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il volo 3 Intervista a Marco Mongillo, ricercatore Telethon sul progetto “adottato” da PwC 8 Onboarding@PwC: al centro dei nostri valori 15 PwC Experience: a Roma il workshop del Central Cluster 18 Per Tutti Per Te: il grande concorso sui nostri valori 20 La rivoluzione della sicurezza Notiziario trimestrale PwC www.pwc.com/it L’entusiasmo di quel nuovo mattone

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il volo 3 Intervista a Marco Mongillo, ricercatore Telethon sul progetto “adottato” da PwC 8 Onboarding@PwC: al centro dei nostri valori

15 PwC Experience: a Roma il workshop del Central Cluster

18 Per Tutti Per Te: il grande concorso sui nostri valori 20 La rivoluzione della sicurezza

Notiziario trimestrale PwC

www.pwc.com/it

L’entusiasmo di quel nuovo mattone

6Telethon Udine: il tam tam della solidarietà

sommario 3 L’entusiasmo di quel nuovo mattone Intervista a Marco Mongillo, ricercatore Telethon sul progetto “adottato” da PwC

di Leonardo Cadeddu e Alessandro Lucchini 6 Telethon Udine: il tam tam della solidarietà

di Elena Bettarini 8 Onboarding@PwC: al centro dei nostri valori

di Angela Castellano, Anna Colonna Romano e Alessandro Maffi 10 Un brianzolo a San Jose

di Mauro Botta 12 Global Mobility Non solo tango: 23 mesi a Buenos Aires

di Claudio Giunta 13 PwC eventi The Second Act: Optimism Returns

14 PwC eventi “Innovare per crescere”: il sentiment dei CEO italiani

12Global Mobility,Non solo tango: 23 mesi a Buenos Aires

il voloNotiziario trimestrale PricewaterhouseCoopers SpA

Registrazione n. 37 presso il Tribunale di Milano in data 22 gennaio 2007

Pubblicazione a uso interno

Editore: PricewaterhouseCoopers via Monte Rosa, 91 - Milano

Direttore responsabile Fabrizio Piva

Direttore editoriale Leonardo Cadeddu

Coordinamento editoriale e redazione Caterina Malasoma

Consulenza redazionale Studio Lucchini

Impaginazione Corinna Corradini - Corigrafica

Stampa Lasergrafica Polver

15 PwC Experience: a Roma il workshop del Central Cluster

di Francesca Airoldi e Giulio Ravanelli 16 Festa con i Fiocchi: il secondo compleanno del progetto “Fiocco in azienda”

di Lia Turri 17 Il mondo del lavoro e l’università: un giorno in PwC

di Cataldo Quarto 18 Per Tutti Per Te. Il grande concorso sui valori PwC: ecco i vincitori 2012

di Andrea Martinelli 19 PwC vicina agli imprenditori di Monza e Brianza

di Serena Viganò

Alumny Party Roma

di Tiziana Peddi e Aurelio Fedele 20 La rivoluzione della sicurezza

di Gabriele Tafuro e Pierantonio Marchese

10Un brianzolo a San Jose

Aprile 2013

16Festa con i fiocchi

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di Leonardo Cadeddu e Alessandro Lucchini

Nato a Belluno nel 1975, Marco Mongillo è un giovane ricercatore che studia il cuore, in particolare come viene regolato dall’attività del sistema nervoso autonomo. Ha trascorso un lungo periodo all’estero, prima in Inghilterra, dove ha fatto ricerca clinica in ambito cardiologico, poi negli Usa, dove si è concentrato sulle aritmie ereditarie che possono causare morte improvvisa. Marco è poi rientrato in Italia e ha costituito un gruppo di ricerca all’Istituto Veneto di Medicina Molecolare di Padova. Nel 2011 ha ottenuto un finanziamento da Telethon.PwC ha il piacere di essere tra i suoi sostenitori.

Per dare uno scenario, Marco: il tuo progetto di ricerca è centrato sulle “aritmie catecolaminergiche”. Di che si tratta?Sono una delle cause delle aritmie ereditarie. Se consideriamo un cuore sano come un orologio, il cui battito tiene il ritmo, l’aritmia è una condizione nella quale il cuore non tiene il ritmo, ovvero la sua attività è scoordinata. La causa di morti improvvise per infarto, per esempio, è quasi certamente un’aritmia. In alcuni casi ci sono condizioni familiari, genetiche, predisponenti allo sviluppo di un’aritmia: uno di questi casi è quello delle aritmie collegate all’esercizio, allo sforzo fisico, o allo stress emotivo.Leggiamo nei giornali di morti improvvise di atleti nei campi di gioco: quasi certamente sono dovute a una condizione genetica predisponente. Molto importante è qui la diagnosi precoce: capire se un soggetto ha una condizione genetica che lo predispone. Quello che stiamo studiando è proprio il meccanismo che collega l’esercizio fisico allo sviluppo di un’aritmia.

Che cosa s’intende per “causa genetica predisponente”?L’aritmia è collegata a uno stress, a un esercizio, ma è molto variabile. Se gli atleti, più frequentemente di altri, sono soggetti a uno sforzo fisico, quest’ultimo non è necessariamente associato allo sport, ma al meccanismo che fa sì che il cuore funzioni più rapido o si contragga più forte quando c’è bisogno di fornire un po’ più di sangue all’organismo, anche solo nel salire le scale o nel fare una corsetta per prendere l’autobus.

L’entusiasmo di quel nuovo mattoneIntervista a Marco Mongillo, ricercatore Telethon sul progetto “adottato” da PwC

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La terapia, in questi casi, è una terapia farmacologica?Attualmente le terapie farmacologiche utilizzate sono di tipo cronico: combattono la predisposizione a sviluppare, non bloccano un’aritmia in corso. Tra le terapie non farmacologiche, una tra le più seguite, benché più recente, e che necessita ancora di studi di validazione, è l’uso di defribillatori impiantabili. Strumenti piccoli, come un pacchetto di caramelle, che vengono impiantati sotto cute, e che sono in grado di sentire quando si sviluppa l’aritmia e di dare una scarica, quindi defribillare il cuore appena sviluppata l’aritmia. Il problema è che ogni tanto non funzionano, o che sviluppano un circolo vizioso: quando c’è aritmia parte la scarica, la scarica fa male, il soggetto si spaventa, l’aritmia si sviluppa di nuovo e parte una nuova scarica. Per questo, in casi di bambini o soggetti molto giovani, si tende a evitare una terapia cronica o un intervento invasivo.Sotto il termine aritmie, inoltre, vanno in generale tutte quelle malattie che si accompagnano a una disfunzione non solo del ritmo, nel senso che il cuore va più veloce o più lento, ma anche della sequenza degli eventi elettrici che sottendono il fatto che il cuore funzioni bene.In alcuni casi queste aritmie sono più leggere, meno importanti, perché non generano il caos; in altri casi generano il caos, cioè sono elettricamente instabili. Tornando all’immagine dell’orologio: può essere un orologio che perde un minuto ogni tanto, un orologio impazzito, o un orologio che si ferma.

Il titolo del tuo progetto parte con la parola “nuovo”: qual è il motore più efficace, nel tuo lavoro, per affrontare il nuovo?Che ci sia il nuovo nella ricerca è necessario. Come per costruire una casa: si parte dalle fondamenta; poi, mattone dopo mattone, si arriva al tetto. Questo è il concetto della ricerca: mettere un nuovo mattone. La ricerca deve fondarsi sui mattoni messi e sulle fondamenta scavate prima: questo significa prendere la ricerca che è stata effettuata fino a questo punto, usare un po’ il background culturale e un po’ la creatività, per fare un’ipotesi nuova e andare a testare la veridicità di quell’ipotesi. Questo dovrebbe essere la base della ricerca biomedica: mettere insieme tutto ciò che sappiamo, usare la creatività per fare un’ipotesi nuova e andare a testarla. Questo è, secondo me, il nuovo.

Hai parlato di creatività: che significato ha questo valore nel tuo lavoro?Un significato molto pratico. Quando andavamo a scuola i nostri professori ci dicevano di “non imparare a compartimenti stagni”. Ci invitavano ad andare a prendere i vari insegnamenti, criticarli, comprenderli, mettere insieme più cose che si sono imparate, prendendo elementi che hanno avuto scopi diversi, raccogliendo informazioni dallo studio di modelli diversi. Per esempio, pochi anni fa è stato vinto un Nobel da un ricercatore che ha usato come modello cellulare un verme, per capire il funzionamento dei neuroni. Capisci? Impariamo il funzionamento del nostro cervello studiando i neuroni che comandano l’allungamento e l’accorciamento di un verme. Un altro Nobel è stato dato alla scoperta di una proteina che proviene da una medusa. Questa è una proteina fluorescente verde, che è stata usata per comprendere il funzionamento delle

“Nuovo metodo per lo studio delle aritmie catecolaminergiche familiari basato sull’uso di proteine foto attivate”

L’obiettivo del progetto di ricerca di Marco Mongillo è applicare anche al cuore una tecnica innovativa, denominata optogenetica - “tecnica dell’anno” 2011 per la rivista Nature Methods - che permette di controllare l’attività di specifiche cellule grazie alla somministrazione di luce di una precisa lunghezza d’onda. Finora questa tecnica era stata applicata solo alle cellule del cervello: Marco e il suo team cercano di applicarla anche alle cellule cardiache.Il progetto dura 3 anni e conta su un finanziamento di 215 mila euro.

