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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 47 - 29 dicembre 2011 Nel 118° Anniversario della nascita di Mao, 26 Dicembre 1893, “Il Bolscevico” pubblica alcuni importanti discorsi di Mao, parzialmente inediti in Italia, pronunciati tra il 1966 e il 1969 PER COMBATTERE I REVISIONISTI, ISPIRIAMOCI AI DISCORSI DI MAO DURANTE LA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA PAGG. 7-10 1879 - 21 DICEMBRE – 2011. 132° Anniversario della nascita del grande maestro del proletariato internazionale QUANDO IL PCI E “L’UNITÀ” ESALTAVANO STALIN La prima pagina de “l’Unità del 10 marzo 1953 interamente dedicata ai funerali di Stalin Il discorso di Scuderi su Mao e il Partito del proletariato rimarrà una pietra miliare del pensiero marxista-leninista Ringraziamo di cuore tutti i militanti, i simpatizzanti e gli amici del PMLI che sono intervenuti per appoggiarlo PAG. 12 Marchionne impone il modello Pomigliano in tutti gli stabilimenti del gruppo NEOFASCISMO ALLA FIAT La FIOM estromessa dalle fabbriche del nuovo Valletta. Cancellato il contratto nazionale MONTI NON PUÒ FARE FINTA DI NULLA PAG. 11 Viva il 42°Anniversario I RITOCCHI DI MONTI ALLA SUPERSTANGATA APPROVATA DALLA CAMERA NERA Un fazzolettino per asciugare lacrime e sangue NAPOLITANO: “ANCHE I MENO ABBIENTI DEVONO FARE SACRIFICI” Imponente manifestazione nazionale antirazzista e antifascista a Firenze 40 MILA IN PIAZZA A FIRENZE PER MOR E SAMB ASSASSINATI DAL NEONAZISTA CASSERI INCENDIATO IL CAMPO ROM DI CASCINA CONTINASSA Pogrom antirom a Torino Vergognosa presenza del segretario provinciale PD alla accolata razzista I marxisti-leninisti del Mugello e della Val di Sieve studiano il documento del CC del PMLI sui giovani Contestato il neopodestà Renzi. Apprezzata presenza del PMLI. Manifestazioni di solidarietà a Milano, Napoli, Salerno, Caserta, Bologna e Torino SCIOGLIERE I GRUPPI FASCISTI E CHIUDERE I LORO COVI Milano, 17 dicembre 2011. Manifesta- zione antirazzista a cui ha partecipato il PMLI (foto Il Bolscevico) PAG. 4 PAG. 13 PAG. 5 PAG. 3 PAG. 2 Viva il 42°Anniversario de

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Per combattere i revisionisti ispiriamoci ai discorsi di MAO durante la GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 47 - 29 dicembre 2011

Nel 118° Anniversario della nascita di Mao, 26 Dicembre 1893, “Il Bolscevico” pubblica alcuniimportanti discorsi di Mao, parzialmente inediti in Italia, pronunciati tra il 1966 e il 1969

PER COMBATTERE I REVISIONISTI,ISPIRIAMOCI AI DISCORSI DI MAO

DURANTE LA GRANDERIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA

PAGG. 7-10

1879 - 21 DICEMBRE – 2011. 132° Anniversario della nascita del grande maestro del proletariato internazionale

QUANDO IL PCI E “L’UNITÀ” ESALTAVANO STALIN

La prima pagina de “l’Unità del 10 marzo 1953 interamente dedicata ai funerali di Stalin

Il discorso di Scuderi su Mao e il Partito del proletariato rimarrà una pietra miliare del pensiero marxista-leninistaRingraziamo di cuore tutti i militanti, i simpatizzanti e gli amici del PMLI che sono

intervenuti per appoggiarlo PAG. 12

Marchionne impone il modello Pomigliano in tutti gli stabilimenti del gruppo

NEOFASCISMO ALLA FIATLa FIOM estromessa dalle fabbriche del nuovo Valletta. Cancellato il contratto nazionale

MONTI NON PUÒ FARE FINTA DI NULLA

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Viva il 42°Anniversariode

I RITOCCHI DI MONTI ALLA SUPERSTANGATA APPROVATA DALLA CAMERA NERA

Un fazzolettinoper asciugare lacrime

e sangueNAPOLITANO: “ANCHE I MENO ABBIENTI

DEVONO FARE SACRIFICI”

Imponente manifestazione nazionale antirazzista e antifascista a Firenze

40 MILA IN PIAZZA A FIRENZE PER MOR E SAMB ASSASSINATI DAL NEONAZISTA CASSERIINCENDIATO IL CAMPO ROM DI CASCINA CONTINASSA

Pogrom antirom a Torino

Vergognosa presenza del segretario provinciale PD alla fi accolata razzista

I marxisti-leninisti del Mugello e

della Val di Sieve studiano

il documentodel CC del PMLI

sui giovani

Contestato il neopodestà Renzi. Apprezzata

presenza del PMLI. Manifestazioni

di solidarietà a Milano, Napoli, Salerno, Caserta,

Bologna e TorinoSCIOGLIERE I

GRUPPI FASCISTI E CHIUDERE I

LORO COVI Milano, 17 dicembre 2011. Manifesta-zione antirazzista a cui ha partecipato il PMLI (foto Il Bolscevico)PAG. 4PAG. 13

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2 il bolscevico / fiat N. 47 - 29 dicembre 2011

Marchionne impone il modello Pomigliano in tutti gli stabilimenti del gruppo

NEOFASCISMO ALLA FIATLa FIOM estromessa dalle fabbriche del nuovo Valletta. Cancellato il contratto nazionaleMONTI NON PUÒ FARE FINTA DI NULLA

Ci è riuscito il nuovo Vallet-ta, l’amministratore delegato del-la Fiat, Sergio Marchionne, a por-tare a compimento il suo piano antioperaio e antisindacale, rea-zionario e neofascista. L’epilo-go era ormai scontato, dopo che la Fiat aveva deciso di uscire da Confindustria e dopo che con un atto unilaterale senza precedenti dal dopoguerra aveva disdetto tut-ti gli accordi sindacali dal 1950 in poi, tutti i contratti sia di livello nazionale, sia di livello aziendale e territoriale; ma non per questo meno grave e deprecabile. Un tra-guardo raggiunto grazie alla com-plicità determinate dei sindacati collaborazionisti, sfacciatamente filo padronali e neo corporativi, ma anche con l’aiuto vergognoso dell’ex governo Berlusconi e il ta-cito consenso di quello in carica Monti.

L’ultimo atto di questo piano è stato compiuto nell’Unione indu-striale di Torino il, 13 dicembre scorso. Attorno al tavolo i rappre-sentanti di Fiat, e quelli sindacali di FIM, UILM, UGL, FISMIC e l’associazione dei capi e dei qua-dri della Fiat; esclusa provocato-riamente la FIOM in quanto orga-nizzazione sindacale dissenziente dai voleri di Marchionne. Dopo una breve e soprattutto finta trat-tativa, costoro hanno firmato un accordo separato, l’ennesimo, che estende il modello di Pomigliano a tutti gli stabilimenti Fiat non solo del settore auto ma anche di Fiat Industrial e a tutti gli 86 mila lavo-ratori in forza. Questo aveva chie-sto il vertice del Lingotto in modo perentorio e pubblicamente, non senza minacciare un futuro di Fiat fuori dall’Italia. E questo hanno sottoscritto senza vergogna i vari Bonanni e Angeletti e con loro i vari segretari di categoria. A par-te qualche contentino, più formale che reale, nulla rispetto a ciò che i lavoratori perdono, fumo negli oc-chi per confondere le idee. Hanno firmato senza avere uno straccio di mandato da parte dei lavorato-ri interessati. I quali non saranno nemmeno consultati per la ratifica. Che carognata!

Ecco le caratteristiche princi-pali di questo accordo: sostitui-sce un contratto aziendale a quello collettivo nazionale dei metalmec-canici; peggiora complessivamen-te e pesantemente le condizioni di lavoro; inserisce meccanismi pu-nitivi e persecutori in materia di assenze in fabbrica; cancellando le RSU abolisce la democrazia sinda-cale alla Fiat; mette limiti arbitrari e inaccettabili al diritto di sciope-ro; colpisce al cuore le libertà sin-dacali arrogandosi il potere di te-nere fuori dall’azienda la FIOM, il sindacato più rappresentativo; con le clausole di garanzia, unitamen-te al resto instaura relazioni indu-striali neofasciste in Fiat.

Nel concreto l’intesa separata infatti prevede che: a regime si la-vorerà su 18 turni (3 al giorno su sei giorni), con una settimana di 6 giorni lavorativi e la successiva di 4 giorni. L’azienda potrà chiedere di lavorare al sabato e fino a 120 di straordinario (80 in più di quelle attuali). Sono previste anche le ri-duzioni delle pause da 40 a 30 mi-nuti con la monetizzazione in busta paga dei 10 minuti tagliati, norme

LO AFFERMA LA FIOM

La FIAT viola le convenzioni internazionali per i diritti e le libertà sindacali

Con l’accordo separato che estende a tutto il gruppo Fiat i contenuti dell’accordo di Pomi-gliano e cancella tutti gli accor-di aziendali e il contratto nazio-nale, non viola solo il diritto del lavoro italiano, ma anche due convenzioni internazionali del-l’organizzazione internazionale del lavoro, la 87 sulle libertà di associazione e la 98 sul diritto di organizzazione e contrattazione collettiva entrambe ratificate dal governo italiano. È quanto scrive la FIOM nell’appello “Io voglio la Fiom in Fiat”.

Di seguito pubblichiamo al-cuni articoli significatiti di dette convenzioni.

CONVENZIONE 87Libertà sindacali

Articolo 2 – I lavoratori e i datori di lavoro hanno diritto senza alcuna distinzione e sen-za autorizzazione preventiva, di costituire delle organizzazioni di loro scelta, nonché di divenire

membri di queste organizzazio-ni, alla sola condizione di osser-vare gli statuti di queste ultime.

Articolo 3 – Le organizza-zioni dei lavoratori e dei datori di lavoro hanno il diritto di ela-borare i propri statuti e regola-menti amministrativi, di eleggere liberamente i propri rappresen-tanti, di organizzare la propria gestione e la propria attività, e di formulare il proprio program-ma di azione.

Le autorità pubbliche devono astenersi da ogni intervento tale da limitare questo diritto o da ostacolarne l’esercizio legale.

Articolo 4 – Le organizzazio-ni dei lavoratori e dei datori di lavoro non sono soggette a scio-glimento o a sospensione per via amministrativa.Protezione del diritto sindacale

Articolo 11 – Ogni Stato membro dell’Organizzazione In-ternazionale del Lavoro per il quale sia in vigore la presente convenzione si impegna ad adot-

tare tutte le misure necessarie ed appropriate al fine di garantire ai lavoratori ed ai datori di la-voro il libero esercizio del diritto sindacale.

CONVENZIONE 98Diritto di organizzazione e di contrattazione collettiva

Articolo 1 – I lavoratori de-vono beneficiare di un’adeguata protezione contro tutti gli atti di discriminazione tendenti a com-promettere la libertà sindacale in materia di impiego.

Tale protezione deve in parti-colare applicarsi a quanto con-cerne atti che abbiano lo scopo: a) subordinare l’impiego di un lavoratore alla condizione che egli non aderisca ad un sindaca-to o smetta di far parte di un sin-dacato; b) licenziare un lavora-tore o portargli pregiudizio con ogni altro mezzo, a causa della sua affiliazione sindacale e del-la sua partecipazione ad attivi-tà sindacali al di fuori delle ore

di lavoro, o, con il consenso del datore di lavoro, durante le ore di lavoro.

Articolo 2 – Le organizzazio-ni dei lavoratori e dei datori di lavoro devono beneficiare di una adeguata protezione contro tut-ti gli atti di ingerenza delle une verso le altre, che si realizzano sia direttamente sia per mezzo di loro funzionari o membri, nel-la loro formazione, nel loro fun-zionamento e nella loro ammini-strazione.

Sono considerati in partico-lare atti di ingerenza ai sensi del presente articolo le misure ten-denti a provocare la creazione di organizzazioni di lavoratori do-minate da un datore di lavoro o da una organizzazione di dato-ri di lavoro, o a sostenere delle organizzazioni di lavoratori con mezzi finanziari o altro modo, allo scopo di porre queste orga-nizzazioni sotto controllo di un datore di lavoro o di una orga-nizzazione di datori di lavoro.

le lodi del nuovo Valletta cantate ai sindacati collaborazionisti che gli hanno permesso di realizzare questa operazione. “A quei sinda-cati che hanno abbracciato con noi questa sfida – dice Marchionne – va riconosciuto il coraggio di cam-biare le cose, va dato atto di una mentalità innovativa che è l’unica in grado di costruire una fase so-lida per il futuro”. Che faccia di bronzo! Cosa c’è di innovativo nel chiudere tre stabilimenti mettendo sulla strada 3.700 lavoratori? Cosa c’è di positivo e moderno nel can-cellare il contratto nazionale di la-voro, ossia il principale strumento

Una lavoratrice e un lavoratore della FIAT durante la manifestazione del 12 dicembre a Torino denunciano il clima fascista instauratosi all’interno degli sta-bilimenti di Marchionne

si muovano di loro spontanea vo-lontà. A riprova di ciò avrebbero potuto abrogare l’articolo 8 del-la vecchia legge finanziaria, che tra le altre cose concede la liber-tà di licenziamento, e non l’hanno fatto. Solo sotto la pressione del-la mobilitazione di piazza si può sperare in un intervento positivo del nuovo esecutivo della grande finanza e della Ue.

A ogni modo la FIOM non si arrende, fa sapere in un suo do-cumento, non rinuncia al contrat-to nazionale di lavoro, non lascerà soli e isolati i lavoratori del gruppo Fiat. “Sosterremo e daremo voce –

si legge – a tutte le iniziative delle lavoratrici e i lavoratori degli sta-bilimenti Fiat. Chiederemo ai la-voratori di eleggere comunque i nostri rappresentanti e difendere-mo il diritto alla libera scelta del sindacato in tutte le sedi utili an-che quelle legali”.

Il PMLI che ha sempre sotto-lineato la grande importanza del-la lotta condotta dai metalmecca-nici della FIOM contro il modello Marchionne e le sue relazioni in-dustriali mussoliniane proseguirà a fornire il suo pieno e convinto appoggio politico e sindacale mi-litante.

per punire il cosiddetto assentei-smo (i primi due giorni di malat-tia non saranno pagati), la clausola di responsabilità in base alla qua-le chi non rispetta gli accordi verrà sanzionato dall’impresa in termini di contributi e permessi sindacali. Inoltre, non ci saranno più le RSU (rappresentanze sindacali unitarie aziendali) elette dai lavoratori che verranno sostituite con le RSA no-minate dalle organizzazioni sin-dacali firmatarie del contratto; ciò sulla base di quanto previsto dal desueto e non più applicato da molti anni, art.19 dello Statuto dei lavoratori. Non essendo la FIOM

tra i firmatari di questo obbrobrio-so contratto, usando questo vile cavillo legale Marchionne preten-de con metodi dittatoriali e neo-fascisti di mettere fuori la FIOM dalla Fiat. Cosicché la FIOM non potrebbe avere più propri delega-ti, non usufruire permessi sindaca-li, tenere assemblee nei luoghi di lavoro, utilizzare le bacheche sin-dacali per attaccare i comunicati e soprattutto verrebbe privata dei contributi dei propri iscritti che da sempre le aziende prelevano dal-le buste paga e girano ai sindaca-ti interessati. Si parla di un danno economico di circa 1.500.000 euro l’anno.

I sindacalisti collaborazionisti hanno cercato di giustificare la fir-ma sull’intesa sbandierando alcu-ni incrementi salariali che avreb-bero ottenuto. Ma è per lo più un imbroglio. Si tratta di incrementi dovuti alla risistemazione di voci già esistenti che non modificano la retribuzione lorda e hanno effetti solo di fronte ad aumento dei tur-ni e degli straordinari: se lavori di più prendi più. Quanto al premio straordinario di 600 euro per il 2012 esso è totalmente legato alla presenza e alla effettiva prestazio-ne lavorativa di non meno di 870 ore in sei mesi. Chissà in quanti ci riusciranno a ottenere questo pre-mio, dato che saranno considerate assenze permessi retribuiti e non, ferie, mezz’ora di pausa, malattia, infortunio, maternità, donazione di sangue, diritto di sciopero.

Non meraviglia che Marchion-ne abbia commentato l’accordo come “una svolta epocale” per i padroni si intende; mentre per i la-voratori rappresenta caso mai una regressione epocale, un ritorno in-dietro almeno fino al ventennio mussoliniano e al patto di Palazzo Vidoni del 1925 che segnò la can-cellazione d’autorità delle com-missioni interne e il varo dei sin-dacati corporativi. Ne sorprendono

per negoziare e migliorare le con-dizioni di lavoro dei lavoratori in modo unitario su tutto il territorio nazionale? Cosa c’è di coraggioso nel sopprimere in modo omoge-neo e con il ricatto occupaziona-le l’insieme dei diritti e delle tute-le dei lavoratori frutto di decenni e decenni di lotte? Cosa c’è da van-tarsi nell’aver cancellato il diritto dei lavoratori di scegliere e vota-re i propri delegati sindacali? No-

nostante tutto questo, perché a due anni dal suo annuncio Marchion-ne si rifiuta recisamente di svela-re i dettagli del fantomatico piano “Fabbrica Italia”?

Maurizio Landini, segretario generale della FIOM, ha espres-so un giudizio critico e di rigetto sull’accordo che peggiora le con-dizioni di lavoro e limita le liber-tà sindacali per i lavoratori del gruppo. “Quest’intesa, che di fatto estende l’accordo di Pomigliano – afferma Landini – agli 86 mila lavoratori del Gruppo, rappresen-ta un attacco ai diritti, alle libertà e alla democrazia perché sancisce la cancellazione del contratto na-zionale, senza aver ricevuto alcun mandato dai lavoratori”. Per il se-gretario generale FIOM, sia FIM che UIL hanno ceduto al ricatto della Fiat e di fatto si sono ridot-ti “a ruolo di sindacato aziendale e corporativo, abdicando così alla loro storia di sindacato confede-rale”. In chiusura Landini chiama in causa il governo Monti. Il qua-le non può stare e guardare con le mani in mano visto che “l’accordo non dice nulla degli investimen-ti ... e perché mette in discussione le libertà sindacali garantite dalla Costituzione”.

Giusto il richiamo a Monti, non può far finta di nulla di fronte alla più grande azienda privata italiana la quale, pur avendo goduto e go-dendo tuttora di aiuti multiformi dello Stato, si pensi solo alla rotta-mazione e alla cassa integrazione, si permette di chiudere gli stabili-menti e di stravolgere l’intero im-pianto normativo e legislativo sul lavoro senza dire nulla, per giunta, su quali sono i suoi programmi di investimento, produttivi e occupa-zionali in Italia. Tuttavia, è sperare invano che Monti e il suo governo

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N. 47 - 29 dicembre 2011 superstangata monti / il bolscevico 3

Con 402 voti a favore e 75 con-trari la Camera nera ha approva-to il 16 dicembre con la fiducia il decreto cosiddetto “salvaItalia” del governo Monti, ossia la super-stangata da 30 miliardi che con-tiene l’abolizione delle pensioni d’anzianità e altri tagli alla pre-videnza, il ripristino dell’Ici sulla prima casa, l’aumento dell’Iva e altre misure da massacro sociale. Il provvedimento passa ora al Se-nato nero, dove si prevede un’ap-provazione in tempi rapidi senza modifiche al testo e sempre col voto di fiducia, probabilmente en-tro Natale.

A votare contro sono stati solo l’Italia dei valori e la Lega, ma mentre PD e Terzo polo hanno vo-tato compatti il provvedimento, dopo che Bersani aveva ammoni-to i “malpancisti” del suo partito che “chi vota no non vota contro il governo ma contro di me”, tra i banchi del PDL figuravano vi-stosi vuoti per l’assenza di molti deputati del partito di Berlusconi; tra questi diversi ex ministri del precedente governo, “autorizza-ti” dallo stesso neoduce a marcare così il loro “dissenso” di stampo elettoralistico nei confronti di al-cune misure del provvedimento. Un chiaro segnale lanciato al go-verno Monti per ricordargli chi è il suo “azionista di maggioranza” che può staccargli la spina in qua-lunque momento.

L’approvazione della manovra è avvenuta ponendo la fiducia su un maxiemendamento concordato nei giorni precedenti tra il governo e i partiti parlamentari nelle commis-sioni parlamentari, dopo una ser-rata trattativa per definire alcune modifiche “migliorative” al testo. In realtà si tratta solo di qualche pannicello caldo applicato qua e là per cercare di dare una spolvera-ta di “equità” ad una superstangata tanto “rigorosa” e spietata contro i ceti meno abbienti, quanto inof-fensiva e compiacente contro i ceti più ricchi, i grandi patrimoni, gli evasori fiscali. Nient’altro che un fazzolettino per asciugare le lacri-me e il sangue di cui essa gronda da tutte le parti. Così da giustifica-re meglio l’aver scaricato la crisi del capitalismo tutta sulle spal-le dei pensionati, dei lavoratori e delle masse popolari che, come ha pontificato il nuovo Vittorio Ema-nuele III, Napolitano, devono con-tribuire anch’essi ai sacrifici chie-sti dall’Italia: “agli italiani di tutti i ceti sociali, anche agli italiani dei ceti meno abbienti (sic), perché si facciano le scelte indispensabili al fine di preservare lo sviluppo del-la nostra economia e della nostra società in un clima di libertà e di maggiore giustizia”.

Le “correzioni”alla manovra

È in questo quadro ipocrita e demagogico che sono state inse-rite certe “correzioni” agli aspetti più eclatanti e odiosi della mano-vra, come l’aumento della detra-zione di 200 euro dell’Ici sulla prima casa di ulteriori 50 euro per ogni figlio di età inferiore ai 26 anni fino ad un massimo di 400 euro, misura in parte finanziata con l’applicazione dell’Ici dello

0,76% anche alle case detenute al-l’estero; come l’estensione da 936 a 1.400 euro lordi, ma solo per il 2012 e il 2013, del limite oltre il quale viene applicata la sterilizza-zione delle pensioni dall’aumento del costo della vita; come la possi-bilità, “in via eccezionale”, e solo per il 2012, di andare in pensione con meno di 41 anni di anzianità (per le donne) e 42 anni (per gli uomini). Potranno infatti andar-ci coloro che hanno maturato 35 anni di anzianità, a patto però che abbiano almeno 64 anni di età (sai che progresso!).

In questo ambito rientra anche la riduzione (il PD ne aveva chie-sto l’annullamento) dal 2% all’1% del taglio della pensione a chi esce con 41 o 42 anni di anzianità ma prima dei 62 anni (a 60 o 61). Per-centuale che torna però al 2% per ogni ulteriore anno di anticipo. È stato accolto anche un emenda-mento della Lega che porta da 500 a 980 euro il limite per la riscos-sione in contanti della pensione, ciò che avrebbe costretto tantis-simi pensionati a dover aprire un conto corrente bancario.

È vero che il governo ha accol-to due proposte del PD che lo im-pegnano a trovare una soluzione per i lavoratori delle classi ’51 e ’52 e che si trovano di colpo a do-ver lavorare 5 o 6 anni in più per la pensione; così come per quei lavo-ratori di aziende in crisi che aveva-no scelto la mobilità in attesa della pensione (si parla di 50 mila per-sone), e che rischiano di trovarsi per alcuni anni senza lavoro e sen-za la pensione. Ma si tratta appun-to solo di un “impegno” forma-le, ancora tutto da tradurre in un provvedimento concreto. Lo stes-so dicasi per gli ordini del giorno di IDV e Lega che il governo ha accolto (per paura di andare sotto e certificare una sconfitta di Ber-lusconi se messi in votazione) e che lo “impegnano” a vendere al-l’asta le frequenze televisive rese libere dal digitale, anziché regalar-le a Mediaset come aveva imposto l’ex ministro Romani. Bisogne-rà vedere se poi il suo successore Passera avrà il coraggio di metter-si davvero contro il neoduce Ber-lusconi, già furente fin da adesso per l’“imboscata” che lamenta di aver subito in parlamento.

I fondi per coprire queste “cor-rezioni” dovrebbero provenire da un ulteriore “contributo di so-lidarietà” del 15% a carico del-le “pensioni d’oro” (sulla parte che eccede i 200 mila euro) e da una diversa modulazione del pre-lievo sui capitali scudati: anziché l’1,5% una tantum ci sarà un’im-posta dell’1% nel 2012 che sale all’1,35% nel 2013 per poi di-ventare permanente allo 0,4% nel 2014. La contropartita di questa infima tassa sarà il mantenimento dell’anonimato. A ciò si aggiunge l’estensione del bollo a tutti i tito-li e gli investimenti finanziari, che dal 2013 diventa proporzionale al-l’investimento (0,15%) e senza più il limite massimo di 1.200 euro. A parziale compensazione per i pic-coli depositi, è stato abolito il bol-lo di 34,2 euro per quelli fino ad un importo di 5 mila euro.

È stata diminuita invece la co-siddetta “tassa sul lusso”, ossia il

Presa di posizione della Rete della Conoscenza che attacca il ministro Fornero

NO AL CONTRATTO UNICO PRECARIOAmpi stralci.

Diciamo la verità: ci avevamo sperato. Nonostante il nostro scetticismo sul governo Monti, diretta espressione delle lobby fi-nanziarie che stanno causando la crisi, credevamo che il ricambio del personale politico di governo, dopo gli anni tragicomici di Berlu-sconi, Tremonti, Gelmini e Sacco-ni, avrebbe almeno spazzato via un po’ di luoghi comuni e portato il dibattito a un livello dignitoso.

La nomina di Elsa Fornero, un’accademica seria e compe-tente, al ministero del lavoro e delle politiche sociali, ad esem-pio, poteva fare piazza pulita del-la retorica della guerra generazio-nale e dell’ossessione di Sacconi per la libertà di licenziamento, in modo da rendere possibile un vero dibattito su come far uscire

una generazione di giovani dalla precarietà e garantire l’universali-tà e la sostenibilità di un sistema di welfare inclusivo.

L’intervista del 18 dicembre della ministra Fornero al Corrie-re della Sera va invece in senso opposto. La ministra lancia il percorso di riforma del mercato del lavoro citando apertamente le linee guida del famigerato mo-dello Ichino: un unico contratto di lavoro, che parta con un basso livello di tutele e salario e poi cre-sca, ma senza mai raggiungere la garanzia dal licenziamento.

Ma a fare particolarmente im-pressione è la retorica di Fornero, degna del peggior Sacconi: lo statuto dei lavoratori è definito una vittoria della generazione dei padri contro i figli, i lavoratori che stanno pagando duramente sul-la propria pelle i costi della crisi

sono definiti “il solito segmento iperprotetto”, la condizione di precarietà dei giovani viene stru-mentalizzata per lanciare un at-tacco a 360° al diritto di lavoro.

È il solito trucchetto: si sfrut-tano il disagio della precarietà e la sacrosanta richiesta di riunifi-care il mondo del lavoro per far passare una riforma che sempli-cemente estende a tutti i lavo-ratori il ricatto della perdita del posto del lavoro. Liberalizzare i licenziamenti vorrebbe semplice-mente dire rendere tutti precari. Il famoso contratto unico di Ichino, (...) anche se davvero eliminasse i contratti atipici, toglierebbe a tutti la possibilità di ambire a un posto di lavoro stabile e tutelato.

Insomma; un contratto unico sì, ma precario.

È evidente il tentativo di scari-care ulteriormente sui lavoratori il

costo della crisi. (...)Non si capisce, davvero, in che

modo la libertà di licenziamento universale potrebbe far uscire i giovani dalla precarietà. Monti e Fornero vogliono davvero occu-parsi dei giovani precari? Bene, intanto inizino a confrontarsi con le loro proposte minime di digni-tà. E poi, se vogliono costruire un contratto unico, lo facciano tute-lato e stabile per tutti.

Questa è la sfida che lancia-mo: fate il contratto unico, ma non fatelo precario. Altrimenti, i giovani che dite di voler aiutare saranno di nuovo in piazza, per dire no alla precarietà universale, per chiedere una vera riforma del lavoro, per rivendicare un nuovo welfare universale.

Il contratto unico precario non ci rappresenta, NOT IN OUR NAME!

superbollo sulle auto oltre i 185 KW e sugli aerei privati e la tas-sa giornaliera sui posti barca per i natanti sopra i 10 metri, che di-minuiscono fino ad estinguersi in proporzione all’età del mezzo. Per coprire questo sconto ai vip si è pensato bene di aumentare l’acci-sa sui tabacchi sfusi, dato che no-toriamente sono i ricchi a rollarsi le sigarette da sé per risparmiare.

Demagogia della Lega e avvertimenti di Berlusconi

Da parte della Lega neofasci-sta, secessionista, razzista e xeno-foba di Bossi e Maroni l’occasione è stata sfruttata al massimo a fini propagandistici per “rifarsi (paro-le di Bossi) una verginità” eletto-rale, scatenando l’ostruzionismo, proponendo valanghe di emenda-menti e inscenando gazzarre nelle commissioni e in aula ad uso del-le telecamere per spacciarsi da pa-ladina dei pensionati e dei contri-buenti “del Nord”. Come se fosse sempre stata all’“opposizione” e non avesse invece sostenuto negli scorsi anni e fino a poche settima-ne fa, nel governo neofascista Ber-lusconi di cui faceva parte, la stes-

sa linea liberista, privatizzatrice, antipopolare e di massacro sociale del governo Monti che ora finge di contrastare.

