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Anno XC - n u m e r o 5 settembre 2016 i l d u o m o Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano Duomo diMonza

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Anno XC - numero 5 settembre 2016

ilduomoPeriodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n.46) art 1 comma 2, DCB Milano

DuomodiMonza

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Hanno collaborato

Abitare la città costruendo buone relazioni [don Silvano Provasi]Cronaca di luglio e agostoLa città che cambia e la Monza che non c’è più [Sarah Valtolina]Rieducarci e riappassionarci al bene comune [Luigi Losa]Ricordo di mons. Mario Cazzaniga [Angelo Maria Longoni]Il coraggio della testimonianza cristiana in tempi non facili [Anna Maria Vismara]Editoriale Diocesano per l’avvio dell’anno pastorale 2016/17 [mons. Mario Del Pini]Cascina Cantalupo [Angelo Maria Longoni]L’organo di Santa Maria in Strada [Giovanni Barzaghi, maestro di Cappella]Rafforzare l’educazione dei >gli [don Carlo Crotti]

Don Silvano Provasi, Sonia Orsi, Sarah Valtolina, Marina Seregni, Federico Pirola, don Carlo Crotti, donEnrico Rossi, Giovanni Confalonieri, Carlina Mariani, Anna Maria Vismara, Laura Scirè, Fabrizio Annaro,Fabio Cavaglià, Nanda Menconi, Angelo Longoni.

Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Carla Baccanti, Giorgio Brenna, Gloria Bruletti, Enrica Calzoni, Andreina D’Ambrosio, Rita Fogar, Josetta Grosso, Paola Mariani, Anna Maria Montrasio,M. Giovanna Motta, Teresina Motta, Carla Pini, Annina Putzu, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue, MarisaTagliabue, Bruna Vimercati.

Copertina a cura di Benedetta Caprara

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il duomo lettera dell’arciprete

Abitare la città costruendo buone relazioni

Entriamo in questo nuovo anno pastorale con una ttrriipplliiccee aatttteennzziioonnee -- iimmppeeggnnoo: testimoniare la forza di vita nuovache scaturisce dalla misericordia di Dio (Anno Santo) nella vita quotidiana, prepararci ad un tempo ecclesiale di pas-saggio, caratterizzato dalla conclusione del servizio episcopale del nostro Arcivescovo Angelo Scola, che sarà tra noila sera del 29 novembre, per dare inizio alla Visita Pastorale nella nostra città e impegnarci a partecipare con re-sponsabilità e civile confronto alle elezioni amministrative cittadine che dovrebbero svolgersi nella primavera delprossimo anno.

Innanzitutto riprendiamo il cammino pastorale cercando di far emergere in noi cciiòò cchhee èè ssttaattoo sseemmiinnaattoo dalla graziadel Signore iinn qquueessttoo AAnnnnoo SSaannttoo ddeellllaa MMiisseerriiccoorrddiiaa, domandandoci se realmente Parola – Liturgia – Vita hanno sa-puto armonizzarsi in noi, aiutandoci a meglio “assimilare il pensiero ed i sentimenti di Cristo”, animando visibil-mente il nostro comportamento e stile di vita. Siccome stiamo costantemente ottenendo misericordia, dobbiamodiventare misericordiosi, persone capaci di “fare” misericordia. Il segno di questo cambiamento emerge innanzituttodal verificare se sappiamo “vedere” meglio: incontrare i volti, contemplarli, fermarsi fino a incrociare gli sguardi (cfril “saper vedere di Gesù”) e la disponibilità a farsi vicino all’altro. Un vedere che mi coinvolge, alimentando in meil senso di responsabilità e desiderio di prossimità, vincendo la tentazione della delega. È nella vicinanza, nella pros-simità che la misericordia si fa atteggiamento e stile creativo e, da sentimento, diventa azione; mani nelle mani, pervenire in aiuto di chi è nel bisogno e questa nostra disponibilità può suscitare azioni buone anche da parte di altri.

Entriamo nel nuovo anno pastorale con una particolare preparazione alla prossima VViissiittaa PPaassttoorraallee ddeell nnoossttrroo AArrccii--vveessccoovvoo,, accogliendo anche il suo invito a verificare l’attuazione delle sue proposte pastorali offerte nei suoi cinqueanni di presenza tra noi: la famiglia soggetto di evangelizzazione come principio di riforma della pastorale, nella pra-tica dei gesti quotidiani; la cura per vivere la domenica, la festa, come tempo per la famiglia inserita nella comunitàcristiana; la cura per la vocazione dei figli e non solo per il loro benessere. Siamo stati invitati a caratterizzare il voltodi ogni parrocchia nel segno di una “Comunità Educante e non solo di struttura accogliente, ben organizzata, fa-cilmente utilizzabile per il tempo libero e per le emergenze spirituali. Come frutto positivo della visita pastorale l’Ar-civescovo chiede di poter individuare proposte e passi concreti per meglio definire un cammino formativo capacedi ridurre il fossato tra fede e vita, liturgia e carità, preghiera e gesti concreti di conversione evangelica. Secondo ilcostante richiamo di papa Francesco, occorrerà lasciarci maggiormente interrogare sulle diverse povertà, non solomateriali, che maturano dietro le molteplici fragilità della nostra vita: solo affrontandole sarà più facile superare latentazione di ridurre la nostra carità ad “una prevaricazione del fare, dell’efficienza, della gestione oculata delle ini-ziative sulla cura per rendere evidente l’origine, le intenzioni e le finalità più lungimiranti delle opere stesse” (M.Delpini).

Nel prossimo anno saremo anche chiamati, nella nostra città, alle eelleezziioonnii aammmmiinniissttrraattiivvee. E’ un’ulteriore occasionepropizia per ogni cristiano per interrogarsi su cosa significhi parlare oggi di impegno socio-politico, di bene co-mune, di partecipazione attiva alla vita e al progetto del futuro della nostra città. Ci auguriamo che la macchina or-ganizzativa del dibattito che precede questo evento avvenga nello stile di una matura democrazia che non ha nullada nascondere e tanto da mostrare in progetti, impegni, coinvolgimenti, confronti che possano condurre a definire,con concretezza e realismo, come affrontare i bisogni reali e condivisi della vita quotidiana, senza perdere l’orizzonteche la nostra città richiede per la sua storia religiosa, culturale e sociale e per il suo futuro in Italia ed in Europa.BBuuoonn aannnnoo ppaassttoorraallee, ricco di buoni propositi e di costante disponibilità a verificarli nella loro attuazione e perfe-zionamento.

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Cronaca di luglio e agosto

LUGLIO 20167 Giovedì – Gita dell’Oratorio Estivo alSacro Monte di Varese. L’oratorio estivo diquest’anno si è concluso il 7 luglio con unagita al Sacro Monte di Varese a cui hannopartecipato una cinquantina di bambini eragazzi della nostra comunità tra i 6 e i 18

anni. La bella giornata di giovedì ha gene-rosamente permesso ai nostri ragazzi di as-saporare momenti di viva amicizia, unpizzico di fatica, spensierata condivisione espiritualità, in una cornice storica valoriz-zata dalla bellezza del paesaggio e da quellaartistica del luogo. Percorrendo il così detto“viale del Rosario”, si è potuto sostare bre-vemente davanti a ciascuna delle 14 antichecappelle nelle quali sono rappresentati mo-menti diversi della vita di Gesù e che gui-dano il pellegrino nella meditazione,raccoglimento, e al raggiungimento dellaquindicesima ed ultima cappella collocataall’interno del Santuario di Santa Maria delMonte, dedicata al mistero dell’Incorona-zione di Maria Santissima. Qui, accolti dalparroco mons. Erminio Villa e guidati nellapreparazione e preghiera da don Silvano,abbiamo attraversato insieme la PortaSanta. Subito dopo, mons. Villa, ha illu-strato e raccontato nel dettaglio la storia delluogo ed in particolare quella del Santuario,catturando completamente l’attenzione ecuriosità dei ragazzi. Accompagnati poinella cripta sottostante, che rappresenta laparte più antica della Basilica, il parroco ha

proseguito raccontando tratti salienti e cu-riosi di com’erano stati prima individuati epoi restaurati gli antichissimi affreschi amuro. Infine risalendo dalla cripta, sulla de-stra e, rientrando nella Basilica, si è potutavisitare anche la piccola cappella, dove sonocustoditi i corpi incorrotti di due Beate ere-mite, Caterina da Pallanza e Giuliana daBusto Arsizio, vissute in una grotta del

luogo prima di iniziare la loro vitadi clausura nel Monastero Agosti-niano, sotto la vetta del monte.Prima del rientro, il gruppo si èvolentieri riunito sulla scalinata,nel retro del Santuario, per un paiodi foto ricordo della bella giornataestiva trascorsa insieme.[Alessandra Costanzo]

