità terapeutiche delle acque salsobromoiodiche litiose radioattive che sgorgano alla temperatura di quasi 90° C.

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UN gIOIeLLO dALLe SFUmAtUre VerdI e AzzUrre

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frA le più belle locAliTà TurisTiche dellA rivierA ligure di ponenTe, pieTrA ligure si esTende per Tre chilomeTri lungo un TrATTo di cosTA cArATTeriz-zATo dAllA spiAggiA biAncA e sAbbiosA e dAl mAre crisTAllino. fA dA sfondo un merAviglioso pAesAggio collinAre, dove orTi, fruTTeTi e oliveTi, si me-scolAno rigogliosAmenTe A ginesTre e mAcchiA mediTerrAneA, grAzie Al climA miTe in ogni periodo dell’Anno. un posTo che regAlA sereniTà solo Allo sguArdo.

la liguria, si sa, è una meravigliosa regione che non ha nulla da invidiare ad altre località della nostra bella italia, poiché offre una mol-teplicità di scenari in una lunga striscia di ter-ra fertile, fra monti e mare, unica per il clima temperato. dalla riviera di levante a quella di ponente, è un diadema costellato da località balneari note per le numerose offerte turisti-che di ogni tipo e di ogni livello. fra queste spicca pietra ligure, centro di vil-leggiatura eletto a meta dal turismo di ogni età, non solo per le sue caratteristiche clima-tiche ma per il mare fra i più belli e i più puliti di tutta la riviera ligure di ponente.

A levante il torrente botassano separa pietra ligure da borgio verezzi, a ponente sono le terre splendidamente coltivate che la divido-no da loano. in questo tratto di costa, fra caprazoppa e capo di borghetto, la spiag-gia sabbiosa degrada dolcemente per diver-si metri fino a lambire l’acqua, con il bianco della sabbia che si mescola gradatamente all’azzurro intenso del mare ligure. una carat-

teristica rara per queste zone, che consente la balneabilità anche a chi ha meno familiari-tà con l’acqua. basta, poi percorrere pochi metri al largo e il mare si fa più profondo, re-galando ai più temerari, lo spettacolo di un meraviglioso fondale, adatto a indimenticabili immersioni. il mare è uno spettacolo che può essere goduto anche semplicemente camminando lungo l’ampia passeggiata del lungomare: l’ombra delle svettanti palme ne fa un’oasi di tranquillità e serenità. l’azzurro del mare, il verde delle palme e i colorati prospetti del-

le case che si affacciano al percorso arric-chiscono questa variopinta tavolozza, com-pletata dalle cangianti sfumature delle dolci colline alle spalle. sfumature che vanno dal verde degli uliveti e della macchia mediter-ranea, al giallo delle mimose e delle ginestre.

Ancora sullo sfondo delle colline coltivate, si elevano le montagne con caratteristiche

simili alle vicine Alpi. le vette culminano nel monte carmo (1389 m s.l.m.) e ripara-no la riviera dalle correnti fredde provenienti dall’entroterra. è per questo che qui il clima è così salubre e la natura regna rigogliosa. se il mare e i dintorni offrono le attrattive maggiori, non da meno è il centro storico della cittadina, sviluppato attorno all’origina-rio nucleo antico, ora protetto da una vasta zona pedonalizzata. caratteristici sono i ti-pici viottoli liguri, i “caruggi” che sorprendo-no con i loro scorci suggestivi e altrettanto interessanti sono le architetture religiose e l’importante castello medievale abbarbicato sulla roccia che dà il nome alla città.

l’ottima posizione di pietra ligure, poi, ne fa un punto favorito di partenza per raggiunge-re genova (a circa 80 km), capoluogo ligure con il suo famoso Acquario, le importanti mostre di palazzo ducale, e il particolare centro medievale.

l’Autostrada dei fiori ben collega la cittadi-na con altri centri quali savona, voltri, sestri a levante e ventimiglia a ponente, fino ad arrivare al confine francese che dista circa 100 km. non manca, poi, il collegamento ferroviario, la linea genova-ventimiglia, che costituisce una comoda alternativa per gli spostamenti lungo tutta la riviera, sia verso la costa Azzurra che per il resto d’italia.

pietra ligure è quindi una località unica che varrebbe la pena di includere in un diario di viaggio per tutto quello che offre agli occhi e alla mente: un magnifico paesaggio e puro relax.

Alcuni scorci di Pietra Ligure, fra cui la bella fontana sulla passeggiata del Lungomare.

PIETRA LIGURE

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SOMMARIO

112Donne al Comandoa cura di Mario Facchini

68Il telaio idealea cura di Roberto Zanetti

92Bike Evolution - Uniti per la vittoriaa cura di Diego Madeddu

32Biomeccanica Inbicia cura di Fabrizio Fagioli e Raffaele Biondi

110Prossime garea cura di Enrico Cavallini

58Inbici per il mondoa cura di Andrea Pelo Di Giorgio

72Grandi Eventia cura di Leonardo Olmi

10L’Editorialea cura di Maurizio Rocchi

88Energia e integrazione Inbicia cura di Equipe Enervit

18L’Intervistaa cura di Andrea Agostini

102I nostri giovania cura di Ivan Cecchini

48Integratori per campionia cura del Centro ricerche Keforma

96Dossier sport e medicinaa cura del Dr. Maurizio Radi

40 Donna In... Bicia cura di Leonardo Olmi

84Protagonistia cura di Paolo Mei

12In copertina

Inbici Magazine di ciclismo Nuovo usato e informazioni Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC)

Direttore Responsabile Andrea Agostini Vice Direttore Maurizio Rocchi Capo Redattore Maurizio Rocchi In Redazione Fabrizio Fagioli (Equipe VelòSystem), Equipe Enervit, Centro Ricerche Keforma, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Bruno Achilli, Fabrizio Montalti, Enrico Cavallini, Matteo Gozzoli, Mirko D’Amato, Mario Facchini, Leonardo Olmi, Ivano Ognibene, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Daniele Moraglia, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Andrea Passeri, Ivan Risti, Dr. Alessandro Gardini, Diego Madeddu, Arnaldo Priori Fotografi Playfull, Studio5, foto Castagnoli, Bettini photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower, Frex8 Archivio fotografico Gianni Rocchi Collaboratori Carlo Brasini Distribuzione S. Service Consulting S.r.l. Responsabile Grafica Angelica Mascella Impaginazione Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Nicola Negosanti Stampa Graffietti Stampati Responsabile marketing Sara Falco Resp. relazioni esterne Massimo Scagnelli.

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nasce a genova nell’Aprile del ’63, si laurea in economia e commercio nel ’91, ed entra subito a far parte dell’azienda di famiglia, la multi-ener-gy erg Spa. inizialmente spazia un po’ in tutti i settori, lavorando dalla raffineria in sicilia a roma, per poi fermarsi sul ruolo di Amministratore delegato per 10 anni nella sede di genova. è dall’aprile di quest’anno che assume la carica di vice presidente esecutivo. il vicino sestriere, sinonimo di sci, è frequentato da sempre dalla famiglia garrone, che ama trascorrere su queste montagne anche la maggior parte delle sue vacanze e dei weekend estivi, oltre che a quelli invernali. una passione

a 360° per la montagna e verso tutti gli sport a essa collegati, non solo lo sci, ma anche il trekking, la caccia, la mountainbike ed il ciclismo su strada; una passione che da 8 anni eleva garrone anche alla presidenza del prestigioso Sci club Sestriere. un club, anzi un associazione multi-sportiva, come l’ha definita lui che, nonostante il nome possa trarre in inganno, non si occupa solo di sci, ma anche di molte altre discipline, tra cui il ciclismo, dalle ruote grasse a quello su strada. la bicicletta, amata dal suo stesso presidente, che preferisce pedalare in salita, lentamente, per ammirarsi i panorami unici che solo la montagna è capace di offrire.

e non a caso, infatti, garrone si è già fatto 5 medi alla ma-ratona dles dolomites. ma facciamoci raccontare da questo uomo di mare il perché di questa grande passione verso le due ruote e la montagna.

Presidente garrone, perché un genovese ama così tanto la montagna?«La mia famiglia viene qui al Sestriere da sempre. Basta guardarsi intorno e ci vuole poco a capire perché sia così facile innamorarsi di questi paesaggi e di queste montagne, che si possono vivere e godere in tutte le stagioni dell’an-no. L’inverno, fino a primavera inoltrata, o meglio fin che c’è neve, amo dedicarlo allo sci-alpinismo, quello con le pelli di foca, per intenderci, che consente di muoverti e farti vede-re sempre posti nuovi. Mentre la primavera-estate, oltre alla caccia di montagna, che è la mia passione più grande, amo dedicarla, quando ho tempo, alla bicicletta. Questa passione è nata da quando, dopo un infortunio ai legamenti del ginoc-chio che mi sono procurato con lo sci, ho iniziato ad usarla per la riabilitazione. Ecco perché, non mi definisco un ciclista, ma un grande appassionato di montagna. Non a caso, in-fatti, amo pedalare soprattutto su questi colli mitici delle Alpi che hanno fatto la storia del ciclismo, o sugli Appennini della Liguria, quando sono intorno casa. Evito assolutamente la pianura, che è di una monotonia unica. Ovviamente pedalo ai miei ritmi, non farò più di 1000 km l’anno, proprio perché per me la bici non vuole essere un modo di fare agonismo, ma di godermi la montagna. Non a caso, infatti, ho avuto il piacere di partecipare a 5 Maratone delle Dolomiti, che è stata un’e-sperienza incredibile, proprio per via della chiusura delle stra-de che ti consente di pedalare su quei passi senza il traffico di auto e moto. La mia terza e più grande passione legata alla montagna, come dicevo prima, è la caccia di montagna (una passione di famiglia), quella di camosci, cervi, ecc., che vuol dire star fuori tutto il giorno, camminare, quindi fare trekking, facendo molta fatica. Ossia, anch’essa, un attività molto im-pegnativa, che si può fare sia da soli che in compagnia.»

ci parli un po’ delle attività dello Sci club Sestriere, che presiede, e cosa debba aspettarsi chi viene al Sestriere, oltre allo sci legato alla neve e all’inverno?«Noi abbiamo la fortuna di essere una stazione sciistica d’alta quota, oltre i 2000 m, da dove si può sciare fine a 2800 m slm. In un solo giorno, dal Sestriere si può fare il giro di tutto il comprensorio senza mai togliere gli sci o la tavola da snowbo-ard dai piedi. Partendo da Sestriere si può, infatti, percorrere

ALEssANdRO GARRONE

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UN grANde dIrIgeNte, UOmO dI mAre INNAmOrAtO dI mONtAgNA

a cura di LEONARDO OLMI

è il vice presidenTe del gruppo erg spA. vive e lAvorA in rivA Al mAre, A genovA, mA preferisce TrAscorrere il suo Tempo libero sulle vicine monTAgne del piemonTe, che AdorA A 360°; dAllA cAcciA AllA bici, mA AmA soprATTuTTo lo sci Alpinismo. e infATTi, non A cAso, è Anche il presidenTe dello sci club sesTriere.

[email protected]

Il Vice Presidente della ERG Alessandro Garrone in tenuta da ciclista nella sua casa del Sestriere. Ovviamente la sua bici è una Vipera, la Top di gamma su misura di Max Lelli.

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la famosa Via Lattea (400 km di piste) che passa da Sauze d’Oulx, Claviere, Oulx, Cesana, San Sicario, Pragelato e Monginevro (i cosiddetti Monti della Luna), attraversando dalla Val di Susa alla Valle del Chisone. A Pragelato abbia-mo una bellissima pista da sci di fondo, che fu costruita per le Olimpiadi. 40 dei nostri atleti, sui 270 iscritti al club, si dedicano infatti a questa disciplina. Tanto per dare un altro numero, sono 30 i nostri allenatori e maestri delle varie discipline. Nonostante lo sci sia uno sport regionale, molto importante per il Piemonte, in Regione si fa molta fatica a ricevere aiuti che ci consentano di migliorare impianti, logi-stica e ricettività, come invece avviene per alcune regioni del nord-est d’Italia, che sotto questo aspetto sono da consi-derarsi più fortunate. Essendo un associazione multi spor-tiva, all’interno dello Sci Club è poi nato un Bike Club, più che come associazione agonistica, come associazione che servisse a promuovere la bici per far fare attività ai ragazzi, anche per prepararli atleticamente. Quindi, organizziamo gite in mountainbike, gare di Mtb, ma più per i giovani che altro, anche se a queste attività si può unire chiunque venga a trovarci qua in estate. Dal Sestriere, oltre alla possibilità di fare tanti percorsi su strada, si possono fare anche tanti itinerari in mountainbike, tanto è vero che ci sono anche vari negozi dove è possibile noleggiare le bici, sia da Mtb che da Down Hill. Il DH, è un’altra delle discipline che si possono praticare al Sestriere, con la pista permanente che è stata realizzata due anni fa, adesso aperta a tutti. Che tra l’altro mi dicono sia molto tecnica ed impegnativa, io faccio fatica solo a scenderla a piedi! Ci vuole una gran follia per buttarsi giù, quei ragazzi devono avere davvero un gran fegato per farla. Anche il weekend del 21-22 luglio scorso ci ha visti organizzatori del Campionato Italiano di DH, che ha avuto un grande successo.» (come si può leggere su questo n. di INBICI alla pag. 120)

ma oltre alla mtb ed al dH, avete anche qualche altra giovane iniziativa che vi lega al ciclismo su strada ed alle pedalate su alcuni dei più famosi colli (italiani e francesi) che hanno fatto la storia del ciclismo, giusto?«Sicuramente. Nata l’anno scorso da un gruppo di ami-ci dello Sci Club Sestriere, appassionati anche di cicli-smo su strada, si è svolta anche quest’anno quella che abbiamo chiamato la Sestriere-Montecarlo, ossia una pedalata a tappe che in tre giorni ci portava da Sestriere a Montecarlo, attraversando alcuni dei più belli e famosi colli percorsi nella storia dai grandi Tour de France e Giri d’Italia. L’idea è nata grazie alla grande amicizia che lega sia il sottoscritto che altri membri del club a Max Lelli, un grande campione, ex professionista toscano che non ha bisogno di presentazioni, ma mi piace ricordare che in carriera ha alle spalle 14 Tour de France, 7 Giri d’Italia e 23 vit-torie. La prima esperienza è andata a buon fine, ed ha avuto un gran successo, e così per quest’anno abbiamo deciso di estenderla sia ad un numero maggiore di partecipanti che di giorni. Da 20 ciclisti, l’ab-biamo aperta ad un numero massimo di 40-50 partecipanti (gestirne di più sarebbe complicato), e l’abbiamo estesa ad una lunga settimana, da sabato a sabato. Ogni partecipante poteva decidere la quantità di giorni in cui essere presente, senza nessun vincolo da parte nostra. Questa edizione, che si è svolta dal 21 al 29 luglio scorsi, come quella dell’anno scorso, ha avuto un grande successo, ed i fortunati che vi hanno aderito, oltre a trovare le temperature ideali per andare in bici, dal 14-16° della mattina, ad un massimo di 26-28° nelle ore di punta, hanno trovato anche un bel sole splendente per tutta la settimana. Le montagne scalate sono state quelle più epiche e famose del Tour e del Giro, dal Monginevro ed il Col du Lautaret all’Alpe d’Huez, dal Colle delle Finestre al Col d’Izoard e quello de La Bonette, ecc., ecc.; non a caso, infatti, il titolo dell’evento di quest’anno era Le Grandi Montagne del Tour e del Giro. Un esperienza fantastica che consiglio a tutti gli amanti di ciclismo senza stress, da cerchiare in rosso sul loro calenda-rio, poiché sicuramente, con l’amico Max Lelli, la rimetteremo di nuovo in programma per luglio 2013.» (come si può leggere su questo n. di INBICI alle pag. 72/73/74)

dalle sue parole, mi sembra di carpire che in bici con la compagnia di max Lelli si è trovato bene, quindi continuerà a pedalare?«Devo dire che la professionalità in un atleta è molto importante, ma ci vuole anche la simpatia ed il piacere di stare insieme. Con Max si sta bene, si riesce ad andare in bici in modo tranquillo e senza stress, perché ti mette a tuo agio. Posso dirlo perché con lui ho fatto il medio dell’ultima Maratona delle Dolomiti, anzi è lui che l’ha fatta con me in quanto mi ha dovuto aspettare. Sicuramente continuerò ad andare in bici, è una delle tante cose che amo praticare nel periodo primavera-estate legate alla montagna. Ovviamente cercherò di mantenere anche un minimo di allenamento, quello che mi consenta, quando vado a farmi un bel passo alpino, di arrivare in cima alla salita, tanto so che prima o poi ci arrivo, non ho nessun obbiettivo agonistico. Anche se continue-rò a partecipare a manifestazioni come la Maratona delle Dolomiti e la Sestriere-Montecarlo, che mettono assieme la montagna, la compagnia ed il piacere di stare insieme.»

per info sulle attività dello sci club:Sci club Sestriere, www.sciclubsestriere.it / 0122-76.154

info su “Le grandi montagne del tour e del giro” (Sestriere-montecarlo)sci club sestriere: simona 338-597.7089 - giorgio 335-569.9505max lelli: cell. 346-120.4150 / www.maxlelli.com / [email protected]

Alessandro Garrone con Max Lelli di fronte all’entrata della bellissima casa completamente in legno e pietra del dirigente della ERG al Sestriere.

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L’EdITORIALEl’editore MAURIZIO ROCCHI

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2a grANFONdO SItè dA PrìA

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IN COPERTINA

Tante novità in cantiere. Anche la cronometro al venerdì sera. un pro-gramma eventi da vera festa di fine stagione. ultima prova del gran pre-mio mare d’Autunno.

Pietra Ligure (SV) – la granfondo Sitè da Prìa del prossimo 30 settem-bre, sarà un’ottima occasione per terminare la propria stagione granfondi-stica al mare insieme alla famiglia.

tante le novità di questa seconda edizione: in primis il cambio di lo-gistica che dall’angusta piazzetta centrale passa alla ben più vasta zona dell’ex campo sportivo a poche decine di metri. Qui si troveranno tutte le strutture necessarie, dalla segreteria al pasta party, dal villaggio espo-sitivo alle docce.

La partenza e l’arrivo resteranno ancora sul lungo mare don giovanni Bado.

Altra novità sarà la cronometro individuale del venerdì sera: un evento collaterale per dare un’occasione in più a chi ha la possibilità di giungere a pietra ligure già dal venerdì. l’iscrizione alla cronometro sarà gratuita per tutti i ciclisti che si iscriveranno alla granfondo entro il 31 agosto.

la granfondo Sitè da Prìa, sarà valevole come ultima prova del gran

Premio d’Autunno, che vedrà proprio qui la sua premiazione finale, al termine di quelle della granfondo.

un ricco programma di eventi è quello che sta si sta delineando per mano dei LoaBikers diretti da Pier Nicola Pesce: tre giorni di divertimen-to, ma anche di relax al mare.

la cronometro il venerdì, lo spinning il sabato e la granfondo la dome-nica, saranno i punti chiave, ma il comitato organizzatore sta lavorando alacremente per una serie di attività volte a creare uno splendido fine set-timana di mare.

misurerà poco meno di 92 chilometri il percorso unico che verrà affron-tato da tutti gli iscritti, per un dislivello totale di 2100 metri. si partirà da pietra ligure, per proseguire sull’Aurelia fino a spotorno, dove comince-rà la scalata verso Tosse, vezzi portio e magnone a cui segue la rapida discesa. si torna quindi a salire in direzione san filippo, san giorgio e nuovamente a vezzi portio, magnone, quindi verso voze da dove si af-fronterà l’ascesa alle manie, proseguendo poi per tutto l’altopiano. rapida discesa verso finale ligure, quindi verso calvisio, boragni e scalata a orco feglino. discesa verso feglino e nuova salita in direzione carbuta per scollinare al passo del melogno, da dove si inizierà la lunga e rapida discesa che porterà all’arrivo posto sul lungo mare.

foto PLAYFULL NIKON

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ria romana di Ravenna all’apertura di nuovi siti archeologici, dalle nuo-ve stagioni espositive ai grandi eventi di spet-tacolo, alla cultura che pervade tutto il territorio. La bellezza dei mosai-ci quindi ma non solo: a Ravenna si può pas-seggiare tra le torri campanarie e chiostri monastici, passando dal romanico al gotico, dagli affreschi giotteschi di Santa Chiara al ba-rocco dell’abside di S. Apollinare Nuovo; dalle testimonianze dell’ultimo rifugio di Dante Alighieri ai Palazzi che videro gli amori di Lord Byron. Chi la incontra se ne innamora oggi come avvenne nel passato a Boccaccio, che vi am-bientò una delle sue più belle novelle, a Gustav

Klimt che ne trasse ispirazione manifesta-mente, ad Hermann Hesse che la visitò dedi-candovi alcuni versi. Ravenna è romana, gota, bizantina, ma anche medioevale, veneziana e infine contempora-nea, civile e ospitale, ricca di eventi culturali e manifestazioni di prestigio internazionale che la rendono proiettata verso il futuro.

Una Città storiCa dove arte e CUltUra si fondono insieme

RAVENNA CITTÀ D’ARTE14

Ravenna è uno scrigno d’arte, di storia e di cultura di prima grandezza, il suo passato glorioso: fra V e VIII secolo fu tre volte ca-pitale e la magnificenza di quel periodo ha lasciato rilevanti testimonianze giunte fino a noi. Ravenna è la città del mosaico: l’ar-te del mosaico non ha avuto origine qui, ma qui ha trovato la sua più alta espressione in una commistione di simbolismo e realismo, di influenze romane e bizantine ed ancora oggi questo antico sapere delle mani rivive nelle scuole e nelle botteghe. Tra le sue antiche mura si conserva il più ricco patrimonio di mosaici dell’umanità risalente al V e al VI secolo. Per questa ragione i suoi edi-fici religiosi paleocristiani e bizantini sono sta-ti riconosciuti patrimonio mondiale da parte dell’Unesco: il semplice involucro del mauso-leo di Galla Placidia nasconde uno scrigno di stelle infinite; la raffinata composizione che decora il Battistero neoniano si ispira a una colta tradizione ellenistica, ripresa anche dal Battistero degli ariani; la regalità della Ba-silica di sant’apollinare nuovo rivela le sue origini di chiesa palatina, eretta da Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti; oltre cento delizio-

si piccoli uccelli introducono nell’intimità della Cappella di sant’andrea, dove si celebra il Cristo trionfante; maestoso il mausoleo di teodorico, coperto dal poderoso sasso della cupola; la Basilica di san vitale, massimo tesoro dell’età paleocristiana, custodisce il ri-tratto della corte imperiale bizantina; fuori cit-tà, elegantissima, la Basilica di sant’apol-linare in Classe esalta nell’abside Cristo e Sant’Apollinare, primo vescovo e patrono. L’offerta culturale a Ra-venna inizia dagli 8 mo-numenti riconosciuti patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1996 e da questi trova stimolo di continua crescita ed innovazione. Gli esempi sono molteplici ed evi-denti nella vita e nella produzione culturale della nostra città che negli ultimi anni ha visto importanti mutamenti: dal recupero della sto-

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Collezione primavera estateBatmania calzature - Via F.lli Rosselli, 8 - 47023 Cesena (FC) - t. 0547.612001

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com’è possibile? semplicemente regolando lo scambio d’ossigeno: quando il ciclista è scomodo a causa di una scarsa protezione, i suoi movimenti diventano scomposti, implicando un elevato dispendio di energia e di conseguenza un maggior consumo di ossigeno. per contro, utilizzando un buon fondello, la situazione si inverte, permettendo a chi lo indossa di incanalare meglio l’energia e di sfruttarla a suo favore, abbassando quindi il consumo di os-sigeno. il mercato di settore sa bene quanto è fondamentale investire continuamen-te in ricerca e soluzioni tecniche il più possibile performanti, ecco perché moa sport studia e realizza modelli sempre nuovi e all’avanguardia. la Serie2.1 Seam Stretch presenta fondelli appositamente studiati per i professionisti, caratterizzati da un’eccellente vestibilità e da materiali inno-vativi e stabilizzati nel punto sella, che aiutano il ciclista ad assumere la corretta posizione. le squadre Astana e lampre isd, per fare un esempio, hanno scelto il fondello della Serie2.1: la struttura è monodimensionale e i diversi volumi sono dati dall’utilizzo di schiume di diversa densità, il tessuto è elasticiz-zato, la forma è ergonomica, ed assicurano una perfetta traspirabilità per una costante sensazione di freschezza anche durante gli sforzi più estremi. ma la notizia davvero elettrizzante è che tutti coloro che desiderino com-missionare all’azienda la realizzazione di divise personalizzate, possono scegliere di avere gli stessi fondelli utilizzati dai professionisti e godere quin-di degli stessi benefici. le varianti presenti nella Serie2.1 Seam Stretch sono diverse e finalizzate ad utilizzi diversi: - fondelli Pro, ideati per i ciclisti più esigenti, sempre in competizione con le proprie prestazioni, in cui lo spessore è ridotto, la densità adeguata per un minor ingombro ed una perfetta ergonomia. Questi fondelli sono estrema-mente protettivi e non si avvertono durante la pedalata;- fondelli Long Distance concepiti per lunghi allenamenti e lunghi percorsi, sia su strada che su sterrato; anche il loro spessore è ridotto, la densità

alta per un’elevata protezione ed una perfetta ergonomia, ma soprattutto per un maggiore comfort e per una protezione prolungata in sella;- fondelli Training sviluppati per ogni tipo di ciclista, prin-cipiante o amatore, sia per lunghi percorsi, che per i primi passi su bici da strada o mbT; lo spessore è sempre ridotto, la densità media per un’ec-cellente ergonomia ed un’alta protezione.

le caratteristiche che acco-munano tutte queste tipologie di fondelli, sono l’impiego di materiali ad alta traspirazione per mantenere sempre la pel-le asciutta, uniti all’utilizzo di schiume di ultima generazione a cellule aperte per un migliore assorbimento degli urti e favorire l’aerazione.

Serie2.1 Seam Stretch: la protezione c’è, ma non si vede,

ed aumenta le prestazioni degli atleti!

MOA sPORT fondelli performanti

Fondello serie 2.1M 8/80 lavanda: Il fondello Serie2.1M 8/80 utilizzato dai corridori delle squadre Astana e Lampre ISD – Densità 80kg/m2, spessore 8mm.

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ne abbiamo parlato con lui all’inizio della vuel-ta a espana dove punterà, insieme a purito rodriguez, al colpo grosso.

denis, prima di tutto vorremo chiederle qualche considerazione sulla sua perfor-mance al recente tour de France. dopo un buon avvio ha avuto una giornata nera a La toussuire. cosa è successo? Ha perso la motivazione dopo quel giorno?«Una crisi come ne succedono tante in uno sport difficile e sempre al limite come il cicli-smo di alto livello. Ero partito bene e mi sen-tivo gasato e determinato a fare molto bene. Poi quella giornataccia a La Toussuire e poi I classici due/tre giorni per recuperare quella scoppola. Per quanto riguarda la motivazione devo dire che è normale che io non sia stato più super mentalmente da quel momento in avanti, ma dire che non avevo più motivazione è esagerato. D’altronde come detto prima le crisi capitano e noi non siamo macchine.»

Lei aveva impostato la sua stagione sul tour de France. É in cerca di rivincite alla Vuelta oppure sarà la spalla di Purito?«Di sicuro ho voglia di fare una bella gara. Questo non vuol dire che cerco il risultato personale massimo, ma solo che voglio an-dare forte per me e per il mio Team. Quello che conta è che la Katusha possa ottenere un buon risultato. Purito è sicuramente fresco perché viene da un periodo di riposo dopo una prima parte veramente di altissimo livello e il percorso gli si adatta molto bene. Puntia-mo a fare almeno un podio.»

La Vuelta si può dire che sia la “sua” cor-sa: l’ha vinta due volte ed è sempre andato molto forte. Anno scorso ha accompagna-to cobo alla vittoria e si è preso il 5° posto della generale. Ha come obiettivo un’altra grande performance?«Come ho detto prima, sì. Il mio obiettivo è essere competitivo, ma questo vuol dire an-che esserlo per aiutare un compagno come è successo anno scorso. Certo che se dovessi trovarmi davanti a lottare per la vittoria non ti-rerei certo i freni.»

cosa ne pensi del percorso di quest’anno?«Penso che è molto simile a quello dell’anno scorso: una cronometro a squadre iniziale di una quindicina di km una a metà gara indivi-duale di una quarantina e tanta salita prima e

soprattutto dopo. Non penso però che sia così dura come dicono perché le frazioni non sono così lunghe: saranno nervose e dure nei finali. Insomma un percorso che sembra disegna-to per il mio compagno Rodriguez anche se, come sempre, saranno i corridori a fare la corsa.»

Ha provato qualche tappa?«No, perché conosco la maggior parte di queste strade. Mi rinfresco la memoria con il libro della corsa e con internet. Se devo scegliere una tap-pa, però, dico la quindicesima. Perché è nella terza settimana e perché si arriva su una salita lunga e pedalabile come il Lago di Covadonga.»

Quali saranno i principali rivali?«Mah, io metterei in testa Contador e anche il mio compagno Purito. Poi Froome, Valverde, Anton, Cobo.»

ma Froome lo mette in secondo piano dopo quello che ha fatto vedere al tour?«Certo che se andrà come in Francia se la giocheranno lui e Contador, ma è anche vero che la Grande Boucle è una gara stressan-tissima e, normalmente, dopo hai bisogno di recuperare. D’altra parte è anche la prima volta che avrà per sé stesso tutta la squa-dra e quindi sarà motivatissimo. Staremo a vedere.»

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L’INTERVIsTAa cura di ANDREA AGOSTINI

Denis Menchov

denis menchov è uno dei cApiTAni del TeAm KATushA per le grAndi gAre A TAppe: in cArrierA hA vinTo un giro d’iTAliA, due vuelTA A espAnA e Al suo ATTivo hA un podio Al Tour de frAnce. QuesT’ulTimA corsA erA Anche il suo grAnde obieTTivo sTAgionAle, mA purTroppo lA resA è sTATA Al di soTTo delle AspeTTATive.

foto BettINI PHOtO

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King George, il 17°

George Hincapie con la sua 17ª partecipazione al Tour de France stabilisce un record che rende unica la sua straordinaria carriera e conquista un trono dal quale, per molto, nessuno potrà scalzarlo. Siamo orgo-gliosi che questo atleta eccezionale indossi la maglia della BMC. Ulteriori infor-mazioni sulla sua teammachine SLR01 al sito: www.bmc-racing.com.

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A presentare l’azienda faentina raceway, appunto la realtà nata dagli “eredi” di paolo, è luca, classe 1983 e idee chiare.

raceway è una nuova realtà nel mondo del ciclismo, da quanto tem-po esiste e da quale idea è nata?«Come progetto è nato 3 anni fa, poi la Raceway, come società, è nata a maggio di quest’anno. Ci ha condotto verso questo tipo di progetto la storia della Honda, nell’ambito del motomondiale, una storia di famiglia pra-ticamente e di grandi successi. Io ero piccolo negli anni in cui mio padre vinceva col team, ma era un mondo che mi affascinava tantissimo, tant’è che quando mio padre si è fermato con l’attività del team nel ’99, io ho lavorato diversi anni con alcune squadre nel motomondiale. Poi tre anni fa ho intrapreso questa attività: utilizzando le conoscenze che avevo sulle fibre di carbonio, materiale molto utilizzato nel motomondiale, ho cominciato a fabbricare bici in carbonio e in titanio. Da maggio ho fuso la mia attività con altre due persone e rappresentiamo un’azienda giovane, ma con un passato importante.» dunque una storia legata a doppio filo con la moto…«Nel campo delle competizioni motociclistiche, lo studio sui materiali è mol-to avanti, sia negli stampi che relativi al carbonio. Io avrei voluto continuare l’attività sportiva di mio padre, ma quello che è l’ambiente del motomon-diale ha budget difficili da raggiungere, ho preferito optare per qualcosa alla mia portata. In verità ero molto appassionato di moto, ero lì lì per diventare pilota di professione e la bici è stata il mezzo col quale mi allenavo, era un allenamento che mi aiutava ad essere più in forma, così come fanno tan-

tissimi piloti. Poi sono partito 3 anni fa con questa idea e mi hanno aiutato diverse persone che lavoravano nel mondo del moto Gp, ho utilizzato le conoscenze che avevo, dovendo partire da zero.»

S-Light è il marchio spot per bici da strada e mtb, inoltre qual è la filosofia di questo brand?«È un marchio che vuole richiamare il made in Italy come filosofia costrutti-va. In Italia, il concetto bici-competizione è sempre stato un legame ineren-te l’aspetto sportivo. Ciò che a noi piacerebbe, sarebbe tornare a vincere come squadra, come team. D’altro canto, abbiamo iniziato come produt-tori a fare bici che siano fruibili maggiormente per chi di bici si intende, dunque, partendo dalle stesse geometrie dei telai e dai pesi, ci rivolgiamo allo sportivo che desidera un mezzo particolarmente prestante o a chi fa proprio competizioni.»

Quali sono le principali caratteristiche di S-Light ?«Una bici molto curata sotto il profilo estetico, ma che ha un orientamento prettamente sportivo, e con un allestimento di componenti in alta gamma. Sulle linee in carbonio, utilizziamo la fibra Toray, azienda giapponese che sin dagli anni ’90 era leader nella produzione di carbonio per la costruzione dei telai per le moto del motomondiale. È proprio per l’esperienza acquisita nel campo dei motori che oggi ci rivolgiamo ai medesimi fornitori di allora, peraltro lo stesso fornitore di carbonio di Pinarello.»

così giovani, ma già con le idee ben chiare, insomma…«Basti dire che quest’anno saremo presenti a due importanti appuntamenti fieristici internazionali come Eurobike che si terrà a Friedrichshafen in Ger-mania dal 29 agosto al 1° settembre ed a ExpoBici di Padova, dal 22 al 24 settembre due delle vetrine tra le più importanti in Europa. Siamo una realtà giovane e piccola e non è il nostro obiettivo quello di fare grandi numeri. La cosa vantaggiosa, per quel che ci riguarda, è comunque il prezzo, perché non avendo altri intermediari, i nostri prezzi sono più ac-cessibili, pur parlando di alta gamma e siamo una delle poche aziende al mondo che fornisce l’alta gamma sia in carbonio che in titanio, tanto sulla mtb che sulla bici da strada, con un catalogo decisamente ampio.»

Quali sono gli obiettivi di raceway e le novità per la nuova stagione 2013?«A Padova presenteremo 12 modelli di cui due novità, vale a dire due 27,5” sia per mtb che per strada, presenteremo una bici da strada in carbonio che monta un 29 e una in titanio da 27,5. Per quel che riguarda gli obiettivi, indubbiamente, ci preme poter dare spazio alle corse, potendo così unire il nostro prodotto ad una squadra e valuteremo se puntare al professionismo o arrivarci gradualmente. Ci piacerebbe poter fornire ad un team le nostre mtb o bici da strada anche per consolidare il marchio a livello nazionale. Sotto questo profilo, siamo vicini, a livello di filosofia marketing, alla Bmc, nel senso che vogliamo dare spazio tra un negozio e l’altro, per non svalutare il marchio stesso. Abbiamo molti modelli e facciamo anche componentisti-ca abbinata al kit telaio che dà un vantaggio a livello di peso e garantisce il risparmio sul portafoglio. Crediamo sia importante impostare il lavoro in maniera tale da crescere di pari passo con chi ha creduto in noi.»

LUCA PILERI

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lA pAssione per le due ruoTe è nel dnA dellA fAmigliA pileri, che pone le sue bAsi e nel Tempo poi ,divenTA punTo di riferimenTo del moTomondiAle, creAndo il TeAm mArlboro pileri soTTo l’egidA dellA hondA con il pApà pAolo, premATurAmenTe scompArso. il TeAm mArlboro pileri fu negli Anni punTo di riferimenTo per inno-vAzione e Tecnologie sviluppATe nel seTTore delle moTo. TrA i sui piloTi ebbe fAusTo gresini, loris cApirossi, Alex bArros. nel 1993 il TeAm mArlboro pileri fu il primo A dAre lA grAnde opporTuniTà A vAlenTino rossi di scendere in pisTA A misAno con unA moTo ufficiAle hondA. oggi QuellA grAnde TrAdizione prosegue in Quello mondo delle due ruoTe A pedAle,che sempre hA AffAscinATo il giovAne lucA uno dei due figli.unA nuovA sfidA imprendiToriAle che vede lucA pileri Al cenTro di un grAnde progeTTo chiAmATo rAcewAy.

Luca Pileri

[email protected]

a cura di NICOLETTA BRINA

UNA NUOVA SFIdA ImPreNdItOrIALe, AL ceNtrO dI UN grANde PrOgettO cHIAmAtO rAcewAY

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MILANO-ROMA IN 4 TAPPE

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da milano a roma in bicicletta per più di 600 km. ci saranno delle tappe, quattro, ma ci sarà una sola squadra, quella composta da “Tre campioni di vita”, che non correranno per conquistare un trofeo, ma per portare sul gradino più alto del podio il messaggio per sensibilizzare la raccolta di fondi verso la Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi cistica. giu-sto per usare un altro termine ciclistico, a contribuire a far alzare le mani al cielo alla ricerca scientifica, saranno tre personaggi famosi, dai ruoli distinti nella loro vita pubblica, ma amici nella loro vita privata e legati da una passione comune, quella della bicicletta. i “tre campioni di Vita” citati nello slogan che lancerà la milano-roma saranno:

massimiliano Lelli: uno sportivo dai valori Assolutigianfranco comanducci: un dirigente di una grande Azienda di comunicazionematteo marzotto: un capitano d’impresa

l’evento si svolgerà dal 18 al 21 ottobre, ed anti-ciperà un altro grosso ap-puntamento, organizzato sempre dall’inarrestabile max lelli (dove saranno di nuovo presenti comanduc-ci e marzotto), ossia quello della 1° ed. della tirreno-Adriatico (vedi iNBiCi di agosto), aperto ad un mas-simo di 25 ciclisti, che si svolgerà la settimana suc-cessiva durante il weekend del 27-28 ottobre. la par-tenza sarà da porto santo stefano (Argentario) e l’ar-rivo a ravenna, con stop di una notte a perugia. Anche questo evento, sarà una ci-cloturistica non agonistica che avrà lo scopo della rac-colta di fondi per la stessa fondazione onlus.

l’idea nasce da una tragedia che, purtroppo, ha colpito la famiglia dell’imprenditore matteo marzotto: «Mia sorella aveva un anno quan-do si capì che la sua era una malattia ereditaria. La verità fu subito chiara: non c’erano cure risolutive» racconta marzotto «… respirava a fatica e non aveva mai fame… i miei genitori sono portatori di fibrosi cistica. Si scopre con un esame. L’ho fatto anch’io… mia sorella si chiamava Annalisa, se n’è andata a 32 anni, nel 1990. È la fibrosi cistica che l’ha uccisa, una malattia ereditaria, una condanna scritta nei geni.» la fibrosi cistica è la più comune delle malattie genetiche gravi. nel mondo ne sono colpite circa 100.000 persone. grazie ai progressi della ricerca e delle cure, i bambini che nascono oggi con questa malattia hanno un’aspettativa media di vita di 40 anni ed ol-tre, mentre non superavano l’infanzia cinquanta anni fa, quando la malattia fu scoperta e si cominciò a curarla. in italia vengono diagno-

sticati circa 200 nuovi casi all’anno: ogni settimana nascono circa 4 nuovi malati. da alcuni anni la fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica (come troviamo scritto sul loro sito e di cui marzotto è vice presidente), si è data l’obiettivo di contribuire a sconfiggere la malattia genetica più diffusa nel nostro paese. il traguardo si sta avvicinando, ma non sappiamo ancora quando si potrà cantare vittoria. ciò che ha colpito la fondazione è stato l’interesse dimostrato per la ricerca, le sue metodologie e la sua organizzazione da parte di vari mezzi di comunicazione e media che stanno dedicando a questi argomenti spazi sempre più ampi come, appunto, sta facendo iNBiCi con que-sto articolo e come faranno altre carte stampate e Tv documentando l’impresa della milano-roma, ad esempio.

ecco perché i “Tre Amici campioni di vita” hanno pensato di sfrutta-re la loro popolarità e la loro grande passione comune, quella della

bicicletta, per sensibilizzare la gente alla donazione di fondi per aiutare la ricer-ca verso questa terribile malattia. le quattro tappe andranno a toccare le città dove sono presenti alcune tra le più importanti delega-zioni e gruppi di sostegno alla ffc (fondazione per la ricerca sulla fibrosi cisti-ca) del centro italia. «Anco-ra non abbiamo stilato un programma ben preciso» come ci racconta max lelli «ma possiamo dire che la 1° Tappa sarà di circa 210 km da Milano a Bologna, percorrendo la Via Emilia. Poi proseguiremo con la 2° tappa che da Bologna ci porterà a Prato, via Casti-glion dei Pepoli e Barberino di Mugello, dove c’è un’al-tra importante Delegazione.