Scheda progetto

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cellule dell’organismo umano in decine di migliaia di lavori, di progetti, di studi. La creatività, in quel caso, è stata fornire uno strumento per la comprensione di come funzionano cellule così diverse come i neuroni, le cellule del cuore, oppure le cellule del pancreas. Noi stessi abbiamo legato uno studio a una proteina che viene da un’alga: così come i neuroni, anche il cuore è un organo eccitabile, che risponde a un segnale elettrico con un’azione (nel caso del cuore, la contrazione). Questa proteina ha la capacità di attivare un segnale elettrico nelle cellule e nei cuori che sono predisposti a sviluppare aritmie, a scatenarla. Anche in questo caso, la creatività, per esempio, consiste nel dire: io sono un neuro-biologo, ho letto un lavoro interessante su questa proteina che si trova in un’alga e potrei usarla come strumento per capire come funzionano alcuni neuroni. Questo è la creatività: fare collegamenti trasversali.

Che rapporto c’è fra il “cercare” e il “trovare” nella tua esperienza? E come influisce la pressione del tempo?Quello tra “cercare” e “trovare” è un rapporto di amore e odio. Amore nell’idea, nell’entusiasmo; odio nel momento in cui ti trovi un po’ smarrito perché non sai cosa cercare. A volte un ricercatore sa che vuole fare questo lavoro, ma non sa bene che cosa vuole cercare. Bisogna indirizzare la ricerca verso domande che ha senso porsi. Tenere la direzione. Questo a volte genera frustrazione: non essere all’altezza di porsi domande abbastanza interessanti. Ed ecco la parte dell’odio. L’amore, invece, è quando scopri che la domanda che ti stai ponendo, e il modo in cui te la stai ponendo, sono giusti. L’amore è quando vedi che quello che stai cercando piano piano prende una strada giusta.

Tenere la direzione, prendere la strada: dalle tue parole sembra che ancora più importante, rispetto al concetto di tempo, sia il concetto di spazio.In realtà il fattore tempo c’è, ed è collegato alla competizione. Noi siamo contenti di fare un lavoro competitivo, perché essere in competizione con paesi come la Germania e gli Stati Uniti significa essere sulla strada giusta. Ma significa anche essere sottoposti a una forte pressione: per avere un posto significativo nella ricerca, bisogna essere i primi a farlo.

Si percepisce tanta bandiera italiana nelle tue parole.Tanta bandiera italiana, sì, perché ci si affeziona alla maglia della squadra in cui si gioca. Se mai potessi fare qualcosa di buono, sarei contento che venisse fuori dal mio Paese.

Hai citato gli Stati Uniti e la Germania. Che cosa possono imparare i ricercatori italiani dai colleghi di altri Paesi?Quello che possiamo imparare è la partecipazione delle persone e della società. In quei Paesi il ricercatore lavora sapendo che ha un ruolo sociale importante. Un conto è giocare una partita a porte chiuse, in solitudine; un altro conto è giocare una partita sapendo che dietro c’è un’intera società che ti supporta, e che ritiene giusto finanziare la ricerca.Se la ricerca fosse effettivamente pubblicizzata, se desse un

messaggio più chiaro, se la società partecipasse di più, il ruolo del ricercatore avrebbe una posizione più chiara. Nel 2013, quando dici che fai il ricercatore, quello che ti senti dire è ancora: «Eh, però, vi sfruttano». Ti guardano come un topo da biblioteca. In realtà io passo una parte ridotta del mio tempo in laboratorio ad analizzare dati e idee insieme ai componenti del mio gruppo, ma in gran parte il tempo è impegnato a tenere i incontri e cercare di procurare finanziamenti, per garantire al gruppo gli stipendi e gli strumenti per una ricerca competitiva.

Quindi non è blasfemo, o irrispettoso, dire che questa figura di ricercatore ha molto a che fare con l’imprenditorialità, con le abilità manageriali e di comunicazione?Non è blasfemo. Anche se accostare una figura professionale a un’altra dipende dal momento storico in cui stai vivendo. Oggi, per esempio, essere accostato a un politico ha in genere un significato negativo, anche se non dovrebbe essere così. Quindi, in questo momento, poiché spesso è vista in modo sbagliato la figura dell’imprenditore, accostare il ricercatore all’imprenditore è pericoloso: potrebbe voler dire che stai lavorando per il tuo successo personale. Siamo d’accordo, però, sul fatto che gran parte del nostro lavoro sia un lavoro manageriale, e anche noi dobbiamo accostarci a molte logiche dell’impresa.

Tu che guidi un gruppo di ricercatori, dunque, sei un motivatore?Sì, e proprio perché siamo in un mondo competitivo dobbiamo adeguarci alle regole del gioco. Dobbiamo confrontarci con il bisogno di pagare le persone l’anno prossimo, di procurarci delle attrezzature. E non vedo perché un dottorando debba essere penalizzato solo per il fatto che fa il dottorato in Italia, mentre in altri paesi è più facile solo perché ci sono strumenti migliori.

Due citazioni, per chiudere. I have a dream, la frase di Martin Luther King, vale per tutti gli esseri umani, ma per un ricercatore deve avere un valore particolare. Qual è il tuo? E poi: “Pensate al futuro che vi aspetta,

Il sogno è non dover più dire I have a dream, non dover più avere sogni riguardo alla figura e al ruolo del ricercatore.

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Telethon Udine: il tam tam della solidarietà

di Elena Bettarini

Bisogna proprio dirlo; per noi, Telethon è diventata ormai una tradizione irrinunciabile. Al punto che, fra qualche anno, potremo vantare i 10 anni di presenza. Beh, fra qualche anno… per essere sinceri, fra 7 anni! Ma siamo già a buon punto.Rispolverato l’outfit del runner, spronati dal consueto entusiasmo, accompagnati dall’ormai glorioso pettorale PwC Team 131, per il terzo anno abbiamo alimentato le fila degli atleti che si sono dati appuntamento il 14 e il 15 dicembre a Udine, per l’ormai nota staffetta solidale che, con le sue 24 ore di corsa, è finalizzata alla raccolta di fondi a favore della ricerca scientifica sulle malattie genetiche.

Alla presenza del sindaco e delle autorità locali, il via alla 14ma edizione del Telethon è scattato alle 17, con i 245 atleti della prima ora. Tante, infatti, sono state le squadre che quest’anno si sono iscritte alla manifestazione, segnando così un’ulteriore crescita rispetto ai numeri, già notevoli, dell’edizione precedente. A riprova dell’attrattiva suscitata dalla manifestazione, e dell’ulteriore estensione della sua eco oltre i confini locali, anche quest’anno sono aumentate le iscrizioni da fuori regione nonché dalle vicine Austria e Slovenia. Il tam tam della solidarietà.

Enorme lo sforzo logistico, e la prospettiva di un futuro allungamento del percorso per garantire l’accoglienza alle nuove squadre già attese per le prossime edizioni.

Fra gli oltre 6.000 corridori spiccava il nome eccellente di Daniele Molmenti, friulano di Pordenone, testimonial della manifestazione e gloria regionale con il suo oro olimpico di

pensate a quello che potete fare, e non temete niente”. È Rita Levi Montalcini, un simbolo di tenacia, etica e libertà: come vivi questo concetto? Come entra nella tua ispirazione?Il pensiero di Rita Levi Montalcini è ben collegato all’I have a dream: non è solo un sogno. Cento anni prima che Martin Luther King pronunciasse il discorso, la comunità nera doveva essere liberata dalla schiavitù, e ancora cento anni dopo la liberazione non era completa: il sogno si riferisce a una frustrazione. Il mio sogno è che questo lavoro diventi sempre più un lavoro, appunto, e non venga visto solo come una missione. Se vogliamo guardare al sistema della ricerca italiana come a un sistema produttivo, un sistema che produce risultati intellettuali, ma anche un sistema economico vero e proprio, dobbiamo considerarlo come il sistema dell’elettronica o dell’auto. Per quanto possa sembrare eticamente riduttivo, se fosse un mestiere più normale, con una buona connotazione sociale, distenderebbe molto gli animi. Vorrei che potessimo essere più tranquilli nel fare il nostro lavoro. Alle dieci persone che lavorano con me faccio fatica a prospettare un futuro: difficile non pensare ai risvolti pratici, nel momento in cui uno deve uno deve fare un mutuo per comprare una casa o una macchina e non glielo danno perché non può offrire più di un anno di garanzia.

