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Anno XIV Numero 1 Novembre 2013 Direttore: Tommaso Zolfanelli Vice~Direttore: Saverio Misuri Halloween!!! Musica, Russia e Nuova Zelanda! O O O

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Anno XIV ◆ Numero 1 ◆ Novembre 2013 Direttore: Tommaso Zolfanelli Vice~Direttore: Saverio MisuriLorenzo Bartoloni 4B

So! a Taylor 5B

Andrea Magnini 4B

Federico Ferrantini 4B

Paolo Marimon 4B

Francesco Di Giorgio 4B

Pietro Trallori 1B

Fulvia De Francesco 2G

Edoardo D’Angelis 4B

Giacomo Clari 5B

Alice Taylor 5C

Alessia Ugolini 4B

Sara Fiore 4B

Perla Mu 1B

Erika Gliozheni 2C

Eliogabalo

Halloween!!!Musica, Russiae Nuova Zelanda!

OO

O

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2 Novembre 2013

Uno dei (pochi) vantaggi di un mezzo pubblico lento o comunque in ritardo sta nel fatto che riesce a rubarti il tem-po. Non solo te lo ruba, ma lo trasforma contro la tua volontà in tempo per pen-sare. A qualunque cosa: ai futuri compi-ti in classe, al tempo di oggi, ai problemi in famiglia o con gli amici, ai problemi personali, al regalo per la festa di com-pleanno del prossimo sabato, ai vestiti da comprare per l’inverno che sta arri-vando, alla politica, al senso della vita, all’esistenza di un dio, o, se il bus è davvero in ri-tardo, ad un editoriale per il DeGe, come nel mio caso.

Spesso mi è stato detto che il nostro giornale ormai è inutile, morto, che non ha più senso andare avanti per-ché tanto non lo legge più nessuno. Io non la penso così. È vero che ogni tanto la sensazione che a nes-suno interessi coglie anche me, ma do-potutto è normale: non possiamo sape-re in quanti effettivamente ci leggano (di sicuro quando faccio un errore gram-maticale c’è sempre almeno un prof di italiano che legge), però ogni tanto rice-viamo qualche feedback positivo che ci spinge a continuare con serenità quello che stiamo facendo. Perché è proprio questo il punto: fare qualcosa con sere-

nità. E scrivere e lavorare per il DeGe trasmette tanta serenità. No, forse non è proprio così. Non è per nulla così. Al posto di serenità potrei dire che “tra-smette…”. Sì, solo “trasmette”, in forma intransitiva. E così dopo questo faticoso giro sono giunto alla definizione di par-tenza di giornale. Ma in fondo, a volte, è anche questo il bello dello scrivere: far girare la mente e con essa le parole sul-la carta. Una specie di risciacquo a vuo-

to cerebrale per dare una ripu-lita agli ingranaggi che hanno preso polvere. Però bisogna stare attenti a non inciampare nel grave e diffuso errore di mettere in atto una presunta speculazione filosofica. In-fatti chiunque riuscirebbe a buttar giù un paio di con-cetti che crede suoi, ma

spesso si tratta di congetture banali. Inoltre voglio cogliere la mia penultima occasione di scrivere un editoriale tutto mio per esporre una piccola riflessione: una metafora con la quale descrivo il nostro giornale. Qualcuno ha un’idea in testa e la scrive, noi la moltiplichiamo per qualche centinaio di volte, ci aggiun-giamo altre idee provenienti da altre fonti e poi gettiamo il tutto in mare, spe-rando che qualcuno ne peschi almeno un frammento. Ciò infonde una sensa-zione profonda, ti fa sentire parte di

Editorialedi Tommaso Zolfanelli

Una specie di

risciacquo

a vuoto

cerebrale

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Novembre 2013 3

qualcosa. Come progetto può sembrare esagerato, ma nel suo piccolo è co-munque più grande di una singola persona come sono io e come sei tu.

Infine voglio complimen-tarmi con Tommaso Scar-

latti, Federico Baldi e Da-vide Nesi per aver realizzato l’App di mate-matica e per essere riusci-ti ad attirare l’attenzione della stampa. Se alla scuo-la non ci pensiamo noi studenti (come hanno fat-

to loro) o chi ci lavora di-rettamente dentro, non ci pensa nessuno.

Tommaso Zolfanelli

О вкусах и друзей не спорят di Lorenzo Bartoloni

In viaggio col DeGedi Paolo Marimon

La storia in fumodi Andrea Magnini

Beatles vs Rolling Stonesdi Elisa Guerra e Erika Gliozheni

Halloween - Backgrounddi Fulvia De Francesco

Ode alla Scuoladi Anonimo

Intervista alla banddi Fulvia De Francesco

Da decimi a trentesimidi Beatrice Volpi

Hai mangiato davanti a tutti! Vergognati!di Mastro Willis

Little Italy sbarca il lunariodi Lorenzo Barotloni

I’m Thinking of Youdi Anonimo

Pentathlon Matematicodi Francesco Di Giorgio

Sudoku!

468

10111315161719202123

I

N

D

I

C

E(P.S. Anche se Halloween è già passato tratteremo comunque di questa festività all’interno del numero)