13 Mercoledì – Un forte temporale dan-neggia qualche vetrata di S.ta Maria degliAngeli. In mattinata un violento temporalecon grandine si è abbattuto su Monza esulla Brianza. E’ piovuto da poco dopo le 9e per quasi un’ora, con picco di grandine evento intorno alle 9,30. Ne hanno fatto lespese i sottopassi della città e la viabilità: al-lagati il passaggio di viale Libertà e quellodi via Toniolo. In parrocchia le ferite mag-giori le ha mostrate la chiesa di S.ta Mariadegli Angeli. Le vetrate legate a piombo delcampanile, già monitorate in quanto perio-dicamente bisognose di manutenzione perla loro delicatezza, hanno subito il cosid-detto colpo di grazia; alcune si sono defini-tivamente disfatte soprattutto a causa delvento, altre solamente piegate, ma non piùsicure. Sono state quindi tutte rimosse (solole 8 già riparate in tempi recenti e quindi so-lide sono state lasciate in loco), è stato ripu-lito il sito e ora bisognerà provvedere allariparazione, adeguandosi però anche allenormative sulla sicurezza previste dallalegge. [Carlo Civati]

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il duomo cronaca

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26 Martedì – Nuovi spazi per parcheggiobiciclette in piazza Duomo. Oggi, in matti-nata, l’abituale silenzio estivo di piazzaDuomo è stato più volte interrotto dal sibilodel trapano che cercava di forare il pavi-mento della piazza per istallare alcunestrutture metalliche alle quali poter aggan-ciare bici in sosta. Il Comune ha posizionatootto postazioni portabici in piazza Duomo,all’altezza della Banca popolare di Bergamo.“L’installazione - spiega Paolo Confalonieri,assessore alla Mobilità - fa parte di un pro-getto varato dalla giunta comunale nel 2013e che ha dovuto attendere per il via ai lavoriil parere favorevole della Sovrintendenza aiBeni culturali della Lombardia”. In totalesono stati 35 i portabici in sette zone delcentro storico (uno anche inpiazza Roma e in vicolo Am-brogiolo. A breve, confermal’assessore, ne verranno posi-zionati altri in diverse zonedella città. [Angelo Longoni]

AGOSTO 2016

3 Mercoledì – Don Anthonyparte per il suo nuovo mini-stero negli USA. Il volo da Li-nate per Malta è fissato per le15,40, ma don Anthony, conun po’ d’ansia nell’animo,vuole partire tre ore prima.Anche se non avremmo trovato traffico, es-sendo ormai giorno di ferie estive. Quindi,in ampio anticipo, ci siamo trovati in Cano-nica a caricare i suoi pesanti bagagli sullamia auto. Pochi minuti prima, a pranzo,aveva salutato tutti i sacerdoti. “Diciassetteanni in Italia!…”, sono state le sue ultimeparole prima di uscire dalla Canonica. Av-vertivo in lui un misto di emozioni che nelsuo cuore si agitavano scompostamente efaticavano a rivelarsi. La trepidazione di la-

sciare le abitudini e l’esperienza monzesi, lagente di Villasanta, del Duomo, gli studentied i colleghi del collegio S. Giuseppe e la na-turale incertezza del nuovo che lo aspet-tava, incertezza che si mescolava insiemecon l’entusiasmo per la nuova esperienzapastorale e culturale che avrebbe, di lì ad unmese, intrapreso negli USA. Lo ringraziamoper il suo servizio educativo per i nostri ra-gazzi e adolescenti, per i suoi brevi ed inci-sivi commenti della Parola di Diodomenicale e per la sua fraternità sacerdo-tale, condivisa soprattutto nella convivialitàe nel ritmo laborioso e fiducioso della quo-tidianità. Gli auguriamo di poter incontrare,nella sua nuova esperienza pastorale, tantepossibilità per esprimere al meglio le sue

ricche doti umane e spirituali,personali e di comunione fra-terna, educative e di simpa-tica ed immediata buonarelazione che riesce ad in-staurare nelle diversissime si-tuazioni di vita nelle quali ilSignore l’ha invitato e lo invi-terà ancora a trafficare i suoitalenti. [Dario Erba]

4 Giovedì – Funerali dimons. Mario Cazzaniga inDuomo. Oggi, alle ore 10,45la nostra città ha espresso l’ul-timo saluto a mons. MarioCazzaniga, da 60 anni cappel-

lano dell’ospedale di Monza, scomparsonella notte del 31 luglio alla residenza peranziani San Pietro di Monza, dove era rico-verato dallo scorso anno. I funerali sonostati presieduti da mons. Patrizio Garascia,vicario episcopale della zona di Monza. Trai sedici sacerdoti concelebranti anche padreCorrado, fratello dello scrittore EugenioCorti, autore del romanzo “Cavallo Rosso”e amico di don Mario. L’arcivescovo di Mi-lano ha inviato un messaggio letto durante

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i funerali per salutare lo storico cappellanodel “San Gerardo”che il 16 ottobre del 2015aveva compiuto 100 anni. “Solo chi senteviva nel suo animo la speranza cristiana -scrive Angelo Scola - può trovare le parolegiuste per dare conforto e aiuto a chi speri-menta la solitudine e l’oscurità della soffe-renza. E don Mario riusciva a trovare quelleparole, perché esse nascevano da un cuorericco di fede e di amore per il Signore, e do-nava agli ammalati l’unica spe ranza chenon delude e che dà un senso anche al no-stro dolore”. Don Mario ora riposa nel ci-mitero di Monza, accanto alla cara ecompianta sorella. [Angelo Longoni]

9 Martedì – Due nuovi arrivi alla Casadel Clero. Dopo la partenza di don An-thony la nostra parrocchia ha ricevuto indono dall’Arcivescovo due sacerdoti chehanno lasciato le parrocchie, dove ulti-mamente hanno svolto il loro ministero,per raggiunti limitidi età. Don LuigiPiatti lascia la par-rocchia di S. Am-brogio in Monza eviene a risiederenella nostra comu-nità del Duomo. E’originario della parrocchia di S. Giorgio inLimbiate (2-1-1941). Ordinato sacerdote il28-6-1969, ha svolto il ministero di vicarioparrocchiale a Lurate Abbate (1969) e, dal

1971 al 1982, nella parrocchia di S. Martinoin Greco, a Milano. Nominato parroco dellaparrocchia di S. Alessandro, a Lentate sulSeveso nel 1982, nel 1995 è stato trasferitocome parroco a Seveso, nella parrocchia deiSs. Gervaso e Protaso. Per 14 anni ha svoltoanche il servizio di decano del decanato diSeveso. Nel 2009 è giunto a Monza comeAmministratore Parrocchiale a S. Ambro-gio.Don Albino Mandelli arriva da Missaglia,dove ha svolto il servizio di parroco dal2001. E’nativo di Arcore (27-12-1940) e, or-dinato prete il 27-6-1970, è stato inviatocome vicario parrocchiale nella parrocchiadi S. Maria Nuova in Abbiategrasso. Nel1978 gli viene affidata, come parroco, la par-rocchia di S. Antonio di Padova a Bollate enel 1986 viene chiamato a presiedere la par-rocchia di S.ta Margherita, a Caronno Per-tusella. Ha poi svolto il servizio di parrocoa Missaglia dal 2006, ricoprendo anche ilruolo di decano dello stesso decanato. Neiprimi giorni di settembre decideremo in-sieme quali incarichi di ministero assume-ranno in Duomo ed in città, seguendo leindicazioni che saranno precisate da mons.

Patrizio Garascia, vi-cario episcopale, e leconcrete disponibilitàoperative che i duesacerdoti potrannooffrire.

