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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Sabato 18 settembre 2010 – Anno 2 – n° 246 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it DON VITO: “IO, DELL’UTRI E BERLUSCONI FIGLI DELLA STESSA LUPA” Ecco l’appunto inedito con cui Ciancimino padre rivela i rapporti finanziari con l’attuale premier e la mafia Come s’offrono di Marco Travaglio C onfessando, negandola, la compravendita di senatori, il Cainano aggiunge un capitolo alla lunga tradizione del trasformismo nazionale. Ma ogni epoca ha i trasformisti che si merita. Oggi ci meritiamo l’onorevole Francesco Nucara da Mosorrofa (Reggio Calabria). Nessuno lo sa, ma entrò in Parlamento nel lontano 1983 col Pri all’epoca guidato da Spadolini, nella sua veste di galoppino di Giorgio La Malfa, figlio d’arte. Oggi, sempre all’insaputa dei più, del Pri è addirittura il segretario nazionale. La Malfa lo accusa di trasformismo e lui accusa di trasformismo La Malfa. Hanno ragione entrambi. Nel ’94 La Malfa imputava a B. le peggiori nequizie, poi naturalmente si alleò con lui, nel 2005 divenne addirittura ministro del governo Berlusconi-2 e nel 2008 fu rieletto nelle liste del Pdl. “Q u a l ch e tempo fa – racconta il Nucara a La Stampa – Giorgio mi disse: Francesco, dobbiamo entrare nel Pdl e inseminarlo di cultura laica. Gli risposi con schiettezza: a 70 anni non me la sento di inseminare nessuno”. L’inseminazione fallì e La Malfa si avvicinò all’Api di Rutelli, forse per entrare in clandestinità. Nucara invece restò lì nel limbo, cioè all’asta, in attesa di una chiamata. E la chiamata arrivò alcune settimane fa, quando B. si fece vivo e l’incaricò di racimolare una trentina di voltagabbana disposti a votargli l’impunità al posto dei riottosi finiani. Il Nucara si era appena messo al lavoro, quando B., incontinente come molti coetanei, annunciò urbi et orbi che Nucara aveva fatto il miracolo: “Abbiamo un Gruppo di Responsabilità Nazionale di almeno 20 deputati estranei al Pdl pronti a votare la fiducia”. Mise in giro anche i nomi. I quali, salvo due o tre, smentirono: alcuni avevano rifiutato le avances, altri stavano ancora trattando sul prezzo, altri manco sapevano chi fosse Nucara. Un disastro. Soprattutto d’immagine, per il Grande Compratore. Ai bei tempi c’era la ressa, sotto Palazzo Grazioli, e non solo di escort: chi era pronto a vendersi gratis, chi addirittura – per dirla con Victor Hugo – av re bb e pagato per vendersi. Ora non si fan comprare nemmeno per un ministero, figurarsi per un sottosegretariato. Il Cainano, vecchio piazzista, ha provato ad aggiungere un mutuo-casa a tasso zero e una batteria di pentole al teflon, ma niente da fare. Il Nucara l’ha presa con filosofia: “Mi stanno chiamando tutti, anche chi prima non mi filava mai”, ha confidato a L i b e ro . “Chi l’avrebbe detto che sarei diventato famoso a 70 anni? C’è perfino chi mi riconosce per strada. Una sensazione nuova, non sono abituato. Ma sono contento, perché magari qualche ragazzo di 20 anni scoprirà l’esistenza del Partito repubblicano”. Dopodiché, appena scoperto che i repubblicani sono partiti da Mazzini e sono arrivati a Nucara, correrà a iscriversi. Schivo e riservato, il Nucara precisa comunque che il suo compito non era proprio quello di comprarli, i deputati: a quello pensava B. in persona: “Da me ha voluto più che altro consigli su chi contattare, diciamo che mi ha usato come consulente”. Ecco, lui forniva i consigli per gli acquisti, “ma poi credo che i singoli deputati li abbia contattati il premier personalmente”. Uno che nemmeno Nucara aveva segnalato, ritenendolo una causa persa, è Massimo Calearo, il memorabile figlio di mammà vicentino, già presidente di Federmeccanica, scovato nel 2008 da quel genio di Veltroni per fare, nelle liste del Pd, la parte del “giovane imprenditore” (ha solo 55 anni). Fu addirittura eletto come capolista nel Veneto-1, poi l’anno scorso scoprì di “non essere mai stato di sinistra” e lasciò il partito. Ma non, naturalmente, il seggio. Ora “attende una chiamata”. Nel senso che è pronto a “non fare mai mancare il mio voto a Berlusconi”. E non solo, potrebbe addirittura diventare ministro dello Sviluppo economico: “Proposte ufficiali non ne ho avute, ma se son rose fioriranno”. Guai però a dargli del voltagabbana. Questo no, sarebbe troppo. Lui è un veltroniano coerente: del Pd, ma anche del Pdl. Confindustria tuona contro la “sbalorditiva” evasione fiscale. Perché allora non caccia chi fa il furbo con le tasse? SCUOLA LEGHISTA x Lettera con 185 firme contro i simboli del Carroccio ADRO, LA RIVOLTA DEI GENITORI Nell’appunto consegnato ai Pm di Palermo, l’ex sindaco si lamenta: “Apparteniamo allo stesso sistema, ma abbiamo subito trattamenti diversi per motivi geografici”. Il ruolo di Dell’Utri Lillo pag. 3 z n incontro nazionale Idv Di Pietro a Grillo: “Ora basta proteste serve l’alternativa” Marra pag. 6z AUTOLESIONISMI x Liti e minacce di scissione Ce la farà il Pd a sopravvivere fino al 2011? pag. 2 - 3 z Messaggio alle istituzioni perché intervengano: “Vi chiediamo se tale ostentazione sia compatibile con i valori della Costituzione”. Appello del Fatto: già 30 mila firme. Adesione dei gruppi parlamentari Pd e Idv pag. 9 z CATTIVERIE Marina Berlusconi si prepara a entrare in politica. Quando i figli ricadono sulle colpe dei padri www.spinoza.it Pier Luigi Bersani (FOTO DLM) U di Bruno Tinti LO STATO E LA “ROBA” DEI PADANI C osì in Adro c’è il Polo scola- stico Gianfranco Miglio; non è il massimo come personaggio cui intitolare una scuola. Sem- bra che l’ispiratore di Bossi, so- stenesse sugli extracomunitari: “Non vanno mischiati gli schia- vi e gli europei”. pag. 22 z U di Marco Politi IL PAPA M I NAC C I AT O E BRACCATO L’ allarme terrorismo scuote il pellegrinaggio di Benedetto XVI. Scotland Yard ha arrestato ieri mattina gli attentatori. Gli agenti sono piombati alle 5 e 45 in un negozio di Londra, dove i cinque netturbini cominciavano il turno di lavoro. pag. 17 z n afghanistan Militare italiano ucciso alla vigilia del voto Gramaglia pag. 15z n bavagli Annozero siamo alle solite Masi ferma lo spot Mello e Tecce pag. 7z L’uomo con la pistola Silvio Berlusconi, in una foto di Alberto Roveri del 1977: sul tavolo una pistola (FOTO PUBBLICATE DA L’ESPRESSO) (FOTO ANSA) (FOTO ANSA) y(7HC0D7*KSTKKQ( +z!z!;!#!:

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Sabato 18 settembre 2010 – Anno 2 – n° 246Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

DON VITO: “IO, DELL’UTRI E BERLUSCONIFIGLI DELLA STESSA LUPA”

Ecco l’appunto inedito con cui Ciancimino padre rivelai rapporti finanziari con l’attuale premier e la mafia

Come s’offrono

di Marco Travaglio

Confessando, negandola, la compravendita disenatori, il Cainano aggiunge un capitolo allalunga tradizione del trasformismo nazionale.Ma ogni epoca ha i trasformisti che si merita.

Oggi ci meritiamo l’onorevole Francesco Nucara daMosorrofa (Reggio Calabria). Nessuno lo sa, ma entròin Parlamento nel lontano 1983 col Pri all’epocaguidato da Spadolini, nella sua veste di galoppino diGiorgio La Malfa, figlio d’arte. Oggi, sempreall’insaputa dei più, del Pri è addirittura il segretarionazionale. La Malfa lo accusa di trasformismo e luiaccusa di trasformismo La Malfa. Hanno ragioneentrambi. Nel ’94 La Malfa imputava a B. le peggiorinequizie, poi naturalmente si alleò con lui, nel 2005divenne addirittura ministro del governo Berlusconi-2e nel 2008 fu rieletto nelle liste del Pdl. “Q u a l ch etempo fa – racconta il Nucara a La Stampa – Giorgio midisse: Francesco, dobbiamo entrare nel Pdl einseminarlo di cultura laica. Gli risposi con schiettezza:a 70 anni non me la sento di inseminare nessuno”.L’inseminazione fallì e La Malfa si avvicinò all’Api diRutelli, forse per entrare in clandestinità. Nucarainvece restò lì nel limbo, cioè all’asta, in attesa di unachiamata. E la chiamata arrivò alcune settimane fa,quando B. si fece vivo e l’incaricò di racimolare unatrentina di voltagabbana disposti a votargli l’impunitàal posto dei riottosi finiani. Il Nucara si era appenamesso al lavoro, quando B., incontinente come molticoetanei, annunciò urbi et orbi che Nucara aveva fatto ilmiracolo: “Abbiamo un Gruppo di ResponsabilitàNazionale di almeno 20 deputati estranei al Pdl prontia votare la fiducia”. Mise in giro anche i nomi. I quali,salvo due o tre, smentirono: alcuni avevano rifiutato leavances, altri stavano ancora trattando sul prezzo, altrimanco sapevano chi fosse Nucara. Un disastro.Soprattutto d’immagine, per il Grande Compratore. Aibei tempi c’era la ressa, sotto Palazzo Grazioli, e nonsolo di escort: chi era pronto a vendersi gratis, chiaddirittura – per dirla con Victor Hugo – av re bb epagato per vendersi. Ora non si fan comprarenemmeno per un ministero, figurarsi per unsottosegretariato. Il Cainano, vecchio piazzista, haprovato ad aggiungere un mutuo-casa a tasso zero euna batteria di pentole al teflon, ma niente da fare. IlNucara l’ha presa con filosofia: “Mi stanno chiamandotutti, anche chi prima non mi filava mai”, ha confidatoa L i b e ro . “Chi l’avrebbe detto che sarei diventatofamoso a 70 anni? C’è perfino chi mi riconosce perstrada. Una sensazione nuova, non sono abituato. Masono contento, perché magari qualche ragazzo di 20anni scoprirà l’esistenza del Partito repubblicano”.Dopodiché, appena scoperto che i repubblicani sonopartiti da Mazzini e sono arrivati a Nucara, correrà aiscriversi. Schivo e riservato, il Nucara precisacomunque che il suo compito non era proprio quellodi comprarli, i deputati: a quello pensava B. inpersona: “Da me ha voluto più che altro consigli su chicontattare, diciamo che mi ha usato comeconsulente”. Ecco, lui forniva i consigli per gli acquisti,“ma poi credo che i singoli deputati li abbia contattatiil premier personalmente”. Uno che nemmenoNucara aveva segnalato, ritenendolo una causa persa,è Massimo Calearo, il memorabile figlio di mammàvicentino, già presidente di Federmeccanica, scovatonel 2008 da quel genio di Veltroni per fare, nelle listedel Pd, la parte del “giovane imprenditore” (ha solo 55anni). Fu addirittura eletto come capolista nelVeneto-1, poi l’anno scorso scoprì di “non essere maistato di sinistra” e lasciò il partito. Ma non,naturalmente, il seggio. Ora “attende una chiamata”.Nel senso che è pronto a “non fare mai mancare il miovoto a Berlusconi”. E non solo, potrebbe addiritturadiventare ministro dello Sviluppo economico:“Proposte ufficiali non ne ho avute, ma se son rosefior iranno”. Guai però a dargli del voltagabbana.Questo no, sarebbe troppo. Lui è un veltronianocoerente: del Pd, ma anche del Pdl.

Confindustria tuona contro la “s b a l o rd i t i v a ”evasionefiscale. Perché allora non caccia chi fa il furbocon le tasse?

SCUOLA LEGHISTAx Lettera con 185 firme contro i simboli del Carroccio

ADRO, LA RIVOLTA DEI GENITORI

Nell’ap p u n t oconsegnato ai Pmdi Palermo, l’exsindaco si lamenta:“Appar teniamoallo stesso sistema,ma abbiamo subitotrattamenti diversiper motivige og r a f i c i ”.Il ruolo di Dell’Utri

Lillo pag. 3z

nincontro nazionale Idv

Di Pietro a Grillo:“Ora basta protesteserve l’alternativa”

Marra pag. 6z

AUTOLESIONISMI xLiti e minacce di scissione

Ce la faràil Pda sopravviverefino al 2011?

pag. 2 - 3 z

Messaggio alle istituzioni perché intervengano: “Vi chiediamo se taleostentazione sia compatibile con i valori della Costituzione”. Appellodel Fatto: già 30 mila firme. Adesione dei gruppi parlamentari Pd e Idv pag. 9z

C AT T I V E R I EMarina Berlusconi si prepara aentrare in politica. Quando i figliricadono sulle colpe dei padri

w w w. s p i n o z a . i t

Pier Luigi Bersani (FOTO DLM)

Udi Bruno Tinti

LO STATOE LA “R OBA”DEI PADANI

C osì in Adro c’è il Polo scola-stico Gianfranco Miglio; non

è il massimo come personaggiocui intitolare una scuola. Sem-bra che l’ispiratore di Bossi, so-stenesse sugli extracomunitari:“Non vanno mischiati gli schia-vi e gli europei”. pag. 22 z

Udi Marco Politi

IL PAPAM I NAC C I AT OE BRACCATO

L’ allarme terrorismo scuote ilpellegrinaggio di Benedetto

XVI. Scotland Yard ha arrestatoieri mattina gli attentatori. Gliagenti sono piombati alle 5 e 45in un negozio di Londra, dove icinque netturbini cominciavanoil turno di lavoro. pag. 17 z

nafghanistan

Militare italianoucciso alla vigiliadel voto

Gramaglia pag. 15z

nbavagli

Annozerosiamo alle soliteMasi ferma lo spot

Mello e Tecce pag. 7z

L’uomo con la pistolaSilvio Berlusconi, in una foto di AlbertoRoveri del 1977: sul tavolo una pistola(FOTO P U B B L I C AT E DA L’ESPRESSO)

(FOTO ANSA)

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pagina 2 Sabato 18 settembre 2010

ALBUMBasette, amici,pistole e P2:il mondo di B.

di Ferruccio Sansa

Click, primo scatto: ritratto di im-prenditore con revolver sulla scri-vania. Click, eccolo con MarcelloDell’Utri. Click, il capitano di in-

dustria è accanto a Franco Di Bella, di-rettore del Corriere della Sera, iscritto allaP2. Indovinate: chi è l’uomo con la pi-stola? Silvio Berlusconi. Sono immaginiin bianco e nero, scattate nel 1977 dalfotografo Alberto Roveri. Scatti saltatifuori dall’archivio e pubblicatisull’E s p re s s o . Sono passati più dit re n t ’anni da quando Roveri si trovò fac-cia a faccia con Berlusconi negli ufficidell’Edilnord, la società che sul mattoneha costruito le prime fortune del Cava-liere. Oggi quelle immagini hanno unvalore unico: raccontano la nascita dellaMilano da bere, il passato e le amiciziescomode dell’uomo più potente d’Ita -lia. Un mix di pistole, frequentazioni cri-minali, mattone e canzonette.Roveri racconta: “Berlusconi tirò fuoridal cassetto due pistole, una per sé e unaper l'autista. ‘Ha idea di quanti industria-li vengono rapiti?’, si giustificò. Poi sa-limmo su una Mercedes che definì blin-datissima”.La 357 Magnum è facile da spiegare. Piùcomplesso sarebbe raccontare l’amici -zia trentennale con Dell’Utri: nelle fotosono poco più che ragazzi, con le ba-sette, i capelli non ancora tinti e il ripor-to. Uno strettissimo legame fin dal1974. Marcello era anche amministrato-re della villa di Arcore in cui fu accoltocome stalliere Vittorio Mangano, arre-stato come assassino di Cosa Nostra.Trentatré anni dopo Dell’Utri sarà con-dannato per concorso esterno in asso-ciazione mafiosa. “I fatti contestati sonoprecedenti al 1992, alla nascita di ForzaItalia”, riuscirono a gioire i maggiorentidel Pdl. Ma le foto implacabili ricordanoche anche il legame tra Silvio e Marcelloè precedente al 1992.Ecco il mondo che il Cavaliere vorrebbedimenticare. Lui, “uomo nuovo dellapolitica”, ma iscritto alla loggia di LicioGelli e frequentatore di Franco Di Bella,il direttore che portò la P2 in via Solfe-rino. Lui, lontano dal “teatrino della po-litica”, ma cresciuto sotto l’ala dei socia-listi. Click, foto con Carlo Tognoli, il sin-daco della Milano da bere. Le uniche im-magini che Silvio forse vorrebbe salvaresono quelle con l’inconsapevole BrunoLauzi. Con Mike Bongiorno. E quegliscatti mentre canta con stivaletti e dop-piopetto. Dallo sguardo di ghiaccio giàallora gli avresti pronosticato un brillan-te avvenire. Da chansonnier.

Attentato contro

il sindaco di Niscemi:

“Non mi fermeranno”

A ttentato incendiario contro il sindacodi Niscemi: l’auto di Giovanni DiMartino, 50 anni, esponente del Pd e a

capo di una giunta di centrosinistra dal 2007, èstata data alle fiamme sotto la sua abitazione. Direcente il primo cittadino aveva ottenuto laconvocazione del Comitato per l'ordine e lasicurezza pubblica per fermare l'escalation di

attentati che aveva interessato il Comune nisseno.Di Martino aveva anche lanciato un appelloaffinchè imprenditori, commercianti eprofessionisti si ribellassero alla criminalitàorganizzata e venisse costituita a Niscemiun'associazione antiracket. “Non ci lasceremointimidire – ha commentato ieri – c o n t i nu e re m oad amministrare all'insegna della trasparenza e per

affermare la legalità nel nostro territorio”. Alsindaco è giunta la solidarietà del Pd e delpresidente siciliano Lombardo. “Quanto accadutoa Niscemi è il segnale tangibile che la bonifica deiterritori da parte di amministratori onesti etrasparenti si contrappone alla mafia”, ha dettol’eurodeputata Rita Borsellino. Nei prossimi giornila commissione regionale antimafia sarà a Niscemi.

COSE LORO

Da Dell’Utrial “Corriere”della Loggia

Il fotografo Alberto Roveriha digitalizzato il suo

archivio. “L’e s p re s s o ” hapubblicato i ritratti

del primo servizio sulCavaliere. Immagini

inedite che raccontanol’anno in cui è nato il suo

progetto mediatico. Con alfianco Dell’Utri.

E la pistola sul tavolo,arma di difesadai rapimenti

(FOTO P U B B L I C AT E DA L’ESPRESSO)

Immaginiin bianco

e nero dellaMilano

degli anniSett ant a

Il rampantei m p re n d i t o re

studia daCaimano

Compravendita dei deputati, il premier “c o n fe s s a ”OBIETTIVO UDC: “NON C’È UN MERCATO, MA UNA SCELTA LIBERA... ”. GIUSTIZIA, TUTTO PER TUTTO PER FAR SALTARE I PROCESSI

di Sara Nicoli

L a smentita è sempre la miglioredelle conferme. E così ieri il Cava-

liere ha messo sul tavolo la “pistolafumante” della compravendita deideputati per ottenere una maggio-ranza sicura che sia autonoma dai fi-niani. Alla fine di un Consiglio dei mi-nistri dove si è parlato persino deicampi da golf, ma non della nominadel nuovo ministro dello Sviluppo

economico, Berlusconi ha confessa-to: “Non è vero che facciamo com-pravendita, non c’è alcun mercato,nessuna campagna acquisti, sempli-cemente ci sarà una scelta libera dichi appoggia l’esecutivo e voterà lafi d u c i a ”. “Se poi – ha aggiunto con lasoddisfazione tipica di chi ha fattobingo – ci sono esponenti di altri par-titi, tipo quelli dell’Udc, che voglio-no sostenere l’esecutivo, lo farannoper libera scelta; niente di diverso,

niente di più”. Il Cavaliere,che da qualche giorno con-duce personalmente il mer-cato, offrendo anche (attra-verso i suoi emissari) congruiincentivi per non trovarsi da-vanti a improvvisi cambi diidea e, dunque, a un passodalla crisi vera della sua mag-gioranza, sa di aver già porta-to a casa un cospicuo drap-pello di uomini del partito di

Casini che non si riconoscono piùnel leader e puntano a una rielezionecerta tra le file del Pdl.

UOMINI come Saverio Romano, Mi-chele Pisacane, Calogero Mannino,Giuseppe Drago e Lorenzo Ria o Giu-seppe Ruvolo e Domenico Zinni. Aquesti potrebbe aggiungersi persinoil neo rutelliano Massimo Calearo.Che anche ieri non ha negato di aspi-rare, tra le fila del centrodestra, a piùalti incarichi in virtù della sua profes-sionalità imprenditoriale. “Io allo Svi-luppo economico? Berlusconi nonme lo ha chiesto, ma ci penserei”. In-somma, il 28 settembre alla Camera ilCavaliere otterrà la fiducia anche sen-za l’appoggio finiano. Che comunqueci sarà, ma sul quale lui sa bene di nonpoter contare. Anche se dovrà, inqualche modo, trattare con gli uominidel presidente della Camera sul fron-te caldo della giustizia. Mentre al Se-

nato si limano i dettagli del nuovo Lo-do Alfano costituzionale (quattro let-ture e referendum confermativo perottenere il via libera), l’avvocato Ghe-dini e il ministro della Giustizia studia-no anche un nuovo legittimo impedi-mento per tamponare la prossimabocciatura del precedente provvedi-mento da parte della Consulta così co-me si continua a ragionare, nonostan-te le smentite, sul processo breve,seppure edulcorato rispetto a quellouscito dall’aula di Palazzo Madama.

STRADE parallele che correranno,tuttavia, in contemporanea, in mododa costituire un ventaglio di possibi-lità per quello che Berlusconi vuolepiù del Quirinale: lo scudo ai suoi pro-cessi. Impossibile, tuttavia, arrivareall’approvazione di almeno uno diquesti elementi senza il consenso deifiniani, ma la partita, su quel fronte, èancora durissima. Ieri il capogruppo

Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha lanciato unultimatum agli ex colleghi del grup-po: “Chi sta in Fli dovrà scegliere serientrare nel Pdl, oppure la scissionedel gruppo parlamentare si tradurrànella formazione di un nuovo parti-to”. Secca la replica di Italo Bocchino:“Cicchitto non ci lascia scelta: le con-seguenze verranno prese a tempo de-bito”. Il Pdl, d’altra parte, ormai è soloun’entità astratta. E il primo ad esser-sene accorto pare sia stato il ministroMaurizio Sacconi, che oggi inaugure-rà a Cortina una tre giorni che avrà co-me protagonisti i principali ministridel governo, Berlusconi compreso.“Dobbiamo andare oltre il Pdl – hadetto ieri Sacconi – è venuto il mo-mento di aggregare in un unico par-tito tutti i moderati e i riformisti per-ché ormai il Pd è in crisi di dipenden-za da radicalismo etico e giustiziali-sta”. La campagna elettorale, dunque,può dirsi iniziata.

Ennesimo capitolodella guerriglia coni finiani. Cicchitto:“O rientrate o fateviun nuovo partito”

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Sabato 18 settembre 2010 pagina 3

DON VITO & SILVIOCiancimino senior scriveva: “Io, Dell’Utr i

e indirettamente Berlusconi figli dello stesso sistema”

di Marco Lillo

Ora che Il Fatto pubblicale carte su Berlusconiconsegnate ai pm di Pa-lermo dalla famiglia

Ciancimino, si comprendeperché Massimo Ciancimino,l’infamone come lo chiamaTotò Riina, non deve andarein Rai. Il direttore generaleMasi non gradisce le sue in-terviste. “C’è un veto controdi me”, dice al Fa t t o il figlio didon Vito. “Fin quando parlavodi Provenzano e dei mafiosimi sopportavano. Ora che hocominciato a parlare dei do-cumenti su Berlusconi, la Raimi vuole oscurare”.

Gli appunti presentati re-centemente da sua madreai magistrati di Palermocontengono rivelazioni suSilvio Berlusconi. Davverosono stati scritti da suo pa-d re ?Sì. Sono scritti a macchina eannotati di pugno da mio pa-dre. Mia madre li ha presen-tati quando i pm di Caltanis-setta mi hanno perquisito.Probabilmente il procuratoreSergio Lari dubitava di me emia mamma ha pensato di aiu-tarmi portando queste carteai pm perché confermanoquello che avevo già dichia-ra t o .Nell’appunto consegnato

COSE LORO

Il tesoro nascosto di Bruscagestito direttamente dalla cella

ai pm, che Il Fatto pubbli-ca, suo padre punta il ditocontro Berlusconi eDell’Utri e parla dei soldisiciliani investiti nei cantie-ri milanesi del Cavaliere.Cosa ci può dire?Nulla, c’è un’indagine in cor-so. Comunque non scriveteche mio padre accusa Berlu-sconi. Il suo obiettivo polemi-co è la magistratura. L’appun-to è uno sfogo nel quale donVito, dopo la conferma in ap-pello della confisca dei suoibeni, si infuria per il tratta-mento diverso ricevuto ri-spetto a Berlusconi.Nell’appunto consegnatoda sua madre si legge una

frase di questo tipo: ‘Sia io,Vito Ciancimino, che altriimprenditori amici a bb i a m oritenuto opportuno su in-dicazione di Dell’Utri inve-stire in aziende riconduci-bili a Berlusconi. Diversimiliardi di lire sono statiinvestiti in speculazioni im-mobiliari nell’immediataperiferia di Milano’.Mio padre era arrabbiato per-ché lui e Berlusconi avevanosubìto un trattamento diversosolo e unicamente per motivigeografici. Papà quindi noninvocava la condanna di Ber-lusconi ma era convinto chese anche lui fosse stato inda-gato a Milano, come Dell’Utr i,

sarebbe stato assolto.Al Fatto risulta che l’ap p u n -to si conclude con una con-siderazione sui soldi inve-stiti a Milano da suo padrenei cantieri di Berlusconi.Quei soldi, si legge nell’ap -punto, hanno fruttato mi-liardi a don Vito che poi so-no stati sottoposti a confi-sca. Mentre a Berlusconi -secondo l’appunto di suopadre - nessuno contestavanulla. A che anno risalireb-be questo scritto?Probabilmente il 1989. Inquel tempo Berlusconi era ce-lebrato da tutti e mio padre sivedeva privato dei suoi miliar-di. Papà considerava ingiustaquesta disparità.L’avvocato Niccolò Ghedi-ni ha già smentito le indi-screzioni su queste carte.Il Cavaliere sostiene di nonavere mai conosciuto suopadre .In un secondo appunto con-segnato ai magistrati da miamadre si parla di finanziamen-ti elettorali di Caltagirone,Ciarrapico e Berlusconi a miopadre. Mia mamma ha ricordidiversi su Berlusconi. Saran-no i magistrati a stabilire la ve-r ità.Forse è di queste rivelazio-ni che ha paura il Direttoregenerale della Rai Mauro

Masi?C’è un bando nei miei con-fronti da quando ho comin-ciato a parlare di Berlusconi.Le mie rivelazioni fanno pau-ra perché permettono di rico-struire la continuità del rap-porto tra imprenditori e mafiadai tempi del banchiere Sin-dona a quelli dei palazzinarilegati alla Dc. Fino ai rapportifinanziari del 2000.Il veto di Masi non sembrail problema più grande perlei in questo periodo.L’e s p re s s o ha raccontato ierila conversazione intercet-tata in carcere tra Totò Rii-na e il figlio Giovanni. Ilboss dice che lei e suo pa-dre siete degli infami e chelei mente per salvare il pa-t r i m o n i o.Riina, sapendo di essere inter-cettato, dice tre cose. Innan-zitutto smentisce che Proven-zano lo abbia tradito e in que-sto modo mantiene la pax ma-fiosa all’interno di Cosa No-stra, utile a tutti per fare affari.Poi dice che è sempre lui ilcapo dei capi. Infine, punta ildito contro di me lanciando-mi le stesse accuse diDell’Utri. Entrambi diconoche mento per salvare il te-soro di mio padre.Lei ha paura?Non sono un incosciente e ca-pisco i messaggi di Cosa no-stra. Riina e i suoi amici, a sen-tir lui - sarebbero vittima deipentiti. Eppure non se laprende mai con uno di loroma punta sempre il dito con-tro di me. Quello che sto di-cendo colpisce al cuore CosaNostra perché ho rivelato iltradimento di un boss all’al-tro. Il giudice Falcone dicevache la mafia non dimentica.Non sarà oggi e non sarà do-mani, ma arriverà il giorno incui me la faranno pagare.

di Giuseppe Lo BiancoPa l e r m o

C entottanta mila euro trovatialla moglie, cd-rom, mano-

scritti, appunti con numeri e in-dirizzi stranieri e lettere seque-strate nella sua cella, in una dellequali ammette di avere mentitosui soldi: da alcune intercettazio-ni disposte per la cattura del bossDomenico Raccuglia si scopreoggi che Giovanni Brusca, il bossdella collinetta di Capaci, il suo

patrimonio lo custodisce e lo ge-stisce attraverso prestanomi, ilpiù importante dei quali è SantoSottile, uomo d’onore di San Giu-seppe Jato. Così Brusca è ora in-dagato dalla Procura di Palermoper riciclaggio, intestazione fitti-zia di beni e tentata estorsione, erischia, come dice il presidentedell’Antimafia Pisanu, la revocadel programma di protezione,che il sottosegretario Mantova-no si appresta a valutare, dopoavere richiesto un’infor mativaalla Dda di Palermo.Oggi i pm valutano le sue parzialiammissioni offerte nell’inter ro-gatorio di ieri, condotto dal pro-curatore aggiunto Antonio In-groia e dai pm Lia Sava e France-sco Del Bene. Brusca ha ammes-so che Sottile si occupa del suopatrimonio e ha fornito alcunespiegazioni su una serie di immo-

bili dislocati in varie parti d’Ita -lia. Per gli addetti ai lavori non èstata una sorpresa: gli scontri traBrusca e il pm Alfonso Sabella,che per anni ha cercato di indur-lo a rivelare i nascondigli del suopatrimonio, sono ormai entratinella tradizione orale della lottaalla mafia. Così oggi Brusca, co-me dice Pisanu, “deve dare chia-rimenti molto convincenti”, an-che sui movimenti di alcuni suoifamiliari che hanno indotto i pma spedire i carabinieri a perqui-sire alcune abitazioni nelle pro-vince di Palermo, Roma, Milano,Chieti e Rovigo. “Sono semprecriminali – sottolinea Ingroia – .In questo caso siamo in presenzadi attività prevalentemente eco-nomica, reinvestimenti di soldi,sottrazione allo Stato di beni per-chè i collaboratori devono di-chiarare tutti i loro beni”. Anche

se Brusca, rivela il suo ex difen-sore, il senatore Idv Luigi Li Got-ti, da tempo ha avviato un per-corso interiore “che lo ha porta-to ad incontrare i familiari di al-cune delle sue vittime”, la vicen-da riapre il dibattito sul pentiti-smo: e se per Li Gotti “non biso-gna metterlo in discussione”, ipentiti, dice Pisanu, “sono una ri-sor sa”, ma in molti casi “hannoterribili carriere criminali allespalle”. Anche perchè i silenzi diBrusca non riguardano solo isuoi soldi, come ricorda Giovan-na Chelli, dell’associazione delleVittime di via dei Georgofili: “Sa -rebbe arrivato il momento, daparte di Brusca, di sistemarequelle pedine che sulla scacchie-ra della verità per le stragi del1993 sono ancora fuori posto”.Stamane i pm interrogano la mo-glie del boss e alcuni parenti.

