Orbis - Fidei et Rationis

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Rivista online ispirata al pensiero di Karol Wojtyla Mons. Oder, l’attenzione mediatica suscitata dalla Beati- ficazione di Papa Wojtyla ha portato a conoscenza del grande pubblico il ruolo del “Postulatore”. Ci illustri qualcosa della sua personale biografia... Sono nato in Polonia, a Chelmza (Torun), nella stessa terra di Karol Wojtyla. Quando, nell’ottobre 1978, venne eletto al soglio pontificio, avevo appena completato gli studi al liceo classico. Nel 1983 entrai nel Seminario diocesano per dare compimento alla mia vocazione sacerdotale, por- tando avanti nel contempo gli studi universitari. Furono anni di grande impegno, vissuti dividendomi tra le lezioni LEGGI ALL’INTERNO: ● Intervista al Prof. Carlo Jovine, componente della Consulta Medica che ha stabilito la “inspiegabilità scientifica” della guarigione di suor Normand ● Estratto dalla “Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli artisti” ● David Maria Turoldo e Armando Donna: l’Arte come intuizione di Fede Il percorso della Beatificazione Karol Wojtyla: un grande dono per l’Umanità e per la Chiesa Intervista a Mons. Slawomir Oder postulatore della Causa di Beatificazione Per un nuovo dialogo tra Fede e Ragione Segue a pag. 9 Segue a pag. 2 L a rivista online “Orbis Fidei et Rationis” vede la luce in omaggio alla Beatificazione di Karol Wojtyla. Linkata al portale ufficiale della Beatificazione, “Orbis” vuole contribuire, da un punto di vista laico, ad una più ampia conoscenza di un lascito spirituale ed umano che oggi, a distanza di anni, si rivela in tutte le sue implicazioni. Karol Wojtyla è stato una figura chiave che ha sancito il passaggio di millennio, opponendo alle minacce incombenti il senso di una grande speranza. Per questo la gente continua ad amarlo e a vedere in lui un sim- bolo salvifico. Ma al di là dell’emozione del momento o dell’invocazione popolare “Santo subito” – raccolta e portata a compimento con il processo canonico di Beatificazione – c’è una responsabilità che grava su tutti gli uo-

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Rivista on line ispirata al pensiero di Karol Wojtyla

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Rivista online ispirata al pensiero di Karol Wojtyla

Mons. Oder, l’attenzione mediatica suscitata dalla Beati-ficazione di Papa Wojtyla ha portato a conoscenza delgrande pubblico il ruolo del “Postulatore”. Ci illustriqualcosa della sua personale biografia...

Sono nato in Polonia, a Chelmza (Torun), nella stessa terradi Karol Wojtyla. Quando, nell’ottobre 1978, venne elettoal soglio pontificio, avevo appena completato gli studi alliceo classico. Nel 1983 entrai nel Seminario diocesanoper dare compimento alla mia vocazione sacerdotale, por-tando avanti nel contempo gli studi universitari. Furonoanni di grande impegno, vissuti dividendomi tra le lezioni

LEGGI ALL’INTERNO: ● Intervista al Prof. Carlo Jovine, componente della Consulta Medicache ha stabilito la “inspiegabilità scientifica” della guarigione di suor Normand ● Estrattodalla “Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli artisti” ● David Maria Turoldo e ArmandoDonna: l’Arte come intuizione di Fede

Il percorso della Beatificazione

Karol Wojtyla: un grande donoper l’Umanità e per la ChiesaIntervista a Mons. Slawomir Oderpostulatore della Causa di Beatificazione

Per un nuovo dialogo tra Fede e Ragione

Segue a pag. 9

Segue a pag. 2

La rivista online “Orbis Fidei et Rationis” vede la luce in omaggio alla Beatificazione di Karol Wojtyla.Linkata al portale ufficiale della Beatificazione, “Orbis” vuole contribuire, da un punto di vista laico,

ad una più ampia conoscenza di un lascito spirituale ed umano che oggi, a distanza di anni, si rivela in tuttele sue implicazioni.Karol Wojtyla è stato una figura chiave che ha sancito il passaggio di millennio, opponendo alle minacceincombenti il senso di una grande speranza. Per questo la gente continua ad amarlo e a vedere in lui un sim-bolo salvifico.Ma al di là dell’emozione del momento o dell’invocazione popolare “Santo subito” – raccolta e portata acompimento con il processo canonico di Beatificazione – c’è una responsabilità che grava su tutti gli uo-

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e gli esami alla Facoltà di Economia e Commercio equelli alla Facoltà di Teologia. Poi, grazie a una borsadi studio della Pontificia Università Lateranense, mitrasferii a Roma per la laurea in Diritto Canonico, chemi ha portato a lavorare nel Vicariato sino all’odierno,impegnativo compito di presidente del Tribunale diAppello della Diocesi di Roma.

�el suo libro “Perché è Santo”, scritto con il gior-nalista Saverio Gaeta, lei arricchisce il ritratto diPapa Wojtyla con testimonianze inedite. Quando ebbemodo di conoscere il Papa?

Incontrai per la prima volta Papa Wojtyla l’8 dicem-bre 1985, poco dopo il mio arrivo a Roma. Tuttavia fusolo qualche anno più tardi che ebbi modo di appro-fondire la sua conoscenza: quando il mio nuovo Ve-scovo volle portarmi in udienza privata dal Papa. Unanno dopo il Santo Padre m’invitò alla sua mensa. Se-devo di fronte a Lui, non c’erano altri ospiti e, ai latidel tavolo, erano seduti i suoi due Segretari. Ricordoche non riuscii a mangiare, tanto ero emozionato.Wojtyla era in procinto di partire per la Polonia e miparlò delle sue preoccupazioni per il nostro Paese. Miparlò inoltre dei suoi legami con la mia città, Torun,dove vivevano dei suoi lontani parenti. Fu un incon-tro, per me, indimenticabile.

Quando le fu conferito l’incarico di postulatore?

Il 13 maggio del 2005, nella cattedrale di San Gio-vanni in Laterano, si tenne un incontro fra il nuovoPontefice Benedetto XVI e i sacerdoti della Diocesi diRoma.In quella circostanza il Papa annunciò che l’aperturadella Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II sa-rebbe stata dispensata dai regolamentari cinque annidi attesa.Al termine dell’incontro l’allora Cardinale VicarioCamillo Ruini mi conferì l’incarico di postulatore.Credo che la sua scelta dipese dal fatto che ero po-lacco, parlavo bene l’italiano e, sul finire degli anniNovanta, avevo già svolto il ruolo di postulatore, oc-cupandomi del caso di don Stefan Frelichowski, unmartire polacco ucciso dai nazisti a Dachau e beatifi-cato il 7 giugno 1999.Qualche mese dopo si svolse la visita dell’Episcopato

polacco a Benedetto XVI. Il mio Vescovo diocesanovolle che lo accompagnassi e, una volta al cospetto diSua Santità, mi presentò riferendogli il mio incarico.Il Papa si rallegrò e m’invitò a fare presto e bene, inmodo ineccepibile. La sua raccomandazione mi haguidato spiritualmente lungo tutto l’arco del processocanonico.

