Il trapianto di tommaso 3e

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“Sempre più donatori, sempre più trapianti. Sempre più da una morte accadeva che tornasse a sbocciare una vita” Cinzia Sasso

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“Sempre più donatori, sempre più trapianti. Sempre più da una morte accadeva che tornasse a sbocciare una vita”Cinzia Sasso

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La parola “TRAPIANTO” deriva dal verbo “TRAPIANTARE dal latino “TRANSPLANTARE” : TRANS = oltre e

PLANTARE= piantare

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Il trapianto è un intervento di chirurgia che prevede la sostituzione di una componente di un organismo vivente, in quanto malfunzionante, con l'omologa, funzionante, prelevata da altro organismo.

Dunque esso consiste nel prelievo e nel trasferimento di parti del corpo:organi comerene, cuore, fegato, oppure semplicementetessuti come pelle o sangue.

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La rimozione di un organo o tessuto da un organismo donatore è un prelievo di organi o tessuti.

il termine espianto va riservato, invece, alla rimozione chirurgica di un organo precedentemente trapiantato e rimosso per diversi motivi (non funzionamento, trapianto "domino").

Il termine di "trapianto" a rigore dovrebbe essere riservato agli organi, mentre per definire l'impianto di tessuti si usa il termine "innesto": ad es., "trapianto di cuore"; "innesto di valvole cardiache".

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Trapianti più diffusi:cuorefegatopolmonerenepancreasintestino

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Innesti più diffusi:corneaossovalvola cardiacamidollo osseo

Per il sangue si parlerà di trasfusione.

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Un'antica tradizione fa risalire la nascita dei trapianti al III secolo d.c., quando i Santi Cosma e Damiano sostituirono in modo miracoloso la gamba andata in cancrena del loro sacrestano con quella di un moro etiope deceduto poco prima.

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Proprio grazie a questa tecnica innovativa messa a punto da Carrel, furono eseguiti i primi trapianti di rene da animali in pazienti con gravi insufficienze renali.

Queste primitive esperienze dimostrarono, nonostante la brevità della ripresa funzionale degli organi trapiantati, la reale possibilità di sostituire un organo malato con un organo sano.

La storia scientifica dei trapianti inizia invece nel 1902, quando il chirurgo francese Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina nel 1912, mise a punto la tecnica di anastomosi vascolare, in grado di suturare fra loro i vasi sanguigni.

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Un ulteriore passo in avanti fu compiuto negli anni '40 quando, durante la seconda guerra mondiale, il dottor Peter Medawar tentò il trapianto di innesti cutanei in pazienti gravemente ustionati in occasione dei bombardamenti di Londra, scoprendo cosi le basi della "compatibilità biologica'.

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II grosso problema che i chirurghi pionieri dei trapianti dovettero affrontare fu infatti il rigetto di origine immunologica, ovvero il rifiuto da parte dell'organismo di tessuti e organi estranei.

Il fenomeno del rigetto è in parole povere la risposta normale dell'organismo che riceve il trapianto all'arrivo del "nuovo" organo. Si tratta di cellule estranee, di un tessuto "alieno" che non è riconosciuto dall'organismo del ricevente che quindi attua una serie di meccanismi che lo proteggono da quella "invasione".

Questi meccanismi sono molto potenti e possono causare tutta una serie di fenomeni ùsiaimmediatamente dopo l'intervento (ùchesuccessivamente, anche a mesi di distanza.

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Questo fenomeno si può prevenire o ridurre in diversi modi.

•Il primo è quello di trovare due individui (il donatore ed il ricevente) "compatibili". Avendo in comune alcune caratteristiche (legate soprattutto al sistema immunitario), il rischio di rigetto è molto più ridotto rispetto al trapianto tra individui non compatibili.

•Un altro modo per ridurre il rischio di rigetto è quello di ricorrere a farmaci di tipo "immunosoppressore", ovvero che diminuiscono l'azione degli anticorpi nei confronti del "nuovo organo".

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Lo sviluppo della ricerca portò al primo vero trapianto che venne effettuato a Boston, Stati Uniti, nel 1954: il chirurgo Murray eseguì un trapianto di rene da donatore vivente consanguineo e geneticamente identico al ricevente.

