Il Territorio N.4

60
il Mensile del sud-est barese - Anno I n° 4 - maggio 2010 - UN EURO erritorio A testa bassa! ALL’INTERNO Omaggio a Larocca pag.52 Ecco la nuova Giunta pag.35 Acquaviva delle Fonti Solo contro tutti! pag. 10 Bilancio: chi l’ha visto? pag.15 Sammichele di Bari Sammichele di Bari Lo Scaffale

description

Il Territorio N.4

Transcript of Il Territorio N.4

Page 1: Il Territorio N.4

il Mensile del sud-est barese - Anno I n° 4 - maggio 2010 - UN EURO

erritorio

A testa bassa!

All’interno

Omaggio a Larocca pag.52

Ecco la nuova Giunta pag.35

Acquaviva delle Fonti

Solo contro tutti! pag. 10

Bilancio: chi l’ha visto? pag.15

Sammichele di Bari

Sammichele di Bari

Lo Scaffale

Page 2: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 20102

Page 3: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 3

l ’editoriale

di FRANCO DERAMO

Le decisioni del Presidente della Giunta contro le pretese dei partiti

da Vendola a Vendola

L’ha detto e l’ha fatto. Dice quello che fa e fa quello che dice.

Questo è Nichi Vendola.Lo ha dimostrato varando la

Giunta per questa legislatura.Salta agli occhi la novità assoluta:

la sua composizione. Sette donne e sette uomini.

Paritetica.Tante donne, mentre il Consiglio

regionale ne ha solo tre.Tutto con un fare determinato e

volitivo, pari a quello che abbiamo imparato a conoscere nella passata giunta e nelle primarie.

Con forza e determinazione a combattere contro le pretese dei partiti, soprattutto del Pd.

L’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e dei sindaci ha questo vantaggio.

Se non è un fantoccio o un pre-stanome, un emissario, sceglie, de-cide ed opera.

Non si lascia né bloccare, né irre-tire.

Questo lo fa chi ha le idee chia-re, chi ha un programma definito e condiviso fra le forze politiche che compongono la maggioranza. Chi ha una strategia. Chi non si fa né condizionare, né paralizzare.

Del resto Vendola di prove ne ha date tante.

Le ultime tre brillantemente su-perate le richiamiamo perché dico-no ancora meglio del suo successo.

Tedesco e Frisullo “rimpastati” in tronco, con e senza avvisi di garan-zia. Il bisogno di non essere asso-ciato a logiche che Vendola ha di-mostrato di combattere prima che l’onda si fosse abbattuta sull’intero governo regionale.

Ma il vero capolavoro politico è stato quello di “pretendere” la candidatura alle primarie (contro Boccia): un trionfo del metodo (le primarie, appunto). E del merito: cinque anni di governo popolare, partecipato, democratico.

I suoi uomini migliori, tutti peral-tro riconfermati, la maggior parte dei quali riproposti nella nuova Giunta: Minervini, Gentile, Amati, Capone.

Ma la campagna elettorale ed il risultato dell’urna hanno sancito un altro primato. Vendola guarda lontano. Ha alzato il tiro. Si pone come candidato premier per le ele-zioni politiche del 2013.

Ed è qui che nasce il nuovo tor-mentone con il Pd. Lo scontro D’Alema-Vendola ne è un chiaro emblema.

Questi tre anni non saranno né facili né semplici.

Se li guardiamo per la Puglia abbiamo di che essere preoccupa-

ti per la caduta dell’occupazione, soprattutto giovanile, per le scelte energetiche ed industriali che è necessario fare per non arrestare lo sviluppo, per realizzare infrastrut-ture che non ci facciano scendere a Montaguto, dove il Carlo Levi del 2010, a ben vedere, potrebbe dire che è lì che “Cristo si è fermato”. E quali saranno le scelte nella Sani-tà che è l’80% dell’intero bilancio regionale, con un buco di due mi-liardi euro? C’è poco da scherzare e da stare allegri. Potremmo conti-nuare.

Ma se la Puglia non ride, la situa-zione nazionale ed europea non può non allertarci. La Grecia, il Por-

togallo e la Spagna sono un monito che ci precede.

Non facciamo finta che tutto vada bene. Non pensiamo che la gente si possa accontentare di qualche distrazione.

I bisogni primari restano insod-disfatti, inappagati. La soglia di povertà in Italia è in aumento per molti, anche occupati.

Allora, cosa possiamo dire noi de “il Territorio” chiamati a sostenere e seguire le vicende e lo sviluppo di questa significativa fetta della regione?

Auguri, Presidente, buon lavo-ro. Tante le promesse fatte, ora è il tempo delle risposte.

Page 4: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 20104

Regione Puglia

Parla Fabrizio Tatarella, uno degli avvocati che ha presentato il ricorso, accolto, alla Corte d’Appello

Vince lo statuto regionale,restano fuori otto consiglieri

L’ufficio elettorale presso la Corte d’Appello di Bari si è espresso: i Consiglieri

della prossima legislatura saranno 70, come prescritto dallo Statuto pugliese, e non 78, come era stato ufficiosamente stabilito al termine delle operazioni di scrutinio.

Questi gli 8 esclusi: Alfonsino Pisicchio (La Puglia per Vendola; in lista nella circoscrizione Bari), Gianni Scognamillo (Sel; circo-scrizione Lecce), Cosimo Borrac-cino (Sel; Taranto); Lorenzo Caiolo (Idv; Brindisi); Bartolomeo Cozzo-li (Pd; Bat); Sergio Clemente (Pd; Foggia); Enzo Russo (Pd; Lecce); Annarita Lemma (Pd; Taranto).

Otto consiglieri che, natural-mente, scontentano i partiti della maggioranza, e soprattutto il Pd, che vede ridursi il suo “peso” in Consiglio da 23 a 10 consiglieri, ma soprattutto cambiano i rapporti di forza tra maggioranza ed opposi-zione: da 47-31 a 39-31 (compreso il voto del presidente Vendola).

Al momento ancora non è uffi-ciale il ricorso al Tar da parte degli otto candidati esclusi, con la pos-sibilità malvelata di portare ancora per le lunghe una questione che, invece, è formalmente sancita dal-lo Statuto.

Ne abbiamo parlato insieme ad uno dei promotori del ricorso alla Corte d’Appello, Fabrizio Tatarel-la, collega giornalista e direttore del bisettimanale Puglia d’Oggi, dirigente del PdL e giovane avvo-cato, figlio dell’europarlamentare PdL Salvatore e nipote di Pinuc-cio Tatarella.

Lei è stato tra i promotori del ricorso, può spiegarci com’è an-data?

“Con i colleghi Giuseppe Maria-ni e Francesco Bello del foro di Bari, abbiamo evidenziato che lo statuto regionale della Puglia, che a nostro avviso prevale sulla legge eletto-rale, fissa all’art. 24 comma 1 in 70 il numero dei consiglieri regionali e che l’art. 3 della legge regionale

n.2/2005 fissa il numero dei consi-glieri in 70. Il numero di 70 consi-glieri, quindi, espressamente sanci-to dallo statuto regionale, oltre che dalla legge elettorale, non consente di recepire nella nostra regione il principio di governabilità introdot-to dal “Tatarellum” e che vorrebbe un rapporto tra maggioranza e op-posizione pari al 60/40%. Per questi motivi , a nostro avviso, i consiglieri non possono essere 78”.

Quali le ragioni della vostra azione?

“Non solo giuridiche ovviamente. Anche politiche e per questo abbia-mo dato vita ad un comitato civico capeggiato dal dott. Ciracì, già ca-pogruppo Fi al Comune di Bari, che ha raccolto con una petizione oltre 7.000 firme e oltre 1.500 iscritti ad un gruppo su Facebook. In un mo-mento di crisi della politica, mani-festatosi con l’astensionismo alle recenti regionali, con il successo della Lega Nord e di movimenti im-pregnati di anti politica, da Di Pie-tro ai grillini, gli elettori sovrani non recandosi alle urne, o manifestando la disaffezione verso la politica in al-tri modi, vedrebbero confermarsi le loro legittime ragioni. Costi aggiun-tivi e ulteriori privilegi della casta della politica: un segnale difficile da recepire da parte dei pugliesi. Una questione di etica politica di cui si sente sempre un crescente bisogno ultimante”.

I giudici vi hanno dato ragio-

ne. Ed ora cosa accadrà?“Mi auguro che il presidente Ni-

chi Vendola sia intenzionato a co-stituire la Regione Puglia nei giudizi amministrativi che, come è stato già annunciato, saranno promossi davanti al Tar dagli otto candidati esclusi dalla Corte d’Appello. En-trambi gli schieramenti sembrano convenire sulla necessità di ridurre il numero dei consiglieri regionali, che si vorrebbe ridurre a cinquan-ta, e sulla necessità di risparmiare tagliando i costi della politica. I giudizi che saranno promossi dagli otto ricorrenti daranno l’opportuni-tà di dimostrare immediatamente la rispondenza dei fatti alle parole: se la giunta si costituirà in giudizio potrà dare un segnale immediato opponendosi all’accoglimento dei ricorsi e quindi alla lievitazione del numero dei consiglieri regionali”.

“Spero che il presidente Vendola, dopo aver già gravato la Regione Puglia del costo di sette assessori esterni, non voglia ulteriormente appesantire il bilancio regionale con altri otto consiglieri, non pre-visti nemmeno dallo Statuto regio-nale”.

Quale via ritiene più corretta per evitare simili casi in futuro? Riforma della legge o magari dello Statuto?

“Precisare meglio la legge eletto-rale. Lo statuto parla chiaro.

Occorre in futuro evitare mecca-nismi complicati che hanno il solo

Un risparmio che, com-plessivamente, si può quantificare nell’ordine

dei 6 milioni di euro per l’intera legislatura.

Di questa cifra stiamo parlan-do a proposito degli 8 consiglie-ri regionali che si sono visti tolti il proprio seggio dalla lettura della Corte d’Appello di Bari del-la legge elettorale.

Un’interpretazione, quella dei giudici, come ci spiega anche uno degli avvocati ricorrenti, che pone lo Statuto regionale al suo posto, ovvero nel ruolo di fonte primaria della nostra Regione, al di sopra delle singole leggi e del-le loro interpretazioni. Una sorta di piccola “costituzione regiona-le” (e come tale, in realtà, viene definita comunemente dalla dottrina giurisprudenziale).

Otto consiglieri di maggioran-za, dunque, che non potranno sostenere Vendola. Un bocco-ne amaro per il Pd che dopo i malcontenti e gli altolà del pre-sidente della Giunta sulla que-stione-Assessorati, vede ridursi il proprio gruppo consiliare di 4 unità.

Eppure, come abbiamo già ribadito nello scorso numero, è giusto così.

Non soltanto per il risparmio in termini economici, ma soprat-tutto perchè non è stata accetta-ta un’interpretazione “ballerina” di una legge che poteva portare ad un numero di consiglieri va-riabile tra 70 e perfino 100.

Serve chiarezza. Presidente Vendola, non aspetti l’ultima seduta. La faccia subito, questa volta.

Ro.Ma.

otto poltrone

che ‘saltano’

di ROBERTO MASTRANGELO

Fabrizio Tatarella in un convegno insieme a Renata Polverini, Presidente del Lazio

Page 5: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 5

Regione Puglia

pregio di generare pasticci istitu-zionali e allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica”.

Questa sentenza riscrive gli equilibri della Regione? Se si, in quale senso?

“Con questi 8 seggi non attribuiti siamo 39 a 31 per la maggioranza che ha vinto le ultime regionali. In teoria Vendola ha solo 8 seggi per governare, certo, a patto che i 4 consiglieri UdC decidano di fare l’opposizione. Nel caso in cui, inve-ce, realizzassero un appoggio ester-no, Vendola sarebbe più tranquillo, recuperando i seggi che perde dalla mancata opposizione del partito di Casini”.

Puglia ormai roccaforte della sinistra e di Vendola. Da dove deve ripartire il PdL?

“Vendola è un fenomeno non più pugliese, ma nazionale. Il Pdl deve dare un segnale alla sua gente che alle ultime regionali ha dato un se-gnale forte, chiaro e preciso alla sua classe dirigente: cambiare. Abbia-mo dirigenti che sono calati dall’al-to e non eletti. Non rappresentano nessuno se non i loro sponsor ro-mani che li hanno imposti. Ricam-bio generazionale, congressi, di-scussioni interne. Con una sconfitta di queste proporzioni, e dopo aver vinto ovunque al sud, non è pos-sibile rimanere impassibili. Squa-dra che perde si cambia, se non lo facciamo subito siamo destinati a subire ulteriori emorragie di con-

sensi e continuare a perdere tutte le elezioni. Serve una scossa salutare. Il prima possibile, in quanto presto potremmo essere chiamati antici-patamente al voto nel 2013 sia al Comune di Bari che alla Regione insieme alle politiche”.

Fini e Berlusconi: le ragioni di una divisione secondo lei dove risiedono?

“In due modi diversi di intendere e di interpretare la politica. Gian-franco Fini viene da una storia, da un percorso tutto politico, Silvio Berlscuoni ha una mentalità tipi-camente imprenditoriale, non ama perdere tempo in direzioni naziona-li, discussioni politiche, non accetta correnti, il dissenso interno al par-tito che ha l’ambizione di rappre-sentare il 40% degli italiani devono esserci, altrimenti è solo un partito grande e non, cosa che invece Fini vuole, un grande partito.

Il primo, Fini, è un politico, il se-condo un pubblicitario, un uomo che viene dall’imprenditoria. Tut-to qui. Con Fini si assiste al ritorno della politica e della partecipazione alla vita politica di tanti che voglio-no tornare a farla con passione e militanza.

Serve comunque mettere insieme le differenze che sono, comunque, una ricchezza in un grande partito e ritrovare le ragioni dello stare insie-me. Dal partito dell’amore a quello dell’armonia, questo dovrebbe fare il Pdl adesso”.

Page 6: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 20106

BCC - elezioni

Presidente, lei parla di fibril-lazione, noi parliamo di senso di responsabilità.

Non fraintenda. Non può frain-tendere.

L’avevamo detto: lei è condanna-to a fare il presidente a vita.

Ha un regolamento elettorale che si è fatto su misura, a prova di bom-ba. Viva il Presidente!

Rieletto all’unanimità. Per accla-mazione. Schede inutili perché è stata presentata un’unica lista.

Presentare la seconda, lo abbiamo

di FRANCO DERAMO

Assemblea: monito per il futuro “Pur sempre nel rispetto del necessario confronto dialettico”, afferma il Presidente in Assemblea

spiegato nei numeri precedenti del giornale, è inutile se non è capace di prendere il 50% più uno dei voti.

Con lei, quindi, si vince o si perde. E chi perde è fuori da tutto.

Non minoranza, fuori. Condanna-ti all’insignificanza totale.

Poiché lei è imbattibile con le re-gole che si è dato: viva il Presiden-te.

Nessuno ha diritto di rappresen-tare né il dissenso, né le minoranze. La democrazia è un’altra cosa.

Un regolamento non democra-tico, non etico, non può essere lo strumento da tenere in vita. Va pro-

fondamente cambiato, reso uguale a quello esistente per tutte le BCC italiane.

Lei è più veloce del Presidente del Consiglio che farebbe volentieri a meno del Parlamento.

Lei, lo sappiamo, il CdA, lo tolle-ra. Anzi, l’ha addestrato alle virtù dell’obbedienza e del silenzio. Con tutti i poteri discrezionali di cui si è impossessato: assunzioni, affida-menti, acquisti, ecc.

Già santi subito. All’unanimità. Come l’assemblea che non ha avu-to nemmeno la voglia di dire mezza parola. Inconsistente il suo pensie-

ro, anzi inutile, quello dell’assem-blea. Ha votato e basta: all’unanimi-tà. Lei l’ha ringraziata, dichiarando di essere impegnata a “fare meglio e di più”. Fare meglio è impossibile. Fare di più, si. Lei non finisce mai di stupirci.

BCC come AVATAR, dove il capo ha sempre ragione.

A testa bassa!Bastonatura quotidiana contro il

dissenso. Non lo tollera. Lei considera il dis-

senso illegittimo. Illegittimo anche il diritto costituzionale di costituirsi in associazione. Il dissenso lo teme,

Il Presidente Vito Consoli legge il Bilancio 2009 all’Assemblea dei Soci della BCC di Alberobello e Sammichele di Bari

Page 7: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 7

le fa saltare i nervi.Il dissenso non lo tollera, perciò lo

stronca. Proviamo ad immaginare: niente assunzioni di figli (per ammi-nistratori, dipendenti o soci), niente assunzioni di parenti, niente appal-ti, niente ordini.

Fantasia o realtà?Abbiamo l’impressione che non

ci siano sistemi di garanzia demo-cratica all’interno della BCC: il presi-dente Vito Consoli se ne assumerà tutte le responsabilità.

Il Presidente, i soci, quando sarà finita la sbornia, saranno i primi a capire i limiti e gli errori che hanno fatto. Chi gli subentrerà, per ripara-re il danno, l’offesa fatta a stimate persone, a stimati professionisti, d’ufficio non potrà che riammetterli a soci. D’ufficio, con le scuse di tutta la compagine sociale.

Annientare il “nemico” fino a far-ne scempio delle loro reputazioni. Come se la controparte, la BCC è un’entità astratta. Una guerra senza confine che nasce da frustrazioni e paure mai sopite. O da cosa altri-menti?. Come in un gioco subdolo e sottile.

Edificante pagina 18 e pagina 19 della sua relazione, Presidente.

Considera “monito per il futuro” l’esito del ricorso alla Magistratura: come a dire “fate attenzione, non provateci più”.

Contraddittorio. Come fa un so-cio a far valere le sue ragioni se non può neanche appellarsi alla Magi-stratura? Questo diritto lo considera come un reato.

Come fa un socio, allora, a poter dire la sua “pur sempre nel rispet-

to del necessario confronto dia-lettico”? Presidente, ha detto “ne-cessario”, ha detto “confronto”, ha detto “dialettico”.

Presidente le parole che lei ha let-to meritano coerenza, attenzione e rispetto, anche da parte sua!

Presidente, lei ha detto che “con molta libertà di pensiero, con non chalance, si porta innanzi al Tribu-nale il Presidente”. Una frecciatina che poteva evitarsi.

Ripercorra e riesamini serena-mente, invece, il suo operato.

C’era il sistema per evitare quell’accadimento che resterà do-loroso precedente storico. Un dirit-to esercitato e pagato di tasca pro-pria dai soci, a differenza da lei che paga con i fondi della BCC:

1 – poteva non espellerli da soci. Lei sa che siamo oltremodo convin-ti, indipendentemente dall’esito del

ricorso, che non c’erano le ragioni per farlo.

2 – Una volta espulsi, avendo presentato ricorso, quei soci, hanno manifestato così il desiderio di non voler essere messi fuori dalla BCC. Poteva scegliere di decidere di ri-ammetterli tutti, come pur le aveva chiesto il giudice, non di andare a cercarSeli, solo alcuni, a casa, come ha fatto, per riammettere solo chi ha voluto lei.

3 – Poteva accettare la rinuncia al ricorso presentata al Giudice, acco-gliendo l’invito rivolto loro proprio dal magistrato a ritirare il ricorso. Lei si è rifiutato di farlo, di riammet-tere 35 su 36 “ricorsi”: li voleva tutti ai suoi piedi, o nessuno! Così è sta-to: nessuno.

4 – Hanno pagato tutti: lei, di fat-to, ha come inveito contro di loro!

Ci dica, presidente, dov’è il “ri-

spetto del necessario confronto dialettico” di cui lei parla a pag. 19 della sua relazione?

Ora, lei è stato riconfermato pre-sidente, all’unanimità. Lei ha ricon-fermato in tutte le cariche tutti gli uscenti, all’unanimità. Un’assem-blea dove non è stato necessario neanche usare le schede: con una lista non c’è scampo. E’ così. Le ba-stava un voto.

Ha riferito lei stesso all’assemblea che l’ultima rilevazione dei soci (fra presenti e deleghe) ammontava a n. 949.

Ha riferito lei stesso che i soci al 31.12.2009 sono n. 2.146.

N. 1.197 soci non sono venuti. Assenti.

A pensarci bene: sono la maggio-ranza. Lei, quindi, legittimamente eletto, ma, di fatto, presidente di minoranza?

In tre ore: letto e approvato il bilancio 2009;rieletto il presidente, il consiglio di amministrazione ed il collegio sindacale.Senza bisognodi schede: all’unanimità

BCC - elezioni

Page 8: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 20108

polit ica - Sammichele di Bari polit ica - Sammichele di Bari

non giriamo paginaI cittadini per partecipare vogliono sapere

Lo faceva Nicola Madaro sindaco. Lo ha fatto con maggiore determinazione

Filippo Boscia sindaco. Lo fa con fare curiale Natale Tateo (nella foto) sindaco.

Tutti a testa bassa!Negare i documenti e gli atti am-

ministrativi alla minoranza di turno, agli stessi partiti, alle associazioni, ai cittadini.

Se leggi e regolamenti obbliga-no al rilascio e ne prevedono tempi entro cui adempiere alla richiesta, l’opzione scelta è sempre stata il termine massimo di scadenza: 30 giorni. Per dovere.

Obiettivo: non far sapere.Non lasciare traccia.Confidare che, dopo i famosi

fatidici tre giorni nei quali “raglia il ciuccio”, la cosa abbia perso di interesse, di attualità. E poi, meno si sa, meglio è. Per chi? Per chi “co-manda”.

Tutti hanno scoperto che il pos-sesso dell’informazione è potere.

Escludere chicchessia dal sapere, dal conoscere fatti, scelte, obiettivi è quanto di meglio ci possa essere per avere... mani libere.

Con buona pace della democra-zia e della partecipazione.

Perché far sapere subito?Con calma! C’è tempo!Figuriamoci se far sapere prima. Chiamare alla condivisione, alla

corresponsabilità? Mai.

di AGOSTINO SPINELLI Dopo. Solo dopo: se proprio bi-sogna dire qualcosa. Molto dopo.

Mica me lo ha ordinato il medi-co.

E poi, c’è l’Albo Comunale.Chi vuole vada lì e legga.Il sito internet del Comune è in

eterno allestimento con la cortese formula “ce ne scusiamo con i letto-ri, con i cittadini, con gli internauti”.

Quanta pelosa cortesia!Nel tempo si sono spesi fiumi

di soldi in cose superflue, inutili e nell’effimero di pseudo sagre e fe-ste in tutte le salse.

Si sono spesi soldi per fare tutto e di più. Per allestire e far funzionare il sito e introdurre la posta elettro-nica come dio comanda: niente.

Perché legarsi le mani?Per fortuna, ancora per poco: la

legge lo impone.Boscia poi, allontanò da sé ogni

possibile contatto con la stampa la quale doveva risultare “negativa” all’esame del sangue.

Come se dicesse. “O scrivo io di me, o parli bene di me, o non so che farmene. Quindi, niente notizie”.

E così è stato per quasi cinque anni, dopo che finì la pur lunga luna di miele con l’unico periodico locale del tempo.

Boscia non voleva e non ebbe né interlocutori, né intermediari mas-smediatici (= giornalisti).

Si affidava, invece, ad un comizio annuale nel quale diceva, a modo suo e a freddo, di tutto, di più, di tutti. Chi capiva capiva.

Senza possibilità né di dialogo,

né di confronto, né di in-terlocuzione.

Così è stato.Oggi, finalmente, si è

accorto pure lui che sen-za documenti e senza in-formazione non si va da nessuna parte.

Quando dici! E’ la leg-ge del contrappasso.

“Chi di spada ferisce, di spada perisce”.

La battaglia, così, è fra “loro”, fra maggioranza e minoranza. Continua. Anzi: permanente.

Senza esclusione di colpi.

La minoranza sta ca-pendo solo ora che il luogo deputato al con-fronto non può essere esclusivamente quello dei Tribunali, la carta bollata - quanta! - ma il Consiglio comunale.

Ormai, i Consigli co-munali si tengono solo perché gli argomenti all’ordine del giorno li pone e li richiede la mi-noranza.

La maggioranza ha altro da fare. O non sa che fare. Non ha niente da dire e da proporre.

Ci chiediamo: che fa, cos’è la maggioranza?

Intanto in Consiglio comunale ogni volta si consuma il peggiore dei riti possibile: fatto di invettive, di urla, di incapacità di dialogo, di confronto, di impegni non mante-nuti. L’anarchia regna sovrana.

Tutto in un clima di perenne con-flitto. Senza il pur minimo tentativo di voler ricercare, almeno, punti di confronto, di colloquio civile, di ri-cerca costruttiva.

E’ emblematico che anche gli stessi partiti di maggioranza, per avere un documento, devono far-ne richiesta scritta e sottostare ai tempi massimi prescritti.

Noi de “il Territorio”, ovviamen-te non ci rassegniamo a questo vecchio e perverso stato delle cose e pur nei limiti delle nostre risorse e delle nostre possibilità, cerchiamo di far sapere.

Non è affatto vero che i cittadi-ni non hanno voglia di sapere e quindi di partecipare.

Se questo avviene è perché chi comanda li esclude con fare sub-dolo, ma da caserma, per scelta.

Invece, ai cittadini bisogna dire tutto, le cose che piacciono e quel-le che non piacciono.

I cittadini sanno leggere e scrive-re, sanno apprezzare e discernere. E, al momento opportuno, sanno scegliere.

Non è affatto vero che la politica o l’amministrazione è appannaggio per pochi, fatto riservato a pochi.

No. La democrazia è governo del popolo.

Pensiamoci sempre, partecipia-mo. Non giriamo pagina sempre con facilità.

Così gli amministratori saranno seguiti, letti, controllati dal popolo, saranno sempre meno al servizio dei loro interessi personali, o di quelli dei loro mandatari, e sempre più al servizio del bene comune.

Per i cittadini vale sempre il pro-verbio: chi è assente, ha sempre torto.

Da assenti e silenti a protagonisti partecipi per spazzare via interessi, abusi e illegittimità.

Page 9: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 9

polit ica - Sammichele di Bari polit ica - Sammichele di Bari

Maggioranza assente al gran completo, il Consiglio comunale disertato

nell’aula restanosoltanto le sedie

Soltanto le cartellette blu ben posizionate sul tavo-lo dell’aula consiliare, e le

sedie, vuote, che aspettavano inu-tilmente di poter esercitare la loro funzione: quella di essere occupate da un consigliere comunale.

Lo spettacolo che un gruppo di sammichelini si è trovato a “subire” lo scorso 12 maggio, alle ore 17, è desolante e offensivo. E veniamo alla cronaca. Era prevista, infatti, la seduta del Consiglio comunale in prima convocazione. Presenti nell’ora stabilita dalla convocazio-ne soltanto 4 consiglieri. Tutti di minoranza. Ed il sindaco. Per otto consiglieri di maggioranza giusti-ficazioni scritte in fotocopia “per impedimenti precedentemente as-sunti”. Il sindaco fa l’appello. Non ci sono i numeri nemmeno per aprire la seduta, ovviamente. Si decide di aspettare. Intanto l’aula consilia-re si va riempiendo di cittadini. La domanda che circola tra le finestre aperte e le scale di Palazzo di Città è: ma che fine hanno fatto i consi-glieri comunali?

Alle 18, passata l’ora di attesa come da regolamento, viene man-dato a chiamare il Sindaco. Tateo inizialmente riteneva di dover at-

di ROBERTO MASTRANGELO

tendere un’ora dal primo appello. Eppure il regolamento è chiaro. Ma evidentemente era necessaria una rinfrescatina. Si procede al se-condo appello. Assente. Assente. Assente. Assente. E così via. Non ci sono i numeri. E all’auditorio appa-re lampante.

Seduta chiusa e tutti a casa. Di-scussione rinviata di due giorni. Quando gli improrogabili “impegni precedentemente assunti” saranno stati espletati. Forse.

Uno spettacolo desolante, si diceva. Desolante perchè fa com-prendere quanto poco si hanno a cuore le faccende della collettività e quanto, invece, si ha in primaria importanza le beghe politiche, le infantili liti e le sterili polemiche che fanno tremare inorridite perfi-no le bandiere.

Desolante perchè le se è pur vero che può capitare di essere assenti, è tuttavia anche vero che farsi giu-stificare “in fotocopia”, e perfino con lo stesso numero di protocollo, con le stesse motivazioni rende perfet-tamente idea dello spessore politi-co che si respira in questo paese. Il nulla assoluto. Sotto vuoto spinto.

Il Consiglio nella seduta di ieri ha preso atto delle assenze, ed ha accettato le giustificazioni senza battere ciglio. Pensano, i consiglieri di maggioranza assenti, (11 su 11) che i cittadini possano giustificarli? Pensano che questi comportamen-ti possano essere occultati all’opi-nione pubblica?

Non è con un foglietto di carta scribacchiato male, dove presiede-re si confonde con presenziare, con le virgole vengono messe a caso,

che ci si può giustificare di fronte ai propri elettori. Almeno di fronte a quelli senza paraocchi e con un minimo di capacità critica.

Se non si era disposti a sacrificare il proprio tempo per la collettività: che cosa ci si è candidati a fare? Cari consiglieri di maggioranza, ve lo ha imposto il medico di candidarvi? Crediamo proprio di no. E’ stata una vostra scelta, supponiamo libera da condizioni e vincoli, per prendervi in carico le “faccende” del Comune. E vi hanno creduto. E vi hanno vota-to. E vi hanno eletto.

Bene. Ora avete questa respon-sabilità.

Non state giocando a tressette. Non state giocando con le bambo-le.

Siete stati chiamati al lavoro per tutti noi. Vi piaccia o no. La legge vi rimborsa (lavorativamente par-lando) del tempo da dedicare al Comune, vi concede permessi re-tribuiti, vi concede il giusto tempo perchè è giusto che facciate il vo-stro dovere. E voi volete giustificar-vi in questo modo?

Consiglieri! Lo sapete che così state offendendo Sammichele? Lo sapete che state calpestando la vo-stra deontologia etica?

Capacità di dialogo zero. E’ un fatto acclarato.

A questo si aggiunga l’assoluta mancanza di tempo e voglia per dedicarsi alle questioni di tutti, l’as-senza nel luogo e nel momento de-putato al dialogo e alla ricerca delle soluzioni per il bene comune. Le sterili polemiche che continuano imperturbabili.

Consiglieri! Voi ci state offen-dendo. E’ bene che qualcuno ve lo ricordi.

Page 10: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201010

Vito Leonardo Spinelli si dimette da Assessore e abbandona la maggioranza

La fuoriuscita dalla maggio-ranza e la dichiarazione di “indipendenza” del consi-

gliere comunale Vito Leonardo Spinelli creano un nuovo sce-nario politico: l’Amministrazione Comunale con Natale Tateo sin-daco non ha più la maggioranza dei cittadini di Sammichele.

La maggioranza ha subito una trasformazione radicale.

Vito Leonardo Spinelli era un consigliere “pesante”: con 249 voti di preferenza era il secondo

di FRANCO DERAMO degli eletti della lista “Sammiche-le con Tateo Sindaco”.

Un consigliere determinate, per una lista che ha vinto le elezioni con soli 38 voti in più.

Natale Tateo: 2.504 voti. Filip-po Boscia: 2.466. Una differenza davvero minima. Una comunità spaccata verticalmente in due.

