IL TEMPIO REPUBBLICANO DI BRESCIA E L'INTEGRAZIONE DEI CENOMANI NEL MONDO ROMANO

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IL TEMPIO REPUBBLICANO DI BRESCIA E L'INTEGRAZIONE DEI CENOMANI NEL MONDO ROMANO Author(s): Franca Landucci Gattinoni Source: Aevum, Anno 63, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1989), pp. 30-44 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20858374 . Accessed: 14/06/2014 14:49 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 194.29.185.230 on Sat, 14 Jun 2014 14:49:09 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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IL TEMPIO REPUBBLICANO DI BRESCIA E L'INTEGRAZIONE DEI CENOMANI NEL MONDOROMANOAuthor(s): Franca Landucci GattinoniSource: Aevum, Anno 63, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1989), pp. 30-44Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858374 .

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IL TEMPIO REPUBBLICANO DI BRESCIA E L'INTEGRAZIONE DEI CENOMANI NEL MONDO ROMANO

Nella ricostruzione storica del processo di romanizzazione della Gallia Cisal

pina1 hanno notevole rilievo le questioni relative alia citta di Brescia, i cui impo nenti resti archeologici testimoniano l'alto livello di vita e di benessere goduto dai suoi abitanti durante il periodo romano2.

L'antichita e la profondita della penetrazione romana a Brescia e attestata dal fatto che, sotto il Capitolium di eta flavia, sono stati ritrovati i resti di nn tempio risalente al I sec. a.C. che, per antichita e imponenza di impianto, e il piu impor tante monumento repubblicano della Gallia Transpadana3.

Le prime vestigia di questa costruzione furono scoperte nella prima meta del

l'Ottocento4, ma solo a partire dal 1956 si e proceduto a scavi sistematici sotto il pro nao del tempio vespasianeo con risultati di notevole interesse, resi pubblici dal Mi rabella Roberti nel 19615. Prima di affrontare il problema dell'identita della o delle divinita alle quali era dedicato il tempio in questione e delle motivazioni che furono alia base della sua costruzione, credo sia necessario schematizzare brevemente i dati

archeologici presentati dal Mirabella Roberti6.

II santuario era composto da almeno quattro tempietti accostati, ognuno con un proprio frontone, addossati ad un muro costruito ai piedi del colle Cidneo, alPestre mita settentrionale dell'area templare; l'accesso alle quattro aulae, che larghe m. 8,32 e lunghe m. 10 circa, erano collegate da un portico che fungeva da pronao, era reso

possibile da quattro brevi scale, una per ciascun ambiente. L'intero complesso era costruito su un podio, dotato di scale alle due estremita,

a sua volta elevato su una terrazza, alia quale si accedeva per mezzo di una scala o

1 Cfr., anche per la bibliografia precedente, R. Chevallier, La Bomanisation de la Celtique

du P6, B.E.F.A.R. n. 249, Roma 1983, passim. 2 Sulle testimonianze epigrafiche deH'integrazione di Brescia nel mondo romano cfr. Inscrip

tions Italiae, regio X, Brixia, V/l-2-3 ( = /. It. Brixia), ed. A. Garzetti, Roma 1986, e A. Gar

zetti, Epigrafia e storia di Brescia, romana, in ? Atti del Convegno internazionale per il XIX cente

nario della dedicazione del Capitolium ?, Brescia 1976,1, pp. 19 ss. 3 M. Mirabella Roberti, II Capitolium repubblicano di Brescia, in ? Atti del VII Congresso

internazionale di Archeologia Classica?, Roma 1961, p. 373 = Scritti di Archeologia (1943-1979), Trieste 1980, p. 584.

4 II Mirabella Roberti (II Capitolium repubblicano di Brescia, cit., p. 348; Archeologia ed Arte di Brescia romana, in Storia di Brescia, I, Brescia 1961, p. 249) attribuisce tale scoperta al

Labus, mentre l'Albartini (Brixia, da centro religioso preromano a cittd romana, in Romanitd di Brescia antica, Suppl. Comm. Ateneo di Brescia, Brescia 1978, p. 208 n. 14) ne riconosce il merito al Vantini.

5 Mirabella Roberti, II Capitolium repubblicano, pp. 347-373. 6 La mia schematizzazione si basa, oltre che sull'ampio e articolato resoconto del Mirabella

Roberti (cfr. supra, n. 3), anche sulla recente scheda curata da C. Stella in Brescia Romana. Materiali per un Museo II, I, Brescia 1979, p. 26.

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BRESCIA E IL MONDO ROMANO 31

rampa centrale, e, come dice il Mirabella Roberti7, ? sfruttava abilmente la pen denza del colle e costituiva una modesta ma non povera scenografia sul foro della citta cenomane ?.

La struttura dei muri era a paramento in opus incertum et semireticulatum in

pietra di medolo; le celle erano divise in tre navate da colonne di cui restano le ipo basi in laterizio; contro la parete settentrionale di ciascuna aula si possono ancora vedere i podi, leggermente sopraelevati.

La tecnica muraria, i frammenti pittorici e i resti musivi che ancora decorano le celle portano ad una datazione dell'edificio entro il secondo quarto del I sec. a.C.8;

mentre la raffinata fattura di tutte le opere ha fatto supporre al Mirabella Roberti

Tapporto di artisti che, venuti dal Lazio e/o dalla Campania, trasferirono nella Trans

padana le caratteristiche tipiche dell'arte italica del tardo periodo repubblicano, ricca di influssi ellenistici9.

II Mirabella Roberti10 paragona, genericamente e senza entrare in particolari, il tempio repubblicano a quattro celle di Brescia ad altri complessi templari repubbli cani, come quelli di Largo Argentina, di S. Omobono e del Foro Olitorio a Roma, quelli di Fiesole e quelli di Ostia, mentre il Frova11 sostiene che l'unico confronto

possibile e quello con i quattro tempietti repubblicani di Ostia, allineati su un unico

podio, con una sola scala di accesso per Fintera larghezza; infatti, a suo avviso, gli altri esempi citati presentano semplicemente l'accostamento di templi di eta di

versa, e di diverso tipo, autonomi l'uno dall'altro e riuniti in aree sacre comuni, come accadeva di frequente sia nel mondo greco che in quello romano.

