In piazza contro 17 GIUGNO I€¦ · mese (a volte anche un anno) i lavoratori vengono assunti....

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TERZIARIO TURISMO COMMERCIO SERVIZI N. 4 | 16 giugno 2017 I presidi sui territori, la rac- colta delle firme, la valida- zione da parte della Corte di Cassazione, l’attesa per la de- finizione della data del Referendum e finalmente, il 19 aprile 2017, l’abolizione dei voucher e la reintroduzione della responsabilità solidale negli appalti e, di conseguenza, l’annullamento del Re- ferendum, previsto per il 28 maggio. È un successo per la Cgil, la conquista di un risultato importante, ottenuto con l’impegno di tutti, dopo mesi di lavoro sui territori, la raccolta di più di un mi- lione di firme, ma soprattutto, il paese che torna a parlare di lavoro. Purtroppo però, l’entusiasmo lascia il posto allo sconcerto. Dopo qualche settimana go- verno e parlamento smentiscono se stessi: con un emendamento, introdotto nella “manovrina” sui conti pubblici sono stati reintrodotti i buoni lavoro, senza sostanziali modifiche con il passato. “Il Governo sta prendendo in giro i cit- tadini che, insieme alla Cgil, hanno messo la loro firma per abrogare i vou- cher ed erano pronti per andare a votare” afferma Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams Cgil Nazionale: “un atto scorretto, che, mostra ancora una politica distaccata dai bisogni e dalle condizioni concrete del lavoro e delle persone che lavorano; in questo caso un atto di forza che ripristina nei fatti il vou- cher dopo aver deciso di annullare il re- ferendum proposto dalla Cgil impe- dendo quindi ai cittadini di esprimersi il 28 maggio proprio per l'abrogazione del voucher. Si decide di farlo senza un con- fronto con le parti interessate e senza tenere conto che più di un milione di cittadini ha firmato per un referendum e per la Carta dei Diritti Universali del La- voro, la proposta di legge della Cgil dove è contenuta anche una proposta di re- golamentazione del lavoro accessorio e occasionale”. Un percorso, quello avviato dal F 17 GIUGNO I In piazza contro IL RITORNO DEI VOUCHER La Filcams, particolarmente colpita dall’abuso dei buoni lavoro, è al fianco della Cgil per contrastare l’attacco ai diritti e alla democrazia. Gabrielli: “Il governo sta prendendo in giro i cittadini” di ROBERTA MANIERI

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TERZIARIO

T U R I S M O • C O M M E R C I O • S E R V I Z I

N. 4 | 16 giugno 2017

Ipresidi sui territori, la rac-colta delle firme, la valida-zione da parte della Corte diCassazione, l’attesa per la de-

finizione della data del Referendum efinalmente, il 19 aprile 2017, l’abolizionedei voucher e la reintroduzione dellaresponsabilità solidale negli appalti e,di conseguenza, l’annullamento del Re-ferendum, previsto per il 28 maggio. È un successo per la Cgil, la conquistadi un risultato importante, ottenuto conl’impegno di tutti, dopo mesi di lavorosui territori, la raccolta di più di un mi-lione di firme, ma soprattutto, il paeseche torna a parlare di lavoro. Purtroppo

però, l’entusiasmo lascia il posto allosconcerto. Dopo qualche settimana go-verno e parlamento smentiscono sestessi: con un emendamento, introdottonella “manovrina” sui conti pubblici sonostati reintrodotti i buoni lavoro, senzasostanziali modifiche con il passato. “Il Governo sta prendendo in giro i cit-tadini che, insieme alla Cgil, hannomesso la loro firma per abrogare i vou-cher ed erano pronti per andare a votare”afferma Maria Grazia Gabrielli, segretariagenerale della Filcams Cgil Nazionale:“un atto scorretto, che, mostra ancorauna politica distaccata dai bisogni e dallecondizioni concrete del lavoro e delle

persone che lavorano; in questo caso unatto di forza che ripristina nei fatti il vou-cher dopo aver deciso di annullare il re-ferendum proposto dalla Cgil impe-dendo quindi ai cittadini di esprimersi il28 maggio proprio per l'abrogazione delvoucher. Si decide di farlo senza un con-fronto con le parti interessate e senzatenere conto che più di un milione dicittadini ha firmato per un referendum eper la Carta dei Diritti Universali del La-voro, la proposta di legge della Cgil doveè contenuta anche una proposta di re-golamentazione del lavoro accessorio eoccasionale”.Un percorso, quello avviato dal F