“Siamo figli della stessa Lupa”. Fa impressione leg-gere il documento che accomuna il sindaco di Cor-leone, il senatore palermitano e - indirettamente - ilpremier sotto le mammelle dello stesso sistema po-litico-mafioso. Se il documento che Il Fatto pubblicasarà attribuito dai periti a Vito Ciancimino, come so-stiene la sua famiglia, questa frase entrerà nella sto-ria dei rapporti tra mafia e politica. I documenti sonostati consegnati nelle scorse settimane ai pm AntonioIngroia e Antonino Di Matteo dalla signora EpifaniaScardino in Ciancimino. Decine di fogli scritti a mac-china e in parte annotati con una calligrafia che so-miglia a quella del consigliori di Bernardo Provenzano.Don Vito ricostruisce i suoi rapporti imprenditorialicon Dell’Utri e Berlusconi e si scaglia contro i ma-gistrati, colpevoli di avere condannato lui mentreDell’Utri è stato prosciolto e Berlusconi è addiritturadivenuto Cavaliere. Secondo Ciancimino Jr quei fogli

risalgono al 1989 e ora sono studiati con attenzionedalla Scientifica per verificarne l’attendibilità. Dopomesi di interviste e verbali sugli investimenti del padree dei suoi amici costruttori Franco Bonura e Nino Bu-scemi (poi condannati per mafia) nei cantieri mila-nesi di Berlusconi ora arrivano le carte. E si scopre cheil figlio di don Vito era così spavaldo quando parlavadei tempi lontani in cui Berlusconi girava per Milanoarmato (vedi foto in prima pagina) perché aveva benpresenti gli appunti del padre. Basta rileggere le vec-chie interviste per scoprire che le sue parole ricalcanoquelle uscite all’improvviso dai cassetti di mammaEpifania. Vito Ciancimino nelle lettere racconta diavere investito nelle imprese di Berlusconi ricavan-done miliardi di vecchie lire. I magistrati hanno chie-sto alla scientifica di fare presto. Se gli appunti fosseroriscontrati, in teoria, il nome di Berlusconi potrebbetornare sul registro degli indagati.

Chiamparino: se fossi stato

sul palco io, avrei chiesto

a Schifani della mafia

S chifani contestato alla Festa del Pdaveva incassato immediatamente lasolidarietà di tutti, primo fra tutti il

presidente della Repubblica. E poi, colleghi dipartito e avversari. Nessuno che si siadomandato - lo ha fatto Antonio Tabucchi sulnostro giornale - per quale regola dellagrammatica istituzionale a una festa di partito

dovesse intervenire il presidente del Senato.Anche Sergio Chiamparino, sindaco di Torino,aveva tuonato contro i contestatori perché“non si impedisce alla gente di parlare inquesto modo”. Ma, ospite di Te l e b a v a g l i o, haparzialmente riveduto il suo giudizio.Soprattutto quando gli è stato sottoposto iltema dei presunti rapporti tra la Seconda

carica dello Stato e la mafia, di cui alcuni (ilFa t t o e l’E s p re s s o ) hanno parlato. “Sbagliatof i s c h i a re ”, ha detto il sindaco. “Però se fossistato io sul palco al posto di Piero Fassino, gliavrei chiesto conto di quello che hanno scrittoi giornali, avrei introdotto l’argomento mafia”.Accanto a lui in studio c’era il grillino DavideBono: “Non ci avete fatto parlare... ”.

P3 Martino, Lombardi,Carboni indagati per camorra

C on l’accusa di concorso in associazione mafiosa la pro-cura di Napoli ha iscritto sul registro degli indagati Fla-

vio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino. Per itre, già agli arresti con l’accusa di aver costituito la P3, siaggiunge questa nuova contestazione che si lega ai tentatividi pilotare il ricorso in Cassazione presentato da Nicola Co-sentino contro la richiesta di arresto della procura di Napoliper collusioni con la camorra. E ieri i pm si sono recati nelcarcere di Poggioreale per interrogare Martino che ha con-fermato, in un interrogatorio durato oltre sei ore, la suadisponibilità a collaborare con la giustizia già manifestata il19 agosto scorso ai magistrati romani. Di fatto si è apertaun’inchiesta bis sulla P3 che ha come oggetto la zona piùoscura dell’indagine e cioè i rapporti tra Superloggia diDell’Utri e Verdini con la criminalità organizzata. Martinoha indicato Lombardi come la persona incaricata di risol-vere i guai di Cosentino, grazie ai suoi rapporti con il pre-sidente della Cassazione. Poi ha ribadito le accuse nei con-fronti dell’assessore Sica in merito alla compravendita deivoti al Senato per affossare il governo Prodi nel 2008: ”Èstato lui a raccontarmi di aver individuato l’i m p re n d i t o re ,noto a Berlusconi, disposto a finanziare l’o p e ra z i o n e ”.

Massimo CianciminoSopra, suo padre don Vito (FOTO ANSA)

Il boss Giovanni Brusca (FOTO ANSA)

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pagina 4

di Chiara Paolin

“S a qual è il problema? Nel1999, quando l'Unità ha

chiuso, tutto cominciò proprioda lì: Bologna e Firenze. Adessoche Soru ha deciso di sospen-dere le edizioni in quelle dueregioni ci sembra di tornare pe-ricolosamente indietro nel tem-po”. Ninni Andriolo è un mem-bro del Comitato di redazioneall'Unità. Ne ha viste tante, mastavolta è preoccupato davve-ro, perché i tagli corposi sonoserviti a poco se le vendite ca-lano (diffusione a 52 mila co-pie, venduto in edicola sotto 40mila) e manca un progetto con-diviso.Spiega Andriolo: “Nel 2008Soru ci presentò un piano am-bizioso, chiedendo qualchemese dopo una seria riduzionedi personale. In un anno e mez-

zo abbiamo perso una cin-quantina di posti, soprattuttogiovani precari e colleghi an-ziani. Ci siamo fatti tutti la cas-sa integrazione a rotazione.Adesso arriva la doccia freddadello stop alle edizioni di EmiliaRomagna e Toscana dal 15 ot-tobre. Così altri 11 colleghi ri-schiano di perdere il lavoro. Esoprattutto, taglio dopo taglio,qui non resta più niente”.Allora sciopero. Anche oggi –ed è il secondo giorno di fila – ilgiornale non è in edicola, nien-te aggiornamenti del sito. Tuttisi fermeranno a pensare cosanon abbia funzionato nel pro-getto che doveva rilanciare unatestata storica, ma anche darepiù fisionomia al neonato Par-tito democratico in piena eraVe l t ro n i .Di certo oggi il corpo redazio-nale è compatto nel chiedere

una gestione attenta dei pros-simi passi. Ristrutturazione,ipotesi di vendita ad altri editori(come gli Angelucci, in corsa datempo): tutto può essere di-scusso ma senza far precipi-tare la situazione. Dal cantosuo, l'editore Renato Soru - au-torevole esponente del Pd - ap-

pare piuttosto freddo e deter-minato: ha chiesto alla Fieg (laFederazione degli Editori) ditrasferirela vertenzaal ministe-ro del Lavoro. E non ha smen-tito l'ipotesi di investire a brevein altre attività editoriali, ma-gari nella sua Sardegna, con-fermando invece la sospensio-

ne delle edizioni emiliana e to-scana.Scelta suicida secondo il sin-dacato unitario dei giornalisti:“In Emilia e in Toscana l'Unitàvende il 40% delle copie, rac-coglie il 50% degli abbona-menti e introita un terzo dellapubblicità complessiva - dice

una nota Fnsi -. Si determinacosì una situazione di grave pe-ricolo per l'occupazione e lastessa sopravvivenza del gior-nale”.Ma oltre il danno (aziendale),si teme la beffa (politica). Sedavvero ci si avvicina a elezionianticipate, può il Pd entrare incampagna elettorale con unquotidiano che perde pezzi?L'ex ministro Cesare Damianodice: “Ai giornalisti va il nostropieno sostegno e l’auspicio chesi arrivi a una positiva soluzio-ne della vertenza in corso”,mentre il responsabile del par-tito per l'informazione MatteoOrfini osa un po' di più: “Lasperanza mia e del Pd è chel’editore possa tornare sui suoipassi”. Ai redattori de L’Unità èarrivata anche - significativa-mente - la solidarietà dei de-mocratici sardi.

Da Fioroni a Ichino,

tutte le firme

al documento

T ra i 75 firmatari del documento propostoda Walter Veltroni, Giuseppe Fioroni ePaolo Gentiloni (circa un 25 per cento della

totalità dei parlamentari Pd) ci sono i “ve l t ro n i a n i ”Mauro Agostini, Stefano Ceccanti, Luigi De Sena,Andrea Martella, Giovanna Melandri, Marco Minniti,Enrico Morando, Achille Passoni, Vinicio Peluffo,Salvatore Vassallo, Walter Verini, Walter Vitali, Marco

Minniti e Giorgio Tonini. Tra i parlamentari vicini aPaolo Gentiloni, compaiono i nomi, tra gli altri, diRoberto Della Seta, Francesco Ferrante, RobertoGiachetti, Raffaele Ranucci, Andrea Sarubbi, MariaLeddi. Tra gli ex Popolari vicini a Fioroni, Gero Grassi,Benedetto Adragna, Mauro Ceruti, Lucio D’U b a l d o,Donatella Ferranti, Enrico Gasbarra, TommasoGinoble, Maria Paola Merloni, Luciana Pedoto,

Simonetta Rubinato. Fioroni ha strappato aFranceschini alcuni Popolari a lui vicini, come DanieleBosone, Enrico Farinone, Paolo Giaretta e JeanLeonard Touadì. Tra le presenze di personalità nonschierate in precedenza con queste tre aree, ci sonoOlga D’Antona, la teodem Emanuela Baio e l’exdalemiano Nicola Rossi. Anche Pietro Ichino (alcongresso con Ignazio Marino) e Magda Negri.

LE PARTICELLEE L E M E N TA R I

In 75 con Veltroni, l’ira di Bersanidi Paola Zanca

Uno dovrebbe mettersi lemani nei capelli solo leg-gendo questa frase: “Que -sta non è un’i n i z i a t i va

contro Area democratica”. E chicaspita è Area democratica? Peri lettori meno attenti Area de-mocratica è la corrente di mino-ranza interna al Pd, guidata daDario Franceschini. E vabbè. Maquella frase, pronunciata all'u-nisono dai deputati veltronianiMinniti e Tonini, dovrebbero ri-leggersela anche loro, per capi-

re che a forza di guardarsi den-tro stanno per finire a testa ingiù. Perché se si parla con i 75firmatari dell'appello, spieganoche la mossa di Veltroni serve adarginare la fuga degli ex Marghe-rita. “Se una ventina di parla-mentari fossero con la valigia inmano pronti a uscire dal Pd sulleorme di Rutelli, Calearo, Binettie via dicendo – spiega il depu-tato Walter Verini, braccio de-stro di Veltroni – se si sentonoospiti in una casa che pensava-no fosse anche loro... Questodocumento ha il merito di dire aquesti democratici delusi: 'Fer-matevi, stiamo insieme, c'è an-cora spazio per voi nel parti-to’”.

COME RAGIONAMENTO“inter no” non fa una piega. Ma ilproblema è che dal maggior par-tito dell'opposizione ci si aspettache pensi all’esterno. La doman-da è semplice: ma giovedì, i cit-tadini che hanno visto Veltroniprima al Tg1, poi al Tg2, e navi-gando nei meandri del digitaleterrestre se lo sono trovato puresu RepubblicaTv, che cosa

avranno pensato? Che è succes-so qualcosa di grave a Bersani?“Inevitabilmente l'avranno pre-sa con sorpresa e sconcerto –ammette Arturo Parisi, che il do-cumento non l'ha firmato ma og-gi sarà a Orvieto – Ma il punto èche la sorpresa è loro, e lo scon-certo è nostro. Disabituati comesiamo al dibattito politico, nelgiorno in cui quel dibattito si ma-nifesta nella sua pienezza è ine-vitabile fare i conti con questisentimenti”. Torneremo ad abi-tuarci, quindi? “Sarà bene che siriprenda il gusto della democra-zia in pubblico, che finisca la sta-gione dei caminetti, dove si en-tra con tutti che la pensano di-versamente e si esce facendo fin-ta che la pensino tutti uguale”.Sparargli addosso gli farà bene?“Non capisco perché un docu-mento debba essere visto comeuna spaccatura – si stupisce Ve-rini – Il nostro è un contributo dilealtà. Certo se poi qualcuno di-ce che è un'iniziativa che spacca,probabilmente qualcuno ci cre-de. Il disorientamento è indot-to”. Ma quello che contestano aBersani - che ieri ha reagito al do-

cumento con un gelido “a me vabene tutto” - non è tanto la ge-stione del partito, quanto i risul-tati che ha portato. “Perché – in -siste Verini – davanti allo sfasciodel berlusconismo, l'opposizio-

Edotori democratici Redazione in sciopero

Tagli su tagli, i tormenti de “l’Unità”

ne non cresce? Perché il Pd è al24%, e se non ci fossero le regio-ni rosse ad alzare la media, sareb-be sotto il 20? Forse perché nonè più percepito come quel par-tito che aveva dato una speranza.In questi due giorni ci sono ar-rivate almeno mille e duecentomail. E tante dicono: ‘Ave vamodeciso di non votare più, veden-doti ci crediamo di nuovo’”.

MA VELTRONI, giurano, dicandidarsi non ha nessuna inten-zione. Si sente solo “in diritto”(visto che il Pd era anche un'ideasua) e “in dovere” “di rimboccar-si anche lui le maniche, come di-ce Bersani”, parafrasa Verini.E per dimostrarlo, nel suo docu-mento, ha tolto la maiuscola dal-la parola “m ov i m e n t o ” e cancel-

lato pure la frase sul partito “ch eappare privo di bussola”.A Orvieto ci sarà anche il sindacodi Torino (in chiusura di manda-to) Sergio Chiamparino. Da set-timane chiede primarie aperte,va dicendo che “se serve non mitiro indietro”, e ha scritto un li-bro che si intitola La sfida. Forse èarrivato il momento di scioglieregli ormeggi. Vedremo oggi, “pr i-ma non parla”, dice il suo assi-stente. Meglio che l'ora delle ur-ne non arrivi in fretta, viene dadire. Ma Parisi non è d'accordo:“Lei mi chiede di sospendere lademocrazia in attesa delle elezio-ni? La democrazia è un eserciziopermanente, non sono previstesoste”. Brutto risveglio per il se-gretario che voleva dare un sen-so a questa storia.

Quel che restaUn partito diviso a metà come

le teste dei suoi leader. Da sinistraMassimo D’Alema, il segretario

nazionale Pier Luigi Bersanie Walter Veltroni, autore

del documento che ha spaccatoin due i democratici

PSICHIATRIA DEMOCRATICA

Soru prontoa chiudere lepagine locali ead investirein nuove attivitàeditorialiin Sardegna

I fedelissimi:“Non vogliamos p a c c a renulla”. Parisi:“Meglioquesto deicaminetti”

Rosy BindiNessuno ha

il copyright

“V eltroni vuole impe-gnarsi per il suc-

cesso del Partito democra-tico? Ben venga. Peccatoche il suo contributo perora abbia solo lacerato laminoranza e ripropostol'immagine distorta di unpartito nella bufera”.

Paolo GentiloniReazioni

i n c o m p re n s i b i l i

“S ono davvero singola-ri le minacce e le sco-

muniche registrate per unainiziativa positiva. L’accusapiù odiosa è quella di con-nivenza con il nemico. Noivogliamo riportare il Pd aimomenti del suo massimosplendore, quelli del 2007”.

Anna FinocchiaroDivisioni?

Non ci sono

“N on mi scandalizzoaffatto se il candida-

to premier non è il segreta-rio di partito. La questioneè che non vi sono punti didifferenza essenziali tra laposizione della maggioran-za e quella del firmatariodel documento”.

Andrea CamilleriTroppi galli

nel pollaio

“G ià siamo così malcombinati, mai come

in questo momento l’opposi -zione ha bisogno di unità. Unleader non deve essere perforza un Berlusconi. Il Pd hadifficoltà a trovare un leaderperché ci sono troppi gallinel pollaio”.

Oggi a Orvietol’ex segretariopeserà le sueforze. “Ma nonsi candideràallaleadership”

Sabato 18 settembre 2010

Forza di gravitàLo salva la base

storica dei Ds

T utto fa pensare il contra-rio, ma alla fine il centro-

sinistra non si spappolerà e at-traverserà unito la soglia del2011. A favore dell’unità militauna potente forza di gravità,cioè il patrimonio elettorale diquesta area politica. Patrimo-nio che, piaccia o meno, rima-ne fondamental-mente in control-lo di maggioranzadegli ex Ds. Né icattolici infatti, néi vari partiti mo-derati o estremistiche in questi annihanno calcato la

scena politica della sinistra,fuori, intorno e anche dentrol’ex Ulivo, hanno mai davveroscardinato lo zoccolo duro diquesta eredità politica. La pro-va sono i risultati elettorali diquesti anni. La contendibilità diquesti voti, non può dunqueessere fatta, ancora, chedall’interno: chiunque vogliaoggi sottrarre consenso all’at -tuale Pd tenendo uno strettocontatto con la sua base, inun’operazione più di erosioneche si scissione. In fondo è lo

stesso schema di gio-co che sta applicandoFini. E non è un casoche l’operazione Finiabbia ispirato le mos-se recenti di Veltroni.Al 2011 dunque ilcentrosinistra arrive-rà unito.

della sinistra, è stato co-stretto a ripiegare sul Siredi Arcore che almeno unpo' di energia, sia pur voltaal peggio, ce l'ha. Il Pd nonsi sa che cos'è, non si sanemmeno che nome abbia,prima Pds, poi Ds, poi Uli-vo, poi Pd, mentre Berlu-sconi impazza continua afare delle primarie, non sisa chi siano i suoi veri lea-der e se sono quelli che

appaiono o tre-scano dietro lequinte c'è damettersi le maninei capelli. Esi-sterà ancora ilPd nel 2011? Iospero proprio din o.

Sono inutiliSpero sparisca

entro un anno

L a vera forza di Berlu-sconi, lo si sa da sem-

pre, è la sinistra. L'unico,serio, oppositore del Cava-liere è stato Umberto Bos-si quando nel 1994, con unmemorabile discorso allaCamera, abbattéil suo primo go-verno. All'epocalo chiamava "Ber-luscaso", "Berlu-scoso", "Berlu-schè", "Berlu-skaz". Poi, vistal'inconsistenza

liani porta a porta”, riuscendo aevocare in un colpo solo Vespa eil Cepu. Non contento, scrisse aRepubblica: “E noi suoneremo lenostre campane”. Veltroni, perscavalcare il segretario annunciòun nuovo movimento che saràcontemporaneamente “dentro efuori il Pd”. Concetto più appro-priato per il Kamasutra che perla politica. Ora, in attesa cheemerga un leader del Pd con-temporaneo, o quantomeno vi-

vente, è auspicabileche il carrello di bollitiche lo guida riparta alpiù presto per le ferie.Per vincere le elezionipotrebbe bastare unagita premio per tuttala comitiva. Bigliettisola andata.

Carcasi leaderAl vertice

un gruppo di bolliti

P rima di partire per le ferie,Bersani disse che per cac-

ciare B. andava bene anche ungoverno Tremonti. Un po’ comese Obama, anziché candidarsi,avesse proposto, per cacciareBush, un governo Rumsfield.Dopodiché, fortuna-tamente, Bersani an-dò in vacanza. Poi pe-rò, purtroppo, tor-nò. E, dopo lungheriflessioni, lanciò loslogan della riscossaautunnale: “Andre -mo a parlare agli ita-

ZombieIl “trattamento”

dei capi

P er sopravvivere bisognaintanto vivere, per quan-

to malandati. Il Pd, invece,nel migliore dei casi è unozombie: “Creature morteche continuano a cammina-re, senza più volontà”, spie-gano le enciclopedie. Difficiledel resto che restas-se in vita, dopo annidi trattamentoD’Alema prima eVeltroni poi: uncombinato dispostoche non lascia scam-po. I dirigenti delleseconde file, com-

presi i “g g g i ov a n i ”, non sonoaffatto migliori, e non di radosono perfino peggio. Solo ilbisogno incoercibile di spe-ranza induce a illudersi delcontrario. Vale sempre più edefinitivamente la nota intui-zione di otto anni fa: “Conquesti dirigenti non vincere-mo mai”. L’errore è statonon trarne le conseguenze.Il Pd-zombie, inoltre, soffocae umilia le energie che nelsuo elettorato, in parte della

base militante,perfino in quadriamministrativi(di piccoli cen-tri) sono pre-senti. Sarà beneche anche loro siconcentrino suldopo-Pd.

Quali orizzontiUna scossa

Ma forse è tardi

D arò una risposta forseun po' sorprendente.

Non vedo correnti nuove,che vuol dire un disegnostrategico. Non vedo incro-cio o inversione di percorsi.Non vedo vecchie faide, per-ché non contano, non spa-ventano nessuno enon cambiano nien-te. Vedo di tanto intanto dei brevi so-prassalti che duranoun istante. È accadu-to quando Veltronisi è dimesso, annul-lando tre milioni di

preferenze. Purtroppo nonha detto perché. È accadutoquando ha parlato la Serrac-chiani. Ma poi ha taciuto. Èaccaduto con la candidaturadi Ignazio Marino. È diventa-to un nuovo notabile del Pde lì, destino dei notabili, si èfermato. Adesso arriva il ma-nifesto di Veltroni. Il proget-to promette idee da dibatte-re, anche idee controverse.Ma da discutere con chi? Ilprogetto nasce vivo e impa-

ziente. È unascossa, un segnodi vita. Questolo apprezzo. Midomando, primaancora di misu-rarmi nel merito,se non arrivi tar-di.

I l Partito democratico ha trascorsol’estate a farsi tante domande sulla crisi digoverno, un esecutivo tecnico, le elezioni

anticipate, le alleanze, l’apertura al centro o allasinistra della sinistra. L’estate degli scambiepistolari a distanza tra vecchissimi, vecchi egiovani capi di partito. Ha iniziato Walter Veltroni,l’ex candidato di Pd e Idv nel 2008 contro

Berlusconi, con una pagina di citazioni edivagazioni sul Corriere della Sera: “Dunque l’unicastrada che i veri democratici devono percorrere èquella di una Repubblica forte e decidente. Maquesta comporta profonde e coraggioseinnovazioni, nei regolamenti delle Camere,nell’equilibrio dei poteri tra governo e Parlamento,nelle leggi elettorali, nella riduzione dell’abnorme

peso della politica, nella soppressione di istituzioninon essenziali. Bisogna semplificare e alleggerire,bisogna considerare il tempo delle decisioni comeuna variante non più secondaria”. Pier LuigiBersani replica su Repubblica e lancia il nuovoUlivo. Poi arriva Massimo D’Alema su Repubblica:“Questo bipolarismo (tanto caro a Veltroni, ndr)conviene soltanto a Berlusconi”.

Sopravviverà il Pdfino al 2011?

SEI OPINIONI E UN PRESAGIO

La lunga estate

degli scambi epistolari

sulla stampa

PSICHIATRIA DEMOCRATICA

FURIO COLOMBO PAOLO FLORES D’ARCAIS

MARCO TRAVAGLIO MASSIMO FINIMAURIZIO VIROLI

LUCIA ANNUNZIATA

Il futuroLa minaccia

dei 4 virus

A uguro al Pd lunga vita e ot-tima salute, e a Walter Vel-

troni la soddisfazione di tenereprolusione solenne davanti al Par-lamento sul 150mo anniversariodell’Unità d’Italia, a patto che nonciti Craxi fra gli eredi del Risorgi-mento. Sulla longevitàpolitica del Pd grava-no tuttavia quattro si-nistre minacce. I mor-bi contratti all’attodel concepimento so-no 1) la mancanza diradici storiche e idealiproprie; 2) la debole

identità e capacità di distinguersidagli altri partiti. Le radici fortiservono a superare le tempeste ele sconfitte, e se non ne hai affon-di. Sul secondo punto ognun vedeche proclamarsi ‘democratico’non basta per distinguersi. AncheBossi e Berlusconi sono demo-cratici, anzi, democraticissimi. Imorbi contratti durante la primainfanzia sono altrettanto gravi: 1)mancanza di un’unità interna at-torno a un leader riconosciuto da

tutti; b) essersi fattiaccerchiare da con-correnti al centro e asinistra. Il primo maleera forse difficilmenteevitabile; dal secondoci si poteva tutelarecon una politica in-transigente .

Padri e figliLiberarsi del

p o p b re z n e v i s m o

I l Pd è un partito che pur-troppo non esiste. Dirlo

non è cattiveria, ma un eser-cizio utile. Ho scritto un li-bro di 600 pagine per prova-re a spiegare come mai – se-condo me – lo smarrimentodi identità è cominciato conla Svolta della Bolognina enon è finito più. I fi-gli illegittimi del Pci,oggi dediti al parri-cidio dei padri, ave-vano un’identità, eora non ce l’hannopiù perché se nevergognano. Hannocambiato simboli,

ma non i dirigenti. Hannoperso il grande afflato idealedell’utopia e recuperato ilgene recessivo dello stalini-smo. Dopo vent’anni diguerra feroce fra D’Alema eVeltroni che ha sterminatoqualsiasi forma di vita, anco-ra usano l’ipocrisia, tutta so-vietica, di non dire mai la ve-rità. Odiano Berlusconi peròlo copiano. Rottamano i loroleader migliori, come Prodi,nascondendo la salma, comeper Andropov e Cernenko.

Quando final-mente i pop-brez-neviani sarannoaccompagnatiall’ospizio – ma-gari con l’aiuto diVendola e Renzi –la sinistra torneràa vivere.

LUCA TELESE

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pagina 6 Sabato 18 settembre 2010

Il programma

della tre-giorni a Vasto

dell’Italia dei valori

È cominciato ieri a Vasto il 5°incontro nazionale dell’Italia deiValori. Il titolo è “Idee pulite, la sfida

dell’Italia dei Valori”.La tre giorni che si è aperta ieri, chiuderà ibattenti domenica mattina con l’inter ventoconclusivo del leader Antonio Di Pietro.Oggi, previsto un incontro alle 10 sulla libertà

d’informazione moderato da Gianni Barbacetto,giornalista del Fatto Quotidiano con LeolucaOrlando, portavoce nazionale Idv Pancho Pardi,capogruppo Idv vigilanza in Rai, Niccolò Rinaldi,capo delegazione dell’Idv a Strasburgo,Corradino Mineo, direttore di Rainews, MatteoMaggiore, giornalista della Bbc e Claudia Fusani,giornalista de L’Unità.

Alle 18 dibattito su “Giustizia e antimafia adifesa della Costituzione” con FedericoPalomba, capogruppo Idv in CommissioneGiustizia alla Camera, Sonia Alfano e Luigi DeMagistris, europarlamentari Idv, Luigi Li Gotti,senatore Idv Fabio Granata, deputato Fli eBruno Tinti ex magistrato, collaboratore de ilFatto Quotidiano.

IL SONDAGGIO

IL FATTO.IT: È IL LEADER IDV L’ANTI-BERLUSCONI

OPPOSIZIONE

Antonio Di Pietro (FOTO ANSA)

I l Tribunale civile di Bologna ha rigettato il ri-corso presentato dal Movimento 5 Stelle di

Beppe Grillo contro la terza ricandidatura delpresidente della Regione Emilia Romagna, VascoErrani. Il gruppo dei Grillini, riferendosi alla legge165 del 2004 che stabilisce i principi fondamentalisul sistema di elezione e i casi di ineleggibilità, si erarivolto ai giudici mossi dalla convinzione dell’im-possibilità, per un presidente della giunta regionale,di essere eletto per tre mandati consecutivi. Secondoi due consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle,Andrea Defranceschi e Giovanni Favia, entrambipresenti in aula al momento della lettura della sen-tenza, “la decisione del tribunale crea un gravissimoprecedente, che sancisce come a una Regione basti

non legiferare per disattendere una legge delloStato”. Favia ha poi ricordato che “solo in tre Re-gioni, Emilia Romagna, Lombardia e Molise, lalegge dello Stato 165 del 2004 non è stata rece-pita. E, non a caso, Emilia Romagna e Lombardiasono le Regioni in cui la norma è stata bypassatacon la riproposizione di candidati che avevanogià superato il secondo mandato. È evidente,quindi, che ci troviamo davanti al deliberato rag-giro di una legge?”. L’istanza, sempre sullo stessotema, presentata dai Radicali, è stata rinviata alprossimo 11 ottobre per un vizio di forma.

EMILIA ROMAGNA

Bocciato il ricorsocontro Errani

DI PIETRO SFERZA GRILLO:“NON BASTA URLARE, SERVE L’A LT E R N AT I VA”L’attacco dal palco del 5° incontro nazionale: “I movimenti non siano solo protesta”

L’avviso a Bersani: “Ok all’alleanza democratica, ma no a Fini e Udc”.

U na settimana fa abbiamochiesto ai nostri di lettori

di votare sul sito Internet delFatto Quotidiano quale fosse aloro parere il leader in gradodi fermare Berlusconi.Forse il suo alleato Gianfran-co Fini, che è riuscito a met-tere in discussione la maggio-ranza parlamentare più am-pia della storia repubblicana?Il leader del Pd Pier Luigi Ber-sani, che sembra avere final-mente accantonato la diplo-mazia e dice che il premier ha

ridotto la politica a una fo-gna? Antonio Di Pietro, an-ti-berlusconiano per eccel-lenza, o Nichi Vendola abitua-to a vincere in Puglia controtutte le previsioni? Oppureservono strategie non con-venzionali e outsider comeMarco Pannella o Beppe Gril-lo?Nei primi giorni Beppe Grilloè stato in testa alla classificadelle preferenze. Adesso,con più di 110 mila votanti e 8mila commenti in vetta è sa-

lito Antonio Di Pietro col 33per cento. Secondo restaBeppe Grillo, espressionedella politica anticonvenzio-nale col 29 per cento. Segue astretto giro Nichi Vendola col19 per cento.Molto indietro il leader delpartito democratico Pier Lui-gi Bersani col 6 per cento.Lontani Gianfranco Fini eMarco Pannella. Secondo ivotanti il leader di Futuro e li-bertà non ha le carte in regolaper bloccare Berlusconi. Le

sue quotazioni sono scese so-prattutto dopo i tentativi di ri-conciliazione con Silvio Ber-lusconi. Per lui il 4 per centodei voti come per Pannella.Oltre 5000 persone invecenon indicano uno tra questinomi, e cercano un’alter nati-va, dal sindaco di Torino, Ser-gio Chiamparino al presiden-te della provincia di Roma,Nicola Zingaretti. Dal leaderdei verdi Angelo Bonelli alsindaco di Firenze, MatteoRenzi.

di Wanda MarraInviata a Vasto

“Ètragico quello che

sta succedendo nelPd. Di Pietro a que-sto punto dovrebbe

puntare alla leadership diquel partito”. Non si sono an-cora accesi i riflettori sull’an-nuale Festa nazionale dell’Ita-lia dei Valori a Vasto, ma labattuta di prima mattina di unsenatore bresciano – Gian-piero De Toni – è meno ca-suale di quel che potrebbesembrare. Come un faro, il-lumina la metamorfosi anco-ra in atto di Tonino e dei suoi.Un paese intero, punteggiatocon le bandiere del partito,uno scenario d’eccezione(Palazzo d’Avalos, antica resi-denza feudale), una follapronta a non perdersi nean-che un sospiro del suo leader,per Di Pietro sono la norma.Ma che qualcosa sta cambian-do lo dicono i toni del suodiscorso, insolitamente paca-ti. Poca polemica, poche frasiforti. Poca voglia di impres-sionare. E più voglia di con-v i n c e re .

