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Costruttori di robotAttraverso l’area di progetto, integrata con la setti-mana scientifica e grazie al finanziamento da partedella Micron, la classe 3B del corso di Elettronica eTelecomunicazioni ha potuto intraprendere un itine-rario rivolto allo studio della robotica e delle sueapplicazioni nei diversi ambiti tecnologici. Il percorsodidattico - formativo ha avuto inizio con il nuovoanno; a Gennaio, infatti, sono stati effettuati corsiindirizzati ai professori i quali, dopo essersi divertiti acostruire piccoli “robotini” hanno riportato le loroesperienze agli alunni. Si è da subito notata unaintensa partecipazione da parte di tutti gli studentiche hanno realizzato diverse unità robotiche cimen-tandosi con programmazioni di carattere iconico. Lafase di montaggio è stata suddivisa in modo tale dapoter arrivati preparati alla presentazione del proget-to nel corso della settimana scientifica. In tale occa-sione gli alunni presenteranno non solo vari modellida loro assemblati, ma descriveranno, in aggiunta,i vari passaggi che ne hanno permesso la correttafunzionalità, illustrando anche il sistema di program-mazione da loro adottato.

I ragazzi della 3°B

Console di Gioco Vs.

Giochi TradizionaliPer molto tempo siamo vissuti con giochi molto sempli-ci e che al tempo di oggi diremmo tradizionali: scacchi,dama, alcuni tipi di sport, quali le bocce, giochi “innocen-ti” di gruppo come nascondino e campana. Oggi ilmondo dei giochi soprattutto per i più piccoli è comple-tamente cambiato.Il gioco introduce subito nel mondovirtuale e immaginario dei videogame. Noi giovani nesiamo completamente atratti. Quando si gioca si entrain una dimensione completamente diversa dalla realtà.Ci si ritrova ad essere protagonisti di situazioni particola-ri ed a vivere avventure mozzafiato. Questi giochi pur-troppo possono avere anche effetti collaterali seri eduraturi, sia sul corpo che sulla psiche. Molti ragazzi nesono attratti in modo quasi morboso, non riescono asmettere di giocare e ne diventano dipendenti. Alcunenorme comportamentali: sedere abbastanza lontanodallo schermo, evitare di giocare se stanchi, accertarsiche la stanza dove si gioca sia ben illuminata. Vogliamoparlare della frustrazione che si prova quando non siriesce a superare il livello? In questi casi può entrare ingioco rabbia e nervosismo... meglio allora uscire e fareuna passeggiata, incontrare amici e divertirsi con loro

Any VIdeo Converter e

vidtomp3.comSalve Ragazzi! In questa nuova rubrica del nostroamato giornalino parlerò di Programmi e siti utili.Quest'oggi vorrei parlarvi per l'appunto di un pro-grammino, Any Video Converter, e di un sito, vid-tomp3.com. Any Video Converter: Any VideoConverter è un programma per la conversione diVideo gratuito. Esso è molto rinomato per le sueottime qualità, quali l'estrema rapidità, il grannumero di formati supportati (wmv, mkv, mpg,

mp4, mp3, avi ecc.), il sempli-ce editor per il "Cut" dei videoe anche il Real Time Player.Come convertitore l'ho trova-to molto comodo, sia per l'in-terfaccia utente semplice eabbastanza stilizzata, sia per

il gran numero di formati supportati, comodi adesempio se si vuole mettere un filmati sul pro-prio/a Iphone/PSP ecc. Sul sito ufficiale è disponi-bile anche una versione Premium, cioè a paga-mento, con alcune Feature in più. vidtomp3.com:vidtomp3.com è un sito parecchio utile in quantoha la funziona di "Estrarre" l'audio da filmati pre-

senti nel Web comesu YouTube.Parecchio utile sesi vuole estrapolaread esempio unB r a n oC u s t o m i z z a t o ,

senza installare qualsiasi programma sul proprioPC. L'ho apprezzato molto per la possibilità diestrarre l'audio in Alta Qualità (ove possibile) e peril gran numero di siti per il "Video Hosting" suppor-tati quali i famosi Youtube, Megavideo,Dailymotion e co. Spero che questi siti vi sianostati utili. Ci vediamo al prossimo numero connuovi Programmi e Siti utili.

Fabrizio Bove, 2°Q

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anche con i vecchi giochi tradizionali. Insomma, nonvogliamo dire che i videogame siano brutti, che faccianosolo male, ma che bisognerebbe alternare un po’ ditempo alla console e un po’ di tempo magari a fare unabella chiacchierata con gli amici. Occhio ragazzi! Nondimentichiamo la raccomandazione dei proff: “prima ildovere, poi il piacere!”.Agostini Marco e Yavorskyy Vladislav, 1°R

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Gameplay

Il gameplay di InFAMOUS è particolare. Essendoun Free Roaming, potremo girare liberamenteper la città, con la possibilità di completare Questsecondarie che serviranno principalmente peraccumulare Punti Esperienza, utili per acquistarepotenziamenti per il proprio PG. Il gameplay sibasa molto sul Parkour, e sui poteri Elettrici diCole, in quanto con un sapiente uso si sarà ingrado si muoversi molto velocemente. Avremo adesempio la possibilità di scivolare su cavi metalli-ci, tralicci, o rotaie, e tramite un potere saremocapaci di "Levitare", e muoverci da un palazzo all'altro in tutta tranquillità. Un altra particolarità èquella di doversi ricaricare, infatti Cole per usarei suoi poteri non avrà un bagaglio infinito di ener-gia, ma ci sarà bisogno di un rifornimento.Come? Semplice, succhiando l'elettricità da tuttoquello che ci circonda, come lampioni, telefoni,televisioni, auto e quant'altro. Un gameplay dav-vero emozionante e sempre dinamico, dato cheavremo bisogno di usare tecniche diverse in baseal tipo di nemici che incontreremo durante lanostra avventura. Vi è mancanza di una modalitàOnline; l’idea avrebbe stuzzicato molti, ma credoche in un gioco così curato e duraturo avrebbesolamente preso tempo e risorse ai produttori,che sono invece state meglio utilizzate nello svi-luppo della storia. Voglio fare un appunto sullemissioni secondarie: non crediate che le missionisecondarie siano noiose e ripetitive, perché inmolti casi sono anche più belle e divertenti dellemissioni principali, il che non fa che aumentare illivello generale del titolo.Grafica

Siamo arrivati al primo punto dolente del gioco: lagrafica. Non intendo dire che sia brutta, anzi,essendo del 2008 è una delle migliori in circola-zione per un Free Roaming di questo genere, mami riferisco al calo di Frame Rate. E' , secondome, inconcepibile che un gioco del genere debbaessere soggetto a cali di Fotogrammi così gravi,che rovinano, a volte, l'esperienza di gioco.Compiendo varie azioni che hanno un impattovisivo più forte del previsto, vedremo rallentare ilgioco a causa di un engine macchinoso e troppopesante, cosa strana se, inoltre, ricordiamo chesi tratta di un ESCLUSIVA, e che normalmenteesse sono programmate alla perfezione per laconsole in questione. Non per sminuire il lavoro

di quelli della Sucker Punch, ma in Prototype,gioco dello stesso genere, pur di avere un altolivello di Frame Rate, hanno rinunciato a partedella bellezza grafica: scelta azzeccatissimasecondo me, in quanto qualunque cosa faccia-mo, far saltare in aria un carro armato o assor-bire una parsona, avremo sempre un gioco flui-do, cosa he invece in InFAMOUS viene a man-care. Una nota positiva va ai poteri elettrici, chesono realizzati veramente in maniera magistrale.Sonoro

Il sonoro non è nulla di particolare, si tiene nellamedia. Buoni i suoni dell' elettricità, e i doppiag-gi, anche se non perfetti, sono comunqueaccettabili. Ricordo che il gioco è totalmentedoppiato in italiano, per quelle persone che nonmasticano bene l'Inglese.Longevità

Il gioco è uno dei più longevi che abbia visto, inquando con ben 40 missioni principali, unamiriade di secondarie, acrobazie da sbloccare etrofei da prendere, vi porterà via una marea ditempo. Ricordo inoltre che la storia ha un’anda-mento diverso a seconda che finisca in modali-tà Infame o Eroe, quindi questo non fa cheaumentare la rigiocabilità, cosa che nei titolimoderni molte volte manca.VOTO FINALE: 8.5

Con un buon Gameplay, ottima trama, graficapiù che buona ma con magagne per i cali diframe rate, e una longevità davvero ecceziona-le, questo titolo non può che avere un voto piùche buono, e aspettando il 2° capitolo chedovrebbe uscire 29 Maggio 2011, non posso

non chiedervi: chi sarete, Eroi o Infami?La prossima recensione, molto probabilmenteavrà il titolo innovativo della Crytek: Crysis 2.

Fabrizio Bove, 2°Q

In questo Num ero...

Cinema per…pensare

Non siamo che una banda di assassini?

Alla scoperta di Montecitorio

Liberi dalla paura, liberi di non morire

Sotto la neve… noi

Strasburgo

Palermo…che esperienza!

A teatro l’avventura di un povero cristiano

Il sisma del Giappone e l’asse terrestre

Il vescovo…va a scuola

Libera associazione o liberi noi?

Uno sguardo al…”duemiladieci”

Poveri no

Dove vai quando su facebook un “amico” non cel’hai?

Altro che Italia unita!

Auguri Italia

Ironia della sorte: l’Unità nella Marsica

Attacco alla scuola pubblica

Dai cordoli della pista, ai semafori della strada

Muay Thai

Shakira…waka waka loca!

Che bella giornata!

Recensione In Famous

Costruttori di Robot

Console di Gioco Vs. Giochi Tradizionali

Any Video Converter e vidtomp3.com

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E’ possibile leggere il giornalino anche sul sito

della nostra scuola al seguente indirizzo:

www.itisavezzano.it

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EDITORIALEAnno di grosse novità questo che stiamo viven-do.. Eh! si, perché questa nuova stagione scola-stica è nata all’insegna di numerosi cambiamen-ti, sia interni che esterni all’istituto, ad esempio laRiforma Gelmini, che ci ha costretti a stravolgereil consueto orario, e soprattutto a modificarequasi radicalmente alcune specializzazioni cheerano presenti nella nostra scuola da anni e anni.Infatti siamo passati dalle ormai classiche 36 oreda 50 minuti alle 32 ore da 60 minuti! Ciò com-porta che il martedì noi poveri studenti dobbiamoaffrontare l’incubo del rientro di 2 ore. Questariforma fortunatamente non tocca le classi quinte,che da poco sono venute a conoscenza dellematerie che affronteranno all’Esame di Stato eche porteranno con loro, alla maturità, anche ilvecchio e caro ITIS, giunto, ormai, a una svolta.Alle diverse esigenze didattiche di quest’anno siè trovata, con molto ingegno, una soluzione conle campanelle che suonano in orari differenti, sfa-sate di 10 o 20 minuti, creando, specialmenteall'inizio, non poca confusione sia tra noi alunni,che tra gli insegnanti. Come già accennato precedentemente sonocambiate anche le denominazioni delle specializ-zazioni: addio a Elettronica e Telecomunicazioni,addio allo Scientifico Tecnologico, addio aMeccanica e soprattutto addio al biennio comu-ne! Già da quest’anno gli studenti hanno scelto laspecializzazione sin dall’iscrizione al primo anno“orientandosi” fra gli indirizzi di Elettronica edElettrotecnica, Informatica e Telecomunicazioni,Meccanica, Meccatronica ed Energia mentre ilLiceo Scientifico Tecnologico si è trasformato inLiceo delle Scienze Applicate e dal prossimoanno anche Liceo delle Scienze Applicate conOrientamento Sportivo.Ma le novità non si ferma-no qui! Come ben sapete, un altro tasto dolentedella riforma, forse quello più incisivo, è quelloche riguarda le assenze, infatti gli alunni nonpotranno superare 1/4, ossia il 25% di assenzedel monte ore totale di lezione per ogni singolamateria! Chi, purtroppo, supererà questo limite, sitroverà nei guai a fine anno, mettendo anche indifficoltà i poveri professori che, anche con ram-marico (!?) dovranno sancirne la bocciatura! Quindi....attenti alle assenze e al voto di condot-ta, che da quest'anno avrà un peso maggiore,

essendo considerato, a tutti gli effetti, una verae propria valutazione che farà media con il votofinale. Esso verrà attribuito in base al nostrocomportamento in classe, al rapporto correttoche riusciremo ad instaurare con i professori,alla frequenza e al rendimento complessivo (escusate se vi sembra poco!!!), insomma, la con-dotta rischia di essere un'arma a doppio taglio:potrebbe darci una mano ad alzare la media,come potrebbe aiutarci a sprofondare! Questonuovo anno scolastico segna anche un traguar-do importante per la nostra redazione, infattiquesto il nostro “progetto editoriale” nell’annodel 150° anniversario dell’Unità d’Italia compieben 10 anni. Una bella soddisfazione per tuttinoi che con passione ci cimentiamo in questaattività ogni giovedì! Anche grazie all’impegno dialcuni docenti che hanno permesso che que-st’avventura non si fermasse! Ma questo, caristudenti, dipenderà anche da voi, se ci leggere-te e ci farete pervenire il vostro contributo conqualsiasi proposta, articolo, critiche e suggeri-menti. Pubblicheremo tutto quello che ci inviere-te al nostro indirizzo email: [email protected] .Ci troverete anche su facebook sotto il nome di"Redazione Giornalino d'Istituto". Un saluto atutti voi, cari studenti, e che quest'anno si con-cluda bene per tutti scolastico sia pieno di sod-disfazioni per tutti!

Corradi Matteo, 5°B

LA REDAZIONE:Agostini Marco, 1°R, Bove Fabrizio, 2°Q,Cerri Eugenio, 4°M, Colizza Giulia, 3°Q,Corradi Matteo, 5°B, D’Alessio Rebecca, 2°QDanese Domenico, 3°Q, De Felice Cristian,4°M, Di Lernia Giacomo, 3°Q, Iafolla Davide,4°M, Leombruni Maurizio, 2°Q, Leone Angela,3°Q, Leonio Gaia, 3°Q, Lucci Gianluca, 4°M,Malsegna Marta, 2°Q, Mancini Maria Ida,5°Q, Marianetti Lorenzo, 4°A, MontaglianiMichele, 4°I, Paglione Nicola, 3°G,Pecorabianca Andrea, 4°A, Piccinini AngieVanessa, 2°Q, Pietrantoni Gabriella, 2°Q,Flaviani Mariana, 2°Q, Yavorskyy Vladislav, 1°R

InFAMOUS"Una telefonata, apro il pacco, e poi il nulla.Mentre stavo svenendo potevo sentire la genteurlare: erano morti nei crolli degli edifici, o arsivivi negli incendi. Con la scusa di contenere la"Minaccia Biologica" l'esercito ci aveva chiusoin una gabbia con degli psicopatici; i poliziottinon si vedevano per le strade: erano o morti otroppo spaventati per agire, e mentre la città erain preda al suicidio di una civiltà, qualcosa den-

tro di me stava iniziando..." E' questo, persommi capi, quello che ci viene detto all' iniziodel Videogioco in eslcusiva Play Station 3 dicasa Sucker Punch.Il Videogioco è un Free Roaming (stilePrototype) con elementi GDR in quanto lenostre azioni influiranno sul nostro Karma, cam-biando i poteri e l'atteggiamento delle persone.La particolarità di questo gioco è quella di poterutilizzare la corrente elettrica come arma.Trama

Il gioco inizia con un enorme esplosione azzur-rognola, e la voce di Cole tramite delleCutscene in stile Fumetto, ci spiegherà che l'ar-ma aveva distrutto mezza città chiamata"Empire City", e che il governo aveva chiuso leuscite dalla città. Da quel momento vari crimina-li e Psicopatici avevano preso il controllo dellacittà, rendendo la vita degli abitanti parecchiodifficile. Cole nel tentativo di uscire dalla città,farà un accordo con un agente dell' FBI chiama-

to Moya, che gli ordina di ritrovare la RaggioSfera e il suo presunto "Marito" John. La storia èmolto ben articolata, e si amalgama alla perfezio-ne con i pochi elementi GDR. Emozionante e

con molti colpi di scena, la trama di questo video-gioco riesce a catturare il videogiocatore e a tra-sportarlo nelle strade della città.Il Personaggio

Nel gioco impersoneremo Cole Macgrath, un fat-torino non troppo importante, che durante unaconsegna si trova coinvolto nell' esplosione di unarma chiamata "Raggio Sfera". Al suo risvegliodopo un lungo coma, Cole si ritrova ad avere deipoteri Elettrici. Questo comporta la possibilità diessere una sorta di Dinamo umana, di poter sal-tare giù dai palazzi, di sparare scariche elettrichedalla mano, di scivolare su cavi metallici, e moltoaltro ancora. I poteri di Cole verranno inoltre sup-portati dalla sua particolare abilità nel "Parkour"(disciplina metropolitana nata in Francia), tramitela quale ci sarà possibile spostarci in tutta lacittà, arrampicarci su palazzi e così via. La pos-sibilità di variare il proprio Karma tramite scelte oazioni, fanno si che il nostro personaggio possaassumere più volti, e inoltre avere poteri diversia seconda se si è Eroi (Buoni) o Infami (Cattivi).Bisogna dire che come personaggio non è deipiù carismatici, ma sicuramente dopo svariateore vi ci abituerete e comincerete ad apprezzar-lo.

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CHE BELLA GIORNATA!

Che bella giornata! Tutti vorremmo alzarci la mattina e pro-nunciare queste parole augurandoci che quella che stiamoper iniziare sia “veramente” una bella giornata. Lo scorso 5Gennaio,al cinema, è uscito un film con questo titolo,prota-gonista Checco Zalone. Ha riscosso molto successo in

tutta Italia facen-do parlare moltodi sé. Nelf i lm,Checco,security di unamisera discote-ca della Brianza,a causa dell’ele-vato pericolo diattentati cherichiede misuredi sicurezzastraordinarie peri luoghi a rischio,si ritrova a lavo-rare come

addetto alla sicurezza del Duomo di Milano. In poco tempoe grazie alle sue spiccate capacità intellettuali che provoca-no infiniti malintesi,Checco diventa una vera minaccia per ilpatrimonio artistico italiano e ben presto il datore di lavorosi rende conto di non aver fatto un grande affare ad assu-merlo. Poco dopo,però, il protagonista incontra Farah,unaragazza iraniana venuta in Italia per portare a termine lasua vendetta contro il mondo occidentale. Ad aiutarla c’èsuo fratello Sufien. Farah per raggiungere il suo scopo sifinge francese,secondo i suoi piani Checco, essendo moltoingenuo, potrebbe facilmente essere un alleato senza chelui se ne renda conto. Solo dopo i due finiranno per inna-morarsi. La ragazza grazie all’influenza positiva di Checcorinuncerà al suo obiettivo tornando nel suo paese d’origi-ne anche grazie all’amore verso l’ingenuo Checco.Sfogliando tra le varie recensioni del film abbiamo notatoche uno dei personaggi principali,Sufien, è interpretato daMehdi Mahdloo,un ex alunno dell’I.T.I.S. “E. Majorana”. Cisiamo interessate molto al fatto che un ex alunno dellanostra stessa scuola abbia potuto trovare un ruolo impor-tante in un film così famoso. Incuriosite da questa notiziaabbiamo chiesto alle professoresse se ricordassero questoragazzo e hanno risposto che lo ricordano molto bene.Mehdi, infatti, non è passato inosservato nei suoi cinqueanni di permanenza nel nostro Istituto.Oltre che ad esseremolto bravo nelle discipline scolastiche, partecipava inten-

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Ottava edizione della rassegna cinematogra-fica “Cinema e psichiatria” organizzatadall’Istituto Cinematografico dell’Aquila “Lalanterna magica” e dal Dipartimento diSalute Mentale della Asl di L’Aquila. Noi dellaIV B siamo stati presenti all’incontro che si ètenuto ad Avezzano presso il Castello Orsini.Sapete chi sono i boskettari? Beh! Di certonon una sottospecie di boscaioli. Sono i pro-tagonisti di “Parada”; bimbi randagi, fuggitidagli orfanotrofi o dalla miseria di famiglieindifferenti o disperate, tutti giovanissimi,vivono nel sottosuolo della città, nella rete dicanali, o nei giardini, su cartoni. Bambini eragazzi nati in un mondo che non ci appar-tiene, nel mondo dove fame e povertà sonoall’ordine del giorno insieme a stupri, violen-ze e ingiustizie di qualsiasi tipo. Il film èambientato a Bucarest nel 1992, tre annidopo la caduta del regime di Ceausescu ispi-rato ad una storia vera, quella di MiloudOukili, clown di strada francese, di originialgerine che giunto a Bucarest cerca in tuttii modi di guadagnare la fiducia e l’amiciziadei boskettari. Miloud coltiva il folle sogno dientrare in contatto con loro, diffidenti e indu-riti dalla vita che li ha costretti a crescere

Cinema per ….pensare

Paese: Italia , Anno: 2008 , Durata: 100 min Genere: Drammatico Regia: Marco Pontecorvo Sceneggiatura: Marco Pontecorvo, RobertoTiraboschi

troppo in fretta. Usa il suo carisma e la suatestardaggine per penetrare il muro di sospet-to con cui si difendono, per tirarli fuori dallaloro condizione e portarli a una vita dignitosa.Insegnando le attività circensi e clownescheMiloud riporta alla luce del sole i boskettari,fa rinascere in loro la speranza di un’esisten-za migliore che li porterà a riavere fiducia inse stessi e negli altri. “Pa-ra-da” è un film checi trasporta in un mondo che non conosciamoo che non vogliamo conoscere, dal quale èpiù facile fuggire che rimanere e combattere;dove non basta un solo angelo per salvaretutti.

I ragazzi della 4°Bsamente alle varie attività extrascolastiche. Sfogliandoi vecchi giornalini d’ istituto, infatti, lo abbiamo vistonelle vesti di giornalista, autore di racconti , attore diteatro ... Vorremo metterci in contatto con lui e, maga-ri, invitarlo qui a scuola. Nel frattempo gli scriviamouna lettera:“Ciao Mehdi, siamo due ragazze che frequentanoquella che fino a poco tempo fa era anche la tua scuo-la. Abbiamo deciso di iscriverci al corso del giornalinoquest’ anno, perciò ancora non ci abituiamo all’ambiente. Per quel che abbiamo visto, però, sembrache sia molto interessante, c’è molta collaborazionetra alunni e professoresse tanto che non si distinguo-no più i ruoli come invece avviene in classe!! Abbiamosaputo che tu frequentavi questa scuola e partecipavicon passione alle attività extrascolastiche, soprattuttoal giornalino. Ci ha fatto piacere venire a sapere chesei riuscito a realizzare i tuoi sogni! Girare un film conChecco Zalone non è cosa da poco, crediamo che perte sia stata proprio una “ BELLA GIORNATA” il giornoin cui sei stato scritturato!!! Ti auguriamo tanta fortunaper il tuo futuro da attore. Un bacio dalle neo “ giorna-liste” =) e speriamo che trovi il tempo di venire a trovar-ci. Già immaginiamo la faccia delle nostre ami-che!!!!!!!!”. Marta Malsegna e Pietrantoni Gabriella, 2°Q

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La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degliStudi di Teramo ha organizzato il Convegno inter-nazionale di studi “Il segno di Caino. Dimensionicontemporanee della violenza bellica”, che si ètenuto il 26 novembre al Castello Orsini Colonnadi Avezzano, con l’obiettivo di trattare il tema dellaviolenza bellica nella nostra epoca. I relatori con-venuti sono stati tutti esponenti di rilievo delmondo culturale ed accademico italiano e spagno-lo: dall’Università degli Studi di Navarra, le proff.A.A. Miralles e M. Cruz Diaz de Taran Velasco,dall’Università degli Studi Valencia proff. Ana-PazGarbo Peyro e E. Fernandez, dall’Università di TorVergata i proff. F. D’Agostino e A. C. AmatoMangiameli, dall’Università “Roma Tre” il prof. M.Prospero, dall’Università degli Studi di Teramo iproff. M. Fiorillo, M. G. Esposito e G. Saraceni cheha organizzato e curato l’evento. All’importanteevento ha partecipato anche il nostro Istituto affi-dando a noi della V Q, accompagnati dalla profes-soressa Augusta Sforna l’onore di essere presen-ti al convegno e rappresentare la scuola. Il titolosubito richiama alla mente l’episodio biblico cheha come protagonisti i primi due fratelli dell’umani-tà: Caino e Abele. Caino per invidia e gelosia ucci-se suo fratello, allontanandosi così da Dio e attri-buendosi, così, il titolo di primo assassino dellastoria. Il motivo del gesto di Caio è da attribuireall’odio e all’invidia che provava verso il fratello, unodio intrinseco nella sua natura. Dio stesso dissea Caino “il peccato è accovacciato alla tua porta;verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo” (Gen.4, 7b). Il messaggio è chiaro: il male fa parte dellanatura dell’uomo, e se non viene controllato e nonsi sopprime, questo, genera odio che porta allaguerra. La guerra, da sempre è stata riconosciu-ta come male assoluto, generatrice solo di morte,distruzione e sofferenze; qualcosa da evitare, aparole, in pratica ciò non avviene. La pace, quindi,da molti viene vista come un’utopia, come qualco-sa che non si realizzerà mai; per Platone addirittu-ra, come diceva un relatore, la pace è solo unaparola. Il convegno, attraverso gli interventi deirelatori, ha dunque indotto tutti noi, sulla scia diintellettuali e filosofi, a ricercare le cause che por-tano alla guerra, il motivo per cui il male e l’odiosono radicati dell’animo umano, e capire le diffi-coltà di costruire la pace. Per H. Bergson la causa

Non siamo che una banda di

assassini?