A smascherarla basterebbero le parole dello stesso fino a ieri loro stretto alleato Cicchitto, il piduista capogruppo dei deputati PDL, che nel suo intervento ha ribadito an-cora una volta che “vi è una conti-nuità tra questo governo e ciò che ha fatto quello precedente”. Il PDL infatti non ha chiesto modifiche al provvedimento, ma si è limita-to più che altro a vigilare in dife-sa degli interessi del suo elettorato di riferimento (alti redditi, rendi-te e patrimoni, evasori fiscali, au-tonomi e professionisti), arrivando fino alla prova di forza per stop-pare un timido tentativo del gover-no di introdurre un primo pacchet-to di liberalizzazioni di farmacie, taxi, negozi e ordini professionali: a giustificazione di questo arroc-camento Cicchitto ha dichiarato che le liberalizzazioni “non posso-no concentrarsi nell’eliminazione, con metodi stalinisti, delle farma-cie, dei tassisti e degli avvocati o degli ordini professionali. Noi ab-biamo sempre ritenuto che il pro-getto di liberalizzazione e di pri-

vatizzazione fosse di alto livello e che riguardasse, in primo luogo, la privatizzazione dell’acqua, che un dissennato referendum ha fat-to saltare”: liberalizzazioni e pri-vatizzazioni sì, ma solo dei beni e servizi pubblici, è l’avvertimento che il partito di Berlusconi lancia al governo in carica dopo avergli fatto capire chi è che detiene anco-ra la maggioranza in parlamento.

Non per nulla il nuovo Musso-lini è tornato a pigiare su tasto del governo Monti che “non c’è cer-tezza che duri per tutta la legisla-tura” e che il suo successore “è disperato” perché dopo aver pre-sentato un decreto “è stato costret-to a fare marcia indietro su tutto”. Tutto ciò per tornare a ribadire, mentre all’ennesima presentazio-ne di un libro di Vespa dichiara-va di leggere assiduamente i dia-ri di Mussolini e di “ritrovarcisi” in piena sintonia, che occorre fare con urgenza la controriforma pre-sidenzialista della Costituzione se si vuol governare davvero.

Il ricattodel tecnocrate Monti

Intervenendo in aula prima del voto Monti ha respinto con pun-tiglio il maligno giudizio del suo predecessore, dichiarando di non essere affatto “disperato”, e atti-randosi per questo i mugugni del PDL e gli applausi entusiasti inve-ce dei suoi sostenitori più convinti, PD e Terzo polo. Uno “sgarbo” che però ha cercato di sanare inviando subito un bigliettino conciliante al neoduce che era rimasto rabbuiato. Subito prima Monti aveva tagliato corto alle sceneggiate della Lega, ai distinguo dell’IDV (che con Di Pietro si doleva di dover votare contro la manovra perché giudi-cata “iniqua”, pur confermando la fiducia nel governo) e anche agli opposti malumori e “mal di pan-cia” nel PD e nel PDL, lanciando all’intero parlamento il suo solito ricatto del “baratro incombente” che tutto giustifica: “Mi permetto di ricordare a tutti noi – ha detto il premier con la consueta, altera freddezza - la posta in gioco. Non si tratta di continuare a vivere più

o meno come prima, al netto o al lordo di certi sacrifici su pensioni, patrimoni, attività finanziarie, bar-che o auto. No, onorevoli deputa-ti, in assenza di questo intervento di urgenza sono a rischio i rispar-mi degli italiani, soprattutto quel-li piccoli; è a rischio il benessere accumulato da generazioni, c’è il rischio di vedere evaporare gran parte dei redditi degli italiani, so-prattutto i più modesti, di mettere a rischio le tutele della previdenza e della salute pubblica”.

Quanto alle accuse di mancan-za di equità, anche su questo ha respinto con alterigia ogni critica: “Basta con i luoghi comuni. Non è vero che pagano sempre i soliti noti. Riteniamo di aver introdotto, senza drammi, l’imposta patrimo-niale fattibile per il nostro Paese in questo momento storico”. Musi-ca per le orecchie della “sinistra” borghese, impegnata a far digeri-re alle masse come una “medici-na amara ma necessaria” la super-stangata del governo della grande finanza, della UE e del massacro sociale: “Non siamo riusciti in tut-to, vi siamo riusciti in parte. Sia-mo orgogliosi di quanto abbiamo ottenuto, perché abbiamo fatto una scelta difficile, certo, molto più difficile di quella dell’Italia dei Valori e di Di Pietro, che han-no scelto di cavalcare il disagio e cavalcare la protesta”, ha detto il capogruppo PD Franceschini van-tando i pannicelli caldi introdotti nella manovra di lacrime e san-gue. Quanto all’ultra liberalizza-tore Bersani si è spinto addirittu-ra oltre, ribadendo al governo del tecnocrate borghese Monti, an-che in polemica con Berlusconi, un’apertura di credito illimitata e senza condizioni, aprendo così il suo intervento conclusivo a nome del suo partito: “Signor Presi-dente del Consiglio, noi abbiamo promesso lealtà al suo Governo in nome di un impegno naziona-le. Manterremo la promessa oggi e domani - voglio dirlo a qualche commentatore frettoloso - senza alcun limite temporale che non sia la fine naturale della legislatura”. Ogni ulteriore commento ci sem-bra superfluo.

Un fazzolettinoper asciugare lacrime e sangue

NAPOLITANO: “ANCHE I MENO ABBIENTI DEVONO FARE SACRIFICI”

I RITOCCHI DI MONTI ALLA SUPERSTANGATAAPPROVATA DALLA CAMERA NERA

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4 il bolscevico / strage neonazista di firenze N. 47 - 29 dicembre 2011

Imponente manifestazione nazionale antirazzista e antifascista

40 MILA IN PIAZZA A FIRENZE PER MOR E SAMB ASSASSINATI DAL NEONAZISTA CASSERI

Contestato il neopodestà Renzi. Apprezzata presenza del PMLI. Manifestazioni di solidarietà a Milano, Napoli, Salerno, Caserta, Bologna e Torino

SCIOGLIERE I GRUPPI FASCISTI E CHIUDERE I LORO COVIRedazione di FirenzeImmediata la reazione alla stra-

ge del 13 dicembre della comuni-tà senegalese e della Firenze an-tifascista e antirazzista. A poche ore dalla strage in piazza Dalma-zia, richiamati dal passa parola, si sono ritrovati diverse centinaia di senegalesi, che hanno espresso il dolore e la rabbia con un corteo improvvisato che ha attraversa-to la città fino al mercato di San Lorenzo, dove sono rimasti fino a tarda sera fronteggiati dalla poli-zia in tenuta antisommossa.

Mercoledì 14, nel pomeriggio, si è tenuto un primo presidio an-tirazzista e antifascista in Piazza Dalmazia, luogo della strage, a cui hanno partecipato numerose forze politiche e sociali fra cui il PMLI, distribuendo a tambur bat-tente il Comunicato di solidarietà del Comitato provinciale di Firen-ze, pubblicato sul n. 46/11 de Il Bolscevico e dal titolo “Piena solidarietà alla comunità sene-galese e alle vittime di Firenze”. Durante il presidio numerosi gli interventi, fra cui quelli della co-munità peruviana e algerina; in tanti hanno chiesto la chiusura del covo neofascista Casapound e condannato la politica della giunta di “centro-sinistra” Renzi di persecuzione degli ambulanti. Nella stessa giornata partecipate manifestazioni si sono tenute a Livorno e a Santa Croce sull’Arno (Pisa).

Sempre mercoledì pomeriggio si è tenuta una seduta aperta del Consiglio comunale fiorentino durante il quale, dopo l’intervento dell’imam di Firenze Izzedin Elzir, provocatoriamente, per “contro-bilanciare”, è stato scelto di far parlare Marco Cellai (consigliere comunale PDL, fascista), facen-do finta di ignorare che l’imam in quell’occasione non rappre-sentava “una parte” ma le vittime della strage neonazista. Renzi ha inoltre protratto i lavori del Con-siglio fino al pomeriggio inoltrato,

APPELLO DEL COORDINAMENTO REGIONALE SENEGALESE DELLA TOSCANA

“Far uscire i migranti dalla marginalità. Chiudere Casapound”

di fatto in contrapposizione con il presidio di massa in Piazza Dal-mazia. Gli unici ad abbandonare il Consiglio in segno di protesta sono stati Ornella De Zordo e Tommaso Grassi.

Dal presidio la comunità se-negalese ha lanciato la manife-stazione di sabato 17 dicembre, che è diventata a carattere nazio-nale, raccogliendo una grandissi-ma partecipazione. Tantissime le adesioni di associazioni grandi e piccole di tutta Italia, di organismi di migranti, partiti e sindacati, fra cui il Comitato provinciale di Fi-renze del PMLI.

Decine di migliaia, forse 40.000, sono scesi in piazza a fianco dei senegalesi venuti da tutta Italia. Rabbia e combattività hanno segnato la manifestazio-ne, insieme al ricordo delle due vittime, i cui ritratti aprivano il corteo.

All’arrivo in Piazza Dalmazia tanti sono passati in raccoglimen-to sul luogo della strage, segnato

da fiori, candele, messaggi, gran-di i cartelli di solidarietà dei com-mercianti e degli ambulanti della piazza.

Insieme ai senegalesi ha ma-nifestato la Firenze antirazzista e antifascista, quella che non vuole la caccia agli ambulanti abusivi e ai lavavetri. Presenti anche tanti altri immigrati. Numerose le fa-miglie con i bambini, si vedevano famiglie miste, bambini africani adottati, bambini di alcune scuo-le elementari organizzati con le insegnanti e studenti delle scuole medie superiori.

Un lungo serpentone colorato, che si è unito nel grido “Basta raz-zismo”, riecheggiato lungo tutto il corteo anche se gli organizzatori avevano chiesto una presenza si-lenziosa e di preghiera. Una larga partecipazione che ha sfidato il clima di allarme creato nei giorni precedenti dai mass-media, che cercavano di scoraggiare gli an-tirazzisti parlando di “infiltrazioni” e “black bloc”.

di “Casaggi” in occasione della “giornata del ricordo”.

Il governatore della Toscana Enrico Rossi (PD), pur infarcendo il suo discorso di tanta demago-gia, in realtà ha rilanciato quella che in fondo è la linea del PD: abbiamo bisogno degli immigrati per sostenere l’attuale economia, cioè come carne da sfruttare al servizio del profitto capitalisti-co. Non è sufficiente chiedere la cittadinanza italiana per i figli di immigrati nati nel nostro Paese, secondo noi occorre rivendicare l’abrogazione della legge Bossi-Fini e delle precedenti che limi-tano l’afflusso degli immigrati e ne favoriscono l’espulsione; una sanatoria generalizzata per tutti gli immigrati sprovvisti di permes-so di soggiorno; la persecuzione con sanzioni economiche o con la reclusione chi sfrutta al nero gli immigrati; la chiusura dei Centri di identificazione ed espulsione; il libero accesso su tutto il territorio nazionale agli immigrati, senza le limitazioni previste nelle “quote”; il diritto di asilo ai perseguitati politici e ai rifugiati senza limita-zioni e parificando la normativa legislativa alla migliore condizio-ne; il riconoscimento di pari diritti sociali, civili e politici per tutti gli immigrati; il diritto al lavoro, alla casa, all’assistenza sanitaria e sociale, all’istruzione per i bam-bini e i ragazzi in età scolare, per tutti gli immigrati extracomunitari.Contemporaneamente a Firenze si sono tenute manifestazioni an-tirazziste a Milano, Napoli, Saler-no, Caserta, Bologna, Torino.

Redazione di FirenzePubblichiamo ampi stralci

dell’appello del coordinamento regionale senegalese della To-scana per la manifestazione del 17 dicembre.

I nostri fratelli Mor Diop e Samb Modou sono stati as-sassinati e Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike gravemente feriti da una mano armata dall’odio xenofobo, luci-do e determinato. Tutti sono vit-time della manifestazione estre-ma di un razzismo quotidiano che umilia sistematicamente la nostra dignità.

La strage del 13 dicembre a Firenze necessita di una ri-sposta ampia e plurale che esprima lo sdegno per i barbari assassinii e la ferma volontà di operare concretamente perché simili fatti non si ripetano. È necessario che non ci si limiti all’abbraccio solidale verso la nostra comunità colpita ed alla partecipazione al nostro dolore solo per un giorno.

Occorre andare più a fondo e individuare tutte e tutti in-sieme come si è costruito nel tempo il clima che rende pos-sibile l’esplodere della violenza razzista come è avvenuto il 13 dicembre a Firenze e solo due giorni prima a Torino con il po-grom contro un insediamento Rom. Bisogna interrogarci su come siano stati dati spazi, per disattenzione e/o per complicità, ai rigurgiti nazifascisti di gruppi come Casa Pound, quale ruolo abbiano avuto in questa esca-lation non solo i veleni sparsi dalle forze “imprenditrici” del razzismo, ma anche gli atti isti-tuzionali che, a livello nazionale e locale, hanno creato, in nome dell’ordine e della sicurezza, di-scriminazioni e ingiustizie.

Chiediamo l’impegno di tutte e tutti per cambiare strada.

È necessario avere come punto di riferimento costante il riconoscimento dei diritti socia-li, civili e politici delle persone immigrate, dei rifugiati e richie-

denti asilo e dei profughi, elimi-nando i molti ostacoli istituzio-nali che contribuiscono a tenere in condizione di marginalità la vita di molti migranti in Italia.

Occorre dare piena applica-zione al dettato costituzionale e alle leggi ordinarie che con-sentono la chiusura immediata dei luoghi e dei siti come Casa Pound, dove si semina l’odio e si incita alla violenza xenofoba.

Nel 1990 Firenze fu teatro di spedizioni punitive contro gli immigrati e vi fu una reazione popolare, che dette luogo ad una grande manifestazione di carattere nazionale.

Facciamo un appello ad unir-si a noi, in una manifestazione ampia di carattere nazionale.

Una manifestazione che se-gni una svolta e l’inizio di un cammino nuovo, onorando le persone uccise e ferite in quella tragica giornata e capace di af-fermare in modo inequivocabi-le: mai più atti di barbarie come la strage del 13 dicembre.

STRAGE NEONAZISTA DI SENEGALESI: 2 MORTI E 3 FERITI GRAVI

Redazione di FirenzeMartedì 13 dicembre Firenze

è stata insanguinata dalla strage perpetrata dal neonazista Gianlu-ca Casseri, che con fredda pre-meditazione prima si è recato al mercato di Piazza Dalmazia, dove si è avvicinato a un gruppo di am-bulanti senegalesi armato di una Magnum 357, ha fatto fuoco a di-stanza ravvicinata freddando Mor Diop e Samb Modou e ferendo gravemente Moustapha Dieng; quindi è risalito in macchina mi-nacciando chi cercava di fermar-lo, è andato in centro, trovando il tempo di ricaricare l’arma, e al mercato di San Lorenzo è riuscito a ferire gravemente altri due am-bulanti senegalesi, Sougou Mor e Mbenghe Cheike. Casseri ha poi cercato di recuperare l’auto, lasciata nel parcheggio sotterra-neo del mercato, ma qui, vistosi circondato dalla polizia si è sui-cidato.

La personalità di Casseri e le circostanze della strage ne rendo-no chiara la matrice neonazista. Non si tratta solo, come ha soste-nuto una parte della stampa bor-ghese, in particolare di destra, del gesto di un “folle”. Questo indivi-duo, descritto come un cinquan-tenne solitario e riservato, nato e vissuto fino a pochi mesi fa a Cireglio, un paesino nella provin-cia di Pistoia, di famiglia ricca che

viveva con i proventi delle pro-prietà immobiliari, ragioniere, era un cultore e propagandista delle idee neonaziste, con il guazzabu-glio di miti celtici, negromanzia e neopaganesimo che le contraddi-stinguono, sostenitore della teoria antisemita del complotto mondia-le degli ebrei e del negazionismo. Su questi temi ha fondato, e dato alle stampe per alcuni anni una rivista dal titolo “La soglia”, ha scritto libri e tenuto conferenze; ha tenuto dibattiti all’associazione Sur Les Murs di Pistoia, collocata tra destra sociale e Giovane Ita-lia, legata al PDL. Più volte è stato invitato come relatore a iniziative di Casapound a Firenze, a cui era iscritto. Casseri ha scritto più vol-te sull’Ideodromo, dove ci sono le linee teoriche del gruppo. Fino a qualche ora dopo la strage sul sito di Casapound compariva una recensione della sua biografia su Romualdi, teorico del neonazismo italiano, morto negli anni ’70.

Dopo l’identificazione del suo cadavere la polizia si è recata nell’appartamento vicino piazza Dalmazia in cui Casseri si era trasferito da pochi mesi, e l’ha trovato “ripulito”. Addirittura era stato asportato l’hard disk di un computer, mentre nella macchi-na è stata trovata la custodia di un altro computer portatile, an-ch’esso sparito. Trovato anche

un mazzo di chiavi che non cor-risponde a nessun immobile co-nosciuto di quelli a disposizione del killer. Tutti elementi che fanno pensare a un collegamento con una sigla neonazista, che se non è l’organizzatrice della strage è certamente l’humus di Casseri. Dopo la strage, infatti, non sono mancati i post su Internet a lui inneggianti. Il procuratore di Fi-renze Quattrocchi sta indagando sugli autori, da perseguire per apologia di reato.

La matrice politica della strage è chiara per la comunità senega-lese di Firenze che, scesa in piaz-za immediatamente, ha chiesto la chiusura di Casapound.

Chi erano invece le vittime? Lavoratori da lungo tempo immi-grati in Italia, che arrotondavano con il mercato ambulante durante i periodi di disoccupazione, “Mor Diop – raccontano gli amici con le foto della moglie e della figlia - è venuto in Italia esattamente 13 anni fa. È partito quando sua mo-glie era da tre mesi in attesa della loro figlia. Non era un ambulan-te, era andato in piazza Dalmazia solo per far due chiacchiere con degli amici. Era in attesa dei do-cumenti per far ritorno in Sene-gal, da quella figlia che non aveva mai visto”. Documenti pronti in questi giorni e che non potrà mai ritirare.

passerella dei politicanti borghe-si e rappresentanti istituzionali. Calati in massa a Firenze i mas-simi dirigenti di PD, SEL, ecc. Con grande faccia tosta non sono mancati esponenti del PDL, come l’ex ministro Rotondi, re-sponsabili della politica razzista del governo del neoduce Berlu-sconi. Anche in questa occasio-ne il neopodestà fiorentino Mat-teo Renzi si è collocato a destra, partecipando a titolo personale, senza la fascia tricolore e sen-za il gonfalone della città. Una presenza sottotono rispetto a quella di tanti sindaci dell’hinter-land fiorentino presenti in forma ufficiale, alla provincia di Firenze e alla regione Toscana, che in-nalzavano i propri gonfaloni. In un’intervista rilasciata durante la manifestazione non ha mancato di richiamarsi alla necessità della “legalità”. Tradotto vuol dire che non farà un passo indietro nella sua politica di persecuzione degli ambulanti abusivi, lavavetri, men-dicanti, politica che contribuisce a far crescere i pregiudizi razziali e xenofobi. Il destro Renzi è stato ben individuato da molti manife-stanti, che non hanno mancato di contestarlo.

Sul palco di piazza Santa Ma-ria Novella si sono alternati in tanti. Da notare che il Comune di Firenze è stato rappresentato da Eugenio Giani (PD), noto in città per il suo feeling con i neofascisti, espresso ad esempio con la sua presenza alla parata neofascista

Presente il PMLI con una de-legazione di militanti e simpa-tizzanti di Firenze, guidata dalla compagna Claudia Del Decenna-le, Responsabile del PMLI per la Toscana. I compagni innalzavano le bandiere del Partito abbrunate e locandine con la solidarietà alla comunità senegalese e la richie-sta di scioglimento dei gruppi fa-scisti e la chiusura dei loro covi. Diffuso ancora il Comunicato del Comitato provinciale di Firenze, molto apprezzato anche da tanti senegalesi che ci hanno ringra-ziato; diffuso Il Bolscevico n. 46. Alcuni immigrati senegalesi si sono voluti far fotografare con noi. La delegazione ha ricevuto telefonicamente l’incoraggiamen-to e il sostegno del Responsabile della Commissione per il lavoro di Organizzazione del Comitato centrale del Partito. Successi-vamente ai compagni fiorentini sono arrivati i ringraziamenti della suddetta Commissione per “aver reso un grande servizio all’intero Partito che senza le vostre inizia-tive sarebbe stato completamen-te assente in un avvenimento che ha scosso la coscienza e la sen-sibilità antirazziste e antifasciste della popolazione fiorentina”.

Nel corteo non è mancata la

Firenze, 17 dicembre 2011. Uno spezzone del grande e combattivo corteo organizzato in risposta alla strage dei migranti se-negalesi per mano di un neonazista. Al centro della delegazione dei marxisti-leninisti, con la bandiera, si nota la compagna Claudia Del Decennale, Responsabile del PMLI per la Toscana (foto Il Bolscevico)

Firenze, 17 dicembre 2011. La diffusione del volantino col comunicato del Co-mitato provinciale di Firenze del PMLI sulla condanna della strage e riprodotto a lato (foto Il Bolscevico)

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È finito con incendi, danneg-giamenti e devastazioni la notte di follia fascista e razzista che ha travolto il campo rom di Cascina Continassa, nella periferia di To-rino, il 10 dicembre. Un fatto di gravità inaudita nato da una fal-sa denuncia di una ragazza di 16 anni del quartiere Vallette che ave-va affermato di essere stata stupra-ta da due ragazzi rom nel palazzo di casa, per poi smentire tutto suc-cessivamente. La falsa denuncia è stata immediatamente strumenta-lizzata per organizzare, dalla fami-glia della ragazza, una manifesta-zione xenofoba (appoggiata anche dal PD locale) e dare il pretesto a un gruppo di fascisti e razzisti di trasformare una fiaccolata nottur-na “di solidarietà” in un vergo-gnoso raid per dar fuoco a barac-che e roulotte di rom. Un atto del peggiore squadrismo con lancio di bombe carta, “caccia al rom”, uti-lizzo di mazze e bastoni, incendi che hanno fatto scoppiare alcu-ne bombole del gas, minacce ad operatori tv e fotografi. Una notte dove per un niente non è scappato il morto, nonostante alcuni mani-

festanti gridavano “abbiamo rag-giunto l’obbiettivo, abbiamo bru-ciato tutto!”.

Michele Curto, consigliere co-munale, coordinatore provinciale di Sel ha presentato un esposto in Procura: “Ci sono cose poco chia-re – ha dichiarato – prima di tut-to la presenza sorprendentemen-te esigua di polizia e carabinieri”. Sembra infatti che la ragazzina ab-bia accennato alla violenza da par-te di stranieri soltanto giovedì, il

giorno dopo essere stata visitata in ospedale. Immediatamente dopo – a due giorni dal corteo – in mol-te cassette postali del quartiere è comparso un volantino dai toni chiaramente razzisti che dava ap-puntamento per “ripulire la Conti-nassa’ alle 18 e 30” orario è scritto a mano, del sabato.

Alla luce di queste considera-zioni risulta assolutamente ver-gognosa, invece, la presenza di Paola Bragantini, presidente del-

la Circoscrizione nonché segre-tario provinciale del PD. Sabato sera era alla fiaccolata razzista, circostanza che a molti è sembra-ta quanto meno sorprendente. Ma lei con sfacciato candore puntua-lizza: “Eravamo lì, consiglieri di vara estrazione, uniti, per capi-re, parlare, spiegare alle persone. Sgomenti per la piega che prende-va, increduli per il montare della rabbia. Abbiamo tentato di tirar via le persone, di dire in faccia, a nostro rischio, ‘vergognati per quello che stai dicendo’”. Una spiegazione che dovrà convincere anche la Procura di Torino che ha aperto una inchiesta ed ha senti-to proprio la Bragantini, per ora, come primo testimone. Suonano come ipocrite, dunque, le parole del neopodestà torinese, il neoli-berale e rinnegato Fassino che ha parlato di “linciaggio nei confron-ti di persone estranee ai fatti per la sola ragione che sono cittadi-ni stranieri”, quando il capofila dei dirigenti del PD torinese ma-nifestava tranquillamente assie-me a fascisti, razzisti e xenofobi di ogni specie.

N. 47 - 29 dicembre 2011 interni / il bolscevico 5Incendiato il campo rom di Cascina Continassa

POGROM ANTIROM A TORINO Vergognosa presenza del segretario provinciale PD alla fi accolata razzista

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA D’AZIONE GLOBALE PER I DIRITTI DEI MIGRANTI E DOPO I CRIMINALI FATTI DI XENOFOBIA DI TORINO E FIRENZE

Centinaia di migranti in piazza a Milano

per il riconoscimento dei propri dirittiPMLI: “Basta razzismo! Mettere

fuorilegge le organizzazioni nazifasciste! Abrogare la Bossi-Fini!

Uguali diritti tra migranti ed italiani!”

Redazione di MilanoSabato 17 dicembre centinaia

di manifestanti sono scesi in piaz-za a Milano per una manifestazio-ne antirazzista, in occasione della Giornata d’azione globale per i diritti dei migranti, a pochi giorni dalla strage dei senegalesi a Fi-renze e del pogrom incendiario anti-Rom di Torino.

Il corteo, partito da piazzale Loreto e diretto in stazione Cen-trale, era composto in gran parte da immigrati. Folta la rappresen-tanza senegalese e numerosi i cartelli che reclamavano la chiu-sura del covo cittadino dell’orga-nizzazione nazifascista, xenofoba e squadristica Casapound sito in Via Longarone 18. Tra le istanze dell’iniziativa ci sono la richiesta di permessi di soggiorno per tutti, il diritto di voto e la riforma della legge sulla cittadinanza, oltre che la chiusura dei lager per migranti che sono i Centri di identificazio-ne ed espulsione (CIE).

Fra le numerose bandiere e i cartelli esposti dai partecipanti, uno ritraeva il leader leghista Um-berto Bossi a fianco di una croce uncinata composta da una serie di fototessere di Mario Borghe-zio.

“Basta razzismo! Mettere fuo-rilegge le organizzazioni nazifa-sciste! Abrogare la Bossi-Fini! Uguali diritti tra migranti ed ita-liani!”, questo si leggeva a chia-re lettere nei corpetti portati dai compagni della Cellula “Mao” di Milano e dell’Organizzazione di Sesto San Giovanni che compo-nevano la delegazione del PMLI. La qualificata presenza dei marxi-sti-leninisti, che portavano alte le rosse bandiere del Partito, si faceva sentire chiaramente con il continuo lancio di slogan che hanno coinvolto molti migranti, iscritti di base del PRC e militan-ti del Popolo Viola. Tra quelli più

rilanciati: “I migranti non sono clandestini, abrogare la legge Bossi-Fini”, “Lavoro, casa, ser-vizi sociali; non vogliamo le leg-gi razziali”, “I nazifascisti e chi li protegge, non vanno tollerati ma messi fuorilegge”, “Lega razzista, partito neonazista”, “Mario Monti come Berlusconi, macelleria so-ciale, nuova gestione”, e il canto di “Bella Ciao”.

Oltre ai numeri 43 e 45 de Il Bolscevico i nostri compagni hanno distribuito centinaia di volantini, letti con attenzione ed anche con palese approvazione dai manifestanti, riportanti un co-municato a firma Comitato lom-bardo del PMLI che: condanna i criminali atti di xenofobia a Torino e Firenze; rivendica la messa fuo-rilegge di tutte le organizzazioni nazifasciste applicando le leggi attuative della XII disposizione della vigente Costituzione; esorta alla lotta per l’abrogazione del-la fascistissima legge schiavista e razzista Bossi-Fini e di tutte le leggi razziali contro i migranti af-finché siano riconosciuti eguali diritti di lavoro e di cittadinanza tra migranti e italiani; indica la lotta di classe come metodo per difendere i diritti dei lavoratori, migranti compresi, al fine di svi-luppare a pieno la battaglia con-tro la megastangata Monti, la crisi del capitalismo e l’imperialismo, e per conquistare l’Italia unita, rossa e socialista, “l’unica socie-tà che può garantire a pieno diritti e benessere alle masse lavoratrici e popolari”.

Nei comizi finali i rappresen-tanti delle organizzazioni dei mi-granti promotrici della manifesta-zione hanno dichiarato di voler estendere la protesta affinché si ottengano la “cittadinanza a co-minciare dai figli dei migranti che sono anche figli di questo Paese dove sono nati e cresciuti”, una vera sanatoria per tutti gli immi-grati e quindi il diritto di “libera circolazione” sul territorio italia-no.

In piazza a Catania contro la “sanatoria truffa”

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania

Il 9 dicembre a Catania si è svolta una manifestazione orga-nizzata dal Coordinamento im-migrati contro la sanatoria truffa, la Rete Antirazzista Catanese e la Rete catanese 15 ottobre, con par-tenza da via Etnea (all’altezza del-la villa Bellini), che ha visto cir-ca 500 partecipanti, per la maggior parte migranti.