Indice

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4 Novembre 2013

I Russi, gran popolo, eh? Chi non ha in men-

te la tenera immagine di una montagna

umana con mustacchi e bicchierino di vodka

alla mano? Essendo loro diretti discendenti

dei gloriosi vichinghi, tutti si aspettano che

il loro campo di competenza non si spinga

oltre la costruzione di gulag e di valide or-

ganizzazioni criminali. Ebbene, questo è un

inaccettabile pregiudizio che, per l’appunto,

non intendo accettare: sebbene siano in po-

chi a saperlo, da poco i russi si sono distinti

in una sensazionale scoperta scientifica che

avrà dei significativi risvolti sul mondo

come noi lo conosciamo. Hanno infatti risol-

to uno degli enigmi che arrovellava le men-

ti più illuminate dell’umanità da secoli, forse

da millenni: come si trasmette il turpe mor-

bo dell’omosessualità? Incredibile a dirsi, i

russi sono riusciti a dimostrare che è attra-

verso i sensi della vista e dell’udito che que-

sta piaga si spande a un numero sempre più

vasto di persone. Non mi stupirei se non

aveste sentito niente del genere, poiché an-

cora non è stata fatta una dichiarazione uffi-

ciale al riguardo. Allora vi chiederete come

faccio a saperlo io. Semplice deduzione, ov-

vio. Cosa potrebbe spingere una qualsiasi

società sufficientemente sviluppata affinché

il proprio sostentamento non dipenda dalla

caccia al mammut o al brontosauro a ema-

nare leggi che impediscono a due persone

dello stesso sesso di baciarsi in pubblico se

non la scoperta sopracitata? Parrebbero non

esserci altri validi motivi per una legge tan-

to iniqua, quindi, dal momento che mandare

una povera cagna a morire nello spazio va

evidentemente oltre le possibilità di una tri-

bù di Neanderthal, la risposta va cercata in

ragioni non altrettanto valide. Effettuata

questa premessa, la causa di tale ingiustizia

è piuttosto lampante: essendo ad un liceo

scientifico ci risulterà facile comprendere il

senso dell’equazione Vladimir Putin + Chie-

sa Ortodossa = Omofobia. La mia tendenza

alla paraculaggine mi impedirebbe di sca-

gliarmi a spada tratta contro due bersagli

così pericolosi, per quanto allettanti, se non

fosse per l’assoluta assurdità della normati-

va di cui vado a parlarvi. La nostra storia

comincia nella buia e tempestosa mattina

del 11 giugno, quando la Duma, la Camera

Bassa russa, è inciampata su un calamaio e

una penna e ha allegramente approvato una

serie di norme che prevedono salate multe

per chiunque “diffonda informazioni” sull’o-

mosessualità a minorenni, organizzi o par-

tecipi a manifestazioni in favore dei diritti

omosessuali o di fatto parli di omosessualità

in pubblico. Dei 435 membri della Duma,

434 hanno votato favorevolmente: se vi è ri-

masta una scintilla di speranza nel petto al

pensiero di colui che non l’ha fatto, sono

О вкусах и друзей не спорят(“Circa i gusti e gli amici non si discute”, proverbio russo)

di Lorenzo Bartoloni

Attualità

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Novembre 2013 5

spiacente di informarvi che non si è comun-

que opposto alla norma, semplicemente si è

astenuto. Questi dati rincuoranti, purtrop-

po, rispecchiano appieno la posizione dell’in-

tera società russa sull’argomento omoses-

sualità: c’è chi vocifera di un esiguo 1% della

popolazione a favore dei movimenti LGBTI,

altri non fanno che tirare in ballo le conti-

nue violenze della polizia alle manifestazio-

ni di tali organizzazioni, fatto sta che è cosa

risaputa che in Russia la maggioranza sia

contraria alle coppie dello stesso sesso; che

sia per motivi religiosi, per tradizione o per

chiusura mentale, i Russi sembrano decisa-

mente restii a concedere maggior libertà

agli omosessuali. Non vi ricordano un ado-

rabile Paese di pizza, spaghetti e mandolini?

Ma se è questo che la maggioranza vuole,

può l’Europa opporsi a questa legge? Sì. Es-

sendo la madre dei cretini sempre incinta,

non c’è da stupirsi che siano in molti a soste-

nere questa legge, e non tiratemi in ballo

questioni come la democrazia, che rispetto

alla Russia è come l’acqua santa per il diavo-

lo. Non è che Hitler avesse appena quattro

gatti al seguito, così come non ce li avevano

Mussolini, Franco, Castro o Stalin, eppure

non è che

fossero fi-

la nt ropi

dall ’ope-

rato tanto

impecca-

bile, se mi

concedete

una visio-

ne così

semplici-

stica della

faccenda. Parlando del buon vecchio uomo

d’acciaio (Stalin, non Superman), anche lui

aveva qualcosa da ridire sugli omosessuali,

come ogni dittatore che si rispetti: del resto,

che gusto ci sarebbe ad avere il potere se poi

non ci si accanisse contro le minoranze? Nel

1933 Mr. Baffo d’Oro inserì nel codice pena-

le il reato di omosessualità, che vi rimase

per ben sessant’anni; fu infatti rimosso nel

1993. E ora, vent’anni dopo quell’importan-

te traguardo, a qualcuno viene in mente la

brillante idea di applicare una politica che,

se non è altrettanto repressiva, è di certo

ugualmente scandalosa. Al di là di ogni bat-

tuta, si può davvero permettere che in molte

parti del mondo, non solo in Russia, l’omo-

sessualità sia discriminata così apertamen-

te? La risposta è scontata, ma a quanto pare

sono uno dei pochi a pensarla così, dal mo-

mento che anche il Bel Paese è ben poco tol-

lerante nei confronti di gay, lesbiche e

transgender. Per quel che mi riguarda l’Eu-

ropa può benissimo, anzi dovrebbe, dire da-

svidania alla Russia sino a quando non si de-

ciderà a abrogare l’atto di inciviltà che mi

rifiuto di chiamare ancora una volta “legge”.

Detto questo, ammetto che io ho fiducia nel-

*:Le USB dell’ex KGB:

se pensate che i maglioni color prugna che vostra zia vi regala

puntualmente ogni Natale siano doni orrendi, non vi conviene far visita a Putin; pare, infat-

ti, che il regalo di benvenuto per gli ospiti del Cremlino siano chiavette Usb dotate di micro-

spie. Questo è l’allarme lanciato dal presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy,

che, tornato dal recente G20, ha consegnato la chiavetta ricevuta ai servizi tedeschi aj nché

la esaminassero. Il responso non è dei migliori: si tratta di una microspia a tutti gli e{ etti. A

quanto pare il governo russo intendeva carpire agli altri Stati informazioni segrete tramite

questo stratagemma; ma vi sono altri motivi per una simile azione da parte di Mosca? Forse

un’ulteriore causa è l’antica rivalità tra Russia e USA: ora che la luna è stata raggiunta, lo spio-

naggio sembra essere il nuovo campo su cui confrontarsi. Perché, ricordiamolo, non è che a

Washington siano tutti stinchi di santo: mai sentito parlare dello scandalo Datagate? Il Crem-

lino, comunque, smentisce tutte le accuse e, se la parola del presunto colpevole può non

sembrare totalmente aj dabile, c’è da dire che ancora non sono giunte conferme riguardo

ai fatti da parte della Commissione Ue, che sta svolgendo le veri! che del caso.

Attualità

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6 Novembre 2013

la Russia! Stiamo parlando della Russia, il

Paese che molte volte nella storia, con un

astuzia fuori dal comune, ha lasciato che fos-

se il freddo inverno a combattere le sue

guerre, al semplice costo di bruciare i propri

campi, saccheggiare le proprie fattorie, ucci-

dere le proprie mandrie e rovinare i propri

raccolti! La Russia, il Paese che ha avuto al

governo la tripletta vincente di un santone

la cui fobia per le lamette da barba era tutto

fuorché incerta, di un rivoluzionario pelato

che ha fatto centinaia di promesse e di un

dittatore che non ne ha mantenuta neanche

una! La Russia, il Paese che pare si sia recen-

temente ridotto ad un tentativo di spionag-

gio tanto bislacco e mal riuscito da sembra-

re opera di Chuck Bartowski*. Prevedo

tempi bui. Vi lascio con questa frase della

saggezza popolare, letta sul portone dell’am-

basciata russa durante una protesta:

PUTIN NEEDS INPUT

Non mi è chiaro cosa spinga una persona a

svegliarsi una mattina e decidere di andare

in un paese dall’altra parte del mondo a vi-

vere per due mesi o un anno. Fra i ragazzi

che viaggiavano con me c’era chi aveva

sempre sognato di andare in Nuova Zelan-

da, chi era un fan degli All Blacks, chi dei

fi lm del Signore degli Anelli, chi era stato co-

stretto, chi voleva fare la maturità in un pae-

se con degli standard più bassi (motivo per

cui molti degli studenti giapponesi erano lì).