Marco ci ha raccontato una professione che si muove tra il cercare e il trovare, tra il tempo e lo spazio, tra la poesia e la concretezza dei problemi quotidiani. Il messaggio che ne traiamo è di stare sul presente, ma anche di guardare al futuro con quella serenità che sola può portare dei risultati importanti per l’umanità.

La copertina de “il Volo” di marzo 2006, dedicata a Rita Levi Montlcini

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canoa. Che, francamente, sarebbe stata l’attrezzatura più adeguata per questa 24 ore di corsa. E di pioggia (è ben vero che, in Friuli, le aspettative meteo non possono mai farci propendere troppo all’ottimismo). La pioggia battente ha accompagnato l’evento, ma non è riuscita a spegnere la volontà e l’entusiasmo dei partecipanti. Al punto che nessuna squadra ha dato forfait. E figurarsi se il PwC Team avrebbe mai potuto essere da meno! Perché, come tradizionalmente accade, dato che anche gli imprevisti fanno ormai parte della consuetudine almeno quanto la grigliata, le torte e il vin brulè prima e dopo la corsa, la nostra squadra è stata sì gambizzata da stati influenzali dell’ultim’ora e altre defezioni involontarie. Ma poiché nulla ferma la volontà, ecco la nostra prodigiosa Sara lanciarsi in un secondo giro, pur reduce dalla sua staffetta dell’1 di notte, apparentemente per nulla appesantita né dalla corsa né da quei 3 o 4 chili in più dovuti alla pioggia assorbita dagli indumenti. Ma proprio così, eh!, d’emblée! E non è stata l’unica; come lei, anche Michele, Francesco e Vincenzo. Bravissimi! Ed è così che anche il PwC Team, con i suoi 231,280 km percorsi, ha dato il proprio piccolo ma prezioso contributo alla causa.

Ogni anno le aspettative degli organizzatori sono di replicare o migliorare i risultati dell’anno precedente, e anche in questa edizione non sono state disattese: in un crescendo incoraggiante che si sussegue di anno in anno, 157.590 euro sono stati il frutto di questa gara di solidarietà, della quale è bello ricordare l’eterogenea composizione dei corridori. Perché accanto all’atleta allenato che si misura con se stesso e prende i tempi a ogni giro, la più parte dei podisti sono corridori della domenica, runner improvvisati mossi solo dal desiderio

di contribuire attivamente alla raccolta. Ecco quindi che, accanto alla mirabile performance delle 24 ore percorse ininterrottamente da una runner udinese di 61 anni, c’è stato anche il contributo atletico dei più piccoli, ai quali è stata dedicata una speciale staffetta, e del gruppo dei Telethon…abili. E poi i soliti gruppi dagli estrosi nomi, che fanno comprendere il clima anche goliardico della manifestazione; accanto ai già noti Blade runners di Maniago, cittadina friulana famosa per la produzione di coltelli, e i Blood runners, composto da donatori di sangue, l’edizione 2013 ha visto i neo reclutati I soli 24 ore (forse un gruppo di commercialisti?).

Il crescente successo di questa manifestazione non deve creare meraviglia, e il suo segreto è presto detto: una magica commistione di spirito sportivo, generosità e volontà di esserci, per donare. Ma anche per ricevere. Perché la 24x1 ora di Udine, con il suo percorso nello splendido centro cittadino, nella sua cornice natalizia, l’atmosfera di sincera partecipazione emotiva che si respira tutt’attorno e l’entusiasmo dei runner ripagano di qualsiasi sforzo.

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Onboarding@PwC: al centro dei nostri valori

Di Onboarding si parla da tempo, ma il progetto è entrato in fase di realizzazione due anni fa circa e si sta sviluppando tuttora grazie a una stretta collaborazione tra un team global e diversi territori, tra cui il nostro. Da questa collaborazione è nato il Global Onboarding Framework che rappresenta un punto di riferimento, un approccio comune, con l’obiettivo di migliorare l’experience dei new joiners durante il periodo di Onboarding. Obiettivo strategico, considerando che ogni anno circa 40.000 nuove risorse entrano nel network PwC a livello mondiale e che l’esperienza iniziale ha una forte influenza su tutto il successivo percorso professionale.

Ma cosa s’intende per Onboarding? È il periodo che comincia nel momento in cui un candidato accetta una proposta di assunzione o di collaborazione, prosegue nei primi mesi di attività e può considerarsi concluso nel momento in cui la persona si sente effettivamente parte del network PwC. Mediamente si considera che termini sei mesi dopo l’ingresso.Potremmo dire che un new joiner comincia il suo periodo

di Onboarding come una persona che ha scelto PwC tra altre possibili scelte, percepisce un allineamento, una vicinanza rispetto alla cultura e ai valori di PwC e termina l’Onboarding come una persona che si sente realmente parte di questa realtà e vive la PwC Experience con colleghi e clienti.

Le attività di Onboarding hanno dunque l’obiettivo di aiutare i new joiners a conoscere e ad avvicinarsi alla cultura di PwC, a comprendere meglio gli obiettivi del business, a impegnarsi per il proprio sviluppo professionale, a sviluppare relazioni basate sulla reciproca fiducia con gli altri new joiners, con i colleghi che sono già in PwC da tempo e con i clienti, a cominciare a dare quanto prima il loro contributo al successo di PwC.

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo contribuito all’introduzione di differenti innovazioni, anche se molto rimane ancora da fare.Abbiamo dato vita al ruolo dell’Onboarding Guide, inserendo nel team la collega Anna Colonna Romano,

di Angela Castellano, Anna Colonna Romano e Alessandro Maffi

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dedicata full-time all’attività di Onboarding per fornire supporto a tutti i new joiners prima e dopo l’effettivo ingresso nel network. Esiste anche l’Onboarding HelpLine, un numero a disposizione di tutti i neoassunti e di coloro che stanno per entrare in PwC: 02/66734499.

Abbiamo esteso l’attività di condivisione delle informazioni che comincia subito dopo l’accettazione della proposta di assunzione e ancor prima dell’ingresso in PwC, attraverso l’invio di una Welcome letter contenente informazioni importanti, e link a video di orientamento, realizzati dal network con la collaborazione di tanti paesi, compreso il nostro.All’interno del portale aziendale è stato costruito il New Joiner Portal, una sezione in cui vengono messe a disposizione informazioni utili per affrontare i primi mesi in PwC.

È stato semplificato e uniformato il processo di distribuzione degli strumenti di lavoro per i neoassunti, attraverso la creazione di un Welcome Case che comprende PC portatile, borsa e BlackBerry, ove previsto.

Abbiamo realizzato, in collaborazione con il network, la New Joiner Survey, che viene inviata ai new joiners a un mese e a sei mesi dall’ingresso, per valutare la qualità dell’Onboarding.

In collaborazione con i colleghi del Learning & Development, abbiamo introdotto i Welcome Onboard Days, due giorni che vedono riuniti i new joiners di tutte le LoS e tutti i livelli provenienti da tutta Italia nel loro primo mese in PwC. Vengono realizzati con cadenza mensile a Milano e hanno contenuti, almeno in parte, molto innovativi. Da gennaio 2012 a oggi questi eventi hanno visto la partecipazione di oltre 600 nuovi colleghi.

Per favorire un’efficace integrazione delle persone nella nostra realtà vengono presentate

ai new joiners informazioni utili e la testimonianza di tanti colleghi, ma l’obiettivo del progetto è ancora più ambizioso. L’idea di fondo è di rendere i nuovi colleghi partecipi della nostra cultura e dei nostri valori. Per questo, durante i Welcome Onboard Days, è dedicato ampio spazio ai temi della PwC Experience con un approccio molto pratico, esperienziale. In ogni edizione coinvolgiamo associazioni no profit con cui PwC ha rapporti di collaborazione in ambito CR che, come fossero clienti, portano all’attenzione dei nuovi colleghi qualche aspetto problematico o da migliorare nella loro organizzazione. I new joiners, lavorando in team e applicando l’approccio proprio della PwC Experience, sono chiamati a proporre possibili soluzioni, idee, spunti utili per indirizzare gli aspetti problematici esposti dal cliente. Grazie a questo esercizio, oltre a mettersi in gioco e a vivere un’esperienza di teamwork, i nostri nuovi colleghi hanno la possibilità di aprire una finestra su problematiche sociali, economiche, culturali del mondo che ci circonda.Tra le varie associazioni coinvolte fino a oggi: Ai.Bi, AIESEC, AISM, Caritas Roma, il Consorzio Farsi Prossimo, la Fondazione Monza-Brianza, Soleterre. Con tante altre collaboreremo in futuro.

Questo mix di talento, lavoro di gruppo, formazione, aggregazione, attenzione alla responsabilità sociale, rende i primi mesi in PwC un momento di sintesi di quella che, ci auguriamo, possa essere l’esperienza professionale della vita. Welcome Onboard!