16 Martedì – Visitaal Duomo e alla Co-

rona di un gruppo di Ortodossi rumeni.Accompagnati da P. Pompiliu Nacu edalla sua famiglia, un gruppo di 21 pelle-grini romeni, provenienti dalla DiocesiOrtodossa del Basso Danubio sono ve-

nuti, guidati da Padre Eugen Dragoi, a visi-tare anche il nostro duomo. Alle ore 16, ipellegrini sono stati accolti da mons. arci-prete e hanno poi potuto vedere e gustare i

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segni caratteristici di una basilica cattolica.Hanno poi visitato la Cappella che custodi-sce la Corona Ferrea ed il Museo, dedicandoil tempo pomeridiano restante alla visitadella Villa Reale e del suo Parco. [Pompiliu Nacu]

18 Giovedì – Visita al Duomo e al Museodi mons. Piero Marini. E’ arrivato inDuomo verso le ore 10, accompagnato daun seminarista romano, e havisitato il nostro duomo, informa privata, il vescovomons. Pietro Marini. Un voltonoto perché, fino a pochi anniorsono, è stato il cerimonieredelle solennità liturgiche pre-siedute dai papi GiovanniPaolo e Benedetto. Accompa-gnato dalle nostre esperteguide, ha visitato il Museo,ha contemplato gli affreschi della cappellaZavattari, ha sostato davanti alla CoronaFerrea. Ha poi percorso le navate delDuomo soffermandosi in particolare da-vanti all’affresco dell’albero della vita e alpaliotto dell’altare maggiore. Ha rivolto unapreghiera al beato Talamoni, di cui ricor-dava la liturgia di beatificazione. Alla finedella visita, mons. Marini notava come ilnostro Duomo sia testimonianza della fedesecolare del popolo monzese e come le ge-nerazioni che si sono succedute abbiano la-sciato la loro impronta credente nelle formeartistiche proprie del loro tempo. [Ademar]

28 Domenica – Visita al museo e al Duomodei giovani di AC, presenti in città per uncampo di lavoro. Accompagnati dall’assis-tente di AC, don Luca Ciotti, una ventina digiovani - alle ore 15,30 – ha iniziato la visitaal museo e quindi in Duomo dove, accoltada don Carlo Crotti, ha vissuto il “pome-riggio culturale”, esercitandosi a gustare

quel rapporto misterioso e luminoso tra artee fede, cultura e spiritualità, silenzio e con-templazione dentro le mura di questo an-tico luogo d’incontro, di celebrazione, distoria personale e sociale che ogni antica ba-silica offre. Un viaggio nell’arte, nel tempo enella storia con il privilegio di poter ammi-rare parti che solitamente non sono aperteal pubblico. E’ stata una bella sfida: una do-menica pomeriggio di agosto, un folto

gruppo di giovani che si la-scia nutrire di bellezza! Ci hafatto bene rileggere la storia,lucidare gli occhi davantiall’arte e soprattutto nutrirela fede proprio dentro il per-corso che le guide delDuomo ci hanno permesso difare. Quanti particolari,quanto lavoro, quan-ta curanel passato e nel presente per

permettere a noi tutti di poter gustare ilgenio creativo che apre al mistero di Dio.Questo evento è stato solo un piccolo seg-mento di quella esperienza che da ormai 6anni gli studenti dell’Azione Cattolica vi-vono, trasferendosi nella città di Monza,provenienti da tutta la diocesi di Milano,per vivere uno speciale campo di volonta-riato. “AGGRATIS! Mi sporco le mani perte!”: ecco il titolo un po’ con linguaggio daragazzi per dire in modo simpatico la bel-lezza della gratuità. Hanno preso a cuore lacittà facendo vari lavori, come prendersicura delle persone e dell’ambiente attorno anoi. Hanno fatto compagnia agli anziani eai ragazzi diversamente abili, imbiancatocase, asili e sistemato il verde al parco diMonza. Si sono confrontati sul tema dellalegalità, lasciandosi guidare da un testi-mone d’eccezione, don Pino Puglisi, testi-mone di come ognuno di noi può, a piccolipassi e aprendo gli occhi e la mente, farequalcosa per rendere il mondo più libero.[Elisabetta Silva]

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É l’assenza, più di ogni altro, a far sentire lamancanza. Il vuoto attira lo sguardo e ac-cende il ricordo. Capita alle città di cam-biare negli anni: dalla viabilità a qualcheristrutturazione, dal rifacimento dellestrade all’arredo urbano. Cambiamenti ne-cessari, che ci scorrono sotto gli occhi cattu-rando al più qualche sguardo e alcunicommenti.

Quando invece a sparire è un’intera por-zione di visuale, allora è impossibile esseredistratti e indifferenti. É successo al palazzoche ospitava l’ex calzaturificio delle sorelleRedaelli dal lato di piazza Trentoe Trieste, e le telerie Meregalli suvia Italia. A gennaio le ruspehanno abbattuto l’edificio,aprendo in pochi giorni una vo-ragine ancora ben visibile. Per settimane i social si sonoriempiti di foto e commenti, tuttia ritrarre quello squarcio cosìevidente e violento nel cuoredella città. Un varco che sembrafermo da mesi ma che, assicu-rano i tecnici, è in realtà sottopo-sto ad analisi geotecniche econtrolli, anche archeologici. Bi-sognerà attendere un paio di anni per rive-dere un palazzo dove ora c’è ancora ilvuoto. Un edificio pensato per ospitare ne-gozi di brand internazionali.

Più celere è il destino di un altro gigante delcentro, crollato in una nube di calcinacciproprio un anno fa. Si tratta del palazzo chesorgeva tra le vie Pennati e Mauri, propriodi fronte al cinema Capitol. I lavori di rico-struzione sono ormai quasi ultimati, e lesembianze del nuovissimo Palazzo Olmea,progettato dagli architetti Merati e Ratti,sono giá ben delineate. Un importante in-

tervento di riqualificazione urbanadestinato ad ospitare appartamentidi lusso, realizzati con materiali in-novativi di ultima generazione.La città cambia, si rifà il trucco, in-seguendo modernità e profitto, di-menticandosi a volte per stradapezzi della sua storia, quella che hail volto dei negozi storici, che rac-contano dalle loro vetrine di unaMonza che non c’è più. La città deinonni e dei genitori, quella famosain Brianza per i negozi del centro,

così eleganti e raffinati. Oggi le vetrine sonoquelle dei marchi internazionali, quelle chetrovi a New York come in aeroporto, in uncentro commerciale come a Dubai. É il

nuovo che avanza a colpi di ruspa, ma chenostalgia quei sabati pomeriggi in centro acaccia di quei negozi che solo Monza potevaoffrire.

La città che cambia e la Monza che non c’è piùSarah Valtolina

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Il prossimo anno anche la città di Monzasarà chiamata ad una consultazione eletto-rale impegnativa come l’elezione del sin-

daco e del consiglio comunale. Si tratta diun appuntamento per così dire ‘normale’ inquanto il mandato affidato al sindaco Ro-berto Scanagatti e al consiglio comunale siavvia alla conclusione del quinquennio pre-visto per legge. Ma pare doveroso incomin-ciare a chiedersi e anche a chiedere cheMonza è quella che si appresta a scegliere ilproprio ‘governo’ locale e sulla base di qualicambiamenti comunque intervenuti quan-tomeno a livello sociale, culturale, econo-mico, politico, e tanto altro ancora. Nondimeno sorge l’interrogativo di cosa èrimasto della Monza del passato remoto,ma anche prossimo, e quale è la Monza chesi prefigura per il futuro prossimo, maanche anteriore.Intanto non si può annotare, ad una primariflessione, che anche Monza non sfuggeagli effetti della frammentazione che perparadosso la globalizzazione ha provocatoe che si riflette e si constata in tutti gli ambitisono politici, ma anche e soprattutto sociali,culturali, economici e persino ecclesiali.Le conseguenze per una società, che da li-quida pare caratterizzarsi più come subli-mata quando non ‘evaporata’, sonoindifferenza, sfiducia, particolarismo, indi-

vidualismo, soggettivismo. Per contro, afronte di nuove spinte e fenomeni di carat-tere economico e demografico che hanno in-

nescato situazioni, che non sonopiù emergenze ma vere e propriemodificazioni strutturali che con-fermano il cambiamento d’epocain cui viviamo, si registrano resi-stenze, quando non vere e proprieopposizioni e rifiuti, con un ina-sprimento e un inaridimentodelle stesse relazioni interperso-nali.Si evidenzia così il dovere anzi-tutto dei cittadini e dei soggettisociali di lavorare per un’opera diri-educazione al bene comune a

partire dalla partecipazione attiva con unconfronto aperto che punti all’incontro, ma

soprattutto all’elaborazione di progetti eazioni concrete.E i cristiani in primo luogo sono chiamatiad un supplemento di discernimento e re-sponsabilità nei confronti della comunitàecclesiale, ma anche civica, sociale. L’oriz-zonte non può che essere quello della cittàplurale ed inclusiva, sfida oltremodo pro-blematica a fronte di una politica sia inter-nazionale che nazionale e nondimeno localeche appare ripiegata su strategie, obiettivi erisultati di corto ed immediato respiro,quando non inclini ad assecondare chiu-sure, localismi, populismi e persino nazio-nalismi.