NON A CASO, allora, ilpiatto forte, è il distinguo daGrillo e da una certa politicadel no: “Per rimuovere il ma-cigno piduista Berlusconi dalgoverno sono stati e sono im-portanti i movimenti. Maquando i movimenti diventa-no solo protesta e non alter-nativa, allora siamo punto e acapo. Vanno ringraziati – r ile-va Di Pietro – per la loro pro-testa civile che ha informato

tante persone; ma ora chequeste sono state informate,che cosa facciamo? Ecco, oraè l’ora di costruire l’alter nati-va ”. Una presa di distanzachiara, che però non sembraesente dalla paura. Grillo haannunciato, infatti, l’intenzio-ne di presentare alle elezioniliste nazionali del suo Movi-mento 5 Stelle: il bacino in cuiva a pescare è proprio quellodell’Idv, che in questa legisla-tura ha svolto il ruolo di par-tito del “no” senza se e senzama. Non a caso nel sondaggiosul sito del Fatto Quotidiano de-dicato a chi può battere Ber-lusconi, i due si contendono

la palma del vincitore (ora è invantaggio Di Pietro, ma pergiorni ha dominato Grillo).“In questo momento Grillo èun antagonista – va diritto alsodo Emanuele Mancinelli,che porta orgoglioso la ma-glietta dei giovani del partito“Valori in corso” – quando hadeciso di presentare liste na-zionali e non solo locali, di fat-

to ha scelto di fare un partito edi uscire dal civismo”. “È Gril-lo che ce l’ha con me e DeMagistris – rincara Sonia Alfa-no, ora europarlamentare Idv,un passato da “gr illina” – mihanno detto che circola un vi-deo in cui lui si lamenta delfatto che noi continuiamo aparlare con la gente. Non sobene cosa vuol dire, ma do-

vrebbe essere contento checontinuiamo a lavorare bene.Siamo dalla stessa parte”. For-se (forse) lei davvero la pensacosì, ma se il Movimento 5stelle si fa partito, l’anta goni-smo sembra già un dato di fat-to.

E DUNQUE, Di Pietro pun-ta a strutturarsi come leader

per un’alternativa. Strappa ap-plausi e risate quando si rife-risce a Fini, con un italianoche sembra volutamente invo-luto, nella sua migliore tradi-zione: “Pensavo che fossi io aMirabello che parlavo l’a l t rogiorno. Non ero io. Scriverò aFini dicendogli: la prossimavolta il tuo discorso fallo a Va-sto”. Ma in realtà il Fini op-positore di Berlusconi è un al-tro che facilmente può sot-trarre voti all’Idv. Tonino af-fonda: “I finiani a Mirabello di-cono che il Pdl è finito e poi simettono d’accordo per il Lo-do Alfano. Ma che vuol dire?”.E ancora: “Porteremo in Par-lamento una mozione di sfi-ducia a Berlusconi come mi-nistro ad interim dello Svilup-po economico. Noi non abbia-mo il numero di deputati perpresentarla. Vedremo allora sel’opposizione è opposizione oposizione”, dice il leader Idv.Stesso ragionamento a propo-sito del ddl anti-corruzione:“L’Idv chiede che sia messoall’ordine del giorno di Palaz-zo Madama. Se i parlamentarivicini a Fini non lo votano so-no complici di Berlusconi”, af-ferma, riferendosi esplicita-mente all’impegno formalepreso alla Festa del Fatto Quo-tidiano a Marina di Pietrasanta,a tradurre in legge la propostadel giornale (che cita altre duevolte). E quindi, mette in guar-dia il segretario del Pd, PierLuigi Bersani: no a Fini che“vuole un’altra destra” eall’Udc, “che ha dimostratopiù volte che di loro non ci sipuò fidare”. Tutto per il Pd,l’altra parte del ragionamento

politico. Chiarisce Di Pietro:“Bersani vuole costruire un’al-leanza democratica. Sonod’accordo però bisogna vede-re chi ci mettiamo dentro.L’idea di partecipare alle pri-marie senza sapere che cosavuole il candidato non puòf u n z i o n a re ”. E poi: “Ave s s e rofatto tutti quello che abbiamofatto noi... In tre elezioni dal 2al 4 all’8%, andiamo verso il12% la prossima volta. Inveceil nostro principale alleato èsceso dal 34 al 24%, fa il passodel gambero e se la prendecon noi...”.

FEROCE osservazione, maTonino si rifiuta anche dietrole quinte di affondare il col-tello nella piaga a propositodella nuova faida Veltroni-Ber-sani. Anche qui, l’i m p re s s i o n eè che stia a guardare, per ca-pire a quale parte del Pd puòparlare e a quale elettoratopuò guardare.Delinea le priorità: lavoro,scuola, sicurezza, giustizia so-ciale. Ammicca a quello che fuil bacino della sinistra radica-le, schierandosi con la Fiom eper la privatizzazione dell’ac-qua. Gli affondi più forti con-tro la Lega (il riferimento allascuola di Adro è d’o bbl i go ) .Ma poi, l’immagine più “sce-nica” della prima giornata diVasto è l’Inno di Mameli inonore del soldato italianomorto in Afghanistan, cantatoa squarciagola dalla platea edai parlamentari, Leoluca Or-lando in prima linea che chie-de al governo di riferire in Par-lamento sulla missione. Idv dilotta e di governo.

Sonia Alfano:“L’ex comicoce l’ha con mee De MagistrisSi lamentaperché parliamocon la gente”

I sei candidati Bersani, Di Pietro, Fini, Grillo, Pannella, Vendola

CHI DI QUESTI PUÒ FERMARE BERLUSCONI?

33% Antonio Di Pietro29% Beppe Grillo19% Nichi Vendola6% Pier Luigi Bersani5% Nessuno di questi4% Gianfranco Fini4% Marco Pannella

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Sabato 18 settembre 2010 pagina 7

“Ignorati da Mediaset”

I finiani annunciano

un esposto all’Agcom

M ediaset li ignora e loro presenterannoun esposto all’Agcom. Lo annuncianoi deputati del gruppo di Futuro e

libertà, convinti che le tv di proprietà del presidente delConsiglio abbiano violato “la normativa vigente inmateria di pluralismo, correttezza e completezzadell’informazione da parte dei tg”.“Dai dati pubblicati sul sito dell’Agcom che si

riferiscono all’intero periodo di agosto, mese in cuisi consumava lo strappo tra il Pdl e Futuro e libertà -spiegano - emerge che il tempo di parola concessodal Tg5 agli esponenti di Fli è pari a 1 minuto e 52secondi (1.86%) contro i 37 minuti e 32 secondi(37.79%) del Pdl, i 10 minuti e 32 secondi (10.60%)della Lega Nord ed i 2 minuti e 28 secondi (2.48%)de La Destra di Storace”.

“Durante il Tg4, gli esponenti di Futuro e libertàhanno avuto un tempo di parola pari a 34 secondi(0.44%) mentre il Pdl ha totalizzato ben 81 minuti e55 secondi (64.41%) - conclude la nota -. Per StudioAperto il dato è ancora più allarmante: gli esponentidi Futuro e libertà hanno ottenuto un tempo diparola pari a zero contro i 6 minuti e 17 secondi(44.56%) dedicati al Pdl”.

di Federico Melloe Carlo Tecce

C’è una nuova legge in Raiche va oltre qualsiasi leg-ge: non si muove fogliache Mauro Masi non vo-

glia. Il direttore generale l’ha co-municato nella circolare del 24agosto, poi affossata in consigliodi amministrazione, e insiste sul-la linea editoriale dettata da unsolo ufficio, il suo, e da una solapersona, se stesso. E così Masicontinua a disseminare ostacoli ebuche lungo il percorso, ormai ri-dotto, che porterà giovedì Mi-chele Santoro in onda su Raidue.

S TAVO LTA ha bloccato le pub-blicità che annunciano il ritornodella trasmissione, uno spot dipochi secondi copiato – è quasiuguale – dalla prima stagione diA n n o ze ro proprio per evitareobiezioni. E invece Masi l’ha stop-pato senza dire perché e dire cosacambiare. E restano fermi i con-tratti di Marco Travaglio e di Vau-ro, nel frattempo la redazione hacominciato a preparare la punta-ta del debutto. In una situazioned’emergenza, oscurati sino all’ul -timo secondo, Santoro cerca di

recuperare l’effetto Raiperunanot -te, il passaparola che, nell’oscu -rità dell’informazione sospesa incampagna elettorale, accese il Pa-ladozza di Bologna e migliaia dicase collegate sul digitale, sul sa-tellite e in Rete per sei milioni diper sone.

FU un A n n o ze ro in trasferta orga-nizzato in poche settimane e condecine di appelli. E Santoro chia-ma a raccolta il suo pubblico conun emblematico “aiuto!” sul sitodella trasmissione:“Cari amici, sono dinuovo costretto a chie-dere il vostro aiuto.Giovedì 23 settembrealle ore 21 è prevista lapartenza di A n n o ze ro ,ma la redazione è tor-nata al lavoro da pocheore e con grande ritar-do, i contratti di Trava-glio e Vauro non sonoancora stati firmati e lospot che abbiamo pre-parato è fermo sul tavolo del Di-rettore generale. Tuttavia, se nonci sarà impedito di farlo, noi sa-remo comunque in onda giovedìprossimo e con me ci saranno co-me sempre Marco e Vauro. Vi pre-

go, come avete fatto con Rai peruna Notte, di far circolare tra i vo-stri amici e tra le persone con cuisiete in contatto questo mio mes-saggio avvertendoli della datad’inizio del programma. Nelleprossime ore vi terrò puntual-mente informati di quanto avvie-ne”. Perché le ore che mancanosono incerte. Dalla direzione diRaidue allargano le braccia: nien-te sappiamo, niente diciamo. Eun po’ hanno ragione perché Ma-si ha commissariato i responsabi-

li di rete, ormai s’arroga il dirittodi selezionare ospiti e argomenti:ferma Carlo Lucarelli a Raitre, Fi-lippo Rossi a Raidue e praticaostruzionismo ovunque, almenoper altri due programmi sempre

della terza rete.

A RAIDUE annunciano la con-ferenza stampa di Santoro permercoledì mattina, la consuetapresentazione ai giornalisti: per ilmomento hanno prenotato la sa-la di viale Mazzini, ma festeggiareun programma senza contratti,oscurato e sabotato sembra unparadosso. Santoro è pronto perl'attraversata dell'ultimo deserto,pieno di trucchetti ideati da Masi,ben spalleggiato da un’azienda

SCHERMO PICCOLO

che non protesta e da un presi-dente Garimberti che, silente sultema, addirittura segnala al diret-tore generale il “turpiloquio” diMaurizio Crozza a Ballarò. La cro-naca è una riedizione aggiornata,e mica tanto diversa, dai dubbidell’anno scorso: il contratto diTravaglio sì, forse, no e le scalettedi A n n o ze ro (ospiti compresi) gi-rati al mittente con strani pareridell'ufficio legale. Contro l’ostr u-zionismo di Masi, e le tensioni daconsumare sino al via, Santoro

cerca l'attenzione del suo pubbli-co, la mobilitazione e la voglia diA n n o ze ro che tradussero l’idea diRaiperunanotte in un esperimentodi televisione del futuro.E Travaglio aspetta: “Sono forte-mente in imbarazzo, tutti i giorniqualcuno mi chiama per averenotizie, ma io non so ancora nul-la. Non sono preoccupato, ma in-curiosito, anche perché domanivolerò a New York per alcuneconferenze e tornerò solo merco-ledì”.

Il giornalista conduttore di Annozero, Michele Santoro (FOTO EMBLEMA)

Effetto traino. Il Tg1 in picchiata,perde 120 mila euro al giorno di spot

di Carlo Tecce

M inzolini costa alla Rai 120mila euro al giorno di man-

cati ricavi. Al direttor issimo vamale la raccolta di firme in suosostegno promossa dal giorna-lista Stefano Campagna, va ma-lissimo l’ascolto del telegior-nale e soprattutto i conti pub-blicitari saranno dolorosi perl’azienda. Minzolini riduce leentrate Rai di 120 mila euro algiorno: un punto di share inmeno vale 30 mila euro e il di -rettor issimo ne ha persi 4 a set-tembre. Il Tg1 batte se stessoin peggio: giovedì è sceso al23,6 di share contro il 29,4dell’anno precedente e da 6,6milioni di spettatori a 5,4 mi-lioni: vuol dire meno 5,8 punti,meno 1,2 milioni di italiani.

NON BASTANO le difesed’ufficio dal direttore generaleMasi né la copertura politica aridurre – anche in soldoni – ilcrollo del Tg1: un giorno la Raipagherà e quel giorno iniziaora. Perché da una settimana laRai è in periodo di garanzia, tremesi da settembre a dicembre,che disegnano la torta pubbli-citaria, la forma e la grandezza

delle fette da distribuire tra idue concorrenti: il serviziopubblico e la privata Mediaset.Con un’andatura a frenata ilTg1 perde un valore commer-ciale di oltre 200 mila euro aedizione serale considerando illistino Sipra, concessionariapubblicitaria, 120 mila per ave-re una cifra più realistica. E co-me s’arriva all’allarme rosso? IlTg1 delle venti è anticipato daun minuto di pubblicità vendu-to a 120 mila euro, poi appenafinisce la sigla c’è un blocco dacinque minuti di 1,06 milioni dieuro. In totale: il telegiornaledelle venti ha un giro di affari

lordo – perché vanno calcolatisconti ai clienti abituali – di1,26 milioni di euro. La Sipra èla concessionaria di viale Maz-zini che vende spazi e program-mi agli inserzionisti: mostra ilprodotto con pregi, difetti espettatori medi maturatinell’anno precedente, e appli-ca un prezzo. Con i risultati disettembre – intorno al 25 percento di share e mai sopra i 6milioni di spettatori – il Tg1 diMinzolini ha un prezzo spropo-sitato. Le conseguenze sarannovisibili nell’autunno del 2011,quando la Sipra sarà costretta atagliare del 20 per cento il co-

sto di una pubblicità del Tg1perché il Tg1 di Minzolini hasmarrito un quinto dell'indiceshare del 2009 giovedì e pocomeno in totale a settembre. Ri-capitolando: ogni punto vale30 mila e quindi Minzolini - chene ha persi 4 a settembre - fascappare dalla Rai 120 mila eu-ro al giorno. Il crollo del Tg1può condizionare l’ascolto del-l'intera serata, frantumare l’ef -fetto traino. Ma il conto verràconsegnato a viale Mazzini traun anno, e la concorrenza diEnrico Mentana al Tgla7 è ap-pena cominciata. Mentre Me-diaset deve riportare a galla il

Tg5, fermo a ridosso del 20 percento di share con 6 punti e 1,2milioni di spettatori in meno insoli dodici mesi. Il professoreFrancesco Silitato del Politecni-co di Milano spiega in parole inumeri e le cifre elaborate dalsuo studio Frasi: “Il Tg1 sera oc-cupa una posizione strategicanel palinsesto di Raiuno, la suacaduta può avere effetti rilevan-ti sulla prima serata e questopuò causare un buco di decinedi milioni di euro per il bilanciodi viale Mazzini”. E il foglio disolidarietà per Minzolini è an-cora mezzo vuoto: siamo intor-no alle 70 firme su 170 giorna-

listi in organico. Ma nonostanteil fiasco, il fedelissimo Campa-gna cerca la polemica con il Cdrper una nota letta in diretta con-tro il taglio ai telegiornali: “Min -zolini non sapeva nulla dellamia iniziativa, ma dovevamo re-plicare al comitato di redazio-ne. Leggo il testo del documen-to: 'Il cdr, per l'ennesima volta,prende decisioni straordinariesenza specifico mandato dellaredazione, che si era pronun-ciata contro la cancellazioni diTg che non è avvenuta. Chie-diamo al cdr perché nel comu-nicato non ci sia un riferimentoai nuovi tg del mattino”.

L’U LT I M A PA R O L A

LO SCOOP DI PARAGONE?LA SOLITA MONTECARLO

G ianfranco Fini è l’uomo scelto dalDipartimento di Stato americano per

far cadere il governo Berlusconi. Questol’annunciatissimo scoop di GianluigiParagone per lanciare la prima puntatadella nuova stagione di “Ultima parola”. Siaccendono le luci in sala, gli ospiti sonogià seduti: Vittorio Sgarbi, PietrangeloButtafuoco (ex militante missino,scrittore e giornalista di Panorama)Vittorio Feltri, Peter Gomez. Incollegamento Lucia Annunziata ed EnricoMentana. Presente anche Filippo Rossi diFareFuturoWeb, in forse fino all'ultimo.Prima invitato alla trasmissione poiestromesso. Ma dopo una nota didenuncia contro la Rai, pubblicata dallostesso Rossi, viale Mazzini fa marciaindietro. Un bavaglio tentato. Perquaranta minuti la trasmissione siconcentra sull'affaire Montecarlo. Feltrine approfitta per annunciare l'ennesimoscoop su “Il Giornale”: il contratto diaffitto dell'appartamento alla vocelocatore e locatario portano la stessafirma, lui dice “di Giancarlo Tulliani”.Anche Buttafuoco insiste sulla casamonegasca, dicendosi indignato per ilcomportamento “amorale” di Fini che hatradito la fiducia di tanti militanti delpartito. “Giusto parlare di Montecarlo –interviene Gomez – ma perché nessunoparla della seconda carica dello Stato,Renato Schifani?”. Putiferio in studio.

Paragone interviene e blocca tutto: “Nonpossiamo parlare di chi non è presente eche non può difendersi”. Eppure durantel'ora e passa di trasmissione, la voce delleader di Futuro e Libertà non s'è sentita,come fa notare Gomez in studio e Mentanadalla sede del tg La7: “Paragone guardache in studio Fini non c'è”. Gomezcontinua: “Il fatto è che Schifani hamandato un comunicato ufficiale per direche era disposto a farsi sentire daimagistrati di Palermo, ma a parte il FattoQuotidiano non l'ha ripreso nessuno.Perché Schifani è ancora sotto l'ombrelloprotettivo di Berlusconi. Fini no.” Va inonda un bel servizio realizzato da piùinviati a Montecarlo. Con telecamerenascoste alla ricerca di Giancarlo Tulliani.I passaggi salienti del suo discorso aMirabello vengono alternati alle immaginimonegasche. Quando Fini parla delprecariato giovanile ecco le immagini diTulliani che lava la sua Ferrari. LuciaAnnunziata invita alla calma: “Ricor doche qui si discute di una casa di 74 metriquadri e di una cucina che costa 4200eur o”. Dalle vicende familiari di Fini ilpassaggio al complotto internazionale èbreve. Secondo la tesi presentata daParagone, Berlusconi sarebbe scomodoper il governo americano che, per questo,avrebbe ordito alle sue spalle uncomplotto. Mentana per chiudere ilcollegamento scherza: “l'Unica cosa cheriesco a seguire, di internazionale, inquesto programma è la Nunez”. MaAnnunziata non ci sta “Non trovo correttoche si faccia un apprezzamento al corpo diuna donna”. Gaetano Pecoraro

L’appello di Santoroai telespettatori:“Avvertite gli amiciche giovedìsiamo in onda”

Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini (FOTO ANSA)

TORNA ANNOZEROE FA LO SLALOM

TRA I TRANELLI DI MASICome un anno fa: niente contratti

per Vauro e Travaglio, niente pubblicità

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La Cgil alla Gelmini:

deve intervenire

per rimuovere i simboli

A nche il maggiore sindacatoitaliano scende in campo controla scuola “padana” del paesino di

Adro, nel bresciano. La Cgil-Flc(Federazione lavoratori della conoscenza),infatti, con una lettera di diffida al ministrodell’Istruzione Mariastella Gelmini, chiededi “rimuovere il simbolo della Lega dalla

scuola di Adro. La scuola pubblica -sottolinea il sindacato - deve continuare adessere avamposto della integrazione, dellainterculturalità, dell’apertura ad ognidiversità e alle tante novità cheattraversano il mondo”.Per il sindacato, “i simboli della Legarievocano invece intolleranza , chiusure

È l’ora della protesta contro il sindacoOGGI NEL PAESE BRESCIANO LA MANIFESTAZIONE PER RIMUOVERE I SIMBOLI DELLA LEGA

L’appello del Fa t t o hafatto breccia: non solotra i nostri lettori – o l-tre trentamila firme in

due giorni – ma adesso an-che in Parlamento. Abbia-mo chiesto ai gruppi politicidell’opposizione (e non so-lo) di sottoscrivere la nostrarichiesta: via i simboli dellaLega dai muri, dai banchi,dai giardini della scuola ele-mentare di Adro. E la rispo-sta c’è stata. Aderiscono“con convinzione” Fe l i c eBelisario e Massimo Donadi,a nome dei gruppi di Came-ra e Senato dell’Italia dei Va-lori. Si uniscono al nostroappello per la “r imozioneimmediata dei simboli le-ghisti” e stigmatizzano“l’ignavia del ministro Gel-mini che, pur di non urtare

la suscettibilità di uno deglialleati di governo, accettache nella scuola pubblicapossano entrare simboli diun partito, per di più xeno-fobo e razzista”. L’Italia deiValori ha già presentato in-terrogazioni parlamentarisulla vicenda, punto piùbasso dei “danni insoppor-tabili e insostenibili” che ilgoverno Berlusconi “sta fa-cendo nel settore dellascuola”.

ANCHE IL PARTITO d e-mocratico, attraverso un’i n-terrogazione, ha chiesto algoverno di chiarire cosa èsuccesso ad Adro. E ora i ca-pigruppo di Camera e Sena-to, Anna Finocchiaro e DarioFranceschini, tornano achiedere la cancellazione di

quei simboli assieme a noi:“Sottoscriviamo l’appellodel Fatto Quotidiano p e rch équello che è avvenuto nellascuola di Adro – spiegano –nulla ha a che fare con il fe-deralismo, che deve essereuno strumento solidale, dicoesione sociale e democra-tico. Piegare una scuola pub-blica alla pura propagandapolitica è un fatto grave e sa-rebbe opportuno, come ab-biamo già chiesto con un’i n-terrogazione del nostrogruppo parlamentare, che ilgoverno chiarisse quanto èsuccesso”.Quella dell’Udc è una “s o t-toscrizione ideale”: li lascia“perplessi” firmare appellidei giornali, perché i parla-mentari hanno a disposizio-ne “strumenti propri”. Ma

ONOREVOLI FIRMEAdro, Idv e Pd hanno aderito al nostro appello

Dai finiani un “sì” solo a titolo personale

Contro la “seces sione”oltre 30.000 “no”

GIÙ AL NORD

è SILVANO BELLATOLa Lega non può fare quello chevuole nella scuola pubblica, se nefrega della Costituzione e difatto sta attuando la secessione,che è il vero scopo delfederalismo. Aderiscofermamente al vostro appello. Lagente del Nord deve svegliarsi,come fa a non accorgersi che laLega racconta solo bugie?

èPA S Q U A L ESto veramente perdendo lasperanza che l’Italia possa

ritornare ad essere un paesecivile…

è LAURAMia figlia (4 anni) è tornata ascuola. Le maestre ci hannofatto un elenco di beni daportare come corredo: acqua,fazzoletti di carta, saponeliquido, carta igienica, tovaglioli.Ci siamo impegnati perl’acquisto di materiale didattico,di un telefonino e relativa schedatelefonica per permettere lorodi chiamarci. E mi chiedo perchéla Gelmini non pensi di porrerimedio allo stato vergognosodelle scuole pubbliche anzichélodare un’orda di idioti in predaa deliranti follie secessioniste!

èANGELO BADELLINOLa cosa che più mi fa rabbia, è il

Quattromila commenti epassa alla nostra iniziativasono arrivati al nostro sito.Lettori sconcertati, avvilitio desiderosi di avere uncenno dal mondo politico.Questa è una selezione

condividono lo spirito delnostro allarme: “Nessunopuò permettersi di strumen-talizzare e targare qualsiasiedificio finanziato con soldipubblici, figuriamoci unascuola – spiega il deputatoUdc Roberto Rao – Segnalidel genere, per chi non hacapacità di discernimento,finiscono per diventare unaimposizione subliminale,che già la Lega dovrebbestigmatizzare, e a maggior ra-gione il ministro Gelmini.Resettiamo tutto, e mettia-mo al bando le giustificazio-ni puerili, come quelle sulcolore o sul simbolo casuale.Faremo la nostra parte – c o n-clude Rao – non solo percondannare, ma per chiama-re il governo alle proprie re-sponsa bilità”.

Italo Bocchino non se la sen-te di parlare da capogruppodi Futuro e libertà. Non fir-ma la nostra iniziativa: “Pe rdire che non siamo d'accor-do con quello che è succes-so ad Adro – spiega – usiamogli strumenti parlamentari”.

FIRMA INVECE, almeno“a titolo personale”, il depu-tato Enzo Raisi “perché l'u-nico simbolo che può starenelle scuole italiane è il tri-colore. Un simbolo che uni-sce e non divide”. Il depu-tato Benedetto Della Vedo-va, più che firmare, dice,“me lo autorivolgo”. È “d’a c-c o rd o ”, ma ammette, “piùche un appello dovrei fareun’inter rogazione”. L'ha giàfatta il deputato Luca Bellot-ti, “e nessuno ne ha dato

conto”, dice: “C'è un atto de-positato alla Camera, un’i n-terrogazione in cui chiedo algoverno di prendere posi-zione. È una cosa indegnache venga accettato un ol-traggio del genere, solo percompiacere qualcuno, soloper non farlo arrabbiare.Dunque non posso che sot-toscrivere il vostro appello,anche se ripeto, il mio do-vere l’ho già fatto”. Il sena-tore finiano Maurizio Saia di-ce “assolutamente sì”:“Qualsiasi simbolo di partito– spiega – non deve entrarenella scuola. Anche noi nel-l'Msi discutevamo di comefosse abbondantemente su-perato il Ventennio, mi pareche stiamo tornando indie-t ro ”.

pa.za.

localistiche e contrapposizione ai valorifondanti della nostra Costituzione”.Per questo “non ci potranno mai esserescuole padane - continua la lettera - ,perché la scuola è della Repubblica italianae devono continuare a sventolare labandiera tricolore e quella dell’E u ro p a :l'Italia è una e indivisibile”.

Di seguito la lettera di 185 genitori della scuola di Adro.In tutto i bambini sono 750.“Com’è stato riportato ampiamente dagli organi d’in -formazione, gli edifici che costituiscono il nuovo polo sco-lastico e gli arredi ivi esposti recano diffusamente ed inevidenza il simbolo denominato “Sole delle Alpi”. È in-confutabile che il “Sole dell Alpi” compone il logo di unpartito politico e che viene da tempo impiegato comedistintivo di appartenenza a tale partito, nel quale si ri-conoscono gli amministratori locali attualmente in ca-rica. Come cittadini siamo consapevoli che un’ammini -strazione della cosa pubblica costituzionalmente orien-tata deve garantire i diritti inviolabili dell’uomo, tra cui ilpieno sviluppo della personalità umana, la libertà el’uguaglianza. Come genitori ed educatori avvertiamo ildovere primario di perseguire e di far perseguire quell’“interesse superiore del fanciullo” cui tanto spazio vieneriservato nella legislazione nazionale e comunitaria, ol-tre che nelle convenzioni internazionali alle quali anche ilnostro Paese ha aderito. In nome di tale interesse sen-tiamo di doverci adoperare perché i nostri bambini pos-sano crescere con serenità, maturando autonomamentee con consapevolezza le proprie scelte personali ed an-

che politiche. Abbiamo scelto la scuola pubblica nellaconvinzione che possa garantire la formazione dei nostrifigli e lo sviluppo della loro personalità. In tale prospettivanon possiamo restare indifferenti di fronte a iniziativeche interferiscono con la loro educazione, anche solo in-ducendo una convinzione di appartenenza che non siastata consapevolmente maturata. Non è certo pensabileche, come da qualche parte si è ipotizzato, coloro chenon condividono le scelte amministrative locali in tema diedilizia scolastica ritirino improvvisamente i propri figlida un istituto - il cui corpo insegnante è valido - inter-rompendo la continuità didattica, per inserirli in un’a l t rascuola, in un altro comune. Ci chiediamo e Vi chiediamose è lecito e legittimo, prima ancora che opportuno, cheun edificio adibito a sede di scuola pubblica faccia osten-tazione di un simbolo che nella prassi o nel sentire co-mune è identificativo di un partito politico, qualunqueesso sia; se tale ostentazione sia compatibile e coerentecon i valori garantiti dalla nostra Costituzione e con laprioritaria tutela dell’infanzia propugnata nel nostroPaese in ambito nazionale ed internazionale. Se così nonfosse Vi chiediamo che nei Vostri ruoli istituzionali in-terveniate a tutela dei nostri bambini”.

Dovete tutelare i nostri bambini

di Elisabetta Reguitti

All’ inizio erano solo dodici. Si sonodate appuntamento all’oratorio ehanno deciso di scrivere l’appello eraccogliere le firme. Stiamo parlan-

do delle mamme che hanno sottoscrittoe spedito il loro modo di intendere evivere la Costituzione. Il risultato è statogrande e incoraggiante perché 185 firmedi genitori sui 750 bambini che frequen-tano il polo scolastico di Adro non sonopoche considerando che ci sono geni-tori che hanno due o anche tre figli iscrit-ti.

PARTIAMO QUINDI da queste firmeper ricostruire la cronaca di ciò che staaccadendo in questi giorni. Prosegue ilsilenzio delle istituzioni compresi prefet-tura e ufficio scolastico regionale e pro-vinciale. A parlare, invece, è stato il coor-dinatore provinciale del Pdl Viviana Bec-calossi che oltre a dissociarsi dal gesto del

primo cittadino ha ufficialmente chiestola rimozione da qualsiasi ambiente sco-lastico del “Sole delle Alpi”.Nel frattempo però il Fatto Quotidiano (adifferenza di quanto sostiene il sindacoLancini) ha dimostrato come la societàeditrice del La Padania lo abbia registratocome suo marchio identificativo.Bocche cucite, invece, sulla proceduradell’intitolazione a Gianfranco Miglio:nessuno ha mai visto l’autorizzazione. Peril resto sappiamo (come riportato da IlFatto Quotidiano on line) che una mamma,Laura Parzani, figlia dell’ ex sindaco diAdro ha deciso di ritirare le sue due figliedalla scuola. “Non voglio che ogni giornovenga sbattuto loro in faccia un simboloche sta nelle segreterie di un partito”.Laura potrebbe non essere però l’ unicamentre pare che anche alcuni insegnantistiano meditando di chiedere il trasferi-mento. Ma Adro c'è anche un’ opposi-zione politica (lista Linfa) che chiede tra-sparenza e correttezza nella gestione

dell’amministrazione pubblica. Tutto ta-ce anche sulla questione, riportata da IlFatto Quotidiano, che la Eredi Lancini(azienda di famiglia del sindaco) è statacondannata per non avere pagato l’ Icid ov u t o .