Momenti dei Welcome Onboard Days

Durante il periodo di Onboarding, i New joiners percepiscono vicinanza rispetto alla cultura e ai valori di PwC, si sentono parte di questa realtà e vivono la PwC Experience con colleghi e clienti.

PwC: le vittorie del nostro brandPwC si è aggiudicata il Randstad Globe come azienda più attrattiva per il fattore “opportunità di carriera” ed è stata premiata ufficialmente il 21 marzo a Palazzo Mezzanotte a Milano. Randstad assegna il Randstad Globe sulla base dei risultati della ricerca Randstad Award, la più grande indagine indipendente mai realizzata sull’employer branding, che misura il livello di attrattività percepita che hanno le aziende da parte di potenziali dipendenti.

PwC conquista il 4° posto a livello mondiale nella classifica “BrandFinance® Global 500” stilata per il 2012 da Brand Finance, società di consulenza britannica specializzata nella valutazione dei brand.Preceduta solo dai colossi Ferrari, Google e Coca-Cola, PwC è risultata uno dei brand più forti abbinando criteri economico-finanziari a parametri qualitativi come la simpatia e la fedeltà al marchio. È da sottolineare che in termini di forza del brand PwC non solo ha superato le altre Big 4 e i competitor del settore, ma anche un colosso del Luxury quale Hermes.

I 5 brand più forti1° Ferrari 2° Google 3° Coca-Cola 4° PwC 5° Hermes

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Un brianzolo a San Jose

di Mauro Botta

Iniziai la mia avventura nel lontano 1999, nell’uffi cio di corso Europa a Milano. Seguirono 5 anni e mezzo nei quali, oltre a divertirmi e lavorare, sono anche riuscito a realizzare il sogno di una vita: vivere e lavorare negli States, a San Jose in California. Sin dai tempi dell’università il “sogno americano” si era fatto strada nella mia mente, per cui durante i 5 anni e mezzo di permanenza in Italia cercavo di interessarmi alle possibilità che l’azienda off riva e a quali condizioni, passando anche tutte le mie ferie da solo negli Usa. Dal 2002 proposi la mia candidatura per l’uffi cio di Los Angeles, ma il sogno doveva attendere fi no a ottobre 2003. In combinazione con le mie ferie in

quel mese, visitai New York e lì venni a conoscenza di una città mai sentita prima, San Jose, che pareva avesse un bisogno disperato di personale. Tornato dalle ferie, grazie al supporto dei 3 partner-mentori del mio gruppo (TICE) la pratica di exchange si mise in moto e ad aprile 2004 partii.

Da quel ramo del lago di Como

Le incertezze erano molte. Per me sarebbe stato un cambio di vita radicale, dalla famiglia in quel di Lecco a un trasferimento a oltre 9.000 km di distanza con solo me stesso su cui fare affi damento. Inoltre, sulla base di ciò che avevo visto come turista, avevo discusso già con i miei responsabili in Italia che il transfer non sarebbe stato di due anni, ma permanente.All’arrivo in California le cose iniziarono subito ad andare in maniera singolare. La sera dell’arrivo, il portiere perse le chiavi dell’appartamento messomi a disposizione dalla società, per cui passai

la notte vagando per il quartiere di Santana Row, che si presentava come una Beverly Hills nel deserto, un centro residenziale di lusso, attorno al quale si estendevano boulevard e strade a 4 corsie. Questo primo episodio ha contraddistinto la mia vita qui, piena di avventure e disavventure da prendere sempre con il sorriso; da 8 anni a questa

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parte ho infatti iniziato a scrivere un libro ora giunto al 14mo capitolo.

Auto, aeroporti, burocrazia

Una delle fonti di disavventure più frequenti è stata la macchina. A Milano ero uno dei pochi senza macchina, sempre mezzi pubblici. A San Jose non esistono mezzi pubblici a eccezione del treno, forse anche a causa del rischio sismico. Con una sola lezione di scuola guida, mi cimentai subito con le autostrade di San Jose, con tanto di contromano e inversioni a U. Altra citazione per gli aeroporti americani e le loro procedure di sicurezza, che mi valsero una visita all’ufficio della polizia per aver tentato di trasportare nel mio bagaglio a mano un globo di neve con il Duomo di Milano.Dopo le prime due settimane, in cui più volte al giorno mi chiedevo se fosse un sogno o se ero davvero da solo in un nuovo paese, venne il momento di debuttare nell’ufficio PwC di San Jose. Complice la Sarbanes-Oxley, il primo mese di ambientamento fu eccezionale, con due settimane di training a Los Angeles e poi due settimane in ufficio ad affrontare uno degli ostacoli principali della California: la burocrazia. Cercare di trovare logica in molte delle

procedure necessarie per esistere come essere umano agli occhi degli USA farebbe solo perdere molta pazienza e senno. Il mio atteggiamento, dunque, fu ed è quello di prendere tutto con umorismo, anche le cose pedanti, tipo come ottenere un numero della previdenza senza il quale non si viene nemmeno pagati. Venendo a contatto

con la burocrazia USA, ci si rende subito conto di quanto gli americani siano fiscali come approccio mentale. La maggior parte delle procedure burocratiche viene seguita alla lettera e il solo fare una domanda che devia dalla procedura standard può mandarli in confusione, cui si rimedia spesso con la magica frase “Let me talk to your supervisor”.Durante questo primo mese l’azienda fece di tutto per farmi espletare tutte le formalità burocratiche, e nelle prime settimane a San Jose mi spiegai anche il perché. San Jose infatti è forse l’ufficio più internazionale degli Stati Uniti, con personale proveniente da tutto il mondo: l’ambientamento fu molto veloce, eravamo tutti un po’ stranieri.Un altro aspetto che pianificai in maniera precisa fu evitare di comunicare in italiano. Fin dall’inizio, full immersion in un ambiente di lavoro, tv, giornali, cinema e hobby al 100% in inglese.

Un paradiso climatico

Come condizioni meteo San Jose è in una posizione magica: tutto l’anno temperature miti e poca umidità. A differenza di San Francisco, simile a una città europea, molto raccolta e non molto pulita, San Jose è il prototipo della città californiana, sparsa su un’area molto vasta e senza un centro ben definito. Il centro è costituito da 4 strade in orizzontale e verticale, e delude i molti che si aspetterebbero ben di più da una città di un milione di abitanti. Dal canto mio, residente da 8 anni in centro a San Jose, ho imparato ad apprezzarne la pulizia e la tranquillità. Un altro vantaggio di questa esperienza è anche il fatto che posso viaggiare più spesso all’interno degli Stati Uniti, sfruttando i bassissimi costi dei voli interni, per poter visitare parchi nazionali e capoluoghi di ognuno dei 50 Stati. Complici le convention di Star Trek a cui mi dedico ogni anno (con tanto di uniformi sfoggiate ai party di Natale PwC dove tutti vanno in smoking), al momento gli Stati visitati sono solo una dozzina, ma ho tempo per recuperare.

Cultura libera e diretta? Non solo

Quest’esperienza mi ha fatto crescere come persona, prima che come

professionista; fin dal mio primo lavoro nel 2004, eravamo 8 persone, ognuno di un Paese diverso, cosa che mi ha permesso di osservare come la cultura americana, che può apparire libera, è in realtà un po’ repressa quando si parla di ambiente lavorativo. Con una marea di avvocati che fanno causa per qualunque cosa, la cultura americana si è adattata in una sorta di auto-censura che in pubblico porta le persone a non parlare di argomenti controversi (politica, religione…) a vantaggio di tematiche che non abbiano il rischio di ingenerare battibecchi con i vicini di tavolo. Dal canto mio, sto ancora vivendo il sogno americano di libertà individuale e ciò mi ha portato a sfidare molti di questi taboo, a cominciare dal parlare di qualsiasi argomento anche in pubblico, al cercare di far sentire sempre la mia opinione in tutte le occasioni possibili.

Lavoro in team

Altra caratteristica dello stile di lavoro Usa è il fatto di lavorare in team. Mentre in Italia le normative possono essere apprese in autonomia, qui la letteratura contabile è assai specifica, disciplina ogni singola fattispecie, il che ha portato a una normativa incredibilmente vasta e dispersiva. Per risolvere problemi devi fare affidamento sulla tua rete di colleghi ed esperti, che possono indicarti la direzione giusta quando affronti un problema specifico. I revisori sono come dei medici generici, con una conoscenza di base, ma al complicarsi della situazione devono coinvolgere lo specialista.

In conclusione, raccomando a tutti i lettori di beneficiare di un’esperienza simile. La mia vita è cambiata in meglio sotto tutti i punti di vista. Non posso pensare a un singolo aspetto che sia fonte di rimpianti per la scelta che ho fatto. Un enorme ringraziamento va ancora e sempre ai partner del TICE Milano. A chiunque passi dalle mie parti in California andrà un caloroso benvenuto e un invito a berci una birra assieme, in tipico stile americano.