Con il suo lasciare la maggio-ranza, coerentemente, Vito Leo-nardo Spinelli ha rimesso il man-dato di assessore.

La sua era una delega “pesan-te”: Assessore al Bilancio, Finanza e Tributi, Patrimonio, Economato,

Lavori Pubblici, Contratti e Ap-palti.

Una delega rimessa polemica-mente alla vigilia della presenta-zione del Bilancio Comunale di Previsione per il 2010. E siamo a maggio. Utilizzate tutte le pro-roghe. Invano. Il bilancio non è ancora pronto. Un bilancio non presentato nemmeno nell’As-semblea cittadina appositamen-te convocata.

Un’affannosa, quanto inutile rincorsa nel tentativo di venire a capo dello stato delle finanze comunali. La confusione regna

sovrana. Un bilancio impossibi-le anche da redigere. “Tutte le responsabilità stanno nella Ra-gioneria: gestione non perfetta; disperata; gli addetti che si sono avvicendati scappano”, così disse il sindaco Tateo nell’assemblea del 19 aprile.

Una dichiarazione gravissima. Una dichiarazione di incapacità e di impotenza: a un anno dalla sua elezione a sindaco. Una dichiara-zione, però, inutile, tardiva, non giustificabile dell’inerzia, dell’im-mobilismo cui ha costretto il no-stro Comune.

polit ica - Sammichele di Bari polit ica - Sammichele di Bari

le motivazionidell’ex Assessore

In data 27 aprile corrente anno ho rasse-gnato al Sindaco formalmente lemie di-missioni dalla carica di assessore affidato-

mi dallo stesso 11 mesi or sono.In tale circostanza gli ho detto che gli davo

ampia facoltà di decidere se protocollarle subi-to o dopo l’approvazione del bilancio 2010.

Tale mia decisione derivava da un’assunzio-ne di responsabilità di non abbandonare a po-chi giorni dall’approvazione del bilancio la vita amministrativa.

Non volevo mettere in difficoltà la maggio-ranza.

Non conoscevo ancora la decisione dello Sta-to di voler rinviare al 30 giugno l’approvazione dei bilanci comunali.

Nei primi due giorni dalle mie dimissioni ri-

cevetti nel mio ufficio la visita prima del vice Sindaco e poi del Sindaco, feci capire loro che la mia decisione di dimettermi era ormai irre-vocabile.

Decisione sofferta ma ponderata.Il giorno 4 maggio verso le ore 12,30 ricevetti

una telefonata dal corrispondente della Gaz-zetta del Mezzogiorno con la quale mi chie-deva se era vero che avessi preannunciato le mie dimissioni e quali erano i motivi della mia decisione.

Risposi che era vero e che le ragioni erano strettamente personali.

Leggendo la Gazzetta del giorno successivo, venni a conoscenza che comunque le mie di-missioni dovevano essere discusse nell’incon-tro di maggioranza.

Incontro che si doveva tenere il giovedì ed era la stessa maggioranza che si doveva assu-mere la responsabilità di qualunque decisione.

Il venerdì 7 maggio ricevetti un’altra telefo-nata dal giornalista della Gazzetta che mi chie-

deva quali erano state le decisioni della mag-gioranza nella seduta della sera precedente, risposi che non c’era stato nessun incontro di maggioranza e che non ero a conoscenza di fatti nuovi.

Il giornalista, credendo che lo stessi prenden-do in giro, un po’ infastidito mi disse testual-mente : “come, cinque minuti fa ho parlato con il Sindaco e mi ha detto che la maggioranza si è tenuta e che ha accettato le tue dimissioni e che nella mattinata sono state anche protocol-late!”.

Ancora una volta era una terza persona a mettermi al corrente dell’evolversi della situa-zione e non potevo che prendere atto ringra-ziandolo assicurandolo ancora una volta che non ero a conoscenza di quello che mi aveva appena riferito.

A quel punto rivedevo la mia posizione. Sì, è vero che le dimissioni erano irrevocabili, ma mi aspettavo maggiore attenzione e coinvolgi-mento come consigliere Comunale di maggio-

il sindaco tateo è ... senza maggioranza

Page 11: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 11

polit ica - Sammichele di Bari polit ica - Sammichele di Bari

Per capire lo stato dell’opera e soprattutto per misurare le sue capacità amministrative, non c’era bisogno di sprecare un anno. Correttezza politica avreb-be voluto che, verificata questa impossibilità ad amministrare, le dimissioni andavano rassegnate subito.

Il bilancio comunale lo avrebbe fatto il commissario prefettizio.

A quest’ora, avremmo addi-rittura rivotato, forse avremmo avuto un nuovo sindaco, certa-mente avremmo avuto un bilan-cio comunale certificato.

Il commissario prefettizio non amministra, mette ordine là dove

il disordine è stata la regola con cui si è amministrato.

Invece, a cosa abbiamo dovuto assistere? Ad un Comune ridotto allo sbando: né amministrato, né in grado di dire qual è il suo bi-lancio.

In Consiglio comunale ci tocca assistere continuamente a un di-battito sterile, inutile, a uno scari-co permanente di responsabilità. Parole contro parole, dichiarazio-ni contro insulti, invettive contro incapacità di dialogo, supponen-za contro strafottenza. Assentei-smo sistematico e premeditato. Uno spettacolo indecente e in-decoroso. Uno svilimento degli

Organismi democratici, una pa-lestra per contumelie senza fine, uno spettacolo a puntate. Con-siglio comunale andato deserto. Assessorati senza iniziativa, senza impegni, senza proposte, senza progettualità. L’iniziativa è tutta nelle mani della minoranza.

Una maggioranza che non cre-de nel valore del Consiglio comu-nale se convocato su richiesta e per iniziativa della minoranza. Lo dichiara con arroganza e sba-lorditiva fermezza un assessore: Alessanda Morgese. Assessore (Cultura, Tutela dell’ambiente, Salvaguardia del Territorio) abile a trafficare invece con diagnosi

energetiche spacciate per ripro-posizione di bando fatto dal Co-mune di Bari. Neanche questo è stato dimostrato. E questa volta, non c’entra la Ragioneria.

Il nostro Comune è come quella casa che brucia: nell’incendio che divampa e distrugge tutto, c’è chi pensa a fare il suo business.

Indecente. Sciacallaggio.E’ in grado di spiegare l’Asses-

sore Morgese perché la docu-mentazione per la partecipazio-ne a quel bando di una ditta di Bari è stata consegnata a mano al protocollo del Comune da un collaboratore di uno studio tec-nico di Sammichele?

ranza.Evidentemente le mie dimissioni sono state

accettate con sollievo da parte di tutta la mag-gioranza e che i ringraziamenti propinati sta-sera dal Sindaco sono solo un fatto di formale protocollo, certamente non sentiti.

Per questi motivi, rivedo la mia posizione del silenzio per fare alcune precisazioni: sì, la mia decisione deriva dal disagio di non condivide-re un metodo di governo che non rispecchia i principi di partecipazione e condivisione a cui si era ispirata la lista.

Pensavo di poter svolgere il compito asse-gnatomi condividendo le iniziative e le pro-poste con tutta l’amministrazione, un compito che presto si è rivelato impraticabile dal mo-mento che spesso e volentieri i provvedimenti non erano frutto di condivisione, ma di decisio-ni prese da pochi e altrove presentate a noi già confezionate.

La politica comporta l’assunzione di piccole e grandi responsabilità a cui non mi sono mai

sottratto. La logica del rimandare a domani i problemi di oggi non mi appartiene.

Per questo non resto attaccato ad una poltro-na, ma con questa decisione di lasciare anche il gruppo di maggioranza per rendermi indipen-tente, intendo assumerne altre, difendendo la mia dignità, di uomo e di politico, facendo valere il potere di proposta, confronto e veri-fica che ad ogni amministratore è affidato dai cittadini con il loro suffragio.

Il mio compito di amministratore continuerà con rinnovato entusiasmo in questa nuova ve-ste di semplcie consigliere, attento come sem-pre ai piccoli e grandi problemi dei cittadini.

Non rinnegherò di aver fatto parte della li-sta Tateo Sindaco, anche perché mi ritengo il promotore della tua candidatura e per questo non posso che augurarvi di vero cuore, BUON LAVORO, permettendovi di ricordavi che i pro-blemi da prendere di petto con immediatezza sono: lavori del centro storico per un milione di euro – le strade urbane progetto di 280 mila

euro – i loculi al cimitero, che non ce ne sono più – palazzo di via G. Pastore – ex asilo Nido di via Quasimodo, decidere il da farsi della vendi-ta – decidere come gestire gli impianti sportivi compreso il palazzetto dello sport – attivarsi per mettere un custode al mercato ortofrutti-colo all’ingrosso – dare corso al reddito minimo di inserimento per poi sostituirlo con il lavoro occasionale, strumento per non chiudere il ci-mitero e il bagno pubblico e per poter fare la-vori di pulizia – attivarsi per far fare una gara di appalto ad evidenza pubblica per il servizio di igiene ambientale, per dare ai cittadini un ser-vizio efficiente visto che sono chiamati a paga-re l’intero costo.

Queste sono le cose prioritarie da fare, senza costi.

Ma la cosa più importante da fare è mettere a conoscenza l’intera cittadinanza della situazio-ne finanziaria del Comune spigando loro in che condizioni la lista INSIEME ha portato l’ente.

Bisogna dire alla minoranza che non si può

Il sindaco Tateo è ... senza maggioranza

Page 12: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201012

parlare di porcheria di una gara di appalto predisposta all’ultimo momento dall’assesso-re Morgese commettendo alcuni errori al solo fine di non perdere i finanziamenti, mi riferisco alla gara tanto discussa in consiglio comunale.

Quella gara è cosa di poco conto di fronte alle PORCHERIE fatte dall’amministrazione Boscia.

Basta ricordare il bocciodromo, il mercato all’ingrosso, le varie distrazioni di fondi fatti su capitoli degli espropri della zona industriale, il Padiglione multimediale e altro ancora…

Bocciodromo di via T. Pugliese: si facevano lavori di costruzione del campo di bocce e la messa in sicurezza della palestra coperta di via T.P. Pugliese finanziati per 300mila euro. Furono spesi € 238.234,42 e risultava una disponibilità per economie di € 61.765,28.

Su disposizioni di qualche assessore dell’am-ministrazione Boscia, il responsabile dell’area tecnica affidava con la determina gestionale n. 234 del 8-8-2008 mediante cottimo fiducia-rio alla Ditta La Metalsud di Lenoci Fedele, di

Acquaviva delle Fonti e alla Ditta Colorificio Adriatico lavori per una complessiva spesa di € 55.336,56, somma non disponibile non avendo avuto l’autorizzazione a poter spendere le eco-nomie rivenienti dall’appalto di 300mila euro.

La Regione Puglia solo dopo molto tempo che erano stati fatti i lavori, e precisamente il 22 settembre 2008 comunicava: che per otte-nere l’autorizzazione all’utilizzo della somma in economie il Comune doveva inviare un nuovo progetto esecutivo con un nuovo quadro eco-nomico approvato dalla Giunta Comunale.

I lavori erano stati fatti senza la copertura finanziaria creando un debito fuori bilancio, questa è PORCHERIA.

Sempre in data 8-8-2008 veniva adottata la determinazione gestionale n. 26 con la quale veniva affidato, mediante contratto fiduciario alla Ditta Lippolis di Putignano, la fornitura e posa in opera di pannelli in PVC per la coper-tura dell’intero campo di gioco per un importo di € 22.000. In una fase successiva la Giunta Co-

munale della lista INSIEME con deliberazione n. 15 del 15.01.2009 assegnava all’area tecnica la somma di € 48.559,53 per realizzare la co-pertura dei campi, la chiusura del capannone e l’impianto di riscaldamento, imputando tale spesa ai residui passivi, ricadente su un inter-vento destinato al pagamento degli espropri nella zona industriale, pagamenti per espropri che sono stati effettuati e che devono essere ancora completati. Pertanto quei soldi NON potevano essere toccati, distrazioni di fondi – altro debito fuori bilancio.

Lavori al Mercato all’Ingrosso dei prodotti or-tofrutticoli.

Con deliberazione n. 14 del 15-01-2009 ve-niva assegnata all’area tecnica la somma di € 36.000 per la realizzazione di tre pozzi assor-benti nell’area Mercatale, spesa imputata an-che questa ai residui degli espropri zona PIP – Altro debito fuori bilancio.

In data 20-04-2009, la Giunta Boscia adotta-va la deliberazione n. 83 ad oggetto “Comple-

Un motivo in più, questo, dopo le ampie e circostanziate motiva-zioni già espresse con la nostra analisi di quel bando, per chiede-re le dimissioni dell’assessore.

Non è forse corruzione questa? Cos’è, la continua del bando del panettone di Natale?

Sindaco Tateo, se lei non inter-viene vuol dire che ne è ben a co-noscenza e che non risponden-do, facendo finta di niente, cerca di coprire questi fattacci.

Se non connivente, il Sindaco, tacendo, diventa corresponsabi-le.

Allora: delle due l’una. O revoca la delega all’Assessore Morgese, o sono indispensabili le sue dimis-sioni.

Tanto, non avremo molto da perdere. Purtroppo, avremo solo sprecato un anno, sprecato per l’inerzia che lo ha caratterizzato.

Il Sindaco ha detto che “non rie-sce a venire a capo della situazio-ne” e crede di coprirsi mettendo in svendita il patrimonio immobi-

liare del Comune, perché “il falli-mento avviene per mancanza di liquidità”.

Calma!Prima il Bilancio Comunale, fir-

mato dal Revisore dei Conti, spie-gato ai cittadini, approvato dal Consiglio Comunale, accertate

con chiarezza le responsabilità dei suoi artefici, poi le soluzioni. Opportunamente condivise.

Il potere di amministrare oggi per la Giunta Tateo, con le dichia-razioni di indipendenza del con-sigliere Vito Leonardo Spinelli e le sue dimissioni da Assessore, è

solo “tecnicamente” maggiorita-rio, ma è “politicamente” mino-ritario.

Il sindaco Tateo è di fatto sfidu-ciato e senza maggioranza.

Vi pare poco?Sembra, invece, che Tateo ha

come la necessità di portare a termine una missione… “impos-sibile”: il palazzo di via G. Pastore e, adesso, anche le diagnosi ener-getiche.

Con molta chiarezza, dimetten-dosi da assessore Vito Leonardo Spinelli ha detto che le decisioni della Giunta sono prese altrove. E lui, non volendole avallare, si è dimesso.

C’è da ringraziarlo Vito Leonar-do Spinelli, per la chiarezza, per la denuncia fatta e per il gesto responsabilmente assunto.

Il sindaco Tateo, questa denun-

polit ica - Sammichele di Bari

Page 13: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 13

tamento lavori di sistemazione area mercatale”. Nella delibera veniva specificato che a seguito di vendita futura (era più giusto dire RIVENDITA) trattandosi di lotti già venduto e pagati al Co-mune, che la Ditta Morgese restituiva al Comu-ne ottenendo la stessa somma che aveva paga-to e con un utile per il Comune di € 97.906.16, somma che veniva assegnata all’area tecnica.

Anche questi lavori vengono affidati per vie brevi e realizzati.

Sta di fatto che i lotti NON sono stati venduti e le ditte hanno presentato fatture per essere liquidate e pagate, importo € 70.400 più IVA – Altro debito fuori bilancio.

Padiglione multimediale.L’amministrazione Boscia aveva deciso di

fare un padiglione multimediale nel giargino del Castello, dopo varie vicissitudini che tutti conoscete in data 18-12-2008 la Giunta deli-bera di fornire indirizzo al Responsabile del procedimento affinchè adotti gli atti necessari alla rimodulazione del progetto esecutivo, in

maniera che il finanziamento POR, così come concesso a questo Comune, venga integral-mente impiegato per l’allestimento del Museo; e di provvedere alla liquidazione dei progettisti e di procedere alla risoluzione del contratto di appalto anche se i lavori erano stati già iniziati. Tutto questo senza dare la copertura finanzia-ria. Le somme da pagare per prestazioni e lavo-ri fatti ammontano a € 76,472,18 – altro debito fuori bilancio.

In più la Ditta Socoma che doveva fare i lavori del Padiglione ha chiesto un risarcimento dan-ni di € 234.750,54 – Altro debito fuori bilancio.

Queste sono le porcherie vere, ma ce ne sono tante altre…

Ma la cosa che NON vogliono capire è che hanno portato la criticità del Comune a un li-vello che non sappiamo quando ne usciremo, e se fossero stati rispettati i principi contabili l’amministrazione Boscia non avrebbe rispet-tato il PATTO DI STABILITA’ non solo il 2006 e il 2008, come è accaduto, ma anche il 2007. In-

fatti solo mettendo in atto strategie non hanno chiuso in disavanzo gli anni 2006-20007.

Meglio dire che se fossero state pagate le utenze (luce, gas, acqua e telefoni) per il giusto importo per gli interi anni di riferimento, avreb-bero chiuso in disavanzo ogni anno.

Tutto questo perché sono stati contratti mu-tui con una certa leggerezza.

ALTRO CHE PORCHERIE, QUI C’E’ DA VERGO-GNARSI.

Oltre al fatto che questi signori sono capaci solo di fare propaganda mediatica dicendo bu-gie e sono contraddittori con loro stessi, per-ché modellano la loro verità alla bisogna. Quel-lo che dicono oggi è il contrario di quello detto in precedenza.

Chiudo, ringraziando tutti i dipendenti co-munali per la loro collaborazione (in partico-lare quelli dei miei settori di riferimento per la loro disponibilità) e per il loro lavoro silenzioso e concreto.

Vito Leonardo Spinelli

cia non può farSela scivolare ad-dosso.

C’è da apprezzare, inoltre, il fat-to che l’assessore dimissionario, ha respinto la falsa, pelosa soli-darietà di circostanza con cui il Sindaco ha cercato di ammorbi-dire la portata del gesto carico di valenza politica, amministrativa e gestionale.

Se il Sindaco fa finta di niente, vuol dire che la politica è andata a … farsi benedire.

Noi siamo rimasti allibiti e sorpresi ad assistere sia a come l’assessore dimissionario, dalla maggioranza, sia stato “scarica-to”, sia dal ridotto spazio dato dalla minoranza alle sue pesanti dichiarazioni.

La valenza politica del gesto, a nostro avviso, aveva priorità assoluta anche sul merito del-

le questioni successivamente denunciate dalla minoranza. Si sono valutate come prioritarie, invece, le altre questioni discus-se.

Vuol dire che la politica avvalla questo stato di antidemocratici-tà e di confusione. Fa sentire forti ed intoccabili quelli che gover-nano: si sentono più forti della legge perché hanno il potere.

Noi ci rifiutiamo di crederlo. Per questo non ci stanchiamo di denunciarlo.

Così come ci rifiutiamo di cre-dere che attraverso una catena di dimissioni si possa dare spazio all’Idv (Italia dei Valori) in Consi-glio comunale. Per fare cosa?

Ci allarma e insospettisce il suo silenzio non solo in questa vicen-da, ma anche sulle altre. Proprio ora che lo stesso Antonio Di

Pietro, sulle questioni nazionali, sta inaugurando un nuovo corso, quello della costruzione dell’al-ternativa di governo.

Scorciatoie o cooptazioni non sono mai la soluzione.

L’Idv, Rifondazione Comunista, Sel da sinistra, ma anche il PdL da destra, devono esprimere con coraggio l’esigenza di dimissioni di questa Amministrazione co-munale.

Se il Pd fosse il partito che dice di voler essere e non “proprietà privata” di qualcuno, a quest’ora, avrebbe già assunto responsabil-mente la sua iniziativa politica. Dov’è il popolo delle primarie? Quello al quale fu scippato il di-ritto di scelta del candidato sin-daco il 21 marzo 2009?

Le elezioni anticipate non pos-sono far paura ai partiti demo-

cratici, a quelli che non possono tollerare governi fallimentari e corrotti.

Sammichele non ha bisogno di precarietà amministrativa, di am-ministrazioni immobili, fallimen-tari e corrotte.

Chiarezza, trasparenza e corret-tezza: queste servono.

La via maestra è dare voce e rimettere il mandato nelle mani dei cittadini.

La politica, i partiti, si riappro-prino delle loro prerogative.

Noi abbiamo creduto e credia-mo che il mandato sia dei cittadi-ni per i cittadini, non dell’ufficio tecnico competente per le sue necessità.

La corruzione, fino a prova contraria, non è ancora diventa-ta una virtù, né la ragione ultima della politica.

polit ica - Sammichele di Bari

Page 14: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201014

Tic tac... e intanto il tempo passae le sentenze restano inapplicate...

Prima Determinazione del Respon-sabile dell’Area Tecnica per il ripristi-no dello stato dei luoghi: n. 284 del 2004:

6 anni!Sentenze del TAR Bari n. 1215,

1216, 1217, 1218 del 04.05.2007:

1.111 giorni!Sentenza Consiglio di Stato: n.

3040 del 18 marzo 2008:

779 giorni!Il palazzo di via G. Pastore

C’è nessuno in grado di dare una spiega-zione del perché,

pur in presenza di due senten-ze, quella del TAR e quella del Consiglio di Stato, del palazzo di via G. Pastore non si possa sapere che fine ha fatto?

Le sentenze sono chiare: abusivismo edilizio.

La sorte del palazzo è defini-ta: o demolizione, o acquisizio-ne a patrimonio comunale.

La voglia di demolire, ormai, credo, non ci sia. I tempi per la demolizione credo che siano legati al fattore economico: chi paga?

Ma il silenzio e la non curanza delle sentenze sono offensive.

Sono il parallelo del sintomo che ne determinò l’accadimen-to: la strafottenza.

Se al privato cittadino non la si perdona, per un Ente Pubbli-co è imperdonabile.

Se maggioranza e minoran-za tacciono vuol dire che sono conniventi?

ConnivenzaPalazzo di via G. Pastore, i proprietari dal giudice, il Comune che farà?

Ecco il conto da pagare:richiesto il risarcimento

E’accaduto quello che non doveva accadere. A furia di sentirsi al di

sopra di ogni legge e di ogni nor-ma.

Maneggioni, spregiudicati.Disposti a tutto.Si è scherzato con il fuoco.Ora è arrivato il momento di pa-

gare il conto.E sarà salato.La famiglia Lagravinese ha

chiesto al TAR il risarcimento dei danni.

Destinatario della richiesta, giustamente, il Comune di Sam-michele di Bari. Cioè chi rilasciò la licenza edilizia.

Che farà ora il sindaco Tateo? Quello che si astiene, che si di-chiara “incompetente” sulla vi-cenda?

Continuerà ad astenersi mentre il Comune affonda?

Questa non è etica.E’ irresponsabilità, ignavia, in-

fingardaggine.Chi ritiene di avere “conflitti di

interessi” con il Comune aveva il dovere di non candidarsi, una vol-ta eletto di rifiutare l’incarico.

Nel nostro piccolo paese stiamo vivendo una assurda situazione fatta di mancanza di senso civico e di codardie politiche, ma anche di arroganti sfide che continua-no come se non ci fossero per lo mezzo persone, famiglie, citta-

dini, l’intera comunità, un piano regolatore, la legge, i tribunali, le sentenze.

A testa bassa... si va avanti!Altra carta bollata.Altre spese legali.La morte della politica.Cosa chiederà il sindaco Tateo

all’avvocato che difenderà il Co-mune?

“Avvocato. ci faccia vincere” o “avvocato, non insista più di tan-to, ci faccia perdere”?

Chi vorrà che sia rappresen-tato e adeguatamente difeso? Il suo studio, il prestigio del suo studio di avvocato o i diritti, gli interessi di una comunità scip-pata e ripetutamente stuprata?

Più ci guardiamo attorno più ci rendiamo conto della gravità dei danni consumati nel tempo alle spalle di questa comunità.

Terra di conquista.Cespite per rendita speculativa

e parassitaria.La politica?Un pretesto.L’alibi permanente per avere

mano libera.

di FRANCO DERAMO Il Tribunale di Bari

polit ica - Sammichele di Bari

Page 15: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 15

l ’ inchiesta - Sammichele di Bari

Nella sala consiliare del comune di Sammichele di Bari, l’amministrazio-

ne comunale (non) ha presentato il bilancio di previsione 2010.

Avevano fatto affiggere mani-festi per le vie cittadine invitando la popolazione a partecipare ad un dibattito collettivo intorno al capezzale di un malato grave. Il sindaco, Natale Tateo, ha appena elencato una serie di debiti fuori bilancio.

Non era ancora pronta una re-lazione politica né erano state re-datte le cifre. Ad ogni inizio anno, ogni Amministrazione comunale è tenuta a presentare un bilancio di previsione per l’anno in corso. Si prevedono le spese, sia quelle correnti per il normale funziona-mento della macchina burocrati-co-amministrativa, che quelle per investimenti in opere pubbliche.

A fronte di tali spese, il Comune deve prevedere altrettante entra-te, rivenienti non solo da tributi (ICI, TARSU, ecc.), ma da svariate fonti. Le cifre non erano pronte.

di VALENTINO SGARAMELLA

Gli uffici, nonostante le notti tra-scorse in Municipio, non erano ancora venuti a capo della situa-zione.

Eppure, è dall’atto dell’insedia-mento di questa Amministrazio-ne, giugno 2009, che si parla di un enorme massa debitoria.

Non solo. La situazione econo-mico-finanziaria sarebbe di una gravità notevole.

Uno spettro sembra si aggiri per i corridoi di palazzo di città: “disse-sto finanziario”. Eppure, Luigi Pa-

nunzio, già Dirigente dell’ufficio ragioneria nella precedente Am-ministrazione ed esonerato dal-la Giunta Tateo, era intervenuto durante un’assemblea pubblica nel merito. Egli aveva categori-camente escluso tale possibilità, pur non nascondendo la difficile situazione. Quando il sindaco è tornato ad illustrare la gravità del-la situazione ha sottolineato che il Comune di Sammichele di Bari ha le casse prosciugate.

E lo stato dei fatti si presente-

I numeridati

dal SindacoIl sindaco ha fornito solo alcuni elementi,

parziali, incompleti, ha stilato un elenco di al-cuni tra i principali debiti fuori delle previsioni del bilancio. Si tratta di somme, secondo l’Am-ministrazione comunale in carica, che la Giunta precedente era tenuta a versare ed il cui paga-mento non sarebbe stato onorato, e che oggi si riversano sulla comunità. La somma di tutti i mancati pagamenti e che rappresenta l’am-montare del debito oscillerebbe tra un milione e 300 mila ed un milione e 500 mila euro.

77.400 euro per lavori al mercato ortofrut-ticolo

38mila euro colorificio lavori al bocciodro-mo

17mila euro per il bocciodromo

24mila euro, un credito vantato dalla quar-ta commissione ERP di Acquaviva delle Fonti

2500 euro, una parcella per il geologo dott. Sassone

32mila euro, una parcella per gli architetti Netti, Bianco, Pastore

3mila euro per una Ditta200mila euro circa per la raccolta e smalti-

mento rifiuti solidi urbani: con la Sieco, la ditta affidataria dell’appalto

15mila euro da versare per la manutenzio-ne ordinaria da parte di una ditta elettrica ed altri 68mila euro per la manutenzione straor-dinaria

36.300 euro ad una Ditta 14.800 euro per il cimitero11.562 euro all’agenzia delle entrate per il

20086.131 euro all’agenzia delle entrate per il

2007356mila euro per la registrazione di 2 sen-

tenze31.500 euro all’ATO Ba/5

25mila euro per cartelle esattoriali non pa-gate

38mila euro per cartelle esattoriali non pa-gate

5.600 euro alle Poste1.888 euro di trattenute sindacali non ver-

sate nel 200810mila euro non versati all’ufficio provin-

ciale688 euro non versati alla Einaudi editori,

anno 20066.900 euro non versati all’Agenzia delle en-

trate per l’ICI 20039mila euro non versati all’architetto De

Marzo6.600 euro non versati alla società editrice

enti locali negli anni 2005-20092mila euro non versati per una consulenza

tecnica3mila euro non versati alla ditta Campanel-

la ascensori18mila euro non versati per il pagamento di

un fornitore Wind per un progetto Ru.Pa.

rebbe così compromesso, da ipo-tizzare la alienazione di parte del patrimonio immobiliare e l’affida-mento in gestione ai privati del cimitero comunale. La situazione è davvero grave come si dice o si tratta di propaganda che serve a demonizzare l’opposizione?

Cercheremo di capire, in questo breve viaggio tra i numeri. Porre-mo a confronto l’opinione della maggioranza e quella della mi-noranza, presente a quell’assem-blea.

Tra cifre e scambi di accuse i tempi per l’approvazione del documento sono sempre più stretti

Un bilancio fantasma presentato ai cittadini

Page 16: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201016

l ’ inchiesta - Sammichele di Bari

Non riusciamo a pagare le bolletteIl commento allarmato del primo cittadino

Questo Comune ha un de-bito grande come una montagna. Questa, in

sintesi, la denuncia dell’Ammini-strazione comunale, per bocca del sindaco Tateo. Il debito sarebbe stato accumulato nel precedente quinquennio.

Questo fa sì che il comune di Sammichele di Bari non possa far fronte nemmeno alla cosiddetta spesa corrente. Si tratta della spe-sa quotidiana, per dirla in termini semplicistici.

Far funzionare un Municipio significa pagare gli stipendi ai di-pendenti, pagare la bolletta Enel della pubblica illuminazione, quel-la relativa al consumo di acqua, gas e telefono. Insomma, è quello cui ogni famiglia deve provvedere ogni giorno. Il Sindaco sostiene che questo Comune, a causa del forte indebitamento, non ha le risorse per pagare bollette che non sono state pagate dalla giunta Boscia. Una situazione gravissima. Solo per acqua, energia elettrica e gas, questa Amministrazione comuna-le avrebbe ereditato pagamenti per 200 mila euro. Non possono essere versati, evidentemente, in un’unica tranche. Dovranno essere rateizzati, spalmandoli nell’arco di tre anni.

Poi, abbiamo altri 200 mila euro che, nei bilanci di previsione degli anni precedenti, non erano stati previsti, appunto. Quindi, debi-ti fuori bilancio. Ci si riferisce alle spese legali. Questo è un vizio an-tico. Il nostro Comune, 6800 abi-tanti, è uno dei più litigiosi d’Italia. Spendiamo risorse in un settore del tutto improduttivo: processi e sentenze.

E tale vizio è appartenuto alla giunta Boscia come a quelle Mada-ro. Va detto, infatti, che la cifra re-lativa ad una parcella legale e che risulta in una delibera di Giunta, non rappresenta che una minima parte del compenso dovuto a quel legale. Un procedimento, in spe-cial modo di tipo amministrativo, richiede diversi anni per conclu-dersi. Le sentenze sono diverse, tra TAR e Consiglio di Stato.

Si comincia con una prima par-cella. Magari la sentenza definitiva

di VALENTINO SGARAMELLA giunge quando la Giunta che ha commissionato quella consulenza non è più in carica. Sono, dunque, le spese a saldo finale che rappre-sentano un salasso per l’ente loca-le.

Quindi, come detto dallo stesso Sindaco, non è escluso che in que-sti 200 mila euro possano figurare parcelle del suo stesso studio le-gale rivenienti da precedenti Am-ministrazioni: “non ho tutta la do-cumentazione e quindi non posso stabilire a quali anni risalgono”.