Con la 3° Tappa vorrei attraversare il Chianti per arrivare a Siena, dove trascorreremo la terza notte. Quindi proseguiremo con la 4° ed ultima Tappa di domenica 21 ottobre che da Siena (via Capalbio) ci porterà a Roma. Saranno un totale di oltre 600 km». grazie alla presenza di gianfranco comanducci (vice direttore generale della rAi), l’evento ed il messaggio saranno passati o meglio trasmessi anche da un altro importante media, quello della televisione.

per info e iscrizioni:max Lelli marsiliana (gr) tel. 0564-60.99.20 / cell. 346-120.4150 www.maxlelli.com / [email protected]

Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi cisticawww.fibrosicisticaricerca.it

“tre cAmPIONI dI VItA” cOmPIrANNO QUeStA ImPreSA dAL 18 AL 21 OttOBre Per SeNSIBILIzzAre LA rIcercA SULLA FIBrOSI cIStIcA

a cura di LEONARDO OLMI

mAssimiliAno lelli, giAnfrAnco comAnducci e mATTeo mArzoTTo, pedAlerAnno insieme QuATTro giorni per TrAsmeTTere un grAnde messAggio di solidArieTà proieTTATo verso lA rAccolTA di fondi per lA ricercA di unA delle peggiori mAlATTie geneTiche conosciuTe dAllA medicinA modernA, lA fibrosi cisTicA.

[email protected]

I tre campioni di vita, Massimiliano Lelli, Gianfranco Comanducci e Matteo Marzotto

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Comune diCittà di Castello

REALIZZATA ANCHE GRAZIE AL SUPPORTO DELLA A.S.D. CICLOSPORT SELCI

info Tirreno Adriatico: [email protected]

A FAVORE DELLA RICERCA PER LA FIBROSI CISTICA26/27/28 ottobre 2012

* Venerdì 26 ottobre 2012 - km 143

* Sabato 27 ottobre 2012 - km 117

* Domenica 28 ottobre 2012 - km 141

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Mauro Grillini General Manager KDM International srl

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MAURO GRILLINI

[email protected]

a cura di NICOLETTA BRINA

una vetrina del made in italy a Kiev in ucraina per le novità nel mondo del ciclismo. la fiera di Kiev è un nuovo trampolino di lancio per il made in italy del pedale: alla sua seconda edizione, dal 14 al 17 marzo 2013, organizzata dalla Kdm in-ternational srl con sede a bologna, offre impor-tanti spunti per lo sviluppo del mercato italiano all’estero. grande attenzione da parte dei dealer ucraini è infatti riposta nei confronti dei marchi italiani che vengono ricercati, richiesti e voluti e la qualità è indubbiamente di alto livello.Artefici di questo importante passo verso il mer-cato ucraino, mauro grillini per quanto concerne il management italiano a Kiev e luciano zacche-roni, per quanto riguarda invece il collegamento ucraina-italia.

Sig. grillini, come nasce Kdm e cosa rappresenta?«Insieme alla mia socia, Daniela Lassandro, abbiamo avviato l’attività nell’86 con la FinMar, partendo come agenti dell’Italia alla fiera di Vienna, portando quindi le aziende nostrane in questa fiera. Nell’89, con la caduta del muro, si è aperta davanti a noi una grande opportuni-tà e ci siamo buttati in queste aree con piccole partecipazioni alle fiere esistenti, puntando ini-zialmente sull’arredamento ed il food. Si andava in Polonia e nei paesi dell’Est, spostandoci poi verso l’ex Unione Sovietica con collettive italiane in fiere già esistenti. Nel ‘93 abbiamo comincia-to in Ucraina con fiere stanziali e di settore, in particolare la termoidraulica, divenuta oggi una delle fiere maggiori. Nel 2010, un gruppo inglese

ci ha chiesto di vendere queste fiere. Dal canto nostro avevamo acquisito grande esperienza ed abbiamo identificato quei settori che secondo noi potevano avere un grosso potenziale, indi-viduando così il settore della bici, insieme alla motocicletta.»

così è nata la fiera di Kiev?«Quest’anno abbiamo organizzato la prima edi-zione, più che altro per valutare l’interesse da parte dei rivenditori e degli importatori, inseren-do cosi’ di fatto il settore ciclo in contempora-nea con moto ed active sport. Abbiamo riscon-trato molto interesse da parte del pubblico e degli operatori. Altra condizione favorevole, la facilita’ di collegamenti aerei dall’Italia. La capa-cità di spesa è molto importante, basti pensare che l’Ucraina è il terzo mercato europeo per la vendita di macchine di lusso e, dall’altra parte è un terreno vergine per il settore bici. Si inserisce peraltro in un paese, nel quale la cultura è forte-mente orientata verso l’educazione fisica.»

Si è fatto quindi promotore del ciclismo made in Italy?«Di fatto, la fiera la organizziamo noi e stiamo spingendo in particolar modo verso i brand ita-liani. L’immagine dell’Italia è molto apprezzata e c’è grande considerazione per la nostra cultura. Peraltro non si tratta solo di mettere insieme i dealer, ma anche di organizzare eventi ed ini-ziative che possano attirare gli interessati. Nella scorsa edizione infatti erano già presenti marchi italiani ben noti al mercato ucraino.»

è una terra in espansione sotto il profilo ci-clistico?«Assolutamente sì perché si parte da zero. La cultura c’è, ma bisogna fare cultura e informa-zione e quindi non solo organizzare una fiera commerciale. L’intenzione, infatti, è proprio quella di curare l’aspetto dei workshop, dei con-vegni su tutto ciò che ruota attorno al ciclismo.»

Quali possibilità offre il mercato ucraino?«Sicuramente il mercato dell’accessorio è ver-gine, hanno una grossa capacità di apprendi-mento ed hanno sete di cultura. Siamo presenti in Ucraina da oltre 20 anni e posso dirle che c’è molta curiosità verso il nostro paese e le nostre produzioni. La capacità di spesa di questo po-polo è molto elevata e la classe media è in note-vole espansione. Desiderano il marchio italiano ed il livello qualitativo richiesto per il prodotto è medio-alto. Noi ci rivolgiamo ad un target ben preciso, quella classe sociale emergente ed esigente, che associa il prezzo basso ad un prodotto di bassa qualità. È un mercato che va alimentato lentamente: ci si fa conoscere inizial-mente e si cresce con esso, deve essere moni-torato, anche perché la ‘toccata e fuga’ da par-te dell’importatore, è indubbiamente mal vista. Il popolo ucraino tiene molto in considerazione il rapporto personale, vuole che si coltivino le relazioni ed i contatti, che si consolidi una fidu-cia. Da parte nostra, abbiamo fatto crescere la fiera, senza troppo forzare. C’è anche da dire che il mercato ucraino ama l’Italia: c’è infatti una predilezione nei confronti dei vini italiani, della calzatura, dell’arredamento, settori che vedono la cultura italiana in prima linea.»

Sig. zaccheroni, quali dati sono stati regi-strati nella scorsa edizione e quali erano le aziende presenti?«Nelle tre fiere (bici, moto, active sport, ndr.) ab-biamo avuto una grande affluenza di pubblico registrando oltre 26mila visitatori. Gli spazi espo-sitivi della fiera per il cinquanta per cento erano dedicati al mercato motociclistico, consideran-do che la fiera, in questo preciso settore esordì 9 anni fa, mentre la restante parte della fiera fu suddivisa equamente tra bici e active sport. Gli espositori del settore ciclo sono rimasti molto soddisfatti tra l’altro erano presenti rivenditori di marchi prestigiosi come Focus, Bergamont, Colnago, Carrera, San Marco e Bmw. È stata una fiera del made in Italy nella quale hanno esposto i dealer locali. Nel settore della bici il marchio italiano è indubbiamente leader, sia per una questione di vicinanza, sia per l’occhio di riguardo col quale l’Ucraina guarda all’Italia».

PrOmOtOre deL cIcLISmO mAde IN ItALY

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14-17 marzo 2013Kiev, Ucraina

PROEXPOGorkogo Str. 172, Off.1318 • 03680 Kiev • UkraineTel/fax: +38 044 [email protected]

KDM International SrlVia di Corticella 205 • 40128 Bologna • ItalyTel. +39 051 3540411 • Fax +39 051 [email protected]

www.bikeexpo-kiev.com

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da una parte il gruppo schiavoni, complesso sistema aziendale, punto di riferimento in terra marchigiana nel settore elettrotecnico, e dall’al-tro il team cicli copparo, formazione al top nel panorama nazionale in tema di granfondo. due eccellenze insomma nei rispettivi settori.

roberto Luconi chi è e cosa c’entra con cicli copparo?«Sono il responsabile amministrativo del noto gruppo industriale marchigiano Schiavoni. Ho 48 anni e sono nato e vivo ad Ancona. Con Cicli Cop-paro? Beh sono un ciclista, ho già detto tutto.»

di cosa si occupa il gruppo Schiavoni?«In senso lato direi che si occupa di quadri elettrici, nel senso che dagli anni ’60 è at-tivo nel settore dell’elettrotecnica. Ancora oggi, dopo oltre 50 anni dalla nascita, la fi-gura dell’imprenditore Sergio Schiavoni è il

Cicli Copparo - Via Beniamino Gigli, 33/38 - 60128 Ancona - t. 071 896801 - e. [email protected]

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La partenza

ROBERTO LUCONI

[email protected]

a cura di NICOLETTA BRINA

roberTo luconi, responsAbile AmminisTrATivo del gruppo indusTriAle, illusTrA il segreTo del TAndem con lA sQuAdrA AnconeTAnA. «fieri di Aver AssociATo il nome dell’AziendA Ad unA formAzione che vince».

grUPPO ScHIAVONI e teAm cIcLI cOPPArO: 10 ANNI dI FeeLINg

punto di riferimento del complesso sistema aziendale che trova però nella seconda e nella terza generazione già importanti punti di continuità: i figli Camilla e Giampiero alla guida del settore commerciale, Claudio pro-tagonista del ramo d’azienda industriale e delle energie rinnovabili, mentre Francesco Bugaro, nipote e figlio di Nicoletta, è da poco entrato in azienda. L’innovazione, la con-quista di nuovi mercati, in Italia e all’estero, l’evoluzione e il miglioramento dei propri pro-dotti unitamente alla soddisfazione dei propri clienti è da sempre la stella polare dell’intero gruppo. Per questa ragione tutte le società che lo compongono hanno raccolto la sfida della globalizzazione collaborando con i gran-di gruppi industriali del oli & gas, della can-tieristica navale e delle industrie elettromec-caniche, con i quali collabora, è riuscita ad affrontare meglio di altri e in maniera brillante

la grande crisi economica che i mercati stan-no attraversando.»

che collegamento ha il gruppo anconetano con lo sport?«Beh, come gruppo sponsorizza molte attività sportive locali, per lo più il ciclismo, nel sen-so che c’è un buon feeling tra il titolare dell’a-zienda e la Cicli Copparo, per lo più tramite me, dato che Raffaele Consolani (patron della cicli copparo, ndr.) è un mio caro amico. La sponsorizzazione con la Copparo festeggia quest’anno i 10 anni di partnership nel segno della passione per le due ruote.»

Quindi lei per primo pratica ciclismo?«Da ben 15 anni: ho smesso di giocare a calcio e insieme ad alcuni amici mi sono avvicinato al ciclismo. Prendo parte a gare sia su circuito che granfondo e ho partecipato a 8 maratone delle Dolomiti e 6 Nove Colli, tralasciando poi il resto, queste sono le più saporite. Del ciclismo apprezzo soprattutto il fatto che ti permetta di raggiungere certi livelli anche ad una età più avanzata e ti mantenga in forma.»

Fa parte della squadra anche lei?«Esattamente, sono circa 14 anni che sono tesserato con la Cicli Copparo, quindi questo tandem è ancor precedente rispetto alla spon-sorizzazione da parte del Gruppo Schiavoni. Dall’altra parte ho fatto un po’ da collante con la mia azienda affinché si avvicinasse a soste-nere una società sportiva di punta per Ancona, come la Copparo.»

come valuta l’inizio stagione della cicli copparo?«Indubbiamente eccezionale, anche se per l’a-zienda è importante che giri il proprio marchio. C’è tuttavia da dire che questo team ancone-tano è fonte di grandi soddisfazioni e l’azien-da non può che essere fiera del fatto di aver associato il proprio nome a quello di un team vincente.»

Roberto Luconi con Barbara Lancioni

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www.ciclicopparo.it

Grazie ai nostri partner

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TIRRENO-AdRIATICO

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come avevamo accennato sul numero di Agosto di iNBiCi, sarà l’ultimo weekend di ottobre, quello che vedrà partire 25 ciclisti dall’Argentario, dal Tirreno, per giungere fino a ravenna, sull’Adriatico. ma considera-ta la notevole distanza, per rendere abbordabile un po’ a tutti i livelli di preparazione la lunga pedalata, senza stressare troppo la gamba in sole due tappe con planimetrie eccessivamente lunghe, è stato pensato di compiere l’evento in tre e non in due giorni, come programmato inizial-mente. Quindi, con partenza venerdì mattina 26 ottobre da porto ercole (Argentario), ed arrivo a ravenna domenica 28 ottobre intorno alle 14,00. prendendo spunto dalla corsa dei professionisti, la cosiddetta corsa dei due mari, max Lelli ha avuto l’idea di realizzare una pedalata amatoriale, poiché non vi saranno ne chip, ne cronometri, ne vincitori, ne vinti, ma a salire sul podio sarà, primo tra tutti, il messaggio che l’evento vuole dare per sensibilizzare la raccolta di fondi da devolvere alla Fondazione onlus per la ricerca sulla Fibrosi cistica. una brutta malattia genetica ereditaria che, purtroppo (e come avevamo già scritto sul n. di agosto), oltre a portare a morte certa chi ne è affetto entro i 40 anni, a soli 32 anni ha stroncato anche la vita di Annalisa marzotto, sorella dell’imprendito-re matteo marzotto, legato da una forte amicizia con max lelli. oltre allo stilista milanese, farà parte del gruppo anche un altro volto noto, un importante dirigente d’azienda, l’Avv. gianfranco comanducci (vice direttore generale della rAi), anch’egli legato da una grande amicizia sia verso il campione toscano lelli (con il quale condivide la passione della bicicletta), che con marzotto. i Tre campioni di vita (frase coniata da comanducci), infatti, non a caso dal 14 al 18 ottobre, pedaleranno da milano a roma, sempre in favore della stessa causa. non sono pre-viste pause pranzo, in quanto vi saranno dei ricchi rifornimenti volanti gentilmente offerti dallo sponsor corsini, rinomato produttore di dolci e biscotti del monte Amiata. ma vediamo nei dettagli le tre tappe:

SArANNO 3 e NON PIù 2 I gIOrNI cHe Ad OttOBre VedrANNO mAx LeLLI ALLA gUIdA deL grUPPO

a cura di LEONARDO OLMI

AggiornAmenTi e deTTAgli dAllA primA AmAToriAle dei due mAri che l’ulTimo weeKend di oTTobre vedrà impe-gnATi un piccolo gruppo di ciclisTi ATTrAversAre il cenTro iTAliA dA esT A ovesT per lAnciAre un messAggio di sensibilizzAzione A fAvore dellA ricercA sullA fibrosi cisTicA.

[email protected]

1° tappa: Porto ercole – chianciano terme, 139 km/1689 m dsl

la prima tappa di venerdì 26 vedrà il gruppo partire dal piccolo e colorito porto ercole (do-minato dalle sue imponenti fortezze spagnole9 intorno alle 8,00 di mattina, salutati dall’Ammi-nistrazione locale e dalle autorità del comu-ne del monte Argentario, alla volta del primo

stop di giornata, ossia chianciano Terme. sa-ranno 139 km durante i quali i ciclisti pedale-ranno su alcune tra le più belle strade della maremma grosseta-na, attraversando, in primis, il paese nativo

del cinghialino toscano, man-ciano. dopo questa prima asperità di gior-nata se ne af-fronterà un’altra, quella verso una delle più belle città etrusche costruite sui massicci tufacei tipici della zona, Pi-tigliano, sede anche di una nota gran-fondo. poi, ancora immersi nella storia e circondati dalle colline ondulate della Toscana, raggiungeremo un’altra delle nostre ricchezze e patrimoni, la città di

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Acquapendente. il computerino ci segnalerà 90 km percorsi, ne mancheranno ancora 50 per raggiungere chianciano Terme, che con l’arrivo previsto intorno alle ore 17,00 segnerà la fine delle nostre fatiche per questa 1° tappa. Quindi un meritato ristoro e cena in una delle più belli città termali del centro italia.

Max Lelli alla guida di una delle sue bici durante un allenamento sul Sestriere

Il parco di Chianciano Terme

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2° tappa: chianciano terme – San giustino, 109 km/704 m dsl

con questa seconda tappa che partirà intorno alle 10,00 di mattina, i ciclisti la-sceranno la Toscana per entrare in umbria, dove dopo aver percorso 109 km raggiun-geranno la località di san giustino, per passarci la notte. una tappa che, tutto sommato sarà fa-cile, senza particolari aspe-rità ed abbastanza ragione-vole come distanza. i primi chilometri vedranno ancora l’attraversamento di altri pa-esi e borghi immersi tra le bellissime colline toscane, come montepulciano pri-ma, torrita di Siena e Si-nalunga poi. dalla provincia di siena, entreremo quindi in quella di Arezzo, con l’at-traversamento di cortona, antica città etrusca posta in posizione elevata e circon-data da mura ciclopiche, oltre che ad essere famosa per i suoi vini. Quando il no-stro computer segnerà una 70ina di km, vorrà dire che avremo già attraversato an-che castiglion Fiorentino, e che ne rimarranno altri 40

3° tappa: San giustino – ravenna, 139 km/846 m dsl

Quest’ultima tappa che partirà intorno alle 8,00 di mattina, vedrà il gruppo attraversare Sansepolcro dopo solo un paio di chilo-metri, mentre dopo altri 30-40 km porterà i ciclisti ad affrontare qualche asperità pri-

per raggiungere la nostra meta finale, il cui arrivo è previsto intorno alle 16,00. oltre a portarci in provincia di perugia, l’arrivo a san giustino ci avrà fatto varcare anche il confine tra Toscana e umbria. Toccare questo paese ha un valore affettivo sia per l’Avv. comanducci, in quanto nelle vicine località di pistrino e di selci vi sono nati

ma di raggiungere un’altra bella città ter-male, Bagno di romagna, che segnerà anche il passaggio dall’umbria all’emilia-romagna. il percorso sarà ondulato fino a mercato Saraceno, e poi dominato dalla pianura fino a cesena da dove, dopo altri 40 km di strade dritte e piatte, si giungerà (sempre accompagnati dalla scorta tecnica

rispettivamente il padre e la madre del vice dir. gen. della rAi, che per max lelli, in quanto legato da una forte amicizia con l’ASd ciclo Sport Selci, che si occuperà di organizzare sia la logistica che la cena del sabato, ma sarà anche la società che il giorno successivo fornirà l’assistenza e la scorta tecnica.

per info e iscrizioni:

max Lelli marsiliana (gr) tel. 0564-60.99.20 cell. 346-120.4150 www.maxlelli.com [email protected]

Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi cisticawww.fibrosicisticaricerca.it

dell’Asd ciclo sport selci di san giustino) a ravenna, che decreterà la fine dell’impresa. le autorità locali ed il comune di ravenna (così come sarà precedentemente avvenuto all’arrivo nei comuni di chianciano Terme e di san giustino) saranno presenti per dare il benvenuto al gruppo, il cui arrivo è previsto intorno alle due di pomeriggio.

Il Castello Bufalini di San Giustino in provincia di Perugia

Mausoleo di Teodorico a Ravenna

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BIOMECCANICA INBICI

dopo aver presentato nella prima parte, le valutazioni tecniche attual-mente utilizzate per l’individuazione della lunghezza ideale della pe-divella, cerchiamo ora analizzare in modo più approfondito gli aspetti biomeccanici alla base di questa scelta e come valutare con maggiore scientificità e oggettività l’efficienza delle diverse lunghezze.

come già accennato nella prima parte, per comprendere gli aspetti biomeccanici correlati alla lunghezza della leva pedivella ideale oc-corre analizzare il sistema di leve all’interno del quale è inserita la pedivella. la pedivella infatti, risulta essere la leva di collegamento fra il sistema biomeccanico propulsivo dato dalla gamba del ciclista, e il sistema meccanico di Trasmissione della forza che dal movimento centrale arriva alla ruota.

per quanto riguarda il sistema biomeccanico propulsivo, ovvero la gamba del ciclista, occorre comprendere se la proporzione di lun-ghezza dei singoli segmenti, femore, tibia e piede può condizionare e modificare la scelta riferita alla lunghezza totale della gamba.

come già visto con le tabelle presentate nella prima parte, vi è una proporzionalità diretta fra lunghezza della pedivella e lunghezza delle gambe, ovvero altezza cavallo. A parità di lunghezza arti inferiori si possono riscontrare proporzioni diverse nella lunghezza di femore e tibia con l’ulteriore variabile di una diversa lunghezza del segmento piede. ciò può condizionare la correlazione altezza cavallo-lunghezza pedivella. una maggior lunghezza femore in proporzione alla tibia, a parità lunghezza gambe, favorisce l’efficienza con una pedivella più lunga e viceversa. lo stesso dicasi nel caso della lunghezza del piede,

una maggior lunghezza di questo elemento, favorisce l’efficienza con una pedivella più lunga e viceversa.

Queste affermazioni derivano da uno studio statistico effettuato dal laboratorio velosystem® su oltre trecento ciclisti eterogenei in termini di età e livello di pratica. lo studio è stato eseguito incrociando i valori antropometrici (lunghezza cavallo, femore, tibia e piede nonché la loro proporzione reciproca) con il risultato del test di efficienza realizzato con apposito potenziometro sulle diverse lunghezze di pedivella.

lo stesso tipo di test può oggi essere realizzato in modo empirico ma con una buona affidabilità, su strada da ogni ciclista, utilizzando il potenziometro a pedale o al mozzo posteriore o altri potenziometri che permettano una facile variazione di lunghezza pedivella. in pra-tica, dopo aver scelto un percorso test di piccola lunghezza (5-15 km) con difficoltà differenziate, pianura salita e discesa, si effettua la pedalata ogni volta con la pedivella della lunghezza desiderata (es. 170 mm, 172,5 mm, 175 mm) andando poi a confrontare i valori

medi e massimi di potenza, rpm, velocità e fre-quenza cardiaca. l’avvertenza da utilizzare sarà solo quella di modificare l’altezza della sella in funzione della lunghezza pedivella: pedivella più lunga comporterà un abbassamento della sella di uguale entità e viceversa.

una maggiore efficienza sarà riscontrata a se-guito di un valore di potenza media espressa più alto con impegno metabolico (frequenza cardia-ca) uguale o addirittura inferiore.

la disponibilità di potenziometri di facile uti-lizzo e a prezzi relativamente accessibili rende possibile l’effettuazione di questo test da parte di chiunque desideri una risposta strumentale oggettiva circa la lunghezza ideale della propria pedivella.

per quanto riguarda il condizionamento del si-stema meccanico di Trasmissione (corone ante-riori e pacco pignoni posteriore) sulla lunghezza di pedivella possiamo sintetizzare le seguenti considerazioni.

non esiste una motivazione razionale che giu-stifichi la variazione della lunghezza pedivella in funzione della dimensione delle corone uti-lizzate; una corona 50 non richiede una lun-ghezza pedivella diversa rispetto ad una 53 in quanto varia solamente lo sviluppo metrico

che in funzione dei valori del pacco pignoni utilizzato risulta di solito molto simile.

una considerazione specifica deve essere fatta, invece, per l’utilizzo delle corone non circolari. Questo tipo di corona infatti aumenta il braccio di resistenza sulla catena (raggio di resistenza verticale) sul-la fase attiva della spinta (45° - 135°); ciò giustifica l’utilizzo di una pedivella più lunga capace di favorire la fase attiva della spinta della pedalata.

LA LUNgHezzA deLLA PedIVeLLA - SecONdA PArte

a cura di Fabrizio Fagioli e Raffaele Biondi - LABVELò Cesenatico - FC

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INKO…MINCIAMO A PARLARE ChIARO: INTEGRATORI TUTTI UGUALI?

ma secondo voi:

• Perunciclistatelai,ruote,cambi........ sonotuttiuguali?• Perunmaratonetalescarpe.............sonotutteuguali?• Peruntennistaleracchette...............sonotutteuguali?• Perunosciatoreglisci,gliscarponi....sonotuttiuguali?

noi della inkospor non ci stiamo ad esser associati alle altre aziende so-lamente perché tutti vendiamo integratori. il nostro marchio è prodotto da Nutrichem diät+Pharma gmbh azienda tedesca leader nel settore dell’a-limentazione clinica enterale, della dietetica e della nutrizione sportiva (www.nutrichem.de).l’azienda è certificata iso 9001:2008: ricerca, competenza, certificazione, utilizzo delle migliori materie prime, e questo ci rende consapevoli dell’alta qualità dei nostri prodotti, integratori alimentari naturali, che tutelano e ga-rantiscono il consumatore finale. inkospor vuole sfatare questo mito che gli integratori sono tutti uguali, per-ché fa gioco a troppe aziende che sfruttano la disinformazione in materia per speculare e guadagnare ai danni del consumatore.la soluzione c’è: si chiama “trasparenza”. inkospor da anni attua “POr-te APerte ALLA INKO’’ questo vuol dire offrire a chiunque lo desideri l’opportunità di visitare lo stabilimento di produzione. Questa è trasparenza: perché molte aziende inondano il consumatore di messaggi pubblicitari che esaltano le qualità dei propri prodotti ma senza offrire la certezza e la chia-rezza necessarie per un corretto confronto dei prodottiinfatti i prodotti inkospor sono i pochi, per non dire unici, il cui contenuto corrisponde a quanto dichiarato in etichetta senza usufruire della tolleranza (±15% ) consentita dalla legislazione italiana e che riportano l’esatto valore biologico (VB) delle proteine.

L’importanza delle proteine e della loro integrazionele proteine costituiscono l’elemento fondamentale della nutrizione per la costruzione dei tessuti e per il loro mantenimento. gran parte del nostro corpo è costituito da proteine: la struttura dei muscoli, degli organi, delle cellule nervose, dei geni è costituita da proteine. pertanto l’apporto e la qualità delle proteine riveste un ruolo fondamentale. un regime alimentare con un basso apporto in proteine compromette alcune funzioni importanti dell’organismo quali la sintesi di proteine muscolari, la formazione di globuli rossi, la riduzione degli anticorpi, la rottura delle fibre collagene, una com-promissione generica del sistema immunitario.

Maqualèilfabbisognodiproteinegiornaliero?Iprincipaliindirizzinutrizionaliriportano (proteine/kg peso corporeo):• Sedentari.....................................0,8gr• Attivitàmediaintensità.................1,5gr• Allenamentoperlaforza/sportadaltaperformance.1,8-2,5gredoltre

le proteine in natura sono classificate in base al loro vb, cioè al loro con-tenuto di aminoacidi. non tutte le proteine alimentari sono uguali ma diffe-riscono per il loro vb. Questo è un indice importante perché rappresenta la qualità proteica nella sua attività biologica: quindi è meglio assumere una quantità modesta di proteine ad alto vb piuttosto che un’alta quantità di proteine di basso vb.per scegliere un integratore proteico di qualità dobbiamo conoscere alcune caratteristiche:

• Sapere se l’azienda che lo produce è un’azienda farmaceutica omeno e se esistono protocolli di lavoro con quegli integratori, certificazioni iso, etc• Verificarelecaratteristichefisichedelprodotto:aroma,solubilità,di-geribilità, effetti sull’intestino• Lacomposizionedellaproteinadeveesseresimileallaproteinaidealenella sua composizione in aminoacidi essenziali• AccertarsicheilVBsiaalto

una proteina di qualità pertanto viene ben digerita senza fermentazione, né nausea, né formazione di gas intestinale. inoltre una proteina ben purificata e con bassa carica batterica si conserva per un buon periodo senza fer-mentare e dare odori sgradevoli tipo ammoniaca.

A CURA DEL REPARTO RESEARCH&DEVELOPMENT NUTRICHEM DIäT+PHARMA

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TEAM RENOVA – RUFFILLI&GRILLANdA

[email protected]

a cura di NICOLETTA BRINA

una nuova realtà ciclistica che, sin dall’inizio del 2012, si è proposta come interessante forma-zione alle granfondo nazionali. la renova - ruf-filli & grillanda è una squadra amatoriale nata in territorio forlivese ma che non ha alcuna inten-zione di restare relegata alla realtà di provincia. A spiegare come sia sorta questa squadra e chi ne faccia parte, è maurizio giardini, project ma-nager del gruppo.

Una realtà assolutamente giovane, dato che è stata presentata soltanto a febbraio. com’è nata l’idea di creare questa formazione?«L’idea è nata frequentando il negozio di Ga-briele Limarzi, che è l’ideatore e il mago dei te-lai marcati Renova, essendo il suo un prodotto interamente italiano, dalla progettazione all’e-secuzione, ed essendo un prodotto giovane si

è pensato di costituire una squadra amatoriale che partecipasse alle granfondo nazionali, sia per far conoscere il prodotto sia per far avere un feed back aggiuntivo a Gabriele.»

Quindi lo scopo fondante della squadra è quello di far ben figurare corridori e marchio?«Assolutamente sì, il team è nato per veicolare il marchio Renova e farlo conoscere il più pos-sibile, è per quello che non abbiamo particolari sfide da vincere. Essendo la nostra una squadra nuova, intanto vediamo di farci conoscere, i ri-sultati arriveranno col tempo.»

Peraltro il team ha radici molto radicate in romagna…«Beh il main sponsor è un’azienda forlivese, ap-punto la Renova che è un nome noto nel campo

delle bici e dei telai, quindi non ci può essere garanzia migliore per chi fa parte della squadra e per chi la segue, in termini di serietà.»

com’è formata la squadra? «È lo stesso Limarzi ad occuparsi del team e nell’organico svettano cinque romagnoli, ossia il riminese Marco Gasperoni, il secchianese Marco Magnani, il forlivese Andrea Ragazzini e il padovano d’origine, ma cesenaticense d’a-dozione, Manuel Martinello. Si tratta di ciclisti che hanno esperienza nel mondo del peda-le, ma non c’è l’ossessione del risultato. Ciò che ci interessa è che la squadra porti avanti in maniera coesa questa passione e con essa riesca a dare più luce possibile a Renova ed al suo prodotto assolutamente di qualità made in Italy».

UNA NUOVA SteLLA NeL mONdO deLLe gAre AmAtOrIALInATA nel conTesTo forlivese e legATA All’ApprezzATo mArchio romAgnolo. lA sTAgione è iniziATA, mA il projecT mAnAger mAurizio giArdini non vuole fAre pronosTici: «vogliAmo dAre lusTro Al mArchio renovA»

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Tutti gli sport sono fatti di regole non scritte e spesso coincidono con un concetto di moda: il fair play. nel ciclismo, le regole sono più numerose che in altre discipline. forse perché si pratica sulla strada, dove le insi-die sono maggiori rispetto a quelle che si troverebbero in uno stadio o in una pista di atletica. vediamone alcune: segnalare un ostacolo sulla carreggiata; non frenare all’ultimo momento in curva per guadagnare posizione, a meno che non si tratti degli ultimi chilometri, in preparazione allo sprint finale; non interferire nel treno di altri quando è organizzato per l’inseguimento della fuga o per preparare lo sprint; non gettare la borraccia in strada, col rischio che intralci chi segue; il rispetto dei ruoli. e proprio quest’ultima norma è la più facile da eludere se si fa da “furbi”. A livello professionistico, infatti, la storia è piena di racconti di subalterni ribellati agli ordini di scuderia e al proprio capitano. spesso questi sono diventati a loro volta ciclisti di primo piano e capitani. una ruota che gira, direte voi. ma anche qui c’è modo e modo. per fare due esempi ecla-tanti, citerei il pantani che stacca tutti, compreso il capitano chiappucci, per diventare poi quel campione che la storia recente ha raccontato. oppure il “vado, non vado” di froome di fronte al leader wiggins, segna-lato con gesti eclatanti e poco eleganti. probabilmente avrete già capito

dal mio tono che sono d’accordo sul primo e non sul secondo modo di fare. provo a spiegarvi il perché. nel primo caso, quando la differenza tra i due protagonisti era così grande, era inutile mettere le briglie al giovane rampante: il chiappucci di quegli anni era lontano dall’essere il leader di una grande corsa a tappe, mentre il pantani, con ancora qualche ciuffo di capello in testa, era assolutamente di un altro pianeta. nel secondo caso, invece le differenze erano minime e soprattutto wiggins era in maglia gialla. non c’era alcun motivo per agire diversamente. senza contare poi l’atteggiamento mentale dell’inglese in testa alla classifica: questi vedeva froome come un compagno di squadra e quindi “amico”, perciò era poco pronto psicologicamente alla battaglia. correre con la pressione del pronostico e le insegne del liderato sulle spalle, pesa. io dico, controcorrente, che wiggins avrebbe vinto anche da avversario di froome e che quest’ultimo era invece in una condizione psico-fisica ottimale che gli ha permesso di esprimersi al meglio. ecco perché fro-ome ha sbagliato due volte: la prima, nel cercare di sovvertire i ruoli, la seconda per aver mostrato in mondo visione quei gesti plateali che ogni direttore sportivo con carattere e mestiere avrebbe poi condannato, in privato ovviamente.

L’OPINIONE

Bradley Wiggins e Chris Froome

wIggINS FrOOme e Le regOLe NON ScrItte

a cura di ANDREA AGOSTINI

foto BettINI PHOtO

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sono ormai due anni (ossia da quando ha cominciato a gareggiare nel mondo amatoria-le) che andando a leggere le classifiche delle granfondo più blasonate di tutto lo stivale, oltre a quelle della Toscana, dove risiede, leggiamo sempre il suo nome tra i primi tre della classifica delle donne, oppure la vediamo su uno degli scalini più alti del podio (di solito il primo) con in braccio camilla, la sua mucca di peluche por-

ta fortuna regalatale dalla pelletteria sapa, uno dei suoi sponsor. il suo nome riempie spesso i titoli dei giornali e le sue foto colorano le pa-gine dei comunicati stampa del dopo gara di Playfull-Nikon e dei maggiori media. parliamo di Ilaria rinaldi, la simpatica biondina toscana di castel fiorentino (fi), portacolori del team Parkpre-dmt-giordana, che vediamo spes-so in prima griglia alla partenza, sempre sor-

ridente e allegra, ma anche sempre pronta a scherzare, con i maschietti che fanno a sgomi-tate per apparire in una foto al suo fianco. molti di loro, a meno che non rimangano col gruppo di testa, la rivedranno solo all’arrivo, poiché a biondina toscana “mena” di brutto. oltre alla coda che le esce dal casco, recentemente la “principessa” rinaldi è riconoscibile anche per l’accoppiata fatta dal completino più bici di colore rosa, la linea donna che patron marco ricci di parkpre ha voluto dedicare al gentil sesso. nata il 25 febbraio dell’85, la rinaldi se-gue tutto il percorso ciclistico giovanile fino a diventare elite; corre per varie squadre fino al 2010, alternando la strada al ciclocross, dove conquista anche la maglia tricolore nel 2007. con lo sguardo rivolto al futuro, la ragazzina dagli occhi azzurri di castel fiorentino si ren-de conto che le prospettive economiche tra le elite non le offrono molto, mentre l’impegno ri-chiesto per gli allenamenti è tanto e tale da non consentirle di fare altro. è così che nel 2010, ilaria decide di terminare la sua ottima carriera da professionista, per poi passare, nel 2011, tra gli amatori, dove può continuare a coltivare la sua passione per la bici. Anche se si rende subito conto che in mezzo agli uomini (seppur amatori) non si dura meno fatica, anzi, ma c’è meno stress che le consente di alternare alla passione anche un lavoro part-time che le as-sicura un futuro economico più regolare, oltre che potersi togliere molte soddisfazioni. ma facciamoci dire tutto da lei.

Ilaria, perché questa passione per la bici? Avevi forse qualcuno in famiglia che prati-cava questo sport?«Assolutamente, a differenza di altre colleghe che avevano familiari o parenti, la mia passio-ne è nata quasi per gioco, per attirare l’atten-zione di un amico che sapevo aveva corso in bici. Quindi, mi son detta: ma se un giorno gli passo davanti in bicicletta vestita da ciclista ri-uscirò a far colpo su di lui? Era il cosiddetto colpo di fulmine, un piccolo innamoramento da bambini, in quanto io avevo solo 11 anni e lui ne aveva 20. Così mi sono iscritta alla prima società sportiva, mi sono vestita da ciclista e gli sono passata davanti dove lavorava, presso un distributore di benzina vicino a casa mia; abbiamo fatto due chiacchiere, ma purtroppo il piano strategico non ha funzionato, ed è fini-to tutto li. Ma in compenso, ho continuato ad andare in bici ed è nata la passione per questo sport che ho continuato a praticare sempre più assiduamente. Sono partita dalle categorie dei giovanissimi G5 e G6, per poi passare a Esordienti, Allievi e Juniores, e quindi Under23 fino a raggiungere l’Elite nel 2005. I primi due anni ho corso per il Team Frw, poi dal 2006 al 2007 nella Michela Fanini-Record Rox, e quin-di altri due anni per la Fenys-Edilsavino-Colna-go. Dal 2009 al 2010 ho invece corso per la Michela Fanini-System Data. Durante questi anni ho ottenuto molti buoni piazzamenti ed un

[email protected]

ILArIA rINALdILA PrINcIPeSSA deLLe grANFONdO

in bici fin da bambina per un gioco d’amore, poi si impegna sul serio facendo tutta la gavetta fino ad elite. oggi è una tra le dominatrici indiscusse delle granfondo al femminile. il suo primo tifoso è papà domenico

Ilaria Rinaldi

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Donna In... Bicia cura di LeonarDo oLmI

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3° posto al Giro di Bolzano, conquistando sia la maglia a punti che quella dei gpm. Con-temporaneamente ho anche fatto molte gare di ciclocross (dal 2002 al 2007), sia a livello nazionale che internazionale, dopo che ero stata convocata in Nazionale. Il 2007 mi ha regalato il titolo di Campione Italiano. Sono stati anni molto belli, dove ho gareggiato a fianco delle campionesse attuali, dalla Lupe-rini alla Cantele, dalla Bronzini alla Guderzo e la Baccaile.»

e poi cos’è successo? Perché il ritiro dal professionismo e nel 2011 il passaggio alle granfondo tra gli amatori?«Perché il professionismo tra le donne Elite non ti da un futuro, le retribuzioni sono mol-to basse e non ci si riesce a campare facil-mente. Pensa che la media si aggira intorno ai 300-400 euro al mese, per arrivare fino ad un massimo di 500 euro mensili. Quindi ti lascio immaginare quali possono essere le prospettive di un futuro da Elite… L’impegno tra allenamenti e gare a tappe, specialmente quelle all’estero, è tale che una professionista no ha tempo di fare altro. Invece, passando tra gli amatori, posso continuare a coltivare la passione per la bici, anche facendo un la-voro, se pur part-time, dato che comunque corro intorno casa, anche se durante l’anno faccio alcune trasferte per correre fuori regio-ne. Così facendo, posso usare la mattina per gli allenamenti e posso avere un entrata più

redditizia che mi garantisca un mi-nimo di futuro.»

ricordaci un po’ le tue conqui-ste nelle granfondo?«Ce ne sono veramente tante, ma giusto per citare le più importanti, qui nella mia regione ho vinto per due anni consecutivi il Giro del Granducato di Toscana, con le varie prove della Versilia, la Bettini, la Inkospor e la Vernaccia. Men-tre fuori regione, l’anno scorso ho vinto alcune delle più belle prove del Prestigio, tra cui la 10 Colli, la Cunego, la Colnago e la Merckx. Quest’anno, invece, sono molto orgogliosa di aver vinto la mitica Charly Gaul, staccando di 300 m allo sprint in salita colei che era considerata imbattibile, la belga Edith Van den Brande, vincitrice anche dell’ultima Maratona delle Dolomiti. La considero una delle mie più belle vittorie poiché, innan-zi tutto, la Van den Brande è una Elite (ma fuori dal Belgio le è con-sentito partecipare alle granfon-do, ndr) e poi perché la vincitrice (quindi la sottoscritta) veniva sele-zionata dalla UCI per partecipare alla prossima Coppa del Mon-

do in Sudafrica, veramente un gran bella soddisfazione, e vi terrò aggiornati in merito. Mentre in entrambe le stagioni 2011-2012 ho dominato sia la Straducale che la Gior-dana, che non potevo perdere in quanto è la granfondo di uno dei miei sponsor. Ovvia-mente mi riferisco ai percorsi lunghi e non alle mediofondo. Tra le vittorie più belle dell’anno scorso ci metterei anche il Campionato del Mondo UISP 2011, che si è svolto a Ponte-dera (FI), mentre è di luglio scorso la recente vittoria del Campionato europeo 2012 che si è corso a Imola. Tra i miei obbiettivi ci sono anche le quattro gare della Five Stars League (Maratona dles Dolomites, Sportful, Gimondi, Pinarello e Cycling Marathon) alle quali potrò partecipare solo tra due anni, nel 2014, ossia dopo aver trascorso tre anni dal ritiro dal pro-fessionismo, come da regolamento.»