Io onestamente volevo viaggiare, fare un

programma più breve di 6 mesi ed ho scelto

il paese di cui ho sentito parlare di meno an-

cora abbastanza grande da apparire sulle

cartine geografi che.

Ora, non è che ti svegli una mattina deci-

dendo di andare in capo al mondo e poi ci

vai per qualche oscura magia senza dover

fare nulla. Ci sono varie associazioni: io ho

iniziato con Intercultura per passare alla

WEP.

Intercultura è la più economica che trovere-

te, oltre a questo cerca molto di creare un

ambiente amichevole fra volontari e studen-

te, ma anche fra i vari studenti del program-

ma. Il problema è che sono fi ssati col farti

fare l’anno e gli devi dare una lista di dieci

programmi a cui vorresti partecipare. Con la

WEP si può scegliere il luogo ed anche la

scuola se volete, ma è un po’ costosa se

non vincete borse di studio.

Il processo che permette di entrare in un

programma di scambio internazionale è lun-

go e costoso sia nel tempo che nel denaro.

Ci vorrebbe un articolo solo per spiegare

tutti i documenti per cui si deve passare, ma

per fare un riassunto direi: una quindicina di

In viaggio col DeGeUn’esperienza Neozelandese

di Paolo Marimon

Viaggi

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Novembre 2013 7

test psicologici (tra cui disegnare un albero),

certifi cati medici, numeri di telefono di amici

e parenti, pagine di domande inutili su cosa

fai nel pomeriggio e cosa sono i tuoi interes-

si, altrettante pagine scritte dai tuoi genitori,

moduli per gli insegnanti , foto di te e della

tua stanza in diverse pose, lettere alla tua

futura famiglia ospitante sia da parte tua che

da parte dei tuoi, vari fogli dove dici di non

essere mai stato in ospedale, di non bere,

non fumare e varie altre cose (poi strana-

mente quasi tutti gli italiani che hanno fatto il

viaggio con me bevevano e fumavano). Il

tutto rigorosamente sia in italiano che in En-

glish. Devo però dire che ne vale la pena.

Chiedo scusa all’impavido lettore che si è

spinto fi no a questo rigo senza arrendersi

per questo excursus su come organizzare

un viaggio con un’associazione di scambio

culturale, ma penso sia importante informa-

re il più possibile di questa magnifi ca possi-

bilità.

A questo punto, sorvolando sul lungo viag-

gio, si può fi nalmente arrivare a destinazio-

ne, nel mio caso Auckland.

Si tratta della maggiore città commerciale

Neozelandese, è chiamata anche “the city

of sails” per l’enorme quantità di barche a

vela che ospita il porto.

Ci sono moltissime cose che si possono

fare nella zona: da giri in barca molto com-

merciali per vedere delfi ni e balene della

baia a visitare il set de Il Signore degli Anel-

li, probabilmente il viaggio più bello che ho

fatto nei dintorni della città.

Oltre a questo credo che sia da folli perder-

si la possibilità di vedere un match degli All

Blacks. Il prezzo dei biglietti è piuttosto giu-

sto e si ha la possibilità di vedere la famosa

haka. Il rugby è un gioco molto interessante

ed altrettanto strano: non ho ancora capito

come facciano gli arbitri a vedere i falli in

quel miscuglio di uomini accatastati per cer-

care di prendere la palla.

Per quel che riguarda la scuola vi direi di

non preoccuparvi dato che il sistema ingle-

se è molto più calmo di quello italiano. Il pri-

mo fatto è che ci sono solo cinque materie

da scegliere fra un gran numero di possibili-

tà che vanno da matematica a ingegneria a

Viaggi

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8 Novembre 2013

Dopo l’estensione del decreto sul divieto di

fumo agli spazi esterni di pertinenza della scuo-

la, si sono scatenate le polemiche: fumo no,

fumo pro, fumo su, fumo giù. Dimentichiamoci

delle polemiche e andiamo invece a scoprire

qualcosa di più su uno dei vizi più di{ usi al

mondo.

Come molte delle abitudini che erroneamente

riteniamo nostrane, quella del fumo era tipica

delle popolazioni del Sud America. Nelle civiltà

Maya e Azteca il fumo era riservato esclusiva-

Gallia est omnis divisa...La storia in fumo

di Andrea Magnini

Storia

teatro a musica. Infatti la maggior parte del-

le attività che in Italia si fanno nel pomerig-

gio in Nuova Zelanda sono gestite dalla

scuola. Oltre a questo il livello medio d’inse-

gnamento è piuttosto basso dato che non

esiste la bocciatura. Questo crea anche

un’atmosfera più calma. Ad ogni modo se

un ragazzo si mostra interessato i professo-

ri sono sempre molto gentili e disponibili a

dare consigli su approfondimenti possibili o

stage da fare, tutto ciò aiuta molto di più gli

studenti ad entrare nel mondo del lavoro più

facilmente che da noi.

Infi ne ci sono due ricreazioni da un ora cia-

scuna più un ora chiamata “study” dove si

dovrebbe studiare, ma si può fare quello che

si vuole. Questo concede un sacco di tempo

per socializzare, cosa che è anche piuttosto

facile data la mentalità molto aperta che

hanno là, dopotutto è già di per sé una so-

cietà molto multietnica.

Tutto questo tempo è an-

che ben sfruttato per ven-

dite di dolci o strani proget-

ti degli studenti. Il primo

che mi viene in mente è

una bici per farsi milkshake

creata dagli studenti di in-

gegneria.

Insomma spero che anche

voi possiate andare in que-

sto paese stupendo e vor-

rei consigliare a tutti voi di

provare queste attività di

scambi culturali.

Spero anche che qualcuno

di voi possa allietare i futu-

ri numeri del DeGe con re-

soconti dei suoi viaggi.Foto fatta alla Hobbiton

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Novembre 2013 9

m e n t e

ai sacer-

doti. Que-

sti soj a-

vano il fumo

verso il Sole e i punti

cardinali per comunicare

con le divinità. Oltre a quest’u-

so mistico il tabacco veniva masti-

cato oppure mischiato con cenere e usato

come gomma da masticare. Ancora oggi alcu-

ne tribù usano così il tabacco che sembra avere

e{ etti positivi sulla salute dei denti; a quanto

pare le gomme da masticare tanto pubblicizza-

te che si presume proteggano i denti non sono

proprio un’invenzione recente!

Anche il nome del principio attivo del tabacco,

la nicotina, non è così recente come si potreb-

be pensare. Deriva infatti dal nome di un por-

toghese, Jean Nicot, che nel Cinquecento pro-

muoveva in Europa il tabacco come erba

medicinale.