Shakira... Waka Waka Loca!

Isabel Mebarak Ripoll, in arte Shakira (che inarabo vuol dire Donna piena di grazia) è nata il 2febbraio 1977 a Barranquilla, una località portualedella Colombia che si affaccia sul Mar dei Caraibi.La famiglia è un “meltin-pot” di etnie dato che suo

padre William è un gioiel-lere newyorkese di originilibanesi, mentre suamadre Nidia, è colombia-na di nascita ma di originiitalo-spagnole e quindiShakira parla perfetta-mente spagnolo, inglese,arabo ed italiano. Già dapiccolissima cominciò acoltivare l'interesse per lospettacolo, infatti all'età di5 anni rivelò la sua predi-sposizione alla danza e

alla scrittura. Secondo quanto racconta suamadre, Shakira da bambina amava scrivere; infat-ti il primo regalo che le fece il padre fu proprio unamacchina da scrivere con la quale scrisse la suaprima canzone all’età di solo otto anni, dedicataproprio a suo padre. A 11 anni imparò a suonare lachitarra. Molte delle sue prime canzoni erano asfondo autobiografico: la più importante fu quellascritta per il fratello morto in un incidente stradale.Anche il ballo fu, sin dall'infanzia, una componen-te fondamentale dell'educazione dell'artistacolombiana. Come artista precocissima, Shakiraebbe la prima delusione quando, a 10 anni, fu cac-ciata dal coro della scuola perché la sua voce eraconsiderata "troppo forte". A 13 anni emigrò aBogotá, capitale della Colombia, con alle spallegià la composizione di numerosi brani. La passio-ne per il canto e per la musica la portò ad incide-re il primo disco nel 1991, a soli 14 anni. Il disco,intitolato “Magia” ottenne discreti consensi sia da

parte della critica sia da parte del pubblico. Nel2001 arrivano i primi successi a livello mondiale,con l'album “Laundry Service”, che ha venduto oltre15 milioni di copie piazzandosi tra i 100 album piùvenduti della storia della musica mondiale. Duevolte vincitrice del prestigioso Grammy Award, e 8

volte vincitrice del “Latin Grammy Award”, è consi-derata l'artista sudamericana di maggior successocommerciale, con circa 55 milioni di dischi vendutiin tutto il mondo. Ha avuto un ruolo da vera e pro-pria pioniera per l'intera categoria degli artisti suda-mericani, essendo la prima e finora unica cantantead aver raggiunto il primo posto nelle classifichemusicali di tutto il mondo, come le prestigioseBillboard Hot 100 e Rolling Stones. Inoltre, la colon-na sonora dei mondiali di calcio, Waka Waka (ThisTime For Africa) porta la sua firma ed è stato clas-sificato come l’inno più suonato, visto, cliccato evenduto di tutti i tempi. Infatti il 2010 è stato l’annodi consacrazione di Shakira, che con il suo album“Sale el Sol” ha scalato le classifiche musicali inogni angolo del nostro pianeta. Shakira nella suavita occupa due ruoli: pop star e benefattrice,essendo anche socia Onu e sostenitrice di molteassociazioni per aiutare le difficili condizioni di vitadei bambini colombiani. Attualmente la cantantevive alle Bahamas insieme al suo fidanzato. Lapopstar è assiduamente presente nelle classifichedelle donne più belle del mondo, e nel 2006 è arri-vata addirittura al 6º posto.

Matteo Corradi, 5°B

della guerra è l’ignoranza che c’è tra i popoli; lanon conoscenza gli uni degli altri fa sì che lenaturali differenze che ci sono tra i popoli invecedi arricchirci, sia sul piano umano che culturale,possono diventare occasione e motivo di pro-fondi contrasti, di odio tra etnie e sfociare in inu-tili massacri. Per Sigmund Freud la conoscenzanon previene e non esclude la guerra; è, quelladi Freud una concezione antropologica negativa,derivante dalla conoscenza della storia, che altronon è se non la successione di massacri trapopoli e di assassini al potere; tutti gli uomini perFreud sono assassini: non siamo che una bandadi assassini. Ciò è stato anche provato da unesperimento condotto da S.Milgram, un profes-sore dell’Università di Yale, il quale ha dimostra-to che l’uomo in determinate situazioni mette daparte la sua coscienza morale per abbandonarsiall’istinto. La tematica del convegno ci ha fattoriflettere seriamente: come può l’uomo, il più per-fetto ed avanzato tra le creature viventi, dotato diragione, capace di distinguere il bene dal malescegliere volontariamente la strada della violen-za e della guerra mettendo a tacere la coscien-za, espressione del suo stesso essere? Unamotivazione plausibile sinceramente non sodarla! Sarà forse perché la strada del male è piùsemplice, libera da qualsiasi rigore morale e daqualsivoglia regola, però rimane, secondo mesempre negativa perchè nessun uomo puòergersi al di sopra di un’altro, siamo tutto uguali!E quindi non c’è nessuna regola o motivazione ospiegazione che discolpi chi fa del male! La viadel male non può essere la via giusta, poichénon porta alla felicità allo sviluppo e alla prospe-rità dell’umanità; le nostre azioni non si devobasare sull’egoismo volto a realizzare solo i sin-goli interessi, ma devono essere mosse da unfine superiore basato sulla giustizia che porta alraggiungimento della pace.

Maria Ida Mancini, 5°Q

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2004, come model year 2005. Questa Mustangera un modello completamente riprogettato edutilizzava il pianale D2C come base. Il design del-l'autopera stato affidato a Sid Ramnarace che siispirò alle Mustang degli anni sessanta realizzan-do uno stile che il vice presidente della Ford, J.Mays, definirà come retro-futurismo. Il modellobase montava il motore da 210 cv (156 kW) V6della Ford Cologne. La GT invece era dotata di unV8 da 300 cv (224 kW) da 4,6 L (280in3) tre val-vole con apertura variabile. La trazione restavaposteriore e offriva miglioramenti nella manegge-volezza e nella guida. Grazie alla tecnologia CADLa rigidità del telaio era stata incrementata del100 per cento rispetto ai modelli precedenti.Migliorate anche la qualità delle finiture e dellacostruzione. Poco dopo la presentazione la Fordiniziò la produzione del modello decappottabile,versione che era disponibile sia con il motore V6che con il V8. Questo modello era specificata-mente progettato per avere un rigidità maggioresenza incrementare il peso totale. Inoltre vennerealizzato un tettuccio che si ritraeva con un siste-ma a Z che dava, quando ripiegato, alla Mustangun aspetto molto pulito.

Michele Montagliani, 4°I

ta da una musica chamata "ram muay" cheviene rigorosamente suonata negli incontri per

dettare il ritmo ai due sfidanti. Per arrivare apartecipare a queste gare bisogna fare undurissimo allenamento di sei ore al giorno eraggiungere gradualmente i vari livelli, in tuttoquindici, in base ai quali i guerrieri si distin-guono, da principianti a maestri. Si è princi-pianti dal primo fino al sesto kan (livello); dalsesto all’ undicesimo si è guerrieri muay, daldodicesimo al tredicesimo si è guerrieri muaydi livelli avanzati e, infine, negli ultimi duelivelli si arriva ad essere maestro e gran mae-stro dorato; solo arrivati a questo punto si hail pieno controllo della muay thay, ma, attual-mente questo livello è stato raggiunto solo daquattro persone in tutto il mondo. Ho scelto dipraticare questo sport perchè insegna deivalori attraverso la conoscenza di una culturamolto differente dalla nostra. Ad avvicinarmi aquesta arte è stato il mio maestro che, duran-te gli allenamenti, usa una terminologia com-pletamente in tailandese… come: Yaeb -pugno diretto sinistro con lo slancio della spal-la - Suhy - pugno montante, Sok Cheng -gomitata ascendente diagonale, Sok Gnad -gomitata ascendente verticale, Tae Trong -calcio circolare diretto, Tae Thad - calcio cir-colare basso in incidenza,Tip - calcio frontalee molte altre…In questo sport è molto impor-tante il rapporto tra maestro e allievo perchè ilmaestro, a seconda della fiducia che riponenel suo allievo gli prepara gli amuleti che soloed esclusivamente durante l’incontro puòusare… Questi oggetti hanno un significato par-ticolare e nascosto, noto solo al maestro eall’allievo che li personalizza con pezzi di ogget-ti che fanno parte della sua vita quotidiana eche per lui hanno un significato particolare.

Davide Iafolla, 4°M

Muay Thai

Quasi tutti i ragazzifanno sport, vannoin palestra, giocanoa calcio, calcetto,pa l lavo lo ,baske t ,ma ancora pochisono coloro che sidedicano a sportalternativi o pococonosciuti. La"muay thai" è un’artemolto antica cherisale al 200 a.c.;veniva usata nelleguerre e serviva in

emergenza ai guerrieri muay che perdevano leloro armi e ingaggiavano uno scontro corpo acorpo col nemico. Questa arte si è affinata nelcorso della storia diventando prima una danzae poi si è ritrasformata in arte marziale scandi-

alla stazione di Avezzano diretti per Roma. Già sultreno inizia la nostra avventura. A differenza dauna qualsiasi gita, questo viaggio è diverso:abbiamo vistose valigie per portare abbigliamentoelegante, cravatte, accessori e eleganti soprabiti.Eh sì il tutto è obbligatorio! Infatti per la nostraGiornata di Formazione non si può entrare apalazzo Montecitorio se non abbigliati elegante-mente perchè il contesto lo richiede. Arriviamo aRoma. Il tempo e il viaggio non sono clementi, tut-t'altro, ma l'emozione per l'evento ci elettrizza.Arrivati in albergo dopo aver pranzato ed essercipreparati usciamo diretti verso la Biblioteca dovesiamo accolti nella Sala Galileo. Ricevute le spie-gazioni dell’intero programma della giornata visi-tiamo i tre piani che fanno parte dellabiblioteca.Ma la cosa che aspettiamo con piùansia e interesse è la seduta dell'Assemblea apalazzo Montecitorio. Che delusione!L'appuntamento viene rinviato al giorno successi-vo.Così, sotto la pioggia di Roma si torna in alber-go per cenare e riposare. 17 Novembre: anchequesta la giornata inizia presto,l'accoglienza aPalazzo Montecitorio è prevista per le 8.45. Dopouna visita guidata al Transatlantico, incontriamo ideputati eletti nella nostra regione nella Sala dellaLupa. A loro rivolgiamo alcune domande riguar-danti l'e-democracy e altri argomenti che ci inte-ressano come la banda larga.L’esperienza è statamolto importante per tutti noi. Ringraziamo perquesto le insegnanti che ci hanno guidato neilavori e ci hanno permesso di fare questa bellaesperienza.

I ragazzi della 5°I

Alla scoperta di Montecitorio

Il 17 novembre 2009, ci è stato presentato unconcorso denominato "Giornata di Formazione aMontecitorio". Noi alunni dell’allora 4I iniziammoa discutere del progetto con le professoresseAnna Maria Bruno e Valentina Cannizzaro; nac-que così, per caso, il nostro viaggio all'internodella politica italiana. Essendo studenti della spe-cializzazione di Informatica abbiamo ritenutointeressante approfondire, oltre le discipline chestudiamo quotidianamente, un tema che coinvol-gesse non solo lo studio delle Istituzioni, ma chefosse anche vicino ai nostri interessi. Il puntofocale su cui abbiamo lavorato è "E-Democracye la sua applicazione”. L'attenzione su questotema è scaturita dalla volontà di comprenderel'importanza di un rapporto costante e più diretto,fatto di confronto e collaborazione, tra istituzionie cittadini. Abbiamo voluto iniziare dando unosguardo all'Europa e approfondendo le propostepartecipative sul sito della CommissioneEuropea. Dopo ciò abbiamo consultato il sitodella Camera, all’ interno del quale abbiamo tro-vato preziose linee direttrici per continuare lanostra ricerca. Infine siamo arrivati ad analizza-re il livello di partecipazione delle Istituzioni loca-li, compreso il portale del Comune di Avezzano.Completato il lavoro lo abbiamo inviato e dopoqualche tempo ci è stato comunicato che aveva-mo vinto il concorso, e che come premio sarem-mo andati due giorni a Montecitorio a visitare laCamera dei Deputati. Finalmente arriva il giornodella partenza: 16 novembre 2011: la nostra gior-nata inizia molto presto, alle ore 8 appuntamento

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sca,un vero toro da domare fra i cordoli d’unapista,che mira soltanto a divertire l’audace cava-liere dedito a domarla…La casa automobilistica produttrice di questo“cavallo,d’alluminio e carbonio” nasce a Monaco

di Baviera nel 1917,per svariati anni si dediche-rà solamente alla produzione di aerei,moto e svi-lupperà le tecnologia per l’esercitotedesco,come la Ferrari. Nel primo dopoguerrasi cimenterà nella produzione di automobili.Con il passare del tempo,e il mutamento degliautomobilisti, la Bmw acquista lustro,producen-do modelli,all’avanguardia,con tecnologie emateriali innovativi,dotate di un design chesusciterà non poche critiche,che catturerà l’oc-chio e il cuore di chi la vedrà passare.Generalmente quest’azienda si dedica alla pro-duzione di auto eleganti e sicure,con prestazio-ni,seppur ottime,limitate per un uso inpista,eccetto per i modelli marchiati con la M,dimotorsport. Il modello di cui parleremo è unaBmw E63 M6,dotato di un motore V10 con ban-cate a 90°, di 5000cc di cilindrata capace di sfo-derare 507 cavalli. Gli altri numeri di quest’autosono: i 545Nm per la coppia,318Km/h comevelocità di punta e 4 secondi netti per raggiunge-re i 100km/h schiacciando il pedale dell’accele-ratore. La trasmissione su cui il motore fa forza,il propulsore, è un SMG 2 a 7 rapporti.L’autotelaio è in alluminio,ma la sua carrozzeriaè interamente in vetroresina,eccetto per leappendici aerodinamiche e il tetto che sono incarbonio,il contenuto peso del mezzo è dovutoanche a questi accorgimenti. All’interno assumele vesti d’un auto di famiglia,con internirifiniti,ovviamente in pelle,modanatura,che pos-sono essere in radica,alluminio o carbonio, ascelta dell’acquirente, sistema audio HarmanKardon,navigatore satellitare e altri accessorid’ammiraglia.

Confronto

I due mezzi si prestano entrambi alla vita nel traf-fico,ma tutto questo è uno spreco date le godurio-se prestazioni e il costo delle auto,se ci si improv-visa “piloti della domenica” le auto sono in gradoda offrire emozioni indescrivibili al guidatore,laFerrari si presenta più dolce dell’arrogante e pre-potente Bmw che tende a far scivolare il suoretrotreno da vera “muscle-car”. In tema di“muscle-car” sopraggiunge la Mustang,che nonoffre un abitacolo accogliente e ne finiture troppo“chich” ma và ad offrire prestazioni molto similialle sfidanti, ma ha un “appeal”,come d’altrondetutte le americane,molto particolare,sono autoche o vengono amate,o odiate dal comune auto-mobilista,vista la difficoltà d’impiego del mezzonelle piste. Secondo alcune testate giornalisti-che,che si occupano di automobili,esse sono ingrado di staccare un medesimo tempo al crono-metro,in un ipotetico giro di pista a parità di con-

dizioni,ma ovviamente tutto va a dipendere dallostile di guida e capacità di guida di chi è impegna-to contro il tempo. La scelta di uno di questi tre“cavalli d’acciaio” è affidata al facoltoso automo-bilista disposto a tirar fuori un minimo di 80.000€per la Ford. Ai posteri l’ardua sentenza… Ford Mustang S-197.

sportiva molto diffusa negli USA,è un prodottoFord Motor Company. Basata sul pianaledellaFord Falcon e la sua presentazione ufficialeè datata 17 aprile 1964 a New York. Fortementevoluto dal manager della società dell'epoca LeeIacocca, poteva essere considerata una piccolamuscol car equipaggiata di un motore da 2,8 l dicilindrata, erogante una potenza di 105 cv.Sonostate progettate varie serie della Ford Mustang:laprima('64-'73);la seconda('74-'78);la terza('79-'86);la terza restyling('87-'93);la quarta('94-'99);laquarta restyling('99-'04);la quinta('05-presente). Nel nostro confronto parleremo della quintaserie,la cosi detta: S-197. Il modello S-197 vennepresentato al North American Auto Show del

“È bello morire per ciò in cui si crede: chi hapaura muore ogni giorno, chi non ha pauramuore una volta sola”, sono le parole, che nelleimmagini di repertorio, si ascoltano direttamen-te dalla voce di Paolo Borsellino pronunciate inuna delle ultime interviste, ma sono anche leparole che guidano lo spettacolo che GiuseppeAyala ha portato in teatro nell’autunno scorso. In una scena spoglia, asettica occupata solo daun maxi-schermo e da alcune sedie, attorno adun albero di magnolia, che per la Sicilia el’Italia intera è diventato il simbolo della lottaalla mafia, si muove e si racconta GiuseppeAyala. Il magistrato Ayala è stato uno deimembri del primo pool anti-mafia che compren-deva anche Falcone e Borsellino, e il pubblicoministero del maxi processo del ’87 che rappre-sentò la prima grande vittoria dello Stato controCosa Nostra. Nello spettacolo Ayala ci raccon-ta i suoi anni con Falcone e Borsellino, con unanarrazione che si articola su due piani paralle-li: uno più intimo e privato nel quale ci dà unritratto originale, diverso, insolito dei due magi-strati, l’altro più propriamente istituzionale: è ilracconto di un momento buio della storiad’Italia narrata da uno dei protagonisti piùimportanti di quegli anni. Grazie al sistemainvestigativo ed alle novità tecniche e metodo-logiche introdotte dai magistrati Falcone eBorsellino si riuscirà a conoscere il funziona-

Liberi dalla paura,

liberi di non morire

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mento, il linguaggio, l’organizzazione e lastruttura di Cosa Nostra e si metteranno lebasi per la sua sconfitta definitiva. Ayala cidescrive la parte più nascosta e segreta deidue: ci parla della timidezza di Falcone e delladisinvoltura di Borsellino, delle difficoltà chehanno superato senza arrendersi mai, dellesofferenze sopportate con volontà di ferro alfine di procedere nelle indagini. Ha visto i suoiamici e colleghi uccisi; le loro famiglie minac-ciate; insieme hanno vissuto per anni sottoscorta come vivendo in una bolla, quasi iso-lati dal resto del mondo; hanno sopportato gliattacchi verso le loro persone e verso il lorolavoro da quella parte di società che non rico-nosceva e non voleva vedere l’importanza deirisultati ottenuti. Nello svolgimento della nar-razione teatrale Ayala ha approfondito,soprattutto quest’ ultimo punto raccontandocome negli ultimi tempi si siano sentiti isolati eabbandonati dallo Stato rendendo, in questomodo, più semplice il lavoro ai killer assolda-ti da Cosa Nostra. In apertura di spettacolo, ilmagistrato-attore ci rivela il significato cultura-le dell’operazione: aiutare i giovani, attraversoil linguaggio teatrale, per far conoscere nonuna verità stereotipata fatta di luoghi comuni,ma la verità che scaturisce dall’esperienzacondivisa sia sul piano professionale, chefamiliare, intimo e personale. Grazie ad unaproposta scolastica abbiamo potuto goderedello spettacolo ed apprezzare.

Maria Ida Mancini, 5°Q

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Dai cordoli della pista,ai

semafori della strada…

La nostra società sta subendo degli imponentimutamenti,dovuti alla crisi che ne va dettando leregole,in questo periodo di restrizioni e problema-tiche tecnologiche il mercato dell’automobile siasseconda al target di mercato e a tutto ciò che lenuove tecnologia in campo d’energia alternativaimpera. L’automobile del 2011 è innovativa,piùtecnologia di un “personal computer”. Le sue pre-stazioni sono ridotte allo stretto necessario perfavorire la sicurezza,e non inquinano. In tutto ciònotiamo una,forse piacevole,contraddizioni: alcu-ne case automobilistiche,magari con un avanzatoreparto sportivo con svariati decennid’attività,produco modelli i cui canoni non rispec-chiano questi.Sono perfettamente versatili,sì,possono essereusate in pista e in città,hanno prestazioni per l’ap-punto da pista,ma contemporaneamente si adat-tano al comfort di un’auto cittadina. In questo articolo andremo confrontare,la neona-ta di Maranello,Ferrari 458 Italia,con la seppur piùdatata,Bmw E63 M6 con la muscolosa americanaFord Mustang S-197.Ferrari 458 Italia

Non è necessario dedicare troppe righe perpararle della Ferrari,essa nasce dalle sapienti

mani di Enzo Ferrari,un uomo di grande passio-ne il cui mestiere era quello di pilota automobili-stico. Egli deve il suo successo sia comepilota,che fondatore del suddetto marchioall’Alfa Romeo,un’altra casa automobilistica ita-liana,con una gloriosa e memorabile storia sullespalle. Proprio nell’Alfa Romeo EnzoFerrari,militava come pilota e colse gli anni delprimo dopoguerra per fondare la sua scuderia,laFerrari,il cui logo è il famosissimo “cavallinorampante”,per Enzo un portafortuna regalatoglida un suo caro amico. Passiamo all’auto,la F458 Italia,nasce su telaio in alluminio,muoven-dosi grazie alle sospensioni a triangolo alto sul-l’anteriore e un sistema multilink per le posterio-ri. Essa è spinta da un prepotente motore V8 a90° la cui cilindrata è pari 4499cc,capace di svi-luppare 570cv. Questa tipologia di propulsoreriesce a donare all’auto una coppia pari a540Nm a un regime di 6000giri-minuto. Il moto-re,alloggiato nel retrotreno dell’auto è in posizio-ne longitudinale,accoppiato con la trasmissionea 7 rapporti, dotato del sistema a doppia frizio-ne. L’apparato tecnologico di questa Ferrari deri-va direttamente dalle applicazioni aeronautichesfruttando materiale d’ultima frontiera per offrireprestazioni mozzafiato. L’insieme di queste tec-nologie e di questo riguardevole propulsoreregalano una velocità massima di 320km/h,rag-giungendo i 100km/h in 3,5 secondi.Questo mezzo è in grado di deliziare il piedepesante di qualche fortunato imprenditore ladomenica in pista,cosi nei giorni infrasettimanalisi riversa nelle strade cittadine,cullando gli occu-panti dell’abitacolo con sedili in pelle,una planciacurata e gradevole al tatto,da deliziare sia il pilo-ta,che l’automobilista cittadino. Bmw M6

Ora presentiamo la rivale,si tratta di una tede-

Può sembrare assurdo, ma solo noi siamo riusci-ti ad ottenere un autobus privato dall’ Arpa: siamoarrivati tutti puntuali ma le informazioni non eranocorrette per cui …..abbiamo perso l’auto! Nonsenza un provvido intervento, e giuste proteste,mentre tutti noi stavamo già cercando mezzialternativi per muoverci, è arrivato un autobustutto per noi. Eh già perche dovete sapere che ilnostro Laboratorio del camminare doveva partireda Massa D’Albe-Corona; lì dovevamo comun-que arrivarci con l’auto. Tra pioggia e freddo lagiornata sembrava delle peggiori, ma noi nonabbiamo mollato, siamo partiti ugualmente e ina-spettatamente siamo anche arrivati a destinazio-ne. La prof. Marotta ci ha donato le sue piccoleperle di saggezza e ci ha consigliato l’equipag-giamento migliore da portare, che ci ha permes-so di tornare a casa senza geloni, vesciche e feb-bre alta. Alcuni di voi si staranno chiedendo cosaci facevano 13 ragazzi dell’industriale spersi peril Velino il giorno dell’ assemblea d’Istituto! E fatebene a chiedervelo. Bhe “sfortunatamente”abbiamo deciso di partecipare al laboratorio delcamminare per condividere con altri ragazzi e leprofessoresse, con la guida di un accompagnato-re del Cai, un’esperienza particolare e indimen-

ticabile quale quella di un cammino che fattoinsieme aiuta a crescere. Questa prima uscitavolevamo arrivare alle grotte di San Benedettoma a causa della pioggia che dopo dieci minuti dicammino si è trasformata in neve ci siamo fer-mati alle grotte del Canalino. C’entrerà anche unpo’ di stanchezza? Forse camminare con la nevenon sarà stato il massimo, ma eravamo talmentetanto entusiasti di continuare il nostro percorsoche non ci è mai mancato il sorriso sulle labbra;

Sotto la neve... noi il clima tra noi è rimasto sempre sereno e diste-so nonostante i lamenti da parte di chi avevafame, sete, sonno! Non parliamo di quello meteo-rologico che è meglio! Arrivare a destinazionebagnati e infreddoliti per potersi cambiare lamaglia a 40° gradi sotto zero e sentire caldo nonha prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard. Adalcuni di voi tutto ciò farà ridere o non piaceràaffatto ma per noi sarà un ricordo fantastico! Unesperienza di cui assolutamente non ci siamopentiti. Ringraziamo di cuore anche il SignorTonino del C.A.I. che ci ha accompagnato e vigila-to per tutto il viaggio, e che soprattutto ci ha indi-cato la giusta strada da seguire.