L'Albertini12, invece, pensa a possibili analogie tra l'edificio bresciano e il san tuario prenestino della Fortuna Primigenia, poiche entrambe le costruzioni sono

appoggiate alle pendici di un colle e presentano dei terrazzamenti ai quali danno accesso scale e/o rampe; ma, al di la degli aspetti scenografici dei due complessi tem

plari, mi sembra che la maggiore modestia del tempio bresciano e, soprattutto, la

presenza in esso della divisione in quattro aule, del tutto assente in quello prene stino, rendano arduo il confronto13.

Per quanto riguarda il problema delPidentiflcazione della o delle divinita cui era dedicato il santuario in questione, e necessario premettere che in loco non sono

7 Mirabella Roberti, II Capitolium repubblicano, p. 350. 8 Ibid., p. 373; dello stesso parere, molto recentemente, M. P. Rossignant, Monumenti

pubblici e privati di eta tardo repubblicana nei centri urbani della Lombardia, in ?Atti del II Con

vegno archeologico regionale ?, Como 1986, p. 232. 9 II Mirabella Roberti ha ribadito questa sua opinione in seguito alia scoperta di altri fram

menti pittorici e musivi nella cosiddetta ortaglia del convento di S. Giulia di Brescia (Gli ultimi died anni di scavi romani a Brescia, in ? Atti del Convegno internazionale per il XIX centenario della dedicazione del Capitolium ?, II, Brescia 1976, p. 16). 10 Mirabella Roberti, II Capitolium rapubblicano, pp. 367-368.

11 A. Frova, Tipologie e forme architettoniche degli edifici pubblici, in Brescia Romana. Ma terials per un Museo II, I, Brescia 1979, pp. 214-215.

12 Albertlnt, Brescia da centro religioso, pp. 200-201.

13 Sul tempio della Fortuna Primigenia, cfr. F. Fasolo-G. Gullini, II santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma 1953, pp. 3-14; 301-336; 409-455; G. Iacopi, II Santuario della Fortuna Primigenia e il museo archeologico prenestino, Roma 1961, pp. 5-13; F. Coarelli, I santuari del Lazio e della Campania tra i Gracchi e le guerre civili, in Les ? bourgeoisies ? municipales italiennes aux IP et Ier siecles av. J. C, Paris-Naples 1983, pp. 217-240; I" santuari del Lazio in eta

repubblicana, Roma 1987, pp. 35-84.

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32 F. LANDUCCI GATTINONI

stati ritrovati resti monumentali e/o epigrafici atti a facilitarne la soluzione e in tali condizioni ha fatto testo la teoria del Mirabella Roberti il quale, forse suggestionato dalla imponente e incombente presenza del sovrastante Capitolium flavio, ha ipotiz zato che anche il tempio repubblicano fosse un Capitolium, costruito a Brescia su bito dopo la concessione dello ius Latii ai suoi abitanti14.

Ma lo stesso Mirabella Roberti, fin dal 1961, era consapevole che alia sua ipo tesi potevano essere mosse tre obiezioni di notevole gravita: a) il santuario repubbli cano di Brescia e diviso in tempietti indipendenti l'uno dalPaltro, mentre in Italia, a tutt'oggi, non sono stati ritrovati resti di Capitolia ad aule indipendenti e gli esempi fuori d'ltalia sono tutti posteriori alia seconda meta del I sec. d.C.15; b) nel

tempio di Brescia, accanto alle tre celle che dovrebbero essere dedicate ciascuna a una delle divinita della Triade capitolina, ne esiste una quarta, uguale alle altre tre, la cui destinazione appare oscura; c) il complesso templare repubblicano fu costruito

prima che Brescia ottenesse, in eta augustea, lo status di colonia romana, con il nome di Colonia Civica Augusta Brixia1*, mentre tutti i Capitolia repubblicani sicuramente identificati appartengono a citta che, al momento della costruzione del tempio, avevano gia lo status di colonia romana17.

Di fronte alia prima delle tre obiezioni il Mirabella Roberti si limita ad affermare l'esistenza di non meglio precisate "affinita" tra le celle del Capitolium flavio e i

tempietti repubblicani sottostanti, affinita che giustificherebbero, a livello logico, il collegamento tra i due templi anche in rapporto alle loro funzioni18.

Anche per rispondere alia seconda obiezione il Mirabella Roberti fa riferimento al sovrastante Capitolium flavio, sostenendo che anche in quest'ultimo esisteva, ac canto alle tre celle dedicate alia Triade, una quarta cella che, a suo avviso, doveva essere dedicata a una divinita indigena alia quale sarebbe gia stata riservata la quarta cella del tempio repubblicano19.

Per quanto riguarda la terza obiezione, il Mirabella Roberti, pur senza suffra

gare in alcun modo le sue affermazioni, nega che la fondazione di un Capitolium fosse il sigillo ideale dello status di colonia romana e ritiene, invece, che essa fosse

semplicemente il segno di un avvenimento politico di una certa importanza che, per la costruzione del tempio repubblicano di Brescia, si potrebbe individuare nella con cessione dello ius Latii alle citta della Transpadana, per effetto della lex Pompeia de Gallia Citeriore dell'89 a.C.20.

14 Mirabella Roberti, II Capitolium repubblicano, pp. 368-370. 15 M. Cagiano de Azevedo, I Gapitolia delVImpero Romano, in ? Mem. Pont. Acc. ?, 5 (1940),

pp. 19-95. 16 Le testimonianze sullo status di colonia romana di Brescia sono esclusivamente epigra

fiche e la piu antica e datata, con i nomi dei consoli dell'anno, all'8 a.C. (CIL, V, 4201 = I. It.

Brixia, 7: si tratta di un ex-voto a Bergimus nel quale sono menzionati i duoviri quinquennales, magistrati tipici delle colonie romane, eletti ogni cinque anni per provvedere al censimento).

17 U. Bianchi, I Gapitolia, in ? Atti del Convegno internazionale per il XIX centenario della dedicazione del Capitolium ?, I, Brescia 1976, pp. 63-76.