Vuole spiegarci, in sintesi, qual è il ruolo del postu-latore nell’ambito del processo canonico?

Il postulatore potrebbe essere definito una sorta di“avvocato difensore” del candidato al riconoscimentodi santità; la sua funzione è di portare alla luce gli epi-sodi più idonei a certificare la realtà dei fatti. È unafunzione al servizio della verità. Bisogna sottolineare,infatti, che la Chiesa “non fa i santi”, la Chiesa è allaricerca della verità, perché la santità è opera di Dio, èla grazia di Dio, la collaborazione con l’uomo che Dioinveste d’una grande fiducia, che nel momento delbattesimo diventa dono di santità. E la risposta chel’uomo dà a questa fiducia di Dio è la capacità diusare il dono della grazia che ha ricevuto al momentodel battesimo. Per quanto riguarda Karol Wojtyla, lesue virtù – fede, speranza, carità; ma anche prudenza,giustizia, fortezza e temperanza; e poi ancora castità,povertà e obbedienza – sono state confermate nellaloro pienezza grazie anche alle molteplici testimo-nianze emerse durante il processo canonico.

Può riassumere l’iter del processo?

Il processo di Beatificazione, durato sei anni e rias-sunto nella “Positio” di quasi tremila pagine che co-stituisce la sintesi della documentazione raccolta, puòessere paragonato all’ascolto di tre voci: la prima è la“Vox populi”, la voce del popolo di Dio, perché laprima condizione per iniziare un processo è la fama disantità. E tutti ricordano i cartelli “Santo subito” espo-sti in piazza San Pietro il giorno dei funerali di PapaWojtyla.La seconda voce è quella della Chiesa, “Vox Eccle-siae”, che attesta che il Servo di Dio è meritevoled’essere chiamato Beato o Santo, ha vissuto in modotale che ha raggiunto la felicità eterna e la sua animaè salva. Per giungere a questa conclusione, è previstoun meticoloso lavoro d’indagine con interrogatori ser-rati, prove concrete, descrizioni di avvenimenti pre-cisi, riscontri documentali che dimostrino in modoinoppugnabile la credibilità delle dichiarazioni. È un

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Intervista a Mons. Slawomir Oder( continua dalla prima pagina )

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lavoro complesso che coinvolge molte realtà dellaChiesa: le Università, la Commissione Diocesana, iConsultori teologi, la Congregazione delle Cause deiSanti... A conclusione di questo percorso, il consensodei Cardinali e dei Vescovi e la convalida firmata dalPapa sanciscono il possesso delle virtù cristiane ingrado eroico.Infine la Chiesa sottopone il suo parere al giudizio diDio. La terza voce che viene ascoltata è la “Vox Dei”,il “sigillo di Dio” che si esprime attraverso il mira-colo.

Come avviene il riconoscimento del miracolo?

Una volta individuato l’evento miracoloso che, più diogni altro, sembra avere il carattere di straordinarietàatto a far presumere il miracolo – quasi sempre sitratta della guarigione da una malattia – la Chiesa sot-topone il caso al giudizio della Scienza, prima attra-verso una raccolta di pareri dei massimi esperti, equindi attraverso la valutazione conclusiva di unaConsulta Medica, composta da illustri specialisti, chedeve pronunciarsi in merito alla “inspiegabilità scien-tifica” del presunto evento miracoloso. Se la Consultaconferma la “inspiegabilità scientifica”, il Papa pro-clama ufficialmente il miracolo.

Siamo dunque in presenza di un momento d’incontrotra Fede e Ragione, nell’ottica dell’alto messaggioche Papa Wojtyla volle affidare alla sua celebre En-ciclica “Fides et Ratio”...

Giovanni Paolo II diceva che la Fede non può essereun fatto solamente affettivo, perché se rimanesse sol-tanto nell’ambito del “sentire” potrebbe facilmentedegenerare e diventare superstizione. Mentre la Fedenon ha assolutamente paura della Ragione. Anzi, laFede cerca la Ragione. San Pietro diceva: «Cercatesempre le ragioni della speranza che è in voi...». LaFede autentica presuppone l’apertura all’Intellettoperché, come tutta la realtà creata, anche l’Intelletto èil frutto della bontà e dell’amore di Dio, il riflesso diDio stesso. E allora non può esserci contraddizionetra quello che l’uomo sente a livello di affettività e disentimenti, e quello che può comprendere con la lucedella ragione. Lo sdoppiamento di questa realtà è sto-ricamente cominciato con l’Illuminismo ma, nelleepoche precedenti, la Fede cercava la Ragione e laRagione trovava la sua luce per cercare la veritàanche attraverso la Fede.

Il puro razionalismo ha portato l’uomo in zone digrande pericolo, ponendo a rischio la sua stessa esi-stenza, perciò è necessario che recuperi il giusto equi-librio, ritrovando il senso del limite e le indicazionianche di natura morale che provengono dalla Reli-gione.L’esperienza c’insegna che la Ragione, scissa dallenorme morali, porta l’uomo ad una convinzione er-rata: ad una convinzione di onnipotenza che rischiadi essere distruttiva per l’uomo stesso.

Fra i tanti miracoli attribuiti a Papa Wojtyla, comemai, ai fini della Beatificazione, è stata scelta propriola guarigione di Suor �ormand?

Le guarigioni prese in esame dalla Chiesa comeespressione di un presunto miracolo – dico “presunto”

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Trinità Santa, ti ringraziamoper aver donato alla Chiesail Papa Giovanni Paolo IIe per aver fatto risplendere in luila tenerezza della tua paternità,la gloria della Croce di Cristoe lo splendore dello Spirito d’Amore.Egli, confidando totalmentenella tua infinita misericordiae nella materna intercessione di Maria,ci ha dato un’immagine vivadi Gesù Buon Pastoree ci ha indicato la santitàcome misura altadella vita cristiana ordinariaquale strada per raggiungerela comunione eterna con te.Concedici, per sua intercessione,secondo la tua volontà,le grazie che imploriamo,nella speranza che eglisia presto annoveratonel numero dei tuoi santi. Amen

( Preghiera per implorare grazieper intercessione di Giovanni Paolo II )

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perché il miracolo non può considerarsi tale fino aquando non è avvenuta la convalida da parte del Papa– devono rispondere ad alcuni requisiti: essere avve-nute in modo istantaneo, risolutivo e totale. Il quartoelemento è la possibilità di attribuire quanto avvenutoalla preghiera di intercessione. Tutti elementi che po-tevano ritrovarsi nella guarigione di suor Normand,che si era manifestata dopo che le consorelle del suoIstituto di appartenenza – le Piccole Suore delle Ma-ternità Cattoliche, con sede a Nivolas-Vermelle nelSud Est della Francia – avevano recitato una novenaper chiedere a Dio la sua guarigione per intercessionedi Giovanni Paolo II.È spettato a me, in qualità di postulatore, proporre laguarigione di suor Normand all’esame degli organipreposti dalla Chiesa, affinché fosse valutata ai finidella Beatificazione. Ho fatto questa scelta sulla basedi perizie mediche ma anche perché, in quel presuntomiracolo, erano presenti alcuni elementi che sembra-vano avere quasi un segno confermativo. Il primo erail carattere di semplicità e privo di ogni ombra di pro-tagonismo della segnalazione; il secondo elementoera quello che colpiva immediatamente: suor Nor-mand era guarita dal morbo di Parkinson, la stessamalattia del Papa; il terzo elemento era che la reli-giosa, in quanto Piccola Suora delle Maternità Catto-liche, aveva dedicato la sua vita al servizio della vitanascente. E la vita nascente era sempre stata uno deitemi centrali dell’insegnamento di Wojtyla. Con laguarigione, suor Normand veniva restituita alla suacapacità di servire la vita...