Giulia Colizza e Gaia Leonio, 3°Q

Strasburgo

Ogni anno “Il Movimento per la Vita” indice unconcorso scolastico europeo aperto a tutti i ragaz-zi del triennio della scuola media di secondogrado. Il concorso verte sempre su temi importan-ti, di grande valore morale e civile che sono allabase della nostra società, temi ai quali però, spe-cialmente noi giovani non diamo troppa attenzio-ne. L’argomento proposto lo scorso anno è stato“Europa, meditazione sulla dignità umana”, quellodi quest’anno è invece “Famiglia. Fondamentodella società in Europa e nel mondo”. Tutta lanostra classe, ex 4Q, ha partecipato al concorsosu proposta del professor Mario Iacobacci, docen-te di Italiano e Storia. Personalmente approfitto diquesta occasione per ringraziarlo per tutto il lavo-ro svolto con noi ragazzi. Io ho analizzato l’argo-mento proposto, dal punto di vista filosofico, poli-tico, sociale e giuridico, riflettendo sul significatodella dignità umana e su come questa vienerispettata in Europa. Io ed Angela Amicone, un’al-tra ragazza della nostra scuola siamo state le vin-citrici, oltre a due ragazzi del Liceo Scientifico,

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Ironia della sorte: l’Unità nella Marsica

Oggi, come è giusto, facciamo festa, ma lastoria non si cambia. Le vicende che portaro-no all’Unità d'Italia, in particolare l’occupazio-ne piemontese, furono condivise da pocheélite di borghesi illuminati, tra cui gli affiliatialla Carboneria, ma vissute con profonda osti-lità dalle masse diseredate meridionali. LaMarsica, terra di frontiera con lo StatoPontificio fu uno dei territori più ostili al pro-getto. Sommosse si verificarono a S.Vincenzo e S. Giovanni nella Valle Roveto,Civitella Roveto, Luco dei Marsi,Tagliacozzo,Petrella, Cappadocia, Villa S. Sebastiano,Avezzano, Celano,Scurcola, Trasacco,Collarmele, Pescina e il Carsolano. In questiluoghi si consumarono battaglie epiche, fino aldrammatico eccidio di Scurcola, quando i pie-montesi messi in fuga dai borbonici capitanatida Giacomo Giorgi, contrattaccarono di nottee poi trapassarono con le armi decine di per-sone. . Oggi, ironia della sorte, mentre una parted’Italia, al nord, punta a spaccare il Paese, laMarsica si schiera in difesa dell'Unità d'Italia esi prepara a celebrare questa ricorrenza concerimonie e festeggiamenti. Infatti, se lanostra Italia non vuole tornare indietro, la suaunità è un valore da difendere a tutti i costi ese oggi la nostra Nazione occupa un posto dirilievo nel mondo è grazie allo Stato unito. Lastoria non si cambia e ciò che è stato non sidimentica, ma….guardare al futuro è un attodi civiltà.

Gianluca Lucci, 4°M

Attacco alla scuola pubblica

Uno dei problemi più sentiti dai giovani è quel-lo del loro rapporto con la scuola, un rapportoche può essere ricco e gratificante, ma a volte,anche estremamente frustrante; carico diaspettative e di promesse, eppure fonte didelusioni cocenti. Eppure, nelle attese e neigiudizi di molti giovani, e soprattutto in riferi-mento al bisogno di dialogo e di relazioni inter-personali positive, la scuola viene consideratacome un ambito, non solo di formazione cultu-rale, ma di socializzazione e di arricchimentodella personalità, un processo di graduale con-quista che, necessariamente, deve armoniz-zarsi con il contributo non solo di alunni, com-pagni, docenti, ma anche delle famiglie cheaffidano “alla scuola” il compito di educare ipropri figli. Ci sono mamme, papà e docenti,persone che, nella loro missione educatrice,ritengono che civiltà, cultura, attenzione, dialo-go e ascolto facciano parte del bagaglio da tra-sferire ai figli e agli alunni. Liberi di scegliere, igenitori iscrivono i propri figli alla scuola pub-blica o alla privata. Nell’articolo 33 dellaCostituzione si afferma che “la Repubblicadetta le norme generali sull’istruzione ed istitui-sce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.”Enti e privati hanno il diritto di istituire scuoleed istituti di educazione, senza oneri per loStato.” Ma allora perché, da qualche tempo, sisente parlare sempre più di finanziamenti allescuole private? E non bastano i tagli che lascuola pubblica subisce (e di cui siamo ben aconoscenza subendone le conseguenze!) essavede accusati i propri professori di inculcareagli alunni principi contrari a quelli delle fami-glie! Come a dire che gli insegnanti della scuo-la statale non esercitano bene la loro missioneeducativa e invece quelle delle private sì?Ma…..dico, potrebbe essere anche il contrario,o no? Perché solo i docenti della scuola stata-le, con i loro insegnamenti eserciterebbero unacattiva influenza sulla scuola pubblica presen-tando interpretazioni della storia che nonrispettano la verità? Non solo, allora, docenti“fannulloni” ma anche “imbroglioni”! Stiamofesteggiando il 150esimo dell’Unità d’Italia, masenza scuola pubblica, così come vuole lanostra Costituzione, non c' è Italia e non c'èunità, non c'è cultura e non c'è progresso.

A cura della Redazione

Palermo…….che esperienza!

La nostra scuola, insieme ad altre scuole prove-nienti da tutt’Italia, ha partecipato al seminarionazionale svoltosi a Palermo sul tema Lotta con-tro la povertà e l’esclusione sociale dal 1 al 3dicembre scorso. Questo seminario è stato l’e-vento conclusivo dell’anno europeo, il 2010,dedicato appunto al tema della lotta alla povertà;è stato inoltre anche il momento per lanciare iltema del 2011 che l’Unione Europea ha volutodedicare al volontariato. Ci ha subito interessatola proposta, non solo per il viaggio in sé, come sipuò supporre, ma soprattutto per tutto quello chel’esperienza poteva rappresentare, anche per-ché, come classe, siamo sensibili a queste pro-blematiche. In più occasioni ci siamo interessatied occupati di situazioni problematiche del suddel mondo, ma anche di come tante persone dibuona volontà si danno da fare per far crescerela rete di solidarietà intorno al pianeta. In partico-lare abbiamo scoperto e conosciuto i progetti diun’associazione rivolti ai ragazzi di strada nellabaraccopoli di korogocho a Nairobi. Pronte perla partenza. La squadra della nostra scuola: lapreside, prof.ssa Anna Amanzi, la prof.ssaCristina Tatti e noi ragazze della III Q, Angela eGaia. In hotel, poggiate le valigie, subito insiemeagli altri ragazzi per partecipare alle attività orga-nizzate dai formatori Erica e Diego: giochi, attivi-tà di vario genere per favorire la socializzazionee farci riflettere sulla tematica del Seminario. E cisono riusciti benissimo. Tra noi ragazzi si èinstaurato subito un fantastico legame, abbiamosubito fatto gruppo. E’ stato veramente interes-sante ritrovarsi subito tuffate in tante attività conragazzi provenienti da tutta Italia; lo svolgimentodelle attività si è subito colorato di amicizia e cor-dialità. Magari “studiare” tutti i giorni in questomodo! Ma dai, sappiamo che non sarebbe possi-

Dalila e Marco. La sera del 18 ottobre 2010 siamoandati a Pescara per unirci al gruppo dei vincitoriabruzzesi, e tutti insieme siamor partiti per “ritira-re” il premio una visita al parlamento europeo.Siamo arrivati a Strasburgo il 19 sera dopo diver-se ore passare sull’autobus. Arriveti, dopo unabella doccia e aver cenato siamo usciti a visitare lacittà e ci siamo fermati poi in un pub. Il giornoseguente siamo stati prima impegnati in una fun-zione Eucaristica nella cattedrale di Strasburgoofficiata dal Nunzio Apostolico e nel pomeriggio cisiamo recati all’Emiciclo del Consiglio d’Europadove tutti i vincitori italiani del concorso siamo statichiamati a svolgere una vera e propria seduta par-lamentare. Ogni gruppo proponeva il suo emenda-mento all’aula che successivamente era chiamataa votare a favore o contro la proposta. Finita laseduta parlamentare abbiamo ricevuto il saluto delPresidente Nazionale del Movimento per la Vital’onorevole Carlo Casini che ci ha congedati sullenote dell’Inno ufficiale dell’Unione Europea l’Innoalla gioia di Beethoven. L’ultimo giorno abbiamovisitato la città, con il battello, dove seguendo ilpercorso del fiume Ill, abbiamo visitato i quartieritipici e i luoghi più importanti del capoluogodell’Alsazia; nel pomeriggio invece abbiamo final-mente visitato il parlamento Europeo, siamo entra-ti nell’aula dove si riuniscono i parlamentari euro-pei in seduta e siamo stati ricevuti nell’aulaSchuman dall’onorevole Joseph Daul Presidentedel gruppo del Partito Popolare europeo(Democratico- Cristiano). All’ onorevole Daulabbiamo rivolto diverse domande sul lavoro chesvolge il parlamento europeo, sulla politicadell’Unione, sull’allargamento dell’unione abbiamoanche sollevato la questine turca, gli abbiamoanche chiesto cosa ne pensasse dell’economiae del governo italiano. Finita la seduta ci siamogoduti per l’ultima volta la città, la mattinaseguente con profondo dispiacere da parte ditutti siamo dovuti ripartire. Quest’esperienza,penso di parlare a nome di tutti, ci ha profonda-mente segnati sicuramente non la dimentiche-remo mai; dal punto di vista umano per le ami-cizie che sono nate, dal punto di vista cultura-le per l’opportunità che ho avuto di conoscerel’’Alsazia e la città di Strasburgo; dal punto divista sociale e politico per la possibilità avuta dicapire la realtà istituzionale dell’UnioneEuropea e le sue funzioni.

Maria Ida Mancini, 5°Q

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Ché schiava di Roma Iddio la creò.Stringiamci a coorte Siam pronti alla morteL'Italia chiamò.Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi.Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme:Di fonderci insieme Già l'ora suonò.Stringiamci a coorte Siam pronti alla morteL'Italia chiamò.Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amoreRivelano ai Popoli Le vie del Signore;Giuriamo far libero Il suolo natìo:Uniti per Dio Chi vincer ci può?Stringiamci a coorte Siam pronti alla morteL'Italia chiamò.

Dall'Alpi a SiciliaDovunque è Legnano,Ogn'uom di FerruccioHa il core, ha la mano,I bimbi d'ItaliaSi chiaman Balilla,Il suon d'ogni squillaI Vespri suonò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò.

Son giunchi che pieganoLe spade vendute:Già l'Aquila d'AustriaLe penne ha perdute.Il sangue d'Italia,Il sangue Polacco,Bevé, col cosacco,Ma il cor le bruciò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò

Analizzando:

“Le porga la chioma”: Indica l’antico di taglia-re le chiome alle schiave in modo da diffe-renziarle dalle donne libere che potevanoportare una qualsiasi acconciatura. Quinditagliandole la chioma l’Italia viene resa schia-va di Roma.

“Stringiamoci a coorte”: Il poeta intende lacoorte come l’intera unità militare italiana. Incaso di conflitto tutti noi italiano dovremmoriunirci nella coorte per difendere fino allostremo la nostra patria.

“Dunque è Legnano”: Mameli, si riferisce aalla battaglia del 29 Maggio 1179 con cui laLega Lombarda sconfisse Barbarossa.Ciò simboleggia la libertà del popolo italianonei confronti della prepotenza straniera.

“Ognun’ uom di Ferruccio”: Un altro chiaroriferimento bellico, questa volta a simboleg-giare l’assedio di Firenze avvenuto il 2Agosto 1746.L’esercito dell' Imperatore vole-vano abbattere la Repubblica fiorentina perrestaurare la signoria dei Medici. Cosi, ilFerrucci morente venne vigliaccamente finitocon una pugnalata da Fabrizio Maramaldo,comandante del plotone, di Carlo V.

“Si chiaman Balilla”: Un’ augurio che i giovanid’Italia possan aver la grinta di GiovanBattista Perasso, soprannominato per l’ap-punto “Ballilla”,che volendosi opporre all’ocu-pazione austriaca a Genova, scagliò controun generale occupante un slecio, cosi dadare il via alla rivoluzione genovese. Si con-cluse con la fuga degli Austriaci dalla terra diBalilla.

“Mai il cor le bruciò”: Un presentimento diMameli, nei confronti del popolo austriaco,che presto verrà travolto dai popoli da essosottomessi.Auguri Italia…Lucci Gianluca e De Felice Cristian,4°M

bile. Però anche queste attività informali cihanno fatto scoprire e conoscere molte cose; peresempio un gioco, apparentemente banale, consedie persone e cartelloni è servito a renderevisibile le disuguaglianze che marcano il pianeta:i cartelloni rappresentavano i continenti, ognunodi noi valeva 10.000 abitanti, le sedie le risorseeconomiche: ogni sedia 100.000 dollari.Rapporto sedie e persone completamente squili-brato! In america il rapporto era 1 persona esette sedie; in Europa tre persone e due sedie; inAsia quattro persone e quattro sedie; in Africa seipersone e tre sedie in Oceania solo sedie e nien-te persone. Vogliamo parlare del gioco dell’oca

le cui squadre erano i continenti e le cui regolepermettevano la costruzione di un mondo piùgiusto di come in realtà è il nostro? Un altro ele-mento importante del seminario è stato l’averconosciuto e scoperto le tante e diverse attivitàche le diverse scuole presenti, compresa lanostra, portano avanti da anni sul fronte dellalotta contro la povertà e esclusione sociale.L’ultimo giorno abbiamo fatto un intervento inassemblea dove erano presenti presidi e inse-gnanti, abbiamo esposto, ovviamente con ilnostro stile, il nostro parere sull’argomento conun video e con una piccola rappresentazione tea-trale. Abbiamo partecipato anche ad alcune con-ferenze; (beh! meglio le attività informali) tuttemolto interessanti, tutte in grado di farci rifletteresui vari problemi legati alla povertà ed all’esclu-sione sociale ma anche alle possibili soluzioni.Quando siamo tornate a casa ci hanno chiesto:Cosa vi siete riportate ad avezzano di questaesperienza? Beh! Entrambe abbiamo risposto:bagaglio a mano, accento strano, nuovi vocabo-li, nuovi contatti su facebook, e soprattutto laconsapevolezza che i problemi si combattonodalla base e che l’integrazione parte da noi, dallanostra piccola realtà e dai piccoli e grandi gesti dicui ciascuno di noi è capace.

Angela Leone e Gaia Leonio, 3°Q

A teatro:

l’avventura di un povero cristiano

Il 14 marzo 2011 si è tenuto presso il teatro deiMarsi la rappresentazione dell’opera di IgnazioSilone “L’avventura di un povero cristiano”,messa in scena dalla compagnia teatrale IlLanciavicchio, a cui, il nostro istituto ha parte-cipato con varie classi. Di nuovo in aula cisiamo scambiati le impressioni e abbiamo rac-colto le nostre riflessioni. Sull’allestimento tea-trale i nostri pareri non sono stati concordi:alcuni hanno apprezzato l’essenzialità dellescene; altri hanno trovato alcuni momenti unpo’ noiosi, ma tutti abbiamo amato la figura diCelestino. L’attore ha reso bene la sua spiritua-lità, il suo tormento, il suo desiderio di umiltà.Anche l’interpretazione di Bonifacio VIII èemersa con forza. Il romanzo siloniano è statopubblicato per la prima volta nel 1968 ed èincentrato sul dramma di Angelerio Pietro daMorrone, frate eremita che viveva fra i montidella Maiella e che fu catapultato ad occuparela soglia pontificia, ma che, ben presto, unicocaso nella storia, abbandonò. Dalla rappresen-tazione subito si mette in evidenza la figura delfrate (futuro Celestino V) con la sua purezza, lasua fede indissolubile, la sua lealtà, la suaincorruttibilità che si staglia contro uno scena-rio di avidità, cupidigia, corruzione di tutto ilclero, dai suoi rappresentanti di più basso livel-lo fino ai grandi cardinali. Emerge quindi chiaroil contrasto: i valori di carità cristiana e diamore, impersonati da Pietro si contrappongo-no, prepotentemente, ad una chiesa attentasolo al ruolo politico e alla difesa dei propriinteressi. Ricordiamoci che la storia è ambien-tata nel XII secolo, in pieno medio evo, unperiodo nel quale gli uomini vivono una esi-stenza difficile e la speranza di un aldilà miglio-re li conforta negli stenti quotidiani; la vita sisvolge scandita dai rintocchi delle campane diuna chiesa che chiama a sé per consolare epromettere il paradiso, ma con l’intento, occul-to, di tenere le masse sotto il proprio potere.Celestino crede, spera nel suo animo puro esgombro da ogni tentazione, di poter cambiarequalcosa, ma ben presto si rende conto chetutti, dal “dedito” segretario personale all’irri-tante cardinale Caetani, gli sono contro, lo

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Altro che Italia unita!Doveva essere tra le ricorrenze la più condivisa,inve-ce, ancora una volta il governo si è diviso su “farefesta o no”. Finalmente la decisione: il 17 Marzo saràfesta nazionale, si celebrano i 150 anni dell’unitàd’Italia,niente lavoro e scuola. Altro che radici comuni!Quelle a cui aveva fatto riferimento anche Benigni, aSanremo ricordano il risorgimento e l’inno. Mette tri-stezza il modo in cui il nostro paese celebra il momen-to più importante della vita di una nazione:la suanascita. Il 17 Marzo 1861 Re Vittorio Emanuele IIassume il titolo di Re d’Italia,e quella legge è la nume-ro 1 del Regno, è l’atto costitutivo del nostro paese eandrebbe rispettato,invece arriviamo dopo 150 anni afesteggiarla e per un anno solo. E’ come festeggiareil compleanno e “chi si scorda la propria data di nasci-ta?” è impossibile, si ricorda sempre. Eppure in Italianon abbiamo, non riusciamo ad avere una memoriacondivisa nemmeno andando indietro di due secoli!

Cerri Eugenio, 4°M

Auguri Italia“Il Senato e la Camera dei Deputati hanno appro-vato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamoquanto segue: Articolo unico: Il Re VittorioEmanuele II assume per sé e suoi Successori iltitolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente,munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nellaraccolta degli atti del Governo, mandando achiunque spetti di osservarla e di farla osservarecome legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo1861". Sono le parole del documento N°4671 delRegno di Sardegna le quali proclamano il regnodell’Italia unita. Queste parole ben presto, diven-teranno la legge N°1 del regno d’Italia. Son pas-sati ormai 150 anni, da quel Marzo di gioia chevedeva tutta Italia sotto lo stesso tetto. Non esi-stevano i cosiddetti “Meridionale” o “Polentoni”,non esistevano Italiani di serie B. Nella societàItalica odierna, con le attuali problematiche civilie sociali, la nostra patria va incontro a una nuovasuddivisione anche mentre si prepara la festa!Ovviamente non è una celebrazione a rendereomaggio a chi 150 anni fa, lottò per un’Italia unae indivisibile, ma in questo modo le future gene-razioni cosa potranno pensare della loro patria?Ogni giorno assistiamo ai soliti scontri patriottici;gli scandali della destra contro quelli della sini-stra, il nord contro il sud, comuni che si conten-dono poche centinaia di metri quadri e chi più neha più ne metta… L’antipatriottismo da noi è

ormai di moda! Anche la stessa parola “patriotti-smo” ormai nel nostro “bel-paese” potrebbe esse-re dismessa; andiamo al lavoro per una multina-zionale americana, guidando le “nostre” autotedesche, per tornare nelle nostre case, serviti dadomestici asiatici, mangiamo il cibo cinese…Quelli che si commuovono sulle note del nostroinno, ormai si contano sul palmo di mano, coloroche pongono la loro mano sul cuore davanti a untricolore, temo, ancor meno, ci ricorderemo diessere italiani, molto probabilmente, ai prossimimondiali di calcio, solo se arriveremo in finale, maperché ridursi a questo? Invece di pensare a cosal’Italia può fare per noi, perché non proviamo apensare a cosa noi possiamo fare perlei?..Giovani studenti, il futuro della nostra nazio-ne è nelle vostre mani, lavorate per il vostro futu-ro, ma non dimenticate di dipingerlo di verde, dibianco e di rosso…La nostra patria è malata,uniamoci come lei chiede, e guariamo le sue feri-te!Ma per i giovani cos’è l’Unità d’Italia?Per noi studenti, diciottenni, prossimi alla maturi-tà, è soltanto l’ennesimo paragrafo d’un libro,aperto poche volte, qualche riga da imparare pernon rimanere a bocca asciutta alle interrogazione.Non ci poniamo domande quando ascoltiamo ilnostro inno, su cosa significano quelle poche stro-fe che rimembriamo a memoria…L’InnoLe origini del nostro inno hanno radici liguri, daiGenovesi; Goffedro Mameli e Carlo AlberoBarilli.Due patrioti, attivisti politici nonché amici,unirono al loro spirito “italico” la passione per lamusica. Da parecchio tempo erano intenti allo svi-luppo di una melodia che potesse rappresentarein ogni occasione la nostra terra; la storia narrache i due passarono il tempo a comporre decine edecine di inni, ma nessuno di questi toccava il loroanimo, finché una sera di mezzo settembre i due,ospiti di un altro fior di patriota, Lorenzo Valerio,non sentirono quest’ultimo strimpellare tranquilla-mente per conto suo, i due, colti dall’entusiasmo edalla curiosità presero immediatamente dei fogli,con delle frasi sparse, qui e là…passarono dellenotti…il risultato fù ciò che attualmente echeggiaogni qual volta si parla D’ ItaliaVersione originale:

Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa.Dov'è la Vittoria?Le porga la chioma,

IL GIORNO E' CAMBIATO?Nono grado di magnitudine: è il livello raggiuntodal terremoto che ha colpito la parte est delGiappone. Per gli esperti la scossa, la quinta piùpotente dal 1900, ha causato un piccolo sposta-mento nella distribuzione della massa del nostropianeta che a sua volta ha avuto ripercussionisulla sua rotazione. Tutto questo è però solo frut-to di calcoli e non di misure: le variazioni sonocosì piccole da sfuggire persino agli strumenti piùpotenti oggi in uso. Anche se è presto per averedei dati attendibili, secondo i calcoli di RichardGross, ricercatore NASA, il giorno si sarebbeaccorciato di circa 2 milionesimi di secondo. Unvalore impercettibile: soprattutto se consideriamoche in un anno, a causa dei venti, delle correntimarine e di altri fenomeni naturali, il giorno sub-isce variazioni dell'ordine di millesimi dei secon-do, ovvero circa 500 volte più grandi di quantoavrebbe provocato il terremoto in Giappone.