Chi di voi si è mai chiesto se lo smo-

king ha qualcosa a che fare con il

fumo? La risposta è presto detta:

nell’Ottocento i gentiluomini in-

vitati a cena si ritiravano a fu-

mare in una sala (fumoir) con

una giacca che veniva chiama-

ta smoking jacket; ! nito di fu-

mare gli invitati uscivano dalla

sala e cambiavano la giacca

che puzzava di fumo.

All’epoca il tabacco si fumava

con pipe e siga-

ri .

Sembra che la sigaretta sia stata in-

ventata dai soldati musulmani durante l’asse-

dio di San Giovanni d’Acri. I soldati, a quanto

pare,

a v r e b -

bero sostituito

alla polvere da sparo del tabacco in dei cilindri

di carta. Altri sostengono invece che siano stati

gli inglesi, pochi anni dopo assediando la stes-

sa città, ad arrotolare delle foglie di tè con den-

tro del tabacco; comunque sempre San Gio-

vanni d’Acri era.

Poi ci pensarono le macchine della rivoluzione

industriale. In un attimo furono

confezionate milioni e

milioni di sigarette. Il

terreno era già spia-

nato, gli e{ etti to-

nici della nicotina

e le antiche e

presunte doti

taumaturgiche

del tabacco fe-

cero il resto.

Presto la siga-

retta cominciò

a essere consi-

derata come un

doping per i sol-

dati, così come il

tabacco da pipa

era consigliato ai

prelati come anti-

doto contro le tenta-

zioni di tipo sessuale.

Oramai rimanevano in po-

Storia

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10 Novembre 2013

La storia della musica vive (anche) di

rivalità, autentiche o fi ttizie. Im-

possibile non occuparsi di questi

“duelli” senza andare, con il pen-

siero, alla madre di tutte le con-

trapposizioni musicali: quella fra

Beatles e Rolling Stones. Pur es-

sendo sostanzialmente differenti,

le due band sono accomunabili

per le simili dinamiche

che hanno caratterizzato

la loro nascita e crescita.

Formatisi agli inizi degli

anni ‘60, sono stati un

vero e proprio cambia-

mento rivoluzionario

riguardo la musica che

li ha preceduti. Gli Sto-

nes erano considerati

dai critici musicali

come “anti-Beatles” a

causa delle argomenta-

zioni dei loro testi e dei loro

stili di vita totalmente diversi da

quelli dei Beatles, i quali erano

visti come i “bravi ragazzi”.

Le due band lasciavano vo-

lutamente che i media par-

lassero della loro rivalità,

quando in realtà si stimava-

no a vicenda e si frequenta-

vano di nascosto. Lo stesso

Keith Richards ha ammesso

che la rivalità tra i gruppi

era inesistente e che, anzi,

si sentivano frequente-

mente per pianifi care

l’uscita dei loro dischi:

quando i Beatles faceva-

no uscire un singolo, gli

Stones posticipavano di

qualche settimana il pro-

prio e viceversa. Certo,

c’era qualcosa che Jagger

invidiava ai Beatles, ai

quali aveva dato il nome di

Musica

Beatles vs Rolling Stonesnemici o amici?

di Elisa Guerra e Erika Gliozheni

chi a detestare il tabacco, tra questi la regina

Vittoria. Alla sua morte però il ! glio e successo-

re Edoardo VII fece accomodare gli amici in una

stanza di Buckingham Palace e annunciò loro:

<<Signori, potete fumare!>>.

Comunque, nella storia, ci sono sempre stati

degli oppositori del tabacco. Tra questi ricor-

diamo Giacomo I d’Inghilterra, che fece pubbli-

care la sua “Invettiva contro il tabacco”, nella

quale descriveva i rischi per la salute derivanti

dall’abitudine al fumo.

Questo solo per darvi una breve inquadratura

sulla storia del tabacco. Sta a voi scegliere se fu-

mare o no, ma ricordate: scegliete con la testa

non secondo la moda.

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Novembre 2013 11

Halloween - Backgrounddi Fulvia De Francesco

Se anche solo per sbaglio vi è cadu-to lo sguardo su questa pagina o se invece siete delle belle e brave per-sone davvero intenzionate a legge-re quest’articolo, forse vi aspettere-te di sentir parlare di zucche o celti. Ma non sarà così! Infatti in quest’an-golino di giornalino vorrei mettere da parte per un attimo la leggenda e scrivere di qualcosa di più concre-to: LA STREGA. Sicuramente tutti noi pensiamo subito a questa fi gura quando ci riferiamo a Halloween. Ma io scriverò non della strega, “quella con la voce gracchiante e il bozzo sul naso”, ma delle streghe in carne ed ossa, quelle donne realmente esistite fi no agli albori delle epoche più recenti, all’inizio del ‘700, spes-

so additate come causa di tutti i mali. Ma chi erano le streghe? Sia-mo nell’Europa medioevale e molte donne hanno guadagnato uno spa-zio di autonomia come guaritrici e levatrici. Queste hanno raggiunto un alto grado di specializzazione nelle arti mediche e farmacologiche e per secoli vengono onorate dal popolo e amate, siedono alla corte dei re e danno pareri su questioni di Stato. Tra le loro presunte capacità c’è quella di alleviare i dolori del par-to trasmettendoli su animali, predi-re il futuro e curare i malati con erbe medicinali, delle quali sono profon-de conoscitrici. Ma, con la nascita delle Università, nel XII secolo, ven-ne vietata la pratica della medicina

Curiosità

“mostro a quattro teste”, per il

fatto che ognuno di loro sa-

pesse cantare. Uno degli

aspetti che accomunano le

vite delle due band è la mor-

te di uno dei componenti,

John Lennon per i Beatles e

Brian Jones per gli Stones.

In onore a quest’ultimo è sta-

ta scritta da Jim Morrison la

poesia “Ode a L.A. pensando

a Brian Jones”. A chi ci do-

mandasse se preferiamo i

Beatles o i Rolling Stones

risponderemmo che abbia-

mo una netta preferenza per

questi ultimi. Sicuramente,

però, i Beatles sono venuti

prima dei Rolling Stones e, in

quanto primi, hanno avuto un

ruolo ben più determinante de-

gli Stones nello stravolgere i

canoni tradizionali dell’epoca. E

voi chi preferite?