17 GIUGNO I

In piazza controIL RITORNO DEI VOUCHER

La Filcams,particolarmentecolpita dall’abusodei buoni lavoro, è al fiancodella Cgil percontrastarel’attacco ai diritti e alla democrazia.Gabrielli: “Il governo staprendendo in giro i cittadini”

di ROBERTA MANIERI

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TERZIARIOT U R I S M OC O M M E R C I OS E R V I Z I

i fronte allechiusuredell’azienda,non si può che

scioperare”. Lo stato diagitazione proclamato altermine dell’incontro tra isindacati Filcams Fisascat eUiltucs e i vertici di H&M èculminato sabato 10 giugnoin uno sciopero nazionale ditutti i dipendenti dellamultinazionale diabbigliamento. È laconseguenza della sceltaunilaterale di chiuderequattro punti vendita (due aMilano, uno a Venezia Mestree uno a Cremona) e diavviare la procedura di

licenziamento collettivo per89 addetti. L’aziendaconferma dunque la volontàdi chiudere e licenziare,senza lasciare alcun marginedi trattativa alle contropartispiazzate da una decisione

che arriva nel bel mezzo diun confronto che avevacome obiettivo propriol'organizzazione del lavoro, esul quale i sindacati si eranoespressi garantendo ladisponibilità a discutere, con

l’obiettivo di rendere piùefficiente la rete di vendita diH&M e di tutelare nelcontempo l’occupazione.“Nel corso di quell’incontro –spiega Jeff Nonato, che perFilcams Cgil nazionale seguela difficile trattativa –abbiamo sottolineato comefossero state avanzate dallenostre strutture territoriali,reiteratamente e senzaalcun riscontro da parte F

Governo che non trova altra definizionese non quello di un attacco alla demo-crazia andando contro l’art. 75 dellaCostituzione. Oltre al metodo in discus-sione è anche il merito cioè le motiva-zioni che giustificano questo ricorsonuovamente al voucher in una sorta diemergenza per cui senza i buoni l'eco-nomia italiana, a partire dal turismo,sarebbe a rischio operatività e inoltre,ci si assume la responsabilità di un ri-torno alla piaga del lavoro nero. L’ as-senza del voucher costituisce un vuotoemergenziale.“In molti sostengono che l’abolizionedei voucher abbia portato un vuoto le-gislativo, la mancanza cioè di una spe-cifica normativa del lavoro occasionalee di conseguenza un repentino aumentodel lavoro nero” afferma la segretariagenerale, “ma tutto ciò non corrispondea verità. Lo dimostrano i tanti strumentidi flessibilità previsti dai contratti nazionalidi lavoro, le tante tipologie contrattualiutilizzabili. L’unico interesse dimostratocon questo emendamento è quello di

trovare modalità per abbassare il costodel lavoro per le imprese, senza creareun vero rapporto di lavoro e senzaalcuna attenzione alla qualità del lavoro.” È sicuramente necessario normare il la-voro occasionale, tanto che la Cgil nellaCarta dei Diritti, la proposta di leggepresentata nel 2016, agli art.80 e 81, haavanzato un’ipotesi per colmare questovuoto per le famiglie, ma non per leimprese che hanno già tante possibilitàper regolare i rapporti di lavoro. Nella manovra su cui il Governo haottenuto la fiducia, invece, viene intro-dotto un “Libretto di Famiglia” per illavoro occasionale in ambito domesticoe il “Contratto PrestO” per ridare ibuoni lavoro alle imprese fino a 5 di-pendenti (l’80% delle aziende italiane),anche se non viene stipulato un rap-porto di lavoro e non si può quindiparlare di contratto. Si continuerà ad usare quindi uno stru-mento che dovrebbe gestire il lavorooccasionale, per esigenze a lungo ter-mine, come se fosse un lavoro stabile,ma senza il riconoscimento di diritti etutele come la malattia, le ferie e la di-soccupazione. Per questo la Cgil conti-nuerà a portare avanti #Schiaffoallade-mocrazia un appello al Presidente della

Repubblica, perchè come viene eviden-ziato nel testo dell'appello, è “necessariosollevare una questione di illegittimitàdi tali decisioni sia presso la SupremaCorte di Cassazione che ha annullato ilreferendum sull’abrogazione dei vou-cher in ragione di un provvedimentolegislativo smentito pochi giorni dopoda un altro, sia presso la stessa CorteCostituzionale” . Inoltre viene chiesto “al Presidente dellaRepubblica il suo autorevole interventoal fine di tutelare lettera e sostanza del-l’art. 75 della Costituzione, anche valu-tando l’opportunità di non promulgarela legge almeno sino al pronunciamentodella nostra Suprema Magistratura”. La manifestazione di sabato 17 giugnoa Roma è un messaggio ancora piùforte dopo il voto del Senato che hareintrodotto i voucher sotto altro nome“per difendere la democrazia e il dirittodei cittadini a decidere, per contrastarela precarietà, per un lavoro dignitosotutelato e col pieno riconoscimento deidiritti.” La Filcams particolarmente colpita dal-l’utilizzo e dall’abuso dei voucher neipropri settori, sarà in piazza al fiancodella Cgil per contrastare questo attaccoal mondo del lavoro e ai diritti. z