Manifestavano per: “il rila-scio del permesso di soggiorno per chi ha partecipato alla ‘sana-toria truffa’ ed estensione gene-ralizzata della regolarizzazione a tutte le tipologie di contratto e di lavoro autonomo; prolungamento del permesso di soggiorno per chi

ha perso il lavoro e ritiro della cir-colare ‘Manganelli’; rilascio del permesso di soggiorno per chi de-nuncia il datore di lavoro in nero;

la chiusura di tutti i centri di de-tenzione per migranti, compreso il megaCara di Mineo; riconosci-mento del diritto di voto per chi

vive in Italia da almeno 5 anni; riconoscimento della cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia”.

L’agguerrita manifestazione ha fatto tappa, con un sit-in, di fron-te alla prefettura, e si è poi recata in piazza Stesicoro, dove ha avuto luogo un’assemblea interetnica.

La Cellula “Stalin” della pro-vincia di Catania del PMLI ha portato la solidarietà del Partito ai migranti e ha diffuso il volantino tratto dal documento dell’Ufficio politico del 19 novembre: “Libe-riamoci dal governo della grande finanza, della UE e della macelle-ria sociale. Solo il socialismo può salvare l’Italia”. I marxisti-lenini-sti della provincia di Catania han-no inoltre portato all’evento due gigantografie delle prime pagine de Il Bolscevico nn. 43 e 45.

Comunicato delle lavoratrici e dei lavoratori Jabil di Cassina de’ Pecchi (Milano)

“NON LOTTIAMO SOLO PER IL NOSTRO POSTO DI LAVORO, MA PERCHÉ NON STA SCRITTO DA NESSUNA PARTE

CHE I PADRONI DECIDONO E GLI OPERAI SUBISCONO”

I migranti rivendicano pienezza di diritti. Il PMLIesprime solidarietà alla lotta e attacca il governo Monti

Stralci del comunicato RSU Fiom e lavoratrici e lavoratori Ja-bil di Cassina de’ Pecchi.

Il 28 settembre, mentre Rsu e sindacato sono all’incontro al ministero in cui l’azienda avreb-

be dovuto illustrare il suo “piano industriale”, in Fiom a Milano ar-riva un fax: “... si comunica che l’azienda Jabil Cm Srl si trova costretta a procedere al licenzia-mento collettivo per cessazione completa di attività per un totale

di 325 dipendenti, corrispondenti all’intero organico in forza presso l’unità di Cassina de’ Pecchi”.

Noi a casa e lo stabilimento trasformato in una bella area di-smessa su cui speculare: è que-sto che ci vogliono imporre. Ma noi vogliamo altro. Vogliamo con-tinuare a lavorare e ci attrezziamo per resistere: il gazebo fuori dai cancelli si trasforma in una strut-tura più “solida”, con cucina, ta-voli e sedie, una stufa.

Non lottiamo solo per il no-stro posto di lavoro, per il nostro salario, per la nostra dignità, ma anche perché non sta scritto da nessuna parte che i padroni deci-dono e gli operai subiscono.

Il 13 dicembre c’è l’ultimo in-contro per discutere del nostro futuro. Che non accetteremo licenziamenti e dismissione del-la fabbrica è chiaro (infatti finirà senza accordo).

Due giorni prima riceviamo

una bella letterina: “Vi informiamo che dal 12 dicembre prossimo lo stabilimento di Cassina de’ Pec-chi sarà chiuso”.

Adesso basta davvero: en-triamo nella nostra fabbrica e ci restiamo.

Non sappiamo come finirà questa storia, ma una cosa sì che la sappiamo: vogliamo ten-tare fino in fondo di riscriverne il finale. In questi mesi di lotta molti compagni e amici ci sono sta-ti accanto, ci hanno espresso la loro solidarietà anche concreta: li ringraziamo. Ci sono migliaia di lavoratori nelle nostre condizio-ni. Vorremmo che la nostra lotta parlasse anche a loro. Abbiamo nemici potenti e, da solo, nessu-no di noi ce la potrà fare. Insieme invece possiamo tentare davvero di vincere.

La Rsu Fiom e le lavoratrici e i lavoratori del presidio Jabil

di Cassina de’ PecchiPresidio di lotta dei lavoratori della Jabil di Cassina de’ Pecchi (Milano)

Torino, 10 dicembre 2011. Il rogo del campo rom alle Vallette

Un momento della manifestazione del 17 dicembre a Milano (foto Il Bolscevico)

Volantino realizzato dal Comitato lombardo del PMLI

Catania, 9 dicembre 2011. Manifestazione contro la sanatoria truffa (foto Il Bol-scevico)

Ai lettoriInformiamo che, a causa

della chiusura della tipografia per le festività di fine anno, il prossimo numero de Il Bolsce-vico uscirà giovedì 5 gennaio.

Cogliamo l’occasione per augurare di cuore alle nostre lettrici e ai nostri lettori un buon e rosso 2012.

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6 il bolscevico / interni N. 47 - 29 dicembre 2011

IL DOPPIO CONFLITTO D’INTERESSI DEL MINISTRO PASSERA E DEL SUO VICE CIACCIA

Quando Monti ha offerto a Corrado Passera il ministero del-lo Sviluppo Economico, l’ex am-ministratore delegato di Intesa Sanpaolo gli pose due condizioni per entrare a far parte dell’esecu-tivo. La prima: insieme allo Svi-luppo economico ha preteso e ottenuto anche le Infrastrutture e Trasporti. La seconda è la nomina del suo fiduciario Mario Ciaccia a viceministro con delega proprio alle Infrastrutture e Trasporti.

Romano, 64 anni, grande uf-ficiale dell’ordine al merito della repubblica italiana, presidente di sezione onorario della Corte dei Conti, membro dei comitati direttivi dell’Istituto Affari Inter-nazionali, dell’associazione Civita e degli amici dell’accademia dei Lincei, con all’attivo già nume-rosi incarichi politici al fianco di diversi ministri, Ciaccia insieme a Passera è latore di un doppio conflitto di interesse da far invidia perfino a Berlusconi.

Basti pensare che negli ulti-mi nove anni egli è stato uno dei massimi promotori dei progetti per le grandi opere e, in qualità di amministratore delegato e di-rettore generale di BIIS (Banca In-frastrutture Innovazione e Svilup-po) del gruppo Intesa Sanpaolo, ha favorito l’apertura di linee di credito alla Pubblica Amministra-zione e a favore delle cosiddette “public utilities” per oltre 33 mi-liardi di euro.

Solo la Regione Lazio è stata finanziata per oltre 2,5 miliardi. Idem il ministero della Difesa, che con i soldi di BIIS si è comprato i nuovi caccia e le fregate di Fin-cantieri.

In sostanza, ogni 100 euro di debito pubblico, 2 sono prestiti fatti da Ciaccia il quale adesso, insieme a Passera, Monti e a tutti gli altri macellai dell’alta finanza, siede nel governo che quei debiti deve pagare.

Inoltre la BIIS sta partecipan-do con 3 miliardi di euro al finan-ziamento delle grandi infrastrut-ture, con prestiti che i realizzatori,

attraverso il cosiddetto “project financing”, dovrebbero ripaga-re allo Stato con i profitti realiz-zati nella gestione delle opere e Ciaccia è il regista di alcune tra le maggiori operazioni: dalle au-tostrade lombarde, alla Salerno-Reggio Calabria, dal Quadrilatero stradale tra Marche e Umbria al Terzo Valico ferroviario Genova-Milano fino alla nuova piattafor-ma Maersk di Vado e poi ancora ai progetti per il porto di Trieste, gli interventi urbanistici come quelli già realizzati per la Fiera di Milano o l’Eur di Roma, gli aero-porti di mezza Italia, i progetti per eolico e solare, acquedotti e ter-movalorizzatori.

In tutto ciò è coinvolta più o meno direttamente la BIIS a cui ora Ciaccia come vice ministro potrà garantirne da un lato la spedita realizzazione e, dall’al-tro, qualora le infrastrutture non si rivelassero redditizie, garantirà comunque il saldo dei lavori coi soldi dello Stato, ossia coi miliar-di rubati al popolo.

“Abbiamo erogato finanzia-menti all’Anas per la realizzazio-ne della terza corsia del Grande Raccordo Anulare di Roma, per un importo di 390 milioni di euro; e del secondo lotto della Saler-no-Reggio Calabria, per oltre 430 milioni di euro”, ha ricordato re-centemente Ciaccia; “Siamo pre-senti nel Passante di Mestre con un investimento di 800 milioni di euro e abbiamo favorito la realiz-zazione di parcheggi in varie città per un importo di 130 milioni. Ab-biamo attuato il collocamento e la sottoscrizione di parte dell’emis-sione obbligazionaria della ex so-cietà Infrastrutture Spa per la co-struzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Milano-Napo-li, per un importo di 320 milioni di euro. Siamo i consulenti per la realizzazione e gestione delle autostrade Brescia-Bergamo-Mi-lano e delle Tangenziali esterne di Milano, rispettivamente per 1,6 e 1,4 miliardi di euro”. BIIS è inol-tre advisor dell’autostrada regio-

nale Cremona-Mantova (project financing da 430 milioni) e della Pedemontana Veneta, l’autostra-da che collegherà le province di Bergamo, Monza, Milano, Como e Varese. BIIS controlla il 6,03% della società di gestione della Pe-demontana e contestualmente si occupa dell’ arranging del debito, stimato in circa 3 miliardi di euro su un costo complessivo del-l’opera di 4,7 miliardi. Nell’ago-sto 2010, la banca di Ciaccia ha poi concesso un credito di 15,7 milioni ad Invester, la finanziaria dell’imprenditore lombardo Rino Gambari, primo socio privato del-la Brescia-Padova, ricevendo in pegno le quote di proprietà della società autostradale. Della Sere-nissima, Intesa Sanpaolo detiene già il 6% del capitale attraverso la controllata Equiter.

BIIS è attiva nel settore ferro-viario attraverso il controllo diret-to di Cofergemi, la società che si occupa della linea ad alta velocità Genova-Milano. Inoltre controlla il 12% di Portocittà, la Spa che in-tende ristrutturare il porto di Trie-

ste. In Liguria ha intrapreso una partnership con Regione e ammi-nistrazione comunale di Genova per lo sviluppo di grandi progetti come il Terzo Valico, la Gronda di Ponente ed il rafforzamento delle infrastrutture portuali locali (oltre 7 miliardi di investimenti). BIIS ha pure sottoscritto crediti per un miliardo di euro a favore delle imprese impegnate nei lavori del-la nuova Fiera di Milano ed è ar-ranger di alcuni dei più discutibili programmi destinati alla Sicilia, come il “miglioramento dell’ado-zione idrica” di Siciliacque Spa (investimenti per 564 milioni) e la realizzazione dei termovalorizza-tori da parte di un pool d’imprese a guida Falck (1,2 miliardi) e Sicil Power (450 milioni).

Altro importante settore d’in-tervento della banca di Ciaccia è la cosiddetta “cartolarizzazio-ne dei crediti sanitari”, attraver-so l’emissione di obbligazioni costruite sui crediti vantati da aziende del settore nei confronti delle Regioni (in prima fila Abruz-zo, Molise, Lazio, Campania e

Sicilia). “Sempre nel campo delle cartolarizzazioni, la BIIS ha lan-ciato il 23 dicembre 2009 una maxi da 1,33 miliardi legata ad un portafoglio costituito da titoli ob-bligazionari emessi da enti locali italiani, mentre il 24 luglio 2009 ha realizzato l’attesa emissione da 3 miliardi di euro di obbliga-zioni bancarie garantite da crediti al settore pubblico”.

Non solo, Intesa Sanpaolo è anche azionista per il 39% di Au-tostrade lombarde, soggetto pro-motore della BreBeMi; inoltre con-trolla il 5% del capitale di Tem, a cui si aggiunge uno 0,25% di azio-ni in mano direttamente a BIIS.

Insomma controllori e con-trollati sono una cosa unica e a governare sono i conflitti d’inte-resse.

Per non parlare dell’inutile e dannoso Ponte sullo Stretto di Messina. Da presidente di Arcus (la società a capitale pubblico che avrebbe dovuto investire il 3% delle risorse della famigerata legge Obiettivo in iniziative cultu-rali e artistiche nei territori investiti

dai lavori per le mega infrastruttu-re), Ciaccia aveva programma-to con l’Associazione Civita lo studio di “possibili connessioni e collegamenti per far divenire il Ponte di Messina una opportuni-tà di sviluppo per il turismo e per i beni culturali della Sicilia e della Calabria”.

Grazie a Ciaccia la BIIS è di-venuta capofila del pool di ban-che che ha rilasciato la garanzia fideiussoria per la partecipazione alla gara ad Eurolink, il consorzio d’ imprese aggiudicatario del-l’appalto del Ponte (linee di cre-dito per 350 milioni di euro). Non a caso il 21 luglio 2009 la BIIS ufficializzava per bocca del suo amministratore delegato Passera di essere pronta a intervenire di-rettamente nel finanziamento dei lavori. Mentre Ciaccia precisava: “I soldi ci sono e da molto tempo – disse Passera - il mondo ban-cario ha bisogno solo di certezze operative che solo la politica può dare”. E guarda caso ora la poli-tica sono di nuovo loro: Passera e Ciaccia.

CON LA COPERTURA DI GOVERNO, ISTITUZIONI LOCALI E APPARATI DELLO STATO, LA FAMIGLIA IOVINE-ZAGARIA CONTROLLAVA GLI APPALTI E LO SMALTIMENTO DI RIFIUTI PERICOLOSI IN MEZZA ITALIA

Arrestato il capo-clan della mafia del cemento

Cafi ero De Raho: “i quadri intermedi sono pronti a sostituire i vertici”

Il 7 dicembre scorso, durante un’operazione coordinata dal pool di magistrati della DDA di Napoli, è stato finalmente arrestato il boss Michele Zagaria. Si trovava all’interno di un covo supertecno-logico costruito in una villa di Ca-sapesenna, a pochi chilometri dal suo paese natale, San Cipriano d’Aversa (provincia di Caserta).

Zagaria è considerato uno dei boss-“imprenditori” più potenti del cartello di famiglie mafiose denominate “i Casalesi”, una vera e propria holding del ce-mento, che ha monopolizzato da quasi tre decenni gli appalti per i lavori pubblici e le “grandi opere” (come la Tav) in Campania, Lazio, Emilia-Romagna (in particolare nella provincia di Parma), Tosca-na, Umbria, Abruzzo, Lombardia, e quelli per il trasporto e lo smal-timento illecito di rifiuti tossici per conto delle industrie inquinanti del Nord, che ha trasformato in una cloaca il giuglianese, il litora-le domizio, l’agro-aversano.

La devastazione economica, ambientale, sociale e sanitaria è sotto gli occhi di tutti: una terra un tempo fertilissima è stata av-velenata a tal punto che oggi la Campania è costretta a impor-tare il cibo ai prezzi inflattivi e di monopolio dalle holding agroali-mentari nazionali ed internazio-nali, delle quali i Casalesi sono stati e sono “intermediari”, come testimonia la vicenda dei marchi “Parmalat” che erano imposti ai commercianti dal sanguina-rio clan in tutta la Campania, nonché i processi in corso per la costruzione di inceneritori e grandi centri commerciali, in cui pian piano sta venendo alla luce il controllo capillare del clan sugli apparati statali, sui governi locali e nazionali (caso Cosentino), sui commissariati all’emergenza, fino su nel gotha dell’alta finanza e del mercato borsistico.

Inserito nell’elenco dei 30 la-

titanti più pericolosi d’Italia, Za-garia era ricercato dal lontano 1995 per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, ra-pina e altri reati, l’8 febbraio del 2000 erano state diramate le sue ricerche in ambito internaziona-le, il 15 gennaio 2010 il 3° grado del maxiprocesso Spartacus, lo aveva condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo. Stes-sa pena era stata emessa il 15 ottobre 2010 dalla Corte d’as-sise di Latina per l’omicidio di Pasquale Piccolo, avvenuto il 22 luglio 1988 a Gaeta. Soltanto il 26 luglio 2010 la polizia scienti-fica aveva diffuso il suo identikit realizzato sulla base delle descri-zioni di collaboratori di giustizia.

Il Procuratore capo della Dia Federico Cafiero de Raho ha commentato l’arresto con queste parole: “Con l’arresto di Michele Zagaria si ottiene la sottrazione dell’ultimo capo storico della co-sca. È evidente che il clan adesso si deve riorganizzare, ha bisogno di recuperare energie e uomini. E dovrà trovare un successore al vertice, colui che dovrà con-durre il gruppo”. “È quanto mai importante – prosegue il magi-strato – cominciare ad ampliare il contrasto ai profili patrimoniali di questo gruppo: bisogna aggredi-re gli apparati economici, e non solo. Dovremo anche concentrar-ci su quella zona grigia composta da insospettabili infiltrati che han-no consentito ai Casalesi di fare il grande salto di qualità, diventan-do camorra imprenditrice. Mi rife-risco a quella ‘borghesia mafiosa’ che oggi è il vero nemico, sia no-stro che di tutta la società”.

E già perché nonostante gli arresti e i sequestri di beni mobili ed immobili, i capitali (scudati?) del clan è stimato oggi in almeno 2 miliardi di euro. I casalesi sono diventati molto potenti anche al-l’estero conducono attività illecite

Eloquente intervista dell’imbroglione leader del “Movimento 5 stelle” al settimanale “Oggi”

GRILLO: “C’E’ BISOGNO DI MONTI,

NON HA INIZIATO MALE” “Io credo che ora questo

Paese abbia bisogno di perso-ne credibili, come lo è Monti, per traghettare questo Paese alle elezioni del 2013, cambian-do la legge elettorale, il conflitto di interessi e bloccare il debito. Non ha iniziato male, io non mi permetto di dare un giudizio negativo su di lui”. È questo lo sbalorditivo proclama del leader del “Movimento 5 stelle”, Beppe Grillo, che in un’intervista pub-blicata dal settimanale Oggi del 13 dicembre scorso, ha elogiato il governo del tecnocrate bor-ghese Monti: “Questi sono stati nominati dalle grandi banche in-ternazionali, però vedremo che cosa faranno. Per ora non ne posso parlare male”. Dunque, a suo giudizio, un governo im-posto dalla grande finanza non suscita alcuno scandalo. Dopo aver criticato il ministro dell’Am-biente Clini sulla volontà del go-verno di avviare il Ponte di Mes-sina e continuare la Tav in Val di Susa, dà anche qualche sug-gerimento a Monti invitandolo a confrontarsi con i movimenti:

“deve dare ascolto ai movimen-ti. Lo farà? Ne dubito, ma se lo facesse non potrei criticarlo per questo”. Successivamente, travolto dai mugugni della sua base dopo l’uscita dell’articolo, Grillo criticava l’articolo a firma di Roberto Alessi sul suo blog; ma si trattava di una smentita che convinceva per nulla, atte-so che lo stesso comico geno-vese ribadiva: “ho detto in un incontro pubblico che Monti è una brava persona” (sic!).

Dunque ci troviamo alla pri-ma evidente crepa nella conce-zione velleitaria dell’imbroglione leader del “Movimento 5 Stelle” che, nonostante affermi che gli attuali ministri “sono stati nomi-nati dalle grandi banche inter-nazionali”, in maniera eloquente ammorbidisce i toni con il go-verno Monti della grande finan-za e della Ue senza denunciarne la sua vera natura protesa verso la macelleria sociale contenu-ta nella manovra economica. Come reagiranno gli iscritti al movimento dopo questa clamo-rosa intervista?

LA MILITANZAMARXISTA-LENINISTAÈ IL MASSIMOCONTRIBUTOALL’EMANCIPAZIONEDEL PROLETARIATOE DELL’INTERA UMANITÀ

“Un comunista, indica Mao, deve essere franco, leale e atti-vo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra del-la sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quel-li della rivoluzione; sempre e ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere considerato un comu-nista”. Non è facile essere un simile marxista-leninista ma dob-biamo riuscirci, prendendo esempio dalle compagne e dai com-pagni che già praticano, alcuni da decenni e da sempre, questa militanza marxista-leninista.

Una militanza che non può essere paragonata e eguagliata a nessun’altra militanza e impegno politico e sociale, perché essa è l’attività più grande, più giusta, più utile, più meritoria e più gratificante che possa fare chi vuole dare il massimo contribu-to al progresso sociale e all’emancipazione del proletariato e dell’intera umanità.

Il nostro auspicio è che un numero sempre più grande di el-ementi avanzati, combattivi e coscienti, specialmente le operaie e gli operai, le studentesse e gli studenti, le intellettuali e gli intel-lettuali, capiscano l’importanza e la necessità storica della mili-tanza marxista-leninista e si uniscano a noi senza più indugio sot-to le rosse bandiere dei Maestri, del socialismo e del PMLI. Sotto queste nostre bandiere ci stanno benissimo anche i credenti riv-oluzionari simpatizzanti del Partito.

(Brano tratto dal Discorso di Giovanni Scuderi alla Com-memorazione di Mao nel 35° Anniversario della scomparsa, pro-nunciato a Firenze l’11 settembre 2011, dal titolo: “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”)

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N. 47 - 29 dicembre 2011 mao / il bolscevico 7Nel 118° Anniversario della nascita di Mao, 26 Dicembre 1893, “Il Bolscevico” pubblica alcuni importanti discorsi di Mao, parzialmente inediti in Italia, pronunciati tra il 1966 e il 1969

PER COMBATTERE I REVISIONISTI,ISPIRIAMOCI AI DISCORSI DI MAO DURANTE LA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE PROLETARIA

Per celebrare 118° Anniversario della nascita di Mao, che cade il 26 Dicembre, pubblichiamo su “Il Bol-scevico” alcuni suoi importanti di-scorsi parzialmente inediti in Italia tradotti dal cinese dal PMLI.

Le opere di Mao fra il 1966 e il 1976, anni in cui la Cina era in-fiammata dalla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, da lui perso-nalmente ideata e diretta, che inol-tre ispirò le lotte rivoluzionarie del proletariato e dei popoli oppressi del mondo intero, non sono facili da rintracciare per via della censu-ra da parte della cricca revisionista e fascista di Pechino, i cui dirigenti, a partire dall’attuale presidente Hu Jintao e dal suo probabile successo-re Xi Jinping, sono filiazione diret-ta dei loro predecessori revisionisti Liu Shaoqi, Deng Xiaoping, Peng Zhen ed altri, rovesciati nel decen-nio della Rivoluzione culturale pro-letaria.

Le opere che di seguito presen-tiamo sono tratte da antologie pub-blicate dalle Guardie Rosse durante la Rivoluzione culturale proletaria, in particolare dai volumetti dal tito-lo: Viva il pensiero di Mao Zedong (Mao Zedong Sixiang Wansui), al-lorché le masse sentivano la neces-sità di poter accedere agli scritti e ai discorsi di Mao successivi al 1949, anno di fondazione della Repub-blica popolare cinese (in cui si in-terrompono i primi quattro volumi delle sue Opere scelte), e in parti-

colare a quelli della preparazione e del lancio della Rivoluzione cultu-rale proletaria. Fra il 1967 e il 1969 il Comitato centrale del Partito co-munista cinese intervenne con ap-posite risoluzioni stabilendo il riti-ro del materiale non pubblicato dal Centro, in previsione del V volume delle Opere scelte di Mao, nonché delle sue Opere complete, la cui pubblicazione fu decisa all’indoma-ni della morte del grande Maestro del proletariato internazionale av-venuta il 9 settembre 1976. Questo lavoro fu interrotto a seguito del-l’avvento al potere del rappresen-tante della borghesia infiltrato nel Partito, Deng Xiaoping, che restau-rò il capitalismo in Cina e ne avviò la trasformazione nella potenza so-cialimperialista (socialista a parole, imperialista nei fatti) che è oggi.

Leggendo questi scritti e discor-si se ne capisce il motivo. Da essi emergono la dialettica marxista-le-ninista, la modestia, la fiducia nelle masse e il contributo di Mao al te-soro del marxismo-leninismo. Egli comprese, sulla base dell’esperien-za storica della dittatura del prole-tariato e della stessa realtà cinese di allora, che anche nella società socialista esiste la lotta di classe, quindi la contraddizione fra prole-tariato e borghesia resta la contrad-dizione principale, con la differen-za che la borghesia non si mostra a viso aperto ma si camuffa, si infiltra nel Partito e tenta di fargli cambiare

colore politico. Mao invitò la classe operaia, le masse popolari e i giova-ni a “ribellarsi contro i reaziona-ri”, criticare e destituire i dirigenti revisionisti del Partito e dello Stato che avevano preso la via capitalista. Nella circolare del 16 maggio 1966,

che diede inizio alla Grande Rivo-luzione Culturale Proletaria, così si esprimeva: “I rappresentanti del-la borghesia infiltrati nel Partito, nel governo, nell’esercito e nei di-versi ambienti culturali, formano un’accozzaglia di revisionisti con-

trorivoluzionari. Se si presentasse l’occasione, prenderebbero il po-tere e trasformerebbero la ditta-tura del proletariato in dittatura della borghesia”.

Disse ancora Mao: “La Gran-de Rivoluzione Culturale Prole-taria è una grande rivoluzione che tocca l’uomo in quanto ha di più profondo e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo”. Ecco lo scopo ulti-mo di questo epocale rivolgimento. Mao insegna che, per trasforma-re il mondo, i marxisti-leninisti, il proletariato e le masse devono tra-sformare se stessi, ossia la propria concezione del mondo, acquisendo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Questo è l’unico modo per i rivoluzionari e i sinceri comunisti per essere marxisti-leninisti conse-guenti e sbarazzarsi dell’influenza nociva del pensiero, della cultura e della morale borghesi che esistono anche nei membri del PMLI come riflesso della lotta di classe nella so-cietà.

Indicazioni preziosissime per la salvaguardia della linea e compat-tezza ideologiche, politiche e orga-nizzative del Partito del proletaria-to, e che dobbiamo assimilare per orientare correttamente la lotta con-tro il capitalismo e per smascherare gli opportunisti, i revisionisti e gli imbroglioni politici di ogni risma che si possono annidare fin dentro il PMLI.

La bussola degli immortali inse-gnamenti di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao ci dà insomma tutte le coordinate per mettere a punto il radicamento e lo sviluppo nazio-nale del PMLI e consentirgli final-mente di adempiere alla sua missio-ne storica: conquistare l’Italia unita, rossa e socialista. Purché si accol-ga l’esortazione, lanciata dal com-pagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, alla Comme-morazione di Mao di quest’anno, ad “applicarli con maggior decisione, precisione e consapevolezza, con una coscienza ideologica, politica e organizzativa più alta e più matura”. Solo così possiamo essere capaci, in qualsiasi momento, di sostenere battaglie di linea anche ai massimi livelli del Partito.

Impariamo da Mao sulla costru-zione del Partito, sulla lotta tra le due linee e sulla lotta per la conqui-sta del potere politico da parte del proletariato. Facciamo del 2012 un anno fiammante di vittorie per dare al PMLI un corpo da Gigante Ros-so e per liberarci del governo Monti della grande finanza, dell’Ue e della macelleria sociale!

Viva il pensiero di Mao!Per combattere i revisionisti,

ispiriamoci ai discorsi di Mao du-rante la Grande Rivoluzione Cultu-rale Proletaria!

Con Mao per sempre!

Pechino, 1° aprile 1969. Mao pronuncia il discorso di apertura del IX Congresso nazionale del PCC

Discorso alla riunione allargata del Comitato permanente dell’Ufficio politico del CC del PCC (estratti) 17-20 marzo 1966

La nostra politica di proteggere gli intellettuali all’indomani della Liberazione, è stata vantaggiosa ma anche dannosa. Adesso i circoli ac-cademici e universitari sono sotto il controllo effettivo degli intellettua-li borghesi. Più la rivoluzione socia-lista penetra in profondità, più loro oppongono resistenza, più sma-scherano le proprie fattezze antipar-

tito e antisocialiste. Wu Han, Jian Bozan1, eccetera sono membri del Partito comunista, eppure sono an-ticomunisti, di fatto sono gente del Kuomintang. Al momento attuale la percezione di molte località rispetto a questo problema è piuttosto sba-gliata e non è stata lanciata la criti-ca accademica. In ogni angolo del nostro Paese bisogna stare attenti a

chi controlla le scuole, i giornali, le pubblicazioni e le case editrici, bi-sogna condurre una critica coscien-ziosa contro le autorità accademi-che borghesi.

Noi dobbiamo fondare la nostra autorità accademica sui giovani, senza avere paura che essi infran-gano la “legge della terra”. Non bi-sogna confiscare i loro manoscritti.

Il Dipartimento di Propaganda non deve diventare un dipartimento per il lavoro rurale2.

Anche il Qianxian3 appartiene a Wu Han, Liao Meisha e Deng Tuo, anch’esso è antipartito e antisocia-lista.

La letteratura e l’arte, la storia, la filosofia, la legge e l’economia devono intraprendere la Grande Ri-

voluzione culturale, devono essere sottoposte a severa critica. Dopotut-to, quanto marxismo c’è?

NOTELa fonte dell’opera è Mao Zedong

Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong), vol. 1961-1968.

1. Wu Han (1909-1969) e Jian Bozan (1898-1968) erano fra le massime auto-

rità accademiche borghesi in Cina. Wu scrisse l’opera teatrale La destituzione di Hai Rui per attaccare implicitamente Mao; Jian era direttore del dipartimento di storia dell’Università di Pechino.