18 Mirabella Roberti, II Capitolium repubblicano, pp. 368-369. 19

Ibid., p. 369. 20

Ibid., pp. 370-371; la nostra conoscenza della lex Pompeia si basa solo su un passo di Asco nio Pediano (Orat. Cic. quinque enarratio, ed. Clark, Oxford 1907, In Pis. 3: ? Neque illud dici

potest, sic earn coloniam (sc. Placentiam) esse deductam quaemadmodum post plures aetates Cn. Pompeius Strabo, pater Cn. Pompeii Magni, Transpadanas colonias deduxerit. Pompeius

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BRESCIA E IL MONDO ROMANO 33

A mio avviso le spiegazioni del Mirabel!a Roberti non sono conclusive e posso no essere confutate senza difficolta: a proposito della possibility che in Italia esistes sero Capitolia in citta prive dello status di colonie romane, il Rianchi, uno dei massimi studiosi del culto capitolino, ha sostenuto ancora di recente il carattere prettamente romano di questo culto, ha ribadito che i Capitolia di eta repubblicana sicuramente identificati appartengono a citta dell'Italia centrale che avevano lo status di colonie romane e ha scartato, considerandole destituite di fondamento, le ipotesi, come

quella del Mirabella Roberti (che egli, pero, non cita), secondo le quali, dopo la guer ra sociale, anche citta che non erano colonie romane, vere o fittizie, avrebbero avuto il diritto di avere un Capitolium21.

Per quanto concerne, invece, la presenza di una quarta cella nel tempio flavio, dobbiamo dire che nei due santuari sovrapposti non c'e la medesima situazione: in fatti nel tempio repubblicano le quattro aule esistenti hanno tutte le stesse dimen sioni e decorazioni pittoriche e musive equivalenti, mentre nel tempio flavio la

quarta cella, piii piccola delle altre, e fuori della pianta organica defl'edificio e sem bra una semplice continuazione del portico laterale che delimitava ad oriente l'area del Foro.

A questo riguardo esiste Fipotesi, avanzata da N. Degrassi alPinizio degli anni

settanta22, che nella quarta cella del Capitolium flavio fosse conservato il grande complesso epigrafico dei cosiddetti Fasti Imperiali che contenevano un elenco, vo luto da Vespasiano e poi continuato almeno fino all'epoca di Caracalla, di tutti co loro che, a partire da Augusto, erano stati titolari della tribunicia potestas; secondo il Degrassi e ragionevole supporre che questo elenco fosse curato dai Seviri Augustali, la cui esistenza e provata a Brescia da numerose iscrizioni23, e che il loro Collegio avesse sede proprio nella quarta cella del tempio flavio.

Queste argomentazioni del Degrassi, a prescindere dalle ardite conclusioni che

^gli ne ricava sulla realta del Capitolium vespasianeo24, tendono a dimostrare che la quarta cella del tempio flavio era legata, se non al culto degli imperatori diviniz

zati, almeno alia glorificazione delFideologia imperiale senza elementi di continuita cultuale con il complesso repubblicano.

Ma se l'ipotesi del Mirabella Roberti di identificare il tempio repubblicano del Foro di Brescia con un Capitolium vacilla di fronte alle tre fondamentali obiezioni che ad essa possono essere mosse25, e necessario analizzare ex-novo l'intera questione, cercando in primo luogo di scoprire chi fossero i fedeli per i quali questo tempio era stato costruito, poiche esiste un rapporto di stretta interdipendenza tra le di vinita oggetto di un culto e i fedeli che del culto stesso sono i seguaci.

enim non novis colonis eas constituit, sed veteribus incolis manentibus ius dedit Latii, ut possent habere ius quod ceterae Latinae coloniae, id est gerendo magistratus civitatem Romanam adi

piscerentur ?). 21

Bianchi, / Capitolia, pp. 69-71. 22 N. Degrassi, / Fasti imperiali romani net Capitolium di Brescia, in ? Atti del Convegno

internazionale per il XIX centenario della dedicazione del Capitolium ?, I, Brescia 1976, pp. 197-203.

23 Cfr., ad es., /. It. Brixia, 9, 70, 71, 72, 78, 182 (seviri); 18, 64, 77, 177, 181 (seviri augu

stales); in CIL, V, 4410 = ILS, 6719 = /. It. Brixia, 985, iscrizione trovata a Ospitaletto, a circa cinque chilometri dalla citta, e citato il collegium) sevir(orum) socior(um).

24II Degrassi (/ Fasti imperiali romani, pp. 202-203) arriva addirittura a ipotizzare che il

tempio flavio non fosse affatto un Capitolium, ma fosse invece dedicato o a imperatori divinizzati o a personificazioni di concetti cari alia simbologia imperiale come la Victoria o la Pax Augusta. 25 Dello stesso parere, Albertini, Brixia da centro religioso, pp. 195-203.

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Un recente scavo stratigrafico nell'area del Foro di Brescia26 ha dimostrato, pur nella sua esiguita, che il sito e stato abitato senza soluzione di continuity fin dal IV sec. a.C, cioe dal momento dei primi insediamenti dei Cenomani nella zona27.

Secondo Polibio28, i Cenomani erano gia alleati dei Romani quando questi ultimi, dopo la battaglia di Talamone del 225 a.C, invasero i territori dei Boi e

degli Insubri, fondando le colonie latine di Piacenza e di Cremona e, a detta di

Livio29, rimasero fedeli anche durante la guerra annibalica. Solo nel 200 a.C. i Ceno mani, assieme agli Insubri e ai Boi, si rivoltarono contro i Romani30, ma nel 197 a.C. essi tradirono le altre tribu galliche, favorendo cosi la vittoria del console C. Cor nelio Cetego31, che nello stesso 197 a.C. celebro il suo trionfo sulle popolazioni della Gallia Cisalpina32.

