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OSSERVATORIO ECCLESIALE Eco dei Barnabiti 3/2014 20 «V i trasmetto quello che ho ricevuto» (cfr. 1 Cor 15,3). Cari Lettori, nella flebile speranza che mi abbiate seguito e vi siate appas- sionati alla mia rilettura della Lumen Fidei, vi invito ad una finale ed attenta esplorazione di questo Documento magisteriale, scritto a quattro mani da Francesco e da Benedetto. Che bella questa accoppiata! Fa venire in mente quella, santa e gloriosa, di un altro Francesco e di un altro Benedetto, stel- le di rara bellezza nel firmamento di Dio: dico il sole d’Assisi e il Patriarca del monachesimo occidentale. Non sarà poca la fatica a cui pon- go mano, ma lo faccio volentieri, al pensiero che qualcuno ne tragga gio- vamento. «Vi trasmetto quello che ho ricevu- to» dice l’Apostolo (1 Cor 15,3). Pao- lo ha creduto e perciò può parlare con autenticità e la sua fede si ri- specchia in quella dei fratelli. «Dio rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo» (2 Cor 4,6). Che bello il rito dell’accensione dei piccoli ceri dal cero pasquale, nella veglia pasquale, la madre di tutte le veglie! Così la fede risplende sul volto dei credenti e si diffonde in- torno a noi. «...i cristiani, nella loro povertà, piantano un seme così fe- condo che diventa un grande albero ed è capace di riempire il mondo di frutti» (LF 37). La trasmissione della fede avviene di generazione in generazione. L’esperienza pastorale ci dice che, purtroppo, questo non avviene più, in quanto la famiglia è diventata per- lopiù incapace di trasmettere la fe- de, quasi rinunciataria e indifferente a riguardo. Agli incontri per l’inizia- zione cristiana (al catechismo, in- somma!) arrivano bimbi ignari del segno di croce e ignari delle pre- ghiere della tradizione cristiana. È un pianto! Lo dico da parroco di lungo corso. Ma pure resta indubitabile che il volto di Gesù arriva a noi «attra- verso una catena ininterrotta di testi- monianze». Chiediamoci: «come essere sicuri di attingere al vero Gesù, attraverso i secoli?» Noi siamo incapaci di re- trospettiva storica, cioè di vedere da noi stessi quello che è accaduto in una epoca così distante da noi! In ogni caso, sappiamo che «la per- sona vive in relazione… che la no- stra vita si fa più grande nell’in- contro con altri». Noi siamo parte- cipi di una memoria collettiva, di «una memoria più grande». Questo fa sì che «il passato della fede, quell’atto di amore di Gesù che ha generato nel mondo una nuova vi- ta, ci arriva nella memoria di altri, dei testimoni, conservato vivo in quel soggetto unico di memoria che è la Chiesa». Questa è «la Madre che ci insegna a parlare il linguag- gio della fede». Viene poi l’azione dello Spirito Santo, Amore che di- mora nella Chiesa e «mantiene uniti tra di loro tutti i tempi e ci rende contemporanei di Gesù, diventando così la guida del nostro camminare nella fede» (LF 38). Ne deriva che «è impossibile cre- dere da soli»: non si dà una fede che sia esclusivamente un fatto indi- viduale. L’atto di fede autentico «av- viene sempre nell’interno della co- munione della Chiesa». Nella for- mula dialogata della professione della fede, diciamo, sì, Credo, solo perché si dice anche crediamo. «Ec- co perché chi crede non è mai solo, e perché la fede tende a diffondersi, ad invitare altri alla sua gioia». Evan- gelii gaudium, non solo per sé, ma per tutti! Bello quanto leggiamo in Tertullia- no: «il lavacro della nuova nascita», il neofita è accolto nella casa della Madre per stendere le mani e prega- re, insieme ai fratelli, il Padre nostro, come accolto in una nuova famiglia (LF 39). i sacramenti e la trasmissione della fede In ogni famiglia si trasmette la me- moria di persone, di consuetudini, di eventi; così pure la Chiesa «trasmette ai suoi figli il contenuto della sua me- moria». Che non deve andare smarri- to, ma approfondito sempre più nell’eredità della fede. Il contenuto della fede trasmesso dai Santi Apostoli e che la Tradizione Apostolica custodisce perenne e in- tatto. «…Nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto la Chiesa perpe- tua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che es- sa crede» (Vat.II, DV 8). Come è bel- lo essere anelli di questa ininterrotta catena, abilitati a testimoniare e a comunicare «ciò che si comunica nella Chiesa, ciò che si trasmette nel- la sua tradizione vivente, una luce IN MARGINE ALL’ENCICLICA LUMEN FIDEI (IV) Una riflessione di carattere pastorale in quattro tappe per cogliere alcuni aspetti essenziali di questa prima enciclica del magistero ecclesiale di papa Francesco. la trasmissione della fede

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OSSERVATORIO ECCLESIALE

Eco dei Barnabiti 3/201420

«V i trasmetto quello cheho ricevuto» (cfr. 1 Cor15,3).