2. Nel Wansui si segnala che il Dipar-timento per il lavoro rurale fu abolito nel 1962.

3. Periodico culturale pechinese.

Discorso alla riunione allargata dell’Ufficio politico del CC del PCC 20 marzo 1966I

Sulla partecipazione al XXIII Congresso del PCUS

Non parteciperemo al XXIII Congresso del PCUS. I sovietici tengono questo congresso assedia-ti dalle difficoltà interne ed esterne. Noi facciamo ci appoggiamo sul-la politica di contare sulle proprie forze: non dipenderemo dall’Unio-ne Sovietica, non abbasseremo la guardia. Se vogliamo che il popolo sia risoluto, noi per primi dobbiamo esserlo. Non partecipando, daremo modo alla sinistra di rafforzarsi, e al centro di avvicinarsi a noi. Se non parteciperemo, tutt’al più potran-no minacciarci militarmente, oppu-re combatterci sulla carta. Potremo comunque scrivere una lettera.

Abbiamo detto che i rinnegati, i nemici della classe operaia e l’Unio-ne Sovietica sono contro la Cina; se qualcuno ci attacca, non dobbiamo far altro che scrivere articoli. I rin-negati e i nemici della classe ope-raia saranno sempre anticinesi. La nostra bandiera deve essere chiara e luminosa, non deve vacillare. Ca-stro non è che un lupo feroce al po-sto di comando.

[Qualcuno chiede: “Questa vol-ta non parteciperemo, ma invieremo comunque dei messaggi ai congres-si che i revisionisti convocheranno

in futuro?”] Potremo inviarne, ma li indirizzeremo al popolo sovietico.

IISulla questione dell’istruzione e

dei circoli accademiciCe ne siamo stati chiusi sotto una

campana e ci sono parecchie cose di cui non siamo al corrente. Di fatto, i circoli accademici e il mondo ac-cademico sono nelle mani della bor-ghesia e della piccola borghesia. In passato, la nostra politica nei con-fronti della borghesia nazionale e degli intellettuali borghesi è stata di distinguerli dalla borghesia com-pradora; era la cosa giusta da fare, e questa politica si è rivelata molto efficiente. Metterli tutti sullo stes-so piano sarebbe sbagliato. Ades-so le università, le scuole medie e le scuole primarie per gran parte sono monopolio degli intellettuali prove-nienti dalla borghesia, dalla piccola borghesia, dai proprietari terrieri e dai contadini ricchi. Dopo la Libe-razione li abbiamo protetti, perché allora proteggergli era la cosa giu-sta da fare. Anche adesso che abbia-mo intrapreso la critica accademi-ca, bisogna comunque proteggerne alcuni, come lao Guo, lao Fan e il gruppo “imperatori-re-generali-pri-mi ministri”1.

Attualmente tutte le medie e

grandi città hanno istituito diparti-menti di ricerca sulla letteratura e l’arte, la storia, la filosofia, la legge e l’economia. Esistono numerose ti-pologie di storia. Ogni materia ha la sua storia: ci sono la storia passata e la storia generale, la storia della fi-losofia, della letteratura, delle scien-ze naturali; non esiste una singola materia senza storia. Per quel che riguarda le scienze naturali, non ci siamo ancora mossi: d’ora in avan-ti, ogni cinque o dieci anni, dovre-mo fare un po’ di critica, discutere ed educare i successori. Altrimenti cadrà tutto nelle loro mani.

Anche per quel che riguarda le scienze naturali, i punti di vista del proletariato e della borghesia sono diversi, perché l’idealismo e il mate-rialismo riguardano anche le scienze naturali. Lao Fan è appassionato di imperatori, re, generali e primi mi-nistri. Quelli come lui, compreso il gruppo “imperatori-re”, adorano gli imperatori, i re, i generali e i primi ministri e hanno combattuto il me-todo di studio della storia del 1958. [Lin Biao2: “Questa è lotta di clas-se.”] Quando si critica, non bisogna sparare a vuoto, bisogna studiare i dati storici. Questa è una grandio-sa lotta di classe. In caso contrario, sarà il revisionismo ad emergere e questo è proprio il genere di per-

sone che compariranno con il revi-sionismo in futuro. Wu Han e Jian Bozan, per esempio, si oppongono al marxismo-leninismo; entrambi sono membri del Partito comunista, ciononostante sono contro il Parti-to comunista e il materialismo. [Lin Biao: “Questa è costruzione ideolo-gica socialista.”] Questa è lotta di classe su vasta scala. Al momento attuale, quindici province e muni-cipalità su ventotto hanno lanciato questa lotta, mentre le altre tredici non l’hanno fatto.

La nostra politica di proteggere gli intellettuali ha vantaggi e svan-taggi. Sotto questa politica, essi per-cepivano stipendi fissi e sono dive-nuti professori e rettori, ma di fatto appartenevano al Kuomintang. [Lin Biao: “Bisogna prestare partico-lare attenzione ai giornali, perché sono importantissimi, sono i por-tavoce quotidiani delle direttive del Centro.”] C’è anche quella rivista di Pechino, Qianxian3, che in real-tà è la linea del fronte di Wu Han, Deng Tuo e Liao Mosha; il Villag-gio delle tre famiglie4 è opera loro. Liao ha cantato le lodi del Li Hui-niang e si è espresso a favore del-la “teoria degli spiriti innocui”. La lotta di classe è molto acuta ed este-sa, perciò occorre che tutti gli uffici principali ed i comitati provinciali

del Partito vi si dedichino. Bisogna, per esempio, occuparsi dell’istru-zione, dei giornali, delle pubblica-zioni letterarie e artistiche, del cine-ma e del teatro sotto ogni aspetto.

È stato pubblicato il saggio di Zhao X: è molto ben scritto. Zhao X è direttore dell’istituto di storia e fratello di Zhao Yimin5. Il suo sag-gio era stato scritto già nel 1964, ma a causa della repressione è stato pub-blicato solo dopo un anno e mezzo. Non bisogna confiscare gli scritti dei giovani, indipendentemente dal fatto se vanno bene o meno. Non bisogna aver paura di andare con-tro Luo Ergang6 e Jian Bozan, tanto il diritto al sostentamento non lo si toglie a nessuno, quindi che c’è da temere? Non bisogna aver paura di infrangere l’“autorità”.

[X: I circoli letterari e artistici ed i circoli medici hanno organizza-to gruppi di lavoro e li hanno man-dati nelle campagne.]

È bene che siano andati nelle campagne. Le scuole medie, tecni-che e professionali hanno program-mi di metà studio e metà lavoro e tutte vanno nelle campagne. Limi-tarsi a leggere la letteratura antica è inutile, bisogna toccare con mano la realtà concreta. X non ha scritto niente di buono. Quando si studia la letteratura, non bisogna cominciare

dallo studio dei vecchi scritti, com-presi quelli di Lu Xun7 e i miei, ben-sì imparare a scrivere. Gli studenti di letteratura devono scrivere poe-sie e romanzi, non imparare la sto-ria della letteratura. Come si potrà realizzare alcunché se non si im-para a scrivere? Una volta impara-to a scrivere, si prenderà la scrittu-ra come fattore principale, proprio come lo studio delle lingue stra-niere ha l’ascolto e la conversazio-ne come fattori principali. Scrivere equivale a scrivere saggi: impara-re a scrivere saggi significa proprio prendere la scrittura come fattore principale. Per quel che riguarda invece lo studio della storia, biso-gnerà aspettare l’esperienza prati-ca. I nostri dirigenti militari, i gene-rali e comandanti di divisione, non sanno nulla degli imperatori Yao e Shun8 e non hanno letto l’Arte del-la guerra di Sun Tzu, ma forse per questo non sono in grado di fare la guerra allo stesso modo? Nessuno ha mai seguito l’Arte della guerra di Sun Tzu in combattimento. [Lin Biao: “Quel libro è talmente va-riegato che, quando arriva il mo-mento, non si riesce a trovare quel-lo che si cerca. Quando si ha a che

SEGUE IN 8-9 e 10ª ➫

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8 il bolscevico / mao N. 47 - 29 dicembre 2011

fare con battaglie, grandi o piccole che siano, l’una diversa dall’altra, conviene attenersi alle circostanze concrete.”]

Esistono due metodi: uno è co-stituito dalla critica, l’altro dai pro-grammi metà studio e metà lavoro e dalle quattro pulizie. Non bisogna reprimere i giovani, anzi, va per-messo loro di emergere. Per esem-pio, Luo Ergang è stato criticato da Qi Benyu. Qi è un impiegato della sezione corrispondenza dell’Ufficio generale del CC; Luo un professo-re. Non bisogna aver paura di pro-vocare Luo Ergang e Jian Bozan, né impedire di esprimersi ai buoni come ai cattivi elementi. Di Kru-sciov abbiamo persino pubblicato le opere complete! [Lin Biao: “Noi portiamo avanti la costruzione ma-teriale, loro la costruzione spiritua-le borghese.”] [Peng Zhen9: “La verità è che sono loro ad esercita-re la dittatura, sono loro ad avere in mano il potere. A chi si schiera contro di loro, tolgono punti lavo-ro.”] Gli studenti, i docenti univer-sitari e una parte dei professori sono stati liberati; per quel che riguarda gli altri, bene per chi si trasformerà, pazienza per chi non lo farà. [Peng Zhen: “Se si promuove una dottri-na, non ci può essere collaborazio-ne.”] [Lin Biao: “Questa è lotta di classe, dovranno esprimersi.”] Ad ogni modo, X ha detto bene. X ha affermato che i più giovani e meno istruiti hanno rovesciato i più an-ziani e istruiti. [Zhu De10: “Biso-gna rovesciare le autorità.”] [Chen Boda11: “Bisogna rovesciare le au-torità borghesi e formare forze fre-sche, instaurare l’autorità proleta-ria e formare i successori.”] Chi sono le autorità attualmente? Yao Wenyuan, Qi Benyu e Zhao X. Non è ancora stata risolta la questione di chi potrà debellare chi. [Chen Boda: “I successori devono for-marsi in modo naturale. Stalin creò un Malenkov, ma non andava bene, prima della sua morte era già falli-to. Non sono questi i successori che vogliamo.”] I successori devono es-sere giovani, poco eruditi, determi-nati, dotati di esperienza politica e risoluti. Questa questione è impor-tantissima.

IIIQuestione del sistema indu-

strialeCi sono alcune questioni che

non siete in grado di comprendere. Siete davvero sicuri di poter gesti-re così tante cose? [Peng Zhen: “Il Centro e le località devono essere come l’esercito e le armate locali.”] A Nanchino ho discusso con Jiang Weiqing12 dicendo che, in caso di guerra, il Centro in primo luogo non manderebbe truppe; secondo, non manderebbe generali; terzo, dispone di qualche riserva di cibo, ma non abbastanza e non potrebbe inviarne; quarto, non c’è nemme-no vestiario a sufficienza; quinto, le armi da fuoco ci sono ma non sono sufficienti. Ciascuna grande regio-ne e ciascuna provincia devono fare da sé, bisogna che ognuno combatta autonomamente, ogni provincia per conto suo. Le località non possono comandare la flotta e l’aviazione, che devono stare sotto il comando unificato del Centro, ma in caso di guerra bisognerà comunque contare

sulle località, perché appoggiarsi al Centro non sarebbe affidabile. Sta-rà alle località organizzare la guerri-glia e condurre la lotta armata.

Nell’industria della Cina orien-tale sono presenti due metodi di gestione. Il metodo del Jiangsu è buono e consiste nel fatto che la provincia non si fa carico dell’am-ministrazione dell’industria. Nan-chino e Suzhou hanno cominciato a fare lo stesso: a Suzhou il valore di produzione ammonta a ottocento milioni, su centomila operai. Jinan adotta un metodo diverso: le gran-di industrie sono affidate alla pro-vincia e le piccole alla municipalità, ma non c’è chiarezza.

[Liu Shaoqi13: “Come si può sperimentare un sistema generale di lavoro con la partecipazione diffusa al lavoro fisico ed al lavoro volon-tario? Attualmente sono in troppi a non prendere parte al lavoro produt-tivo, fra gli ottocentomila operai e impiegati ci sono anche i loro fa-migliari.”] Adesso si tratta di fare vasta propaganda, farla finita con i vecchi schemi e mettere tutto que-sto in pratica passo dopo passo.

La Cina si compone di ventot-to “Paesi”. Ci sono i “Paesi” gran-di come ci sono i “Paesi” piccoli, ad esempio il Tibet e il Qinghai sono “Paesi” piccoli, perché la popola-zione non è molto elevata. [Zhou Enlai14: “Bisogna mettere a pun-to la meccanizzazione.”] Voi degli uffici regionali del CC, delle pro-vince, delle prefetture, delle muni-cipalità, eccetera, una volta tornati, fate sbocciare il dibattito e il con-fronto di opinioni. Nei quattro mesi da aprile a luglio, nelle province, le prefetture, le municipalità, eccetera, devono fiorire il dibattito e conten-dersi le opinioni. La politica di “fio-rire e contendere” va legata alla po-litica di “prepararsi contro la guerra e i disastri naturali e fare tutto per il popolo”, altrimenti nessuno oserà intraprenderli. [Zhou Enlai: “Hanno paura di dire che sono per la decen-tralizzazione.”] Le località devo-no occuparsi dell’accumulazione. Adesso tutto va a finire nelle casse dello Stato. Shanghai effettivamen-te pratica l’accumulazione: primo, accumula capitali; secondo, mate-rie prime; terzo, attrezzature. Non si può concentrare tutto al Centro, non si può prosciugare lo stagno per pigliare i pesci. L’Unione Sovietica soffre proprio di questo problema. [Peng Zhen: “A Shanghai impiega-no le macchine per sostenere l’agri-coltura e così sono passati dall’ille-galità alla legalità.”] È illegale, ma bisogna ammettere che, in fondo, è legale. La storia è piena di gente che è passata dall’illegalità alla legalità: Sun Yat-sen all’inizio era illegale, poi divenne legale. Anche il Partito comunista passò dall’illegalità alla legalità. Yuan Shikai15 invece passò dalla legalità all’illegalità. Ciò che è legale è reazionario, ciò che è il-legale è rivoluzionario. Attualmente essere reazionari significa soffocare l’entusiasmo delle masse e limitar-ne l’apporto alla rivoluzione. Il go-verno centrale riveste ancora il ruo-lo di uomo di paglia a capo di una repubblica, come la regina d’Inghil-terra e l’imperatore del Giappone, e si preoccupa soltanto delle prin-cipali direttive politiche, ma queste vengono anche dal dibattito e dal confronto di opinioni a livello lo-cale. Il Centro gestisce una fabbrica di lavorazione di direttive. Le pro-

➫ DALLA 7ª

“Condurre la rivoluzione fi no in fondo”. Manifesto realizzato nel 1966. I carat-teri in nero signifi cano: “Incoraggiare l’ideologia proletaria ed eliminare l’ideo-logia borghese, trasformare il cielo e la terra”

Colloquio con Kang Sheng ed altri 28-30 marzo 1966Il Presidente incontrò il compa-

gno Kang Sheng1 e successivamen-te i compagni Kang Sheng, Jiang Qing, Yao Wenyuan ed altri per cri-ticare il “gruppo dei cinque” (Peng Zhen, Lu Dingyi, Kang Sheng, Wu Lengxi e Zhou Yang) e lo schema di rapporto da esso prodotto (si tratta del controrivoluzionario “schema di febbraio” intitolato: “Schema di rapporto sull’attuale dibattito accademico”, redatto dal tradito-re Peng all’insaputa del compagno Kang Sheng e a nome del “gruppo dei cinque”, senza aver permesso il lavoro collettivo, con la complicità

di Xu Liqun, Yao Zhen ed altri).

Wu Han ha pubblicato così tan-ti saggi, eppure non sono mai sta-ti discussi prima della pubblicazio-ne, non sono mai stati approvati. Per quale motivo allora l’articolo di Yao Wenyuan2 deve essere discus-so? Vorreste forse dirmi che le de-cisioni del Centro non contano? Chi confisca i manoscritti della sinistra e copre la destra fa parte della cric-ca accademica; il Dipartimento cen-trale di Propaganda è il palazzo del Re degli Inferi3. Bisogna rovesciare il palazzo del Re degli Inferi e libe-

rare i piccoli spiriti! Ho sempre det-to che, se le istanze centrali fanno qualcosa di sbagliato, bisogna fare appello alle località affinché si ri-bellino e le attacchino. Le località devono generare tanti Sun Wukong per far tremare la terra sotto il pa-lazzo del Cielo4.

Se Peng Zhen, il Comitato muni-cipale di Pechino e il Dipartimento di Propaganda continuano a coprire i malfattori, bisognerà sciogliere il Dipartimento di Propaganda, il Co-mitato municipale di Pechino e pure il gruppo dei cinque.

A settembre dell’anno scorso ho

chiesto ad alcuni compagni: che fare se nel Comitato centrale comparirà il revisionismo? Ciò è assolutamen-te possibile, nonché estremamente pericoloso. Bisogna proteggere la sinistra, formare le fila della sinistra nel corso della Grande Rivoluzione culturale.

NOTELa fonte dell’opera è Mao Ze-

dong Sixiang Wansui (Viva il pensie-ro di Mao Zedong), vol. 1961-1968. Nel Wansui si fa notare che i tre pa-ragrafi sono solo degli estratti e non

appartengono necessariamente allo stesso colloquio.

1. Kang Sheng (1898-1975) era membro supplente dell’Ufficio poli-tico e segretario del CC del PCC. Nel 1966 fu nominato membro del Co-mitato permanente dell’Ufficio po-litico del CC del PCC e consigliere del Gruppo per la Rivoluzione cul-turale sotto il CC. Sostenitore del-la linea marxista-leninista di Mao nel corso della Rivoluzione cultura-le, fu responsabile della propaganda dal 1970 e vicepresidente del CC del PCC dal 1973.

2. Si riferisce all’articolo di criti-ca all’opera teatrale La destituzione di Hai Rui di Wu Han pubblicato nel novembre 1965 sul giornale Wen Hui Bao di Shanghai.

3. Personaggio della mitologia ci-nese.

4. Sun Wukong è il “re scimmia” protagonista del Viaggio in Occiden-te, opera classica della letteratura ci-nese risalente al XVI secolo. Nel ro-manzo, Sun Wukong ha l’ardore di rifiutarsi alla prigionia da parte del Re degli Inferi e di ribellarsi contro il Cielo.

vince, le municipalità, le prefetture e le contee le devono produrre così che il Centro in un secondo momen-to le possa elaborare. Così andrebbe bene, il Centro non sarebbe che una facciata, non amministrerebbe ef-fettivamente nulla o molto poco. Il governo centrale ha rilevato troppe fabbriche; chi se ne è reso respon-sabile dovrebbe chiudere baracca e burattini ed essere spedito nelle lo-calità. [Peng Zhen: “Quando creia-mo un trust e questo trust si fa ca-rico anche del lavoro di partito, di fatto abbiamo un partito industria-le.”] Le quattro pulizie appartengo-no a voi. Il Centro si preoccupa solo dei “ventitre punti”. Voi del dipar-timento politico X che esperienza avete? In un primo momento anche le forze armate si appoggiano sulle forze locali e solo successivamente

si sviluppano in un esercito regola-re. Io non ho nessuna esperienza. Tra l’altro non tutti i resoconti degli ultimi tre mesi e dello scorso seme-stre si basano sui rapporti dei livelli inferiori. Gli arsenali devono basar-si tutti sulle località e il Centro deve fornire vigore e vitalità, ma non possedere né una pallottola, né un chicco di grano. Deve dare solo un po’ di energia. Adesso si trasporta il grano dal Sud al Nord e il carbone dal Nord al Sud, ma così non può funzionare. [Zhou Enlai: “Le loca-lità devono occuparsi anche dell’in-dustria della difesa nazionale. In generale si tratta di decentrare, non di centralizzare. Il Centro deve oc-cuparsi soltanto delle cose più im-portanti.”] Non sono ancora stati dislocati nemmeno gli stabilimen-ti dell’aviazione. In caso di guerra non si potrebbero inviare nemmeno i fucili, perciò ogni provincia deve avere la sua acciaieria. Ma dato che le province annoverano milioni di abitanti, centomila tonnellate di ac-ciaio non basteranno, quindi ciascu-na provincia deve avere qualche de-cina di acciaierie.

[Yu Qiuli: “I tre vecchi devono guidare i tre nuovi: le vecchie fab-briche devono guidare le nuove fab-briche, le vecchie basi devono gui-dare le nuove basi…”] [Lin Biao: “È tradizione cinese che il vecchio guidi il nuovo.”] Questo assomi-glia alle guerriglie nel periodo della Guerra di Resistenza. Bisogna co-struire il socialismo, non l’indivi-dualismo. [Peng Zhen: “Il governo ha rilevato piccole acciaierie con quattromila dipendenti.”] Perché distribuire le cose degli altri? Van-no riconsegnate tutte. [Peng Zhen: “L’anno prossimo bisognerà elabo-rare un sistema per farlo.”] Perché aspettare l’anno prossimo? Convo-cate delle riunioni subito al vostro ritorno, e dite a chi vuole sopraffare gli altri, di andare a fare il vicediret-tore di fabbrica. [Zhou Enlai: “Per

realizzare ora la meccanizzazione agraria, dobbiamo “usare il vento dell’Est” e sfruttare ogni occasione favorevole. L’VIII Ministero della Costruzione meccanica ha realizza-to dei trust e rilevato parecchie fab-briche.”] E allora dite a X dell’VIII Ministero della Costruzione mecca-nica di andare a fare il direttore di fabbrica!

C’è chi tormenta i contadini. Nel Jiangsi hanno riscosso per tre volte le tasse per un dan di riso (al mo-mento della consegna allo Stato). Io penso che bisognerà brandire il ba-stone e convocare un’assemblea ci-vile ed una militare per punire chi ha permesso questa tassazione esor-bitante.

I piani centrali devono essere concordati con le località: il gover-no centrale non deve amministrare rigidamente, ma nemmeno le pro-vince devono occuparsi rigidamen-te di tutto. [Liu Shaoqi: “La piani-ficazione andrebbe spostata un po’ al livello locale.”] Li si può spaven-tare minacciando guerra: al suono dell’esplosione di una bomba ato-mica, l’individualismo sparisce tut-

to d’un tratto. Ma voi credete che, in caso di guerra, sarebbe ancora pos-sibile pubblicare il Renmin Ribao? Bisogna prestare attenzione alla di-visione dei poteri. Non prosciuga-te lo stagno per pigliare i pesci. At-tualmente in alto non c’è nessuno ad occuparsi dell’amministrazione, mentre in basso nessuno ne ha l’au-torità. [Tao Zhu16: “Ma non ce l’ha nemmeno il Centro!”] Al momento attuale permettiamo di fare un gran baccano per l’autonomia e per ri-vendicare autonomia dalla burocra-zia, come ha fatto Qi Benyu. Anche gli studenti devono fare confusione e “fiorire e contendere” sulla que-stione accademica. Per alcuni mesi un professore di chimica ha letto agli studenti un testo che essi non riuscivano a comprendere. Gli stu-denti allora sono andati da lui per fargli delle domande, ma nemme-no lui sapeva rispondere, quindi gli studenti volevano scalzarlo comple-tamente. Wu Han e Jian Bozan cam-pano sulla storia. Pure Yu Pingbo17 è un ignorante. [Lin Biao: “Deve an-cora studiare le opere del presiden-te Mao.”] Non bisogna studiare Jian Bozan e nemmeno me. Bisogna im-parare a sfondare, non restringersi o limitarsi a interpretare e registra-re ciò che accade. Non bisogna farsi vincolare. Lenin non si è fatto vin-colare da Marx. [Lin Biao: “Lenin è stato eccellente. Noi adesso dob-biamo promuovere lo studio delle opere del presidente Mao e pianta-re i semi del pensiero del presidente Mao.”] La si può mettere anche in questi termini, ma non bisogna es-sere superstiziosi o farsi vincolare, ci vogliono invece nuove interpre-tazioni, nuovi punti di vista e nuo-va creatività.

In altre parole, gli studenti de-vono rovesciare i professori. [Lin Biao: “Questa gente pensa solo alla dittatura.”] Un segretario per la cul-tura e l’istruzione del Jilin ha scritto un buon articolo di critica al pensie-ro concettuale. Il Guangming Ri-bao ha criticato le Osservazioni sul-lo stato attuale della burocrazia18. In questo modo si è fatto chiarezza: le Osservazioni sullo stato attuale del-la burocrazia sono riformiste. In po-che parole, il cosiddetto “romanzo di denuncia” è reazionario, va con-tro Sun Yat-sen, è a favore dell’im-peratore e dei proprietari terrieri. Sono squallidi, vanno migliorati e corretti un tantino.

Il documento sulla meccanizza-zione agraria inviato alle province va discusso, non semplicemente il-lustrato.

NOTELa fonte dell’opera è Mao Zedong

Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong), vol. 1961-1968.

1. Si tratta di Guo Moruo (1892-1978), presidente dell’Accademia cinese delle Scienze, e Fan Wenlan (1893-1969), eminente storiografo (“lao” significa “vecchio”, “venerando”, ed è usato per indicare rispetto). Il gruppo “imperatori-re-generali-primi ministri” indicava i so-ciologi che si rifiutavano di occuparsi del-la realtà in cui vivevano.

2. Lin Biao (1907-1971) era vicepre-sidente del CC del PCC, vicepresidente della Commissione militare del CC del PCC, membro del Comitato permanen-te dell’Ufficio politico del CC del PCC, viceprimo ministro del Consiglio di Sta-to e ministro della Difesa. L’undicesima Sessione plenaria dell’VIII CC del PCC (agosto 1966) e il IX Congresso naziona-le del Partito (aprile 1969) lo designaro-no successore di Mao. Successivamente si smascherò come revisionista di “sini-

stra”, cospiratore controrivoluzionario e arrivista borghese. Morì il 13 settembre 1971 nella Mongolia esterna a seguito di un incidente aereo, mentre era in fuga verso l’URSS dopo avere tentato un col-po di Stato.

3. Qianxian significa “linea del fron-te”.

4. Articolo pubblicato anonimamente dal gruppo di Wu Han per attaccare Mao.

5. Zhao Yimin (1904-2002) era vi-cedirettore del Dipartimento per le Re-lazioni internazionali del CC del PCC e vicedirettore dell’Ufficio Affari esteri del Consiglio di Stato.

6. Luo Ergang (1901-1997) era un fa-moso storiografo cinese.

7. Lu Xun (1881-1946) fu uno scritto-re rivoluzionario e antimperialista, padre della letteratura cinese moderna, conside-rato il “precursore della rivoluzione cul-turale”.

8. Si tratta di due sovrani leggendari esistiti fra il XXIII e il XXII secolo a.C., annoverati come grandi strateghi.

9. Peng Zhen (1902-1997) era mem-bro dell’Ufficio politico del CC del PCC, presidente del gruppo dei cinque incari-cato della rivoluzione culturale, primo se-gretario del Comitato municipale di Pe-chino del PCC e sindaco di Pechino. Fu destituito dopo essere stato smascherato come revisionista e controrivoluzionario, in quanto aveva represso gli studenti pe-chinesi, protetto le autorità accademiche borghesi e tentato di fare di Pechino un “regno indipendente” sotto Liu Shaoqi.

10. Zhu De (1886-1976) era vicepre-sidente del CC del PCC, membro del Co-mitato permanente dell’Ufficio politico del CC del PCC e presidente del Comi-tato permanente dell’Assemblea popola-re nazionale.

11. Chen Boda (1904-1989) era mem-bro supplente dell’Ufficio politico del CC del PCC e direttore della rivista teorica Hongqi. Nel 1966 fu nominato membro del Comitato permanente dell’Ufficio po-litico e presidente del Gruppo per la Ri-voluzione culturale sotto il CC del PCC. Smascherato come revisionista di “sini-stra” e trotzkista, membro principale del-la cricca di Lin Biao, fu bersaglio di una campagna di critica nel 1970 ed espulso dal PCC.

12. Jiang Weiqing (1910-2000) era primo segretario del Comitato provincia-le del Jiangsu del PCC.

13. Liu Shaoqi (1898-1969) era vice-presidente del CC del PCC, membro del Comitato permanente dell’Ufficio politi-co del CC del PCC e presidente della Re-pubblica popolare cinese. Fu identificato come il principale revisionista al potere, criticato a fondo e destituito nel 1968.

14. Zhou Enlai (1898-1976) era vice-presidente del CC del PCC, membro del Comitato permanente dell’Ufficio politi-co del CC del PCC, primo ministro del Consiglio di Stato e presidente del Comi-tato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo cinese.

15. Yuan Shikai (1859-1916) fu un si-gnore della guerra vissuto alla fine del-la dinastia Qing, nel 1912 divenne pre-sidente della Repubblica di Cina, cacciò il Kuomintang di Sun Yat-sen ed instau-rò una dittatura militare. Nel 1915 fu ro-vesciato nel corso della “Guerra di prote-zione nazionale” dopo avere ceduto alle preteste dell’imperialismo giapponese ed avere tentato di proclamarsi imperatore.

16. Tao Zhu (1908-1969) era segreta-rio del CC del PCC e viceprimo ministro del Consiglio di Stato con delega alla cul-tura. Nel 1966 fu nominato membro del Comitato permanente dell’Ufficio politi-co del CC del PCC, direttore del Dipar-timento di Propaganda del CC del PCC e consigliere del Gruppo centrale per la Ri-voluzione culturale. Fu smascherato come revisionista e opportunista nel 1967.