E probabile che proprio in quel momento sia stato stipulato quel foedus tra Romani e Cenomani di cui ci da notizia Cicerone33 e al quale, per quanto ne sappiamo, i Cenomani restarono fedeli; non conosciamo, infatti, altro della loro storia, ad ec cezione di un episodio, riferitoci da Diodoro e da Livio34, che conferma l'esistenza di un rapporto di collaborazione tra Roma e i Cenomani: questi ultimi, vessati dal pre tore M. Furio Crassipede, governatore della Gallia, nel 187 a.C. ottennero giustizia dal Senato che riconobbe la loro innocenza di fronte alle pretestuose accuse del pre tore35.

Possiamo dunque supporre che nel corso del secondo secolo a.C. i Cenomani, fedeli alleati di Roma, abbiano affinato la loro civilta, iniziando quel complesso pro cesso di integrazione nel mondo romano che ebbe il suo culmine nel 49 a.C, con la concessione della piena cittadinanza ai Transpadani36.

Della situazione dei Cenomani all'inizio del primo secolo a.C. ci informano, sia

pure in maniera indiretta, Cicerone e Asconio Pediano: il primo, infatti, parlando dei foedera tra Roma e alcune popolazioni della Gallia Cisalpina, tra i quali, appunto, i Cenomani, afferma che in essi era contenuta una clausola che vietava ai Romani di concedere la cittadinanza a singoli membri di quelle tribu (ne quis eorum a nobis civis recipiatur)*7, mentre il secondo, che e la nostra unica fonte sulla concessione dello ius Latii ai Transpadani nell'89 a.C, sottolinea che tale status fu dato agli an tichi abitanti della zona senza l'invio di coloni latini38.

Sulla base di queste due testimonianze, suffragate anche dalla constatazione che, dopo la fondazione di Cremona, non ci furono altre deduzioni coloniarie a nord.

26 E. A. Arslan, Uno scavo stratigrafico davanti dl Capitolium flavio di Brescia, in ? Atti

Ce.S.D.I.R.?, IV, 1972-1973, pp. 99-122. 27 Secondo Polibio (II 17, 4), i Cenomani si erano stanziati a Brescia nel corso del IV sec.

a.C; secondo Livio (V 35, 1), invece, la migrazione celtica a sud delle Alpi e databile al regno di

Tarquinio Prisco, cioe all'mizio del VI sec. a.C. 28 Polyb. II 23-32. 29 Liv. XXI 25, 14; 55, 4. 30 Liv. XXXI 10, 1-2. 31 Liv. XXXII 29, 4ss.; 30, 1-2, 4 ss. 32 Liv. XXXIII 23, 4. 33 Cic. Pro Balbo, XIV 32. 34Diod. XXIX 14; Liv. XXXIX 3, 1-3. 35 Liv. XXXVIII 42, 4. 35 Dio Cass. XLI 36, 3; cfr. C. G. Brttns, Fontes iuris Bomani antiqui, Tubinga 1909,.

n. 17, linea 12; e, recentemente, G. Lttraschi, Nuove riflessioni sugli aspetti giuridici della roma

nizzazione in Transpadana, in ? Atti del II Convegno archeologico regionale ?, pp. 43-65. 37 Cfr. supra, n. 33. 38 Cfr. supra, n. 20.

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BRESCIA E IL MONDO ROMANO 35

del Po, si pud legittimamente supporre, come hanno fatto il Gabba39 e il Luraschi40, che le popolazioni della Transpadana e, tra esse, i Cenomani abbiano avuto una no te vole autonomia fino all'inizio del I sec. a.C, pur nel rispetto dei patti di alleanza con Roma, e che Tunica presenza romana nella zona fosse quella conseguente ad una

migrazione spontanea, a livello privato, di mercanti e/o artigiani, decisi a sfruttare le potenzialita economiche della regione41.

Questo significa che al momento della concessione dello ius Latii ai Transpadani la progressiva assimilazione della civilta latina era avvenuta, da parte loro, sponta neamente, senza forzature imposte da Roma, nel pieno rispetto delle tradizioni sia culturali che religiose di ciascuna tribu; e, pero, innegabile che l'acquisizione della Latinitas nell'89 a.C. sia stato, per la comunita cenomane, un passo importante verso una completa integrazione nel mondo romano-italico, gia rappresentato in loco da elementi immigrati piu o meno recentemente in forma privata.

Essi dovevano aver contribuito alia diffusione nella regione dei loro culti patrii e certo non avrebbero gradito che il nuovo tempio principale di Brescia, citta ormai ufficialmente latinizzata, fosse dedicato a divinita dai nomi oscuramente barbarici, totalmente estranee alia loro cultura.

Se, dunque, il complesso sacrale costruito a Brescia nella prima meta del I sec. a.C. si rivolgeva a fedeli sia di origine cenomane che italica, la scelta delle divi nita alle quali dedicarlo dovette essere condizionata, a mio avviso, dalla duplice necessita di valorizzare la ormai avanzata latinizzazione della popolazione indigena e di rispettare la sensibilita religiosa dei gruppi di immigrati dall'Italia centro-meri dionale che, con la loro presenza, facilitavano l'integrazione dei Transpadani nello Stato romano.

L'Albertini42 ha ipotizzato che nelle quattro celle del santuario repubblicano si venerassero fianco a fianco divinita indigene (evidentemente con il loro antico nome) e divinita italiche, cosi da soddisfare i sentimenti religiosi dei Cenomani e degli italici stabilitisi a Brescia.

Ma l'ipotesi dell'Albertini lascia troppo in secondo piano la questione della pro gressiva integrazione dei Cenomani nel mondo romano, poiche un semplice allinea mento tra divinita celtiche e divinita latino-italiche avrebbe prefigurato due gruppi separati di fedeli, semplicemente conviventi uno accanto all'altro nello stesso luogo,

ma ancora estranei tra di loro, mentre la concessione dello ius Latii nell'89 a.C. costi

tuiva, per i Cenomani di Brixia, il riconoscimento del loro diritto a sentirsi partecipi della civilta e del mondo latino cosi da poter poi aspirare alia piena cittadinanza che

gia veniva acquisita dai magistrati grazie allo ius civitatis per magistratum, con il

quale Roma legava a se le classi dirigenti delle varie citta di diritto latino. Del resto lo stesso corpus epigrafico di Brescia non offre validi supporti all'ipo

tesi dell'Albertini in quanto in esso non vi sono esempi di associazione tra divinita

39 E. Gabba, Strutture sociali e politico, romana in Italia nel II sec. a.C, in Les ? bourgeoisies ?

municipales italiennes, pp. 43 ss.; J Romani nelVInsubria: trasformazione, adeguamento e sopravvi venza delle strutture socio-economiche galliche, in ? Atti del II Convegno archeologico regionale ?, pp. 31-41.