Anche questi 200 mila euro sa-ranno versati a rate. Stupisce che non si riesca a varare un bilancio di previsione per una difficoltà degli uffici a certificare spese ed entrate precedenti: “notti intere non sono bastate a chiudere il bilancio negli uffici”.

Ma se è dall’autunno scorso che si genera allarme sociale con il pa-ventato dissesto finanziario! Biso-gna tagliare le spese, dice il primo cittadino. Circa 50 mila euro di ri-sparmio sarebbero ottenuti con la decurtazione delle indennità agli Assessori.

Per il 2010, la Giunta riduce del 70% i propri emolumenti. E’ evi-dente che un simbolo non serve a scalare la montagna del debito. Tuttavia, un bilancio non è fatto di sole spese.

Purtroppo, il 19 aprile non tutte

le cifre erano pronte. Tra le previ-sioni di entrate certe, vi sono gli oneri di urbanizzazione, previsti in 160 mila euro, per il 2010. Si tratta delle tasse di concessione edilizia che il cittadino sopporta ogni volta che chiede un permesso a costrui-re. Di tale somma, il 25%, ossia 40 mila euro, viene destinata alla ma-nutenzione ordinaria: “servono a riparare le cosiddette buche di stra-da; Sammichele sta diventando una groviera sia nelle strade interne che in quelle esterne”.

Un altro 25%, 40 mila euro, viene destinato alla manutenzione stra-ordinaria. Il restante 50% di tale entrata viene destinato alla co-pertura della spesa corrente, di cui sopra. Il che non basta a coprire i mancati pagamenti delle bollette.

Servono altri soldi. Tanti soldi. Come reperirli? L’11 aprile non si

fece cenno all’ipotesi di aumento

della tassa sui rifiuti solidi urbani. Lo abbiamo saputo pochi giorni più tardi. I cittadini dovevano esse-re messi a conoscenza di ciò che li attende.

Si chiama assunzione di respon-sabilità. Una seconda idea che prende corpo è quella di un affi-damento in gestione a privati di strutture come il cimitero. Per gli impianti sportivi, si starebbe pen-sando ad una convenzione con le associazioni che entrerebbero esse stesse nella gestione diretta, sopportando le spese. Il che signi-ficherà, inevitabilmente, chiedere agli spettatori un costo del bigliet-to d’ingresso. Infine, l’Ufficio Tecni-co sta effettuando una stima degli immobili comunali, alcuni dei qua-li potrebbero essere dismessi. Si pensi a palazzo Pinto, il palazzetto dello sport, il mercato ortofrutti-colo. Fin qui, l’Amministrazione comunale.

Informazioneprima di tutto

Per parlare di bilancio di previsio-ne, è necessario partire dall’infor-mazione. Prima di tutto. L’articolo 32 della legge numero 69 del 2009 parla chiaro. Al comma 2, invece, si legge che “al fine di promuovere il progressivo superamento della pub-blicazione in forma cartacea, le am-ministrazioni e gli enti pubblici tenuti a pubblicare sulla stampa quotidia-na atti e provvedimenti concernenti procedure ad evidenza pubblica o i propri bilanci, oltre all’adempimento di tale obbligo con le stesse modali-tà previste dalla legislazione vigente alla data di entrata in vigore della presente legge, ivi compreso il richia-mo all’indirizzo elettronico, provve-

dono altresì alla pubblicazione nei siti informatici [...]”. Invitiamo l’Am-ministrazione comunale ad adem-piere a tale obbligo di legge entro luglio 2010, termine ultimo fissato per legge. Sul sito del Comune bi-sognerà leggere tutte le delibere, ivi compresa quella relativa al bi-lancio di previsione 2010. Se l’Am-ministrazione non vorrà allestire il sito, si assumerà una responsabilità gravissima di omissione.

E’ scandaloso che in questo Co-mune si parli di dissesto finanziario dal mese di settembre 2009 e che ad aprile 2010 non conosciamo ancora dati definitivi in merito alla reale entità del debito denuncia-to dai nostri amministratori. Si è generato un ingiustificato allarme sociale molti mesi prima. L’allarmi-smo serve alla propaganda politi-ca. Gli amministratori ispirano i loro

comportamenti alla sobrietà. Non lanciano proclami. Per loro, parla-no gli atti amministrativi. Prima si danno le cifre al completo. Poi, alla politica, nelle piazze, spetta il com-pito di fare le polemiche che ritiene opportune. Dopo 7 mesi, gli uffici sono ancora costretti a trascorrere nottate in Municipio per conoscere l’entità delle cifre?

E questo in un Comune di 6800 abitanti, non a Roma. La situazione dell’ufficio Ragioneria del Comu-ne è scandalosa dal quinquennio 1999-2004. Sin da allora, sindaco Nicola Madaro, si assisteva inermi ad uno strano fuggi fuggi dei Diri-genti che si avvicendavano. Non si capisce cosa accada davvero tra le carte di quell’ufficio. La stessa cosa dicasi per un altro settore che ri-schia di trasformarsi in porto delle nebbie: l’Ufficio Tecnico Comunale.

Page 17: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 17

l ’ inchiesta - Sammichele di Bari

Problema: debito si o no?Dibattito acceso nell’assemblea cittadina

Per comprendere come stanno davvero le cose, bisogna ascoltare il con-

fronto tra le due parti sui mancati pagamenti che fanno lievitare l’asticella del debito di questo Comune a livelli preoccupanti. Il dibattito, assai polemico, si è svi-luppato tra Lorenzo Netti (PdL) e il sindaco Natale Tateo. La diatri-ba verteva su una domanda: ma quelli elencati sono debiti fuori bi-lancio o solo mancati pagamenti?

LA MINORANZA

Per Lorenzo Netti qualunque spesa effettuata da un ente locale ha, a monte, un provvedimento che impegna al pagamento in cui viene citato il capitolo di bilancio nel quale è stata inserita quella determinata voce di spesa. Quin-di, se la spesa è inserita nel capito-lo di bilancio, sostiene Netti, devi solo adempiere al pagamento. Non si tratta di un debito che non è stato previsto. “Quella fattura ha, a monte, una determina ed un’as-segnazione. Quindi, se si emette una fattura è scritto a quale de-

termina si fa riferimento. Lei, Sin-daco, ha tutta la documentazione per risalire alla fonte e dire dove sono i soldi. Se c’è un impegno di spesa, si dica dove sono i soldi”.

LA PUBBLICA ILLUMINAZIO-NE

Il Sindaco ha sostenuto, nel corso dell’assemblea cittadina, che per il pagamento della bol-letta Enel relativa alla pubblica illuminazione, la Giunta Boscia aveva previsto, in bilancio di pre-visione 2009, ben 110mila euro. In realtà, si è scoperto che il costo della bolletta di energia elettrica della pubblica illuminazione am-monterebbe a 130mila euro. “A marzo 2009, la Giunta Boscia pa-gava tutte le bollette arretrate del 2008 e su quel capitolo di bilancio non c’erano più soldi”. Secondo l’esame fin qui svolto dall’attuale Amministrazione comunale, “a partire dal mese di agosto fino a dicembre, l’Amministrazione co-munale non pagava più la bollet-ta della pubblica illuminazione. Queste bollette venivano pagate con il successivo bilancio. Questo è illegale. Noi nomineremo una Commissione per i debiti fuori bi-

lancio”.

LA REPLICA DELLA MINORANZA

Lorenzo Netti replica: “Lei è omissivo, Sindaco. Entro il 30 set-tembre 2009, ha approvato la delibera di Consiglio comunale con la quale ha pubblicamente dichiarato le cifre di un riequilibrio di bilancio con cui si sanciva il per-fetto equilibrio tra la parte relativa alle entrate ed alle uscite. Perchè, visto che c’era questo disavanzo, ha omesso di procedere all’asse-stamento di bilancio, per cui ave-va obbligo, in questo caso, entro il successivo 30 novembre 2009? In quella sede, lei avrebbe dovuto contestare tutto questo”.

L’AMMINISTRAZIONE RIBATTE

Ecco la replica dell’assessore al bilancio, Vito Leonardo Spinelli: “C’è una relazione che io ho fat-to nel Consiglio comunale del 15 ottobre 2009. Feci un elenco sin da allora delle anomalie contabi-li. Sulla pubblica illuminazione, la criticità ha avuto inizio nel 2006. Sin da allora, voi avete dichiarato in Consiglio comunale di avere l’intenzione di non rispettare il patto di stabilità perchè aveva-te intenzione di realizzare opere pubbliche. Avete contratto dei mutui”.

DISMISSIONI IN ARRIVO?

Il Sindaco, a questo punto, ha in-trodotto il tema della dismissione o, in qualche modo la comparte-cipazione dei privati, alla gestione degli immobili comunali. “Abbia-mo bisogno di soldi, di risorse”.

MERCATO ORTOFRUTTICOLO

Ancora il Sindaco: “Bisogna indi-viduare chi possa pagare qualcosa per sfruttare gli immobili e le aree a disposizione, ad esempio il mer-cato ortofrutticolo. In queste ope-re, sono stati investiti soldi pubbli-ci che bisogna far fruttare”.

IMPIANTI SPORTIVI

Tutti gli impianti sportivi, per

l’Amministrazione comunale, inci-dono sul bilancio in termini di bol-lette Enel, gas. Sammichele è un paese con 6800 abitanti. E’ un Co-mune che ha un indice di vecchia-ia molto elevato. Ma è dotato di campo sportivo, campi da tennis, palazzetto, palestra, bocciodro-mo, campi di calcetto. “Ho chiesto all’Ufficio Tecnico di fare una veri-fica. La legge stabilisce che per un certo numero di abitanti devono essere presenti un certo numero di impianti sportivi. La soluzione è che le associazioni sportive ge-stiscano direttamente gli impianti ad esse affidati.

Il Comune risparmia, realiz-zando delle convenzioni con le associazioni che devono sapere se, anche sul piano economico, conviene giocare la sera o durante le ore diurne. In tal modo, l’Am-ministrazione scarica le proprie responsabilità. Se un immobile sportivo è superfluo, possiamo anche trasformarlo e venderlo. E ciò, anche per potere pagare la rata del mutuo che è servito fare per realizzare il palazzetto”.

A tale ipotesi, ha immediata-mente replicato uno dei dirigenti delle associazioni sportive pre-senti, Alfonso Mercedes: “Se lei stasera mi dice: tu devi gestire il campo di calcio, chiudiamo. Quando la società sportiva era al palazzetto dello sport, luce e gas venivano pagate dal Comune. Ma-gari, il Comune elargiva un contri-buto in meno. Al campo di calcio, la stessa cosa. In quel caso, si fa una colletta, si paga il custode e va bene. Ma se dobbiamo accollarci l’intera spesa del campo di calcio, noi chiudiamo”.

L’UFFICIO RAGIONERIA DEL COMUNE

Per la Giunta in carica, la situa-zione dell’ufficio Ragioneria di Sammichele è drammatica. “La prima assunta era disperata. Ha chiesto il trasferimento a Cassano. La seconda è giunta da Castella-na. E’ rimasta una sola settimana. Ha abbandonato tutto quasi per scappare via. Questa povera ra-gazza che ho assunto sta facendo le nottate. Ricostruire i procedi-menti contabili non è semplice”.

di STEFANO RAIMONDI

Page 18: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201018

Come un cavallo appesantito

Tutto sommato, a conclu-sione di questo viaggio fra i numeri del bilancio di pre-

visione 2010, limitarsi a stabilire se siamo di fronte a debiti fuori bilan-cio o a mancati pagamenti, sareb-be uno sterile e riduttivo esercizio burocratico. Intriga di più leggere tra le righe e comprendere quale è la filosofia di fondo con cui viene amministrata una piccola comuni-tà di poco meno di 7 mila abitanti.

QUANTI SOLDI HAI IN CASSA?

La domanda non è peregrina, se vogliamo comprendere per quale motivo non sono state pagate dal-la precedente Amministrazione le bollette di acqua, luce e gas o le quote consortili di partecipazio-ne all’ATO e così via. Si chiamano “flussi finanziari”. Il bilancio di previsione viene redatto ad inizio anno. Le spese correnti sono: sti-pendi ai dipendenti, acqua, luce, gas e telefoni. Esse rappresentano

di VALENTINO SGARAMELLA

una cifra standard. Grosso modo, è sempre la stessa. Un bilancio, però, deve prevedere che le spese siano finanziate, coperte da uguali en-trate. Queste ultime sono costitu-ite solo in parte dai tributi versati dalle famiglie (ICI, TARSU, ecc.). Poi, si aggiungono i cosiddetti trasferi-menti, ossia risorse che giungono dallo Stato o dalla Regione. Il pro-blema è che non tutte le entrate giungono in un sol colpo. Le fami-glie versano i tributi a giugno. Nel corso dei 12 mesi, i trasferimenti statali o regionali sono scagliona-

l ’ inchiesta - Sammichele di Bari l ’ inchiesta - Sammichele di Bari

La pista ciclabile

ti. Se a marzo 2009, la Giunta Bo-scia aveva pagato le bollette della pubblica illuminazione dell’anno precedente, è chiaro che in quel capitolo di bilancio, le risorse era-no esaurite, in attesa di nuove en-trate che sarebbero giunte in cor-so d’anno.

Sei costretto a restare scoperto per pochissimi mesi.

Non dovrebbe essere così, ma è divenuta consuetudine per la pubblica amministrazione. In tal caso, se proprio hai delle urgenze, puoi chiedere una cosiddetta anti-cipazione di tesoreria. La tesoreria di questo Comune è la Banca di Credito Cooperativo.

Devi chiedere un piccolo pre-stito, che restituirai con un certo interesse. Ed è ciò che dovrebbe fare il Comune. Quei mancati pa-gamenti vengono fatti risalire ad un impegno di spesa, una deter-mina del Dirigente ed una delibe-ra di Giunta.

La spesa era prevista, dunque. Non è un debito fuori bilancio. Ma questo è un falso problema. Ed è su questo che si sta montando

una gazzarra. I problemi veri sono altri.

CONSULENZE LEGALI

Questa ci pare una delle vere questioni. Abbiamo 200 mila euro spesi in consulenze legali. Una co-munità di 6800 abitanti che ha un così alto tasso di litigiosità è un’of-fesa al senso comune. Se devi arro-vellarti su come stimolare crescita e sviluppo, che fai? Sprechi risorse negli studi legali? Una spesa asso-lutamente improduttiva alla qua-le, a nostro modesto avviso, biso-gna dare una immediata e drastica sforbiciata. Ma qui, il discorso si fa lungo. Un paese ricorre alle aule di un tribunale quando la politica è assente. La politica è composizio-ne, mediazione tra interessi diversi presenti nella società. Si fa ricorso al legale quando lo scontro non prevede compromessi.

IL PALAZZETTO DELLO SPORT

Il problema è il milione e mezzo di mutuo che ci siamo accollati per costruire un palazzetto dello sport del quale oggi non sappiamo cosa farne. Lo abbiamo detto a iosa, ri-cevendo in cambio insulti. Siamo stati facili profeti, quando abbiamo chiesto: a cosa serve quell’immo-bile faraonico, se non a celebrare la propria vanagloria?

Oggi, emerge la proposta di ospitare cantanti di grido, alla Gigi D’Alessio. Ma un palazzetto nasce per educare i giovani allo sport, per celebrare gare. Gli eventi cano-ri restano un’eccezione, non la fi-

Page 19: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 19

nalità primaria. Del resto, abbiamo un palazzetto a Turi, un secondo a Gioia del Colle, un terzo a Con-versano, un quarto a Putignano. Siamo circondati da palazzetti del-lo sport in Comuni che hanno di-verse squadre che giocano a livelli competitivi nelle rispettive mas-sime serie, con l’ingaggio di atleti provenienti dall’America latina, con un giro economico vertigino-so, intorno a cui ruota un mondo fatto di sponsorizzazioni, emit-tenti tv private, organi di stampa specializzati. Il gestore di uno di questi immobili ci confida che spende in un anno 45 mila euro, per mantenere l’immobile. Troppo, per le casse esangui di Sammiche-le. Oggi, siamo costretti a pagare una rata annuale per saldare quel debito. Una rata che, presumibil-mente, sarà composta soprattutto da interessi sul mutuo.

UN CAVALLO APPESANTITO

Oggi, il comune di Sammiche-le di Bari è un cavallo appesan-tito da zavorre rappresentate da mutui e compartecipazioni. Si ha un bel dire nel ricordare che abbiamo goduto di una serie di finanziamenti POR della regione Puglia. Ma tutti sanno che ogni opera pubblica finanziata dall’en-te sovraordinato richiede sempre una minima compartecipazione dell’Amministrazione comunale in percentuali dell’ordine del 5 o 10%. Se in un sol colpo, realizzi lavori alla casa municipale, al cimi-tero, al bocciodromo, nel centro storico, se rimetti a nuovo l’intera piazza centrale del paese, realizzi una pista ciclabile, un padiglione multimediale (con tanto di con-tenzioso giudiziario) e chi più ne ha ne metta, quante sono le spese in compartecipazioni finanziarie? E se, alla fine, contrai un mutuo per edificare un palazzetto dello sport, il cavallo stramazza al suolo. Que-sta è Sammichele, non una grande città con una zona industriale ric-ca di opifici. Le entrate in termini di ICI e TARSU derivano principal-mente dalle civili abitazioni. Non c’è un’economia industriale.

MERCATO ORTOFRUTTICOLO

In queste condizioni, è ovvio che i mancati pagamenti siano co-spicui. Facciamo un paio di esem-pi. Il 20 aprile 2009, ad 1 mese e mezzo dalle elezioni, la Giunta Boscia delibera il completamento

dei lavori di sistemazione dell’area mercatale. Sono stati venduti al-cuni lotti, per cui saranno incame-rati dal Comune 97 mila 906 euro. Abbiamo detto “saranno”. Così è scritto in delibera. Si pagano la-vori pubblici appena prima delle elezioni, in attesa che siano inca-merati quei soldi. Il Responsabile dell’Area Tecnica, nella sua deter-minazione gestionale del 30 aprile 2009, scrive che “si procederà alla consegna dei lavori e che gli stessi avranno inizio solo quando il Co-mune disporrà dei relativi fondi in termini di cassa”. Quindi, i soldi non ci sono ancora al 30 aprile, ma i lavori hanno inizio lo stesso. E chi li paga?

BOCCIODROMO

Per realizzare un bocciodromo coperto e completare l’adiacente palestra di via Ten. Pugliese è inter-venuta la regione Puglia con 191 mila euro. Il Comune ha contratto un mutuo con il Credito Sportivo (ma dovrai pagare gli interessi) di 25 mila 384 euro. Dal suo bilancio, il Comune ha investito 83 mila 608

euro. A lavori ultimati, corre voce che una speciale Commissione ab-bia visitato la struttura. Per essere a norma, occorrono ulteriori lavo-ri. Altri soldi. Con determinazione dell’ufficio tecnico del 3 aprile 2009, si rende esecutiva la delibe-ra di Giunta. Dove trovare altri 61 mila 765 euro? Leggiamo: “even-tuali economie possono essere utilizzate per lavori complemen-tari non compresi nel progetto iniziale”. La Regione doveva an-cora concedere un 20% di finan-ziamento residuo. Ma eravamo in tempo di elezioni. Bisognava fare in fretta. L’ufficio tecnico scrive che “le suddette somme saran-no pagate ad avvenuto accredito da parte della regione Puglia del restante 20% del contributo as-sentito”. Ma i lavori hanno inizio. Sono solo pochi esempi. Tuttavia, il patto di stabilità 2008 fu violato consapevolmente.

E LA GIUNTA TATEO?

Oggi, il sindaco lamenta questa situazione. Seguendo in maniera pedissequa il suo ragionamento,

I Gerase o Uacite

Andicaménde i gerase o uacite se usavene per sspe-gneture e fave bianche accom’e paparule o uacite.Accattate i gerase bbélle toste, tagghiate u pedeci-ne a métà, lavatele bbone e fascitele assecuà.Sistemate i gerase iì’nd’a nnà capasédde e abbece-cuatele d’acite bianghe, achiëdite bbuéne e arrepa-tele a nnà vanne fréscke e oscure. Doppe nu mése se potene acchemenzà a mangià.

Ciliegie sott’acetoAnticamente le ciliegie sott’aceto si usavano come contorno al purè di fave come i peperoni sott’ace-to. Comprate le ciliegie piuttosto dure, tagliate il picciolo a metà, lavatele accuratamente e fatele asciugare.Sistemate le ciliegie in un recipiente di creta o di ve-tro, ricopritele di aceto bianco, chiudete ermetica-mente e conservate in luogo fresco e buio.Dopo un mese sono pronte per essere gustate.

Candido Daresta - La Checina NosteVito Radio Editore (anno 2002-pagg. 34-35)

A tavola da Candido

la conclusione è una sola. Se fos-se vero ciò che egli ha detto in assemblea cittadina (ed i manca-ti pagamenti in effetti esistono), avrebbe dovuto portare in Consi-glio comunale questa disastrosa situazione. Quando? A settembre 2009, quando, come per legge, si approva il cosiddetto riequilibrio di bilancio. Invece, la maggioran-za, a settembre 2009, adottava due pesi e due misure. Da un lato, faceva circolare la voce tra la gente in piazza V. Veneto, circa l’esistenza di un imminente stato di dissesto finanziario. Ottima propaganda contro la minoranza. Poi, al mo-mento di redigere l’atto ufficiale, la manovra di riequilibrio di bilancio, a settembre 2009, ha certificato un equilibrio perfetto tra entrate ed uscite. Una parità. Non c’erano problemi. Perchè la maggioranza non ha avvertito il dovere di de-nunciare all’epoca questa situazio-ne? La risposta è semplice. Sono due i momenti fondamentali in cui un’Amministrazione comunale va a casa e giunge un Commissario prefettizio: la bocciatura del bilan-cio di previsione e del riequilibrio di bilancio. Adesso, l’assessore al Bilancio, Vito Leonardo Spinelli, si è dimesso dal suo incarico. Il mo-tivo ufficiale: impegni in famiglia e nella sua attività. Ci credete? E’ da tempo che circolano voci di dissa-pori tra i “falchi” del Pd ed i civici. Adesso, cosa accade? Il consigliere di maggioranza Spinelli si sentirà svincolato? Voterà ogni provvedi-mento volta per volta? Non esiste più la disciplina di maggioranza? Staremo a vedere. Intanto, ra-dio fante ci dice di colloqui tra lo stesso Spinelli e un consigliere di minoranza. A casa sua. Staremo a vedere.

l ’ inchiesta - Sammichele di Bari l ’ inchiesta - Sammichele di BariIl nuovo Palazzetto dello Sport di Sammichele di Bari

Page 20: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201020

polit ica - Sammichele di Bari

Quello che, attraverso “il Territorio” stiamo cercando di costruire,

con molte difficoltà e con tanto impegno, è un nuovo modo di vivere la politica e la società dei nostri Paesi.

O forse sarebbe meglio dire, un modo semplicemente nor-male.

Non siamo eroi, nè puntia-mo ad esserlo. Quello che ci ha spinto, e ci spinge ogni giorno, a scrivere, è l’incondizionato e libero amore per la verità. La nostra verità, ovviamente.

Non ci sogniamo di ergerci a detentori del sapere unico ed immoto. Siamo semplicemente persone che studiano, si infor-mano, leggono, approfondisco-no, e cercano di mettere a di-sposizione di quanti abbiano la bontà di leggerci informazioni ed approfondimenti sui nostri Paesi.

Qualche volta, tuttavia, sem-bra necessario doversi giusti-ficare di comportamenti che, invece, sono del tutto normali.

Il magistrato istruisce, le for-ze dell’ordine indagano, gli in-segnanti educano, i giornalisti scrivono, gli amministratori amministrano.

Cosa c’è di strano in tutto questo?

Stiamo facendo il nostro do-vere, esattamente come de-vono o dovrebbero farlo tutti: semplicemente normali!

Non vi piace quello che ab-biamo scritto, o che scriveremo? Chi amministra ha il dovere del-le risposte, anche se vengono scritte e dette cose sgradevoli.

Proseguire a testa bassa è sin-tomo di abulia.

Ro.Ma.

Che cosa è

“normale”?

Bando di diagnosi energetica. Non basta urlare, i documenti dove sono?

L’assordante continuo silenzioin un paese ignaro ed ignavo

Senza spese per la collettività. Dietro questa maschera con-tinuano a nascondersi tutti

quelli che, incuranti delle domande a loro rivolte e tronfi della loro au-torevolezza autoreferenziata, conti-nuano ad infischiarsene proseguen-do, come i muli, a testa bassa.

Torniamo a parlare del bando sulla diagnosi energetica fatto dal Comu-ne di Sammichele. Un bando illegit-timo ed illegale sotto molti punti di vista, che abbiamo denunciato all’opinione pubblica sammichelina con un numero speciale.

Un bando-farsa. Un bando a cui mai nessun serio professionista po-trebbe mai partecipare, in primo luogo perchè offende la professio-nalità degli stessi partecipanti, ed in secondo luogo perchè non c’è alcuna sicurezzasulla quantità e sui tempi della retribuzione per un la-voro svolto in tempi peraltro asso-lutamente impossibili: 19 diagnosi energetiche su 19 diversi immobili e 19 documentazioni tecniche prope-deutiche a futuri eventuali bandi di realizzazione.

A voler effettuare il 100% dei lavo-ri si guadagnerebbe 22.500 euro.

Ma soldi non ce ne sono, e quindi non ci saranno retribuzioni.

Senza spese per la collettività. Bel-lo. Bellissimo.

Domani dovremmo proprio ricor-darci di proporre al ministro Gelmi-ni di far lavorare per un anno gratu-itamente i professori, per esempio

di ROBERTO MASTRANGELO

di tutte le scuole di Casamassima e Sammichele, perchè così si avrebbe un notevole risparmio per la collet-tività.

Per coerenza ne dovrebbe essere più che contenta l’assessore Ales-sandra Morgese, promotrice e fir-mataria del bando. Vero?

Ma ciò che porta le maggiori pre-occupazioni a noi cittadini, è l’asso-luto silenzio, nella sostanza, dell’in-tera Amministrazione.

Il sindaco Natale Tateo nicchia ed evita. Sarà contento pure lui, evi-dentemente.

L’Assessore è trincerato dietro il risparmio collettivo (sul lavoro degli altri, ovviamente...), la maggioranza si preoccupa di giustificare le pro-prie assenze. La minoranza sbraita e denuncia. Il paese dorme sonni tranquilli ignaro ed ignavo.

Dove sono le risposte? Si parla tanto di un bando della città di Bari, di una procedura “normale e fun-zionale”, di un pregiudizio da parte nostra.

Siete tecnici, amministratori! Fuori le carte, dunque. Non potete avere l’alibi di non sapere, di non conosce-re, di non ricordare con precisione.

Vogliamo sapere dove, come, quando, chi e perchè!

Dimostrateci che abbiamo visto male. Dimostrateci che non quel bando non è stato scritto sotto det-tatura.

Dimostrateci che non è funziona-le al conseguimento gratuito delle diagnosi energetiche sugli immobili che verranno dismessi e che per leg-ge devono essere allegate all’atto notarile.

Guarda caso il bando viene pub-blicato mentre il Comune pensa di vendere alcuni immobili.

Guarda caso bisogna aggiornare mappature, rilevazioni degli im-pianti esistenti, soprattutto classe energetica degli immobili, altrimen-ti non possono essere venduti.

Guarda caso arriva una delibera della Giunta Regionale che sblocca 75 milioni di euro per lavori di ag-giornamento energetico dei pubbli-ci edifici.

Spiegateci una cosa: se il tecnico che vincerà quel bando avrà modo di guadagnare i 22.500 euro previsti, questo significa che verranno realiz-zati tutti e 19 i progetti su tutti e 19 gli immobili comunali inseriti nel bando stesso.

Il che significa che Sammichele, da solo, dovrebbe disporre del 15% circa dell’ammontare dell’intera ci-fra messa a disposizione della Re-gione Puglia per tutto il territorio regionale.

Caspita!Siamo davvero così “potenti” da

ottenere questo?Ah, quasi dimenticavo! Il 15% del

costo complessivo dei lavori deve essere co-finanziato dal Comune, dice la delibera regionale.

Supponiamo che l’Amministrazio-ne comunale, allora, sappia che do-vrà mettere mano ad una cifra che si aggira intorno ai 2 milioni di euro per completare tutti i lavori.

Se tutto questo fosse vero sarem-mo in un paese virtuoso, che “usa” le proprie risorse per ristrutturare, ammodernare, riqualificare, pro-muovere, sviluppare e migliorare le proprie strutture.

Se tutto questo fosse vero.Ma così non è. Per stessa ammis-

sione, si badi bene, dell’Amministra-zione.

Loro hanno detto, pubblicamente a tutta la cittadinanza, in Consiglio comunale e nelle Assemblee pub-bliche che non hanno gli occhi per piangere, che a Sammichele il bilan-cio è in bilico, che ci sono debiti fuo-ri bilancio e che bisogna rimboccarsi le maniche per risalire la china.

E allora sbagliamo a ritenere quel bando uno specchietto per le allo-dole?

Sbagliamo a pensare che è un favore fatto a qualche amico, che potrà mettere le mani, grazie a que-sto bando, su tutti i lavori e tutte le consulenze sulle eventuali opere di ristrutturazione?

Sbagliamo a pensare che si vuole rafforzare l’oligarchia (o la dittatura) tecnica a Sammichele? Sbagliamo?

Dimostratecelo. Noi siamo qui.

Page 21: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 21

polit ica - Sammichele di Bari

Richiesta numero uno: chia-rezza. Noi l’abbiamo fatta. Ora tocca a voi.

Certo, le dimissioni di un assesso-re chiave dell’intera coalizione non è uno scherzo, anzi.

Ci riferiamo all’assessore Vito Leo-nardo Spinelli.

Le conseguenze politiche e ammi-nistrative di quell’atto estremo sono tutte da capire e da verificare.

Forse tutto il resto è passato in se-condo piano.

Affrontato, comunque, quel pro-blema, gli altri argomenti ritornano ad essere assolutamente prioritari.

Invece?Il silenzio regna sovrano.Il TAR, con una nuova sentenza per

il palazzo di via G. Pastore, imperver-sa. A testa bassa.

La richiesta l’abbiamo rivolta in-nanzitutto al sindaco Natale Tateo e all’assessore all’ambiente Alessan-dra Morgese.

Questo è il momento della traspa-renza.

Trasparenza come dovere e come necessità.

Richiesta rivolta a tutto il gruppo di maggioranza, a partire dal Sinda-co e dagli Assessori, sia presenti, sia assenti.

Il capogruppo Lello Laera, che queste regole almeno lui le capisce per averle bazzicate per decenni, se è ancora un uomo politicamente libero, faccia sentire la sua voce, go-verni la vicenda.

Il silenzio, o la sua paura, sono la sua morte.

In mancanza di chiarezza abbiamo chiesto le dimissioni della Morgese, arrivano quelle di Vito Leonardo Spi-nelli: con gravi denunce sul modo di fare della maggioranza e del sindaco Tateo: meritano un approfondimen-

to a sè stante...Noi della stampa, non rinunciamo

a voler conoscere la verità di quel bando.