Parlaci un po’ dei tuoi allenamenti e dei tuoi progetti futuri?«Sicuramente adesso mi aiuta molto l’espe-rienza che ho fatto negli anni. Poi un corso per Direttore Sportivo di 2° livello per allenare i bambini, anche quello mi ha aiutato molto. Inoltre ho un mio biomeccanico di fiducia ed un trainer che mi seguono da molti anni, più per un discorso mentale per affrontare le gare, che non per seguire delle tabelle vere e pro-prie, poiché ormai vado molto a sensazioni. Quando, infatti, impari a conoscerti sai cosa devi fare e non hai più bisogno di seguire

schemi particolari. Nasco come velocista, ma mi son dovuta adattare ad essere una scala-trice, in quanto le granfondo attuali sono fatte principalmente da salite dure. Nelle Elite non si trovano percorsi così lungi e così duri, ci sono al massimo salite di 3-4 km, non salite di un ora come un Gavia o un Mortirolo. Quindi ho dovuto fare tutto un lavoro per cambiare le mie caratteristiche, concentrandomi di più sulle salite ed utilizzando metodologie diverse d’allenamento in confronto a quello che face-vo prima. I percorsi lunghi (ma a volte anche i medi) delle granfondo attuali, sono sicura-mente nati per essere fatti dagli uomini e non dalle donne, ma aggiungerei più a livello dei professionisti che degli amatori. Infatti, trovo difficile da pensare come una persona che lavora, trovi il tempo di prepararsi ed allenarsi a fare una granfondo che lo tiene in bici per più di 7 ore con oltre 4500 m di dislivello. È un qualcosa di massacrante per un uomo, immaginiamoci per una donna. Quindi, il mio pensiero è rivolto anche alle donne che vo-gliono avvicinarsi a questo sport, trovando nei

lunghi delle granfondo (mi riferisco principal-mente a quelli oltre i 130-150 km) dei percorsi troppo duri. Come progetti futuri, c’è sicu-ramente quello di continuare a correre nelle granfondo, dove con me ci sarà sempre il mio primo tifoso, ossia mio padre Domenico, che mi ha sempre appoggiato verso questo sport, seguendomi fin da piccola in tutte le gare.»

Parkpre-dmt-giordanawww.teamparkpre.it

La bella biondina Ilaria Rinaldi, con bici e completino rosa che Parkpre le ha dedicato dopo le sue ripetute vittorie nel panorama nazionale al femminile.

Ilaria Rinaldi vincitrice dell’ultima edizione della Charly Gaul

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foto NewSPOwer cANON

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un passato da professionista ed un presen-te da volto di bmc italia. Andrea gurayev si inserisce all’interno della scuderia della maison svizzera, in veste di promotore del marchio, a stretto contat-to con i rivenditori. l’oc-chio, ma anche la gamba allenata, diventano così elementi fondamentali per lo sviluppo sempre più hi-tech della bmc, che af-fronta la galleria del vento per telai top, a portata di granfondista.

Qual è il suo ruolo in Bmc e di cosa si occupa precisamente?«Il mio ruolo è quello del key account manager Italia, in buona sostanza sono il volto dell’azienda, a contatto con il dealer/concessionario di Bmc».

Nel panorama ciclistico, lei peraltro non è un vol-to anonimo…«In effetti ho corso per due anni da professionista, con il team Amore&Vita. Mi sono poi dedicato per sei anni alle Granfondo, prediligendo le gare a tappe in Sud America e mentre ero in attività col-laboravo con aziende pro-duttrici e che distribuivano il carbonio».

è con Bmc da quattro anni, ma quanto è importante provare le biciclette, nel la-voro che svolge?«Direi che è fondamentale. Sin dal progetto iniziale, con i productor manager nella sede di Grenchen, abbiamo la possibilità di con-frontarci, testando direttamente insieme le biciclette, con uno scambio serrato di feedback che ci giungono anche dal team Pro Tour e dal team Mtb. Ciò aiuta lo svi-luppo e consente quindi di realizzare una

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ANdREA GURAyEV

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a cura di NICOLETTA BRINA

lA mAison ciclisTicA svizzerA svelA, ATTrAverso il suo Key mAnAger, i musT per lA prossimA sTAgione, TuTTA All’insegnA dell’hi-Tech e dell’AerodinAmicA, perché Anche gli AmATori possAno senTirsi, unA volTA in sellA Alle loro bici, dei professionisTi.

L’ex PrO eNtrA NeI NegOzI Per PrOmUOVere Le NOVItà 2013 dI Bmc

macchina perfetta. Inoltre, nel mio partico-lare ruolo, questo scambio di informazioni ed i test diretti, mi permette di meglio rap-presentare e comunicare quelli che sono i

nuovi concetti che sottendono al prodotto, all’utente, vale a dire ai dealer e, di conse-guenza al cliente finale.»

Qual è il punto di forza di Bmc?«Indubbiamente l’alta qualità, l’esperienza e l’affidabilità di un’azienda hi-tech che man-tiene uno sguardo ben rivolto al futuro, ma che non perde di vista l’attenzione verso il dealer. Da questo punto di vista, cerchiamo la fidelizzazione del cliente, in maniera tale da sviluppare un lavoro mirato alla sua sod-disfazione. Nel contempo, si fa molta atten-

zione a lasciare ampi spazi geografici, onde garantire il massimo respiro alla vendita e dall’altra parte la fidelizzazione del cliente finale al marchio Bmc-Stromer Bergamont.»

Qual è la risposta dei negozianti e cosa chie-dono?«L’utente finale è sempre più attento, meticoloso nella scelta del prodotto ed attento alle evoluzio-ni in termini di tecnica e avanguardia. Di conse-guenza il dealer richiede alta qualità ed efficienza nel rispondere a tali richie-ste. Viene chiesta la priori-tà nell’effettuare il servizio di garanzia e la reperibilità di materiali top di gamma nell’arco della stagione vendite.»

Qual è la novità che fun-ziona maggiormente in questo 2012?«Sicuramente il top di gam-ma Impec-SLR01 GF01, è tra i più richiesti, anche se un prodotto di nicchia. Dall’altra parte c’è molta attesa e molte aspettative per la nuova gamma alle porte che presenta telai sempre più aerodinamici con geometrie che garan-tiscono la massima pe-netrabilità dell’aria. Sono

telai testati e realizzati nella galleria del vento e nel New Velodromo di Grenchen e che presentano materiali sempre più all’a-vanguardia carbon hi-tech, testati in primis da professionisti del calibro di Cadel Evans, Gilbert, Ballan. Questi campioni di indiscus-sa fama, hanno messo a disposizione la loro esperienza nel realizzare nuove piattaforme, per far sì che anche l’utente finale possa pe-dalare su bici nate dal e per il reparto corse, registrate e ufficializzate con l’approvazione Uci, fino ad arrivare nelle vetrine dei nostri dealer/punti vendita.»

Andrea Gurayev

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la manifestazione era prova del circuito um-bria green cycle e del campionato regiona-le fondo e mediofondo fci. Quest’anno era prevista anche la peglialonga: partenza libe-ra su entrambi i percorsi. il via agonistico è stato dato alle 8,30 dal parco Ammeto dal presidente della federciclismo umbra carlo roscini.

nella granfondo l’epilogo è sotto il diluvio. A giocarsi la vittoria allo sprint in leggera sa-lita sono due atleti: dmitry nikandrov della val di foro Kyklos e davide d’Angelo della mg.K.vis gobbi lgl miche. A spuntarla è il corridore russo. per lui è l’ottavo sigillo di stagione. in campo femminile successo per irene gemignani dell’As roma ciclismo.la mediofondo viene decisa da uno sprint in leggera salita disputato da un ristretto drappello di atleti. A vincere è il laziale mat-teo cecconi del Team Terenzi. per lui è il sesto successo stagionale. in campo fem-minile si impone manuela rinaldi del new Team essebi.

e dopo la fatica via con il pasta party, orga-nizzato al parco Ammeto in collaborazione con la 16^ festa dei primi piatti di Ammeto: antipasto con bruschette, prosciutto e melo-ne e poi due primi, crostate alla marmellata di varie qualità e frutta di stagione. ricche anche le premiazioni: oltre alle maglie appo-sitamente realizzate per gli assoluti dall’a-zienda pissei, cesti realizzati con prodotti esclusivamente umbri (vino, birra, salumi, lenticchie e miele).

la manifestazione faceva parte di respira lo sport, campagna di sensibilizzazione e rac-colta fondi della lega italiana fibrosi cistica onlus. per chi è affetto da questa malattia è fondamentale condurre uno stile di vita sano, abbinato ad una corretta attività sportiva e fisiorespiratoria. proprio per questo la lega italiana fibrosi cistica onlus ha dato il via a respira lo sport, che prevede un ricco ca-lendario di eventi sportivi a livello nazionale, tra cui era stata inserita la granfondo del monte peglia.

ordine d’arrivo maschile granfondo: 1) Dmitry Nikandrov (Val di Foro Kyklos), 2) Davide D’Angelo (Mg.K.Vis Gobbi Lgl Mi-che), 3) Emanuele Marianeschi (Gs Hotel Ri-storante Peppe e Rosella Maté), 4) Peter De Cupis (Bicimania La Base Terni), 5) Romano Neri (Prestigio Royal Team)

ordine d’arrivo femminile granfondo: 1) Irene Gemignani (As Roma), 2) Gabriella Asci (idem), 3) Gloria Ragagli (Team Maggi Off Road).

ordine d’arrivo maschile mediofondo: 1) Matteo Cecconi (Team Terenzi), 2) Gregory Bianchi (Bikeland Team Bike 2003), 3) Nicola Roggiolani (Dynamis Biking Team), 4) Dani-lo Sensi (Timebike), 5) Davide Caroti (Tondi Spoleto)

ordine d’arrivo femminile mediofondo: 1) Manuela Rinaldi (New Team Essebi), 2) Va-lentina Battisti (World Truck Team), 3) Silvia Di Paola (Gc AAMPS 2009), 4) Roberta Chiappini (Gc Bevagna), 5) Debora Morri (Medinox).

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GRANFONdO dEL MONTE PEGLIA a cura di ANDREA PASSERI

dmiTry niKAndrov dellA vAl di foro KyKlos e irene gemignAni dell’As romA ciclismo vincono nel percorso lungo, menTre mATTeo cecconi del TeAm Terenzi e mAnuelA rinAldi del new TeAm essebi si impongono in Quel-lo corTo. sono QuesTi i verdeTTi dellA 4^ grAnfondo del monTe pegliA-8° Trofeo il presidenTe, orgAnizzATA A mArsciAno (pg) dAllA mArsciAno biKe, domenicA 26 AgosTo.

NIKANdrOV e ceccONI dOmINAtOrI deLLA gArA

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UNA GRANFONdO PER FRW

l’Asd Team rossetti, in collaborazione con la freewheeling, organiz-za a ravenna il 14 ottobre, la prima edizione della granfondo frw. intitolata al marchio di biciclette tutto ravennate, la competizione ha l’ambizione di divenire una classica di fine stagione nel panora-ma granfondistico italiano. il Team rossetti, dal canto suo, come frequentatore di granfon-do, pone al servizio della buona organizzazione della gara, la sua esperienza, al fine di soddisfare il sempre più esigente popolo del pedale. ecco quindi che già dall’orario di partenza vi è un occhio di riguardo per chi giunge da fuori località: fissato alle 10 del mattino, questo permetterà anche a chi approda alla manifestazione nella giornata stessa di gara, di arrivare con una certa calma. Quanto alla scelta dei percorsi, questa è ricaduta su itinerari che sono per il team ravennate, una sorta di palestra d’allenamento con salite poco conosciute ai ciclisti provenienti da fuori territo-rio, ma che costituiscono indubbiamente un percorso tecnico e divertente. la gara sarà evento conclusivo di una due giorni dedicata al cicli-smo che vedrà il sabato una cronometro femminile e due convegni (coscienza sportiva e oro nero) nella sede di freewheeling (zona artigianale, fornace zarattini di ravenna) che in quei giorni cele-brerà il tradizionale evento annuale “porte Aperte” con la possibilità di vedere da vicino biciclette e accessori dell’orbita frw.la granfondo frw è anche prova conclusiva di due differenti circu-iti regionali: il romagna challenge e il brevetto dell’Appennino, per

i quali alla conclusione delle gare ci saranno le premiazioni per le classifiche finali. inoltre il percorso corto sarà valevole come prova del campionato erba vita udace/Acsi.entrando nel merito dei tracciati, partenza e arrivo per entrambi i percorsi (corto 111 km, dislivello 950m e lungo di 136, dislivello 1600m) a casa frw, in zona fornace zarattini a ravenna, per poi portarsi verso la collina e la prima salita, con la divisione dei per-corsi a meldola: si toccheranno Teodorano, rocca delle camina-te, montevescovo, predappio, castrocaro, Terra del sole, fino alla panoramica offerta dallo strappetto dei sabbioni che permette di spaziare con lo sguardo fino al mare. poi si torna in territorio raven-nate per gli ultimi chilometri, fino all’arrivo. per coccolare i ciclisti dopo la faticaccia, sarà allestito un pasta party, nonché un servizio massaggi grazie allo staff del ravenna medical center e del noto fisioterapista max foschini e ci sarà un valido ser-vizio docce, il tutto corredato dal servizio parcheggio bici.il regolamento completo della manifestazione, insieme alle news sem-pre aggiornate, può essere consultato all’indirizzo www.granfondofrw.it. peraltro si richiede il mantenimento di un comportamento corretto e rispettoso verso la propria salute, quella degli altri e la natura e chi verrà sorpreso a gettare cartacce a terra, sarà squalifica-to. il Team rossetti è peraltro impegnato nella sensibilizzazione del movimento, ribadendo in questa occasione l’impegno alla pulizia a 360° nella propria attività, mediante il progetto “coscienza sportiva” (www.teamrossetti.it).

IL 14 OttOBre A rAVeNNA, IL deBUttO tArgAtO teAm rOSSettI e FreewHeeLINg.

Il panorama romagnolo dalle colline di Bertinoro ( FC )

l’evenTo, inseriTo in unA due giorni dedicATA Al ciclismo, è provA conclusivA del romAgnA chAllenge e del breveTTo dell’Appennino

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INTEGRATORI PER CAMPIONI

OMEGA 3

a cura del CENTRO RICERCHE KEFORMA

[email protected]

Cosa sono gli omega 3Sono Acidi grassi polinsaturi essenzialiEPA Acido EicosapentaenoicoDHA Acido Docosaesaenoico

Omega 3 Acidi Grassi “essenziali”Una molecola viene definita essenziale quando il corpo non è in grado di sintetizzarla da solo e la deve assumere con l’alimentazione, esattamen-te come avviene per le vitamine e i sali minerali.

Dove si trovano gli Acidi grassi essenziali?• Nell’organismo tutte le cellule sono racchiu-se da una membrana composta da Fosfolipidi e Acidi grassi essenziali da cui dipende la fun-zione vitale (Barriera selettiva di regolazione), la regolazione ormonale e la comunicazione con le altre cellule. • In natura gli acidi grassi essenziali sono conte-nuti in elevate concentrazioni nel pesce azzurro.

Funzioni degli omega 3• Evitano l’accumulo dei grassi più pericolosi, trigliceridi e colesterolo, sulle pareti arteriose, bloccando l’indurimento dei vasi.• Aumentano in modo significativo la funzione delle prostaglandine: modulano la risposta alle flogosi.• Proteggono il sistema cardiovascolare: il san-gue, reso più fluido dall’assenza dei grassi “cat-tivi”, circola meglio, facendo funzionare bene il cuore e allontanando il rischio di malattie car-diocircolatorie. • Attenuano le reazioni infiammatorie sia acute che croniche e il dolore che da essi ne deriva. • Favoriscono la vitalità delle cellule del sistema nervoso centrale, con funzione adattogena.• Aumentano le difese immunitarie e in partico-lar modo le difese della pelle. (elasticità, tono, idratazione).

• Agiscono sul microcircolo (utile per cellulite ed edemi).

Omega da trigliceridi o da etil-estere?Pochi conoscono la reale differenza tra le due forme con cui viene somministrato l’olio pesce. È prassi “popolare” considerare gli omega 3 deri-vati da trigliceridi di origine naturale, mentre quelli etil-estere di sintesi. Come spesso accade alle credenze popolari, queste vengono smentite dal

metodo scientifico, che analizza in maniera analitica ed empirica il fenomeno e non considera opinioni e sentimenti soggettivi.

Gli Omega 3 che troviamo in commercio vengono prodotti con un processo di produzione denominato MULTI-STEP.

Fasi di lavorazione MULTI-STEP

1) Deodorizzazione2) Etilazione (trasformazione in EE)3) Distillazione molecolare e ul-teriore concentrazione4) Frazionamento (rimozione grassi saturi)5) Decolorazione

Con questo sistema si ottengono Omega 3 in forma etil-estere. Per ottenere la forma trigliceri-de è necessario compiere un’ulteriore lavorazio-ne molto costosa, denominata Riesterificazione.

Questo processo viene svolto quotidianamente anche dal nostro organismo, attraverso il fegato. La trans-esterificazione è un comune processo biologico svolto dalla ghiandola epatica. Le due forme con cui vengono commercializza-ti gli oli di pesce risultano praticamente simili dal punto di vista dell’assimilazione.

A sopporto della equivalenza di biodisponibilità e biofunzionalità si riporta uno studio effettuato in doppio cieco presso “Department of Medicine, Oregon Health Sciences University, Portland”.In un campione di normolipemici, ogni soggetto ha ricevuto un pasto di prova, contenente 28 g di acidi grassi sotto forma di:

1) trigliceridi2) etil-estere3) ester-etilici da olio di oliva

Il controllo conteneva olio d’oliva.

Quando è stata somministrata la quantità equi-valente di acidi grassi attraverso i pasti, l’au-mento di concentrazione di chilomicroni e trigli-ceridi plasmatici è risultata simile; gli acidi grassi contenuti erano simili dopo la somministrazione di etil-esteri o trigliceridi. Gli etil-esteri sono stati ben assorbiti e hanno pro-dotto simili risposte a livello di trigliceridi plasmati-ci e chilomicroni, risultando in certi fasi nettamen-te migliori dei trigliceridi. Anche dopo 24 ore gli acidi grassi assimilati dai pasti, sono risultati avere una concentrazione plasmatica simile. Questo studio ha mostrato che gli acidi grassi da olio di pesce, introdotti come ester etilici o trigliceridi sono ugualmente ben assorbiti.

PERChé OMEGA 3 XXL

• 1200mgperperla

• Altissimaconcentrazione

EPA36%DHA24%

ApportoinEPA864mg*

ApportoinDHA576mg*

* Apporto per dose giornaliera

• 75%diomegatotali

• Purissimi

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LANCIANO E IL CICLISMO

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360° nel mondo della Bici. È quello che proporrà BICIAMO la prima fiera dedicata al mondo della bicicletta in Abruzzo. Un evento unico dove poter toccare con mano, testare e acquistare l’oggetto dei desideri, ma anche assistere a manifestazioni, convegni, e partecipare alle iniziative e prendere parte alle esibizioni live.

Una fiera di bici in Abruzzo è una novità assoluta nel panorama delle esposizioni dedicate alla bicicletta, al ciclismo e ai ciclisti. L’Italia centro meridionale vanta un mercato dai numeri in continua crescita ma caren-te di eventi e manifestazioni fieristiche in grado di soddisfare la voglia di novità da parte degli appassionati.

BICIAMO si svolgerà presso l’Ente Fiera Lanciano in provincia di Chieti i prossimi 20 e 21 ottobre dove gli appassionati potranno trovare 8.000 mq. di pura passione e divertimento in tutte le sue sfaccettature: Freestyle, Mountain Bike, BMX, Bici da Corsa, con un padiglione di mq. 3.500 con mini circuiti dedicato a show, prove dal vivo e dimostrazioni. L’Ente Fiera è raggiungibile dall’Aeroporto di Pescara in soli 20 min d’auto, da Roma, percorrendo la A25 in circa 2 ore e da Ancona in 90 minuti, da Bari in 2 ore.Tutto ciò cattura l’interesse degli operatori del settore di tutto il Cen-tro Sud Italia ed inoltre i visitatori avranno a disposizione circa mq. 20.000 di parcheggio interno fiera gratuito e convenzioni con Hotel e ristoranti della zona.

Oltre ad essere esposte Mountain bike, bici da corsa, da città, la Fiera avrà anche delle Aree dedicate a settori come l’abbigliamento e gli accessori, la meccanica, il Fitness, l’Alimentazione per sportivi, l’Editoria specialistica. Ampio risalto sarà dato alle ultime novità ri-guardanti le bici elettriche.Un evento unico, per gli appassionati di ciclismo dell’Abruzzo e non solo che ha già sulla lista delle presenze confermate negozi storici e aziende del settore come:

BEVILACQUA SPORT, TOP BIKE, DIGIOTEK BIKE, CICLI FALASCA, CICLI DI STEFANO, DI RENZO, BICI MANIA, CICLI CASALANGUIDA,

ECOCITYCAR, SANGRO BIKE, ed inoltre i visita-tori potranno ammirare i prodotti di aziende im-portanti del settore come BMC, TREK, CIPOLLINI, FOCUS, BIANCHI, OR-BEA, DT SWISS, FUL-CRUM, GARMIN, KTM, PINARELLO, RIDLEY, OAKLEY, POLAR, CAM-PAGNOLO, BONTRA-GER, SIDI, ZIPP, SELEV, SALICE, AMBROSIO.

L’attenzione della Fiera sarà rivolta soprattutto alle società ciclistiche che solo in Abruzzo sono oltre 150 con migliaia di iscritti, vera anima della nostra regione metten-do loro a disposizione la professionalità e la com-petenza degli espositori.

Inoltre nei due giorni di Fiera verranno organizza-ti eventi e manifestazioni collaterali come ad esem-pio 4 sedute di spinning con la SPINNING ITALIA, che delizieranno gli ap-passionati con sessioni mattutine e pomeridiane.

Molto interessante sarà assistere alla fase finale del “Pinocchio in bicicletta”, il programma della Federazione Ciclistica che si propone l’avvio all’uso della bicicletta per i più piccoli, e che vedrà impegnati i bambini nella prova pratica di educazione stradale all’interno di un circuito prestabilito.

Le novità su BICIAMO non finiscono qui: per rimanere sempre ag-giornati su tutti i progetti, incontri e gli altri eventi in programma basta collegarsi al sito internet www.biciamo.it oppure contattare la pagina Facebook omonima che verrà sempre aggiornata e da dove potrete acquisire informazioni utili sulla manifestazione.

foto OLIVIER JULES - GNUFDL

Una veduta panoramica dei dintorni di Lanciano (CH)

360° NEL MONDO DELLA BICIA LANCIANO IL CICLISMO E LA BICICLETTA PROTAGONISTI PER DUE GIORNI.

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LE DONNE

La gara femminile si avvia con la giovane inglese Lucy Hall a dettare il ritmo, lei che era stata convocata proprio per fare da gregaria alla favorita Jenkins. I distacchi nel nuoto non sono esagerati, probabil-mente l’utilizzo della muta (temperatura dell’acqua inferiore ai 20° C) ha limitato i distacchi tra le forti nuotatrici e le meno avvezze a questa frazione. In bici si forma quasi subito un gruppo con 22 atlete. Ci sono alcune delle favorite: Jenkins, Densham (AUS), Spirig (SUI), Norden (SVE),Hewitt (NZL). Ma dietro sono staccate altre atlete in grado di giocarsi il podio, compresa la nostra Anna Maria, che però è quasi subito coinvolta in una caduta che purtroppo le compromette una buona gara. Il gruppo di testa tiene alta l’andatura per tutti i 40 km del percorso intorno ad Hyde Park. L’intento è scontato: mante-nere a distanza le inseguitrici per evitare il rientro delle forti podiste. Si arriva alla seconda transizione con il gruppo di testa compatto e le inseuitrici a più di un minuto. Partono subito forte le favorite. Il gruppetto di testa corre unito fino a superare i 5 km, poi una ad una si staccano, per prima è proprio la padrona di casa Jenkins a subire il ritmo imposto da Norden e Spirig, poi si stacca anche la Hewitt e l’americana Sarah Groff. Resta un gioco a tre con la Spirig che sem-bra averne di più. Il traguardo si avvicina e la volata sembra dover decidere il podio.

Ai trecento metri la Spirig parte guadagnando qualcosa, il suo cam-bio di ritmo lascia la Densham legermente staccata, mentre Lisa Norden reagisce e gli ultimi 100 metri sono un testa a testa appas-sionante. È fotofinish! Norden o Spirig? La svizzera era in testa di poco, ma negli ultimi metri le due sembravano davvero appaiate. La foto decreta vincitrice Nicola Spirig, seconda è Lisa Norden e terza Erin Densham. Incredibile e appassionante l’arrivo che dopo due ore di gara vede l’oro e l’argento classificate con lo stesso tempo e con soli pochi centesimi a dividerle.Finisce al 46° posto Anna Maria Mazzetti tradita dalla caduta in bici. Per lei resta la soddisfazione immensa del sogno olimpico. E il tempo per conquistare un’altra gara a cinque cerchi, vista la sua giovane età (24).

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TRIAThLON OLIMPICO a cura di IVAN RISTI - SpORT TIME

La prima giornata è sabato 4 agosto, alle 9 della mattina vanno in scena le donne. La seconda è martedì 7, quando alle 11.30 ci sono gli uomini.

Si nuota nella Serpentine, il laghetto che caratterizza lo storico parco londinese, per poi affrontare sette giri passando per Bukingham Pala-ce e l’arco di Wellington, gli ultimi 10 km su quattro giri sono intorno al lago. Impressionante la cornice di pubblico, anche perché tra i favoriti ci sono proprio 3 ragazzi inglesi: i due fratelli Brownlee, dominatori della scena internazionale maschile, e Helen Jenkins, campionessa del mondo e vincitrice della pre olimpica l’anno precedente.Gli azzurri in gara sono tre: due uomini e una donna. Anna Maria Maz-zetti, Fiamme Oro, è la più forte esponente italiana del triathlon olimpico e si è qualificata grazie al suo ottimo rendimento nel circuito mondiale.Tra gli uomini il Carabiniere Alessandro Fabian, qualificato ormai da tem-po grazie alle costanti e positive prestazioni nelle prove di World Seri-es, infine Davide “Uccio” Uccellari, Fiamme Azzurre, il più giovane della prova Londinese, qualificato negli ultimi mesi grazie ad alcuni risultati di punta, come il secondo posto in Coppa del Mondo dello scorso aprile.

HyDEPARkSIILLUMINAPERILtRIAtHLON LAqUARtAEDIzIONEDELLAtRIPLICEAIGIOCHIOLIMPICI

TOp 10 dONNE

1. NicolaSpirig SUI 01:59:48

2. LisaNorden SWE 01:59:48

3. Erin Densham AUS 01:59:50

4. SarahGroff USA 02:00:00

5. HelenJenkins GBR 02:00:19

6. Andrea Hewitt NzL 02:00:36

7. Ainhoa Murua ESP 02:00:56

8. EmmaJackson AUS 02:01:16

9. JessicaHarrison FRA 02:01:22

10. kateMcIlroy NzL 02:01:28

Alessandro Fabian

fotoDELLyCARR/ItUMEDIA

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UOMINI

Quasi lo stesso copione tra gli uomini. Il nuoto viene da subito impostato su ritmi altissimi. Nel quintetto di testa c’è Varga (SVK) che detta il ritmo, seguito da uno dei super favoriti, lo spa-gnolo Javier Gomez, con loro anche il nostro Ale Fabian e i due fratelli Brownlee.

Si formano tre gruppi, il primo inseguitore è di circa 20 atleti, poi uno di 30, in quest’ultimo si trova anche Davide Uccellari.

All’uscita dalla prima transizione il quintetto di te-sta se ne va senza voltarsi. Si guardano per pochi secondi e capiscono di avere l’opportunità con-creta di fare la differenza. Fabian c’è. I cinque spin-gono a fondo, ma quando dietro riescono ad or-ganizzarsi, il vantaggio di 50” inizia a calare. Dopo 15 km circa vengono ripresi. Il nostro Ale rimane protagonista mantenedosi nella testa del gruppo che però ora conta più di 20 atleti tra cui il cam-pione in carica Jan Frodeno (GER). Come nella prova femminile si tira a fondo per evitare il rientro degli inseguitori tra cui ci sono alcuni podisti forti che potrebbero inserirsi nella lotta per i primi posti.

La seconda transizione è spettacolare e la partenza per i 10 km di corsa è su ritmi elevatissimi. I fratelli Brownlee, Alistair e Jonathan dettano il ritmo, solo Gomez tiene, mentre dietro i francesi Hauss e Vidal, Frodeno, Brukhankov (RUS) e Riederer (SUI) perdono qualche metro. Si capisce subito che gli inglesi vogliono “ammazzare” gli avversari nei primi chilome-tri. Gomez regge, il passaggio ai 5000m è da record, 14’25”. Il primo a cedere però è Jonathan, sfiancato dall’andatura imposta dal fratello mag-giore. Il giovane inglese deve poi scontare anche 15” di penalty causa un errore in transizione. Javi Gomez stringe i denti ma a 3 km dalla fine inzia a cedere. Si stacca di qualche metro, ma non molla. Per Alistair è oro con gli ultimi metri in passerella a festeggiare con i 100.000 di Hyde Park che lo acclamano. Javier Gomez arriva a 11” conquistando l’argento, preziosa medaglia per lui che nel 2008 partito come favorito finì quarto. Jonathan arriva terzo, nonostante i 15” di stop&go.

Ma la gara da seguire per noi è anche quella di Ale Fabian. Il padovano corre forte, non molla un metro agli avversari e conquista un’ottimo deci-mo posto. Bravo Ale! Anche Uccio si difende con un 29° posto che non è male per il più giovane in gara. Ha ancora tempo per crescere e puntare a essere protagonista.

TOp 10 UOMINI

1. AlistairBrownlee GBR 01:46:25

2. JavierGomez ESP 01:46:36

3. JonathanBrownlee GBR 01:46:56

4. David Hauss FRA 01:47:14

5. LaurentVidal FRA 01:47:21

6. JanFrodeno GER 01:47:26

7.Alexander Bryukhankov

RUS 01:47:35

8. SvenRiederer SUI 01:47:46

9. JoaoSilva POR 01:47:51

10. Alessandro Fabian ITA 01:48:03

QuAlChE NOTIzIA INTERESSANTE

Australiasempreapodio: in quattro edizio-ni è sempre medaglia tra le donne. Argento nel 2000, argento nel 2004, oro e bronzo nel 2008, bronzo nel 2012.

Spirigd’acciaio: la svizzera aveva partecipa-to meno di due settimane prima a un Ironman 70.3 ad Anversa, prova su distanze 1.9 nuoto – 90 bici – 21 corsa. Ovviamente ha vinto.

Alistair vola: il vincitore della prova maschile ha coperto i 10 km di corsa in 29’07” (compre-si ultimi metri di passerella a rallentatore). Poco più di 1’30” di distacco dal campione Olimpi-co Mohamed Farah, solo che Alistair prima ha nuotato 1500 m e pedalato 40 km. Non male.

Svizzera in testa al medagliere: 2 ori (2000 e 2012) e 2 bronzi (2000 e 2004) è la nazione più medagliata nel triathlon insieme all’Australia, che però ha vinto un solo oro.

Alessandro Fabian

Javier Gomez, Ailstair Brownlee e Jonathan Brownlee

fotoDELLyCARR/ItUMEDIA

fotoDELLyCARR/ItUMEDIA

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CARNOSINA,L’ALLEAtADELCICLIStA

NOVITà DAI PRODUTTORI

Che l’abbigliamento sia sempre più di ausilio ad una miglior prestazione sportiva, è ormai cosa nota, ma in questi ultimi anni, anche l’in-dustria del “pret à porter” ciclistico si è evoluta sempre più in termini di materiali, linee e, so-prattutto ritrovati tecnici. Ecco quindi che una banalissima (si fa per dire) maglia da intimo per il ciclista, diviene vettore principale e per osmo-si di sostanze che permettono di combattere il nemico più ostico dello sportivo, ossia la fatica. Dalla Sixs, e dalla sua esperienza nel campo dell’abbigliamento, e grazie all’accordo con Lvm Technologies, nasce Osmosixs. A spiega-re di cosa si tratti, Marco Dall’Olmo, responsa-bile di Sixs.

Afineluglioèstatapresentataquestanuo-valineadiabbigliamento,qualèlanovità?«Si tratta di un ausilio per lo sportivo nel miglio-rare l’efficacia delle sue prestazioni. Sixs fabbri-ca abbigliamento e utilizzando la nostra espe-rienza nel settore, insieme alla tecnologia Lvm,

a cura di NICOLETTA BRINA

[email protected]

DALL’ACCORDO TRA SIxS E LVM TECNOLOGIES NASCE OSMOSIxS: IL PRINCIPIO ATTIVO, GRAZIE ALL’OSMOSI, AUMENTA IL SUO ASSORBIMENTO E RALLENTA LA PRODUZIONE DI ACIDO LATTICO. PIù RIPOSATO LO SPORTIVO, PIù POSITIVA LA PRESTAZIONE

abbiamo creato capi che hanno inserito nella loro struttura tessile un film molecolare che è in grado di fornire con costanza e al posto giusto e, soprattutto nella quantità richiesta, il princi-pio attivo. In questo caso, si tratta di carnosina che è l’antagonista dell’acido lattico.»

Cos’èlacarnosina?«È un principio attivo presente nel nostro san-gue sin dalla nascita, poi il tasso, durante la crescita, si riduce sempre più e quindi rista-bilendo il picco di saturazione riportiamo alla fase giovanile lo stato della persona. In pratica questo nuovo materiale permette di rallentare la produzione di acido lattico e quindi migliora la prestazione sportiva.»

qualeeffettohalacarnosinaapplicatatra-miteicapiOsmosixs?«Il fatto è che la carnosina quando viene as-sunta per via orale, permette un ridottissimo assorbimento da parte dell’organismo, circa

l’8-10 per cento. Per via trans-dermica invece viene assorbita dagli strati più profondi dell’e-pidermide, in quantità maggiore e già localiz-zata. Dunque, indossare i nostri capi – e di volta in volta ricaricarli – permette di saturare il sangue dell’atleta, combattendo quindi l’aci-do lattico. Peraltro la carnosina non è sostan-za dopante, ma permette di poter allungare per così dire la prestazione dal punto di vista dello sforzo e consente un recupero più rapi-do. Il film molecolare ha infatti il vantaggio di permettere l’assorbimento della sostanza per via osmotica e, va sottolineato, che il brevetto l’abbiamo acquisito da una società che opera in campo biomedico, quindi l’efficacia è com-provata da studi medici.»

Che significato ha la collaborazione con Lvm? «Lvm è il detentore del brevetto ed è il labora-torio che ha sviluppato questa scoperta. Ab-biamo così potuto realizzare un test con capi

trattati per verificare su di un campione di atleti e su esercizi in bicicletta se ef-fettivamente c’era un mi-glioramento della presta-zione ed il risultato è stato positivo.»

Le applicazioni valgonosoloperilciclismo?«Assolutamente no, il ma-teriale si può applicare in qualsiasi sport, certo è che il ciclista, proprio per la tipologia di sforzo cui si sottopone, evidenzia maggiormente le carat-teristiche del nostro pro-dotto e questo aiuta ad arrivare più freschi al ter-mine dell’attività in bici. Le nostre maglie hanno pe-raltro delle zone di rilascio su avambracci e bicipiti, i gambali invece su coscia e polpaccio, inoltre dispo-niamo di una calza che ha la pianta del piede con questi innesti, ciò permet-te di effettuare applicazio-ni sia durante l’esercizio, ma anche in fase di ripo-so, per esempio quando si dorme.»

Marco dall’Olmo Manager di Sixs presenta Osmosixs

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Nemmeno il tempo di valutare, di studiare come dove e quando che qualcosa dentro è variato e ti ha già detto: - Ci sarai !!!

Così nasce un pensiero nuovo, che si crea un suo spazio e sarà pre-sente giornalmente dentro di te aumentando l’intensità con l’avvicinarsi del momento. Pensiero In stretto contatto col cuore di cui ha la capacità di variare la velocità e l’intensità del battito.È emozione vera, pura e limpida.Ero ancora deluso per non esser stato selezionato, per il secondo anno consecutivo, alla Bad Water quando mi arriva una mail dal patron della NoveColli Running Mario Castagnoli.«Giovedì 17 maggio 20 km di nuoto Venerdì 18 maggio NoveColli Bike Sabato/Domenica 19/20 maggio NoveColli Running»Il tempo di un respiro e dentro era già cambiato tutto.

Una sfida, una sfida per pochi (non importava la non ufficialità- solo il Running lo era), un qualcosa che mi proiettava ancora una volta in una dimensione misteriosa dalla quale non sai mai come e se ne uscirai finisher.Iscritto, ero dentro a quel recinto immaginario che per i mesi a venire avrebbe tenuto dentro di se la mia mente producendo dubbi, incertezze e regalandomi emozioni.20 km di nuoto lunghi e sicuramente distruttivi/alienanti se fatti (come abbiamo fatto) indossando la muta con l’acqua a 28°. Le 800 vasche da 25 metri non sono un problema, ci si abitua a fare su e giù e diventano anche mentalmente utili oltre che offrire un riposo più riposante quando si decide di fermarsi per mangiare/bere; non lo sono neanche i 20 km in fondo, certo come in tutti gli sport la fatica si fa e provocherà dolori, indo-lenzimenti vari ma in fondo l’abitudine a tenere il corpo in movimento c’è. L’effetto “distruzione” verrà fornito dai crampi che dai 5.000 metri in poi saranno presenti e costanti su tutta la parte inferiore del corpo. Polpacci, dita, arcata plantare… una tragedia continua, che pian piano non ti per-metterà neanche di darti la spinta da bordo vasca. A nulla varranno gli oltre 8 litri di liquido reintegrante/recupero più altre be-vande, compresa l’acqua della piscina (bevevo anche quella), incamerate durante le mie oltre 7 ore di nuoto.

La lotta era divenuta mentale, attenzione, giochi, astuzie comportamen-tali, pensiero positivo tutto era valido purchè permettesse di com-

batterli senza ricorrere ad aiuti esterni e quindi doversi fermare.Il tempo passa inesorabilmente, è l’unica una certezza, si trat-

ta solo di trovare la strada giusta per lasciarlo passare nella maniera più scivolosa e meno dolorosa possibile.