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•II primo trapianto di fegato venne eseguito nel 1963 a Denver (USA) dal Dottor Starzl in un bambino di due anni.

•II primo trapianto di cuore fu effettuato nel 1967 in Sud Africa, a Città del Capo, dal Prof. Barnard.

Nonostante i notevoli progressi della ricerca e della tecnica chirurgica, i risultati dei trapianti di organi rimasero insoddisfacenti per quasi trent'anni. Non più del 30% dei pazienti sottoposti a questi interventi infatti sopravviveva più di un anno.

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Fondamentale nello sviluppo della chirurgia dei trapianti fu la scoperta nel 1972 da parte di Jean Francois Borel, ricercatore della Sandoz a Basilea in Svizzera, di un nuovo farmaco immunosoppressore: la Ciclosporina.

La Ciclosporina si dimostrò in grado di bloccare specificamente l'attività dei linfociti T, responsabili del rigetto, lasciando inalterate altre difese immunitarie importanti per la difesa dalle infezioni.

L'impiego clinico della Ciclosporina modificò radicalmente la possibilità di successo dei trapianti di rene, fegato e cuore portando le sopravvivenze post trapianto oltre il 70%.

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Nel corso degli ultimi anni la ricerca ha fatto molti progressi.

Nello stesso periodo viene presentata anche la tecnica dello "split liver", ovvero dividere il fegato di un donatore in due porzioni: una, più piccola, che può essere utilizzata per trapiantare un ricevente pediatrico, l'altra, più grande, utilizzabile per trapiantare un ricevente adulto.

Negli anni ottanta Starzl ha elaborato la teoria del microchimerismo (scambio di leucociti tra l'organo trapiantato e il ricevente), che è il presupposto per l'accettazione a lungo termine dell'organo da parte dell'ospite.

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E ancora le terapie d'induzione con anticorpi in grado di eliminare le cellule responsabili del rigetto permettono di "riprogrammare" il sistema immunitario del ricevente al momento del trapianto. Questo consente una notevole diminuzione delle dosi di farmaci immunosoppressori che il paziente deve poi prendere per tutta la vita.

Questi anticorpi e l'avvento di nuovi farmaci immunosoppressori quali il micofenolato mofetile e la rapamicina hanno permesso di eliminare completamente l'impiego dei cortisone dagli schemi diimmunosoppressione dei pazienti trapiantati e di ridurre gli effetti collaterali a lungo termine, migliorando la qualità di vita dei pazienti.

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Ci sono diversi tipi di trapianto:

Il TRAPIANTO AUTOLOGO (o autotrapianto) consiste nello spostamento di un tessuto o un organo da una parte all’altra dello stesso corpo. È ciò che si fa, per esempio, quando si prende la pelle da una zona del corpo per ripararne un’altra danneggiata.

Grazie ai progressi delle tecniche di crioconservazione, è possibile il prelievo di cellule al fine di un eventuale autotrapianto, anche a grande distanza di tempo, in presenza di patologie che lo rendano necessario. Ne sono un esempio la conservazione dei cordoni ombelicali, oppure il prelievo di cellule staminali embrionali.

Questo genere di trapianto non solleva alcun problema morale.

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Il TRAPIANTO OMOLOGO (o omotrapianto) consiste nel trasferimento di un organo o un tessuto da un organismo a un altro della stessa specie. In questo caso il prelievo può essere effettuato da un vivente o da un cadavere. È possibile suddividere l’omotrapianto in:

ALLOTRAPIANTO: il trapianto di organi o tessuti tra due diversi soggetti della stessa specie.

ISOTRAPIANTO: un tipo di allotrapianto in cui il donatore e il ricevente sono geneticamente identici, come nel caso di due individui gemelli omozigoti.

Questo tipo di trapianto ha sollevato diverse questioni morali

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il TRAPIANTO ETEROLOGO (o xenotrapianto) consiste nel passaggio di un organo o un tessuto da un organismo a un altro di specie diversa, per esempio da un animale all’uomo.

Dal momento che questo tipo di trapianto è ancora in fase sperimentale, il dubbio è se sia lecito sottoporre le persone a un rischio così alto. Inoltre molti ritengono che sia moralmente ingiusto uccidere gli animali per la sopravvivenza umana.