A STABILIRLO C’È la sentenza di con-danna della Corte di Cassazione del 23giugno scorso. Detto questo rimane l’ ini-ziativa di questa mattina: nata spontanea-mente su Facebook sembra aver presopiede soprattutto tra le persone a dispet-to dell’ appartenenza politica. Per fare inmodo che quella scuola venga ripulitadalla tutta la simbologia leghista verrannoesposte e appese bandiere tricolori. Nelfrattempo pare che il sindaco sia statodiffidato dal fare ciò che aveva previsto:mettersi cioè in mezzo alla piazza con ungazebo per distribuire materiale sul poloscolastico. Tutto ciò accade mentre l’at-tuale ministro Umberto Bossi invoca:“Una capitale al nord”.

Sabato 18 settembre 2010

La scuola e il sindaco del CarroccioIn alto a sinistra, il primo cittadino di Adro, Oscar Lancini; nelle due foto grandi l’istituto

“Gianfranco Miglio” al centro delle polemiche per i simbolilegati all’universo Lega del quale è disseminato

GIÙ AL NORD

Nel comuneamministratodal Carroccio giàa maggio alcunibimbierano stati puniticon un panino

fatto di essere preso in giro dapersone che come pecore,seguono dei politici che fannodell’odio e dell’intolleranza labase di tutte le loro decisioni.

èANTONIOE il capo dello Stato che dice?

è LIDIA SERRAUPenso a ciò che mi hannoinsegnato i libri di storia e miinorridisce guardarmi attorno escoprire che non abbiamocapito niente.

èANTONIO IMPERATOREFanno tutto ciò che vogliono. Glisi concede tutto. Che lasmettano!!!

èMIKLOSUna cosa è mettere il simboloall’ingresso della scuola, un’altra

è tappezzare la scuola stessa diquesto simbolo. Io trovo solouna parola per descrivere ciò:indottrinamento delle masse! Ela cosa più vergognosa è che èstata fatta su menti “vergini ei n d i fe s e ”, quelle dei bambini.

è FABRIZIO CICCARELLITutte le dittature iniziano così,come ad Adro. Se fosse vivo miononno, ucciso dai tedeschi nel1944, direbbe non la stessa cosa,ma chissà quante altrenefandezze avrebbe daraccontare. Ormai non credopiù si possa tornare allanormalità, almeno non credo dipoterlo vivere anche io questoritorno alla normalità, anche seoggi ho ancora 40 anni.

èG I O VA N N ISiamo già alla secessione!!! I

“camerati”, sempre cosìpatriottici, non hanno nulla dad i re ? ? ?

è LUIGIOramai sono come un fiume inpiena, e adesso stannorompendo pure gli argini.

è TITO AMBRUOSIPossibile che le ISTITUZIONI ele varie forze di opposizionefanno finta di non vedere oppuresono talmente ciechi che nonvedono la realtà che li circonda.Se così fosse poveri noi in qualiPOLITICI siamo cascati!!!

èGIUSEPPE CAPUANOVolevamo una scuola di tutti,libera da condizionamenti,(crocifisso compreso) ed orasiamo punto e a capo comeall’epoca del fascio

èCARLOChi ha autorizzato l’uso di unnome del genere in una scuolapubblica? Il Prefetto ne saqualcosa? E’ veramente tuttoregolare? La Corte dei Continon potrebbe vederci un pòchiaro? La Finanza non potrebbefare un’indagine a tappeto tra glieroici donatori che magari sonopure evasori. Trattandosi dileghisti la cosa non misorprenderebbe .

è SERGIO NOTARIOSono un vostro lettorequotidiano, non abbonatoperché amo acquistare i giornaliall’edicola. Vi seguiamo,la miacompagna ed io dal primonumero ne non ne abbiamoperso uno.Continuate così.

è VITA ARENAE’ uno schifo , la scuoladovrebbe essere libera e priva disponsor….. la lega dovrebbefarsi un profondo esame di

coscienzaagostino lamannacome a Venezia il 12 settembreper l’invasione leghista abbiamoesposto il tricolore … basta conl’arroganza e le prevaricazioni

èANTONIO MISURELLIHanno distrutto L’Italia. Il Nordè in mano ai leghisti, il Centro edil Sud in mano ai piduisti, aimafiosi ed ai corrotti. Siamomessi proprio male.

èMICHELEL’Italia così non va avanti, anzi,torna indietro di 100 anni perogni imbecille che fa questecose!

èANTONIA GRIGETTIStanno costruendo uno statoche non c’è, gli hanno dato unnome e una bandiera, e noi nondovremmo nemmeno piu’nominarla, La Padania è SOLOun quotidiano, con tutto ilrispetto per i quotidanis’intende.. e NON deve

esistere nelle nostre teste, nondobbiamo accettare qst nomeperchè qst ci portera’ a nonurlare se un giorno ci alzerannointorno un muro di cinta.. E’ gia’successo, è il popolo vigile chedeve ribellarsi, scardinandomattione dopo mattone qstmuro che gia’ sta nascendonelle nostre teste, già nominarlasignifica ammetternel’esistenza.

è LUCILLA PELLEGRINOChe brutto momento

è SILVA MOTARANSono contraria a una esibizionedei simboli sia religiosi chepolitici nei luoghi pubblici

èMARIO MOTTIUn baluardo dell’informazione edell’azione civica in un immensooceano di interessi perversi edanticostituzionali… il Fattoquotidiano! Bravi e coraggiosi, visostengo e vi do voce. Grazie diesistere .

Sono oltre 30.000 le adesioni al nostro appello. Con-tinuate ad aderire. Ecco il testo: ad Adro in provincia diBrescia, una scuola della Repubblica Italiana è stata tra-sformata in un istituto padano e ricoperta dai simbolileghisti su ordine di un sindaco che ha potuto contaresulla colpevole indulgenza del ministro dell’IstruzioneGelmini. Un sopruso e un oltrag-gio. Davanti all’inerzia dellepubbliche autorità che prefe-riscono girare la testa dall’altraparte chiediamo l’immediatacancellazione di quei simboli trac-ciati con intenti secessionisti e inevidente spregio al principio costitu-zionale della Repubblica una e indivi-sibile. sul sito www.ilfattoquotidiano.it

S U L L’AT T E N T I ! Il Prefettofa gli onori alla Biciclettata padanaD opo le sfilate di miss in fascia verde e la

scuola con il “Sole delle Alpi”, sonoarrivati anche i ciclisti leghisti guidati dauno sportivo d'eccezione: il senatore pa-dano Michele Davico, sottosegretario de-gli Interni e braccio destro di Roberto Ma-roni. Partita dal Monviso, la prima "Bici-clettata Padana" ha fatto tappa a Bra doveDavico è stato assessore alla cultura e al-l'istruzione, per dirigersi poi nel Pavese,passando per Mantova e Pizzighettone.Meta finale: la "Festa dei Popoli Padani"organizzata dalla Lega Nord. E se a Vene-zia sono stati accolti dal ministro e leaderdella Lega Nord Umberto Bossi, a Pizzi-ghettone a dare il benvenuto a Davico ealla cinquantina di ciclisti con tanto dimaglietta e pantaloncini griffati con lostemma del “Sole delle Alpi”, c'erano ilprefetto, Bruno Tancredi di Clarafond, ilviceprefetto Emilia Giordano, il primocittadino della cittadina cremonese Luigi

Bernocchi del Partito democratico, il vi-cesindaco Bruno Tagliati e Franca Biglio,presidente dell'Associazione nazionalepiccoli comuni italiani e vicesindaco diMarsaglia. Impeccabile il prefetto BrunoTancredi di Clarafond ha predisposto alseguito della carovana un servizio d'or-dine con diverse pattuglie della poliziastradale. Prima di ripartire foto di rito escambio di doni: il sindaco del Pd ha ri-cevuto in omaggio dal senatore Davico lacasacca verde del team dei ciclisti padani.A dar "fastidio" alla festa solo Franco Bor-do, consigliere comunale di Sel che inuna lettera pubblica ha manifestato dis-senso: "Chi ha un ruolo di garanzia e dirappresentanza istituzionale super par-tes, come il prefetto non può e non devepartecipare a una manifestazione di par-tito. Anche questo episodio la dice lungain merito alla deriva democratica del no-stro Paese". Alex Corlazzoli

L’OLTRAGGIO DI ADRO,APPELLO DE “IL FATTO”

Da un debito (saldato)

di 10mila euro, scoppia

il caso dell’istituto Miglio

A conti fatti le famiglie morosedelle quote mensa scolastica diAdro erano 28.

Per un equivalente di circa 5 mila euro. Ma ilcaso scoppia in aprile dopo chel’imprenditore Silvano Lancini decide di fareun bonifico di 10 mila euro per saldare le queidebiti visto che il saldo della mensa era

positivo. L’altro Lancini (il sindaco OscarDanilo) si era invece distinto per la presa diposizione del “non paghi, non mangi” e laconseguente consegna ai bambini di unalettera-avviso per le famiglie: “Al rientro allelezioni dopo le vacanze di Pasqua non sarà piùpossibile la permanenza a scuola dell’alunno/anell’orario dedicato alla mensa”.

Da oltre 30 anni il servizio pasti per gli alunnidelle classi materne e primarie viene garantitoda un’associazione di genitori presiedutagratuitamente da Giuseppina Paganotti.In estate è avvenuto il “passaggio ditestimone” obbligato e quindi oggi la mensaviene gestita direttamente dall’a m m i n i s t r a t o reco E.Reg.

CON IL PADRE MOROSOIL FIGLIO VA AFFAMATO

Gerenzano, niente mensascolastica agli alunni con genitori insolventi

di Chiara Paolin

Non c'è due senza tre. Do-po Adro e MontecchioMaggiore (Vicenza), an-che Gerenzano, nel Va-

resotto, ha pensato di salvareil proprio bilancio tagliando ipasti ai bambini i cui genitorihanno problemi nel saldare laretta della mensa scolastica.Basta una distrazione, un bucodi pochi euro: “L'utente cheaccumulerà un debito di 40euro - si legge nella circolareinviata per il nuovo anno sco-lastico all'istituto comprensi-vo del paese - non potrà piùutilizzare il servizio di ristora-zione e, conseguentemente, ilgenitore dovrà ritirare dall'isti-tuto scolastico il proprio figliodurante il tempo mensa”.Per far capire meglio l'antifo-na, a maggio alcuni bimbi, figlidi genitori insolventi, avevanoricevuto per pasto un panino.Una punizione una tantum,che adesso diventerà sistema:“I debiti dei genitori hannotoccato quota 12mila euro - haspiegato l'assessore all'Istru-zione Elena Galbiati -. Una si-tuazione insostenibile, ancheperché le famiglie a basso red-dito vengono già aiutate".In concreto sono 163 genitoriin ritardo con i pagamenti:

avranno tempo fino al 30 set-tembre per saldare i dovuto,poi scatterà la ritorsione ali-mentare. Qualche mamma si èdetta vagamente preoccupataper la scelta del primo cittadi-no: “Il problema dei debitoricolpisce anche chi come noipaga ogni mese regolarmente– ha dichiarato al quotidianoLa Provincia di Varese StefaniaRestelli, del Comitato genitori–. Ma non vorrei che così sidanneggiassero i bambini chenon hanno colpa”.Anche in questo caso, a con-cepire il geniale meccanismoè stato un esponente della Le-ga Nord, Silvano InnocenteGarbelli. Uno che, appenaeletto, ha fatto approvare inblocco dal consiglio comuna-le le sue linee programmati-che: “La cosa più importanteda sottolineare è che la LegaNord per l'indipendenza dellaPadania, ha deciso di presen-tarsi da sola a queste elezioni

per mantenere quella coeren-za, correttezza, chiarezza etrasparenza che dimostra ora-mai da 13 anni”.Uno che si prende cura deisuoi concittadini segnalandopuntualmente il pericolo. Silegge sulla bacheca on linedell’amministrazione di Ge-renzano: “Nelle scorse setti-mane in Comune sono giuntealcune segnalazioni. Una don-na, con accento straniero, te-lefonava presso le abitazionidicendo che era in corso unaraccolta di soldi (15 euro) perun’iniziativa del VillaggioAmico di Gerenzano. Spiega ilvicesindaco Pier Angela Van-zulli: “Al Villaggio Amico nes-suno sapeva nulla, era un evi-dente tentativo di raggiro. Ab-biamo fatto subito stamparedei volantini e messo un avvi-so sul tabellone luminoso chec’è in piazza”. Chissà se c’e rascritto che la donna aveva unaccento straniero.

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pagina 10 Sabato 18 settembre 2010

REGALO DI STATOALLA “S C I U R A” BOSSI

Per la scuola della moglie del senatur conti in rosso finoal 2008, poi da Roma sono arrivati i “v e rd o n i ”

di Vittorio MalaguttiVa re s e

La scuola della Lega? Unsuccessone. “Quest’an-no abbiamo superato i300 alunni iscritti. Un re-

c o rd ”. È contento, contentis-simo Dario Specchiarelli, pre-sidente della cooperativa chegestisce asilo, elementari emedie nate e cresciute nel se-gno del “Sole delle Alpi”. Soloche qui, nella scuola leghistadi Varese, quella doc, quellabenedetta da Umberto Bossi ediretta da sua moglie, la mae-stra Manuela Marrone, nonc'è proprio traccia di simbolidi partito. Adro? “Fatti loro”,si scalda Specchiarelli.Di certo il business viaggia al-la grande. Nel 2009 la scuolaha festeggiato il primo bilan-cio in utile. Poca cosa, due-mila euro e spiccioli. Ma nel2008 i conti erano in rosso diquasi 500 mila euro su un mi-lione di ricavi. Stessa musicanel 2007 e nel 2006: bruciatiin perdite più della metà degliincassi. Di questo passo lascuola sarebbe stata costrettaa chiudere i battenti, a menodi trovare ogni anno nuovi ge-nerosi sostenitori.

PADANIA LADRONA

Niente paura, i soldi alla finesono arrivati, come hannoraccontato i giornali già nel lu-glio scorso. Soldi pubblici:800 mila euro stanziati dal Par-lamento con la famigerata leg-ge mancia, ovvero la distribu-zione di finanziamenti a piog-gia a favore delle più disparateiniziative sponsorizzate da de-putati e senatori. Attenzioneperò, il denaro destinato allascuola leghista è diventato difatto un regalo alla signoraBossi con i suoi due sodali. Ecioè l’ex senatore (ovviamen-te leghista) Dario Galli, da dueanni presidente della provin-cia di Varese nonché consi-gliere dell’azienda pubblicaFinmeccanica, e il già citatoSpecchiarelli. Sono loro, infat-ti, assieme all'AssociazioneBosina e all'omonima Associa-zione Bosina onlus, gli uniciiscritti a libro soci della coo-perativa “Scuola Bosina”, chegestisce l’istituto varesino.

NEGLI ANNI scorsi questivolonterosi cooperatori han-no fatto fronte alle perdite ditasca loro. Tra il 2006 e il 2009,la coop ha perso la bellezza diun milione e 320 mila euro sudue milioni e 360 mila euro di

incassi. La signora Bossi, inte-stataria di 200 quote su un to-tale di mille che costituisconoil capitale sociale, è stata chia-mata a fare la sua parte sbor-sando oltre 250 mila euro inquattro anni. Stesso discorsoper Galli e Specchiarelli, pureloro proprietari di 200 quoteciascuno. Insomma, un pessi-mo affare. Almeno fino a quan-do non si è aperto il paraca-dute di Stato. Da Roma ladronasono arrivati 800 mila euro

che hanno salvato il conto inbanca degli educatori con lacamicia verde. Il contributo èspalmato su due anni (300 mi-la retrodatati al 2009 e il restoper il 2010) ed è passato in Par-lamento sotto la voce “amplia-mento e ristrutturazione”. Deilavori per il momento non c’ètraccia all’esterno del palazzoche ospita la scuola. Ma i socipadani, questo è sicuro, nondovranno aprire il portafo-glio.

La scuola Bosina di Varese

TREVISO

RISTORANTE AI VENETIZAIA: “QUI NON MANGIAMO

STECCHINI CINESI”di Erminia Della Frattina

Trev i s o

“H ai visto qui i cinesi che fine fanno?“. Luca Zaia indicail bancone del bar con ogni ben di Dio: panini,

mortadella, pizzette, tutta roba rigorosamente “made inVe n e t o ”. Per essere sicuro apre un panino: “Guardate, èporchetta trevigiana, altro che stecchini cinesi”. Ma per-ché il governatore inaugura un bar in un paesino delTrevigiano? Semplice: il bar “è stato strappato”, comedice lui, a una famiglia di cinesi, marito e moglie, cheavevano rilevato l’attività un anno fa. Ora il locale, “IlG i ra s o l e ” di Quinto di Treviso, torna in salde mani ve-nete. “Il saké è finito – insiste Zaia – qui si serve Pro-secco”. L’anonimo bar lungo la statale che da Noale arrivaa Treviso diventa famoso per un giorno. Arriva il sindaco,si taglia il nastro e poi la mortadella. “La signora Paola èun eroe”, si gonfia Zaia. È Paola Durigon, la nuova pro-prietaria del bar. “Un esempio in controtendenza”, glifanno eco le tante giornaliste col microfono, che suicinesi ricalcano gli stereotipi classici: “Ma è vero chequando hanno comprato il locale sono arrivati con lavaligia piena di contanti?”. Persino la vecchia proprie-taria, che ora è socia di Paola (l’eroe) si stupisce: “Hannofatto una transazione con la banca, proprio come fa-remmo noi”.

SI STAPPANO le bottiglie e Zaia continua con le sueperle: “Abbiamo fermato l’invasione cinese”, evviva. Lasignora Paola si concede qualche apprezzamento sullagestione cinese: “Erano in crisi perché loro con la pulizianon ci sanno fare, erano sporchi”. Si galleggia in un maredi vino e fazzoletti verdi nel taschino. Zaia ripete come undisco rotto: “Basta saké”. La propaganda leghista è fattacosì: si gonfia come il gonfalone di San Marco con il Leonche magna il terron (e i cinesi) e le sparate sul fisco.Chiedono i giornalisti: “I cinesi non pagavano le tasse, mala nuova proprietaria le pagherà?”. Risposta di Zaia: “S fa-tiamo questo mito, al nord le tasse si pagano, ma soloquelle giuste”. Ce ne sono anche di sbagliate, per Zaia.

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Sabato 18 settembre 2010 pagina 11

TRANS-MOBBINGU n’operaia annuncia di voler cambiare sesso

Insulti e violenze la spingono al suicidio

di Silvia D’Onghia

“Hanno cominciato fa-cendomi trovarel’immondizia nell’ar -madietto, o spegnen-

domi la luce mentre andavo inbagno, o riempiendomi d’ac -qua gli stivali. Poi sono arrivatele lettere di richiamo e gli insultianche durante l’orario di lavo-ro ”. Episodi che potrebbero an-noverarsi come (pesante) mob-bing aziendale, se non fosse chela persona coinvolta è transes-suale, ha 35 anni e, dopo cinqueanni di angherie, ha tentato ditogliersi la vita.

LA CHIAMEREMO S. e dire-mo che lavora in un’azienda ca-searia della provincia di Latina.“Una quarantina di persone allaproduzione – ci racconta – piùuna quindicina di impiegati”. Un

ambiente che S. conosce bene,lavorando lì da dieci anni. “Cin -que anni fa ho ottenuto di esseremesso in regola, e subito dopo –come una sciocca – ho comuni-cato alla caporeparto e alle col-leghe di voler cambiare sesso”.Già, perché S. ha cominciato ildifficile percorso del cambio diidentità, da donna a uomo. Ed èstato in quel momento che sonoiniziati i soprusi. “Le altre ope-raie, sette o otto, mi facevanoogni genere di scherzi – prose -gue S. – mi hanno messo l’acquanegli stivali, o l’immondizianell’armadietto. Quando anda-vo in bagno, mi spegnevano la lu-ce. Oppure mi costringevano acambiarmi in corridoio, impe-dendomi l’accesso allo spoglia-toio. Ma durante le ore di lavoromi lasciavano ancora in pace”.Certo, S. si sentiva dire “ve d ra i ,un po’ alla volta ti faremo impaz-

Un’immagine del Gay pride di Genova (FOTO ANSA)

Il ritorno involontario di MarrazzoL’EX GOVERNATORE FERMATO DALLA STRADALE. PROSEGUE L’INCHIESTA SUI CARABINIERI

z i re ”, o si sentiva chiamare “tran -sfor mer”, o veniva completa-mente isolata durante il pranzo.“Ma bastava che mi lasciasserolavorare in pace”.

POI, INVECE, questa lineasottile si è interrotta. Ed è comin-ciato l’inferno vero, per mano

CRONACHE

delle stesse operaie e del diret-tore dello stabilimento: “Nel2008 ho ricevuto una serie di let-tere di richiamo, alle quali, però,non è seguito alcun provvedi-mento. Hanno provato a racco-gliere le firme contro di me. Miinsultavano definendomi ‘mez -za lesbica, mezzo frocio’. Più vol-te sono arrivati a malmenarmi”.Cinque anni di soprusi, cattive-rie, violenze.S. non ce l’ha più fatta. Lunedìscorso ha tentato di togliersi lavita, l’ha fatto in quella stessaazienda, alla presenza di quellecolleghe e di quei dirigenti chequella vita l’hanno resa un calva-rio. Si è tagliata i polsi con un ta-glierino. Ma neanche questo liha fermati. L’hanno spintonatafino all’uscita dello stabilimento,nonostante perdesse molto san-gue. Sono stati gli operai diun’azienda vicina a prestarlesoccorso e ad accompagnarlaall’ospedale Santa Maria Gorettidi Latina. S. è viva, ma la sua voceè flebile. La paura – si avverte – èancora tanta. S. ha scelto di rivol-gersi, affiancata dalla sua fami-glia, all’ufficio legale della GayHelp Line dell’Arcigay, per de-nunciare quanto accaduto e perchiedere assistenza. “La vicendamerita l’immediata attenzionedell’autorità giudiziaria – dichia -ra l’avvocato Daniele Stoppello,responsabile dell’ufficio legale –perché risultano violate tutte lenormative che tutelano le perso-ne lesbiche, gay e trans nei luo-ghi di lavoro”.

“QUESTO EPISODIO mo -stra in modo drammatico – af fer-ma Fabrizio Marrazzo, presiden-te di Arcigay Roma e responsa-

bile di Gay Help Line – una con-dizione lavorativa assurda, disu-mana e inaccettabile e dimostrala necessità di norme severe checontrastino l’omofobia e latrans-fobia. Il lavoro per le per-sone trans rappresenta una verae propria emergenza sociale. Ilnostro numero verde riceve mol-tissime segnalazioni e denuncedi chi, dopo aver iniziato un per-corso di transizione, subisce epi-sodi di mobbing, perde il pro-prio impiego e non sempre rie-sce a trovarne un altro. Una real-tà dolorosa e complessa perchéespone moltissime persone alracket, allo sfruttamento, al mer-cato del lavoro nero o, come inquesto caso, al suicidio”.Naturalmente, una volta circola-ta la storia di S., il teatrino dellasolidarietà si è messo in moto.Un fatto “inaccetta bile”, lo ha de-finito la Governatrice RenataPolverini: “Mi auguro che oltrealle autorità giudiziarie, anche ivertici dell'azienda facciano tut-te le necessarie verifiche affin-ché le norme anti-mobbing sia-no rispettate ed episodi di que-sto genere non si ripetano”.

NRICICLAGGIO

Di Girolamopatteggia 5 anni

C inque anni e quattromilioni e 700 mila

euro da restituire: questala pena patteggiata dall’exsenatore Pdl Nicola DiGirolamo, coinvoltonell’inchiesta su unriciclaggio internazionaleda due miliardi di euro.L’ex parlamentare erastato raggiunto da unaordinanza di custodiacautelare per associazioneper delinquere finalizzataal riciclaggio effettuato alivello internazionale e,con riferimento alla suaelezione a senatore con ilvoto degli italianiall'estero, per violazionedella legge elettorale e perscambio elettoraleaggravato dal metodomafioso: la sua elezionesarebbe stata ottenutagrazie a un brogliorealizzato dalla famigliadella ‘ndrangheta Arena.Di Girolamo, da ieri aidomiciliari, è stato l’unicoa collaborare: oltre adaver svelato ilmeccanismo della frodefiscale di alcuni exdirigenti di Fastweb eTelecom Italia Sparkle,con la regiadell'impr enditor enapoletano GennaroMokbel e di alcuni suoistretti collaboratori, haanche parlato dell'affareDigint, società del gruppoFinmeccanica e che(sospettano gli inquirenti)serviva per creare fondineri all'estero.

TRADIZIONI

Bimbi spaventatidal burqa

A Sonnino, inprovincia di Latina,

è scoppiato il casoburqa. Alcuni genitoridella scuola maternaprotestano infatticontro la mamma di unbimbo, marocchina,moglie dell’imam dellamoschea di Priverno,che accompagna il figlioa scuola indossando ilburqa. “Non abbiamonulla contro di lei e lesue tradizioni – spieganole altre mamme – mamette paura ai bambini.Le chiediamo solo discoprirsi il voltoall’interno dell’istituto”.Inutili, finora, lerassicurazioni delmarito: “Questo è unabito della nostratradizione, non avetenulla da temere”. “Sper oche non ci sia bisogno diun’ordinanza antibur qa”, ha commentatoil sindaco del paese,Gino CesareGasbarrone. “Con ildialogo, sono certo – haproseguito il primocittadino – che si potràfar capire alla signorache, nel momento in cuii bambini risentono diquesta cosa emanifestano un disagio,è necessario ragionareinsieme e trovare unasoluzioni condivisa”.

MEDIASET

IMMAGINI SGRADITEL’ immagine non è adatta ai bambini. E non

quella di velone, veline, meteorine e donninesemi-nude che affollano i programmi televisivi.Quella che i bambini non devono vedere è unanormale signorina, vestita in maniera sobria, cheper mestiere fa la truccatrice, proprio in tv. E chefino a un anno fa era un uomo. Lunedì scorso si èpresentata come al solito al lavoro: avrebbe dovutotruccare i bambini del programma di Gerry Scotti“Io canto” (Canale 5). Ma la sua presenza non eragradita. “La tua immagine turba i bambini”, si èsentita dire. Spostata ad altro incarico, non certolicenziata. Ma la sostanza cambia poco. E la cosaugualmente incredibile è che il quotidiano“L i b e ro ”, che pure racconta l’accaduto, lominimizza: “Scelta legittima – scrive FrancescoBorgonovo – Qualcuno dei più piccoli può averorecchiato che quella signorina fino a poco tempofa era un signore. E poi è tornato a casa ponendodomande imbarazzanti a mamma e papà”.

di Rita Di Giovacchino

N on c'è pace per Piero Mar-razzo e neppure per la bel-

la Natalie, la trans dello scan-dalo che ha travolto la sua car-riera politica. Da tempo l'exgovernatore del Lazio cerca difarsi dimenticare, nascostonel suo ufficio, sede Rai di via

Teulada, dove è tornato al vec-chio mestiere di giornalistacon la qualifica di direttore eincarichi che nessuno cono-sce. Non sempre ci riesce e ditanto in tanto i giornali torna-no a occuparsi di lui. Comel'altra notte quando, nei pres-si di via Due Ponti, una pattu-glia della stradale lo ha ferma-

to per eccesso di velocità.Marrazzo era a bordo di unaLexus – ha sempre avuto unaguida sportiva – e alla fine sel'è cavata con una multa da 76euro non avendo con sé il li-bretto di circolazione e nep-pure il tagliando assicurativo.Attorno alla mezzanotte si èscusato con gli agenti.Tutto normale, se non fosseper il nome della strada im-boccata troppo velocemente:via Bruni è una traversa di viaDue ponti. Duecento metripiù in là il 20 gennaio 2009 èmorta asfissiata, nell'incen-dio del suo monolocale, Bren-da, l'amica del cuore di Nata-lie, presunta protagonista diun video a tre, dove sarebbecomparso anche Marrazzo. Sene è molto parlato, ma il videonon è mai stato trovato. Duemesi prima era morto Gian-guarino Cafasso, il pusher deitrans stroncato da un'overdo-se di eroina purissima. Mortimisteriose che ruotano attor-no all'affaire Marrazzo. Storiedi uomini di potere e transes-suali, incontri proibiti di cuipoi riferiscono ai carabinieriper costruire dossier da tirarefuori al momento giusto.Sul tavolo del procuratore ag-giunto Capaldo ci sono anco-ra due fascicoli aperti in cui siipotizza il reato di omicidio.Storia terribile e senza fine.Perché Marrazzo torna in viaDue Ponti? Un quotidiano ro-

mano ha sbattuto in prima pa-gina la notizia, senza altricommenti, quasi racchiudes-se in sé tutte le allusioni pos-sibili. L'avvocato Luca Petruc-ci reagisce con stupore: “Sin-ceramente della multa non sonulla, ma qualcuno dimenticache Marrazzo vive a Colle Ro-mano e che per tornare a casada piazzale Clodio, dove lavo-ra, deve passare per forza invia Due Ponti. Anche io faccioquella strada”. È una scorcia-toia.Per una sorte di contrappassolo stesso giorno si è tornati aparlare di Natalie. Blitz in viaGradoli, la strada dei misteridi Roma, dove tutto cominciòil 3 luglio 2008 quando i ca-rabinieri della compagniaTrionfale fecero irruzione incasa del trans sorprendendoMarrazzo in mutande. La stes-sa notte della multa in via DuePonti, le forze di polizia sonotornate in via Gradoli con l'o-biettivo di identificare extra-comunitari e inquilini senzacontratto di affitto. Ma alcuniagenti hanno fatto una capa-tina anche in casa di Natalie elei ha dato in escandescenze.Poi ne ha approfittato per ri-lasciare interviste.Storia terribile e senza fine. Ilcadavere di Gianguarino Ca-fasso è stato riesumato alla fi-ne di agosto. Nessuna certez-za sulla morte di Brenda, masu quella del pusher la Procu-

ra di Roma non ha dubbi.Gianguarino sapeva troppecose, forse ricattava i carabi-nieri della compagnia Trion-fale. In tre sono finiti in carce-re con l'accusa di avergli vo-lutamente fornito una dose dieroina, al posto della cocainadi cui era abituale consumato-re. Lo scopo? Eliminare un te-stimone scomodo. In carcereè rimasto soltanto il mare-sciallo Nicola Testini, gli altridue hanno ottenuto gli arrestidomiciliari. Sono in corsonuove perizie tossicologiche.Fra una ventina di giorni avre-mo una risposta, ma non èdetto che bastino a fugare tut-ti i dubbi. Forse quando la not-te torna nella villa di Colle Ro-mano, dove ormai vive solo daquando la moglie se n'è anda-ta, sarà meglio che Marrazzoeviti di tagliare per via DuePonti e raggiunga la Flaminia.La sua storia ha lasciato apertetroppe ferite.