17. Yu Pingbo (1900-1990) fu l’auto-re del Saggio su “Il sogno della camera rossa”, permeato di idealismo borghese e oggetto di una campagna di critica nel 1954, lanciata personalmente da Mao.

18. “Romanzo di denuncia” scritto da Li Baojia (o Li Boyuan) in tarda epoca Qing, a cavallo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

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N. 47 - 29 dicembre 2011 mao / il bolscevico 9Intervento alla riunione allargata dell’Ufficio politico del CC del PCC* 16-20 aprile 1966

In Cina è o non è possibile che si presenti il problema dei dirigenti re-visionisti? C’è chi dice che può pre-sentarsi e c’è chi dice che ciò non è possibile; potrebbe presentarsi pre-sto come potrebbe presentarsi tardi. Se si presenterà presto, tanto me-

glio; se però si opera correttamente, potrebbe anche non presentarsi. La comparsa del revisionismo in Cina è un bel problema.

Anche la Segreteria è spaccata: Peng, Lu, Yang, Tan, Luo1 ed altri fanno tutti parte della Segreteria,

c’è una divisione continua, ma ciò è conforme alla dialettica. Alcuni ne sono spaventati a morte. La man-canza di divisione è un sogno sog-gettivo. Essa esiste nel Centro e può sorgere anche nelle province.

NOTELa fonte dell’opera è Mao Zedong

Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong), vol. 1961-1968.

*All’ordine del giorno di questa riunione allargata dell’Ufficio politi-co vi era la questione del Comitato

municipale di Pechino e del “grup-po dei cinque” incaricato della Rivo-luzione culturale. Mao criticò Peng Zhen ma anche Lin Biao, accusato di ingigantire la sua figura. Peng of-frì una falsa autocritica difendendo le proprie azioni passate.

1. Mao si riferisce presumibil-mente a Peng Zhen, Lu ?, Yang Shangkun, Tan Zhenlin o Tan Zheng, Luo Ruiqing.

Per una Grande Rivoluzione CulturaleIntervento alla riunione allargata del Comitato permanente dell’Ufficio politico del CC del PCC 22 aprile 1966

Io sono convinto che la Rivolu-zione culturale non riguardi soltan-to Wu Han: ci saranno ancora dei “villaggi delle tre famiglie”. La Ri-

voluzione culturale è una rivoluzio-ne che tocca l’uomo in ciò che ha di più profondo, è una lotta ideologica, è su scala molto vasta e tocca mol-

tissimi aspetti. Anche “a corte” c’è chi è coinvolto, come ad esempio il Dipartimento centrale di Propagan-da e il Ministero della Cultura. Lo

stesso si può dire per ogni grande regione, ogni provincia, ogni mu-nicipalità.

Nei dipartimenti del CC del Par-

tito, nelle regioni, nelle province e nelle municipalità, è forse tutto pu-lito e limpido? Io non credo.

NOTELa fonte dell’opera è Mao Zedong

Sixiang Wansui (Viva il pensiero di Mao Zedong), vol. 1961-1968.

Critica a Peng Zhen 28 aprile 1966A Pechino non si riesce nemme-

no ad infilare un ago o a far filtrare una goccia d’acqua. Peng Zhen vuole trasformare il Partito sulla base della sua concezione del mondo. Le cose stanno prendendo una piega a lui ne-gativa e lui stesso ha posto le condi-zioni per la propria sconfitta. Ciò è inevitabile. All’inizio ci sono stati al-cuni smascheramenti fortuiti, poi si è

andati sempre più a fondo. Non tutti considerano le lezioni storiche come avvertimenti. Questa è la legge della lotta di classe e non può essere alte-rata dalla volontà umana. Faccio ap-pello alle località affinché insorgano contro chi, al Centro, ricorre ad intri-ghi e complotti, chiamo Sun Wukong a devastare il palazzo del Cielo e in-vito anche a chiudere i conti con i di-

fensori dell’“Imperatore di Giada”1. Peng Zhen è un personaggio insigni-ficante strisciato dentro il Partito, non è assolutamente nulla di spaventoso, perché può essere buttato giù con un dito. “Al vento dell’Ovest cadono le foglie su Chang’an” dice ai compa-gni che non bisogna essere sempre in ansia. “Dove la scopa non arriva, la polvere non se ne va da sola; senza

lotta, i nemici di classe non cadran-no.”

Io sono d’accordo con Lu Xun: non si può stare senza leggere li-bri, ma non bisogna leggerne trop-pi. Però se si legge affatto, gli altri potranno ingannarvi.

Il fenomeno è ciò che è visibile, ma l’essenza è nascosta. L’essenza può manifestarsi mediante il feno-

meno. L’essenza di Peng Zhen se ne è stata nascosta per trent’anni.

Dobbiamo farne parola ai nostri compagni albanesi? Non c’è nulla di segreto.

(Parole pronunciate in presenza del compagno Kang Sheng.)

NOTELa fonte dell’opera è Mao Ze-

dong Sixiang Wansui (Viva il pensie-ro di Mao Zedong), vol. 1961-1968.

1. Nella mitologia popolare cine-se, l’Imperatore di Giada è la divinità che governa il Cielo.

Discorso di apertura al IX Congresso nazionale del PCC 1° aprile 1969

Compagni! Il IX Congresso na-zionale del Partito Comunista Ci-nese è ora in sessione. (Applausi prolungati ed entusiastici. I dele-gati gridano: “Viva il presidente Mao! Lunga, lunga vita al presiden-te Mao!”)

Oggi eleggeremo l’ufficio di presidenza del Congresso, che si occuperà dell’organizzazione con-gressuale. I punti principali all’or-dine del giorno del Congresso sono tre: primo, il rapporto politico tenu-to dal compagno Lin Biao a nome del Comitato centrale; secondo, re-visione dello Statuto del Partito Co-munista Cinese; terzo, elezione del Comitato centrale del Partito.

Eleggiamo ora l’ufficio di presi-denza. È il caso di leggere la lista dei candidati? Sapete già tutto. Siete d’accordo ad eleggere centosettan-tasei delegati membri dell’ufficio di presidenza? Ci sono Mao Zedong, Lin Biao, Zhou Enlai, Chen Boda e altri fra cui Dong Biwu, Liu Bo-cheng, Yu Huiyong, Wang Ti, Wang Zhen, in tutto centosettantasei de-legati. Approveremo la lista per al-zata di mano. Chi è d’accordo, alzi la mano. (Tutti i delegati alzano la mano). Direi proprio che è la mag-gioranza. Approvato.

Bisogna eleggere un presidente, un vicepresidente ed un segretario

generale dell’ufficio di presidenza. Chi è adatto a ricoprire questi in-carichi? Io penso che il presiden-te debba essere il compagno Lin Biao.

(Zhou Enlai: “Il presidente Mao è adatto”. Lin Biao: “Dev’essere il presidente Mao a ricoprire l’incari-co di presidente. Eleggiamo il no-stro grande dirigente il presidente Mao.” Applausi.)

Siete d’accordo ad eleggere il compagno Lin Biao presidente e me vicepresidente?

(Lin Biao: “Nient’affatto! Il no-stro grande dirigente il presidente Mao deve essere eletto presidente! Viva il presidente Mao!” Chi è d’ac-cordo, alzi la mano”. Tutti i delega-ti alzano la mano. Lin Biao: “Bene. Approvato all’unanimità”.)

Va bene, sarò presidente. Pro-pongo che il compagno Lin Biao sia eletto vicepresidente, siete d’accor-do? Si vota per alzata di mano. (Tut-ti i delegati alzano la mano.) Non ci sono state obiezioni, proposta ap-provata.

Ora va eletto il segretario gene-rale. Propongo il compagno Zhou Enlai come segretario generale del-l’ufficio di presidenza. Siete d’ac-cordo? (Applausi.)

Auspico che il nostro IX Con-gresso nazionale sarà un buon Con-

gresso, un Congresso di unità, un Congresso di vittoria. (Applausi en-tusiastici e ovazioni.)

Dalla fondazione del nostro Par-tito nel 1921 sono già passati qua-rantotto anni. Al I Congresso c’era-no solo dodici delegati. Due di loro si trovano qui. Uno è lao Dong1 e l’altro sono io. (Applausi entusia-stici.) Parecchi hanno sacrificato la propria vita: i delegati dello Shan-dong Wang Jinmei e Deng Enming, il delegato dello Hopei Chen Tan-qiu, il delegato dello Hunan He Shuheng, il delegato di Shanghai Li Hanjun; tutti costoro hanno sa-crificato la propria vita, mentre al-tri quattro divennero rinnegati e tra-ditori: Chen Gongbo, Zhou Fohai, Zhang Guotao e Liu Renjing2. Gli ultimi due sono ancora vivi: Zhan Guotao è scappato in Canada, men-tre Liu Renjing, un ex trotzkista, vive a Pechino e lavora in una scuo-la. C’era anche un altro delegato di nome Li Da3, che è morto due anni fa. A quell’epoca c’era solo qual-che dozzina di membri del Partito in tutto il paese e in maggioranza erano intellettuali. Successivamente il Partito si sviluppò. Il numero dei delegati che presero parte al I, al II, al III e al IV Congresso era molto ridotto, dai dieci ai venti o dai ven-ti ai trenta. Il V Congresso si tenne

a Wuhan. Il numero dei delegati era relativamente superiore, qualche centinaio. Il VI Congresso si tenne a Mosca. C’erano svariate dozzine di delegati, fra i quali il compagno Enlai e il compagno Bocheng4. Il VII Congresso si tenne a Yan’an. Fu un congresso di unità, perché anche allora c’erano delle divisioni all’in-terno del Partito, provocate dagli er-rori di Qu Qiubai, Li Lisan e Wang Ming, specialmente dalla linea di Wang Ming. C’era chi era contro l’elezione nel Comitato centrale dei compagni che seguivano la linea di Wang Ming. Noi non eravamo d’ac-cordo e facemmo opera di persua-sione affinché potessero eleggere i propri rappresentanti. Conseguen-za? La conseguenza fu che solo alcuni alla fine non si rivelarono buoni elementi. Wang Ming fuggì all’estero per combatterci. Anche Li Lisan non era buono. Zhang Wen-tian e Wang Jiaxiang commisero degli errori. Ecco quei pochi di cui parlavo. Per quel che riguarda gli altri, tipo Liu Shaoqi, Peng Zhen e Bo Yibo, non sapevamo che fossero cattivi elementi. Non avevamo ben chiara la loro storia politica.

Dall’VIII Congresso ad oggi ci siamo chiariti le idee sul loro conto. Ne sappiamo di più sulla loro linea politica, sulla loro linea organizza-

tiva e sulla loro ideologia. Pertanto auspichiamo che questo Congresso sarà un congresso di unità. (Applau-si entusiastici ed ovazioni.) Possia-mo conquistare la vittoria sulla base di questa unità? Può questo Con-gresso essere un congresso di vit-toria? Dopo il Congresso, potremo conquistare vittorie ancora più gran-di in tutto il paese? Io penso che tut-to ciò sia possibile. Penso che que-sto sarà un Congresso di unità e un Congresso di vittoria. (Applau-si entusiastici.) Dopo il Congresso potremo conquistare vittorie anco-ra più grandi in tutto il paese. (Ap-plausi entusiastici prolungati e grida di: “Viva il presidente Mao! Lunga, lunga vita al presidente Mao! Per sempre viva il presidente Mao”)

NOTE1. Dong Biwu (1886-1975), mili-

tante comunista di lungo corso, ve-terano del movimento antimperiali-sta del 4 maggio 1919 e della Lunga Marcia, all’epoca del IX Congres-so era membro dell’Ufficio politico del CC del PCC, vicepresidente del-la Repubblica popolare cinese e con-temporaneamente presidente ad inte-rim della Repubblica.

2. Dei traditori enumerati da Mao, Zhou Fohai (1897-1948) e

Chen Gongbo (1892-1946) abbando-narono il PCC nel giro di pochi anni entrando nel Kuomintang, per poi di-venire, nella seconda guerra mondia-le, importanti burocrati del governo fantoccio filo-giapponese di Wang Jingwei. Zhang Guotao (1897-1979) mise a punto una sanguinosa scissio-ne durante la Lunga Marcia, fu espul-so dal PCC ed entrò nel Kuomintang; nel 1949 fuggì prima a Hong Kong e poi in Canada. Liu Renjing (1902-1987) divenne trotzkista e fu espulso dal PCC nel 1929; presentò una blan-da autocritica nel 1950.

3. Li Da (1890-1966), presiden-te dell’Università di Wuhan dal 1952 alla morte. Membro del PCC dal 1921 al 1923 e nuovamente dal 1949, era una nota “autorità” presso i circo-li filosofici; negli anni Sessanta cri-ticò il Grande Balzo in Avanti come “idealista”, ma successivamente non prese parte alla critica delle deviazio-ni di “sinistra”.

4. Liu Bocheng (1892-1986) ave-va ricoperto numerosi incarichi mili-tari importanti durante la rivoluzio-ne. All’epoca del IX Congresso era membro dell’Ufficio politico del CC del PCC, vicepresidente della Com-missione militare del CC del PCC e vicepresidente del Comitato perma-nente dell’Assemblea popolare na-zionale.

Discorso alla prima Sessione plenaria del IX Comitato Centrale del PCC 28 aprile 1969Quanto sto per dirvi è roba vec-

chia che già conoscete bene tutti. Non c’è niente di nuovo. Parlerò semplicemente dell’unità. Lo scopo dell’unità è conquistare vittorie an-cora più grandi.

Adesso i revisionisti sovietici ci stanno attaccando. Un lancio Tass e l’altro pure, il materiale di Wang Ming1 e la robaccia del Kommunist dicono che non siamo più un parti-to del proletariato e ci definiscono “partito piccolo-borghese”. Dicono che abbiamo imposto l’ordine mo-nolitico e che siamo tornati al tem-po delle basi, cioè che siamo retro-cessi. Cosa vuol dire secondo loro diventare monolitici? Dicono che si tratta di un sistema militar-burocra-tico. È un “sistema” secondo la ter-minologia giapponese. Nel vocabo-lario sovietico si parla di “dittatura militar-burocratica”. Trovando nu-merosi militari nelle nostre liste ci definiscono “militari”. Per quel che riguarda la parte “burocratica”, im-magino che intendano il gruppo di

“burocrati” che comprende me, En-lai*, Kang Sheng e Chen Boda**. In una parola, tutti quelli fra voi che non sono militari apparterrebbero ad una rete burocratica, e noi tutti siamo collettivamente chiamati una “dittatura militar-burocratica”. Io dico di lasciarli fare. Possono dire quello che vogliono. Ma le loro pa-role hanno una caratteristica: evita-no di accusarci di essere un partito borghese, mentre invece ci defini-scono “partito della piccola borghe-sia”. Noi, d’altro canto, diciamo che loro sono una dittatura borghese e che stanno restaurando il capitali-smo.

Se vogliamo parlare di vittoria, noi dobbiamo assicurarci di unire le vaste masse del popolo sotto la gui-da del proletariato per conquistare la vittoria. La rivoluzione socialista deve ancora essere portata avanti. Restano cose in questa rivoluzione che non sono state completate e che tuttora devono essere portate avanti, per esempio la lotta-critica-trasfor-

mazione. Fra qualche anno forse dovremo fare un’altra rivoluzione.

Alcuni dei nostri compagni an-ziani sono stati nelle fabbriche per toccare con mano la situazione. Spe-ro che in futuro anche voi alla prima

occasione andrete a dare un’occhia-ta. Dovete studiare i problemi delle varie fabbriche. Appare essenziale che la Grande Rivoluzione culturale proletaria venga proseguita. La no-stra base non è consolidata. Secondo

le mie personali indagini, direi che non in tutte le fabbriche, né in una schiacciante maggioranza di fabbri-che, ma in un numero relativamen-te maggioritario di casi la direzione non è nelle mani dei marxisti auten-tici, ma neanche nelle mani delle masse operaie. Nel passato la dire-zione delle fabbriche non era pri-va di buoni elementi; ce n’erano, di buoni elementi. Fra i segretari, i vi-cesegretari ed i membri dei comitati del Partito c’erano buoni elementi. C’erano buoni elementi anche fra i segretari di cellula. Ma seguivano la vecchia linea di Liu Shaoqi. Erano tutti a favore degli incentivi mate-riali, mettevano il profitto al posto di comando e non promuovevano le politiche proletarie. Al contrario, gestivano un sistema di incentivi e cose del genere. Ora alcune fabbri-che li hanno liberati e li hanno inse-riti nel sistema di direzione basato sulla triplice alleanza. Alcune fab-briche non l’hanno ancora fatto. Ma nelle fabbriche ci sono anche catti-

vi elementi, per esempio nell’offici-na “7 febbraio”, che si occupa delle riparazioni delle locomotive e del-le carrozze a Changxindian. Si trat-ta di una grande fabbrica con otto-mila operai che arrivano a svariate decine di migliaia se comprendia-mo anche le loro famiglie. In pas-sato il Kuomintang aveva qui nove sezioni distrettuali, la Lega giovani-le “Tre principi del popolo”2 aveva tre organizzazioni ed otto cosiddet-ti organi operativi speciali. Natural-mente occorre un’analisi accurata perché a quell’epoca non ci si po-teva rifiutare di iscriversi al Kuo-mintang! Alcuni di loro sono operai anziani. C’è qualcuno che ha inten-zione di sbarazzarsi di tutti gli ope-rai anziani? Assurdo! Bisogna di-stinguere i casi gravi da quelli di poco conto. Alcuni erano membri del Kuomintang solo di facciata. Erano costretti ad entrare nel parti-to. Con loro è sufficiente discutere. Altri invece avevano responsabilità maggiori, mentre una piccola mi-

“Il Presidente Mao è il sole più rosso nei nostri cuori”. Opera in carta intagliata realizzata durante la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria

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10 il bolscevico / mao N. 47 - 29 dicembre 2011

noranza c’era dentro fino al collo e compì dei misfatti. Bisogna distin-guere fra le varie circostanze. Biso-gna fare delle distinzioni persino tra coloro che commisero dei misfatti. Se resistono, dobbiamo essere se-veri. Se fanno un’appropriata au-tocritica, dobbiamo permettergli di continuare a lavorare; naturalmente non dovremo farli lavorare nella di-rezione. Se non li si lascia lavorare, che faranno a casa? Che faranno i loro figli e le loro figlie? Tra l’altro, molti degli operai anziani hanno ta-lento, anche se non elevatissimo.

Ho sollevato questo esempio per illustrare il fatto che la rivoluzione non è completa. Pertanto invito tut-ti i compagni del Comitato centrale, compresi i membri supplenti, a pre-stare attenzione: dovete intrapren-dere un lavoro molto meticoloso. Va fatto in maniera meticolosa, non basterà farlo alla bell’e meglio, per-ché ciò spesso porterà a commette-re errori. In alcune località sono sta-te arrestate troppe persone. Ciò è male. Perché così tanti arresti? Non hanno ucciso nessuno, né appicca-to incendi, né avvelenato nessu-no. Per me, posto che non abbiano commesso alcuno di questi crimini, non vanno arrestate. Ciò è ancor più valido per quel che riguarda chi ha commesso l’errore di seguire la via capitalista. A quelli nelle fabbriche bisogna permettere di lavorare, di partecipare ai movimenti di massa. Dopotutto, chi ha commesso errori li ha commessi nel passato. Sia che fossero iscritti al Kuomintang o che abbiano compiuto dei misfatti, o an-che se magari hanno commesso de-gli errori nel periodo recente, come chi segue la via capitalista. Ma biso-gna permettergli di integrarsi con le masse. Sarebbe sbagliato non per-mettergli di integrarsi con le mas-se. Ad alcuni non è stato permes-so di parlare per due anni, chiusi in “recinti da bestiame”. Costoro non sanno più cosa succede nel mondo. Quando riemergono e parlano con la gente, non riescono a dare rispo-ste sensate. Parlano ancora la lingua di due anni fa. Queste persone sono state separate dalla vita per due anni e devono essere aiutate. Bisogna or-ganizzare classi di studio e bisogna discutere di storia con loro e riferir-gli il corso della Grande Rivoluzio-ne culturale negli scorsi due anni, e permettergli di risvegliarsi gradual-mente.

Uniamoci per un unico scopo: consolidare la dittatura del proleta-riato. Dovete accertarvi che questo venga applicato in ogni fabbrica, ogni villaggio, ogni ufficio ed ogni scuola. All’inizio non dovete cerca-re di farlo in modo troppo generaliz-zato. Potete farlo, ma non dovreste cominciare e poi non preoccuparve-ne più. Non fatelo soltanto per sei mesi o poco più, così da disinteres-sarvene successivamente. Dovete fare il bilancio delle esperienze fab-brica per fabbrica, scuola per scuo-la, organo per organo. Il rapporto del compagno Lin Biao** dice pro-prio che dobbiamo farlo fabbrica per fabbrica, scuola per scuola, co-mune per comune, cellula di partito per cellula di partito, unità per unità. È stata sollevata anche la questio-ne di occuparsi di una cellula della Lega della Gioventù dopo l’altra e della Lega nel complesso.

Un’altra cosa di cui abbiamo parlato prima è che dobbiamo pre-pararci per la guerra. Dobbiamo mantenere la nostra preparazione anno dopo anno. Potrà esserci chi ci domanda: “E se non verranno ad invaderci?”. Non ha importanza se verranno o meno, dobbiamo essere pronti. Non aspettatevi che il Centro distribuisca persino il materiale per le bombe a mano. Le bombe a mano possono essere fatte dappertutto, in ogni provincia. Ciascuna provin-cia può realizzare persino i fucili e le armi leggere. Questo riguarda la preparazione materiale, ma la cosa più importante è essere pronti psi-cologicamente. Essere pronti psi-cologicamente significa che dob-biamo essere spiritualmente pronti a combattere. Non dobbiamo esse-re solo noi del Comitato centrale ad

avere questa preparazione psicolo-gica, ma dobbiamo accertarci che l’abbia anche la grande maggioran-za del popolo. Non mi sto riferendo però ai nemici della dittatura, come i proprietari terrieri, i contadini ric-chi, i controrivoluzionari e gli ele-menti negativi, perché questa gente sarebbe ben felice di vedere gli im-perialisti e i revisionisti attaccarci. Qualora ci attaccassero, per queste persone il mondo si capovolgereb-be e quindi coglierebbero l’occasio-ne per ribellarsi. Dobbiamo essere preparati anche per questa evenien-za; nel processo della rivoluzione socialista dobbiamo condurre anche questa rivoluzione.

Potrebbe darsi che qualcuno ver-rà ad attaccarci, ma noi non combat-teremo al di fuori dei nostri confini. Noi non combattiamo al di fuori dei nostri confini. Io credo che non sa-remo provocati. Anche se ci invite-ranno a uscire allo scoperto, noi non lo faremo, ma se verranno ad attac-carci, noi li respingeremo. Dipen-de se attaccheranno su piccola sca-la o su vasta scala. Se attaccheranno su piccola scala, noi combatteremo sulle frontiere. Se attaccheranno su vasta scala, allora io sarei a favore di cedere un po’ di terreno. La Cina non è un Paese piccolo. Se per loro non c’è nulla, dubito che verranno. Dobbiamo chiarire al mondo inte-ro che abbiamo sia la ragione sia il vantaggio dalla nostra parte. Se in-vadessero il nostro territorio, credo che sarebbe più a nostro vantaggio e che avremmo sia la ragione sia il vantaggio. Sarebbe facile combat-terli poiché cadrebbero nell’accer-chiamento popolare. Per quel che riguarda gli aeroplani, i mezzi blin-dati ed i carri armati, l’esperienza ovunque dimostra che non sono in-vincibili.

Non è forse vero che per con-quistare la vittoria dobbiamo avere più gente? Gente di ogni estrazione, indipendentemente da che monta-gna o provincia provenga, se sia del Nord o del Sud. Cos’è meglio, uni-re una parte più ampia del popolo o una parte minore? È sempre meglio unire una parte più ampia del popo-lo. Le opinioni di alcuni differisco-no dalle nostre, ma non si tratta di un caso fra noi ed il nemico. Io non credo, per metterla concretamen-te, che la contraddizione fra Yang Dezhi e Wang Xiaoyu3 sia di que-st’ultimo tipo. La contraddizione fra voi due è una contraddizione fra noi e il nemico o una contraddizio-ne in seno al popolo? Secondo me è soltanto un litigio in seno al popo-lo. Anche il Centro è piuttosto buro-cratico: non vi ha prestato sufficien-te attenzione. Ma neanche voi avete portato la questione alla discussio-ne del Centro. Una provincia così grande come lo Shandong ha del-le contraddizioni in seno al popo-lo. Non credete che bisogni cogliere quest’opportunità per parlarne? Io penso che anche nella Cina orienta-le esista la questione delle contrad-dizioni in seno al popolo. C’è anche il caso dello Shanxi. Voi sostenete una fazione, io ne sostengo un’altra, ma che bisogno c’è di questo inces-sante litigare? Ci sono problemi an-che nello Yunnan, nel Guizhou e nel Sichuan. Ogni località ha un cer-to numero di problemi, ma le cose vanno molto meglio rispetto all’an-no scorso ed all’anno prima anco-ra. Tu, compagno, non ti chiami Xu Shiyou4? Due anni fa, quando era-vamo a Shanghai, le cose furono davvero terribili in luglio, agosto e settembre. Ora tutto sommato an-diamo un po’ meglio. Sto parlando della situazione generale. In quella vostra Nanchino è comparsa una se-dicente “Centrale rossa”. Sono stati presi provvedimenti e alla fine han-no deciso di cooperare, non è così? Il gruppo del “27 agosto” e la “Cen-trale rossa” alla fine non hanno coo-perato?

Sono convinto che il problema principale riguardi tuttora il nostro lavoro. Queste due frasi le ho già dette in passato: la risposta al pro-blema delle località sta nell’eserci-to; la risposta al problema dell’eser-cito sta nel lavoro politico. Voi non

“Il comunicato del 3 luglio, il comunicato del 24 luglio sono le grandi direttive strategiche del presidente Mao” (a destra in caratteri grandi). Accanto si legge: “unifi care tutte le forze che possono esserlo! Attaccare il pugno dei nemici di classe fermamente, decisamente e duramente!”. Manifesto edito nel 1967

28 aprile 1969. Mao presiede la prima sessione plenaria del 9° CC del PCC pronunciando un importantissimo discorso

ta redatta una lunga lista di qualcosa come trenta nomi. Pensavamo che andassero eletti tutti membri del-l’Ufficio politico. Poi qualcuno ha preparato una lista più breve con meno di venti nomi. Questa volta ci è parso che fosse troppo corta. La maggioranza è centrista. [Risa.] Chi era contro sia la lista lunga che quel-la breve, ha avanzato una lista me-dia con un numero di persone che andava dalle venti alle trenta. Non restava che eleggere i rappresentan-ti. Questo non per dire che i membri

siete nemici implacabili divisi da una lotta all’ultimo sangue, quindi perché combattervi l’un l’altro? E quando si tratta di favori o rancori personali, è una cosa davvero futi-le. In una parola nulla nella vostra vita passata o presente vi costringe ad essere nemici mortali. Semplice-mente vi siete scontrati, avete avuto alcune divergenze di idee, qualcuno magari vi ha criticati o contrastati. Fra coloro che a Pechino spesso si voleva rovesciare c’era Xie Fuzhi. Successivamente questi adottò il

metodo seguente: a tutti gli organi che volevano rovesciarlo disse che non aveva niente contro di loro, e che quelli che lo sostenevano non erano per forza buoni elementi.

Quindi non faccio che ripetere le stesse vecchie parole, niente più che unirsi per conquistare vittorie ancora più grandi. In queste parole ci sono contenuti concreti. Che dob-biamo fare? E che genere di vittorie concrete vogliamo? E come faremo ad unire il popolo?