L'animale più studiato come donatore di organi per l'uomo è il suino, in quanto ha delle similitudini anatomiche con la specie umana. La più grande barriera resta ancora quella immunologica, ma diverse ricerche si stanno concentrando sullo sviluppo di animali geneticamente modificati per poter superare alcune barriere.

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Dal punto di vista clinico il trapianto è l'unica possibilità di cura per un vasto gruppo di malattie degenerative, talora ad evoluzione acuta, in cui la terapia sostitutiva non è sempre possibile.

I trapianti dunque costituiscono una delle conquiste più straordinarie della medicina. Grazie alla possibilità di sostituire il “pezzo” che non funziona, molte persone affette da patolo­gie inguaribili possono riacquistare la salute.

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Nello stesso tempo però la pratica del trapianto pone numerosi e importanti problemi:

psicologici (relativi sia alla scelta di donare, sia alla possibilità di convivere con un organo non proprio)

morali (chi deve dare il consenso all’espianto, la persona prima di morire o i familiari o nessuno)

sociali e giuridici (con quali criteri si decide di dare un organo a una perso­na piuttosto che a un’altra)

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CHI: occorre avere 18 anni; se minorenni, entrambi i genitori devono dare il proprio con-senso in forma scritta; i nascituri e gli orfani minorenni sono esclusi.

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COSA : ogni organo di cui la scienza medica è capace di effettuare il trapianto, a esclusione della testa e delle gonadi.

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QUANDO :dopo che il collegio medico ha accertato la cessazione irreversibile di ogni attività cerebrale secondo la legge 578 del 1992.

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PRIVACY : ogni informazione, sia su chi dona, sia su chi riceve l’organo trapiantato, deve rimanere assolutamente anonima.

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SANZIONI : arresto e maximulta per i trafficanti di organi, interdizione permanente all’esercizio della professione per i medici (è interessante leg­gere gli Otto punti della “Mozione del Comitato Nazionale per la Bioetica sulla compravendita di organi a fini di trapianto” del 18 giugno 2004).

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1) Se il donatore è non vivente, il primoproblema che si pone è quello della suamorte. Poiché il prelievo di un organo èconsentito solo se il donatore è morto,bisogna stabilire un criterio che consenta didire quando un uomo cessa di vivere. Inpassato si dichiarava morta una personaquando il suo cuore cessava di battere(morte cardiaca).

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Da qualche decennio il criterio adottato è invece quello della morte cerebrale, dichiarata quando le funzioni del cervello cessano in modo irreversibile, anche se il cuore batte ancora e il respiro è mantenuto artificialmente.

La nozione di morte cerebrale suscita qualche perplessità: molte persone temono che non sia abbastanza sicura o che permetta di dichiarare in anticipo la morte di un donatore per consentire il prelievo degli organi.

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2) Un secondo problema è relativo al consenso dell’espianto: chi deve darlo perché sia valido?

Alcuni sostengono che sono i familiari a dover autorizzare il trapianto, ma certo non è una decisione facile per chi ha appena perso una persona cara. Inoltre non è detto che la volontà del defunto coincida con quella dei familiari.

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Altri ritengono che è solo la persona, mentre è ancora in vita, che deve esprimere la sua volontà, redigendo un testamento biologico, in cui dichiara le sue intenzioni riguardo al trapianto.

Altri ancora affermano la necessità di stabilire una regola del silenzio-assenso: siccome il mancato consenso spesso dipende più dall’emotività o dalla pigrizia, che non da una reale volontà di negarlo, basta invertire la modalità e chiedere una dichiarazione solo se si intende rifiutarlo.

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3) Se il donatore è vivente, il problema è come garantire che il suo gesto sia veramente informato e soprattutto libero, perché pressioni familiari o promesse di ricompense potrebbero spingerlo al consenso.

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4) Considerando la scarsa disponibilità di organi da trapiantare, bisogna stabilire delle regole per l’assegnazione.

Escludendo il criterio del miglior offerente — pensiamo agli orrori del traffico d’organi —secondo quale principio sarebbe più giusto dare un organo: tirando a sorte, a chi arriva per primo, a seconda della gravità della malattia, o a seconda dei meriti sociali (a chi fa volontariato o a chi è a sua volta donatore)?