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12 Novembre 2013 Curiosità

a tutti coloro che non ne avessero titolo. Alle donne, che non avevano diritto di accedere alle università, fu impedito di esercitare liberamente. Cosa accadde quindi? Vennero ri-cacciate tra le mura domestiche. Tuttavia non era facile sradicare la stima popolare di cui esse godeva-no, così, per gettare discredito su di loro, i poteri costituiti cominciarono ad accusarle di compiere sortilegi e crimini come infanticidi e unioni con il demonio durante i Sabba. I medi-ci, uomini, volevano detenere il po-tere in ambito medico e per questo le donne sapienti vennero etichet-tate come streghe. In questi secoli bui (dalla fi ne del ‘400 all’inizio del ‘700) ci fu un crescendo di orrori e persecuzioni nei confronti delle don-ne accusate allora di stregoneria: qualsiasi donna che fosse al di fuori dallo stereotipo creato dall’uomo per lei, in quanto potenziale minac-cia all’ordine costituito, poteva es-sere incolpata. Il culmine di questo fenomeno coincide con la cosiddet-ta caccia alle streghe. In cosa con-sisteva? In pratica ogni donna che sfuggisse al ruolo a lei imposto (don-

ne sole, prostitute, vedove o stra-niere) rischiava di fi nire in tribunale. Non è noto il numero di donne vitti-me dell’accusa di stregoneria, basti dire che molti studiosi si riferiscono a questo fenomeno con il termine “genocidio”. I giudici, nell’accusa, si avvalevano dei trattati di demono-logia, che avevano preso a circolare grazie all’introduzione della stampa. Questi manuali elencavano minu-ziosamente i segni sul corpo delle donne, rivelatori di una “natura sa-tanica”. Capelli rossi o nei sull’ iride ( il cosiddetto segno del diavolo) po-tevano essere suffi cienti a incolpare una donna (in Inghilterra venivano accusate anche solo donne in grado di nuotare). Le streghe venivano ar-restate sulla base di denunce anoni-me, processate, torturate e spesso bruciate vive. Insomma, un ottimo capro espiatorio per tutte le calami-tà che colpivano il popolo: carestie, povertà e malattie. Di fatto, ciò che accadde fu che una gran parte del patrimonio di conoscenze di medici-na empirica accumulata per secoli dalle sapienti donne guaritrici andò perduta.

“Prendiamo gambi sec! i e ramoscelli di fagioli, li mettiamo fra i no" ri piedi e diciamo per tre volte ‘Horse and hatto# , Horse and go! Horse and pellatis, ho, ho!’ e immediatamente voliamo in qualunque luogo vogliamo andare”.

Isobel Gowdie, 1662; di" iarazione in tribunale.

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Novembre 2013 13

Dopo questo titolo in quanti vi state accingendo a leggere questo articolo?Non molti, credo, ma va bene così.E quindi perché “Ode alla Scuola”?Partiamo dall’inizio.

Sono sicuro che quasi tutti voi (eccetto forse i primini) ricordate quella giornata calda e soleggia-ta di 3 mesi fa. Giugno, per la precisione.L’ultimo giorno di scuola.Fra la commozione e la preoccupazione degli alunni di 5° che si prepa-ravano ad affrontare le Fatiche di Ercole (meglio note come Maturità) e la gioia di tutti gli altri (a parte forse qualcuno di 4°, che magari già pensa-va :”Il prossimo sono io!”) i sentimenti erano diversi. Chi si abbracciava, chi cantava, chi si baciava, chi si prometteva di ve-dersi durante le vacanze e chi invece salutava i compagni di classe dopo un’avventura di 5 anni. Chi già pregustava la nullafa-cenza più totale e chi in-

vece partiva già con l’in-cubo del debito a settembre (come vi capi-sco, anche io ci sono pas-sato!).Ebbene, in mezzo a que-sto turbinio di sentimenti ed espressioni, mi è venu-ta in mente proprio quel-la frase là, osservando quelli di 5°: “Il prossimo sono io!”.Io, che ormai non fre-quento più il Castelnuovo da anni, causa cambio di scuola, ho tirato le file di questi 4 anni di superiori.Soprattutto i primi anni non sono stati facili, a causa di problemi con le materie che sono le più importanti allo Scientifico (Pitagora e Talete, vi scon-giuro, trasmettetemi la conoscenza di quegli ar-cani segreti da voi deno-minati Teoremi!).Eppure non mi pento di nulla, non mi pento di aver scelto una scuola che non faceva per me, perché è stata comunque un’esperienza importantis-sima, che mi ha cambiato, prevalentemente in me-glio.

Come dimenticarsi i riti esoterici compiuti di fron-te ai libri di matematica per ingraziarmi questa ca-pricciosa “divinità” e le serate passate a fare Di-segno Tecnico (Salutatemi il Pupi!).Ciononostante sono stati anche anni bellissimi, pas-sati con i migliori compa-gni di classe che mi po-tessero capitare, molti dei quali spero di rincontrare più in là, dopo gli studi.E poi, la prima decisione matura della mia vita: il cambio di scuola.Ma sto divagando. Tornia-mo a noi.Dopo questa estate 2013, passata più o meno spen-sieratamente a seconda dei casi individuali, il ri-torno.“Ma come, avevo appena finito di festeggiare la fine della scuola!”Settembre, si entra in classe. La 5°. Quel nume-ro così ammirato per 4 anni (“Loro sono i gran-di!”) e allo stesso tempo così temuto. Il 5.Adesso quel numero sta sulla porta della mia clas-

Ode alla scuola

di Anonimo

(n.d.R. Questo articolo ci è stato inviato da un ragazzo che non frequenta più il Castelnuovo, ma

che ci tiene a far sapere la sua opinione)

Varie

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14 Novembre 2013 Varie

se.E lo potete chiedere a tut-ti i vostri amici di 5°, se non ci siete ancora, oppu-re a voi stessi, se siete anche voi annata ‘95.Una volta varcata quella porta per la prima volta cambia tutto.Citando la mia profe di Lettere: “In 5° il nemico non siamo più noi, gli in-segnati, ma l’Esame.”E’ proprio vero!In 5° si percepisce vera-mente il salto di qualità. Quanti ancora avevano vi-vacchiato fra interrogazio-ni su barbogi sconosciuti di Filosofia e compiti di Inglese più o meno raffaz-zonati adesso sentono la differenza.Perché la 5°, nonostante lo spettro dell’Esame, è il primo anno in cui si stu-dia veramente per se stes-si (volenti o nolenti), il pri-mo anno in cui si studia per la vita, per sapere le cose veramente.E dopo quello, il salto nel buio. Il Mondo Esterno, quel Mondo così crudele e ingiusto, così sprezzante dell’Istruzione.

Ed è per questo che dico a tutti voi, primini, secon-dini, terzini e quartini: go-detevi questi anni, perché non li riavrete mai più in-dietro. Godeteveli, perché questo è l’ultimo posto in cui i professori vi insegne-ranno le cose tenendovi per mano, invece che a bastonate come fuori da queste mura.Imparate dalle serate pas-sate a fare le studiate pri-ma del compito, dalle ri-petizioni (chi ne prende) e dai sacrifici.Prima di andare a letto ogni sera, pensate un at-timo a quello che avete fatto o ai compiti su cui avete dovuto studiare, perché da queste gioie e da questi dolori nasceran-no i frutti di una genera-zione nuova e, speriamo, agguerrita contro questo Sistema che ci tratta come sempliciotti, utilizzando “Un po’ la carota e un po’ il bastone”, per citare un infelice ministro dell’Istru-zione di qualche mese fa.Godetevi ogni cotta per il figo/a della classe, ogni passo per i corridoi, ogni

uscita anticipata ed ogni forca.Perché questi siete voi e sarete voi, per il resto del-la vostra esistenza, e per apprezzare il valore di un’esperienza che per molti non avrà eguali, mai più nella vita.Ridete e sorridete ai vostri compagni, non lasciate nulla di non detto.