40 Ltjraschi, Nuove riflessioni sugli aspetti giuridici, pp. 43-65.

41II Frey (Mediolanium, oppidum celtico, in ? Atti del I Convegno internazionale su Milano

capitale delPImpero ?, Milano 1987, in corso di stampa) ha di recente sostenuto che all'inizio del I sec. a.C. la casta dirigente degli Insubri e dei Cenomani doveva essere ancora intatta, non in

quinata da elementi latini e/o italici, e che nell'89 a.C, con la concessione dello ius Latii ai Trans

padani, molti aristocratici riuscirono ad ottenere la cittadinanza. 42

Albertini, Brixia da centro religioso, p. 203.

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36 F. LANDUCCI GATTINONI

rimaste celtiche anche nell'onomastica e divinita latino-italiehe, mentre ve ne sono in abbondanza di interpretatio Romania di divinita indigene. Infatti nel territorio urbano sono state ritrovate 11 iscrizioni alle Iunones e nessuna alle Matronae, che

rappresentavano la fades celtica piu arcaica di questo eulto43, 19 a Mercurio, il dio latino dietro il cui nome si celava la principale divinita maschile celtica44, e 4 a Ercole che, secondo il Pascal45 e il Garzetti46, rappresentava Yinterpretatio Romana di antiche e bellicose divinita celtiche.

Ma nonostante questo ragguardevole numero di iscrizioni presupponga l'esi stenza di luoghi di culto, l'ipotesi, pur molto suggestiva, che il santuario repubbli cano di Brescia fosse dedicato a Mercurio e/o alle Iunones e/o a Ercole non e aceet tabile, poiche mancano elementi atti a suffragarne la validita: infatti nessuna delle iscrizioni dedicate a queste divinita h stata ritrovata nelParea del Capitolium e inoltre esse, pur non databili con precisione, sono collocate dagli epigrafisti in piena eta imperiale47, quando cioe l'antico tempio repubblicano era gia stato sostituito dal

Capitolium vespasianeo: tra le dediche alle divinita celtiche romanizzate e il tempio c'e dunque uno iato cronologico non inferiore ai cento anni.

Esistono, pero, due iscrizioni, purtroppo molto lacunose, che devono essere messe in relazione con il tempio repubblicano48 poiche sono state trovate in un am masso di frammenti architettonici del tempio stesso; la piu antica di queste due iscri zioni (fig. 1), datata sia dal Mirabella Roberti che dal Garzetti49 alia prima meta del I sec. a.C. in base a criteri paleografici, e solo un modesto frammento e sembra

appartenere a un elemento epistilio, dato che sopra l'orlo superiore della prima riga c'e un dente sporgente che puo essere considerato il frammento di una fascia di ar chitrave o di altra modanatura50.

Nella prima riga, alta cm. 12, sono ancora leggibili una I, seguita da una O e

preceduta dalla barra di una L, troncata a meta, mentre nella seconda riga e visibile soltanto una 0, alta cm. 10, che risulta essere l'ultima lettera della riga stessa; questo frammento puo essere, quindi, cosi trascritto: [-]Jw>/[-]?

La tipologia delle lettere e molto simile a quella delle lettere della superstate parte finale dell'iscrizione dedicatoria del tempio rotondo di Tivoli, dove si legge: [-]e L. Gellio L. f.51; secondo il Coarelli52 potrebbe trattarsi della formula con clusiva dell'iscrizione stessa, cosi integrabile: [curant]e L. Gellio L. /., oppure [auc tor]e L. Gellio L. f. Poiche questa formula ben si adatta anche al frammento bresciana la cui prima riga potrebbe nascondere l'ablativo di un gentilizio e la seconda l'abla tivo di un cognomen, e ipotizzabile che esso sia la parte finale dell'iscrizione dedica toria del santuario repubblicano,

La seconda delle due epigrafi in esame (fig. 2), che il Mirabella Roberti e il Gar

43 Garzetti, Epigrafia e storia, p. 36; F. Landucci Gattinoni, Un culto celtico nella Gallia

Cisalpina, Milano 1986, pp. 22-25. 44

Garzetti, Epigrafia e storia, pp. 37-38; cfr. Caes. B. G., VI, 17, 1: ? deum maxime Mer

curium colunt. ?. 45 C. B. Pascal, The cults of Cisalpine Gaul, Bruxelles 1964, pp. 159-165. 46

Garzetti, Epigrafia e storia, pp. 37-38. 47

Ibid., pp. 35-40. 48 /. It. Brixia, 687; I. It. Brixia, 286. 49 Mirabella Roberti, II Capitolium repubblicano p. 355; Garzetti in I. It. Brixia, 687. 50 Nella descrizione di questo frammento epigrafico seguo la traccia offerta da Mirabella

Roberti, II Capitolium repubblicano, pp. 370-372.

51CIL, XIV 3573 = /. It. Tibur, 361. 52

Coarelli, I santuari, pp. 225-230; I santuari del Lazio, pp. 103-110.

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BRESCIA E IL MONDO ROMANO

FIG. 1

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F. LANDUCCI GATTINONI

Fig. 2

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BRESCIA E IL MONDO ROMANO 39

zetti datano, sempre per criteri paleografici, alia seconda meta del I sec. a.C53, con siste in una lastra di pietra, divisa in cinque frammenti, in quattro dei quali, com

ponibili tra di loro, si legge: [-]us Libucl[-] Eutim\[-] I. Amphi/l-] [-]ir; nel quinto frammento, che, a mio avviso, va posto in testa agli altri quat tro, dato che in essi l'angolo in basso a destra appare integro, come l'angolo in alto a destra del frammento isolato, si legge: [-] /./[-] Isauri/[-].