DALLA PRIMA

IN PIAZZA CONTROIL RITORNO DEI VOUCHER

“D

COMMERCIOI

H&M CHIUDE E LICENZIA,la risposta è lo sciopero nazionale

di ROBERTO MASSARO

La multinazionaleannuncia 89esuberi. Scatta la protesta:braccia incrociate e picchetti di solidarietà nei negozi di tutta Italia

di ROBERTO MASSARO

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dell’azienda, diverserichieste di incontro per

approfondire i termini delpiano di espansione di H&Mstrutturato su aperturecontinue, con il conseguenterischio di cannibalizzazionetra punti di vendita e diinevitabili ricaduteoccupazionali”. Reiteratiinviti a discutere che peròsono stati ignorati, fino allacomunicazione, lo scorso 19maggio, di voler procederecon le chiusure,formalizzando di fatto laconseguente dichiarazione di89 esuberi. A nulla sono valsele successive richieste diriprendere il negoziato giàaperto a livello nazionale intema di organizzazione dellavoro: H&M ha mantenutouna posizione di nettacontrarietà al confronto,portando così i sindacati aproclamare lo stato diagitazione e lo scioperonazionale del 10 giugno con

presidi e manifestazioni alivello territoriale.A Milano i lavoratori si sonodati appuntamento a piazzasan Babila, supportati dagliaddetti del punto vendita diCremona. A Mestre ilpicchetto si è svolto in pienocentro cittadino (a due passida piazza Ferretto),all’esterno del centrocommerciale Le Barche. Quiil negozio sarebbe rimastochiuso per l’alta adesioneallo sciopero (si sonopresentati solo due addetti),se non fossero arrivati i“rinforzi” chiamati da negozidi altre zone dai responsabilidel punto vendita del CentroLe Barche. “Valuteremo se cisono gli estremi perdenunciare H&M percomportamentoantisindacale”, annuncianoFilcams e Camera del Lavorodi Venezia.Piena solidarietà ai colleghidi Milano, Cremona e Mestre

è giunta anche dai lavoratoriH&M di altre città che hannoorganizzato piccolemanifestazioni e picchettipresso i propri luoghi dilavoro. Commessi emagazzinieri di Torino eGenova hanno incrociato lebraccia per l’intera giornata,spiegando a chi voleva farcompere che lamultinazionale sta“calpestando i diritti deilavoratori”. Molti i clienti chehanno aderito idealmenteallo sciopero, rinunciando,almeno per quel giorno, aeffettuare acquisti. A Roma lamanifestazione più colorata,con i lavoratori impegnati asfilare con la Filcams e la Cgilal corteo del Gay Pride. “Abbiamo avuto modo disottolinearlo più volte – silegge nel comunicatocongiunto redatto al terminedell’incontro del 1° giugno –,il tema prioritario su cuiconfrontarsi per Filcams Cgil,

Fisascat Cisl e Uiltucs èrappresentato da una verificadel piano commerciale nelsuo complesso e dell’assettoorganizzativo che l’aziendaha in parte già adottato ed è,in prospettiva, intenzionataad adottare. Vogliamoconoscere le ripercussionisull’occupazione e sullecondizioni di lavoro deidipendenti H&M,affrontando, nel contempo, ilproblema del ricorsospropositato da partedell’impresa al lavoro achiamata”. Il prossimo roundè previsto per il 23 giugno. Irappresentanti sindacali vigiungeranno con le lorovalutazioni sulla possibilità diavanzare una richiesta diricollocazione dei lavoratoricoinvolti dalla procedura, afronte anche di un piano chel’azienda – sebbene ancora intermini molto approssimativi– si è impegnata apredisporre in tal senso. z

F

Elaborazione grafica Cgil di Milano

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AMAZON IN ITALIAI

UNA REALTÀ CHE CRESCErispettiamo il lavoro

Amazon vuolecambiare ilmondo e forse cista riuscendo.

Sicuramente ha cambiato ilmondo dell’e-commerce, gliacquisti online. Facile, sicuro,con la possibilità di verificatramite le recensioni deiclienti: è ormai lapiattaforma per gli acquistipiù famosa in circa 180 paesiin tutto il mondo. Nel 2016sono stati consegnati oltre 2miliardi di prodotti, conpicchi in alcune particolarigiornate come il black fridaydello scorso 28 novembre,quando sono stati ricevutiordini per più di 28 milionidi articoli. Negli anni, poi,sono state tante le iniziativeper migliorare le vendite: dalcoinvolgimento degliinfluencer all’avvio dellavendita dei prodotti freschi ealimentari, al portafogliovirtuale Pay per effettuarecon più semplicità ipagamenti.Il colosso di Jeff Bezoscontinua a crescere anche inItalia. Il grande polo dismistamento di prodotti diCastel San Giovanni(Piacenza) conta più di 1.500dipendenti che si muovonosu 86mila metri quadrati pergestire i 120mila prodottiscaricati ogni giorno. Almomento dell’apertura, nel2011, i dipendenti erano 60;ora nei periodi di lavorointenso, come quellonatalizio, si arriva anche a5mila persone. In autunnosaranno aperti altri due punti