Rieducarci e riappassionarci albene comuneLuigi Losa

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I capisaldi di una comunità profondamentecambiata nelle sue componenti persino an-tropologiche sono sempre di più la fami-glia, il lavoro, gli anziani e i nuovi cittadini(migranti e profughi). Di pari passo l’atten-zione al bene comune non può prescinderedai luoghi in cui ci si trova a vivere ed i cuielementi fondamentali restano la casa, il

quartiere, la periferia, l’ambiente in gene-rale, i trasporti.Associazioni, gruppi e movimenti che agi-scono all’interno della comunità cristianasono chiamati in primo luogo a porre atten-zione, insieme ai sacerdoti, a quanto accadeal di fuori delle chiese e degli ambiti e am-bienti parrocchiali. Di grande aiuto in talsenso è sicuramente il documento «Un con-tributo per il bene comune della città» ela-borato e reso noto a cura del Coordina-mento delle associazioni, dei gruppi e deimovimento ecclesiali della Diocesi di Mi-lano in occasione delle elezioni comunalimilanesi della scorsa, tarda, primavera (5 e19 giugno).«Ci accomuna – si legge in quel documentodiffuso agli inizi di maggio e sottoscrittoper la prima volta da quindici realtà cattoli-che ambrosiane – la ricchezza di un’espe-rienza cristiana che assume forme edespressioni anche molto diverse: è un patri-monio che ci aiuta a superare ogni partico-

larismo richiamandoci ad una generosa de-dizione per la società civile, per il territorionel quale conviviamo, per la terra che è ditutti noi”.“Come cittadini – continuava la nota – nonvogliamo limitarci a rivolgere istanze ai po-litici, ma confrontarci costantemente perelaborare, a partire da esperienze reali, idee

condivise” utili a chi ha a cuoreil bene comune. Sappiamo dipoter promuovere dal bassoesempi di confronto che portinoall’incontro perché, come ci dicepapa Francesco, “il modo mi-gliore per dialogare non è quellodi parlare e discutere, ma quellodi fare qualcosa insieme”. Nellediverse città del territorio dioce-sano in cui saranno a breve elettii sindaci e i consigli comunali“dalle più piccole alla grande Mi-lano sarà ovunque necessario la-

vorare per una città plurale e inclusiva,ormai processo inarrestabile”. Nel docu-mento si auspicavano con forza scelte che

riguardano libertà educativa e religiosa,cultura, lavoro, sussidiarietà e welfare,nella convinzione che l’attenzione per i piùpoveri e i più fragili della società accomunimolte esperienze delle realtà rappresentate.“Va riconosciuta la famiglia come motoredella solidarietà più prossima, vero am-mortizzatore sociale nella crisi economica.Non sono più procrastinabili politiche chefavoriscano realmente la costituzione e losviluppo di un nucleo famigliare”.

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Poche ore prima aveva celebrato la SantaMessa, nella camera della residenza SanPietro dove si trovava ricoverato da qualchemese. Nella notte di domenica 31 luglio, acento anni, monsignor Mario Cazzaniga ètornato alla casa del Padre. I funerali sonostati celebrati il 4 agosto in Duomo, proprionel giorno che la Chiesa ricorda GiovanniMaria Vianney, il santo curato d’Ars, comeha ricordato monsignor Patrizio Garascia,vicario episcopale della zona di Monza, cheha presieduto il rito funebre concelebratoda 16 sacerdoti. “Un po’ scrittore, un po’ poeta, mistico edesploratore” secondo il cardinal CarloMaria Martini. Un uomo di Dio con la santafrenesia di portare il conforto del Vangelotra le corsie dell’ospedale San Gerardo peroltre 60 anni come cappellano. Ordinato sa-cerdote nel 1944 dopo essere stato “salvatodalla guerra dal cardinal Ildefonso Schu-ster”, è stato un prete inquieto e poliedricoe questo lo ha portato a cele-brar Messa fino al circolo po-lare artico canadese. Inquella sperduta stazione diricerca - amava raccontaredon Mario - mancava il vino,due uomini della stazione sidiedero da fare sino aquando trovarono solo ungrappolo d’uva: “Io ho spre-muto gli acini e così ho po-tuto celebrare la Messa ancheal Polo nord”. Lo scorso anno nella chiesaparrocchiale della sua Bar-zanò - dove è nato il 16 otto-bre del 1915 - ha festeggiatoil secolo di vita, fiero dellapergamena di auguri inviatada papa Francesco e del mes-saggio di Angelo Scola, cardinale di Milano.Gli acciacchi degli anni non lo hanno peròfermato e fino all’ultimo la sua esuberanza

e la sua fantasia hanno portato un poco diallegria agli ospiti della casa di riposo. “DonMario - così lo ricorda l’arciprete di Monza,monsignor Silvano Provasi - è stato sino allafine un esempio per tutti di costanza e fe-deltà, valori oggi non facilmente condivisi

ed incarnati. Passione e impegno hannocontraddistinto la sua lunga missione tra iletti del San Gerardo, il suo modo di porsi e

di parlare è stato di sollievoper tantissimi pazienti”. Ilcardinale Dionigi Tettamanzilo ha voluto canonico mag-giore della basilica di San-t’Ambrogio a Milano. Don Mario ha conosciuto ildramma della prima GuerraMondiale durante la quale ilpadre fu fatto prigioniero inAustria. Nel 1944, ordinatosacerdote, viene inviato a Be-sana Brianza come coadiu-tore. Ma la sua fedemissionaria lo porta in tuttoil mondo, dall’Australia al-l’Africa, dall’Isola di Pasquaalla Cina, dalle Hawaii (dovevisita il lebbrosario di Molo-kai) al Circolo polare artico.

Dopo Besana Brianza (“dove ho lasciato lapelle” ricordava a tutti il sacerdote centena-rio), ecco l’incarico come cappellano al-

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Ricordo di mons. Mario Cazzaniga

Angelo Maria Longoni

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l’ospedale di Monza. “Lì avevo a che farecon gli infettivi - raccontava lo scorso annodon Mario - ma non mostravo paura”.“Contagiò” anche il futuro papa Paolo VI:“Anche il cardinale Giovanni Battista Mon-tini, in visita al reparto, fece a meno del di-sinfettante”. Dell’ospedale San Gerardo,don Mario è stato figura iconica e punto diriferimento: «Gianna Beretta Molla chiesesubito di me quando venne ricoverata, in-cinta e malata di tumore. Ero presentequando disse: “Nel dilemma di scegliere chideve vivere, sono pronta a dare la mia vitaper la mia creatura”. Don Mario, pochi lo sanno, ha ispirato ilpersonaggio del sacerdote del “Cavallo

Rosso”, il famoso romanzo dell’amico scrit-tore brianzolo Eugenio Corti. “AlessandroManzoni - spiega il giornalista monzese Mi-chele Brambilla, oggi direttore della Gaz-zetta di Parma - quando cominciò adedicarsi al suo romanzo storico, iniziòun fitto lavoro d’archivio, affinché la suaambientazione fosse il più possibile ade-rente alla Lombardia del Seicento. Nel