L’assessore Morgese ci dia la copia di quello di Bari, perché così disse la sera dell’assemblea del bilancio sul Comune e in Consiglio comunale. Noi non siamo stati capaci di tro-varlo. La ragione è una sola: non esiste.

Noi vogliamo sapere chi lo ha scritto, chi lo ha discusso, dove e quando.

Sappiamo solo che è stato appro-vato con quella delibera di Giunta.

Intanto, ci risulta che la minoranza ha presentato un motivato ricorso alla Magistratura.

Quel ricorso farà il suo percorso.A noi giornalisti non compete la

verità giudiziaria.Nemmeno il Consiglio comunale

può definirla.Noi abbiamo analizzato il com-

portamento e gli atti prodotti da un assessore, dalla Giunta, Sindaco compreso.

Ci dicano della loro trasparenza.Lo dicano alla cittadinanza.Lo facciano subito: è un dovere ed

è una necessità al tempo stesso.Non possono far finta che “non è

con loro” o che “sta suonando la ban-da”.

Un comportamento omertoso è uno stillicidio inutile che logora una comunità e che mette a nudo una maggioranza che non c’è.

Parlare, intervenire, rispondere, chiarire, per chi ha pubbliche respon-sabilità non è una gentile concessio-ne, ma un dovere istituzionale.

In mancanza le conseguenze sono devastanti: una comunità allo sban-do, umiliata, offesa e soprattutto “sfruttata”.

Centro Vacanze Cugnana Verde Srl07026 Olbia S.S. 125 Tel. +39 0789.33194

di FRANCO DERAMO

Se uno speciale non vi basta...

Page 22: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201022

Alberobello

Page 23: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 23

Sammichele di Bari

Presentata in biblioteca la nuova sede a Sammichele di Bari, in piazza 24 maggio

L’ANT cresce sul territorionel segno della continuità

di ANTONETTA CIMMARRUSTI

Nella Biblioteca comuna-le di Sammichele di Bari abbiamo assistito nei

giorni scorsi ad una manifesta-zione di grande interesse per la collettività, promossa dall’Asso-ciazione Nazionale Tumori.

Una grande festa per comuni-care alla comunità di Sammichele che l’Ant c’è e sarà sempre a di-sposizione di tutti. E’ nell’ambito di questa festa che si inserisce uno spettacolo comico dei “Ca-

Da 30 anninon soltantoassistenza

In Italia, l’ANT nasce nel 1978. In Puglia, l’Associazione che fa dell’assistenza domici-

liare oncologica un emblema, approda nell’agosto del 1985 a Grottaglie per iniziativa del Prof. Alberto Prete primario oncolo-go presso il nosocomio cittadino. Nel 2002 si converte in Fonda-zione. L’ANT si occupa anche di prevenzione, ricerca, assistenza domiciliare gratuita, realizzata con il concorso di medici, psico-logi, infermieri, volontari ade-guatamente formati. Negli ultimi tempi, l’Associazione è partico-larmente impegnata sul fronte della prevenzione territoriale nei confronti della neoplasia mali-gna della cute, il melanoma. I di-rigenti dell’ANT hanno invitato i cittadini a contribuire con il 5 per mille. I proventi vengono reinve-stiti aiutando famiglie disagiate in cui è presente la malattia ne-oplastica in uno stato avanzato. L’aiuto è quantificato in circa 250 euro al mese per 6 mesi e 300 euro successivamente.

L’oncologo Giuseppe Nettis ha ricordato gli esordi di que-sta avventura chiamata ANT. “In

questa sede abbiamo iniziato con quel grande entusiasmo che è vivo ancora stasera. Nell’ANT l’unico titolo che conta è la volontarietà dell’aiuto: sono volontario come scelta di vita”.

L’esigenza di avere un gruppo di volontari è sorta in base alla ri-chiesta di aiuto da parte delle fa-miglie che avevano un paziente oncologico in casa. L’esperienza accumulata è stata positiva. “Noi siamo contro la morte e per la vita la sofferenza è qualcosa che coin-volge tutta la famiglia e ci si sente abbandonati”. Nettis ha ricordato che restare in famiglia per un ma-lato oncologico è fondamentale. “Chi mi spinse ad intraprendere questa iniziativa fu un ragazzo di 15 anni che non ce la faceva più con un tumore al testicolo, non aveva soldi per una visita speciali-stica. Ad un certo punto la malattia ha preso il sopravvento. Mi diceva: non mi lasciate solo e ho consola-to anche il padre. I padri piangono in silenzio. Non è possibile che le persone devono morire sole”.

Nettis ha elencato una serie di opere di apostolato realizzate a Casamassima, Sammichele, Alta-mura. Non si tratta, almeno nelle intenzioni dei dirigenti ANT, di mera assistenza. E’ un fatto di civil-tà. A Sammichele è accaduto che, ad un certo punto, la delegazio-ne si è sciolta. Inaspettatamente, l’ASL di Bari ha comunicato il 28

settembre 2009 la cessazione en-tro il 31 dicembre del 2009 della convenzione relativa al servizio di assistenza domiciliare ANT. “Noi vogliamo ricominciare e con-tinuare da quì, dall’ideale dell’ANT. Stiamo entrando nelle scuole con un messaggio di educazione alla prevenzione”. Nettis ha ricordato che l’associazione non cambie-rà denominazione nè principi. Si tratta di proseguire non solo nell’assistenza, ma anche nella prevenzione alla malattia, tute-lando la libertà del paziente di scegliere come e dove essere curato.

Questo significa mettere al centro la persona ovvero l’am-malato. In un’azienda sanitaria il malato è il mezzo per raggiunge-re il bilancio, il compito dell’asso-ciazione è l’accordo tra tessuto sociale e amministratori.

Marina Di Venere, medico di base, ha ricordato la propria esperienza vissuta con l’ANT. “Oggi ci troviamo ad una svolta ovvero abbiamo anche AMO-PUGLIA organizzata dalla ASL. Abbiamo un’unità operativa e io come medico di famiglia devo ri-spettare quello che la Asl mi dice, in ogni caso”. Di certo c’è che la cura del malato oncologico non è cosa semplice, specie oggi che molto viene affidato alle cure amorevoli dei volontari.

Antonetta Cimmarrusti

baresiamo”, la coppia di cabaret di Marilena Spina e Silvio Tateo. Ovvero “zia Marietta” scena co-mica con taglio propositivo per sostenere tutte le realtà di volon-tariato.

Marilena Spina ha ricordato quanto sia stata felice l’idea della collaborazione. Ogni associazio-ne ha delle sue finalità e l’unio-ne delle forze sicuramente potrà fornire risposte alla cittadinanza e far rivivere il territorio.

Tra i presenti, la signora R.W. Triggiani delegata regionale Ant, il dott. G. Nettis oncologo, l’as-sessore alla salute dott.ssa Linda Savino e la delegata di Sammi-chele Mimma Tateo.

Proprio quest’ultima ha annun-ciato alla platea l’avvenuta nasci-ta “della nostra nuova sede ANT in piazza 24 maggio”.

Una seconda sezione ANT, dun-que, oltre quella che finora abbia-mo conosciuto.

Gli obiettivi dell’associazione sono quelli di sempre: il rispetto della vita vissuta con dignità, spe-cie nella malattia, senza abban-dono nè accanimento terapeuti-co. Allo scopo, si portano avanti iniziative sociali con raccolta dei fondi necessari ad aiutare coloro che vivono nel bisogno.

Un bisogno che non è soltanto assistenziale, ma soprattutto psi-cologico, oltre che logistico.

Per un malato oncologico, in-fatti, uno degli aspetti più deleteri della malattia è proprio la profon-da solitudine di questo male. Per questo è ancora più lodevole l’ini-ziativa di associazioni come l’ANT.

Tra i volontari: Lucia Nettis, Maria Daddabbo, Arcangela Spinelli, Rosangela Daddato, Benedetto Spinelli, Maria Pia Natale, Annamaria Jacobelli, Anna Spinelli, Patty Carenza, Fabiana Carenza, Paola Marti-na, Lorenzo Deramo, Eleonora Vezzeggiato, Mirca Daddato, Floriano Masi, Lucia Liotino, Francesca Bianco, Angela Fu-mai.

Il gruppo dei volontari dell’Ant di Sammichele inaugurano la nuova sede

Page 24: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201024

Sammichele di Bari

In questo breve servizio fotogra-fico, realizzato da Vito Spinelli, si racconta senza pretese di esaustività, delle brutture ambientali con le quali siamo costretti a convivere quotidia-namente a Sammichele di Bari.

Cassonetti rotti, campane per la raccolta differenziata diventate or-mai stracolme di rifiuti di qualunque genere, rifiuti ingombranti e perico-losi lasciati per giorni e giorni per la strada, una serie di piccole discariche (abusive) a cielo aperto nel silenzio quasi generale e complessivo dell’in-tera collettività.

Solo colpa di chi amministra o di chi gestisce l’igiene urbana?

O forse non è anche una precisa responsabilità di tutti coloro i quali agiscono pensando di essere padroni e proprietari del paese, senza tenere in minima considerazione le norme di legge, senza rispettare tempi e pro-cedure, e senza curarsi minimamente della dignità e del decoro del proprio territorio?

Mercato ortofrutticolo di Sammichele di Bari: rifiuti abbandonati al loro destino e spar-pagliati per terra, cassonetti rotti e sporcizia ovunque.

Le campane per il vetro e le lattine sono diventate ormai ricettacoli di rifiuti generici!

Un frigorifero non serve più? Non si chiama certamente il servizio smaltimento del Comune... semplicemente si getta via abbandonandolo per la strada!

Di tutto un po’... tutto insieme nel cas-sonetto... tanto la raccolta differenziata chi la fa più?

Pannelli... cartoni... elettrodomestici... perchè sprecare tempo ed una telefonata per riciclarli secondo le norme vigenti quando si possono abbandonare per la strada?

Page 25: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 25

Cassonetti stracolmi, differenziata dimenticata, tra l’incuranza comunale e l’inviciltà dei residenti

E’ sempre scempio ambientaletra silenzio e menefreghismo

di ROBERTO MASTRANGELO

Diciamola tutta, e diciamo-la fino in fondo. Al “fore-stiero” che casualmente

si trovasse a passare per le strade di Sammichele viene offerto, com-pletamente gratis, uno spettacolo assolutamente indegno.

Cassonetti divelti, rotti, rifiuti per strada, rifiuti ingombranti di ogni genere: televisori, lavatrici, mobili, divani, sedie, frigoriferi, perfino at-

taccapanni e cestini da picnic.Buttati con noncuranza, incivil-

tà e menefreghismo da chissacchì nell’incuria più totale di tutti, o quasi.

Insomma, Sammichele cerca di non essere da meno di centri più grandi e rinomati del “turismo-spazzatura” italiano, come Napoli o Palermo... tanto per restare ai clamori della cronaca, e magari prendendo spunto dalle recenti inchieste di “Striscia la Notizia” su Piazza di Spagna a Roma...

Del resto, basta farsi un rapido giro per le strade di Sammichele per rendersi conto dell’esistenza di tante mini-discariche a cielo aper-to.

Che vergogna...L’egoismo e la presunzione di

chi, incurante del suo territorio, ritiene di agire come e quando cre-de senza limiti nè regole.

Non serve più il vecchio frigori-fero? Bene, lo si butta al cassonet-to, e chi se ne frega se si inquina, se si sporca, se si violano le leggi in materia.

Per i rifiuti ingombranti e per determinate categorie di rifiuti a “lato” rischio ambientale (frigori-feri per esempio...) esistono norme rigide sullo smaltimento, ed esiste un obbligo alla raccolta e comun-

que alla rimozione da parte del Co-mune e del gestore a cui è affidato il servizio di igiene urbana. E non lo diciamo noi, ma l’articolo 184 del “codice dell’Ambiente” (d.lgs. 152/2006).

Possibile che a Sammichele quella copia della Gazzetta Ufficia-le non sia mai arrivata?

Possibile che gli amministratori competenti siano troppo impe-gnati con bandi e giochetti politici di basso livello per occuparsi delle cose per le quali sono stati manda-ti a Palazzo di Città?

Ci avevano detto, in passato, che qualcosa sarebbe stato fatto, che si stavano muovendo, che presto si sarebbe cominciato a vedere qual-cosa di diverso in paese.

Beh? Entro il 2012 ce la facciamo a vedere qualche cambiamento? O dobbiamo aspettare il prossimo calendario Maya?

Ma forse la cosa più deprimen-te e disarmante è che, sempre più spesso, questo scempio ambien-tale avviene tra l’indifferenza della popolazione.

Per fortuna ci sono persone come Vito Spinelli che, armato di dignità e macchina fotografica, ha voluto denunciare le brutture viste, firmandole con il proprio nome e cognome e senza nascondersi die-

tro il facile riparo dell’anonimato.Le foto che il signor Spinelli ci ha

inviato sono di un’eloquenza spa-ventosa. Urlano. Gridano tutta la loro vergogna all’ignavia di un pae-se troppo chiuso dentro le proprie case, ad una classe amministrativa troppo impegnata a gareggiare a colpi di schiamazzi isterici, troppo presa dalle proprie questioni per farsi un giro e rendersi conto di come il paese è.

Non basta scaricare le colpe sui precedenti amministratori.

Non basta portare come scusa il contenzioso su pagamenti non ef-fettuati con il gestore della raccol-ta dell’igiene urbana.

Chiediamoci tutti insieme: voi che cosa state facendo per Sam-michele? Cosa volete fare per dare decoro alla nostra cittadina?

Come volete agire?Tra poco si spegnerà la prima

candelina di questa legislatura co-munale. In silenzio, naturalmente.

D’altronde, se i sammicheli-ni sono quelli che sporcano, che rompono i cassonetti, che se ne fregano del proprio paese, che sporcano incuranti, che agiscono come fossero padroni della città, beh allora hanno gli amministra-tori che meritano. Soffiate insieme sulla candelina e prosit!

Poltrona e frigorifero ben allineati per strada. La campana per il vetro? E’ un comodo muro per le affissioni mortuarie ed elettorali, mentre un gatto guarda curioso in giro...

Sammichele di Bari

Page 26: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201026

Page 27: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 27

Il Concerto meditazione andato in scena nella chiesa S. Maria del Carmine di Sammichele

“O Amore che tantoardi e mai ti estingui…”

di ANTONIO FASANELLI

Il Concerto meditazione “O Amore che tanto ardi e mai ti estingui”, andato in scena

nella chiesa S. Maria del Carmine di Sammichele di Bari, ha unito la danza, il canto, le immagini e la Parola per celebrare il Mistero della Pasqua e per ricordare ad ogni uomo, immagine di Dio stes-so, attraverso l’esperienza di un altro uomo, grande santo e cer-catore di Dio, Francesco d’Assisi, il sentiero perduto dell’Amore che

conduce alla trasfigurazione.L’orchestra e coro “Frammenti

di Luce” (www.frammentidiluce.org), i solisti, le voci recitanti, la fotografia, ben coordinati dal M° Don Maurizio Lieggi, hanno dato vita ad un’esperienza arti-stica affascinante ed avvincente che ha lasciato il giusto spazio all’ascolto, alla riflessione e alla meditazione.

I presenti hanno potuto rivi-vere attraverso la conversione di S.Francesco, il percorso persona-le con Cristo, percorso di Amore che, passando per il perdono, l’umiltà e la morte, genera, salva e trasfigura nell’esplosione gioio-sa della Risurrezione!

La missione che Gesù ha affida-to a Francesco è scoccata da uno sguardo d’amore. E ancora oggi, attraverso lo stesso sguardo del crocifisso di S. Damiano, vuole continuare ad affidare ad ogni uomo la sua missione. Di questo impegno si è fatta carico l’asso-ciazione “Frammenti di Luce” (Don Maurizio Lieggi, Don Mario Castellano, Sr. Cristina Alfano) nata per evangelizzare attraverso l’incontro dell’arte con la novità del Vangelo.

Durante il concerto si sono po-tuti ascoltare canti liturgici e sacri di rara bellezza e valore simbolico come il “Victimae paschali laudes” (gregoriano), il canto più antico nella tradizione della Chiesa per l’annuncio della Resurrezione del giorno di Pasqua.

Questo concerto, riproposto a metà maggio a Torino per l’Espo-sizione della Sacra Sindone, con il resto della produzione artistica dei “Frammenti di Luce”, si appre-sta a segnare altri appuntamenti sia in Italia che all’estero.

Risuona, infine, da uno dei bra-ni letti, l’invito di Cristo Risorto ad ogni uomo: […] Sorgi, allontania-moci da qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardi-no, ma ti colloco sul trono celeste […]”.

Sammichele di Bari

Il direttore Don Maurizio Lieggi con Orchestra e Coro. In basso il pubblico in ascolto

Page 28: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201028

Ai piedi della Sacra Sindonecon l’occhio della fede

di PAOLA CARBONARA *

Un appuntamento che l’Azione Cattolica di Sammichele non ha vo-

luto perdere. In particolare con i ragazzi del

gruppo Giovanissimi dai 14 ai 16 anni ci siamo recati a Torino, ospi-tati dall’Azione Cattolica locale.

Dopo 10 anni dall’Ostensione del Giubileo e dopo l’intervento per la sua migliore conservazione cui è stata sottoposta nel 2002, la Sacra Sindone è nuovamente esposta quest’anno dal 10 aprile al 23 maggio.

L’incontro vero e proprio con la Sacra Sindone è introdotto da un itinerario opportunamente stu-diato e che, partendo dai Giardini Reali, conduce la fila dei visitatori sin dentro il Duomo attraverso una sorta di “galleria d’arte” sul tema della passione di Gesù Cristo.

A conclusione di tale percorso, la Sacra Sindone è esposta quasi come il quadro più importante della mostra, ben stesa dietro un vetro e illuminata nella parte re-trostante per poter essere mag-giormente visibile nelle sue parti più chiare.

Un telo che può essere conside-rato una semplice raffigurazione

sacra, come le precedenti, ma che, perlomeno, lascia l’artificio del dubbio, arricchendosi di mistero.

La questione relativa all’autenti-cità della Sindone, cioè alla certez-za assoluta che essa corrisponda al vero lenzuolo che ha avvolto il Corpo di Gesù nella sua sepoltura,

non può considerarsi ancora con-clusa.

Scienziati, storici e chimici stan-no giustamente procedendo nello studio e nell’analisi del telo per ricavarne informazioni e poter giungere a delle certezze.

Ma per ora non ve ne sono, né

vi sono smentite scientificamente dimostrate.

Con consapevolezza e da perso-na credente, sento di dover sotto-lineare che la fede cristiana non si fonda sulla Sindone, bensì sui Van-geli e sull’annuncio degli Apostoli della vita e degli insegnamenti di

Sammichele di Bari

Page 29: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 29

Gesù.L’autenticità o meno della Sin-

done non intacca minimamente il credo della Chiesa, né i personali percorsi di fede di ognuno.

La fede in Gesù che patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto e, soprattutto, che ri-suscitò dai morti, non appartiene a tutti, né si manifesta in tutti allo stesso modo, ma è frutto di un intimo “Incontro” che si alimenta quotidianamente con l’Eucaristia: per essere forte e sicura non ha bisogno di dimostrazioni.

Finiremmo per cadere in una trappola.

E’ certo, però, che solo la sempli-ce possibilità che l’immagine ma-nifestata su quel lino possa essere quella di Gesù di Nazareth soffe-rente e crocifisso, come descritto dai Vangeli, non lascia indifferenti e suscita commozione in quanti vanno a visitarla.

E proprio l’affluenza a Torino, che ha visto milioni di prenotazio-ni via internet e circa quattromila volontari a disposizione, ne è una viva dimostrazione.

Una partecipazione con nume-ri esorbitanti, non previsti e, se si considerano con la sola ragione, ingiustificabili.

Tanta strada, ore di fila, anche sotto la pioggia, per vedere un telo che può non avere alcun valore possono essere compre-se solo con gli occhi, il cuore e la mente di uomini di fede che non hanno bisogno di dimostrazioni per avere certezze.

Il mistero che avvolge la storia della Sindone non può che esse-re, per chi crede, una ennesima dimostrazione della misericordia di un Dio che si fa piccolo e che non si impone, che vuol essere riconosciuto senza la presunzione di rendersi del tutto e a tutti ma-nifesto.

In questa Ostensione è impor-tante, inoltre, sottolineare anche il messaggio che viene offerto dal tema scelto dal vescovo di Torino, card. Severino Poletto: “Passio Christi, Passio hominis” (Passione di Cristo, Passione dell’uomo).

La contemplazione della Sin-done, che ricorda la sofferenza puramente umana di Cristo, può anche essere intesa come un sem-plice invito per tutti a confrontarsi con le moltissime croci della no-stra umanità sofferente e a sen-sibilizzare il nostro essere uomini e donne di questo mondo alle

situazioni diverse dal benessere disorientante in cui siamo inseriti.

Mi piace pensare, per il futuro, ad una Chiesa che, più che affan-narsi a dover dimostrare con forza le sue verità, si concentri sempre più sull’esaltazione di una fede più intima, più sentita, più auten-tica, più giusta; che si dedichi a comprendere, priva di preconcet-ti e ricca di amore e misericordia, i dolori e le sofferenze del mondo, entrando in simbiosi con esse,

come Dio stesso ha fatto e conti-nua a fare, come attraverso la vita di Gesù ci ha insegnato e continua ad insegnarci.

Mi piace pensare ad una Chiesa che guarda in positivo alla grande forza che episodi come questo evento di Torino hanno su tanta gente, più che irrigidirsi, metten-dosi sulla difensiva.

Mi piace pensare, ancora, che anche questo pellegrinaggio a Torino sia un segno di Dio che si

ripropone alla sua Chiesa e a tutti gli uomini, qui e in questo tempo, sempre uguale: lasciandoci nella piena libertà, invitando all’umiltà e al dono di sé e mostrando la Sua solidarietà con le sofferenze del mondo.

* Segreteria Scuola di Formazione all’impegno

Sociale e Politico* ‘plur@le‘ - Associazione

di Promozione Sociale

Sammichele di Bari

Il gruppo Giovanissimi a Torino insieme ai loro educatori

Page 30: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201030

Page 31: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 31

Sammichele di Bari

Al via “Un minuto che vale una vita”E’ iniziata la campagna gratuita di prevenzione della rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale

“Un minuto che vale una vita” è la cam-pagna di sensibi-

lizzazione contro l’aneurisma all’aorta addominale promossa da SICVE (Società Italiana di Chi-rurgia Vascolare ed Endovasco-lare), che interessa 25 località su tutto il territorio nazionale: fra queste c’è Sammichele di Bari dove, a partire dallo scorso 15 maggio sono iniziate le visite.

Di conseguenza, tutti i cittadi-ni residenti a rischio (maschi tra

Il Vocabolario

ANEURISMA AORTICO ADDOMINALECHE COS’E’?

L’aneurisma dell’aorta addominale è una di-latazione dell’arteria che colpisce oltre 700.000 persone in Europa (84.000 in Italia) con circa 220.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno (27.000 nel nostro Paese). L’incidenza è stimata tra il 4% e l’8% negli uomini e tra lo 0,5% e l’1% nelle donne con più di 60 anni. L’appartenenza al sesso maschile costituisce, infatti, uno dei fat-tori di rischio, oltre al fumo, all’invecchiamento

o a malattie come l’aterosclerosi, la broncopneu-mopatia cronica ostruttiva e alcune malattie infet-tive.

LA SICVE

La SICVE - Società Italiana di Chirurgia Vascola-re ed Endovascolare è stata fondata a Roma nel 1997, e conta oggi oltre 1000 chirurghi associati. Scopi della Società sono: promuovere gli studi e le ricerche nel campo della Chirurgia Vascolare ed Endovascolare; favorire lo sviluppo e la conoscen-za della specialità che studia e cura le materie va-scolari, arteriose, venose e linfatiche; promuovere lo scambio d’idee tra cultori di questa disciplina chirurgica.

Quando una giornalista fa il proprio dovere, cioè cercare il marcio in tutto

ciò che la circonda, questo mestie-re diventa ancora più difficile di quello che è.

E si arriva anche a diventare og-getto di minacce. E’ successo alla collega Fortunata dell’Orzo, Di-rettore di Barilive.it. Erano le 13.30 del 13 maggio quando un anoni-mo l’ha chiamata al telefono e le ha rivolto, tutto rigorosamente in dialetto barese, minacce di ogni genere . Si trattava della voce di un uomo. La Dell’Orzo da tempo, sul suo giornale on line, sta cercando di portare alla luce alcune irregola-rità rilevate all’interno della Multi-servizi di Bari. Ed è proprio a questi articoli che faceva riferimento, nel-la telefonata, questa arrogante e vigliacca voce maschile. Pochi mi-nuti dopo la telefonata, il direttore si è recata presso la stazione dei Carabinieri più vicina per sporgere regolare denuncia.

Alla collega Dell’Orzo la solida-rietà de “il Territorio”. Vada avanti Direttore e continui a “disturbare” criminali, banditi e arroganti. Que-sto territorio ne ha bisogno.

La Redazione

Solidarietà

alla Dell’Orzo

i 65 e gli 80 anni) sono invitati a sottoporsi a un ecocolordoppler preventivo per individuare que-sta patologia presso il Poliambu-latorio della ASL, in Sammichele, via Buonarroti, 2. Il breve esame, non invasivo, indolore e comple-tamente gratuito, permette di conoscere subito lo stato di salu-te dell’aorta addominale e, qua-lora vi fossero delle anomalie, di monitorare e salvare la vita a pazienti altrimenti inconsapevoli del pericolo che corrono.

Nei casi in cui l’aneurisma si rompe, infatti, la mortalità imme-diata è dell’80-90%, e solo la metà di chi riesce ad arrivare in ospe-dale e ad essere operato si salva. Se invece l’aneurisma dell’aorta addominale viene scoperto per tempo può essere tenuto sotto controllo, oppure operato, se è il

caso, con una percentuale di suc-cesso del 97%.

La presentazione ufficiale dell’iniziativa, divenuta rotariana a livello locale, sarà presentata alle autorità, ai medici, ai farma-cisti, ai Rotary club di Altamura, Acquaviva delle Fonti - Gioia del Colle, Monopoli e Putigna-no, alle altre associazioni di vo-lontariato e alla cittadinanza e si terrà presso la biblioteca del Comune di Sammichele venerdì 4 giugno, a partire dalle ore 18.

Parteciperanno il Dr. Vito D’Elia, Primario di Chirurgia va-scolare presso l’Ospedale “Miulli”, ed il suo staff, mentre a fare gli onori di casa saranno il sinda-co Natale Tateo e la presidente del Rotary Club Acquaviva delle Fonti - Gioia del Colle, avv. Mar-gherita Pugliese.

Page 32: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201032

Page 33: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 33

sport - Sammichele di Bari

Sporting Club, playoff amariIn semifinale festeggia il Casamassima, ora occhi puntati sulla società che dovrà programmare il futuro

Per la terza volta negli ultimi quattro anni lo Sporting Club Sammi-

chele vede infrangersi ai playoff le speranze di promozione. Al termine di un campionato equi-librato ed estenuante, i bianco-celesti hanno chiuso al quinto posto, dopo essere stati a lungo in ballo per la vittoria del titolo.

Tutto dunque si è deciso negli spareggi che hanno visto coin-volte, oltre alla formazione locale, anche Fragagnano, Appia Brindisi e Casamassima. Il calendario ha incrociato proprio i destini di Ca-samassima e Sammichele, che si sono sfidate per accedere alla fi-nale. Nella gara d’andata la squa-dra di Tommaso Narraccio ha disputato una partita pressoché perfetta; nonostante la squalifica del bomber Angelo Pascalicchio e la rosa risicata a disposizione, il Sammichele si è imposto per due reti a zero, grazie alle marcature di Gianluca Colapietro e Giuliano Salvati, propiziate da un ispira-tissimo Leonardo Schettino. No-

nostante inferiorità numerica per l’espulsione di Cipriano Chiechi a metà del secondo tempo, i locali non si sono scomposti e sembrano dunque aver ipotecato la finale.

Nella gara di ritorno, però, il Sammichele ha disputato una delle peggiori partite della sta-gione, tutto chiuso in difesa senza quasi mai rendersi pericoloso in avanti. Alla fine il Casamssima si è imposto per 2-0, identico risulta-to dell’andata, ma ha comunque passato il turno in virtù della mi-glior posizione di classifica al ter-mine della regular season (Casa-massima secondo alle spalle del Leporano, Sammichele quinto).

È così calato il sipario su un’al-tra stagione comunque positiva, visto che l’obiettivo della società, ad inizio stagione, era quello di conquistare una tranquilla per-manenza. Resta comunque un pizzico di rammarico per le gare perse durante il campionato con-tro avversarie sicuramente alla portata, che avrebbero garanti-to ai biancocelesti una migliore posizione nella griglia playoff.

Ora, occhi puntati sulla so-cietà che dovrà programmare il futuro, con la speranza di poter vedere anche per la prossima stagione sportiva una squa-dra di calcio di Sammichele.

di LEONARDO NETTI

Non è ancora termina-ta la stagione del GS Atletico Sammichele;

la locale squadra di pallavolo, impegnata nel campionato re-gionale di serie C, dopo aver chiuso all’undicesimo posto il proprio girone, è chiamata a conquistare la salvezza passan-do dai playout.

I biancocelesti si sono trovati di fronte il Lecce Volley (nono nel proprio girone), non essen-do riusciti a conquistare nean-che un punto nelle ultime due partite casalinghe contro Man-fradonia e Triggiano, squadre senza obiettivi che però hanno portato a casa l’intera posta in plaio. L’undicesimo posto finale, dunque, ha impedito al Sammi-chele di sfruttare il fattore cam-po nelle gare di spareggio.

Il GS Atletico, al termine di una gara molto intensa e protrattasi per oltre due ore, ha avuto la meglio sui coriacei avversari, vincendo per 3-2 dopo essere stata in svantaggio per due set a uno. È stato un match gioca-to a viso aperto da entrambe le compagini, con il Sammichele che ci ha creduto fino alla fine nonostante le mille difficoltà che già da tempo attanagliano il gruppo.

Per conquistare la salvezza, dunque, i ragazzi del presiden-te Gerardo Spinelli dovranno ora vincere almeno una delle due trasferte, con l’obiettivo di sovvertire un pronostico che li vedeva sfavoriti vista la forza e soprattutto l’esperienza degli avversari, abituati a gare di que-sto tipo.

La posta in palio è quindi al-tissima; solo nel caso in cui si riuscisse a conquistare la per-manenza si potrebbero infatti gettare le fondamenta per un futuro più ambizioso.

L.N.

Gs Atletico,

ora provaci

Dopo la rocambolesca eli-minazione in Coppa Italia, all’ASD Sammichele re-

stava solo il campionato per poter alimentare le residue speranze di accedere alla serie B nazionale. Già lontani dal primo posto che valeva la promozione diretta (alla è stata la matricola Foggia a festeggiare), i biancocelesti hanno ottenuto la qualificazione ai playoff, terminan-do al quarto posto subito alle spal-le delle due formazioni di Mola.