17 minuti dopo le 7 ore arriva, accompagnata da un gran sorriso, la fine della mia prova natatoria men-

tre 47 minuti dopo le 7 ore riesco ad alzarmi dalla mia posizione di atleta, con la muta, steso sul

pavimento con le gambe appoggiate in alto. L’uscita e la prima mezz’ora fuori dall’acqua confermavano la durezza della prova con-segnandomi un fisico provato.- Non sono state facili.

Il riposo e il reintegro a riposo diventa una parte basilare per l’affrontare in buo-no stato fisico e mentale lo sforzo del-la giornata successiva. Così dopo una buona cena una serata rilassante mi ac-compagna ad un sonno tranquillo, con il grande vantaggio di essere a casa mia, tra le mie cose, con i miei cani e soprat-tutto dormire nel mio letto.

È buffo il pensare di come la NoveCol-li Bike, la rinomata gran fondo con le sue

nove salite impegnative fosse, in questa sfi-da, la prova di recupero/“riposo”.

Così doveva essere, non aveva nessun senso “sradicarsi” le gambe per andare forte in quella

giornata e rischiare di patire le pene dell’inferno o saltare nei giorni successivi. Tutti sapevamo cosa

significa affrontare la NoveColli Running, tutti aveva-mo già provato la sofferenza di quell’ultramaratona.

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INBICI PER IL MONDOa cura di ANdREA pELO dI GIORGIO

[email protected]

LAPOtENzADELLASFIDAQUELLA SENSAZIONE CHE TI SCATTA DENTRO NON APPENA UN TUO SENSO NE PERCEPISCE L’ENTITà

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Puntuale 7.30, dal porto di Cesenatico, con un me-teo favorevole la giornata ciclistica prende il via sup-portata da un auto di accompagnamento. La differenza in quella giornata ciclistica l’avrebbe-ro fatta in tempi di riposo/recupero che gentilmen-te ci concedevamo dopo aver affrontato le salite, specialmente nella seconda parte.Del resto, per quanto si possa andare piano o pren-derla sottogamba, rimane pur sempre la NoveColli e la muscolatura delle gambe e del resto del corpo avrebbero comunque registrato la fatica fisica. L’aspetto mentale era sicuramente la diversità più importante, il vivere “bighellonando” quella giorna-ta ha fatto sì che si potesse paragonare la prova ad un uscita tra amici (come del resto siamo) che durante un allenamento lungo parlano ridono e scherzano tranquillamente (nella giornata prece-dente era un po’ più complessa visto che la testa rimaneva per la maggior parte del tempo sotto al pelo dell’acqua) Uno dopo l’altro i temibili NoveColli sono scivolati sotto le gambe riportandoci quasi tutti (purtroppo Alfiero è stato vittima di una caduta che lo ha mes-so fuori gioco) a Cesenatico dopo 11 ore e 02 mi-nuti (oltre un ora di sosta nell’incidente ).Stanco fisicamente (sempre 11 ore sono) ma fresco mentalmente per la leggerezza di quella giornata piena di allegria mi preparavo al meritato riposo e reintegro con un 2 su 3 che rappresenta sempre un ottimo potere sulla mente pur sapendo benissimo che il duro sarebbe arrivato dal domani Alle ore 12,00 dal porto di Cesenatico, dopo i con-venevoli delle grandi occasioni, il classico colpo di pistola ufficializza la partenza della NoveColli Run-ning ultramaratona su strada più dura d’Italia e sicu-ramente una tra le più dure al mondo.163 gli sfidanti, ognuno col suo obiettivo, ognuno col suo traguardo in testa, tutti con il sorriso sul viso. La mia condizione di pre-gara era buona, mi sentivo bene sia fisicamente che mentalmente, certo atta-nagliato dai dubbi su come avrei reagito alle fatiche dei giorni prima ma in fondo una buona sensazione che si rivelò, ahimè, non azzeccata appenda dopo 500 metri di corsa. Il respiro era corto, l’escursione dei muscoli addo-minali/toracici breve ed ero costretto ad un respiro quasi affannato per stare dietro alla mia corsa lenta. Difficile non farsi minare la testa con brutti pensie-ri e supposizioni ma ho imparato che, nelle ultra, tutto può succedere e come, a volte, gare partite con impressioni favo-lose si sono trasformate in “tragedie” poteva succedere anche l’inverso questo oltre alla considerazione che il ritiro dalla competizione è l’ultima possibilità possibile dopo l’ultima.Testa bassa e avanti imponendomi uno stato di concentrazione iniziale molto più dispendioso e forte del solito. Isolato da tutti anche se mi trovavo tra molti altri, pochi scambi di parole e più distante dal mio ruolo di “show man”.Questa è stata la cura, la tecnica iniziale che mi ha portato ad arrivare al secondo start (quello dove non ci sono più le auto che controllano il ritmo) in ritardo di qualche minuto e permesso di ripartire solo con me. Poi sono iniziati i giochi mentali, il guardare tutto e tutti, l’ imprimere nella mente gli avversari, i loro modi di affrontare le parti in salita piuttosto che in discesa, il cercare di capire se il ritmo di quella persona sarebbe dura-to ne tempo o meno, imparare a conoscere l auto degli accompagnatori dei miei “avversari” in modo da poter avere un parametro di distanza e un sacco di altri giochi impegni mentali che pian piano mi hanno portato via da quello stato di tensione causato dall’affaticamento respiratorio (residuo delle fatiche precedenti) restituendomi un Andrea Pelo di Gior-gio in una condizione stupenda. Andrea che sentiva si tutta la fatica ma con una forza di reazione e re-sistenza al dolore fisico provocato dalle tante ore si sforzo fisico sopra ai livelli pensati.

La mente soprattutto lei che, grazie ad una forte motivazione, imponeva ordini al fisico gestendo poi tutto il sistema dolori, fatica ecc. ecc. Il cambio di ritmo nella seconda salita verso Pieve di Rivoschio, prima il momento in cui ti rendi conto di non aver più quella sensazione di malessere poi la bellissima sensazione fisica che si avvia ad una sorta di lenta ma proficua cavalcata trionfale. La preziosa assistenza degli amici cari con i quali ho riso e scherzato per molto tempo sono la prova che in poco tempo tutto era cambiato dentro di me ed avevo in pugno le sorti di quella competizione pur es-sendo ancora tanto distante la linea di finisher. Da quella seconda salita mai un pensiero negativo, mai un dubbio sul fatto che avrei potuto non finire la gara, mai il morale basso, solo sorrisi battute scherzose con gli amici parallele ad uno stato di concentrazione che lavorava in simbiosi col corpo.Dal Barbotto in poi un compagno di gara prezioso come Giuseppe Dal Priore (compagno di squadra) che mi è stato molto utile per cor-rere lunghi tratti nei quali magari avrei anche camminato e al quale so di essere stato utile per la gara. Dalla quinta salita in poi si cammina di buon passo risparmiando le gambe che correranno poi nelle di-scese e pianure facendo la differenza. La poesia della notte ci accompagna in mezzo a quei luoghi che in quei precisi momenti ti sembrano così fori dal mondo, distanti dalla realtà dove la tua caparbietà e la tua voglia di riuscire si accentuano

Andrea pelo di Giorgio (7 h 17’ – 11 h 02 – 26 hh 56’)

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per raggiungere l’alba che sarà un altro tangibile segno del tempo che passa e del traguardo più vicino.Gli ultimi monti, le ultime salite poi il temibile Gorolo ci srotola sotto gli occhi i durissimi (almeno 25 km su 30) km finali. Chilometri dove la mente non può più giocare con i numeri dei Colli fatti o da fare, dove la fatica sulle gambe sulle giunture fisiche diventa un dolore costante e corroborante, dove la fatica di imporre al tuo corpo la corsa si decupli-ca e dove la mente impone un paraocchi immaginario a te stesso. Da questo punto diventa un ordine un imposizione continua perché è la mente che ti da la forza che ti porterà a vincere la tua sfida. Qualsiasi appiglio pur di correre è valido, non si contano più i km mancanti ma i ristori (sono di meno), il tempo tra uno è l’altro è interminabile… è vero… e la sofferenza fisica che si prova è ai livelli estremi ma ti accorgi che pian piano ti vengono incontro mentre senti la sensazione di fierez-za farsi largo violentemente dentro al tuo io. Non è possibile rinunciare

a quell’emozione che già senti così potente e unica. Così parti e corri fino al ristoro successivo. Cominciavo a “godere di me stesso” dentro, a trasportarmi con l’immaginazione sul lungomare di Cesenatico, la percezione degli angoli della bocca che si girano verso l’alto, gli occhi che si inumidiscono e il respiro che varia diventando profondo e pronto ad assorbire quell’aria che stavamo facendo diventare magica è netta Il difficile era ormai superato, sapevo bene dov’era il punto di conver-sione, il punto in cui quell’enorme fatica che ti senti dentro comincia a tramutarsi in una possente emozione.

Sala di Cesenatico… l’Ultimo Ristoro, quello era il punto. Un rinfresco veloce due sguardi fieri si incrociano, imbocchiamo quella “discesa” che ci accompagnerà sussurrandoci le emozioni fino a Cesenatico.Le orecchie, il corpo, la mente assorbono la sinfonia passo dopo

passo… ormai è dentro, nel san-gue, nella pelle, nella mente, or-mai è tua... Intimamente tua.Arrivano i capannoni di Villa Mari-na prima e i due cavalcavia subi-to dopo… “ gli ultimi colli”… dico sorridendo.Il semianello in discesa ci butta nel-la pista ciclabile verde con direzio-ne mare, gli applausi i complimenti cominciano ad entrarti decisamen-te dentro alle orecchie mescolan-dosi a quel tourbillon di emozioni che ti sta sconquassando.- “Arriviamo con un passo alle-gro” ci diciamo in perfetto accor-do io e Giuseppe.È un passo che non fa pensare a 200 km nelle gambe, quello che abbiamo nelle gambe all’entra-ta del lungomare. Davanti a noi, 700/800 m., lo striscione Arrivo ci strizza l’occhio. Corro, sorrido, mi commuovo mentre il pensiero corre ad un ve-loce ma intenso ringraziamento a Giuly e a tutti loro che dall’alto mi proteggono e accompagnano sempre, il segno della croce lo sguardo che si perde verso l’alto.- Grazie… grazie… grazie.Poi c’è la gioia, c’è quella sensa-zione nuova, intensa, profonda… quella condivisione con Giuseppe.La certezza di esser stato impor-tante per il raggiungimento del suo obiettivo e al tempo stesso la consapevolezza che la sua pre-

senza ha voluto dire la stessa cosa per me in quel lo splendido atto conclusivo della… “NoveColli Challenge” sfida che, vista da fuori sembrava, insormontabile.Lo speacker ci annuncia, 100 metri forse, ho già le braccia tese al cielo mentre il rumore colorato degli applausi, le voci della gente invadono in sottofondo il mio io.Aria magica, emozioni uniche… metto il mio nome in un altro ango-lo di vita… della mia vita e lo faccio lasciandomi un segno che sarà sempre in grado di riportarmi dentro a quella sensazione.Lo sguardo a Giuseppe:- È la gloria !!!Perfettamente sincronizzati attraversiamo quella linea così grande ed importante per entrambi.Solo tre passi e un sincero abbraccio avvolto “grazie” sancisce due vittorie personali regalando emozioni uniche.

I protagonisti della NoveColli Challenge: Maritati Giacomo, Bortolotti Gabriele, Tassinari Alfiero, Beppe Scotti, Andrea pelo di Giorgio (7 h 17’ – 11 h 02 – 26 hh 56’)

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MEMORIAL GIOVANNI PASCOLI

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a cura di ENRICO CAVALLINI

ALLASCOPERtADIUNtERRItORIODALLEBELLEzzEMOzzAFIAtO

San Mauro Pa-scoli (Fc) – Sarà davvero una chiu-sura in grande stile quella che l’EcologyTeam del presiden-te Dino Tamburini sta preparando per domenica 9 set-

tembre, quando andrà in scena il 5° MemorialGiovanni Pa-scoli, ultima prova del circui-to di granfondonon agonisti-che Romagna

Sprint, che si terrà a San Mauro Pascoli, terra natale del grande poeta italiano, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte.

treipercorsi: il granfondodi113chilometri (di-slivello di 1757 metri), il fondodi85chilometri (di-slivello di 1088 metri) e il turisticodi50chilometri(dislivello di 385 metri).Lapartenza, rigorosamente alla francese, si terrà dalle6,30alle8 (solo per il percorso turistico fino alle 8,30) dalla splendida location di Villatorlonia, detta La Torre, dove Giovanni Pascoli trascorse la propria infanzia. Si tratta di un complesso costituito da un edificio centrale con un’area cortilizia interna, attorno al quale sono disposti simmetricamente corpi diversi sorti in funzione delle varie attività svol-te. Sembra che l’attuale Torre abbia avuto origine dall’antica Giovedia (Tempio di Giove), risalente all’80 a.C. circa. Si dice che Giulio Cesare, dopo aver at-traversato il Rubicone, si sia soffermato nel tempio. Le cantine, ancora oggi visitabili, rappresentano la parte più antica dell’edificio e corrispondono alle fondamenta della torre fortificata dell’Ix secolo.

Villatorlonia si trova all’estremo limite di San Mau-ro Pascoli, che nel 1932 cambiò il suo nome origi-nario, San Mauro di Romagna, in onore di Giovanni Pascoli, nato nel centro del paese, nella casa della madre, nel 1855. Le prime attestazioni scritte risal-gono alla fine del xII secolo. Tra le bellezze che il paese ospita c’è Casa Pascoli, al cui interno si tro-va il “Museo Casa Pascoli”, che custodisce og-getti appartenuti alla madre del poeta, la sua culla, i mobili dello studio di Bologna e documenti come quasi tutte le prime edizioni delle opere pascoliane, dediche, fotografie e i carteggi del Fondo Murari. Il giardino della casa, invece, è stato allestito con un percorso botanico-poetico: versi pascoliani che ricordano le piante presenti anche durante la sua

fanciullezza. C’è poi il Mausoleo della Famiglia Pa-scoli, che si trova nel cimitero del paese, dove sono sepolti i componenti della famiglia tranne il poeta e le sorelle Ida e Mariù, che riposano invece a Ca-stelvecchio Pascoli, frazione del comune di Barga. E vanno poi ricordate le fornaci romane che, rinve-nute nei pressi di Villa Torlonia, erano utilizzate per la fabbricazione di laterizi. Ci sono anche la picco-la chiesa della Madonna dell’Acqua, costruita nel 1616, e l’ex Oratorio San Sebastiano, che risale alla seconda metà del xVIII secolo.

Dopo il primo tratto di pianura, i percorsi porteran-no i partecipanti a pedalare lungo degli emozionanti saliscendi, che senza dubbio entusiasmeranno i ci-clisti e metteranno alla prova le loro doti atletiche e la loro preparazione. E non vanno dimenticate le di-verse salite presenti, vera essenza del ciclismo. La fatica sarà comunque resa meno dura dalle diverse bellezze che i partecipanti potranno osservare pe-dalata dopo pedalata.

Queste non sono però le uniche bellezze che i partecipanti troveranno nel corso delle loro peda-late. C’è ad esempio SoglianoalRubicone, che i partecipanti al turistico incontreranno dopo circa 25 chilometri dal via, al culmine di un’ascesa di 4 chilometri (dislivello di 162 metri, pendenza me-dia del 4% e massima del 9%). I mediofondisti e i granfondisti, invece, toccheranno questa località in discesa: dopo circa 62 chilometri i primi e dopo circa 100 i secondi. È una località conosciuta per la produzione del formaggio di fossa. All’interno del paese è stato realizzato un percorso poetico dedi-cato a Giovanni Pascoli, profondamente legato al “piccolo grandemente amato paese di Romagna”. Passeggiare per il parco pascoliano significa per-correre sia un cammino nei luoghi fisici che fecero parte della vita del poeta e che costituirono fonte di ispirazione artistica sia uno nella poetica pascoliana attraverso la lettura delle poesie che si incontrano a ogni tappa. Seguendo tale percorso si giunge al centro del paese, dove in Piazza Garibaldi si trova il Palazzo della Cultura (Palazzo Ripa-Marcosanti), che ospita la Raccolta Veggiani (5000 volumi di di-verso genere, materiale fotografico e diapositive e numerosi reperti fossili e minerari, fra cui il prezioso ovoide d’ambra di 625 grammi recuperato presso la frazione di Campaolo), la Collezione d’Arte Pove-ra (foglietti, figurine e santini) e il Museo della Li! nea Chri sta (materiali bellici utilizzati dagli eserciti che nel secondo conflitto mondiale combatterono sulle colline soglianesi). In Via Giovanni Pascoli sorge in-vece l’ex monastero delle Agostiniane, fondato nel 1824 a fianco dell’antico Oratorio della Pietà (1518), oggi chiamato Chiesa della Madonna dello Spasi-mo. Nella vicina Piazza della Repubblica si trova il

palazzo comunale, al cui interno è conservato un antico stemma in marmo con il leone di San Marco risalente agli inizi del secolo xVI. In Piazza Giusep-pe Mazzini si trova la Chiesa del Suffragio, costruita verso il 1679. L’annessa torre civica risale invece al 1867. All’interno della chiesa sono conservati dipinti di notevole valore, tra cui un grande quadro ad olio risalente al xVIII secolo e raffigurante la sacra fami-glia. In Piazza Giacomo Matteotti si trova la Fontana delle Farfalle, ideata dall’artista Tonino Guerra.

Altra località che mediofondisti raggiungeranno dopo circa 25 chilometri dal via e i granfondisti dopo circa 43, entrambi mentre la strada sale, è Talamello, anch’essa famosa per il formaggio di fossa “battezzato” Ambra di Talamello da Tonino Guerra. Il paese è posto alle pendici del monte Pincio. Un cenno lo merita il piccolo cimitero sito vicino al paese, in cui si trova la cella che racchiude piccoli tesori artistici: affreschi della prima metà del XV secolo di Antonio Alberti da Ferrara. A Talamello c’è anche uno splendido Crocifisso del ‘300, da molti attribuito a Giotto, che è conservato sull’altare maggiore della seicentesca chiesa parrocchiale di San Lorenzo, nella quale si possono ammirare an-che una statua policroma lignea di Madonna con Bambino del ‘400 e un crocifisso ligneo del xVI secolo. Il patrimonio pittorico di Talamello è stato arricchito nel 2002 con l’apertura del Museo Pina-coteca Gualtieri - Lo splendore del reale, costituito con oltre 40 tele che il pittore di origini talamellesi Fernando Gualtieri ha donato al Comune.

Altra località da menzionare è San Leo, che i gran-fondisti toccheranno dopo circa 63 chilometri di gara nel corso della discesa che da Villa Grande porta a Novafeltrina. Fa parte dei Borghi più belli d’Italia e sorge su un masso imponente di forma romboidale con pareti strapiombanti al suolo. Una placca rocciosa, di formazione calcareo-arenacea, risultato della tormentata genesi che ha portato alla formazione del paesaggio della Val Marecchia. Le vicende storiche di San Leo sono leggibili soprat-tutto grazie ai preziosi monumenti d’arte che la città conserva gelosamente quali il forte rinascimentale, la Pieve, il duomo, la torre campanaria, il convento e la chiesa di Sant’Igne, il palazzo mediceo, il pa-lazzo della Rovere e il palazzo Nardini. E non va poi dimenticato il museo d’arte sacra.

È un vero scrigno ricco di gioielli, dunque, il territorio che sarà interessato dalla manifestazio-ne. Un elemento che, aggiungendosi agli altri a cui l’Ecologyteam sta lavorando alacremente, renderà ancora più indimenticabile questa quinta edizione del Memorial Giovanni Pascoli.Info: www.ecologyteam.it

CHI IL 9 SETTEMBRE VERRà A SAN MAURO PASCOLI PER PARTECIPARE ALLA QUINTA EDIZIONE DEL MEMORIAL GIOVANNI PASCOLI, PROVA DI CHIUSURA DEL ROMAGNA SPRINT, SI TUFFERà IN UN TERRITORIO DI INCOMPARABILE BELLEZZA. UNO SCRIGNO CHE RACCHIUDE GIOIELLI, SIA ARTISTICI SIA NATURALISTICI, PREZIOSI E UNICI.

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MARCOPOCCIANtI(CICLIPOCCIANtISEStOFIORENtINO-FI)1°ASS.M1GRANDUCAtODItOSCANA2012(LUNGO)E1°ASS.M1ASSIDELLEGRANFONDO2012(MEDIO)

fotoSPORtOGRAF

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UNANUOVASFIDACHIAMAtAtItICI

RICCARDO ZANNONI

Riccardo Zannoni, titolare di LGL, azienda che produce etichette adesive, è un volto noto nel panorama ciclistico: partner del Giro d’Italia e di altre classiche, è da sempre impegnato nel mon-do dell’agonismo.Con partnership attive con la Viner e la MgkVis, si è lanciato oggi in una nuova avventura targata TiTiCi LGL, formazione che tiene a battesimo una squadra professionistica di mtb.

Unimprenditorechepuntasullosport,inpar-ticolaresulciclismo.Perchélasceltadique-stosportecomesiabbinaallasuaattività?«Sono uno sportivo e quindi tutti gli sport mi at-traggono. Ho fatto tante attività sportive, tra le quali il calcio, il karate e dal ’99 ho iniziato con la bici da strada. Mi sono ritrovato in un mondo che fino a quel momento non conoscevo e mi sono appassionato talmente tanto da voler spon-sorizzare degli amici che ho incontrato in questo ambiente. La mia azienda produce etichette ade-sive, che possono utilizzare tutti i settori, dall’a-limentare, all’industria, alla cosmesi, fino ai tra-sporti e quindi tutti i praticanti e appassionati di ciclismo (e oggi sono veramente tanti) possono essere potenziali clienti.»

Parlandodellasuapassioneperlabici,com’ènata?«Come già detto prima, vado in bici dal ‘99, e la passione è arrivata così, per caso. Finito un ci-clo di tanti anni di calcio amatoriale assieme ad alcuni amici, abbiamo deciso praticamente all’u-nanimità di dedicarci al ciclismo, comprando una bici da corsa ed inaugurando dunque una nuova stagione di sport.»

Lapartnershipriguardaformazionipiuttostorinomate come laViner e laMgkVis, quindigiàaffermatenelpanoramastrada.Chetipodirapportosiècreatoconquestiteam? «Collaboriamo con queste realtà dal 2006. Sin da subito si è istaurato un rapporto di stima recipro-ca. Sono team di tutto rispetto e professionisti nel mondo della bici da strada: avendoli conosciuti sui terreni di gara, ho potuto constatare, infatti, toccando con mano che sono realtà importanti in questo settore e non hanno nulla da invidiare a squadre di professionisti».

IlteamtitiCiLGLè,atuttiglieffettila“sua”squadra.Fioreall’occhiellolaformazioneProMtb…«Essa conta sei atleti Elite: Alessia Ghezzo, già azzurra al mondiale Marathon di Montebelluna

a cura di NICOLETTA BRINA

[email protected]

IL PATRON DI LGL CONTINUA A METTERSI IN GIOCO. DOPO LE PARTNERSHIP CON LA CORSA ROSA, IL SOSTEGNO A VINER ED MGKVIS, ZANNONI PUNTA ORA SULLA PRESTIGIOSA FORMAZIONE PRO MTB TITICI LGL. IL SOGNO? «PORTARE ALMENO UN NOSTRO ATLETA AL MONDIALE MARATHON AD OTTOBRE IN FRANCIA».

del 2011 e ben otto vittorie asso-lute nella stagione in corso; Fran-cesca Bugnone, c a m p i o n e s s a italiana Marathon 2001 under 23 e azzurra ai mon-diali Marathon 2011; Mattia Lon-ga, secondo as-soluto alla gara a tappe Mille Grob-be, nono assoluto alla gara a tappe i n te rnaz iona le Transalp, altri podi assoluti che con-fermano il valore di questo giovane atleta dal futuro ambizioso; Fran-cesco Figini, in coppia con Longa nono assoluto alla gara a tappe Transalp; Andrea Zamboni, anche per lui vari podi e buoni risultati nella stagione in corso. In camera di regia il direttore sportivo Ruggero Giardini e il team manager Francesco Bondi.»

qualèstatal’evoluzionedelteam?«Dopo i primi tre anni di esperienza, il team ha allargato notevolmente il proprio raggio d’azione sia in campo organizzativo che agonistico. Pur re-stando cauti, crediamo molto nel nostro proget-to iniziato tre stagioni fa e che avrà una valenza di cinque anni. In questo quinquennio vogliamo capire, approfondire, valutare, mettere in atto e proporre tutto quello che è utile e necessario per il mondo del ciclismo a 360° gradi. La crescita si è registrata anche nel numero di soci, almeno 70 provenienti da diverse regioni d’Italia, Trentino, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna e praticanti sia ciclismo su strada che mtb. Nell’ultima stagione, inoltre, abbiamo am-pliato il nostro settore giovanile e continueremo a prestare attenzione a questo mondo in cui cre-diamo molto perché i giovani atleti rappresentano il futuro ed è quindi importante lavorare per la loro crescita personale e sportiva. La nostra realtà e l’attività portata avanti sono descritte e di volta in volta aggiornate nel nostro sito internet (www.cyclingperformance.it), importante strumento che

vuole porsi da tramite tra la società ed i tesserati, tra gli sponsor ed i media, tra coloro che amano e praticano il ciclismo e coloro che vorrebbero avvicinarsi al ciclismo, in quanto crediamo nel-la comunicazione, nello scambio delle idee ed iniziative. Tutto questo, ed altro, ha portato alla costituzione dell’attuale team, volto comunque a crescere in quanto le nostre ambizioni ci porte-ranno ad allargare ulteriormente i nostri orizzonti, pur consapevoli delle difficoltà che dovremo af-frontare. L’unione fa la forza e la nostra forza è riuscire a tenere unita questa unione.»

Quali sono gli obiettivi della stagione in corso?«Oltre ad ottenere prestigiosi risultati nelle gare nazionali ed internazionali a cui abbiamo preso e prenderemo parte, confidiamo nella parteci-pazione con almeno un nostro atleta al mondiale Marathon che si svolgerà in terra francese a inizio ottobre.»

LGLèunimportantepartnerancheinmanife-stazionidelpanoramaciclistico…«LGL è conosciuta anche perché per diversi anni ha fatto pubblicità in diverse manifestazioni spor-tive dal calcio al ciclismo. Eravamo presenti per diversi anni al Giro D’Italia e ad altre classiche. Ul-timamente stiamo fornendo sostegno economico a qualche granfondo e cicloturistiche importanti.»

Riccardo Zannoni il titolare di LGL Etichettificio

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BMCGRANFONDOGF01:LEt’SGOANDRIDEIt!!!

IL TELAIO IDEALE

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Iltest:Se è vero che spesso “le cose belle” sono quelle che si conquistano con maggiore difficoltà, allora posso proprio dire che la BMC Granfondo GF01 me la sono davvero “sudata”. Piccola ma neces-saria precisazione: la bici in oggetto, ovviamen-te, non è di mia proprietà, ma è lo strumento di lavoro che mi ha permesso di realizzare questo servizio, e l’ho attesa così a lungo – direi oltre tre settimane – che a un certo punto ho seriamente temuto che non sarei più riuscito a testarla. E in-vece: eccola qua.Confesso che ero molto curioso di provare que-sto nuovo modello e di verificarne le qualità che tester eccellenti come gli atleti del team profes-sionistico BMC (in prima persona corridori del calibro di Alessandro Ballan e Thor Hushovd, due recenti ex campioni del mondo su strada)

a cura di ROBERTO ZANETTI

QUANDO PENSO ALL’IMPRENDITORIA SVIZZERA, LA PRIMA COSA CHE MI VEN-GONO IN MENTE SONO LE PRESTIGIOSE AZIENDE SPECIALIZZATE NELLA PRO-DUZIONE DEGLI OROLOGI. TUTTAVIA, HO SCOPERTO CHE ANCHE NEL SETTO-RE DEL CICLO ESISTE UNA REALTà ALTRETTANTO EVOLUTA SOTTO L’ASPETTO TECNOLOGICO E IMPRENDITORIALE: BMC. MARCHIO GIOVANE, CRESCIUTO VE-LOCEMENTE NEGLI ULTIMI ANNI E CON LE IDEE BEN CHIARE: LAVORARE SODO PER RAGGIUNGERE LA PERFEZIONE, SEMPRE E COMUNQUE.

gli hanno sempre attribuito. A test fatto, mi sento di confermare quanto i miei illustri compagni di pedalata hanno detto a proposito della GF01.Sembra quasi un paradosso che una bici da corsa possa essere così “facile”. Non più se conside-riamo che la GF01 è stata proget-tata dagli ingegneri dell’azienda elvetica proprio per gli atleti del team BMC, impegnati sul mici-diale pavè della Parigi-Roubaix, e per essere utilizzata in condizioni spesso estreme nelle più impe-gnative classiche del Nord.Normalmente una specialissi-ma dedicata al mondo dei prof ha geometrie molto accentuate, decisamente più racing, e un po-sizionamento in sella più aggres-sivo. La GF01 no. In netta con-trotendenza, presenta un telaio studiato per essere prima di tutto comodo, indicato per le lunghe distanze e confortevole anche dopo molte ore di guida sulle più svariate tipologie di percorso.Questa bicicletta, che ha nel trian-golo principale (la base in carbo-nio su cui è costruita), nella se-zione dei tubi e nelle angolazioni particolari dei punti di giunzione (Angle Compliance) la sua carat-

teristica distintiva, rappresenta nel suo segmento di mercato un prodotto polivalente e una valida al-ternativa alla rigidità estrema di alcune sue dirette concorrenti, che alle volte sono troppo orientate solo alla performance e poco confortevoli. Ecco, in breve, il BMC pensiero, da cui è nata la GF01: che “per sentirsi a proprio agio dopo un’uscita di parecchie ore, bisogna tornare a casa con un sorriso al posto di una smorfia e, se possibile, go-dersi serenamente il resto della giornata”.

Inevidenza:Ho analizzato con cura il telaio della GF01 che esteticamente può piacere o non piacere: il gu-sto, le abitudini e direi anche le mode sono sem-pre molto soggettive. A prescindere da questa considerazione, mi hanno colpito le sue forme “generose” e la sagoma dei tubi in carbonio,

Caratteristichetecniche:-telaio: in carbonio con sistema TCC (Tuned Compliance Concept), Angle Complian-ce, DTI (Dual Transmission Integration) e guida catena integrato-Cambio: Shimano Ultegra Di2 elettronico-Deragliatore: Shimano Ultegra Di2-Guarnitura: Shimano Ultegra Di2 compact 50x34 – mm 172,5-Catena: Shimano Ultegra Di2-Ruotalibera: Shimano Ultegra Di2 12x25-MovimentoCentrale: Press Fit BB86-Freni: Shimano Ultegra Di2-Forcella: In carbonio con sistema TCC. Tubo ster-zo conico 1-1/8”x1-1/2”, 380 gr di peso-Seriesterzo: FSA-Attaccomanubrio: Easton EA70 in alluminio – cm 10-Piegamanubrio: Easton EA70 in alluminio – cm 40 c/c-Reggisella: in carbonio con sistema TCC che per-mette elasticità verticale e arretramento standard di 18 mm/27,2 mm-Sella: fi’zi:k Aliante con forchetta in manganese-Cerchi: Easton EA90 RT Tubeless-Coperture: Continental Grand Prix 4 Season Tube-less 28”-Mozzi: Easton R4-Pedali: non forniti-Strumentazione: non fornita-Portaborraccia: Elite Pria Pavè-taglie: le taglie sono sei: 48, 51, 54, 56, 58, 61-Colori: le colorazioni sono il Team Red (come il modello in foto usato per il test) a cui si aggiungerà, da fine ottobre, lo Stealth-Pesotelaio: 995 gr (size M – 54, forcella esclusa)-Pesobicicompleta(comeinfoto): 7,40 kg (senza pedali)

passaggio in salita sul pavé

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soprattutto quello obliquo, che nell’insieme le conferiscono una robustezza superiore alla me-dia, che si fa sentire nella rigidità dell’intera strut-tura. Insieme a questa sua inconfutabile rigidità, la GF01 però si fa apprezzare, come ho già ac-cennato, per la sua comodità e facilità di guida, grazie alla soluzione tecnologica del sistema TCC (Tuned Compliance Concept) applicata nei punti nevralgici del telaio. Testandola, ho potuto verifi-care proprio su alcuni tratti di pavè che l’appo-sito reggisella, il carro posteriore all’altezza della giunzione bassa dei foderi verticali e dei forcellini e la forcella in carbonio sono le parti strutturali (Angle Compliance Technology), appositamente studiate per assorbire senza problemi sobbalzi e vibrazioni, in grado di conferire al telaio grandi doti di elasticità, senza compromettere l’efficacia della spinta e la fluidità della pedalata.

Darivedere:Sotto l’aspetto tecnico e strutturale non ho nul-la da eccepire. Mi sento solo di fare una breve osservazione su come la GF01 che ho avuto in prova è stata allestita.Mi riferisco alle inedite coperture tubeless da 28”. Siamo tutti d’accordo che queste coperture garantiscono una sicurezza e un confort invidia-bile, ma purtroppo penalizzano questa specia-lissima in quanto ad agilità e scorrevolezza, ne appesantiscono molto la linea e costituiscono un piccolo handicap nella conduzione del mezzo nei tratti maggiormente tecnici (tornanti su disce-se veloci, inserimenti in curva ad alta velocità), dove è richiesta una guida più brillante e decisa. Questa propensione “turistica” e poco sportiva non permette alla GF01 di essere performante al 100% su tutti i terreni (gare veloci in circuito, per

Invenditaapartireda:La versione di lancio Ultegra Di2 è già disponibile. Le altre versioni saranno pronte, a seconda degli allestimenti, a partire dai primi giorni di ottobre.Da fine settembre, come mi ha comunicato in anticipo l’azienda, oltre al modello in carbonio troveremo anche la corrispondente versione in alluminio: la Granfondo GF02. Sarà assembla-ta con montaggi Sram Red, Shimano Ultegra e 105 e avrà le stesse geometrie della sorella maggiore. Per quanto riguarda le caratteristiche di confort e assorbimento, la nuova piatta-forma costituirà una vera rivoluzione nel mondo dell’alluminio, con un peso del telaio di poco superiore (circa 100 gr) alla versione carbon.Da notare che, nella versione Sram Red, il peso della bici completa è di 6,9 kg.

tempodiconsegna:Data la disponibilità della versione scelta, la consegna verrà effettuata presso il rivenditore ufficiale BMC in circa 1 settimana dalla data dell’ordine.

Prezzo:Il modello che ho testato costa 4.999,00 euro al pubblico, IVA inclusa.I listini delle altre versioni disponibili da ottobre 2012 sono:− Dura Ace Di2 compact (colore Stealth) 7.999,00 euro al pubblico, IVA inclusa, da fine gennaio 2013− Ultegra compact (colore Lime) 3.999,00 euro al pubblico, IVA inclusa, da fine ottobre 2012− Frameset (solo telaio + forcella colore Team Red) 2.599,00 euro al pubblico, IVA inclusa, da fine ottobre 2012.

passaggio stretto fuori sella in salita

Guida catena integrato nel telaio all’interno della guarnitura

Batteria del cambio elettronico Shimano Ultegra di2 posizionata centralmente sotto la scatola del movimento

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Accessoriematerialiutilizzatiperiltest:Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono:-Casco:Limar 777 www.limar.com-Occhiali:SH+ RG 4220 Pro Line www.shplus.com-Scarpe:Diadora Jet Racer www.diadora.com-Abbigliamento:BMC Team Replica Set www.bmc-racing.com-Strumentazione:GPS Garmin 500 www.garmin.it-Pedali:Look Keo Karbon www.lookcycle.com

esempio), anche se – come indicato dai consigli del costruttore stesso – essa può dare il meglio di sé sulle lunghe distanze.In generale, penso che una bicicletta di questo livello così ricca di soluzioni e contenuti tecnolo-gici dovrebbe essere sempre allestita per renderla competitiva. Ritengo che il binomio comodità-performance (quest’ultima da non perdere di vista) possa essere il vero valore aggiunto della GF01.Detto questo, ho deciso di togliermi al volo que-sta curiosità e di allestire la GF10 con una coppia di ruote diverse da quelle fornitemi da BMC. Ho montato due ruote in alluminio con copertoncini da 23” e – come supponevo – la rigidità struttu-rale della GF10 è aumentata molto a discapito della comodità. Ho potuto così apprezzare quello spunto agonistico che prima con i tubeless da 28” non avevo riscontrato. E se avessi montato delle ruote in carbonio medio/alto profilo con tubolari da 23” o 21”? Ve lo lascio solo immaginare...

Consigliperl’acquisto,perchécomprarla?Già dal nome della specialissima in oggetto, Granfondo GF01, si evince quanto affermato e sostenuto da BMC (e che mi trova perfettamente d’accordo): “Questa bici è il partner perfetto per i ciclisti che vogliono godersi il lato più rilassan-te del ciclismo”. L’elasticità e le caratteristiche di stabilità di questo telaio permettono di copri-re lunghe distanze senza sollecitare e affaticare troppo la schiena, e di affrontare anche le discese più impegnative in completa tenuta e sicurezza.

Il Produttore:BMC Trading AGSportstrasse 49CH-2540 GrenchenTel: +41 (0)32 654 14 54E.mail: [email protected] site: www.bmc-racing.com

Il Distributore per l’Italia:BMC Italia srl Strada Vivero, 7510024 Moncalieri (TO)Tel: +39 011 19820212Fax: +39 011 19825070E.mail: [email protected]

prospettiva dell’attacco dei foderi alti al tubo verticale del telaio (Angle Compliance Technology)

Cerchio in alluminio Easton EA90 con Tubeless Continental Grand prix 4 Season da 28”

Azione di spinta da seduto che mette a dura prova, su fondo stradale sconnesso, il reggisella, il carro posteriore (foderi verticali e orizzontali) e la forcella in carbonio,

punti cruciali del telaio costruiti con la tecnologia “Angle Compliance”

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IL BOTTEGHINO - Viale Bologna, 113 - Forlì - Tel. 0543 703801

Saletta bar

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LEGRANDIMONtAGNEDELtOUREDELGIRO(SEStRIERE–MONtECARLO)UNASEttIMANASUIPEDALIINCOMPAGNIADIMAxLELLIPERSCALARELEMONtAGNECHEHANNOFAttOLAStORIADELCICLISMO

GRANDI EVENTIa cura di LEONARdO OLMI

[email protected]

PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO, MAx LELLI E LO SCI CLUB SESTRIERE HANNO PORTATO A BUON FINE E CON GRANDE SUCCESSO QUELLA CHE DAL 21 AL 29 LUGLIO SCORSO È STATA UNA SETTIMANA CHE HA LASCIATO IMPRESSI, NELLE MEMO-RIE DEI CICLISTI CHE HANNO FATTO PARTE DEL GRUPPO, RICORDI INDIMENTICABILI DI IMPRESE EPICHE MEMORABILI.

Sono stati il bel tempo, il sole delle Alpi e le gra-devoli temperature degli oltre 2000 metri di altitu-dine del Sestriere (base iniziale dell’evento), i primi autori dell’ottima riuscita di quella che è stata la 2° edizione consecutiva della Sestriere-Monte-carlo, intitolata Le Grandi Montagne del Tour e del Giro. La garanzia portava la firma di un ex professionista, uno dei grandi del ciclismo italia-no, di nome Max Lelli. Un idea nata da colui che queste montagne le ha vissute per 6 anni, quan-do correva per la Cofidis, scalandole più volte con i suoi 14 Tour de France e 7 Giri d’Italia. Il to-scano è così popolare da queste parti, che tutt’o-ra non lo lasciano andar via senza prima essersi fatti fare l’autografo.