Fermo e Lucia, che evolverà neiPromessi sposi, si permise solo un anacro-nismo, appositamente calibrato. Volle inse-rire come personaggio il beato SerafinoMorazzone, oggetto di una lunga digres-sione nel capitolo primo e protagonista delcapitolo secondo del tomo terzo”. È infatti aChiuso, la parrocchia del santo curato, cheManzoni sceglie di collocare la visita pasto-rale del cardinal Federico Borromeo (arci-vescovo di Milano 1595-1631), durante laquale si converte il Conte del Sagrato(poi Innominato). Così onorò una figura chelo affascinava molto. “Con un procedi-mento analogo, Eugenio Corti pensò dieternare don Mario Cazzaniga, un sacer-

dote ambrosiano che vide arri-vare come prete novello nella suaBesana Brianza nel 1944. Il gio-vane - conclude Brambilla - entròcosì a pieno titolo tra i perso-naggi del “Cavallo rosso”, il ro-manzo che ripercorre la vita diun paese brianzolo lungo i de-cenni più difficili del Nove-cento”.Tra i sacerdoti che hanno datol’ultimo saluto in duomo a donMario anche padre CorradoCorti, fratello dell’autore del“Cavallo Rosso”. Così scrive En-rico Negrotti su Avvenire il 27 ot-tobre del 2015: “La sua figura digiovane prete, quale emergedalle pagine del Cavallo Rosso(«capelli a spazzola, faccia da

bambino con occhiali cerchiati di ferro sot-tile», scrive Corti e – a parte la canizie – nonè molto cambiato) segna profondamente lavita dei giovani e delle famiglie: don Mariocerca di educare la gioventù e di aiutaretutti, nelle difficili prove della GrandeGuerra prima e della guerra civile poi, conun criterio guida: la misericordia inesauri-bile di Dio”

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A distanza di pochi giorni, nel mese di giugno,Monza ha accolto l’intensità di pensiero di MarcoGarzonio, scrittore e psicologo, e dell’energico Se-gretario della CEI, mons. Nunzio Galantino, cheha vissuto un’intera giornata a Monza, incon-trando alla mattina, presso la Casa del Decanato isacerdoti e, in serata, presso la Chiesa di S. PietroM., i cittadini, invitati soprattutto dal Club UNE-SCO Monza.

Negli ambienti suggestivi della Chiesa delCarrobiolo, in una tiepida serata di tardaprimavera, si è diffusa l’eco di una grandedomanda: c’è ancora spazio per Dio nel-l’Europa del nostro tempo? Per il ciclo di

conferenze “Sen-tieri per l’infinito2016”, MarcoGarzonio ha svi-luppato la sua ri-f l e s s i o n e ,spaziando dal si-gnificato dell’es-sere cristiani oggial valore della te-stimonianza chela Chiesa e i fe-deli hanno offerto

e possono offrire anche in tempi difficili.Nelle volte affrescate della chiesa è risuo-nata forte l’esortazione dello studioso a tuttinoi: “Smettiamola di lamentarci, dando lacolpa alla società, alla crisi…”. In pratica, atutto e a tutti, fuorché a noi stessi, che cirappresentiamo sempre come vittime inno-centi.Con grande emozione ascolto, attraverso lavoce di Garzonio, S. Agostino che mi parladal IV secolo d.c.: “Molti sono i mali: cosìha voluto Dio. Volesse il cielo che non ci fos-sero cattivi in gran numero e non ci fosseromolti mali. Sono tempi cattivi si dice, ma cer-chiamo di vivere bene e i tempi divente-ranno buoni. I tempi siamo noi; come siamonoi, così sono i tempi”. E’ da ognuno di noi

che può partire il cambiamento. Se avver-tiamo che la mentalità corrente non si indi-rizza più secondo i valori cristiani, aguidare i nostri passi deve essere l’invito diGesù riportato nel Vangelo di Luca: “Travoi non sia così”. La logica dell’amore, delservizio e della misericordia porta inevita-bilmente a differenziarsi dal pensiero dimassa, ad andare controcorrente, come fe-cero i grandi profeti della Bibbia. La testi-monianza è la missione alla quale siamochiamati tutti noi, cristiani del XXI secolo,sulla scorta di quello che nel secolo scorsohanno fatto molti grandi “cercatori di asso-luto, fiumi carsici nel loro essere fuori dalcoro” – così li definisce Marco Garzonio:Maritain, Bernanos, Padre Turoldo e il Car-dinale Martini, grande fautore dell’incontroecumenico negli anni Ottanta. E’ in questo periodo che il contributo deicristiani è determinante per la storia d’Eu-ropa: a scrivere una delle pagine più signi-ficative, il crollo del muro di Berlino, èanche la mano ferma di papa Wojtyla. Ed èla malattia del papa polacco a segnare in-vece negli anni Novanta “il grande vuoto “della presenza cristiana in Europa: la suaCostituzione, votata nel 2004 dopo unlungo travaglio, fa riferimento soltanto agenerici principi religiosi. Lo scenario cam-bia ancora in una data di per sé carica di va-lore simbolico: il 13-3-2013 ascoltiamo perla prima volta il celebre “buonasera”, ac-compagnato dal sorriso accogliente di PapaFrancesco. “Con lui il Cristianesimo da eu-rocentrico diventa universale “ sintetizzaGarzonio: tra i molti gesti, lo documentanoi viaggi a Lampedusa, a Cuba e a Lesbo.“Sono i tempi della riforma della Curia, delgoverno sinodale, dell’odore delle pecoreper i preti pastori” dice Garzonio.

Un tema difficile e sfidante, che ha trattatoanche mons. Nunzio Galantino, in vari mo-menti della giornata che ha trascorso nella

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Il coraggio della testimonianza cristiana in tempi non faciliAnna Maria Vismara

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il duomo attualità

nostra città, in occasione del V anniversariodel riconoscimento Unesco del “Duomo diMonza con la Regina Teodolinda, monu-mento e testimone di una cultura di pace”.“Anche a noi, in questi tempi difficili, Diochiede il coraggio dei profeti” ha commen-tato monsignor Galantino, nella sua omelia

nel nostroDuomo. Enella prolu-sione pro-nunc i a t a ,alla sera, inSan PietroM. ha chia-rito ulte-

riormente: “I nostri sono tempi fragili,perché sembra si sia smarrita la meta daraggiungere. Non sono chiare le coordinatedel nostro camminare insieme, che si tra-sforma spesso in un vagare privo di orien-tamento, dove ogni individuo, ogni Stato siconcentra sul perseguimentodel proprio interesse e sulla di-fesa impaurita delle proprieprerogative. Serve coraggio peraffrontare tempi nuovi… Deci-diamo qual è il punto prospet-tico dal quale si deve osservareil reale, quali sono i valori dapreservare ad ogni costo”. Mon-signor Galantino chiede ancheai preti e alle persone consacrateil coraggio della profezia, in-sieme all’esempio e alla testimonianza cre-dibile, resa con gioia ed entusiasmo.

“E’ ormai tempo di svegliarsi dal sonno” cirichiama spesso l’apostolo Paolo (Rom13,11) e papa Francesco, ai giovani radunatia Cracovia per la GMG 2016, grida: “carigiovani, non siamo venuti al mondo per“vegetare”, per passarcela comodamente,per fare della vita un divano che ci addor-menti; al contrario, siamo venuti per un’al-

tra cosa, per lasciare un’impronta. E’ moltotriste passare nella vita senza lasciareun’impronta. Ma quando scegliamo la co-modità, confondendo felicità con consu-mare, allora il prezzo che paghiamo è moltoma molto caro: perdiamo la libertà. Nonsiamo liberi di lasciare un’impronta. Per-diamo la libertà. Questo è il prezzo. E c’ètanta gente che vuole che i giovani nonsiano liberi; c’è tanta gente che non vi vuolebene, che vi vuole intontiti, imbambolati,addormentati, ma mai liberi”. Tra le mi-gliaia di giovani che ascoltavano con atten-zione e commozione le parole del Papa,c’era un giovane molto speciale, che avevavissuto la sua fede fatta di entusiasmo e diimpegno per gli altri fino al sacrificio dellavita: a Cracovia c’era anche il Beato PierGiorgio Frassati. La sua urna di legnochiaro, con sopra la scritta verso l’alto, era ar-rivata proprio lì, dopo un lungo viaggio daTorino, passato anche dall’oratorio di Ce-

derna che porta il suo nome. Questo gio-vane dal sorriso aperto, vissuto solo 24 anniall’inizio del secolo scorso, con la sua gioiadi vivere e la sua capacità di dare e di darsisenza limiti è un vero testimone della fede.Pier Giorgio amava le scalate in montagna,la compagnia dei suoi coetanei e a chi glidomandava se fosse allegro, rispondeva:“Finché la fede mi darà la forza, sarò sem-pre allegro. Ogni cattolico non può non es-sere allegro”.

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il duomo dalla diocesi

Editoriale diocesano per l’avviodell’anno pastorale 2016/17

Forse nei calendari parrocchiali e nelle agendedegli impegnati non ci sono più date disponibili.Forse alla gente l’anno pastorale appare come uninsieme di iniziative stentate perché “siamo sem-pre meno e sempre più vecchi”.