S. lavorada 10 anniin un’aziendacaseariaLunedìha tentato ditogliersi la vita

Quando si ètagliata le venenellostabilimento,nessunadelle colleghel’ha soccorsa

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pagina 12 Sabato 18 settembre 2010

Un costo per lo Stato

di 125 miliardi

ogni anno

L’ ammontare delle risorse sottratteogni anno alle casse pubbliche haraggiunto “cifre sbalorditive”,

valori molto superiori a 125 miliardi. E ilsommerso ha registrato un grande balzo:l'incremento è bruscamente accelerato nel2009, tanto che il suo peso ha oltrepassato il20 per cento del Pil. Lo sottolinea il Centro

Studi Confindustria nel Rapporto “Le sfidedella politica economica per rafforzare lacrescita italiana”, pubblicato giovedì. SecondoConfindustria la presenza del sommerso è “alSud pari al doppio che al Nord”. A causadell'evasione anche la pressione fiscale effettiva(cioè quella sopportata da chi paga le tasse),prosegue il Csc, va rivista al rialzo e posta

sopra il 54 per cento nel 2009, contro il 51,4per cento indicato a giugno e il 42,2 per centodi quella apparente contenuta nei documentiufficiali. I settori con maggiore concentrazionedi evasione, conclude il Csc, sono “l’agricolturae i servizi, mentre molto meno rilevante è ilreddito sottratto al fisco nell'industria in sensos t re t t o ”.

Fuori da Confindustria chi paga il pizzoma non chi aggira il fisco. Ecco perché

LA VANA DENUNCIA DELL’EVASIONE “S B A L O R D I T I VA ”

di Stefano Feltri

Da Nord a Sud la Con-findustria è d’a c c o rd o :l’evasione fiscale è unproblema, simile a

quello della criminalità orga-nizzata. Alberto Meomartini,presidente degli industrialimilanesi, ripete spesso che“Assolombarda è stata la pri-ma associazione territorialea firmare il patto contro leinterferenze della criminali-tà organizzata, ora dobbiamoconcentrarci contro la crimi-

nalità disorganizzata, comequella degli evasori”. E inConfindustria Sicilia si è pas-sati a misure concrete, conl’espulsione degli imprendi-tori che pagano il pizzo allamafia. “Fenomeni come lacorruzione, pizzo e l’e vasio-ne hanno un punto in comu-ne, creano distorsioni siste-matiche del mercato”, diceal Fa t t o Ivan Lo Bello, presi-dente di Confindustria Sici-lia. E allora perché Confindu-stria espelle chi paga il pizzoma non chi evade il fisco?

LA RISPOSTA r ichiedeuna premessa. Il grossodell’evasione (che costa alloStato 125 miliardi, secondo ilCentro studi degli industriali)avviene nell’agr icoltura,nell’edilizia, in parte nei ser-vizi. Le imprese industrialinon sono immacolate, sem-plicemente hanno più diffi-coltà a evadere (la Fiat nonpuò vendere le auto in nero,per esempio) e quindi cado-no nella tentazione dell’e l u-sione più che in quelladell’evasione. Cioè fannooperazioni societarie legalicon il solo scopo di pagaremeno tasse.“L’elusione è l’evasione deir icchi”, riassume VincenzoVisco, viceministro delle Fi-nanze nel governo Prodi, acui Confindustria ha ricono-sciuto di essere stato più ef-ficace nella lotta all’e vasionedell’attuale ministro dell’E c o-nomia, Giulio Tremonti.“L’associazione potrebbe an-che valutare sanzioni per chievade, ma non è tanto quelloil problema quanto l’e l u s i o-ne”, dice Visco che dai tempidella presidenza di Confindu-stria di Giorgio Fossa non ri-corda prese di posizionesull’elusione, mentre ricono-sce che “già durante i quattroanni della gestione Monteze-molo e soprattutto nelle ul-time settimane si nota unasvolta, con queste forti prese

I CONTI DELL’A Z I E N DA

MARCEGAGLIA FA L’UTILE A SPESE DEI FORNITORI

ECONOMIA

Il grupporimborsa lebanche primadell’indotto,così riducegli interessie salvail bilancio

Una manifestante protesta contro l’evasione fiscale. Sotto, Emma Marcegaglia (FOTO ANSA)

di posizione pubbliche con-tro l’e vasione”.

LA CONFINDUSTRIAnon sanziona chi evade peraltre due ragioni. Come si de-cide chi è colpevole di eva-sione? “Non sempre una tran-sazione con il fisco è suffi-ciente per stabilire la colpe-vo l e z z a ”, sostiene Lo Bello.Altrimenti Emma Marcega-glia si troverebbe in imbaraz-zo (se per l’evasione ci fos-sero sanzioni analoghe aquelle contro il pizzo) conbuona parte dei suoi verticiassociativi, a cominciare dal

vicepresidente John Elkannche potrebbe dover pagarecon la sua Exor parte dellasanzione per i soldi custoditiall’estero da suo nonno, Gian-ni Agnelli.

“Confindustria sta diventan-do molto polemica e incisivasull’e vasione”, assicura co-munque Visco. Anche se inmolti ricordano le dichiara-zioni recenti della Marcega-glia sullo scudo fiscale che“era un male necessario cheauspichiamo possa far afflui-re risorse anche per la capi-talizzazione delle imprese”(cosa che non è successa). Eanche il direttore generaledell’associazione, GianpaoloGalli, ha contestato questaestate parte delle norme an-ti-evasione presenti nella ma-novra, come il divieto di com-

pensare debiti e crediti versolo Stato (“il meccanismo eradiventato un bancomat”, di-ce Visco) e sulle sanzioni dapagare prima che il conten-zioso con l’Agenzia delle en-trate sia chiuso. “Se vengo ob-bligato ad anticipare al Fiscosomme che poi nella maggio-ranza dei casi risulterannonon dovute, questa non è lot-ta all’e vasione”, spiegava Gal-li a luglio.“Almeno adesso si discute dilotta all’evasione invece chedi condoni, che sono la legit-timazione dell’e vasione”, di-ce l’ottimista Ivan Lo Bello.

di Giovanna LantiniMilano

P rima le banche e poi i for-nitori. Si usa così in casa

Marcegaglia, dove per ora nonsi tagliano i dipendenti e dovela riottosa Fiom è considerataun interlocutore qualificato.Ma andiamo con ordine. Al 31dicembre 2009 i debiti con ifornitori del gruppo siderurgi-co della famiglia del presiden-te di Confindustria rappresen-tavano il 35 per cento dei 2,14miliardi di euro fatturati loscorso anno. Una percentualeconsistente, soprattutto semessa a confronto con il 2008,quando la somma ammontavaal 18 per cento circa di un fat-turato di 3,76 miliardi.Nel dettaglio, a fine 2009 laMarcegaglia Spa aveva in tota-le debiti con i fornitori per762,889 milioni, dei quali497,9 contratti in Italia, 108,9in Ue, 100,83 nei Paesi extraeuropei e il resto sparso traAmerica, Africa-Medio Orien-te e Asia. Certo, siamo semprein tempo di crisi ed è frequen-te che le aziende paghino leimprese fornitrici in tempi bi-blici che vanno oltre gli ormaicanonici 90 giorni. Cosa che

invece, anche solo per unaquestione di interessi, non èraccomandabile con le ban-che, che il debito lo fanno pa-gare salato. Così il passivo to-tale del gruppo di Emma Mar-cegaglia scende, anche se au-menta il monte delle fatturenon pagate all’indotto – nono -stante le ripetute rampognefatte col cappello di numerouno degli industriali nei con-fronti dei pagamenti in ritardodella Pubblica amministrazio-ne.Si legge nel bilancio 2009 dellaMarcegaglia Spa: “La diminu-zione dei debiti è il risultatodella somma algebrica di due

movimenti di segno opposto.Da un lato la notevole diminu-zione dei debiti verso banche(di circa 186 milioni di euro),dall’altro il sensibile aumentodei debiti verso fornitori (cir-ca 83 milioni di euro)”. Comea dire, appunto, prima le ban-che, verso le quali il gruppo èesposto per 672,881 milioni(859 milioni nel 2008), e poi lei m p re s e .In Italia, del resto, si sa che fun-ziona in questo modo. E peruna precisa ragione: ai fornito-ri non si pagano interessi, allebanche sì. Infatti, grazie alla di-minuzione dell’indebitamen -to bancario, gli oneri finanzia-

ri del gruppo sono scesi di 28milioni di euro. E così la socie-tà di cui il presidente di Con-findustria è socia e ammini-stratrice accanto al padre Ste-no e al fratello Antonio, è riu-scita a chiudere il 2009 pro-prio con un utile di 28,5 milio-ni nonostante il crollo del fat-turato, travolto dalla crisi ge-neralizzata del settore. E per dipiù senza pesanti tagli a livellooccupazionale.

La pacecon la Fiom

CERTO, UN PO’ di maretta èin arrivo alla controllata Bvb diPesaro (circa 80 addetti) chepotrebbe vedersi preferire laPolonia. Ma la struttura nelcomplesso tiene e, nonostantele ambizioni esterofile dei Mar-cegaglia, per il momento, le re-lazioni del gruppo con i sinda-cati sembrano buone. Anchecon quella Fiom che il presiden-te di Confindustria, in relazioneal caso Fiat ha definito “il pro-bl e m a ”. E che nel gruppo deiMarcegaglia può contare sul 70per cento dei lavoratori iscritti.Una cosa, insomma, è il pubbli-co sostegno alla linea dura della

Fiat che vuole più flessibilità sullavoro in Italia e usa toni duricon i sindacati, un'altra sono in-vece gli affari di famiglia dove laregola sono le relazioni amiche-voli. Anche se l'apripista Fiat sullungo termine potrebbe risulta-re utile anche a Mantova.Il colosso siderurgico (cui fa ca-po anche la Mita Resort, titolaredelle concessioni turistichedella Maddalena) è infatti unarealtà imprenditoriale che sultema delle relazioni industrialie del potenziamento delle atti-vità all'estero si muove coi pie-di di piombo e coi guanti di vel-luto. Tuttavia le ambizioniextra-Italia sono decisamenteimportanti e non senza conse-guenze sulle decisioni circa ladestinazione degli investimen-ti per il rafforzamento degli sta-bilimenti produttivi e delle ri-sorse umane. “In una logica dicrescita a lungo termine, anchenel 2009 il sottogruppo Marce-gaglia – si legge nel documento–ha continuato a prestare gran-de attenzione alle proprie risor-

se umane e alle relazioni indu-striali, evitando ridimensiona-menti strutturali”. Tuttavia Ste-no, Emma e Antonio voglionocrescere e dopo il raddoppio inBrasile e i nuovi stabilimenti inCina, Russia e Polonia, “è pre-cisa ambizione del sottogrup-po Marcegaglia di arrivare en-tro il 2012 a una produzione ne-gli stabilimenti esteri non infe-riore al 20% di quella totale”.Ma queste cose costano. Natu-rale, quindi, che gli investimen-ti esteri del gruppo stiano “su -bendo una forte accelerazionerispetto al passato”. In partico-lare per il 2009-2012 sono statidecisi investimenti extra-Italiaper complessivi 410 milioni.Che verosimilmente include-ranno le risorse umane. Del re-sto già nel 2009 nelle attivitàestere del gruppo i dipendentisono cresciuti del 14,4 per cen-to, mentre l'occupazione in Ita-lia è scesa dell'1,2 per cento. So-lo però “in conseguenza di mi-sure di rinnovamento selettivoal naturale turnover”.

Vincenzo Visco:“P o t re b b e rovalutare sanzioniper i furbi,ma gli industrialisanno usaremezzi legali”

FINCANTIERI a Napoli

CARICHE DELLA POLIZIACONTRO I LAVORATORI

Alcuni operai hanno bloccato il traffico all’altezzadella sede della giunta regionale Campania.Gli agenti sono intervenuti con un’azione dialleggerimento e successivamente con una carica.

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Sabato 18 settembre 2010 pagina 13

Transizione infinita,

una sedia vuota

dal 5 di maggio

I l ministro dello Sviluppo economicomanca ormai da oltre quattro mesi, daquando il 5 maggio scorso Claudio

Scajola si dimise. La Guardia di Finanza trovòassegni circolari per 900 mila euro, tratti da unconto corrente bancario intestato al gruppodell’imprenditore Diego Anemone (che lavoravacon appalti pubblici). I soldi erano stati utilizzati

per l'acquisto di un appartamento a Roma. Daallora il ministero è retto ad interim da SilvioBerlusconi che non ha mai nominato il sostituto.Ha offerto la carica a diverse personalità, tra cuila presidente di Confindustria Emma Marcegagliache ha rifiutato due volte. Su un altro deicandidati, il viceministro Paolo Romani, c’è ilveto del Quirinale. Il presidente della Repubblica

ha più volte invitato esplicitamente l’esecutivo atrovare un sostituto di Scajola. Ma, nonostantele rassicurazioni del governo, questo non èsuccesso. Il 3 settembre scorso,il Cavaliere, rispondendo alle forti critichedell'opposizione aveva ancora una voltapromesso di nominare un nuovo ministro entrola fine della settimana. Invece niente.

IL NULLADEL MINISTROBERLUSCONI

Nessun risultato dall’interim allo Sviluppo.Lo dice il ministero

di Chiara Paolin

Maurizio Lupi, vicepre-sidente della Camerae uomo di fiducia delpremier nel Pdl, l'ha

sventolato fiero nel ring diBallarò martedì sera mentregli arrivavano botte da orbisul tema della vacatio al mi-nistero che fu di Claudio Sca-jola: “Qui c’è un documentoche spiega in dettaglio tuttoquel che è stato fatto per loSviluppo economico negli ul-timi quattro mesi. Me l'haconsegnato oggi il ministro,cioè volevo dire il ministero”.Il ministro è Silvio Berlusco-ni, il documento sullo svilup-po (ad interim) sono tre pa-ginette che non farebberopromuovere agli esami di set-tembre neanche un rimanda-to del - defunto - istituto tec-nico industriale. Il Fa t t o hapotuto esaminarlo.

Neanchele date

IL TITOLO è solenne e indi-cativo dell’accuratezza delcontenuto: “Attività del Mini-stero dello Sviluppo Economi-co da maggio 2010 a oggi”. Ma

oggi quando, visto che nel do-cumento non c'è uno stracciodi data? Oggi quando uno leg-ge, si potrebbe pensare, per-ché parecchie notizie riporta-te nella relazione di 3.978 bat-tute (spazi vuoti inclusi) sonotranquillamente databili conun giorno preso a caso negli ul-timi dodici mesi e oltre. A par-tire dal primo dato: “Sonoaperti presso il ministero più di150 tavoli di vertenze che ri-guardano ambiti chiave del si-stema produttivo”. Ovvero lo

La sedia vuota di Claudio Scajola dopo la conferenza stampa in cui si è dimesso il 5 maggio scorso (ANSA)

stesso numero orgogliosa-mente indicato dall'allora mi-nistro Scajola lo scorso 2 gen-naio, ripreso il 14 febbraio dalcollega Brunetta, misteriosa-mente salito a quota 170 a me-tà giugno per voce del valoro-so funzionario ministerialeGiampiero Castano e diventa-to ora – nell'eterno oggi – unvaghissimo “più di 150”.Poi però si entra nei dettagli.Soddisfazione innanzitutto sulfronte Fiat: “Stiamo seguendocon grande attenzione i tavoli

ECONOMIA

Banda larga, primo accordo sulla reteMODELLO IBRIDO CHE ACCONTENTA TELECOM MA ANCHE I SUOI CONCORRENTI

di Pomigliano e Mirafiori e ab-biamo lanciato il bando inter-nazionale per Termini Imerese(nei prossimi giorni verrannopresentate le prime 5 propo-ste di reindustrializzazione)".Ogni commento è superfluo,ma vale la pena ricordare co-me la prima gara bandita perTermini sia fallita miseramentedopo un anno di proclami euna sola certezza: Fiat se ne an-drà con armi e bagagli a fine2011. Che dire invece di Tele-com? “E' stato trovato l’accor -

do sulla mobilità volontariaper 3.900 lavoratori e sulla ri-conversione e ricollocazioneper altri 1.100 lavoratori”. Inquesto caso la parola magica èquel “mobilità volontaria”:certo il governo poteva fareben poco davanti alla decisio-ne dell'azienda di licenziare 5mila persone. Altri casi clamo-rosi, Agile e Eutelia. Non con-tenti di aver permesso il giocodelle scatole cinesi sulla pelledi migliaia di lavoratori, al mi-nistero si fanno i complimenti

l’un l’altro: sono riusciti adaprire “le procedure di ammi-nistrazione straordinaria e no-minare i commissari”. Cioè leaziende portano i libri in tribu-nale e tanto basti a salvarel’economia.

I cassintegratisull’isola

IDEM PER GLI OPERAIdel -la Vinyls, cui farà molto piaceresapere di essere citati come unfiore all’occhiello della gestio-ne Berlusconi: “Avviate le pro-cedure per il bando e la cessio-ne” dice scarno il carnet. Larealtà è che la chimica italianasprofonda nel suo periodo piùbuio e il ritiro di protestasull’isola dell’Asinara iniziatolo scorso 24 febbraio ha porta-to fin qui zero risultati per i 400lavoratori tuttora in bilico. Chediventano migliaia considera-to l’indotto. Situazione identi-ca nel tessile, dove spunta unabuona parola a proposito di It-tierre, 1.500 dipendenti e unarete gigantesca di lavoro con-nesso: anche qui è stata avviatala cessione e nulla più. Ma èuna buona notizia.In chiusura, i fuochi d'artificio.“Raggiunta l’intesa per la ripre-

sa della produzione per Eural-lumina”, l’azienda di Portove-sme dove ballano 400 posti dilavoro. Basta leggere i titoli del-l'Unione Sarda per scoprire chein realtà non c'è alcuna certez-za sul riavvio degli impianti:anzi, il prossimo 21 settembreè previsto un incontro proprioal ministero per capirci qual-cosa.Sugli scudi anche l’Alcatel Lu-cent di Battipaglia, dove 300operai ringraziano perché so-no stati comprati da un im-

prenditore ligure, ma i restantimille addetti del gruppo fran-cese se la passano male (connuovi cicli di cassa integrazio-ne nella sede centrale di Vi-mercate): dettaglio trascurabi-le.

Il presunto sostegnoalle imprese

MEGLIO PARLARE del ca-pitolo “sostegno alle imprese”sottolineando il fortunato datoprescelto da Lupi per sedare ilfronte del dissenso nella topi-ca serata di Rai Tre: nell’ambitodel Fondo di Salvataggio perpmi in crisi, “dall’inizio dellalegislatura i Contratti di pro-gramma definiti sono stati 21,contro i 9 della legislatura pre-cedente”. Cioè, a essere preci-si, negli ultimi due anni e mez-zo - e non da quando Scajola siè dimesso - sono stati firmati 21accordi. Però, come ha fattonotare in diretta tv la senatricePd Anna Finocchiaro, ben po-chi di questi hanno trovato ma-teriale realizzazione. Un po’come i “Contratti di innovazio-ne con dotazione di un miliar-do di euro. Già 84 le domandeammesse” (ammesse, non fi-nanziate) oppure i bandi perl’innovazione, le tecnologie, ilSud e chi più ne ha più ne mettain un tripudio di milioni in pa-lio come alla lotteria. In con-creto, tornano buoni i 300 mi-lioni dei famosi incentivi firma-ti Tremonti per comprare cu-cine e motorini: pure quelli so-no merito di Berlusconi, anchese non era lui il ministro delloSviluppo quando furono ap-provati prima delle regionali.

S ostiene Tremonti: “Sarebbe più facilecrescere se avessimo il nucleare e il no-

stro Pil sarebbe più alto”. Gli artigiani della Cgiadi Mestre che lo ascoltavano non erano parti-colarmente interessati al grande business ato-mico (quello è la priorità dell’Enel), ma da unpo’ di giorni Tremonti è martellante: il nucleareconviene, anche se nessuno ha davvero calco-lato quanto e perché. Ma la motivazione è inte-ressante: costruire le centrali farà crescere il Pil.Come diceva Keynes, nei momenti di crisi lo Sta-

to può trovare vantaggioso anche assumereoperai per scavare buche e altri per riem-pirle, si abbatte l’occupazione e si immetto-no soldi in circolo nell’economia (ma sale ildebito pubblico). E le buche hanno meno in-convenienti delle centrali. Ma il ministro,come ci tiene a ribadire, non è un economi-sta. E fino a ieri diceva che il Pil non è il giu-sto indicatore di benessere.

STRATEGIE KEYNESIANE

La fede atomicadi Tremonti

Il premiersi prendeil merito anchedei 300 milioni dieuro di incentivistanziati primadelle Regionali

Silvio Berlusconi ha ribadito piùvolte che il suo interim

al ministero è stato “un pieno”e non “un vuoto” (FOTO ANSA)

Nel documentoesibito a Ballaròda MaurizioLupi soloannuncie misure preseda Scajola

di Federico Mello

C hiusa una porta non si apre un portone,ma il futuro della banda larga in Italia

ieri ha fatto un piccolo passo avanti. La dia-triba in corso tra Telecom Italia (monopo-lista “n a t u ra l e ” delle infrastrutture di rete)e gli operatori concorrenti, aveva subitoun brusco stop martedì. Gli operatori“concor renti” avevano abbandonato il co-mitato sulla Ngn (reti di nuova generazio-ne) creato dall’Agcom per delineare la ge-stione della nuova rete a fibra ottica. Il pia-no predisposto dal professor FrancescoVatalaro – questa l’accusa degli operaticoncorrenti – è fatto su misura per Tele-com. C’era il rischio che alla stessa sortefosse destinato il tavolo tecnico istituitodal viceministro alle Comunicazioni, Pao-lo Romani, in programma ieri dove si di-scute della parte industriale, cioè di comecostruire la rete. Invece dall’incontro èuscito un accordo sul “modello infrastrut-t u ra l e ” per portare la banda larga a metà

delle famiglie italiane entro il 2020, in lineacon l’Agenda digitale europea. Nonostan-te la soddisfazione di Paolo Romani, di Ag-com, di Telecom, Vodafone, Wind, Fast-web, Tiscali, British Telecom e 3 Italia, ipassi da fare sono ancora numerosi, so-prattutto sugli investimenti necessari.Gli operatori sono divisi su una questionetecnica intorno alla quale gira la concor-renza nel settore. Telecom è favorevole almodello Gpon, nel quale la fibra arriva finoalla centralina sotto casa e poi sono i cavi dirame a portare le connessione nei singoliappartamenti. Gli operatori alternativi sibattono invece per il modello Fiber-to-ho -me , o point-to-point nel quale il cavo di fibraottica arriva al singolo appartamento. Ledifferenze tra i due modelli sono notevoli:nel modello Gpon è meno agevole per iclienti il passaggio da un operatore all’al -tro mentre nel modello fiber-to-home èsufficiente lo spostamento di un cavo nellacentrale per attivare il passaggio della sin-gola utenza. Inoltre, dicono gli operatori

concorrenti, la fibra ottica non ha un limi-te fisico, perciò in futuro le connessionipotrebbero portare nelle case degli italianivari gigabit al secondo, senza ulteriori in-ve s t i m e n t i .L’accordo di ieri è centrato su un modelloinfrastrutturale “ibr ido” in grado di sup-portare le due modalità: sia quella Gponche quella point-to-point. Il passo succes-sivo sarà l’avvio, la prossima settimana, diun censimento delle infrastrutture di fibraottica presenti nel Paese e dei piani di in-vestimento per i prossimi anni. Il modello,inoltre, sarà presentato agli operatori me-di e piccoli. Tra quindici giorni, quindi, sitireranno le fila: è in programma un ulte-riore incontro al tavolo tecnico gover-no-operatori con l’obiettivo di “sancire iprincipi e le tappe necessarie per l’av v i odella par tnership pubblico-pr ivata”. Per de-cidere, insomma, su ciò che davvero con-ta: come verranno ripartiti gli investimen-ti, con che tempistica e con quali poterisulla rete del futuro.

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Sabato 18 settembre 2010 pagina 15

tadini. Tra i Rom ci sono in-tellettuali, professori univer-sitari, avvocati. Ma di questonessuno parla.

SOLO 90.000 Rom vivononei campi”. La parola tziganoindicava in origine gli zingaridella zona danubiana. E anco-ra oggi in Ungheria è così chechiamano i Rom. Miskolc,Ungheria settentrionale, coni suoi 175.000 abitanti è la ter-za città del paese e ospita cir-ca 15.000 tzigani tra i quali iltasso di disoccupazione è ele-vatissimo (70-80%). L’attualesindaco, Sandor Kali, social-democratico, ha tentato di re-

I TALIBAN VOTANO CON IL SANGUEMUORE SOLDATO ITALIANO IN AFGHANISTAN

Romani ucciso a poche ore dall’apertura dei seggi

con gli insorti, ma ha pure licen-ziato il procuratore anti-corru-zione del suo governo e ha cri-ticato la strategia militare allea-ta.Nel contingente italiano, circa3500 militari, di cui la metà al-pini, il livello di attenzione eragià massimo: le elezioni sonoclassificate “potenzialmente adalto rischio”, nonostantenell’Ovest del Paese mancasse-ro minacce specifiche (ma simuore anche senza). Il segreta-rio generale della Nato AndersFogh Rasmussen, ieri in visita aRoma, chiede all’Italia, come haappena fatto con la Spagna, piùistruttori militari per le truppeafgane, che non sono al momen-to capaci di garantire la sicurez-za del loro Paese. Nè il premierBerlusconi né il ministro La Rus-sa hanno detto no, prima che ini-ziasse la litania delle condoglian-ze e l’incrocio delle accuse.

RAZZISMO

I ROM: A OVEST LI CACCIANO, A EST LI ISOLANO COSTRUENDO MURI

dos delle forze speciali, a bordod’un elicottero Ch47 scortatoda due Mangusta, hanno rag-giunto il luogo indicato, accoltida tiri forse di Kalashnikov. Soc-corsi, i due militari colpiti sonostati trasportati all'ospedale dacampo di Farah. Il tenente Ales-sandro Romani non ce l’ha fatta.Romani, 36 anni, celibe, del reg-gimento d’assalto Col Moschin,numerose missioni all’estero, èil trentesimo caduto italiano inAfghanistan, l’ottavo quest’an -no.In vista del voto, i talebani han-no invitato gli afgani a boicotta-re le urne e unirsi “alla resisten-za” contro gli “invasor i”, minac-ciando attacchi ai seggi e sullestrade (i quattro sorpresi dagliitaliani ne stavano preparandouno). I dati dicono che 10,5 mi-lioni di cittadini possono sce-gliere fra i circa 2.500 candidati– due, ieri, sono stati vittime diun rapimento – i 249 deputatidella Camera. I seggi operativisono circa 6.000, mentre un mi-gliaio non apriranno per ragionidi sicurezza.Al voto si arriva in un’a t m o s fe radi scetticismo sull’andamentodelle operazioni sul terreno e didiffidenza sull’evoluzione so-cio-politico-economica del Pae-se. Il responsabile dell’Onu a Ka-bul Staffam de Mistura è ottimi-sta: “Probabilmente le elezionisaranno più trasparenti dellep re s i d e n z i a l i ”, il cui risultato fulungamente contestato. Ma il

presidente Hamid Karzai è il pri-mo a smorzare le attese: “Ci sa-ranno irregolarità”, avverte (ilministro della difesa italianoIgnazio La Russa fa spallucce: “Ibrogli ci sono pure da noi”).

LA VIGILIA DEL VOTO do -veva essere una giornata del si-lenzio: la propaganda s’è ferma-ta, ma le operazioni militari so-no continuate con decine dimorti (soldati afgani e stranieri,insorti, civili, bambini) nelle ul-time 48 ore. Nell’insieme, però,la prima metà di settembre è sta-ta meno cruenta che i tre mesiprecedenti: una ventina i cadutifinora fra le forze americane edell’Isaf. I primi otto mesi hannogià fatto del 2010 l’anno più ne-ro per i militari statunitensi inAfghanistan, con 323 caduti al31 agosto. Ma basta la morte diun italiano a togliere significatoalla relative quiete delle ultimedue settimane, frutto forse dellosforzo militare contro talebani einsorti, che, per il comandantedel contingente internazionale,il generale Usa David Petraeus,ha ormai raggiunto il massimodell’intensità, con tutte le unitàpreviste schierate, oltre 130 mi-la uomini. Ma può pure darsi chela resistenza tenesse “f u o ch id’ar tificio” in serbo per oggi eper il dopo elezioni. Non solol’atteggiamento dei talebani èstato enigmatico, di recente.Karzai ha formalmente creatouna commissione per i colloqui

di Giampiero Gramaglia

Ancora sangue italiano nel-la guerra afgana. Un uffi-ciale delle forze specialiitaliane è stato ucciso

mentre partecipava a un’opera -zione contro gli insorti; un sol-dato semplice è rimasto ferito. Idue sono stati raggiunti da tirid’arma da fuoco cercando dicatturare quattro individui chepoco prima avevano piazzatoun ordigno lungo una strada.L’episodio è avvenuto nel di-stretto di Bakwa, nella provin-cia di Farah, poche ore prima

dell’apertura dei seggi per leelezioni politiche. Poche oredopo il lancio di un razzo - senzadanni a persone o cose - controla base di Shindad.Oggi si vota, in un Paese segna-to da un conflitto lungo noveanni e che non è mai stato cosìsanguinoso per le truppe inter-nazionali come quest’anno.

UN PREDATOR un aereosenza pilota, ha intercettatoquattro terroristi all’opera sullavia per Delaram, li ha seguiti e hasegnalato il loro rifugio. È scat-tata la Task Force 45: comman-

NFRANCIA

Scontro magistratie governo

È scontro tra imagistrati francesi e

il ministro dell’Inter noHortefeux (nella foto),fedele alleato di Sarkozy.Il ministro si è dettofavorevole all’elezionedei magistrati e alsistema delle giuriepopolari, per rendere ilsistema giudiziario piùvicino alla gente.Christophe Regnard,presidente dell’Unionedei magistrati ha detto diaver accolto questeparole “con disprezzo”.Bufera anche per il fattoche non spetta alministro dell’Inter noavanzare proposte sullariforma della giustizia.

GERMANIA

Merkel: “In futuropiù moschee”

I n futuro ci saranno piùmoschee nelle città

tedesche: lo ha dettoAngela Merkel, cheintende preparare lapopolazione a ulterioricambiamenti nel Paese. Lacancelliera, però, haanche detto che lepolitiche d’integrazionenon hanno avuto i fruttisperati e che gli immigratiche non vorrannointegrarsi verrannotrattati con maggioreseverità.

CINA-GIAPPONE

La guerradel panda

F unzionari cinesi sisono recati in

Giappone per verificare lecause del decesso delpanda gigante Kou Kou inuno zoo di Kobe; l’animalesarebbe morto duranteun’operazione perl’estrazione del suoprezioso sperma.Da giorni tra i due paesi ètensione diplomaticadopo l’arresto delcapitano di unpeschereccio cinese daparte della guardiacostiera nipponica.