Papa Wojtyla è stato, tra l’altro, un grande comuni-catore. Già negli anni �ovanta aveva compreso le ri-sorse di Internet come strumento di dialogo e vollecreare il sito della Santa Sede. Lei, a sua volta, hapromosso la creazione del sito ufficiale del Vicariatodedicato alla Causa di Beatificazione...

Sì, fin dal giorno dell’apertura del processo mi vennein mente questa possibilità. Internet consente una co-municazione diffusa e democratica. La Chiesa è sem-pre interessata ad ascoltare la “Vox populi”, e il webmi sembrava il canale più immediato.Il sito dedicato alla Causa di Beatificazione è statorealizzato, in più lingue, da un gruppo di giovani vo-lontari entusiasti e preparati. Il numero dei contatti èstato subito molto elevato ed è in forte crescita nellanuova versione del sito, visitabile all’indirizzo webwww.karol-wojtyla.org

In un’epoca povera di valori ma nella quale si av-verte, per converso, l’esigenza di una riscoperta delsenso della vita, Karol Wojtyla è ormai divenuto unodei grandi simboli radicati nell’immaginario collet-tivo. Crede che questo simbolo potrà far sentire la suapositiva influenza anche dal punto di vista del dia-logo interreligioso?

Giovanni Paolo II ci ha insegnato che il vero punto diincontro tra coloro che credono diversamente èl’uomo. Sicuramente la sua figura potrà essere unpunto di riferimento anche in tal senso, proprio per lacentralità della persona umana che ha posto a fonda-mento del suo pontificato, rifacendosi all’idea delConcilio Vaticano II.Giovanni Paolo II pone al centro l’uomo nella sua ve-rità e nella sua dignità, che provengono dalla sua pro-venienza divina. L’uomo è fatto a immagine esomiglianza di Dio e, per di più, quel Dio che l’hacreato a sua immagine e somiglianza è venuto incarne e ossa a salvarlo, offrendo la sua vita per lui. Eha scelto la via dell’incarnazione, di farsi uomo, uomoconcreto, per indicare all’umanità la via della sal-vezza. Perciò senz’altro, ponendo al centro del di-scorso l’uomo, nella sua identità e nella sua dignità,possiamo trovare i punti di incontro che prescindonodall’appartenenza all’una o all’altra religione. Pos-siamo creare una base d’incontro tra tutte le personeche hanno a cuore il bene dell’uomo.

Il lavoro del Postulatore non è concluso: dopo ilprimo maggio, i fedeli di tutto il mondo attenderannola Santificazione...

In questo momento il Postulatore ha il compito di vi-gilare, perché siamo di nuovo in ascolto, ma questavolta essenzialmente della “Vox Dei”. Deve avvenireun nuovo miracolo – o meglio un “presunto miracolo”– perché possa aprirsi un nuovo processo che potràaprire la strada alla Canonizzazione.Ai fini della eventuale apertura del nuovo processo,saranno prese in considerazione solo le segnalazionidi presunti eventi miracolosi avvenuti dopo la datadel primo maggio. Per cui – ripeto – il Postulatore puòsolo vigilare e ascoltare, perché il vero protagonista èColui che detta i tempi del processo: non è né il Papané la Chiesa né il Popolo, ma soltanto Dio.

Intervista a cura diSilvia Jovine e Massimo �ardi

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Prof. Jovine, lei ha fatto parte della Consulta Medicache, esprimendosi a favore della inspiegabilità scien-tifica della guarigione di Suor �ormand, ha posto lepremesse per il riconoscimento del miracolo. Vuoleraccontarci la sua esperienza?

L’incarico di far parte della Consulta Medica mi èstato conferito nel febbraio 2010, con una lettera afirma dell’attuale Cardinale, Sua Eminenza AngeloAmato, e di Sua Eccellenza Michele Di Ruberto, ri-spettivamente Prefetto e Segretario della Congrega-zione delle Cause dei Santi.Tra i compiti della Congregazione c’è anche quello diesaminare, sotto l’aspetto teologico e scientifico, ipresunti casi miracolosi attribuiti ai Servi di Dio e aiBeati.Quando si tratta di guarigioni, la Congregazionechiede delle perizie individuali ad illustri specialistiin materia e poi sottopone il presunto miracolo al-l’esame di un organo collegiale definito “ConsultaMedica”, che deve esprimere un parere definitivo inmerito alla “inspiegabilità scientifica” dell’evento. Perla beatificazione di Giovanni Paolo II è stata propostaall’esame della Consulta la presunta guarigione mira-colosa di suor Marie Simon Pierre Normand dalmorbo di Parkinson. Questo spiega la mia presenzanella Consulta in qualità di neurologo.

Quale è stata la sua prima reazione quando ha ap-preso della sua nomina nella Consulta Medica?

Da un lato di comprensibile gioia per l’alto incaricoricevuto, dall’altro di consapevole ansietà per lagrande responsabilità che questo comportava.Mi sono detto che dovevo sgombrare il campo da ognisuggestione collegata all’enorme fascino di un perso-naggio come Papa Wojtyla, per concentrarmi esclusi-

Intervista al Prof. Carlo Jovinecomponente della Consulta Medica cheha stabilito la “inspiegabilità scienti-fica” della guarigione di suor MarieSimon Pierre Normand dal morbo diParkinson

Il percorso della Beatificazione

Il punto di vista della Scienza

vamente sull’oggettività scientifica del caso in esame.A partire dal voluminoso “Summarium” degli Attiprocessuali...

Che cosa emergeva dagli Atti processuali?