Io ho fiducia in alcuni dei com-pagni anziani che hanno commesso errori nel passato. In origine era sta-

supplenti del Comitato centrale non siano buoni come i membri effetti-vi o i membri dell’Ufficio politico in riferimento al livello politico, alla capacità organizzativa ed alle quali-tà morali e intellettuali; la questione non è affatto questa. Qui c’è qualco-sa di sbagliato. Voi potreste dire che è una cosa piuttosto corretta, ma io penso che non sia poi così corretta, che non sia così giusta. Tutti devono essere prudenti e cauti, indipenden-temente se si tratta di membri sup-plenti o membri effettivi del Comi-tato centrale o membri dell’Ufficio politico, dovete tutti essere prudenti

e cauti. Non siate impulsivi e non dimenticatevi come stanno le cose. È dal tempo di Marx che non par-liamo della fama personale. Voi sie-te comunisti, siete quella parte del-le masse che è più cosciente, quella parte del proletariato che è più co-sciente. Perciò io sono d’accordo con la parola d’ordine: “Primo, non temere le difficoltà; secondo, non temere la morte”; ma non con la pa-rola d’ordine: “Anche se non otter-remo nessuna fama, saremo premia-ti dal duro lavoro; se non otterremo fama per il duro lavoro, saremo pre-miati dalla sfinitezza”. [Risa.] Que-sta parola d’ordine è l’esatto con-trario di: “Primo, non temere le difficoltà; secondo, non temere la morte”. Sapete bene quanti di noi siano morti. Tutti i compagni anzia-ni che ci sono ancora sono fortuna-ti ad essere in vita e sono soprav-vissuti per puro caso. Compagno Pi Dingjun5, a quell’epoca nello Hubei-Hunan-Anhui, quanti era-no con te? E quanti ne sono rima-sti? A quell’epoca erano in tanti, ora non ne rimane un gran numero. Al-lora, quando si combatté duramen-te nel Soviet del Jiangxi, nel Soviet del Jinggangshan, nel Jiangxi nord-orientale, nello Hunan occidentale e nello Hubei e nello Shanxi setten-trionale, ci furono perdite molto pe-santi e non rimasero molti dei vec-chi compagni. Questo è quello che significa: “Primo, non temere le dif-ficoltà; secondo, non temere la mor-te”. Per anni non avevamo nulla di simile agli stipendi. Non avevamo nessun sistema salariale ad otto li-velli. Avevamo soltanto una quanti-tà prestabilita di cibo: tre qian d’olio e cinque di sale. Avere un jin e mez-zo di miglio era già qualcosa di ec-cezionale. E poi la verdura, come potevamo avere verdura ovunque andassimo? Adesso siamo entrati nelle città. Ciò è bene. Se non fos-simo entrati nelle città, ora sarebbe Chiang Kai-shek ad occuparle. Ma è anche un male perché ha causato il deterioramento del nostro Parti-to. Per cui ci sono alcuni stranieri e giornalisti che dicono che il no-stro Partito sta venendo ricostruito. Anche noi usiamo questo termine, ma lo chiamiamo rettifica ed edifi-cazione di partito. Effettivamente il Partito va ricostruito. Ogni cellula deve rettificarsi stando fra le masse. Devono andare fra le masse; que-sto significa che alle riunioni ed alla critica devono partecipare non solo qualche membro del Partito, ma le masse al di fuori del Partito. Chi si rivela essere un elemento non posi-tivo va persuaso ad uscire dal Parti-to, a ritirarsi. Una minoranza mol-

to piccola potrebbe aver bisogno di provvedimenti disciplinari. Del re-sto questo non è forse previsto dallo Statuto? Questi provvedimenti de-vono essere presi anche dall’assem-blea di cellula e approvati dal livello superiore. In una parola, dobbiamo usare prudenza. Tutto questo va fat-to, va fatto senza ombra di dubbio, ma va fatto con prudenza.

Questo Congresso nazionale sembra essere andato ottimamente. Per come la vedo io, è stato un Con-gresso di unità e di vittoria. Abbia-mo impiegato il metodo di diramare comunicati. Gli stranieri non posso-no più mettersi a caccia di informa-zioni sul nostro conto. [Risa.] Dico-no che teniamo riunioni segrete. Per la verità siamo sia pubblici che se-greti. Io credo che i corrisponden-ti da Pechino non siano un granché. Forse abbiamo fatto piazza pulita dei traditori e delle spie che erano strisciati fra noi. In passato, ogni volta che tenevamo una riunione, lo si veniva subito a sapere e i manife-sti delle guardie rosse la pubbliciz-zavano immediatamente. Dalla ca-duta di Wang, Guan, Qi, Yang, Yu e Chuan*** non sanno più niente sul-le riunioni del Comitato centrale.

Questo è tutto, più o meno. La Sessione è aggiornata. [Lungi ap-plausi entusiastici.]

NOTELa fonte dell’opera è Mao Zhu-

xi Wenxuan (Antologia delle opere del presidente Mao). È presente nel vol. IX delle Opere scelte di Mao Tse-tung pubblicate da Kranti Publi-cations (Secunderabad, Andhra Pra-desh, India) e Sramikavarga Prachu-ranalu (Hyderabad, Andhra Pradesh, India). Trascrizione online ad ope-ra di Maoist Documentation Project (Progetto di documentazione maoi-sta) nel 2004. Le note che seguono sono quelle presenti nel vol. IX del-l’op. cit., eventualmente aggiornate dal traduttore in base ad avvenimenti successivi alla data di pubblicazione dello stesso (fine anni ‘80/primi anni ’90). Le note contrassegnate da aste-risco sono del traduttore.

Una nota del Wenxuan riferisce che il discorso è estrapolato dalla re-gistrazione della Sessione plenaria, non riesaminata da Mao.

* Zhou Enlai.** Chen Boda e Lin Biao non si

erano ancora smascherati.*** Wang Li, Guan Feng, Qi

Benyu, Yang Chengwu, Yu Liqin e Chuan Cungpi.

1. Si riferisce all’articolo di Wang Ming: Cina: rivoluzione cultura-le o colpo di Stato controrivoluzio-nario, pubblicato per la prima vol-ta sul Canadian Tribune il 19 marzo 1969 e successivamente ristampato in opuscolo a Mosca dalla casa edi-trice dell’agenzia di stampa Novosti. L’articolo enumera “dieci principa-li crimini commessi da Mao Zedong in Cina” e “cinque principali crimini commessi da Mao Zeong negli affari internazionali”.

2. La Lega giovanile “Tre princi-pi del popolo” (o Lega giovanile San Min Zhuyi) era l’organizzazione gio-vanile del Kuomintang.

3. Wang Xiaoyu, commissario po-litico dell’Esercito popolare di Libe-razione, era presidente del Comitato rivoluzionario dello Shandong dal-la sua fondazione il 3 febbraio 1967 fino all’ottobre 1969. Yang Dezhi (1911-1994), che lo sostituì, era stato primo vicepresidente in quel perio-do. Al momento della sua destituzio-ne, Wang fu denunciato come mem-bro del gruppo ultrasinistro del “16 maggio”.

4. Xu Shiyou (1906-1985) era al-l’epoca comandante della Regione militare di Nanchino e viceministro della Difesa nazionale. Mao allude alla ribellione militare a Wuhan av-venuta nell’estate del 1967.

5. Pi Dingjun (1914-1976) diven-ne membro del Comitato centrale al nono Congresso. All’epoca era vice-comandante dell’Esercito popolare di Liberazione a Fujian. Fu trasferi-to a Lanzhou nel 1970 come coman-dante locale dell’Esercito popolare di Liberazione; tornò a Fujian nel rim-pasto del gennaio 1974.

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In occasione del 132° Anniver-sario della nascita di Stalin, avve-nuta il 21 dicembre 1879 a Gori in Georgia, pubblichiamo alcuni bra-ni e titoli de “l’Unità” del 10 mar-zo 1953. L’edizione speciale che l’allora organo ufficiale del PCI dedicò alla cronaca delle manife-stazioni e iniziative pubbliche che i partiti comunisti e le organizza-zioni di operai, lavoratori e con-tadini di tutto il mondo organiz-zarono in migliaia di città, piazze, fabbriche, officine, cantieri, sedi sindacali e di Partito, sale e teatri in contemporanea con lo svolgi-mento dei solenni funerali tributa-ti dal popolo sovietico sulla Piazza Rossa al grande maestro del prole-tariato internazionale, degno erede e fedele successore di Lenin, mor-to il 5 marzo 1953.

Ringraziamo il simpatizzante Alfredo della provincia di Napoli del prezioso contributo offerto al nostro giornale e della documenta-zione storica messa a disposizione di tutto il Partito con l’invio delle fotocopie.

In prima pagina, nell’articolo di spalla intitolato “Longo chiama il popolo a portare innanzi la ban-diera staliniana di pace e di giu-stizia”, “l’Unità” pubblica il re-soconto della solenne Assemblea pubblica indetta dal Comitato cen-trale e dalla Commissione centrale di controllo del PCI, in cui fra l’al-tro si legge: “Alle 10 di ieri mentre a Mosca si svolgevano i funerali del compagno Giuseppe Stalin e in tutte le contrade della terra lavora-tori di ogni nazionalità, di ogni razza e di ogni fede arrestavano il lavoro per rivolgere l’estremo sa-luto alla sua memoria, si è riunita nel Teatro Valle di Roma la solen-ne assemblea pubblica del Comi-tato centrale del PCI.

Un grande quadro di Stalin li-stato a lutto dominava il palco, al

lato del quale erano disposte le rosse bandiere del nostro Partito, la bandiera nazionale e la bandiera della pace abbrunate. Sul sfondo una grande scritta: ‘Stalin è morto ma la sua opera e il suo pensiero sono immortali’”.

Nel riquadro sottostante, che riporta la cronaca delle iniziative spontanee organizzate dai lavora-tori, è scritto: “Ieri, alle ore 10 pre-cise, i lavoratori italiani hanno so-speso il lavoro.

Nelle fabbriche, negli uffici, nei campi, lungo i percorsi citta-dini dei servizi di pubblici di tra-sporto, le macchine si sono fer-mate, gli autobus, i filobus, i tram hanno i sospeso la loro corsa; i la-voratori si sono riuniti commossi. Il loro pensiero era a Mosca, nella grande città ove in quel momento stesso si compiva la cerimonia fu-nebre in onore del grande Stalin.

Non il più lieve incidente ha turbato la solennità del moto una-nime del popolo italiano; non un cittadino ha protestato su i mezzi di trasporto affollati quando l’auti-sta, arrestata la macchina, ha illu-strato con parole semplici e sentite ai passeggeri il motivo della breve fermata.

Alle 10 precise dalle navi an-corate nel porto di Genova si sono levati i fischi delle sirene, a cui hanno risposto quelle delle grandi fabbriche delle città, ligure. Dele-gazioni di cittadini e di lavoratori si sono portati sulla nave sovietica ‘Jan Juarés’, accolte dai marinai ed ufficiali sovietici con l’unifor-me listata a lutto.

Malgrado le disposizioni fazio-se dei dirigenti delle organizzazio-ni sindacali scissioniste, CISL e UIL, in tutte le grandi fabbriche i lavoratori iscritti a queste organiz-zazioni hanno partecipato egual-mente alla sospensione dal lavoro, cui li invitava la, grande, unitaria

CGIL”.E ancora a pagina 2 un riqua-

dro mette in evidenza che a Gra-gnano (Napoli) 73 lavoratori han-no chiesto l’iscrizione al PCI in onore a Stalin; mentre a pagina 6 “l’Unità” riporta il discorso com-memorativo di Togliatti che tribu-ta “Onore e gloria al compagno Stalin” e in un riquadro in bella evidenza con caratteri a risalto si legge la seguente citazione, tratta dal discorso di Pietro Longo, al-lora vice di Togliatti, che a nome del Comitato centrale del PCI af-ferma: “Stalin fu l’amico della no-stra libertà e indipendenza nazio-nale, apprezzò lo sforzo fatto dal nostro popolo per riscattarsi dal fascismo, rispettò la dignità e l’au-torità dei primi rappresentanti de-mocratici dell’Italia liberata, seguì con simpatia i nostri sforzi di rico-struzione e di rinascita”.

Altro che “milioni di vittime”, altro che “atrocità, milioni di mor-ti nei Gulag e danno immenso al-l’idea di socialismo” e tante al-tre falsità e calunnie scimmiottate dal “libro nero del comunismo” e rilanciate dagli ex revisionisti, trotzkisti e i rinnegati del comu-nismo, ora passati apertamente nel campo della borghesia e della rea-zione.

La verità, come testimoniano queste storiche pagine de “l’Uni-tà”, è che ieri il vertice del PCI revisionista esaltava Stalin solo a parole, in maniera opportunistica, per continuare a perpetrare l’odio-so inganno ideologico, politico e organizzativo che per 70 anni ha esercitato nei confronti delle mas-se operaie e popolari italiane per tenerle legate mani e piedi al siste-ma capitalista.

Non a caso, i fatti dimostrano che nel giro di pochi anni, all’in-domani del colpo di Stato di Kru-sciov al XX Congresso del Pcus, anche i revisionisti italiani con alla testa Togliatti, Longo e Ber-linguer sono usciti definitivamen-te allo scoperto e hanno pugna-lato alle spalle Stalin, cogliendo qualsiasi occasione per attaccarlo e denigrare la sua figura e la sua opera, e non certo per celebrarlo o seguirne l’esempio e gli insegna-menti.

I marxisti-leninisti italiani, in-vece, continuano a tenere ben alta la gloriosa bandiera di Stalin e ap-plicano i suoi insegnamenti, specie quelli riferiti alla lotta contro i re-visionisti di destra e di “sinistra”, alla costruzione del Partito del pro-letariato e alla lotta di classe.

Con Stalin per sempre!

N. 47 - 29 dicembre 2011 stalin / il bolscevico 111879 - 21 dicembre – 2011. 132° Anniversario della nascita del grande maestro del proletariato internazionale

QUANDO IL PCI E “L’UNITA’” ESALTAVANO STALIN

PER I SUOI 42 ANNI

Tanti auguria “Il Bolscevico”

Come campione di tutti quelli ricevuti via scritta o orale, pub-blichiamo il messaggio del Re-sponsabile per il lavoro giovani-le del CC del PMLI, compagno Federico Picerni, per il 42° An-niversario del nostro giornale, caduto il 15 Dicembre scorso.

Grazie di cuore a tutti per le belle parole di sostegno che ci incoraggiano e ci spingono a mi-gliorare sempre di più il nostro amato giornale.

Care compagne e cari compa-gni,

in occasione del 42° anni-versario della fondazione de “Il Bolscevico”, trasmetto i miei più calorosi e grati auguri a tutti i re-dattori centrali e a tutte le Penne Rosse, a partire dalla Direzione con alla testa il compagno Achil-le Zanieri. Grazie per il duro la-voro che fate tenendo d’occhio le malefatte del capitalismo e della borghesia e offrendoci, di

settimana in settimana, un pun-to di vista di classe sugli avveni-menti recenti. Un lavoro, questo, essenziale alla nostra formazio-ne politica marxista-leninista, nonché continua fonte d’ispira-zione per il lavoro giornalistico.Ultimamente tra l’altro, con la sostituzione del governo Monti al governo Berlusconi per met-tere in pratica i dettami dell’oli-garchia finanziaria per salvare se stessa dalla catastrofe a spese delle masse lavoratrici e popo-lari, “Il Bolscevico” costituisce la punta di diamante della lotta contro il governo della grande fi-nanza, dell’UE e della macelle-ria sociale.

Viva “Il Bolscevico”!Viva le Penne Rosse!Con i Maestri e il PMLI vin-

ceremo!

Il Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

Federico Picerni

Organizzato dalla Cellula “Stalin”

INCONTRO APERTO DEL PMLI A CATANIA

Giovedì 22 dicembre, alle ore 17.30, in via Padova 88, nella Sede della Cellula “Stalin” della provincia di Catania del PMLI si terrà un incontro aperto a tutti i simpatizzanti e amici di Catania e provincia del Partito.

Sarà letto e discusso il docu-mento dell’Ufficio politico del PMLI del 19 novembre 2011: “Liberiamoci dal governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale. Solo il socia-lismo può salvare l’Italia”.

1879 – 21 DICEMBRE – 2011. 132° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI STALIN

Riunione celebrativa a Rimini del grande Maestro del

proletariato internazionale

Mercoledì 21 dicembre dal-le ore 21,00 si terrà a Rimini, presso la Casa del Popolo di Torre Pedrera, in via Macallè 2, una riunione celebrativa in occasione del 132° anniversa-rio della nascita di Stalin, gran-

de Maestro del proletariato in-ternazionale, principale artefice assieme a Lenin della grande ri-voluzione socialista d’Ottobre, della costruzione del socialismo in Urss e della vittoria sul nazi-fascismo.

Le pagine interne del-l’Unità del 10 marzo 1953 con vari servizi dedicati ai funerali di Mosca e alle manife-stazioni che si tennero in Italia per onorare Stalin

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12 il bolscevico / PMLI N. 47 - 29 dicembre 2011

IMPRESSIONI DI MILITANTI DEL PMLI SULLA COMMEMORAZIONE DI MAO

Concludiamo la pubblica-zione, iniziata sul n. 35/2011 di alcuni pareri di simpatizzanti e amici del PMLI sul discorso di Giovanni Scuderi, Segretario generale del Partito, pronuncia-to l’11 settembre al Palazzo dei Congressi di Firenze in occasio-ne della Commemorazione per il 35° Anniversario della morte di Mao sul tema: Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato.

Ringraziamo di cuore uno per uno tutti i simpatizzanti e gli ami-

ci che sono intervenuti durante queste settimane esprimendo il proprio profondo e entusiastico sostegno a questo importante discorso.

Sappiamo che per molti di voi, oberati di impegni di lavo-ro, di studio, familiari e politici a volte è molto faticoso prendere la penna in mano e scrivere al giornale e perciò vi siamo dop-piamente grati.

Tutti i simpatizzanti e gli amici del Partito sappiano che per noi il loro parere diretto è di estrema

importanza perché rappresenta la prima verifica della giustezza della linea del Partito, un ap-poggio, uno stimolo e un inco-raggiamento fondamentali a di-fenderla e applicarla nella realtà. Ciò è tanto più vero e necessario quando siamo di fronte a discor-si come quello del Segretario generale del PMLI che, come ha scritto Rocco, della provincia di Messina, “Rimarrà una pietra miliare nel pensiero marxista-le-ninista”.

Qualsiasi sia l’argomento che

vi sta a cuore, l’invito è quello di continuare a intervenire sul nostro giornale ogni qual volta volete approfondire o sempli-cemente sostenere la linea del Partito. Come dice Mao bisogna “Osare pensare, osare parla-re, osare agire, basandosi sul marxismo-leninismo’’. Così riu-sciremo a infliggere colpi sem-pre più devastanti al governo della grande finanza, dell’Ue e della macelleria sociale, Monti, e a far avanzare la lotta per l’Italia unita, rossa e socialista!

RIMARRÀ UNA PIETRA MILIARE NEL PENSIERO

MARXISTA-LENINISTAIl discorso del Segretario ge-

nerale del PMLI, compagno Gio-vanni Scuderi, in occasione del 35° anniversario della scomparsa di Mao rimarrà una pietra miliare nel pensiero marxista-leninista: sono parole che nel particolare momento storico che stiamo vi-vendo si rivelano di scottante at-tualità, riproponendo con forza la lungimiranza e la modernità degli insegnamenti del “Grande Timo-niere” del popolo cinese e di tutto il proletariato internazionale.

Giudico infatti ottimo il tem-pismo con cui è stato scelto l’ar-gomento affrontato: avere delle linee guida chiare e precise per orientare l’azione e il pensiero è di fondamentale importanza per non perdere di vista l’obiettivo e non disperdere e vanificare gli sforzi, evitando così di cadere nelle trappole dello spontanei-smo e dell’avventurismo.

Fondamentale al riguardo l’ac-cento posto sull’aspetto organiz-zativo all’interno del Partito, il centralismo democratico, e sulla

pratica della critica e dell’autocri-tica che deve essere franca, lea-le, senza livore, indirizzata soltan-to a scacciare le nefaste influenze della cultura borghese dal proprio pensiero e all’interno del Partito.

L’importanza di un Partito au-tenticamente marxista-leninista come il PMLI è ribadito a chiare lettere anche quando il compa-gno Scuderi espone la necessità di acquisire e far propria la cultu-ra del proletariato attraverso lo studio costante del marxismo-le-ninismo-pensiero di Mao sotto la guida del Partito del proletariato. “Dobbiamo scuoterci e studiare facendo duri sforzi”, dice Mao.

L’opera e il pensiero di Mao devono essere il nostro faro ros-so per non perdere mai di vista la rotta verso il socialismo, lo scudo contro le “pallottole di zucchero” che la cultura borghese ci sca-glia incessantemente addosso, il vaccino per non farci contagiare dalle insidie del revisionismo mo-derno. Infatti, è certamente vero che “senza un partito rivoluzio-

SCUDERI HA RICORDATOCHE DOBBIAMO ESSERE COME DEI SEMI, METTERE RADICI, FIORIRE

TRA IL POPOLO E UNIRCI CON ESSODinanzi ad una folta rappre-

sentanza del Partito, il compa-gno Segretario generale Giovanni Scuderi ha dato vita ad un discor-so emozionante e intriso di colle-gamenti tra le parole del Maestro

Mao e la realtà di oggi.Alcune frasi fondamentali del

discorso sono certamente in pri-mo luogo quella riguardante la vigilanza rivoluzionaria; occorre stare profondamente attenti alle

Studiando il discorso “Appli-chiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato” del compagno Giovanni Scuderi (pubblicato anche in opusco-lo), ho potuto notare che data la vastità degli argomenti trattati è quasi impossibile riassumerli.

Il discorso è un capolavoro di sintesi. Altri per trattare gli stessi argomenti avrebbero scritto deci-ne di libri e nella sostanza avreb-bero detto le stesse cose. Metterò in evidenza la parte che mi ha più colpito, ossia lo sforzo immane del PMLI per la sua sopravviven-za. Scuderi pone all’attenzione lo sforzo “per non perdere la rotta” studiando il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e applicandolo nella realtà concreta del nostro Paese. “E attraverso lo studio attento e approfondito si capisce che il marxismo-leninismo non è un dogma ma una guida per l’azione, e che va integrato alle condizioni concrete e specifiche

del proprio Paese”.Il discorso pronunciato al Pa-

lazzo dei Congressi di Firenze l’11 settembre 2011, a nome del CC del PMLI, per il 35° anniver-sario della scomparsa di Mao, è sempre concreto e attuale, quan-do Scuderi dice: “Vogliamo o no fare la rivoluzione? In altri termini: vogliamo o no liberarci del capi-talismo? Se vogliamo semplice-mente moderare o addolcire il capitalismo, va bene un qualsiasi partito democratico borghese ri-formista. Ma se invece vogliamo abolire il capitalismo e conquista-re il socialismo non può non es-serci un partito rivoluzionario”.

Solo con alla testa il PMLI il proletariato e le masse popolari potranno conquistare il sociali-smo in Italia.

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Lorenzo – Civitavecchia (Roma)

Concludiamo la pubblicazione, iniziata sul numero 35/11, delle im-pressioni richieste dal Centro del Partito ad alcuni militanti del PMLI sulla commemorazione di Mao e sul discorso del compagno Giovanni Scuderi.

Il discorso di Scuderiha un respiro congressuale

Il discorso di Giovanni Scuderi per la sua portata ha avuto il re-spiro di un discorso congressuale e si presenta come l’aggiorna-mento e l’attualizzazione della linea uscita dal 5°Congresso na-zionale del PMLI.

Il Segretario generale dice che gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato sono già praticati a tutti i livelli del PMLI, dobbiamo d’ora in poi applicarli “con maggior decisione, pre-cisione e consapevolezza, con una coscienza ideologica, politi-ca e organizzativa più alta e più matura”. Penso che il Segretario generale con questo discorso ab-bia voluto spronare le istanze in generale e tutti i compagni a ri-flettere e ad adottare pienamente le caratteristiche che deve avere il Partito del proletariato, come il ricorso alla critica e l’autocriti-ca, al centralismo democratico il suo essere monolitico, evitare il settarismo, il liberalismo, l’indivi-dualismo, l’empirismo, lo sche-matismo lo stile stereotipato ecc. Queste non sono opzioni come le altre ma sono le uniche caratte-ristiche di un simile partito atte a fare tabula rasa di questa sporca società capitalista.

“Per fare la rivoluzione ci vuole un Partito rivoluziona-rio”, per dirla con Mao. E queste sono le caratteristiche conformi al marxismo-leninismo-pensiero di Mao che deve avere un partito rivoluzionario in funzione del suo scopo che non è come gli altri partiti borghesi che non mirano altro che al governo delle istitu-zioni borghesi e a conquistarne le

relative poltrone. Inoltre adottare uno stile improntato al materiali-smo storico e dialettico, legare la teoria con la pratica e con la co-noscenza della realtà concreta. Da qui l’importanza di conoscere la realtà dove operiamo e di mi-gliorare questa conoscenza per quanto mi riguarda del Mugello. Il tutto nell’ottica di dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso.

Per inciso, a Roma il 15 otto-bre abbiamo visto quanto manca un PMLI che oltre alla testa abbia anche un corpo da Gigante Ros-so, che con questa situazione in cui le di masse stanno maturando una certa coscienza anticapitali-sta potrebbe ottenere grandi ri-sultati e obiettivi.

A mio parere ognuno di noi dovrà esaminare se è in linea con quanto detto dal compagno Scuderi, quanto se ne discosta e cosa fare per mettere in pratica i suoi punti salienti e per essere in linea col Partito. Non è questo un esame semplice perché le forme del nostro distacco dalla linea del Partito possono essere le più svariate; non c’è bisogno di com-mettere chissà quale infrazione verso il centralismo democratico ma anche se per esempio non pigiamo fino in fondo, nel senso di fare ciò che rientra nelle nostre possibilità, sui settori operai e gio-vanili o sul radicamento a livello locale, non è di fatto suonare un proprio spartito rispetto a quella grande orchestra disciplinata e organizzata che è il Partito? Non si formano così un’“esperienza indipendente” e quei “regni indi-pendenti” per riprendere le parole

dell’oratore usate alla 3ª Sessio-ne plenaria del 5° CC della prima-vera scorsa?

Certo non penso che siamo a livelli di casi disastrosi, però ciò non toglie che dobbiamo misu-rarci con questo che è più di un campanello d’allarme lanciato dal Partito da vari mesi. Il compa-gno Scuderi non è certo la prima volta che preme con decisione su questo tasto, è da tempo che sostiene che bisogna difendere la linea politica ed organizzativa del Partito, sin dal 5° Congresso nazionale come minimo. Sareb-be errato ritenersi immuni dalle problematiche che colpiscono il nostro amato Partito e limitarsi a un discorso puramente intellet-tualistico e non riferito alla pratica delle nostre istanze e della no-stra militanza. In fin dei conti se il discorso di Scuderi ha valenza congressuale anche noi bisogna fare un bilancio di simile portata in profondità non limitandosi al superficiale.

Ora volevo sottolineare altri punti del discorso del compagno Scuderi.

Dalla breve biografia che il Segretario generale del PMLI traccia in apertura del suo di-scorso emerge che in definitiva la scoperta da parte di Mao del marxismo-leninismo e della via dell’Ottobre è un percorso simile a quello che abbiamo passato un po’ tutti: siamo alla ricerca di una via d’uscita da questa società, magari non sappiamo che pesci prendere e poi improvvisamente si apre di fronte a noi il magnifi-co orizzonte rappresentato dalla cultura del proletariato e tutto di-venta chiaro e comprensibile e la nostra vita ha l’obbiettivo di bat-tersi per la nuova società per cui vale la pena di vivere. Dopo che si è brancolato nel buio riusciamo a trovare l’uscita da quella buia gabbia rappresentata dall’ideo-logia dominante di questa socie-tà e ci sentiamo uomini liberi di correre verso il nuovo obbiettivo

dell’Italia unita, rossa e socialista. Insomma per dirla con le parole di Scuderi la nostra mente è il-luminata dalla cultura proletaria indipendentemente dal grado di conoscenza.

La cultura proletaria non può nascere spontaneamente dai vari movimenti ma sta a noi Partito portarla a livello di massa e far sì che essa venga studiata sui libri. Ma anche lo stesso Bolscevico o un semplice volantino anche su un tema locale sono piccoli concentrati di cultura proletaria in quanto applicano il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea politica del PMLI. Questo è un ulteriore risultato che racco-gliamo con la nostra propaganda e un motivo in più per continuare e magari rafforzare le nostre diffu-sioni. Il nostro problema è di fare in modo che questo percorso lo faccia un numero sempre cre-scente di sinceri fautori del so-cialismo.

Bisogna cercare di allungare la lista di punti in cui assomiglia-mo a Mao, sempre in un rapporto Maestro e allievi. Uno di questi, sottolineato dal relatore, è la mo-

L’opuscolo n. 15 di Giovanni Scuderi riporta il discorso del Segretario gene-rale del PMLI all’ultima Commemo-razione di Mao

Un capolavoro di sintesi

destia e lo spirito di servizio ver-so le masse. A mio parere è un timbro che noi compagni del Mu-gello e della Valdisieve dobbiamo continuare ad avere come stiamo facendo e magari anche svilup-pare, perché bisogna sempre migliorarsi. Fa parte della nostra etica di marxisti-leninisti essere modesti, mettere da parte la pa-rola io, perché il gioco è sempre collettivo e ad esso concorre il Partito di cui noi ne siamo un tas-sello. Quando ne siamo un ottimo e importante tassello su un piano strettamente personale dobbiamo già essere contenti. Per il resto le luci della ribalta vanno al Partito. Se diffondo 20 giornali il merito a primo acchito è mio, ma è anche di chi ha scritto il giornale, come anche di chi ha spazzato la sede del giornale, ecc., ossia il merito è del Partito.

Anche lo spirito di servizio verso le masse è un tratto pe-culiare che sta alla base della nostra scelta marxista-leninista. In definitiva tutto quello che fac-ciamo si può ricondurre verso di esse. Certo quando ci occupia-mo di problemi concreti delle loro condizioni di vita sia a livello na-zionale che locale allora questo aspetto lo tocchiamo nel modo più diretto.

Questi sono dei punti salienti individuati nel discorso del com-pagno Scuderi sui quali occorre continuare a confrontarsi non in modo intellettualistico e libresco, ma su una base concreta per migliorare l’attività delle nostre istanze a cui diamo il nostro pre-zioso contributo come militanti o simpatizzanti.

Franco – Vicchio (Firenze)

nario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista” sarà impos-sibile archiviare la fase storica del capitalismo e iniziare per l’umani-tà una nuova era di progresso e di giustizia sotto il Sole Rosso del socialismo!