Cari Lettori, nella flebile speranzache mi abbiate seguito e vi siate appas-sionati alla mia rilettura della LumenFidei, vi invito ad una finale ed attentaesplorazione di questo Documentomagisteriale, scritto a quattro mani daFrancesco e da Benedetto. Che bellaquesta accoppiata! Fa venire in mentequella, santa e gloriosa, di un altroFrancesco e di un altro Benedetto, stel-le di rara bellezza nel firmamento diDio: dico il sole d’Assisi e il Patriarcadel monachesimo occidentale.Non sarà poca la fatica a cui pon-

go mano, ma lo faccio volentieri, al

pensiero che qualcuno ne tragga gio-vamento.«Vi trasmetto quello che ho ricevu-

to» dice l’Apostolo (1 Cor 15,3). Pao-lo ha creduto e perciò può parlarecon autenticità e la sua fede si ri-specchia in quella dei fratelli.«Dio rifulse nei nostri cuori, per far

risplendere la conoscenza della gloriadi Dio sul volto di Cristo» (2 Cor 4,6).

Che bello il rito dell’accensionedei piccoli ceri dal cero pasquale,nella veglia pasquale, la madre ditutte le veglie! Così la fede risplendesul volto dei credenti e si diffonde in-torno a noi. «...i cristiani, nella loropovertà, piantano un seme così fe-condo che diventa un grande alberoed è capace di riempire il mondo difrutti» (LF 37).La trasmissione della fede avviene

di generazione in generazione.L’esperienza pastorale ci dice che,purtroppo, questo non avviene più,in quanto la famiglia è diventata per-lopiù incapace di trasmettere la fe-de, quasi rinunciataria e indifferentea riguardo. Agli incontri per l’inizia-zione cristiana (al catechismo, in-somma!) arrivano bimbi ignari delsegno di croce e ignari delle pre-ghiere della tradizione cristiana. Èun pianto! Lo dico da parroco dilungo corso.Ma pure resta indubitabile che il

volto di Gesù arriva a noi «attra -verso una catena ininterrotta di testi-monianze».Chiediamoci: «come essere sicuri

di attingere al vero Gesù, attraversoi secoli?» Noi siamo incapaci di re-trospettiva storica, cioè di vedereda noi stessi quello che è accadutoin una epoca così distante da noi!In ogni caso, sappiamo che «la per-sona vive in relazione… che la no-stra vita si fa più grande nell’in -contro con altri». Noi siamo parte-cipi di una memoria collettiva, di«una memoria più grande». Questofa sì che «il passato della fede,quell’atto di amore di Gesù che hagenerato nel mondo una nuova vi-ta, ci arriva nella memoria di altri,dei testimoni, conservato vivo inquel soggetto unico di memoria cheè la Chiesa». Questa è «la Madreche ci insegna a parlare il linguag-gio della fede». Viene poi l’azionedello Spirito Santo, Amore che di-

mora nella Chiesa e «mantiene unititra di loro tutti i tempi e ci rendecontemporanei di Gesù, diventandocosì la guida del nostro camminarenella fede» (LF 38).Ne deriva che «è impossibile cre-

dere da soli»: non si dà una fedeche sia esclusivamente un fatto indi-viduale. L’atto di fede autentico «av-viene sempre nell’interno della co-munione della Chiesa». Nella for-mula dialogata della professionedella fede, diciamo, sì, Credo, soloperché si dice anche crediamo. «Ec-co perché chi crede non è mai solo,e perché la fede tende a diffondersi,ad invitare altri alla sua gioia». Evan-gelii gaudium, non solo per sé, maper tutti!Bello quanto leggiamo in Tertullia-

no: «il lavacro della nuova nascita»,il neofita è accolto nella casa dellaMadre per stendere le mani e prega-re, insieme ai fratelli, il Padre nostro,come accolto in una nuova famiglia(LF 39).

i sacramentie la trasmissione della fede

In ogni famiglia si trasmette la me-moria di persone, di consuetudini, dieventi; così pure la Chiesa «trasmetteai suoi figli il contenuto della sua me-moria». Che non deve andare smarri-to, ma approfondito sempre piùnell’eredità della fede.Il contenuto della fede trasmesso

dai Santi Apostoli e che la TradizioneApostolica custodisce perenne e in-tatto. «…Nella sua dottrina, nella suavita e nel suo culto la Chiesa perpe-tua e trasmette a tutte le generazionitutto ciò che essa è, tutto ciò che es-sa crede» (Vat.II, DV 8). Come è bel-lo essere anelli di questa ininterrottacatena, abilitati a testimoniare e acomunicare «ciò che si comunicanella Chiesa, ciò che si trasmette nel-la sua tradizione vivente, una luce

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Una riflessione di carattere pastorale in quattro tappe per cogliere alcuni aspetti essenziali diquesta prima enciclica del magistero ecclesiale di papa Francesco.

la trasmissione della fede

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che tocca la persona nel suo centro,nel cuore, coinvolgendo la sua men-te, il suo volere e la sua affettività,aprendola a relazioni vive nella co-munione con Dio e con gli altri».