Chi, quindi, me-glio del Cinghiali-no di Maremma, poteva fare da “gregario” a quei fortunati, o me-glio, oserei dire, a quegli astu-ti appassionati di ciclismo, che volevano scala-re le montagne che ogni anno ci vengono pro-poste e raccon-tate con grande entusiasmo dai telecronisti del Giro d’Italia e del Tour de France? Nessuno!!! Massi-miliano Lelli, oltre ad essere un esperto di ciclismo, di tecnica, di biciclette (poiché le produce) è anche una per-sona che, nonostante la sua notorietà, sa stare in gruppo con tutti indistintamente. Ti aiuta, ti da consigli, ti sprona a far meglio, e più che altro ti trasmette la passione della bicicletta, il piacere di pedalare guardandosi intorno, ammirando i luo-ghi dove sei, senza lo stress di dover stare a capo basso a seguire la ruota di chi ti precede, come succede spesso nelle attuali granfondo amato-riali in giro un po’ in tutta Italia. A un certo pun-to, salendo verso il Monginevro mi ha detto: «… molti dei professionisti, quando smettono, non ci montano più in bici. Io, che forse sono sempre rimasto legato alle biciclette, anche perché le

produco, non ho mai smesso di pedalare ed ho sempre un buon passo; ma adesso, che posso alzare la testa al cielo e non ho più lo stress e la pressione che avevo in corsa, posso finalmente ammirare queste montagne e godermi, come voi, le bellezze che ci circondano; guarda che meraviglia, che spettacolo!». Max sorride a piena bocca, la gioia gli si legge in faccia. È rilassato, così come lo siamo noi che lo seguiamo; ha ra-gione, queste sane passeggiate in compagnia sono le più belle; ci godiamo lo spettacolo delle montagne verdi con i ghiacciai bianchi che le so-vrastano, senza stress alcuno. Lui tenta di farci

capire di non essere in ottima forma, a me invece pare che abbia perso poco o niente da quando correva; sta salendo una pendenza che supe-ra il 10-12% con il 52-25 fischiettando, mentre molti di noi fanno fatica a seguirlo con il 34-25, ed in bici un po’ ci andiamo. È proprio vero, i muscoli hanno una memoria, e ad un prof basta poco per riacquistare e mantenere la “gamba”.

L’altra componente fondamentale per l’ottima riuscita dell’evento, è stato senza dubbio il sup-porto logistico messo a disposizione dallo Sci Club Sestriere che, nonostante il nome faccia pensare subito e solo ad un club che si occupa di sport legati all’inverno e alla neve, invece è

dedito anche a tutti gli altri sport estivi, tra cui le due ruote, dalla Mountainbike al Down-Hill ed ovviamente alla bici da strada. All’interno del club, presieduto da Alessandro Garrone (Vice Pres. del Gruppo ERG Spa, anch’egli appassio-nato di bici e parte del gruppo), vi è infatti una sezione dedicata al ciclismo che si chiama Bike Club Sestriere, e si occupa di varie cose. Come infatti mi racconta SimonaNovara (Responsa-bile Comunicazione) «… ci occupiamo dall’ac-compagnamento ed il training dei bambini, all’or-ganizzazione di gare, in particolar modo quelle di DH», come è successo nel primo weekend in cui

eravamo presenti anche noi, che ha visto lo svolgersi del Campionato Italiano di Down-Hill. «Questo grazie alla pista permanente di Down-Hill del Se-stiere» aggiunge Maurizio Poncet (Direttore) «… una delle più belle e spettacolari d’Ita-lia, sempre aperta a chi vuol prova-re il brivido della discesa». Lo Sci Club Sestriere è, infatti, stato fon-damentale nella settimana della Sestriere-Monte-carlo, sia per la logistica che per l’assistenza. La base per gli iscritti

era l’hotel a 4 stelle Cristallo, con la mezza pen-sione, mentre l’assistenza era fatta attraverso i furgoni di Max Lelli e dello Sci Club Sestriere, che facevano sia da scorta tecnica, con mec-canico, ricambi, rifornimento idrico, barrette, gel e integratori Enervit a volontà (tutto compreso nel prezzo, con tanto di pacco gara); che da trasporto di bici e persone, sia per raggiunge-re il posto di partenza, per rientrare dal punto di arrivo a fine pedalata o semplicemente per salire a bordo se e quando stanchi. Per com-memorare l’evento, gli organizzatori avevano preparato anche una bella divisa tecnica dedi-cata, firmata Biemme, che poteva essere ordi-nata ed acquistata separatamente al pacchetto.

Foto di gruppo sotto al pallone di Biemme, che aveva realizzato la divisa della Sestriere-Montecarlo

fotoLEONARDOOLMI

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Il bello di questo evento è che sia Max Lelli che lo Sci Club Sestriere non ponevano vincoli sul numero di giorni a cui partecipare, ma si poteva scegliere dall’uscita singola in compagnia di Max Lelli e del gruppo a soli 35 euro; al weekend del primo sabato e domenica a 50 euro (solo per le uscite escluso l’albergo, adatto a chi risiedeva in zona); oppure la trasferta Sestriere-Montecarlo dal venerdì successivo (con arrivo in albergo il giovedì) alla domenica conclusiva a 300 euro (comprensiva di 3 notti in hotel a mezza pensio-ne); o del pacchetto completo da sabato a saba-to ad una cifra veramente modesta ed adatta a tutte le tasche, ossia 670 euro, comprensiva di tutte le uscite accompagnate in bici e le 8 notti in hotel a 4 stelle a mezza pensione, più assi-stenza e rifornimenti Enervit. Se facciamo bene i conti di quanto ci costano sommate le singole granfondo (tra iscrizione, benzina, autostrada e a volte una notte in albergo) durante l’anno, ci ren-diamo conto che a fine stagione fanno una bella cifra. Vi posso garantire che farsi una settimana su queste montagne epiche a questi costi e con questa compagnia, è davvero allettante e merita di essere preso in considerazione. Tra coloro che non si potevano certo perdere questo appunta-mento, anche molti degli atleti del Team Max Lelli della Ver-silia, accompagnati da Stefano Pezzini (Responsabile Ge-stione Teams). Al gruppo si è unita anche la simpati-ca Michela, moglie di Lelli, sempre pronta a dare una mano al marito, che abbiamo visto anche sui pedali con qualche spo-radica apparizione.

I primi cinque giorni prevedevano ap-punto, come base, l’Hotel Cristallo del Sestriere, dal quale si partiva e si tor-nava in bici, oppure si usavano i pulmini per raggiungere il punto di partenza in Francia, del nostro giro previsto, per poi usarli al rientro a pedalata finita. Per i più allenati, invece, era possibile anche un rientro in bici, dove sicuramente non si rifiutava (anzi) si aggregava subito anche Max. Il sabato del primo giorno ci ha visto compiere il giro del Monginevro, con partenza e ritorno in bici da Sestriere. Il tour prevedeva la scalata del Colle della Scala, foto ricordo di gruppo, e via in discesa verso un paese mitico per il Tour de France, Briançon, quindi la scalata del Monginevro e poi rientro al Sestiere: totale 92 km per 1900 m dsl. Il secondo giorno (domenica), ci ha di nuovo accolti al risveglio con un bel sole ed una temperatura di 16°, perfetto per uscire in bici. Ancora giù in discesa dal Se-striere, per poi scalare il Monginevro (dal versante

opposto di quello del giorno prima), quindi disce-sa a Briançon, da dove iniziava la lunga salita di 28 km verso il Col du Lautaret a 2058 m slm (le pendenze iniziali non superano il 3%, mentre gli ultimi 5 km salgono fino al 5-6%), per poi scen-dere lungo la strada che costeggia il fiume a Le

Bourg d’Oisans, da dove si imboccava (con 100 km nelle gambe) la mitica salita dell’Alped’Huez, una delle salite simbolo del Tour de France: 14 km con pendenze max del 13% e media del 8%. «… sembra facile a dire: perché non scatta ora», borbotta Max mentre mangiamo un pani-

no seduti in un bar del caratteristico paese omonimo una vol-ta raggiunta la vetta «quando si guarda la corsa da casa seduti comodi sul divano; prova a scattare vai, poi lo vedi quanto duri…» conclude con un ghigno sulle lab-bra. Altre due battu-te da ciclisti, cambio di maglietta e quindi rientro in pulmino;

Foto di gruppo al Colle della Scala, fatto il primo giorno della Sestriere-Montecarlo

I cartelli con le indicazioni stradali in vetta al Col du Galibier.

L’interminabile scalata di 18,5km al Col du Galibier, scandita ogni chilometro da questi cartelli in muratura che indicano altitudine e distanza rimanente

fotoLEONARDOOLMI

fotoLEONARDOOLMI

fotoLEONARDOOLMI

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oppure si poteva proseguire lungo la bellissima discesa dal lato opposto nella Vallèe du Ferrand, per poi salire in pulmino a fine discesa. Il lunedì ci ha invece visti scalare una delle accoppiate miti-che del Tour, ossia il télégraphé-Galibier, che messe assieme (sono due salite separate solo da una discesa di 4,5 km) diventa un’impresa unica di 35 km per 1924 m dsl. Per far ciò abbiamo usato il pulmino dello Sci Club Sestriere per rag-giungere Modane (in Francia) attraversando il tra-foro del Frejus. Da Modane ci siamo scaldati con una sgambatina fino a Saint Michel de Maurienne (a quota 718 m slm), da dove ha inizio il mitico Coldutélégraphé, con i suoi 12 km di asce-sa. A termine della salita inizia, appunto, subito la discesa di 4,5 km, alla fine della quale si attacca l’interminabile, ma spettacolare, ascesa di 18,5 km verso la montagna di Pantani (a 4 km dalla vetta si trova infatti una stele in memoria del Pira-ta) il Col du Galibier, che ci porta a quota 2642 m. Da qui, dopo la foto ricordo di rito, manicotti, gambali e mantellina e giù in discesa per 8 km fino al Col du Lautaret. Quindi salita sul pulmino per i più stanchi, oppure discesa fino alla base del Monginevro (sempre via Briançon), relativa scalata, ancora discesa verso Claviere-Cesana e via di nuovo in salita alla volta del Sestriere. Ov-viamente, Max Lelli ed altri due coraggiosi scala-tori non si sono persi il rientro al Sestriere in bici, comprensivo del racconto di uno dei tanti aned-doti, che il campione toscano conserva ancora perfettamente intatti nella sua mente, forse ce ne potrebbe raccontare uno a tornante: «… mi ricor-do ancora quando dopo aver scollinato il Galibier, dopo gli 8 km di tornanti in discesa siamo arrivati qui al Col du Lautaret, da dove inizia questa lun-ga discesa di 28 km verso Briançon; vedevo l’eli-cottero più avanti nella valle a 3-4 km, voleva dire che l’ì c’era Armstrong, che era in fuga, quindi mi buttai giù a tutta per far rientrare il gruppo…», e noi ci immaginiamo e rivediamo la scena insieme a lui, lo inseguiamo a ruota e ci immedesimiamo nel gruppo dei prof che lui tirava quel giorno, bel-lissimo. Il lunedì è stato il giorno di uno dei passi mitici del Giro, il Colle delle Finestre (2176 m

slm), divenuto famoso quando, nella 19° tappa del Giro d’Italia del 2005, vide transitare per pri-mo Danilo di Luca. La Regione Piemonte gli ha infatti dedicato un monumento. Per chi non lo ri-cordasse, gli ultimi 8 km di questa salita, lunga 18 km, sono sterrati, per poi proseguire lungo una bellissima discesa asfaltata fino alla statale 23. Il dislivello, partendo da Susa, è di 1694 m. Il quin-to giorno del mercoledì, ha visto i “cinghialini” tor-nare in Francia per la scalata del Col du Granon.

Poi, un meritato giorno di riposo al giovedì, e via con la 2° ed. della Sestriere-Montecarlo fatta di 3 tappe. Quindi, bagagli sul pulmino e via in sella al venerdì mattina per la 1° tappa da Sestriere a Col de Vars, attraversando il Monginevro ed un altro dei passi epici del Tour, il Cold’Izoard(2361 m slm) per un tot. di 100 km. Cena e riposo in albergo e poi via per la 2° tappa del sabato da Col de Vars a St. Martin de Vesubie, attraversan-do prima un’altra delle salite storiche del Tour de France, il ColdeLaBonette (conosciuto per la sua strada che i francesi hanno fatto passare ai 2802 m slm, facendolo diventare il passo più alto d’Europa), per concludere con il Col Saint Mar-tin (1500m slm), per un tot. di 133 km. Infine, la tappa conclusiva di 77 km della domenica, che da St. Martin de Vesubie portava a Montecarlo Cap Ferrat, scalando il Col de Turini prima ed il Col de Castillon poi. La festa della Sestriere-

Montecarlo si è conclusa con un bel pranzo di gruppo a Mentone in riva al mare. A giro conclu-so, il computerino ci dava un totale di 762 km per 17.787 m di dislivello! Chi aveva un accom-pagnatore al seguito, ha scelto di farsi seguire in auto fino a Mentone, per poi rientrare a casa da li. Mentre chi aveva lasciato la macchina a Sestriere veniva riaccompagnato in Pullman. Davvero un eccellente servizio ad un prezzo molto modico. Complimenti sia a Max Lelli che allo Sci Club Sestriere per questa loro iniziativa e proposta a chi ama godersi la bici senza stress. Un espe-rienza che gli organizzatori riproporranno sicura-mente agli appassionati di ciclismo per il 2013.

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Foto ricordo in cima al Colle delle Finestre, con Max Lelli a dx della foto

fotoLEONARDOOLMI

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PICCOLAMABELLA

GRANFONDO DELLA NOCCIOLA

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A Bossolasco (CN), conosciuto come il “paese delle rose”, domenica 26 agosto si è svolta la VI Granfondo della Nocciola – Alta Langa. Organiz-zata dall’ASD Fausto Coppi on the Road in colla-borazione con la Comunità Montana Alta Langa, la prova è stata anche la tappa finale del Piemon-te Bike Tour 2012, nuovo circuito regionale al suo primo anno di vita.Tre sono i percorsi che 534 ciclisti (tra cui 29 don-ne) provenienti da 7 diverse nazioni (Italia, Fran-cia, Australia, Germania, Inghilterra, Portogallo e America) hanno potuto scegliere per godersi una splendida giornata di fine agosto: 120 km il lun-go, 84 il medio e 49 il corto. Tutti i tracciati hanno avuto come denominatore comune i suggestivi paesaggi collinari tipici di questo territorio, che, in passato, ha visto protagonisti campioni del calibro di Jacques Anquetil, Fausto Coppi, Marco Panta-ni, Charly Gaul, Gino Bartali e Louison Bobet.Le vittorie assolute sono state assegnate: nel lun-go, al giovane Andrea Gallo (ASD Pedala Sport Canale), che ha corso i 120 km in 3h41m40s, e tra le donne a Olga Cappiello (Team Cinelli Glass’n-go), in 4h17m32s. Nel medio, dopo il trionfo all’ul-tima Nove Colli, ancora un ruggito del “leone di Mondovì” (e con orgoglio anche mio compagno di squadra) Leonardo Viglione (UC Ezio Borgna Hersh Bike Team), che ha chiuso la sua prova in 2h29m59s, mentre la valenzana Raffaella Pa-

a cura di ROBERTO ZANETTI

LA LANGA È SINONIMO DI BUONA CUCINA, MA NON SOLO…LA GF DELLA NOCCIOLA HA PORTATO UN EVENTO SPORTIVO INTERNAZIONALE IN MEZZO AI VIGNETI E AI NOCCIOLETI DI QUESTE “DOLCISSIME” COLLINE PIEMONTESI. UNA MANIFESTAZIONE CHE ANNO DOPO ANNO CRESCE (+30% DI ISCRIT-TI IN QUEST’ULTIMA EDIZIONE), MIGLIORA E SI CONSOLIDA IN CALENDARIO COME L’APPUNTAMENTO FISSO DOPO LE VACANZE ESTIVE.

lombo (Team Cinelli Glass’ngo) conquista-va l’ennesimo podio stagionale con il tem-po di 2h51m24s. Nel corto, vincitore asso-luto è stato Fabio Oli-veri (Bicistore Cycling Team), in 1h27m36s, e in campo femminile Erica Magnaldi, figlia d’arte e anche lei mia compagna di squa-dra (UC Ezio Borgna Hersh Bike Team).

Emma Mana, presidente dell’ASD Fausto Cop-pi on the Road e famosa “patron” della storica Granfondo Fausto Coppi di Cuneo, è anche l’a-nima e il cuore della Granfondo della Nocciola. Sempre sorridente, cosa che la contraddistingue e ne accresce la simpatia e disponibilità, ha rispo-sto così ad alcune mie domande:

Emma,innanzituttocomplimentiperlamac-china organizzativa che hai messo in pistaancheperquestoevento.Misorgesponta-neaunadomanda:perchéproprioBossola-sco?qualimotivitihannoportatoasceglierequest’incantevolelocation?

«Bossolasco è la sede della Comunità Monta-na Alta Langa. Sei anni fa sono stata contattata dall’allora assessore allo sport Lido Ferrari per organizzare una granfondo tra queste splendide colline. Da qui è nata l’opportunità di lavorare in questa location.»

La“tua”GFFaustoCoppi-SelleSanMarcoè considerata oramai una classica internazio-nale,siaperipartecipanticheperglisponsor.Comehannorispostoleaziendeeleammini-strazionilocalichehaicoinvoltotuoprogettoperquantoriguardal’AltaLanga?«Per quanto riguarda i comuni interessati e la Co-munità Montana devo dire di avere avuto molta collaborazione, purtroppo un po’ meno sotto il profilo sponsor, nonostante la presenza di grandi aziende sul territorio. Visto che la manifestazione non è più un prodotto di nicchia ma, di anno in anno cresce, spero che anche gli sponsor se ne possano accorgere...»

534partenti,7nazionirappresentate,30%diiscrittirispettoallaprecedenteedizione.Comemi giustifichi, ovviamente in modo positivo,questosuccessodinumeriediconsensi?«Ritengo che questa crescita sia dovuta al fatto che sia la gara che il paesaggio piacciano dav-vero molto. Anche se nella zona non ci sono le grandi montagne come, per esempio, alla GF Fausto Coppi - Selle San Marco, anche nella Langa gli amanti della fatica possono trovare dei percorsi altrettanto tecnici e impegnativi.»

Emma Mana, organizzatrice della GF della Nocciola, al banco delle iscrizioni presso la sede della Comunità Montana “Alta Langa”, con un responsabile della F.C.I.

Griglia di partenza da Corso paolo della Valle a Bossolasco (CN)

La GF della Nocciola pedalata da Roberto Zanetti

fotoFOtOSERVICE-CN

fotoFOtOSERVICE-CN

fotoROBERtOzANEttI

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ALESSANDRO GARDINI

Uno stile di vita sano, che contempli anche lo sport, non può non dipendere anche dal giusto grado di integrazione e da una dieta che tenga presente tutta una serie di esigenze che, chi la segue, ha la necessità di soddisfare al meglio, al fine di permettere al proprio organismo di funzio-nare alla perfezione e senza accusare “scompen-si”. È parimenti importante che dieta ed integra-zione, viaggino di pari passo e siano indicati da personale valido e che abbia le competenze per farlo. L’improvvisazione, infatti, in questi casi, così come il “fai da te” determinato magari dal passa-parola, rischia di pagarsi cara. A spiegare quali sono i meccanismi della nutri-zione e dell’integrazione sportiva, è il dottor Ales-sandro Gardini, titolare della Farmacia del Bivio, di Bivio Montegelli.

Dottor Gardini, innanzitutto quali sono lesuequalificheequalèilpanoramaattualein tema di nutrizione?«Mi sono laureato in farmacia, con specializzazio-ne in scienze dell’alimentazione nel 2003 e dirigo

la farmacia da allora. Prima di me, la gestiva mio zio, proprio nel pieno del boom di interesse sulla nutrizione. Ad oggi posso dire che vi è sempre più attenzione verso l’alimentazione nello sport ed una maggior cultura della nutrizione ed integrazione, sebbene in contemporanea sia evidente una sorta di confusione, nel senso che ormai è facile trovare determinati prodotti nei negozi ma la loro assun-zione o prescrizione, pur non essendo medicinali, dovrebbe comunque avvenire dietro controllo da parte di persone competenti. Non si tratta di fare allarmismo, ma il ragionamento parte dal presup-posto che nutrizione ed integrazione non possano essere uguali per tutti, o standard: è per questa ragione che occorre affidarsi a qualcuno che sia professionalmente competente in materia.»

Leistessoèunciclista.Com’ènatalasuapassioneperquestosport?«La passione è nata con me, dal momento che sono sempre andato in bicicletta. Il contesto stesso nel quale sono nato e cresciuto, è stato poi caratterizzato da una delle asperità più ama-te, ma al contempo odiate dai ciclisti, vale a dire il leggendario Barbotto, praticamente davanti a casa: probabilmente senza questo, non sarei sa-lito in bici. È risaputo che il Barbotto sia una sorta di bestia nera per i ciclisti, passaggio obbligato di grandi corse. Per me invece era normale affron-tarlo, dal momento che sono cresciuto in quella zona. Poi come tutti i ragazzini ‘normali’, i miei ge-nitori avevano paura di comprarmi il motorino e, di conseguenza, inforcavo la bici per spostarmi. La tradizione famigliare ha poi contato parecchio: a partire dal nonno Ottavio che aveva il ristorante a Savignano di Rigo, tuttora attivo, ad arrivare allo zio Antonio, tutti erano amanti della bicicletta.»

quindièpartitosubitoinsalita,prontoallasfida? «Beh, nella nostra zona, la pianura non c’è, sal-vo qualche tratto che congiunge il Barbotto con Savignano di Rigo. In realtà poi, ho partecipato a qualche gara, per mettermi alla prova, ma ero un ragazzo con le abitudini dei ragazzi e quindi facevo tardi, studiavo ed ero impegnato nel la-voro al ristorante di mia madre e di conseguen-za non avevo troppo tempo per allenarmi. Ave-vo più voglia di pedalare nel tempo libero che di mettermi alla prova alla ricerca di un risultato sportivo. Ora vado via due volte la settimana e mi dedico anche al nuoto.»

Come abbina questa alla professionesanitaria?

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UNFARMACIStASUIPEDALIDIETA ED INTEGRAZIONE PER LO SPORTIVO: MEGLIO AFFIDARSI A PERSONALE COMPETENTE PERCHé LE INDICAZIONI NON POSSONO ESSERE UGUALI PER TUTTI. «SONO NUMEROSI I FATTORI CHE LE CONDIZIONANO, DALLO STILE DI VITA AGLI OBIET-TIVI DI ALLENAMENTO. MA NESSUN INTEGRATORE PUò SOSTITUIRE UNA DIETA CORRETTA».

«Grazie alla pratica del ciclismo, la mia passione poi all’Università di Bologna, in occasione dei miei studi, sono diventati gli integratori per lo sport. Mi occupo e studio questi prodotti da ol-tre 15 anni, quindi mi sono specializzato nell’am-bito dell’integrazione alimentare ed ho tuttora un ampio reparto dedicato in farmacia. Facendo molto sport ed utilizzando questi prodotti, ecco che magari nella mia attività sono più preparato: provo i prodotti per primo perché comunque io per primo li utilizzerei.»

Chetipodirispostericevedaiciclistichesirivolgono a lei?«Sono contenti – peraltro seguono anche la mia rubrica su Inbici – specie perché non c’è molta preparazione nel mondo del ciclismo in termini di integratori, di approfondimenti sul come ali-mentarsi in gara, su come i vari prodotti, siano essi sali, amminoacidi o proteine, che vi sono in commercio possano aiutare. È invece importan-te sapere che avere un organismo che funziona bene in occasione della prestazione sportiva, equivale ad avere un mezzo all’avanguardia, cu-rato ed integrato a dovere.»

qualisonoleraccomandazionipiùfrequentichefaachipraticaciclismo?«Bisogna partire dal presupposto che chi si avvicina al ciclismo lo fa per motivazioni diver-se, con esigenze diverse e provenendo da sti-li di vita diversi. Questo significa che dieta ed integrazione saranno diversificati da persona a persona, per questo ho introdotto nella mia farmacia la presenza di un nutrizionista abilita-to. Urge diffidare dal trattamento standard che non tenga conto di queste differenze, in realtà cruciali per il buon rendimento. Un altro punto importante è che gli integratori non possono, anzi, non devono mai sostituire una dieta, an-che perché il corpo necessita di carburante ed ha quindi bisogno di essere nutrito con sostan-ze adatte a far ben funzionare la macchina.»

Entrandonelmerito,quali sonogliaspettichecondizionanolasceltadellatipologiadiintegrazione?«Gli elementi che influiscono sulla scelta di in-tegratori, partono senza dubbio dalla nutrizio-ne di base, dunque la dieta, cui si aggiunge la struttura fisica, la tipologia e quantità di usci-te settimanali, il programma di allenamento, gli obiettivi, le condizioni in cui si svolgono le uscite, ma anche la vita stessa che lo sportivo conduce.»

a cura di NICOLETTA BRINA

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Alessandro Gardini titolare della farmacia del Bivio a Bivio Montegelli (FC)

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MARtINOFRUEt

PROTAGONISTI

CiaoMartino,cominciamodall’inizio:dadovenascelatuapas-sioneperlaMtB?«Ciao, beh direi che la mia passione nasce quasi contemporaneamen-te alla nascita della mtb stessa, mi ricordo che ad un certo punto, era il ’91, si vedevano i primi ‘rampichini’ ed era l’oggetto del desiderio, io mi adoperai per comprarne una prima di tutti, lavorai tutta l’estate da mio zio e come premio ricevetti la mia prima mtb. Un vero e proprio ‘cancello’ se ci penso ora, ma nessuno della mia età ne aveva una an-

cora e per me fu amore a prima vista. Nessun altro mezzo mi portava dove andavo con la mia mtb poi però per l’agonismo dovetti aspettare fino al ’93, al tempo si poteva correre solo dopo i 15 anni.»

Haiincominciatoneglianni90,forsepotremmochiamarli“ifa-volosianni90”,perlenovità,perlospiritoancorapionieristicodiquestaspecialità:c’èuncampionecheatuoavvisohalascia-to davvero il segno?

«Sì tanti sono stati i personaggi che in qual-che modo hanno lasciato il segno, io posso dirti chi ha lasciato il segno in me, il primo è stato Tinker Juarez perché sul primo giornale che comprai c’era una sua foto e mi sembra-va uno di qualche strana tribù e quella tribù era la mtb, poi il mio vero idolo che ha vera-mente lasciato il segno John Tomac quello a cui mi ispiravo, forte in salita, e in discesa un manico!! Un vero personaggio. Mi sarebbe piaciuto essere come lui e infine un’altra ico-na Tomboy Frischknecht per me un grande e diventato anche mio amico. Se poi devo fare un nome per il più forte atleta xc non ho dubbi Julien Absalon.»

Latuacarriera, iniziatanelteamCarraro,ti ha visto già protagonista nel lontano1993conun11°postoagliitalianidiPila,quandoeriancoraunallievo.Eriunpre-destinato?«Io non lo so se ero un predestinato, so solo che a me piaceva andare in mtb come mi piace ora perciò andavo alle corse, qualcosa ho vinto in carriera lascio a voi decidere se ero predestinato.»

Gli appassionati di mtb, non hanno di-menticatounbinomio:BUI-FRUEt.quan-toèstatoimportantepervoiduecrescereinsiemeagonisticamenteparlando?«Sì eravamo una bella coppia, da giovani non ce ne era per nessuno, lui atleticamente era più forte io invece lo ero tecnicamente, se si è più di uno ad alto livello si da qualcosa in più per primeggiare questo magari ci ha aiu-tato agonisticamente.»

RaccontacidiquelpodiomondialediArenel1999allespallediMarcoBuiediuncertoCadelEvans.treuomini,tredestinidiversi.«La gara era stata fatta a tavolino il giorno pri-ma, io attaccavo sulla prima discesa e Marco a ruota di Evans e così feci io e fece Bui. Io rimasi davanti solo fino al ultimo giro poi un problema alla catena e dovetti cedere il passo

a cura di pAOLO MEI

CARI LETTORI DI INBICI IN QUESTO NUMERO CONOSCEREMO ANCOR PIù UNO DEI GRANDI PROTAGONISTI DELLE DUE RUOTE GRASSE, MARTINO FRUET VENT’ANNI AD ALTI LIVELLI TRA I BIKERS DI TUTTO IL MONDO.IL SUO SOGNO PER CORONARE UNA CARRIERA SAREBBE DIVENTARE COMMISSARIO TECNICO.

fotoNEWSPOWERCANON

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a Cadel e Marco che inseguivano. Bui sull’ultima discesa ebbe la me-glio e vinse. Mi ricordo il titolo sulla gazza, Bui-Fruet comanda l’Italia. Poi chi mangia di ciclismo conosce il resto.»

terminatal’avventurainCarraro(MartinoFruetritorneràcomun-queallacortediPaoloGarnigan.d.r.),haiavutolapossibilitàdifarpartedelteamRitcheyufficialeallacortediuncertothomasFrischknecht:checosatirimanediqueglianni?«Beh un’esperienza indimenticabile, pronti via un mese negli USA a casa di Tom Ritchey, vale già tanto poi ho imparato cosa vuol dire il professionismo e soprattutto mi è rimasta la cosa più importante, l’Amicizia con Frischi.»

Inmaglia Ritchey, nel 2000, a Mazatlan, l’impresa della tuavita,checosaharappresentatoperte?quantoègratificantesaperecheancoraoggitragliitalianiinattività,seil’unicoadavervintoinWorldCup?«Sembra incredibile con quella gara sola ho guadagnato il rispetto di tutto il mondo delle mtb di quei tempi, per me alla fine è stata una gara come un’altra perché l’ho vinta lontano dalla mia gente. Però adesso vedendo che così pochi in Italia ne hanno vinte mi gratifica molto.»

Hesjedal,Evans,Sagan,Peraud,Cioni,Rasmussen,tuttigrandibikerspoidiventatistraordinaristradisti.Noncihaimaipensatoalla strada?«Certo, ci ho pensato, ma non mi sentivo tanto stradista e l’ambiente umano non è lontanamente paragonabile tra mtb e strada così non ho mai insistito per provare.»

MartinoFruet e leOlimpiadi.C’èchi sostienecheal fiancodiFontana,Fruetavrebbemeritatolaconvocazione,comepremioallacarriera.Checosanepensi?«Beh non so chi lo possa sostenere, ma io dico solo che deve andare chi se lo merita, io adesso non lo merito ma in passato sicuramente sì però non mi ci hanno mandato e di questo sono dispiaciuto. La mia speranza ora è di poterle fare un giorno da ct, chissà prima o poi…»

Laprogrammazioneènel tuoDNA, riescisempreadessere informaquandoglieventicontano.Dovestailsegreto?«Non credo ci siano segreti una volta che sai allenarti bene e arrivare in peso-forma nel periodo delle gare giuste la differenza la fa la testa con ovviamente un pizzico di fortuna che negli ultimi anni mi è un po’ mancata.»

ChecosafaràMartinoFruetunavoltascesodallabicicletta?«E chi scende!?!? No dai non credo passerà ancora tanto, ma una cosa è certa dopo 20 anni di bici è dura cambiare quindi resterò nell’ambiente, qualcosa mi inventerò…»

Come vedi il movimento italiano attuale. Ci sono volti nuovi che atuoavvisopotrebberodiventareprotagonisti?«Beh uno c’è già ed è un bel personaggio, Fontana e credo darà an-cora tanto alla mtb italiana, poi abbiamo un altro talento Gherry spero che non si perdi, loro sono gli esempi per i giovani ed averne due in Italia può far solo bene. Come spero di averne fatto io nel mio piccolo.»

GrazieMartinoeinboccaallupoperleprossimegare«Prego grazie a voi…e crepi il lupo!!!»

fotoNEWSPOWERCANON

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AGRITUBER

DALLA MICORIZZAZIONE DELLE PIANTE, FINO ALLA PRODUZIONE DI ALIMENTI A BASE DI TARTUFO, L’AZIENDA DI CIMADOLMO OFFRE CONSULENZA PRESSOCHé TOTALE AI SUOI CLIENTI AL FINE DI REALIZZARE DELLE VERE E PROPRIE COLTURE DI QUE-STO FUNGO TUTTO MADE IN ITALY.

tARtUFIA360°

Agrituber (www.agrituber.it) è un importante punto di riferimento a livello nazionale, per quel che concerne la produzione di tartufo. Dallo studio dei terreni, alla produzione finale di alimenti a base di questo fungo tanto apprezzato, questa azienda trevigiana, con la propria squadra di esperti, segue il proprio cliente fino alla fase del ritiro, nel post produzione. A spie-gare di cosa si occupa più precisamente Agrituber, la dottoressa Daniela Guglielmi, esperta dell’azienda.

Checos’èAgrituber?«Nata da una piccola serra casalinga, quella di Giovanna Doimo, a Cima-dolmo (Tv) e dalla volontà di approfondire l’interesse verso il singolare e complesso mondo dei tartufi e l’arte della tartuficoltura, Agrituber oggi è un’azienda che si distingue nel settore dei vivai specializzati nella produzione di piante da tartufo micorrizate e in un servizio completo di progettazione, consulenza e assistenza mirato alla realizzazione di tartufaie sul territorio nazionale.»

Chetipodiservizioffre?«Un team di esperti tartuficoltori, periti tecnici e agronomi lavorano con impegno e dedizione per produrre piante di eccellente qualità e affiancare il cliente nel suo progetto di coltivare tartufi in modo produttivo e continuativo. La filiera verticale di Agrituber consen-te di affiancare i clienti nella realizzazione di una tartufaia in modo completo ed esaustivo, fornendo un piano di analisi, consulenza, progettazione ed assistenza utile a consentire lo sviluppo integrale ed efficace del singolo progetto. Agrituber, infatti, è produttore di piantine micorrizate, che vende direttamente al cliente, ma anche consulente che lo accompagna nella fase di formazione e trasferi-mento delle istruzioni tecniche pre-impianto, nonché esperto tartu-ficoltore che, mediante un team di periti tecnici e agronomi, fornisce un’adeguata e puntuale assistenza tecnica post impianto, effettua la verifica della produzione di tartufi e ne garantisce il ritiro.»

Dunque Agrituber segue sin dal principio la realizzazionedellatartufaia?«Esatto. Verifica l’idoneità del terreno alla coltivazione dei tartu-fi, progetta l’impianto tartufigeno e fornisce le giovani piante di nocciolo, carpino, quercia, rovere, roverella e leccio micorrizate in modo ottimale nelle proprie serre; istruisce e assiste il cliente nella fase di preparazione del terreno idoneo alla messa a dimora delle piantine, lo affianca negli interventi agronomici utili alla loro cura e protezione mediante controlli ciclici; lo accompagna nella verifi-ca della produzione dei corpi fruttiferi e provvede, se necessario, alla loro raccolta, fino ad occuparsi del ritiro dell’intera produzione. Dalla fase di consulenza e verifica di fattibilità della nuova tartufaia alla fornitura di piante da tartufo ecocompatibili, dalla progettazio-ne dell’impianto tartufigeno al ritiro dell’intera produzione di tartufi, Agrituber è in grado di erogare un servizio globale e necessario alla realizzazione di una tartufaia sana e razionale.»

Agritubergodediimportanticollaborazioni…«La creazione di nuovi semenzai ci consente di ottenere gran parte del materiale vivaistico direttamente da seme italiano, fornito dal Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale di Peri (TN), facente parte del Corpo Forestale dello Stato.

Con l’Università di Padova abbiamo invece stipulato una convenzione per il monitoraggio e la visione degli apparati radicali delle nostre giovani pian-tine: un docente e dei ricercatori del dipartimento TESAF oggi seguono le innovazioni e la crescita qualitativa dei nostri prodotti. Scopo finale è ve-dere nascere il tartufo e noi siamo convinti che seguendo i nostri consigli i risultati si ottengono.»

Nonsolocoltivazione,maancheproduzionedialimentialtartufoperAgrituber…«Ci impegniamo a ritirare il prodotto delle tartufaie da noi seguite e a lavo-rarlo attraverso le mani esperte di artigiani italiani per ottenere originali e gustosi alimenti al tartufo.»

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www.ciclimatteoni.com

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LACOStANzADELLAFAtICACHEFABENE

ENERGIA E INTEGRAZIONE INBICI

Le difese immunitarie ovvero la resistenza alle infezioni, dell’organismo di un ciclista, di un triatleta o di un maratoneta possono aumenta-re o diminuire a seconda dei casi, distinguen-do quello che succede come conseguenza dell’attività fisica praticata con regolarità (“ef-fetti cronici”) e quello che capita, invece, dopo ogni allenamento (“effetti acuti”). I vantaggi dell’attività fisica - Coloro che pra-ticano sport d’abitudine senza dubbio tendo-no ad essere avvantaggiati nei confronti di chi non ne fa, dal momento che nel sangue di un soggetto ben allenato aumentano certi globu-li bianchi importanti proprio nella difesa dalle malattie infettive: le cellule NK - “Natural Killer”, vale a dire “assassine naturali”- che sono attive soprattutto nei confronti dei batteri e le cellule T che sono efficaci nel combattere i virus. Dopo un singolo allenamento - La conseguen-za di una singola seduta è un aumento del ri-schio di incorrere in malattie infettive (in parti-colare nel mal di gola, nel raffreddore o in una bronchite), che risulta di entità media se non si fa nulla. L’entità è minima se l’attività compiuta è moderata, mentre con un incremento dello sforzo il rischio tende a crescere, fino a salire ben sopra i valori medi quando l’attività fisica è, in valore assoluto o in rapporto alle pro-

prie abitudini, intensa e prolungata. Lo stress dell’impegno, infatti, fa aumentare nel sangue il livello del cortisolo che abbassa la resistenza alle infezioni.

Dopo una competizione di lunga durata - Dopo una granfondo, una maratona o un triathlon, le difese immunitarie rimangono basse per alcuni o vari giorni. In una ricerca effettuata alcuni anni fa, si era visto che, nel-la settimana successiva a una maratona, chi l’aveva completata aveva sofferto di infezioni alle prime vie aeree nel 13% dei casi, mentre coloro che non avevano partecipato alla ma-

ratona, pur avendo compiuto un allenamento simile a chi l’aveva corsa, si era ammalato sol-tanto nel 2% dei casi. Allenarsi con cura per evitare rischi - La ma-niera migliore per non ammalarsi, in definitiva, è quella di fare sport con costanza, preferi-bilmente aumentando con lenta gradualità l’intensità e la durata dell’impegno. Se, poi, si decide di partecipare a una maratona o a un triathlon, vale la pena di prepararsi con molta cura, tenendo presente che, nei giorni successivi alla gara, oltre al mal di gambe si rischia il mal di gola.

www.enervitsport.com

a cura di EQUIpE ENERVIT

L’ENERGIA ChE NON DEVE MAI MANCARENelle prove di fondo, l’organismo dell’atleta richiede un continuo rifornimento di ener-gia con l’assunzione di miscele di carboidrati per limitare il progressivo consumo delle riserve di glicogeno. In tutte le discipline di endurance, le prestazioni migliorano se durante gli allenamenti lunghi e le gare si fanno rifornimenti con le giuste fonti energetiche. Nell’organismo umano, i muscoli sono in grado di lavorare con il supporto di quattro basi energetiche, che sono già presenti nel corpo prima di iniziare l’attività sportiva: glicogeno muscolare: maggior riserva di carboidrati che si può quantificare in circa 300 g in atleti ben allenati; glicogeno epatico: riserva di carboidrati che può rag-giungere circa 100 g; grassi circolanti nel sangue: pochi grammi disciolti nel siero ematico; grassi muscolari, gli IMTG (intramuscular triglycerides): quantità variabili da individuo a individuo.L’energia disponibile ricavata dal glicogeno muscolare ed epatico può arrivare a 1400-1800 calorie. I grassi invece sviluppano circa 9 calorie per minuto, quindi bru-ciando circa 100 grammi di grassi si hanno a disposizione quasi 1000 calorie. L’allenamento corretto e protratto per anni, aumenta gli IMTG, ma anche il glicogeno contenuto nei muscoli e il grasso che arriva per via ematica. Quando, però, i muscoli hanno consumato la maggior parte del glicogeno, l’efficienza di essi si abbassa e l’atleta riduce inevitabilmente la sua velocità. durante una competizione di fondo come il ciclismo l’atleta deve rifornirsi costante-mente in prevalenza con carboidrati, meglio se si tratta di una miscela di maltode-strine e fruttosio, in forma liquida o in gel, oppure in tavolette. Molti sportivi iniziano il rifornimento di carboidrati anche 30-50 minuti prima del via con un innovativo in-tegratore in gelatina che dà fruttosio e isomaltulosio, zuccheri che superano veloce-mente lo stomaco, ma che vengono assorbiti lentamente, mentre la gara è in corso.Il percorso energetico, tuttavia, inizia molto prima. Con il rifornimento giusto di energia. per sfatare un mito interviene il prof. Enrico Arcelli, presidente del Comitato Scientifi-co dell’Equipe Enervit che precisa: «Prima di una gara di fondo o di una lunga uscita in bici, gli atleti di endurance, come i maratoneti o i marciatori, non devono assumere grandi quantità di glucosio, di maltodestrine o di zucchero da cucina (saccarosio), ossia carboidrati che vengono assorbiti velocemente e che impedirebbero all’inizio della gara di utilizzare grassi, determinando di conseguenza un consumo molto alto di glicogeno che, dunque, si esaurirà precocemente. Devono, invece, prendere una o due gelatine di zuccheri a lento assorbimento, ossia di fruttosio e di isomaltulosio».Il segreto durante: «Nel corso di tutte le gare di durata superiore ai 70-90 minuti è necessario assumere carboidrati. – dice il prof. Arcelli - Ideale è una miscela di car-boidrati che, nel corso dello sforzo, garantisce i massimi vantaggi, quella costituita da maltodestrine e fruttosio, in un rapporto di 1,3 a 1, secondo la formula definita ‘C.OX’, con l’aggiunta di poca caffeina per rendere più assorbibili i carboidrati».