La prima cosa che colpiva era la grande mole di do-cumenti, specialistici e testimoniali, raccolti dagli or-gani competenti della Chiesa nel corso del processocanonico. Un lavoro accuratissimo, teso alla ricercadella verità al di là di ogni ragionevole dubbio. Sonostati fatti moltissimi esami per attestare il decorsodella malattia e quindi la completa guarigione di suorNormand dal morbo di Parkinson: decine di periziemediche presentate da specialisti di livello mondiale.Potrei citare, a titolo di esempio, una lettera di grandevalenza documentale e scientifica che un illustre neu-rologo francese inviò a suor Normand il 7 aprile 2006,nella quale confermava che, nella precedente visitada lui effettuata tre e mezzo anni prima, la religiosa ri-sultava affetta in modo indiscutibile da una sindromeparkinsoniana lateralizzata a sinistra. In una succes-siva visita effettuata dopo la guarigione, il luminareaveva verificato la totale scomparsa di ogni sintomodella malattia, anche in assenza di trattamento tera-peutico.Fra le prove testimoniali, potrei citare quella di unapuericultrice che, essendo stata molto vicina a suorNormand negli anni della malattia, aveva potuto con-statare la progressione dei sintomi: dapprima la diffi-coltà nello scrivere, poi nel camminare, la grande

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stanchezza, un braccio che tremava al punto da nonpoterlo più fermare, e quindi il peggioramento mani-festatosi nel periodo immediatamente precedente laguarigione.

Vi erano anche dei pareri divergenti fra i medici?

Sì, la guarigione era stata talmente sorprendente –direi di più: sconvolgente – che non poteva non su-scitare delle reazioni contrastanti. Alcuni medici op-posero uno strano teorema: il Parkinson è una malattiainguaribile; dunque se la suora è guarita, non potevatrattarsi di malattia di Parkinson. Qualcun altroavanzò persino l’ipotesi che si fosse trattata di unaforma di somatizzazione dipendente da un disturbo dipersonalità o da una malattia psichica.A ciò si aggiunga che vi era una grande pressione daparte dei media. A un certo punto si erano persino dif-fuse sulla stampa delle voci incontrollate che mette-vano in dubbio lo stato di salute della religiosa, tantoda indurre il giudice delegato padre Luc Marie La-lanne, cancelliere dell’arcivescovado di Aix-en-Provence, a fare una smentita ufficiale precisando chesuor Normand, dopo la sua guarigione avvenuta nellanotte fra il 2 e il 3 giugno 2005, continuava ad esserein ottime condizioni di salute...

Potevano avere qualche fondamento queste ipotesi al-ternative?

No, sono reazioni in qualche misura comprensibili difronte all’eccezionalità dell’evento, ma la coerenzascientifica non consente di negare un quadro clinicoconsolidato negli anni e avvalorato da una pluralità ditestimonianze e di analisi. È più corretto dire che si èin presenza di un evento non spiegabile da un punto divista scientifico, come, del resto, affermò uno dei me-dici curanti di suor Normand, ch’era stato diretto te-stimone dell’evolversi della malattia.Comunque sia, tutte le ipotesi, anche quelle, per cosìdire, più “estreme” sono state oggetto di attenta veri-fica. Suor Normand venne sottoposta ad una accurataserie di esami di natura psichiatrica per escludere, ap-punto, che eventuali disturbi psicopatologici o disturbidi personalità fossero all’origine della malattia. E que-sti esami non solo hanno confermato la totale sanitàmentale della suora ma hanno messo in rilievo, anchecon il contributo di prove testimoniali, il suo carattereforte, volitivo, che non si era mai arreso di fronte allamalattia: suor Normand aveva continuato ad impe-

gnarsi nel lavoro fin quando le sue condizioni glieloavevano consentito.

A suo avviso, si trattava quindi di un Parkinson con-clamato...

Prima di giungere a questa conclusione, ho conside-rato tutte le alternative possibili, tutte le eventuali pa-tologie che potevano presentare sintomi analoghi, manessuna di questa ipotesi era rintracciabile nel quadroclinico della paziente. Mettendo inoltre in relazione,come su una griglia comparativa, i sintomi cardinalie secondari della malattia di Parkinson con quelli pre-senti in suor Normand, ed evidenziati in dettagliodalle analisi cliniche e dalle osservazioni dei suoi me-dici curanti, si ha la conferma della totale sovrappo-sizione dei sintomi presenti nella suora con quellitipici del morbo di Parkinson.

Quali erano i sintomi da cui era affetta suor �or-mand?

I sintomi principali erano il tremore, la rigidità, il ral-lentamento motorio con difficoltà di deambulazione.Oltre a numerosi sintomi secondari anch’essi tipicidella malattia, come il dimagrimento, l’ipersudora-zione, il crescente senso di affaticamento e la scrit-tura quasi del tutto illeggibile. Unica particolarità:l’insorgenza giovanile, che comunque è ben descrittanella letteratura scientifica.Questi sintomi sono stati confermati, oltre che da qua-lificate perizie specialistiche, anche da numerose testi-monianze di carattere non medico: testimonianze dipersone che, essendo state vicine a suor Normand,hanno potuto constatare, nel corso degli anni, il pro-gressivo decorso della malattia. Per comprendere il li-vello di gravità nel periodo immediatamente precedentela guarigione, basti dire che i medici curanti avevanoiniziato a valutare l’eventualità di un intervento neuro-chirurgico di stimolazione cerebrale. Suor Normanddoveva ormai lottare per tenersi in piedi e camminare,al punto che, il 2 giugno 2005, chiese alla sua Supe-riora di esonerarla dall’attività lavorativa. Ma proprioallora accadde qualcosa d’imprevedibile: la sera del 2giugno la sua scrittura era tornata normale e la mattinaseguente si svegliò completamente guarita.

Lei, in qualità di componente della Consulta Medica,quali motivazioni ha addotto per sostenere la inspie-gabilità scientifica della guarigione?

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Nelle considerazioni finali della mia relazione peri-tale, elaborata secondo scienza e coscienza, conumana e morale certezza, ho dettagliato, da un puntodi vista scientifico, tutti gli elementi che hanno moti-vato le mie conclusioni di carattere medico.Considerando che la malattia di Parkinson è una ma-lattia neurodegenerativa ad evoluzione cronica, pro-gressiva, che non regredisce spontaneamente, in baseallo studio degli Atti, delle testimonianze, degli esamistrumentali, delle visite cliniche, specialistiche e pe-ritali, ho raggiunto la profonda convinzione che laguarigione di suor Marie Simon Pierre Normand dalmorbo di Parkinson è un evento scientificamente in-spiegabile, avvenuto in modo risolutivo, istantaneo,duraturo e totale.E questo, per la Chiesa, equivale a dire miracolo.

E per lei quale rapporto esiste fra la visione scienti-fica e l’idea di miracolo?