DAL MONDO

Trenta le vittimedella missioneRazzo contro labase di ShindadI guerriglierialla popolazione:disertate le urne

Il voto a Kabul. Nel riquadro, Romani (FOTO ANSA)

Una famiglia rom (FOTO ANSA)

La strana coppia del vertice

Berluskozy alla conquista(fallita) del continente

SULLA STAMPA internazionale, NicolasSarkozy e Silvio Berlusconi ci hanno fatto unamisera figura al Vertice dell’Ue di Bruxelles:altro che nobili storiche linee della Marna odel Piave; il loro è un fronte del porto da “viai Rom”. Per il Nyt, “i Rom mettono alla provale frontiere aperte d’E u ro p a ”. In editoriali,l’Independent bolla la “politica spregevole”(“l’Ue deve scusarsi per l’insulto ‘nazi’ dellacommissaria Reding, mentre Sarkozy vaall'attacco e Berlusconi loda la politica delleespulsioni della Francia”); ed El Pais nota che,in un’Europa “sottosopra”, i leader “silimitano a censurare la commissaria”. IlTime, che vede la Spagna dei gitani comemodello d’integrazione; il Guardian, checoglie “l’atteggiamento di sfida” del duoSarkozconi; e Wsj, Ft, Telegraph sono

allineati. L’Economist scrive: “Perseguitare iRom non risolverà il principale problemasociale d'Europa. L’istruzione potrebbe”. Lastampa francese punta sullo smacco inflittodella Merkel a Sarkozy: NouvelObs, LeMonde, Libération, titolano sulla “smentita”del cancelliere al presidente, che l’avev aarruolata nel partito anti-rom. Le Figarodice: “il clima si tende tra Parigi e Berlino”,perché la Francia “vuole rendere europeo ildossier Rom”. La stampa spagnola è freddaverso Zapatero, che tace sulla sostanza,risparmia la Francia e se la prende con laReding. Di Mr B, El Mundo cita la pretesa chei commissari europei si tacciano, mentre LeMonde lo racconta “al mercato" perconservare la maggioranza.

G. G.

di Carlo Biscotto

M ichalovce, 109.000 abi-tanti, è una città della re-

gione di Kosice nella Slovac-chia orientale. È una regionepovera, per lo più abitata dacontadini e i Rom da questeparti sono sempre stati nu-merosi e generalmente benintegrati. Ma da qualche an-no una iniziale ostilità si èlentamente, ma inesorabil-mente, trasformata in xeno-fobia e poi in segregazione.Già due anni fa a Presov, ter-za città della Slovacchia, erastato eretto un muro intornoad un campo che ospitava2.000 Rom. L’anno passato ilmuro è stato costruito nellacittadine di Ostrovany e Tre-bisov e quest’anno è stata lavolta del quartiere Rom diMichalovce, trasformato inun vero e proprio ghetto.Nel campo nomadi vivono2.800 persone, per lo piùdonne e bambini. Il muro se-para un quartiere popolareslovacco dalle misere abita-zioni dei Rom.

MOLTI ROM vivono ven-dendo rottami di ferro raccol-ti in giro per la città. Irene, 50anni circa, avanza faticosa-mente spingendo il suo car-retto carico di ferraglie. “Ciodiano”, dice. “L’altro giornomi hanno sparato con un fu-cile ad aria compressa. È statoun uomo appostato sul murocome un cecchino”. Mentreparla concitatamente si avvi-cina Milena, una slovacca sul-la quarantina che porta aspasso un barboncino nero.

“Hanno fatto bene a costruireil muro”, afferma decisa. “Glizingari defecavano negli an-droni dei nostri condomini,ci spaventavano, ci derubava-no, la sera non potevamouscire di casa. Rovistavanonei cassonetti dei rifiuti espargevano la spazzatura dap-per tutto”. Mentre parla il bar-boncino alza la zampa vicinoal muro e fa i suoi bisogni. Lapadrona non batte ciglio.Si è formato un capannello dipersone e tutti vogliono direla loro. Eva, una Rom con icapelli biondi tinti e una im-probabile tuta rosa, sovrastale voci degli altri: “Lancianobottiglie vuote contro i nostrifigli a rischio di ferirli. Ci in-sultano continuamente. Ilmuro è uno scandalo. Per an-dare dal medico devo farequalche chilometro a piedi.Prima ci mettevo cinque mi-nuti; ora più di un’o ra ”. Mi-lena, che ora appare più ra-gionevole ammette: “È vero.Anche noi che stiamo dall’al-tra parte del muro ci sentia-mo come in prigione, ma nonce la facevamo piu’”.Peter Horvath, primo Rom adiventare pope greco-orto-dosso, cerca di portare un po’d’ordine nella discussioneche si sta facendo accesa: “aguardare le cose con gli occhidi un occidentale sembra pro-prio che il muro divida i buo-ni dai cattivi. Ma non è così.Alla televisione fanno vederesolamente scene di miseria edi degrado. In realtà in Slo-vacchia 350.000 Rom sonoperfettamente integrati e vi-vono come tutti gli altri cit-

sistere alle forti pressioni xe-nofobe, ma il vento del na-zionalismo sta travolgendoanche lui in vista delle pros-sime amministrative. Sononate così – con il pretesto diritardi nell’apprendimento –classi di soli bambini Rom intutte le scuole di Miskolc. Èuna vera e propria apartheideducativa che pone le basi diun futuro di segregazione etaglia l’erba sotto i piedi diqualunque speranza di inte-grazione. I bambini pratica-mente non parlano unghere-se e smettono di frequentarela scuola in giovane età. Mor-ton Segedi, candidato sinda-

co di Miskolc per il partito xe-nofobo e nazionalista Jobbik(Movimento per una Unghe-ria migliore), diventato allescorse politiche il terzo par-tito del Paese, parla chiaro edè quasi certo di vincere leprossime amministrative conun programma che prevedela costruzione di campi “re -cintati”, sorvegliati dalla po-lizia e sottoposti al coprifuo-co. D’altro canto il segretariodel suo partito, Gabor Vona,lo ha detto alle scorse poli-tiche con agghiacciante chia-rezza: “la segregazione è il so-lo modo per educare questage n t e ! ”.

In Slovacchiae Ungheria sialzanobarriere neiquartieri pers e g re g a regli “zingari”

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DOLORI VATICANI

PEDOFILIAI preti peccanopiù dei fedeli

DECINE DI MIGLIAIA DI CASI:LE CIFRE SMENTISCONO IL VATICANOdi Vania Lucia Gaito

Benedetto XVI vola in GranBretagna e torna a parlaredello scandalo della pe-dofilia clericale: “L’auto -

rità della Chiesa non è stata suf-ficientemente vigilante, né suf-ficientemente veloce e decisanel prendere le misure necessa-r ie”. Un’affermazione che meri-ta qualche riflessione, conside-rando che Channel 4, proprio inconcomitanza con la visita pa-pale, ha rivelato che, proprio inInghilterra su 14 pratiche di sa-cerdoti colpevoli, sei procedu-re per la riduzione allo stato lai-cale sono in corso, tre sono sta-te rifiutate o non processate permotivi di salute, un’altra è stataportata a termine e quattro ad-dirittura non sono mai stateaperte. I vescovi affermano diaver deferito i casi a Roma, co-me previsto dal documento del2001 De delictis gravioribus, ema-nato proprio da Ratzinger quan-do era prefetto per la Congrega-zione per la Dottrina della Fede,e fanno intendere che se lun-

gaggini e ritardi ci sono, non di-pende da loro ma dal Vaticano.Queste rivelazioni sono stateper me uno choc” ha affermatoil pontefice, ma difficilmente siriesce a conciliare queste frasicon la prassi tenuta dal Vaticanosia prima che dopo l’esplosionedello scandalo. La portata delproblema è stata costantemen-te minimizzata, prima tentandodi far passare gli abusi come “ca -si isolati”, poi tentando di smi-nuire i numeri da pandemia so-stenendo che l’incidenza dellapedofilia fra i sacerdoti e religio-si sia uguale, se non minore,all’incidenza della pedofilia frale persone comuni.

Crociata contro il“comitato d’indag ine”

NEL MESSAGGIO i nv i a t oqualche tempo fa ai Cavalieri diColombo, Benedetto XVI parladi attacchi “spesso scorretti e in-fo n d a t i ” contro la Chiesa perquanto concerne le vicende le-gate alla pedofilia. Secondo mon-signor Mariano Crociata, segreta-rio generale della ConferenzaEpiscopale Italiana, nell’ultimodecennio sono un centinaio i ca-si di sacerdoti italiani, accusati diabusi sessuali su minori, indagatidalla Congregazione per la Dot-

trina della Fede. Crociata non hamai aggiunto alcun dettagliosull’esito di tali procedimenti, so-stenendo invece che in Italia nonvi è alcun bisogno di creare uncomitato speciale all’interno del-la Chiesa per affrontare i casi dimolestie sessuali nei confronti dibambini. Di quel “centinaio” dipreti pedofili indagati dalla Con-gregazione per la Dottrina dellaFede, inoltre, non si sa nulla: néquante siano state le loro vittime,né per quanto tempo siano dura-te le violenze, e meno che mai sichiarisce se altri sacerdoti o ve-scovi fossero a conoscenza delleviolenze e da quanto tempo. Magli attacchi alla Chiesa sul temadella pedofilia sono davvero cosìinfondati e scorretti? Basta esa-minare i numeri, per rendersiconto che il problema è gravissi-mo, molto più di quanto finoranon sia sembrato.

I casi italiani sonoalmeno 172

UN PRIMO DUBBIO r iguardala verosimiglianza del “centinaiodi casi” cui fa riferimento monsi-gnor Crociata. I casi di abusi ses-suali ai danni di minori perpetratidai sacerdoti italiani e riportatidalla stampa negli ultimi dieci an-ni, messi in colonna e sommatiuno all’altro, riportano vicendedi pedofilia e pedopornografia incui sono coinvolti almeno 172preti. Delle due l’una: o non tuttii sacerdoti accusati sono stati in-dagati dalla Congregazione perla Dottrina della Fede, o monsi-gnor Crociata è decisamentetroppo ottimista. Fermo restan-do che il problema della pedofi-lia clericale non è di ordine sta-tistico, ma di ordine morale,guardando più da vicino le cifredegli altri Paesi si può avereun’idea della portata del proble-ma: 4.392 sacerdoti denunciatiper pedofilia negli Usa; 1.700

preti accusati di violenze a dannodei bambini piccoli, orge e uso didroga in Brasile; 107 preti e reli-giosi condannati in Australia perabusi sui minorenni; 800 religio-si accusati di oltre 14000 casi diabusi in Irlanda. E poi centinaiadi casi in Olanda, in Polonia, inCroazia, in Francia, in Inghilter-ra, in Alaska, in Messico. Finora,solo negli Stati Uniti, sono statipagati risarcimenti per 3 miliardidi dollari. Oltre un miliardo di ri-sarcimenti è stato chiesto dai so-pravvissuti alle scuole industrialiin Irlanda. Migliaia sono le vitti-me. Talvolta perfino bambinipiccolissimi.

Stati Uniti: coinvoltiil 4% dei prelati

UNA DISAMINA del fenome-no della pedofilia clericale, com-missionata dai vescovi americanial John Jay College of Criminal Ju-stice e noto appunto come “Rap -porto Jay”, afferma che il 4% deisacerdoti americani è coinvoltoin accuse di pedofilia. Nel set-

tembre del 2009 l'arcivescovoSilvano Tomasi, osservatore per-manente della Santa Sede all'Onua Ginevra, minimizzava il proble-ma affermando che “nel clerocattolico solo tra l'1,5% e il 5% deireligiosi ha commesso atti di que-sto tipo”. Piccoli numeri? Per-centuali irrisorie? Per nulla, se siconfrontano queste percentualicon quelle della popolazione lai-ca. La percentuale di pedofili fra ireligiosi è dalle 20 alle 200 voltemaggiore rispetto alla percen-tuale di pedofili fra le persone co-muni. Affidare un bambino ad unreligioso, significa esporlo ad unrischio almeno venti volte mag-giore rispetto a quello di affidarloa un insegnante, un vicino di ca-sa, un amico di famiglia. Rispettoa quanto vuole far credere laChiesa, cioè che il rischio sia lostesso, basta fare due conti perrealizzare che non è affatto così.Per capire meglio, è necessarioguardare più da vicino i numeri,senza farsi ingannare da cifreastratte e non messe a confrontocon altre.A marzo di quest’anno, il porta-voce della Santa Sede, padre Fe-derico Lombardi, ha affermato:“In Austria sono 17 i casi di pe-dofilia che riguardano la Chiesa,ma ben 510 quelli al di fuori;quindi si deve prestare attenzio-ne anche al di fuori della Chiesa e

non puntare i riflettori solo su diessa”. Detto così, sembra chedebba considerarsi più preoccu-pante il fenomeno degli abusi suibambini al di fuori della Chiesa,ma è effettivamente così? Fermorestando che i casi di pedofilia aldi fuori della Chiesa non legitti-mano di certo gli abusi sui bam-bini perpetrati dai sacerdoti, ba-sta qualche banale calcolo mate-matico a rendersi conto che ilproblema non è così di poco con-to come lo si vuole dipingere. Inpratica: quanti sono in Austria ipreti pedofili rispetto al numerodei sacerdoti, e quanti sono i pe-dofili “c o mu n i ” rispetto alla po-polazione austriaca? In totale, ireligiosi austriaci sono circa6700 su poco meno di tre milionie 400mila maschi adulti. Rappor-tando gli abusi alla popolazionedi riferimento, 17 casi di pedofi-lia su 6700 sacerdoti e 510 casi dipedofilia su 3.400.000 austriacimaschi adulti, ci si rende contoche la percentuale dei religiosipedofili, che sembrava piccola, èinvece altissima. Tra i sacerdotiaustriaci la percentuale di pedo-fili è 0.26% mentre tra i laici lapercentuale di pedofili è 0.015%.In realtà, quindi, la percentualedei pedofili fra i preti è pari a di-ciassette volte la percentuale dipedofili nella popolazione laica.Stesse conclusioni si traggono sesi esaminano le statistiche di pae-si come gli Stati Uniti. Secondol’ultimo rapporto annuale dalC h i l d re n ’s Bureau, l’ufficio delDipartimento della salute statu-nitense che si occupa di bambinie giovani, i casi di abusi sessualisu minori negli Stati Uniti sonocirca 88.000 su una popolazionedi 118 milioni di maschi adulti, lo0.075%. Se anche la percentualedei preti pedofili fosse l’1.5%, co-me suggerisce la stima più pru-denziale di monsignor Tomasi,sarebbe venti volte superioreall’incidenza rilevata nella popo-lazione di non religiosi. Le stati-stiche che la stessa Chiesa vasciorinando, cercando di sminui-re il fenomeno, sono invece asso-lutamente preoccupanti. Lo sce-nario irlandese è ancora peggio-

re di quello americano, perchéagli abusi sessuali si sommano gliabusi fisici, quelli emotivi, i mal-trattamenti. Almeno 14.000 vitti-me, 2500 testimonianze. Sostan-zialmente la percentuale di pe-dofili tra religiosi si attesta sui dati

statunitensi del rapporto Jay. Piùdifficile stabilire quale sia la per-centuale di pedofili fra la popo-lazione, poiché i reati di questogenere denunciati ogni anno so-no circa 160, mentre alle associa-zioni antipedofilia arrivano circa2400 segnalazioni annue, su 1.7milioni di maschi adulti. Le per-centuali oscillano quindi, fra gliirlandesi “c o mu n i ” fra lo 0.01% elo 0.14%. La percentuale di pedo-fili tra i religiosi risulta essere al-meno trenta volte maggiore ri-spetto alla percentuale di pedo-fili fra la popolazione comune.

In Australiac’è un database

QUASI IDENTICHE a quelleaustriache le percentuali in Au-stralia: 107 sacerdoti condannatisu poco più di 3800 sacerdoti, tradiocesani e ordinari, con un’inci -denza del 2.82% di pedofili. Perquanto riguarda i pedofili “co -mu n i ”, l’Australia ha un databasepubblico con nomi e foto deichildren sexual offender e racco-glie oltre 1200 nominativi su unapopolazione di otto milioni emezzo di maschi adulti, con unaincidenza di pedofili pari allo0.014%. La percentuale di pedo-fili tra i preti risulterebbe quindi200 volte quella rilevata nella po-

Ve s c o v i alla 61esima assemblea dellaConferenza Episcopale italiana,

nel maggio scorso (FOTO LAPRESSE);sotto il Papa con il primate della Chiesa

anglicana Rowan Williams (FOTO ANSA)

Studi Usa:la percentuale dipedofili tra ireligiosi è moltosuperiore aquella dellasocietà civile

I sacerdotidenunciatiin Americasono oltre 4 mila,r i s a rc i m e n t iper 3 miliardidi dollari

polazione. In diversi stati il nu-mero di denunce e testimonian-ze riguardanti abusi sessualicommessi dai sacerdoti è consi-derevolmente aumentato in se-guito alla istituzione di commis-sioni di indagine governative, co-me in Irlanda, o indipendenti, co-me negli Stati Uniti. La possibilitàper le vittime di vedere ricono-sciuto il torto subito ha spintomigliaia di persone, abusate dasacerdoti durante l’infanzia, aduscire allo scoperto e raccontareil proprio dramma. Alcuni statiamericani istituirono il cosiddet-to “anno finestra”, permettendoa moltissime vittime di denuncia-re, e veder perseguiti dalla giusti-zia statuale, abusi subiti anchedecenni prima e caduti in pre-scrizione. Dunque, non si capi-sce come monsignor Crociatapossa affermare che in Italia nonvi sia necessità di una commissio-ne d’indagine sulla pedofilia cle-ricale. Non è chiaro per qualemotivo l’Italia dovrebbe essereconsiderata un’isola felice, im-mune dallo scandalo.

Il “Bel Paese” chenon tutela l’i n fa n z i a

SECONDO le percentuali resenote dall’arcivescovo Tomasi econsiderando che in Italia ci so-no circa 35.000 sacerdoti dioce-sani, potrebbero esserci tra i 500e i 1750 sacerdoti coinvolti in ca-si di pedofilia. Senza contare lapresenza di altri religiosi e dei sa-cerdoti ordinari, che farebbero“s a l i re ” le possibili stime. Ma per-ché nel nostro Paese lo scandalonon è ancora scoppiato? Essen-zialmente per il timore delle vit-time di non essere credute e dinon vedere riconosciuti i torti su-biti. Per una sorta di “s a c ra l i t à ”, lafigura del sacerdote e, in genera-le, dell’ecclesiastico, viene repu-tata al di sopra di certe nefandez-ze e spesso l’opinione pubblica,quando una vittima denuncia, sischiera più dalla parte dell’accu -sato che non dell’a c c u s a t o re .Senza contare che, nell’Italia deicavilli legali, è facile vedere finire

In Italia chisubisce violenzanon si rivolge allagiustizia: temedi non vederriconosciutii propri diritti

Sabato 18 settembre 2010

di Marco Politi

L’allarme terrorismoscuote il pellegrinag-gio di Benedetto XVI.Scotland Yard ha arre-

stato ieri mattina a Londracinque attentatori. Gli agentisono piombati all’alba, alle 5e 45, in un negozio della ca-pitale, dove i cinque – ch esono netturbini – c o m i n c i a-vano il turno di lavoro. La po-lizia era armata, ma non è sta-to sparato un colpo. Gli estre-misti islamici, tra i 25 e i 50anni, sarebbero di prove-nienza algerina e senza citta-dinanza britannica. Un sestouomo è stato catturato nelprimo pomeriggio. Si è temu-to che volessero uccidere ilPapa. Il luogo dove sono statisorpresi si trova nella zona diWestminster, dove Benedet-to XVI doveva recarsi nel po-meriggio. Condotti in com-missariato, sono ora agli ar-resti per sospetto di “re a l i z-zazione, preparazione o isti-gazione di atti di terrori-smo”. Durante gli interroga-tori scattavano perquisizioniin due uffici e otto apparta-menti della capitale, ma nonsono state ritrovate né arminé esplosivi. “Non sono statisequestrati oggetti pericolo-si”, comunica sobriamente

Scotland Yard. Venerdì sera,tuttavia, un’informativa deiservizi segreti parlava di ri-schio “grave ”. JonathanEvans, capo del mitico MI5,aveva lanciato l’allerta di un“attacco alla Gran Bretagna”.È questo che ha spinto le for-ze di sicurezza ad agire con lamassima rapidità e decisio-ne.

Un’ombra segueil Pontefice

IL PROGRAMMA di Bene-detto XVI non è cambiato. Lapolizia ha diffuso una dichiara-zione tranquillizzante: “In se-guito agli arresti sono state ri-viste le misure di sicurezza e

siamo convinti che i pianiadottati siano adeguati”. Ras-serenante anche il commentodel portavoce papale Lombar-di: “Il Papa è felice del viaggioed è calmo. La situazione non èparticolarmente pericolosa. ASarajevo (per Giovanni Paolo II nel1997, ndr) lo era molto di più”.Papa Ratzinger, ha ricordato, èpartito con “cora ggio” perquesta missione. Lombardi si èdetto certo che la polizia abbiapreso tutte le misure necessa-r ie.Ma non è la paura di attentatil’accompagnatrice abitualedel pontefice, che incontran-do il primate anglicano, haesaltato la “profonda amicizia”tra le due chiese. L’ombra degliabusi accompagna BenedettoXVI nei suoi viaggi internazio-

nali. È una presenza tragica eingombrante che condizionale sue missioni e lo costringeogni volta, ad ogni inizio diviaggio a pronunciare un meaculpa. È come se l’opera dellaChiesa in tutto il mondo im-provvisamente si fosse ridottaal cumulo di orrori perpetratidai preti pedofili. Come se fos-sero respinte sullo sfondo leiniziative che nei cinque con-tinenti le istituzioni cattolicheintraprendono nella lotta allapovertà e all’emarg inazione,come se fosse dimenticato ilcontrasto al razzismo perse-guito sistematicamente a par-tire dalla situazione italiana,come se fosse archiviata la co-stante azione della Santa Sedeper i diritti delle nazioni delTerzo Mondo e uno sviluppoglobale dal volto umano, non

determinato unicamente da-gli interessi dei grandi mono-poli del Primo Mondo. È dadue anni che Benedetto XVI sitrova su questa graticola. In vo-lo per gli Usa, in volo per l’Au -stralia, in volo per Malta, in vo-lo per il Portogallo, non c’è vol-ta che nell’incontro con lastampa non risorga, comel’ombra di Banquo per Macbe-th, il fantasma dell’abuso cleri-cale sui minori.

In gioco la fallibilitàdell’Istituzione

È SOLOuna congiura dei me-dia, come tendono a crederealcuni collaboratori del Papa?

È una cospira-zione di centralia n t i - c a t t o l i ch e ,che voglionocreare panico,come scrisse suAv v e n i re il socio-logo delle reli-gioni MassimoIntrovigne? È unAttacco a Ratzin-ge r come titola ilvivace libro diAndrea Torniellie Paolo Rodari,appena apparsoin libreria e se-guito da un volu-

me di eguale impostazione Laverità del Papa. Perché lo attacca-no, perché va ascoltato di AldoMaria Valli?Bisogna andare più in profon-dità e partire dalle stesse paro-le di Benedetto XVI, scanditegiovedì scorso. “L’autorità del-la Chiesa (si noti: l’Autorità com-plessiva, non singoli vescovi daqualche parte, ndr) non era suf-ficientemente vigilante e nonsufficientemente veloce, deci-sa, nel prendere le misure ne-cessar ie”. Chi scriveva questecose già decenni fa, chi denun-ciava la “d i s t ra z i o n e ” delleChiesa (“siamo stati distratti”,è scritto nell’editoriale di Avve -n i re di venerdì) veniva accusa-to di anticlericalismo. Ora chelo dice il Papa, aggiungendo –come ha dichiarato nella re-cente Lettera agli Irlandesi –

che “le vittime non sono stateascoltate”, si apre una reazio-ne a catena all’interno stessodella Chiesa cattolica.Perché non sono in gioco i“peccati carnali” di alcuni pre-ti cattivi: tesi minimalista spes-so propagata dai difensorid’ufficio del papato e della ge-rarchia. È in gioco la “fallibili -tà” dell’istituzione nel suocomplesso, che si è semprepresentata monarchica, in cuial vertice veniva attribuita difatto il talento di avere sempreragione mentre non è mai stataconsentita finora l’esistenza di“stanze di compensazione”dove esaminare, discutere evalutare eventuali errori. Èl’istituzione Chiesa che, comestruttura, ha perso la credibili-tà. Papa Ratzinger lo intuisce,non a caso parla di necessaria“penitenza e umiltà”. Ma intui-tivamente il mondo cattolico el’opinione pubblica avverteche ciò non basta. Sono i mec-canismi di governo assolutistidella Chiesa a non reggere più.E non funziona il rapporto conl’indispensabile canale con ilpubblico credente e non cre-dente, rappresentato dai me-dia.

Un difficile rapportocon i mass media

IL VATICANO di Ratzingerdis-pregia i mass media. Li con-sidera prevenuti o non all’al -tezza. Non li considera interlo-cutori. Ma non c’è altro termo-metro nella società contempo-ranea dell’informazione plura-le, che denuncia storture, er-rori, insuccessi. Dove, se nonnell’arena aperta dell’opinio -ne pubblica può svolgersi queldialogo tra fede e ragione, tracredenti e non credenti cheBenedetto XVI ha caldamenteauspicato anche ieri nella so-lenne cornice di WestminsterHall sotto il segno del martiriodi Tommaso Moro? È sintoma-tico che Ratzinger, a differenzadi Wojtyla, non accetti mai li-bere domande dai giornalisti.Lo scandalo della pedofilia rie-merge continuamente perchésono i cattolici più fedeli a in-vocare rigore, coerenza e tra-sparenza. La ramificazione de-gli scandali e la “non-vig ilanza”sistematica delle gerarchiehanno rovesciato gli schemidel passato. Agli occhi dei fe-deli e dell’opinione pubblicanon è più la Chiesa gerarchicaa elargire indicazioni e conces-sioni. Tocca alla Chiesa, inve-ce, “r ispondere”. Risponderedi azioni e omissioni e di ciòche ancora oggi non fa. (Tantoper essere concreti: in Italianon c’è nemmeno una com-missione d’indagine ecclesia-stica come in Belgio o in Au-stria). La svolta della civiltàcontemporanea sta nelle do-mande che salgono dal basso.Quando il Papa afferma che bi-sogna “reimparare la sinceri-tà”, c’è poi un mondo che esi-ge trasparenza. E se i vertici ec-clesiastici non lo comprendo-no, le domande continueran-no a piovere.A Westminster Hall il Papa haprospettato un’alleanza tra fe-de e ragione per dare saldi fon-damenti etici alle società mo-derne. La ragione, però, esigeche la Chiesa dia risposte alledomande della società.

BRACCATO E MINACCIATOIl Papa a Londra, tra un attentato

sventato e le continue polemiche sugli abusi del clero

DOLORI VATICANI

GLI 007 “Un attacco terroristicoresta sempre probabile”

impunito il proprio abusatore,anche dopo averlo denunciato e,magari, anche dopo che la giusti-zia lo ha perseguito. L’infanzia ètroppo poco tutelata, rispettoagli altri Paesi, e le autorità statua-li sembrano preferire non affron-tare il problema piuttosto chescontentare la Chiesa cattolica.Quindi perché esporsi, raccon-tare il proprio calvario, se la so-cietà e la legge non assicuranogiustizia o almeno il vedere rico-nosciuta l’infamia subita? Dallepercentuali riportate sembrache in alcuni paesi l’incidenzadei child sexual offender nellapopolazione sia maggiore che inaltri. In realtà si tratta di un feno-meno facilmente spiegabile: neipaesi in cui la legge persegue conmaggiore impegno ed efficacia ilreato di abusi sessuali su minori,le denunce e le condanne sonosuperiori rispetto a quelli di altriPaesi in cui lo stesso crimine nonè perseguito con altrettanta effi-cacia. In parole povere: le vittimesono più propense a sporgeredenuncia quando sanno che c’èuna possibilità concreta di otte-nere giustizia.

Se una sola vittimanon basta

MA È COSÌ diversa la situazio-ne italiana da quella degli altripaesi? Anche a voler prendereper buone le stime di “un centi-naio” di sacerdoti pedofili, comesostiene monsignor Crociata,qual è la percentuale di pedofilitra i preti italiani? Lo 0.29%. Dicontro, la Caramella Buona, asso-ciazione antipedofilia recente-mente costituitasi parte civilenel processo a carico di don Rug-gero Conti, rivela che in Italia cisono 1322 detenuti per pedofi-lia. Su una popolazione di oltre20 milioni di maschi adulti, lapercentuale è dello 0.006%. L’in -cidenza della pedofilia tra i sacer-doti italiani risulta essere 48 voltesuperiore a quella rilevata tra icomuni cittadini. Inoltre, è benericordare che difficilmente unpedofilo si ferma ad una sola vit-tima. Anche “solo” cento casipossono significare centinaia divittime. Scorretto non è renderepubblico un problema devastan-te come quello dei preti pedofili.Scorretto è semmai cercare disminuire la portata di quel pro-blema, offendere le vittime par-lando di “chiacchier iccio”, insul-tare chi ha già subito l’insultodell’abuso minimizzando le cifree tentando di far credere che lavittima, in tutta questa sporchis-sima faccenda, sia la Chiesa.Quella Chiesa che ha tentato difar credere che gli abusi fosserotutti “casi isolati”, la Chiesa cheha dovuto essere trascinata in tri-bunale per riconoscere un risar-cimento alle vittime, la Chiesache ha ignorato chi le si rivolgevaper avere giustizia. La Chiesa cheha preferito continuare a proteg-gere i propri beni e i propri pri-vilegi piuttosto che rinnegare sestessa, prendere la propria crocee seguire quel Cristo incarnato inogni bambino abusato.

Benedetto XVI c i rc o n d at odai bambini, ieri, al St Mary’sUniversity College di Londra;sotto le proteste al suo arrivo

nella scuola (FOTO ANSA)

Con il primatedella chiesaanglicanal’appello perl’unità deicristiani: pochecose ci dividono

L e capacità della sezione antiterrorismosono migliorate nel corso di questi anni

ma il rischio che un attacco letale vengaportato a termine resta alto. Non credo chela situazione migliorerà nell’immediato fu-t u ro ”. Jonathan Evans, il capo dell’MI5, iservizi di sicurezza interni britannici, sol-tanto giovedì sera - in una rara, e non ca-suale (vista la coincidenza con il viaggiopapale) apparizione pubblica presso laWorshipful Company of Security Professionals diLondra - definiva così la condizione-terro-rismo registrata oggi nel Regno Unito.I fatti gli hanno dato immediatamente ra-gione. Con l’arresto dei 6 individui sospet-tati di avere in cantiere azioni contro Papa

Benedetto XVI si riaccende in Gran Bre-tagna l’allarme dell’estremismo di matriceislamica.L'incubo terrorismo oltremanica, al di làdelle paure scatenate dall’11 settembre, haavuto il suo battesimo di sangue il 7 lugliodel 2005, quando tre cittadini britannici diorigine pachistana - più uno di origine gia-maicana - fecero saltare in aria con attacchisuicida tre vagoni della metropolitana lon-dinese e un autobus provocando 52 mortie centinaia di feriti. Pochi giorni dopo, il 21luglio, altri quattro uomini cercarono direplicare l’operazione, ma gli ordigni pre-parati non esplosero a causa di problemi aidetonator i.