E L'ASSE DI ROTAZIONE?Va inoltre detto che l'asse di rotazione terrestrenon si è spostato: per riuscirci sono necessarieforze esterne e molto più forti, come la forza gra-vitazionale. L'asse di rotazione è solo un asseimmaginario attorno al quale ruota la Terra. Lasua direzione non è fissa nello spazio ma simuove e oscilla attorno a una direzione media. Ilterremoto potrebbe aver dato un lieve contributoa queste oscillazioni, ne più né meno di quantofanno altri eventi naturali.

A cura della Redazione

Il sisma del Giappone

e l’asse terrestreA margine delle notizie riguardanti il sisma che hacolpito il Giappone spesso viene detto che comeconseguenza ” l’asse della terra si sarebbe spo-stato di circa 10 cm.” Purtroppo l’opinione pubbli-

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vedono come un pericolo per il potere dellachiesa. L’atto liberatorio per il nuovo papa èl’abdicazione; Caetani prende il suo posto,come Bonifacio VIII. L’ex papa non può rimane-re libero, non può tornare alle sue anime fra imonti abruzzesi, sarà rinchiuso nel castello diFumone: Bonifacio VIII e i suoi adepti nonsanno che Pietro, invece, è di nuovo “veramen-te” libero. A noi è sembrata, in generale, unarappresentazione ben realizzata che rispetta iltesto originale di Silone ed è stata ricca dispunti di riflessione perché rispecchia in pienolo scenario delle religioni attuali. Anche oggiuna divisione tra una chiesa “buona” e unachiesa “arrogante” esiste ancora. Ci da tristez-za vedere un clero immerso nello sfarzo conanelli e croci d’oro, mentre ne basterebbe unadi legno a ricordarci che Gesù predicava anchecon l’esempio. Lo dice Celestino nella rappre-sentazione: il detto “ fai quello che il prete dicee non quello che il prete fa” è una comodità peri preti stessi che fanno finta di non sapere chel’esempio vale più delle parole. Il papa, ricor-diamoci, è anche il capo di uno degli stati piùricchi del mondo ed ha una grande influenzasull’Italia e sul mondo ancora enormi, anche sutemi di ordine sociale e politico sui qualidovrebbero avere uguale dignità tutte le opinio-ni. Per fortuna noi siamo stati catturati dallafigura di Celestino, anzi di frate Pietro, e non daquella di Bonifacio VIII.

I ragazzi della 5°Q

ca viene colpita più da queste “curiosità” che nondalla gravità di ben altre conseguenze. Ci sem-bra perciò opportuno riportare una breve precisa-zione che spiega, con semplicità e con scienti-ficità, come stanno le cose. Le nota che riportia-mo in seguito è attendibile in quanto ripresa dauna newsletter di Urania, notiziario di astrono-mia dell'INAF a cura di Luca Nobili ed ElenaLazzaretto. (http://www.cieloblu.it/).

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Il Vescovo... va a scuolaSi è svolto nei primi giorni dello scorso febbraionell’Aula Patrizia Di Salvatore l’incontro che havisto protagonisti il vescovo dei Marsi mons.Pietro Santoro e i ragazzi di alcune classi delnostro Istituto. Ad accogliere il vescovo è stataprima la band della scuola, guidata dal prof.Strinella, che ha eseguito brani come “Angel” diRobbie Williams; poi la preside prof.ssa AnnaAmanzi ha fatto gli onori di casa, ha ringraziato ilVescovo per la sua presenza nel nostro Istituto,ne ha spiegato il senso ed ha, per così dire, intro-dotto i lavori. Lavori, al dire il vero, un po’ partico-lari visto che la chiacchierata, come l’ha definitamons. Santoro, si è svolta poi, a “ruota libera”: ilVescovo ha risposto alle domande poste dairagazzi, senza sottrarsi neppure a quelle più dif-ficili e compromettenti. Tra le domande poste, iseguenti argomenti: quali sono le nuove povertàe cosa fa la Chiesa? Come possono coesistereDio e il male? Cosa bolle in pentola per Madrid?Giovani e chiesa un tema sempre aperto! Annodell’ascolto, del sinodo dei giovani, come si stasvolgendo? Il Vescovo cattura l’attenzione di noiragazzi con risposte che ci fanno riflettere e ciinvitano in qualche modo a prendere posizione,di fronte ai grandi problemi della società e delmondo contemporaneo. Le risposte del vescovohanno un respiro ampio ma sono consapevol-mente rivolte ad un uditorio di giovani, impegna-to tra fecebook ed esami di stato. Nel pocotempo che abbiamo si toccano i temi della globa-lizzazione e delle sue conseguenze, delle urgen-ze sul fronte delle nuove povertà, della particola-re situazione della Marsica, della libertà dell’uo-mo e della responsabilità di cui è investito, delmovimento di tantissimi giovani, anche dellanostra Diocesi, pronti verso Madrid.Particolarmente interessante mi è parsa la tema-tica del Sinodo dei Giovani: l’ascolto. Anche ilVescovo ha sottolineato come oggi, per adulti eper giovani il problema non sia parlare, ma ascol-

Il mondo delle nuove Droghe

Nonostante le campagne pubblicitarie contro ladroga in Italia il consumo di stupefacenti sta aumen-tando di anno in anno. Le droghe sintetiche sonouno dei maggiori “illegal business” per la rapida dif-fusione del consumo delle pasticche di MDMA,comunemente denominate "Ecstasy", sebbene sipossano ritrovare sul mercato diversi tipi "tagliati"con le sostanze più stra-ne e pericolose. Al gior-no d'oggi i ragazzi prefe-riscono rifugiarsi in dro-ghe sintetiche, comel'exstasy, che distruggo-no le cellule celebrali ecreano enormi problemialla salute di chi ne fauso, ma che, avendo uncosto alla portata prati-camente di chiunque,sono le droghe più diffuse in Italia. I problemi all’in-terno delle famiglie, la mancanza dei valori, lavoglia di evadere dal sistema e il vacillare dei punti

di riferimento su cui contare sono fattori che spin-gono i giovani verso alcool e droghe, nel tentativodi colmare il vuoto esistenziale che toglie il deside-rio di futuro. Solitamente gli stupefacenti vengono

assunti per la primavolta per curiosità,spinti dai consigli sba-gliati degli amici. Unadolescente su due fauso di droghe, e daciò si evince che la

capacità di un ragazzo di ragionare con la propriatesta è scarsa e si rischia di prendere una stradasbagliata. Le generazioni passate sono sopravvis-sute al boom della marijuana poiché gli effetti diessa non sono stati così dannosi come quelli delledroghe odierne; i pericoli che gravano sulla nostragenerazione derivanti da tali droghe sono, invece,molto più seri e insidiosi perché portano spessoalla morte. Per me il problema della droga è insu-perabile. Questo perchè i giovani cercano il piace-re e vorrebberofuggire dai doloriche la società ciinfligge e dalleincomprension iche a volte viviamoin famiglia. Il piace-re uno più lo ha epiù lo ricerca.Questi problemiandrebbero risolti,l’uso di droga, invece, semplicemente, ci fa illude-re di averli risolti. Per prevenire l’uso della droganon servono slogan o messaggi del tipo “non ti dro-gare perchè fa male” oppure i manifesti con i qualiil governo avvisa i giovani per strada: sono assolu-tamente patetici e molte volte controproducenti;attività come campagne anti droga, servono solo achi le fa e magari ne trae un importante ritorno diimmagine. Ma se qualcuno pensa che con unacampagna antidroga o con il calciatore di turno cheti dice “non ti drogare”, si possa riuscire a dissua-dere chi ha scelto la strada facile della droga si illu-de. Il problema della droga, ora come ora, non sipuò più prevenire perché questo mondo gira tuttointorno ai soldi. Vorrei che qualcuno capisse cheper ottenere qualche risultato non basta impediredi fare uso di droga, ma bisogna occuparsi dei gio-vani.Domenico Danese e Giacomo Di Lernia, 3°Q

E’ strano come noi semplici comuni mortali

abbiamo il bisogno di aggrapparci a qualcosa

di materiale per sentire più vicino chi ormai

non c’è più, come se ciò potesse alleviare il

nostro dolore!

Noi ci siamo aggrappati ad un semplice albe-

rello!

Le sue radici sono ancorate al terreno come tu

sei ancorato a noi; ma le sue fronde si spingono

verso l’alto, quasi a voler toccare il cielo, quasi

a voler toccare te… Angioletto volato via… Ti

Vogliamo Bene! la classe 5°U

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tare. Si vive nella società dei talk-show, dove haragione chi urla di più. Non ci si ascolta e si urlasolamente. L’ascolto parte nel momento in cui siguardano in faccia le persone, si crea una relazio-ne di volti. L’obiettivo principale di questo proget-to, ci è parso essere quello di favorire una cultu-ra dell’ascolto, dell’attenzione, quello di permette-re ad ogni giovane di essere ascoltato, maanche di imparare ad ascoltare, se stesso e glialtri, i sogni, i desideri , quelli espressi e quelliancora nascosti in fondo al cuore. “Imagine” diJohn Lennon, eseguito dalla nostra strepitosaband, chiude l’incontro. Matteo Corradi, 5°B

nelle vite altrui, senza mai però conoscerle davve-ro. Non si può conoscere veramente l’essenza diuna persona attraverso frasi, interessi e fotocostruite apposta per essere viste dagli altri, per-ché ciò che c’è dentro ognuno non è aperto e gra-tis a tutti. Gli amici, le relazioni si creano, sicostruiscono piano, si scoprono, si scelgono.Rischiamo di diventare ciò che la società e face-book vogliono: solo un nome e un profilo stampa-to su una pagina bianca. Io non sono una paginabianca, io ho tanto dentro, dietro la foto e il nome.Ho sentimenti veri che possono scoprire solo chimi conosce, ho mille modi di fare, mille gusti epassioni che non possono essere qualificate comeun file nelle “informazioni”. E voi?Siamo tutti molto di più! Facebook ci insegna ciòche ci stiamo trasformando, che confondiamo l’im-portante con le sottigliezze, il vero dal falso, e chespesso preferiamo quest’ultimo perché è più faci-le e comodo da adottare. Quello che è comodo efacile poi, però, perde tutto il gusto. I sentimenti, irapporti umani sono belli e unici per questo, per-ché in essi mettiamo noi stessi, perché sono diffi-cili, complicati, ma soprattutto sentiti e veri.Vogliamo forse perderci tutto il bello di ciò chesiamo?Andrea Pecorabianca,4°A;Mariana Flaviani, 2°Q

In memoria di Emanuele Ciutti, è stato piantato un

albero nel cortile della nostra scuola. La Redazione si

unisce al ricordo che la classe 5°U ha voluto fare

anche sulle colonne di questo giornale.

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Libera, di cui donCiotti è presidenteè costituita datante associazio-ni, gruppi realtà divario genere unitidal comune obiet-tivo della lottacontro l’illegalità afavore della legali-tà e della giusti-zia. Libera com-batte la propriabattaglia su tutto ilterritorio naziona-le, perché è sba-gliato pensareche certe situazio-ni riguardino soloil sud del nostroPaese. Abbiamoanche scoperto

che dal 1995 grazie a Libera il 21 marzo, giornoin cui comincia la primavera astronomica si cele-bra anche la Giornata della Memoria edell'Impegno per ricordare le vittime innocenti ditutte le mafie.A fine conferenza, Don Ciotti si èfatto fotografare con la nostra classe, (ops! IV S)Un esperienza fantastica resa indimenticabiledalla semplicità e verità dei fatti raccontati dalsacerdote che ci ha ricordato l’urgenza proprioper noi giovani di combattere ogni forma di mafiaper un’Italia più pulita e per un futuro nostro e deinostri figli più libero. Francesca Fortuna e Rodolfo Morgante 4°S

razzo con cuinascono leconoscenze?Nei suggeri-menti di amici-zia automatici,nell’accettarepersone maiviste dallefacce simpati-che. E dove èandata a finirela privacy? Neicommenti dipersone scono-sciute, nei linkche esprimonoi nostri senti-menti. Ma i verisentimenti pos-sono essere

trasmessi tramite ciò che si basa sulla finzione el’apparenza? La risposta la conosciamo tutti, eallora perché non c’è quasi più nessuno che nonabbia aperto la propria pagina su questo famososocial network? La genialità di facebook sta nell’a-ver adottato la parola “amici”: ci da la possibilità diricercare amici perduti, ex compagni di scuola e dilavoro, anche comunicare con quelli attuali, infor-marci sugli eventi, aderire a campagne, conosce-re facilmente nuove persone, sentirsi parte di una“grande famiglia”. Inutile dire che in verità però, ètutto un’ arma a doppio taglio: tutti possono entra-re a far parte della tua vita privata, perché è quel-la che viene pubblicata. Tutti entrano a far partedelle tue conoscenze e dei tuoi pensieri, perchésono quelli che sventoliamo in bacheca. Più inter-net diventa uno strumento di vita indispensabile,più lo usiamo. Sarà forse la fragilità della nostrasocietà a farci nascondere dietro uno schermo?Sarà forse questa società del consumismo e dal-l’apparenza che ci rende esibizionisti e superficia-li? A nessuno interessa più sapere ciò che sinasconde dentro, la sostanza, la verità, quella cherende unica e preziosa ogni persona. Facebook ciinsegna che la gente preferisce i pettegolezzi, ipregiudizi, che quello che conta davvero è la fac-ciata, quella che viene curata con tanta attenzio-ne. Facebook ha avuto tanto successo perchérisponde chiaramente alle esigenze di questagente: è ricco di tutto ciò che è frivolo e non vera-mente utile. È diventato essenziale intrufolarsi

Dove vai quando su facebook

un “amico” non ce l’hai?

“A cosastai pen-s a n d o ? ”Si aprecon que-s t a

domanda il nostro profilo di Facebook. Ci arrovel-liamo a cercare una risposta intelligente: “A mestesso. A tutto quello che devo fare invece di per-dere tempo qui”. Oggi sono sempre di più le per-sone che utilizzano Internet anche per far partedi comunità, per conoscere nuove persone e, inalcuni casi, per iniziare una vera e propria vita“virtuale” parallela a quella reale. Questo è testi-moniato sempre più da un fenomeno in continuaespansione, i “social network online” luoghi d’in-contro per milioni di “navigatori”. Con questa rivo-luzionaria innovazione l’utilizzo della rete web hasubito un’evoluzione e, in particolare il comples-so sistema delle “community” sta modificandoprofondamente il modo con cui le persone, especialmente i giovani, si relazionano tra loro.Uno dei social network più conosciuti è sicura-mente Facebook, fondato il 4 febbraio 2004 daMark Zuckerberg all'epoca studente dicianno-venne presso l’università di Harward. Già a finedel mese, più della metà della popolazione uni-versitaria di Harward era registrata al servizio. Ildominio attuale, facebook.com, fu registrato sol-tanto in seguito, tra l'aprile e l'agosto 2005, emolte singole università si aggiunsero in rapidasuccessione nell'anno seguente. E oggi? Essereiscritti a face book è diventato quasi un obbligo,fa parte dei conformismi cui è ridotta la nostrasocietà. I rapporti, i sentimenti, le conoscenzesono ormai integrate nella fitta treccia di internetdove niente più fa parte della realtà, ma del veloche poniamo sopra di essa costruendo falsinomi, identità, pensieri e personalità. La societàe facebook sono ormai una sola cosa, l’importan-te è far sapere agli altri dove si va, cosa si fa,l’andamento della propria vita amorosa, del lavo-ro, dei pensieri. L’importante sono gli altri. E dovesono finiti i contatti umani, la condivisione, la per-sona, l’unicità dell’individuo? In un profilo, dietroimmagini e parole costruite con lo scopo di ren-dersi uguali agli altri. Dov’è la genuinità e l’imba-

LIBERA associazione o

LIBERI noi?

Solo il nome di un’associazione umana contro lemafie o la volontà delle persone di non esser con-niventi con quella parte della società corrotta emalavitosa presente purtroppo nel nostro Paese?Con questa domanda potremmo esprimere ilsenso ed il significato della conferenza tenuta,presso il castello Orsini il 6 dicembre scorso dadon Luigi Ciotti, che come tutti sapranno è unprete che ha fatto della lotta per la legalità e per

la giustizia, della lotta contro tutte le mafie la scel-ta di vita. Alcuni lo definiscono “prete coraggio”,lui si è difeso da questa etichetta anche durante laconferenza, dicendo che le sue scelte e le sueazioni non sono forme di coraggio straordinarioma solo il suo modi di essere uomo e prete. Laconferenza è stata molto interessante: don Ciottiha chiesto all’assemblea, composta da alunni diquasi tutte le scuole di Avezzano, di porre doman-de. Gli argomenti trattati sono molteplici. DonLuigi non si è tirato indietro di fronte a nessunquesito; ci siamo accorti che ha omesso solorisposte più personali, come a dire “non è la miapersona e la mia vita che contano”. Abbiamo peròscoperto che trasferitosi a Torino da piccolo, hacominciato, dall’età di 17 anni ad occuparsi di pro-blematiche sociali; la sua vocazione al sacerdozionasce sulla strada e sulla strada rimane e cresce.La sua parrocchia è, ancora oggi, anzi, oggi piùche mai, la strada. Uno dei passaggi più importan-ti della conferenza è stato il momento in cui si èparlato della ricostruzione della città di L’Aquila edel fatto che forme di corruzione malavitose sianoin qualche modo riuscite ad allungare i propri ten-tacoli in questa situazione di dolore e sofferenza.

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cani! Un insegnamento non da poco che in questoanno ci è servito a comprendere come le personesiano disposte a dare la vita per migliorare le con-dizioni sociali della gente dei loro paesi, ci è venu-

to da persone che hannofatto del loro presenteuno stimolo per guardarea migliorare il futuro. Tresono stati infatti i premiNobel assegnati quest’anno a: Aung San SuuKing, Liu Xiabo, per lapace, e Vargas Losa, perla letteratura. “…solo ilcielo avrò sopra di me,ricomincio da qui da un’effimera illusione…” Per

ricordare anche che in questo anno abbiamo vis-suto tante e tante tragedie ambientali legate nonsolo al petrolio, come è successo in America, o aterremoti, ma anche a frane e alluvioni che hannomesso in stato di allerta molte città italiane. Nonraccontiamo però solo le storie tristi perché inquesti 365 giorni sono successe cose straordina-rie come per esempio il recupero dei 33 minatori,tutti vivi, rimasti intrappo-lati a 630 metri di profon-dità in una miniera per 70lunghissimi giorni. Unastoria fortunatamente alieto fine ma purtropporeale al contrario deitanto votati film di fanta-scienza dell’ anno comeAvatar ed Harry Potter, ilfilm in cui la scienza e latecnologia sono talmentetanto avanzate che pro-vare a pensarci ci fa credere di essere rimasti aitempi dell’ antichità quando a malapena si cono-sceva il nuovissimo I-pad, ultima invenzione della

Uno sguardo al…“duemiladieci”

A qualcuno l’ articolo potrà sembrare un pò…datato ma è stato scritto all’ alba della fine del2010 (più o meno) per ricordare in breve un po’tutto quello che era successo, tirare le somme,dare un voto e lavorare il doppio su ciò che inquesto anno non abbiamo o non siamo riusciti afare. Il 2010… L’anno in cui l’Italia per vederemeglio la tv diceva sì al digitale terrestre; propriol'anno in cui Montana dice no ai tg con tanta,trop-pa cronaca e decide di aprire un suo canale tvdiventando il terzo incomodo tra la rai e media-set… Lo stesso anno in cui in diretta mondiale assiste-vamo a alle olimpiadi invernali di Vancouver e aimondiali di calcio in Sud Africa dove sulle scie di“waka waka” e al suono delle coloratissime“ v u v u z e l a s ”ricordavamo isani e leali valoridello sport cheaiutano a cre-scere e a condi-videre con gli altri passioni e divertimenti. Vistoche parliamo di sport, senza fare favoritismi esenza rancore per nessuno ricordiamo anche latripletta dell’Inter (campionato, Coppa Italia eChampions Leauge) e da poco la coppa delMondo! Un anno veramente ricco di tante etante belle esperienze per tutti,un anno comin-ciato il 1 Gennaio con i soliti buoni propositi avolte anche mantenuti, ma non solo nostri ancheda parte di quelli che a detta di molti dovevanocambiare il “mondo”. Un esempio tra tutti è quel-lo di Barack Obama che veramente per l'Americaha fatto tanto, a partire dal ritiro di buona partedelle truppe dall’ IRAQ per finire alla riforma delsistema politico-sociale e assistenziale degliUSA ora rivolto a ben più di 32 milioni di ameri-

Apple e non si usava Face, posto sotto esame nelrecente film “The Social Network”. A proposito deigiovani il risultato che ha allarmato di più è ladisoccupazione giovaniei. I giovani del Bel Paese

non sono stati sommersi dalle ripercussioni dellacrisi, ma si trovano comunque a navigare in catti-ve acque insieme a diversi coetanei degli altripaesi comunitari. Le cronache europee sulle vio-lente manifestazioni degli universitari oppure lebrutali proteste mostrano una sofferenza che ser-

peggia tra la com-ponente giovaniledel VecchioContinente. Questodisagio nato dall’in-certezza delle pro-spettive sul futuro,come per esempio

l’aumento delle tasse universitarie o la precarietàdel mondo del lavoro, sviluppatosi poi per la pocalungimiranza di alcune scelte politiche in campoeconomico, mostra in realtà che la radice potreb-be essere ancora più profonda. Il 2010 sarà anchel’ ultimo anno in cui lo Shuttle Atlantis faceva unvolo nello spazio e un povero milanese era“Benvenuto al Sud” ma ricordate che tutto ciò faràsempre parte dei nostri ricordi. Porteremo tutto nelcuore forse con rimpianto o forse con ammirazio-ne, l’ importante è saper ripartire e fare ammendadegli errori per non ricommetterli in futuro…Lasciamo a voi il compito di dare un voto al reso-conto di questo anno! Speriamo solo però che siapiù positivo di quello scorso e meno di quello futu-ro. Giulia Colizza, 3°Q Eugenio Cerri, 4°M

Poveri Noi

Cosa accade dall’altra parte del mondo? Qualisono le differenze tra la nostra vita e la loro?Raramente ci poniamo queste domande, ma a noi

è capitato di vedere dei filmati che ci hanno colpi-to profondamente perché ci hanno una mostratouna realtà fatta di sofferenze e povertà, che pen-savamo non fosse più così grave ai giorni nostri.Quando si pensa alla povertà viene subito inmente la mancanza di denaro, di beni, di comodi-tà. È vero, ma il fenomeno abbraccia anche gliaspetti fondamentali della vita quotidiana: c'e chiè povero perché non può usufruire di cure medi-che adeguate, non ha accesso all' istruzione, nonha la possibilità di trovare un lavoro. Povertà nonsignifica solamente non avere nulla, ma ancheessere sofferenti, venire disprezzati e trovareindifferenza quando si chiede aiuto. Ma c’è unapovertà peggiore, quella di chi ha fame! Abbiamovisto bambini denutriti attaccati al seno arido evuoto della madre e circondati da nugoli dimosche senza la forza di scacciarle; i loro occhispenti e senza futuro guardavano nel vuoto. Noiqui, con i nostri falsi problemi, comodamenteseduti a guardare da youtube, brevi ma scioc-canti immagini ci hanno fatto scoprire che inun’altra parte della terra c’è la sofferenza vera eallora i pensieri nella nostra testa cominciano acambiare direzione. I ragazzi di oggi che opinionehanno riguardo a queste tematiche? Forse lamaggior parte non si preoccupa per niente di que-sto problema. Non si rendono conto di ciò che

significa realmente la parola povertà! Mentre noici lamentiamo di tutto ciò che abbiamo, loro a dif-ferenza nostra mangiano tutto ciò che trovano (se lo trovano) senza lamentarsi; noi ciò che nonutilizziamo lo gettiamo; loro ogni giorno combatto-no tra la vita e la morte; loro non hanno possibili-tà di studiare, invece noi ci lamentiamo dellenostre scuole… Riflettiamo! A parole non si riescea descrivere una realtà così toccante, guardatequalche video.http://www.youtube.com/watch?v=lBB8G3Fc6Rk&NR=1&feature=fvwphttp://www.youtube.com/watch?v=nNpLsvtUS4E&feature=related