di smistamento: uno aVercelli, in Piemonte, e uno aRieti, nel Lazio, cheporteranno all’assunzione di1.800 persone.Strategicamente, le nuovestrutture si insediano nellearee economicamentedepresse e a bassaoccupazione, che se da unlato potrebbe essere positivoper l’opportunità di lavoroofferta, per un altro punto divista potrebbe diventare unricatto.Ma come si entra in Amazon?Il rapporto passainizialmente per le agenzieinterinali e dopo qualchemese (a volte anche unanno) i lavoratori vengonoassunti. Solo i part-timerestano legati alle agenzieinterinali. I turni di lavorosono tre, uno la mattina, unoil pomeriggio e unonotturno, (alternati da unasettimana all’altra), mentredue sono i reparti: inbound,cioè chi gestisce l’arrivo deiprodotti (receive and stow) eoutbound, chi li consegna,dal confezionamento allaspedizione (pick and pack). Idiversi gruppi sono gestitidai manager, che all’inizio diogni turno organizzano unariunione per avviare illavoro, definire i tempi perrispettare gli orari di

consegna e incitare ilavoratori al grido di “Workhard and make history”.Negli ultimi mesi, ilsindacato, per anni tenutofuori dalla vita aziendale, èriuscito a fare timidi passiavanti: “Al momentoabbiamo circa 50 iscritti,siamo riusciti a nominare irappresentanti aziendali e aorganizzare, non senzadifficoltà, le primeassemblee”, spiega MassimoMensi della Filcams Cgilnazionale: “Rispetto alleinterviste e ai colloqui avuti,si rileva come elementofrenante lasindacalizzazione, una forzalavoro multiculturale che hadiverse percezioni e reazionidel sindacato”.Digitalizzazione, industria4.0, Amazon è una catena dimontaggio 2.0 tanto che icosiddetti picker percorronouna media di 17 chilometriogni turno all’interno dellostabilimento. “Amazon è unadelle aziende più evolute –racconta un lavoratore –, maall’interno regna il caosorganizzativo”. “La situazioneva peggiorando – affermaun’altra dipendente –, imanager assunti sonosempre più giovani, neo-laureati con l’obiettivo di farecarriera”.

“È iniziata una partita moltoimportante – afferma ilsegretario generale dellaFilcams Piacenza FiorenzoMolinari, che segue l’azienda– e noi vogliamo giocarla daprotagonisti, non daspettatori; applicando siaprudenza che audacia ecercando di convincereun’azienda priva di storiasindacale che i lavoratoridurante il loro turno devonoessere felici e non stare aguardare l’orologio peruscire al più presto. Solo cosiun’azienda può diventaregrande”. Tra gli elementiimportanti, oltreall’organizzazione del lavoro,da affrontare c’è il tema degliinfortuni, sempre piùnumerosi visto il tipo dilavoro, in particolare alsistema muscolo-scheletrico,ma sempre poco tutelati edenunciati: “Gli infortunisono frequenti – prosegueMensi –, ma l’abitudine èquella di trasformarel’infortunio in malattia,soprattutto tra chi non èassunto a tempoindeterminato”.Per facilitare il confronto, laFilcams fa parte attivamentedi Uniglobal AmazonNetwork, l'alleanza sindacalea livello mondiale dellafederazione commercio eservizi, nata proprio perseguire questo fenomeno etrovare strategie comuni.Amazon è diventata unagrande realtà con una nuovamodalità anche diorganizzazione del lavorocon cui il sindacato deveconfrontarsi, anchesperimentando nuove formedi tutela. Trovare unasinergia è un’importantesfida per tutti. z

In autunno sarannoaperti due nuovi polidi smistamento: unoa Vercelli, in Piemonte,e uno a Rieti, nelLazio, che porterannoall’assunzione di 1.800 persone

di ROBERTA MANIERI

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Non si ferma lamobilitazioneper il rinnovodei contratti

nazionali scaduti ormai da49 mesi. Sono ripresi gliscioperi e i presidi dopoquelli del 31 marzo scorso,quando a Roma si sonoritrovate le lavoratrici e ilavoratori di ristorazionecollettiva e commerciale,pulizie multiservizi e agenziedi viaggio. Nessuna novità,nessuna apertura sul frontenegoziale da parte delleassociazioni imprenditorialidi settore, una listalunghissima che comprendeAnip Confindustria,Legacoop Servizi,Federlavoro ServiziConfcooperative, Agci eUnionservizi Confapi,Angem ed Alleanza delleCooperative, Fipe e FiavetConfcommercio.Mense aziendali, pulizieospedaliere, fast food,ristorazione autostradale:sono tanti i dipendenti diaziende dai nomi famosi inattesa di vedersi riconosciutidiritti e tutele e di ricevere ilgiusto trattamentoeconomico dopo oltrequattro anni di crisi. E allora,come promesso a marzo,Filcams Cgil, Fisascat Cisl eUiltucs hanno nuovamenteproclamato lo sciopero poigestito a livello territoriale.Da Roma alla Normale diPisa, in bicicletta per le vie diGenova, davanti a tutti iprincipali presidi ospedalieri