Agli spareggi, disputati sul neu-tro di Barletta, si è vista la stessa

squadra osservata per tutta la sta-gione; spumeggiante nella gara di semifinale, molle invece nella sfida decisiva. In semifinale gli uomini di Angelo Mastrocesare hanno avu-to ragione del Virtus Mola, trascina-ti dalla verve realizzativa di Victor Favalli e dalla grinta di Angelo Satalino: partita decisa ai tempi supplementari da una doppietta del brasiliano, dopo che gli avver-sari avevano acciuffato in extremis il pareggio grazie ad un dubbio cal-cio di rigore.

Nella finale disputata contro il

Asd Sammichele, addioal sogno della serie B

Real Mola, invece, il Sammichele è sembrato solo un lontano paren-te della squadra tonica ammirata qualche giorno prima. Per tutto il primo tempo i biancocelesti sono stati in balia degli avversari, senza mai riuscire ad imbastire trame di gioco pericolose e subendo ben tre reti nei primi 20 minuti. La rea-zione, arrivata solo nella ripresa, è però stata troppo flebile per ribal-tare il risultato, al cospetto di un av-versario che ha giocato con ordine andando ancora a segno grazie a micidiali ripartenze.

La società del presidente Do-menico Spinelli dice dunque ad-dio ai sogni di gloria, al termine di una stagione partita con ben altre aspettative, visti i grandi nomi giun-ti alla corte di Mastrocesare. Resta la sola soddisfazione di aver messo in bacheca i primi due trofei della società, ovvero la Coppa Puglia e la Supercoppa Regionale, i punti di ri-partenza per un nuovo progetto che si spera possa portare il Sam-michele ad affacciarsi finalmente sul palcoscenico nazionale.

L.N.

Page 34: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201034

E’nato. Si è celebrato il pri-mo Consiglio comunale dell’era Squicciarini.

A presiederlo, il consigliere an-ziano, ovvero quello che ha ricevu-to più consensi. In questo caso si è trattato del secondo più suffragato, Giuseppe Magistro (Pd), data l’as-senza all’inizio dei lavori di Imma-colata Morano (Pd).

GLI ELETTI TRA VETERANI E NUOVI ARRIVI

Al primo punto all’ordine del giorno c’era la convalida degli elet-ti, quindi la discussione di eventua-li casi di incompatibilità alla carica di consigliere comunale.

Il centrodestra, quello dell’op-posizione, si è presentato con gli stessi volti che abbiamo visto nelle passate legislature. Niente di nuo-vo sotto il sole.

La coalizione di Squicciarini, in-vece, volti nuovi ne ha portati. Ma è proprio qui che esiste un possibi-le punto debole, nella imprepara-zione di alcuni che possono facil-mente cadere sotto il fuoco di fila dell’opposizione, guidata da gente che la politica e l’amministrazione della cosa pubblica le masticano da sempre.

La speranza è di evitare di assiste-re ad indecorose scene del passato, con consiglieri incapaci di affron-tare un dibattito politico, pronti ad alzare la mano al consueto segnale di qualcuno.

LE DIMISSIONI NON COMUNICATE

DI FRANCESCA PIETROFORTE

In aula c’è un abusivo, tuonava

di MIMMO FERRANTE qualcuno dall’opposizione. Era Do-menico Tria, primo dei non eletti del Pd, seduto, però, tra i banchi della maggioranza. Così, finalmen-te, qualcuno ricordava di comuni-care all’intera assise che Francesca Pietroforte, la più suffragata del Pd, ha accettato l’incarico di As-sessore mezz’ora prima dell’inizio del consiglio comunale, decaden-do automaticamente dalla carica di consigliere. Non c’era effettiva-mente alcun errore formale ma si ammetteva la mancata comunica-zione, per altro dovuta, al consiglio comunale.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Alessandro Benevento, new entry in quota Idv, annunciava la volontà della maggioranza di affi-dare la carica al consigliere Angelo Maurizio (Idv). Su questo nome, il sindaco chiedeva la condivisione della minoranza.

Franco Pistilli lanciava una pro-posta alternativa: il consigliere Mar-cello Carucci (Sel), definito dall’ex Sindaco “memoria storica del cen-trosinistra acquavivese”. Un uomo di sinistra, quindi, che poteva fun-gere da collante tra maggioranza e opposizione. L’ex sindaco pare aver preso a cuore l’annosa questione dell’unità del centrosinistra; Pistil-li, considera l’elezione di Carucci il primo passo verso un armistizio, una tregua nel centrosinistra, e si è augurato che ciò possa accadere anche a destra; l’auspicio è un sano apparentamento all’opposizione con il centrodestra ufficiale di Mi-chele Petruzzellis.

Claudio Solazzo (Giovani per Petruzzellis) rileggeva, a sua vol-ta, l’intervento di Squicciarini del

18 luglio 2006 quando, a nome dell’opposizione di centrosinistra, chiese a Pistilli la presidenza del consiglio per il Pd. In tal modo, si sottolineava l’incoerenza tra il dire ed il fare.

“La presidenza del Consiglio co-munale alla maggioranza è una volgare forma di lottizzazione tutta interna alla maggioranza” denun-ciava Carucci.

Per Francesco Giuseppe Attol-lino (Udc) tutta la polemica era solo una mera perdita di tempo in questioni di scarso interesse per la cittadinanza. Il consigliere ha te-nuto a precisare che la coalizione di maggioranza non è di “centro-sinistra”. Attollino fa parte di una “coalizione allargata, che guarda a destra, al centro e a sinistra”, un centro che non va oltre, bensì ver-so i poli, secondo il teorema Azzo-ne-Bonavoglia. Pistilli lo definisce “strabismo ideologico”, noi augu-riamo che non venga il torcicollo a nessuno.

Si passa al voto. Maurizio è pre-sidente del consiglio comunale ac-quavivese con 13 voti.

LE LINEE PROGRAMMATICHE

Francesco Squicciarini ha presen-tato la sua come l’amministrazione dell’ascolto. Una Giunta che vuole trasmettere serenità, ispirandosi ai criteri della massima efficienza e trasparenza. La priorità è lo svilup-po economico e le politiche sociali, per ricostruire un tessuto sociale disgregato. C’è bisogno di un ri-sveglio culturale della città. Giu-sto un cenno sul PRG per dire che è superfluo annunciare di volerlo approvare, lo sanno anche i bambi-ni. Per quanto riguarda il Miulli, la strada da seguire è quella del dia-logo con l’Ospedale per il riutilizzo dei vecchi plessi , anticipando che l’intenzione è di insediarvi gli uffici del Tribunale e della ASL.

Petruzzellis ha chiesto che quan-to annunciato dal sindaco sia messo a confronto con il bilancio approvato dal Commissario prefet-tizio, al fine di capire la fattibilità di quanto detto. A quel punto, Pistilli invece si lanciava in un lungo mo-nologo, molto appassionato, qua-si catartico: “I problemi di Palazzo prenderanno la maggior parte del vostro tempo, non è un caso che la giunta l’abbiate decisa 30 minuti pri-ma del consiglio”.

Nessuno può mettere in dubbio la sincerità di chi proferisce queste

parole, un ex sindaco che di ricatti dalla sua maggioranza ne ha dovuti subire, accontentando fin quando ha potuto. L’intervento prosegue, rivendicando la paternità di molte delle opere che la nuova Ammini-strazione comunale si troverà ad inaugurare, come quelle relative ai contratti di quartiere. Certo è che questo lungo discorso di auto-be-atificazione non piace per niente ai consiglieri della maggioranza che rispondono a tono. Roberto Tisci (Io Sud) si becca la definizione di “V.A.P., vuoto a perdere” da parte dell’ex sindaco. Il consigliere Filip-po Cassano richiede con insistenza la presenza in aula del consigliere Pistilli per smentire molto di quello che ha detto. Al suo rientro, l’ex Sin-daco esclamava un canzonatorio “Io sono la vostra essenza”.

UNO SPETTRO IN AULA

Come dargli torto, se tutti av-vertono con estrema urgenza il bisogno di confrontarsi con lui, di smentire quello che dice, di fargli l’opposizione quand’anche non è più lui Sindaco e se Tisci nella foga del suo intervento incorre in una simpatica quanto grave gaffe chiamandolo “Sindaco Pistilli”. Uno spettro si aggira a Palazzo De’ Mari. Sembra che non si riesca a tagliare il cordone ombelicale con la passa-ta amministrazione, e con l’uomo che la guidava. E lui si è divertito per quasi tutto la durata del Con-siglio comunale a far parlare di sé, ad essere protagonista anche negli interventi degli altri, trovando facili sponde nella maggioranza e in al-cuni consiglieri che, evidentemen-te, non hanno ancora elaborato il lutto per la prematura scomparsa della precedente amministrazione. E pensare che il morto tre giorni si piange.

A palazzo De’Marialeggiava uno spettroLa maggioranza evocava in continuazione Franco Pistilli

Acquaviva delle Fonti

Page 35: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 35

Da dove si ricomincia? Ora incombono i problemi, quelli veri, per l’Ammi-

nistrazione comunale neo-eletta, guidata da Francesco Squiccia-rini. Ed i problemi di questa città, nella loro gravità, non hanno co-lore politico, ma hanno bisogno della politica.

La prima seduta consiliare era quella inaugurale. Ed è l’unica ed ultima attenuante per i consiglieri di maggioranza. Il dibattito in Aula è stato monopolizzato dalle mino-ranze. L’aspetto che balza subito in tutta la sua evidenza è l’assenza all’interno della maggioranza che ha vinto le elezioni di consiglieri con esperienza politica ed ammi-nistrativa alle spalle. E ciò, per loro stessa ammissione.

TRE CAVALLI DI RAZZA

La minoranza si presenta con tre cavalli di razza. Su questo non v’è il minimo dubbio. Il primo, in rigoroso ordine alfabetico, è Mar-cello Carucci. Che il Pd abbia de-liberatamente cercato la rottura politica con Sel lo capisce anche un bambino. Ma non fino al punto da negare la possibilità a Marcello Carucci di essere eletto presiden-te del Consiglio comunale. Oltre che ispirarsi al bon ton istituzio-nale verso chi rappresenta in quel consesso una metà dell’elettora-to, l’elezione di Carucci avrebbe potuto ricucire lo “strappo” nei rapporti ormai compromessi con

Tre under 40, due donne, quattro sono alla prima esperienza politico-am-

ministrativa. Su sei assessorati il Sindaco ha deciso di assegnar-ne cinque, uno per ogni partito della coalizione, mantenendo per sé alcune deleghe. Ecco nomi e deleghe nel dettaglio.

Francesco Squicciarini sin-daco con deleghe a Bilancio, Finanze, Polizia Municipale, Personale, Formazione profes-sionale, Ambiente e Servizi Eco-logici).

Leonardo Mastrorocco (Idv) vicesindaco con delega a: Lavo-ri Pubblici, Verde pubblico, Ci-mitero e Servizi Cimiteriali, Edi-lizia scolastica, Arredo urbano, Gestione strutture pubbliche e di pubblica utilità, Contratti e appalti, Protezione civile, Tribu-ti, Lotta all’evasione ed elusione fiscale – Contenzioso, Randagi-smo, Catasto.

Vincenzo Casucci (Udc) è as-sessore allo Sviluppo e alle atti-vità produttive (commercio, in-dustria e artigianato), Zona P.I.P., Agricoltura, Commercio, GAL, Igiene e sanità, Trasporti pubbli-ci, Traffico e viabilità, Sicurezza e legalità, Piano strategico.

Alberto Della Corte (Compa-gnia delle Arti) ha ottenuto le deleghe dell’ urbanistica, Piani-ficazione del Territorio, Edilizia privata, Riqualificazione cen-tro storico e Attuazione P.R.G., P.D.R., P.P. e P.D.L..

Francesca Pietroforte (Pd) è assessore con delega alle Poli-tiche giovanili, Cultura, Manife-stazioni civili, Promozione del territorio, Problemi del lavoro, Pari opportunità, Pubblica istru-zione, Spettacolo, Turismo, Uni-versità, Ufficio Informa Giovani e Politiche dello Sport.

Carmela Capozzo (Io Sud) si occuperà di Politiche sociali, Politiche per la persona e Soli-darietà sociale.

Ecco i nomi

della Giunta

Maggioranza e 3 cavalli di razzaD’ora in avanti, si fa sul serio: i problemi non attendono

di VALENTINO SGARAMELLA una lista che ha ottenuto un otti-mo risultato. Chi ha guidato il Pd (visto che Squicciarini non è più Coordinatore cittadino) nella sua lenta deriva verso il centro-destra di UdC ed Io Sud? Al punto da la-sciare che il nome di Carucci fosse sponsorizzato da Pistilli. E se do-mani la maggioranza scricchio-lasse, a chi chiederà aiuto? Agli estranei del centro-destra con cui tentare un inciucio o ai “cugini di sangue”, per dirla alla maniera di Pistilli? Stupisce che il consigliere Filippo Cassano rimproveri a Ca-rucci l’elevato tasso di preparazio-ne culturale. L’ex consigliere del Pci ha un’esperienza politica invi-diabile. Prendiamo atto che oggi avere cultura è un difetto, anzichè una qualità. La competizione devi farla al ribasso, se vuoi vincere. Ma questo era anche il personale poli-tico del quale la prima Repubblica poteva menare vanto.

MICHELE PETRUZZELLIS

Il secondo cavallo di razza si chiama Michele Petruzzellis. Con la concretezza ci si dovrà misurare. Con quella di chi dice: “Chiediamo che sin dal prossimo Consiglio il Sindaco venga con dati concreti, con le risorse finanziarie per portare avanti la progettualità”. E ancora: “Abbiamo bisogno di vedere il bi-lancio previsionale approvato dalla Commissaria, perchè non può con-tinuare a dire cose slegate dal siste-ma finanziario”.

E che elimina ogni traccia di demagogia quando afferma, dai banchi della minoranza: “Non cre-do che qualcuno abbia la bacchet-ta magica; c’è bisogno di studiare politiche finanziarie diverse dalle normali vie”.

Insomma, chiacchiere e stru-mentalizzazioni politiche stanno a zero. Il centrodestra è deflagrato, in questa città. Petruzzellis rap-presenta la conoscenza perfetta della macchina amministrativa dal suo interno, fin nei gangli remoti. Manca una visione politica gene-rale del PdL.

Difficile affidarla nuovamente a Franco Pistilli, la cui gestione è sta-ta sonoramente bocciata dai fatti e poi dagli elettori. Occorre trova-

re nuovi protagonisti, nuove per-sonalità forti capaci di parlare al cuore ed alla mente della gente.

FRANCO PISTILLI

E’ il terzo cavallo di razza, piaccia o non piaccia. Si dirà: è un uomo di potere. Non è facile gestire il po-tere per 8 anni, mediando in con-tinuazione tra fameliche voracità in una vasca di piranha. Leone e volpe, avrebbe detto Machiavelli. Astuzia ed aggressività, al mo-mento opportuno, sapientemen-te dosate. Proporre un comunista alla presidenza del Consiglio ha spiazzato il Pd. Lo ha costretto a scavare un fossato con Sel. Non solo. Carucci esprime cultura poli-tica. Io Sud e l’UdC cosa sono, se non schegge instabili della poli-tica? La giunta Squicciarini dovrà fare molta attenzione a Pistilli. La gente dimentica. E l’ex Sindaco è il politico professionista che sa in-cantare le folle. Ha già dichiarato che presenterà una mozione ad ogni Consiglio comunale. E’ un film già visto. Ma ha funzionato una prima volta. E poi mobiliterà la piazza, eccitando gli animi.

LA MAGGIORANZA

Non volava una mosca nel set-tore riservato alla stampa, nel momento in cui hanno comin-ciato a replicare i consiglieri della maggioranza. La curiosità era alle stelle. Dalle prime parole capisci che siamo su altro pianeta. Più o meno tutti, leggevano un foglio scritto. La cosa che colpiva erano frasi come: “Abituato ad assistere da spettatore, non vi nascondo che l’effetto di questo scambio di ruoli è sì gratificante ma al contempo carico di responsabilità”. Il proble-ma è avere consapevolezza vera del ruolo. Essa si esprime con la sobrietà e con gli atti amministra-tivi.

Non possiamo pensare che la coalizione che ha vinto le elezioni sia stata composta da spettatori che, da un giorno all’altro, si sono trasformati in amministratori del-la cosa pubblica. Ma era la seduta inaugurale. Ed è l’unica ed ultima attenuante. Da oggi, si fa sul serio.

Acquaviva delle Fonti

Page 36: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201036

Page 37: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 37

Gran parte del suo in-tervento, l’ex Sindaco, Franco Pistilli, lo ha

incentrato sui meriti della sua Amministrazione, peraltro non ri-conosciuti. Il compito che Pistilli legittimamente si prefigge è quel-lo di impedire che la nuova mag-gioranza si appropri di progetti precedenti. Vediamoli, questi pro-getti.

SERVIZI SOCIALI

Ha ricordato che la sua Ammini-strazione aveva “messo in gioco” un milione e mezzo di euro, da destinarsi ai servizi sociali. Una ci-fra ripetuta puntualmente ad ogni bilancio di previsione, ogni anno. Bisogna solo capire se una somma così importante sia stata delibera-ta ogni anno per 8 di permanenza a palazzo De’ Mari o una sola vol-ta. Nel primo caso, infatti, I servizi sociali di Acquaviva avrebbero be-neficiato di ben 12 milioni di euro. Sta di fatto, però, che le fasce de-boli della società non usufruisco-no di buoni pasto nelle classi ele-mentari che adottano il turno del tempo pieno. Si narra addirittura che in un caso la vice-Segretaria comunale, in risposta al genitore che lamentava la cessazione del servizio, si sia offerta di pagare di tasca propria il buono pasto, otte-nendone un rifiuto.

OSPEDALE MIULLI

Pistilli ha affermato: “Voglio ve-dere se consentirete che un ente ecclesiastico si appropri dei beni che un avvocato ha lasciato agli acquavivesi. Voglio vedere se vi co-stituirete in giudizio contro l’ente ec-clesiastico”. E’ stato ripetuto a iosa in questi anni che Pistilli ha tes-suto lodi sperticate nei confronti degli amministratori e dello stesso Ospedale Miulli. Partecipò in pom-pa magna all’inaugurazione del nuovo Miulli, a fianco del gover-natore e degli organi regionali che avevano autorizzato la costruzio-ne del complesso. Oggi, ingaggia una battaglia laicista per la natura pubblica dell’ente. In Aula, Pistilli ha ricordato la sua “richiesta al Ve-scovo per destinare il vecchio plesso

Un nuovo sport: le pistilleidi!Florilegio di affermazioni in Consiglio comunale dell’ex Sindaco

a sede del nuovo Tribunale”. Ma il nuovo Tribunale non doveva forse sorgere nella zona ex 167, come di-mostrato dai programmi triennali delle opere pubbliche a partire dal 2004? D’improvviso, nel 2008, il Tri-bunale scompare dal piano delle opere pubbliche e dai contratti di quartiere. Pistilli non ha mai detto il motivo di questa cancellazione. Non giungeva il finanziamento? Era impraticabile il programma ministeriale? Ha detto, però, di vo-lere il nuovo Tribunale nel vecchio plesso ospedaliero. Con o senza il parere dell’ente ospedaliero.

PIANO REGOLATORE GENERALE

Oggi, l’ex Sindaco attribuisce al centrosinistra ed allo stesso Com-missario prefettizio, la responsa-bilità di non aver favorito l’iter del PRG. Pistilli era il Sindaco della cit-tà, aveva una maggioranza solida, Presidente di Regione era Raffaele Fitto. Ha adottato il PRG dopo un mese dal suo insediamento. Sono trascorsi 10 anni da quell’adozio-ne, Acquaviva è priva di uno stru-mento urbanistico e si pretende di scaricare sul centrosinistra il fatto di “avere cambiato tutto”. Risibile. Chi era al governo della città ? L’as-sessore regionale Barbanente di-verse volte, in visita ad Acquaviva, dichiarava che il Comune avrebbe dovuto adeguare il PRG alle pre-scrizioni della Regione. In alter-nativa, avrebbe potuto ricorrere in giudizio contro le prescrizioni imposte dalla Regione oppure revocare il PRG ed adottarne uno

L’ex sindacoha ribaditoi vecchi progettiportati avantidalla suaamministrazione

nuovo di zecca. Nulla è stato fatto. Oggi, versiamo lacrime di cocco-drillo?

CONTRATTI DI QUARTIERE

E’ giunta la prima tranche del fi-nanziamento dei contratti di quar-tiere, sostiene Pistilli. Ed è vero. Due ordinativi di pagamento sono stati depositati presso la tesoreria regionale, ossia il Banco di Napo-li. Sono due gli importi: il primo è pari a 249.939,48 euro. Il secondo è di 134.582,81 euro. Il totale è pari a 384.522,29 euro. Siamo lontani dai 600 mila euro dichiarati. Per incassare effettivamente questo finanziamento, il comune di Ac-quaviva deve dimostrare di essere in possesso dei suoli della ex 167. Come detto più volte, il Comune

Confcommercio denuncia:troppi disordini nel ComuneEletto il nuovo vertice di Confcommercio nella provincia di Bari. Nuovo

presidente dell’organizzazione è Alessandro Ambrosi, eletto alla guida della confederazione per la seconda volta consecutiva. Dell’esecutivo provinciale, composto da ben 15 componenti, fa parte anche l’acqua-vivese Vito Abrusci. “Il mondo del commercio in questa città presenta numerose problematiche e difficoltà”. Come fatto rilevare in una nota in-viata di recente al Prefetto di Bari, Carlo Schilardi, ed al Questore della città capoluogo, Giorgio Manari, si registra una situazione di disordine nella concessione di autorizzazione alla vendita di alimenti e bevande, nell’abusivismo commerciale, nella carenza di aree deputate a parcheg-gio per carico e scarico merci e così via. La nota è stata inviata alle mas-sime autorità a seguito di mancate risposte da parte del capo dell’Ufficio tecnico, Giovanni Di Donna, e del Comandante della polizia municipale, Giovanni Centrone a reiterate richieste da parte della Confcommercio di Acquaviva delle Fonti.

non può dichiararsi titolare delle aree in quanto pendono ancora dei contenziosi. Tanto è vero che le imprese di costruzione che si aggiudicarono alcuni lotti nel lon-tano 2004 non sono mai riuscite a stipulare gli atti di compravendita dal notaio proprio a causa dei con-tenziosi pendenti.

La proprietà delle aree è ancora sub iudice, ragione per cui la Re-gione non può erogare i finanzia-menti, altrimenti ne rispondereb-bero direttamente i funzionari.

La Giunta Pistilli è caduta perchè non è stato approvato il program-ma triennale delle opere pubbli-che. Al suo interno era inserito il contratto di quartiere, automatica-mente bocciato anch’esso. I 5 mi-lioni di euro che lo Stato erogava erano legati al contratto di quar-tiere. Domanda finale: arriveranno davvero I 5 milioni?

Chi vivrà vedrà.

Acquaviva delle Fonti

Pistilli durante la prima seduta della nuova legislatura

Page 38: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201038

Questa città ci ha abituati alle sue infinite compli-canze. Il perno principale

è palazzo De’ Mari. La politica inte-sa come potere.

L’amministrazione della cosa pubblica conserva ancora intatta la capacità di condizionamento, se non di ricatto ed intimidazione.

Una società, invece, cresce solo se il pubblico si limita a fissare le regole del gioco, valide per tutti. Deve fare da arbitro. Ma i giocatori siamo tutti noi. Se l’arbitro decide chi deve vincere, è la fine. Ogni que-stione si complica. Si va alla ricerca del più piccolo dettaglio. Il capello si trasforma in fune. Le funi s’intrec-ciano. Il groviglio si fa inestricabile. Ed una città soffoca nei problemi.

Parliamo o, meglio, riparliamo di cantina sociale.

Lo facciamo perchè c’è una sen-tenza del Consiglio di Stato che conferma una precedente senten-za del TAR. Vediamo di cosa si trat-ta. Nel 2006, quando ancora tutta la vicenda era nella pancia di Giove, in Consiglio comunale si discute sui destini della ex Cantina Sociale. La società cooperativa è fallita. Re-stano i ruderi di un immobile. C’è la richiesta di un permesso a costruire per trasformarlo. Per fare questo, il Consiglio comunale deve appro-vare un Piano di Lottizzazione. In quella occasione, spunta l’esistenza di una variante al vecchio Program-ma di Fabbricazione (PdF). Una variante trasforma la destinazione d’uso di una zona. Tanto per fare un esempio, se in un’area possono sorgere solo comignoli di indutrie, approvando la variante l’area divie-ne a destinazione residenziale. Puoi edificare case.

La variante, approvata dal Comu-ne, passava poi all’esame dell’ente sovraordinato: la Regione Puglia. Quella variante non è mai stata approvata in via Capruzzi. Quindi, ogni permesso a costruire sarebbe un abuso.

Sta di fatto che l’impresa edile Edilres ottiene un permesso a co-struire in presenza di una varian-te approvata solo dal Comune. La Edilres realizza lo scheletro del

Il groviglio della CantinaUna variante concede un permesso a costruire...abusivo?

fabbricato. Quando già l’immobile grezzo è realizzato, viene fuori un parere favorevole a costruire, da parte dell’Ufficio Tecnico, su un al-tro suolo confinante con la Cantina Sociale. La proprietà è della fami-

glia Caponio-Colasuonno. Viene prevista la demolizione di un fab-bricato fatiscente e la edificazione di un secondo fabbricato da desti-narsi a civile abitazione. In totale, 3 appartamenti disposti a schiera.

di VALENTINO SGARAMELLA

Variante sì variante no“se famo du spaghi”

La variante approvata dal solo Consiglio comunale ma non dalla Regione, vie-

ne ritenuta valida a tutti gli effetti. Si può edificare. Una parte del suo-lo dell’area cantina sociale si dice abbia una destinazione B2 sulle mappe, ossia zona di completa-mento su cui edificare anzichè D1, ossia zona destinata ad opifici, ca-pannoni industriali, non abitativo. Il valore venale del suolo schizza in alto, è evidente.

In quell’epoca, l’allora consiglie-re comunale di minoranza, Lino Romanelli, compie una sua per-sonale indagine, al termine della quale qualcosa viene alla luce. Si sta dando avvio ad un’altra varian-te, quella di piazza Garibaldi, grazie alla quale un’area viene destinata alla realizzazione di un campo di pallavolo, con delibera di Consi-glio comunale risalente al 1979. Quella variante è valida, perchè ha ricevuto il sì da parte della Giunta regionale, a differenza di quanto accaduto per la variante della can-tina sociale. Caso strano, l’Ufficio

Tecnico usa due pesi e due misure. Se per la cantina sociale concede il permesso a costruire, in questo caso lo nega pur essendo tutto in regola. Per Di Donna, la variante di piazza Garibaldi non è valida. Sbal-zi d’umore.

Questo episodio, però, mette probabilmente in guardia l’Ufficio Tecnico. Giovanni Di Donna divie-ne capo dell’UTC, nel 2001. Nel 2006, a seguito delle vicende di piazza Garibaldi, avverte l’esigenza di redigere una ricerca di eventuali ulteriori varianti che potrebbero essergli sfuggite perchè approvate prima del suo arrivo, nel 2001. “Po-trebbe venir fuori qualche altra va-riante di cui non sono al corrente”, lo sentono esclamare nei corridoi di palazzo De’ Mari. Di tali varianti potrebbe non esservi traccia sulle mappe. Cinque anni di tempo non sono bastati ad effettuare una rico-gnizione.

E’ impensabile che Nicola Forcil-lo, il precedente capo dell’Ufficio Tecnico, non abbia mai provveduto

ad una ricognizione in tal senso. Ad Acquaviva giungono diversi tecni-ci da Comuni viciniori, Consulenti Tecnici d’Ufficio (CTU) che devono conoscere la strumentazione urba-nistica. Mica per ognuno di essi si effettua una ricerca delle varianti, caso per caso. La strumentazione urbanistica del Comune è libera-mente consultabile presso una car-tolibreria sita in via Bari. Del resto, nessuna strumentazione urbanisti-ca ha mutato in modo sostanziale le destinazioni d’uso delle singole aree, fatta eccezione per minuscole varianti che modificavano in modo parziale un’area. E, parafrasando il testo di una canzone: “variante sì, variante no, se famo du spaghi”.

Alcuni tecnici presentano l’area come zona D1, altri come zona B2.

La Edilres provvede a edificare il rustico del fabbricato. Subisce, inizialmente, un provvedimen-to da parte dell’Ufficio tecnico di sospensione del permesso a co-struire in via cautelativa, sine die. Nella disciplina urbanistica, inve-ce, sembra che questo provvedi-mento non esista. In realtà, il capo dell’UTC prende tempo in questo modo. Viene coinvolta la regione Puglia che rispose confermando effettivamente la validità della

l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti

Page 39: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 39

originaria tipizzazione D1, quindi zona industriale.

La Regione non rispondeva e l’atteggiamento dell’impresa non era non ispirato ad una forte con-trapposizione. La ditta avrebbe potuto anche ricorrere al TAR con-tro un permesso a costruire prima concesso e poi sospeso e chiedere al Comune un risarcimento. Invece, la ditta fece appena una diffida. Una contestazione leggera, in ogni caso.

Trascorre il tempo. Di Donna convalida il permesso a costuire dopo alcuni mesi. Non si vogliono arrecare ulteriori danni all’impresa. Di Donna sostiene che l’interesse pubblico è secondario rispetto al privato che è preminente. Secondo l’UTC il permesso a costruire dato all’impresa è valido, è trascorso an-che molto tempo e in terzo luogo I lavori erano in uno stadio avan-zato. In realtà, era trascrso meno di un anno. Le opere non erano in uno stadio veramente avanzato. C’era solo lo scheletro dell’immobi-le. In ogni caso, l’interesse privato andava privilegiato. A quel punto, non esisteva più alcuna questione Edilres.

Il secondo provvedimento as-

sunto fu annullare il parere favo-

revole che era stato dato sull’altro suolo di proprietà di Caponio e Colasuonno. La motivazione fu che quella era zona industriale (D1) e che la variante in realtà non era mai stata approvata. Parte un ricor-so al TAR che da ragione a Caponio e Colasuonno. Si può edificare. Tra le motivazioni addotte dalla Magi-stratura amministrativa, una desta stupore. Quell’area, sulle mappe è classificata come B2, ossia zona di completamento. Tutti sapevano però che quella era zona D1, indu-striale.

Ma perchè il TAR assume una motivazione che ha del clamo-roso? La verità è che sin dal 1980 l’UTC ed I tecnici progettisti hanno utilizzato una tavola particolare del PRG in cui l’area situata tra via Einaudi e via Ciccarone era stata sempre ritenuta come edificabi-le. D’improvviso, nel 2006, alcuni consiglieri comunali, in fase di ap-provazione del Piano di Lottizza-zione della cantina sociale hanno sollevato il problema della validità di quella variante di tipizzazione di zona. Non era mai stata appro-vata e non era valido il permesso a costruire della Edilres. C’era stato, probabilmente, un errore da parte dell’UTC, nel rilascio di un permes-so a costruire su un’area sulla quale era abusivo farlo.