Nulla di meglio e di più efficace,per trasmettere tale pienezza, deiSacramenti, celebrati nella liturgiadella Chiesa. «In essi si comunicauna memoria incarnata, legata ailuoghi e ai tempi della vita, associataa tutti i sensi; in essi la persona ècoinvolta, in quanto membro di unsoggetto vivo, in un tessuto di rela-zioni comunitarie».«Se è vero che i Sacramenti sono i

Sacramenti della fede, si deve anchedire che la fede ha una struttura sa-cramentale». Sono essi, i Sacramenti,che «dal visibile e dal materiale siaprono verso il mistero dell’eterno»(LF 40).Il battesimo è il portale dei sacra-

menti: senza il battesimo non sidanno altri sacramenti. Ricordoquella mamma che, alla mia richie-sta della fede battesimale della figliache si preparava alla Prima Comu-nione, ribattè: «Ma per fare la co-munione bisogna essere battezza-

ti?». La sua figliola in effetti non erastata ancora battezzata! Cose del-l’altro mondo…«Nel Battesimo diventiamo nuova

creatura e figli adottivi di Dio». Unaparola di San Paolo sul battesimo èquanto mai illuminante: «per mezzodel battesimo siamo […] sepolti insie-me a Cristo nella morte, perché co-me Cristo fu risuscitato dai morti permezzo della gloria del Padre, così an-che noi possiamo camminare in unavita nuova» (Rm 6,4).«Nel Battesimo l’uomo riceve an-

che una dottrina da professare e unaforma concreta di vita che richiede ilcoinvolgimento di tutta la sua perso-na e lo incammina verso il bene».S. Agostino dirà che il battesimo ci

inserisce nell’utero materno dellaChiesa, la quale inizia la nostra ge-stazione, per poi partorirci alla vitaeterna! Che suggestione!Ai bambini del catechismo dico

spesso: Dovete festeggiare il giornodel vostro battesimo, più che il com-pleanno! Ma mi rendo conto che lapercezione di questo sacramento èquanto mai epidermica! (LF 41).Che stupenda realtà, quella di

«chiamarci ed essere realmente figlidi Dio: figli adottivi di Dio, partecipiquindi della natura divina!». Non cisfugge l’importanza del camminocatecumenale, che «riveste un’im-portanza singolare per la nuovaevangelizzazione». «È la strada dipreparazione al Battesimo, alla tra-sformazione dell’intera esistenza inCristo» (LF 42).A questo punto potrebbe insorgere

la domanda: perché battezzare ibambini ignari? Domanda non infre-quente e che persuade non pochi ge-nitori a dilazionare il battesimo, ne-gandolo ai neonati.Il bambino certamente non è in

grado da solo di confessare la sua fe-de; ne sono garanti i genitori e i pa-drini: «il bambino può essere accoltonella fede della Chiesa, simboleggiatanella luce che il padre attinge dal ce-ro della liturgia battesimale».C’è una sorta di «sinergia tra la

Chiesa e la famiglia nella trasmissionedella fede: la famiglia genera i figli al-la vita, e li porta a Dio affinché, attra-verso il battesimo, siano rigeneraticome figli di Dio e ricevano il donodella fede».«Così, insieme alla vita, viene dato

ai bambini l’orientamento fondamen-

tale dell’esistenza e la sicurezza di unfuturo buono, orientamento che ver-rà ulteriormente corroborato nel sa-cramento della confermazione con ilsigillo dello Spirito Santo» (LF 43).«La natura sacramentale della fede

trova la sua espressione massimanell’Eucarestia», che è «incontrocon Cristo presente in modo reale»in questo augusto sacramento. È«l’incrocio di due assi: l’asse dellastoria: passione, morte e resurrezio-ne, evento storico che apre al futu-ro, anticipando la pienezza finale».E «l’asse che conduce dal mondo vi-sibile al mondo invisibile». Pane evino, trasformati nel Corpo e Sanguedi Cristo che, presente, «ci apre ilcammino, con Lui, verso il Padre»(LF 44).Celebrando i Sacramenti, «la Chie-

sa fa memoria dei misteri di Dio conil Credo: recitando il Credo, il fedeleentra nel mistero che professa e si la-scia trasformare da quello che pro-fessa».Cerchiamo di comprendere questa

affermazione: il Credo «ha una strut-

tura Trinitaria: si professa la fede nelPadre e nel Figlio, che si uniscononello Spirito d’amore». Ogni creden-te, recitando il Credo, attinge il cen-tro del suo stesso essere, il segreto ditutto, la comunione divina.