I nomi ancora leggibili nei quattro frammenti assemblati sembrano grecanici e,

quindi, libertini54 e poiche all'inizio della prima riga e visibile una desinenza di no minativo in -us e anche la terminazione -ir dell'ultima riga sembra essere un nomi

nativo, b ipotizzabile che si tratti di una iscrizione onoraria posta da (tre?) dedi

canti, tutti di origine libertina, al loro patrono, un cognomen del quale e forse ancora individuabile nelYIsauri- della seconda riga del quinto frammento, integrabile in

Isauri[co], al dativo poiche oggetto della dediea, mentre la/, della prima riga potreb be essere la comune abbreviazione della parola figlio che seguiva l'iniziale del patro nimico.

II cognomen Isauricus fu portato da P. Servilius C. f. Vatia Isauricus, console nel 79 a.C. e dal figlio P. Servilius P. f. Isauricus, console nel 48 e nel 41 a.C.; questi nomi ben si adatterebbero anche alia prima iscrizione che abbiamo esaminato, per che si potrebbe integrare in [Servijlio il [-]lio della prima riga e in [Isauric]o il

[-]0 della seconda riga. Lo iato cronologico tra le due iscrizioni, l'una risalente alia prima, l'altra alia seconda meta del I sec. a.C, potrebbe essere spiegato con il riferimento della prima alYIsauricus console nel 79 a.C e della seconda a uno dei discendenti di quest'ultimo.

Quest'ipotesi della presenza nella zona di Brescia della famiglia dei Servilii Vatiae Isaurici per piu generazioni e rafforzata dall'esistenza in citta della gens Servilia, testimoniata con sicurezza in ben cinque epigrafi55, tutte riferibili aU'eta

imperiale; ma perche essa abbia un solido fondamento e necessario scoprire tra P. Servilio Vatia Isaurico senior e Brescia un colJegamento atto a giustificare Tin tervento di questo personaggio nell'erezione e nella dedicazione del santuario bre

sciano, suggerito, nella nostra ipotesi, dalla sopravvivenza delle lettere terminali del suo gentilizio e di uno dei suoi cognomina nel frammento superstite di quella che doveva essere l'iscrizione dedicatoria del tempio stesso.

P. Servilio Vatia56, figlio di C Servilio Vatia e di una Metella57, nato intorno al 130 a.C.58, nell'88 a.C. ottenne, come propretore, un trionfo su un popolo di cui e

purtroppo perdu to il nome59; con l'appoggio di Silla si presento candidato al consolato nell'87 a.C, ma non fu eletto60; nello stesso anno fu sconfitto a Rimini d&i populares

53 Mirabella Roberti, II Capitolium rapubblicano, pp. 370-373: Garzetti, in I. It. Brixia, 286.

54 Questa impressione e confermata dalle ultime due lettere -ir, forse integrabili in

[IIIIIIv]ir, carica rivestita soprattutto da liberti. 55 I. It. Brixia, 265 = CIL, V, 4476; I. It. Brixia, 372 = CIL, V, 4575; I. It. Brixia, 400 =

CIL, V, 4603; I. It. Brixia, 531; I. It. Brixia, 1074 = CIL, V, 4994. 56 F. Munzer, Servilius nr. 93, in Pauly-Wissowa-Kroll, Real Encyclopadie der classischen

Altertumwissenschafi ( =

RE), II A-2, Stuttgart 1923. 57 Cic. Verr., Ill, 211. 58 Infatti nel 100 a.C. gia sedeva in Senato e si oppose, con gli altri senatori, al tentativo

rivoluzionario di Saturnino (Cic. Rab. perd. 21). 59 I. It., XIII, I, Fasti triumphales, p. 84, 563: ? [P. Servijlius C. f. M. n. Vatia pro pr(aetore)

an(no) DCLXV/de [.] XII K(alendas) Novem(bres) ?. 60 Plut. Sylla, 10, 3; i codici plutarchei hanno EspoDTQiov emendato in SspoutXtov dal

Mommsen (Gesch. d. rom. Munzwesen, p. 516), seguito poi da tutti gli studiosi.

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40 F. LANDUCCI GATTINONI

di Mario e Cinna61 che, secondo Appiano62, si erano spinti fin li per evitare che gli optimates di Roma ricevessero rinforzi dalla Gallia Cisalpina.

Di lui non sappiamo piu nulla fino all'82 a.C. quando sconfisse a Chiusi le forze mariane63 e il Munzer64 ha supposto che dopo la sconfitta di Rimini egli fosse fug gito in Oriente da Silla e fosse poi rientrato con lui in Italia.

E, comunque, certo che durante la dittatura di Silla egli fosse uno dei senatori

piu influenti, tanto che il suo intervento fu determinante, nell'80 a.C, per ottenere dal dittatore la concessione del primo trionfo a Pompeo65.

Nel 79 a.C. fu eletto console insieme a Ap. Claudio Pulcro66, mentre tra il 78 e il 75 a.C. combatte come proconsole in Cilicia e Panfilia, cercando di piegare anche i pirati che gia da tempo infestavano il Mediterraneo orientale, e per le imprese com

piute in quelle zone ottenne il trionfo e, in seguito alia presa della citta di Isaura, il soprannome di Isaurico67.

Egli fu poi censore nel 55 a.C.68 ed e citato piu volte da Cicerone come uno degli uomini piu prestigiosi del suo tempo69; mori nel 44 a.C, dopo le Idi di Marzo e gli fu decretato l'onore del funerale a spese dello Stato70.

Nella ricerca di un'eventuale connessione tra Servilio Isaurico e Brescia, credo sia opportuno approfondire l'analisi delle fonti che ci informano sulla sconfitta a lui inflitta da Mario a Rimini nell'87 a.C, un frammento di Granio Liciniano e un

passo di Appiano71: Granio Liciniano si limita a dare la notizia della vittoria di Mario su Servilio, mentre Appiano motiva le mosse di Mario con la necessita di impedire che i nemici, di stanza in Italia centrale, ricevessero rinforzi sx rriq u7i;Y)x6ou Toc Xoct ta?,

P. Servilio, dunque, si era recato al nord per reclutare truppe nella Cisalpina, probabilmente su incarico del console Cn. Ottavio che, rimasto fedele a Silla, era

61 Gr. Liclntan. XXXV 28, ed. Criniti = 11,9-11, p. 20, ed. Flemisch: ? Marius Servilium

apud Ariminum fugat, paucos occidit; rcliquos, quos corruperat, accipit in deditionem ?. 62 App. B.C., I, 308: Mapios xcd "OaTia slXs xal Sitq pirate xal Kivvas innz?[i^ccq

'Apifiivov xafsXafte, tou jxyj fivoc aTpocTiav'sg ty)v tcoXiv ETCsX^eiv eg Tvjs u7nqx6ou Ta

Xocuas. 63 Vell. II 28, 1; Pltjt. Sylla, 28, 8. 64 Munzer, in RE, col. 1812.