Forse sui bollettini parrocchiali non c’è più spazioper nuovi annunci.Allora, che pur con tutta la buona volontà, delleindicazioni dell’Arcivescovo per l’anno pastorale2016/17 non se ne farà nulla.

L’Arcivescovo infatti propone di lasciarsi condurredallo Spirito di Dio a configurare un nuovo voltodi Chiesa, una Chiesa riformata dalla docilità alloSpirito nell’«assecondare la realtà».

La realtà è la famiglia nella complessità delle sue forme e delle sue storie: la pro-posta pastorale non chiede alle famiglie ulteriori impegni per essere “soggetti dievangelizzazione”. Piuttosto trova modo di accompagnare la vita ordinaria di cia-scuna famiglia per aiutarla ad essere luogo di Vangelo: nel dare la vita e nel cu-stodirne la buona qualità si rivela anche il significato della vita e la sua vocazione.Che valga la pena di propiziare l’ascolto della Parola di Dio in famiglia e la parte-cipazione alla Messa domenicale?

La realtà è la pluralità di presenze personali e associative: la proposta pastoralenon vuole organizzare una spartizione di compiti, spazi e potere, né includere al-cuni ed escludere altri. Piuttosto vuole alimentare un senso di comunione, così cheil dono di ciascuno sia per l’edificazione di tutti. Che valga la pena di invitare tuttia partecipare alla Messa domenicale?

La realtà è la società nella sua molteplicità di componenti: la proposta pastoralenon presume di esercitare un’egemonia nella società plurale, ma offre a uomini edonne di questo tempo la testimonianza di una speranza affidabile. In altre parolevive la fede in modo che diventi cultura. Che valga la pena di incoraggiare i cri-stiani a conversare con colleghi, amici, vicini di casa sulle cose serie della vita?

S.E. mons. Mario DelpiniVicario Generale

Arcidiocesi di Milano

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il duomo Anno Santo

“Chi non vive per servire non serve per vi-vere”: è questo il pressante invito di papaFrancesco che, di giorno e di notte, detta leore di Maurizio Beghin e dei suoi volon-tari. Lui è il presidente della cooperativaMonza 2000 che, nell’agosto 2006, ha apertoin viale Sicilia, nella an-tica Cascina Cantaluporestaurata, il pensionatofemminile “Mamme conbambine verso l’autono-mia”, intitolato al beatodi Monza monsignorLuigi Talamoni. Un cen-tro, nato dalla sinergiatra Comune di Monza eRegione Lombardia, cheoggi offre una casa a fa-miglie sfrattate o in at-tesa dell’assegnazione dialloggi popolari ma, so-prattutto, dà accoglienza a 12 mamme e 34bambini con alle spalle storie di disagio fa-miliare: sono donne italiane, marocchine,pachistane, egiziane e tunisine. Coi piccoliche, giocando insieme, danno un sempliceesempio d’integrazione. Mamme e figli vi-vono in completa autonomia: gli 11 appar-tamenti della cascina dispongono di una

zona giorno attrezzata con cucina e pianocottura ed una zona notte. Gli appartamentisono completamente arredati, c’è la televi-sione e ogni camera dispone di una ampiobagno con doccia. Gli spazi comuni con-sentono di cucinare, pranzare ed intratte-

nersi con altri ospiti, c’è un localelavanderia, con lavatrici ed asciugatrici, adisposizione delle famiglie ospitate. Il la-vaggio della biancheria da letto è assicuratoogni lunedì mattina. Le donne entrano su segnalazioni dei ser-vizi sociali dei comuni di Monza, Villasanta,Brugherio, Nova Milanese e Limbiate e, di

norma, restano alla “Canta-lupo” dai sei ai dodici mesi.Il pomeriggio un’educatricedella cooperativa dà lezionedi economia domestica alleospiti: spiega il valore deldenaro e del risparmio,come pulire gli apparta-menti, come far la spesa.Negli ultimi due anni la coo-perativa ha messo in campoun altro progetto: l’inseri-mento di qualche papà che,dopo un passato burrascoso,mostra la voglia di riunire lapropria famiglia.

Cascina Cantalupo

Angelo Maria Longoni

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il duomo Anno Santo

A fianco del pensionato, Monza 2000 gesti-sce anche un centro anziani che tutti igiorni, dalle 13.30 alle 18.30, accoglie nonnie persone sole. “Traloro e gli ospiti dellaCascina c’è una siner-gia fantastica - spiegaBeghin - giocano in-sieme in un clima difraternità. In cascina sivivono esperienze bel-lissime, di costruzionedi nuove relazioni per-sonali, di accompagna-mento all’autonomia dipersone e famiglie indifficoltà. Ogni giornosiamo testimoni di vererinascite alla vita sociale e comunitaria dipersone e famiglie che magari si ritenevanoperse. E quella delle donne in difficoltà èsempre una delle mie priorità”. Ma chi è Beghin? Alla “Cantalupo” nessunolo chiama presidente. Per tutti, grandi e pic-coli, è “il Maurizio”, un presidente senzagiacca e cravatte ma con le maniche dellacamicia sempre rivoltate. La sua giornataalla “Cantalupo” inizia quando è ancorabuio. Alle 7 non manca mai alla Messa dellesuore misericordie, poi torna in viale Sici-

lia. Sessantanove anni, una vita da arti-giano, sempre impegnato per gli altri, haalle spalle anche 10 anni di impegno poli-

tica come consigliere comunale. Nel 2012 il Comune di Monza gli ha confe-rito il “Giovannino d’oro”. Schivo, alle pa-role sostituisce i fatti. “La nostra èun’accoglienza totale -dice- un volontariatoche nasce dalla mia formazione cristianache deve portar tutti a servire gli umili e gliultimi. Qui in cascina rispettiamo tutte leetnie e le religioni, ma tra queste mura chi ciguida è Cristo. Oltre alla fede ci vuole lapassione. E la passione l’abbiamo propriotutti. Ma ognuno di noi se la deve coltivare”

La Cooperativa Monza 2000 nasce alla fine degli anni ’80 per rispondere all’appello del Comunedi Monza per la gestione del primo centro di accoglienza per immigrati. Così immigrazione e ac-coglienza diventano il cuore intorno al quale si sviluppano le attività della coop. L’esperienza deglisportelli Cesis (Centro servizi immigrati stranieri) garantisce consulenza civile, amministrativae legale sia ai cittadini stranieri sia ad enti pubblici e privati, intercettando altri bisogni, primo fratutti quello alloggiativo, aprendo la strada ad una nuova avventura: l’housing sociale, con l’espe-rienza della Cascina Cantalupo e successivamente quella del Pensionato Tazzoli e della ResidenzaCantalupo. La persona e il suo pieno sviluppo durante tutto l’arco della vita: questa missione porta“Monza 2000” ad orientare l’impegno anche a favore di anziani e bambini. Nel 2009 la gestionedel centro anziani comunale Cantalupo e poi la costruzione del Nido San Donato in collabora-zione con la parrocchia dei Santi Giacomo e Donato.

La Cooperativa Monza 2000

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il duomo storia ed arte

“Ma quante canne ha quest’organo?” Que-sta è la domanda che più frequentemente cisi sente porre parlando diuno strumento nuovo orestaurato. Eppure ci sonoorgani con migliaia dicanne che nessun organi-sta vorrebbe suonare; al-cuni, addirittura, sonotalmente grandi che unmusicista di statura media non riesce ad uti-lizzarli, non arrivando fisicamente alle ta-stiere. Per contro, ci sono ‘strumentini’ conpochissime canne (per esempio gli organinapoletani antichi), che suoneresti per ore,senza mai stancarti del loro suono. La do-manda giustamente posta, allora, dovrebbeessere la seguente: “Che ‘carattere’, che‘personalità’ ha questo strumento?”. E an-cora, più raffinata: “Per l’esecuzione diquale musica è stato pensato?”. In effetti,anche in Italia (nei paesi nordici da moltopiù tempo), da qualche anno a questa parte,la riflessione di organari e musicisti si èorientata così: capire per il repertorio diquale epoca è stato pensato, o è da pensare,e costruito o da costruire lo strumento inquestione. Infatti, se nessuno mette in dub-bio che la funzione principale dell’organo acanne sia quello di servire le Sacre Liturgie,e soprattutto accompagnare il canto dell’as-semblea –non avendo l’esigenza di una per-sonalità strumentale spiccata -, è altrettantovero che la storia ci ha regalato una moleimmensa di repertorio strumentale, natoper essere eseguito in momenti particolaridell’azione liturgica, o addirittura pensatoper vere e proprie esecuzioni concertistiche.Un repertorio, quindi, non funzionale adaltro se non a proporre arte musicale pura.La Chiesa ha accolto, sotto varie forme, que-sto repertorio, attribuendogli valore e rac-comandandone la conservazione e ladiffusione, anche come testimonianza di ciòche musicisti di indubbia fede hanno scritto