OSSERVATORIO ECCLESIALE

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il battesimo è il portale dei sacramenti

il sigillo dello Spirito Santo

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Altro che la monotona, assuefatta etante volte distratta professione di fe-de, durante la santa Messa.È mio costume, spesse volte, usare

la professione di fede così come av-viene nella Veglia Pasquale: proprio

per renderla più partecipata e piùsentita.La professio fidei dice adesione

piena, cordiale e consapevole aquanto Dio ha rivelato di se stesso eche la santa Madre Chiesa ci propo-ne a credere! Il Credo poi «contieneanche una confessione cristologica:ripercorriamo i misteri della vita diGesù Cristo, fino alla Morte e Resur-rezione e Ascensione, nell’attesa del-la sua venuta nella gloria».Confessi la tua fede, ed entri in

essa e ti senti parte viva e integrante«del soggetto ultimo che pronunciail Credo, e che è la Chiesa». Essa,mistagoga per eccellenza, ci intro-duce nel cammino della fede e cimette in comunione con il Dio vi-vente. Come non esaltarsi davanti auna prospettiva così bella e affasci-nante!? Grazie, santa Chiesa, Madredi Santi, e pur sempre nostra Ma-dre! (LF 45).

fede, preghiera e decalogo:

Altro elemento importante nellatrasmissione della memoria dellaChiesa «è la preghiera del Signore, ilPadre nostro». In Cristo, nella sua lu-ce, accediamo al Padre, in un amore-vole rapporto come da padre a figli.Vengono poi le dieci parole, i DieciComandamenti: è strettissimo il rap-porto tra fede e decalogo!Questo «non è un insieme di pre-

cetti negativi, ma di in -dicazioni concrete peruscire dal deserto dell’ioautoreferenziale […] edentrare in dialogo conDio…».Inoltre «il Decalogo ap-

pare come il camminodella gratitudine, della ri-sposta di amore, possibi-le perché, nella fede, cisiamo aperti all’esperien-za dell’amore trasforman-te di Dio per noi».Ecco i quattro elemen-

ti che raccolgono in sé«il tesoro di memoria chela Chiesa trasmette»: cre-do, sacramenti, decalo-go, oratio dominica (cioèil Padre nostro)!Intorno a questi quat-

tro elementi si è struttu-rata la catechesi dellaChiesa, incluso i CCC

(Catechismo della Chiesa Cattoli-ca), strumento fondamentale, concui si comunica «il contenuto in -tero della fede, in tutto ciò che essa è, e tutto ciò che essa crede»(LF 46).

l’unità e l’integrità della fede

«Un solo corpo, un solo spirito […]una sola fede» (Ef 4, 4-5), per cuil’unica fede fonda l’unità della Chiesa.È giusto che questa proponga

un’unica Verità? Questo non contrad-dice alla libertà di pensiero e all’au-tonomia del soggetto? Sono tanti aporsi, legittimamente, questa doman-da. «La fede se non è una non è fe-de» (S. Leone Magno).«Nell’amore è possibile avere una

visione comune»; «L’amore vero, èmisura dell’amore divino, esige la ve-rità e nello sguardo comune della ve-rità, che è Gesù Cristo, diventa saldoe profondo».Ma ci chiediamo ulteriormente:

Qual è il segreto di questa unità? «Lafede è una in primo luogo per l’unitàdel Dio conosciuto e confessato»; in-fatti «tutti gli articoli di fede si riferi-scono a Lui».«La fede è una, inoltre, perché si ri-

volge all’unico Signore, alla vita diGesù, alla sua storia concreta checondivide con noi».S. Ireneo combatte il dicotomi-

smo degli gnostici (eretici) che di-stinguevano fra fede rozza, quelladei semplici e degli incolti tuttavolta alla contemplazione dellacarne di Cristo e dei suoi misteri; e«la fede vera riservata a una piccolacerchia di iniziati, capaci di pene-trare i più reconditi misteri della di-vinità ignota». Ancora S. Ireneo ri-badisce l’unicità della fede «perchépassa sempre per il punto concretodell’Incarnazione, senza superaremai la carne e la storia di Cristo,dal momento che Dio si è voluto ri-velare pienamente in esse. La fedenon è suscettibile di amplificazioniné di diminuizioni» (S. Ireneo, Ad.haereses, 10).Bisogna ancora specificare che la

«fede è una perché è condivisa datutta la Chiesa, che è un solo corpoe un solo spirito». «Confessando lastessa fede poggiamo sulla stessaroccia […], irradiamo un’unica lucee abbiamo un unico sguardo per pe-netrare la realtà» (LF 47).