65 Pltjt. Pomp., 14, 5-6. 66 I. It., XIII, Fasti Gonsulares, p. 54, 130, 484; App. B.C. I 480; Gr. Licinian. XXXVI 8,

ed. Criniti = 11, 7-8, p. 32, ed. Flemisch; Oros. V 22, 1. 67 Etjtrop. VI 3; Flor. I 41; Oros. V 23, 2; tutti derivanti dalla stessa fonte liviana, cfr.

Liv. Perioch. XC, XCIII. Per le imprese contro i pirati cfr. Strab. XII 6, 2 [C 569] che parla di un buon successo di Servilio, mentre App. Mith., 93, afferma il contrario.

Proprio al momento della conquista di Isaura Servilio ebbe modo di mostrare il suo inte resse per la tradizione religiosa romana: infatti un'iscrizione recentemente scoperta negli scavi

dell'antica Isaura (A. Hall 1, New light on the capture of Isaura Vetus by P. Servilius Vatia, in ? Akten des VI internationalen Kongresses fur Griechische und Lateinische Epigraphik ?, Miin

chen 1972 (Vestigia 17), pp. 568-571; J. Le Gall, Evocatio, in Melanges offerts a J. Heurgon, I, Roma 1976, pp. 519-524) ha dimostrato che egli utilizzo, nei confronti delle divinita protettrici della citta cilicia, l'antica cerimonia deWevocatio, la cui formula, secondo Plinio (Nat. Hist.

XXXVIII 18), si trovava nei libri pontificates-, del resto, che P. Servilio Vatia Isaurico fosse molto

legato al collegio dei pontefici h testimoniato dal fatto che egli fu, insieme con Q. Lutazio Catulo, uno dei rivali di Cesare nell'elezione alia carica di Pontefice Massimo (Pltjt. Caes. 7, 1).

68 OIL, I2, 766 a-t = ILS, 5922 a-c (ceppi del Tevere).

69 Cfr., ad es. Cic. Verr., Ill, 220: princeps civitatis; Verr., I, 56; leg. agr., II, 50; p. red.

in sen., 25; de domo, 43; Sest., 130; prov. cons. l;fam., XIII, 68, 3: clarissimus, etc. 70 Cic. Phil. II, 12; Dio Cass. XLV, 16, 1. 71 Cfr. supra, nn. 61 e 62.

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BRESCIA E IL MONDO ROMANO 41

ormai in armi contro il collega L. Cornelio Cinna; ma se a Servilio era stato affidato un incarico cosi delicato in un momento di emergenza, e possibile che egli avesse gia avuto contatti con le popolazioni di quella zona e potesse contare sulla loro lealta. In quest'ottica e ipotizzabile che egli si fosse trovato come propretore in Gallia Cisal

pina durante la Guerra Sociale e avesse caldeggiato, con il console Cn. Pompeo Strabone, la concessione della cittadinanza alle citta della Cispadana e dello ius Latii ai Transpadani, come premio della loro fedelta a Roma.

In effetti noi non sappiamo dove Servilio avesse esercitato Yimperium propre torio durante il quale si era guadagnato il suo primo trionfo e tutte le ipotesi che sono state fatte sulla Sardegna o la Cilicia72 non trovano alcun riscontro nelle fonti e sono basate sulla aprioristica convinzione che a lui fosse stato affidato il governo di una provincia fuori d'ltalia. Ma, come puntualizza il Badian73, senza pero trarre tutte le conseguenze dalla sua intuizione, nel convulso periodo della Guerra Sociale i bravi comandanti erano piu necessari in Italia che nelle provincie, per evitare che

gli insorti italici mettessero in pericolo l'esistenza stessa di Roma: e, quindi, pro babile che Servilio fosse rimasto nella penisola, o, meglio, nella zona centro-setten trionale della penisola per soffocare eventuali focolai di rivolta, pronto, in caso di

necessita, a dar man forte agli eserciti schierati nel Piceno74. In tal caso anche il suo trionfo nell'80 a.C. dovrebbe essere messo in relazione

con la Guerra Sociale: si collegherebbe cosi con quello di Cn. Pompeo Strabone de Asculaneis Picentibus75 deH'anno precedente, legandosi agli unici avvenimenti bellici di notevole importanza di quegli anni; il Badian76, infatti, pur non abban donando la sua convinzione che Servilio si fosse guadagnato il trionfo con una cam

pagna provinciale, e costretto ad ammettere che nelle nostre fonti non c'e traccia di fatti bellici coevi, estranei alia Guerra Sociale, che possano giustificare Fonore con cesso a Servilio.

NelPipotesi che P. Servilio Vatia Isaurico sia stato uno dei promotori della con cessione dello ius Latii ai Transpadani, ritengo possibile che gli abitanti di Brescia abbiano voluto che il suo nome apparisse nella dedica del santuario da loro costruito come simbolo e sigillo dell'avvenuta integrazione dell'antica capitale cenomane nel

mondo romano.