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Albenga (Sv) – Ci saranno alcune importanti novità per la Granfon-doNoberasco che si terrà il prossimo 23 settembre ad Albenga.

La prima è la riduzione del tracciato ad un unico percorso. La for-tuna ha arriso troppe volte all’organizzazione e a fine settembre salire fino ai 1600m slm del Passo delle Salse potrebbe causare dei pro-blemi in caso di brutto tempo. Inoltre la classica transumanza che

vede la spettacolare discesa degli armenti dalla montagna verso la piana, che interessa la cittadina di Mendatica il sabato precedente, purtroppo lascia le strade non altamente appropriate al passaggio delle biciclette.

Il nuovopercorso ricalca per metà quello originario, lasciando inal-terata laprimascalataaCaprauna, con la bella e lunga salita fino al colle. Da qui l’altrettanto bella e veloce discesa sino alla Statale del CollediNava. Dopo la facile ascesa al colle ci si dirigerà a Pieve di Teco, per proseguire sino a Borghettod’Arroscia dove inizierà la terza scalata di giornata versoAquilad’Arroscia. Giunti alla cima, un lungo tratto di sali e scendi, lungo lapanoramicamezzacosta, attraverserà gli abitati di Onzo e Vendone per ridiscendere a Villano-vad’Albenga e da qui fare ritorno al punto di partenza, per un totale di 116chilometrieundislivellodi2144metri. Nulla di estremo, ma non sarà neanche una passeggiata.

Lasecondanovitàèlegataaicircuiti: saranno ben quattroicon-tenitori che vedono la GranfondoNoberasco come prova integran-te. La manifestazione farà infatti ultima prova del Grantrofeo, se-conda prova del GranPremioMared’Autunno e, vista la disdetta organizzativa della Granfondo della Spezia, sarà anche la prova finale

del GirodelleRegioni e della CoppaLiguria.

GRANFONDO NOBERASCOa cura di ENRICO CAVALLINI

tANtENOVItàPERLAGRANFONDODEL23SEttEMBRESARà UNICO IL PERCORSO DI QUESTA EDIZIONE. LA GRANFONDO NOBERASCO DEL PROSSIMO 23 SETTEMBRE SARà L’ULTIMA PROVA DEL GIRO DELLE REGIONI E DELLA COPPA LIGURIA.

fotoENRICOCAVALLINI/PLAyFULLNIkON

Non poteva essere altrimenti! Il pacco gara della GranfondoNoberasco del prossimo 23settembre avrà come protagonista uno snack100%frutta prodotto dalla stessa Noberasco, azienda leader del settore.Il protagonista si chiama Fruttime,lafrut-taalcubodiNoberasco. Con Fruttime, il primo snack di sola frutta a cubetti, No-berasco reinventa il modo di consumare la frutta: comodo, veloce, sano e gustoso.Partendo dalla frutta, senza aggiunta di succhi concentrati, Noberascoproponeagli sportivi una modalità innovativa di gustare la frutta. Fruttime si differenzia per-ché è sola frutta, racchiusa in pratiche bu-stine da 30 grammi facilmente richiudibili.

La formulazione è semplice: solo100%difruttaacubetti, senza zuccheri aggiunti, senza pectine, coloranti, gelificanti o succhi di mela, nelle quattro varianti: Albicocca, Prugna, Pera, Frutti di bosco. Uno snack nuovo e naturale, ideato per soddisfare le richieste di quanti desiderano curare mag-giormente la propria alimentazione.Adatto al consumo in ogni momento del-la giornata, Fruttime è così naturale che conquisteràlafiduciadeglisportivi ed è così equilibrato da soddisfare le esigenze di chi ama mantenersi in forma e ha a cuore il benessere del proprio corpo, grazie alle poche calorie per porzione e all’alto conte-nuto di fibre.I pratici cubetti 100% frutta non appiccica-no, non ungono e non sporcano le mani, e forniscono al fisico la carica necessaria per affrontarelefaticheinbicicletta. Inoltre la confezione ergonomica e di piccole dimen-sioni consente una immediata impugnatu-

ra e trova facilmente posto in tasca nello zaino o in borsa. L’esclusiva busta, datata di zipper, è comodamente richiudibile.Fruttime è il risultato di un progetto di in-novazione dall’azienda leader, interamente realizzato nel proprio stabilimento in Italia, nella convinzione che una corretta alimen-tazione sia il primo passo per mantenersi in buona salute. Gli studi scientifici indicano che sono sufficienti cinque porzioni al gior-no di alimenti vegetali per ritrovare il benes-sere, ma non sempre frutta e verdura sono a portata di mano. E anche se i consuma-tori preferiscono gli snack salutari, con un basso contenuto di zuccheri e grassi, sen-za colesterolo, è pur vero che desiderano trovare prodotti buoni e soprattutto pratici.Noberasco, attenta alla qualità da sempre e con notevoli investimenti, è impegnata a creare nuove opportunità di consumo di frutta. E Fruttime ne è un esempio.Fruttime sarà quindi inserito nel paccogara dei granfondisti già il 23 settembre, mentre sarà presente nei grandi supermer-cati dal mese di ottobre.Ovviamente insieme a Fruttime, nel pacco gara troveranno posto anche altri articoli tecnici che verranno definiti nei prossimi giorni.

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BIKE EVOLUTION UNITI PER LA VITTORIA

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3°G.P.PROVINCIAGRANDA

PAtRIzIACABELLA

a cura di dIEGO MAdEddU

Quando la Bike Evolution scende in pista, per gli avversari restano solo le briciole. La ricon-ferma giunge nelle prime giornate di agosto, in occasione della terza edizione del Granpre-mio Provincia Granda. È, infatti, ancora la Bike Evolution ad aggiudicarsi per il secondo anno consecutivo la kermesse ciclistica. Presenta-tasi ai nastri di partenza con i suoi migliori at-leti, da Camussa, a Soro, fresco del secondo Mondiale, da Merlo, Bravo, Tagliavacche, a Gaggioli, la squadra ha fatto subito capire che la sua presenza non sarebbe stata certamen-te di contorno, ma di assoluto protagonismo. Ebbene, le cinque prove, di cui una cronome-tro, una cronoscalata e tre corse in linea, han-no visto il dominio assoluto del Team di Bu-salla già dalla crono d’esordio, il giovedì sera: Camussa, con un tempo di 2.21 secondi, ha chiuso al 1° posto i 2 km del percorso ricavato nella centrale Corso Nizza/Piazza Galimberti di Cuneo. Dopo il successo del giovedì sera, che ha segnato l’esordio positivo del team, Camussa ha fatto davvero incetta di premi: si è, infatti, aggiudicato anche la cronoscalata e le restanti gare in linea del sabato e domeni-ca. Di questo successo di Piergiorgio il merito va anche ai “gregari di lusso” che lo hanno supportato per il raggiungimento della vittoria.

Una donna, veloce come il vento, quel vento che, in Sud Africa, ha rischiato di allontanarla dal sogno iridato. E invece Patrizia Cabella, del Bike Evolution, ha stretto i denti e si è meritatamente piazzata al terzo posto. Non una gara qualsiasi, ma i Campionati Mon-diali Uci di Pietermaritzburg, in Sud Africa, lo scorso 26 agosto, competizione che l’aveva vista nel 2011 mettersi al collo la medaglia d’argento.La ligure, ha fatto sua quella di bronzo Wo-men 50-54. Su un percorso di 61 km ed un dislivello di 1200 m, contraddistinto, come si diceva, da un vento fortissimo, l’atleta della Bike ha ten-tato sino alla fine di farsi sotto alle fuggitive,

senza mai mollare. A fregarla, si fa per dire, il suo peso, troppo leggero per contrastare le due avversarie e oltretutto il vento. Il gruppo, sin dalle battute iniziali, poco dopo la par-tenza si è disposto in fila indiana, fino alla prima salita. Le atlete più forti, ivi compre-sa la Cabella, si mettono immediatamente in luce. Alla prima pendenza, sono quattro le fuggitive, tra le quali anche la portacolori di Bike Evolution, a due minuti dal gruppo che insegue. I cambi vengono fatti in maniera re-golare, fino all’attacco della seconda salita, in corrispondenza della quale la Cound e la Vien cominciano a spingere sui pedali e ad aumentare l’andatura. La Cabella tenta più volte di prendere la pedalata e agganciare le

due fuggitive, ma si deve arrendere. Mantie-ne la posizione di distacco, ossia un minuto da chi la precede e, senza poter utilizzare il riposo dettato dai cambi – condizione che in-dubbiamente facilita la Cound e la Vien che corrono insieme fino alla fine – e giunge infine a coprire gli ultimi chilometri. Mentre in testa, quindi l’ultimo chilometro vede la volata finale al cardiopalma tra la Cound e la Vien, giun-te poi rispettivamente prima e seconda, alle loro spalle, la Cabella arriva di buon passo piazzandosi così al terzo posto del Mondiale. Un buon risultato per l’atleta della Bike Evo-lution che, di fatto, non tradisce i propositi che la davano tra le favorite, grazie anche all’argento conquistato l’anno passato.

BIKE EVOLUTION SCENDE IN PISTA

VELOCE COME IL VENTO

piergiorgio Camussa grande protagonista di stagione

fotoENRICOCAVALLINI/PLAyFULLNIkON

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PAtRIzIACABELLA,MEDAGLIADIBRONzOAIRECENtICAMPIONAtIDELMONDO

fotoPLAyFULLNIkON

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DOSSIER SPORT E MEDICINAa cura del dR. MAURIZIO RAdI - Centro Fisioradi pesaro

FRAttURA/LUSSAzIONEtEStADELL’OMERO

Frattura/lussazionedispallaLe fratture a tre e quattro parti dell’epifisi prossimale dell’omero sono lesioni estremamente gravi che possono comprometterne la vitalità. Sia la valuta-zione sia il trattamento possono essere estremamente difficili. Tuttavia, una conoscenza approfondita dei rapporti gleno-omerali normali e l’accurata at-tenzione rivolta a fattori quali il tipo di frattura, la qualità dell’osso, la motiva-zione e le aspettative del paziente consentono di ottimizzare il trattamento.

Comevengonoclassificatelefratture?Le fratture e le fratture-lussazioni dell’omero prossimale rappresentano un complesso spettro di lesioni che includono fratture composte, scomposte a tre e quattro frammenti, con “head splitting” e fratture da impatto della testa omerale . Le fratture scomposte in tre e quattro parti possono alterare irre-versibilmente la congruità articolare dell’articolazione gleno-omerale e han-no un’alta probabilità di necrosi ischemica in seguito all’interruzione delle strutture vascolari che irrorano l’omero prossimale (cioè, il ramo ascendente dell’arteria circonflessa omerale anteriore)

Comeavvieneilprimosoccorsoinquestoinfortunio?In attesa dell’arrivo del medico, è importante non muovere la parte lesa e non compiere movimenti inutili e pericolosi. Ciò serve ad evitare fastidiose e pericolose complicazioni. All’osservazione dell’arto traumatizzato, si evi-denziano in corrispondenza della spalla e del braccio gonfiore ed ecchimo-si, dolore e impotenza funzionale. Il trauma può aver causato lesioni neuro vascolari associate. L’eventuale frattura scomposta non va assolutamente toccata in attesa dei soccorsi. Una radiografia al pronto soccorso confer-merà la diagnosi. Se il grado di scomposizione della frattura è dubbio, è in-dicato uno studio TC. Nel caso in cui quest’ultimo mostri uno spostamento di cm.1 o più abbiamo indicazione per un trattamento chirurgico.

Come avviene il trattamento chirurgico?Le opzioni per il trattamento delle fratture a tre e quattro parti dell’omero prossimale includono il trattamento con riduzione e sintesi percutanea e a cielo aperto, l’endoprotesi e la protesi inversa. La scelta del trattamento è determinata dal tipo di frattura, età del paziente e qualità dell’osso. Tec-niche per riduzione e sintesi comprendono l’uso di fili di Kirshner, placche e viti e inchiodamento midollare. La sintesi con placche e viti, pare essere il sistema di fissazione più stabile dal punto di vista biomeccanico. Le in-dicazioni per endoprotesi si sono evolute in base ad un’attenta analisi dei risultati della riduzione e sintesi a cielo aperto di queste lesioni. La fissazione nell’osso osteoporotico può essere a rischio e pertanto, in questo tipo di pazienti, si preferisce una sostituzione protesica.

Laprevenzioneesiste?Non si può fare molto per prevenire questo trauma, poiché avviene tramite due meccanismi:

• uno traumatico diretto, con forza applicata sul versante anteriore, laterale e postero–laterale;

• uno traumatico indiretto, nel quale la frattura viene determinata da un carico assiale trasmesso all’omero attraverso il gomito o attraverso la mano e l’avambraccio, con atteggiamento del gomito bloccato in estensione.

quantotempocivuoleperguariredaunafrattura?I tempi di guarigione biologici, normalmente oscillano tra le quattro e le sei settimane. È comunque importante un monitoraggio radiografico durante detto periodo per valutare l’evoluzione della formazione del callo osseo.

tuttelefrattureguarisconocompletamente?Purtroppo in queste fratture si possono riscontrare complicanze. Quelle immediate sono legate al possibile danno vascolare (a.omerale) o nervoso (nervo circonflesso) causato dai frammenti di frattura. Inoltre, è possibile che il trauma causi la rottura della cuffia nei pazienti più anziani. Una com-plicanza precoce è l’infezione del focolaio di frattura, evenienza, per altro, poco frequente. Nelle tardive, le complicanze più comuni sono: la necrosi avascolare (NAV) dell’epifisi prossimale dell’omero, il ritardo di consolida-zione, la pseudoartrosi e la sindrome da conflitto sotto-acromiale.

qualisonogliobiettividellariabilitazionedopounafratturadellate-stadell’omero?Riduzione del dolore post-operatorio, recupero del ROM passivo e poi at-tivo, recupero della propriocezione, recupero del forza muscolare dell’arto operato e di tutto il segmento motorio coinvolto ed infine il recupero ad un livello di funzionalità soddisfacente per la vita quotidiana della persona.

Comevengonoriabilitatiipazientidopointerventochirurgico?La riabilitazione post-operatoria viene iniziata il giorno dopo l’intervento chi-rurgico. Il braccio del paziente viene tolto dal tutore e si inizia un esercizio di articolarità del gomito, della mano e del polso. Viene fatta una mobilizzazio-ne passiva dell’arto superiore in avanti fino ad una articolarità di 90°/100° sul piano scapolare. Si istruisce il paziente ad eseguire movimenti passivi in avanti con l’aiuto dell’arto controlaterale. In questo periodo, si effettuano anche massaggi paracervicali e parascapolari per evitare o ridurre le rigidi-tà muscolari, inoltre si effettua della terapia fisica di supporto per ridurre il

Fratture / lussazioni

Frattura a 4 frammenti

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dolore post-operatorio. Dal 30° giorno in aggiun-ta al lavoro sopra descritto si associano esercizi attivi in acqua per iniziare il recupero attivo. Si prosegue con questo tipo di lavoro per circa 45-60 giorni. Successivamente si inizia un lavoro di recupero muscolare con elastici. Possiamo defi-nire che il livello di funzionalità ottenuto e presso-ché definitivo quando, nonostante il continuo im-pegno da parte del paziente e del fisioterapista, vi sia un arresto nella progressione, protratto nel tempo. Le capacità motorie raggiunte variano in relazione a diversi fattori: età, motivazione del paziente, patologia, tipo di intervento, qualità dei tessuti. In questi casi un protocollo riabilitativo può durare dai 6 ai 12 mesi.

Uno schema di intervento

Intervento frattura

protesi testa omero

protesi testa omero

Intervento frattura

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ILCICLISMOSEMPREPIùUNOSPORttECNICO

VELòSySTEM

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IL PROTOCOLLO VELòSYSTEM NASCE PER L’ESIGENZA DI UN CICLISTA SEMPRE PIù PREPARATO E TECNICO DISPOSTO A MIGLIORARE E MIGLIORARSI

[email protected]

Il ciclismo sta divenendo sempre più uno sport tecnico: insieme alla grande avanguardia in termini di materiali e di accessori ad uso e consumo di chi pratica questa disciplina, si fa largo negli ultimi anni anche lo studio della biomeccanica applicata a questa attività. Mag-gior attenzione al gesto, alla postura, ma anche all’alimentazione ed al comfort che diventano elementi determinanti nella prestazione spor-tiva. VelòSystem, sotto questo punto di vista, ha fatto dello studio di biomeccanica, una delle punte di diamante della propria attività. A Fa-brizio Fagioli, titolare di VelòSystem, il compito di spiegare l’evoluzione di questo protocollo.

Checos’èVelòSystemedicosasioccupa?«È un’azienda che opera principalmente nell’ambito dei servizi per il cicli-smo, in particolare per quel che riguarda la biomeccanica, la consulenza atletica e tecnica. Questa ha sviluppato un prodotto denominato appunto ‘VelòSystem’ che consiste in una serie di strumentazioni ed un protocollo unico e condiviso con una trentina di punti VelòSystem sul territorio, me-diante un franchising di servizi dedicati appunto al ciclismo. VelòSystem ha una lunga esperienza nel campo, nascendo da un’attività di consulen-za che fonde le sue radici negli anni ’90 e raccoglie, di fatto, il background tecnico sviluppatosi in tutti questi anni.»

Recentemente si è tenuto un meeting per illustrare le novità diVelòSystem:cosac’èdinuovo?

«Attualmente, come si diceva, abbiamo una trentina di cen-tri sul territorio nazionale che utilizzano strumenti e protocollo comune e, due volte l’anno, viene effettuato l’aggiornamento tecnico e marketing. D’inverno si tengono due master, uno a Milano e uno a Roma, mentre d’estate a Cesenatico, area nella quale è nato, di fatto VelòSystem, si tiene un meeting unico. Nel corso del meeting di Cesenatico, abbiamo presen-tato il nuovo protocollo per la regolazione delle tacchette delle scarpe del ciclista, poi ci sono stati degli aggiornamenti sof-tware; è stato altresì presentato un progetto per la creazione di una scuola di ciclismo per amatori sul territorio.»

Unascuoladiciclismo,dichesitrattaprecisamente?«Molti dei centri che sono legati a VelòSystem proporranno questi corsi per amatori: gli ambiti saranno 4, ovvero la mecca-nica, quindi, per esempio la manutenzione ordinaria della bici, la biomeccanica, quindi come sostituire le tacchette, come re-golare la sella, ovvero quelle operazioni da fare dopo il test di biomeccanica, infine una parte riguardante l’allenamento e una l’alimentazione. A questi, si aggiunge anche il modulo di tecnica e tattica. Proporremo così questa scuola ed ogni modulo si compone di 5 ore, ovvero due serate da due ore e mezza a numero chiuso per amatori. Credo sia la prima esperienza di questo. È un fornire all’amatore tutta una serie di informazioni utili per poter imparare o migliorare il loro approccio con la bici.»

quantoèimportantelaconoscenzadapartedell’amatoredegliaspettidibiomeccanica?«Il ciclismo è uno sport che contiene molto tecnicismo, pur-troppo a fronte di una tecnologia che ha fatto passi da gigan-te, lo stesso non si può dire per gli operatori ed i praticanti. Anzi forse sono cresciuti più i praticanti degli operatori. De-vono crescere le competenze per fare questo sport. Facen-do un esempio, gli studi di biomeccanica sulla postura in bici sono importati perché una postura sbagliata ha riper-cussioni su tre ambiti: perdita del comfort, della performan-ce e in termini di sovraccarichi funzionali e tensioni fisiche. Se il ciclista prende una bici che è perfetta come misu-re, ma non vi monta ad esempio una sella comoda perché non tiene conto della sua conformazione fisica, ne può per-dere sotto questi tre aspetti. Insomma, basta sottovaluta-re anche un singolo e banale componente che ne va della prestazione stessa e, talvolta, anche in termini di salute.»

a cura di NICOLETTA BRINA

Fabrizio Fagioli titolare di VelòSystem

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MEDAGLIA DI BRONZO PER MARCO AURELIO FONTANA

MEDAGLIA OLIMPICAa cura di GIANLUCA BARBIERI

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L’ItaLIa festeggIa La prIma medagLIa oLImpIca deLLa storIa neLLa mtb maschILe

Londra, 12 agosto 2012 – nella giornata conclusiva delle olimpia-di Marco Aurelio Fontana regala una splendida medaglia di bronzo all’Italia e a tutto il ciclismo azzurro.La gara del cross country si è con-clusa con la volata a due con la vit-toria e la medaglia d’oro per il ceco Kulhavy, primo in 1.29.07, e l’argento allo svizzero nino schurter staccato di un secondo. alle loro spalle però il bronzo è tutto di fontana che ha chiuso terzo in 1.29.32. Un risultato importante che regala all’Italia la pri-ma medaglia della storia in campo maschile da quando il cross country fa parte del programma olimpico. si tratta della terza medaglia olimpica per l’Italia della mountain bike alle olimpiadi dopo i due ori conquistati da paola pezzo ad atlanta 1996 e sydney 2000.

sullo spettacolare e tecnico circuito dell’hadleigh farm fontana ha dimo-strato grinta e carattere conducendo la corsa dal primo all’ultimo dei 7 giri

Marco Aurelio Fontana

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previsti in testa, con il terzetto dei migliori forma-to dall’italiano assieme al ceco Jaroslav Kulhavy e allo svizzero nino schurter. giro dopo giro il terzetto ha imposto il suo ritmo tagliando fuori dalla lotta gli avversari. gli unici che hanno pro-vato a resistere rientrando su di loro sono stati il sud africano burry stander e lo spagnolo Jose antonio hermida che però poi negli ultimi due giri hanno definitivamente perso contatto.

Un’impresa straordinaria quella di fontana che è stato più forte anche della sfortuna. nell’ulti-mo giro infatti il biker azzurro in una delle fasi più concitate della gara, in un tratto in discesa molto tecnico, probabilmente a causa delle sollecita-zioni del terreno, ha perso la sella. fontana che però aveva già accusato un piccolo cedimento, ha visto scappare via definitivamente il treno per l’oro con Kulhavy e schurter, però non si è fat-to prendere dall’agitazione e ha saputo reagire con lucidità. L’azzurro ha mantenuto calma e concentrazione e ha continuato pedalando fuori sella, non senza difficoltà, fino al traguardo re-sistendo alla rimonta dello spagnolo hermida e del sudafricano stander, andando così ha pren-dersi meritatamente la medaglia di bronzo.

«Vincere una medaglia alle Olimpiadi era il mio sogno e adesso ci sono riuscito» spiega commosso fontana, quest’anno già tre volte terzo in coppa del mondo e quinto ai giochi olimpici di pechino 2008. «Sono felice è una grande emozione, questa gara era l’obiettivo di un intera stagione, mi sono preparato scrupo-losamente; sapevo di stare bene, ci credevo, ma ogni gara ha la sua storia e basta poco per compromettere tutto, comunque penso di avere fatto la gara migliore da quando corro in mountain bike. Per vincere questa medaglia sono serviti testa e gambe, penso di avere cor-so tatticamente molto bene. Dopo l’episodio

della sella ho cercato di mantenere la calma e reagire ma l’ultimo km e mezzo è stato infinito, gli ultimi metri ho pedalato con il cuore, volevo troppo questa medaglia. Una medaglia che de-dico prima di tutto alla mia famiglia e agli amici che hanno sempre creduto in me e sono venuti anche oggi qui a sostenermi e poi alla squadra e a tutto il movimento del fuoristrada italiano. Siamo una grande squadra, questa medaglia dimostra che ci siamo e spero che possa in-centivare tanti giovani ad avvicinarsi a questo bellissimo sport.»

«Marco oggi è stato davvero straordinario, que-sto bronzo vale quasi come un oro» dice il c.t. hubert pallhuber. «Speravamo in un buon risul-tato, ma conquistare una medaglia alle Olim-piadi non è impresa semplice. Fontana è partito fortissimo e ha corso con grande intelligenza sempre a ruota di Kulhavy e Schurter metten-dosi però in testa nell’ultimo giro e provando anche ad attaccare facendo capire agli avver-sari che non era li con loro per caso. Peccato

per l’episodio della sella, nella mountain bike gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, però non penso che questo episodio abbia influito sul risultato finale della gara. Nell’ultima salita quando Schurter ha attaccato ho visto che Marco pedalava ancora seduto ed è in questo punto che ha avuto un cedimento e si è stacca-to leggermente dalla coppia di testa, quindi pri-ma del problema alla sella. Il ceco e lo svizzero hanno dimostrato di avere qualcosa in più ma Marco ha comunque fatto una prestazione ma-iuscola andando a prendersi questa medaglia importantissima per lui, per la nostra squadra e per tutta l’Italia delle due ruote.» da segnalare anche l’ottimo esordio olimpico dell’under 23 azzurro gerhard Kerschbaumer, protagonista di un grande finale tutto in rimon-ta dalla ventesima alla tredicesima posizione a 2’55” dal vincitore. con questi atleti oggi la mountain bike azzurra può davvero sorridere guardando con fiducia e soddisfazione sia al presente che al futuro.

Gerhard Kerschbaumer

Fiore all’occhiello per l’italia anche Fulvia Tosi, unico giudice donna in questa disciplina

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10° GP CITTà DI GABICCE MARE - MEMORIAL ELIO CLEMENTI

a case badioli di gabicce mare quella di mercoledì 8 agosto è stata una ricchissima giornata dedicata al ciclismo giovanile.sedici le gare disputate in rapida successione e record di adesioni (570 atleti iscritti) provenienti da ogni parte d’Italia hanno onorato il notevole sforzo organizzativo fatto dal nuovo g.c. gabicce mare in collaborazione con l’amministazione comunale per allestire questa riuscitissima classica kermesse pre-ferragostana.

Le gare più importanti della serata

tripla gara per gli allievi divisi in batterie (erano ben 130 gli iscritti alla vigilia).belle vittorie per federico olei della Juvenes cIs rsm, francesco di felice della digiotek team pescara e filippo rocchetti del free photobike.nel frattempo sale nell’aria il profumo delle cozze alla marinara cucinate nello stand a bordo strada nella mega pentola da guinness realizzata dalla ditta sea di gabicce.tra gli Juniores l’azzurrino francesco pedante (acqua&sapone masciarel-li) vince una gara tiratissima ed incerta fino all’ultimo.arrivano i fuochi d’artificio e colorano il cielo di gabicce mare creando uno spettacolo nello spettacolo in attesa del gran finale con gli elite Under 23.Una corsa condotta sul filo dei cinquanta all’ora e successo che va al romagnolo Luca pacioni (team colpack) si conferma infallibile su que-sto traguardo con sette partecipazioni ed altrettante vittorie imponendosi nettamente sul tandem della s.c. reda mokador stacchiotti e riciputi.

alla fine le ricchissime premiazioni come sempre, con il sindaco di gabicce mare, corrado curti, l’assessore allo sport Vittorio annibalini e le varie au-torità sportive con il presidente del c.r. marche, Vincenzino alesiani, mario tittarelli e ferruccio silipigni rispettivamente presidenti dei c.p. di pesaro-Ubino e rimini. presenti anche l’ex professionista pesarese e tre volte cam-pione d’Italia enrico paolini ed il noto giornalista sportivo giorgio martino.Il prestigioso memorial elio clementi (consegnato dal fratello sergio) va al team colpack, società di appartenenza del vincitore della prova e U23 Luca pacioni.

È stata una vera e propria maratona organizzativa con numeri da record ed un successo di adesioni inaspettato.siamo pienamente soddisfatti, ci dice carlo messersì, attivissimo presiden-te del club organizzatore. oltre alle gare abbiamo curato e puntato molto sull’ospitalità, offrendo a tutti gli intervenuti un maxi rinfresco a base di coz-ze, pesche nettarine e dolciumi. La risposta degli sportivi presenti è stata eccezionale, possiamo affermare che gli atleti in gara hanno corso con oltre duemila persone presenti a bordo strada: un colpo d’occhio veramente unico e straordinario! di questo io e il mio staff ne siamo molto orgogliosi.

concludo ringraziando, dal primo all’ultimo, tutti quelli che hanno collabo-rato per la perfetta riuscita della manifestazione, con la speranza di poter riproporre nell’agosto del 2013 un altra splendida edizione.

I NOSTRI GIOVANIa cura di IVAN CECCHINI

Il vincitore della categoria Under 23 Luca Pacioni (Team Colpack)

Luca Pacioni in azione

foto ETTORE BARTOLINI’12

foto ETTORE BARTOLINI’12

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STEFAN KIRCHMAIR è IL TRIONFATORE PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVOSUL PODIO FEMMINILE L’ALTOATESINA ILMER MARINA.

ÖTZTALER RADMARATHON

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a cura di SCoLARI PIzzININI

Uno degLI appUntamentI pIU attesI deL mondo granfondIstIco InternazIonaLe pUnto dI arrIVo per chI ama confrontarsI con se stesso e VIVere Un’emozIone a contatto con La grandezza doLomItIca Ötzta-Ler radmarathon 238 Km e 5.500 m dI dIsLIVeLLo

Sölden/Ötztal (Austria) – sono partiti in 3841 alla 32.ma edizione della Ötztaler Radma-rathon che ha visto in gara 3636 uomini e 205 donne in rappresentanza di 30 nazioni. gli iscritti erano oltre 4.000 sorteggiati tra le 19.000 richieste di partecipazione cresciute visibilmente rispetto alle 15.500 dello scorso anno. clima mite e nuvole hanno accompa-gnato il serpentone, che alle 6.45 è partito da Sölden. L’incognita pioggia è stata scongiu-rata almeno alla partenza e durante la gara, il sole ha accompagnato per diversi tratti i cicli-sti, che si sono cimentati in questa che è con-siderata la gara più dura delle alpi. con i suoi 238 km e 5.500 m di dislivello, è un traguardo personale che, solo chi ha nelle gambe chi-lometri di salite, riesce ad affrontare. anche quest’anno i più numerosi sono stati i tede-schi con 2.343 iscritti, seguiti dagli austriaci con 1.018 e dagli italiani con 715 ciclisti pro-venienti da 73 province. ad aggiudicarsi, per il secondo anno consecutivo il podio della 32°

Ötztaler Radmarathon 2012, competizione ciclistica aperta a professionisti e dilettanti, il tirolese Kirchmair Stefan con il tempo di 7.06.31. Il brutto tempo dei giorni scorsi, non ha in-fluenzato la gara che ha visto una partenza all’asciutto e temperature in rialzo durante la prima parte della giornata, così da facilitare i partecipanti, che nel pomeriggio invece hanno dovuto fare i conti con il freddo e la pioggia. La fatica è il comune denominatore di questa sfida fatte di grandi e lunghe scalate. I passi più duri sono quelli di fine gara, dove lo sforzo richiesto è davvero tanto. Il primo è stato il Kühtai, 18.5 km dopo l’avvio in discesa ver-so il fondovalle del tratto iniziale. alla volta del brennero, il percorso è poi sconfinato in Italia a Vipiteno (bz) per affrontare successivamen-te le salite degli altri due passi, il giovo a 2090 m e il massacrante rombo a 2059 m. al secondo posto, si è classificato il belga bury bart con il tempo di 7.01.03 mentre terzo si

è classificato il locale neurater armin di oetz con il tempo di 7.15.03. sul podio femminile si è riconfermata la belga Vanden Brande Edith classe 1982 Veltec team granfondo che vince per il quarto anno consecutivo con il tempo di 7.51.25 pressochè identico a quello dello scorso anno, che era di 5 centesimi superio-re, davanti all’italiana Ilmer marina a +14.24 e l’austriaca mayer barbara con il tempo di 8.24.09

Una gara contrassegnata dallo sprint del ti-rolese Kirchmair, che ha subito evidenziato un ottimo tempo durante tutto il percorso, trascinando i rivali le cui performances sono state superiori alla media degli scorsi anni con tempi ottimi. senza mai mollare e sem-pre all’attacco, come esige questa granfondo, hanno affrontato con le ultime forze rimaste il durissimo passo rombo con i suoi 2059 m. di altezza e 28.7 km di salita, per poi lasciar-si andare in discesa verso l’arrivo di sölden

alla velocità di 100 km orari. Il giovane ciclista tirolese stefan Kirchmair, classe 1988 è sem-pre stato in gara affrontando per primo il passo rombo a 6.27.39 seguito da bury bart e da armin neurater. Il vincitore riconferma la vitto-ria al tirolo anche quest’anno, dopo che per molti anni erano stati gli italiani a predomina-re, ma che in questa edizione non hanno raggiunto posizioni importanti, al settimo posto il ligure Caddeo Manuele men-tre ottavo il vicentino Cunico Roberto.

«Una vittoria importante, una riconferma che mi fa gioire. Quest’anno, in seguito a una frattura, non ho potuto gareg-giare molto, mi sono concentra-to solo su due, tre granfondo. È sempre una fatica pazzesca, ma sono partito bene e ho te-nuto per tutta la gara con tempi davvero importanti. Per poco non sono riuscito a scendere sotto le 7 ore, ma sono soddi-sfatto e molto felice di questo traguardo».

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puntare su di lui? forse conviene, perché sul podio, bene o male, ci finisce sempre. Lui, appunto, è marco giovannini, 44 anni, autista di argenta, in provincia di ferrara, e neo acquisto della formazione cesenate della speedy nonsolotetti. Lui è uno che vince, insomma. e di ironia in tutto questo, ce n’è davvero poca. passione, determina-zione e, giustamente, la voglia di arrivare prima di tutti gli altri.

Giovannini, da quanto tempo va in bici e da dove è nata questa passione?«Vado in bici dall’età di 16 anni, colpa, si fa per dire, di mio padre e dei miei amici. Mio papà andava e va tuttora in bicicletta: si gira per la zona di Argenta e con lui esco di frequente. È davvero una bellissima espe-rienza poter uscire con lui. Con gli amici invece ho iniziato a gareggiare: sono stati infatti loro a portarmi a fare le prime gare da allievo.»

Una carriera fulminea la sua…«Indubbiamente ho cominciato tardi, ma mi sono sentito subito a mio agio. Ho iniziato

MARCO GIOVANNINI a cura di NICoLETTA BRINA

new entry deLLa speedy nonsoLotettI, L’aUtIsta ferrarese non nasconde La sUa determInazIone: «so razIonaLIzzare Le energIe anche qUando non sono In forma e se mI Va bene, qUaLcosa VInco sempre.»

IL PASSISTA COL VIZIO DI VINCERE

a vincere le prime coppe ed i primi trofei intorno ai 16-17 anni, da allievo. Le qualità c’erano poi ho continuato fino ai 23 anni a correre.»

Da quanto tempo corre nel team Speedy?«In verità è la mia prima stagione con que-sta squadra. Mi trovo molto bene, è un bel gruppo, certo, sono un po’ lontano da casa, ma riesco a rientrare a Ferrara ed a spostarmi con il team nel weekend in oc-casione delle gare. Poi si organizza qual-che pizzata durante la settimana. Il clima è molto bello: sono ragazzi che conoscevo già da qualche tempo, perché ci trovavamo alle gare e ora siamo compagni di squadra molto affiatati».

La descrivono come un passista veloce che non perde occasione per salire sul gradino del podio, è così?«È così (ride, ndr.), sono queste le mie caratteristiche: sono abbastanza potente e veloce e, bene o male, riesco sempre a portare a casa qualche premio. Sono uno sul quale si può contare insomma. Mi sono reso conto che, anche in condizioni

non ideali di forma, sono in grado di razio-nalizzare le forze, sfruttando le mie carat-teristiche e di arrivare a podio. In questa stagione, per esempio, non sono ancora in condizione perfetta, eppure le mie 7-8 gare sono riuscito a vincerle ugualmente. D’altra parte la corsa è comunque una passione ed ho la fortuna di fare un lavoro che mi permette di allenarmi, anche se per me non è un’ossessione.»

Qual è stata la soddisfazione più grande?«La gara più bella che ho vinto è stato il Mon-diale nel 2008: a parte la notorietà nell’am-biente, hai la possibilità di indossare per un anno quella maglia. In più, l’anno successivo ho fatto il secondo posto e mi sono presen-tato, orgoglioso, come l’uomo da battere. Nello stesso anno ho vinto il Giro di Sarde-gna, è stata una bella soddisfazione.»

Prossime gare?«Non mi piace programmare, non voglio che la bicicletta diventi motivo di stress tra preparazione e altro. Ho una famiglia, ho dei figli e quando mi va pedalo. E se va bene, vinco.»

Marco Giovannini in azione

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PROSSIME GARE

IL 16 SETTEMBRE ACCETTA LA SFIDA!

a cura di ENRICo CAVALLINI

Acqualagna (Pu) – nasce dalla fervida mente di Maurizio Rocchi, editore della rivista INBICI, l’idea di una gara tutta nuova, che verrà messa in opera dalle sapienti mani di Loris Ducci, presidente della holiday sport e vice pre-sidente del Team Fausto Coppi di Fermignano. si chiamerà “La Sfida – Trofeo INBICI” e avrà luogo il prossimo 16 settembre ad acqualagna (pu).

«Questa idea mi è venuta in mente per creare una competizione – spiega maurizio rocchi – che unisse le due anime del ciclismo: quello su stra-da e quello in MTB, così come è la nostra linea editoriale».L’idea si basa sul concet-to della staffetta che ve-drà in scena una coppia composta da uno stra-dista e un biker, i quali dovranno dare il meglio di loro stessi nella frazione che compete loro.

I primi a partire saranno gli stradisti, che dovranno percorrere una distanza di 100 chilometri circa sud-divisi in più giri in un circu-ito altamente spettacola-re, capace di raccogliere a sé numerosi spettatori. terminata la sua gara lo stradista giungerà in zona cambio e passerà il testimone al compagno biker, che si lancerà sul circuito ad egli dedicato per percorrere altri 30 chilometri circa. La vittoria andrà quindi al primo biker che giungerà al traguardo.

«Ho voluto creare qualcosa di nuovo – continua rocchi – che andasse un po’ fuori dagli schemi e che fosse altamente spettacolare». La partecipazione sarà limitata a 50 coppie, e sarà “open”, aperta quindi ad amatori, dilettanti e/o professionisti. I componenti della coppia potranno appartenere a società differenti, ma dovranno indossare la stessa maglia.

Il montepremi sarà sicuramente alettante: 3000 € alla coppia prima classificata, 2000 € alla seconda e infine 1000 € alla terza, per un totale di 6000 €.