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Infine è bene sottolineare lo stretto legame che c’è fra trapianto e donazione: il primo non è possibile senza la seconda.

Se, come sostengono alcuni, il criterio dell’altruismo non permette alle donazioni di crescere, perché si basa su di una presunta quanto illusoria benevolenza del genere umano, bisogna allora fare appello alla coscienza morale di ciascuna persona.

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Tuttavia, se è vero che molte persone possono essere salvate dalla disponibilità d’organi, la decisione di prelevare al momento della propria morte organi utili può essere ritenuto un atto degno di approvazione se accade (ma non è detto che ciò succeda), o dovrebbe essere considerato un dovere?

Poiché nel trapianto è insita l’idea del dono, nonostante lo sforzo (legalmente corretto) di rendere anonima tutta la catena che collega donatore e ricevente non lo si può equiparare a un farmaco o a un qualsiasi trattamento medico cui un cittadino ha diritto.

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Organo

Struttura differenziata costituita da più cellule o più tessuti, che assolve una o più funzioni all’in­terno di un organismo e ha una forma definita. Sono organi l’occhio, il rene, ecc.

Tessuto

Insieme di cellule con caratteristiche e funzioni correlate, tali cioè da costituire un insieme omo­geneo, specifico e diverso da altri, I tessuti costi­tuiscono gli organi: il tessuto nervoso forma i mu­scoli, il tessuto epiteliale la pelle, e così via.

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Consenso informato

Accettazione da parte di un paziente di una pratica medica (sperimentazione, cura, inter­vento), personalmente e in piena libertà, dopo essere stato informato, con una spiegazione dettagliata e onesta, sugli scopi o i risultati di tale pratica.

Consenso presunto

Estensione del concetto di donazione dopo la morte quando il soggetto non abbia manife­stato in vita il proprio dissenso alla donazione degli organi, e se non vi è un’opposizione espli­cita da parte dei familiari.

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Morte cardiaca

Morte determinata dall’arresto del cuore. Per la legge italiana la morte cardiaca è accertata dopo almeno 20 minuti di tracciato elettrocardiografico piatto e assenza di respirazione spontanea, dopo 2 minuti di arresto di quella artificiale.

Morte cerebraleMorte definita con l’arresto di ogni attività cerebrale. La legge italiana prevede che venga accertata dopo 12 ore di coma profondo associato ad assenza di riflessi, atonia (assenza di contrazione) muscolareelettroencefalogramma piatto.

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Induismo, Buddismo e Confucianesimo non prendono posizione in merito ai trapianti, demandando la decisione ai singoli individui, perché ritengono che la donazione sia un atto del tutto personale, la cui scelta spetta esclusivamente all’individuo.

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La religione islamica approva la donazione se avviene da persone che hanno dato in anticipo il loro consenso per iscritto, a patto che gli organi non vengano conservati ma trapiantati subito.

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Per la religione ebraica non esistono obiezioni al trapianto d’organi e al prelievo di tessuti da cadaveri, ma ad alcune condizioni: che lo scopo sia salvare una vita, che la morte del donatore sia certa, e che il vantaggio per chi riceve l’organo sia superiore ai rischi che corre.

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La Chiesa protestante incoraggia e sostiene la donazione degli organi, e lo stesso fa la Chiesa ortodossa, che però esprime delle riserve alla donazione dell’intero corpo per la sperimentazione o la ricerca.

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La Chiesa cattolica accetta i trapianti sempre nel rispetto del do­natore e calcolando gli effettivi benefici del destinatario La donazione degli organi è comunque incoraggiata in quanto atto di carità.

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la donazione è citata nel Catechismo come esempio di comportamento solidale e caritatevole:

“Il trapianto di organi è conforme alla legge morale se i danni e i rischi fisi­ci e psichici in cui incorre il donatore sono proporzionati al bene che si cerca per il destinata rio La donazione degli organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà Non è moralmente accettabile se il donatore o i suoi aventi diritto non vi hanno dato il loro esplicito consenso È inoltre moralmente inammis­sibile provocare direttamente la mutilazione invalidante o la morte di un essere umano sia pu­re per ritardare il decesso di altre persone”

(Catechismo della Chiesa cattolica n 2296)

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