Frammenti di un cambiamento radicale. Un racconto fuori dagli schemi.

12 PwC il volo aprile 2013

Non solo tango: 23 mesi a Buenos Aires

PwC Global mobility

di Claudio Giunta

Ormai sono passati quasi 5 mesi dal mio rientro in patria e devo ammettere che ogni giorno che passa sono sempre più convinto della scelta che ho fatto: 2 anni di secondment presso la sede di PwC Buenos Aires (Argentina).

Ricordo come fosse ieri quando ho ricevuto da Agnieszka Podkowinska la notizia che, con buona probabilità, c’era l’occasione di andare in secondment: l’inizio di un sogno e di un progetto di vita tanto sperato e su cui avevo lavorato sin dal primo colloquio con il partner del mio ufficio, manifestatando il desiderio di partire in assignment con la pazienza necessaria ad attendere il momento giusto, ma con la tenacia di chi non molla. Ho sempre pensato, infatti, che un network con uffici e sedi in oltre 150 Paesi nel mondo abbia come caratteristica fondamentale il profilo internazionale dei propri dipendenti, e così ho perseverato negli anni fino a quando è arrivata l’opportunità.

Sulla scelta della location - Buenos Aires - si potrebbe scrivere un altro articolo, ma vorrei evitare di annoiarvi: mi dedico solo a ringraziare chi ha creduto in questa scelta. Nicola Piovan primo fra tutti, che in modo molto discreto e pacato ha dato il benestare, Armando Boffi che ha seguito assieme a Marina Brindisi tutta la parte pre e post-secondment e Alessandra Mingozzi, Alex Mayr e Filippo Zagagnin che hanno saputo credere in questa esperienza che - ammetto - potesse essere considerata alquanto bizzarra. Al momento del mio assignment, PwC Argentina contava 2 expatriates, tra cui io!

Da ottobre 2010 fino a settembre 2012 ho avuto l’opportunità di realizzare uno dei sogni della mia vita. Il Sud America in generale e l’Argentina in particolare sono realtà molto diverse ma al tempo stesso molto simili rispetto all’Italia e all’Europa. Ovviamente appena arrivato, nonostante conoscessi già la città e il Paese, non è stato facile.

Buenos Aires è una città immensa, esuberante, bella e incoerente: offre quartieri di lusso dallo stile europeo e convive con una povertà, ahimé, ancora molto alta. Vivono oltre 15 milioni di abitanti a Buenos

Aires e 40 complessivamente in Argentina. Una città che non dorme mai, dove cenare significa farlo alle 10 - 11 di sera e la merenda è alle 8 di sera. È normale a Buenos Aires finire di lavorare alle 8 e andare all’università per dedicarsi a un dottorato, a un corso di specializzazione post-laurea, tanto l’università chiude a mezzanotte, come le attività sportive. Il tempo è un concetto relativo a Buenos Aires e in tutta l’Argentina: le distanze sono enormi e l’aereo è un mezzo di trasporto comune.

Potrei raccontarvi numerosi aneddoti dei primi tempi lavorativi: ne sceglierò uno rappresentativo della cultura argentina. Il mio cliente è stato il Gruppo Arca-Contal Argentina, società distributrice dei prodotti Coca Cola nel nord del Paese. Mi chiama il partner per presentarmi il progetto e per tranquillizzarmi mi dice che è un cliente relativamente piccolo (circa 6.000 ore di audit... piccolo???) e tutto sommato abbastanza comodo da gestire. «Bene, dove si trova la sede?» «Tranquillo Claudio, è qui vicino... solo un paio d’ore di aereo». Così è cominciata la mia esperienza: abituato a girare per le autostrade del Nord-est dell’Italia tra le nebbie della pianura padana, mi sono trovato a frequentare più aeroporti di quanti ne avessi frequentati in tutta la mia vita.

Un’esperienza, questa, che dalla sede di Buenos Aires - 1200 professionisti ubicati nell’antica zona portuale industriale e ora centro degli espatriati - mi ha portato a conoscere e girare questo meraviglioso Paese e altri Paesi dell’America Latina, regalandomi molto dal punto di vista professionale e umano (grazie anche a partner come Carolina Zuniga). Ho trovato un ambiente accogliente e dei colleghi capaci di farmi sentire subito parte del gruppo, guidandomi nello stile di vita

argentino: professionalità, collaborazione e capacità di sorridere e mantenere controllo e ottimismo anche nelle situazioni più difficili (non dimentichiamoci che il popolo argentino è uscito da una crisi economica e sociale nel 2001 e da una dittatura militare conclusasi soltanto nel 1982).

Non voglio nascondervi i momenti difficili di un secondment: nostalgia della famiglia e dei propri affetti, cambi culturali, l’adattamento a un nuovo modo di lavorare... ma tutto questo fa parte della sfida. Una sfida che consiglio a tutti coloro che hanno voglia di mettersi in gioco e soprattutto di farlo in maniera innovativa. Si riceve molto e si dà molto... «Grazie per quello che tu hai dato e insegnato a noi, Claudio»: così mi ha salutato l’assurance leader di PwC Argentina.

Ora tocca a me ringraziare i compagni della mia avventura argentina: Ruben Vega, socio “storico” di PwC Argentina che mi ha guidato i primi giorni nei meandri dell’ufficio di Buenos Aires. Grazie Ruben, per avermi consigliato sul da farsi in molte occasioni grazie alla tua esperienza come secondee tanti anni fa presso la sede di Milano. E poi Carolina Zuniga, Fernando Rodriguez, Mariano Tomatis, Ariel Vidan, Daniel Lopez Lado, Jorge Zabaleta, Marcelo De Nicola (mio coach in Argentina).E infine, tutti i colleghi che in molti casi sono stati e saranno gli amici di una vita: Mery, Fernando, Eliana, (i vicini di scrivania), Debora, Pablo e tantissimi altri. Un gruppo che non dimenticherò mai.

Questo è il mio secondment. Ognuno costruisca il proprio: PwC è un grande network e una grande scuola di vita.

Claudio Giunta, Pablo Ariel Gomez - PwC Argentina

PwC il volo aprile 2013 13

The Second Act: Optimism Returns

È stata appena presentata la decima edizione della ricerca Emerging Trends in Real Estate - Europe 2013, condotta da PwC e ULI, che raccoglie le aspettative sull’andamento del mercato immobiliare dei principali operatori a livello europeo.

I temi e le indicazioni emerse dallo studio sono state oggetto di discussione in una serata a inviti con i più importanti operatori del settore. L’intervento di Giacomo Vaciago, economista e autorevole editorialista, ha aperto la serata con un inquadramento macroeconomico dei risultati della survey illustrati successivamente da Elisabetta Caldirola, PwC Real Estate Leader Italy.

Per la prima volta dal 2008, la ricerca registra un sentimento di fiducia diffuso tra gli operatori, anche se emerge chiaramente l’immagine di un’Europa divisa in due: da un lato i Paesi nordici, Germania e UK, dall’altro i Paesi dell’Europa meridionale ancora afflitti da una recessione economica amplificata dalle misure di austerità adottate dai loro governi.

Dalla survey emerge un outlook positivo sui prossimi 12 mesi con il 41% (22% nel 2012) degli intervistati che esprime un aumento di fiducia nel futuro del settore real estate e il 44% che prevede un recupero di profittabilità (30% nel 2012). Un ottimismo che paradossalmente contrasta con il pessimismo delle previsioni sulle prospettive dell’economia nel suo complesso. Gli intervistati sono equamente divisi tra chi si attende un recupero dell’economia europea e chi prevede un ulteriore declino (29%).

Alla domanda se la crisi dell’Eurozona avesse generato ripercussioni negative sul loro business, il 44% ha risposto positivamente, ma sorprende che il 78% abbia affermato che la crisi ha generato nuove opportunità. Di fatto sono ottimisti gli operatori usciti vincenti dalla crisi: prevalentemente i grandi Reits britannici e le property company quotate europee che, essendo stati capaci di adattarsi al New Normal, ora sono alla ricerca

di opportunità, forti anche della loro capitalizzazione e di portafogli di elevata qualità.

La regolamentazione preoccupa soprattutto le banche, che tendono a scaricare i costi relativi sui clienti. Inoltre, il rispetto di requisiti di capitale più stringenti imposti da Basilea III sta costringendo le istituzioni finanziarie a ridurre gradualmente la loro esposizione verso il Real Estate; pertanto il debito disponibile diminuirà. L’ondata di regolamentazione è inoltre all’origine di aspettative di consolidamento perché i piccoli operatori non saranno più in grado di far fronte ai costi crescenti della compliance.

La metà degli intervistati crede in un aumento della disponibilità di equity e solo il 25% pensa che diminuirà; tuttavia si attendono condizioni di sottoscrizione più stringenti. Dal lato debito, circa i 2/3 credono che si prosciugherà e questo è il frutto dell’azione di deleveraging in atto presso le banche. Il funding gap non verrà colmato perché è oramai chiaro che i finanziatori emergenti, come le compagnie di assicurazioni, investono solo nella fascia meno rischiosa del debito immobiliare.