IL TRACCIATO SU STRADA

Un percorso di 21,7 chilometri da ripetere cinque volte per un totale di 108,5 chilometri. Il dislivello di ogni singolo giro, suddiviso in due salite principali intervallate da uno strappo, è di 318 metri per un totale di 1590 metri complessivi. dopo i primi 500 metri la strada inizia a salire con una pendenza del 6% e punte fino all’8%. seguono qualche rampa e alcuni tornanti per circa 3 chilometri e un breve tratto al 2/3% per 800 metri che porteranno al

gpm. 5/600 metri di falsopiano che precedono i 4 chilometri di discesa che porta a fermignano, dove si passerà al di fuori dalle mura della citta-dina. da qui 2 chilometri pianeggianti porteranno al bivio per affrontare le rampe della seconda salita del circuito. sono circa 3 chilometri con una pendenza media del 4% e massima del 10%. 3/400 metri di falso piano

e poi giù in picchiata per 4 chilometri per la disce-sa tecnica. si raggiunge il bivio che immette nella strada principale in di-rezione di acqualagna a 4 chilometri dall’arri-vo. La strada è ampia e pianeggiante con una tendenza a scendere del 2%. quando si entrerà nel centro abitato verrà segnalato l’ultimo chilo-metro. La zona dell’ar-rivo sarà di circa 300mt con una sede stradale ben conservata e molto ampia. qui sarà situata anche la zona di cambio.Il percorso è altamente spettacolare e si presta ad accogliere curiosi ed appassionati, soprattutto sulle due salite e, ovvia-mente, nella zona di cam-bio, dove gli spettatori

potranno affollarsi per gustarsi i vari passaggi e il cambio del testimone.

Visto nel dettaglio il percorso riservato agli stradisti, andiamo ora alla sco-perta di quello destinato ai biker.

IL TRACCIATO DEL FUORISTRADA

Il tracciato misura 12,7 chilometri per un dislivello di 396 metri da ripetersi due volte per un totale di 25,4 chilometri e 792 metri di dislivello.si parte subito con una salita di 3.5 chilometri con pendenza media dell’8,4% e punte al 17% che porterà alla cima del ronco. si resterà in quota, avvolti da paesaggi mozzafiato per circa cinque chilometri tra numerosi sali e scendi. gli ultimi quattro chilometri saranno di discesa tecnica, ma molto divertente e veloce, che riporterà i concorrenti ad ac-qualagna per riprendere un nuovo giro.sarà quindi compito del biker, una volta ricevuto il testimone in zona cam-bio, concludere al meglio delle possibilità la gara, portando, di fatto, il risultato alla coppia.

non resta che accettare la sfida!

Le iscrizioni sono già aperte sia online sul sito mysdam che in moda-lità canonica attraverso l’apposito modulo che si può trovare sul sito www.teamfaustocoppi.com.

nasce daLLa mente dI maUrIzIo rocchI, edItore deLLa rIVIsta InbIcI. La metterà In atto La hoLIday sport InsIeme aL team faUsto coppI dI fermIgnano. Una staffetta, dUe specIaLItà. 6000 € dI montepremI. non resta che accettare La sfIda.

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DONNE AL COMANDO

ELDA VERONES = LEGGENDARIA CHARLY GAUL. NON C’è DUBBIO.

Il sorriso sempre sulle labbra, elda di profes-sione fa il direttore dell’azienda per il turismo di trento, monte bondone, Valle dei Laghi, in trentino. ma è anche il deus ex machina del-la famosa granfondo dedicata a charly gaul, eppure lei con le bici non ha nulla in comune.ci ha messo il naso qualche anno fa, quan-do il territorio chiedeva a gran voce un evento che facesse promozione e che in-sieme riempisse gli alberghi in un periodo di stanca. detto fatto, elda Verones si è mes-sa in moto ed ecco una gara che è decolla-ta rapidamente.come tutte le donne manager non si ferma

a cura di MARIo FACCHINI

Obbiettivo sulle organizzatrici d’eccellenza

davanti a nessun problema. Lei non li aggira gli ostacoli, li abbatte. ascolta sempre i con-sigli di tutti, li valuta e poi agisce.In pochi anni ha portato la Leggendaria charly gaul a raggiungere traguardi inattesi, e non si è abbattuta quando la gara entrò in un circuito importante come il “prestigio” e ci fu qualche problema sui ristori causato da un disguido nella distribuzione dei prodotti. pronta l’ammissione di colpa, pronta la repli-ca con uno sconto significativo a chi sarebbe ritornato l’anno dopo e pronta la reazione. ha chiamato un nutrizionista, ha deciso di qualificare l’offerta dei ristori con i prodotti

d’eccellenza del trentino, ha organizzato i rifornimenti dei prodotti “in tempo reale” con i furgoni frigo e l’anno successivo i ristori era-no eccellenti.ecco, elda Verones è un vero bulldozer e col suo sorriso riesce a farsi dire di sì anche dalle persone più irremovibili. I maschietti (organiz-zatori) quando c’è un problema si arrabbia-no, alzano la voce, lanciano parolacce. Lei no. Un sorriso, e chi le sta di fronte come può dire di no?È lei che contatta gli sponsor e porta a casa ogni anno contributi e materiali, ma so-prattutto prodotti che qualificano l’evento.

Elda Verones con gli olimpionici Yuri Chechi e Antonio Rossi presenti alla recente Charly Gaul

foto NEWSPOWER CANON

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quest’anno alla gara che ha consumato fiato e muscoli sul monte bondone di tantissimi appassionati c’erano ristori con prodotti tutti del territorio trentino, a parte le necessarie banane (ah, il potassio!). pane fresco pro-dotto appositamente dai panificatori tren-tini, così come le crostatine fresche con la marmellata dei frutti di bosco di sant’orsola, marmellata disponibile anche per spalmare

sul pane, grana trentino, mele melinda, acqua peio e per il pasta party la pasta felicetti e la carne salada del consorzio salumifici trentini.ed è stata lei che con un sorriso si è recata dal com-missario del governo e dal

questore ed è riuscita ad ottenere la scorta delle forze dell’ordi-ne e la chiusura del-le strade per un’ora. e quando ha saputo che a Verona gli or-ganizzatori potevano contare anche sull’e-sercito per il controllo delle strade non si è persa d’animo, ha chiesto un colloquio col comandante della caserma di trento e dopo due minuti si è ritrovata la disponibi-lità di un pullman con 50 alpini.Un fiore all’occhiel-lo di elda Verones è anche la diretta raI di 3 ore. nell’anno in cui raI sport taglia

spazio alle granfondo, quest’operazione ha dell’incredibile. La forza di un sorriso…e che forza. a volte si è portati a pensare che elda abbia un sacco di cloni. La trovi dapper-tutto, sempre pacata e con quel benedetto sorriso ammaliante.Lei sdrammatizza: «Piano, piano con le lodi. La nostra gara è il frutto del lavoro di tanti volontari. Io coordino (ma dai, Elda!), li sti-molo, ma sono loro il cuore della Leggen-daria Charly Gaul. A me piace quando gli albergatori mi chiamano per ringraziare di essersi trovati l’hotel “full”, mi piace quando i concorrenti ci scrivono facendo i compli-menti sulla sicurezza, sui ristori, sull’orga-nizzazione. Mi piace quando ci dicono che ritornano perché si sono trovati bene.»

ci incuriosisce poi il fatto che elda Verones non sia una che pedala: «Beh, in effetti mi sono trovata catapultata in questo mondo per lavoro, io non sono proprio una ciclista, ma una sportiva sì. Amo praticare il trekking e vi-vere nella natura dei nostri luoghi e d’inverno sciare. Però mi piace organizzare e pianificare bene il mio lavoro e penso che questo lo si possa fare anche se non si ha una passione specifica per uno sport. Anzi, spesso in tali occasioni si lavora senza nessun condizio-namento. Sono disposta ad imparare perché vorrei continuare a far crescere la Leggenda-ria Charly Gaul, in cui credo molto».Il mondo del ciclismo e del granfondismo ha bisogno delle donne, donne con le palle…(consentiteci questo appellativo) perché in questi momenti di crisi occorre eccellere, avere eventi di cartello e che diano la mas-sima soddisfazione ai granfondisti, che sono “clienti” e non “portatori di pecunia”, gente che va gratificata sotto ogni punto di vista.allora, donne, fatevi avanti. con un bel sorri-so, ovviamente!

Elda Verones con Elvira Widmann responsabile 118 – Elicotteri – Trentofo

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DALLA VAL DI FIEMME ALLE GRANDI IMPRESE

ALESSANDRO DEGASPERI

Alessandro Degasperi è nato il 23 novembre del 1980 e vive a panchià, una località della Val di Fiemme, assieme a sua moglie federica e suo figlio Luca.La Val di fiemme è anche il luogo in cui si alle-na tutto l’anno. Il punto nevralgico dei suoi alle-namenti è il centro sportivo di Predazzo dove può allenarsi professionalmente e in piena se-renità. spesso sfrutta anche i centri sportivi del cUs trento per allenarsi insieme ai ragazzi del programma UNI.Team.Laureato in economia politica presso l’Univer-sità degli studi di trento con la quale continua una collaborazione in qualità di tutor sportivo del programma Uni.team.allenato da alberto bucci; per consigli medici si affida al dr. nicola bronzini e per riprendersi dagli infortuni o recuperare dagli allenamenti alle fatate mani di sua moglie federica, fisio-terapista.

Per i lettori di inbici cerchiamo di capire meglio chi è Degasperi

Alessandro, spiegaci brevemente cos’è il triathlon e come ti sei avvicinato a questo sport.«Per me il triathlon è uno stile di vita. Mi sono affacciato alla triplice nel 1996, assieme alla Dolomitica Nuoto, squadra allenata da Al-

berto Bucci. Nello stesso anno ho vinto il primo cam-pionato italiano di categoria.A differenza del nuoto, sport al qua-le mi sono affac-ciato tardi, mi sono stato rapito da que-sta disciplina, che mi ha poi accompa-gnato durante tutta la mia evoluzione, passando dalla ma-turità, alla laurea, al matrimonio e al di-ventare padre.»

Quanto conta per te lo sport?«Come credo si sia potuto intuire conta molto, ha condizionato e comunque indirizzato mol-te scelte della mia vita, mi ha fatto conoscere persone stupende (tra cui mia moglie) e mi ha aiutato a crescere come persona.»

Sei marito e padre, atleta professionista e da poco hai intrapreso l’attività lavorativa, come riesci a conciliare il tutto?«È abbastanza difficile, bisogna fare molti sa-crifici e molte scelte, ma d’altronde così è la vita, e lo è anche per moltissime altre persone, con il vantaggio che almeno ciò che faccio mi piace e mi dà soddisfazione.Sicuramente devo ringraziare la mia famiglia, i miei genitori, e soprattutto mia moglie Federi-ca che mi appoggia e mi sostiene, anche nei momenti difficili (che per un atleta sono molti). È grazie a lei, infatti, che ‘va avanti la baracca’, è lei che, nonostante lavori molto, ha il carico maggiore della famiglia, anche se, io cerco di organizzarmi per cercare di darle una mano il più possibile.»

Hai vissuto il triathlon in tutte le sue “for-me”, dall’essere un PO a protagonista del circuito IM 70.3, cosa è cambiato?«In effetti si può dire che abbia conosciuto il triathlon in quasi tutta la sua evoluzione: ho vis-suto la realtà delle categorie giovanili, del pas-saggio dal triathlon no draft a quello con scia,

a cura di DANIELE MoRAGLIA – SPoRT TIME

Alessandro Degasperi continua la sua strepitosa stagione. 3° al TriathlonLong Distance dell’Alpe d’Huez e 3° all’Ironman 5150 di zurigo.

De Gasperi in azione

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da sport non olimpico a sport olimpico, ho visto passare tante persone e tante, invece, rimane-re; evoluzione da un lato e staticità dall’altro.Il mio rapporto con la federazione purtroppo è sempre stato un po’ conflittuale, già da subi-to, quando ero ancora nella categoria juniores. Purtroppo l’ambiente, dal 1996, anno in cui ho iniziato a conoscerlo, non è mai cambiato, non si è mai rinnovato ed è sempre stato gestito in modo quasi feudale da poche persone, poco disponibili al dialogo e al confronto.Sicuramente, dopo aver detto addio a inizio del 2007 alla possibilità di qualificazione olimpica a causa di un infortunio alla spalla che mi ha im-pedito di nuotare per parecchi mesi, ho trovato più serenità e forse la mia giusta dimensione nelle gare più lunghe e senza scia, in partico-lare in quella che era la neonata distanza del mezzo Ironman, noto come Ironman 70.3. Qui ho trovato subito buoni riscontri e ottimi risul-tati. Riuscire a fare il professionista all’inizio è stato un po’ difficile, soprattutto trovare degli sponsor che ti diano la possibilità di allenarti con serenità, e in parte lo è tutt’ora. Ecco per-ché non sono stato mai di fatto atleta a tempo pieno: prima ho studiato, e ora mi sto comun-que organizzando per il futuro.»

Quanto conta l’alimentazione? Cosa mangi?«Ti dirò: mangio tanto. Ho sempre fame e se cerco di fare delle diete per perdere magari un chilo o due mi alzo la notte con la fame. Quindi, ho deciso di mangiare un po’ di tutto, cercan-do di evitare il più possibile i grassi, soprattutto quelli saturi, ma senza seguire un regime parti-colare. L’unica cosa cerco di privilegiare i car-boidrati durante il giorno e le proteine la sera, senza però mai escludere completamente gli uni o gli altri all’interno di ogni pasto.»

L’episodio più bello e quello più brutto lega-to alla vita da atleta?«Gareggiando molto, episodi belli e brutti ce ne sono tantissimi e, purtroppo o per fortuna, molti passano nel dimenticatoio o si affievoliscono. Ri-cordo ancora bene la grandissima soddisfazione che ho avuto nel vincere i miei primi campionati italiani categoria allievi nel primo anno di attività e il secondo posto al primo 70.3 a cui ho parteci-pato, praticamente 10 anni dopo proprio in quel Wiesbaden dove gareggerò nei prossimi giorni.I momenti brutti forse sono anche di più di quelli belli, ogni volta che avviene un’ infortunio, oppu-re una caduta in bicicletta, oppure una gara che va male e non capisci il perché.»

Il sogno?«Ora come ora è quello di vincere il mondiale 70.3, anche se più realisticamente sto ancora aspettando la vittoria di una gara del circuito. Vuoi perché rientro sempre nelle gare più par-tecipate, vuoi perché a volte sbaglio qualco-sa, vuoi perché a volte gareggio troppo e for-se non arrivo al 100% in alcune gare, ho una collezione di podi e di top 5 impressionante e ancora nessuna vittoria.»

Cosa consigli ai giovani che vogliono avvi-cinarsi al triathlon?«Di farlo per divertirsi, senza cercare il risultato subito e a tutti i costi. È molto importante la costanza, perché solo costruendo un po’ alla

volta delle basi solide, si potranno poi ottenere i miglioramenti e quindi i risultati attesi.»

Tra non molto sarai impegnato ai Campio-nati Europei di Ironman 70.3 di Wiesbaden, obiettivo?«A dire il vero non lo so. Ho partecipato il 25 lu-glio al Triathlon dell’Alpe d’Huez, long distance; era la mia prima gara sopra le 4 ore e ho faticato a recuperare più di quanto pensassi. Ho avuto un ottimo riscontro, al di la del terzo posto ot-tenuto, ma temo di aver un po’ compromesso questa gara. Proverò comunque a fare un nuoto e una bici al massimo e poi valuterò la situazione di corsa in base alle sensazioni e all’andamento della gara.»

A settembre, invece, sei qualificato sia per partecipare alla finale del 5150 di Des Moi-nes che ai Campionati Mondiali di Ironman 70.3 di Las Vegas. Ci sarai?«Ho deciso, anche a causa di questo rallenta-

mento della preparazione dopo l’Alpe d’Huez, di rinunciare al mondiale di 5150 e di concentrarmi su quello di 70.3. Spero di migliorare il decimo posto dell’anno scorso, anche se il livello in que-ste gare è sempre più alto e gli avversari sempre più numerosi.»

Hai qualcuno da ringraziare?«Come già detto mia moglie e mio figlio, che sono i miei primi tifosi e coloro che mi danno la gioia e la tranquillità per andare avanti; i miei genitori, che anche loro mi hanno permesso di coltivare i miei sogni e su cui posso sempre contare, e i miei suoceri, anche loro sempre di-sponibili ad aiutare e ottimo punto di appoggio.Al di là della famiglia ringrazio il mio allenatore e ‘stratega’ Alberto Bucci, nonché socio dell’at-tività di cui faccio parte (Sport Time) e gli altri due, Ivan e Daniele, che si sobbarcano spesso il lavoro più grosso.In ultimo i ragazzi dell’UNI.Team. Trento, ottimi compagni di molti allenamenti.»

RISuLTATI

2012

2° Ironman 70.3 Italy 3° Ironman 70.3 Sri Lanka3° Triathlon Long Distance Alpe d’Huez3° Ironman 5150 Zurigo4° Ironman 70.3 St. Poelten (AUT), St. Croix (US Virgin Island) e Singapore

2011

10° Ironman 70.3 World Championships 2° Ironman 70.3 Italy 3° Ironman 70.3 South Africa4° Ironman 70.3 St. Poelten (AUT)5° Ironman 70.3 San Juan e St. Croix2° 5150 Darmstadt (GER)4° 5150 Liverpool (UK)

2009

3° Ironman 70.3 Switzerland e Texas

2008

2° Ironman 70.3 European Championship

2007

2° Ironman 70.3 European Championship

2006

13° European Championship, Autun (FRA)

2005

10° World Cup, Corner Brook (CAN)13° European Championship, Losanna (SUI)

2004

9° World Cup, Amburgo (GER)

2002

3° U23 European Championship7° U23 World Championship

Medaglia d’argento ai Campionati Italiani 2005, 2007 e 2008

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Colazioni e aperitivi con ricco buffet

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LA NOTTE MAGICA DI SQUARCINA E CAPECE

CIRCuITO DEL CASTELLO

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a cura di GIANLUCA BARBIERI

La settIma edIzIone deL “cIrcUIto deL casteLLo” sI rIcorderà come L’edIzIone deI record: dI caLdo, ma anche dI pUbbLIco e partecIpantI. La gara, sotto L’egIda deLL’acsI padoVa, era VaLIda come tappa deLLa coppa coLLI eUganeI abILmente organIzzata daL team estebIKe gUIdato da renzo zordan, ILarIo merLIn e francesco meneseLLo.

già arrivando dalla statale 10 per raggiunge-re este (pd), si capiva che stava succedendo qualcosa nel centro storico della città euganea. ben oltre 10.000 watt di luce sono stati installati per illuminare il rettifilo d’arrivo allestito all’om-bra del castello marchionale degli estensi, sede della settima edizione di questa Kermesse, che quest’anno ha dimostrato di piacere ai bikers di tutto il Veneto e non solo, viste le importanti pre-senze extra regionali. Una gara particolare, svi-luppata su un tracciato misto di 1350 mt e 36 mt di dislivello al giro, che ha messo a dura prova il cuore dei bikers, ma che ha proposto la possibi-lità di guidare la bike e fare vera mtb, anche nelle ore serali di fronte ad un numerosissimo pubblico assiepato lungo le transenne a tifare tutti, dimo-strando senso sportivo e fair play.erano previste 4 batterie da 25 minuti + un giro, che raggruppavano le varie categorie. alle 19,45 sono partite: super g, donne e primavera. a dire il vero qui c’è stata una partenza anomala, ma alla fine ha vinto il migliore.In questa batteria si sono distinti i ragazzi del team pederzolli di arco di trento della cat. primavera, con stefano bertamini, primo assoluto di batteria,seguito da matteo zanon (due torri rovigo).nella categoria sga giampietro garofolin (club colli euganei) l’ha spuntata su paolo chiodetto (cicli morbiato) e maurizio cherubin (biciverde monselice)

nei super b, Luigi In-glesi (san bortolo) pre-valeva su graziano mo-sca (due torri).In campo femmini-le, monica squarcina (estebike), atleta di casa, dopo una par-tenza, come detto, anomala, ha dovuto in-seguire per agguantare la prima posizione bat-tendo l’avversaria ed amica Luisa de Lorenzo poz (mtb biga) e giun-te prime due assolute in batteria; le due sono state seguite da miriam agosti (restena bike) e marina allegro (111 team), per la categoria donne b. nelle donne a dominio di Valentina donà (tbike) seguita da elisa cappellari (stones

bike) e marta masato (euganea bike)

alle ore 20,30, guido barbato, coadiuvato dal due dei giudici acsI andreose - ruzzarin spea-ker della serata, dava il via di una sconda batteria agguerrita, che prevedeva gentleman e debut-tanti assieme.qui è stata una vera lotta: nei gentleman enrico bailoni (sc barbieri) doveva tirare fino alla fine, poichè marcato a vista da roberto ambrosi (falchi di tuxon), arrivato a soli 9”, mentre terzo

giungeva Luca selmin (estebike). nei debuttanti nicolò galetto (2 torri) dominava la gara seguito a 2’ da mattia righetto (t-bike).

ore 21,15, partiva la terza batteria di gare; a que-sto punto già la torre faro con i 10.000 watt era in funzione. partenza a razzo per le categorie Vete-rani e cadetti; qui i tempi sono stati micidiali: nei Veterani ci ha pensato gianfranco mariuzzo (ftp Industrie) a mettere il sigillo nella categoria, ma il più veloce della batteria e in assoluto dell’intera serata in questa edizione del circuito del castello è stato il romagnolo mattia capece (Ktm forti e li-beri) che con un tempo di 28’03” stabiliva un vero record per questa gara.nella categoria veterani secondo e terzo si sono piazzati rispettivamente davide battistello e an-drea cogo ambedue del team Xdrive.nella categoria cadetti, invece, secondo e terzo si sono piazzati gianluca boaretto (racing bike) e daniel boschetto (cicli olympia).

nella quarta ed ultima batteria due sono stati i protagonisti: manuel piva (stones bike) negli Ju-nior e christian fabbri (team passion faentina) nella categoria cadetti. Una gara tiratissima, dove i due, anche se non erano della stessa categoria, hanno dato vero spettacolo, specie nella parte collinare retrostante il castello e dove erano as-siepati gli appassionati di questa specialità legata alle ruote grasse pedalate.I due alfieri di categoria hanno preceduto rispetti-vamente: filippo Lazzarotto (Xdrive) e boschetto emanuel (euganea bike) negli junior; mosè sa-vegnago (restena bike) e raccanello francesco (2 torri).

La vincitrice Monica Squarcina del Team Estebike

Il vincitore Mattia Capece del Team KTM Forti e Liberi, intervistato dopo l’arrivo

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DUE SPLENDIDE GIORNATE DI SOLE PER ASSEGNARE LE MAGLIE TRICOLORE

CAMPIONATI ITALIANI MTB DH SESTRIERE

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Una grande VIttorIa qUeLLa dI Lorenzo sUdIng aI campIonatI ItaLIanI dI sestrIere. L’atLeta deL team pILa bLacK arrows sI LaUrea campIone ItaLIano 2012 VIncendo sULLa VeLoce pIsta ItaLIana daVantI a gIanLUca Vernassa (de-VIncI gLobaL racIng) e a cLaUdIo cozzI (gt 360 degrees). fra Le donne VInce eLIsa canepa (rIVIera oUtdoor), se-conda cLassIfIcata aLIa marceLLInI (torpado sUrfIng shop). tUtto sotto L’ottIma regIa deLLo scI cLUb sestrIere.

È stato il sole del sestriere, ormai capitale italia-na del down-hill, ad accogliere, come lo scorso anno, il campionato Italiano di mtb dh, sulla or-mai rinomata pista down tower che si snoda sul monte fraiteve. Una pista tecnica molto spetta-colare, che è stata anche “omologata” da world cup dai fratelli atherton in una loro sosta nel comprensorio alpi bike resort del quale sestrie-re fa parte. Il bike club sestriere, facente parte dello sci club sestriere (presieduto da alessan-dro garrone – Vice pres. erg spa), organizza-tore dell’evento, ha visto premiati tutti i suoi sforzi

con i 354 atleti iscritti ed i 328 al cancelletto di partenza, record assoluto di partecipanti del-le ultime edizioni della rassegna tricolore. 76 le squadre presenti provenienti da tutta Italia, isole comprese. quella del sestriere è una località che piace, mentre la down tower è una pista che entusiasma i bikers ed offre uno spettacolo dal vivo unico al pubblico presente lungo il suo fet-tucciato. dal traguardo, posto al centro del pae-se, lo spettatore può godere di un ampia visuale di buona parte dei 2 Km di discesa mozzafiato, che dai 2345 metri del monte fraiteve si precipita ai 2035 del colle di sestriere (dislivello totale di

390 metri). Un tracciato non da “scendere” ma da “aggredire” reso tecnico e fisico dai numero-sissimi passaggi delle ultime giornate, questo il parere dei bikers all’arrivo.

La pista si presenta su un pendio spoglio di alberi nel primo tratto con curvoni molto veloci e salti adatti a tutti da aggredire o affrontare in maniera soft. dopo il primo toboga velocissimo ci si butta in un tratto di bosco con contropendenze impe-gnative sino ad arrivare al famoso ponte di legno che porta poi sui due spettacolari salti che hanno

offerto grande spettacolo al pubblico. Il tratto finale, poi, ha raccolto tantissime per-sone con il temuto rock gar-den che ha mietuto vittime illustri come alia marcellini, e walter belli che ha cercato di ingoiare in un colpo solo tutta la pietraia beffato poi dalla sponda finale che lo ha fatto cadere quando aveva forse il miglior tempo. a lau-rearsi campione Italiano di specialità per il terzo anno consecutivo, è l’atleta del team pila black arrows, Lo-renzo suding, con il tempo di 3’17.22, che precede di poco più di 2 secondi il por-tacolori della devinci global

racing, gianluca Vernassa, giovanissima pro-messa della mtb downhill (3’.19.85). terzo al tra-guardo, claudio cozzi del gt 360 degrees con il tempo di 3’23.41. tra le donne bella rivincita per elisa canepa del riviera outdoor, 2° l’anno scor-so a causa di problemi meccanici, che si impone con il tempo di 3’58.88 sulla campionessa italiana in carica, alia marcellini del torpado surfing shop che chiude con 4’13.46; terzo gradino del podio per Veronika widmann del egna neumarkt con il tempo di 4’23.22. continua con questa due giorni l’inesorabile ascesa del colle di sestriere e della pista down tower nei cuori degli appassio-nati della disciplina e prosegue l’obiettivo dell’alpi bike resort di diventare una bike destination dove quantità e qualità dei percorsi si accompagnano ad una serie di servizi di alto livello.

Sci Club Sestriere – Bike Club Sestrieretel. 0122-76.154 / www.sciclubsestriere.it [email protected] poncet (direttore) cell. 348-654.2690simona novara (responsabile comunicazione) cell. 338-597.7089

Alpi Bike Resortpinerolo tel. 0121-794.003 www.alpibikeresort.com / [email protected]

Hotel Cristallo****sestriere tel. 0122-750.707 www.cristallohotel-sestriere.com

La premiazione con tutte le maglie tricolore dei neo laureati Campioni Italiani nelle varie categorie.

Il Campione Italiano 2012 Lorenzo Suding in azione sulla Down Tower del Sestriere.

a cura di LEoNARDo oLMI

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foto OMAR PISTAMIGLIO

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LESSINIA BIKE

PIRAZZOLI-GADDONI COPPIA D’ORO ALLA LESSINIA BIKE

Lessini preda dei romagnoli. Lo scorso 29 luglio mirko pirazzoli ed elena gaddoni hanno piazza-to l’artiglio vincente sulla Lessi-nia bike, in trentino, precedendo grossi calibri come marzio deho e thomas paccagnella al maschile, e Lorenza menapace e Lorena zoc-ca al femminile nella quarta tappa di trentino mtb.Una giornata di vera estate ha ac-colto i circa 1.000 bikers sull’alti-piano al confine con il Veneto, e la festa è stata grande per tutti, con un colpo d’occhio notevole fin dalla partenza dai prati di malga fratte.dopo una passerella di alcune cen-tinaia di metri in zona partenza, il serpentone di concorrenti si era già sfilacciato al primo passaggio in salita del monte corno e in testa transitava un trio formato da piraz-zoli (già vincitore di questa gara

mIrKo pIrazzoLI VInce La LessInIa bIKe daVantI a marzIo deho e thomas paccagneLLa. assoLo dI eLena gaddonI ImprendIbILe per Lorenza menapace e Lorena zocca. cIrca mILLe bIKers aL VIa dI sega dI aLa (tn) e soLe a VoLontà. La LessInIa bIKe era qUarta proVa dI trentIno mtb.

a cura di NEWSPoWER

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nel 2007), Johannes schweiggl e dal bellunese mirko tabacchi, con subito a seguire agostino andreis, Ivan degasperi e marzio deho. alla Lessinia bike, il berga-masco era reduce da un’ottima anche se sfiancante transalp, e le intenzioni erano comunque quelle di vincere, per la quarta volta in carriera, sui lessini tren-tini. tuttavia, il suo esordio non è stato dei migliori, con una foratu-ra tanto per… cominciare. I successivi chilometri, di rientro in zona partenza e poi su fino a passo fittanze e al monte cor-netto, sono stati di continuo studio nella testa della corsa, nessuno osava attaccare e nes-suno lasciava scappare nessu-no. così, alla seconda risalita per il monte corno, con le mucche al pascolo e osservatrici speciali, il trio davanti aveva solamente in-vertito l’ordine di transito ed era schweiggl a tirare tabacchi e pi-razzoli, mentre a soli 5” c’erano i soliti andreis, deho e degasperi. pochi chilometri per rifiatare, ed ecco la lunga salita di monte ca-stelberto, fino a 1760 metri, dove gli amanti delle scalate hanno sempre di che gioire. e mentre la coppia pirazzoli-schweiggl in-seriva il turbo, deho combatteva la sua guerra con gli pneumatici e forava per la seconda volta, ma questo non lo faceva demordere perché a metà risalita era ancora terzo a 1’ dai primi, mentre dalle retrovie spuntava la maglia dell’elet-troveneta corratec del “diesel” paccagnella. giunti ai 1.760 metri del castelberto, Johannes schweiggl decideva che quello era il momento giusto per liberarsi dello scomodo com-pagno di fuga, ma dopo poche centinaia di metri di momentaneo allungo era costretto ad accostare per un guaio meccanico che, in definitiva, lasciava campo libero al bolognese pirazzoli verso il suc-cesso. «Probabilmente avevo un mezzo migliore che in discesa mi ha permesso di guidare con relativa agilità», ha commentato il vincitore al traguardo, «anche se non posso negare di avere avuto anche un po’ di fortuna dalla mia».e mentre pirazzoli gioiva nel parterre e posava per le foto di rito, la gaddoni ne seguiva il buon esempio in gara, e, a differenza del compagno, poteva farlo anche senza troppa difficoltà, visto che la sua leadership non è mai stata messa in discussione. dall’inizio alla fine, infatti, la romagnola ha comandato la Lessinia bike al femminile distaccando progressivamente le varie menapace, paolazzi, zocca, segalla e cerati. sul traguardo è giunta con 3’37” di vantaggio sulla trentina menapace e quasi 9’ sulla veronese zocca. «Ho fatto la mia gara, senza mai preoccuparmi di quello che succedeva dietro. Ho anche preso un sasso in faccia, ma fortunatamente indossavo gli occhiali e non mi sono fatta nulla», ha commentato a caldo la roma-gnola dopo la gara.La Lessinia bike era quarta delle sette tappe di trentino mtb e face-va parte anche dei circuiti prestigio e garda challenge. nella giornata di sabato, gli organizzatori della società ciclistica ala hanno organizzato anche la prima edizione della mini Lessinia bike per i più piccoli e il divertimento non è mancato nemmeno in questo caso con oltre 70 piccoli bikers a gareggiare in sella e godersi il nu-tella party finale. al comitato organizzatore sono giunti complimenti da tutti gli atleti in gara con una richiesta di allungare ancora il tracciato fino ad arrivare ad una marathon. Luciano baldi e il suo team hanno già iniziato a farci un pensierino, ma per ora si sono limitati a rinnovare l’invito a tutti per la Lessinia bike 2013.

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Mirko Pirazzoli taglia il traguardo da vincitore del Lessinia Bike 2012La vincitrice Elena Gaddoni

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antico centro di origine etrusca che costituisce il confine naturale tra i rigogliosi boschi della Val di merse e le classiche colline delle “crete”.siamo stati accompagnati dai ragazzi del rosia bike, organizzatori della granfondo, a scoprire questi territori, che a nostro parere, nascondono tutto ciò che l’anima “zingara” del biker si aspet-ta: luoghi da scoprire, sentieri divertenti e tecnici al punto giusto, salite impegnative, ma non im-possibili e tanta, tanta natura, il tutto condito con castelli abbandonati nei boschi e siena a soli 10 minuti d’auto.rosia, sede della granfondo, presenta alcuni scorci caratteristici, come il campanile di san giovanni battista, con le sue bifore, trifore e qua-drifore, che domina tutto il paese, fungendo da riferimento per tutto il territorio, ma anche il borghetto di torri, all’interno del quale la gara disegna i suoi primi metri, posto in collina e usato per sgranare il gruppo alla partenza. arriva-ti in vetta, poi, dopo tutta una serie di sali scendi, arriva la vera chicca per il biker incallito: la discesa della filicaia; una di-scesa a tornanti, con

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TERRE DI SIENA

ALLA SCOPERTA DELLA VAL DI MERSE

sono bastati dieci minuti dall’uscita di siena ovest, per arrivare in un territorio diverso da quello che un normale turista si aspetta andando in toscana o meglio ancora in terra senese. Un territorio definito da chi vi abita “schietto”, che ti guarda dritto negli occhi, ma che ti ispira imme-diatamente fiducia, al punto tale che quando si incomincia a conoscerlo e poi lo si deve lasciare, ci si porta a presso un bel po’ di nostalgia. parliamo della Val di merse sede dell’omonima granfondo di mountain bike che da ben dieci anni sta diventando un appuntamento fisso della stagione dei bikers toscani e non solo. Una zona che a sorpresa non presenta il classico paesag-gio “pubblicitario”, dove le colline colorate dalla terra e dal grano si confondono con l’azzurro del cielo, ma un territorio quasi montano, ricco di ve-getazione, torrenti, single track divertenti e luoghi tutti da scoprire, che solo a piedi o con la bike si riescono a raggiungere.sono quattro i comuni che compongono la Val di merse, per i quali è stata creata una Unione: Sovicille, Suavis Locus Ille, “quel luogo soave” immersa nei boschi e nella storia, con la sua fra-zione rosia sede della granfondo; Chiusdino, che diede i natali a san galgano e dove si eleva la famosa abbazia a cielo aperto sovrastata dalla cappella di montesiepi, sacrario della leggenda-ria “spada nella roccia” di re artù; Monticiano, capitale del presidio naturalistico che si identifica nelle valli del farma e del merse, quest’ ultimo fiume dal quale prende il nome la valle e Murlo,

a cura di GIANLUCA BARBIERI

a pochI chILometrI daLLa cIttà deL paLIo, sI scopre Una terra senza “bIgLIetto da VIsIta”, ma che nasconde sorprese e percorsI a mIsUra dI bIKers.

terreno drenante e ottimo per le ruote artigliate, che manda in estasi i cultori delle ruote grasse: qui il divertimento è assicurato e la parte finale sfocia in un ponticello con relativo strappetto che se non viene affrontato col rapporto giusto, co-stringe a scendere di botto dalla sella.La ciliegina sulla torta arriva quando, di fronte ad un bivio, su una freccia si legge la scritta: “Ca-stiglion che Dio Sol Sa”. qui la curiosità regna sovrana, si abbandona il tracciato e a sorpre-sa, rimaniamo senza fiato, quando dalle fronde verdi della macchia senese, nascosto, spunta un castello abbandonato, ma rimasto in ottime condizioni: castiglion balzetti. questo e tanti altri scorci, poi, ci hanno accompagnato lungo il trac-ciato di gara e le sue varianti, attraverso i fiumi e le

abbazie della Val di merse, un territorio misterio-so, dove il silenzio regna sovrano, dove i riflettori non si accendono spesso e per questo territorio rimasto integro ed esclusivo per il vero viaggiato-re, che sa dove cercarlo e che appena impara a conoscerlo, non lo potrà scordare mai.La granfondo Val di merse è una di quelle gare che non godono di blasone, ma che presenta-no un’organizzazione di alto livello, curando tutti i fondamentali sulla sicurezza e sull’ospitalità; è una manifestazione che vale la pena conoscere assieme al suo territorio, poiché riesce a mixare sport, natura e cultura in un modo talmente omo-geneo che chi ne viene coinvolto poi non può che lasciarci il cuore. tutte le info sulla granfondo Val di merse su www.rosiabike.it , mentre per viaggiare in bici da queste parti basta cliccare su www.terredisienainbici.it

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Il primierotto della tX active bianchi dome-nica 5 agosto ha “sfrecciato” da protago-nista sui binari della “Vecia ferovia dela Val de fiemme”. partito da ora in orario (9.30) è arrivato come un treno a piazzol in anticipo di 2’39”, segno che oltre a vincere la 16.a edizione, quinta tappa di trentino mtb, ha fatto suo anche il record (1h22’12”). Veloce ed in perfetto orario anche l’altra trentina Lorenza menapace che aveva staccato un biglietto per la “prima classe” e le è andata bene, nonostante la presenza di avversarie molto quotate.La “Vecia ferovia” è una competizione par-ticolare, sempre molto affollata (iscrizioni bloccate a quota 1500), che piace ai cam-pioni tanto quanto agli “escursionisti”, addi-rittura 400 quest’anno e dunque una gara promozionale sotto tutti gli aspetti. come di consueto per la Vecia ferovia, il sole ha accompagnato il convoglio lungo tutti e 39 i chilometri di gara, giornata cal-da e senza polvere grazie alla pioggia della

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TONY LONGO VIAGGIA IN “PRIMA CLASSE”.

a cura di NEWSPoWER

La 16a edIzIone deLLa VecIa feroVIa deLa VaL dI fIemme (tn) È Un sUccesso. Longo scappa a metà gara e non Lo prende pIù nessUno. casagrande È 2°. tra Le donne menapace mette tUtte d’accordo, anche serena caLVettI. La qUInta tappa dI trentIno mtb rIconferma tUttI I sUoI Leaders.

foto NEWSPOWER CANON

notte precedente e, altra consuetudine, con tanta gente ai bordi del tracciato. Il percor-so ricalca gran parte di quello utilizzato fino agli anni ’60 dal trenino che saliva dalla Valle dell’adige, con gallerie, viadotti e stazioni restaurati e la massicciata trasformata in pi-sta ciclabile.di grossi nomi per la 16.a edizione ce n’era-no a bizzeffe, e sono stati loro a movimen-tare le prime fasi di gara: pallhuber, mensi, Longo, medvedev, porro, fruet, schweiggl, casagrande, franzoi, bianchi, bettelli ed il colombiano arias cuervo.fino a metà gara il gruppo dei migliori ha mo-nopolizzato l’attenzione, tenendo alto il ritmo con l’intento di limitare le fughe. ci ha prova-to mensi, che come una scheggia è andato ad aggiudicarsi il traguardo volante di pinza-no, ci ha provato due volte tony Longo e la seconda è stata quella giusta. dopo doladiz-za, è scattato alle spalle dei migliori come un furetto e dopo poche pedalate era già davan-ti a fare marameo. I suoi rivali lo hanno visto

solo a piazzol, sopra molina, con la corona d’alloro al collo, forse un po’ invidiosi delle vallette di trentino mtb pronte a dispensare baci al solo vincitore.poco prima di san Lugano la gara aveva già una fisionomia ben precisa. alle spalle del corridore della bianchi c’erano il colombiano arias cuervo e casagrande, poche lunghez-ze più dietro il bergamasco Johnny catta-neo. Un minuto il distacco dei tre da Longo. dietro, staccati di altri 30” fruet, franzoi, porro, righettini, bettelli e schweiggl tenta-vano vanamente l’aggancio.Il traguardo volante di castello di fiemme era preda di Longo, dietro la situazione per il po-dio era ancora fluida con tre pretendenti per due scalini. tutto si decideva sul muro della pala, una ripida, breve ma intensa salita a 4 km dall’arrivo, e sulla successiva insidiosa discesa.a poco meno di un minuto dal nuovo record di Longo, francesco casagrande metteva tutti d’accordo e regolava cattaneo e quindi

uN TRENO DI SuCCESSO A “LA VECIA FEROVIA”

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arias cuervo. per il quinto posto la spun-tava mensi su franzoi, sempre più perfor-mante nella mtb lui che è campione di ci-clocross, quindi fruet e schweiggl.La gara femminile ha visto protagonista assoluta Lorenza menapace, che ha smal-tito bene le fatiche della transalp. ha avuto ragione addirittura di serena calvetti (neo tricolore U23 e con quasi metà degli anni della trentina) che ha regolato Vania rossi. subito dietro la rivana claudia paolazzi. In-somma una bella quinta tappa di trentino mtb con un… treno di complimenti per gli uomini della polisportiva molina.

a dare il via alla Vecia ferovia c’era francesco Longo, l’ultimo capotreno del trenino che fino agli anni ’60 saliva da ora. ha dato lo start con paletta e fischietto.