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SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

BaudoTorna Pippo:su RaiTre dal20 settembrecon“N ove c e n t o ”

RapperIl nuovodisco diFabri Fibrasubito primoin classifica

BalotelliLasciatodallafidanzataMelissa indiretta tv

MouNon direimai no alPor togallo,non dipendeda me

di Riccardo Chiaberge

Italiani, ultimi della classe ingeografia. La riforma Gelminiretrocede questa materia adancella della storia, taglia leore di insegnamento nei liceie negli istituti tecnici, fino adazzerarle negli istituti profes-sionali. Magnifico, proprioquel che ci voleva per festeg-giare il centocinquantesimodell’unità nazionale. Se un ta-le, due secoli fa, la definiva“un’espressione geografica”,ora l’Italia rischia di non esse-re più nemmeno quello, disparire dalle mappe dei ragaz-zi col “Sole delle Alpi” incisosul banco. Del resto, che biso-gno c’è dell’atlante o del map-pamondo? Basta cliccare suGoogle, e le macchine hanno

tutte il Gps di serie. Non perniente la gloriosa De Agostiniprepensiona i suoi cartografi.Ma si può davvero rinunciarealla geografia? Per fare quelloche suggerisce Ulrich Beck,(Potere e contropotere nell’etàglobale, Laterza, pagg. 455, eu-ro 22,00), ossia diventare co-smopoliti, staccarci dalla fissa-zione di ciò che ci è familiare esviluppare insieme “radici eali”, forse non guasta averequalche idea di com’è fatto ilpianeta. È vero, come dice ilsociologo tedesco, che “il bi-linguismo, le esistenze divise

in più luoghi, la mobilità per-manente, il numero crescentedi persone con doppi passa-porti, creano un complessointreccio di realtà divise” ch erendono obsoleta la dimen-sione nazionale. Ma i confini,per poterli scavalcare, biso-gna conoscerli.

Spazio, tempoe spirito

UN’OTTIMA occasione perripassare un po’di geografia è ilbel libro di Eliza Griswold TheTenth Parallel (Il decimo paralle-lo) da poco uscito in Americada Farrar, Straus and Giroux(pagg. 318, $ 27,00). Poetessa egiornalista dell’Atlantic, del N ewYo r ke r e del New York Times, Elizaha scandagliato per sette annila “linea di faglia” lungo la qualesi fronteggiano islam e cristia-nità. Una frontiera rovente, cir-ca 1100 chilometri a norddell’Equatore, che taglia oriz-zontalmente l’Africa e Asia dal-la Nigeria alle Filippine e su cuisi addensa più della metà delmiliardo e trecento milioni dimusulmani e il 60 per cento deidue miliardi di cristiani esisten-ti al mondo. Nell’incon -tro-scontro tra le due fedi si gio-ca non solo il futuro di due con-tinenti ma il destino stesso delpianeta. In Africa, la fascia tral’Equatore e il decimo parallelosegna la fine della parte setten-trionale, arida e desertica, el’inizio della giungla sub-saha-riana. I venti, il clima e secoli dimigrazioni hanno portato ledue religioni a convergere inquest’area. Fu Maometto inpersona, nel 615 d.C., a inviareuna dozzina di suoi familiari eseguaci alla corte del re cristia-no di Abissinia (la modernaEtiopia). Seguirono 600 anni dipenetrazione musulmana traEgitto e Sudan, ma anche di pa-cifica convivenza. Poi esplose-ro le guerre di religione, finchénel 1504 l’ultima monarchiadell’antica Nubia cristiana si ar-rese alla spada dell’islam. Ironiadella storia, fu un insetto, la mo-sca tsè-tsè, a fermare l’ava n z a t amusulmana all’altezza, appun-to, del decimo parallelo. Oggi ilriscaldamento globale rendeimprevedibili i cicli di piogge esiccità in quest’area, compli-cando la vita di nomadi e agri-coltori, e il boom demograficoin Asia e Africa inasprisce letensioni. Quello che ci insegnail reportage di Griswold è che

dietro i conflitti religiosi si ce-lano ben più sostanziosi con-flitti sulla terra, l’acqua, il petro-lio e altre risorse naturali, e lefaide tribali vengono spessostrumentalizzate dagli agitatoricristiani o islamici. Essere uncittadino nigeriano, per esem-pio, non significa nulla: in mol-te regioni lo Stato non fornisceelettricità né scuole. Per averela luce in casa o dare un’istr u-zione ai figli, bisogna rivolgersialla chiesa o alla moschea. Lamilitanza religiosa supplisceall’impotenza delle istituzionicivili.

Po t e ree territorio

IN NIGERIA e in Sudan, comein Indonesia e nelle Filippine,molti cristiani vivono la lorocondizione di minoranze op-presse o schiavizzate: hannoperso chiese, case, persone ca-re, nello scontro col fondamen-talismo islamico. Al tempo stes-so, i predicatori evangelici por-tano avanti un proselitismo ag-gressivo. E proprio come i loroavversari, vedono nell’Occi -dente sviluppato un luogo sen-za Dio che ha voltato le spallealla tradizione cristiana.

Già, l’Occidente, dove si collo-ca nel nuovo atlante globale?Scrive Zygmunt Bauman inun bel saggio appena tradottodal Mulino (La società individua-lizzata, pagg. 318, euro 13,00)che nel mondo di oggi “la gerar-chia emergente del potere èpiù vicina agli usi delle societànomadi che di quelle sedenta-rie; la sedentarietà, in partico-lare quella senza possibilità discelta, si va rapidamente con-vertendo da risorsa in inconve-niente”. Se un tempo erano leclassi privilegiate, come i pro-prietari terrieri, a circondarsi di

ansie individuali e a svolgere ri-ti esorcistici in compagnia di al-tri individui altrettanto intimo-riti e ansiosi”. Le “c o mu n i t àd’appiglio” non servono a pro-teggere identità già esistenti,ma sono “i sottoprodotti di unafebbrile attività di tracciamen-to di confini”. Così, lo scolaro diAdro non saprà individuare sulmappamondo (georeferenzia-re, si dice in gergo) il paese delvicino di banco Abdul o Fatima.Ma additerà senza esitazioni ilparallelo 45,30’, meridiano10,15’. Le coordinate di Bre-scia, Padania.

Illustrazione di Doriano

La riforma Gelmini taglia le ore diinsegnamento: tre libri ci spiegano

perché è importante avere qualche idea di com’è fatto il mondo

beni durevoli e i poveri erano i“va gabondi” con il fardello inspalla, adesso la situazione si ro-vescia, con le multinazionaliche piantano le tende dove ilcosto del lavoro è più basso. Ilnuovo “disordine cosmopoli-ta”non è in contraddizione conle piccole patrie, i fondamenta-lismi e le ideologie di stampo le-ghista, semmai ne è la causa.Come ha osservato Eric Hob-sbawm, “uomini e donne cer-cano gruppi ai quali appartene-re con sicurezza e per sempre,in un mondo dove tutto il restosi muove e cambia, dove null’al -

tro è certo”. Si blatera di Pada-nia, si disegnano simboli celti-ci, si raccoglie l’acqua del Ponell’ampolla. Ma la sera ci si bar-rica in casa davanti alla tivù, e ilvicino di pianerottolo è unestraneo da tenere a distanza,specie se ha la pelle di un altrocolore. “L’età dell’identità – di -ce Bauman – è piena di urla efurore. La ricerca dell’identitàdivide e separa, e tuttavia la pre-carietà dell’impresa solitaria dicostruzione dell’identità spin-ge coloro che la intraprendonoa cercare appigli ai quali appen-dere tutti insieme le paure e le

PIANETA LIBRI

GEOGRAFIAMariastellastudia di più

in & out

Eliza Griswoldesplorala lungafrontiera in cuisi fronteggianoislame cristianità

Bauman:un tempo ivagabondi eranoi diseredatiOra sonole multinazionalia espatriare

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che nessuno gli desse il mi-nimo credito.

SE EFFETTIVAMENTEl’inchiesta “d i s c re t a ” di Lima-cher si basa su questa fonte, laposizione della Uefa non parefortissima. E però, ad appro-fondire un po’ la storiacciaemergono particolari che fan-no sembrare le accuse assaimeno peregrine. Basta spo-starsi dalla Germania in Spa-gna e andare indietro alla pri-

CALCIO / INTRIGO INTERNAZIONALE

BOMBE SU MONACOIl settimanale Stern accusa il Bayern:

con lo Zenit partita vendutatimido tentativo di marcia in-dietro, precisando di nonaver formulato alcuna accusae di aver fatto semplicementequello che è consueto nei ca-si di risultati inattesi e clamo-rosi: indagare discretamenteper verificare che tutto sia inordine. Ma al Bayern non ba-sta, anche perché, sulla base

delle rivelazioni dello Sternsembrerebbe che il dossiersia arrivato già confezionatocon l’indicazione dei colpe-voli (tra i quali lo stesso Rum-menigge, il presidente dellasquadra Uli Hoeness e il di-rettore finanziario Karl Hop-fner) nelle mani di Limacherda un suo collaboratore mol-to chiacchierato: un certo Ro-bin Bokšic, croato ma resi-dente a Monaco, legato inpassato ai fratelli Sapina, un

clan che nel 2005 fu accusatodi aver truccato diversi incon-tri in combutta con degli ar-bitri corrotti. Bokšic è statoanche condannato per truffae illecito sportivo, il che nongli ha impedito, però, di se-guire Platini ai mondiali in Su-dafrica, dove ha trovato il mo-do di denunciare gare trucca-te a destra e a manca e di ac-cusare il presidente della FifaJoseph Blatter di aver intasca-to un milione di euro. Senza

SECONDO TEMPO

Uno dei quattro gol subiti dal Bayern contro lo Zenit (FOTO LAPRESSE)

mavera 2008 quando in unaintercettazione disposta nelquadro di un’indagine sulleinfiltrazioni della mafia russail famoso giudice BaltasarGarzón sente un certo Ghen-nadi Petrov parlare di “50 mi-lioni” che sarebbero stati ver-sati al Bayern perché perdes-se l’incontro 4 a 0. Petrov è unnoto esponente dell’or ganiz-zazione mafiosa Tambob-skaija e va sottolineato chel’intercettazione in cui si mo-

Sotto la banca, la Roma è stancadi Luca De Carolis

N ella Roma con i nervi scopertie senza gioco e vittorie, pre-

sente e futuro li racconta un ban-chiere. “Stiamo investendo per farsognare città e tifosi” ha assicu-rato tre giorni fa da Monaco di Ba-viera Paolo Fiorentino, numerodue di Unicredit. L’istituto di cre-dito che in luglio ha preso di fattoil controllo del club, lasciando aRosella Sensi la carica molto ono-rifica di presidente. Uno dei tantinodi della Roma che sbanda, co-me una macchina senza guida.Mercoledì scorso si è impantanatacontro il Bayern Monaco, che inChampions League l’ha regolataper 2 a 0. La terza sconfitta in quat-tro gare per la Roma, che aspettanuovi padroni. La banca cercacompratori con tanto denaro e vo-glia di vincere, possibilmente stra-nieri. Nell’attesa, Fiorentino ha ri-vendicato “gli investimenti di Uni-credit per Borriello e Burdisso”.Ma Sensi non ha gradito: si è im-pegnata in prima persona per le

due operazioni, e non vuole es-sere dipinta come dirigente di fac-ciata. Non solo: la Roma, fannonotare da ambienti societari, haottenuto l’avallo della banca solodopo aver dimostrato che potevasostenere i due acquisti con in-troiti da diritti tv e incassi dallaChampions League. Precisazioniche sono il termometro efficacedel momento nero del club, den-tro e fuori del campo. Una crisiche nasce nello spogliatoio, pan-cia inquieta della squadra. A cer-tificarlo, le parole di Totti subitodopo la caduta di Monaco: “Siamotornati al vecchio catenaccio,pensando solo a difenderci e sen-za mai tirare in porta: così non sivincono le partite”. Una sconfes-sione delle scelte di Ranieri, reoanche di averlo nuovamente so-stituito.

Totti fa pacecon Ranieri

LO AVEVA già tolto sabato scorsocontro il Cagliari dopo pochi minu-ti, e le radio locali avevano bronto-lato. Giovedì tecnico e giocatorehanno avuto un colloquio, che ha ri-composto in parte la frattura. Tottiha lanciato segnali di pace con unanota sul suo sito: “Il rapporto con

Ranieri è stretto e vero, il nostro fee-ling è solido: mercoledì avevo solorisposto a dei tifosi in modo moltoromano, espressivo e colorito”. Unamarcia indietro un po’ af fannata,nonché un’indiretta deroga al silen-zio stampa, imposto dalla società si-no a Roma-Bologna di domani. De-roga opportuna, viste le difficoltàper Ranieri. Anche perché a Trigo-ria rumoreggiano altri veterani.Stando a sussurri ricorrenti, l’ar rivodi Borriello ha indispettito parec-chi: perché è un altro attaccante, inun reparto già nutrito, e soprattuttoperché prende 3,6 milioni all’anno.Tanti, in una squadra dove molti in-gaggi sono stati limati per evitare ilbaratro finanziario. In quest’ottica,anche il nuovo contratto dell’allena -tore (più volte rinviato) potrebbefar alzare qualche sopracciglio. Dicerto, per Borriello l’ambientamen -to è complicato. Lo dimostra un epi-sodio nel primo tempo contro il Ba-yern: l’attaccante che invita i com-pagni a uscire dalla propria trequar-ti, e Ranieri che dalla panchina gliricorda che certe cose le può diresolo l’allenatore. La conferma cheun gesto sbagliato nella Roma attua-le può far saltare equilibri fragili. Unbel peso per Ranieri, più debole ri-spetto a pochi mesi fa. La transizio-ne societaria l’ha lasciato in un pe-ricoloso guado, perché non c’è lacertezza che i futuri proprietari lovogliano tenere. Nelle ultime ore so-no circolati anche nomi di possibilisostituti, con Lippi e Leonardo inprima fila. Voci accreditate dai boo-kmaker stranieri, ma prive di fonda-mento. Ugualmente fastidiose perRanieri: irritato, già da tempo. In-nanzitutto, per una campagna ac-quisti che giudica incompleta. Iltecnico ha ottenuto la conferma diBurdisso e un’altra punta oltre alla

scommessa Adriano, ma pretende-va anche due esterni.

N u ovatattica

NE È arrivato uno, Castellini, riser-va nel Parma. Impaccio importanteper i suoi piani tattici, perché nel4-4-2, schema base di Ranieri, gliesterni sono fondamentali. In estateil tecnico ha provato cinque modulidiversi, cercando una nuova identi-tà per una squadra che Spalletti ave-va plasmato con il 4-2-3-1. Uno sche-ma che Ranieri ha più volte adottatonella stagione scorsa, con ottimi ri-sultati. Ora però vuole voltare pagi-na. “Non possiamo più giocare conun unico attaccante” ha spiegato.Ma a livello tattico c’è confusione,sfociata in numeri da allarme rosso:nove reti incassate e due segnate..Un altro tema è quello della prepa-razione estiva, fatta di poco fondo emolto lavoro con il pallone. Impo-stazione che segue i precetti vin-centi di Mourinho, ma che ha susci-tato dubbi già nel pre-campionato.Per ora, la squadra ha il fiato corto.C’è poi il cronico problema dei cam-pi di Trigoria, malmessi e pericolo-si. Se ne lamentava già Spalletti,mentre Ranieri li ha paragonati allapineta sabbiosa di Castel Fusano.Dalla società promettono di risolve-re tutto in dieci giorni, ma la lista de-gli infortunati è già lunga. I tifosi,inevitabilmente, minacciano con-testazioni. C’è rabbia, mitigata solodalla speranza nell’arrivo di nuovi,facoltosi proprietari. Tra i 23 inte-ressati, ci sarebbero anche il magna-te russo Leonid Fedun, e un fondo diinvestimenti degli Emirati Arabi,Mubadala. Suggestioni, come anti-doto alla crisi.

Paolo Fiorentino diUnicredit rivendica gliinvestimenti per la squadraI Sensi non gradisconoe lo spogliatoio ne risente

di Paolo Soldini

Il Bayern di Monaco, per-la preziosa del calcio eu-ropeo, si vende le partitecome una corrotta squa-

dretta di provincia? Oppureè la Uefa, organizzazione dalprestigio finora adamantino,ad aver preso una topica epo-cale, fidandosi di certi suoitroppo disinvolti collabora-tori? Chissà. Certo è che unodei due, nella furibonda bat-taglia che li oppone in Ger-mania, dovrà soccombere, ri-schiando di uscirne assaimalconcio.La vicenda, chesta squassando ilmondo del cal-cio tedesco edeuropeo, toc-cando sentimen-ti tanto diffusi eprofondi che ilpopolar issimosettimanaleStern gli ha dedi-cato pagine e pa-gine di (dubbie)rivelazioni, potrebbe finireora tra i dossier dell’E u ro p o l ,la polizia comune europeache in tempi normali si oc-cupa di lotta al terrorismo,traffici di droga e di esseriumani e altre questioni di si-mile rilievo. A sollecitare leindagini della superpoliziasarebbe il presidente dellastessa Uefa Michel Platini,deciso dalla valanga di accu-se e di minacce di denunceper diffamazione rivolte dalBayern all’organizzazione acercare di fare un po’ di chia-rezza su quanto realmenteaccadde all’Olimpico di Mo-naco in un giorno di prima-vera del 2008, quando unasquadra russa non proprio aivertici del calcio internazio-nale, lo Zenit di San Pietro-burgo, inflisse un umiliante4 a 0 ai padroni di casa po-nendo le premesse per la vit-toria finale della coppa eu-ropea qualche giorno dopocontro i Rangers di Glasgow.La partita era stata compratadalla mafia russa, comeavrebbe insinuato lo svizzeroPeter Limacher, il capodell’ufficio disciplinare dellaUefa, sulla base di rapportidei suoi collaboratori? Oppu-re il match fu regolare e il suoesito clamoroso fu solo ilfrutto di uno scivolone deib ava re s i ?

DOPO LA reazione pesan-tissima di Karl-Heinz Rumme-nigge, presidente del FC Ba-yern München, la sua richie-sta a Platini di rimuovere Li-macher e le cannonate di in-dignazione sparate dallastampa sportiva tedesca (al-meno quella del sud dellaGermania), la Uefa ha fatto un

stra certo del risultato avvie-ne “pr ima” della partita.All’epoca, la circostanza, rile-vata dal Pa ì s e da altri mediaspagnoli, che avanzano il so-spetto che anche la finalecontro i Rangers sia stata “a d-domesticata” a suon di quat-trini, passa quasi inosservatain Germania, dove l’u m i l i a-zione del Bayern viene ascrit-ta alla stanchezza dei suoi gio-catori, alla bravura dell’a l l e-natore dello Zenit, l’olandeseDick Advocaat, e alla stagionedi grazia che sta vivendo il cal-cio russo, alimentato dai pe-trodollari di alcuni magnati edella potentissima Gazprom,il colosso energetico al cen-tro di mille traffici e di millesospetti che è proprietariodello stesso Zenit. Ma c’è unaltro particolare che potreb-be essere rivelatore: nell’i n-tercettazione Petrov parla dei50 milioni senza specificarese si tratti di euro o dollari (irubli sembrerebbero daescludere), mentre nelle car-te della Uefa si fa la cifra di 40milioni di euro. Ora, al cam-bio dell’epoca, 40 milioni dieuro corrispondevano pro-prio a 50 milioni di dollari, ilche renderebbe le cifre com-patibili e credibili. Materialeper i funzionari dell’E u ro p o lse e quando si metterannodavvero al lavoro sullo strano4 a 0 che allunga brutte om-bre sulla reputazione di unadelle società calcistiche piùprestigiose e più amate d’E u-ro p a .

Secondo il capodell’ufficio disciplinaredella Uefa, il matchsarebbe stato compratodalla mafia russa

ClaudioR an i e r ia Monacodi Baviera

(FOTO LAPRESSE)

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pagina 20 Sabato 18 settembre 2010

TELE+COMANDOTG PAPI

Paso Dobleper Minzo

di Paolo Ojetti

T g1Dopo il militare ucciso in

Afghanistan e i “p re s u n t i ”congiurati che volevano at-tentare alla vita del Pontefice,ecco incedere il famoso “pasod o bl e ” del Tg1. Da una parteuna maggioranza che “si allar-ga” e si dimostra “coesa” conCapezzone che garantisce illato comico e ripete: “È il go-verno dei fatti e del cambia-mento, nella scuola, nellaPubblica amministrazione”.Dall’altra, le flagellazioni delPd, i colpi e contraccolpi fraVeltroni, Bersani, D’Alema.Come uscire da queste trap-pole mediatiche? Alle 13,30 ilTg1 ha aperto con il decretodi “Roma Capitale”, Aleman-no pieno di medaglie (le pri-me mosse per questo decretorisalgono ai tempi di Rutelli)che si sdilinquisce per Calde-ro l i . A pensarci bene, il decre-to sembra una riedizione del“Governatorato di Roma” dei

tempi del fascismo, quando laCapitale aveva una sua largaautonomia. Nota di cattivogusto nel servizio da L o re t oAprutino dove riemerge unvecchio tentativo di violenzacarnale: i minorenni arrestatiavevano “scelto la preda”.

T g2Identica scaletta per il

Tg2 che poi passa a Berlusco-ni e alla sua strana tesi sulle“c o m p rave n d i t e ” di parla-mentari. Dunque, non ci sa-rebbe nessun passaggio diproprietà dei deputati che siaccodassero ai berluscones,visto che quelli corteggiati (èun modo di dire) “erano statieletti nel centrodestra”. É unconcetto calcistico, dove ilmercato prevede anche il“p re s t i t o ”, gratuito o con con-guagli adeguati, oppure la“c o m p ro p r i e t à ” che è una fi-gura metagiuridica ancorapiù limpida: mezzo deputatoè ancora mio e me lo gestiscoio. Bè, “riscattar ne” la metà

costa meno. Una finestra an-che per Bersani che vuolerimboccarsi le maniche e oc-cuparsi dei guai degli italiani.Veltroni, annacquato il suodocumento, ha raccolto 75firme. Sono solo le primemosse, il bello arriverà pre-sto.

T g3Il tenente ucciso e il papa,

anche se il Tg3 sgonfia un po’l’ipotesi di un attentato. Me-glio la politica e la “campa gnaacquisti” che c’è, anzi nonc’è. Un piccolo passaggio suRoma Capitale e su Bossi:“Ho votato perché Alemannopiangeva. Ma ora voglio la ca-pitale del Nord”. Che, comecapirebbe anche un bimbo, èuna battuta per i leghisti dellabassa brembana, che sono dibocca buona e si bevono unpo’ di tutto. Milano capitaledel Nord leghista? Perfetta, vi-ste le immagini seguenti, do-ve si procede allo smantella-mento del più grande camponomadi d’Europa senza chenessuno abbia detto dove ecome verranno sloggiati.Controcanto su Pa d ov a , altracittà nordista e non tanto pro-gressista. Il sindaco, F l av i oZanonato, fu un comunistaduro e puro. Molto tempo èpassato, la realpolitik ammini-strativa lo tiene a galla da anni,ma ai pogrom no, non c’è ar-r ivato.

di Nanni Delbecchi

M a Mauro Masi lo vede il pubblico di Anto-nella Clerici a “La prova del cuoco”? Se co-

sì non fosse, lo invitiamo a sintonizzarsi suRaiuno a mezzogiorno e a emanare uno deisuoi famosi codici di comportamento. Altroche il “pubblico passivo” vagheggiato dal di-rettore generale di viale Mazzini. Qui, alla cor-te di Antonella Clerici in Gran soleil, non cisi limita ad applaudire senza sosta gli chef, glisguatteri e perfino i lavapiatti; qui si tifa da sta-dio, si intona in coro Happy birthday to you, siballa “La Mazurka di periferia/ che fa venir tan-ta voglia di fare l’amor”, qui irrompe la voce diClaudio Cecchetto che intima una versioneriveduta e corretta dell’indimenticabile GiocaJouer: “Impastare!... Inzuccherare!... Frulla-re!... Spadellare!”. Chi sono mai la Gabanelli,Floris e lo stesso Santoro al confronto di que-sta santoressa platinata, instancabile nell’aiz -zare la sua platea di casalinghe? Tornata sullatolda del programma che la lanciò, la Clericiriduce a una mousse il ricordo della pudibon-da Elisa Isoardi e si accredita come una peri-colosa arruffategami; Masi si sbrighi a vigilare

prima che da quelloshow salti fuori chis-sà quale pasticcio difegato o esploda addi-rittura un sartù di ri-so.A un esame più atten-to, ci si accorge che ilvero modello di Anto-nella Gransoleil non ènemmeno Santoroma Gianfranco Fu-nari. Fu Funari a in-ventare la conduzio-ne fisica, materica,fatta di primissimi

piani, inesauste deambulazioni per lo studio,di mani messe letteralmente in pasta, nellamortadella e nel bucatino. E fu sempre Funaria teorizzare che il mezzogiorno era un orariochiave del palinsesto televisivo, il pubblicodelle casalinghe una meravigliosa terra di con-quista. Ci riuscì davvero a conquistarla, e ilsuo capolavoro consisté, complice l’esplosio -ne dell’inchiesta Mani Pulite, nel mescolareabbacchio e tangenti, matriciane e avvisi digaranzia, casalinghe e politici. Ma erano altritempi, e lo si vede proprio dall’evoluzione delmezzogiorno in tv. Alla “Prova del cuoco” lemani in pasta ci sono ancora, le casalinghescalmanate pure; però per un’ora e mezza nonsi parla altro che di soffritti, di dadolate, ditempura, di passatine. Nulla deve turbare ladimensione gastroenterica dell’esistenza: c’èil buio oltre l’a bbacchio.Resta il fatto che questo pubblico ne sa unapiù del diavolo. E proprio verso la fine del pro-gramma, quando si tratta di giudicare i mani-caretti dei due cuochi in gara, si sfiora l’incre -dibile. Il verdetto viene emesso dalla plateaattraverso il televoto, ma – attenzione – senzaavere assaggiato le pietanze. Ora, nessuno di-scute le frontiere del televoto, applicato or-mai a qualsiasi branca dello scibile; e nemme-no ci sono ignote le relazioni tra arti culinariee la magia nera. Ma il dubbio resta. Come fan-no queste casalinghe a votare con il teleco-mando un cibo che non hanno potuto nem-meno assaggiare? Senza scomodare gli Ufo e ilcalendario Maya, c’è una sola spiegazione.Conta solo quello che si vede, quello che purenoi telespettatori abbiamo visto preparare, edè quello che bisogna votare, la pura e sempli-ce messa in scena. Profonda saggezza televi-siva della “Prova del cuoco”: l’illusione è la so-stanza, e la sostanza non è che un’illusione.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Te l evot osenza assaggio

La conduttricede “La prova del cuoco”

Antonella Clerici

SECONDO TEMPO

Sabato 18 settembre 2010 pagina 21

è “CONNESSIONI PER TUTTI”L’INTERVENTO DI TIM BERNERS LEEZitti tutti: parla Tim Berners Leel’inventore del World Wide Web.L’informatico – Cavaliere del Regnoin Inghilterra – ha preso la parola alNokia World di Londra disegnando, come al suo solito, gliscenari futuri per la Rete. Secondo Lee – come riferiscePunto Informatico – la banda larga dovrebbe diventare undiritto gratuito per tutti. Solo la quinta parte dellapopolazione mondiale ha accesso alla rete - ha spiegato -“cosa dire allora del restante ottanta per cento?”. La suavisione è quella di un prossimo futuro in cui in tutto ilmondo i cittadini abbiano a disposizione una connessione.Lo scenario, vista anche la diffusione dei dispositivi mobili,non è fantascientifica. Problema fondamentale sonopiuttosto “le politiche di prezzi troppo alti” sulleconnessioni, comprese le tasse imposte dai governi.

f e e d b ac k$Commenti all’articolo:“La Lega ci mette ilm a rc h i o ” di ChiaraAvesani, dailFattoQuotidiano.it

èÈ UN MARCHIOregistrato, sarebbe comemarchiare una scuola con laCocaCola.

LucaSc hiavoni

èLA LEGA fa il suo gioco,ma ci sono organi dello statoche dovrebbero intervenire einvece non lo fanno e col lorosilenzio danno un implicitoassenso a quanto stas u c c e d e n d o.

forzabar i

èABUSO DI POTEREvero e proprio cosa si aspettaa cancellare questi simboli?La scuola appartiene a tutti!!!!

mar ia

è IL SINDACO di Adrodeve dimettersi in quantorappresenta l’espressione piùscadente di un funzionariodello Stato italiano e cosìcoloro che lo giustificano apartire dal ministro Gelmini

To n y

èÈ VERGOGNOSO chein un paese occidentale edemocratico si dia lapossibilità a un movimentosecessionista di infangare lacultura e l’identitànazionale... di questodobbiamo ringraziarel’onorevole Berlusconi

pasquale petrone

èNO, NON SI PUÒsopportare che la lega siimpadronisca di una scuoladella repubblica italiana senzache nessuno, neanche lefigure istituzionali piùautorevoli, battano ciglio.Fossi in loro nonsottovaluterei queste menateleghiste, avete letto i giornalidi oggi? Il capo degli “unni”vuole la capitale del nord male multe sulle quote latte ledebbono pagare gli italianitutti

L i b e ra

èÈ MOLTO GRAVE u s a reun simbolo “par titico” instrutture destinateall’educazione dei ragazzi. Inostri figli devono fare le loroscelte con la loro testa e nondevono essere “per forza”quelle dei loro genitori

Antonio

èLA SCUOLA deve esserelibera da simboli e ideologiepolitiche

Marie Therese

èÈ DEPRIMENTEassistere ogni giorno allesceneggiate delle camiceverdi: ampolle, dita medie…e truffe tipo quella dellequote latte o delle filiere difatture false, delle banche delnord e delle scempiagginivarie alla trota.

Vittor io

èQ U E S TA è una battagliada combattere, da qua siriparte per l’Italia

Antonio

èSI COMINCIA adelineare una fratturasempre più profonda, la gentecomincia ad incazzarsiseriamente…

R e go l o 7 6

è…IO MI APPELLO allagente che vota lega !!!!Ma nonvi accorgete che i propositiorginali di questi taglialegnasono cambiati!? Dove sonofiniti la lotta agli sprechi e allacriminalità…d ove ? ? ? ? ?

Donald

MONDO WEBS U L L’OSPEDALE DI DON VERZÉ

Ve n d o l a - We bbotta e risposta“L

e sue risposte nel meri-to non mi convinconodel tutto, ma il fatto cheabbiamo replicato alle

domande poste da dei cittadinisu Internet suona come rivolu-zionar io”. Questo il commentodi Arianna Ciccone, la pasionariaalla testa di Valigia Blu – il comi-tato di cittadini auto-organizzatisul Web promotore anchedell’appello contro il “Porcel -lum” – dopo che il governatorepugliese Nichi Vendola ha rispo-sto a una serie di domande cheproprio dalla Rete gli erano statere c a p i t a t e .Il tutto era cominciato lo scorsoagosto quando, riprendendoun’inchiesta del sito Italia TerraN o s t ra , Valigia Blu aveva chiestochiarimenti a Vendola: “Il sito Ita -lia Terra Nostra – la missiva pub-blicata su Internet – porta avantiun’inchiesta sul nuovo Ospedaledi Taranto”; si tratta del San Raf-faele del Mediterraneo, la cui co-struzione partirà a dicembre gra-zie “a una Fondazione pubbli-co-privata guidata da don Verzé”;ovvero il sacerdote noto per il

di Federico Mello

GRILLO DOCETI LINEA 77PER WOODSTOCK

5 STELLECiao a tutti, sono Paolo dei Linea 77,un gruppo di musica italiana dura.Siamo usciti in Inghilterra prima allafine degli anni Novanta, abbiamo fattoun paio di anni lì suonando un sacco eavendo un discreto successo. Poi siamo tornati in Italia egrazie a quell’esperienza abbiamo acquisito una notorietàe un credito verso il pubblico e gli addetti ai lavori che ci hapermesso di continuare negli anni, e a distanza di 12 annidall’uscita del primo disco siamo ancora quì. Abbiamoregistrato sette album nel frattempo e l’ultimo è uscitonon molto tempo fa. Ma veniamo al mitico Grillo e aWoodstock, perché ci piace molto l’iniziativa che ha preso

Beppe. La situazione è stagnante e avvilente esiccome siamo sempre stati convinti che nonbasta lamentarsi eccoci qua. Proposte come ilParlamento pulito piuttosto che il turnoverobbligatorio per i parlamentari, il controllo dellerisorse della terra, impedire che queste vadano afinire nelle mani delle solite quattro multinazionali,sono argomenti che ci trovano favorevoli da tempoimmemore .Beppe con la vitalità, la simpatia, l’energia e la forza cheha è uno dei pochi rimasti che perlomeno ci fannocredere che se c’è una speranza lui è sicuramente uno diquelli che in qualche modo può alimentarla, e ilcambiamentoche noi e moltialtri auspichiamo.