‘ispirati’ dal Sacro.Per tornare al nocciolo della questione: l’or-

gano Mascioni, opus 735del 1956, della Chiesa diSanta Maria in Strada, ap-pena ripristinato, ed esi-bito in concerto lo scorsoGiugno dalla CappellaMusicale del Duomo, che‘carattere’ ha, che ‘perso-

nalità’ possiede? Conviene fare una preci-sazione: l’arte organaria, e la musica perorgano, sono a tutti gli effetti espressioneartistica, emblema di un’epoca, di un gusto,di uno stile e della necessità sì di esprimereil senso del Sacro, ma – appunto – con ilgusto e la sensibilità musicale e con le tec-niche costruttive dell’epoca. Il compositorechiede all’organaro che costruisca uno stru-mento che possa soddisfare il linguaggio, equel tale gusto artistico, secondo l’evolu-zione di quel momento storico. L’anno dicostruzione del Mascioni rimanda ad unperiodo in cui ancora si pensava che si po-tesse costruire uno strumento versatile, in

L’organo di Santa Maria in Strada

Giovanni Barzaghi, Maestro di Cappella

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il duomo storia ed arte

grado di poter eseguire tutto il repertorio ditutte le epoche e di tutti gli stili.Questo criterio fu mutuato nell’esperienzadel Movimento Ceciliano, che, a cavallo trail 1800 e il 1900, si assunse il compito di ri-scoprire, valorizzare, purificare la musicadella liturgia cattolica, la quale aveva ab-bracciato per più di un secolo uno stile

quasi operistico,a grave disca-pito del grego-riano e dellapolifonia rina-s c i m e n t a l e .Principale crite-rio delle nuovecomposizionidoveva essereuna maggioresobrietà e la ri-cerca della par-t e c i p a z i o n edell’assembleanella liturgia at-traverso il canto.Il cecilianesimo

ha incentivato la realizzazione di strumenticon possibilità sonore (registri e quindi fo-nica) che cercassero di riproporre anche icaratteri degli strumenti più antichi. L’obbiettivo era ed è oggettivamente irrag-giungibile. La visione corretta, oggi ormaidi generale acquisizione, potrebbe essere laseguente: “Si esegue bene la musica suglistrumenti storici: quelli costruiti all’epocadella composizione del repertorio stesso, eancora conservati, o su strumenti moderni,ma realizzati con le caratteristiche fonichedi quelli antichi. Questo è stato fatto neglianni 2000, quando una commissione diesperti ha progettato, e poi commissionato,gli organi del Duomo: prima il Del-l’Orto&Lanzini, poi il Metzler e lo Zanin.Molti musicisti e musicofili, in Italia e in Eu-ropa, invidiano al Duomo questi strumenti

per la loro fattura e per essere presenti nellastessa chiesa con la loro varietà.Come valorizzare, allora, lo strumento diSanta Maria in Strada, un po’ ‘vecchiotto’d’età e di concezione, ma di ottima fattura esolida costruzione? La sua funzione prima-ria è l’accompagnamento dei canti assem-bleari, durante i Sacri Riti. Per l’esecuzionedi brani per solo organo, nei momenti adattidurante le Celebrazioni, o in momenti dimeditazione o concerto, è sufficiente pen-sare ad un repertorio specifico e caratteri-stico di un’epoca: quella che ha influenzatogusto e costruzione degli strumenti del se-colo scorso.La musica è quella ancora legata al roman-ticismo europeo, un gusto che ha forte-mente condizionato il MovimentoCeciliano, e che ha cristallizzato il linguag-gio musicale per buona parte del ‘900. Lamusica per organo in parte, e soprattuttoquella per il culto, non si sono lasciate con-dizionare -se non in minima parte- dai mo-vimenti riformatori o addirittura rivoluzio-

nari che la musica colta ha prodotto dal-l’inizio del ‘900. Ancora oggi si fatica mol-tissimo ad utilizzare musica modernaorganistica all’interno dei Riti, e il pubblicofatica ad apprezzare persino quella scrittanel ‘900 per organo in concerto.Qualche dato tecnico e alcune curiosità co-struttive

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Il numero totale delle canne è 924! 78 di legno,110 di zinco e 736 di lega di piombo e stagno.In occasione del ripristino sono state tutte ri-mosse dalla loro sede, pulite, restaurate (quellecompromesse) riaccordate singolarmente eriallocate. L’organo è a trasmissione elettro-

pneumatica, collocato dietro il coro ligneo, in-terrato di circa un metro rispetto alpavimento. Lo strumento non ha canne diprospetto (in facciata, che si vedano). La con-solle (tastiera e tutti i ‘comandi’ dello stru-mento) è in noce, collegata all’organo con cavitelefonici multipli. Due le tastiere,di 58 tasti l’una. La pedaliera, concava radiale (aventaglio), è di 30 pedali. I registri- che permettono di differenziarele varie sonorità e i vari timbri del-l’organo sono 16: 6 sulla primatastiera (il Grand’ Organo, quelloche produce la sonorità ‘di base’ eil volume di suono maggiore); 7sulla seconda (il Positivo, chevanta i registri più dolci e canta-bili dello strumento) e tre sonoutilizzati per far suonare il pedale,che serve per dare fondamento,con la produzione dei suoni più gravi. I regi-stri, appunto, sono collocati in linea orizzon-tale sopra le tastiere, e si azionano conplacchette in bilico. Oltre ai comuni registri diPrincipale e Flauto (sonorità/timbri di base),

sono particolarmente significativi, anche di ungusto e di un’epoca, quelli evocativamente de-nominati ‘voce celeste’, ‘dulciana’, ‘viola’.Completa l’elenco dei registri di particolare so-norità il Cromorno. Si tratta di uno dei registriad ancia più antichi, risalente almeno al XV se-colo. Nacque per imitare il suono dell’omo-nimo strumento. Altri 12 comandi permettonodi accoppiare in vario modo i tre corpi, ed ag-giungere suoni acuti o gravi agli stessi.Sono presenti anche due staffe e 9 ‘pedaletti’.Le prime servono: una per aumentare il vo-lume del suono aggiungendo progressiva-mente registri, senza doverli azionaremanualmente; l’altra serve per aprire la cosid-detta ‘cassa espressiva’, entro cui sono collo-cati dei registri particolari, e che può esserechiusa o aperta, a seconda dell’espressività chesi vuole creare, con la possibilità di un pro-gressivo azionamento che produce un suonoin gradazione più o meno ‘presente’: questomezzo è tanto caro alla musica romantica.L’aria che fa funzionare le canne è fornita daun elettroventilatore, posto in un locale atti-guo, e serve i due mantici di cui è dotato lo

strumento: per fortuna è finito il tempo in cui,a fianco dell’organista, era necessario impie-gare un ‘personaggio’ che manualmente - econ gran dispendio di energia - azionava imantici.

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il duomo angolo del teologo

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Rafforzare l’educazione dei figli

Don Carlo Crotti

E’ forse opportuno fermarsi su un altro capi-tolo dell’Amoris laetitia, l’esortazione apostolicadi Papa Francesco al termine dei due Sinodidei Vescovi sulla famiglia. E’ il capitolo set-timo che ha per titolo: “Rafforzare l’educa-zione dei figli. E’ una miniera di indicazionisagge e concrete, fondate sull’esperienza, maanche sulle acquisizioni più recenti delle

scienze umane. “I genitori incidono sempresullo sviluppo morale dei loro figli, in bene ein male. Di conseguenza, la cosa migliore è cheaccettino questa responsabilità inevitabile e larealizzino in maniera cosciente, entusiasta, ra-gionevole e appropriata. Poiché questa fun-zione educativa delle famiglie è importante edè diventata molto complessa”. Raccogliamosolo alcuni elementi dell’insegnamento della“Amorislaetitia”, seguendo le parole stesse delPapa, come stimolo ad accedere alla ricchezzadel testo originale.