Fortissimo, a questo propo-sito, il richiamo del compagno Scuderi all’azione quando dice “Vogliamo o no fare la rivoluzio-ne? In altri termini: vogliamo o no liberarci dal capitalismo?”. Un interrogativo a cui ognuno di noi deve rispondere positivamen-te con i fatti se intende davvero “salvare l’Italia” dal fosco futuro prospettatole dal nuovo governo

Monti, emissario della grande fi-nanza e delle banche. Il modo per riuscirci è peraltro ormai chiaro e perfettamente indicato dal PMLI: la gloriosa via dell’Ottobre e non certo quella dell’elettoralismo e del parlamentarismo, chimere dei tempi moderni che continua-no purtroppo a illudere le masse allontanandole dal fine ultimo, l’abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo, il “più grande, più giusto, più utile e più gratificante” a cui tutti noi dobbiamo sforzarci di apportare un contributo personale.

Con Mao per sempre! Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Rocco – provincia di Messina

incursioni del nemico borghese nel Partito perché come diceva Mao: “possono esserci comu-nisti che pur avendo meritato il nome di eroi e combatten-do contro il nemico non sono tuttora capaci di resistere alle pallottole di zucchero della borghesia”. Mai frase migliore Scuderi poteva trarre da Mao per evidenziare l’importanza della vi-gilanza.

Come si evince dal discor-so, Mao ha lasciato profondi insegnamenti al PMLI, tra tutti fondamentale quello di porci la domanda, “Vogliamo o no fare la rivoluzione?”. La risposta è ovvia così come lo è il fatto che la rivo-luzione debba essere attuata da un Partito rivoluzionario come il nostro, poiché solo seguendo la linea marxista-leninista e il pen-siero di Mao, in particolare, po-tremmo sconfiggere la “tigre di carta” che è il capitalismo e noi, certamente, siamo la massima espressione di ciò. Il PMLI è l’uni-co Partito nella storia italiana che prepara il terreno alla rivoluzione e non cerca di addolcire il capita-lismo, bensì cerca di abbatterlo, poiché non potremo mai accetta-re la collaborazione tra oppressi e oppressori né l’uso delle istitu-zioni borghesi, vere fautrici del-

l’oppressione e dell’espansione del capitalismo, utili solo a raffor-zarlo.

Ringrazio molto il nostro Se-gretario per il suo discorso che onora la memoria di Mao e ricor-da a noi tutti i suoi profondi inse-gnamenti che oggi più che mai devono essere seguiti per “sal-vare l’Italia” e sopprimere il ca-pitalismo così come il compagno Scuderi ha indicato, anche se ci volessero mille anni.

Il nostro obiettivo è grandioso così quanto complesso ma, lavo-rando bene e seguendo gli inse-gnamenti che i Maestri ci hanno lasciato e comportandoci da veri e sinceri marxisti leninisti, lo cen-treremo.

Come diceva Mao e come ha ricordato in chiusura al suo splen-dido discorso Scuderi, dobbiamo essere come dei semi, unirci col popolo, mettere radici e fiorire tra il popolo, quindi radicarci tra le masse; non è facile ma ci riusci-remo studiando e dando il meglio di noi stessi senza esimerci da nulla.

Avanziamo con forza e fiducia verso l’Italia unita, rossa e socia-lista.

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Girolamo – Palermo

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N. 47 - 29 dicembre 2011 PMLI / il bolscevico 13I MARXISTI-LENINISTI DEL MUGELLO

E DELLA VAL DI SIEVE STUDIANOLA LINEA GIOVANILE DEL PMLI

Decisa la diffusione straordinaria del documento del PMLI contro il governo Monti tra gli studenti

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Vicchio del Mugello del PMLIVenerdì 9 dicembre le Orga-

nizzazioni di Rufina e Vicchio del Mugello (Firenze) del PMLI si sono riunite assieme ai simpatiz-zanti del Partito per studiare il do-cumento del Comitato centrale del PMLI dal titolo “I giovani e il la-voro del PMLI sul fronte giovanile e studentesco”.

Le compagne e i compagni, ad iniziare dall’introduzione del compagno Enrico Chiavacci del-l’Organizzazione di Rufina, oltre ad esaminare i vari aspetti del do-cumento li hanno rapportati alle realtà dei loro comuni, e alle loro esperienze personali, trovandovi piena corrispondenza ad iniziare

dai temi del lavoro, la scuola, gli spazi aggregativi, ecc. Il quadro che ne è emerso è di una situazio-ne che vede i giovani di estrazio-ne operaia e popolari vittime del capitalismo e che l’unica alternati-va che hanno per il futuro, che ne siano coscienti o no, è in definiti-va rappresentata dal PMLI e dal suo progetto strategico, la lotta per l’Italia unita, rossa e socialista.

Da un lato, come sottolinea-va la compagna Moira, i giovani sono i più aperti alle idee rivolu-zionarie, dall’altro non si sentono rappresentati dai partiti parlamen-tari. E questo distacco, è stato sot-tolineato, è un fattore positivo con una valenza, per quanto riguarda i giovani che appartengono al pro-letariato, oggettivamente antica-pitalista. Non è un caso il salto di qualità negli ultimi anni fatto del movimento studentesco fino ad arrivare al ricorso alla violenza di massa del 14 dicembre 2010 con l’assalto al parlamento, senza con-tare, da parte del movimento degli “indignados”, l’aver riconosciuto il capitalismo quale responsabile dell’attuale crisi economica.

Il compagno Andrea ha mar-cato anzitutto “la grande valenza culturale e politica del documen-to” e tra l’altro si è impegnato ad applicare la linea giovanile del PMLI nell’importantissimo lavoro sindacale che ben svolge.

È anche emerso nella discus-sione che i militanti e simpatiz-zanti che fanno riferimento alle due Organizzazioni hanno una vi-

sione corretta del rapporto tra la presenza diretta tra le masse e nel-le piazze, che deve avere la prio-rità assoluta, con l’utilizzo, in su-bordine, delle moderne tecnologie informatiche. Di questo siamo ben felici visto anche che questo è un tema che ricorre frequentemente sulle colonne de Il Bolscevico.

Come misura pratica immedia-ta per radicare il Partito tra i gio-vani operai e tra gli studenti, dal momento che la priorità è stata data al lavoro studentesco, tutti i compagni si sono detti d’accordo di fare una presenza nelle scuole del Mugello e della Val di Sieve col documento dell’Ufficio poli-

tico del PMLI sul governo Monti, sulla cui politica di lacrime e san-gue non sono mancate le riflessio-ni da parte dei compagni nel corso della riunione.

Insomma nel nostro lavoro po-litico, al di là delle iniziative spe-cifiche che si possono prendere, è giusto avere sempre un occhio di riguardo verso i giovani, in quanto hanno bisogno della direzione del Partito del proletariato per inqua-drare correttamente la lotta per le loro rivendicazioni immediate e a lungo termine. Altresì il PMLI ha bisogno che tanti giovani si ag-giungano alle sua file per assume-re un corpo da Gigante Rosso.

IL MANIFESTO CONTRO IL GOVERNO MONTI AFFISSO A FIRENZE

Firenze, 19 dicembre 2011. Il manifesto del PMLI contro il governo Monti nelle vetrinette del centro città (foto Il Bolscevico)

Continueremo a sottoscrivere per il PMLI

Cari compagni,auguri di Buon Anno. Conti-

nueremo a sottoscrivere per il no-stro amato Partito; che il Sole Ros-so splenda un giorno sull’umanità oppressa e sfruttata!

A voi tutti, un fraterno, calo-roso e militante abbraccio. Saluti marxisti-leninisti.

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Liliana, Anna, Maria - Cuneo

Il vento della lottadi classe soffia

sulla ragione del PMLICompagni,con questa crisi del capitali-

smo che accentua di più la lotta di classe dico avanti tutta sulla vostra stampa e laddove avete più voce distribuite più volantini possibile. Bisogna farsi sentire perché il ven-to soffia sulla vostra ragione.

Vorrei stampare e diffondere i volantini del PMLI.

Saluti.Mauro - provincia di Modena

Ho fotocopiato e distribuito “Il Bolscevico” sulla biografia di MontiCari compagni,ho fotocopiato e distribui-

to l’articolo de Il Bolscevico n. 42 sulla biografia del capo del governo Monti. Probabilmente farò così anche in futuro per i

vostri articoli.Salvatore Piredda - provincia

del Medio Campidano

Ci vuole uno sciopero generale a oltranza

Cari compagne e compagni,ha ragione il PMLI a dire che,

come sosteneva Mao, se il popolo non è guidato da un autentico par-tito comunista non potrà arrivare alla vittoria. Vedi quanto sta acca-dendo alla attuale Cina.

Ho avuto modo di parlare con un sindacalista CGIL a Pontedera e così gli ho detto che lo sciopero del 12 dicembre di sole 3 ore non può risolvere, ci vuole uno sciope-ro generale a oltranza per almeno 5 giorni di fila, allora sì che si ot-tiene qualcosa dal governo. Egli ha risposto che è solo un “assag-gio”.

Mi piacerebbe venissero affissi in tutta Italia i manifesti di Mao e quelli di Stalin.

Sinceri auguri di buon anno e buona salute a tutte le compagne e i compagni del PMLI, in partico-lare al Segretario generale Scuderi e a Pasca.

Adolfo - provincia di Pisa

Quel lapsus di Montiin parlamento

Cari compagni,il lapsus di Monti in parlamen-

to, cui accennate nel vostro uti-le testo (si riferisce all’editoriale de Il Bolscevico n. 45 “Lacrime e sangue”, ndr), non è freudiano, perché trasparente nel suo signi-

ficato. Sarebbe freudiano se fosse inesplicabile.

Non è un caso che tal genere di “azione difettosa” abbia il nome latino: è infatti vecchia come il mondo.

Salutoni.Nicola Spinosi - Firenze

Un governodalla parte dei forti

È troppo facile esigere sacrifici crescenti dai “poveri cristi” e nel contempo introdurre le solite de-roghe a favore degli interessi di classe egemoni nel nostro sgan-gherato Paese.

È troppo facile spogliare ed im-miserire ulteriormente chi già pos-

siede poco e nel contempo sovven-zionare le grandi banche d’affari, finanziare le scuole private dopo aver espropriato quelle pubbliche, rilanciare la corsa agli armamen-ti grazie alle ingenti risorse estor-te alle masse popolari, alla sanità pubblica, agli enti locali, arricchi-re gli speculatori, gli affaristi e gli evasori fiscali, la curia pontificia romana, l’establishment econo-mico-militare, gli ordini corpora-tivi superprivilegiati, il ceto poli-tico dominante, mentre s’affossa e s’impoverisce la parte sana del Paese, quella che lavora e produ-ce, in modo particolare la classe operaia a cui viene sottratto tutto, reddito, dignità e diritti.Lucio Garofalo - Lioni (Avellino)

Un trotzkista-gramsciano dà ragione al PMLI sul governo Monti

“Mi sono sempre scontra-to con gli stalinisti-maoisti del ‘partitino’ (più che partito lo considero un movimento visto che non si presentano mai alle elezioni tranne che alcune ecce-zioni) marxista-leninista italiano, i supermegaradicali ultramega conservatori, i superesaltati che vogliono a tutti i costi la dittatu-ra del proletariato e sognano la rivoluzione e il socialismo (anche io ma non fino a questo punto) al più presto, ma contro il governo Monti posso fare eccezioni.

Anche loro si mobilitano in primissima fila come il Partito Comunista dei Lavoratori di Fer-rando che ha organizzato una manifestazione per gennaio con-

tro questo governicchio che pre-vede per lunedì aumento dell’Ir-pef tagli alla sanità con l’aumento dell’IVA del 2% e con altri sacrifi-ci per le classi più deboli. Con il PMLI mi sono sempre scontrato in passato ma su alcune questioni non gli ho dato torto, anche loro si sono sempre schierati contro ogni guerra imperialista guidata dagli Stati Uniti. Contro ogni dit-tatura nera come in Libia, hanno sempre onorato il 25 Aprile e 1° Maggio e Scuderi il loro leader è un bravo oratore ed io, anche se non condivido molte sue idee vi-sto che è uno stalinista convinto e io sono trotzkista-gramsciano, lo considero un bravo leader”.(postato il 3 dicembre sul suo blog)

La copertina dell’opuscolo sul Docu-mento del PMLI dedicato ai giovani

Ampia diffusionein Mugello e Val

di Sieve del documento dell’Ufficio politico sul

governo MontiDal corrispondente dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLISabato 17 dicembre le Or-

ganizzazioni di Rufina e di Vicchio del Mugello (Firenze) del PMLI, come deciso nella riunione di studio congiunta del 9 dicembre scorso sulla li-nea giovanile del Partito, han-no diffuso il volantino ripor-tante il documento dell’Ufficio politico del PMLI sul governo Monti alle studentesse e agli studenti dell’istituto Balducci di Pontassieve.

Così sono stati colti due im-portanti obiettivi: portare avan-ti la lotta contro il governo del-la grande finanza, della UE e della macelleria sociale e quel-lo di essere presenti tra gli stu-denti. La mattinata di propa-ganda, con lo stesso volantino,

è proseguita al mercato di piaz-za Mosca, a Pontassieve.

Nei giorni e settimane pre-cedenti l’Organizzazione di Vicchio del Mugello aveva provveduto, a Borgo San Lo-renzo, a diffondere lo stesso importante documento nelle scuole superiori: il professio-nale Chini e il liceo Giotto Uli-vi oltre che al mercato di viale della Resistenza.

Da segnalare il positivo in-teresse dei giovani e della po-polazione verso la posizione del Partito sul governo Monti che, tra le masse, non riscuo-te fiducia ma tanto scetticismo perché hanno capito la sua na-tura antipopolare. Questo è estremamente positivo visto che siamo in una zona che è un po’ la roccaforte della “sinistra parlamentare” che fa parte di questo governo.

Il PMLI produce un grosso sforzo per far giungere alle masse la sua voce anticapi-talista, antiregime neofascista e per l’Italia unita, rossa e socialista. I militanti e i sim-patizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello ai sinceri fautori del socialismo per aiutarlo economicamen-te, anche con piccoli contributi finanziari. Nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo diffondere contro il governo della grande fi-nanza, della UE e della macelleria sociale guidato da Monti.

Aiutateci anche economicamente per combattere le illusioni elettorali, parlamen-tari, riformiste e governative e per creare una coscienza, una mentalità, una mobili-tazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del proletariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contri-buti al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 - 50121 FIRENZE

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14 il bolscevico / interni N. 47 - 29 dicembre 2011

Migliaia di lavoratrici e lavoratori partecipano allo sciopero generale nazionale indetto da Cgil, Cisl e Uil

IL PUBBLICO IMPIEGO SCIOPERACONTRO LA SUPERSTANGATA DI MONTI

Manifestazioni e presìdi in tutto il Paese per chiedere al governo Montidi ritirare la manovra di lacrime e sangue. A Milano il PMLI partecipa alla manifestazione

Alta adesione delle lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego allo sciopero generale nazionale del 19 dicembre, indetto unitaria-mente da Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa per l’intera giorna-ta; in molti casi, hanno sostenuto i sindacati, “superando il numero degli iscritti alle sigle sindacali”.

Numerosa la partecipazio-ne alle manifestazioni e ai presi-di che si sono tenuti in mattinata in molte città, nonostante la fram-mentazione oraria fra i diversi set-tori. I lavoratori degli uffici co-munali hanno scioperato l’intera giornata, come i lavoratori del-l’università, della ricerca e Afam (Alta formazione artistica, musi-cale e coreutica), mentre i lavora-tori della scuola hanno scioperato una sola ora (all’inizio o al termi-ne delle lezioni). I dipendenti di Poste Italiane hanno incrociato le braccia le ultime tre ore del turno di lavoro; stessa modalità per co-loro che lavorano nel settore del-l’energia (lavoratori dell’elettrici-tà, della acqua e del gas, oltre che del petrolio). Per quanto riguarda la sanità hanno scioperato i medi-ci, veterinari e infermieri, fermo restando la garanzia dei servizi es-senziali, come previsto dalla leg-ge antisciopero, per le urgenze e il servizio di pronto soccorso.

A Genova in corteo duemila i lavoratori del pubblico impiego dei servizi pubblici, del terzo set-tore, dell’università e della ricer-ca, della sanità pubblica e priva-ta. In testa al corteo, partito dalla stazione di Principe e diretto in

Prefettura dopo aver fatto tappa davanti al palazzo della Regione, uno striscione unitario: una dele-gazione Fiom, ha chiuso la ma-nifestazione. A Milano, si è tenu-to un combattivo presidio a cui ha partecipato il PMLI (servizio pubblicato a parte).

A Bologna grande adesione in piazza Roosvelt. Sono stati de-nunciati l’impoverimento di pen-sionati e lavoratori, il blocco dei contratti pubblici, gli sprechi del-la politica. L’adesione allo sciope-ro è stata attorno al 50%

Adesione del 30% allo sciope-ro a Firenze: un corteo con cir-ca quattromila persone ha sfilato in mattinata per le vie del centro, arrivando davanti alla prefettura in via Cavour. Sit-in, volantinaggi e manifestazioni si sono svolte in tutta la Toscana.

A Bari un migliaio di lavora-

tori hanno protestato contro la manovra del governo: in piazza Prefettura, impiegati delle poste, insegnanti e lavoratori del ser-vizio pubblici hanno bersagliato Monti: “Basta con i tagli, mano-vra non equa”.

La manifestazione più signifi-cativa è stata sicuramente quella di Roma dove si è svolto un pre-sidio nazionale a piazza Monte-citorio, alla presenza dei segreta-ri nazionali, Camusso, Bonanni e Angeletti, proprio mentre la ma-novra veniva approvata alla Ca-mera. Alle 9.30 piazza Montecito-rio è già piena: bandiere sindacali, cartelli, fischietti e cappellini, ma soprattutto piena di lavoratori di tutte le categorie del comparto pubblico.

Tanti nella piccola piazza, for-se i sindacati collaborazionisti, obbligati a portare i lavoratori in

piazza, hanno tenuto un profilo basso: sul palco allestito in piazza c’è un grande pannello con quat-tro parole: “Per una manovra giu-sta”. Troppo poco di fronte a tanta ingiustizia, alla macelleria sociale in atto! “I lavoratori del compar-to pubblico sono furiosi contro una manovra iniqua, che colpisce sempre gli stessi”, urlano giusta-mente dal megafono i lavoratori in piazza. ‘’Per salvare l’Italia biso-gna salvare i servizi pubblici’’, è scritto su uno striscione delle edu-catrici del Comune di Roma.

In una nota congiunta i sinda-cati fanno sapere che: “il Gover-no prenda atto del segnale man-dato dai lavoratori della pubblica amministrazione, correggendo la manovra nel segno dell’equità e aprendo un tavolo di confronto sui temi del lavoro pubblico, dal-la contrattazione nazionale e de-centrata alla riorganizzazione de-gli enti, dalla previdenza ai servizi pubblici locali”. Ma non è certo dei comizi dei leader sindacali, in realtà solo imbonitori, che la mi-nistra Fornero si è detta “preoccu-pata” perché è stato usato “un lin-guaggio che pensavo appartenesse ad un passato del quale non pos-siamo certo essere orgogliosi”, ma di sicuro si riferiva alla piazza e ai lavoratori che ancora ricorrono alla lotta di classe.

La voglia di far sentire la pro-pria voce e di “suonargliele” al governo del tecnocrate borghese Monti era tanta ed è risultata in-soddisfatta con questo sciopero che arriva tardivo, è stato fram-

mentato e con una parola d’ordine insufficiente, nata dall’unità sinda-cale, tanto ricercata a destra dalla Cgil: “modifichiamo la manovra” invece di richiedere la cancellazio-ne e il ritiro immediato delle misu-

re di lacrime e sangue rivolte solo ai lavoratori e alle masse popola-ri, con una mobilitazione naziona-le che porti milioni di manifestanti sotto Palazzo Chigi e ne chieda il ritiro immediato.

Quanto costerà la superstangata alle famiglie

Milano, 19 dicembre 2011. Il corteo dei lavoratori del pubblico impiego durante lo sciopero nazionale del settore

Non è facile calcolare quanto costerà alle famiglie italiane, e in particolare alle masse popolari, la manovra di lacrime e sangue varata dal governo Monti perché, ovviamente, tante sono le varia-bili, dal reddito disponibile alla età e alla composizione del nu-cleo familiare, dall’area geogra-fica alla proprietà o meno della propria abitazione, se si possie-dono risparmi o debiti, ecc. Di conseguenza, leggendo le stime elaborate dalle associazioni di consumatori e di categoria, non sempre si arriva a conclusioni univoche.

Detto questo però è assodato che il governo Monti con il fa-migerato decreto “salva-Italia”, è andato a rapinare i più poveri e non i più ricchi né i possesso-ri di grandi patrimoni e di rendi-te finanziarie né i grandi evaso-ri. Ha scientificamente deciso di far pagare tutto il peso del cosid-detto “risanamento economico” alle masse popolari e ai lavorato-ri, studiando ulteriori tasse e bal-zelli da imporre alla stragrande maggioranza delle famiglie con redditi medio-bassi con effetti

devastanti sul loro tenore di vita e potere d’acquisto.

Secondo stime dell’Osserva-torio nazionale di Federconsu-matori (ONF), nel 2014, quando la manovra andrà a regime, una famiglia (2 componenti + 1 figlio minore), con 1,5 persone che la-vorano e un reddito familiare di 32 mila euro/annuo lordo, una sola casa di proprietà e meno di 50 mila euro di risparmi registre-rà a seguito delle varie manovre correttive una caduta nelle capa-cità di consumo di circa il 7,7% annuo. In soldoni, l’ONF, ha cal-colato che il costo della mano-vra per ogni famiglia sarà di ben 1.129 euro annui, ossia uno sti-pendio operaio tondo tondo che si volatilizza. La maggiore fetta di questa rapina è composta dal-le maggiori imposte. Infatti solo per la reintroduzione dell’IMU sulla prima casa (la vecchia ICI), le famiglie italiane dovranno pa-gare mediamente 405 euro l’an-no. Ben 270 euro/annui in più sono da addebitarsi agli aumenti dei prezzi di beni e servizi dovuti all’aumento dell’IVA di due pun-ti, che dal settembre 2012 passe-

rà dal 10% al 12% e dal 21% al 23%. Altri 120 euro/annui in più se ne andranno per il pieno del-l’auto (calcolati su circa 15 mila chilometri annui), grazie all’au-mento dell’accise sulla benzina, gasolio e gpl che ha già fatto sa-lire la “verde” sopra quota 1,7 euro per litro. 90 euro in più do-vranno sborsare per l’addiziona-le regionale dello 0,3%. Sempre per la famiglia presa a campio-ne, circa 47 euro se ne andranno invece per l’imposta che dovrà pagare sui suoi risparmi (con-to corrente e strumenti finanzia-ri). Su questo punto c’è da dire che mentre Monti ha fatto spa-rire dall’agenda qualsiasi ipote-si di patrimoniale sui grandi ca-pitali, ha invece introdotto una sorta di patrimoniale per i picco-li risparmiatori, estendendo non solo il bollo di 34,20 ai libretti di risparmio postali e bancari, che fino ad ora ne erano esen-ti, ma anche tassando dell’0,1% nel 2012 e dello 0,15% nel 2013 i buoni fruttiferi postali (la forma di risparmio generalmente scel-ta da lavoratori e pensionati). E se è vero che Monti, bontà sua,

ha esentato dal pagamento della nuova tassa chi possiede buoni postali per un valore complessi-vo al momento del rimborso non superiore ai 5 mila euro, è anche vero che la tassazione sale dal-lo 0,1% allo 0,67% se tale valore supera di un solo euro il tetto sta-bilito dal governo dal momento che l’impatto minimo prelevato sarà di 32,20. Mentre addirittura si pone un tetto all’imposta per i grandi investitori in buoni frut-tiferi postali, che non potrà co-munque superare i 1.200 euro.

Alle tasse vanno poi aggiun-ti i tagli. Ad esempio i nuovi ta-gli imposti da Monti ai trasferi-menti agli enti locali avranno ripercussioni per le famiglie pari a 163 euro l’anno, con la manca-ta erogazione di servizi. E anche il mancato adeguamento alle in-dicizzazioni delle pensioni oltre i 1.400 euro lordi peserà in media sul totale delle famiglie italiane oltre 34 euro/annui.

Se poi alla manovra di Mon-ti aggiungiamo il totale delle ma-novre del governo Berlusconi che pesano 2.031 euro/annui il totale generale è di 3.160 euro annui.

Per lo sciopero del pubblico impiego

COMBATTIVO PRESIDIO A MILANOIl PMLI ben accolto dai lavoratori

Redazione di Milano

Nella mattina di lunedì 19 di-cembre si è svolto a Milano, sotto la prefettura, un combattivo presi-dio contro la manovra di lacrime e sangue del governo Monti, nel-l’ambito dello sciopero di 8 ore in-detto dalle categorie del Pubblico impiego di Cgil, Cisl, Uil e UsB.

La protesta si è espressa forte-mente contro la politica di esterna-lizzazione e assemblamento, quin-di di riduzione di alcuni servizi portata avanti nella pubblica am-ministrazione. “Liberiamoci della manovra”, “Stop alla macelleria sociale”, “Quante famiglie in stra-da volete ancora?”, gli slogan dei manifestanti.

Al presidio ha partecipato una delegazione della Cellula “Mao” di Milano del PMLI che ha dif-fuso, oltre a copie de Il Bolscevi-

co nn. 43 e 45, centinaia di copie del documento dell’Ufficio politi-co del Partito sul governo Monti titolato: “Liberiamoci dal gover-no della grande finanza, della UE e della macelleria sociale. Solo il socialismo può salvare l’Italia”.

I marxisti-leninisti si sono quindi uniti ai lavoratori precari e disoccupati del Comune di Mi-lano suggerendogli slogan come: “Diciamo basta al precariato, tutti a tempo indeterminato”, “Dicono che i soldi per noi sono mancati, ma per l’Expo li han subito trova-ti”, “Mario Monti e Pisapia, il la-voro ci portan via”, “Siamo preca-ri comunali, vogliamo posti fissi e non interinali”, “Né flessibile, né precario, lavoro stabile, pari sala-rio” che sono stati ben accolti da-gli interessati e continuamente ri-petuti attirando la solidarietà di tutti i manifestanti.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIIndirizzo postale: Il Bolscevico - C.P. 477 - 50100 Firenzee-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itAbbonamento annuo:Ordinario € 60,00; sostenitore € 100,00; estero € 100,00; a prezzo politico (disoccupati,cassintegrati, lavoratori precari, pensionati sociali, operai, casalinghe, studenti, immigrati senza lavoro, con lavoro precario o a salario operaio) € 30,00. Chi ha diritto al prezzo politico può fare un abbonamento semestrale € 15,00 oppure quadrimestrale € 10,00I versamenti vanno effettuati attraverso il c.c.p. 29675501 intestato all’Editoriale Il Girasole - C.P. 477 - 50100 Firenze.Dlgs 196/03 - I dati degli abbonati vengono utilizzati solo per l’invio del giornale e non ven-gono ceduti a terzi.Redazione centrale: via Gioberti, 101 - 50121 Firenze - Tel. e fax 055.2347272Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeStampa: Litografia IP - FirenzeEditore: Editoriale Il Girasole - FirenzeIscrizione al Roc n. 8292ISSN: 0392-3886 Associato all’USPI

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chiuso il 21/12/2011ore 16,00

Milano, 19 dicembre 2011. Il PMLI partecipa al combattivo presidio dei lavora-tori del pubblico impiego sotto la prefettura (foto Il Bolscevico)

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N. 47 - 29 dicembre 2011 cronache locali / il bolscevico 15Commemorazione partigiana a Biella

Uffi cialmente invitata l’Organizzazione biellese del PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLIRicordati pubblicamente i set-

te partigiani trucidati dai nazisti a Biella in piazza San Cassiano nel-l’inverno 1943. Nonostante il rigi-do freddo che da giorni avvolge la città, decine di biellesi si sono ritrovati intorno al monumento partigiano che ricorda come ve-nivano assassinati gli oppositori politici del regime nazista e del suo stretto alleato fascista.

Presenti ufficialmente i gonfa-loni dei comuni di Biella e Cos-sato e dell’ANPI delle varie zone della provincia laniera. Esposte le bandiere del PMLI e del PRC. L’Organizzazione biellese del PMLI è stata ufficialmente invita-ta a presenziare coi propri vessilli dal vice presidente provinciale dell’ANPI, Sergio Boraine, che ha salutato con affetto i compagni della delegazione marxista-leni-nista biellese all’arrivo in piazza.

Dopo il discorso ufficiale del-l’ANPI tenuto quest’anno dal-l’avvocato Gianni Chiorino che, come sempre, riesce ad emo-zionare i presenti con discorsi chiari, congrui e carichi di sen-timenti partigiani, la parola è purtroppo passata al sindaco di Biella, Dino Gentile che, ci preme ricordare, ha preso i voti per la propria elezione pure da Fiamma tricolore e “La Destra”, inequi-vocabili movimenti neofascisti. Il sindaco ha ritenuto opportuno descrivere la feroce tragedia di

Firenze di alcuni giorni fa quan-do un neonazista ha trucidato due senegalesi ferendone altri ma omettendo volontariamente di ricordare che proprio i partiti di destra che compongono la sua nera coalizione sono portatori e divulgatori di idee e pratiche po-litiche di chiaro stampo razzista e xenofobo.