Un saluto a BeppeGrillo e a tutti gli amicidi questa iniziativaWoodstock cinquestelle, da Chinaski e datutti i Linea 77.

èWIKILEAKS: SERVER A PROVA DI BOMBACUSTODITI IN UN EX BUNKER ATOMICO IN SVEZIAIl dispositivo messo in atto da Wikileaks per proteggere lesue fonti e i suoi scoop sono davvero a prova di bomba.Dalla pagina Twitter ufficiale, infatti, lo staff di JulianAssange fa sapere che i server che ospitano le paginediWikileaks sono collocati in Svezia all’interno di un exbunker atomico costruito durante la Guerra fredda. Nellospecifico, i server si trovano all’interno del centro dati

della Bahnhof, uno dei maggiori provider svedesi,a 30 metri di profondità a Stoccolma, separatidall’esterno con porte da 40 cm di spessore. Ilnome in codice della struttura, originariamentegestita dai militari e predisposta per resistereall’esplosione di una bomba all’idrogeno, è"Pionen White Mountains". Intanto, riferisce ilGuardian online, il Pentagono avrebbe creato unteam per capire quali documenti segreti sullaguerra in Afghanistan sono ancora in possesso diWikileaks

è L’IP È UN DATO PERSONALELA SVIZZERA SUL FILE-SHARINGMentre in Francia è diventata legge Hadopi,la disposizione volta a combattere loscambio di materiale protetto da dirittod'autore su Internet, in Svizzera il Tribunalefederale ha stabilito che è illegale tracciaregli indirizzi IP di chi scarica illegalmentemateriali tramite Peer-to-Peer. Il Tribunaleha dichiarato che l’indirizzo IP è un datopersonale e, come tale, non può esseremaneggiato o venduto come merce.Nessuna società privata dunque, èautorizzata a raccogliere dati degli utenti difile sharing. Il pronunciamento del Tribunaleè conseguente all’accusa a Logistep AG, checon un software scovava gli indirizzi IP degliutenti che scaricavano file in Rete e lirivendeva. La società, dichiarata colpevole,ha ribattuto che “presto, la Svizzera rischiadi avere la reputazione di un rifugio sicuronon solo per gli evasori fiscali, ma anche peri trasgressori del copyright”. Adesso letoccherà fare le valigie verso nuovi lidi,magari nella vicina Francia.(Pasquale Rinaldis)

SECONDO TEMPO

Le risposte di Vendola;le domande di Valigia Blu;

l’account Twitter di Wikileaks;Tim Berners Lee

suo strettissimo rapporto con Sil-vio Berlusconi e per i suoi legamid’affari con il Sismi e Niccolò Pol-lari. Ieri, dalla sua pagina Face-book, Nichi Vendola ha rispostoalle domande di Valigia Blu. Pri-ma sulla legittimità dei quesiti:“Le domande ai politici, agli uo-mini delle istituzioni sono il saledella democrazia e sono indi-spensabili per la sua crescita eper la sua tutela”; poi, nel merito:“Quella del San Raffaele di Mila-no è la più importante sperimen-tazione in campo sanitario dellasanità meridionale – scrive anco-ra Vendola –. La fondazione è, inbase a dati ufficiali, tra le miglioristrutture di cura e ricerca in Ita-lia. Abbiamo creduto chenell’area tarantina un processoaccelerato di modernizzazionepotesse avvantaggiarsi della col-laborazione di una istituzioneprestig iosa”. Valigia Blu, è soddi-sfatta: “Possiamo avere opinionidiverse – spiega ancora la Cicco-ne – ma abbiamo sancito un prin-cipio: che i politici devono ri-spondere a tutti i cittadini”.

f . m e l l o @ i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t

èYAHOO SI RINNOVALO STORICO MARCHIO SUPERATO DA BINGFunzioni di ricerca rafforzata, chat ecaselle di posta rinnovate. Questesono alcune delle novità del prossimoimportante restyling di Yahoo!annunciate in un convegno in Californiae che saranno gradualmente introdottein queste settimane. Il motore diricerca, secondo gli ultimi dati inaffanno sul concorrente Microsoft Bing– con il quale però sono in corsonumerose collaborazioni negli StatiUniti e in Canada – cercherà dirafforzarsi anche offrendo la possibilitàdi inviare sms dalla casella di posta econ sinergie sempre più strette conFacebook e Twitter.

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pagina 22 Sabato 18 settembre 2010

PIAZZA GRANDEMarketing padano

di Bruno Tinti

Così in Adro c’è il Polo sco-lastico Gianfranco Miglio;non è il massimo comepersonaggio cui intitolare

una scuola, sembra che l’ispira -tore di Bossi, prima di essere de-finito “scoreggia nello spazio”ed essere privato del ruolod’ideologo di partito, sostenes-se, a proposito degli extraco-munitari, che “non vanno mi-schiati gli schiavi e gli europei”.Ma c’è di peggio, se è verocom’è vero che il Comune di Mi-lano voleva intitolare una stradaa Craxi. Insomma, ognuno sicrea gli eroi che gli si confanno.Il punto è che, nel suddetto Po-lo scolastico, campeggia un po’ovunque il logo leghista, quellaspecie di riccio verde che rap-presenterebbe il Sole nascentesulle Alpi: marketing palese, nelpiù puro stile televisivo B&C;sfruttamento dell’istituto pub-blico per privati scopi elettora-li. La cosa mi pare censurabileper almeno 3 ragioni.

Una normaa brogata

FINO AL 1990 il Codice penaleitaliano puniva (da 6 mesi a 5 an-ni, come la corruzione) il Pubbli-co ufficiale che prendeva un in-teresse privato in qualsiasi attodella Pubblica amministrazione.Ad esempio, se sindaco, consi-glieri e assessori della maggio-ranza deliberavano una varianteal piano regolatore che aveva co-me effetto quello di far divenirearea edificabile un paio di ettaridi proprietà di qualcuno di loro,fino ad allora adibiti a pascolo,potevano essere processati econdannati perché non è unabella cosa sfruttare la funzionepubblica in questo modo. Se que-sta norma fosse stata ancora in vi-gore, i “p a d ro n i ”di Adro che han-no utilizzato la loro funzione perfare propaganda al loro partito inun complesso scolastico pubbli-co avrebbero commesso questoreato. Ma, appunto, nel 1990,una classe politica dedita, alloracome oggi, al più spudorato ma-

laffare, la abrogò: era uno stru-mento troppo efficace control’illegalità istituzionale per con-sentirne la sopravvivenza. Oggiperò varrebbe almeno la pena diricordare che, per decenni, unacondotta come quella tenuta dalsindaco di Adro e dai suoi colle-ghi è stata considerata reato; non(solo) inopportuna, scorretta,volgare: è stata considerata ille-gale.Venendo a tempi recenti, tutti ri-corderanno che, il 3 novembre2009, la Corte europea dei dirittidell’uomo ha condannato l’Italiaper la violazione degli artt. 2 («Di-ritto all’istruzione») del Protocol-lo addizionale n.1, e 9 (“Libertà dipensiero, di coscienza e di reli-g ione”) dellaConvenzione europea dei dirittidell’uomo e delle libertà fonda-mentali. Si tratta della celebresentenza sul crocifisso nelle aulescolastiche. Naturalmente nonesiste alcuna possibile analogiatra il crocifisso, venerato da mi-liardi di persone per un po’più di2000 anni e simbolo di una seriafilosofia sociale e politica, e il ric-cio verde che tanto piace al sin-daco di Adro. Esiste invece unatotale identità tra i principi giuri-dici applicabili nell’uno e nell’al -tro caso. Ha affermato la Corteche, in una scuola pubblica, deveessere rispettata la libertà di nonsubire alcun condizionamento(religioso in quel caso, politico inquesto); e che, in una società de-mocratica, le istituzioni scolasti-che devono rispettare il princi-pio del pluralismo educativo; ilche presuppone “un ambientescolastico aperto, tale da favorirel’inclusione piuttosto chel’e s cl u s i o n e ”. Raccomando lalettura integrale di questa senten-za, scritta con semplicità e veromonumento di civiltà democra-tica. Ma già da quello che ho rias-sunto si capisce bene come nonpossono essere rispettati i dirittifondamentali dell’uomo se, inuna scuola pubblica, si installanologhi rappresentativi di un unicopartito e in tal modo si imparti-sce, sia pure in modo indiretto(proprio questo ragionamento èstato posto alla base della senten-za sul crocifisso nelle aule scola-

stiche), un insegnamento politi-co sociale targato Lega, con con-seguente esaltazione del relativocredo politico e, altrettanto con-seguente, critica di qualsiasi al-tro. Se qualcuno dei genitori nonleghisti avesse tempo e denaro(tanto denaro) per avviare unaprocedura contro il Comune diAdro per violazione delle normepiù sopra citate credo che po-trebbe avere una bella sorpresa.

I magistratia Bergamo

E INFINE qualcosa di ancorapiù recente. Forse non tutti san-no che B&C hanno completatoun lungo cammino (durato circa10 anni) per attribuire al ministrodella Giustizia il compito di orga-nizzare la scuola della magistra-tura che, fino ad allora, era orga-nizzata (molto bene) dal Csm.Non c’è molto da stupirsi se laprima sede di questa nuova scuo-la è stata prevista a Bergamo. Co-me non c’è da stupirsi? Bè, il 19agosto Bossi, che era a Calalzoper festeggiare il compleanno diTremonti, commentando questofatto ha detto (con la consueta fi-nezza): i magistrati oggi si fanno"i cazzi loro e noi i cazzi nostri",per questo adesso "i giudici lieduchiamo noi". Siccome pote-vano esserci dubbi su cosa l’illu -stre politico intendesse dire, hachiarito tutto Calderoli: final-mente abbiamo "la possibilità diavere magistrati padani in Pada-nia, mentre adesso vengono perla maggior parte da fuori". In cosaun magistrato padano dovrebbedifferenziarsi da un magistratocalabrese non si capisce bene; oforse si: ci si aspetta da lui senten-ze “padane”; e poco importanol’imparzialità, l’autonomia, l’in -dipendenza dei giudici. Ma ilpunto fondamentale è un altro.La Lega considera la scuola dellamagistratura e la scuola di Adro

come sua proprietà; e dunquepensa di poterne fare quello chevuole: esporre i suoi simboli ededucare bambini e giudici secon-do i suoi principi. La domanda è:se qualcuno, bambino o giudice,non è d’a c c o rd o ?

b at t i b e cco Édi Massimo Fini

CLINTON, FIDELL’UMANITÀ DOV’È?L a Fiat trasferirà la produzione della nuova Panda da una

fabbrica polacca a Pomigliano, cosa che se risolve iproblemi dei lavoratori di Pomigliano ne creerà altri a quellipolacchi. Nel contempo la Fiat dislocherà da Mirafiori,portandola in Serbia, una nuova produzione, il che se faràcontenti gli operai serbi, anche quando non dovesse portarealla disoccupazione di quelli di Mirafiori sicuramente renderàmolto più difficile l'ingresso nel mercato del lavoro di migliaiadi giovani italiani. Il capitale, essendo mobile, non conoscefrontiere né amor di Patria, segue solo il suo interesse. Giàcinque secoli fa Giovanni Botero ammoniva sul “pericolo chesorge per lo Stato quando la base della proprietà della classedominante è costituita da beni mobili che in tempi dipubbliche calamità si possono portare al sicuro, mentre gliinteressi dei proprietari terrieri sono legati indissolubilmentealla Patria”. Il capitale se nel Paese in cui è stato accumulatotrova delle difficoltà va altrove. Sul Corriere della SeraRaffaella Polato ipotizza che se a Marchionne non fosserodate le condizioni che chiede risponderebbe: “Il mondo èg ra n d e ”. Ma se il denaro può andarsi a cercare liberamente illuogo della Terra dove ritiene di esser meglio remunerato, lostesso dovrebbero poter fare gli uomini. A meno che non sivoglia sostenere l'aberrante tesi che il denaro ha più dirittidegli uomini. Invece è proprio ciò che accade. Mentre ilcapitale evoluisce liberamente per l'universo mondo, aglispostamenti delle popolazioni, soprattutto dei Paesi cosiddetti"sottosviluppati", che spesso sono state rese miserabili propriodall'irruzione di quel capitale che, con le sue dinamiche, le hasottratte alle "economie di sussistenza" su cui avevano vissutoe a volte prosperato per secoli, vengono posti limiti sempre piùferrei in attesa di prendere i "migranti" a mitragliate. Sullaglobalizzazione ci sono solo due posizioni coerenti. Quella deiradicali italiani che sono per una totale libertà di movimentodei capitali ma anche per una altrettanto totale libertà dimovimento degli uomini. E quella che sta all'estremo opposto,e che per ora è puramente concettuale, di chi dice noall'immigrazione ma rinuncia anche ad andare a piazzare lesue puzzolenti e devastanti fabbriche in Niger, in Nigeria, inBangladesh, in Marocco o altrove. Tutto ciò che sta nel mezzo,sì alla globalizzazione dei capitali, no a quella degli uomini, èdi una violenza inaudita e ripugnante. Eppure sia la destra chela sinistra sono a favore della globalizzazione. Bill Clinton a unforum del Wto del 1998 ha dichiarato: “La mondializzazione èun fatto e non una scelta politica” e Fidel Castro di rincalzo,nello stesso Forum: “Gridare abbasso la globalizzazioneequivale a gridare abbasso la legge della gravità”. Ed è vero seal centro del sistema noi mettiamo l'economia: tutto deveadeguarsi ad essa. Ma sarebbe altrettanto vero se al centro delsistema mettessimo uno spillo, tutto dovrebbe girare intornoallo spillo. L'economia non è stata sempre al centro delsistema. In epoca preindustriale era inglobata nelle altre emolteplici esigenze umane al punto che era indistinguibile daesse, e non è un caso che l'economia politica, come scienza, opresunta tale, sia coeva alla Rivoluzione Industriale. Averpuntato tutto sull'economia, emarginando ogni altro bisognodell'essere umano, si è rivelato un fallimento epocale comeognuno oggi, con gran ritardo, può vedere. È un Moloch chepretende sacrifici umani, massacri, alle popolazioni del Terzoe ora anche del Primo mondo. Io credo che al centro delsistema vada rimesso l'uomo e l'economia riportata al ruolomarginale che ha sempre avuto finché abbiamo avuto unatesta per pensare.

Allo spacciodei parlamentaridi Giuseppe Tamburrano

Ancora recentemente,due anni or sono, lacompravendita di parla-mentari era cosa che fa-

ceva vergogna ed era negata.Un altro segno del crollo dellamoralità pubblica: oggi è rac-contata tranquillamente daiparlamentari in offerta: per-ché le trattative non si svol-gono tra l'Arco di Giano e l'Ar-co degli Argentari? Allora, cela farà ancora una volta Ber-lusconi, chiamato Cesare tragli amici che lavorano per lui,per farne un altro Princeps le-gibus solutus come Cesare?Io non so se riuscirà ad evi-tare di incappare in un'aula digiustizia; ma mi pare che riu-scirà – possa io sbagliarmi! – arestare a Palazzo Chigi. Ormaisono tanti che lo aiutano so-

stenendolo ma anche, e forsepiù efficacemente, avversan-dolo. Non disturbate dunqueNucara il manovratore. E at-tendiamo i risultati della suacampagna. Ma “aspettandoGodot” ci dobbiamo chiedereche cosa intende fare Fini che“sostiene il governo”, forsecome la corda sostiene l'im-piccato?

Prog rammae politica

I FINIANI voteranno i “cin -que punti”annunciati: ma il ge-sto sarà inutile se Berlusconinon avrà una maggioranza sua.Se i finiani dovessero essere de-terminanti la Lega minaccia divotare contro il governo perfarlo cadere e andando alle ele-zioni... alleandosi con Berlu-

sconi (che nel frattempo dovràtrovare il modo per non finirein Tribunale). Ecco il ruolo sal-vifico di Nucara che da repub-blicano residuale vuole salvarela monarchia berlusconiana.L'atteggiamento di Futuro e li-bertà è incomprensibile. So-stengono che non uscirannodalla maggioranza se e finquando il programma restaquello originario del Pdl e ap-provato da loro. Ma il problemanon è programmatico, è politi-co. È per ragioni e motivi poli-tici che Fini ha rotto con Ber-lusconi e si è messo in proprio.Capisco che Fini ha bisogno ditempo per organizzare il parti-to in tutto il Paese. Ma in nomedi che cosa, con quali idee, pro-getti e programmi lo organizza?L'Italia è un malato che quasi in-sensibilmente peggiora ognigiorno. Il personale politico

SECONDO TEMPO

lIL FATTO di ENZOFuochi e fiamme,tarallucci e vino.Così si può riassumerequello che è successotra la Lega e il Cavaliere.La prima ha alzatola posta. Il secondoha ceduto.D’altra parte,la Casa dellelibertà senza ilumbarddove andrebbea finire?Strettamente per-sonale 2006

dominante è formato in buonaparte di corrotti, affaristi, lob-bisti, cinici, immorali, volgari.Financo la Marcegaglia ha per-so il suo aplomb. Politica cor-rotta, nazione infetta. Lo spet-tacolo sulla scena pubblicaprovoca un duplice effetto:1) di irritazione (“e che so' fes-so io?”);2) di rifiuto, violento (i fumoge-ni) o silenzioso (gli astenuti).Per fortuna il sistema-Paese, lanave, se non va, galleggia anco-

ra, sul pelo dell'acqua. L'inizia-tiva di Fini può (poteva?) essereun colpo d'ala, ma non all'inter-no del recinto di Berlusconiove Futuro e libertà può solostar nazzare.

Cr isidelle istituzioni

PENSO alla Prima Repubbli-ca, alla sua decadenza e al gran-de movimento di rinnovamen-

to: i risultati fanno rimpiangerequei tempi, quei dirigenti poli-tici, perché anche i peggiorierano migliori di questi. E si ri-sente in giro il “era meglioquando era peggio”: e questavolta è vero.Le vicende parlamentari pos-sono portare a una gravissimacrisi istituzionale. Cerchiamotutti di esserne consapevoli. Esoprattutto le opposizioni, ilcui ruolo è il ricambio. Ma ilcentrosinistra invece di unirsisi divide, fa “documenti” egruppi che si lottano alla cieca.Che cosa offrono al Paese in al-ternativa a Berlusconi e Bossi?Quale il programma, quale laleadership? Forse questi pro-blemi si porranno a breve seNucara non gliela fa. QualoraNapolitano non sciolga le Ca-mere, sono in grado di dare vitaa una nuova maggioranza? Vor-rebbero cambiare la legge elet-torale: è sacrosanto. Ma nonsanno come.Anche la Francia vive una crisietico-politica e Sarkozy scivolanegli indici di gradimento. Maalmeno in quei sondaggi salgo-no i socialisti, che la maggio-ranza dei francesi vorrebberoal governo.

Non disturbateil manovratoreNucara:attendiamoi risultati dellacampagna acquistiMa cosa vuol fareFini che sostiene ilgoverno, forse comela corda sostienel’impiccato?

L’istituto di Adrointitolato a Miglioe addobbato disimboli leghisti, lascuola permagistrati consede a Bergamo: ilCarroccio pensache siano cose disua proprietà. E nefa ciò che vuole

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Sabato 18 settembre 2010 pagina 23

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXBerlusconi e Sarkozyinsieme contro i romBerlusconi si è schierato sulleposizioni di Sarkozy, abbrac-ciando la cacciata dei rom, soloperchè ha cominciato la suapersonale campagna elettora-le, non si sa mai... Se dai suoisondaggi 'ad personam' peròrisultasse che i rom potrebbe-ro votare per lui, lestamentecambierebbe proclama e di-rebbe che siamo stati noi e Sar-kozy a fraintenderlo!Lucio O.

Il razzismo crescela legalità descresceNon so come siano i Rom cheSarkozy non gradisce in Franciama conosco quelli che da tantianni vivono nella mia città, Ri-mini. Premetto che quel chesegue non c'entra nulla con ilrazzismo e sfido chiunque a di-mostrare il contrario.Il nostro comune ha fornito lo-ro un terreno dove poter so-stare con i loro mezzi, un ser-vizio di pullman per accompa-gnare i loro figli a scuola, as-sistenza sanitaria e tutti i ser-vizi sociali possibili.Risultato: hanno devastato ilquartiere che li ospita (vetrirotti, cartelli stradali divelti, ga-re di corsa con macchine inmezzo alla strada, ecc), tantoche gli altri residenti non esco-

attraverso la Edib di cui èdirettore editoriale RoccoGirlanda, deputato Pdl umbro instretti rapporti con lo stessoVerdini. Nella Edib la bancasenese ha investito oltre 2milioni e mezzo di euro. IlMonte dei Paschi ritiene chequesta somma di fatti nonsignifichi essere «in affari conVerdini». E’ ovviamente suodiritto presentare così lafaccenda, come riteniamo siadiritto del Fatto Quotidianointerpretarla diversamente.Daniele Martini

Diritto di ReplicaPreg.mo direttore,mi corre l’obbligo di precisare

alcuni aspetti sul tema trattatoieri dall’articolo firmato Fer-ruccio Sansa.Il processo di stabilizzazione incorso presso gli uffici della Re-gione siciliana riguarda esclu-sivamente il personale che la-vora già da anni presso la Re-gione. È sembrato, quindi, unatto giusto e doveroso nei con-fronti di oltre 4.500 dipendentiprocedere alla trasformazionedel rapporto di lavoro da tem-po determinato a tempo inde-terminato, per rendere certoun diritto che non deve dipen-dere dalla discrezionalità dellapolitica. L’inquadramento ri-guarderà il personale delle ca-tegorie A e B, le uniche per lequali la legislazione nazionale

consente la stabilizzazione eper le quali è richiesto un titolonon superiore a quello dellascuola dell’obbligo. In altre pa-role, si tratta di personale chein atto svolge e continuerà asvolgere attività caratterizzateda conoscenze di tipo opera-tivo generale e di tipo ausilia-rio. Nessun privilegio o esca-motage, quindi, o, peggio an-cora, selezioni-farsa, come so-no state definite. Si tratta diprove previste dal contrattocollettivo di lavoro, in Sicilia co-me in qualsiasi altra parte d’I t a-lia.È indubbio che le aspettativedei lavoratori siano pienamen-te condivisibili, al pari delleaspirazioni dei giovani laureatisiciliani, per i quali il governoregionale sta lavorando.Caterina ChinniciAssessore Autonomie locali e laFunzione pubblica Regione Siciliana

Ringraziamo l'assessore Chinniciper la cortese lettera cheperaltro conferma quantoavevamo scritto. La questione ècomplessa, come avevamodetto: da una parte c'èl'aspettativa dei precari,dall'altra quella dei "normali"disoccupati. Indubbiamente la"stabilizzazione" di 4.500persone preclude per anni, forsedecenni, la possibilità di trovareimpiego in un ente come laRegione Sicilia che cosìraggiunge la quota record dioltre 20 mila dipendenti. Questoavviene senza un vero e proprioconcorso che valuti titoli emer iti.Ferruccio Sansa

C aro Furio Colombo,se un paese immenso come gli

USA si è potuta erigere laRepubblica costituzionale 'federale'quasi cento anni prima dell'unitàd'Italia, come si può accettare inveceche il federalismo in Italia passicome una questione da circoscriverenei confini di un singolo paeseeuropeo? Negli ultimi vent'anni nonmi pare di aver mai potutoregistrare una simile, ovviaconstatazione. Né da parte dellastampa, tanto meno per voce dellaclasse dirigente: l'argomento èsempre più usato come una scureche minaccia buona parte dellacittadinanza, piuttosto che esseresimbolo di giustizia ed eguaglianza.

Diego

PENSO E SPERO che l’a u t o redella lettera sappia quante volte ho detto eripetuto la stessa cosa, fin dalla primalegislatura Prodi (1996), quando tutti, asinistra, cominciavano a corteggiare la parola“fe d e ra l i s m o ”, versione Lega, come una cosabuona, facile, non costosa. Cercavo di farnotare che nessun paese democratico almondo si era mai autofrantumato nel corso

della sua storia. Se mai tanti Stati diversi sierano (o erano stati) aggregati formando unafederazione. C’è un unico caso: laCecoslovacchia che, poco dopo la caduta delMuro, si è divisa in due Repubbliche, Ceca eSlovacchia, ma indipendenti e senza legami.Quanto agli Usa, come la Germania, sono ilclassico Stato federale nato da aggregazionistoriche accuratamente negoziate nel tempo.Il progetto leghista nasce dall’idea disecessione e continua a nascondere, ma nontanto, la frantumazione del Paese,l’abbandono del Sud, l’assorbimento di tuttele risorse (ma non i debiti) al Nord. Se il Paesesi rompe, si realizzerà il vero e unico sognodella Lega padana, benché il loro presente“terr itor io”, la Padania, sia pura invenzionepolitica, senza identità culturale, storica olinguistica, che delimiti confini, identifichipopoli e trovi una lingua. Se in qualche modol’Italia continuerà, lacerata e irrisa, ad essereun unico Stato, i suoi costi regionalidiventeranno immensi e tanti governiinadeguati bloccheranno ogni decentefunzionamento centrale. Sarà la morte deidiritti civili.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

MA QUALEFEDERALISMO?

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

GRAZIA CARMAGNANI

La prima volta che io e lamia ragazza ci siamo detti tiamo è stato proprio il 23settembre dell'annoscorso, stringendo fra lemani la nostra prima copiadel Fatto Quotidiano.Lei è una vostra abbonata eio vi compro molto spesso.Vi mando la foto di quelgiorno:unabellissimagita aFirenze .Da dovetutto èpar tito.

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri 18 settembre 1931Su un punto, storici e biografi sono concordi. Hitler nonmaturò mai alcuna dipendenza affettiva da una donna.Tranne che in un caso, quello della violenta, maniacalepassione per la nipote Geli Raubal, bellissima diciottennefiglia di una sorellastra, accolta per due anni nella sua casadella Prinzregentenstrasse di Monaco. Una passione ailimiti con l’incesto, attraversata da perversioni sessuali, daun’ossessiva gelosia ed esibita in pubblico con singolaredisinvoltura. Tanto più strana in un personaggio introverso,solitario e fieramente misogino, avvezzo, come ricorda lostorico Alan Bullock, a considerare le scarse presenzefemminili al suo fianco come “semplici gingilli utili afornirgli momenti di distensione”. Totalmente avulsa daglischemi caratteriali dell’uomo, la storia con Geli Raubal,torbida e pur segnata da forti aspetti sentimentali, oltre aun grande enigma, resta una vicenda clou nella biografiadel Führer, non solo per il tragico epilogo, avvenuto il 18settembre ’31 col suicidio della giovane, ma per la crisidevastante, al limite con accessi di follia, prodottanell’uomo Hitler. Un trauma al quale, alcuni psicobiografici,imputeranno addirittura la sua svolta demoniaca.

Giovanna Gabrielli

morale e culturale che stiamolasciando alle future generazio-ni. Sento la necessità di denun-ciare le tante nefandezze diquesto governo. Gli ultimi av-venimenti balzati agli onori del-la cronaca rappresentano ilcompendio di tutto lo squal-lore della classe politica italia-na, forte con deboli e debolicon i forti.Franca Iurato

Diritto di ReplicaL'articolo pubblicato da 'Il Fat-to' il 16 settembre con il titolo'Coop rosse? No Verdini' cercadi collegare il Monte dei Paschidi Siena a situazioni ed a con-testi con cui non ha niente ache fare. Il Gruppo Montepa-schi non ha alcuna partecipa-zione diretta nel capitale dellaSocietà Toscana Edizioni, cheedita 'Il Giornale della Tosca-na'. Il giornalista Daniele Mar-tini ritiene invece che, attraver-so una partecipazione di mino-ranza nella Edib, che a sua voltadetiene il 15 per cento dellaSTE, si possa dire che il Montedei Paschi di Siena "fa affari conVerdini". Il che, non solo è falsoma è un evidente tentativo diinserire Mps in un contesto ne-gativo e all'interno di episodi dicronaca che non la riguardano.Il Gruppo Montepaschi adot-terà tutte le azioni di caratterelegale che riterrà necessarieper tutelare la propria imma-gine .Banca Monte dei Paschi di Siena

Il Monte dei Paschi conferma diavere una partecipazione nellaSte, società editrice del Giornaledella Toscana di Denis Verdini,

no più di casa dopo una certaora e le auto della polizia fannoun giro veloce e se ne vannosenza fare nulla; non mandano iloro figli a scuola; rubano nellecase e nei negozi; mettono iloro figli sulla strada, sporchi, achiedere l'elemosina e a ruba-re. Cosa che, se venisse fatta dadue genitori italiani, i servizisociali gli porterebbero via i fi-gli. Non nascondiamoci dietroa un dito: è questa la cultura darispettare? Io non voto Lega enon sono certo razzista. Perme questa gente potrebbe es-sere tedesca, italiana o svede-se, non cambierebbe nulla.Quello che conta è l'onestà e ilcompor tamento.Sonia Toni

Italiani del nord e del sudma lo siamo ancora?Il Vostro giornale assolve il dif-ficile compito di libera infor-mazione in un paese di servi e"patron". Si fa l'abitudine aqualsiasi cosa, all'antidemocra-zia del berlusconismo e al raz-zismo secessionista della lega,al lavoro negato ai nostri ra-gazzi ed al precariato a vita, allacorruzione ed alla moralitàdubbia di tanti politici. Unaspecie di ottundimento deisensi pervade la nazione, i cer-velli sono sintonizzati su canalialternativi alla logica. Non vo-glio atteggiarmi a moralista,piuttosto sono preoccupataper l'eredità di impoverimento

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PrecisazioneIeri ho, abbiamo, fatto undispettaccio (involonta-rio) a Sergio Staino. Lui,nella perfetta scissione fral’artista (lo stesso Staino)e la sua creatura (Bobo)mi spiegava che gli piaceVendola, e ammira la Bindie Bersani, che potrebberodare il meglio di se stessise si liberassero delle za-vorre (che secondo lui so-no Veltroni e D’Alema).Poi mi ha aggiunto: Bobo,e molti militanti, condivi-dono l’idea che vadanorottamati i vecchi dirigen-ti. Noi abbiamo titolato:“Staino, io sto con Renzi”.E abbiamo scambiato lasatira per la cronaca.Lutel

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