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la fede se non è una non è fede

ogni credente, recitando il Credo, attinge ilcentro del suo stesso essere, il segreto di tutto,la comunione divina

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«Dato che la fede è una so-la deve essere confessata intutta la sua purezza e integri-tà». Neppure un articolo difede può esser obliterato… «èimportante vigilare perché sitrasmetta tutto il deposito del-la fede» (cfr. 1 Tim 6,20).«Togliere qualcosa alla fede

è togliere qualcosa alla veritàdella comunione».I Padri «hanno descritto la

fede come un corpo, il corpodella verità […] come il corpodi Cristo e come il suo prolun-gamento nella Chiesa». San-t’Agostino parla della EcclesiaVirgo (la Chiesa Vergine): danneggiarela fede vuol dire violare la verginitàdella Sposa di Cristo: «danneggiare lafede significa danneggiare la comu-nione con il Signore» (De sancta virgi-nitate, 48,48).Un grande della fede, il Beato John

Henry Newman, si chiede come «di-stinguere la continuità della dottrinanel tempo?».Lo stesso Newman individua que-

sta continuità nel «potere [delladottrina della fede] di assimilare insé tutto ciò che trova, nei diversiambiti in cui si fa presente, nelle di-verse culture che incontra, tutto pu-rificando e portando alla sua miglio-re espressione».«La fede si mostra così universale,

cattolica, perché la sua luce cresceper illuminare tutto il cosmo e tutta lastoria ».Stupenda visione cosmica della fe-

de cattolica! (LF 48).La successione apostolica garanti-

sce la unità e la integrità della fede:Siamo noi, persone vive che garan-tiamo “la connessione con l’origine”.«Il Magistero parla sempre in obbe-dienza alla Parola originaria su cui sibasa la fede ed è affidabile perché siaffida alla Parola che ascolta, custodi-sce ed espone».San Paolo, accomiatandosi dagli

anziani di Efeso, afferma di avercompiuto l’incarico affidatogli dal Si-gnore di annunciare a tutti «tutta lavolontà di Dio» (Atti 20, 27).La volontà di Dio giunge a noi tra-

mite la Chiesa; e, insieme a questavolontà, giunge a noi anche la gioiadi poterla compiere in pienezza.

«Dio prepara per loro una città» (Cfr.Eb 11,16)

la fede e il bene comune

La lettera ad Ebrei descrive bene ilpercorso di fede dei Patriarchi. Noè,«per fede, abitava in tende, aspettandola città dalle salde fondamenta». Comedire che la fede offre all’uomo «unanuova affidabilità, una nuova solidità,che solo Dio può donare». Perché Luisolo è il Dio Amore, il Dio fedele. Ivincoli tra gli uomini si rinsaldanovieppiù, «quando Dio si rende presen-te in mezzo ad essi». E poiché la fede«nasce dall’amore e segue la dinamicadell’amore di Dio», essa illumina an-che i rapporti tra gli uomini (LF 50).Ne deriva che, in forza di questa

connessione con l’amore, «la lucedella fede si pone a servizio con cretodella giustizia, del diritto e della pa-

ce». Le stesse relazioni umanevengono arricchite dalla lucedella fede! Che non allontanadal mondo e non è estraneaall’impegno concreto degliuomini di oggi.«La fede è un bene per tutti,

è un bene comune… essa ci iu-ta ad edificare le nostre società,in modo che camminiamo ver-so un futuro di speranza».Vengono avanti anche Sa-

muele e Davide, due perso-naggi biblici «ai quali la fedepermise di esercitare la giusti-zia» (Ebrei 11,33). Essi porta-rono giustizia e pace al popo-

lo proprio in virtù della loro fede!«Le mani della fede si alzano verso

il Cielo, ma lo fanno mentre edifica-no, nella carità, un città costruita suirapporti in cui l’amore di Dio è il fon-damento» (LF 51).

la fede e la famiglia

Viene avanti anche il padre nellafede di tutti noi: Abramo!Egli, mentre cerca la città futura

trasmette la benedizione che ha ri-cevuto ai figli. Nella discendenzapermane la benedizione di Abra-mo. È nella famiglia naturale, cioè«l’unione stabile dell’uomo e delladonna nel matrimonio», dove riposala benedizione della promessa. Poi-

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Ambrogio Lorenzetti - La corte del Bene Comune