Penso che la visione scientifica consista in un conti-nuo interrogarsi in senso socratico («Più so, più so dinon sapere») per rispondere alle eterne domande cheassillano l’uomo: chi siamo, da dove veniamo, doveandiamo... cos’è la vita, cos’è la morte... mentre il mi-racolo è un Lampo di luce nel viaggio oscuro dellavita. Ed è proprio questa la molla che, a mio parere,alimenta ogni ricerca in campo scientifico, filosoficoe religioso.Mi sono sempre interrogato sui grandi temi dell’esi-stenza, sia perché appartengo a una famiglia di scrit-tori – mio padre Giuseppe è considerato il piùimportante poeta molisano e mio zio Francesco è statotra i massimi romanzieri del Novecento – sia per unaforma di sensibilità personale. Una sensibilità che èstata all’origine della mia scelta di vita. Vede, quelladel medico è una professione particolare, non bastanola competenza e l’esperienza, occorre in primo luogoun atteggiamento di empatia nei confronti di chi sof-fre. Che è qualcosa di molto diverso dalla specializ-zazione e dalle cognizioni tecniche. Nel corso dellasua vita professionale un medico è sottoposto a unaduplice spinta: da un lato la partecipazione emotivaalla sofferenza, fisica e morale, del paziente; dall’al-tro l’oggettività scientifica che gl’impone di trattareil caso con una sorta di distacco non condizionato dal-l’emozione.È un equilibrio non sempre facile da raggiungere mache risulta essenziale nello svolgimento della mia pro-fessione.

Per tornare al rapporto tra l’idea di miracolo e la miavisione scientifica, voglio qui ricordare che, nono-stante gli enormi progressi compiuti dalla scienzanegli ultimi decenni, nessuna delle 67 guarigioni mi-racolose verificatesi a Lourdes nell’arco di circa unsecolo, è stata smentita dalle analisi e dagli studi suc-cessivi.

Sul piano personale che cosa le ha lasciato questaesperienza?

Direi una sensazione di stupore e di profondo arric-chimento; la coscienza che esiste qualcosa che ci tra-scende ma di cui, al tempo stesso, siamo parteintegrante. Un’esperienza che, nella vita di un me-dico, può certamente definirsi un “unicum”; che al-larga la mia visione scientifica proiettandola in unadimensione più ampia, e mi conferma che la Fede e laScienza non sono affatto in antitesi. La Fede ha biso-gno della Scienza affinché, dando un ruolo attivo al-l’intelligenza dell’uomo, non rischi di scaderenell’integralismo. La Scienza ha bisogno della Fedeper restare umile e al servizio dell’uomo; per accettarequella parte di mistero che dà sapore alla vita e la li-bertà di potersi incontrare con Dio.Penso che la realizzazione di un uomo debba espri-mersi a più livelli: familiare, lavorativo, relazionalenel rapporto con gli altri e nel rapporto con l’universoche ci circonda. Questi valori, se giustamente inter-pretati, sono capaci di dare un senso pieno e compiutoalla vita.Ci voleva l’esempio di un uomo – di un Beato – comeKarol Wojtyla per ricordarci che la vita merita d’es-sere vissuta nel rispetto dei valori universali e in sin-tonia con la bellezza e la complessità del Creato.Mi tornano in mente le parole del Premio Nobel SirJohn Eccles, che nel 1981 mi premiò per una miapubblicazione scientifica. Sono parole per me illu-minanti: «Nel mistero del nostro essere in quantoesistenze autocoscienti uniche, noi possiamo trovarei motivi di una speranza, dal momento che poniamola nostra personale esperienza, delicata, sensibile efugace, contro la terrificante immensità di uno spa-zio e di un tempo illimitati. Non siamo noi partecipidi ciò che ha un significato, dove altrimenti non visarebbe alcun significato? Non proviamo delle emo-zioni dilettandoci dell’amicizia, della gioia, dell’ar-monia, della verità, dell’amore e della bellezza,dove altro non vi sarebbe se non l’universo enig-matico?».

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Cronologia dell’evento miracoloso

▪ Nel giugno 2001 viene diagnosticato a suor Marie Simon Pierre Normand, dell’Istituto delle PiccoleSuore delle Maternità Cattoliche con sede a Nivolas-Vermelle (Francia), il morbo di Parkinson. Neglianni successivi la malattia continua a progredire, nonostante alcuni provvisori miglioramenti dovuti allaterapia farmacologica.

▪ Il 2 aprile 2005 muore Giovanni Paolo II. Nello stesso mese si manifesta in suor Normand, a lui moltodevota, un forte aggravamento dei sintomi della malattia.

▪ Il 13 maggio 2005, ricorrenza della Nostra Signora di Fatima, Papa Benedetto XVI annuncia uffi-cialmente, nella cattedrale romana di San Giovanni in Laterano, che l’apertura della Causa di Beatifi-cazione di Giovanni Paolo II sarebbe stata dispensata dai regolamentari cinque anni di attesa.

▪ Il 14 maggio le Piccole Suore della Francia e del Senegal iniziano una novena chiedendo l’interces-sione di Giovanni Paolo II per la guarigione della loro consorella suor Normand.

▪ Il pomeriggio del 2 giugno, ormai esausta, suor Normand chiede alla sua superiora di esonerarla dal-l’attività lavorativa.

▪ La sera del 2 giugno, alle ore 21, dopo la preghiera serale, suor Normand sente il desiderio di scrivere:la sua calligrafia, da tempo tremolante e illeggibile, è improvvisamente tornata normale. Sono trascorsiesattamente due mesi dalla morte di Papa Giovanni Paolo II.

▪ La mattina del 3 giugno, al risveglio, suor Normand avverte d’essere guarita. Tutte le analisi clinichesuccessive confermano che i sintomi della malattia sono totalmente scomparsi e che la guarigione è to-tale e definitiva.

▪ Verso la metà di giugno, madre Marie Thomas, superiora generale dell’Istituto delle Piccole Suore delleMaternità Cattoliche, scrive una lettera alla Postulazione per segnalare la guarigione di suor Normand.

▪ Nel marzo 2006 si apre il procedimento canonico per la valutazione del presunto evento miracoloso.

▪ A ottobre 2010 la Consulta Medica, nominata dalla Congregazione delle Cause dei Santi, si esprimea favore della “inspiegabilità scientifica” della guarigione.

▪ A dicembre 2010 i Consultori teologi, dopo aver preso visione delle conclusioni mediche, procedonoalla valutazione teologica del caso e riconoscono l’intercessione di Giovanni Paolo II.

▪ A gennaio 2011 i Cardinali e i Vescovi della Congregazione sentenziano che la guarigione della suoraè miracolosa.

▪ Il 14 gennaio 2011 Papa Benedetto XVI autorizza la Congregazione delle Cause dei Santi a promul-gare il decreto sul miracolo attribuito all’intercessione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, stabilendocome data per la Beatificazione il 1° maggio 2011.