nelle principali città venete.Le lavoratrici e i lavoratorihanno animato tante cittàitaliane al grido di#FuoriServizio convolantinaggi, sit-in emanifestazioni, eproseguiranno così fino allaseconda metà di giugno.Marion è un'addetta musealeall’Università di Pisa. Con icolleghi ha partecipato allosciopero del 5 giugno e aipresidi davanti alla ScuolaNormale Superiore e allascuola Sant'Anna. “È andatobene, da noi l’adesione èstata del 90%. Tutti sannoche stiamo lottando per temiimportanti come i giornipagati di malattia e il cambiod’appalto; sono consapevoliche è necessario il rinnovodel contratto, ma sannoanche che le proposte delleparti datoriali sonoinaccettabili”. Lei è impiegataall’ingresso dell’ortobotanico: “Un bel lavoro –racconta – soprattutto per ilrapporto con il pubblico.Siamo il front office per ivisitatori provenienti da tuttoil mondo ed essendo vicinialla Torre di Pisa, c’èun’ottima affluenza. Mi piace

pensare che operiamo nelcampo della cultura che,come molti dicono, è ilpetrolio dell’Italia. Se è unsettore così strategico, alloradobbiamo fare in modo che ilavoratori abbianoriconosciuti i loro diritti. Gliaddetti del sistema musealesono il nostro biglietto davisita per l’esterno: sesbagliamo qualcosa, non cifa bella figura nessuno –spiega ancora Marion –, è unposto dove si deve avere uncerto grado di competenza.Ma quando si è costretti adandare al lavoro influenzati,perché non viene piùriconosciuta la malattia,quale immagine avrannodell’Italia i turisti stranieri?”.Sandro lavora in Autogrill da32 anni e il 1° giugno scorso,insieme ai suoi colleghi, hapartecipatoal presidiodavanti al locale Stura Ovestsull’autostrada A26 dove leadesioni allo sciopero hannoraggiunto l’80%, mentre inaltri locali non è andata cosibene. “Quando i lavoratorisono informati e coinvolti, losciopero riesce – spiega –,anche perché da quattroanni siamo senza contratto e

abbiamo perso molto intermini economici. Nerisente chi lavora part-time,cioè il 60% di noi”.Nonostante la buonapartecipazione, è difficileriuscire a far chiudere i puntiAutogrill, “perché – spiegaSandro – l’azienda siorganizza con sostituzioniinterne sfruttando ladisponibilità di direttori emanager che si spostano perquella giornata. Autogrill ha9mila dipendenti in 250punti vendita, ma ladispersione sul territoriorende faticosal’organizzazione e lagestione dellacomunicazione tra delegatie lavoratori”. Intantol’ondata di scioperi non siferma. Lavoratori e sindacatiandranno avanti fino aquando non si avrà unarisposta concreta dalle partidatoriali, alle quali si chiededi proseguire il negoziatosenza pregiudiziali e ricatti per arrivare a unaccordo che riconosca idiritti ed escluda larestituzione di elementieconomici e normativifondamentali. z

SENZA CONTRATTOI

#FUORISERVIZIOprosegue l’ondata di protesta

Un milione e mezzo circa i lavoratori in attesa delrinnovo da quattro anni. Nessuna apertura sul fronte negoziale da parte delle associazioniimprenditoriali. Le storie di Marion e Sandro

di ROBERTA MANIERI

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Filcams Cgil, Fisascat Cisl eUiltucs Uil, insieme all’'Entebilaterale nazionale Terme eFederterme, hanno

sviluppato un progetto integrato diricerca che ha voluto approfondire eanalizzare aspetti importanti cheriguardano le imprese termali italiane. Èemersa infatti la necessità – comune atutte le parti – di avere dati più precisisul settore, sulla sua occupazione eformazione, sulla percezione delleterme e della loro funzione presso imedici generici del nostro sistemasanitario nazionale; sulla figuradell'operatore termale in unacomparazione delle principali regionitermali, nonché una prima analisi sufigure analoghe nel resto d'Europa, siain termini di concorrenza sia in terminidi normative vigenti. L’indagine siriferisce a un periodo che va dagennaio a marzo 2016 su un campionerappresentativo pari al 23% delleimprese termali aderenti a Federtermee un totale di 1.700 dipendenti, in uncontesto prevalentemente formato dadonne e con una percentuale minima dilavoratori stranieri (5%). Gli obiettivi della ricerca sono quelli difornire una visione d’insieme della