“Superficialità nell’istruttoria, qualificazione da cui difficilmente può dissentirsi vuoi perchè da parte ricorrente si è depositata agli atti di giudizio l’istanza concessoria riguar-dante la demolizione di costruzione esistente e la realizzazione di un complesso edilizio in via Ciccarone sia perchè l’Amministrazione non ha ritenuto chiarire la difforme indica-zione”. I magistrati, nella sentenza, pongono in evidenza la superfi-cialità e l’approssimazione con cui viene trattata una questione così rilevante. E’ evidente che a qual-cuno interessava che la questione procedesse in un certo verso.

Ancora I giudici: “A tutt’oggi, la deliberazione di Consiglio comunale numero 41 del 25 gennaio 1980 ed allegata alla Tavola numero 5 della zonizzazione, non è stata oggetto di rituali provvedimenti di autotutela, aggiungendo che la destinazione a zona residenziale di completamen-to B2 risulta confermata anche dal nuovo strumento urbanistico ge-nerale”. Cosa assolutamente non

veritiera ma tutto si riduce ad un presunto utilizzo della Tavola 5 di zonizzazione di cui alla delibera di Consiglio comunale numero 41/80 che sarebbe stata la Tavola cui tutti, dall’UTC al professionista esterno, hanno fatto riferimento nel corso degli anni per l’attività edilizia.

A quel punto, bisognava valu-tare l’eventuale ulteriore ricorso al Consiglio di Stato per la sospensi-va. Ovvero inoltrare ricorso al TAR nel merito della sentenza. Franco Gagliardi La Gala ha optato per quest’ultima possibilità. Il TAR ha confermato la prima semtenza che dava ragione a Caponio-Colasuon-no. Il Comune ha avuto torto.

C’è un’ulteriore sentenza del Consiglio di Stato che mette in luce che la tipizzazione del PRG adotta-to non era affatto D2, ma F5, ossia di riqualificazione urbana. In ogni caso, passava da D1 a F5, non da B2 a F5.

Io sono proprietario di un’area che nell’ambito dello strumento urbanistico, è tipizzata come B2, di completamento. Viene adottato il PRG. E quest’area che era tipizzata B2 nel PdF viene classificata come F5 nel PRG. Io, che sono proprieta-rio, cosa devo fare? Devo osservare la norma. Invece, assolutamente nulla. Anzi, Caponio-Colasuonno nulla hanno da dire, nessuna os-servazione. Nessuna osservazione da Attilio Manobianca (voleva vendere il terreno, ha 2 nipoti en-trambi ingegneri Chiamparino e Colapinto, molto esperti a cui lui si sarebbe rivolto per valutare la possobilità di edificare; I tecnici gli avrebbero risposto negativamente in quanto zona D1 non B2) che ha una particella che ricade tra via Ei-naudi e via Ciccarone redige alcu-ne osservazioni, ma in merito ad un altro immobile adiacente, una distilleria. Nel 2005, Manobianca si è rivolto a qualcun altro. La impresa ha chiesto il certificato di destina-zione urbanistica che acquistava il suolo di sua proprietà. E viene rila-sciato alla ditta un certificato come zona B2 di completamento. Sia in un precedente certificato del 1998 che in questo del 2005, il Comune fa riferimento alla strumentazione urbanistica vigente che non con-templa affato la delibera 41/80. Nessuna osservazione da parte della stessa cantina sociale che una porzione di suolo ricadente

in questa zona B2 edificabile. Cosa vuol dire? Tutti erano convinti che quella zona, inizialmente nel vec-chio PdF, fosse effettivamente D1 e che fosse passata nel nuovo PRG a zona di riqualificazione urbana F5.

Il progettista del PRG, nel mo-mento in cui aveva una zona già tipizzata B2, per quale motivo avrebbe dovuto penalizzarla tipiz-zandola F5? La zona comprendente gli immobili già esistenti ed abitati ha subito una modifica della tipiz-zazione a zona B2. Tutto il resto, da D1 è divenuto F5.

L’ultima sentenza del Consiglio di Stato conferma la sentenza fa-vorevole a Caponio-Colasuonno del TAR. In sostanza, la magistratu-ra amministrativa chiede in modo asettico se la Tavola 5 che fa rife-rimento alla deliberazione 41 del 1980 che il Comune ha in uso da un trentennio è valida o no. Poi-chè è stata utilizzata in lungo ed in largo ed essendovi giurisprudenza consolidata che i riferimenti grafi-ci fanno testo, hanno riconosciuto la tipizzazione B2. L’UTC, tuttavia, non avrebbe utilizzato la Tavola dal 1980. Si utilizzava un’altra Tavola, la 5/A della variante generale al PdF come confermato da una serie di atti e certificazioni, in cui quella zona veniva considerata come D1.

La prova schiacciante, tuttavia, resta un’altra. In tutti i certificati di destinazione urbanistica, sia in pas-sato sia recenti rilasciati dall’UTC, ci si rifà allo strumento urbanistico vi-gente. Non esiste un solo certifica-to di destinazione urbanistica in cui il capo dell’UTC faccia riferimento alla variante di cui alla delibera di Consiglio comunale 41/80.

Non solo. La regione Puglia ha sempre vistato e timbrato le Tavole eventualmente modificate sia sulla zonizzazione che sul Piano quadro. Nella delibera 41/80 si prende in esame la zona tra via Sammichele e via Annunziata ha I timbri di ap-provazione della regione sia sulla Tavola 5 che sulla Tavola 4/A del piano quadro. Nella zona di via Einaudi e via Ciccarone, invece, sulla relativa e corrispondente Ta-vola 4/B del Piano quadro su cui è rappresentata quella zona, manca il timbro regionale. Nel momento in cui c’è una variante è ovvio che dovrà essere riportata sull’una e sull’altra Tavola.

l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti

Page 40: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201040

Questa città ci ha abituati alle sue infinite compli-canze. Il perno principa-

le è palazzo De’ Mari. La politica intesa come potere.

L’amministrazione della cosa pubblica conserva ancora intatta la capacità di condizionamento, se non di ricatto ed intimidazio-ne.

Una società, invece, cresce solo se il pubblico si limita a fissare le regole del gioco, valide per tutti. Deve fare da arbitro. Ma i giocato-ri siamo tutti noi. Se l’arbitro deci-de chi deve vincere, è la fine. Ogni questione si complica. Si va alla ricerca del più piccolo dettaglio. Il capello si trasforma in fune. Le funi s’intrecciano. Il groviglio si fa inestricabile. Ed una città soffoca nei problemi.

Sentite questa storia.

Parliamo o, meglio, riparliamo di cantina sociale.

Lo facciamo perchè c’è una sen-tenza del Consiglio di Stato che conferma una precedente sen-tenza del TAR. Vediamo di cosa si tratta. Nel 2006, quando ancora tutta la vicenda era nella pancia di Giove, in Consiglio comunale si discute sui destini della ex Canti-na Sociale. La società cooperativa è fallita. Restano i ruderi di un im-mobile.

C’è la richiesta di un permesso a costruire per trasformarlo. Per fare questo, il Consiglio comu-nale deve approvare un Piano di Lottizzazione. In quella occasione, spunta l’esistenza di una variante al vecchio Programma di Fabbri-cazione (PdF). Una variante tra-sforma la destinazione d’uso di una zona. Tanto per fare un esem-pio, se in un’area possono sorgere solo comignoli di indutrie, appro-vando la variante l’area diviene a destinazione residenziale. Puoi edificare case.

La variante, approvata dal Co-mune, passava poi all’esame dell’ente sovraordinato: la Regio-ne Puglia. Quella variante non è mai stata approvata in via Capruz-zi.

Quindi, ogni permesso a costru-ire sarebbe un abuso.

Regione: l’area è zona industrialedi VALENTINO SGARAMELLA

Arriva il TarSuccessivamente, viene annul-

lato il secondo parere favorevole a costruire rilasciato dall’Ufficio Tec-nico Comunale in merito all’altro suolo, di proprietà di Caponio e Co-lasuonno. Mentre la Edilres ha rea-lizzato un immobile allo stato grez-zo sull’area della cantina sociale, sul suolo adiacente di Caponio-Cola-suonno vi è appena un permesso a costruire. I lavori non hanno avuto ancora inizio.

Perchè L’UTC revoca il permesso? La motivazione è che quella è zona industriale (D1) e che la variante, in realtà, non è mai stata approvata. Parte un ricorso al TAR da parte di Caponio-Colasuonno. Il TAR dà ra-gione a questi ultimi. Si può edifica-re. Tra le motivazioni addotte dalla Magistratura amministrativa, una desta stupore fra taluni studi tecni-ci. Quell’area, sulle mappe è classifi-cata come B2, ossia zona di comple-tamento. Tutti sapevano però che quella era zona D1, industriale.

Ma perchè il TAR assume una mo-tivazione che ha del clamoroso? La verità è che sin dal 1980 l’UTC ed i

tecnici progettisti hanno utilizzato una tavola particolare del PRG in cui l’area situata tra via Einaudi e via Ciccarone era consuetudine ritener-la come edificabile. D’improvviso, nel 2006, alcuni consiglieri comu-nali, tra cui Lino Romanelli, come già detto, in fase di approvazione del Piano di Lottizzazione della can-tina sociale sollevano il problema della validità di quella variante di tipizzazione di zona. Non era mai stata approvata dalla Regione e non era valido il permesso a costru-ire rilasciato all’Edilres. C’era stato, probabilmente, un errore da parte dell’UTC, nel rilascio di un permesso a costruire su un’area sulla quale era abusivo farlo.

I magistrati, nella sentenza, pon-gono in evidenza la superficialità e l’approssimazione, senza i giusti e dovuti approfondimenti, con cui l’UTC ha trattato una questione così rilevante.

C’è di più. Il Magistrato sostiene che il Comune non si è nemmeno avvalso della facoltà di autotute-larsi. Quindi, se va bene al Comune che l’area della cantina sociale sia edificabile vuol dire che l’interesse

collettivo è tutelato. “A tutt’oggi, la deliberazione di Consiglio co-munale numero 41 del 25 gennaio 1980 ed allegata alla Tavola nume-ro 5 della zonizzazione, non è stata oggetto di rituali provvedimenti di autotutela, aggiungendo che la destinazione a zona residenziale di completamento B2 risulta confer-mata anche dal nuovo strumento urbanistico generale”. Perchè tutto questo? Tutto si gioca su un equivo-co. Il motivo è che si è sempre fatto uso, come detto in precedenza, del-la Tavola 5.

Qualcuno ha creduto, per super-ficialità o in modo colpevole, che in quella Tavola vi fosse anche il riferimento all’approvazione del-la delibera di Consiglio comunale numero 41/80 che dava il via libera all’edificabilità. Ma quel riferimento non poteva esserci perchè non ha ricevuto l’approvazione regionale. Quell’area è destinata ad opifici e capannoni.

Tutti, dall’UTC al professionista esterno, hanno fatto riferimento nel corso degli anni per l’attività edilizia a quella Tavola, ma senza quel riferi-mento che è stato solo ipotizzato.

No, è zona di riqualificazione

urbanaDopo la sentenza del TAR un Co-

mune normale cosa fa? Il cittadino comune che legge queste righe non ha bisogno di una consulen-za per giungere ad una conclu-sione logica. Il Comune deve far valere l’interesse generale dinanzi alla Magistratura amministrativa. In quella sede, l’Ufficio Tecnico del Comune istruirà il proprio le-gale di fiducia, dopo accurate ri-cerche. Il legale si renderà conto che la variante approvata dal Co-mune non è stata approvata dalla regione Puglia. Comprenderà che la Tavola numero 5 cui si fa rife-rimento riguarda unicamente la classificazione delle diverse zone della città intesa come variante generale, per così dire, al vecchio Programma di Fabbricazione.

Il legale saprà che la Tavola 5 non ha nulla a che vedere con la variante approvata dal Consiglio comunale, sua sponte, il 25 gen-naio 1980.

Lo ripetiamo fino alla noia, a scanso di equivoci.

Questa minuscola variante di una particella è come non fosse mai esistita, stante la mancata ap-provazione della Regione. Fino a quel momento, tutti, diciamo tut-ti, dall’UTC fino al progettista del Piano Regolatore Generale, della variante approvata nel 1980, non ne hanno tenuto conto facendo esclusivamente riferimento alla Tavola 5.

Tutto questo, in un Comune normale. Non ad Acquaviva del-le Fonti. Giovanni Di Donna, pre-so com’è da tanti affari da sbriga-re, avrà istruito il legale di fiducia del Comune che, guarda il caso, è sempre lo stesso di sempre, Fran-co Gagliardi La Gala? Non lo sap-piamo. Il legale opta per un’altra

possibilità, ovvero inoltrare ricor-so, per conto del Comune, non al Consiglio di Stato, ma ancora una volta al TAR ma questa volta nel merito della sentenza. Il discorso non cambia. Il TAR conferma la prima sentenza.

Il Comune ha avuto ancora tor-to. Si può edificare liberamente, per le stesse motivazioni.

Ma la vicenda ha un’ulteriore appendice, recente. C’è un’ulterio-re sentenza del Consiglio di Stato che mette in luce che il nuovo PRG adottato classifica in maniera ancora diversa l’area della cantina sociale. Non zona di completa-mento B2, ossia edificabile. Non zona D1, ossia destinata esclusi-vamente a capannoni industriali. Quella è un’area F5, ossia di riqua-lificazione urbana. In ogni caso, dice il Consiglio di Stato, quella zona non è mai stata B2, cioè edi-ficabile. Era zona industriale, ma il PRG l’ha trasformata in zona di riqualificazione urbana.

l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti

Page 41: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 41

Le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato sono ricche di dettagli di na-

tura giuridica, amministrativa sui quali sarebbe troppo lungo soffermarsi.

Il dato saliente è di natura po-litica.

La nostra opinione schietta è che sia giunto il momento per l’amministrazione in carica di fare un bilancio della situazione degli uffici.

Di Francesco Squicciarini non abbiamo dubbi che sia persona per bene, limpida, tra-sparente. Ma questo aumenta il carico delle sue responsabilità. Un messaggio forte alla cittadi-nanza.

Un atto di coraggio. Un segno tangibile di rottura

con il passato. Far capire che per una volta si fa sul serio. Sen-za istinti giustizialisti, ma con la necessaria severità e fermezza di chi ha deciso di svoltare e te-nere il timone a barra dritta. Si pone da sè la questione dell’in-compatibilità di certi funzionari. Se si dovesse scoprire che han-no fatto parte di un sistema, è sconcertante che occupino an-cora quella postazione. Potreb-bero arrecare danni ulteriori. Non facciamo nomi.

E’ la gente che parla. Un fun-zionario è un uomo delle istitu-zioni.

Deve riscuotere la stima della cittadinanza. Se così non è, le istituzioni entrano in un perma-nente stato di conflittualità con il popolo.

Gli esempi si sprecano. La stampa registra stati d’ani-

mo, fatti e voci, quando fonda-te. Ma non ha potere decisiona-le. La politica sì..

Va. Sga.

Necessario

un taglio

Il Direttore Franco Deramo e l’in-tera Redazione de “Il Territorio” partecipano al dolore dell’amico e collaboratore Domenico No-tarangelo per la scomparsa del fratello Stefano.

Quei pochi che la co-noscono, la chiamano “museo”. Ma i più ne

ignorano completamente l’esi-stenza. Non tutti gli acquavivesi sono, infatti, a conoscenza della mostra archeologica “permanen-te” sita a Palazzo de Mari sin dal 2003. Fortemente voluta e perse-guita dall’amministrazione Pistilli, la mostra sul passato di Acquavi-va, intitolata “Salentino alle origini della città”, fu inaugurata il 5 aprile 2004, a seguito di una pubblicità abbastanza capillare affidata a manifesti e brochure.

I reperti, che secondo gli accor-di iniziali con la Soprintenden-za sarebbero dovuti rimanere a Palazzo de Mari per soli 12 mesi, grazie soprattutto alle visite del-le scolaresche locali, sia pure su prenotazione, si trovano ancora collocati nelle teche vitree della cosiddetta “camera di informa-zione permanente”, conservati e custoditi ottimamente (tranne il caso di un singolo vaso, oggetto di subfluorescenza a causa anche dei materiali usati nel restauro). Nel 2008, la Chemis soc. coop. acquavivese, facente capo alla si-gnora Mariangela Surico ottenne di poter gestire autonomamente il museo per un anno.

Il numero delle visite in quel las-so di tempo non fu quello sperato. “È stato il popolo acquavivese a non aver risposto bene”, afferma la Surico; “abbiamo tenuto il mu-seo aperto il martedì e il giovedì per tutto l’anno, anche d’inverno e ad agosto e persino con apertu-re straordinarie”. Ma il termine del-la convenzione con la Chemis e il cambio dell’Amministrazione co-munale, forniscono nuovi scenari. “Ora spetterà al nuovo Soprinten-dente dei beni archeologici per la Puglia decidere circa le sorti dei vari musei civici tra cui quello di Acquaviva” ha spiegato Angela Ciancio, dalla Soprintendenza. “Tra l’altro ad essere precisi non

Solo un impegno concreto delle istituzioni può farlo rinascere

E’ la fine della mostrao la nascita del museo?

di FRANCESCO LOPUZZO

esiste un museo civico vero e pro-prio, ma una mostra temporanea, e non permanente come si è soliti chiamarla”.

La questione dovrebbe essere definita con la nuova Amministra-zione comunale: se si vorrà prose-guire sulla strada dell’istituzione di un museo civico archeologico, sarà necessario percorrere altre tappe burocratiche. Ma l’autoriz-zazione per dar vita al museo si può ottenere se vi sono sia mo-tivazioni forti nel territorio (e nel caso di Acquaviva ci sono), sia un impegno concreto da parte dell’Amministrazione nella gestio-ne della struttura.

“Una pecca di molte ammini-strazioni è quella di voler creare un museo civico senza in realtà avere le forze necessarie a gestire queste strutture: fondi, personale specia-lizzato. Non si può pensare di rea-lizzare un museo archeologico e poi mandare un bidello o un biblioteca-rio ad effettuare saltuari controlli, senza avere una direzione specifica. Si deve fare molta strada prima di poter chiamare la mostra di Acqua-viva, museo. Finora non c’è stato il salto di qualità necessario, nulla è stato fatto” continua la Ciancio.

A questo punto, la Soprinten-denza dovrebbe riprendersi i re-perti, con buona pace della cultu-ra storico-paesaggistica del paese. Tra l’altro, Acquaviva si trova stret-ta tra il Museo Archeologico Na-zionale di Gioia del Colle e quello di Altamura. Affinché anche la città

del De' Mari possa avere il suo mu-seo sarebbe necessario che l’Am-ministrazione Comunale trovasse finanziamenti per la gestione del-lo stesso e, soprattutto, correlare la struttura museale al territorio, valorizzando le aree archeologi-che ivi situate, rendendole parte di un itinerario storico-culturale.

“Un’amministrazione seria do-vrebbe pianificare ciò, impostan-do anche un progetto di espro-prio delle aree in cui ricadono l’insediamento Peucezio di Salen-tino, la grotta (in cui si trovano resti preistorici) di Curtomartino, già oggetti di tutela statale. Non è il museo in sé che rende una co-munità oggetto di tutele e visite turistiche.

Acquaviva ha una sua specifi-cità meritevole di una particola-re attenzione perché racchiude pezzi di paesaggio storico di vari periodi: Salentino rappresenta il periodo della civiltà Apula e Ma-gno Greca, Malano e la masseria Capitolo, invece, sono relativi al periodo Tardo Antico e Medioeva-le, le grotte riguardano il periodo protostorico” ha concluso la Cian-cio.

Davanti a un tale potenziale di così enorme caratura, non si può che sperare in scelte opportune e lungimiranti da parte delle istitu-zioni, affinché non si perdano ul-teriori possibilità di sviluppo che un museo può senza dubbio favo-rire, a cominciare da occupazione e turismo.

Alcuni oggetti esposti nel Palazzo municipale di Acquaviva delle Fonti

l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti

Page 42: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201042

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

In occasione del bicentena-rio della sua nascita (1810), nei giorni scorsi, si è tenuto

presso l’auditorium San Domeni-co di Acquaviva delle Fonti, una conferenza – concerto omaggio a Fryderyck Chopin.

Ad esibirsi, il pianista gioie-se Fedele Antonicelli. Nato nel 1973, ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di 5 anni sotto la guida della prof.ssa Vinci di-plomandosi con lode e menzione d’onore presso il conservatorio “Piccinni ” di Bari. Qui comincia la sua carriera “internazionale” : tito-li, concorsi, borse di studio e rico-noscimenti vari in Italia, Svizzera, Grecia, Francia, Germania, Inghil-terra, Spagna, Bulgaria, Canada, Stati Uniti e... anche Acquaviva delle Fonti.

In questa occasione, un piano-forte, due mani che si muovevano leggere come farfalle che volano sui fiori posandosi qua e là, un pubblico attento e via con le me-lodie di Chopin, “una perla rara”, “un compositore che si mostra con profondo ardore”, così è stato definito da altri compositori.

E Fedele comincia il concerto

di BETTA ARMIGERO

All’Auditorium San Domenico grande successo per l’esibizione del pianista Fedele Antonicelli

Un concerto-omaggio a Chopendell’associazione “Colafemmina”

interrogando il pubblico su “come possa Chopin aver resistito 200 anni, mantenendo inalterata la sua fama di grande compositore”. Per lui la risposta è semplice “ha sapu-to mettere insieme diverse tradizio-ni musicali, ha effettuato una sinte-si di culture, ed è questo particolare a renderlo unico”.

A questo particolare, “Chopin ha aggiunto armonie/melodie par-ticolari che si susseguono a volte collegate in maniera estremamente raffinata, altre in maniera ardita e coraggiosa”. Si tratta di un Maestro che, oltre ad aver portato innova-zione, è rimasto nella memoria rientrando a pieno titolo nel pa-trimonio musicale di tutti i tempi. E su questo sfondo, Fedele ha ese-guito 24 studi che preferisce defi-nire “occasioni di fare musica e arte partendo da difficoltà obiettive” . Pochi lo hanno fatto, pochi hanno avuto il suo coraggio. Sta di fat-to che la sua musica “dà letizia al cuore e alla mente di chi lo ascol-ta” e sicuramente ha dato letizia al cuore e alla mente del pubblico dell’auditorium San Domenico che lo ha ringraziato con un lun-ghissimo e caloroso applauso.

Il prossimo appuntamento dell’Associazione Culturale Centro

Studi musicali “ G. Colafemmina” di Acquaviva, è un corso di perfezio-namento pianistico ad opera della Prof.ssa Marisa Somma inaugu-rato il giorno 21 Maggio presso la Chiesa di Santa Chiara con l’esibi-zione dei pianisti Leonardo Cola-felice, Daniel Winkler e Davide Valluzzi e poi, un concerto finale

dei partecipanti il giorno 29 Mag-gio presso la stessa chiesa.

Per finire, l’idea di musica è ge-neralmente ispirata alle muse e, quindi, allude ad una forma di arte che risveglia l’idea di cosa perfetta e gradevole come perfetta e gra-devole è stata la serata.

Ne attendiamo di altre.

Il pianista gioiese Fedele Antonicelli

Prevenzione incendi,ecco tutti gli obblighi

Inesorabilmente arriva il caldo e, con esso, anche tutte le spiacevoli conseguenze lega-te alla campagna. Innanzitutto gli incendi, sia spontanei che dolosi, che troppo spesso vediamo nelle nostre campagne.

C’è tempo fino al prossimo 15 giugno, per ordinanza sindacale, per realizzare una fascia di protezione della larghezza di ventri metri, sgombra di erba secca, sterpi, residui di vegetazione e di ogni altro tipo di mate-riale facilmente infiammabile, lungo tutto il perimetro degli immobili.

Questo obbligo è rivolto a proprietari, ge-stori ed i conduttori di campeggi, villaggi turistici, alberghi e strutture ricettive.

Ma non solo. Tutti questi soggetti, infatti, sono tenuti ad adottare idonei sistemi di difesa antincendio nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza e salvaguar-dia della pubblica incolumità, anche me-diante dotazioni mobili provviste di cisterne e motopompe, opportunamente attrezzate su mezzi idonei, per eventuali interventi di spegnimento sui focolai che dovessero in-sorgere ai margini dei rispettivi complessi turistici o residenziali.

Inoltre dovranno predisporre apposita cartellonistica ben visibile indicante le vie di fuga e i punti di raccolta che dovranno esse-re mantenuti costantemente liberi e acces-sibili. C’è poco tempo per mettersi in regola, dunque, ed è bene affrettarsi perchè, dicono i bene informati, i controlli e le multe saran-no puntuali.

Ro.Ma.

Page 43: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 43

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Si è svolta presso il Palatour di Bitritto (Ba) la 15 ^ edi-zione del Festival Baridan-

za 2010 che come riferisce Mario Beschi, organizzatore della ker-messe, “non è solo un Concorso Nazionale di Danza Classica e Mo-derna, ma è anche un’occasione di formazione, abbiamo organizzato una serie di Stage di perfeziona-mento con professionisti del setto-re e previsto una serie di borse di studio per allievi più meritevoli”. Tre le categorie in gara: Mini Junior (9-13 anni), Junior (14-17 anni), Senior (18 anni in poi), cinque gli stili: Danza Classica, Contempo-ranea, Jazz, Hip/Hop, Carattere Popolare. La commissione di giu-ria di questa edizione, costituita da Susan Sentler, Alexandra Lamoine, Franquey Luce, Luigi Martelletta, è stata presieduta dall’etoile internazionale Raffae-le Paganini.

“La nostra scuola di Danza- rife-risce la prof. ssa Grazia Emiliana Di Giovine- ha partecipato con il Gruppo di Classico Senior costituto dalle acquavivesi Costanza Rizzi e Floriana Giorgio, Alessandra Gigante (Castellaneta) e Marcel-la Monaco (Casamassima). È il secondo anno di seguito che vin-ciamo il 1° premio di questo impor-tante Festival Nazionale. È per noi un grande riconoscimento. Tanti gli sforzi ma gratificanti i successi di questo gruppo affiatato e conso-lidato artisticamente”.

Le protagoniste di questa vitto-ria sono giovani ballerine profes-sioniste accomunate dall’amore per la Danza, una passione che traspare evidente dai loro sguar-di, impegnate quotidianamente nella trasmissione di questa arte, sono allieve in continua ricerca e formazione e insegnati accredita-te RAD (Royal Academy of Dance) presso il “Centro Danza Grazia Emiliana” di Acquaviva delle Fon-ti.

Avete conseguito numerosi

di ISABELLA GIORGIO

riconoscimenti nazionali e in-ternazionali, ci raccontate qual-che dettaglio dell’esperienza vissuta a Baridanza 2010?

“Ci siamo classificate al 1° po-sto nella categoria Senior di Dan-za Classica sezione Gruppi con

“Irish Dance”, una coreografia di Darren Parrish, docente della Ro-yal Academy of Dance di Londra, quest’anno ospite del Centro Dan-za Grazia Emiliana di Acquaviva delle Fonti. La nostra coreografia ci ha permesso di conseguire, inoltre,

il Premio della Critica, un’ulteriore opportunità formativa per il nostro gruppo che ha avuto la possibilità di frequentare uno Stage di Danza Classica livello avanzato con il M° Raffaele Paganini. La vittoria a Ba-ridanza ci ha permesso di passare direttamente alla semifinale dell’XI Vetrina Coreografica di Danza della Città di Olbia che si terrà dal 6-10 luglio 2010 presso il Teatro di Porto Rotondo Olbia. Siamo entusiaste di questi nostri risultati, questi ricono-scimenti sono per noi soddisfazioni che appagano i tanti sacrifici e l’im-pegno quotidiano profuso. Vorrem-mo esprimere un particolare ringra-ziamento alla nostra Patrizia Tritto che ci segue da sempre dal punto di vista tecnico, e a Grazia direttrice artistica della scuola di danza per aver scommesso, creduto e investi-to tutte le sue forze in questo Centro che per noi è una seconda casa”.

Successi che fanno del Centro Danza Grazia Emiliana di Acquavi-va delle Fonti una delle più impor-tanti e apprezzate scuole presenti nella nostra regione, per i cui bei risultati non possiamo che essere fieri.

Secondo titolo consecutivo per le allieve di Grazia Emiliano Di GIovine. A luglio in scena ad Olbia

Le ragazze di Acquavivabissano al Baridanza 2010

Da sinistra Costanza Rizzi, Floriana Giorgio, Alessandra Gigante e Marcella Monaco

Grazia Emiliana Di Giovine e Raffaele Paganini

Page 44: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201044

Page 45: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 45

Comprendere lo svolgi-mento della politica al-berobellese è divenuto

oltremodo impegnativo. Fanno di tutto per chiudersi a riccio. Meglio non far sapere. Meglio offrire una immagine da cartolina illustrata. Va tutto bene, madama la marche-sa. E' la stessa linea perseguita da Vito Consoli nella Banca di Credito Cooperativo, del resto. Nella prima Repubblica, si diceva che la politica assaggiava i cervelli, narcotizzava le idee. Oggi, un pensiero debo-le domina. La cosa che stupisce è solo una. A legittimare questo si-stema sono i contestatori di ieri e avantieri: la sinistra. Dell'ex PCI e quella extraparlamentare. Solo che all'epoca c'era la Democrazia Cri-stiana. Questa è l'unica differenza.

Ma c'è qualcosa, oggi, che indi-gna assai più. In passato, i centri di potere occulti erano al di fuori delle stanze del potere. Sì, d'accor-do, c'era un andirivieni sull'uscio. Ma erano almeno costretti a salire quelle scale. Oggi, non è più cor-retto parlare di centri occulti. Tut-to è trasparente. Alla luce del sole. L'unico problema è che mai come in questi anni la politica appare de-bole. L'unica attenuante è che non si tratta di un dato esclusivamente locale. E' nazionale. In questa città, tuttavia, il potere dell'antipolitica assume i connotati di una cappa. Grigia. Livida. Autoreferenziale. Non sappiamo come e quando è iniziata questa storia ma sta di fatto che quando parli di certi argomen-ti con il cittadino medio, la tensio-ne la tagli a fette.

Il sindaco, Bruno De Luca, è al suo secondo mandato. Non potrà più ricandidarsi. Qualcuno si pre-para a sostituirlo. Non da ora. E' un po' di tempo che ci chiediamo perchè mai l'unico candidato che avrebbe potuto rappresentare la città alla regione Puglia, Michelan-gelo Dragone, non ha ricevuto lo stesso consenso ottenuto alla Pro-vincia appena un anno fa dall'at-tuale Sindaco, oltre 2 mila voti. Dragone ne ha ottenuti poco più di 400. Il che è un buon risultato, ma insufficiente per la sua elezione. Se avesse conseguito il successo di De Luca addirittura la lista “Federazio-

ne della sinistra” avrebbe superato la soglia di sbarramento. Non face-va comodo Dragone alla Regione. Non quanto De Luca alla Provincia, almeno. I giochi si sarebbero spa-rigliati. Iniziava un gioco diverso. Non avrebbe avuto senso.

Bisognava continuare così. Fino a quando certi legittimi interessi ri-sultano soddisfatti, non c'è motivo di cambiare cavallo. Anzi, dobbia-mo prepararci a sostituirci a lui. Va altrove. Qui, la politica è minoranza. C'è l'antipolitica che ha spodestato tutti. Il convitato di pietra, dietro la maschera di apparente affabilità, si prepara.