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mini di buona volontà ed in particolare sugli opera-tori della comunicazione: divulgare il suo messaggioecumenico, con particolare riguardo a quegli aspettiche maggiormente incidono sul vissuto quotidianodella gente.Si diffonde, nel mondo, una tensione crescente. Ag-gravata dai conflitti in atto e dagli squilibri ambientalisempre più evidenti. Si va avanti come se questo fossel’unico modello di vita possibile, illudendoci di viag-giare su binari mentre il treno sbanda paurosamente.Siamo nella fase conclusiva di un ciclo storico duratoquattro secoli, che pure ha prodotto monumenti di ci-viltà ed istituti di autentico progresso culturale e so-ciale. È la logica dell’evoluzione, che non procede inmodo lineare, ma alterna fasi espansive ad improvvisiarretramenti. Una logica alla quale non possiamo sot-trarci. Così come non possiamo sottrarci alle fibrilla-zioni che la conclusione del ciclo comporta.Wojtyla ha indicato la possibilità di una svolta e hadetto: «Non abbiate paura».Per necessità di sintesi, estrapoliamo dalla comples-sità del suo pensiero tre istanze di fondo, che costi-tuiscono i capisaldi della riflessione che questa rivistaintende sviluppare: il superamento del tradizionaledualismo tra Fede e Ragione; la riscoperta della giu-stizia sociale in un’economia globalizzata; il valoredella creazione artistica come espressione della na-tura profonda dell’uomo.Momenti che trovano riscontro in tre documenti difondamentale importanza: l’Enciclica “CentesimusAnnus” (1991), l’Enciclica “Fides et Ratio” (1998) ela “Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli artisti”(1999).Se la “Centesimus Annus” individua i limiti di unosviluppo economico poco rispettoso dell’uomo e del-l’ambiente, la “Lettera agli artisti” ripropone il fon-damento etico della bellezza che dà valore e spessorealla vita. Ma è soprattutto la “Fides et Ratio” che pre-figura la portata innovativa del pensiero di Wojtyla.Fede e Ragione non sono per nulla antitetiche, ma de-vono poter convivere in una sintesi proficua.La scoperta di un “altrove” al di là dell’esperienzaviene oggi ritenuta non solo possibile, ma data percerta dalle conquiste più recenti della ricerca scienti-fica.I confini dell’esistenza si estendono molto al di làdelle verifiche sperimentali dei dati sensibili, che co-

stituiscono la base della scienza classica.Si afferma sempre più una visione dell’interdipen-denza fra tutti i fattori dell’esistenza. Dove tutto sicorrisponde, come in un gioco di specchi. E dove ilprincipio di empatia e di responsabilità tra viventi nonè un valore meramente astratto ma una modalità co-stitutiva della vita.Se la Ragione, da sola, ci condanna all’impotenza, lastessa Ragione, unita alla Fede, potrà indicarci la viada percorrere.Solo così l’umanità potrà difendersi dalle forze in-controllate che ha incautamente messo in moto: dal-l’energia nucleare alle tecnologie dissipatricidell’ambiente, ma soprattutto ritrovare le radici pro-fonde che fanno dell’uomo un essere costituito dacuore e intelletto.In questo quadro drammatico ma denso di speranza,l’evento del “miracolo” assume un particolare rilievosimbolico. Attesta che non siamo minuscole creatureabbandonate a sé stesse, ma espressioni individua-lizzate di un amore universale, di una legge che per-vade l’universo.Ed è appunto al dialogo tra Fede e Ragione che dedi-chiamo questo primo numero di “Orbis”. Con due in-terviste: a Mons. Slawomir Oder, postulatore dellaCausa di Beatificazione, e al Prof. Carlo Jovine,membro della Consulta Medica che ha stabilito la “in-spiegabilità scientifica” della guarigione di suorMarie Simon Pierre Normand dal morbo di Parkin-son, ponendo le premesse per il riconoscimento delmiracolo avvenuto per intercessione di Papa Wojtyla.

Per un nuovo dialogo tra Fede e Ragione( continua dalla prima pagina )

PERCHÉ È SANTOIl vero Giovanni Paolo II

raccontato dal Postulatoredella Causa di Beatificazione

Slawomir Odercon Saverio Gaeta

Rizzoli Editore

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Estratto dalla“Lettera del Papa Giovanni Paolo II agli artisti”

( 4 aprile 1999 )

Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori dibellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui

Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera dellesue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è in-finite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gliartisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il poterearcano dei suoni e delle pa-role, dei colori e delleforme, avete ammiratol’opera del vostro estro, av-vertendovi quasi l’eco delmistero della creazione.Con questo scritto intendomettermi sulla strada di quelfecondo colloquio dellaChiesa con gli artisti che induemila anni di storia non siè mai interrotto, e si pro-spetta ancora ricco di futuroalle soglie del terzo millen-nio.In realtà, si tratta di un dia-logo non dettato solamenteda circostanze storiche o damotivi funzionali, ma radi-cato nell’essenza stessa siadell’esperienza religiosa chedella creazione artistica. La pagina iniziale della Bib-bia ci presenta Dio quasi come il modello esemplaredi ogni persona che produce un’opera: nell’uomo ar-tefice si rispecchia la sua immagine di Creatore.Nella “creazione artistica” l’uomo si rivela più chemai “immagine di Dio”, e realizza questo compitoprima di tutto plasmando la stupenda “materia” dellapropria umanità e poi anche esercitando un dominiocreativo sull’universo che lo circonda.La bellezza è in un certo senso l’espressione visibiledel bene, come il bene è la condizione metafisica dellabellezza. Lo avevano ben capito i Greci. Platonescrive al riguardo: «La potenza del Bene si è rifugiatanella natura del Bello».È vivendo ed operando che l’uomo stabilisce il pro-prio rapporto con l’essere, con la verità e con il bene.

L’artista vive una peculiare relazione con la bellezza.In un senso molto vero si può dire che la bellezza è lavocazione a lui rivolta dal Creatore col dono del “ta-lento artistico”.Tocchiamo qui un punto essenziale. Chi avverte in séquesta sorta di scintilla divina che è la vocazione ar-

tistica – di poeta, di scrit-tore, di pittore, di scultore,di architetto, di musicista, diattore... – avverte al tempostesso l’obbligo di non spre-care questo talento, ma disvilupparlo, per metterlo aservizio del prossimo e ditutta l’umanità.La società, in effetti, ha bi-sogno di artisti, come ha bi-sogno di scienziati, ditecnici, di lavoratori, di pro-fessionisti, di testimonidella fede, di maestri, dipadri e di madri, che garan-tiscano la crescita della per-sona e lo sviluppo dellacomunità attraverso quel-l’altissima forma di arte cheè “l’arte educativa”. Nel

vasto panorama culturale di ogni nazione, gli artistihanno il loro specifico posto. Proprio mentre obbedi-scono al loro estro, nella realizzazione di opere vera-mente valide e belle, essi non solo arricchiscono ilpatrimonio culturale di ciascuna nazione e dell’interaumanità, ma rendono anche un servizio sociale qua-lificato a vantaggio del bene comune.Un artista consapevole di tutto ciò sa anche di doveroperare senza lasciarsi dominare dalla ricerca di glo-ria fatua o dalla smania di una facile popolarità, edancor meno dal calcolo di un possibile profitto per-sonale. C’è dunque un’etica, anzi una “spiritualità”del servizio artistico, che a suo modo contribuisce allavita e alla rinascita di un popolo.In effetti, ogni autentica intuizione artistica va oltreciò che percepiscono i sensi e, penetrando la realtà,

Ogni autentica intuizioneartistica va oltre ciò che

percepiscono i sensi e, pene-trando la realtà, si sforza diinterpretarne il mistero na-scosto. Essa scaturisce dalprofondo dell’animo umano,là dove l’aspirazione a dareun senso alla propria vita siaccompagna alla percezionefugace della bellezza e dellamisteriosa unità delle cose.