figura dell’operatore termale eagevolare una riflessione che tengasoprattutto conto del suo potenzialeancora inespresso, invitare a unadefinitiva concretizzazione e attuazionedi questa figura professionale,accompagnare la definizionedell'ordinamento normativo dei relativicorsi di formazione. Trovare, in pocheparole, una definitiva concretizzazionee attuazione a livello nazionale. Il chesignifica individuare la figura e ilprofilo dell'operatore termalenell’ambito di quanto già definito dallalegge 323/2000, la definizione deicontenuti formativi, dei contestioperativi in cui l’operatore termale èchiamato a svolgere l'attività, il contestorelazionale, i requisiti di accesso ai corsidi formazione, l’organizzazionedidattica e le materie di insegnamento,così come i titoli pregressi che dannodiritto ad accedere ai corsi.Ciò che è emerso, in prima battuta, èche parliamo di un settore moltocambiato negli ultimi vent'anni. Inprospettiva, le figure operative piùricercate dalle aziende saranno quelledi carattere sanitario. La formazione èrisultata in aumento nel 2016 rispettoall'anno precedente, con la

conseguente acquisizione di contenutispecialistici, nonché di consapevolezzadel contesto lavorativo. L’atteggiamentopositivo dei medici generici verso leterme è estremamente diffuso nelcampione; la quasi totalità degliintervistati riconosce i benefici delleterme e il 90% ritiene che esse abbianoun effettivo valore curativo. “Siamo difronte a un settore profondamentecambiato rispetto agli anni novanta –spiega Luca De Zolt, che per la FilcamsCgil nazionale segue i lavoratori termali–. Non c'è più un utilizzo delle curetermali attraverso il sistema sanitarionazionale nella misura che ritroviamose guardiamo al passato. In questopassaggio tra quel mondo e l'odierno,dal punto di vista scientifico, laconsiderazione è ancora alta. Ilproblema – prosegue De Zolt – è chetale resta, mentre ciò che si riscontra èuno scarto rispetto alla promozionedella prescrizione”.Inoltre c'è da considerare che, in questonuovo contesto, le terme, dapartecipate pubbliche, hanno subìto estanno oggi subendo un processo diprivatizzazione. E qui scatta l'inghippo:“È necessario che in tale processo –sottolinea De Zolt –, essendo le termeun servizio convenzionato con ilsistema sanitario nazionale, sigarantiscano adeguati controlli e regolechiare a tutela del lavoratore e di chiusufruisce del servizio. Se consideriamoche il contratto nazionale è fermo daormai sette anni, possiamo facilmentespiegare perché i lavoratori siano inuna condizione di sofferenza epercepiscano una sorta di depressionedel sistema”.Dal dossier emerge anche che leopportunità da creare in prospettiva cisono. In Europa non esistono Paesi chepossano competere con le nostreterme, se non l'Ungheria chenell'ambito dell'appetibilità turistica ècertamente più avanti rispetto all'Italia.A vantaggio del settore c'è certamentela consapevolezza che le specificità e lecompetenze di un operatore termalenon sono né delocalizzabili, néfacilmente sostituibili con manodoperaa basso costo. Considerando che l'etàdei lavoratori è piuttosto elevata, neiprossimi anni ci sarà bisogno di nuovefigure e questo è un elementoovviamente positivo, ma presuppone lanecessità di una regolamentazioneaffinché la qualità del servizio resti altae si prospetti la crescita di un settorenon abbastanza valorizzato. z

DOPO LO SCIOPEROI

OPERATORE TERMALEun mestiere tutto da valorizzare

Secondo un dossier appenapresentato, le opportunità di crescita ci sono. Ma occorregarantire controlli e regole certe

di VIVIANA CORREDDU

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L’ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA DI CASSACOLF I

DUE MILIONI DI COLF E BADANTI per tre milioni di non autosufficienti

Sono circa 3milioni i nonautosufficientiin Italia, di cui

180.000 in residenzialità.Per far fronte al bisogno diassistenza di questepersone, sul territorionazionale operano circadue milioni tra colf ebadanti – prevalentementestranieri e provenientidall’Est Europa – con unaspesa per le famiglie,secondo il Censis, di circa10 miliardi di euro l’anno.Sono numeri che appaionoin continua crescita, siaperché l’attuale situazionedi welfare non riesce arispondere adeguatamentealle esigenze di curamanifestate dalle famiglie;sia perché le regoledell’offerta di prestazionidi assistenza legate allacassa sanitaria contrattualesono a oggi poco

conosciute e la quota disommerso è ampia. CassaColf è uno strumentopensato per fornireprestazioni socio-sanitarieassistenziali ai lavoratoridomestici (colf, badanti,baby-sitter, etc.) eassicurative ai datori dilavoro, che il sistemapubblico non eroga. Sitratta di un organismoparitetico che i sindacatidei lavoratori (Filcams Cgil,Fisascat Cisl, Uiltucs eFedercolf) e dei datori dilavoro (Domina e Fidaldo)hanno costituitonell’ambito del contrattonazionale di lavoro perfornire importantiprestazioni agli iscritti egarantire un sistema dibenessere sul posto dilavoro.Nella sostanza, l'obiettivodel fondo, ribadito alconvegno che CassaColf