INTENZIONI DI PREGHIERA 2014PER LA FAMIGLIA ZACCARIANA

Settembre: “Dio è causa di tutti i beni; e, dato che Paolo pianti e Apollo [ir]righi, Dio peròdà incremento”.–  Per i Confratelli che in questo anno celebrano il loro giubileo di consacrazione religiosae di ordinazione sacerdotale, perché rinnovati dall’esperienza di vita benedetta dalla graziacontinuino con entusiasmo a lavorare per la crescita del Regno di Dio, preghiamo.Ottobre: “Dite loro, adunque, che questo Paolo predica loro un Cristo Crocifisso da ognibanda: non in esso solo Cristo, ma in loro stesse; e questa parola sola, pregatele a benmasticarla”.–  Per le Suore Angeliche, perché nel testimoniare con rinnovata generosità, fede esperanza la loro consacrazione possano con l’intercessione di Maria Madre della DivinaProvvidenza vedere presto fiorire nuove vocazioni, preghiamo.Novembre: “Nessuno, così Chierico, come Laico, si sottragga alla Collazione, che si faràquotidianamente in comune almeno per lo spazio di un’ora: nella quale, congregati tutti,conferirete sull’estirpazione delle radici dei vizi, sul modo di acquistare le vere e reali – e nonle fantastiche – Virtù”. –  Per tutti i nostri giovani chierici in formazione, perché ben guidati e istruiti nella scienzadi Cristo Crocifisso vivifichino con il loro entusiasmo, dedizione e santità la nostra Famigliareligiosa, preghiamo.Dicembre: “Abbracciate, Fratelli, con buono ed allegro volto tali penitenti volontari, edesortateli nel Signore a migliori cose, per loro ed altrui profitto”. –  Per i Barnabiti presenti in Europa e nel Nord America, perché con lo sguardo semprefisso all’Emanuele – il Dio con noi – non si scoraggino dinanzi alle difficoltà che incontranonell’annunciare agli uomini e alle donne del nostro tempo la Verità del Vangelo, preghiamo.

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ché l’amore coniugale è segno epresenza dell’amore di Dio. «Fon-dati su questo amore, uomo e don-na possono promettersi l’amore mu-tuo con un gesto che coinvolge tut-ta la vita e che ricorda tanti trattidella fede».L’amore per sempre è possibile

«quando si scopre un disegno piùgrande dei propri progetti,egoistici e limitati».«La fede poi aiuta a co-

gliere in tutta la sua pro-fondità e ricchezza la ge-nerazione dei figli, per-ché fa riconoscere in essal’amore creatore che cidona e ci affida il misterodi una nuova persona»(LF 52).«In famiglia la fede ac-

compagna tutte le etàdella vita, a cominciaredall’infanzia… è impor-tante che i genitori colti-vino pratiche comuni difede nella famiglia, cheaccompagnino la matura-zione della fede dei figli».«Soprattutto i giovani

[…] devono sentire la vici-nanza e l’attenzione dellafamiglia e della comunitàecclesiale nel loro cammi-no di crescita nella fede».

Essi «hanno il desiderio di una vitagrande!».«La fede [infatti] non è un rifugio

per gente senza coraggio, ma la dila-tazione della vita».Il mio pensiero corre ai fratelli per-

seguitati di Oriente, a quanta forzad’animo stanno esprimendo e quan-ta fedeltà a Cristo: perdono tutto,

anche la vita, ma non Lui! Il Cardi-nale Filoni che li ha visitati a nomedi Papa Francesco è tornato edifica-to dalla fortezza di questi fratelliche soffrono a causa «del Suo no-me» (LF 53).

una luce per la vitain società

«Assimilata e approfondita in fami-glia, la fede diventa luce per illumina-re tutti i rapporti sociali».Una fraternità universale antropolo-

gicamente intesa, «privata di un riferi-mento a un Padre comune quale suofondamento ultimo, non riesce a resi-stere». La vera radice della fraternità«affonda in Dio».«Nel procedere della storia della

salvezza, l’uomo scopre che Diovuol far partecipe tutti, come fratelli,all’unica benedizione, che trova lasua pienezza in Gesù, affinché tuttidiventino uno».«Quanti benefici ha portato lo sguar-

do della fede cristiana alla città degliuomini per la loro vita comune».Basti pensare che «grazie alla fede

abbiamo capito la dignità unica dellasingola persona, che non era così evi-dente nel mondo antico».Un pagano del II secolo, Celso, de-

nigratore del Cristo e dei suoi seguaci(come tanti ne incontriamo ai nostrigiorni!) diceva ai cristiani che è «una

illusione e un inganno pen-sare che Dio avesse creatoil mondo per l’uomo».Noi invece sappiamo

che «al centro della fedebiblica, c’è l’amore di Dio,la sua cura concreta perogni persona, il suo dise-gno di salvezza che ab-braccia tutta l’umanità el’intera creazione e cheraggiunge il vertice nell’In-carnazione, Morte e Resur-rezione di Gesù Cristo».«Quando questa realtà

viene oscurata, viene amancare il criterio per di-stinguere ciò che rendepreziosa ed unica la vitadell’uomo». «Egli perde ilsuo posto nell’universo, sismarrisce nella natura, ri-nunciando alla propria re-sponsabilità morale, oppu-re pretende di essere arbi-tro assoluto, attribuendosi