Papa Giovanni Paolo II

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si sforza di interpretarne il mistero nascosto. Essa sca-turisce dal profondo dell’animo umano, là dovel’aspirazione a dare un senso alla propria vita si ac-compagna alla percezione fugace della bellezza edella misteriosa unità delle cose.Ogni forma autentica d’arte è, a suo modo, una viad’accesso alla realtà più profonda dell’uomo e delmondo. Come tale, essa costituisce un approcciomolto valido all’orizzonte della fede, in cui la vicendaumana trova la sua interpretazione compiuta.È vero però che nell’età moderna, accanto ad unumanesimo cristiano che ha continuato a produrre si-gnificative espressioni di cultura e di arte, si è pro-gressivamente affermata anche una forma diumanesimo caratterizzato dall’assenza di Dio espesso dall’opposizione a lui. Questo clima ha por-tato talvolta a un certo distacco tra il mondo dell’artee quello della fede, almeno nel senso di un diminuitointeresse di molti artisti per i temi religiosi.Voi sapete tuttavia che la Chiesa ha continuato a nu-trire un grande apprezzamento per il valore dell’artecome tale. Questa, infatti, anche al di là delle sueespressioni più tipicamente religiose, quando è auten-tica, ha un’intima affinità con il mondo della fede, sic-ché, persino nelle condizioni di maggior distacco dellacultura dalla Chiesa, proprio l’arte continua a costituireuna sorta di ponte gettato verso l’esperienza religiosa.In quanto ricerca del bello, frutto di un’immaginazioneche va al di là del quotidiano, essa è, per sua natura,una sorta di appello al Mistero. Persino quando scrutale profondità più oscure dell’anima o gli aspetti piùsconvolgenti del male, l’artista si fa in qualche modovoce dell’universale attesa di redenzione.

Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, laChiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve, infatti, ren-dere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affa-scinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, diDio. Deve dunque trasferire in formule significativeciò che è in se stesso ineffabile. Ora, l’arte ha unacapacità tutta sua di cogliere l’uno o l’altro aspettodel messaggio traducendolo in colori, forme, suoniche assecondano l’intuizione di chi guarda oascolta. E questo senza privare il messaggio stessodel suo valore trascendente e del suo alone di mi-stero.La Chiesa, dunque, ha bisogno dell’arte. Si può direanche che l’arte abbia bisogno della Chiesa? La do-manda può apparire provocatoria. In realtà, se intesanel giusto senso, ha una sua motivazione legittima eprofonda. L’artista è sempre alla ricerca del senso re-condito delle cose, il suo tormento è di riuscire adesprimere il mondo dell’ineffabile. Come non vedereallora quale grande sorgente di ispirazione possa es-sere per lui quella sorta di patria dell’anima che è lareligione? Non è forse nell’ambito religioso che sipongono le domande personali più importanti e si cer-cano le risposte esistenziali definitive?Di fatto, il soggetto religioso è fra i più trattati dagliartisti di ogni epoca. La Chiesa ha fatto sempre ap-pello alle loro capacità creative per interpretare ilmessaggio evangelico e la sua concreta applicazionenella vita della comunità cristiana. Questa collabora-zione è stata fonte di reciproco arricchimento spiri-tuale. In definitiva ne ha tratto vantaggio lacomprensione dell’uomo, della sua autentica imma-gine, della sua verità.

Saverio Gaeta

IL MIRACOLO DI KAROL

Le testimonianze e le provedella santità di

Giovanni Paolo II

Rizzoli Editore

Angela Ambrogetti

COMPAGNI DI VIAGGIO

Interviste al volocon

Giovanni Paolo II

Libreria Editrice Vaticana

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maggio 2011pagina 12 ORBISORBIS FFIDEIIDEI ETET RRATIONISATIONIS

Armando Donna (Vercelli, 1913 - 1994) è consideratofra i massimi incisori italiani contemporanei. La suaopera, caratterizzata da un mestiere eccezionale, rin-novò l’antica arte del bulino anche attraverso l’usodel colore, creando atmosfere metafisiche e surreali:gelidi paesaggi lunari avvolti nel dramma di una soli-tudine senza fine e tuttavia pervasi da un’attesa di re-denzione. I suoi bulini sono conservati nei principaliGabinetti delle Stampe e in numerosi musei italiani einternazionali.

David Maria Turoldo (Coderno, Friuli, 1916 - Milano,1992) è stato un religioso e poeta italiano dell’Ordinedei Servi di Maria. Definito “coscienza inquieta dellaChiesa” per la sua attenzione ai problemi di attualità,scrisse su giornali e riviste dando voce alle ragionidegli oppressi. Fondò e diresse la comunità “Casa diEmmaus” aperta anche a persone di altre fedi. Le suepoesie sono state raccolte nel volume “O sensi miei”(1990), con note introduttive di Andrea Zanzotto e Lu-ciano Erba.

Ti sento, Verbo

Ti sento, Verbo, risonare dalle punte dei ramidagli aghi dei pini, dall’assordantesilenzio della grande pineta- cattedrale che più ami - appenavelata di nebbia comeda diffusa nube d’incenso il tempio.

Subito muore il rumore dei passicome sordi rintocchi:segni di vita o di morte?Non è tutto un vivere e insiemeun morire? Ciò che più contanon è questo, non è questo:conta solo che siamo eterni,che dureremo, che sopravvivremo...

Non so come, non so dove, ma tuttoperdurerà: di vita in vita,e ancora da morte a vitacome onde sulle balzedi un fiume senza fine.

Morte necessaria come la vita,morte come interstiziotra le vocali e le consonanti del Verbo,morte, impulso a sempre nuove forme.

Armando Donna, “Meditazione” (1971),incisione a bulino su rame, mm. 200x325

David Maria Turoldo, dalla raccolta poetica“Canti ultimi” (1991), Garzanti Editore