Dove sono i figli? La famiglia non può rinun-ciare ad essere luogo di sostegno, di accompa-gnamento, di guida, anche se deve reinventarei suoi metodi e trovare nuove risorse. A talescopo non deve evitare di domandarsi chisono quelli che si occupano di dare ai figli di-vertimento, quelli che entrano nelle loro abita-zioni attraverso gli schermi, quelli a cui liaffidano per guidare il loro tempo libero. C’èsempre bisogno di vigilanza. L’abbandono nonfa mai bene. Tuttavia anche l’ossessione non fa

mai bene e non si può avere un controllo ditutte le situazioni in cui un figlio potrebbe tro-varsi. Pertanto il grande interrogativo non èdove si trova fisicamente il figlio, con chi sta inquel momento, ma dove si trova in senso esi-stenziale, dove sta posizionato dal punto divista delle sue convinzioni, dei suoi obiettivi,dei suoi desideri, del suo progetto di vita. Per

questo, le domande che faccio ai genitorisono: cerchiamo di capire dove i figli ve-ramente sono nel loro cammino? Dove èrealmente la loro anima? E soprattutto: lovogliamo sapere?

La formazione etica dei figli. I genitorinon possono mai delegare completa-mente la formazione morale del figlio. Losviluppo affettivo ed etico di una personarichiede un’esperienza fondamentale:credere che i propri genitori sono degnidi fiducia. Questo costituisce una re-

sponsabilità educativa: con l’affetto e la testi-monianza generare fiducia nei figli, ispirare inessi un amorevole rispetto. Qualcuno puòavere sentimenti socievoli e una buona dispo-sizione verso gli altri, ma se per molto temponon si è abituato per l’insistenza degli adulti adire “per favore – permesso – grazie”, la sua

buona disposizione interiore non si tradurràfacilmente in queste espressioni. La libertà èqualcosa di grandioso, ma possiamo perderla.L’educazione morale è un coltivare la libertàmediante proposte, motivazioni, applicazionipratiche, premi, esempi, modelli, simboli, ri-

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il duomo angolo del teologo

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flessioni, esortazioni, revisioni del modo diagire e dialoghi che aiutino a sviluppare queiprincipi interiori stabili che possono muoverea compiere spontaneamente il bene.Sì all’educazione sessuale. Non bisogna in-

gannare i giovani portandoli a confondere ipiani: l’attrazione crea sul momento un’illu-sione di unione, eppure senza amore questaunione lascia due esseri estranei e divisi comeprima. Il linguaggio del corpo richiede un ap-prendistato che permette di interpretare ededucare i propri desideri per donarsi vera-mente. Quando si pretende di donare tutto inun colpo è possibile che non si doni nulla. Unacosa è comprendere le fragilità dell’età o le sueconfusioni, altra cosa è incoraggiare gli adole-scenti a prolungare l’immaturità del loromodo di amare. Ma chi parla oggi di questecose? Chi è capace di prendere sul serio i gio-vani? Chi li aiuta a prepararsi seriamente perun amore grande e generoso? Si prende troppoalla leggera l’educazione sessuale.

Trasmettere la fede. L’educazione dei figlideve essere caratterizzata da un percorso ditrasmissione della fede, che è reso difficiledallo stile di vita attuale, dagli orari di lavoro,dalla complessità del mondo di oggi, in cuimolti, per sopravvivere, sostengono ritmi fre-netici. Ciò nonostante, la famiglia deve conti-nuare a essere il luogo dove si insegna a

cogliere le ragioni e la bellezza della fede, apregare e a servire il prossimo. L’educazionealla fede sa adattarsi a ciascun figlio, perché glistrumenti già imparati o le ricette a volte nonfunzionano. I bambini hanno bisogno di sim-boli, di gesti, diracconti. Gli adolescenti solita-mente entrano in crisi con l’autorità e con lenorme, per cui conviene stimolare le loro per-sonali esperienze di fede e offrire loro testi-monianze luminose che si impongano per laloro stessa bellezza. I genitori che vogliono ac-compagnare la fede dei figli sono attenti ai lorocambiamenti, perché sanno che l’esperienzaspirituale non si impone, ma si propone allaloro libertà. E’ fondamentale che i figli vedanoin maniera concreta che per i loro genitori lapreghiera è realmente importante.

Conclusione: il contesto familiare. La fami-glia è la prima scuola dei valori umani, dovesi impara il buon uso della libertà. Ci sono in-clinazioni maturate nell’infanzia che impre-gnano il profondo di una persona epermangono per tutta la vita come un’emo-zione favorevole nei confronti di un valore ocome un rifiuto spontaneo di determinati com-portamenti. Molte persone agiscono per tuttala vita in una certa maniera perché conside-

rano valido quel modo di agire che hanno as-similato dall’infanzia, come per osmosi: “A mehanno insegnato così – questo è ciò che mi hainculcato la mia famiglia”.

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L’albero della vitaRITORNATI RITORNATI ALLA CASA DEL PADREALLA CASA DEL PADREVarenna VittorioVarenna VittorioBonanomi CarlaBonanomi CarlaSeregni Graziano AntonioSeregni Graziano AntonioLocati GiuseppinaLocati GiuseppinaManara ArrigoManara ArrigoGhislandi Teresa MariaGhislandi Teresa MariaMeda MafaldaMeda MafaldaGuaglio Rosanna AnnaettaGuaglio Rosanna AnnaettaDe Capitani GiovannaDe Capitani GiovannaCosmai MariellaCosmai MariellaCazzaniga mons. MarioCazzaniga mons. MarioCalcaterra FerruccioCalcaterra FerruccioGalimberti GiannalfredoGalimberti GiannalfredoStucchi LivioStucchi LivioMoioli AdeleMoioli Adele

HANNO FORMATO UNA HANNO FORMATO UNA NUOVA FAMIGLIANUOVA FAMIGLIAParagliola Davide e Riva Elena Maria Paragliola Davide e Riva Elena Maria Camnasio Roberto e Zabini ElisaCamnasio Roberto e Zabini ElisaRavasi Alberto Stefano e Pezzoni ClaudiaRavasi Alberto Stefano e Pezzoni ClaudiaBarberis Francesco e Battaini VivianaBarberis Francesco e Battaini VivianaTurolla Claudio e Borroni CristinaTurolla Claudio e Borroni CristinaPace Giuseppe Steven e Guffanti ChiaraPace Giuseppe Steven e Guffanti Chiara

IL DUOMO RACCONTASettima Edizione 2016 – 2017

21 OTTOBRE 2016L'EVANGELICATORIO DI MATTEO DA CAMPIONE: TRA RILETTURE, INTERROGATIVI E SCOPERTE

Cinzia Parnigoni: la restauratrice che sta riportando l'opera a una più originale e migliore leggibilità.

13 GENNAIO 2017 ACCANTO ALLA BIBLIOTECA CAPITOLARE UN PREZIOSO ARCHIVIOFabrizio Levati: l'Archivista ci guiderà nella ricerca dei documenti più significativi.

17 FEBBRAIO 2017 STORIE, FUNZIONI E ATTUALITÀ DEGLI ALABARDIERI DEL DUOMO

Don Carlo Crotti ci aiuterà a ripercorrere la vicenda degli Alabardieri e la loro funzione a servizio della liturgia nel nostro Duomo

17 MARZO 2017 L'ALTAR MAGGIORE DEL DUOMO:

ANDREA APPIANI NEL DUOMO DI MONZA E NELLA CITTÀFrancesco Leone ci aiuterà a meglio conoscere i dettagli dell'opera di Appiani nel contesto dei suoi interventi a Monza.

9 GIUGNO 2017L'ALBERO DI JESSE: UNA GRANDE PARETE,

DUE GRANDI PITTORI IMMERSI NELLE NOVITÀ RINASCIMENTALIAnna Torterolo ci introdurrà nella lettura di quest’opera che riserva più di una sorpresa dal punto di vista dell'arte rinascimentale e suggerisce molti riferimenti e visioni.

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IINN CCAASSOO DDII MMAANNCCAATTOO RREECCAAPPIITTOO RREESSTTIITTUUIIRREE AALL MMIITTTTEENNTTEE CCHHEE SSII IIMMPPEEGGNNAA AA PPAAGGAARREE

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