Circa il 66% prevede un aumento delle vendite forzose di beni immobili. Chi ha flussi di ricavi sufficienti a coprire il servizio del debito, e credenziali in termini di competenza di asset management, ha chance di ottenere estensioni del debito; gli altri vedranno il loro debito “impacchettato” in CMBS.

Infine uno sguardo alle prospettive delle città. Milano e Roma salgono in classifica rispettivamente dal 18° al 16° e dal 22° al 21° posto ma con prospettive di investimento futuro modeste. Infatti i capitali stranieri continuano a non affacciarsi per molte ragioni strutturali: l’eccessivo peso della nostra burocrazia, l’incertezza del diritto e l’instabilità percepita si traducono in una valutazione del rischio paese elevata.

Big Bets del 2013 • Spostamento dei capitali da zone

centrali/core property alle aree value-added delle capitali

• E-commerce: nuovo driver della logistica

• Nuovi stili di vita, le società high-tech richiedono una diversa concezione degli spazi: gli sviluppatori si stanno attrezzando?

• La sostenibilità ambientale è un fattore di apprezzamento del valore dell’immobile, non un obbligo da rispettare

• I flussi dei capitali asiatici offrono opportunità ai settori turistico e residenziale di lusso, ma sempre nei mercati liquidi delle capitali europee

• L’housing sociale

PwC Eventi: Emerging Trends in Real Estate Europe Survey 2013

14 PwC il volo aprile 2013

Nell’incontro annuale del World Economic Forum di Davos è stata presentata la 16th Global Annual CEO Survey, che fotografa il livello di fiducia sullo sviluppo globale e del proprio business di 1.330 CEO provenienti da oltre 68 Paesi.Del campione fanno parte anche 42 imprese italiane, il cui punto di vista è stato raccolto nel report “Innovare per crescere” presentato nel convegno che si è tenuto a Milano lo scorso 5 febbraio.Una cinquantina di rappresentanti di importanti aziende italiane hanno discusso i risultati della Survey con il prezioso contributo, oltre che di Nicola Anzivino, curatore della pubblicazione italiana, Guido Barilla, Presidente dell’azienda di famiglia, Luca Garavoglia, Presidente del gruppo Campari e Fabio Gallia, Amministratore Delegato di BNL Gruppo BNP Paribas.

I CEO delle aziende italiane vedono un 2013 allineato all’anno precedente. La fiducia sulle prospettive di crescita dei ricavi a 12 mesi (59%) e a 36 mesi (84%) è al minimo rispetto agli ultimi 4 anni.Le principali opportunità di sviluppo percepite riguardano sia l’innovazione, attraverso la creazione di nuovi prodotti e servizi (38%), sia lo sviluppo della presenza internazionale (21%), anche attraverso operazioni di natura straordinaria; scarso ottimismo sulle prospettive di crescita del mercato domestico.

“Innovare per crescere”: il sentiment dei CEO italiani

Tra le principali minacce, l’incapacità di finanziare la crescita in relazione alle difficili condizioni del credito (52%), il costo dell’energia e delle materie prime (57%) e il rischio di un ulteriore aumento del carico fiscale (86%).Circa l’80% dei CEO italiani prevede cambiamenti nella strategia della propria società nei prossimi mesi, con un focus su poche e ben analizzate priorità di cambiamento: miglioramento dell’efficienza operativa (60%), nuovi investimenti in tecnologia (43%) per rendere più efficace lo sforzo d’innovazione e l’accrescimento della base clienti (45%). Le parole d’ordine sono agilità e adattabilità del business model per competere in modo più efficace ed efficiente in scenari di business caratterizzati da “stabile instabilità”.

I CEO Italiani stanno seriamente valutando la necessità di una profonda business transformation dei prodotti offerti ai clienti e dei processi industriali, attraverso lo sviluppo di modelli di business innovativi ad alto valore aggiunto. Per fare questo salto qualitativo occorre avere a bordo nuovi talenti manageriali e una profonda visione del futuro da parte del top management.

Vision, capacità di motivare e di innovare sono infine le tre caratteristiche dei leader del futuro.

PwC Eventi: Global Annual CEO Survey - Risultati italiani

PwC il volo aprile 2013 15

PwC Experience: a Roma il workshop del Central Clusterdi Francesca Airoldi e Giulio Ravanelli

Il 16 e 17 gennaio scorso si è svolto a Roma il Central Cluster PwC Experience Champions Workshop. Sono intervenuti 50 partecipanti, di cui 31 champion e driver in rappresentanza di 24 territori, 8 Subject Matter Experts, 9 persone del Team PwC Experience, 2 guest speaker per l’Italia, Ezio Bassi e Alessandro Grandinetti, insieme con Andrea Martinelli, tutti coinvolti nell’ambito di specifiche sessioni.

Scopo del workshop: riunire i champion della PwC Experience per valutare novità e andamenti progettuali, ivi inclusa la possibilità di confrontarsi sulle iniziative a livello di singoli Territori.

Il workshop è stato organizzato e facilitato dai componenti del Territory Engagement Team (TET), un Team internazionale di 10 persone che assiste i territori del network PwC nel disegno e nella realizzazione di iniziative concrete legate alla PwC Experience. Uno dei temi presentati nel corso del workshop è stato il Client Feedback Process (CFP), il programma di client satisfaction promosso dal Central Cluster e supportato da un Team di 4 persone. Francesca Airoldi del CFP Team e Giulio Ravanelli del TET ci raccontano le loro esperienze.

Giulio Ravanelli, TET Negli ultimi due anni ho fatto parte del Territory Engagement Team, un gruppo internazionale che ha un obiettivo ambizioso: facilitare l’introduzione e l’accelerazione delle iniziative di PwC Experience nei diversi territori del network, dando concretezza alla nostra brand promise e focalizzandosi sulla creazione di valore attraverso lo sviluppo di relazioni con

i nostri clienti e all’interno dei team di lavoro, per ottenere un impatto positivo sugli indici di people engagement, client loyalty, brand health e sui ricavi. Dal punto di vista personale si è trattata di un’esperienza tanto bella quanto impegnativa: le frequenti trasferte all’estero sono state un’ottima occasione per entrare in contatto con diverse culture e metodi di lavoro e per cementare le relazioni con il Team, e mi è molto piaciuto collaborare con i PwC Experience Champion e con le leadership in diversi territori del Central Cluster, per comprenderne le esigenze di business e supportarli nella realizzazione degli action plan locali per facilitare il cambiamento culturale. Io e gli altri colleghi del TET siamo stati coinvolti in una vasta serie di attività: per esempio, abbiamo aiutato a definire la strategia e l’organizzazione dei team PwC Experience locali, abbiamo raccolto e condiviso le best practice, abbiamo preparato e facilitato workshop e corsi di formazione (dai neoassunti alla leadership) per diffondere le più recenti iniziative a livello network quali i 3 Client Principles e l’uso di Value Report, il Team Based Learning, gli Higher Performing Teams e PwC Experience in Action, abbiamo suggerito azioni per migliorare il clima aziendale e gli aspetti di comunicazione interna, abbiamo definito una serie di Key Performance Indicator da utilizzare nei processi di valutazione, abbiamo collaborato con i referenti locali in ambito Markets, Innovazione, Relationship Skills e Human Capital, abbiamo posto l’accento sui temi della PwC Experience nell’ambito dei processi di integrazione in atto all’interno del Cluster, e abbiamo contribuito a realizzare diversi “Awards” volti a premiare i comportamenti virtuosi. In questo intenso periodo mi sono reso conto di quanto sia vero un concetto, semplice e illuminante, attribuito a Theodore Roosevelt: Nobody cares how much you know, until they know how much you care. Al di là della competenza tecnica, solo mettendo passione in quello che si fa e avendo una genuina attenzione alle persone si possono ottenere i risultati desiderati!

Francesca Airoldi, CFP Il Client Feedback Process è un programma attraverso il quale si verifica il livello di soddisfazione dei nostri clienti rispetto ai servizi offerti e alle relazioni instaurate con le nostre persone. Io faccio parte del Team che aiuta i territori del Central Cluster a integrare localmente questo programma (procedure, cultura e tecnologia) e a riconoscerne il valore. Per me è una sfida interessante

ma anche difficile: l’interazione con altre culture e la capacità di capire i meccanismi del network richiedono studio, dedizione, energia e anche una certa intraprendenza. Anche nella vita privata non è facile trovare un equilibrio accettabile come mamma che lavora, viaggia e corre, corre, corre! Ma la flessibilità che mi è concessa mi permette di arrivare dappertutto. O quasi... Questo processo è in continua evoluzione e io sento di avere ancora molto da imparare. Grazie all’esperienza professionale svolta con il Team del Central Cluster, ritengo di avere un punto di vista “privilegiato” che mi consente di poter contribuire alla Firm italiana in modo sempre più significativo, in particolare portando in Italia le conoscenze di CFP acquisite nell’ambito del network.