Vanessa Piccinini e Rebecca D’Alessio, 2°Q

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cani! Un insegnamento non da poco che in questoanno ci è servito a comprendere come le personesiano disposte a dare la vita per migliorare le con-dizioni sociali della gente dei loro paesi, ci è venu-

to da persone che hannofatto del loro presenteuno stimolo per guardarea migliorare il futuro. Tresono stati infatti i premiNobel assegnati quest’anno a: Aung San SuuKing, Liu Xiabo, per lapace, e Vargas Losa, perla letteratura. “…solo ilcielo avrò sopra di me,ricomincio da qui da un’effimera illusione…” Per

ricordare anche che in questo anno abbiamo vis-suto tante e tante tragedie ambientali legate nonsolo al petrolio, come è successo in America, o aterremoti, ma anche a frane e alluvioni che hannomesso in stato di allerta molte città italiane. Nonraccontiamo però solo le storie tristi perché inquesti 365 giorni sono successe cose straordina-rie come per esempio il recupero dei 33 minatori,tutti vivi, rimasti intrappo-lati a 630 metri di profon-dità in una miniera per 70lunghissimi giorni. Unastoria fortunatamente alieto fine ma purtropporeale al contrario deitanto votati film di fanta-scienza dell’ anno comeAvatar ed Harry Potter, ilfilm in cui la scienza e latecnologia sono talmentetanto avanzate che pro-vare a pensarci ci fa credere di essere rimasti aitempi dell’ antichità quando a malapena si cono-sceva il nuovissimo I-pad, ultima invenzione della

Uno sguardo al…“duemiladieci”

A qualcuno l’ articolo potrà sembrare un pò…datato ma è stato scritto all’ alba della fine del2010 (più o meno) per ricordare in breve un po’tutto quello che era successo, tirare le somme,dare un voto e lavorare il doppio su ciò che inquesto anno non abbiamo o non siamo riusciti afare. Il 2010… L’anno in cui l’Italia per vederemeglio la tv diceva sì al digitale terrestre; propriol'anno in cui Montana dice no ai tg con tanta,trop-pa cronaca e decide di aprire un suo canale tvdiventando il terzo incomodo tra la rai e media-set… Lo stesso anno in cui in diretta mondiale assiste-vamo a alle olimpiadi invernali di Vancouver e aimondiali di calcio in Sud Africa dove sulle scie di“waka waka” e al suono delle coloratissime“ v u v u z e l a s ”ricordavamo isani e leali valoridello sport cheaiutano a cre-scere e a condi-videre con gli altri passioni e divertimenti. Vistoche parliamo di sport, senza fare favoritismi esenza rancore per nessuno ricordiamo anche latripletta dell’Inter (campionato, Coppa Italia eChampions Leauge) e da poco la coppa delMondo! Un anno veramente ricco di tante etante belle esperienze per tutti,un anno comin-ciato il 1 Gennaio con i soliti buoni propositi avolte anche mantenuti, ma non solo nostri ancheda parte di quelli che a detta di molti dovevanocambiare il “mondo”. Un esempio tra tutti è quel-lo di Barack Obama che veramente per l'Americaha fatto tanto, a partire dal ritiro di buona partedelle truppe dall’ IRAQ per finire alla riforma delsistema politico-sociale e assistenziale degliUSA ora rivolto a ben più di 32 milioni di ameri-

Apple e non si usava Face, posto sotto esame nelrecente film “The Social Network”. A proposito deigiovani il risultato che ha allarmato di più è ladisoccupazione giovaniei. I giovani del Bel Paese

non sono stati sommersi dalle ripercussioni dellacrisi, ma si trovano comunque a navigare in catti-ve acque insieme a diversi coetanei degli altripaesi comunitari. Le cronache europee sulle vio-lente manifestazioni degli universitari oppure lebrutali proteste mostrano una sofferenza che ser-

peggia tra la com-ponente giovaniledel VecchioContinente. Questodisagio nato dall’in-certezza delle pro-spettive sul futuro,come per esempio

l’aumento delle tasse universitarie o la precarietàdel mondo del lavoro, sviluppatosi poi per la pocalungimiranza di alcune scelte politiche in campoeconomico, mostra in realtà che la radice potreb-be essere ancora più profonda. Il 2010 sarà anchel’ ultimo anno in cui lo Shuttle Atlantis faceva unvolo nello spazio e un povero milanese era“Benvenuto al Sud” ma ricordate che tutto ciò faràsempre parte dei nostri ricordi. Porteremo tutto nelcuore forse con rimpianto o forse con ammirazio-ne, l’ importante è saper ripartire e fare ammendadegli errori per non ricommetterli in futuro…Lasciamo a voi il compito di dare un voto al reso-conto di questo anno! Speriamo solo però che siapiù positivo di quello scorso e meno di quello futu-ro. Giulia Colizza, 3°Q Eugenio Cerri, 4°M

Poveri Noi

Cosa accade dall’altra parte del mondo? Qualisono le differenze tra la nostra vita e la loro?Raramente ci poniamo queste domande, ma a noi

è capitato di vedere dei filmati che ci hanno colpi-to profondamente perché ci hanno una mostratouna realtà fatta di sofferenze e povertà, che pen-savamo non fosse più così grave ai giorni nostri.Quando si pensa alla povertà viene subito inmente la mancanza di denaro, di beni, di comodi-tà. È vero, ma il fenomeno abbraccia anche gliaspetti fondamentali della vita quotidiana: c'e chiè povero perché non può usufruire di cure medi-che adeguate, non ha accesso all' istruzione, nonha la possibilità di trovare un lavoro. Povertà nonsignifica solamente non avere nulla, ma ancheessere sofferenti, venire disprezzati e trovareindifferenza quando si chiede aiuto. Ma c’è unapovertà peggiore, quella di chi ha fame! Abbiamovisto bambini denutriti attaccati al seno arido evuoto della madre e circondati da nugoli dimosche senza la forza di scacciarle; i loro occhispenti e senza futuro guardavano nel vuoto. Noiqui, con i nostri falsi problemi, comodamenteseduti a guardare da youtube, brevi ma scioc-canti immagini ci hanno fatto scoprire che inun’altra parte della terra c’è la sofferenza vera eallora i pensieri nella nostra testa cominciano acambiare direzione. I ragazzi di oggi che opinionehanno riguardo a queste tematiche? Forse lamaggior parte non si preoccupa per niente di que-sto problema. Non si rendono conto di ciò che

significa realmente la parola povertà! Mentre noici lamentiamo di tutto ciò che abbiamo, loro a dif-ferenza nostra mangiano tutto ciò che trovano (se lo trovano) senza lamentarsi; noi ciò che nonutilizziamo lo gettiamo; loro ogni giorno combatto-no tra la vita e la morte; loro non hanno possibili-tà di studiare, invece noi ci lamentiamo dellenostre scuole… Riflettiamo! A parole non si riescea descrivere una realtà così toccante, guardatequalche video.http://www.youtube.com/watch?v=lBB8G3Fc6Rk&NR=1&feature=fvwphttp://www.youtube.com/watch?v=nNpLsvtUS4E&feature=related

Vanessa Piccinini e Rebecca D’Alessio, 2°Q

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Libera, di cui donCiotti è presidenteè costituita datante associazio-ni, gruppi realtà divario genere unitidal comune obiet-tivo della lottacontro l’illegalità afavore della legali-tà e della giusti-zia. Libera com-batte la propriabattaglia su tutto ilterritorio naziona-le, perché è sba-gliato pensareche certe situazio-ni riguardino soloil sud del nostroPaese. Abbiamoanche scoperto

che dal 1995 grazie a Libera il 21 marzo, giornoin cui comincia la primavera astronomica si cele-bra anche la Giornata della Memoria edell'Impegno per ricordare le vittime innocenti ditutte le mafie.A fine conferenza, Don Ciotti si èfatto fotografare con la nostra classe, (ops! IV S)Un esperienza fantastica resa indimenticabiledalla semplicità e verità dei fatti raccontati dalsacerdote che ci ha ricordato l’urgenza proprioper noi giovani di combattere ogni forma di mafiaper un’Italia più pulita e per un futuro nostro e deinostri figli più libero. Francesca Fortuna e Rodolfo Morgante 4°S

razzo con cuinascono leconoscenze?Nei suggeri-menti di amici-zia automatici,nell’accettarepersone maiviste dallefacce simpati-che. E dove èandata a finirela privacy? Neicommenti dipersone scono-sciute, nei linkche esprimonoi nostri senti-menti. Ma i verisentimenti pos-sono essere

trasmessi tramite ciò che si basa sulla finzione el’apparenza? La risposta la conosciamo tutti, eallora perché non c’è quasi più nessuno che nonabbia aperto la propria pagina su questo famososocial network? La genialità di facebook sta nell’a-ver adottato la parola “amici”: ci da la possibilità diricercare amici perduti, ex compagni di scuola e dilavoro, anche comunicare con quelli attuali, infor-marci sugli eventi, aderire a campagne, conosce-re facilmente nuove persone, sentirsi parte di una“grande famiglia”. Inutile dire che in verità però, ètutto un’ arma a doppio taglio: tutti possono entra-re a far parte della tua vita privata, perché è quel-la che viene pubblicata. Tutti entrano a far partedelle tue conoscenze e dei tuoi pensieri, perchésono quelli che sventoliamo in bacheca. Più inter-net diventa uno strumento di vita indispensabile,più lo usiamo. Sarà forse la fragilità della nostrasocietà a farci nascondere dietro uno schermo?Sarà forse questa società del consumismo e dal-l’apparenza che ci rende esibizionisti e superficia-li? A nessuno interessa più sapere ciò che sinasconde dentro, la sostanza, la verità, quella cherende unica e preziosa ogni persona. Facebook ciinsegna che la gente preferisce i pettegolezzi, ipregiudizi, che quello che conta davvero è la fac-ciata, quella che viene curata con tanta attenzio-ne. Facebook ha avuto tanto successo perchérisponde chiaramente alle esigenze di questagente: è ricco di tutto ciò che è frivolo e non vera-mente utile. È diventato essenziale intrufolarsi

Dove vai quando su facebook

un “amico” non ce l’hai?

“A cosastai pen-s a n d o ? ”Si aprecon que-s t a

domanda il nostro profilo di Facebook. Ci arrovel-liamo a cercare una risposta intelligente: “A mestesso. A tutto quello che devo fare invece di per-dere tempo qui”. Oggi sono sempre di più le per-sone che utilizzano Internet anche per far partedi comunità, per conoscere nuove persone e, inalcuni casi, per iniziare una vera e propria vita“virtuale” parallela a quella reale. Questo è testi-moniato sempre più da un fenomeno in continuaespansione, i “social network online” luoghi d’in-contro per milioni di “navigatori”. Con questa rivo-luzionaria innovazione l’utilizzo della rete web hasubito un’evoluzione e, in particolare il comples-so sistema delle “community” sta modificandoprofondamente il modo con cui le persone, especialmente i giovani, si relazionano tra loro.Uno dei social network più conosciuti è sicura-mente Facebook, fondato il 4 febbraio 2004 daMark Zuckerberg all'epoca studente dicianno-venne presso l’università di Harward. Già a finedel mese, più della metà della popolazione uni-versitaria di Harward era registrata al servizio. Ildominio attuale, facebook.com, fu registrato sol-tanto in seguito, tra l'aprile e l'agosto 2005, emolte singole università si aggiunsero in rapidasuccessione nell'anno seguente. E oggi? Essereiscritti a face book è diventato quasi un obbligo,fa parte dei conformismi cui è ridotta la nostrasocietà. I rapporti, i sentimenti, le conoscenzesono ormai integrate nella fitta treccia di internetdove niente più fa parte della realtà, ma del veloche poniamo sopra di essa costruendo falsinomi, identità, pensieri e personalità. La societàe facebook sono ormai una sola cosa, l’importan-te è far sapere agli altri dove si va, cosa si fa,l’andamento della propria vita amorosa, del lavo-ro, dei pensieri. L’importante sono gli altri. E dovesono finiti i contatti umani, la condivisione, la per-sona, l’unicità dell’individuo? In un profilo, dietroimmagini e parole costruite con lo scopo di ren-dersi uguali agli altri. Dov’è la genuinità e l’imba-

LIBERA associazione o

LIBERI noi?

Solo il nome di un’associazione umana contro lemafie o la volontà delle persone di non esser con-niventi con quella parte della società corrotta emalavitosa presente purtroppo nel nostro Paese?Con questa domanda potremmo esprimere ilsenso ed il significato della conferenza tenuta,presso il castello Orsini il 6 dicembre scorso dadon Luigi Ciotti, che come tutti sapranno è unprete che ha fatto della lotta per la legalità e per

la giustizia, della lotta contro tutte le mafie la scel-ta di vita. Alcuni lo definiscono “prete coraggio”,lui si è difeso da questa etichetta anche durante laconferenza, dicendo che le sue scelte e le sueazioni non sono forme di coraggio straordinarioma solo il suo modi di essere uomo e prete. Laconferenza è stata molto interessante: don Ciottiha chiesto all’assemblea, composta da alunni diquasi tutte le scuole di Avezzano, di porre doman-de. Gli argomenti trattati sono molteplici. DonLuigi non si è tirato indietro di fronte a nessunquesito; ci siamo accorti che ha omesso solorisposte più personali, come a dire “non è la miapersona e la mia vita che contano”. Abbiamo peròscoperto che trasferitosi a Torino da piccolo, hacominciato, dall’età di 17 anni ad occuparsi di pro-blematiche sociali; la sua vocazione al sacerdozionasce sulla strada e sulla strada rimane e cresce.La sua parrocchia è, ancora oggi, anzi, oggi piùche mai, la strada. Uno dei passaggi più importan-ti della conferenza è stato il momento in cui si èparlato della ricostruzione della città di L’Aquila edel fatto che forme di corruzione malavitose sianoin qualche modo riuscite ad allungare i propri ten-tacoli in questa situazione di dolore e sofferenza.

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Il Vescovo... va a scuolaSi è svolto nei primi giorni dello scorso febbraionell’Aula Patrizia Di Salvatore l’incontro che havisto protagonisti il vescovo dei Marsi mons.Pietro Santoro e i ragazzi di alcune classi delnostro Istituto. Ad accogliere il vescovo è stataprima la band della scuola, guidata dal prof.Strinella, che ha eseguito brani come “Angel” diRobbie Williams; poi la preside prof.ssa AnnaAmanzi ha fatto gli onori di casa, ha ringraziato ilVescovo per la sua presenza nel nostro Istituto,ne ha spiegato il senso ed ha, per così dire, intro-dotto i lavori. Lavori, al dire il vero, un po’ partico-lari visto che la chiacchierata, come l’ha definitamons. Santoro, si è svolta poi, a “ruota libera”: ilVescovo ha risposto alle domande poste dairagazzi, senza sottrarsi neppure a quelle più dif-ficili e compromettenti. Tra le domande poste, iseguenti argomenti: quali sono le nuove povertàe cosa fa la Chiesa? Come possono coesistereDio e il male? Cosa bolle in pentola per Madrid?Giovani e chiesa un tema sempre aperto! Annodell’ascolto, del sinodo dei giovani, come si stasvolgendo? Il Vescovo cattura l’attenzione di noiragazzi con risposte che ci fanno riflettere e ciinvitano in qualche modo a prendere posizione,di fronte ai grandi problemi della società e delmondo contemporaneo. Le risposte del vescovohanno un respiro ampio ma sono consapevol-mente rivolte ad un uditorio di giovani, impegna-to tra fecebook ed esami di stato. Nel pocotempo che abbiamo si toccano i temi della globa-lizzazione e delle sue conseguenze, delle urgen-ze sul fronte delle nuove povertà, della particola-re situazione della Marsica, della libertà dell’uo-mo e della responsabilità di cui è investito, delmovimento di tantissimi giovani, anche dellanostra Diocesi, pronti verso Madrid.Particolarmente interessante mi è parsa la tema-tica del Sinodo dei Giovani: l’ascolto. Anche ilVescovo ha sottolineato come oggi, per adulti eper giovani il problema non sia parlare, ma ascol-

Il mondo delle nuove Droghe

Nonostante le campagne pubblicitarie contro ladroga in Italia il consumo di stupefacenti sta aumen-tando di anno in anno. Le droghe sintetiche sonouno dei maggiori “illegal business” per la rapida dif-fusione del consumo delle pasticche di MDMA,comunemente denominate "Ecstasy", sebbene sipossano ritrovare sul mercato diversi tipi "tagliati"con le sostanze più stra-ne e pericolose. Al gior-no d'oggi i ragazzi prefe-riscono rifugiarsi in dro-ghe sintetiche, comel'exstasy, che distruggo-no le cellule celebrali ecreano enormi problemialla salute di chi ne fauso, ma che, avendo uncosto alla portata prati-camente di chiunque,sono le droghe più diffuse in Italia. I problemi all’in-terno delle famiglie, la mancanza dei valori, lavoglia di evadere dal sistema e il vacillare dei punti

di riferimento su cui contare sono fattori che spin-gono i giovani verso alcool e droghe, nel tentativodi colmare il vuoto esistenziale che toglie il deside-rio di futuro. Solitamente gli stupefacenti vengono

assunti per la primavolta per curiosità,spinti dai consigli sba-gliati degli amici. Unadolescente su due fauso di droghe, e daciò si evince che la

capacità di un ragazzo di ragionare con la propriatesta è scarsa e si rischia di prendere una stradasbagliata. Le generazioni passate sono sopravvis-sute al boom della marijuana poiché gli effetti diessa non sono stati così dannosi come quelli delledroghe odierne; i pericoli che gravano sulla nostragenerazione derivanti da tali droghe sono, invece,molto più seri e insidiosi perché portano spessoalla morte. Per me il problema della droga è insu-perabile. Questo perchè i giovani cercano il piace-re e vorrebberofuggire dai doloriche la società ciinfligge e dalleincomprension iche a volte viviamoin famiglia. Il piace-re uno più lo ha epiù lo ricerca.Questi problemiandrebbero risolti,l’uso di droga, invece, semplicemente, ci fa illude-re di averli risolti. Per prevenire l’uso della droganon servono slogan o messaggi del tipo “non ti dro-gare perchè fa male” oppure i manifesti con i qualiil governo avvisa i giovani per strada: sono assolu-tamente patetici e molte volte controproducenti;attività come campagne anti droga, servono solo achi le fa e magari ne trae un importante ritorno diimmagine. Ma se qualcuno pensa che con unacampagna antidroga o con il calciatore di turno cheti dice “non ti drogare”, si possa riuscire a dissua-dere chi ha scelto la strada facile della droga si illu-de. Il problema della droga, ora come ora, non sipuò più prevenire perché questo mondo gira tuttointorno ai soldi. Vorrei che qualcuno capisse cheper ottenere qualche risultato non basta impediredi fare uso di droga, ma bisogna occuparsi dei gio-vani.Domenico Danese e Giacomo Di Lernia, 3°Q

E’ strano come noi semplici comuni mortali

abbiamo il bisogno di aggrapparci a qualcosa

di materiale per sentire più vicino chi ormai

non c’è più, come se ciò potesse alleviare il

nostro dolore!

Noi ci siamo aggrappati ad un semplice albe-

rello!

Le sue radici sono ancorate al terreno come tu

sei ancorato a noi; ma le sue fronde si spingono

verso l’alto, quasi a voler toccare il cielo, quasi

a voler toccare te… Angioletto volato via… Ti

Vogliamo Bene! la classe 5°U

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tare. Si vive nella società dei talk-show, dove haragione chi urla di più. Non ci si ascolta e si urlasolamente. L’ascolto parte nel momento in cui siguardano in faccia le persone, si crea una relazio-ne di volti. L’obiettivo principale di questo proget-to, ci è parso essere quello di favorire una cultu-ra dell’ascolto, dell’attenzione, quello di permette-re ad ogni giovane di essere ascoltato, maanche di imparare ad ascoltare, se stesso e glialtri, i sogni, i desideri , quelli espressi e quelliancora nascosti in fondo al cuore. “Imagine” diJohn Lennon, eseguito dalla nostra strepitosaband, chiude l’incontro. Matteo Corradi, 5°B

nelle vite altrui, senza mai però conoscerle davve-ro. Non si può conoscere veramente l’essenza diuna persona attraverso frasi, interessi e fotocostruite apposta per essere viste dagli altri, per-ché ciò che c’è dentro ognuno non è aperto e gra-tis a tutti. Gli amici, le relazioni si creano, sicostruiscono piano, si scoprono, si scelgono.Rischiamo di diventare ciò che la società e face-book vogliono: solo un nome e un profilo stampa-to su una pagina bianca. Io non sono una paginabianca, io ho tanto dentro, dietro la foto e il nome.Ho sentimenti veri che possono scoprire solo chimi conosce, ho mille modi di fare, mille gusti epassioni che non possono essere qualificate comeun file nelle “informazioni”. E voi?Siamo tutti molto di più! Facebook ci insegna ciòche ci stiamo trasformando, che confondiamo l’im-portante con le sottigliezze, il vero dal falso, e chespesso preferiamo quest’ultimo perché è più faci-le e comodo da adottare. Quello che è comodo efacile poi, però, perde tutto il gusto. I sentimenti, irapporti umani sono belli e unici per questo, per-ché in essi mettiamo noi stessi, perché sono diffi-cili, complicati, ma soprattutto sentiti e veri.Vogliamo forse perderci tutto il bello di ciò chesiamo?Andrea Pecorabianca,4°A;Mariana Flaviani, 2°Q

In memoria di Emanuele Ciutti, è stato piantato un

albero nel cortile della nostra scuola. La Redazione si

unisce al ricordo che la classe 5°U ha voluto fare

anche sulle colonne di questo giornale.

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Altro che Italia unita!Doveva essere tra le ricorrenze la più condivisa,inve-ce, ancora una volta il governo si è diviso su “farefesta o no”. Finalmente la decisione: il 17 Marzo saràfesta nazionale, si celebrano i 150 anni dell’unitàd’Italia,niente lavoro e scuola. Altro che radici comuni!Quelle a cui aveva fatto riferimento anche Benigni, aSanremo ricordano il risorgimento e l’inno. Mette tri-stezza il modo in cui il nostro paese celebra il momen-to più importante della vita di una nazione:la suanascita. Il 17 Marzo 1861 Re Vittorio Emanuele IIassume il titolo di Re d’Italia,e quella legge è la nume-ro 1 del Regno, è l’atto costitutivo del nostro paese eandrebbe rispettato,invece arriviamo dopo 150 anni afesteggiarla e per un anno solo. E’ come festeggiareil compleanno e “chi si scorda la propria data di nasci-ta?” è impossibile, si ricorda sempre. Eppure in Italianon abbiamo, non riusciamo ad avere una memoriacondivisa nemmeno andando indietro di due secoli!