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in famiglia la fede accompagna tutte le età della vita

anche il rispetto per la natura è frutto della fede nelDio creatore quando la fede viene meno, c’è il pericoloche anche i fondamenti del vivere vengano meno

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un potere di manipolazione senza li-miti» (LF 54).L’uomo ha messo le mani anche

sull’albero della vita!Anche il rispetto per la natura è

frutto della fede nel Dio Creatore enel suo amore per tutte le creature.La terra «è una dimora a noi affi-

data perché sia coltivata e custodi-ta». È un dono per tutti: «di cui tuttisiamo debitori», non solo, ma ci aiu-ta anche «a trovare modelli di svilup-po che non si basino sull’utilità e ilprofitto», ma sulla ricerca del benecomune!«Ci insegna a individuare forme

giuste di governo, riconoscendo cheomnis potestas a Deo per essere alservizio del bene comune».Ancora: la fede ci insegna che il

«perdono è possibile se si scopre cheil bene è sempre più originario e piùforte del male». Per cui, anche neiconflitti, in forza della fede, siamoportati a risolverli, a superarli, indi-rizzandoli all’unità.«Quando la fede viene meno, c’è il

pericolo che anche i fondamenti delvivere vengano meno».«Dio non si vergogna di essere

chiamato loro Dio: Ha preparato in-fatti per loro una città» (Ebrei11,16). Che vuol dire che Dio nonsi vergogna delle sue creature. Diocioè, confessa pubblicamente «lasua presenza tra noi, il suo desideriodi rendere solidi i rapporti tra gliuomini». E noi ci vergogneremo dichiamare Dio, il nostro Dio? No!Dio è un Padre che ci ama, illuminae guida il cammino del’uomo nellastoria e orienta i nostri destini a Sé(LF 55).

una forza consolantenella sofferenza

«San Paolo scrivendo ai cristianidi Corinto delle sue sofferenze edelle sue tribolazioni mette in rela-zione la sua fede con la predicazio-ne del Vangelo».«Ho creduto, perciò ho parlato».

L’Apostolo si riferisce al salmo 116:«Ho creduto anche quando dicevo:sono troppo infelice» (v. 10). La fedeillumina le prove e le sofferenze del-la vita: «nella debolezza e nella sof-ferenza […] emerge e si scopre lapotenza di Dio che supera la nostradebolezza e la nostra sofferenza».

Nell’ora della prova la fede ci illu-mina e proprio nella sofferenza enella debolezza si rende chiaro co-me «noi […] non predichiamo noistessi, ma Cristo Gesù Signore» (2Cor 4,5).«Il cristiano sa che la sofferenza non

può essere eliminata, ma può rice -vere un senso, può diventare attod’amore, affidamento alle mani diDio che non ci abbandona e, in que-sto modo, essere una tappa di cresci-ta della fede e dell’amore».«Perfino la morte risulta illuminata

e può essere vissuta come l’ultimachiamata della fede, l’ultimo “Escidalla tua terra”, l’ultimo “Vieni!” pro-nunciato dal Padre»: la nostra resadefinitiva ed ineluttabile a Dio, comebene si espresse ri-guardo alla morteil Cardinale CarloMaria Martini.È la nostra filiale

oblazione a Dio,la più importante:l’offerta del nostrocorpo (LF 56).«La luce della fe-

de non ci fa di-menticare le soffe-renze del mondo».Il cristiano si avvi-cina alla sofferen-za, né la può can-cellare, né la puòspiegare. France-sco d’Assisi, Ma-dre Teresa di Cal-cutta, Padre Pio,Massimiliano Kol-be, e tantissimi al-tri, si fecero prossi-mo dei sofferenti,non ebbero la pre-tesa di spiegare lasofferenza.Poiché la fede

non è luce che dis-sipa tutte le nostretenebre, ma lampa-da che guida nella notte i nostri pas-si, e questo basta per il cammino.Vi ricordate la poesiola di Trilussa,

La fede?

Quella vecchietta cieca,che incontrai la notteche mi spersi in mezzo al bosco,che mi disse:“Se la strada nun sai,te ciaccompagno io,

chè la conosco.Se ciai la forzadi venimme appresso,de tanto in tantote darò ‘na voce,fino là in fonno,dove c’è un cipresso,fino là in cima,dove c’è la croce”.Io risposi:“Sarà… ma trovo stranoche mi possa guidàchi nun vede…”.La cieca allora mi pijò la manoe sospirò: “Cammina!”.Era la fede!