PwC Experience

16 PwC il volo aprile 2013

Festa con i Fiocchidi Lia Turri

Il 29 novembre ci siamo ritrovati all’Hotel Michelangelo per festeggiare il secondo compleanno di Fiocco in azienda insieme alle mamme e ai bambini che hanno aderito all’iniziativa promossa da Manageritalia. Bambini tanti, così come l’allegria e la confusione. Tata Adriana ha dispensato consigli alle mamme e ai papà presenti. Mentre il clown intratteneva i bimbi si è discusso delle difficoltà di conciliare vita familiare e lavoro. PwC ha contribuito all’iniziativa con la partecipazione di alcune mamme, accompagnate anche da qualche papà. Padrino d’eccezione per noi Rodolfo Pesati, HC Leader, di recente diventato papà, con il suo bambino. Inoltre, per rallegrare i festeggiamenti, le mamme e i papà con i loro bambini hanno ricevuto una premiazione speciale.

Abbiamo chiesto a Marisa Montegiove, Gruppo Donne Manageritalia, ideatrice del Progetto Fiocco e musa ispiratrice sempre presente con tanto entusiasmo, quale bilancio è possibile fare dopo i primi due anni di vita del Progetto.«Alcuni numeri: 38 le aziende che hanno aderito, 13.300 la popolazione femminile coinvolta nel progetto Fiocco, 168 le nascite

da novembre 2011 a novembre

2012. Le aziende aderenti sono in crescita costante: l’adesione avviene attraverso il passaparola, a testimonianza del fatto che i riscontri da parte delle aziende sono positivi. Con il Fiocco si crea un clima di favorevole accettazione nei confronti della maternità che contribuisce ad aumentare il senso di appartenenza all’azienda. Le dipendenti non hanno più il timore di comunicare la propria maternità: questa è vissuta come un lieto evento che accade naturalmente nella vita di una donna. Si crea così una cultura positiva nei confronti della maternità.»

Quali sono le motivazioni che hanno spinto l’allargamento del raggio di azione del Fiocco a incontri su alcuni temi specifici ai quali possono partecipare le/i dipendenti?«A seguito dei recenti mutamenti sociali, le donne si trovano ad affrontare questo momento delicato della loro vita in un contesto profondamente differente rispetto al passato: lavorano, spesso sono lontane dalla famiglia di origine e si trovano senza quel supporto pratico e informativo a cui la rete sociale non riesce sempre a sopperire. Da qui la riflessione che è necessario dare loro la possibilità di avere un supporto attraverso diversi canali informativi. In questo filone

si innestano le diverse iniziative che offrono la possibilità di approfondire temi specifici quali l’alimentazione sia della mamma sia del bambino, oppure gli aspetti psicologici legati al nuovo ruolo di genitore che la coppia è chiamata a svolgere. Tra gli incontri che hanno riscosso maggior apprezzamento, quelli relativi allo svezzamento e la possibilità di ricevere la card pediatrica.»

E per il futuro, che cosa ci possiamo aspettare?«L’idea è riuscire a coinvolgere sempre di più anche i papà, per poter allargare il raggio di azione all’intero sistema di welfare aziendale.» Nel primo anno di progetto, abbiamo ricevuto in PwC l’adesione del 77% delle neo mamme. Un risultato più che positivo, tenuto conto che all’inizio il progetto era nuovo e poco conosciuto. Per quanto riguarda i papà, pur in presenza di diverse adesioni, vi sono ampi margini di miglioramento: la card pediatrica e i servizi sono estesi a loro e alle loro compagne, ma non sempre ne sono a conoscenza. Speriamo di poter migliorare anche in questo.Un sincero ringraziamento va a Lucrezia Lupoli che in questi mesi è diventata un punto di riferimento importante per il progetto Fiocco in azienda.

PwC il volo aprile 2013 16

Italia, è tempo di ripartirePromuovere lo sviluppo economico attraverso una nuova progettualità per i distretti industrialidi Lino Mastromarino – Edizioni Gruppo 24Ore

L’Italia sta vivendo un periodo difficile, forse il più difficile dal dopoguerra. La consapevolezza della gravità della situazione comincia a fare breccia nell’ormai cronico immobilismo che caratterizza la nostra società civile. È ora di liberarsi di alcuni fardelli che da troppo tempo ci portiamo dietro. La burocrazia e l’uso “avventuroso” della discrezionalità delle relazioni a tutti i livelli ci hanno fatto perdere di vista i valori del merito, del

rispetto delle regole e dell’etica. C’è tanto bisogno di cambiamento ed in questo frangente sarebbe logico “aggrapparsi” a qualcosa di concreto, alle imprese del “Quarto capitalismo” che bene hanno tenuto in questo periodo. Lino Mastromarino sviluppa un’idea di crescita economica proponendo una nuova progettualità per i distretti industriali. “Italia, è tempo di ripartire” è rivolto a tutti quelli che hanno voglia di capire per cambiare.

PwC il volo aprile 2013 17PwC il volo aprile 2013 17

Il mondo del lavoro e l’università: un giorno in PwC di Cataldo Quarto

Bari, ufficio PwC, 26 e 27 novembre 2012. “Un giorno in PwC”. Una grande opportunità di incontro con il mondo del lavoro che PwC, in collaborazione con Manageritalia Bari e la II Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” (sede di Taranto), ha rivolto a venti meritevoli studenti e neolaureati pugliesi desiderosi di conoscere PwC.Obiettivo: far vivere a un gruppo di giovani pugliesi un’esperienza diretta con la professione del revisore legale e del consulente fiscale, e con la nostra realtà lavorativa di tutti i giorni. Nelle due giornate sono stati coinvolti senior, manager e partner di PwC di Bari e di Napoli, che hanno illustrato ai giovani partecipanti le principali caratteristiche della professione, dando ampio spazio a casi pratici per coinvolgere i ragazzi e fornire loro esempi concreti. Il risultato è stato sorprendente. I ragazzi hanno manifestato interesse ed entusiasmo per i contenuti della nostra professione e per il nostro approccio al lavoro (scetticismo professionale innanzitutto). Molto apprezzata l’opportunità di dialogare direttamente con i colleghi PwC più giovani, assunti in azienda da pochi mesi, ascoltando i racconti di persone di età ed esperienza personale molto simile alla loro, circa l’impatto iniziale con il mondo PwC, le prime esperienze lavorative, i progressi fatti di giorno in giorno, i sacrifici e i risultati raggiunti. In seguito all’evento, due partecipanti sono stati selezionati e inseriti in azienda per un periodo di sei mesi, uno nella sede PwC di Bari e l’altro nella sede PwC di Napoli. In un contesto in cui l’università appare troppo concentrata su contenuti teorici e slegata dalla realtà lavorativa, l’iniziativa “Un giorno in PwC” ha avuto un’importante risonanza sulla stampa locale, che ha messo in risalto l’impegno di PwC nell’avvicinare giovani talenti al mondo del lavoro.

18 PwC il volo aprile 2013

di Andrea Martinelli

Tutto è cominciato con un piccolo scrigno sulle scrivanie di tutte le persone PwC il 18 giugno 2012. Parte il concorso Per Tutti Per Te, la prima iniziativa di PwC Italia destinata a premiare comportamenti virtuosi e a rendere concreti i valori della PwC Experience. In poco più di un mese il sito del concorso ha registrato oltre 6.000 page view e circa 1.000 votanti che hanno selezionato, tra i colleghi, le

Per Tutti Per Te

Lorenza DonatiLorenza è il punto di riferimento per il nostro gruppo. Presente, gentile, professionale, paziente, tempestiva nel risolvere i problemi che anche noi contribuiamo a creare! Anche quando è oberata di lavoro (più o meno tutti i giorni) e le viene richiesto di fare qualsiasi cosa, è sempre disponibile ad aiutarti. Insomma, tutte le qualità in una grande persona.

Il grande concorso sui valori PwC: ecco i vincitori 2012

persone che meglio rappresentavano i valori di: integrità, impegno sociale, capacità di ascolto, lealtà, puntualità, capacità di fornire feedback, trasparenza, rispetto, pro attività, apertura e condivisione.

Oltre 400 tra persone e gruppi nominati, all’interno dei quali una giuria composta da 12 colleghi di seniority, uffici e LoS diverse ha selezionato i 6 vincitori dell’edizione 2012.

Pietro FalconiLeale, professionale, capace di infondere entusiasmo e positività all’interno e oltre l’orario di lavoro. Dovremmo tutti cercare di prendere esempio da lui affinché PwC possa diventare un posto migliore. L’autorevolezza che vince sull’autorità.