Cerri Eugenio, 4°M

Auguri Italia“Il Senato e la Camera dei Deputati hanno appro-vato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamoquanto segue: Articolo unico: Il Re VittorioEmanuele II assume per sé e suoi Successori iltitolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente,munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nellaraccolta degli atti del Governo, mandando achiunque spetti di osservarla e di farla osservarecome legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo1861". Sono le parole del documento N°4671 delRegno di Sardegna le quali proclamano il regnodell’Italia unita. Queste parole ben presto, diven-teranno la legge N°1 del regno d’Italia. Son pas-sati ormai 150 anni, da quel Marzo di gioia chevedeva tutta Italia sotto lo stesso tetto. Non esi-stevano i cosiddetti “Meridionale” o “Polentoni”,non esistevano Italiani di serie B. Nella societàItalica odierna, con le attuali problematiche civilie sociali, la nostra patria va incontro a una nuovasuddivisione anche mentre si prepara la festa!Ovviamente non è una celebrazione a rendereomaggio a chi 150 anni fa, lottò per un’Italia unae indivisibile, ma in questo modo le future gene-razioni cosa potranno pensare della loro patria?Ogni giorno assistiamo ai soliti scontri patriottici;gli scandali della destra contro quelli della sini-stra, il nord contro il sud, comuni che si conten-dono poche centinaia di metri quadri e chi più neha più ne metta… L’antipatriottismo da noi è

ormai di moda! Anche la stessa parola “patriotti-smo” ormai nel nostro “bel-paese” potrebbe esse-re dismessa; andiamo al lavoro per una multina-zionale americana, guidando le “nostre” autotedesche, per tornare nelle nostre case, serviti dadomestici asiatici, mangiamo il cibo cinese…Quelli che si commuovono sulle note del nostroinno, ormai si contano sul palmo di mano, coloroche pongono la loro mano sul cuore davanti a untricolore, temo, ancor meno, ci ricorderemo diessere italiani, molto probabilmente, ai prossimimondiali di calcio, solo se arriveremo in finale, maperché ridursi a questo? Invece di pensare a cosal’Italia può fare per noi, perché non proviamo apensare a cosa noi possiamo fare perlei?..Giovani studenti, il futuro della nostra nazio-ne è nelle vostre mani, lavorate per il vostro futu-ro, ma non dimenticate di dipingerlo di verde, dibianco e di rosso…La nostra patria è malata,uniamoci come lei chiede, e guariamo le sue feri-te!Ma per i giovani cos’è l’Unità d’Italia?Per noi studenti, diciottenni, prossimi alla maturi-tà, è soltanto l’ennesimo paragrafo d’un libro,aperto poche volte, qualche riga da imparare pernon rimanere a bocca asciutta alle interrogazione.Non ci poniamo domande quando ascoltiamo ilnostro inno, su cosa significano quelle poche stro-fe che rimembriamo a memoria…L’InnoLe origini del nostro inno hanno radici liguri, daiGenovesi; Goffedro Mameli e Carlo AlberoBarilli.Due patrioti, attivisti politici nonché amici,unirono al loro spirito “italico” la passione per lamusica. Da parecchio tempo erano intenti allo svi-luppo di una melodia che potesse rappresentarein ogni occasione la nostra terra; la storia narrache i due passarono il tempo a comporre decine edecine di inni, ma nessuno di questi toccava il loroanimo, finché una sera di mezzo settembre i due,ospiti di un altro fior di patriota, Lorenzo Valerio,non sentirono quest’ultimo strimpellare tranquilla-mente per conto suo, i due, colti dall’entusiasmo edalla curiosità presero immediatamente dei fogli,con delle frasi sparse, qui e là…passarono dellenotti…il risultato fù ciò che attualmente echeggiaogni qual volta si parla D’ ItaliaVersione originale:

Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa.Dov'è la Vittoria?Le porga la chioma,

IL GIORNO E' CAMBIATO?Nono grado di magnitudine: è il livello raggiuntodal terremoto che ha colpito la parte est delGiappone. Per gli esperti la scossa, la quinta piùpotente dal 1900, ha causato un piccolo sposta-mento nella distribuzione della massa del nostropianeta che a sua volta ha avuto ripercussionisulla sua rotazione. Tutto questo è però solo frut-to di calcoli e non di misure: le variazioni sonocosì piccole da sfuggire persino agli strumenti piùpotenti oggi in uso. Anche se è presto per averedei dati attendibili, secondo i calcoli di RichardGross, ricercatore NASA, il giorno si sarebbeaccorciato di circa 2 milionesimi di secondo. Unvalore impercettibile: soprattutto se consideriamoche in un anno, a causa dei venti, delle correntimarine e di altri fenomeni naturali, il giorno sub-isce variazioni dell'ordine di millesimi dei secon-do, ovvero circa 500 volte più grandi di quantoavrebbe provocato il terremoto in Giappone.

E L'ASSE DI ROTAZIONE?Va inoltre detto che l'asse di rotazione terrestrenon si è spostato: per riuscirci sono necessarieforze esterne e molto più forti, come la forza gra-vitazionale. L'asse di rotazione è solo un asseimmaginario attorno al quale ruota la Terra. Lasua direzione non è fissa nello spazio ma simuove e oscilla attorno a una direzione media. Ilterremoto potrebbe aver dato un lieve contributoa queste oscillazioni, ne più né meno di quantofanno altri eventi naturali.

A cura della Redazione

Il sisma del Giappone

e l’asse terrestreA margine delle notizie riguardanti il sisma che hacolpito il Giappone spesso viene detto che comeconseguenza ” l’asse della terra si sarebbe spo-stato di circa 10 cm.” Purtroppo l’opinione pubbli-

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vedono come un pericolo per il potere dellachiesa. L’atto liberatorio per il nuovo papa èl’abdicazione; Caetani prende il suo posto,come Bonifacio VIII. L’ex papa non può rimane-re libero, non può tornare alle sue anime fra imonti abruzzesi, sarà rinchiuso nel castello diFumone: Bonifacio VIII e i suoi adepti nonsanno che Pietro, invece, è di nuovo “veramen-te” libero. A noi è sembrata, in generale, unarappresentazione ben realizzata che rispetta iltesto originale di Silone ed è stata ricca dispunti di riflessione perché rispecchia in pienolo scenario delle religioni attuali. Anche oggiuna divisione tra una chiesa “buona” e unachiesa “arrogante” esiste ancora. Ci da tristez-za vedere un clero immerso nello sfarzo conanelli e croci d’oro, mentre ne basterebbe unadi legno a ricordarci che Gesù predicava anchecon l’esempio. Lo dice Celestino nella rappre-sentazione: il detto “ fai quello che il prete dicee non quello che il prete fa” è una comodità peri preti stessi che fanno finta di non sapere chel’esempio vale più delle parole. Il papa, ricor-diamoci, è anche il capo di uno degli stati piùricchi del mondo ed ha una grande influenzasull’Italia e sul mondo ancora enormi, anche sutemi di ordine sociale e politico sui qualidovrebbero avere uguale dignità tutte le opinio-ni. Per fortuna noi siamo stati catturati dallafigura di Celestino, anzi di frate Pietro, e non daquella di Bonifacio VIII.

I ragazzi della 5°Q

ca viene colpita più da queste “curiosità” che nondalla gravità di ben altre conseguenze. Ci sem-bra perciò opportuno riportare una breve precisa-zione che spiega, con semplicità e con scienti-ficità, come stanno le cose. Le nota che riportia-mo in seguito è attendibile in quanto ripresa dauna newsletter di Urania, notiziario di astrono-mia dell'INAF a cura di Luca Nobili ed ElenaLazzaretto. (http://www.cieloblu.it/).

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Ché schiava di Roma Iddio la creò.Stringiamci a coorte Siam pronti alla morteL'Italia chiamò.Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi.Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme:Di fonderci insieme Già l'ora suonò.Stringiamci a coorte Siam pronti alla morteL'Italia chiamò.Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amoreRivelano ai Popoli Le vie del Signore;Giuriamo far libero Il suolo natìo:Uniti per Dio Chi vincer ci può?Stringiamci a coorte Siam pronti alla morteL'Italia chiamò.

Dall'Alpi a SiciliaDovunque è Legnano,Ogn'uom di FerruccioHa il core, ha la mano,I bimbi d'ItaliaSi chiaman Balilla,Il suon d'ogni squillaI Vespri suonò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò.

Son giunchi che pieganoLe spade vendute:Già l'Aquila d'AustriaLe penne ha perdute.Il sangue d'Italia,Il sangue Polacco,Bevé, col cosacco,Ma il cor le bruciò.Stringiamci a coorteSiam pronti alla morteL'Italia chiamò

Analizzando:

“Le porga la chioma”: Indica l’antico di taglia-re le chiome alle schiave in modo da diffe-renziarle dalle donne libere che potevanoportare una qualsiasi acconciatura. Quinditagliandole la chioma l’Italia viene resa schia-va di Roma.

“Stringiamoci a coorte”: Il poeta intende lacoorte come l’intera unità militare italiana. Incaso di conflitto tutti noi italiano dovremmoriunirci nella coorte per difendere fino allostremo la nostra patria.

“Dunque è Legnano”: Mameli, si riferisce aalla battaglia del 29 Maggio 1179 con cui laLega Lombarda sconfisse Barbarossa.Ciò simboleggia la libertà del popolo italianonei confronti della prepotenza straniera.

“Ognun’ uom di Ferruccio”: Un altro chiaroriferimento bellico, questa volta a simboleg-giare l’assedio di Firenze avvenuto il 2Agosto 1746.L’esercito dell' Imperatore vole-vano abbattere la Repubblica fiorentina perrestaurare la signoria dei Medici. Cosi, ilFerrucci morente venne vigliaccamente finitocon una pugnalata da Fabrizio Maramaldo,comandante del plotone, di Carlo V.

“Si chiaman Balilla”: Un’ augurio che i giovanid’Italia possan aver la grinta di GiovanBattista Perasso, soprannominato per l’ap-punto “Ballilla”,che volendosi opporre all’ocu-pazione austriaca a Genova, scagliò controun generale occupante un slecio, cosi dadare il via alla rivoluzione genovese. Si con-cluse con la fuga degli Austriaci dalla terra diBalilla.

“Mai il cor le bruciò”: Un presentimento diMameli, nei confronti del popolo austriaco,che presto verrà travolto dai popoli da essosottomessi.Auguri Italia…Lucci Gianluca e De Felice Cristian,4°M

bile. Però anche queste attività informali cihanno fatto scoprire e conoscere molte cose; peresempio un gioco, apparentemente banale, consedie persone e cartelloni è servito a renderevisibile le disuguaglianze che marcano il pianeta:i cartelloni rappresentavano i continenti, ognunodi noi valeva 10.000 abitanti, le sedie le risorseeconomiche: ogni sedia 100.000 dollari.Rapporto sedie e persone completamente squili-brato! In america il rapporto era 1 persona esette sedie; in Europa tre persone e due sedie; inAsia quattro persone e quattro sedie; in Africa seipersone e tre sedie in Oceania solo sedie e nien-te persone. Vogliamo parlare del gioco dell’oca

le cui squadre erano i continenti e le cui regolepermettevano la costruzione di un mondo piùgiusto di come in realtà è il nostro? Un altro ele-mento importante del seminario è stato l’averconosciuto e scoperto le tante e diverse attivitàche le diverse scuole presenti, compresa lanostra, portano avanti da anni sul fronte dellalotta contro la povertà e esclusione sociale.L’ultimo giorno abbiamo fatto un intervento inassemblea dove erano presenti presidi e inse-gnanti, abbiamo esposto, ovviamente con ilnostro stile, il nostro parere sull’argomento conun video e con una piccola rappresentazione tea-trale. Abbiamo partecipato anche ad alcune con-ferenze; (beh! meglio le attività informali) tuttemolto interessanti, tutte in grado di farci rifletteresui vari problemi legati alla povertà ed all’esclu-sione sociale ma anche alle possibili soluzioni.Quando siamo tornate a casa ci hanno chiesto:Cosa vi siete riportate ad avezzano di questaesperienza? Beh! Entrambe abbiamo risposto:bagaglio a mano, accento strano, nuovi vocabo-li, nuovi contatti su facebook, e soprattutto laconsapevolezza che i problemi si combattonodalla base e che l’integrazione parte da noi, dallanostra piccola realtà e dai piccoli e grandi gesti dicui ciascuno di noi è capace.

Angela Leone e Gaia Leonio, 3°Q

A teatro:

l’avventura di un povero cristiano

Il 14 marzo 2011 si è tenuto presso il teatro deiMarsi la rappresentazione dell’opera di IgnazioSilone “L’avventura di un povero cristiano”,messa in scena dalla compagnia teatrale IlLanciavicchio, a cui, il nostro istituto ha parte-cipato con varie classi. Di nuovo in aula cisiamo scambiati le impressioni e abbiamo rac-colto le nostre riflessioni. Sull’allestimento tea-trale i nostri pareri non sono stati concordi:alcuni hanno apprezzato l’essenzialità dellescene; altri hanno trovato alcuni momenti unpo’ noiosi, ma tutti abbiamo amato la figura diCelestino. L’attore ha reso bene la sua spiritua-lità, il suo tormento, il suo desiderio di umiltà.Anche l’interpretazione di Bonifacio VIII èemersa con forza. Il romanzo siloniano è statopubblicato per la prima volta nel 1968 ed èincentrato sul dramma di Angelerio Pietro daMorrone, frate eremita che viveva fra i montidella Maiella e che fu catapultato ad occuparela soglia pontificia, ma che, ben presto, unicocaso nella storia, abbandonò. Dalla rappresen-tazione subito si mette in evidenza la figura delfrate (futuro Celestino V) con la sua purezza, lasua fede indissolubile, la sua lealtà, la suaincorruttibilità che si staglia contro uno scena-rio di avidità, cupidigia, corruzione di tutto ilclero, dai suoi rappresentanti di più basso livel-lo fino ai grandi cardinali. Emerge quindi chiaroil contrasto: i valori di carità cristiana e diamore, impersonati da Pietro si contrappongo-no, prepotentemente, ad una chiesa attentasolo al ruolo politico e alla difesa dei propriinteressi. Ricordiamoci che la storia è ambien-tata nel XII secolo, in pieno medio evo, unperiodo nel quale gli uomini vivono una esi-stenza difficile e la speranza di un aldilà miglio-re li conforta negli stenti quotidiani; la vita sisvolge scandita dai rintocchi delle campane diuna chiesa che chiama a sé per consolare epromettere il paradiso, ma con l’intento, occul-to, di tenere le masse sotto il proprio potere.Celestino crede, spera nel suo animo puro esgombro da ogni tentazione, di poter cambiarequalcosa, ma ben presto si rende conto chetutti, dal “dedito” segretario personale all’irri-tante cardinale Caetani, gli sono contro, lo

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Ironia della sorte: l’Unità nella Marsica

Oggi, come è giusto, facciamo festa, ma lastoria non si cambia. Le vicende che portaro-no all’Unità d'Italia, in particolare l’occupazio-ne piemontese, furono condivise da pocheélite di borghesi illuminati, tra cui gli affiliatialla Carboneria, ma vissute con profonda osti-lità dalle masse diseredate meridionali. LaMarsica, terra di frontiera con lo StatoPontificio fu uno dei territori più ostili al pro-getto. Sommosse si verificarono a S.Vincenzo e S. Giovanni nella Valle Roveto,Civitella Roveto, Luco dei Marsi,Tagliacozzo,Petrella, Cappadocia, Villa S. Sebastiano,Avezzano, Celano,Scurcola, Trasacco,Collarmele, Pescina e il Carsolano. In questiluoghi si consumarono battaglie epiche, fino aldrammatico eccidio di Scurcola, quando i pie-montesi messi in fuga dai borbonici capitanatida Giacomo Giorgi, contrattaccarono di nottee poi trapassarono con le armi decine di per-sone. . Oggi, ironia della sorte, mentre una parted’Italia, al nord, punta a spaccare il Paese, laMarsica si schiera in difesa dell'Unità d'Italia esi prepara a celebrare questa ricorrenza concerimonie e festeggiamenti. Infatti, se lanostra Italia non vuole tornare indietro, la suaunità è un valore da difendere a tutti i costi ese oggi la nostra Nazione occupa un posto dirilievo nel mondo è grazie allo Stato unito. Lastoria non si cambia e ciò che è stato non sidimentica, ma….guardare al futuro è un attodi civiltà.

Gianluca Lucci, 4°M

Attacco alla scuola pubblica

Uno dei problemi più sentiti dai giovani è quel-lo del loro rapporto con la scuola, un rapportoche può essere ricco e gratificante, ma a volte,anche estremamente frustrante; carico diaspettative e di promesse, eppure fonte didelusioni cocenti. Eppure, nelle attese e neigiudizi di molti giovani, e soprattutto in riferi-mento al bisogno di dialogo e di relazioni inter-personali positive, la scuola viene consideratacome un ambito, non solo di formazione cultu-rale, ma di socializzazione e di arricchimentodella personalità, un processo di graduale con-quista che, necessariamente, deve armoniz-zarsi con il contributo non solo di alunni, com-pagni, docenti, ma anche delle famiglie cheaffidano “alla scuola” il compito di educare ipropri figli. Ci sono mamme, papà e docenti,persone che, nella loro missione educatrice,ritengono che civiltà, cultura, attenzione, dialo-go e ascolto facciano parte del bagaglio da tra-sferire ai figli e agli alunni. Liberi di scegliere, igenitori iscrivono i propri figli alla scuola pub-blica o alla privata. Nell’articolo 33 dellaCostituzione si afferma che “la Repubblicadetta le norme generali sull’istruzione ed istitui-sce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.”Enti e privati hanno il diritto di istituire scuoleed istituti di educazione, senza oneri per loStato.” Ma allora perché, da qualche tempo, sisente parlare sempre più di finanziamenti allescuole private? E non bastano i tagli che lascuola pubblica subisce (e di cui siamo ben aconoscenza subendone le conseguenze!) essavede accusati i propri professori di inculcareagli alunni principi contrari a quelli delle fami-glie! Come a dire che gli insegnanti della scuo-la statale non esercitano bene la loro missioneeducativa e invece quelle delle private sì?Ma…..dico, potrebbe essere anche il contrario,o no? Perché solo i docenti della scuola stata-le, con i loro insegnamenti eserciterebbero unacattiva influenza sulla scuola pubblica presen-tando interpretazioni della storia che nonrispettano la verità? Non solo, allora, docenti“fannulloni” ma anche “imbroglioni”! Stiamofesteggiando il 150esimo dell’Unità d’Italia, masenza scuola pubblica, così come vuole lanostra Costituzione, non c' è Italia e non c'èunità, non c'è cultura e non c'è progresso.

A cura della Redazione

Palermo…….che esperienza!

La nostra scuola, insieme ad altre scuole prove-nienti da tutt’Italia, ha partecipato al seminarionazionale svoltosi a Palermo sul tema Lotta con-tro la povertà e l’esclusione sociale dal 1 al 3dicembre scorso. Questo seminario è stato l’e-vento conclusivo dell’anno europeo, il 2010,dedicato appunto al tema della lotta alla povertà;è stato inoltre anche il momento per lanciare iltema del 2011 che l’Unione Europea ha volutodedicare al volontariato. Ci ha subito interessatola proposta, non solo per il viaggio in sé, come sipuò supporre, ma soprattutto per tutto quello chel’esperienza poteva rappresentare, anche per-ché, come classe, siamo sensibili a queste pro-blematiche. In più occasioni ci siamo interessatied occupati di situazioni problematiche del suddel mondo, ma anche di come tante persone dibuona volontà si danno da fare per far crescerela rete di solidarietà intorno al pianeta. In partico-lare abbiamo scoperto e conosciuto i progetti diun’associazione rivolti ai ragazzi di strada nellabaraccopoli di korogocho a Nairobi. Pronte perla partenza. La squadra della nostra scuola: lapreside, prof.ssa Anna Amanzi, la prof.ssaCristina Tatti e noi ragazze della III Q, Angela eGaia. In hotel, poggiate le valigie, subito insiemeagli altri ragazzi per partecipare alle attività orga-nizzate dai formatori Erica e Diego: giochi, attivi-tà di vario genere per favorire la socializzazionee farci riflettere sulla tematica del Seminario. E cisono riusciti benissimo. Tra noi ragazzi si èinstaurato subito un fantastico legame, abbiamosubito fatto gruppo. E’ stato veramente interes-sante ritrovarsi subito tuffate in tante attività conragazzi provenienti da tutta Italia; lo svolgimentodelle attività si è subito colorato di amicizia e cor-dialità. Magari “studiare” tutti i giorni in questomodo! Ma dai, sappiamo che non sarebbe possi-

Dalila e Marco. La sera del 18 ottobre 2010 siamoandati a Pescara per unirci al gruppo dei vincitoriabruzzesi, e tutti insieme siamor partiti per “ritira-re” il premio una visita al parlamento europeo.Siamo arrivati a Strasburgo il 19 sera dopo diver-se ore passare sull’autobus. Arriveti, dopo unabella doccia e aver cenato siamo usciti a visitare lacittà e ci siamo fermati poi in un pub. Il giornoseguente siamo stati prima impegnati in una fun-zione Eucaristica nella cattedrale di Strasburgoofficiata dal Nunzio Apostolico e nel pomeriggio cisiamo recati all’Emiciclo del Consiglio d’Europadove tutti i vincitori italiani del concorso siamo statichiamati a svolgere una vera e propria seduta par-lamentare. Ogni gruppo proponeva il suo emenda-mento all’aula che successivamente era chiamataa votare a favore o contro la proposta. Finita laseduta parlamentare abbiamo ricevuto il saluto delPresidente Nazionale del Movimento per la Vital’onorevole Carlo Casini che ci ha congedati sullenote dell’Inno ufficiale dell’Unione Europea l’Innoalla gioia di Beethoven. L’ultimo giorno abbiamovisitato la città, con il battello, dove seguendo ilpercorso del fiume Ill, abbiamo visitato i quartieritipici e i luoghi più importanti del capoluogodell’Alsazia; nel pomeriggio invece abbiamo final-mente visitato il parlamento Europeo, siamo entra-ti nell’aula dove si riuniscono i parlamentari euro-pei in seduta e siamo stati ricevuti nell’aulaSchuman dall’onorevole Joseph Daul Presidentedel gruppo del Partito Popolare europeo(Democratico- Cristiano). All’ onorevole Daulabbiamo rivolto diverse domande sul lavoro chesvolge il parlamento europeo, sulla politicadell’Unione, sull’allargamento dell’unione abbiamoanche sollevato la questine turca, gli abbiamoanche chiesto cosa ne pensasse dell’economiae del governo italiano. Finita la seduta ci siamogoduti per l’ultima volta la città, la mattinaseguente con profondo dispiacere da parte ditutti siamo dovuti ripartire. Quest’esperienza,penso di parlare a nome di tutti, ci ha profonda-mente segnati sicuramente non la dimentiche-remo mai; dal punto di vista umano per le ami-cizie che sono nate, dal punto di vista cultura-le per l’opportunità che ho avuto di conoscerel’’Alsazia e la città di Strasburgo; dal punto divista sociale e politico per la possibilità avuta dicapire la realtà istituzionale dell’UnioneEuropea e le sue funzioni.

Maria Ida Mancini, 5°Q

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Dai cordoli della pista,ai

semafori della strada…

La nostra società sta subendo degli imponentimutamenti,dovuti alla crisi che ne va dettando leregole,in questo periodo di restrizioni e problema-tiche tecnologiche il mercato dell’automobile siasseconda al target di mercato e a tutto ciò che lenuove tecnologia in campo d’energia alternativaimpera. L’automobile del 2011 è innovativa,piùtecnologia di un “personal computer”. Le sue pre-stazioni sono ridotte allo stretto necessario perfavorire la sicurezza,e non inquinano. In tutto ciònotiamo una,forse piacevole,contraddizioni: alcu-ne case automobilistiche,magari con un avanzatoreparto sportivo con svariati decennid’attività,produco modelli i cui canoni non rispec-chiano questi.Sono perfettamente versatili,sì,possono essereusate in pista e in città,hanno prestazioni per l’ap-punto da pista,ma contemporaneamente si adat-tano al comfort di un’auto cittadina. In questo articolo andremo confrontare,la neona-ta di Maranello,Ferrari 458 Italia,con la seppur piùdatata,Bmw E63 M6 con la muscolosa americanaFord Mustang S-197.Ferrari 458 Italia

Non è necessario dedicare troppe righe perpararle della Ferrari,essa nasce dalle sapienti

mani di Enzo Ferrari,un uomo di grande passio-ne il cui mestiere era quello di pilota automobili-stico. Egli deve il suo successo sia comepilota,che fondatore del suddetto marchioall’Alfa Romeo,un’altra casa automobilistica ita-liana,con una gloriosa e memorabile storia sullespalle. Proprio nell’Alfa Romeo EnzoFerrari,militava come pilota e colse gli anni delprimo dopoguerra per fondare la sua scuderia,laFerrari,il cui logo è il famosissimo “cavallinorampante”,per Enzo un portafortuna regalatoglida un suo caro amico. Passiamo all’auto,la F458 Italia,nasce su telaio in alluminio,muoven-dosi grazie alle sospensioni a triangolo alto sul-l’anteriore e un sistema multilink per le posterio-ri. Essa è spinta da un prepotente motore V8 a90° la cui cilindrata è pari 4499cc,capace di svi-luppare 570cv. Questa tipologia di propulsoreriesce a donare all’auto una coppia pari a540Nm a un regime di 6000giri-minuto. Il moto-re,alloggiato nel retrotreno dell’auto è in posizio-ne longitudinale,accoppiato con la trasmissionea 7 rapporti, dotato del sistema a doppia frizio-ne. L’apparato tecnologico di questa Ferrari deri-va direttamente dalle applicazioni aeronautichesfruttando materiale d’ultima frontiera per offrireprestazioni mozzafiato. L’insieme di queste tec-nologie e di questo riguardevole propulsoreregalano una velocità massima di 320km/h,rag-giungendo i 100km/h in 3,5 secondi.Questo mezzo è in grado di deliziare il piedepesante di qualche fortunato imprenditore ladomenica in pista,cosi nei giorni infrasettimanalisi riversa nelle strade cittadine,cullando gli occu-panti dell’abitacolo con sedili in pelle,una planciacurata e gradevole al tatto,da deliziare sia il pilo-ta,che l’automobilista cittadino. Bmw M6

Ora presentiamo la rivale,si tratta di una tede-

Può sembrare assurdo, ma solo noi siamo riusci-ti ad ottenere un autobus privato dall’ Arpa: siamoarrivati tutti puntuali ma le informazioni non eranocorrette per cui …..abbiamo perso l’auto! Nonsenza un provvido intervento, e giuste proteste,mentre tutti noi stavamo già cercando mezzialternativi per muoverci, è arrivato un autobustutto per noi. Eh già perche dovete sapere che ilnostro Laboratorio del camminare doveva partireda Massa D’Albe-Corona; lì dovevamo comun-que arrivarci con l’auto. Tra pioggia e freddo lagiornata sembrava delle peggiori, ma noi nonabbiamo mollato, siamo partiti ugualmente e ina-spettatamente siamo anche arrivati a destinazio-ne. La prof. Marotta ci ha donato le sue piccoleperle di saggezza e ci ha consigliato l’equipag-giamento migliore da portare, che ci ha permes-so di tornare a casa senza geloni, vesciche e feb-bre alta. Alcuni di voi si staranno chiedendo cosaci facevano 13 ragazzi dell’industriale spersi peril Velino il giorno dell’ assemblea d’Istituto! E fatebene a chiedervelo. Bhe “sfortunatamente”abbiamo deciso di partecipare al laboratorio delcamminare per condividere con altri ragazzi e leprofessoresse, con la guida di un accompagnato-re del Cai, un’esperienza particolare e indimen-

ticabile quale quella di un cammino che fattoinsieme aiuta a crescere. Questa prima uscitavolevamo arrivare alle grotte di San Benedettoma a causa della pioggia che dopo dieci minuti dicammino si è trasformata in neve ci siamo fer-mati alle grotte del Canalino. C’entrerà anche unpo’ di stanchezza? Forse camminare con la nevenon sarà stato il massimo, ma eravamo talmentetanto entusiasti di continuare il nostro percorsoche non ci è mai mancato il sorriso sulle labbra;

Sotto la neve... noi il clima tra noi è rimasto sempre sereno e diste-so nonostante i lamenti da parte di chi avevafame, sete, sonno! Non parliamo di quello meteo-rologico che è meglio! Arrivare a destinazionebagnati e infreddoliti per potersi cambiare lamaglia a 40° gradi sotto zero e sentire caldo nonha prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard. Adalcuni di voi tutto ciò farà ridere o non piaceràaffatto ma per noi sarà un ricordo fantastico! Unesperienza di cui assolutamente non ci siamopentiti. Ringraziamo di cuore anche il SignorTonino del C.A.I. che ci ha accompagnato e vigila-to per tutto il viaggio, e che soprattutto ci ha indi-cato la giusta strada da seguire.