ha organizzatorecentemente a Milano, edare dignità a questosettore. L’età media di chiassiste in casa un anzianoè compresa tra i 40 e i 59anni, e la fascia piùrappresentata rimanequella 55-59, ma se sonouomini sono più giovani ehanno fra i 30 e i 39 anni.La badante più tipica è unadonna di mezza età chespesso ha una famiglia damantenere nel suo Paesed’origine. La maggior partedi loro non è formata.CassaColf mira amigliorare la tutela socio-sanitaria per garantire unregime di serenità sia sulposto di lavoro che nellavita in famiglia. Inparticolare i servizi e leprestazioni prevedono:• l'indennità giornaliera incaso di ricovero;• l'indennità giornaliera in

caso di convalescenza;• il rimborso spese per iticket sanitari;• il rimborso delle speseper i ticket sanitari relativia prestazioni dovute inseguito a neoplasie dinatura maligna;• il rimborso delle spesedel periodo di gravidanza;prestazioni in favore deineonati, figli di lavoratoriiscritti.I vantaggi dell'adesione aCassaColf riguardanoanche le famiglie, i datoridi lavoro. Sono previsti irimborsi delle spesesostenute dal datore conun massimale annuo di5.000 euro per danni acose e 20.000 euro perdanni alla persona causatidal dipendente colf,badante o baby sitter. z

PER SAPERNE DI PIÙCassaColf è online con il sitowww.cassacolf.it.Il servizio di informazioni è fornito all'[email protected], o direttamente presso le sedi sindacali deilavoratori e dei datori di lavoro.E altro ancora,contattando ilnumero verde800 100 026. z

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Domeniche dedicate allosvago e alla famiglia inveceche allo shopping. Almenoa Firenze e per i punti

vendita di Unicoop. Una proposta cheva in controtendenza rispetto allaquasi totalità dei grandi marchicommerciali (con punte “estremiste”che mirano ad aperture 7 giorni susette 24 ore su 24) e che ha già visto ilbattesimo domenica 11 giugno. Ilpercorso che ha portato allariorganizzazione delle aperture festiveha coinvolto le 38 sezioni soci e alcunidei partner che affiancano Unicoopall’interno dei centri commerciali dellaprovincia, e si concretizza nelladecisione di rimanere chiusi nelle diecifestività “comandate” – religiose e civili– e limitare l’apertura domenicale soloper mezza giornata e nel 40% dei puntivendita (40 su 104 complessivi, 48 nelperiodo estivo), con relativa chiusuradell’intera giornata peri il restante 60%dei negozi. Con questa scelta, che accoglie lerichieste avanzate negli anni delleliberalizzazioni dai sindacati, UnicoopFirenze intende riaffermare il principioche non si può sacrificare tutto innome dei consumi e dell’eccesso diservizio, puntando a rimettere alcentro i valori legati alla qualità dellavita delle persone. “La consideriamoper certi versi storica – afferma CinziaBernardini, segretaria generale FilcamsCgil Toscana – e va incontro a partedelle nostre richieste e convinzioni.Unicoop Firenze dimostra così che sipuò fare commercio anche con logichediverse: chiediamo agli altri grandimarchi della grande distribuzioneprivata e cooperativa di seguire questomodello che non prevede il ‘sempreaperto’. Unicoop Firenze ha dimostratoche si può. “Chiediamo inoltre a tuttigli esercizi commerciali, grandi epiccoli, dei centri commerciali doveopera Unicoop Firenze, di rimanereanche loro chiusi nel pomeriggio”.La scelta di chiudere nei festivi e le

domeniche ha già aperto il confrontocon gli altri marchi della grandedistribuzione, invitati dai sindacati aseguire le orme di Unicoop, mentremolti piccoli negozi artigiani hannogià colto al balzo l’opportunità diosservare lo stesso calendario dichiusura di Unicoop; le galleriecommerciali di Gavinana ePontaggreve rimangono per questochiuse esattamente come i negoziUnicoop. “Stiamo coinvolgendoConfesercenti, Confcommercio e

Federdistribuzione – spiegaMassimiliano Bianchi, segretariogenerale Filcams Cgil Firenze – perprovare ad aprire un confronto seriosulla possibilità di far rispettare ancheai loro associati il calendario diaperture decise da Unicoop. Unobiettivo che, se raggiunto, porterebbeFirenze a rappresentare il nuovomodello di organizzazione delcommercio, con la speranza di poterloesportare in tutta Italia”.