Al termine della commemora-zione partigiana simpatizzanti e militanti del PRC e del PMLI han-no consumato qualcosa di caldo

al bar adiacente il monumento partigiano, cogliendo l’occasione per pianificare alcune iniziative politiche contro il governo della grande finanza di Mario Monti da condurre insieme.

Biella, 18 dicembre 2011. Un momen-to della commemorazione dei sette martiri partigiani (foto Il Bolscevico)

CAPUA (CASERTA)

Giovani in piazza contro la decisione del sindaco Antropoli di costruire il gassificatore per i rifiutiIl PMLI aderisce al “Comitato No Gassifi catore” e invita a lottare senza indugio e senza sosta

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Capua del PMLIDomenica 4 dicembre alcuni

giovani attivisti aderenti al Comi-tato “No Gassificatore” di Capua (Caserta) hanno protestato con-tro la decisione antidemocratica e criminale del sindaco Carmine Antropoli di delocalizzare a Capua il gassificatore originariamente previsto a Marcianise (una strut-tura che deve smaltire 250.000 tonnellate annue di immondizia); i manifestanti hanno calato nei pressi di Via Porta Napoli due striscioni su cui si leggeva: “No al termovalorizzatore” e “Differen-ziamo il mondo”. È seguito poi un intenso volantinaggio nei pressi della zona del Teatro Ricciardi, per sensibilizzare la popolazione al grave problema dell’inceneri-tore.

Hanno preso parte alla prote-sta studentesse e studenti che hanno ben presto attirato l’atten-zione di decine di persone che si trovavano lì per lo spettaco-lo nello storico teatro capuano. Un’azione per acquistare visibilità e consensi tra la popolazione lo-cale e non, visto che non si tratta di un problema cittadino ma ter-ritoriale.

All’iniziativa di lotta hanno par-tecipano anche i marxisti-leninisti di Capua, che da settimane con-dannano fortemente la decisione del neopodestà Antropoli e che hanno aderito ufficialmente al “Comitato No Gassificatore” for-mato da organizzazioni politiche e democratiche del territorio e da diverse associazioni cittadine. Al-l’assemblea costitutiva il compa-gno Mauro Maietta, Responsabi-le dell’Organizzazione capuana

del PMLI ha dichiarato: “È fonda-mentale, al momento, costituire un fronte di lotta vasto per dire di no alla proposta antipopolare e criminale del neopodestà An-tropoli. Dobbiamo essere pronti a lottare senza indugio e senza so-sta perché un nuovo inceneritore, per il quale tra l’altro non sono previsti controlli regolari e nem-meno sapere quanta diossina possa produrre l’impianto, non venga costruito. Perché questa sarebbe l’ennesima vittoria del capitalismo campano e italiano, affiliato direttamente alla camorra e alle lobby della criminalità loca-le, a discapito delle masse che vivono già una grave situazione ambientale in Terra di lavoro”.

Il PMLI è pronto a schierarsi al fianco della popolazione, così come ha già fatto nelle battaglie sulla stessa questione nel napo-

letano, perché non si speculi più sulla salute delle masse e per-ché gli interessi pecuniari di una cricca di mafiosi e di politicanti corrotti non possano causare migliaia di malattie mortali aggra-vando la salute di una terra che è tra le più inquinate d’Italia.

I MARXISTI-LENINISTI DEL SANNIO SI OPPONGONO AI TAGLI DELLA LEGGE “GELMINI”Porterà una riduzione di plessi scolastici ai danni di studenti e famiglie della provincia di Benevento

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Buonalbergo del PMLII tagli della legge “Gelmini”

stanno producendo i primi effetti nel Sannio: porteranno una con-sistente riduzione e accorpamen-ti di complessi scolastici ai danni di studenti e famiglie costretti ad “accompagnare” i propri figli in altri comuni limitrofi, sostenendo ulteriori spese.

La provincia di Benevento ha definito il Piano di dimensio-namento scolastico per l’an-no 2012-2013. Il documento è stato inviato alla Regione per la decisione definitiva prevista per la fine dell’anno. Per effetto dei nuovi criteri numerici fissati dal governo, si prevede la perdita di 11 autonomie. Colpite le strutture di primo grado (con ben 10 sedi tagliate) e una cancellazione tra gli istituti secondari.

L’elenco dei tagli parte dal-la valle del Sabato dove andrà perduta un’autonomia scolasti-ca tra San Leucio del Sannio e Ceppaloni. Dall’accorpamento dei due Istituti ne risulterà uno di 519 studenti. Un’altra perdita a Sant’Agata de’ Goti per effetto di un accorpamento di due sezioni in più il plesso Bagnoli all’Istituto comprensivo. Meno uno anche a Colle Sannita perché la Direzione didattica confluisce nell’Istituto comprensivo. Decisione inac-cettabile è di fondere i due Isti-tuti comprensivi oggi esistenti a

Paduli e Buonalbergo. Si ricorda che l’edificio scolastico di Buo-nalbergo è stato negli ultimi anni oggetto di ristrutturazione per la messa in sicurezza per com-plessivi 309 mila euro. Nel pros-simo anno gli alunni si dovranno spostare dall’attuale ubicazione (l’ex sede universitaria), a quella ristrutturata.

L’Organizzazione di Buonal-bergo del PMLI si chiede: che fine farà questa struttura? Gli studenti saranno costretti a tra-sferirsi nei paesi limitrofi con no-tevoli disagi e aggravi sulle spese familiari? I tagli scellerati stanno già avendo effetti sia sulla qualità dell’istruzione che ricadute sulle piccole comunità di abitanti. E ciò potrebbe anche non bastare: il nuovo istituto avrebbe infatti una popolazione scolastica infe-riore al limite minimo di 500 (483 studenti), ragion per cui la pro-vincia propone in alternativa l’ac-corpamento dell’Istituto di Paduli con quello di Apice e di quello di Buonalbergo con quello di San Giorgio la Molara.

Inoltre, ci saranno accorpa-menti per gli Istituti di Ponte e Torrecuso, con perdita di un’au-tonomia, l’Istituto di Apollosa che si unirà al “San Modesto” di Benevento lasciando per stra-da il plesso di Campoli. Fusione obbligata anche tra gli Istituti di Solopaca e Frasso Telesino che ne formeranno uno nuovo da 570 studenti. Stesso discorso per Li-

matola e Dugenta, futuro Istituto da 688 alunni. Ancora: l’Istituto di Vitulano viene accorpato a quello di Cautano e al plesso di Campoli Monte Taburno per un totale di 618 studenti.

Un’ulteriore decurtazione deri-va dal nuovo assetto degli istituti nella città di Benevento. Tutte le Direzioni didattiche si trasforma-no in Istituti comprensivi: “San Fi-lippo”, formato dai plessi Pietà e San Filippo; “Mazzini” sarà com-posto dai plessi Mazzini, Nicola Sala, Ponticelli, Pezzapiana; il “Pascoli” passa da Scuola Media a Istituto comprensivo; a formare il nuovo Istituto “San Modesto” saranno i plessi san Modesto 1, San Modesto 2, Epitaffio, San Vito, CTP, e il già citato Istituto di Apollosa; l’Istituto “Sant’Angelo a Sasso” comprenderà i plessi di Via Pascoli, Capodimonte e Cretarossa; al “Bosco Lucarelli” afferiranno la omonima scuola media, e i plessi Silvio Pellico, Via Torino e sezione Carcere; nel “Moscati” rientrano la omonima scuola media, il plesso Ferrovia, e il San Vitale; infine, l’Istituto “Federico Torre” avrà con sé la propria scuola media, e i plessi Pacevecchia e Ospedale.

Per Guardia Sanframondi si è ritenuto di confermare l’auto-nomia trasformando la Direzione didattica in Istituto comprensivo, sfruttando la deroga per i comuni montani. Autonomie confermate anche a Montesarchio e Airola.

Opzione comune montano anche per Pontelandolfo, che restereb-be con Casalduni, benché sotto soglia. Stesso discorso per Mon-tefalcone cui vengono accorpate le scuole dell’infanzia e primaria di Ginestra degli Schiavoni, infine, sarebbe accorpato a Castelpoto che si staccherebbe così da San Leucio del Sannio. La perdita di un’autonomia genera al contem-po la nascita di un nuovo grande Polo tecnico professionale dalla fusione di Ipia Palmieri, Rampone e Marco Polo.

I marxisti-leninisti di Buonal-bergo si oppongono a questi scellerati tagli alla scuola pub-blica inflitti prima dal governo neofascista di Berlusconi e ora dal “maestrino” Monti. Lo scem-pio dell’istruzione pubblica e la creazione di una scuola e un’uni-versità sempre più classiste e sempre più chiuse ai figli del po-polo dimostrano ancora una vol-ta che, nel regime capitalistico, esse sono asservite alla classe dominante borghese, ai magnati dell’industria e della finanza, che non si fanno scrupoli a gestirle e a demolirle in base ai loro in-teressi economici. Ecco perché, anche nei piccoli comuni, si deve far sentire la voce delle masse e battersi con forza contro questo piano di “ridimensionamento” capitalista. Le masse devono riscoprire e impadronirsi dell’an-ticapitalismo e farne la propria bandiera.

SCIOPERO GENERALE DEL 12 DICEMBRE

Qui di seguito pubblichiamo alcune corrispondenze sullo scio-pero generale del 12 dicembre che sono giunte alla Redazione centrale dopo la chiusura del n. 46 sul quale abbiamo dato ampio resoconto della giornata di lotta.

ModenaLe bandiere della CGIL e della

FIOM colorano di rosso il combattivo corteo. Apprezzata

la presenza del PMLI Dal corrispondente dell’Organizzazione di Castelvetro di Modena del PMLINonostante la pioggia battente

che non ha risparmiato nemmeno un istante il battagliero corteo, in 7mila sono scesi in piazza a Mo-dena per lo sciopero generale del 12 dicembre. Questo nonostante che CISL e UIL si fossero smar-cati e defilati dalla manifestazio-ne, non condividendo, da bravi sindacati collaborazionisti, la decisione della Camera del La-voro modenese di estendere lo sciopero a 8 ore per protestare, oltre che contro la manovra di la-crime e sangue del governo Mon-ti, anche contro Marchionne e il “modello Pomigliano” che si sta imponendo anche alle aziende modenesi del gruppo Fiat: Ferra-ri, Maserati, CNH, Irisbus.

Tante bandiere rosse hanno animato il folto, partecipato e colorato corteo, composto da parecchie lavoratrici e pensio-nate. Particolarmente combattivi gli operai metalmeccanici, che si sono fatti sentire nel corso di tut-ta la manifestazione, e i giovani.

Al comizio finale in Piazza Grande hanno preso la parola Luisa Zuffi, segretaria generale dello SPI di Modena, una rap-presentante delle lavoratrici nel commercio (entrambe hanno denunciato le durissime condi-zioni in cui si trovano le donne

lavoratrici e pensionate, sotto-lineando la schiavitù domesti-ca tuttora imperante), Giordano Fiorani, segretario generale della FIOM di Modena, e infine Donato Pivanti, segretario generale della Camera del Lavoro Territoriale di Modena.

Particolarmente significativo l’intervento di Fiorani, il quale ha ribadito un secco “no” alle rela-zioni industriali mussoliniane im-poste dalla Fiat di Marchionne, assicurando che la FIOM conti-nuerà a dare battaglia per impedi-re la loro applicazione anche nelle aziende di Modena. Importante anche che Pivanti abbia difeso la scelta di estendere lo sciopero nonostante le pressioni contrarie di CISL, UIL e delle Coop.

Il PMLI è stato presente per tutto il corteo e al comizio finale. Molto apprezzato il manifesto, portato dai nostri compagni nei corpetti, che ritrae Monti intento a stritolare l’Italia.

ParmaIl 12 dicembre si è svolto lo

sciopero generale di CGIL, CISL e UIL e del sindacato filofasci-sta UGL. Al presidio, nonché al corteo, non c’è stata molta par-tecipazione, grazie alla cattiva or-ganizzazione del sindacato, che ha dato l’impressione di non fare molto sul serio, ma solo di voler salvare la faccia davanti ai lavo-ratori, per poi capitolare come fanno di solito.

La bandiera dei Maestri del proletariato è stata accolta favo-revolmente e ha attirato l’atten-zione dei manifestanti. Evidente-mente le stangate dei maledetti governi filo-capitalisti stanno fa-cendo capire che serve qualco-sa di diverso rispetto alle solite politiche dei partiti borghesi e dei falsi comunisti.

I simpatizzanti di Parma e provincia del PMLI

FORMIGONI PALADINODELLA CROCIATA LEGHISTAObbligo di esposizione del crocifi sso nelle sale istituzionali e negli immobili di proprietà regionale

Lombardia

Dal nostro corrispondente della LombardiaIl Consiglio regionale della

Lombardia ha approvato una ver-gognosa legge, promossa dalla Lega Nord, che rende obbliga-toria entro sei mesi l’esposizione del crocifisso nelle sale istituzio-nali e all’ingresso di tutti i palazzi e gli immobili di proprietà regio-nale, a partire dai due grattacieli Pirelli e Lombardia.

La legge è stata approvata con i voti favorevoli oltre che della Lega e del PDL anche dell’UDC e del Partito pensionati e, per ren-

derne possibile l’attuazione im-mediata, sono stati subito stan-ziati 2.500 euro per l’acquisto dei primi crocifissi.

Il governatore lombardo, il dit-tatore ciellino Roberto Formigoni (PDL), si è fatto egli stesso paladi-no di quella che è stata una vera e propria crociata condotta con vio-lenza e arroganza, oltre che con chiaro intento razzista e islamo-fobico, dai nazi-leghisti. Il relatore del provvedimento, il consigliere Alessandro Marelli, ha subito esultato parlando di salvaguardia dei “principi su cui poggiano la

cultura europea e la stessa civil-tà occidentale”; mentre dal canto suo il capogruppo Stefano Galli è arrivato addirittura a dire senza vergogna “A me piace una socie-tà dove si espongono i crocifissi, non una società multirazziale, con le coppie di fatto e altre cose si-mili”. Addirittura i consiglieri nazi-leghisti hanno dichiarato che do-neranno un particolare esemplare di crocifisso da esporre in aula: una riproduzione della Croce del Campo, o dell’Orifiamma, che veniva issata sul carroccio bre-sciano durante le battaglie della

Lega Lombarda e conservata nel Duomo Vecchio di Brescia.

Vuota, come sempre, l’oppo-sizione dei partiti del “centro-sini-stra” i quali, pur uscendo dall’aula al momento del voto, in concreto si sono ben guardati dal condan-nare la sostanza dell’inaccettabi-le provvedimento, limitandosi a criticare il fatto che, con questo obbligo, il crocifisso verrebbe “strumentalizzato”: il consigliere del PD Fabio Pizzul ha affermato: “Il fatto di vedere il crocifisso sui muri della regione personalmente non può che farmi piacere”.

Il simbolo del Comitato “No Gassi-fi catore” di Capua (Caserta) cui ha aderito il PMLI

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16 il bolscevico / esteri N. 47 - 29 dicembre 2011

Egitto

LA STRAGE DI PIAZZA TAHRIR NON FRENALA RIVOLTA CONTRO LA GIUNTA DEI MILITARII soldati colpiscono particolarmente le donne per dar loro una lezione. 15 rivoltosi uccisi, diverse centinaia i feriti e 230 arrestati Nella notte del 19 dicembre

centinaia di agenti e soldati han-no fatto irruzione a piazza Tahrir al Cairo sparando sui manifestan-ti e distruggendo le tende del sit in di protesta iniziato tre giorni prima.

Dal 16 dicembre il presidio in piazza Tahrir per chiedere che il Consiglio supremo delle Forze armate diretto dal generale Hus-sein Tantawi lasci immediata-mente il potere è stato quotidia-namente attaccato dall’esercito: i manifestanti si sono difesi e la rivolta contro la giunta dei militari è continuata nonostante il bilan-cio delle vittime della repressione governativa sia cresciuto fino a almeno 15 morti, oltre 600 feriti e

230 arrestati. Una strage la cui responsabi-

lità ricade sulla giunta militare e sul governo diretto da Kamal el Ganzouri, insediatosi lo scorso 7 dicembre, che ha ammesso la brutalità dell’intervento repressi-vo solo in alcuni casi e ha tentato di scaricare le “colpe” degli scon-tri sui giovani scesi in piazza.

Le immagini della protesta in piazza Tahrir e in altre parti del Cairo raccontano un’altra storia e accusano i militari di essersi accaniti in particolare contro le donne per dare loro una lezione. Lo denunciava il corteo delle cen-tinaia di donne che il 20 dicembre ha sfilato per le vie del centro del Cairo per protestare contro l’ag-

gressione nei giorni precedenti alle manifestanti e in particolare quella a una ragazza documenta-ta da immagini che la mostrano semidenudata in strada, circon-data da decine di agenti, pestata e colpita con i bastoni.

Le prime tornate elettorali per l’elezione del nuovo parlamen-to hanno preso il via, segnate dal successo dei partiti islamisti. Ma la protesta contro la giunta militare non poteva rispettare la “pausa elettorale” e proseguiva con migliaia di dimostranti che dal 16 dicembre si sono ritrova-ti in piazza Tahrir e nel vicino sit in di protesta davanti alla sede del governo. Nella notte i militari sgomberavano le tende dei ma-

nifestanti e smobilitavano a forza il sit in, arrestando diversi mani-festanti.

I militari costruivano anche un muro provvisorio per sbarrare la strada che conduce ai principali uffici governativi. Muro che era preso d’assalto dai manifestanti, così come altri posti di blocco dell’esercito; i militari risponde-vano con le armi. Negli scontri davanti alla sede del parlamento e in piazza Tahrir si registravano una decina di morti e centinaia di feriti.

Gli scontri proseguivano nei giorni successivi con un bilancio sempre più pesante per i dimo-stranti che comunque continua-vano a manifestare in piazza.

Una donna viene trascinata con la forza e pestata a calci dai militari durante la manifestazione di protesta in piazza Tahrir del 17 dicembre 2011

IN SOSTEGNO AI PORTUALI USA IMPEGNATI NELLE LOTTE SINDACALI E CONTRO “IL MECCANISMO CHE AVVANTAGGIA I RICCHI E LE AZIENDE”

12 dicembre 2011. Un momento della manifestazione per l’occupazione del por-to di Oakland, California, da parte del movimento “Occupy Wall Street”

Oltre 6.000 i bambini senza tetto in ScoziaMigliaia di scozzesi fi rmano la petizione che rivendica standard minimi per le abitazioni “temporanee”

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Aberdeen del PMLILunedì 20 dicembre, migliaia

di persone a Edimburgo han-no firmato la petizione che ver-rà presentata al parlamento ad Holyrood per far sì che standard minimi di abitazione siano garan-titi ai bambini e alle famiglie sen-za tetto. Secondo i dati rivelati dal giornale scozzese “The Daily Record”, sono oltre 6000 i bam-bini che al momento si trovano in Scozia in condizioni abitative inadeguate, scomode e poco si-cure.

Fiona MacLean, una pensio-nata che ha firmato la petizione ha dichiarato: “Il governo dovreb-be spendere meno soldi in arma-menti e fare qualcosa di concreto per aiutare la gente comune e le famiglie in difficoltà. Gli istituti di carità non avrebbero motivo di esistere se la gente avesse un lavoro decente e ricevesse una salario regolare. In particolare, ci si dovrebbe preoccupare del fu-turo dei bambini e non di quello dei banchieri”.

La rivendicazione principale della petizione è che il gover-no introduca standard ufficiali per quanto concerne gli alloggi temporanei, al fine di migliorare le condizioni di vita dei bambini e delle famiglie in lista d’attesa per l’assegnazione di una dimora permanente nelle case popolari. Secondo gli ultimi dati ufficializ-zati dall’istituto scozzese Shelter Scotland, se a dicembre 2001 erano 3.913 le famiglie sistema-te in alloggiamenti temporanei, al momento il numero é arrivato a toccare un tetto di 11.068 fa-miglie, costrette a vivere in con-dizioni di miseria e di precarietà. Le abitazioni chiamate “tempo-ranee” in realtà da mesi sono diventante per molte famiglie in difficoltà una realtà concreta, co-strette a spostarsi periodicamen-te da un ostello ad un altro senza essere a conoscenza di quando potranno finalmente avere un tetto stabile sopra la testa. Il go-verno Salmond, per far fronte ai costi imposti dalla crisi economi-ca capitalistica, ha implementato la misura antipopolare di tagliare

del 50% il budget stanziato per case popolari a prezzo accessibi-le. Mentre gli esponenti dei par-titi scozzesi di opposizione con alla testa i Liberal Democratici e i Laburisti, adottano una retorica stucchevole finalizzata a rastrella-re voti e simpatie del settore po-polare in vista delle prossime ele-zioni, una retorica che sottolinea lo strazio delle famiglie costrette a vivere in misere condizioni nel festoso periodo natalizio; non si parla concretamente della gravità del quadro generale di tale situa-zione.

Dallo scoccare dell’ennesima crisi capitalistica nel 2007, sem-pre più famiglie sono costrette a vivere in condizioni precarie. Si necessita di soluzioni ad ampio raggio. Come leggiamo nel quar-to capitolo relativo le questioni sociali e lavoro di massa, docu-mento pubblicato nel volume del quinto Congresso nazionale del PMLI: “Le difficoltà in cui versano milioni di famiglie sono sotto gli occhi di tutti. L’aumento della po-vertà ha come causa principale la perdita del potere d’acquisto del

salario dei lavoratori dipendenti conseguentemente all’eliminazio-ne della ‘scala mobile’, all’au-mento vertiginoso del lavoro pre-cario, alla contrattazione colletti-va meno diffusa, alla politica della ‘concertazione’ (…) e alla minore conflittualità di sindacati e partiti di ‘sinistra’ che ormai accettano supinamente le disuguaglian-ze”. E ancora: “Tutto è lasciato al mercato: anziché creare case popolari si favoriscono la grande proprietà immobiliare con la libe-ralizzazione dei fitti, gli sfratti più facili, la rescissione dei contratti più agevole”.

I bambini e le famiglie senza tetto, dunque, non traggono nes-sun beneficio dalla squallida re-torica profusa dai partiti borghesi scozzesi in occasione delle feste.

Bisogna battersi per obiettivi concreti, tra i quali: “lottare con-tro la politica economica liberista e controriformatrice dei governi borghesi, rivendicare il lavoro sta-bile e a tempo pieno per tutti e aumenti effettivi e consistenti per le pensioni minime sociali e per l’indennità della disoccupazione”.

100MILA IN PIAZZA A MOSCA: “PUTIN VATTENE”

La contestazione dei risul-tati delle elezioni per il rinno-vo del parlamento russo, la Duma, del 4 dicembre scorso era iniziata subito dopo con denunce di brogli ma non si è fermata come in passato a deboli proteste spentesi nel giro di pochi giorni, ha dato il via a un largo movimento che al grido di “Putin vattene” ha portato in piazza a Mosca il 10 dicembre almeno 100 mila manifestanti e altre decine di migliaia in molte altre città della Russia, dal Baltico al Pacifico.

Le elezioni parlamentari si presentavano come un pas-saggio formale, con la vittoria scontata del partito Russia Unita, del premier Vladimir Putin e del presidente Dimitri Medvedev, lungo il percorso tracciato dai due che li por-terà a scambiarsi di nuovo le cariche dopo le presidenziali del 4 marzo prossimo. Un colpo al progetto lo ha dato il risultato inaspettato del crol-lo di Russia Unita, sceso dal 64 al 49% dei voti validi, che toglie la maggioranza assolu-ta in parlamento a Putin e lo costringerà a scendere a patti con altre formazioni per dare vita al governo. Ma il nuovo zar del Cremlino non se ne è preoccupato più di tanto e il primo commento posteletto-

rale era: “ora abbiamo garan-tito di fronte a noi un periodo di completa stabilità”. Quello garantitogli dalla sua riforma costituzionale che gli permet-terebbe di restare sulla sedia di presidente per i prossimi dodici anni.

Un progetto contestato dai dimostranti scesi in piaz-za per denunciare numerosi brogli che avrebbero favori-to il risultato di Russia Unita. Ai 100 mila scesi in strada a Mosca il 10 dicembre si sono uniti i 15 mila di San Pietro-burgo e le migliaia in tante città da Perm a Ekaterinburg, da Novosibirsk a Khabarovsk, con striscioni o cartelli cen-trati sulla denuncia dei brogli e contro Russia Unita: “via il partito dei ladri e degli imbro-glioni”.

Fra le richieste avanzate dai manifestanti l’annulla-mento delle elezioni politiche e la ripetizione del voto, il li-cenziamento del presidente della commissione elettora-le centrale Vladimir Churov, l’apertura di inchieste sui bro-gli denunciati e la punizione dei responsabili, la liberazio-ne dei manifestanti arrestati nelle manifestazioni dei giorni precedenti. E la convocazio-ne di una nuova grande ma-nifestazione di protesta per il 24 dicembre.

Il movimento “Occupy Wall Street” sfrattato dalla polizia dalle piazze delle principali città ame-ricane aveva deciso di continua-re la protesta contro la grande finanza e le diseguaglianze eco-nomiche con iniziative di vario genere. Tra queste il blocco dei porti americani sulla costa del Pacifico, organizzato per il 12 dicembre. Una iniziativa decisa in sostegno ai portuali impegna-ti nelle lotte sindacali e contro “il meccanismo economico che avvantaggia i ricchi e le aziende”, come spiegavano sul proprio sito gli organizzatori delle proteste.

Le manifestazioni più im-portanti e partecipate si sono svolte a Oakland in California,

a Portland in Oregon, e a Lon-gview nello stato di Washington. A Oakland un migliaio di mani-festanti ha bloccato il porto per tutta la giornata e il traffico nelle vie adiacenti; a Portland sono bastate alcune centinaia di ma-nifestanti per fermare le opera-zioni in alcuni terminal; chiuso anche il porto di Longview dove i manifestanti hanno portato so-lidarietà e appoggio alla lotta in corso per la difesa del posto di lavoro dei lavoratori portuali. Al-cuni manifestanti sono stati ar-restati per aver bloccato il traffi-co stradale.

Blocco parziale del traffico dei container nel porto di Seattle dove i manifestanti si sono scon-

trati con la polizia; una decina gli arrestati. Manifestazioni senza blocco dei porti si sono svolte lungo tutta la costa dal porto di San Diego, al confine col Messi-co, a Anchorage in Alaska.

Nei siti del movimento si spie-gava l’iniziativa decisa dalla parte progressista con “occupiamo i porti per lottare contro lo sfrutta-mento locale e globale dei lavora-tori e contro la negazione dei loro diritti sindacali”; si precisava che “l’un per cento ha imposto una legislazione del lavoro che limita le azioni sindacali e i sindacati si rifiutano di sfidare queste leggi, tocca quindi ai lavoratori e ai loro alleati di portare avanti la lotta. Occupy può mettersi alla testa di questo movimento”.

L’idea era stata lanciata da “Occupy Los Angeles” per pren-dere di mira simbolicamente i terminal di una azienda di pro-prietà della onnipresente banca Goldman Sachs. Una iniziativa in appoggio agli scaricatori e ai camionisti che lavorano nei porti e quale “preparazione verso uno

sciopero generale nazionale il 1° Maggio 2012”. Proposta accol-ta e rilanciata da “Occupy Oak-land”.

Il modo di sviluppare le lotte del movimento era sintetizzata da un commento di un membro di “Occupy Los Angeles”: “dobbia-mo potenziare il movimento Oc-cupy alleandoci con i lavoratori e i sindacati, con i migranti, gli stu-denti, i disoccupati, i senzatetto, con le comunità di resistenza e i gruppi religiosi (...) Usciamo dalle tende e impegniamoci concreta-mente accanto ai settori-chiave del 99% che sono già in lotta contro l’1%”.

Di fatto la protesta contro la grande finanza e le diseguaglian-ze economiche si era già estesa a altri obiettivi. Già il 6 dicembre il movimento “Occupy Wall Street” aveva portato a termine con successo una giornata di mobi-litazione per l’occupazione delle case sequestrate per morosità da parte delle banche. Un fenomeno esteso in gran parte nei quartieri poveri delle grandi città america-

Occupy blocca i porti sul PacificoDecine di arresti tra cui un vescovo

ne dove la crisi economica aveva messo in condizione tante fami-glie di non poter pagare il mutuo per l’acquisto della casa. La ban-ca sequestrava la casa e caccia-va la famiglia che l’abitava.

A New York i manifestanti si sono dati appuntamento nel quartiere East, percorso da un corteo che ha raccolto adesioni e simpatia dagli abitanti che han-no dato man forte nell’indicare le case sequestrate che venivano aperte, ripulite e consegnate a famiglie di senzatetto. Iniziative

simili si sono svolte in altre 25 città.

Sempre a New York il movi-mento ha cercato di formare un nuovo accampamento presso la chiesa di Trinity Church, a pochi passi dai palazzi della Borsa. Il tentativo del 17 dicembre di oc-cupare il cortile di un cantiere privato vicino alla chiesa è stato bloccato dalla polizia che ha ar-restato una cinquantina di dimo-stranti fra i quali alcuni religiosi, compreso un vescovo, che ap-poggiavano l’iniziativa.