Marcella ArmoniosoUn sorriso che allieta la giornata sbagliata, una persona che risponde a qualsiasi richiesta (anche se non di sua competenza) con precisione, puntualità e tempestività, sempre attenta alle esigenze di tutti (anche alle carenze di zuccheri), un’amica affettuosa.

Davide MartiniSempre disponibile nell’aiutare i colleghi in difficoltà. Ottima persona. Brillante - dotato di rara intelligenza e lealtà - stimato professionista, integro, allegro, leale e sincero… Un brau cit.

Massimo GroppiSempre disponibile ad aiutare, leale, divertente e allegro, è piacevole lavorare con lui. Non nega mai un aiuto, un consiglio, una consulenza o anche solo una battuta per sdrammatizzare nei momenti più tesi. Sempre proattivo e capace di ascoltare tutti i suggerimenti. Persona di alto valore per l’azienda, un informatico multilayer di alto spessore.

Alessio SalustioPersona leale, corretta e sempre disponibile nell’aiutarti, confortarti e spronarti, indifferentemente dal team di lavoro. Preparato, sensibile, rispettoso verso tutti. Alessio è molto attento ai rapporti umani e a creare un ambiente lavorativo sereno. Alessio sa fare team.

E il premio? Non un oggetto, ma un’emozione, anzi uno scrigno di emozioni all’interno del quale scegliere l’esperienza più in linea con i propri desideri e interessi, sia essa una passeggiata a cavallo o il relax di un percorso benessere, l’incanto di guidare un’auto d’epoca o una rombante Ferrari nel circuito di Monza.

E ora, siete pronti per la nuova edizione?

PwC il volo aprile 2013 19

PwC vicina agli imprenditori di Monza e Brianza di Serena Viganò

La provincia di Monza e Brianza è un territorio dalla grande tradizione industriale, caratterizzato da una costellazione di piccole e medie imprese e da una cultura imprenditoriale diffusa e radicata. Da sempre, però, si è dimostrata terra gelosa della proprie capacità, apparendo talvolta chiusa a nuove opportunità ed esperienze. Atteggiamento legato alla storia di crescita e successo di molte imprese brianzole, che non hanno mai avuto grande necessità di cambiare. Da qui, una cultura e anche un indotto di servizi per le imprese che si è sviluppato intorno ai valori dell’autonomia e della capacità di “farcela da soli”. Negli ultimi anni, gli scenari di mercato e la competizione internazionale sono cambiati in maniera molto repentina. Da qui la presa di coscienza, sempre più diffusa, della necessità di rinnovamento.

Consapevoli delle peculiarità della provincia e della necessità di essere direttamente presenti sul territorio e nelle organizzazioni nelle quali professionisti e imprese si confrontano, abbiamo creato un gruppo, guidato da Stefano Bravo e Francesco Ferrara, che potesse sviluppare e dare unità e organicità alle iniziative di PwC a Monza e in Brianza. Questa iniziativa arriva quindi in un momento in cui il contesto di cambiamento dovrebbe favorire realtà che, come la nostra, riescono a offrire servizi alle imprese a tutto tondo. Marilena Cederna, che ben conosce il territorio e che da anni collabora con Confindustria Monza e Brianza, ci ha dato l’idea giusta: quale migliore occasione che l’annuale Assemblea di Confindustria Monza e Brianza del 29 ottobre 2012 con un parterre d’eccezione,

con gli esponenti più rappresentativi della città, Provincia e Regione, e di Confindustria? Anche il tema dell’assemblea, “Imprese e Giovani per crescere insieme” ci sosteneva, ponendo l’attenzione sulle nuove leve (presenti in massa gli studenti delle scuole superiori della zona) e sulla crescita che un’apertura ai giovani e a nuovi modelli può portare.

Tutti presenti, quindi, con biglietti da visita allo stand PwC in testa, ben fornito di gadget e brochure mirate per stuzzicare l’attenzione degli imprenditori, con plasma tv che proiettava la presentazione istituzionale. Il pomeriggio, che ha visto il susseguirsi di vari relatori sull’importanza del cambiamento e del rinnovamento, è trascorso velocemente: molte persone hanno chiesto informazioni sulla nostra organizzazione, sulle nostre attività ed esperienze. Molto interesse per il materiale sull’offerta per il middle market, sui passaggi generazionali nell’impresa, sulla crescita all’estero. Un momento importante per “mettere una bandierina” sul territorio, soprattutto perché abbiamo dimostrato agli imprenditori presenti che siamo una realtà a loro molto vicina e che può collaborare concretamente alla loro crescita.

Alumny Party Romadi Tiziana Peddi e Aurelio Fedele

Palazzo Colonna, uno dei più belli e antichi palazzi nobiliari romani, ha ospitato l’Alumni Party 2012 dell’ufficio di Roma. Ce lo raccontano Tiziana Peddi e Aurelio Fedele, manager e partner dell’ufficio di Roma.

Tiziana Peddi. Splendida serata. Sono diversi anni che seguo l’organizzazione di questo evento, da due più da vicino, e - credetemi - ogni volta è una sorpresa! È sorprendente vedere come nuove e vecchie generazioni di professionisti che PwC ha nel tempo prodotto riescano a ritrovarsi, di anno in anno, come se il fattore tempo fosse un dettaglio, e nonostante qualche capello grigio

in più o in meno… è sorprendente assistere agli abbracci, alle risate e agli amarcord tra persone con storie e percorsi diversi, ma che non perdono l’occasione di rinnovarsi stima e affetto ogni volta che PwC offre la possibilità di rivedersi. Ancora più sorprendente per me realizzare, ogni volta, quanto è appagante vivere un’esperienza così ricca - professionalmente e umanamente - e quanto desideri continuare a sorprendermi! Un saluto speciale e un arrivederci a tutti gli Alumni di Roma.

Aurelio Fedele. È il secondo anno che organizziamo l’Alumni Party in location che possano coniugare la cultura con il piacere di stare insieme. Lo scorso anno è stato il Maxxi di Roma, museo di arte moderna con un’esposizione del

Pistoletto. Quest’anno siamo passati a uno dei più significativi momenti della storia di Roma: il Palazzo Colonna, appartiene alla famiglia Colonna dal 1300 e gli eredi tuttora risiedono in un’ala del Palazzo. I nostri Alumni hanno gradito la visita alla pinacoteca del Palazzo e poi la cena sulla terrazza. Ai circa 700 invitati dopo l’evento è stata inviata una mail di ringraziamento con richiesta di suggerimenti per gli eventi futuri. Moltissime le risposte: questo evidenzia la vitalità della comunità PwC.

La rivoluzione della sicurezza

di Gabriele Tafuro e Pierantonio Marchese

Quando ormai ci eravamo abituati a chiamarla 626, grazie anche alla pubblicità in tv di alcuni prodotti per la sicurezza, è stato varato il decreto legislativo 9 aprile 2008 n° 81, denominato anche Testo Unico in materia di Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, che ha riordinato e revisionato il sistema prevenzionistico aziendale, abrogando e assorbendo buona parte della legislazione precedente (tra cui anche il D.Lgs. 626/94). Questo decreto ha il pregio di aff rontare nuove tematiche di rischio, ad esempio stress lavoro-correlato, diff erenze di genere, età e provenienza da altri Paesi e di introdurre maggiore attenzione sull’organizzazione della sicurezza e sulla formazione dei lavoratori.Con l’aumentare del suo capitale umano, PwC ha sempre più strutturato il Servizio di Prevenzione e Protezione e la Sorveglianza Sanitaria.Da sempre si avvale della consulenza di stimati professionisti del settore che negli anni hanno imparato a conoscere la nostra specifi cità e complessa realtà lavorativa, con circa 3.200 collaboratori, sparsi in una ventina di sedi italiane. Le attività

svolte sono state indirizzate a supportare le azioni di tutela della salute dei lavoratori e a implementare la cultura della sicurezza dei lavoratori occupati presso le sedi, durante i trasferimenti e presso i clienti. Di grande rilevanza l’aggiornamento capillare dei documenti di valutazione dei rischi, l’eff ettuazione dei piani sanitari e l’impegno negli eventi formativi, con particolare riferimento ai corsi antincendio, di primo soccorso e sui rischi mansionali eff ettuati dai nostri consulenti tecnici anche in occasione dei sopralluoghi operativi.PwC ha chiesto la partecipazione di tutti i collaboratori, senza distinzione alcuna, a nuovi corsi di formazione, come previsti dall’accordo Stato Regioni, con uno sforzo superiore a 26.000 ore in aula. I contenuti delle attività prevenzionistiche realizzate sono disponibili su un portale intranet consultabile da tutti.Stiamo sviluppando un nostro sistema di gestione per la sicurezza che servirà ad assicurare che tutte le attività svolte siano in armonia con le norme, e ad aumentare la consapevolezza che la sicurezza è un bene comune e un impegno per tutti.

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La rivoluzione della sicurezza

Salute e sicurezza in PwC Il valore di una scelta, ben oltre le 26.000 ore di formazione