A me sembra ieri che en-travo in via La Marmora, innocente e sbarbatello, e già mi ritrovo in 5°!Forse molti di voi staran-no pensando: “Ma che dice ‘sto qua? Ma che sta farfugliando?”. E va bene così.Ma io parlo a te. Sì, pro-prio tu che stai leggendo!Se queste parole ti hanno fatto riflettere per almeno un mezzo minuto, anche se sei l’unico della scuola che ci ha riflettuto, allora questa articolo avrà avuto un senso.

di Nessun Luogo, Nessun Tempo

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Novembre 2013 15

Intervista alla Banddi Fulvia De Francesco

Come si chiama la vostra band?Cold Fusion, ma è un nome provvisorio.

Come avete scelto questo nome?Diciamo che è stata un’idea del chitarrista (abbastanza a caso).

Componenti.Giacomo Chiti: chitarrista. Cosimo Recchi: batterista e occasionalmente seconda voce. Francesca Bonechi: bassista. Pietro Trallori: cantante e tastierista.

Prendete spunto da qualche altro gruppo quando suonate?Non particolarmente, anche perché suonia-mo per lo più cover di tutti i generi.

Avete mai suonato in pubblico?Sì, due volte, a Dicembre 2012 al Keller Platz

di Prato e a Giugno 2013 al Colle Rock, di cui abbiamo caricato anche il video su you-tube (se volete, guardatevelo che ci fa solo piacere), con titolo: ”Cold Fusion live at Col-le Rock in Florence 15/06/2013” (un titolo fin troppo professionale).

Scrivete brani vostri?Sì, per ora due canzoni intitolate Cupa e Running, ma ne abbiamo in corso altre.

Dove provate? Al Koan Studio a Campo di Marte, per un’ora e mezzo circa ogni weekend. Che musica ascoltate?Ascoltiamo un po’ di tutto (risposta banale), prevalentemente rock e metal.

Come si è formato il gruppo?Beh, in 2a media (mi pare) ero in classe con

Interviste

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16 Novembre 2013

Dopo un mese di assidua frequentazione dell’università di Firenze mi ritrovo ogni giorno a fare pa-

ragoni su stili di vita e abitudini che dopo cinque anni di liceo Castelnuovo mi ritrovo ad abbando-

nare, a volte a malincuore altre volte con un sospiro di sollievo. Ci sono mattine in cui mi alzo e

vorrei tanto dover prendere il treno delle 7.55 per entrare alle otto e mezza a scuola, sedermi al

mio banco e seguire una lezione di fi losofi a o essere interrogata a storia, ci sono giorni in cui be-

nedici tutti i santi del paradiso per averti fatto fi nire la scuola ed essere fuori dall’incubo, poi ci sono

le giornate in cui ti manca il liceo ma bene o male poteva andare peggio.

Cose che vi mancheranno del Castelnuovo:

* Il DeGe, sempre e comunque

* Le discussioni sul gruppo di facebook della scuola per ogni singola stupidaggine

* I meravigliosi grafi ci e disegni del professor Casaglia (al corso di analisi 1 ci vuole

molta molta molta fantasia per capire da un grafi co se una retta è asintotica o meno)

* Le spiegazioni chiare e lineari della professoressa Dall’Olio, così complete e ordina

te che ti permettevano di non possedere neanche il libro di testo

* Avere scadenze a breve termine che ti costringono a studiare tutti i giorni

* Avere la percezione che il docente sappia che esisti e che possiedi un nome

* Le professoresse in versione gossip-girl

* Essere sicuro di possedere un banco e un posto tutte le mattine senza dover

assistere a lezioni infi nite seduto per terra prendendo appunti sulle ginocchia

* Poter scrivere su un banco più grande di un foglio A4

* Le assemblee

Varie

Da decimi a trentesimi

di Beatrice Volpi ex5B

l’attuale chitarrista, conoscevo l’attuale bat-terista e l’attuale bassista (attuale, attuale, attuale), così un giorno ebbi la bella idea di proporre al chitarrista d formare una band, tutto qui. Ormai siamo “attivi” da circa 3 anni.

C’è un messaggio che vorreste lanciare a chi sta leggendo l’intervista?

Un messaggio da lasciare ai lettori di questa avvincente intervista? Beh, ascoltate tanta, ma tanta, ma tanta (l’ho già detto tanta?) musica, che vi fa bene, di qualunque gene-re. Appello ai lettori: Se qualche chitarrista fosse interessato a far parte di questa band come seconda chitarra, ben venga, mi con-tatti su facebook o per email ([email protected])

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Novembre 2013 17

Hai mangiato davanti a tutti!Vergognati!

di Mastro Willis

La bocca, lucida d’unto, restringe e allunga il suo profi lo. Insieme ad essa, dietro alla pelle, un complesso di ossa si alza e si abbassa, frullando ciò che è stato introdotto dentro l’orifi zio. Talvolta lo sfi ntere viene meno al suo dovere, lasciando per un momento intra-vedere la viscida cavità cosparsa da una ma-teria difforme e dalla bava. Questo processo va avanti in modo continuativo, tra orribili rumori, e s’interrompe solo quando la so-stanza viene mandata giù per il tubo collega-to alla cavità, dove le spetteranno trattamen-ti ancora più terrifi canti.Ho sempre reputato l’atto del mangiare un

qualcosa di molto intimo. In presenza di per-sone che non conosco, cerco di evitare di fare quella cosa naturale e necessaria che è nu-trirsi. Dopo aver creduto per tanto tempo di essere solo uno scemo disadattato, ho capito il motivo del mio imbarazzo. Passando in rassegna tutti i bisogni naturali dell’uomo, mi sono accorto che li soddisfi amo tutti na-scostamente, tutti tranne l’alimentarsi. Defe-chiamo ed uriniamo in luoghi appartati, e facciamo la stessa cosa per quel che riguarda la sfera sessuale. Anche il dormire è un qual-cosa che compiamo di norma solo accanto a persone con cui abbiamo confi denza. Questo

Varie

* Il divieto di fumare in cortile (credetemi se vi dico che vi salverà la vita)

* Le fi nestre come fonte di energia luminosa solare

* I gessetti colorati per fare disegni decenti e comprensibili alla lavagna

Cose che non vi mancheranno del Castelnuovo:

* La campanella stridula che ti perfora il timpano

* Avere un orario fi ssato di inizio e fi ne lezione

* Dover passare mattinate a scaldare il banco senza poter entrare e uscire

* Dover giustifi care assenze e ritardi

* La burocrazia, in certi casi davvero troppo esagerata

* Il venerdì e il sabato in aula

* Non poter restare a studiare oltre l’orario delle lezioni

* L’unicità di indirizzo

* La lista dei libri di testo da procurarsi

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18 Novembre 2013

accade perché l’uomo ha la grande presun-zione di credersi molto diverso da tutti gli al-tri animali, e cerca quindi di nascondere in ogni modo il fatto che deve soddisfare anche lui i bisogni tipici loro, il fatto che pure lui ha dell’animalità. Dunque ho forse reso mio questo atteggiamento presuntuoso, portando l’imbarazzo che ne consegue a coprire anche l’atto del cibarsi? Forse. Forse sono più esse-re umano della maggior parte delle persone, da questo punto di vista. Che schifo. Intendo l’atto del mangiare.Oppure è vero ciò che diceva Aristotele, che l’uomo è un animale sociale. Che probabil-mente un milione di anni fa, quando aveva-mo più peli e puzzavamo ancora di più, cac-ciavamo in branco e ci cibavamo della preda tutti assieme, scambiandoci qualche grugni-to signifi cativo tra un boccone e l’altro. Se è così, si può ben dire che col passare del tem-po abbiamo perso il pelo ma non il vizio. Questa tesi è avvalorata da usanze tipiche di molti paesi, specialmente quelli orientali come la Corea ed il Giappone, dove i pasti sono visti come un’importante occasione so-ciale. I loro talk show, infatti, sono come i nostri, abitati nella maggior parte dei casi da idioti benpensanti, ma si svolgono durante i pasti e gli ebeti mangiano mentre dialogano. Ho sentito inoltre dire da alcuni imprenditori sbruffoni e smaniosi che “gli affari migliori si fanno a tavola”. La realtà non ha contrad-detto questi uomini affermati, ed è pur vero

che gli umani sono persuadibili molto più fa-cilmente quando obnubilati dal piacere fi si-co. Che meschini. Intendo i persuasori.A proposito del piacere stesso che dà l’atto del cibarsi, forse sempre perché spinto dalla stessa presunzione di voler cercare altre fon-ti di godimento che ci distinguano dalle be-stie, credo che molte persone gli diano trop-pa importanza. Il godimento che deriva dal cibo, in effetti, a differenza del piacere intel-lettuale, uno dei vari piaceri che ci siamo creati, è un qualcosa di facilmente raggiungi-bile, un qualche cosa in cui spesso affoghia-mo le nostre frustrazioni e grazie al quale ci consoliamo. È facile dunque capire perché oggi sono le classi più povere quelle che han-no la maggior percentuale di obesi.Guardando le persone che mangiando si dan-no alle smorfi e di godimento più smodate, non posso che provare tenerezza, compren-dendo quanto non siano soddisfatte della loro esistenza, ma anche rabbia, osservando come si arrendano ai piaceri raggiungibili senza tanti sforzi, che sono poi i più effi meri. E così mi ritrovo a pensare, e talvolta sibilare tra le labbra: “E allora godi, godi, bastardo!”. Ma forse sono solo io, affetto da una qualche for-ma di anedonia, ad essere invidioso di come, bene o male, la maggior parte della gente si procaccia una fonte di piacere e ci si acquat-ta con l’animo in pace. Che schifo. Intendo io.

Varie

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Novembre 2013 19

Mi hanno proibito di iniziare questo articolo con un “Gli Statunitensi, gran popolo, eh? Chi non ha in mente la tenera immagine di una guerrafondaio con birra e hamburger alla mano?”, ma non ho alcuna altra idea per un in-cipit memorabile, quindi mi risparmio tutta la solita sceneggiata. Niente riferimenti eclettici, niente giri di parole, niente ermetismo: Bill de Blasio, il nuo-vo sindaco di New York. Sono ignoran-te, l’ho sempre am-messo e no mi tirerò indietro proprio ora: prima di qualche giorno fa non avevo idea di chi fosse, se me l’aveste nomina-to avrei pensato ad un parente di Ilary Blasi. Ma ora, da quel che ho potuto leg-gere in giro, già mi piace: è italiano, sua moglie è un’ex-lesbi-ca attivista per i diritti gay e il suo ! glio afro si chiama Dante. Come si fa a non amarlo? Dev’essere quello che hanno pensato anche i Grandi Bruchi (i cittadini della Grande Mela, oh oh oh!) dal momento che Bill ha vinto con una maggioranza schiacciante, arrivando ad essere il primo sindaco democratico a New York dopo ventiquattro anni. I fronti sui quali intende adoperarsi sono vari e spaziano dalla lotta alla discriminazione delle minoranze et-niche alla promozione di leggi in favore degli omosessuali, passando per un robinhoodiano “tassiamo i ricchi per aiutare i poveri”. I punti

del suo programma sopracitati sono perfetta-mente in linea con lo spirito democratico, che gli è valso addirittura una telefonata di con-gratulazioni da parte della Casa Bianca; del re-sto, si sa, in questo periodo Obama ha una certa aj nità con i telefoni... Ma Bill de Blasio non è nato in una notte come un fungo! Ha

avuto anche lui un passato, una storia emozionante e av-vincente che ci pre-pariamo ad esplo-rare! Ma anche no. Vi basti sapere che la sua ! gura era già nota ai Grandi Bru-chi (mio Dio, ogni volta che la scrivo questa battuta mi sembra ancora più brutta): è stato per anni public advo-cate, ovvero un rappresentante dei diritti dei cittadini, e ha combattuto

su vari fronti, primo fra tutti le case popolari per i malati di Aids. Ora, non che voglia sbilan-ciarmi, non che a voi debba importare mini-mamente la mia opinione, non che il mio giu-dizio sia oculato al momento, ma... Penso, ritengo, suppongo che questo sia davvero un compatriota di cui andare ! eri e che, al mo-mento, l’Italia non possa che gongolare nel sapere il proprio nome legato a quello di Bill de Blasio. Poi magari è un massone Illuminato mangiabambini corrotto e depravato, ma al momento mi ispira. Suppongo.

Little Italy sbarca il lunario

e conquista Manhattan�di Lorenzo Bartoloni

Attualità

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20 Novembre 2013

I’m thinking of you in a way I never thought

I’m thinking of you, but I’ve clearly never thought of you

Always looked at you as a friend of mine, only now I realize

those shining eyes, those sunny skies were not coincidences

They were just signs of a love that never happened

Oh, tell me why we can’ t be together

maybe we’re just victims of an unknown killer

that throws away every chance of love in a thriller

I don’ t get why the killer is so mad at us

We let things go without fi ghting for our goals

but this is not some sor t of game, this is life

if we don’ t fi ght in life, we’ll never smile in death

Those shining eyes, Those sunny skies will never come back

Now put a rucksack on your back

don’ t let your eyes look back

You’re only trying to escape from a society that never even wanted you

You don’ t have to feel guilty

you don’ t have to build “walls”

just take your forbidden love with your hand

and take it where you can

where you can kiss it without shame

where you can hug it without blame

So take it if you can

‘cause your face is turning red

I 'm Thinking of Youdi Anonimo

Poesie

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Novembre 2013 21

Pentathlon Matematico

di Francesco Di Giorgio

“...Tutto deve cambiare, affi nché tutto resti come è...” Tancredi, “Il Gattopardo”

Ho pensato che questa dotta citazione ci stesse bene all’inizio dell’articolo, non perché io abbia l’inten-

zione di trasformare questa rubrica di giochi matematici in una di disquisizioni ! loso! che, ma perché non

avevo voglia di continuare a fare i giochi seguendo lo schema dell’anno scorso, o perlomeno, essendomi

quest’estate � ippato con i giochi di logica con gli omini con in testa dei cappelli, avevo voglia di fare un

articolo solo per questi.