Dio al sofferente, «offre la sua ri-sposta nella forma di una presenza

che accompagna, di una storia di be-ne che si unisce ad ogni sorta di sof-ferenza per aprire in essa un varco diluce».«Cristo è colui che, avendo sop-

portato il dolore “dà origine alla fe-de e la porta a compimento» (Ebrei12,2). «In questo senso la fede ècongiunta alla speranza perché, an-che se la nostra dimora quaggiù siva distruggendo, c’è una dimora

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quando la fede viene meno, c’è il pericolo che anche ifondamenti del vivere vengano meno

Page 7: IN MARGINE ALL’ENCICLICA LUMEN FIDEI (IV)...2014/12/08  · LUMEN FIDEI (IV) Una riflessione di carattere pastorale in quattro tappe per cogliere alcuni aspetti essenziali di questa

eterna che Dio ha ormai inauguratoin Cristo, nel suo corpo» (2 Cor4,167-5,5).Noi siamo diretti «verso quella

città, il cui architetto e costrut-tore è Dio stesso» (Ebrei 11,10),«perché la speranza non delude»(Rom 5,5).La speranza, unitamente a fede e

carità, «ci proietta verso un futurocerto» [non illusorio] «che dona nuo-vo slancio e nuova forza al viverequotidiano».Papa Francesco lo ripete spesso:

«Non facciamoci rubare la speranza,non permettiamo che sia vanificata»(LF 57).Questo messaggio, questa pro-

messa, la semina nel nostro cuore ilDivino seminatore: «Il terreno buo-no», «sono coloro che dopo aver

ascoltato la Parola con cuore inte-gro e buono, la custodiscono e pro-ducono frutto con perseveranza»(Lc 8,15).«Un cuore integro e buono»,

questo è il ricettacolo adatto a rice-vere la buona seminagione del Verbo, come quello della VergineMaria. Ella, con viva memoria,«conservava nel cuore tutto ciò cheascoltava e vedeva, in modo che la parola portasse frutto nella suavita».Maria – icona perfetta della fede –

beata, perché ha creduto; così laproclama Elisabetta nella Visitazio-ne: «Beata Colei che ha creduto»(Lc 1, 45).Maria è il punto di arrivo; in Lei «si

compie la lunga storia di fede del-l’Antico Testamento». «Maria, nel-

l’accettare il messaggio dell’Angelo,ha concepito fede e gioia».Anche noi possiamo essere ripieni

di gioia, quando la nostra vita spiri-tuale dà frutto. La gioia del credere!Chi crede veramente non può essereuna persona triste (LF 58).Come Maria – che peregrinò nella

fede – «il credente è coinvolto total-mente nella sua confessione di fede».La peregrinazione della fede, tutta-via, non ci mette al riparo dai mo-menti cruciali, cioè quando nella vi-ta si affacciano le croci!«Maria diede alla luce quella Carne

che morirà in Croce e poi risorgerà. Èdalla Croce che la Maternità di Mariasi estenderà ad ogni discepolo delsuo Figlio».Maria è presente anche nel Cena-

colo, in attesa dello Spirito Santo,insieme agli Apostoli. «Al centrodella [nostra] fede si trova la confessione di Gesù, Figlio di Dio,nato da donna, che ci introduce,per il dono dello Spirito Santo, nel-la figliolanza adottiva» (cfr. Galati4, 4-6).Al termine del nostro cammino,

incontriamo Maria e a Lei ci rivol-giamo nella preghiera, a Lei, Madredella Chiesa e Madre della nostrafede:

«Aiuta, o Madre, la nostra fede!Apri il nostro ascolto alla Parola,

perché riconosciamo la voce di Dio ela sua chiamata.Sveglia in noi il desiderio di seguire

i suoi passi, uscendo dalla nostra ter-ra e accogliendo la sua promessa.Aiutaci a lasciarci toccare dal suo

amore, perché possiamo toccarlocon la fede.Aiutaci ad affidarci pienamente a

Lui, a credere nel suo amore, soprat-tutto nei momenti di tribolazione e dicroce, quando la nostra fede è chia-mata a maturare.Semina nella nostra fede la gioia

del Risorto.Ricordaci che chi crede non è mai

solo.Insegnaci a guardare con gli occhi

di Gesù, affinché Egli sia luce sul no-stro cammino. E che questa Luce del-la fede cresca sempre in noi, finchéarrivi quel giorno senza tramonto,che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo,nostro Signore» (LF 59).

Giuseppe Ciliberti

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un cuore integro e buono», questo è il ricettacolo adatto a ricevere la buonaseminagione del Verbo