In gara c’era anche Katerina neumannova, campionessa olimpica e mondiale di sci di fondo e cittadina onoraria di tesero, un paese poco distante da molina. La neumannova (11.a assoluta tra le donne) è stata la prima donna a partecipare alle olimpiadi sia invernali che esti-ve, guarda caso di mtb (1996).

mallet era la locomotiva a vapore che saliva lungo i binari della Val di fiemme, e mallet è il nomignolo dato ai veterani che hanno preso parte a tutte le edizioni della Vecia ferovia. chi le ha corse tutte ed ha impiegato meno tempo è stefan Ludwig che in 16 edizioni ha pedalato per 21h52’06”.L’ultimo dei sei mallet è angelo corradini, e ne va fiero! Il suo tempo totale è di 38h01’22”, un’e-ternità. corradini, non più giovanissimo (anagra-ficamente ce lo consentirà…) è il segretario dei mondiali di fiemme 2013, segretario generale della worldloppet e vicepresidente della marcia-longa. con gli sci stretti se la cava bene, è un autentico sportivo.

nel 2013 la Val di fiemme ospiterà per la terza volta i campionati del mondo di sci nordico, un evento che a fine febbraio gli sportivi non pos-sono perdere.Una curiosità tra le tante: a differenza di altre or-ganizzazioni mondiali in Val di fiemme hanno ulti-mato gli stadi un anno prima delle gare! La stessa filosofia di grande organizzazione coinvolge an-che la Vecia ferovia. e se ne volete sapere un’al-tra, i mondiali 2003 della Val di fiemme sono stati il primo evento eco-certificato al mondo, quello del 2013 sarà il primo “accessibile” a tutti i disa-bili, ma non solo con stadi e strutture senza bar-riere architettoniche, ma con una vallata aperta a tutti, anche ai celiaci e a chi ha allergie alimentari.

CuRIOSITà: La “Vecia ferovia”, oltre che per la grande or-ganizzazione, si distingue anche per il ricco montepremi, sia in denaro che in materiali.Longo, a parte i premi di classifica previsti dal regolamento, ha vinto una forma di formaggio

Lagorai (1° gpm) e 150 euro per il tV “Lauro de-francesco”. si è aggiudi-cato anche una bicicletta elettrica dinghi e 250 euro per il 2° posto della cro-noscalata. I vincitori tra i master oltre al denaro hanno vinto tutti un pre-zioso orologio Locman. per la cronoscalata c’e-rano premi per un totale di 2400 euro. anche la prima donna si è portata a casa una bici elettrica e le prime dieci hanno ricevu-to ricchi premi come una torpado Light pro, un rul-lo professionale, skipass stagionali ecc.

Le bici elettriche impaz-zano. Un appassionato, e non certo giovanissimo, ha percorso tutto il traccia-to di gara con una e-bike. davvero un bel test.

nella terza galleria delle cinque disseminate sul percorso, è stato instal-lato un altoparlante che riproduceva il fischio del treno ed il rumore dei va-goni sui binari. più d’un concorrente preso dal-la concentrazione per la gara si è spaventato!

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Tony Longo festeggia l’arrivo

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Una guida cartacea per illustrare i percorsi più belli che si avventurano nell’entroterra dell’alta Valle del savio. ad uso e consumo dei biker che potranno rinvenirvi non solo percorsi, ma anche indicazioni utili per sco-prire più facilmente ciò che gli itinerari na-scondono, vale a dire vedute panoramiche o tracce della storia del passato. Una quaran-

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ALTA VALLE DEL SAVIO

[email protected]

a cura di NICoLETTA BRINA

tina di pagine (costo 8 euro) e l’alta Valle del savio è a portata di tasca. ad illustrare i con-tenuti della guida, massimo bardi, insieme a cristian abbondanza, ideatori del libretto.

Com’è nata l’idea di realizzare questa pubblicazione?«L’idea è nata da una chiacchierata tra amici,

nel senso che avevamo per le mani una gui-da del Trentino e ci siamo soffermati sul fatto che ci sono tante manifestazioni nella nostra zona che hanno lo scopo di valorizzare questo territorio, ma di guide – che noi sappiamo – non ne sono state realizzate. Ci siamo quindi indirizzati verso la mtb e gli amanti di questa specialità, poiché molto spesso li ritroviamo in questi territori.»

Com’è stata realizzata la guida?«Ci siamo affidati ad una guida del territorio e sono così stati tracciati percorsi con difficoltà diverse, sia a livello di pendenze che di chilo-metri, al fine di rispondere a tutte le esigenze, dal neofita a chi ama i percorsi più difficili.»

Com’è strutturata?«Vi si trova una introduzione che racconta della Valle del Savio, ci sono 12 percorsi illustrati in dettaglio: il verde rappresenta un percorso fa-cile, l’arancio l’intermedio, il rosso quello inten-so. Sono presenti anche l’altimetria con punte massime, i tempi medi di percorrenza, il disli-vello e la facilità. A ciò si associa ovviamente una breve descrizione del contesto con le ca-ratteristiche del percorso, le zone d’interesse, oltre ad una cartina più ampia.»

è una sorta di guida turistica?«Assolutamente no, è una guida nata ad uso e consumo dei ciclisti, seppur indicante, nel-la sua parte finale, quelli che sono i partner, vale a dire i ristoranti, gli alberghi ed i luoghi da noi consigliati. Si va da Sarsina e Ver-ghereto, fino alla Valle del Bidente ed è una iniziativa che, in ogni caso, non pare avere precedenti, quantomeno per questa zona.»

In quest’area peraltro viene realizzata an-che la Granfondo del Capitano…«Sono due operazioni distinte, tuttavia mos-se dal medesimo intento: tanto per la strada, quanto per la mtb, la volontà è quella di valo-rizzare e far conoscere questo territorio e con la guida si chiude in qualche modo il cerchio sotto questo profilo.»

Come viene distribuita?«Si può acquistare su internet, oppure attraver-so i vari partner, nei negozi di bici romagnoli o nelle cartolibrerie della Romagna al costo di 8 euro ed è formata da una quarantina di pagine. È stata realizzata da Body Art e Stampare Srl.»

ALLA SCOPERTA DELL’ALTA VALLE DEL SAVIOIn seLLa aLLa mtb sfogLIando Una gUIda: 12 ItInerarI con LIVeLLI dI dIffIcoLtà dIVersI per apprezzare IL fUorIstrada neLL’entroterra romagnoLo.

La copertina della guida “La Valle del Savio in Mountain Bike”

Provincia diForlì-Cesena

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daniel denny clark uno dei più grandi pistard di tutti i tempi sia per il curriculum che ha saputo conquistarsi, sia per il valore del perso-naggio, capace come pochi di trasformare le sue esibizioni in grandi momenti di spettacolo.come tutti corridori australiani si segnalò per le sue perfomance in pista in particolare nella velocità prolungata, guadagnandosi la sele-zione per le qlimpiadi di monaco (1972). qui conquistò, non senza sorpresa, la medaglia d’argento nel “chilometro con partenza da fer-mo” alle spalle del fortissimo danese nils fredborg. nel 1973 passò professionista dedicandosi specialmente a quelle “sei giorni” che poi diverranno il teatro principale della sua fama.sugli anelli di mezzo mondo il suo originale modo di concepire la spet-tacolarità delle gare su pista ne fece una specie di “sire”, ruolo che condivise per un decennio col grande corridore belga patrick sercu. nel frattempo gli enormi valori tecnici e la polivalenza di clark gli con-sentirono di raggiungere anche dei tangibili risultati agonistici. a diversi titoli europei nell’omnium e nell’americana (titoli importanti solo per i palati fini della pista), accostò le prime due maglie iridate della storia dei keirin: nel 1980 a besançon battendo morelon e fredborg e nel 1981 a brno su bontempi e Kubo.nel 1981 giunse pure secondo ai mondiali dell’individuale a punti die-tro allo svizzero freuler. ancora nel keirin, arrivò all’argento nel 1982 a Leicester dietro singleton e nel 1983 a zurigo dietro freuler. Intanto il curriculum di clark nelle “sei giorni” stava divenendo impressionan-te, ben 30 al 1985, anno nel quale decise di cimentarsi ai mondiali stayer (mezzofondo) di bassano dove giunse secondo dietro l’italiano bruno Vicino. nel 1987 con 41 successi alle spalle nelle “sei gior-ni”, conquistò a Vienna un altro argento iridato fra gli stayer dietro lo svizzero huèrzeler.

L’anno dopo, a gand, anche la più bella, oggi purtroppo abolita spe-cialità, consegnò al grande danny clark il terzo iride della sua già co-spicua carriera. a 39 anni, nel 1990 sull’anello coperto di maebashi in giappone, l’ormai vecchio clark si tolse la soddisfazione di giungere ancora due volte sul podio iridato finendo terzo nell’individuale a punti e terzo fra gli stayer.a quarant’anni con 59 “sei giorni” vinte, il velodromo di stoccarda lo laureò per la seconda volta campione del mondo di “mezzofondo” al termine di una grandissima battaglia con lo svizzero peter steiger. ma quel successo non segnò la fine della carriera del grande atleta austra-liano. clark, ben lungi dal terminare nell’anonimato la sua leggenda, continuò fino al febbraio del 1997, accumulando altri 15 importanti successi nelle “amiche” “sei giorni”. classe 1951, il 30 agosto spegne 61 anni, ancora in sella.

Danny, australiano, come e quando è salito sulla bicicletta per la prima volta?«La prima volta che sono salito su una bici da corsa avevo 13 anni. Uno dei miei compagni di scuola gareggiava in bici: era alto, muscolo-so e aveva un gran successo con le ragazze. Così ho detto a mio papà che volevo correre in bici anche io. Rifece il colore ad una vecchia bicicletta ed io iniziai a correre. A 14 anni vinsi le mie prime gare… insomma la determinazione, già da piccolo, non mi mancava».

Nel 1972 le Olimpiadi di Monaco da giovanissimo e già con un nome importante nel mondo deI pistard. Che emozione è stata e quali sono i ricordi più forti di quell’esperienza?«Monaco 1972 ha sempre un posto speciale nel mio cuore perché erano

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DANNy CLARK

[email protected]

a cura di NICoLETTA BRINA

L’AUSTRALIANO DI FORLìUna IstItUzIone neL mondo deL cIcLIsmo mondIaLe, saLIto In seLLa per gIoco a 13 annI, a 61 non ha aLcUna IntenzIone dI scendere. deLUso daL mondo deL “dIetro Le qUInte”, deL qUaLe non condIVIde L’ImpostazIo-ne, non perde però occasIone dI dIffondere IL “Verbo” deL pedaLe, tra I gIoVanI.

Una immagine del passato di Denny Clark in coppia con il compagno Patrik Sercu

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le Olimpiadi. All’epoca non mi rendevo conto dell’enormità dell’even-to e dell’impatto che avrebbe avuto sulla mia carriera. A quei tempi in Australia, i ciclisti su pista che partecipava-no alle olimpiadi non erano autorizzati ad arrivare in Europa qual-che mese prima per allenarsi e gareggiare durante la vostra calda estate. Siamo dovu-ti restare in Australia durante l’inverno e ga-reggiare su strada solo ogni domenica; non ci siamo potuti allenare neanche un giorno su pista, nei 6 mesi prima delle Olimpiadi. Facendoci un po’ di conti, arrivare a Monaco 5 giorni prima della mia gara e vincere l’argento è stato fenomenale… sono sicuro che se avessi potuto allenarmi su pista mesi prima in Europa, avrei portato a casa l’oro.»

Professionista dal 1973 al 14 febbraio 1997: quali sono le tappe fondamentali della tua carriera?«Il 1964 quando ho cominciato a correre. Il 1968 quando a 17 anni sono stato scelto per andare in Sud Africa: il più giovane corridore della storia a rappresentare l’Australia. Il 1970, quando ho fatto parte del team australiano che ha partecipato ai giochi del Commonwealth a Edimburgo; argento nei 4000m inseguimento individuale. 1972 giochi olimpici di Monaco e nel ’73 sono passato professionista. Nel ’75 mi sono trasferito in Belgio e ho cominciato a gareggiare nelle 6 giorni su pista. Nel 1980 è arrivato il mio primo titolo iridato nella specialità Kerin, seguito nell’81, ‘88 e ’91 da altri titoli mondiali sempre nella medesima specialità.»

Con 74 vittorie nelle “Sei Giorni”, 4 titoli, 4 argenti, 2 bronzi mon-diali e un argento olimpico, Danny Clark ha detto basta – tempo-raneamente - al ciclismo praticato e ha provato a fare l’allenatore. Com’è andata? «In realtà il computo è da aggiornare: 75 ‘Sei giorni’ vinte, 235 ‘Sei giorni’ gareggiate, ancora oggi record mondiale, 13 volte campione europeo, 4 campione del mondo, argento ai Giochi olimpici del ’72, e ai Giochi del Commonwealth del ’70. Ho sempre dovuto combattere per ottenere quello che volevo, non mi sono mai mancate, sin dall’i-nizio determinazione e testardaggine. Quando ho smesso di gareg-giare come professionista, ero mentalmente stanco, ma non pronto a lasciare il mondo del ciclismo per il quale ho tuttora una passione profonda. Nel 1997 ho avuto l’opportunità di allenare in West Austra-lia (Perth): in un anno ho visto fiorire tanti giovani ta-lenti, i quali hanno partecipato a Campionati del mondo juniors, portando a casa diversi titoli iridati. Tra questi anche Ryan Baley, diventato poi Campione del Mondo e oro olimpico negli anni successivi con una splendida carriera. Invidia e compromessi non sono mai stati il mio forte e la politica nello sport, men che meno, così dopo un anno, ho lasciato Perth.»

Lontano dal clima agonistico non ci sa stare e com’è andata a finire?«Mi è sempre piaciuto comunicare questa mia passio-ne per il ciclismo ai giovani che si avvicinano allo sport e lo faccio tuttora quando me ne capita l’occasione, ma non come professione; sono rimasto scottato dalla negatività e troppa politica e poi penso di aver pesta-to i piedi a qualcuno, perché ho fatto domanda come allenatore in tutte le Federazioni ciclistiche del mondo, senza successo.»

Oggi partecipa a gare e con quali risultati?«Io continuo a correre con la stessa passione e deter-minazione di un tempo, sia quando sono in Australia, sia quando sono in Italia. Negli anni dal 1999 al 2004 in Italia, mi sono dedicato ai circuiti Granfondo e ho vinto tutte le gare nella mia categoria, circa 14 l’anno. Negli stessi anni ho anche partecipato ai Mondiali Ma-ster su strada a St. Johan in Austria e su pista a Man-chester in Inghilterra con il risultato totale di 13 titoli Mondiali Master ottenuti».

C’è un sogno nel cassetto che avrebbe voluto realizzare e non c’è riuscito?«Il mio più grande rimpianto è di non aver corso su strada più seria-mente. So che avrei potuto vincere classiche di un giorno o tappe nei grandi tour ma probabilmente non sono mai stato nel posto giusto al momento giusto per attirare l’attenzione di qualche grande sponsor su strada; e poi c’è da dire che facevo 17 ‘Sei giorni’ in una stagione, tutte le mie risorse e forze erano spese lì.»

La soddisfazione più grande che si è tolto?«La mia più grande soddisfazione è riuscire a correre e a competere ad un buon livello alla bellezza di 61 anni e a volte riuscire a battere qual-che giovane corridore con un po’ di tattica ed esperienza. Passione e determinazione sono rimaste quelle di una volta!»

Com’è cambiato il ciclismo a suo parere in questi anni?«Negli ultimi 10 anni, il ciclismo è cambiato e migliorato molto: i metodi di allenamento sono più scientifici, i corridori più professio-nali e molti più sponsor – e soldi – entrano nel circuito del ciclismo in generale, con una conseguente maggiore popolarità dello sport stesso.»

Ora vive a Forlì, come mai la scelta di stabilirsi in Romagna, ri-spetto alla sua Australia?«Ho la fortuna di vivere qualche mese in Italia, a Forlì, e il resto dell’anno in Australia. Mia moglie è italiana e ha tutta la famiglia a Forlì e in Romagna. Appena arrivato in Romagna, nel 1999 mi sono innamorato delle ‘nostre’ colline e del Bel Paese in generale… dico nostre perché da due anni a questa parte ho preso con orgoglio la doppia cittadinanza: sono cittadino italiano e amo l’Italia; nello stesso tempo cerchiamo di stare vicini ad entrambe le nostre famiglie.»

Il campione Denny Clark in grande forma agonistica qui lo vediamo in una recente immagine

Danny Clark in compagnia della moglie Sabina

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GERHARD KERSCHBAuMER LONDRA 2012

«ANCORA UN GIRO E SAREI ENTRATO NEI DIECI!»

In questi giorni la medaglia vinta da marco au-relio fontana è ovviamente nella bocca di tutti, ma a poco più di due minuti di distanza un altro protagonista della mtb italiana ha ottenuto un risultato eccellente, con un piccolo rammarico, ma con la mentalità giusta di chi vuole ottene-re grandi risultati: è gerhard Kerschbaumer, in forza alla tX active bianchi, guidata da massi-mo ghirotto, che non ha nascosto la sua felici-tà nel vedere la prova maiuscola del campione alto atesino che fa sperare per il futuro della mtb e perché no del ciclismo italiano.

sentiamo le prime impressioni di gerhard al suo rientro da Londra

Ciao Gerhard, allora, tutto bene? Intanto vorrei farti i complimenti per l’importante piazzamento conquistato. Un tredicesimo posto e in rimonta che fa ben sperare per il futuro.«Ciao a tutti i lettori di INBICI e grazie per i com-plimenti. Certamente, un tredicesimo posto che potrebbe essere stato anche un decimo… mi bastava un giro in più.»

Della gara ne parliamo dopo, prima di tut-to volevo sapere se in Casa Italia abitavate tutti assieme, se condividevi i pasti con gli atleti delle altre discipline e se girando per il villaggio olimpico hai incontrato alcuni campioni “planetari” che tutti abbiamo im-parato a conoscere”.«Beh, si mangiavamo assieme ad altri atleti ita-liani, poi vedevo anche gli americani passare, ma io ero troppo concentrato sulla gara. Noi ciclisti avevamo un piano assieme a quelli del Triathlon, negli altri piani c’erano quelli delle altre discipline. Come sapete sono timido ed in mezzo a quei Campioni me ne stavo quatto quatto. Certo è che è stata un’emozione par-ticolare vivere questa esperienza. L’aria delle Olimpiadi è unica.»

Vuoi dire che non ti sei fatto fare nessun au-tografo o non hai foto da farci vedere? Eri concentratissimo allora. è stata un’espe-rienza non solo sportiva, ma immagino un’ importante esperienza di vita, quella che hai potuto affrontare in queste settimane.«Mamma mia, certamente. Ho in mente tutte le emozioni, tutti quei giorni, il silenzio che dopo una certa ora aleggiava nel villaggio per rispet-to di tutti gli atleti. Una grande esperienza che terrò stretta nel mio cuore.»

Parliamo della gara. L’hai visto il sellino di Marco passando? Secondo te hai pa-gato un po’ la pressione delle Olimpiadi o sei riuscito a stare calmo e giocartela al massimo?«No, guarda, sono stato tranquillo, anche per-ché ero in camera con Marco e lui è la tran-quillità in persona. Ho imparato tanto da lui. È un vero campione, non solo in gara, ma anche prima e dopo. Sa gestire bene le emozioni e sa tirare fuori il meglio di sé quando serve. Io sono partito piano, non capisco perché, poi ho fatto i tempi, quasi come quelli dei primi. Se avessi corso dall’inizio alla fine così, sarei arrivato entro i dieci. Non importa, per me è già un grande risultato essere andato a Londra, poi questo piazzamento mi rinfranca, perché so che ho an-cora molto da dare. Non sono riuscito ad espri-mermi al 100% ma di sicuro in futuro lo farò.»

Ora tocca ai mondiali, quindi immagino che con la testa tu sia già lì.«Certo, so che potrò rifarmi subito, perché la condizione è ottima e le sensazioni anche. Ora devo concentrarmi per quell’appuntamento fa-cendo tesoro dell’esperienza fatta a Londra.»

Immagino che siate andati a festeggiare dopo la medaglia e che sensazioni hai avuto

nel vedere 30.000 spettatori assiepati in po-chi chilometri? Vuoi dirmi che non hai fatto nessuna foto nemmeno dei festeggiamenti.«Eh si, non ne ho fatte. Me le tengo tutte per me quelle emozioni. Siamo andati anche fuori alla sera a festeggiare, in giro a vedere un po’ di movimento. Certo è che tutta quella gente difficilmente si vede e l’adrenalina era alle stel-le. È stato bellissimo ed emozionante.»

Alla televisione Pancani e Cassani hanno detto che avresti anche un buon futuro nel settore strada. Ci hai mai fatto un pensierino?«Non si sa mai…».

Qualcuno ha detto che quello di Londra non era un percorso da mtb. Sei della stessa opinione?«Assolutamente no. È stato velocissimo e tec-nico allo stesso tempo. Poi chi va più forte vie-ne sempre fuori, qualsiasi percorso presenti. L’ordine d’arrivo ne è la dimostrazione».

Bene Gerhard, ringraziandoti ancora per il tempo concesso e facendoti i complimenti per l’ottima prestazione di London 2012, ti saluto a nome di tutti i lettori di INBICI.«Grazie a voi e saluto tutti i vostri lettori».

IL campIone In forza aLLa tX actIVe bIanchI ha ottenUto Un ottImo tredIcesImo posto, aVVaLorando qUanto dI bUono sta costrUendo In VIsta dI Un fUtUro ad aLtIssImo LIVeLLo. ha condIVIso a casa ItaLIa La camera da Letto con marco aUreLIo fontana traendo da LUI grande esperIenza.

a cura di GIANLUCA BARBIERI

Gerhard Kerschbaumer con la maglia tricolore in compagnia di Marco Aurelio Fontana e la giudice internazionale Fulfia Tosi

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La manifestazione si è svolta in modo davvero ineccepibile e per questo bisogna dare atto agli organizzatori che hanno visto premiati i loro sforzi grazie a una qualificata presenza di oltre 150 bikers provenienti da Lazio, Abruzzo e Campania applauditi uno ad uno dai tantissimi sportivi e dagli abitanti “picani” presenti lungo il percorso di 6100 metri disegnato tra il centro storico di Pico, il sottobosco del Monte Pote e il tradizionale single track dei Lupi con il panorama del borgo medievale.Entrando più nel dettaglio, gli atleti sono stati fatti partire con la divisione in griglie in base alla categoria di appartenenza con un intervallo di 30 se-condi tra una partenza e l’altra con il seguente dettaglio dei giri percorsi: 5 per élite, under 23, élite sport, i master dall’1 al 4; 3 volte per juniores, master junior, donne master, M5, M6 e M7+; 2 volte gli allievi e 1 volta gli esordienti. In un’ipotetica classifica generale con 5 giri all’attivo nella gara regina, Folcarelli risultertebbe primo con 1’49” su Marco Cellini, 6’33” su Ferritto, 9’02” su Pensiero e 10’49” su Viola.Il campione europeo ed italiano in carica Massimo Folcarelli (Drake Team-Nw Sport) ha firmato la sua trentaduesima vittoria stagionale con il miglior tempo assoluto (1.34’30”) ed il record sul giro (17’48” nel corso del primo) facendo entusiasmare il pubblico che sin dalla mattinata ha assiepato i vi-coli e i punti caratteristici del paese di Pico. La prova del corridore di Anzio (Roma) non è mai stata in discussione dopo aver recuperato il gap delle griglie e la foratura nel corso del terzo giro mentre in chiave campionato del mondo master in Brasile del prossimo 16 settembre «una ulteriore iniezione di energia e fiducia, tutto ciò vuol dire che la forma c’è» ha commentato lo stesso Folcarelli leader della master 2 davanti a Guido Cappelli (Nw Sport-Cicli Conte Fans Bike) con l’ottavo tempo finale di 1.52’20”.Secondo miglior tempo (1.36’19”) per il sempre brillante atleta frusinate Marco Cellini (Cicli Taddei) che, nonostante alcuni rischi in alcuni passaggi tecnici davvero impegnativi, ha fatto vedere cose egregie e si è conqui-stato con una prestazione tutto sommato positiva la leadership nella sua categoria éli-te sport davanti a un sorprendente Federico Rosato, portacolori del sodalizio locale della Mtb Pico-Lupi degli Aurunci. Terzo miglior tempo (1.41’03”) per il campano Luigi Ferrit-to (US Frw Giannini Bike’s) primo tra i master 1 al termine di una gara corsa costantemen-te nelle posizioni di vertice precedendo Gio-vanni Pensiero della Nw Sport Cicli Conte Fans Bike col quarto miglior tempo finale (1.43’32”).Quinto il bravo élite Paolo Viola (Bike Store Racing) che col quinto tempo di 1.45’19” è stato autore di una superba prima parte di gara facendo nettamente me-glio di Michele Tamburlini (Emporio del Ciclo) con il nono tempo di 1.52’27”. Settimo tempo generale (1.51’47”) per il campione europeo in carica Gian-ni Panzarini (Drake System-Nw Sport) ancora una volta il migliore nella categoria master 4. Tante le sorprese in ambito giovanile con l’uno-due del GS Fontana Anagni dove è emersa una bella ed incoraggiante vittoria di Anthony Morini nella categoria esordienti davanti al compagno di colori Valerio Gratissi e a Emanuele Spuri (Vittorio Bike Montefogliano).È stata una domenica delle doppiette di squadra anche nella categoria

allievi: lungo il tracciato si sono misurati eccellentemente i portacolori della MTB Grotte di Castro che ha confermato, nella specialità a loro congenia-le come il cross country, ancora il primo posto di Luca Sabatini e il secon-do di Ivan Colonnelli davanti a Daniele Panzarini (Drake Team-Nw Sport) e a Fabio Sabbioni (Atletico Uisp Monterotondo) giunti rispettivamente al terzo e al quarto posto.Ancor più sorprendente era la prestazione dell’atleta pontino Matteo Man-datori (Nw Sport Cicli Conte Fans Bike) che riusciva a salire sul gradino più alto del podio nella categoria juniores rifilando oltre 4 minuti al diretto avversario Alessio Franco (Scott RC-New Limits) mentre buon terzo po-sto per Danilo Cioè (Firefox Team Amaseno). Tra gli altri corridori in gara, dominando e conquistando il successo nelle rispettive categorie, vanno menzionati Francesco Infelli (Team Vittorio Bike) tra gli M3, il sempreverde iridato Giuseppe Zamparini (Cicli Montanini-Alice Ceramica Frw) tra gli M5, Massimo Campaiola (Cubulteria Bike) tra i master junior, Luciano Quintarelli (Drake Team-Nw Sport) tra gli M6, Mario Capoccia (Atletico Uisp Monte-rotondo) tra gli M7 over, Loredana Varlese (Giant Bikextreme) tra le master donna 2 e Arianna Pagotto (Bikefriends Pontinia) tra le master donna 1.La manifestazione si è svolta senza particolari problemi: tutto è filato li-scio, salvo qualche ritiro per imprevisto meccanico. Il caldo asfissante di Lucifero ha inciso parecchio sullo svolgimento della manifestazione e i partecipanti hanno avuto un’assistenza capillare con i ristori e un ottimo

presidio lungo il percorso da parte dei volontari della Croce Rossa Italiana di Frosinone, il Soccorso Alpino di Piedimonte San Germano e la XIV Co-munità Montana dei Monti Ausoni.«Sono soddisfatto della macchina organizzativa che si è messa in moto per un evento agonistico di grande portata – ha dichiarato il sindaco An-tonio Pandozzi –. Il nostro paese è amante dei motori con il tradizionale Rally di Pico ma la mountain bike è stata una cosa nuova e ha dato la possibilità a tante persone di visitare il nostro centro storico che merita ancora più attenzione».

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IL GIRO DELLE ABBAZIEa cura di LUCA ALò

Grande successo di presenze alla prima tappa del Giro delle abbazieSI È SVoLTA DoMENICA 26 AGoSTo A PICo IN PRoVINCIA DI FRoSINoNE LA PRIMA TAPPA DEL GIRo DELLE ABBAZIE, SAN-TUARI E CASTELLI NEL LAZIo ABBINATA ALLA MANIFESTAZIoNE CASTELLo FARNESE PICo, ALLA SUA PRIMA EDIZIoNE, oRGANIZZATo DALLA MTB PICo-LUPI DEGLI AURUNCI.

Il campione europeo Master 4 Gianni Panzarini all’uscita dal castello Farnese Pico

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foto neWspoWer canon

lorena zocca

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Un week end bellissimo, e la altrettanto bella giornata di domenica 5 agosto, ha accom-pagnato lo svolgimento della 6^ prova del Campionato Romagna Bike Cup, di Mon-tecoronaro, alla presenza di oltre 330 atleti provenienti da tante regioni. Il tracciato di gara prevedeva un percorso di 28 km per le categorie maggiori, 17 km in-vece per le categorie giovanili. Le partenze degli atleti, suddivisi per categoria, dal Parco delle Pro Loco alle 9,30, sono state distan-ziate di 10” tra un atleta e l’altro. Già al primo chilometro, verso la Sorgente del Savio e proseguendo in direzione dei Rifugi del Mon-tefumaiolo, gli atleti più forti erano in testa: Serghey Mikailouski (Mondo Bici), Mattia Capace (Forti Liberi), Agostino Mazzoni (180 BPM), e Cristian Fabbri (Passion Bike), im-ponevano un ritmo di gara elevatissimo, che vedeva il passaggio dei rifugi, con un Mikai-louski in grande spolvero, in lieve vantaggio sugli inseguitori, Capace, Mazzoni e Fabbri. Il percorso prevedeva il passaggio dal mona-stero di Sant’Alberico e il nuovo single track di Villa Adriana, con il passaggio degli atleti a posizioni immutate.Il percorso gara proseguiva con l’ultima sali-ta dei Barattieri, verso la Fonte del Savio, e la zona di arrivo, posta all’interno del Parco di Montecoronaro, ha visto il trionfo di Mikai-louski, con il tempo di 1h 16’ 15’’, seguito

da un ottimo Mattia Capace e terza piazza per Agostino Mazzoni.Partenza alle 9 per le categorie gio-vanili, con la netta vittoria di Andrea Mengozzi (Team Le Saline).Al termine della gara, dopo un ot-timo ristoro finale, sono stati con-segnati i premi di categoria e di società.Alle 16 la tradizionale gimcana per bimbi dai 4 ai 12 anni, che ha con-cluso la giornata di sport, dedicata alla Mountain Bike.

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mikailouski serGhey a seGno, nella 6^ prova del campionato romaGna bike cup

FOntE DEL SAvIO BIkE MOntEcOROnAROa cura di IVANO OGNIBENE

classifiche

Uomini km 28:

1° Mikailouski Serghey - Mondo Bici 2° Mattia Capace - Forti Liberi3° Agostino Mazzoni -180 BPM 4° Cristian Fabbri - Passion Bike 5° Matteo Bravaccini - Surfing Shop

Donne km 28:

1^ Monia Conti - Santarcangiolese 2^ Marta Maccherozzi - Gruppo T.N.T.3^ Valeria Bartolini - Torpedo Bike

La partenza

Il podio

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www.miganibikes.com

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I veterani e gentlemen partono subito all’at-tacco e alla seconda delle nove tornate sono già in fuga sei elementi, che diventano nove due giri più tardi, sei sono veterani e tre gen-tlemen, il gruppo cerca invano di ricucire e il vantaggio si assesta appena sopra il minuto, ma le due vittorie se le giocano i fuggitivi, alla media oraria di 41,900.Ai primi tre posti della volata, tre veterani, Giu-seppe Ghilardi, Renzo Pedretti e Fabio Gallo-ni, poco più indietro il Maurizio Ticozzelli che si aggiudica la vittoria tra i gentlemen.Alle loro spalle viaggiano i meno giovani, ma lo spirito è lo stesso, tanto che la media del vin-citore sfiora i 41,489 orari. Tutti assieme sino alla settima tornata quando evadono in quat-tro, che nelle fasi finali diventano sette, tra loro il milanese Giuseppe Donadoni che supera in una volata a due Valerio Dell’occhio, con Lo-renzo Volpi che guarda i due contendenti da una ventina di metri, e alle sue spalle il com-pagno di colori Giuseppe Siviero che comin-cia ad esultare per la vittoria tra i super “B”, seguono Gigi Cifarelli e Dario Cornaglia, che precede di poco Vincenzo Vezzoli, secondo super “B” e ultimo dei fuggitivi, mentre sullo sfondo si intravede già la volata del gruppo vinta dal bresciano Tiziano Bardella.Cadetti-junior, con classifica unica e senior la

prima batteria, e la media schizza subito a li-velli vertiginosi con la seconda tornata percor-sa a poco meno di cinquanta orari per merito di Daniele Passi in compagnia del regionale junior Mario Romano, i due cercano la solu-zione di forza, portando il proprio vantaggio sino a un minuto e 36’, poi però dal gruppo escono in tredici e al settimo giro l’avventura dei due battistrada termina con quindici uomi-ni al comando, mentre il gruppo scivola oltre i due minuti.Non c’è molto accordo, troppi elementi di spic-co, e quindi sorgono tentativi a più riprese con lo junior Daniele Passi tra i più attivi, ci prova in compagnia di tre compagni, ad un paio di chi-lometri dalla conclusione, poi in un momento di indecisione affonda e non verrà più ripre-so dagli inseguitori regolati dal tricolore senior Andrea Mascheroni che brucia di poco Davide Pampagnin, che sale sul secondo gradino del podio dei giovani in compagnia di Massimo Boglia al terzo posto, completano il podio dei senior Emanuele Tira e Maurizio Russo, sesto e settimo della classifica assoluta.Ultima gara sul tracciato che unisce le frazioni di Corbetta, tutti uniti per cinque giri dei nove i programma, poi evadono in undici, che al suono della campana hanno un rassicurante minuto di vantaggio.

Il besanese Paolo Calabria, veterano, deci-de di lasciare i compagni d’avventura e si gode la vittoria a piccole dosi, alle sue spalle il compagno Alessandro Speroni completa il successo della Polisportiva Besanese vin-cendo la volata dei primi inseguitori regolan-do cinque compagni d’avventura, con una manciata di secondi di vantaggio sul gen-tlemen Pasquale Floreale che regala al suo presidente Enrico Sangalli l’ennesima vittoria di una fortunata stagione, superando di una bicicletta Angelo Panzera.

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8° trofeo milena sGarella a.m.

cLASSIcHE DEL WEEk EnDa cura di ArNALdO PrIOrI

Ordine d’arrivo

Veterani 2° s.Giuseppe Ghilardi – Dada Renzo Pedretti – OmnibikeFabio Galloni – Dimmidisi

Gentlemen 2° serieMaurizio Ticozzelli - Free BikeMarco Castelli – Makako teamEliseo Tassan – Team 99 Mi

Super AGiuseppe Donadoni – Nuova S. ElenaValerio Dell’Occhio – Zibido San GiacomoLorenzo Volpi – Brocchetta

Super BGiuseppe Siviero - BrocchettaVincenzo Vezzoli – Pol. BesaneseVittorio Salata – Carimate

VeteraniPaolo Calabria – Pol. BesaneseAlessandro Speroni – Pol. BesanesePietro Triscari – Team Riboni

GentlemenPasquale Floreale – CorbetteseAngelo Panzera – CiclissimoEnrico Pezzetti – ASDC Milano

Cadetti-juniorDaniele Passi – Pata Jolli WearDavide Pampagnin – Pata Jolli WearMassimo Boglia – cicli Boglia

SeniorAndrea Mascheroni – System CarsEmanuele Tira – Doctor BikeMaurizio Russo . Gaggiano Giacomel

SI È SVoLTo SABATo 25 AGoSTo A CERELLo DI CoRBETTA ALLE PoRTE DI MILANo, L’oTTAVA EDIZIoNE DEL TRoFEo MI-LENA SGARELLA, MANIFESTAZIoNE ChE hA VISTo UNA GRANDE AFFLUENZA DI PUBBLICo E DI PARTECIPANTI PREMIANDo CoSì IL LAVoRo SVoLTo DELL’ A.S.D. EQUIPE CoRBETTESE LA QUALE ANChE IN QUESTA oCCASIoNE hA DIMoSTRATo GRANDE TALENTo oRGANIZZATIVo.

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“TIFoSI” è un nuovo marchio di occhiali made in Usa, diffuso principalmente nel settore del running (56% del fatturato), del ciclismo (31% del fatturato), del tennis e del golf. In Italia è distribuito in esclusiva da Freewheeling.Nato nel 2003 in Georgia (Usa), TIFoSI è un brand commercializzato in tutto il mondo da una rete di negozi specializzati in articoli sportivi. Il nome deriva dalla traduzione italiana della parola inglese “super-fan”, cui si ispira anche l’intera collezione, che è dedicata ad atleti pieni di entusiasmo, a grandi appassionati (sia uomini che donne) che vogliono distinguersi non solo nello sport ma anche nel tempo libero.Gli occhiali TIFoSI, che potete trovare presso i rivenditori autorizzati, sono venduti nell’apposita custodia rigida. ogni confezione è dotata di una “clearing bag” in microfibra per la cura e la pulizia della montatura e delle lenti. Sempre dal vostro negoziante autorizzato di fiducia potrete acquistare o avere in sostituzione – se coperti da regolare garanzia ufficiale della casa – tutti i pezzi di ricambio (lenti, naselli, terminali, astine) di cui necessiterete.

caratteristiche tecniche del prodottoDella nuova collezione per il 2013 ho selezionato 5 modelli di “TIFoSI”, dei quali riporto nel dettaglio le principali caratteristiche:

tIFOSI OvvERO “SupER-FAn”a cura di rOBErtO ZANEttI

oGNI DETTAGLIo DEGLI oCChIALI TIFoSI È STATo STUDIATo AD hoC PER ASSICURARE AL CICLISTA MASSIMo CoNFoRT E GRANDE PRATICITà. LE LENTI IN PoLICARBoNATo SoNo RoBUSTE, INFRANGIBILI, GARANTITE NEGLI ANNI, RESISTENTI A QUALSIASI URTo. CoNSENToNo UNA VISIoNE AMPIA E ChIARA, E SoNo DISPoNIBILI IN UN VASTo ASSoRTIMENTo DI CoLoRI.

tIFOSI podium S Gloss carbon:

lenti intercambiabili e facilmente rimovibili, nasello e terminali delle astine regolabili in gomma idrofila, disponibilità tg S-M, 29 gr di peso.

tIFOSI podium Metallic Red:

lenti intercambiabili e facilmente rimovibili, nasello e terminali delle astine regolabili in gomma idrofila, disponibilità tg M-XL, 30 gr di peso.

tIFOSI Duro Gloss Black:

nasello e terminali delle astine regolabili in gomma idrofila, lenti ventilate tramite apposita fessura antiappannamento, disponibilità tg M-L, 32 gr di peso.

tIFOSI Radius pearl White:

nasello e terminali delle astine regolabili in gomma idrofila, lenti ventilate tramite apposita fessura antiappannamento, disponibilità tg S-M, 24 gr di peso.

tIFOSI veloce clear crystal:

nasello e terminali delle astine regolabili in gomma idrofila, lenti ventilate tramite apposita fessura antiappannamento, disponibilità tg S-L, 28 gr di peso.

Distributore per l’Italia: Freewheeling srl - via Barsanti, 10 - 48124 Fornace Zarattini (RA) tel. +39 0544 461525 - Fax. +39 0544 462096 - E.mail: [email protected] - Web site: www.freewheeling.it

www.tifosioptics.com

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