Giulia Colizza e Gaia Leonio, 3°Q

Strasburgo

Ogni anno “Il Movimento per la Vita” indice unconcorso scolastico europeo aperto a tutti i ragaz-zi del triennio della scuola media di secondogrado. Il concorso verte sempre su temi importan-ti, di grande valore morale e civile che sono allabase della nostra società, temi ai quali però, spe-cialmente noi giovani non diamo troppa attenzio-ne. L’argomento proposto lo scorso anno è stato“Europa, meditazione sulla dignità umana”, quellodi quest’anno è invece “Famiglia. Fondamentodella società in Europa e nel mondo”. Tutta lanostra classe, ex 4Q, ha partecipato al concorsosu proposta del professor Mario Iacobacci, docen-te di Italiano e Storia. Personalmente approfitto diquesta occasione per ringraziarlo per tutto il lavo-ro svolto con noi ragazzi. Io ho analizzato l’argo-mento proposto, dal punto di vista filosofico, poli-tico, sociale e giuridico, riflettendo sul significatodella dignità umana e su come questa vienerispettata in Europa. Io ed Angela Amicone, un’al-tra ragazza della nostra scuola siamo state le vin-citrici, oltre a due ragazzi del Liceo Scientifico,

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sca,un vero toro da domare fra i cordoli d’unapista,che mira soltanto a divertire l’audace cava-liere dedito a domarla…La casa automobilistica produttrice di questo“cavallo,d’alluminio e carbonio” nasce a Monaco

di Baviera nel 1917,per svariati anni si dediche-rà solamente alla produzione di aerei,moto e svi-lupperà le tecnologia per l’esercitotedesco,come la Ferrari. Nel primo dopoguerrasi cimenterà nella produzione di automobili.Con il passare del tempo,e il mutamento degliautomobilisti, la Bmw acquista lustro,producen-do modelli,all’avanguardia,con tecnologie emateriali innovativi,dotate di un design chesusciterà non poche critiche,che catturerà l’oc-chio e il cuore di chi la vedrà passare.Generalmente quest’azienda si dedica alla pro-duzione di auto eleganti e sicure,con prestazio-ni,seppur ottime,limitate per un uso inpista,eccetto per i modelli marchiati con la M,dimotorsport. Il modello di cui parleremo è unaBmw E63 M6,dotato di un motore V10 con ban-cate a 90°, di 5000cc di cilindrata capace di sfo-derare 507 cavalli. Gli altri numeri di quest’autosono: i 545Nm per la coppia,318Km/h comevelocità di punta e 4 secondi netti per raggiunge-re i 100km/h schiacciando il pedale dell’accele-ratore. La trasmissione su cui il motore fa forza,il propulsore, è un SMG 2 a 7 rapporti.L’autotelaio è in alluminio,ma la sua carrozzeriaè interamente in vetroresina,eccetto per leappendici aerodinamiche e il tetto che sono incarbonio,il contenuto peso del mezzo è dovutoanche a questi accorgimenti. All’interno assumele vesti d’un auto di famiglia,con internirifiniti,ovviamente in pelle,modanatura,che pos-sono essere in radica,alluminio o carbonio, ascelta dell’acquirente, sistema audio HarmanKardon,navigatore satellitare e altri accessorid’ammiraglia.

Confronto

I due mezzi si prestano entrambi alla vita nel traf-fico,ma tutto questo è uno spreco date le godurio-se prestazioni e il costo delle auto,se ci si improv-visa “piloti della domenica” le auto sono in gradoda offrire emozioni indescrivibili al guidatore,laFerrari si presenta più dolce dell’arrogante e pre-potente Bmw che tende a far scivolare il suoretrotreno da vera “muscle-car”. In tema di“muscle-car” sopraggiunge la Mustang,che nonoffre un abitacolo accogliente e ne finiture troppo“chich” ma và ad offrire prestazioni molto similialle sfidanti, ma ha un “appeal”,come d’altrondetutte le americane,molto particolare,sono autoche o vengono amate,o odiate dal comune auto-mobilista,vista la difficoltà d’impiego del mezzonelle piste. Secondo alcune testate giornalisti-che,che si occupano di automobili,esse sono ingrado di staccare un medesimo tempo al crono-metro,in un ipotetico giro di pista a parità di con-

dizioni,ma ovviamente tutto va a dipendere dallostile di guida e capacità di guida di chi è impegna-to contro il tempo. La scelta di uno di questi tre“cavalli d’acciaio” è affidata al facoltoso automo-bilista disposto a tirar fuori un minimo di 80.000€per la Ford. Ai posteri l’ardua sentenza… Ford Mustang S-197.

sportiva molto diffusa negli USA,è un prodottoFord Motor Company. Basata sul pianaledellaFord Falcon e la sua presentazione ufficialeè datata 17 aprile 1964 a New York. Fortementevoluto dal manager della società dell'epoca LeeIacocca, poteva essere considerata una piccolamuscol car equipaggiata di un motore da 2,8 l dicilindrata, erogante una potenza di 105 cv.Sonostate progettate varie serie della Ford Mustang:laprima('64-'73);la seconda('74-'78);la terza('79-'86);la terza restyling('87-'93);la quarta('94-'99);laquarta restyling('99-'04);la quinta('05-presente). Nel nostro confronto parleremo della quintaserie,la cosi detta: S-197. Il modello S-197 vennepresentato al North American Auto Show del

“È bello morire per ciò in cui si crede: chi hapaura muore ogni giorno, chi non ha pauramuore una volta sola”, sono le parole, che nelleimmagini di repertorio, si ascoltano direttamen-te dalla voce di Paolo Borsellino pronunciate inuna delle ultime interviste, ma sono anche leparole che guidano lo spettacolo che GiuseppeAyala ha portato in teatro nell’autunno scorso. In una scena spoglia, asettica occupata solo daun maxi-schermo e da alcune sedie, attorno adun albero di magnolia, che per la Sicilia el’Italia intera è diventato il simbolo della lottaalla mafia, si muove e si racconta GiuseppeAyala. Il magistrato Ayala è stato uno deimembri del primo pool anti-mafia che compren-deva anche Falcone e Borsellino, e il pubblicoministero del maxi processo del ’87 che rappre-sentò la prima grande vittoria dello Stato controCosa Nostra. Nello spettacolo Ayala ci raccon-ta i suoi anni con Falcone e Borsellino, con unanarrazione che si articola su due piani paralle-li: uno più intimo e privato nel quale ci dà unritratto originale, diverso, insolito dei due magi-strati, l’altro più propriamente istituzionale: è ilracconto di un momento buio della storiad’Italia narrata da uno dei protagonisti piùimportanti di quegli anni. Grazie al sistemainvestigativo ed alle novità tecniche e metodo-logiche introdotte dai magistrati Falcone eBorsellino si riuscirà a conoscere il funziona-

Liberi dalla paura,

liberi di non morire

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mento, il linguaggio, l’organizzazione e lastruttura di Cosa Nostra e si metteranno lebasi per la sua sconfitta definitiva. Ayala cidescrive la parte più nascosta e segreta deidue: ci parla della timidezza di Falcone e delladisinvoltura di Borsellino, delle difficoltà chehanno superato senza arrendersi mai, dellesofferenze sopportate con volontà di ferro alfine di procedere nelle indagini. Ha visto i suoiamici e colleghi uccisi; le loro famiglie minac-ciate; insieme hanno vissuto per anni sottoscorta come vivendo in una bolla, quasi iso-lati dal resto del mondo; hanno sopportato gliattacchi verso le loro persone e verso il lorolavoro da quella parte di società che non rico-nosceva e non voleva vedere l’importanza deirisultati ottenuti. Nello svolgimento della nar-razione teatrale Ayala ha approfondito,soprattutto quest’ ultimo punto raccontandocome negli ultimi tempi si siano sentiti isolati eabbandonati dallo Stato rendendo, in questomodo, più semplice il lavoro ai killer assolda-ti da Cosa Nostra. In apertura di spettacolo, ilmagistrato-attore ci rivela il significato cultura-le dell’operazione: aiutare i giovani, attraversoil linguaggio teatrale, per far conoscere nonuna verità stereotipata fatta di luoghi comuni,ma la verità che scaturisce dall’esperienzacondivisa sia sul piano professionale, chefamiliare, intimo e personale. Grazie ad unaproposta scolastica abbiamo potuto goderedello spettacolo ed apprezzare.

Maria Ida Mancini, 5°Q

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2004, come model year 2005. Questa Mustangera un modello completamente riprogettato edutilizzava il pianale D2C come base. Il design del-l'autopera stato affidato a Sid Ramnarace che siispirò alle Mustang degli anni sessanta realizzan-do uno stile che il vice presidente della Ford, J.Mays, definirà come retro-futurismo. Il modellobase montava il motore da 210 cv (156 kW) V6della Ford Cologne. La GT invece era dotata di unV8 da 300 cv (224 kW) da 4,6 L (280in3) tre val-vole con apertura variabile. La trazione restavaposteriore e offriva miglioramenti nella manegge-volezza e nella guida. Grazie alla tecnologia CADLa rigidità del telaio era stata incrementata del100 per cento rispetto ai modelli precedenti.Migliorate anche la qualità delle finiture e dellacostruzione. Poco dopo la presentazione la Fordiniziò la produzione del modello decappottabile,versione che era disponibile sia con il motore V6che con il V8. Questo modello era specificata-mente progettato per avere un rigidità maggioresenza incrementare il peso totale. Inoltre vennerealizzato un tettuccio che si ritraeva con un siste-ma a Z che dava, quando ripiegato, alla Mustangun aspetto molto pulito.

Michele Montagliani, 4°I

ta da una musica chamata "ram muay" cheviene rigorosamente suonata negli incontri per

dettare il ritmo ai due sfidanti. Per arrivare apartecipare a queste gare bisogna fare undurissimo allenamento di sei ore al giorno eraggiungere gradualmente i vari livelli, in tuttoquindici, in base ai quali i guerrieri si distin-guono, da principianti a maestri. Si è princi-pianti dal primo fino al sesto kan (livello); dalsesto all’ undicesimo si è guerrieri muay, daldodicesimo al tredicesimo si è guerrieri muaydi livelli avanzati e, infine, negli ultimi duelivelli si arriva ad essere maestro e gran mae-stro dorato; solo arrivati a questo punto si hail pieno controllo della muay thay, ma, attual-mente questo livello è stato raggiunto solo daquattro persone in tutto il mondo. Ho scelto dipraticare questo sport perchè insegna deivalori attraverso la conoscenza di una culturamolto differente dalla nostra. Ad avvicinarmi aquesta arte è stato il mio maestro che, duran-te gli allenamenti, usa una terminologia com-pletamente in tailandese… come: Yaeb -pugno diretto sinistro con lo slancio della spal-la - Suhy - pugno montante, Sok Cheng -gomitata ascendente diagonale, Sok Gnad -gomitata ascendente verticale, Tae Trong -calcio circolare diretto, Tae Thad - calcio cir-colare basso in incidenza,Tip - calcio frontalee molte altre…In questo sport è molto impor-tante il rapporto tra maestro e allievo perchè ilmaestro, a seconda della fiducia che riponenel suo allievo gli prepara gli amuleti che soloed esclusivamente durante l’incontro puòusare… Questi oggetti hanno un significato par-ticolare e nascosto, noto solo al maestro eall’allievo che li personalizza con pezzi di ogget-ti che fanno parte della sua vita quotidiana eche per lui hanno un significato particolare.

Davide Iafolla, 4°M

Muay Thai

Quasi tutti i ragazzifanno sport, vannoin palestra, giocanoa calcio, calcetto,pa l lavo lo ,baske t ,ma ancora pochisono coloro che sidedicano a sportalternativi o pococonosciuti. La"muay thai" è un’artemolto antica cherisale al 200 a.c.;veniva usata nelleguerre e serviva in

emergenza ai guerrieri muay che perdevano leloro armi e ingaggiavano uno scontro corpo acorpo col nemico. Questa arte si è affinata nelcorso della storia diventando prima una danzae poi si è ritrasformata in arte marziale scandi-

alla stazione di Avezzano diretti per Roma. Già sultreno inizia la nostra avventura. A differenza dauna qualsiasi gita, questo viaggio è diverso:abbiamo vistose valigie per portare abbigliamentoelegante, cravatte, accessori e eleganti soprabiti.Eh sì il tutto è obbligatorio! Infatti per la nostraGiornata di Formazione non si può entrare apalazzo Montecitorio se non abbigliati elegante-mente perchè il contesto lo richiede. Arriviamo aRoma. Il tempo e il viaggio non sono clementi, tut-t'altro, ma l'emozione per l'evento ci elettrizza.Arrivati in albergo dopo aver pranzato ed essercipreparati usciamo diretti verso la Biblioteca dovesiamo accolti nella Sala Galileo. Ricevute le spie-gazioni dell’intero programma della giornata visi-tiamo i tre piani che fanno parte dellabiblioteca.Ma la cosa che aspettiamo con piùansia e interesse è la seduta dell'Assemblea apalazzo Montecitorio. Che delusione!L'appuntamento viene rinviato al giorno successi-vo.Così, sotto la pioggia di Roma si torna in alber-go per cenare e riposare. 17 Novembre: anchequesta la giornata inizia presto,l'accoglienza aPalazzo Montecitorio è prevista per le 8.45. Dopouna visita guidata al Transatlantico, incontriamo ideputati eletti nella nostra regione nella Sala dellaLupa. A loro rivolgiamo alcune domande riguar-danti l'e-democracy e altri argomenti che ci inte-ressano come la banda larga.L’esperienza è statamolto importante per tutti noi. Ringraziamo perquesto le insegnanti che ci hanno guidato neilavori e ci hanno permesso di fare questa bellaesperienza.

I ragazzi della 5°I

Alla scoperta di Montecitorio

Il 17 novembre 2009, ci è stato presentato unconcorso denominato "Giornata di Formazione aMontecitorio". Noi alunni dell’allora 4I iniziammoa discutere del progetto con le professoresseAnna Maria Bruno e Valentina Cannizzaro; nac-que così, per caso, il nostro viaggio all'internodella politica italiana. Essendo studenti della spe-cializzazione di Informatica abbiamo ritenutointeressante approfondire, oltre le discipline chestudiamo quotidianamente, un tema che coinvol-gesse non solo lo studio delle Istituzioni, ma chefosse anche vicino ai nostri interessi. Il puntofocale su cui abbiamo lavorato è "E-Democracye la sua applicazione”. L'attenzione su questotema è scaturita dalla volontà di comprenderel'importanza di un rapporto costante e più diretto,fatto di confronto e collaborazione, tra istituzionie cittadini. Abbiamo voluto iniziare dando unosguardo all'Europa e approfondendo le propostepartecipative sul sito della CommissioneEuropea. Dopo ciò abbiamo consultato il sitodella Camera, all’ interno del quale abbiamo tro-vato preziose linee direttrici per continuare lanostra ricerca. Infine siamo arrivati ad analizza-re il livello di partecipazione delle Istituzioni loca-li, compreso il portale del Comune di Avezzano.Completato il lavoro lo abbiamo inviato e dopoqualche tempo ci è stato comunicato che aveva-mo vinto il concorso, e che come premio sarem-mo andati due giorni a Montecitorio a visitare laCamera dei Deputati. Finalmente arriva il giornodella partenza: 16 novembre 2011: la nostra gior-nata inizia molto presto, alle ore 8 appuntamento

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La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degliStudi di Teramo ha organizzato il Convegno inter-nazionale di studi “Il segno di Caino. Dimensionicontemporanee della violenza bellica”, che si ètenuto il 26 novembre al Castello Orsini Colonnadi Avezzano, con l’obiettivo di trattare il tema dellaviolenza bellica nella nostra epoca. I relatori con-venuti sono stati tutti esponenti di rilievo delmondo culturale ed accademico italiano e spagno-lo: dall’Università degli Studi di Navarra, le proff.A.A. Miralles e M. Cruz Diaz de Taran Velasco,dall’Università degli Studi Valencia proff. Ana-PazGarbo Peyro e E. Fernandez, dall’Università di TorVergata i proff. F. D’Agostino e A. C. AmatoMangiameli, dall’Università “Roma Tre” il prof. M.Prospero, dall’Università degli Studi di Teramo iproff. M. Fiorillo, M. G. Esposito e G. Saraceni cheha organizzato e curato l’evento. All’importanteevento ha partecipato anche il nostro Istituto affi-dando a noi della V Q, accompagnati dalla profes-soressa Augusta Sforna l’onore di essere presen-ti al convegno e rappresentare la scuola. Il titolosubito richiama alla mente l’episodio biblico cheha come protagonisti i primi due fratelli dell’umani-tà: Caino e Abele. Caino per invidia e gelosia ucci-se suo fratello, allontanandosi così da Dio e attri-buendosi, così, il titolo di primo assassino dellastoria. Il motivo del gesto di Caio è da attribuireall’odio e all’invidia che provava verso il fratello, unodio intrinseco nella sua natura. Dio stesso dissea Caino “il peccato è accovacciato alla tua porta;verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo” (Gen.4, 7b). Il messaggio è chiaro: il male fa parte dellanatura dell’uomo, e se non viene controllato e nonsi sopprime, questo, genera odio che porta allaguerra. La guerra, da sempre è stata riconosciu-ta come male assoluto, generatrice solo di morte,distruzione e sofferenze; qualcosa da evitare, aparole, in pratica ciò non avviene. La pace, quindi,da molti viene vista come un’utopia, come qualco-sa che non si realizzerà mai; per Platone addirittu-ra, come diceva un relatore, la pace è solo unaparola. Il convegno, attraverso gli interventi deirelatori, ha dunque indotto tutti noi, sulla scia diintellettuali e filosofi, a ricercare le cause che por-tano alla guerra, il motivo per cui il male e l’odiosono radicati dell’animo umano, e capire le diffi-coltà di costruire la pace. Per H. Bergson la causa

Non siamo che una banda di

assassini?

Shakira... Waka Waka Loca!

Isabel Mebarak Ripoll, in arte Shakira (che inarabo vuol dire Donna piena di grazia) è nata il 2febbraio 1977 a Barranquilla, una località portualedella Colombia che si affaccia sul Mar dei Caraibi.La famiglia è un “meltin-pot” di etnie dato che suo

padre William è un gioiel-lere newyorkese di originilibanesi, mentre suamadre Nidia, è colombia-na di nascita ma di originiitalo-spagnole e quindiShakira parla perfetta-mente spagnolo, inglese,arabo ed italiano. Già dapiccolissima cominciò acoltivare l'interesse per lospettacolo, infatti all'età di5 anni rivelò la sua predi-sposizione alla danza e

alla scrittura. Secondo quanto racconta suamadre, Shakira da bambina amava scrivere; infat-ti il primo regalo che le fece il padre fu proprio unamacchina da scrivere con la quale scrisse la suaprima canzone all’età di solo otto anni, dedicataproprio a suo padre. A 11 anni imparò a suonare lachitarra. Molte delle sue prime canzoni erano asfondo autobiografico: la più importante fu quellascritta per il fratello morto in un incidente stradale.Anche il ballo fu, sin dall'infanzia, una componen-te fondamentale dell'educazione dell'artistacolombiana. Come artista precocissima, Shakiraebbe la prima delusione quando, a 10 anni, fu cac-ciata dal coro della scuola perché la sua voce eraconsiderata "troppo forte". A 13 anni emigrò aBogotá, capitale della Colombia, con alle spallegià la composizione di numerosi brani. La passio-ne per il canto e per la musica la portò ad incide-re il primo disco nel 1991, a soli 14 anni. Il disco,intitolato “Magia” ottenne discreti consensi sia da

parte della critica sia da parte del pubblico. Nel2001 arrivano i primi successi a livello mondiale,con l'album “Laundry Service”, che ha venduto oltre15 milioni di copie piazzandosi tra i 100 album piùvenduti della storia della musica mondiale. Duevolte vincitrice del prestigioso Grammy Award, e 8

volte vincitrice del “Latin Grammy Award”, è consi-derata l'artista sudamericana di maggior successocommerciale, con circa 55 milioni di dischi vendutiin tutto il mondo. Ha avuto un ruolo da vera e pro-pria pioniera per l'intera categoria degli artisti suda-mericani, essendo la prima e finora unica cantantead aver raggiunto il primo posto nelle classifichemusicali di tutto il mondo, come le prestigioseBillboard Hot 100 e Rolling Stones. Inoltre, la colon-na sonora dei mondiali di calcio, Waka Waka (ThisTime For Africa) porta la sua firma ed è stato clas-sificato come l’inno più suonato, visto, cliccato evenduto di tutti i tempi. Infatti il 2010 è stato l’annodi consacrazione di Shakira, che con il suo album“Sale el Sol” ha scalato le classifiche musicali inogni angolo del nostro pianeta. Shakira nella suavita occupa due ruoli: pop star e benefattrice,essendo anche socia Onu e sostenitrice di molteassociazioni per aiutare le difficili condizioni di vitadei bambini colombiani. Attualmente la cantantevive alle Bahamas insieme al suo fidanzato. Lapopstar è assiduamente presente nelle classifichedelle donne più belle del mondo, e nel 2006 è arri-vata addirittura al 6º posto.