E’ stato lo stesso primo cit-tadino, qualche tempo fa, ad annunciarlo alla mag-

gioranza. A causa dei suoi impe-gni in Provincia, avrebbe delegato qualcun altro a rappresentarlo in alcune occasioni, come è giusto che sia. E chi, se non il vice-Sinda-co ed Assessore ai lavori pubblici, Gianvito Matarrese?

Quelli che sanno sempre tut-to ci dicono che senza Matarre-se non si va da nessuna parte. In realtà, bisognerebbe vedere chi sono I suoi grandi elettori. Sareb-be interessante analizzare il suo consenso elettorale. Come viene raccolto? Ed il potere economico, tanto per fare un esempio, chi de-tiene i cordoni della borsa in una cittadina piccola come questa, ed è impresa edile, ossia la BCC, su quale candidato convoglia il suo consenso? Bisogna andare al sodo delle questioni, non fermarsi ai sorrisi ed alle strette di mano.

Intanto, il “casus belli” dell’Asses-sore Diddio, liberamente costret-ta a cedere la delega al Turismo per effetto della polemica della scorsa estate sul presunto rim-provero al bimbo disabile in pie-no concerto al rione Aia piccola, sembra rientrato. Per il momento, almeno. Ad agosto del 2009, il pressing sull’Assessore fu fortis-simo. Il centrodestra cadde nella trappola politica di chi spingeva

di VALENTINO SGARAMELLA

E’ l’ora dell’antipoliticaI partiti ridotti al silenzio da una cappa di potere grigia?

“Por el cambio” e quellostrano rimpasti in Giunta

per le dimissioni subito. Quello, in ogni caso, era il mo-

mento più favorevole. Il punto di massima debolezza politica della Diddio, ostaggio della pubblica opinione. Chi tesseva la trama non riuscì nell’intento, all’epoca. Ma non ha certo rinunciato. Il pro-blema era (e continua ad essere) quello di eliminare avversari po-tenzialmente pericolosi. Perchè il pensiero debole dominante, che è lo stesso dei poteri affaristici in politica, non tollera il confronto sulla base delle argomentazioni. Non ha argomenti. Ha solo i voti. E vuole vincere facile.

La Diddio era come un battello che cominciava a prendere il largo. Il consenso rischiava di aumenta-re. Qui dobbiamo inventarci qual-cosa, avrà pensato qualcuno. Le ha tentate tutte, probabilmente. La prognosi è rimasta riservata per sei mesi circa. Il potere dominante ha deciso agli inizi di febbraio per un mini rimpasto.

In Consiglio comunale, l’8 mar-zo 2010 il Sindaco ha ufficializzato il cambio di deleghe. La Diddio, si occupa oggi di Agricoltura, Pari Opportunità, Leader Plus, Bollenti Spiriti, Trasparenza e Cittadinanza Attiva, Formazione, Lavoro e Arre-do Urbano.

Turismo, Cultura e Spettacolo ad Alberto Lippolis. E come diceva il leader socialista spagnolo, Felipe Gonzales, in campagna elettora-le: Por el cambio!

Alberobello

Page 46: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201046

l ’ inchiesta - Alberobello l ’ inchiesta - Alberobello

Le liriche di Gustavo

Economia, che anno nerosalvo Santoro con Anno Zero.Televisione, pepite d’oro,viva la fame, viva Santoro.Basta due o tre milionie vince ancora il Berlusconi.Son tempi duri, son tempi amari,questo Tremonti ci fa tremare.Con la borsa, cadono i conti,viva le Lega, viva Tremonti.Mentre il ministro fa scena mutacon la casa a sua insaputa.Che bella vista sul Colosseo,contribuente vero babbeo.Tante famiglie vivono a stenticon la ricchezza dei grandi eventi.

Che terremoto la protezionecon Bertolaso sempe in azione.Crolla la stima, crolla lo stilela Protezione si fa incivile.Dovunque abusi, non farci casovacilla il mito di Bertolaso.Mezzogiorno, ma che ci fregaviva il Carroccio, viva la Lega.Povera Italia, aspetta e sperail Po’ diventa una frontiera.Ad Umbertino viene la smaniaviva la libera proda Padania.C’è da restare storditi e scossigrazie alle fisime di Umberto Bossi.Con il tracollo del grande Eurofinale estremo: clinica neuro.

Lirica eurica

Gustavo Delgado

Il turismo, come leva fonda-mentale dell’economia di questa città. L’Unesco come

sistema entro il quale valorizza-re le proprie risorse in un con-testo globale. L’occasione, data dall’adesione all’organismo inter-nazionale nel 1996, è stata unica. L’Unesco è sorto in difesa della pace. E la pace non si raggiunge solo ed esclusivamente con gli ac-cordi internazionali sulla riduzio-ne degli armamenti e svuotando gli arsenali. Un clima di pace si co-struisce con la cultura. La storia, la scienza, l’arte, i monumenti sono ingredienti essenziali per la pace. Educano alla convivenza civile. Al-berobello entra a far parte a pieno titolo dell’elite mondiale dei siti che sono patrimonio dell’umani-tà. Contribuisce a pieno titolo alla globalizzazione della pace e della cultura.

Ovviamente, cambiano mol-te cose tra l’attimo che precede l’iscrizione all’Unesco e l’attimo successivo. La comunità inter-nazionale accende i riflettori su quella città. Sei accolto nella elite

Turismo, tra tutela mondiale e tentazioni di facili arricchimenti

Unesco, non l’oro dei MacKenna

Tutto questo comporta un’assun-zione di responsabilità verso sè stessi e verso la comunità inter-nazionale. Una città passa da una fase inconsapevole e muta ad una adulta e dialogante.

Nei decenni trascorsi, molti fu-rono i tentativi di far emergere dall’anonimato una comunità che meritava di più di una semplice canzoncina di Aurelio Fierro che parlava di un remoto mondo fia-besco, confinato chissà dove. Al-berobello come Venezia!, si legge-va sui manifesti, in un coraggioso tentativo di gemellaggio occasio-nale ma non fertilizzato a dovere da autorità sovraordinate.

Tentativi. Vinicio Acquaro da Martina

Franca si era accorto della origina-lità architettonica dei trulli. Aveva scritto il volume “Alberobello, la capitale dei trulli”. E Paolo Gras-si, all’epoca presidente Rai, nella sua prefazione, ne scriveva come “dell’altra faccia della monumen-talità, costruzioni anonime, parti di una genialità povera”. L’adesio-ne all’Unesco ha restituito dignità e valore ad un monumento all’ar-te povera. Di questo, si deve avere contezza.

L’Unesco prende atto dell’esi-stenza di una nuova perla inserita

nel patrimonio mondiale. Questo implica delle responsabilità forti da parte della comunità. Tutto, dallo sviluppo economico all’as-setto urbano fino alla economia turistica, non può prescindere dalla esistenza di questo patrimo-nio. E dalla sua tutela.

Una tutela “compatibile” con la modernità. Nessuno può coltivare la pretesa di costringere I cittadi-ni a vivere come nel 1600. La vita degli uomini precede quella dei monumenti.

Il problema è un altro. Lo sviluppo non può essere la-

sciato nelle mani di chi è deposi-tario di una mentalità cinica ed ar-ruffona e considera storia, cultura, arte come mezzi per raggiungere l’arricchimento facile, alla maniera dell’oro di Mackenna nel far west. “Come ha fatto tanta gente a scava-re ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la mur-gia più aspra e sassosa; […] non ci voleva meno che la laboriosità d’un popolo di formiche”, scriveva Tom-maso Fiore. Quella era la civiltà contadina, patriarcale. Non esiste più. Ma di quella siamo figli.

Ci restano i trulli. Gioielli di famiglia, non oggetto

di volgare commercio.

mondiale dei siti di rilevanza sto-rica, archeologica, monumentale, culturale. E’ naturale che quella città sia una delle mete preferite di intellettuali ed artisti che vi tro-vano l’ambiente idoneo anche per esprimere creatività e riflessioni.

Lo sviluppo, compatibilecon il patrimoniodi cultura e tradizioni, non deve essere lasciato nelle mani di chi punta soprattutto ad arricchirsi

di VALENTINO SGARAMELLA

Page 47: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 47

l ’ inchiesta - Alberobello l ’ inchiesta - Alberobello

Ogni sito iscritto all’Une-sco deve dotarsi di un Piano di gestione. Non

si tratta di un super Piano. Non è qualcosa che si sovrappone allo strumento urbanistico generale sterilizzandone gli effetti.

Al contrario, il piano di gestione si pone come obiettivo il rispetto dei vincoli urbanistici di cui un Comune si dota. Si tratta di un do-cumento che certifica l’esistenza di un bene storico o monumenta-le che appartiene alla comunità.

Un piano di gestione e una comunità che è chiamata a prendersi cura del proprio patrimonio

Turismo, aspettando Godot..

Il futuro è in rete

Sarebbe indispensabile una moderniz-zazione, al Sud. Sono gli stessi uomi-ni di governo a sostenerlo, insieme

ai più autorevoli commentatori. Mettere la macchina burocratico-amministrativa all’al-tezza del compito e delle sfide che l’ingresso in Europa ha comportato. Il Mezzogiorno non può trasformarsi nella periferia degradata del vecchio Continente. Il turismo è una risorsa economica. Dare vita a territori che tra loro collaborano con un’offerta sui mercati del settore, significa, forse, attuare una politica federalista. Un livello di governo del territorio indipendente, in qualche misura, dal governo centrale ed autonomo. Essere al passo con i tempi o almeno tentare di non cedere alla

tentazione dell’autocommiserazione. Realizzare un Sistema Turistico Locale (STL)

significa fare una piccola grande rivoluzio-ne. Ad esempio, nei servizi pubblici. Prendi i trasporti, ad esempio. Migliorare il trasporto ferroviario. Nel 2010, la linea Sud-Est appar-tiene al Giurassico, per un Comune come Alberobello. E questo, ovviamente, dipende da politiche regionali e centrali. Ma non solo. Parliamo del sistema dell’offerta alberghiera e della ristorazione. Con campeggi, un sistema di bed and breakfast che non invada i trulli. Un’organizzazione che faccia sistema. Un si-stema di di diversi Comuni che chiede finan-ziamenti. Le Regioni italiane ci hanno pensa-to. Alcuni di quei Sistemi sono organizzati per tematiche, altri per itinerari geografici, altri ancora per l’eno-gastronomia.

Alberobello può recitare un ruolo primario

in questo ambito, essendo un sito Unesco. Un ruolo guida. Del resto, stando a quanto rac-contano gli studiosi, la tecnologia costruttiva dei trulli non è dissimile da molte altre forme architettoniche primitive, ad esempio i sassi di Matera. Qualcuno ipotizza collegamenti di carattere storico, sostanziale. In effetti, il co-mune di Alberobello stipulò, qualche tempo fa, un accordo finalizzato al coordinamento di iniziative ed alla promozione turistica con i comuni di Matera ed Andria (Castel del Mon-te). Un accordo finito nel nulla, a quanto pare. A parte alcune esposizioni fotografiche o di libri congiunte, alcuni forum di discussione. Poca roba.

Non si comprende tuttora se questi Comuni siano uniti tra loro da un filo rosso e le motiva-zioni di quegli accordi.

Tutto lasciato sospeso.

L’Unesco prende atto dell’esisten-za di questo sito di interesse mon-diale. A sua volta, una comunità diviene consapevole della propria ricchezza che le viene riconosciu-ta su scala planetaria. Il riconosci-mento implica che la comunità si prenda cura di quel patrimonio.

Questo comporta uno sviluppo economico, un assetto del terri-torio che sia “compatibile”, come detto, con il fatto che quello è un sito Unesco.

Quindi, non si può agire in modo anarchico. Servono regole. Un piano di gestione, dunque, serve a rispondere alla domanda: come gestire i trulli, intesi come patrimonio?

L’adozione del Piano è stata rin-viata dal 1996 ad oggi. Si deve ap-provare il nuovo Piano Regolatore Generale, si diceva. E’ in scaden-za. Va adeguato alla legge 56 del 1980. E poi c’è il Piano di Riqualifi-cazione Urbana. Ed il piano di ge-stione ritornava nel cassetto. Per poi riemergere di tanto in tanto. Perchè i problemi, se non li risolvi, non li cancelli. Sono trascorsi 14 anni in questo modo.

Finalmente, ci si attiva, come si dice nel gergo della politica. Bisogna affidare un incarico di progettazione per il Piano di ge-stione. Alberobello è ricca di pro-fessionalità.

Perchè non attingere in loco? Ma il problema è che non siamo in presenza di un incarico qualun-que. Non si tratta di realizzare una palestra o un edificio scolastico. Ed è qui, il primo momento di sot-tovalutazione.

Non si attribuisce valore ad una progettualità che ha riflessi sui destini futuri della città? Sta di fat-to che di un ipotetico concorso di idee al quale tutte le più brillanti professionalità locali, nazionali, internazionali, avrebbero dovuto partecipare, nessuno ne ha mai di-scusso con la collettività. Di punto in bianco, ecco che salta fuori il nome del tecnico progettista.

Chi lo ha nominato? In base a quali criteri? Si è presentato alla comunità

che lo ha accettato? Viene realizzata una pubblica-

zione che descrive cosa è un Pia-no di gestione, in maniera assai generica.

Basta così. Tutto risolto. Hanno tenuto riunioni tra amministratori comunali, tecnici ed operatori tu-ristici. Più facile di così è solo bere un bicchiere d’acqua.

Non serviva attendere 14 anni, vista l’estrema semplicità dell’ope-razione. Un Piano di gestione non è un arido atto burocratico-ammi-nistrativo. E’ qualcosa di comples-so. E’ un patto che si stipula tra tutti gli attori che hanno qualcosa

da dire in una società. Un nuovo sviluppo concertato che metta in piedi la città. Alberobello ha già una serie di vincoli monumentali e paesaggistici.

Dunque, il Comune ha un ruo-lo. I proprietari privati dei trulli ne hanno un altro. Ha da dire qual-cosa la regione Puglia che ha un assessorato che si occupa di tute-la del paesaggio ed Urbanistica. Svolge un ruolo la Soprintenden-za per i Beni storici, artistici ed Et-noantropologici della Puglia.

Ma la concertazione non può eludere gli attori della economia della città.

Dunque, tutti gli operatori al-berghieri e del settore della risto-razione, il commercio turistico. Ma Alberobello non è un’isola sperduta.

E’ inserita in un contesto terri-toriale di gran pregio. Le grotte di Castellana, il mare di Monopoli, la valle d’Itria con il suo Festival. Sviluppo in rete.

Sistemi turistici locali. Un intero territorio si alza in piedi.

Nuovi referenti politici. Uno svi-luppo economico forte in un’area che si fa ricca.

La regione presiede, ma la or-ganizzazione concreta spetta al territorio. Nulla. I due protagonisti del romanzo aspettavano Godot, nel bosco, seduti sotto un albero.

Ma Godot non arrivava. E loro aspettavano.

Page 48: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201048

Una struttura nuova, all’avanguardia e dotata delle migliori tecnologie,

un’azienda che lavora duramente e che si sta ritagliando un ruo-lo sempre maggiore nel settore dell’elaborazione grafica.

E una scelta coraggiosa e razio-nale della proprietà, capeggiata da Rosalia Lacatena: inaugurare ufficialmente la propria sede sol-tanto ad investimenti ultimati.

Non a lavori in corso, o quando ancora non si hanno certezze sul proprio lavoro e sull’avviamento, sempre faticoso, di una nuova at-tività imprenditoriale, ma soltanto al termine di un percorso lungo e complesso, durato anni, quando tutti i tasselli del mosaico sono andati al posto giusto e si iniziano a toccare con mano i risultati dei propri sforzi.

Ecco il motivo, dunque, dell’inau-gurazione ufficiale del capanno-ne della Aga soltanto sabato 8 maggio, a diversi masi dall’avvio

dell’attività e delle produzioni.Alla presenza di S.E. Mons. Do-

menico Padovano, Vescovo di Conversano - Monopoli, del primo cittadino di Alberobello, Bruno De Luca, dell’assessore regionale Lorenzo Nicastro, del consiglie-re regionale Massimo Cassano, dei dipendenti, di clienti ed amici, si è tenuto a battesimo il nuovo capannone industriale della Aga - Arti grafiche.

“Un esempio di come gli sforzi dei tanti imprenditori di questo paese - ha commentato nel suo intervento il primo cittadino di Al-berobello - possono trovare con-cretezza e portare avanti il buon nome dell’intera città con passio-ne e capacità, anche in un periodo difficile come il nostro”.

Ed è proprio nelle capacità in-novativa delle piccole e medie im-prese che risiede il futuro sviluppo della nostra intera comunità.

Bisogna che gli imprenditori tro-vino terreno fertile nella politica e

Inaugurata ufficialmentela nuova struttura Aga

nella burocrazia, un terreno in cui ricercare le risposte alle loro richie-ste.

Non aiuti, ma semplici risposte in tempi che troppo spesso si al-lungano.

Noi de “il Territorio” eravamo presenti non soltanto come clien-ti ed emici dei proprietari, ma soprattutto per testimoniare la nostra attenzione a tutta la realtà imprenditoriale dei nostri paesi. Fatta di persone che lavorano du-

ramente, che investono energie, denaro e che sanno quali sono gli obiettivi da raggiungere.

Uomini e donne che non si pian-gono addosso, ma cercano nel la-voro quotidiano il proprio svilup-po con l’occhio attento alla realtà che li circonda.

Perchè un’azienda che si svilup-pa garantisce lavoro stabile e con-creto. Ed il lavoro è una delle basi del nostro futuro.

Ro.Ma.

Un momento dell’inaugurazione della struttura dell’Aga arti grafiche di Alberobello

Il senso degli accordi sotto-scritti tra Alberobello e Ma-tera era assai più ampio. Im-

maginiamo per un momento cosa sarebbe accaduto se due province del Mezzogiorno avessero chiesto al governo centrale o alle rispetti-ve Regioni di finanziare un Sistema Turistico interregionale. Si sarebbe innescata una reazione a catena che avrebbe coinvolto il Sud del Paese. Ovviamente, la premessa, specie in talune aree è che la cri-minalità collusa con certa politica non deve artigliare con le proprie zanne quei finanziamenti. Ma que-sto è un altro discorso.

Il Piano di Gestione dei siti Une-sco si inserisce all’interno di tut-to questo. Lo scopo è quello di conservare un patrimonio e tra-smetterlo alle generazioni future. Questo implica il monitoraggio continuo dello sviluppo turistico. E qui, tocchiamo un nervo scoperto.

Non può esservi anarchia. Lo spontaneismo conduce ad uno sviluppo non “compatibile” con

l’adesione all’Unesco. Significa che quel patrimonio viene abbando-nato a sé stesso. Praticamente di-strutto. In quel caso, l’Unesco può anche decidere di espellere dal proprio elenco quel sito.

Per fortuna, Alberobello non è a rischio, attualmente. Tuttavia, ele-menti seri di preoccupazione sus-sistono. E’ sufficiente passeggiare per le stradine del rione Monti e guardare con attenzione. Ci sono state, nel corso del tempo, mano-missioni all’interno. La destinazio-ne ad uso commerciale concessa con eccessiva disinvoltura e super-ficialità ha fatto perdere l’originaria destinazione abitativa del trullo. Il trullo non è nato come esercizio commerciale, ma come abitazio-ne. Si può tollerare qualche raro esempio. Non l’eccesso.

Nel trullo vi era un certo grado di umidità all’interno per mantenere le pietre in quella particolare collo-cazione. C’era posto per il focolare all’interno del trullo. E doveva es-servi una opportuna aerazione.

E’ chiaro che le esigenze com-merciali sono tali da richiedere ri-strutturazioni del trullo che finisce per perdere la sua identità.

Cosa dice il Piano di gestione a tal proposito?

Leggiamo di “soluzioni che, sen-za privare i residenti del pieno uso dei trulli, ulteriore elemento di ec-cezionalità della cittadina, riesca-no a conservare l’integrità dei rioni monumentali garantendo, al con-tempo, la fruibilità da parte dei vi-sitatori alla ricerca di un’esperienza turistica di qualità”.

Sarà un caso, ma l’uso abitativo diviene una eccezionalità accanto alla quale si deve garantire un turi-smo di qualità. Quale?

Noi vediamo turismo di massa e souvenir di dubbia provenienza. Quale la sorte futura dei trulli?

E la “Buffer zone”(zona tampo-ne)? Di cosa si tratta? Il Piano di gestione prevede che si delimiti il sito Unesco lungo il suo perimetro. A quel punto, al suo interno, va de-limitata anche una specie di zona

di rispetto. Si parla di un rispetto dell’uso

abitativo del sito. Ma ovviamente, parliamo dei

trulli, non di civili abitazioni poste nella parte moderna della città. Ebbene, nel nostro caso, la zona di rispetto corrisponde a tutto l’am-bito cittadino. E questo, senza una spiegazione, un dato di partenza, non un’analisi per giungere a que-sta conclusione.

Che logica è mai questa? Chi lo ha stabilito? E con quali criteri? Ap-prendiamo di una richiesta dei co-muni di Locorotondo e Martina Franca di adesione all’Unesco. Al-berobello potrebbe non essere più sola. Ma quei Comuni danno vita alla valle d’Itria. Ha rapporti questa città con Comuni confinanti?

La sensazione è che l’adesione all’Unesco sia stato vissuto ed in-terpretato all’insegna della estem-poraneità.

Non si intravede un progetto che non è più di città, ma di com-prensorio.

l ’ inchiesta - Alberobello

Quale sorte per i nostri trulli?

Page 49: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 49

Page 50: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201050

Dalle culturealle fattorie solari e alle gigantesche torri eoliche, ma serve una normativa nuova e chiara

territorio

Fotovoltaico: fattorie solari stanno cambiando rapidamente il volto delle nostre zone rurali

Le campagne cambiano (ancora), e se a cambiare fossero le città?

di IVANO MEDICI

Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha inaugurato a Foggia la 61a

Fiera dell’Agricoltura. Nel suo di-scorso di apertura ha sottolineato la necessità della “solarizzazione delle città”, dello sviluppo del fo-tovoltaico.

Finalmente però in forme nuove. Vendola ha parlato di un “fotovoltaico che finanzi la bollet-ta degli ospedali e delle scuole, di quello condominiale, nelle aree di parcheggio, negli ipermercati, sulle pensiline dei benzinai”. “Dobbiamo – ha continuato il presidente - cam-biare radicalmente passo”.

Che ben venga. Forse si accorge che la sua legge regionale (n.31 del 2008) sulle fonti rinnovabili ha contribuito a stravolgere i nostri terreni e le nostre campagne de-terminandone un secondo gran-de cambiamento.

Il primo cambiamento si regi-strava alcuni anni fa.

Passeggiando per strade di campagna si potevano ammirare gli ulivi, le grandi distese di grano, le piantagioni di carciofi a secon-da della zona di Puglia che si visi-tava. Si potevano vedere e anche toccare i tronchi nodosi delle viti e i dorati frutti che ne pendevano. Il tempo e la domanda sempre crescente di uva di alta qualità in tutta Europa hanno determinato questo primo cambiamento del-le nostre campagne. Ricoperte di tendoni per proteggere i vitigni e quei preziosi frutti che hanno reso la Puglia prima esportatrice euro-pea d’uva da tavola e da vino, le campagne da verdi diventavano sempre più bianche.

Negli ultimi anni la campagna ha ripreso a cambiare. Questa vol-ta non per coprirsi di tendoni ne-cessari a proteggere le produzioni agricole. Quello che cambia è la destinazione d’uso dei terreni.

Alle colture si sostituiscono le fattorie solari. Grandi insediamen-ti industriali che ospitano pannelli

fotovoltaici per produrre energia elettrica da immettere nella rete di trasmissione nazionale.

Segno dei tempi che cambiano? Non solo.

La legge regionale sulla produ-zione di energia da fonti rinnova-bili, fiore all’occhiello della politica economica del presidente Nichi Vendola, ha determinato un cam-biamento radicale del territorio pugliese che perde colture per ri-empirsi di pannelli solari e gigan-tesche torri eoliche.

Tante aziende, molte delle quali straniere, hanno ritenuto conve-niente investire in Puglia nel foto-voltaico e nell’eolico industriali. La legge regionale stabilisce infatti, derogando alla legge nazionale, che con impianti di capacità in-stallata fino a un megawatt basta la procedura della dichiarazione d’inizio attività (D.I.A) da presenta-re al comune.

Solo una semplice D.I.A.L’area necessaria ad accogliere

un megawatt da fotovoltaico è di circa tre ettari e mezzo di terreno agricolo. E a forza di costruirne, con un iter burocratico estrema-mente agile, la Puglia si trasforma in un grande parco dell’energia

alternativa. Il paesaggio ne risente.Le multinazionali stringono

alleanze con referenti locali che hanno il compito principale di trovare i terreni sui quali installare i pannelli: il prezzo medio d’affitto è di 4.000-6.000 euro l’anno per ettaro. Una rendita interessante per molti agricoltori che sempre più spesso preferiscono “piantare” pannelli piuttosto che grano o al-tro tipo di coltivazioni.

Per comprendere i numeri pu-gliesi di questo fenomeno, dob-biamo guardare all’intera nazio-ne.

Se consideriamo il numero de-gli impianti fotovoltaici installati, notiamo che la Lombardia è al pri-mo posto con 5.138; segue l’Emi-lia Romagna con 3.408 e il Veneto con 3.042.

Ma se valutiamo la potenza in rete è sorprendentemente la Pu-glia ad avere la leadership nazio-nale con 51,7 MW, seguita dalla Lombardia con 49,3 MW e l’Emilia Romagna con 39,7 MW.

L’andamento regionale del foto-voltaico in Italia può essere anche considerato in base alla potenza installata sulla superficie disponi-

bile (kW per kmq). Qui la Puglia è in testa con 2,67

kW/kmq. La media nazionale è di 1,39 kW/kmq.

A salvare la Puglia, oltre che il cambiamento di indirizzo del presidente Vendola, ci ha pensato anche la Corte Costituzionale di-chiarando incostituzionale la Leg-ge Regionale 31/08 in materia di energie rinnovabili, a seguito del ricorso presentato dal TAR Bari e dal Governo Italiano.

La legge regionale 31 del 2008, andando in deroga alla legge na-zionale, ha innalzato illegittima-mente le soglie massime di poten-za per la realizzazione di impianti di produzione d’energia da fonti rinnovabili e ha permesso, nei fat-ti, di costruire senza alcuna garan-zia di sicurezza per i cittadini ed il territorio, veri e propri impianti industriali, con semplice autocer-tificazione, ed il tutto persino in zona agricola.

Che ben venga allora il cambio di rotta annunciato dal rieletto Presidente.

Si installino pannelli solari so-pra le coperture di strutture come terrazze, tettoie, aree industriali abbandonate o aree non più uti-lizzabili a fini agro-alimentari sulle quali sono necessarie bonifiche. Solo una domanda: cosa ne sarà di quegli impianti autorizzati sulla base della legge regionale illegit-tima ma ancora non realizzati?

Il “diamante”, l’evoluzione del fotovoltaico, presto nelle nostre campagne?

Page 51: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 51

territorio

Occorre intendere il nostro paesaggio come bene comune, e tramandarlo alle generazioni future

Cercare la storianei luoghi di Puglia

di ROCCO PASTORE *

Gli strumenti attuativi del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale

(PPTR) sono gli Scenari strategici, carte tematiche regionali, le Nor-me Tecniche e le Linee Guida.

Tra queste, le Linee Guida AP-PEA (Linee Guida sulla Proget-tazione delle Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologica-mente Attrezzate) hanno l’obietti-vo di definire standard di qualità territoriale e paesaggistica per l’insediamento, la riqualificazione e il riuso delle attività produttive e delle infrastrutture.

L’analisi delle criticità delle aree produttive regionali edificate di recente ha permesso di definire gli obiettivi delle APPEA:

razionalizzare l’occupazio-•ne del suolo;concentrare l’edificato in-•dustriale all’interno dei di-stretti e delle APPEA;mitigare l’impatto paesag-•gistico;riconvertire ecologicamen-•te i siti.

Dato il notevole sviluppo degli insediamenti produttivi in Puglia negli ultimi decenni, il PPTR non si arrende ad intendere queste

aree come ineluttabili detrattori del nostro paesaggio, ma le con-cepisce come portatrici di valori ecologici e sostenibilità. Pertanto, nell’approvazione dei progetti di nuova localizzazione, ampliamen-to e riconversione saranno verifi-cati i seguenti requisiti:

Integrazione paesaggisticalocalizzazione degli stabili-•menti produttivi compati-bili con la tutela paesistica;integrazione della struttura •produttiva al territorio agri-colo;previsione di idonee aree •di forestazione urbana e boschi per la riconversione dell’anidride carbonica;progettazione di strade •come vie-verdi ad alto va-lore ecologico.

Riconversione ecologicaprogettazione di insedia-•menti ad alta qualità eco-logica ed efficienza ener-getica;uso delle coperture per la •produzione di energia e il recupero di acqua piovana;sicurezza dell’area e mitiga-•zione del rischio idrogeolo-gico e idraulico;tutela della qualità ambien-•tale del reticolo idrografico

superficiale e della falda;massimizzazione dell’uso •delle fonti energetiche rin-novabili;promozione della mobili-•tà sostenibile di persone e merci;riduzione del consumo di •materia e della produzione di rifiuti tendendo alla chiu-sura del ciclo;buon clima acustico negli •ambienti interni ed esterni.

Le Linee Guida saranno, dun-que, applicate sia per la riorganiz-zazione territoriale, urbanistica e edilizia degli attuali insediamenti, sia per gli ampliamenti e le nuo-ve aree industriali. All’interno dei progetti di riqualificazione dovrà essere proposta una gestione unitaria dell’area produttiva per migliorare la qualità e l’efficienza di infrastrutture e servizi. Gli am-pliamenti, invece, dovranno es-sere delle APPEA a tutti gli effetti, come definite precedentemente.

I comuni, le province, le aree sistema e i distretti produttivi do-vranno censire gli insediamenti industriali e redigere un piano per la loro riconversione, indivi-duando le APPEA tra le aree non in conflitto con il PAI e con i vincoli del PPTR. Al momento sono state Selezionate come potenzialmente convertibili in APPEA le aree pro-duttive di maggiori dimensioni in possesso di una figura istituziona-le, come il consorzio ASI, che, in fase di attuazione, potrà divenire l’ente gestore del processo di ri-conversione.

Le Linee Guida dovranno esse-re recepite da province, comuni e associazioni di imprenditori negli strumenti di pianificazione/ge-stione delle aree produttive.

Alla scala locale, quando i comu-ni formuleranno i PUG, dovranno individuare le aree convertibili in APPEA, sulla base dei principi del-le Linee Guida. Inoltre dovranno definire gli strumenti urbanistici attuativi per sviluppare l’analisi

paesaggistica, il programma am-bientale e la mappa delle azioni di mitigazione delle criticità e della riconversione ecologica. Gli ade-guamenti riguarderanno, quindi, nel prossimo futuro, anche i nostri Comuni.

Alla scala vasta, la pianificazione strategica e la Provincia dovranno individuare tra i distretti produt-tivi intercomunali, come l’ASI, le aree produttive potenzialmente convertibili e le nuove aree AP-PEA, nell’ambito della redazione/aggiornamento dei PTCP.