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David Maria Turoldo scriveva poesie per «dimo-strare a se stesso e agli altri che non aveva perso

i contatti con la realtà e soprattutto che non tradiva lasua prima natura che era quella di rendere grazie aDio».I migliori bulini di Armando Donna hanno la forzaancestrale di certi paesaggi primitivi dove l’ambienteincontaminato offre la materia prima a emozioni estati d’animo che si rifanno al senso del trascendente.L’attività religiosa può assumere più aspetti. A livelloistintivo essa è una vaga aspirazione verso un potereche va oltre le forme materiali e mentali del mondo,una sorta di preghiera inespressa, la ricerca di una bel-lezza intrinseca alle cose, ed è affine alla sensibilitàestetica. Il sentimento della bellezza è connesso dasempre all’attività religiosa. Da sempre i riti religiosisi sono avvalsi delle manifestazioni dell’arte, e artistid’ogni tempo hanno inseguito altissimi ideali di astra-zione ispirandosi a soggetti religiosi.Ma nel parlare di due personalità artistiche comeDavid Maria Turoldo e Armando Donna, la cui spiri-tualità era così intensamente pervasa di vita vissuta, ela cui vita vissuta ha partecipato così profondamentedella natura spirituale delle cose (nella percezione diun “continuum” che sottende l’esistenza, sebbene simanifesti più attraverso “intermittenze” che segnaliespliciti), è necessario porsi una domanda: qual è, nel-l’esperienza artistica, il ruolo della religione?Credo che di religiosità dell’opera d’arte si possa par-lare soprattutto in due sensi: come espressione spon-tanea, indipendente da una significazione religiosaricercata e voluta, e come espressione consapevole,tesa ad esprimere una manifesta significazione reli-giosa.Entrambi questi aspetti sono presenti nell’opera diDonna e Turoldo, ed è attraverso di essi che vorrei

tentare di stabilire un’affinità elettiva, forse più im-mediatamente esplicabile tramite un confronto ingrado d’indurre nell’osservatore e nel lettore unoscatto intuitivo, che attraverso le sottigliezze, spessofuorvianti, dell’analisi critica.Si prenda, ad esempio, il bulino intitolato “Medita-zione”: le prospettive delle vette s’innalzano in lon-tananze piene di presentimento e mistero, le ombre siritraggono stancamente sotto un sole che tramontalentissimo. La visione tende a superare la dimensionepuramente rappresentativa per identificarsi coldramma cosmico che pervade la scena, dove glienigmi dell’esistenza sono come purificati e spogliatidei loro aspetti minacciosi per assumere l’apparenzaconsolante dell’Infinito...«Essenza dell’Essere / Epifania dell’Essere / nel-l’unità dell’Essere. / È l’Essere il globo che tutto con-tiene / e naviga nell’oceano del �ulla». Sono versiche l’esile figurina ascetica di “Meditazione” po-trebbe aver recitato a se stessa per non smarrirsi inquella vertigine; sono versi che David Maria Turoldoha appuntato nel diario poetico dove registrava i suoicolloqui con il “Divino Nulla”.“Meditazione” appartiene ai primi anni Settanta, glianni in cui Donna rappresentava con visionarietà in-cantata e triste la dissoluzione di un ambiente spalan-cato come un baratro sul futuro. Mentre padreTuroldo, a sua volta, scriveva: «Siamo perfino capacidi un “oltre-morte”, della Grande Distruzione che in-combe; fino al pericolo che lo stesso ordine del Creatopossa anche non sussistere più. Noi così grandi da es-sere in grado di compiere un’anti-creazione! E persomma ironia, senza pensare a una necessaria malva-gità, perché per tutto questo è sufficiente l’errore, lapossibilità di un errore, perfino banale: ad esempio,il nervosismo di un pilota o uno scoppio di follia di

L’Arte come intuizione di FedeDavid Maria Turoldo e Armando Donna: le “corrispondenze creative” fra duegrandi autori del Novecento che, avvalendosi di forme artistiche diverse,hanno espresso un’analoga visione del mondo e una medesima concezionedell’arte come mezzo per accedere all’intuizione trascendentale.

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qualche capo politico...». E quindi ribadiva in versi:«Scienza che non sa / cosa si celi oltre / la quotidianascoperta, / cosa si celi dentro / le sue conoscenze...».Ma se l’anelito contemplativo di “Meditazione” è pursempre pervaso d’una umanità consapevole, ansiosadi sfuggire alla propria prigione corporea attraversouna provvisoria esaltazione mistica, un più compiutosenso escatologico si avverte in un bellissimo bulinoa soggetto religioso realizzato sul finire degli anniSettanta: “Presagio”, dove i drammatici presentimentiche pure incombono (la minaccia indecifrabile dei ri-lievi che si perdono sullo sfondo, il protendersi deirami simili ad artigli...), sono in qualche misura su-

blimati dalla forza della fede. Ma una fede pur sem-pre pervasa di commozione umana e di “pietas”. Per-ché una civiltà che, sovrastimando le sue conquisteintellettuali, è giunta a negare la religione come forzapropulsiva e vitale, non ha probabilmente altra sceltache tornare, in un modo o nell’altro, alla condizioneprimitiva da cui la religione stessa è scaturita.Scriveva con analoga, potente intuizione David MariaTuroldo: «Almeno un poeta ci sia / per ogni mona-stero: / qualcuno che canti / le follie di Dio. / La cittànon conosce più canti / le strade stridono di rumore:/ e anche là dove ancora / pare sopravviva il silenzio/ è solo muta assenza. / Ma in qualche parte / tu deviesserci, Signore».In tal modo il canto si muta in preghiera. E l’arte siconfonde al misticismo. La bellezza a cui aspira il mi-stico e la bellezza a cui aspira l’artista partecipanod’una medesima, insondabile natura: la fiducia in unadimensione trascendente di vita, ovunque la si vogliasituare.«La verità fondamentale contenuta nel cristianesimocome nel bramanesimo e nel buddismo – scrisseSchopenhauer – e cioè il bisogno della liberazione daun’esistenza votata alla sofferenza e alla morte e lapossibilità di pervenirvi per negazione della volontà,cioè per una decisa opposizione alla natura, è senzadubbio la più importante che vi sia, ma è nello stessotempo la più contraria al naturale indirizzo del genereumano e difficile ad afferrare nei suoi veri principii;come del resto ogni concezione puramente generaleed astratta è interamente inaccessibile alla grandemaggioranza degli uomini. Perciò è sempre stato ne-cessario a questi, per introdurre quella grande veritànel campo delle sue applicazioni pratiche, un veicolomitico della verità, come un recipiente senza il qualeessa si perderebbe e si volatizzerebbe».A David Maria Turoldo e Armando Donna va il me-rito, ciascuno nell’ambito della sua particolare mis-sione artistica ma entrambi all’interno di un’altissimae incondizionata vocazione dello spirito, d’aver of-ferto ad un secolo all’apparenza cinico e indifferente,ma segretamente in cerca d’un appiglio per sfuggirealla vertigine del vuoto, un’autentica espressione diquel “veicolo mitico”.

M. N.

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Armando Donna, “Presagio” (1978),incisione a bulino su rame, mm. 240x318Museo d’Arte Moderna di Ca’Pesaro, Venezia

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Rivista online linkata alSito Ufficiale Beatificazione e Canonizzazione della Diocesi di Roma

Numero zero

Comitato di Redazione:Simone Gargano, Carlo Jovine, Massimo Nardi, Pino Scatolini, Marcello Terramani

Progetto grafico a cura di

www.karol-wojtyla.orgwww.karol-wojtyla.orgSito Ufficiale Beatificazione e Canonizzazione della Diocesi di Roma

Progettazione e realizzazione a cura di

“Totus Tuus” è il periodico della Postulazionedella Causa di Beatificazione e di Canonizzazionedel Servo di Dio Giovanni Paolo II, che ha loscopo di accompagnare la Causa approfonden-done il Magistero e il Pontificato.

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