Matteo Corradi, 5°B

della guerra è l’ignoranza che c’è tra i popoli; lanon conoscenza gli uni degli altri fa sì che lenaturali differenze che ci sono tra i popoli invecedi arricchirci, sia sul piano umano che culturale,possono diventare occasione e motivo di pro-fondi contrasti, di odio tra etnie e sfociare in inu-tili massacri. Per Sigmund Freud la conoscenzanon previene e non esclude la guerra; è, quelladi Freud una concezione antropologica negativa,derivante dalla conoscenza della storia, che altronon è se non la successione di massacri trapopoli e di assassini al potere; tutti gli uomini perFreud sono assassini: non siamo che una bandadi assassini. Ciò è stato anche provato da unesperimento condotto da S.Milgram, un profes-sore dell’Università di Yale, il quale ha dimostra-to che l’uomo in determinate situazioni mette daparte la sua coscienza morale per abbandonarsiall’istinto. La tematica del convegno ci ha fattoriflettere seriamente: come può l’uomo, il più per-fetto ed avanzato tra le creature viventi, dotato diragione, capace di distinguere il bene dal malescegliere volontariamente la strada della violen-za e della guerra mettendo a tacere la coscien-za, espressione del suo stesso essere? Unamotivazione plausibile sinceramente non sodarla! Sarà forse perché la strada del male è piùsemplice, libera da qualsiasi rigore morale e daqualsivoglia regola, però rimane, secondo mesempre negativa perchè nessun uomo puòergersi al di sopra di un’altro, siamo tutto uguali!E quindi non c’è nessuna regola o motivazione ospiegazione che discolpi chi fa del male! La viadel male non può essere la via giusta, poichénon porta alla felicità allo sviluppo e alla prospe-rità dell’umanità; le nostre azioni non si devobasare sull’egoismo volto a realizzare solo i sin-goli interessi, ma devono essere mosse da unfine superiore basato sulla giustizia che porta alraggiungimento della pace.

Maria Ida Mancini, 5°Q

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CHE BELLA GIORNATA!

Che bella giornata! Tutti vorremmo alzarci la mattina e pro-nunciare queste parole augurandoci che quella che stiamoper iniziare sia “veramente” una bella giornata. Lo scorso 5Gennaio,al cinema, è uscito un film con questo titolo,prota-gonista Checco Zalone. Ha riscosso molto successo in

tutta Italia facen-do parlare moltodi sé. Nelf i lm,Checco,security di unamisera discote-ca della Brianza,a causa dell’ele-vato pericolo diattentati cherichiede misuredi sicurezzastraordinarie peri luoghi a rischio,si ritrova a lavo-rare come

addetto alla sicurezza del Duomo di Milano. In poco tempoe grazie alle sue spiccate capacità intellettuali che provoca-no infiniti malintesi,Checco diventa una vera minaccia per ilpatrimonio artistico italiano e ben presto il datore di lavorosi rende conto di non aver fatto un grande affare ad assu-merlo. Poco dopo,però, il protagonista incontra Farah,unaragazza iraniana venuta in Italia per portare a termine lasua vendetta contro il mondo occidentale. Ad aiutarla c’èsuo fratello Sufien. Farah per raggiungere il suo scopo sifinge francese,secondo i suoi piani Checco, essendo moltoingenuo, potrebbe facilmente essere un alleato senza chelui se ne renda conto. Solo dopo i due finiranno per inna-morarsi. La ragazza grazie all’influenza positiva di Checcorinuncerà al suo obiettivo tornando nel suo paese d’origi-ne anche grazie all’amore verso l’ingenuo Checco.Sfogliando tra le varie recensioni del film abbiamo notatoche uno dei personaggi principali,Sufien, è interpretato daMehdi Mahdloo,un ex alunno dell’I.T.I.S. “E. Majorana”. Cisiamo interessate molto al fatto che un ex alunno dellanostra stessa scuola abbia potuto trovare un ruolo impor-tante in un film così famoso. Incuriosite da questa notiziaabbiamo chiesto alle professoresse se ricordassero questoragazzo e hanno risposto che lo ricordano molto bene.Mehdi, infatti, non è passato inosservato nei suoi cinqueanni di permanenza nel nostro Istituto.Oltre che ad esseremolto bravo nelle discipline scolastiche, partecipava inten-

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Ottava edizione della rassegna cinematogra-fica “Cinema e psichiatria” organizzatadall’Istituto Cinematografico dell’Aquila “Lalanterna magica” e dal Dipartimento diSalute Mentale della Asl di L’Aquila. Noi dellaIV B siamo stati presenti all’incontro che si ètenuto ad Avezzano presso il Castello Orsini.Sapete chi sono i boskettari? Beh! Di certonon una sottospecie di boscaioli. Sono i pro-tagonisti di “Parada”; bimbi randagi, fuggitidagli orfanotrofi o dalla miseria di famiglieindifferenti o disperate, tutti giovanissimi,vivono nel sottosuolo della città, nella rete dicanali, o nei giardini, su cartoni. Bambini eragazzi nati in un mondo che non ci appar-tiene, nel mondo dove fame e povertà sonoall’ordine del giorno insieme a stupri, violen-ze e ingiustizie di qualsiasi tipo. Il film èambientato a Bucarest nel 1992, tre annidopo la caduta del regime di Ceausescu ispi-rato ad una storia vera, quella di MiloudOukili, clown di strada francese, di originialgerine che giunto a Bucarest cerca in tuttii modi di guadagnare la fiducia e l’amiciziadei boskettari. Miloud coltiva il folle sogno dientrare in contatto con loro, diffidenti e indu-riti dalla vita che li ha costretti a crescere

Cinema per ….pensare

Paese: Italia , Anno: 2008 , Durata: 100 min Genere: Drammatico Regia: Marco Pontecorvo Sceneggiatura: Marco Pontecorvo, RobertoTiraboschi

troppo in fretta. Usa il suo carisma e la suatestardaggine per penetrare il muro di sospet-to con cui si difendono, per tirarli fuori dallaloro condizione e portarli a una vita dignitosa.Insegnando le attività circensi e clownescheMiloud riporta alla luce del sole i boskettari,fa rinascere in loro la speranza di un’esisten-za migliore che li porterà a riavere fiducia inse stessi e negli altri. “Pa-ra-da” è un film checi trasporta in un mondo che non conosciamoo che non vogliamo conoscere, dal quale èpiù facile fuggire che rimanere e combattere;dove non basta un solo angelo per salvaretutti.

I ragazzi della 4°Bsamente alle varie attività extrascolastiche. Sfogliandoi vecchi giornalini d’ istituto, infatti, lo abbiamo vistonelle vesti di giornalista, autore di racconti , attore diteatro ... Vorremo metterci in contatto con lui e, maga-ri, invitarlo qui a scuola. Nel frattempo gli scriviamouna lettera:“Ciao Mehdi, siamo due ragazze che frequentanoquella che fino a poco tempo fa era anche la tua scuo-la. Abbiamo deciso di iscriverci al corso del giornalinoquest’ anno, perciò ancora non ci abituiamo all’ambiente. Per quel che abbiamo visto, però, sembrache sia molto interessante, c’è molta collaborazionetra alunni e professoresse tanto che non si distinguo-no più i ruoli come invece avviene in classe!! Abbiamosaputo che tu frequentavi questa scuola e partecipavicon passione alle attività extrascolastiche, soprattuttoal giornalino. Ci ha fatto piacere venire a sapere chesei riuscito a realizzare i tuoi sogni! Girare un film conChecco Zalone non è cosa da poco, crediamo che perte sia stata proprio una “ BELLA GIORNATA” il giornoin cui sei stato scritturato!!! Ti auguriamo tanta fortunaper il tuo futuro da attore. Un bacio dalle neo “ giorna-liste” =) e speriamo che trovi il tempo di venire a trovar-ci. Già immaginiamo la faccia delle nostre ami-che!!!!!!!!”. Marta Malsegna e Pietrantoni Gabriella, 2°Q

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EDITORIALEAnno di grosse novità questo che stiamo viven-do.. Eh! si, perché questa nuova stagione scola-stica è nata all’insegna di numerosi cambiamen-ti, sia interni che esterni all’istituto, ad esempio laRiforma Gelmini, che ci ha costretti a stravolgereil consueto orario, e soprattutto a modificarequasi radicalmente alcune specializzazioni cheerano presenti nella nostra scuola da anni e anni.Infatti siamo passati dalle ormai classiche 36 oreda 50 minuti alle 32 ore da 60 minuti! Ciò com-porta che il martedì noi poveri studenti dobbiamoaffrontare l’incubo del rientro di 2 ore. Questariforma fortunatamente non tocca le classi quinte,che da poco sono venute a conoscenza dellematerie che affronteranno all’Esame di Stato eche porteranno con loro, alla maturità, anche ilvecchio e caro ITIS, giunto, ormai, a una svolta.Alle diverse esigenze didattiche di quest’anno siè trovata, con molto ingegno, una soluzione conle campanelle che suonano in orari differenti, sfa-sate di 10 o 20 minuti, creando, specialmenteall'inizio, non poca confusione sia tra noi alunni,che tra gli insegnanti. Come già accennato precedentemente sonocambiate anche le denominazioni delle specializ-zazioni: addio a Elettronica e Telecomunicazioni,addio allo Scientifico Tecnologico, addio aMeccanica e soprattutto addio al biennio comu-ne! Già da quest’anno gli studenti hanno scelto laspecializzazione sin dall’iscrizione al primo anno“orientandosi” fra gli indirizzi di Elettronica edElettrotecnica, Informatica e Telecomunicazioni,Meccanica, Meccatronica ed Energia mentre ilLiceo Scientifico Tecnologico si è trasformato inLiceo delle Scienze Applicate e dal prossimoanno anche Liceo delle Scienze Applicate conOrientamento Sportivo.Ma le novità non si ferma-no qui! Come ben sapete, un altro tasto dolentedella riforma, forse quello più incisivo, è quelloche riguarda le assenze, infatti gli alunni nonpotranno superare 1/4, ossia il 25% di assenzedel monte ore totale di lezione per ogni singolamateria! Chi, purtroppo, supererà questo limite, sitroverà nei guai a fine anno, mettendo anche indifficoltà i poveri professori che, anche con ram-marico (!?) dovranno sancirne la bocciatura! Quindi....attenti alle assenze e al voto di condot-ta, che da quest'anno avrà un peso maggiore,

essendo considerato, a tutti gli effetti, una verae propria valutazione che farà media con il votofinale. Esso verrà attribuito in base al nostrocomportamento in classe, al rapporto correttoche riusciremo ad instaurare con i professori,alla frequenza e al rendimento complessivo (escusate se vi sembra poco!!!), insomma, la con-dotta rischia di essere un'arma a doppio taglio:potrebbe darci una mano ad alzare la media,come potrebbe aiutarci a sprofondare! Questonuovo anno scolastico segna anche un traguar-do importante per la nostra redazione, infattiquesto il nostro “progetto editoriale” nell’annodel 150° anniversario dell’Unità d’Italia compieben 10 anni. Una bella soddisfazione per tuttinoi che con passione ci cimentiamo in questaattività ogni giovedì! Anche grazie all’impegno dialcuni docenti che hanno permesso che que-st’avventura non si fermasse! Ma questo, caristudenti, dipenderà anche da voi, se ci leggere-te e ci farete pervenire il vostro contributo conqualsiasi proposta, articolo, critiche e suggeri-menti. Pubblicheremo tutto quello che ci inviere-te al nostro indirizzo email: [email protected] .Ci troverete anche su facebook sotto il nome di"Redazione Giornalino d'Istituto". Un saluto atutti voi, cari studenti, e che quest'anno si con-cluda bene per tutti scolastico sia pieno di sod-disfazioni per tutti!

Corradi Matteo, 5°B

LA REDAZIONE:Agostini Marco, 1°R, Bove Fabrizio, 2°Q,Cerri Eugenio, 4°M, Colizza Giulia, 3°Q,Corradi Matteo, 5°B, D’Alessio Rebecca, 2°QDanese Domenico, 3°Q, De Felice Cristian,4°M, Di Lernia Giacomo, 3°Q, Iafolla Davide,4°M, Leombruni Maurizio, 2°Q, Leone Angela,3°Q, Leonio Gaia, 3°Q, Lucci Gianluca, 4°M,Malsegna Marta, 2°Q, Mancini Maria Ida,5°Q, Marianetti Lorenzo, 4°A, MontaglianiMichele, 4°I, Paglione Nicola, 3°G,Pecorabianca Andrea, 4°A, Piccinini AngieVanessa, 2°Q, Pietrantoni Gabriella, 2°Q,Flaviani Mariana, 2°Q, Yavorskyy Vladislav, 1°R

InFAMOUS"Una telefonata, apro il pacco, e poi il nulla.Mentre stavo svenendo potevo sentire la genteurlare: erano morti nei crolli degli edifici, o arsivivi negli incendi. Con la scusa di contenere la"Minaccia Biologica" l'esercito ci aveva chiusoin una gabbia con degli psicopatici; i poliziottinon si vedevano per le strade: erano o morti otroppo spaventati per agire, e mentre la città erain preda al suicidio di una civiltà, qualcosa den-

tro di me stava iniziando..." E' questo, persommi capi, quello che ci viene detto all' iniziodel Videogioco in eslcusiva Play Station 3 dicasa Sucker Punch.Il Videogioco è un Free Roaming (stilePrototype) con elementi GDR in quanto lenostre azioni influiranno sul nostro Karma, cam-biando i poteri e l'atteggiamento delle persone.La particolarità di questo gioco è quella di poterutilizzare la corrente elettrica come arma.Trama

Il gioco inizia con un enorme esplosione azzur-rognola, e la voce di Cole tramite delleCutscene in stile Fumetto, ci spiegherà che l'ar-ma aveva distrutto mezza città chiamata"Empire City", e che il governo aveva chiuso leuscite dalla città. Da quel momento vari crimina-li e Psicopatici avevano preso il controllo dellacittà, rendendo la vita degli abitanti parecchiodifficile. Cole nel tentativo di uscire dalla città,farà un accordo con un agente dell' FBI chiama-

to Moya, che gli ordina di ritrovare la RaggioSfera e il suo presunto "Marito" John. La storia èmolto ben articolata, e si amalgama alla perfezio-ne con i pochi elementi GDR. Emozionante e

con molti colpi di scena, la trama di questo video-gioco riesce a catturare il videogiocatore e a tra-sportarlo nelle strade della città.Il Personaggio

Nel gioco impersoneremo Cole Macgrath, un fat-torino non troppo importante, che durante unaconsegna si trova coinvolto nell' esplosione di unarma chiamata "Raggio Sfera". Al suo risvegliodopo un lungo coma, Cole si ritrova ad avere deipoteri Elettrici. Questo comporta la possibilità diessere una sorta di Dinamo umana, di poter sal-tare giù dai palazzi, di sparare scariche elettrichedalla mano, di scivolare su cavi metallici, e moltoaltro ancora. I poteri di Cole verranno inoltre sup-portati dalla sua particolare abilità nel "Parkour"(disciplina metropolitana nata in Francia), tramitela quale ci sarà possibile spostarci in tutta lacittà, arrampicarci su palazzi e così via. La pos-sibilità di variare il proprio Karma tramite scelte oazioni, fanno si che il nostro personaggio possaassumere più volti, e inoltre avere poteri diversia seconda se si è Eroi (Buoni) o Infami (Cattivi).Bisogna dire che come personaggio non è deipiù carismatici, ma sicuramente dopo svariateore vi ci abituerete e comincerete ad apprezzar-lo.

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Gameplay

Il gameplay di InFAMOUS è particolare. Essendoun Free Roaming, potremo girare liberamenteper la città, con la possibilità di completare Questsecondarie che serviranno principalmente peraccumulare Punti Esperienza, utili per acquistarepotenziamenti per il proprio PG. Il gameplay sibasa molto sul Parkour, e sui poteri Elettrici diCole, in quanto con un sapiente uso si sarà ingrado si muoversi molto velocemente. Avremo adesempio la possibilità di scivolare su cavi metalli-ci, tralicci, o rotaie, e tramite un potere saremocapaci di "Levitare", e muoverci da un palazzo all'altro in tutta tranquillità. Un altra particolarità èquella di doversi ricaricare, infatti Cole per usarei suoi poteri non avrà un bagaglio infinito di ener-gia, ma ci sarà bisogno di un rifornimento.Come? Semplice, succhiando l'elettricità da tuttoquello che ci circonda, come lampioni, telefoni,televisioni, auto e quant'altro. Un gameplay dav-vero emozionante e sempre dinamico, dato cheavremo bisogno di usare tecniche diverse in baseal tipo di nemici che incontreremo durante lanostra avventura. Vi è mancanza di una modalitàOnline; l’idea avrebbe stuzzicato molti, ma credoche in un gioco così curato e duraturo avrebbesolamente preso tempo e risorse ai produttori,che sono invece state meglio utilizzate nello svi-luppo della storia. Voglio fare un appunto sullemissioni secondarie: non crediate che le missionisecondarie siano noiose e ripetitive, perché inmolti casi sono anche più belle e divertenti dellemissioni principali, il che non fa che aumentare illivello generale del titolo.Grafica

Siamo arrivati al primo punto dolente del gioco: lagrafica. Non intendo dire che sia brutta, anzi,essendo del 2008 è una delle migliori in circola-zione per un Free Roaming di questo genere, mami riferisco al calo di Frame Rate. E' , secondome, inconcepibile che un gioco del genere debbaessere soggetto a cali di Fotogrammi così gravi,che rovinano, a volte, l'esperienza di gioco.Compiendo varie azioni che hanno un impattovisivo più forte del previsto, vedremo rallentare ilgioco a causa di un engine macchinoso e troppopesante, cosa strana se, inoltre, ricordiamo chesi tratta di un ESCLUSIVA, e che normalmenteesse sono programmate alla perfezione per laconsole in questione. Non per sminuire il lavoro

di quelli della Sucker Punch, ma in Prototype,gioco dello stesso genere, pur di avere un altolivello di Frame Rate, hanno rinunciato a partedella bellezza grafica: scelta azzeccatissimasecondo me, in quanto qualunque cosa faccia-mo, far saltare in aria un carro armato o assor-bire una parsona, avremo sempre un gioco flui-do, cosa he invece in InFAMOUS viene a man-care. Una nota positiva va ai poteri elettrici, chesono realizzati veramente in maniera magistrale.Sonoro

Il sonoro non è nulla di particolare, si tiene nellamedia. Buoni i suoni dell' elettricità, e i doppiag-gi, anche se non perfetti, sono comunqueaccettabili. Ricordo che il gioco è totalmentedoppiato in italiano, per quelle persone che nonmasticano bene l'Inglese.Longevità

Il gioco è uno dei più longevi che abbia visto, inquando con ben 40 missioni principali, unamiriade di secondarie, acrobazie da sbloccare etrofei da prendere, vi porterà via una marea ditempo. Ricordo inoltre che la storia ha un’anda-mento diverso a seconda che finisca in modali-tà Infame o Eroe, quindi questo non fa cheaumentare la rigiocabilità, cosa che nei titolimoderni molte volte manca.VOTO FINALE: 8.5

Con un buon Gameplay, ottima trama, graficapiù che buona ma con magagne per i cali diframe rate, e una longevità davvero ecceziona-le, questo titolo non può che avere un voto piùche buono, e aspettando il 2° capitolo chedovrebbe uscire 29 Maggio 2011, non posso

non chiedervi: chi sarete, Eroi o Infami?La prossima recensione, molto probabilmenteavrà il titolo innovativo della Crytek: Crysis 2.

Fabrizio Bove, 2°Q

In questo Num ero...

Cinema per…pensare

Non siamo che una banda di assassini?

Alla scoperta di Montecitorio

Liberi dalla paura, liberi di non morire

Sotto la neve… noi

Strasburgo

Palermo…che esperienza!

A teatro l’avventura di un povero cristiano

Il sisma del Giappone e l’asse terrestre

Il vescovo…va a scuola

Libera associazione o liberi noi?

Uno sguardo al…”duemiladieci”

Poveri no

Dove vai quando su facebook un “amico” non cel’hai?

Altro che Italia unita!

Auguri Italia

Ironia della sorte: l’Unità nella Marsica

Attacco alla scuola pubblica

Dai cordoli della pista, ai semafori della strada

Muay Thai

Shakira…waka waka loca!

Che bella giornata!

Recensione In Famous

Costruttori di Robot

Console di Gioco Vs. Giochi Tradizionali

Any Video Converter e vidtomp3.com

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E’ possibile leggere il giornalino anche sul sito

della nostra scuola al seguente indirizzo:

www.itisavezzano.it

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Costruttori di robotAttraverso l’area di progetto, integrata con la setti-mana scientifica e grazie al finanziamento da partedella Micron, la classe 3B del corso di Elettronica eTelecomunicazioni ha potuto intraprendere un itine-rario rivolto allo studio della robotica e delle sueapplicazioni nei diversi ambiti tecnologici. Il percorsodidattico - formativo ha avuto inizio con il nuovoanno; a Gennaio, infatti, sono stati effettuati corsiindirizzati ai professori i quali, dopo essersi divertiti acostruire piccoli “robotini” hanno riportato le loroesperienze agli alunni. Si è da subito notata unaintensa partecipazione da parte di tutti gli studentiche hanno realizzato diverse unità robotiche cimen-tandosi con programmazioni di carattere iconico. Lafase di montaggio è stata suddivisa in modo tale dapoter arrivati preparati alla presentazione del proget-to nel corso della settimana scientifica. In tale occa-sione gli alunni presenteranno non solo vari modellida loro assemblati, ma descriveranno, in aggiunta,i vari passaggi che ne hanno permesso la correttafunzionalità, illustrando anche il sistema di program-mazione da loro adottato.

I ragazzi della 3°B

Console di Gioco Vs.

Giochi TradizionaliPer molto tempo siamo vissuti con giochi molto sempli-ci e che al tempo di oggi diremmo tradizionali: scacchi,dama, alcuni tipi di sport, quali le bocce, giochi “innocen-ti” di gruppo come nascondino e campana. Oggi ilmondo dei giochi soprattutto per i più piccoli è comple-tamente cambiato.Il gioco introduce subito nel mondovirtuale e immaginario dei videogame. Noi giovani nesiamo completamente atratti. Quando si gioca si entrain una dimensione completamente diversa dalla realtà.Ci si ritrova ad essere protagonisti di situazioni particola-ri ed a vivere avventure mozzafiato. Questi giochi pur-troppo possono avere anche effetti collaterali seri eduraturi, sia sul corpo che sulla psiche. Molti ragazzi nesono attratti in modo quasi morboso, non riescono asmettere di giocare e ne diventano dipendenti. Alcunenorme comportamentali: sedere abbastanza lontanodallo schermo, evitare di giocare se stanchi, accertarsiche la stanza dove si gioca sia ben illuminata. Vogliamoparlare della frustrazione che si prova quando non siriesce a superare il livello? In questi casi può entrare ingioco rabbia e nervosismo... meglio allora uscire e fareuna passeggiata, incontrare amici e divertirsi con loro

Any VIdeo Converter e

vidtomp3.comSalve Ragazzi! In questa nuova rubrica del nostroamato giornalino parlerò di Programmi e siti utili.Quest'oggi vorrei parlarvi per l'appunto di un pro-grammino, Any Video Converter, e di un sito, vid-tomp3.com. Any Video Converter: Any VideoConverter è un programma per la conversione diVideo gratuito. Esso è molto rinomato per le sueottime qualità, quali l'estrema rapidità, il grannumero di formati supportati (wmv, mkv, mpg,

mp4, mp3, avi ecc.), il sempli-ce editor per il "Cut" dei videoe anche il Real Time Player.Come convertitore l'ho trova-to molto comodo, sia per l'in-terfaccia utente semplice eabbastanza stilizzata, sia per

il gran numero di formati supportati, comodi adesempio se si vuole mettere un filmati sul pro-prio/a Iphone/PSP ecc. Sul sito ufficiale è disponi-bile anche una versione Premium, cioè a paga-mento, con alcune Feature in più. vidtomp3.com:vidtomp3.com è un sito parecchio utile in quantoha la funziona di "Estrarre" l'audio da filmati pre-

senti nel Web comesu YouTube.Parecchio utile sesi vuole estrapolaread esempio unB r a n oC u s t o m i z z a t o ,

senza installare qualsiasi programma sul proprioPC. L'ho apprezzato molto per la possibilità diestrarre l'audio in Alta Qualità (ove possibile) e peril gran numero di siti per il "Video Hosting" suppor-tati quali i famosi Youtube, Megavideo,Dailymotion e co. Spero che questi siti vi sianostati utili. Ci vediamo al prossimo numero connuovi Programmi e Siti utili.

Fabrizio Bove, 2°Q

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anche con i vecchi giochi tradizionali. Insomma, nonvogliamo dire che i videogame siano brutti, che faccianosolo male, ma che bisognerebbe alternare un po’ ditempo alla console e un po’ di tempo magari a fare unabella chiacchierata con gli amici. Occhio ragazzi! Nondimentichiamo la raccomandazione dei proff: “prima ildovere, poi il piacere!”.Agostini Marco e Yavorskyy Vladislav, 1°R