Le aree produttive riqualificate definiranno quindi un nuovo pa-esaggio contemporaneo, senza cancellare le sedimentazioni stori-che, i valori ambientali e struttura-li del territorio e integrandosi con la rete ecologica. Verso le APPEA dovranno convergere, nel tempo, le delocalizzazioni delle aree rite-nute improprie e non convertibili, secondo i parametri definiti dalle Linee Guida.

Gli strumenti attuativi del PPTR permetteranno di definire lo sce-nario futuro della nostra terra, nel tentativo di orientarla all’in-novazione competitiva, anche a livello industriale. Il progresso sarà stimolato dalla qualità delle trasformazioni: il territorio è una risorsa, ma sarà usato in maniera sostenibile, garantendone la con-tinua rigenerazione. Quale mi-glior modo di intendere il nostro paesaggio come bene comune, e tramandarlo allo stesso modo alle generazioni future? Per rendere possibile questo scenario sarà ne-cessario l’impegno della collettivi-tà e la responsabilità dei dirigenti per attuare ed integrare le nuove direttive di sviluppo regionale, rendendo i luoghi di Puglia com-petitivi a vasta scala

(2 . continua)* Architetto

Segreteria del PPTR Consulente

Segreteria Scuola di Formazione all’impegno

Sociale e Politico

Gallipoli (Le): l’antico nucleo della città visto dall’alto

Page 52: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201052

Luigi Larocca, autore delle Note Storiche di Sammichele di Bari. Il libro vide la luce nel 1958 nei tipi delle Arti Gra-fiche Angelini & Pace di Lo-corotondo. Della prefazione si incaricò Giuseppe Dalfino, Ispettore Scolastico di Bari. Nello scrivere la storia del paese, Larocca godette di un osservatorio privilegiato in quanto egli stesso ricoprì il ruolo di pubblico amministra-tore. La seconda parte del libro, intitolata “Il Folklore”, è dedi-cata alla raccolta di canti po-polari trascritti dallo stesso autore.

Luigi Larocca e le note storicheStorie del paese e spaccati di vita di cittadini illustri e non raccontati da un punto di vista privilegiato

Si può considerare un dia-rio di bordo quello che Luigi Larocca consegnò

alle stampe nel 1958 dal titolo “Note storiche”. In 130 pagine egli racconta minuziosamente lo “Sviluppo cronologico delle vicende religiose e civili di San

di DOMENICO NOTARANGELO Michele di Bari”, riservando le rimanenti venti pagine alla rac-colta, sotto il titolo Il Folklore, di canti popolari del Casale.

Molte notizie sulla storia mi-nuta del paese sarebbero anda-te altrimenti perdute se Larocca non le avesse pazientemente raccolte in queste pagine che restano le uniche a poter docu-

mentare la nascita, lo sviluppo e la crescita del paese.

Circa la storia delle origini di San Michele egli per la verità si limita a ripetere quanto già ave-va scritto Leonardo D’Addabbo sulla Torre Centuriona, su Frassi-neto e Sannace, sul Conte Vaaz, sulla graduale autonomia che il Casale seppe conquistare da

Casamassima, sulla espansione urbana del paese.

Larocca non è uno storico né pretende di raccontare la storia di San Michele di Bari, acconten-tandosi di ordinare una ad una, in ordine cronologico, quelle vicende che meglio potessero il-lustrare lo sviluppo della società casalina e la crescita urbana.

lo scaffale lo scaffale

Lo scaffaleCon Domenico Notarangelo, proseguiamo a parlare in que-sta rubrica dei libri che hanno fatto e raccontato la storia, la vita del nostro territorio, dei nostri Comuni.

E’ la volta della preziosa opera del professor Luigi Larocca e delle sue “Note Storiche di Sam-michele di Bari”.A quanti, privati e Associazioni hanno l’amore e il gusto di rac-cogliere le radici del nostro ter-ritorio, offriamo questo spazio.

Il Territorio

prof. Luigi Larocca

Page 53: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 53

Accade così che sulle pagine delle Note Storiche di Larocca trovano posto utili notizie per ricordare come sia avvenuta l’espansione dell’abitato oltre il cosiddetto arco dell’orologio, su quella fetta di territorio cono-sciuta come ‘i viggn d’ menz alla chiazz’. Erano, per quei tempi, le colonne d’Ercole oltre le quali c’erano lo sviluppo e la crescita del paese. Larocca li elenca uno dopo l’altro.

Un posto preminente è ri-servato alla costruzione della Chiesa Nuova per far fronte alle accresciute esigenze della popo-lazione.

La piccola cappella della Mad-dalena, sorta a fianco del castello quando il paese contava appena 400 abitanti ai tempi del Conte Vaaz, era diventata insufficiente a fronte dell’incremento demo-grafico.

Larocca informa che il proget-to fu affidato all’architetto Asca-nio Amenduni ai tempi del vec-chio Arciprete don Tommaso De Spinelli. E fu un entusiasmante concorso di popolo nel dotarsi di un nuovo luogo di culto. A sera, di ritorno dai campi, braccianti e contadini portavano sulle spalle, sobb o musck, una pietra che

doveva servire a edificare la nuo-va casa di Dio. Gran parte delle pietre fu prelevata da una cava sulla vecchia via di Turi, u p’tra-re d’ chiangia chiang. I muratori offrirono una giornata di lavoro per fare crescere la chiesa.

Il 29 giugno 1870 la Nuova Chiesa venne inaugurata quan-do parroco era don Tommaso Lagravinese e sindaco Giovan-ni Dalfino.

A questa importante opera seguirono, subito dopo, la siste-mazione della piazza antistante, una delle più belle e più ordi-nate di Puglia e la collocazione dell’orologio nel 1878.

A cavallo dei due secoli, secon-do la narrazione di Larocca, arri-vano altre importanti realizzazio-ni destinate a dare forte impulso alla crescita civile del paese e al suo progresso economico.

Nel 1905 è la volta della ferro-via, con la costruzione della trat-ta che collegava Bari, attraverso San Michele, a Putignano.

Finiva così l’isolamento del pa-ese.

Il primo fontanino pubblico in largo Imbriani arrivò alla via di Gioia nel 1924 e fu l’inizio del-la fine della secolare penuria di

acqua per uso potabile. Di lì a poco dovevano essere installati nell’abitato altri undici fontanini.

Dello stesso anno è l’impianto della pubblica illuminazione. E poi, mano mano, dovevano ar-rivare le opere di sistemazione igienica, la bonifica delle aree pa-ludose della zona dei pr’cine, la costruzione di un nuovo sistema viario interno ed esterno, la isti-tuzione del mercato settimana-le, la costruzione del sacello os-sario dei Caduti per la Patria nel cimitero, la istituzione dell’asilo grazie al suo fondatore Michele D’Addabbo e alla munificenza del benefattore Antonio Vitto-re, la costruzione di un nuovo edificio scolastico, la costruzione del dopolavoro e del cinema alla via di Gioia.

Furono i primi passi di Sam-michele sulla via del progresso civile, mentre andava crescendo il suo sviluppo in agricoltura e nella imprenditoria.

Larocca racconta delle profon-de trasformazioni a cui vennero sottoposti i terreni del Canale, dove, agli inizi degli anni Cin-quanta gli aratri francesi li araro-no in profondità per impiantare i primi vigneti a tendone per la produzione di uve di quali-tà adatte alla esportazione; e fa menzione di alcuni pionieri, come Giuseppe Pastore, Mimo Pugliese e Domenico Lagravi-nese, i quali portarono non po-che innovazioni sui loro poderi e nelle loro aziende agricole, o come i Santostasi e gli Spinelli, creatori di intraprese nel campo della industria molitoria.

Dal racconto di Luigi Larocca emergono anche figure merite-voli di entrare nella storia civile del paese, come Raffaele Nitti, medico condotto che da Ruti-

gliano scelse di venire a vivere e operare a San Michele dove per decenni dispensò la sua munifi-cenza fra le classi più umili, me-ritandosi amore e riconoscenza da parte di tutto il popolo.

O come la poetessa Maria Dalfino, che si meritò un posto preminente nella cultura italiana col nome d’arte di Apula Flava e il poeta Luigi Bellafronte, il ci-gno del casale. I loro nomi sono entrati nella toponomastica cit-tadina, insieme a tanti altri che rievocano gesta di eroismo in guerra.

Emblematica è la storia ch’egli racconta di Luigi Gentile, un sottotenente di marina che, nel 1941, si distinse in una operazio-ne di ricerca di camerati dispersi in mare, meritandosi la medaglia d’oro al valor militare.

Tante storie sarebbero andate perdute se Luigi Larocca non le avesse raccolte in queste poche pagine delle Note Storiche del Casale creando un albero da mil-le foglie disperse al vento.

Copertina di “Pisticci e i suoi canti”, un libro che Luigi La-rocca aveva già scritto quan-do alla fine degli anni venti si trasferì a Sammichele di Bari dal paese lucano. A quell’epo-ca Larocca insegnava presso le scuole elementari. La prima edizione di “Pisticci e i suoi canti” vide la luce nel 1927 per essere poi ampliata e ar-ricchita nella seconda edizio-ne del 1952 stampata presso la tipografia De Robertis & Figli di Putignano.

lo scaffale lo scaffale

Mensile del sud-est barese

Direttore responsabile:Franco Deramo

Redazione:Sammichele - L.go S. Antonio, [email protected]

[email protected]@gmail.comReg. Trib. Bari Num. R.G. 556/2010

num. reg. stampa.11 del 23/02/2010

Editore e Pubblicità:Coop. Il Territorio News

70010 - SammicheleL.go S. Antonio, 8Tel 329.6325836

[email protected]

Stampa:A.G.A. - Arti Grafiche Alberobello

70011 Alberobello (BA)C.da Popoleto nc

Tel. 080.4322044 - [email protected]

Chiuso in redazione il giorno 20.05.10

Presso la sede legale della Cooperativa è disponibile il regolamento con le tarif-fe modulari per pubblicità.

* Info necrologi: 393.0919323

ai lettoriFesteggiate con noi. Fatelo sapere a tutti. Inviateci foto e dediche al seguente indirizzo e-mail:

[email protected]

Page 54: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201054

Page 55: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 55

società

La banda larga che non c’èPer uno sviluppo tecnologico occorre garantire connessioni più veloci, meno costose e più affidabili

Il tema della connettività, in particolar modo dell’utilizzo del cosiddetto ultimo miglio,

in Italia, è stato da sempre un pun-to di forte attenzione.

Infatti nella definizione delle regole per la liberalizzazione del mercato telefonico è stato definito che questa parte finale della rete rimanesse di proprietà di Telecom Italia.

Per questo in quasi la totalità delle connessioni alla rete telefo-nica, e quindi ad internet, è utilizza la rete dell’ex operatore monopo-lista. Questo vuol dire che circa il 95% dei collegamenti verso il cliente finale è fornito da Telecom Italia.

Da sempre questo ha fatto si che gli operatori devono sottosta-re all’infrastruttura di un soggetto che in qualche modo condiziona-va sia lo sviluppo di nuovi servizi, sia l’applicazione a pieno del libe-ro mercato.

Allo stesso tempo in Italia non si è creata una vera infrastruttu-ra alternativa, capace di erogare connettività a banda larga e far sì di essere al passo con i maggiori paesi industrializzati.

Agli inizi della liberalizzazione, Fastweb aveva intrapreso un’ope-razione di cablaggio in fibra ottica di alcune aree metropolitane, ma a causa di grandi investimenti eco-nomici e dopo pochi anni, il pro-getto è stato accantonato.

Successivamente si era pensato che il Wimax poteva essere una possibile infrastruttura alternativa capace di collegare l’ultimo mi-glio.

Il Wimax è una tecnologia di tra-smissione senza fili per l’accesso a banda larga, e utilizzando l’etere, dà la possibilità di essere impie-gato su molti tipi di territorio sia urbano che rurale.

Ma anche questo progetto è fal-lito, infatti nel nostro paese ci sono stati forti ritardi nell’assegnazione delle frequenze radio. Inoltre, an-che qui, Telecom Italia si è aggiu-dicata le frequenze rafforzando e salvaguardando ulteriormente la sua posizione.

Si è trattato di un’ulteriore per-dita di opportunità concreta per superare il vincolo dell’ultimo mi-glio e sopperire al problema del digital divide: ancora oggi esiste un divario reale tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’infor-mazione e chi ne è escluso, anche solo parzialmente.

Il collegamento in banda larga è uno dei fattori che in qualche modo condiziona questa possi-bilità e quindi ne limita lo svilup-po di servizi innovativi all’interno dell’ambiente domestico. Basti pensare alla tv interattiva, intera-zione a distanza con i sistemi elet-tronici domestici o servizi per la salute e molti altri ancora.

Pertanto la connettività e l’ulti-mo miglio rimangono il nodo da cui passa il futuro delle telecomu-

nicazioni in Italia.Proprio per questo Fastweb,

Wind e Vodafone hanno annun-ciato un progetto per rilanciare la banda larga in Italia attraverso la creazione di una nuova infrastrut-tura in fibra ottica.

Una piattaforma unica in gra-do di raggiungere direttamente le case e le imprese in modo da garantire connessioni più veloci, meno costose e più affidabili ri-spetto agli attuali collegamenti analogici.

Il progetto è partito con una sperimentazione a Roma e vedrà collegare circa 7.000 abitazioni en-tro luglio 2010, successivamente è previsto un piano che entro 5 anni garantirà la copertura delle 15 maggiori città italiane per un totale di 10 milioni di persone. Suc-cessivamente il piano verrà esteso

anche alle città con più di 20.000 abitanti.

Nella presentazione del progetto i tre operatori auspicano la parteci-pazione del governo, di investitori privati ma anche di altri operatori di telecomunicazioni compreso Telecom Italia.

“L’utilizzo della rete sarà disponi-bile a tutti gli operatori che ne fac-ciano richiesta, a condizioni eque e non discriminatorie, mentre la com-mercializzazione dei servizi ai clienti erogabili attraverso il ricorso alla rete in fibra sarà gestita in modo au-tonomo e indipendente dagli opera-tori.”

Questa iniziativa potrebbe se-gnare un passaggio molto impor-tante per lo sviluppo delle teleco-municazioni in Italia e un tassello per ridurre sempre di più il digital divide.

di FABIO CIOFFI

Page 56: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201056

societàsocietà

Cresce il gioco d’azzardo fra i giovaniSperanza e facile felicità ricercata in vincite costose. Gravi i danni psicologici.

Il Rapporto Nomisma 2009 fornisce nu-meri impressionanti sul rapporto degli italiani con il gioco. Nel 2008 sono stati

oltre 28 milioni gli italiani che hanno tentato la fortuna almeno una volta, di questi un quarto gioca con una frequenza settimanale.

La diffusione del gioco riguarda anche i gio-vani e i giovanissimi.

Nomisma, mediante un’indagine che ha coinvolto 8.582 studenti delle classi IV e V delle scuole secondarie di secondo grado, ha fotografato la diffusione del fenomeno anche tra i giovanissimi. I dati indicano che il 68% dei giovani studenti delle classi IV e V hanno tentato la fortuna almeno una volta con una spesa media mensile di 10 euro.

Fra le motivazioni che spingono i ragazzi al gioco prevale la speranza di una vincita (51%) e il divertimento (28%) mentre l’incontro con il mondo dei giochi è molto spesso fortuito (il 52% indica che ha iniziato a giocare per caso).

La propensione al gioco non è tuttavia uni-forme e varia per tipologia di gioco, genere e contesto sociale e familiare degli studenti.

La frequenza del gioco cresce per le scom-messe sportive in agenzia. La propensione al gioco è maggiore per i ragazzi (76% rispetto al 61% delle ragazze), nelle aree del sud–isole (75%), negli istituti professionali (78%), tra gli studenti che provengono da famiglie in cui vi è un’abitudine al gioco (80%). Il 92% del campione intervistato si dice consapevole dei rischi derivanti dal gioco, il 38% degli studen-ti oggetto dell’indagine ritiene di non avere sufficienti informazioni a riguardo. L’indagine ha rilevato importanti tassi di partecipazione a giochi e a scommesse di minorenni, a fronte di un divieto specifico. Gli studenti delle IV e V sono ragazzi tra 16 e 17 anni. Lo studio Nomi-sma ha evidenziato che il 14% gioca alle New Slot, 20% scommesse sportive, 11% Bingo, 7% Poker online.

Ma quali sono le conseguenze a cui possono andare incontro?

Partiamo da una considerazione biologica: il cervello di un adolescente è un cervello in crescita che non ha ancora raggiunto un livel-lo di sviluppo adulto e stabile. Un giovane è a rischio di sviluppare comportamenti di dipen-denza da gioco d’azzardo, una vera e propria malattia mentale catalogata con dei precisi criteri diagnostici.

Patologia che si configura come un proble-ma caratterizzato da una graduale perdita della capacità di autolimitare il proprio com-portamento di gioco, che finisce per assorbire, direttamente o indirettamente, sempre più tempo quotidiano, creando problemi secon-dari gravi che coinvolgono le diverse aree della vita. Si configura come malattia menta-

di FRANCESCO MANGO * le con dei precisi criteri diagnostici riportati nei manuali di diagnosi D.S.M. IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e ICD10 (Classificazione delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali).

Numerosi studi hanno cercato di individua-re i fattori di rischio che predispongono a di-ventare “gioco-dipendenti”, ricorrendo a tre aspetti, generalmente ritenuti in interazione fra loro:•Aspetti Biologici: relativi a fattori princi-

palmente neurofisiologici, ancora non ben di-mostrati, ossia allo squilibrio che si potrebbe determinare nel funzionamento del sistema di neurotrasmettitori cerebrali atti a produrre serotonina, una sostanza chimica cerebrale, responsabile di un equilibrio affettivo-com-

portamentale, che nei giocatori patologici scenderebbe sotto i livelli comuni rispetto alla media; • Aspetti ambientali-educativi: inerenti

sia l’educazione ricevuta e quindi l’ambien-te evolutivo caratterizzato da situazioni pro-blematiche e da una tendenza a stimolare e ipervalorizzare le possibilità di felicità legate al possesso del denaro, sia la presenza di diffi-coltà economiche legate ad esempio allo stato di disoccupazione che sembra un particolare fattore di rischio; •Aspetti psicologici: che talvolta sembrano

più connessi alla presenza di tratti di persona-lità con problematiche legate affettive.

* Medico ChirurgoPsicologo Clinico - Psicoteraupeta

Page 57: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 57

societàsocietà

Telemarketing? Urge più tutelaIn fase di varo il “Registro delle opposizioni”, per tutti coloro che non desiderano essere disturbati

E’capitato a tutti noi, nel-le ore più disparate, di ricevere l’ormai consue-

ta telefonata di presentazione del tal prodotto, o di promozione del tal’altro piano tariffario o, magari ancora, dell’imperdibile offerta da attivare immediatamente: Enel, compagnie telefoniche, aziende di distribuzione del Gas, perfino Centri Commerciali e negozi di mobili... ce n’è per tutti i gusti.

Offerte vantaggiose e serie, senza alcun dubbio!

Ma non possiamo non pensare che, continuamente, i nostri nu-meri di telefono personali vengo-no smerciati, venduti, commer-cializzati, barattati e scambiati per scopi commerciali.

Quando ci telefonano, lo pos-sono fare perchè qualcuno ha venduto il nostro numero.

Vale anche per quegli utenti che hanno comunicato la propria indisponibilità ad essere inseriti negli elenchi telefonici pubblici.

Come tutelarsi?Come difendere la propria pri-

vacy o, molto più semplicemente, non essere disturbati da squilli in-desiderati?

Il telemarketing è una delle pra-tiche promozionali commerciali più utilizzate, e migliaia, decine di migliaia di persone lavorano in questo settore.

Come conciliare le esigenze delle aziende con quelle della persona?

Sembra che, adesso, ci sarà un po’ di chiarezza in più, con la prossima entrata in vigore di un apposito decreto.

Recentemente il Consiglio dei Ministri, su proposta dell’ormai ex Ministro dello Sviluppo Eco-nomico, Claudio Scajola, ha ap-provato un Decreto del Presiden-te della Repubblica che regola il settore del marketing telefonico introducendo anche elementi di tutela della privacy degli utenti.

Il decreto prevede, in particola-re, il silenzio-assenso per quanti vogliono continuare a ricevere chiamate telefoniche contenenti messaggi promozionali, commer-ciali o informazioni per sondaggi e altre iniziative di tele-marketing.

di ROBERTO MASTRANGELO

Trasparenza:call centersanzionati

L’utente che chiama per un re-clamo ha il diritto di conoscere il codice identificativo dell’operatore di call center e il numero della pra-tica che lo riguarda. Lo ha ribadito il Consiglio dell’Autorità per le ga-ranzie nelle comunicazioni, riuni-tosi sotto la presidenza di Corrado Calabrò, che ha deliberato nella riunione una multa di complessivi 290mila euro a carico di Telecom Italia, Wind Telecomunicazioni, Fastweb, Tiscali Italia e Opitel-Tele2.

Il giro di vite deciso dall’Agcom arriva al termine di un’intensa atti-vità di verifica sul comportamento delle compagnie telefoniche, av-viata sulla base di numerose de-nunce inoltrate dagli utenti.

Dagli accertamenti effettuati è infatti emerso che, in violazio-ne della delibera 79/09/CONS, gli operatori coinvolti non hanno fornito in molti casi né il codice dell’operatore nel messaggio pre-registrato previsto dalla normativa,

né il codice della pratica di recla-mo, anche dietro richiesta esplicita da parte dell’utente. La disciplina dell’Autorità stabilisce infatti che l’utente ha diritto, quando chiama il call center di un operatore, di conoscere l’identificativo della sua pratica nonché dell’operatore che risponde, al fine di evitare inutili e dispendiose chiamate senza esito.

L’Autorità ha effettuato una serie di ispezioni dalle quali è emerso che diversi operatori non applica-vano correttamente quanto dispo-sto dall’Agcom. L’Autorità ha inoltre sanzionato la società H3G con una multa di 58mila euro dopo aver ac-certato che la società non fornisce assistenza telefonica gratuita ma addebita un costo di 0,33 euro agli utenti che chiamano il servizio di assistenza clienti (il numero 133).

Il Consiglio ha deciso di diffida-re H3G dalla prosecuzione di tali comportamenti. Nella riunione il Consiglio dell’Autorità ha inoltre contestato altri comportamenti illegittimi ad operatori di teleco-municazioni. In particolare, sono state comminate sanzioni per: 1) la mancata interruzione del processo di portabilità nonostante l’eserci-zio del diritto di recesso nei termini e nelle modalità di legge. La san-

zione di 290mila euro è stata irro-gata a BT Italia (232mila euro) per quattro casi di violazione accertata e Wind Telecomunicazioni (58mila euro) per un caso di violazione ac-certata; 2) il passaggio ad un altro operatore in assenza della preven-tiva acquisizione del consenso del titolare della linea. Il procedimento sanzionatorio, avviato su segna-lazione di un utente, ha portato a sanzionare Wind Telecomunicazio-ni per 58mila euro; 3) la mancata comunicazione all’Autorità dell’in-dirizzo Internet relativo ai piani tariffari e alle relative condizioni contrattuali e la mancata pubbli-cazione sul sito web della società dell’elenco delle offerte vigenti.

Per tale violazione sono state comminate sanzioni alle società Visitel (58mila euro) e Unidata (58mila euro); 4) la fornitura di servizi a sovrapprezzo attraverso l’utilizzo di numerazioni diverse da quelle stabilite dal Piano di nume-razione. L’accertamento della vio-lazione ha condotto a sanzionare la società Noatel con una multa di 120mila euro.

(Oppic - Osservatorio Pugliese della Proprietà Intellettuale

Concorrenza e Consumo Digitale)

Per quanti, invece, non desidera-no ricevere questo tipo di chia-mate, verrà istituito un apposito “Registro delle opposizioni” al quale gli abbonati telefonici po-tranno iscriversi “in modo facile, anche per via telematica, a tempo indeterminato ma con la possibi-lità di modificare la propria posi-zione in qualsiasi momento”.

In tal modo gli operatori del settore potranno chiamare solo

gli abbonati consenzienti, non iscritti al “Registro delle opposi-zioni”.

“Abbiamo trovato un punto di equilibrio – ha affermato Scajola - tra le esigenze degli abbonati te-lefonici che non vogliono essere contattati e quelle delle imprese che così potranno utilizzare con maggiore efficacia gli strumenti del telemarketing in un quadro di certezze e di concorrenza, che

stimolerà la competitività”. Il Ministero dello Sviluppo Eco-

nomico, in collaborazione con il Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti-CNCU, promuoverà una campagna di informazione per gli abbonati telefonici per favorire la conoscenza delle nuove disposi-zioni e dei loro diritti.

Il provvedimento passa adesso all’esame del Consiglio di Stato, delle competenti Commissioni Parlamentari, nonché dell’Au-torità per le Garanzie nelle Co-municazioni e del Garante per la Protezione dei Dati Personali che, verosimilmente entro un mese, dovrebbero concludere l’iter di approvazione per l’entrata defini-tiva in vigore.

Al primo posto, dunque, ci sarà l’assenso, anche implicito o tacito dei cittadini.

Resta un dubbio: le società che gestiscono e vendono i pacchetti di numeri telefonici rispetteranno il Registro?

Page 58: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201058

30 mila matrimoni tra uomini anziani e giovani donne straniere

Badanti, l’amoreche arriva dall’Est

Buone e cattive. Oneste e truffaldine. Belle e sgra-ziate. Ne arrivano di tutti i

tipi, portate dal cambiamento po-litico dell’Est: le donne. Sono rus-se, moldave, rumene, polacche, ucraine, georgiane.

Arrivano con la speranza di gua-dagnare qualche soldo che nel loro Paese non vedranno mai, con la consapevolezza che saranno costrette a fare i lavori più umili anche se hanno una laurea o un padre ingegnere. Alcune faranno le badanti, altre le colf; sono por-tate in Italia dal cambiamento dei tempi e dei costumi.

Fino a qualche decennio fa, le donne non lavoravano e si pren-devano cura della casa e della famiglia. Addirittura era consue-tudine destinare l’ultima arriva-ta della cospicua figliolanza alla missione di doversi occupare dei genitori una volta diventati anzia-ni o non autosufficienti. Questa malcapitata non poteva sposarsi, non aveva diritto ad una vita sua, sapeva già da piccola quale sorte le era riservata. Poi la società è cambiata, le lotte per il femmini-smo e la necessità di altri redditi hanno portato la donna nel mon-do del lavoro, con conseguente meno tempo per le faccende do-mestiche e per la famiglia di cui comunque continua ad occuparsi sommando fatica a fatica.

Inoltre i figli per famiglia sono sempre meno, spesso uno solo, e non riescono a far fronte alle ne-cessità di un numero di anziani, non solo i genitori, sempre cre-scente.

C’è da dire, però, che è cambiata anche l’ambizione dei nuovi ita-liani, convinti che non spetti più a loro dover svolgere questi lavori ritenuti umili sebbene l’aspira-zione ad una posizione ritenuta dignitosa lasci molti disoccupati per strada e a tamponare questa mancanza di assistenza arrivano

di ANNALISA VENDOLA

società

gli stranieri, per la maggior parte donne, molte dall’est.

Entrano nelle nostre case sem-pre più svuotate dall’umana pre-senza, presi come siamo da uffi-cio, palestra, scuola e piscina dei nostri figli.

Case in cui restano solo la pol-vere che si accumula sui mobili e anziani intontiti dalla televisione.

Vengono viste con fiducia dai parenti e diffidenza dagli assistiti. Spesso viene dato loro affetto e ci si aspetta che si sentano parte del nucleo familiare assistendo l’an-ziano con incrollabile devozione.

Ma per loro è solo un lavoro, spesso frustrante se nel proprio paese si era una impiegata o una professionista, quindi pretendo-no giustamente regole e rispetto e, alla sera, una o due volte a setti-mana si ritrovano tutte nella piaz-za del paese, chiacchierano dei loro assistiti e dei loro capricci, dei pannoloni cambiati e delle notti insonni quasi fossero i loro bimbi. Socializzano con qualche giovane del posto o qualche extracomu-nitario che bazzica in quei luoghi per farsi notare, e organizzano viaggi di ritorno non per loro ma per le più disparate masserizie che inviano alle proprie famiglie, spesso avanzi di guardaroba do-nato dai loro “signori”, vestiti, bor-se e scarpe forse ancora nuovi ma fuori moda che sono merce rara laddove il consumismo è ancora per pochi.

Ma l’aspetto nuovo che emerge sempre più frequentemente da cronache locali e cause giudizia-rie riguarda gli uomini che si ritro-vano ad essere accuditi da queste belle signore dell’est.

Il maschio latino ormai in pen-sione, a volte rimasto solo dopo aver perso la compagna di una vita, a volte con ancora una mo-glie però mal sopportata, quando pensa di aver chiuso con amore, affetto, sesso sapendo che que-ste cose non appartengono alla sua generazione, si vede entrare in casa una giovane donna, qua-si sempre bella, fresca, docile, disposta a prendersi cura di lui e delle sue incapacità. Ed ecco che riemerge in lui l’antico istinto, so-pito ma non perso, di cacciatore, assieme alla convinzione di aver conservato anche la sua virilità e ca-pacità seduttiva e non si sa con quan-ta ingenuità o fred-da consapevolezza si lascia incantare dalle maniere dol-ci di queste donne che spesso agisco-no in malafede. E così, in cambio di pochi momenti di tenerezza, danno via case, risparmi, dignità, conceden-do un matrimonio formale, abbando-nando anche la mo-

glie, quando c’è, e disconoscendo i legittimi eredi, figli e nipoti, forse al momento distanti ma pur sem-pre depositari dell’amore di una vita, rifiutando qualsiasi tentativo di ragionamento.

Negli ultimi 10 anni, in Italia, sono stati oltre 30 mila i matri-moni tra uomini anziani (70-85 anni) single, vedovi o divorziati e giovani donne straniere, soprat-tutto dell’Est. Chi però ha agito con premeditazione e attuato una vera e propria truffa, appena ottenuto il bottino, forte del con-tratto matrimoniale, fa perdere le proprie tracce, torna al suo Paese, chiedendo divorzio e alimenti a vita. L’80% di queste unioni finisce infatti con separazione e divorzio, così come comunica il presidente nazionale dell’Associazione Matri-monialisti Italiani con un aumento esponenziale di cause per ottene-re l’annullamento (del contratto) di matrimonio.

È bene precisare che gli stranie-ri che arrivano nel nostro Paese sono un patrimonio di grande valore, insostituibile supporto alla nostra esistenza, però capita, adesso così come è sempre ac-caduto nei fenomeni migratori, che tra una moltitudine di gente armata di buone intenzioni, ci sia-no delinquenti già certificati che semplicemente si spostano da un luogo all’altro e continuano con comportamenti criminali. A volte poi “l’occasione fa l’uomo ladro” e chi si trova davanti la possibilità di facilitare un po’ la sua miserabile vita con mezzi non tanto dannosi, si lascia tentare a scapito di qual-che patetico attempato Casanova non rassegnato ad una vecchiaia priva di amore ed erotismo e ai suoi increduli eredi.

Page 59: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 2010 59

Page 60: Il Territorio N.4

N° 4 - MAGGIO 201060