ROBERTO MASSARO

Con sentenza del 13 aprile scorso, il giudice del lavoro deltribunale di Pordenone, ha condannato Unicomm Srl ad

annullare la sanzione disciplinare irrogata a un dipendente che nonaveva dato la propria disponibilità a lavorare nella giornata del 25aprile. Il giudice ha così sancito che nessuna clausola contrattuale osottoscritta con lettera di assunzione può derogare alla volontarietà

del lavoro festivo. “Il consensomanifestato all’attodell’assunzione – silegge nella sentenza –

non legittima il datore di lavoro a pretendere in via generalizzata laprestazione lavorativa nelle giornate festive infrasettimanali (…).Inoltre, la sentenza dispone che “non sussiste un obbligo generale acarico dei lavoratori di effettuare la prestazione nei giorni destinati ex lege per la celebrazione di ricorrenze civili o religiose e sono nulle leclausole della contrattazione collettiva che prevedono tale obbligo.”Su questo punto Filcams si batte da tempo e continuerà a farlo, fortedelle sentenze dell’ultimo periodo. z

Il lavoro festivonon è un obbligo

Unicoop Firenzesceglie di chiudere nei festivi. Negozi apertimezza giornatala domenica

L’ACCORDO I

IL MODELLOfiorentino

TERZIARIOT U R I S M OC O M M E R C I OS E R V I Z I

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TERZIARIOT U R I S M OC O M M E R C I OS E R V I Z I

Coop Siciliaintende chiuderecinque puntivendita e

dichiara di voler licenziare273 dipendenti in esuberorispetto alle esigenze orarie eorganizzative. Una decisioneunilaterale che non coglie disorpresa le organizzazionisindacali di categoria, alleprese già da qualche annocon tentativi diriorganizzazione che hannoportato alla crisi odierna. Icinque negozi chedovrebbero chiudere (dei 16presenti in tutta l’isola) sonoquelli di Casteldaccia (Pa),Zafferana e San Giovanni LaPunta (Ct), PalermoVolontari e Iper CoopRagusa; gli esuberi

interessano tutti i puntivendita, come quelli deicentri commerciali Forum eLa Torre a Palermo ol’Ipercoop Katanè di Catania.“La sensazione è che Coopnon abbia fatto nulla perrisalire la china – spiegaGiuseppe Agosta, delegatoFilcams nel centro Katanè – eche in qualche modo nonabbia fronteggiato questasituazione di crisi pergiustificare il ricorso allechiusure e alla procedura dimobilità”. Al momento lasituazione è in divenire, conil confronto tra sindacati eazienda ancora alleprimissime battute. Il 13giugno si è svolto infatti ilprimissimo round tra Coop ei segretari regionali di

Filcams Cgil, Fisascat Cisl eUiltucs per provare, intanto,a capire i confini dellatrattativa e – soprattutto – seci sono margini di manovraper salvaguardare diritti eoccupazione.“Con Coop Sicilia abbiamoavviato un primo momentodi confronto – spiega SalvoLeonardi, segretario generaleFilcams Cgil Sicilia – ma suun punto, per quanto ciriguarda, saremodeterminati, ed è quello deidiritti contrattuali”. Latrattativa su chiusure edesuberi porta con sé lanecessità di redigere unpiano industriale serio cherilanci la presenza di Coop intutta la Sicilia, così comechiesto ripetutamente dai

sindacati alla luce dei primisegnali di sofferenza. “Nonvorremmo che la proposta dichiusura senza appello deicinque negozi e la mobilitàdi 273 addetti – riprendeGiuseppe Agosta – fosse lostrumento per arrivare aottenere deroghe in terminidi organizzazione del lavoro.Da tempo, infatti, Coopvorrebbe discutere di lavoroobbligatorio la domenica enei festivi e di flessibilitàoraria per i part-time. Non si fa così”. Insomma, la vertenza sipreannuncia dura. Coopribadisce di non vederealternative per la necessità diridurre i costi di gestione ditutta la rete di vendita. Dalcanto loro, i sindacatiribadiscono invece la volontàdi andare a fondo sulleragioni vere della difficilesituazione economicaindividuando strumenti dirilancio che tutelinoinnanzitutto l’occupazione.“Come lavoratori – concludeAgosta – stiamo provando acoinvolgere anche leistituzioni, a partire dallaRegione Sicilia, perché lacrisi di Coop e laconseguente perdita dioccupazione non vada adaggravare una situazione di crisi occupazionale già di per sé pesante in tutta l’isola”. (RO.MAS.)

Direttore responsabileGuido IoccaProprietà della testataEdiesse srlVia delle Quattro Fontane, 109 - 00184 RomaEditore Edit. Coop.società cooperativa di giornalisti,Via delle Quattro Fontane,109 - 00184 Roma

Inserto d’informazione della Filcams CgilVia L.Serra, 31, 00153 Roma - tel. 06/5885102 e-mail: [email protected] www.filcams.cgil.it

A cura di Roberta Manieri Ufficio Stampa Filcams Cgil nazionaleTel 06/58393127Cell. 3494702077 [email protected]

Chiuso venerdì 16 giugno 2017

Registro Tribunale di Roma n. 301/2004 del 19/7/2004Iscrizione R.O.C. 2743

Ufficio abbonamenti [email protected] 06/44888201- 06/44888296

Grafica e impaginazione Massimiliano Acerra, Ilaria Longo

TERZIARIOT U R I S M OC O M M E R C I OS E R V I Z I

Annunciata la chiusura di cinque negozi nell'isola. Gli esuberi sono 273

COOP SICILIA I

VERA CRISI o incapacitàgestionale?