I problemi sono in ordine dal più facile al più dij cile, il primo e il quarto sono piuttosto conosciuti, gli al-

tri tre sono di mia invenzione. Buon lavoro e a chi li risolve tutti: tanto di cappello!

• Un capotribù africano rapisce 4 pover’uomini e li seppellisce nella sabbia del deserto lasciando in

super! cie solo la testa. I quattro sono messi in ! la in maniera tale che il primo non veda nessuno, il secon-

do veda solo il primo, il terzo primo e secondo e il quarto nessuno perché tra lui e il terzo viene piazzato

un muretto. Il capotribù prende 4 cappelli: 2 bianchi e 2 neri e li posiziona nell’ordine che preferisce in te-

sta ai quattro malcapitati, quindi dice: “Chi indovinerà il colore del proprio cappello avrà salva la vita, chi

sbaglierà verrà giustiziato”.

Chi è che si salva di sicuro?

• Un altro capotribù, invidioso del primo, rapisce altre quattro persone e le seppellisce. I primi tre

sono messi in ! la in modo che il primo non veda nessuno, il secondo veda solo il primo e il terzo veda pri-

mo e secondo; il quarto viene invece posizionato dietro ad un muretto parallelo ai tre così che possa ve-

dere il primo e il terzo. Anche in questo caso vengono presi 2 cappelli neri e 2 bianchi e posizionati in te-

sta ai prigionieri e anche in questo caso chi indovina si salva e chi sbaglia viene ucciso; la moglie del

capotribù (che è un’abile matematica) rimprovera però il marito: “Sciocco! Non ti sei accorto che così si

salveranno tutti in ogni caso?!”

E’ vero quello che dice la moglie del capotribù?

• Tre tifosi della nazionale italiana hanno deciso di andare a vedere la partita indossando uno un

cappello verde, uno un cappello bianco e uno un cappello rosso. I tre però sono anche patiti della mate-

matica e passano la mattina a fare questo gioco: ognuno indossa un cappello a caso prendendolo da una

collezione di un numero imprecisato di cappelli dei tre colori; quindi ciascuno può decidere se alzare la

mano o no, chi alza la mano avrà la precedenza sugli altri per il cambio di cappello.

Il cambio di cappello funziona così: si può cambiare di 1, di 2 o di 3 cappelli, al cappello che uno ha in te-

sta verrà quindi sostituito o quello del colore successivo, o di due colori dopo, o rimarrà dello stesso colo-

re. L’ordine dei colori è: verde-bianco-rosso, poi ovviamente il giro ricomincia.

Ciascuno dei tre tifosi vede i cappelli degli altri due ma non il proprio.

Come si devono accordare i 3 per poter andare allo stadio sicuri di avere 3 cappelli diversi?

• Un mago cattivo rapisce 10 hobbit e dice loro : “Domani mattina vi seppellirò nella sabbia in ! la

Tanto di cappello

Giochi

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22 Novembre 2013

indiana e metterò in testa ad ognuno un cappello che potrà essere indi{ erentemente bianco o nero,

quindi partendo dall’ultimo della ! la chiederò a ciascuno di che colore è il suo cappello, chi indovinerà

verrà liberato, chi sbaglierà verrà ucciso”. Durante la notte gli hobbit discutono a lungo per trovare un

modo per salvare la vita a un numero maggiore di persone possibile.

In quanti al massimo si salveranno di certo?

• In un concorso a premi giapponese, dopo diverse prove, siamo giunti alla ! nale. I nove concorren-

ti rimasti vengono divisi in 3 gruppi di 3 persone, ogni gruppo viene chiuso in una stanza insonorizzata e

ad ognuno viene messo in testa un cappello. Si sa che in una stanza ai tre concorrenti verranno messi in

testa 3 cappelli bianchi, in un’altra 2 bianchi e 1 nero e nell’ultima 2 neri e 1 bianco; nessun concorrente

sa però in che stanza si trova. Ognuno può vedere i cappelli degli altri due ma non il proprio. I concorren-

ti hanno un’ora di tempo per indovinare il colore del proprio cappello, in ogni stanza c’è un orologio.

Dopo 58 minuti esatti l’ultimo concorrente indovina il colore del proprio cappello e così tutti e 9 avranno

un ricco premio. Come sono andate le cose?

Scrivere le soluzioni sarebbe stato un lavoraccio, quindi per chi le volesse avere venga a chiedermele in

classe.

Spazio per disegnare i problemi (o quello che vi pare)

Giochi

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Novembre 2013 23

Come si gioca:

Mettete un numero da 1 a 9 in ogni casella vuota, in modo che ogni riga, co-

lonna e riquadro 3x3 contenga tutti i numeri da 1 a 9 senza ripetersi

SUDOKU

Giochi

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Lorenzo Bartoloni 4B

So! a Taylor 5B

Andrea Magnini 4B

Federico Ferrantini 4B

Paolo Marimon 4B

Francesco Di Giorgio 4B

Pietro Trallori 1B

Fulvia De Francesco 2G

Edoardo D’Angelis 4B

Giacomo Clari 5B

Alice Taylor 5C

Alessia Ugolini 4B

Sara Fiore 4B

Perla Mu 1B

Erika Gliozheni 2C

Eliogabalo

Finito di stampare

il:

alle ore:

In tiratura di copie

Direttore: Tommaso Zolfanelli 4B

Vice~Direttore: Saverio Misuri 4B

Responsabile Sede: Elisa Guerra 2C

ReR dazione:

Manzoni aveva 25

lettori.

Il DeGe ne ha 1200.

il Di rettore dice: “Salve, popolo del Castelnuo -

vo! Sono i l d i rettore del DeGene -

rat ione, i l giornal ino del vostro

l iceo. Spero che abbiate apprez-

zato questo numero e v i r icordo

che le r iunioni d i redazione s i

ter ranno tutt i i giovedì a l le 14.30

in sede. PAR TECIPATE NUMERO -

SI ! Vi invito inoltre a scr ivere ar-

t icol i e a inviarcel i . Gl i ar t icol i

vanno spedit i a l seguente indir iz -

zo: redazione.degenerat ione@

gmai l .com oppure consegnat i in

chiavetta USB. I l gruppo di reda-

zione si r iser va di concordare

con gli autori la pubblicazione

dei lavori nei l imiti dello spazio

disponibile e nella qualità r ispet-

tosa degli stessi . Per qualsiasi

dubbio, perplessità o chiar imen -

to sul funzionamento e sulla na-

tura del proget to DeGeneratione,

potete contat tare i l diret tore, i l

v ice - diret tore o uno dei redat to -

r i : saremo l ieti di r isponder vi .”