C'e, pero, un'ultima difficolta da risolvere per rendere accettabile questa mia

ipotesi: nel frammento epigrafico appartenente a un elemento epistilio del tempio repubblicano l'[-]o della seconda riga dovrebbe essere l'ablativo del cognomen Isauricus, ma il nostro personaggio ottenne questo cognomen dopo il trionfo de

Isauricis, databile al 74 circa a.C.77, con uno iato di circa quindici anni rispetto al

periodo al quale abbiamo collegato la presenza di Servilio in Cisalpina78. Questo lungo lasso di tempo e facilmente spiegabile con i tumultuosi avveni

menti di quegli anni: tra 1'87 e 1'83 a.C. Servilio fu in Oriente con Silla, mentre in Italia

72 T. R. Brotjghton, The Magistrates of the Roman Republic, II, New York 1952, p. 30 n. 5; E. Badian, Notes on Provincial Governors from the Social War down to Sulla's Victory, in Studies in Greek and Roman History, Oxford 1964, pp. 82-84.

73 Badian, Notes, pp. 71-73.

74 Sulla situazione dell'Italia all'mizio della Guerra Sociale, cfr. H. Last-R. Gardner, La cittadinanza agli Italici, in Cambridge Ancient History, IX, 1. London 1966, trad. it. Milano 1973, pp. 232-250.

75 I. It., XIII, 1, Fasti triumphales, p. 84, 563. 76

Badian, Notes pp. 82-83. 77 Cfr. supra, n. 67. 78

Questa dimcolta era gia stata notata da Albertini, Brixia da centro religioso, pp. 220-221.

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42 F. LANDUCCI GATTINONI

infuriava la repressions mariana; una volta ritornato in Italia, partecipd alia nuova guerra civile scatenata da Silla, che termino con l'instaurazione di una dura dittatura oligarchica79. Solo dopo il ristabilimento delPordine operato da Silla la vita civile delle citta ebbe un nuovo, vigoroso impulso al quale possiamo imputare anche l'inizio della costruzione del santuario bresciano80 che, secondo la Rossignani81, deve essere datato, appunto, entro il secondo quarto del I sec. a.C.

Nulla osta, dunque, all'ipotesi che la costruzione del tempio repubblicano di Brescia sia iniziata a partire dall'80 circa a.C. e che la sua dedicazione sia avvenuta

dopo il 74 a.C. e il ritorno in Italia da trionfatore di Servilio che, aureolato dal pre stigio ottenuto grazie alle sue brillanti vittorie in Oriente82, avrebbe visto celebrato nell'iscrizione dedicatoria del tempio bresciano il nuovo cognomen ex-virtute che sanciva la sua fama, perpetuando il ricordo delle sue imprese.

Ma i modesti frammenti epigrafici, grazie ai quali abbiamo potuto ipotizzare l'intervento della fazione sillana, in generale, e di P. Servilio Vatia Isaurico, in par ticolare, nella costruzione del tempio repubblicano di Brescia, nulla ci dicono sulle divinita alle quali esso era dedicato; qualche indicazione in proposito potrebbe forse venirci dal confronto tra il complesso templare di Brescia e quelle costruzioni sacre del Lazio che presentano con esso profonde affinita architettoniche.

Penso, in particolare, ai cosiddetti "quattro tempietti" di Ostia, scoperti nel secolo scorso fuori dell'antico castrum, verso est, in un'area che nel II sec. a.C. era

stata delimitata come terreno pubblico83; si tratta, come dice lo Zevi84, di quattro piccoli edifici uguali, prostili, tetrastili, innalzati su di un unico podio, davanti al

quale erano quattro altari. Molti studiosi85 hanno proposto di identificare i quattro tempietti in questione

con le aedes che, secondo un'iscrizione oggi perduta86, un certo P. Lucilio Gamala aveva costruito in onore di Venere, Fortuna, Cerere e Spes, in un momento antece dente un helium navale al quale egli contribui con una cospicua donazione.

Dopo un'intricata querelle, durata piu di cinquanta anni87, la maggioranza degli studiosi e oggi orientata a collocare questo P. Lucilio Gamala nel I sec. a.C, mentre il helium navale h stato identificato dal Meiggs88 con la guerra contro Sesto Pompeo del 36 a.C, e dallo Zevi89 con la guerra piratica del 67 a.C

In base a quest'ultima ipotesi i quattro tempietti di Ostia sarebbero stati co struiti in epoca sillana e questo concorda perfettamente con i dati archeologici a nostra disposizione: essi sarebbero, dunque, coevi del complesso templare di Brescia al quale rassomigliano in maniera davvero impressionante.

79 Cfr. supra, p. 40. 80 Sui problemi dell'attivita edilizia sacra in questo periodo cfr. Coabelli, / santuari del

Lazio e della Campania, pp. 217-240; I santuari del Lazio, passim. 81 Rossignani, Monumenti pubblici e privati, p. 232.

82 Secondo Eutropio, VI 3, Servilio fu il primo romano ad attraversare la catena del Tauro. 83 Scavi di Ostia. I, Topografla generate, Roma 1953, pp. 105, 148. 84 F. Zevi, P. Lucilio Oamala senior eu Quattro tempietti ? di Ostia, ? Melanges de l'Ecole

Francaise de Rome, Antiquite (MEFRA) ?, 85 (1975), pp. 555-581; Monumenti e aspetti culturali di Ostia repubblicana, in Hellenismus in Mittelitalien, Gottingen 1976, pp. 52-58.

85 Zevi, P. Lucilio Gamala senior, pp. 555-581, con bibliografia precedente. 86 CIL, XIV, 375.

87 Bibliografia precedente in Zevi, P. Lucilio Gamala senior, pp. 555-581.

88 R. Meiggs, Roman Ostia, Oxford 1960, pp. 193 ss., 350 ss., 493 ss. 89

Zevi, P. Lucilio Gamala senior, p. 575.

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BRESCIA E IL MONDO ROMANO 43

Per quanto riguarda le divinita alle quali essi erano dedicati, Venere, Fortuna, Cerere e Spes, si tratta, secondo lo Zevi90, ? di quattro divinita femminili della spe ranza, della buona sorte e della potenza creatrice ?; esse hanno molte caratteristiche in comune con le quattro divinita, Honos, Virtus, Felicitas, Victoria, alle quali Pom

peo dedico, nel 55 a.C, quattro piccoli templi vicini al teatro da lui costruito in Roma in quello stesso anno91.

Sembra, dunque, che nella prima meta del I sec. a.C. costruzioni sacre di tal

genere fossero normalmente dedicate a divinita "minori", spesso personificazioni di concetti astratti, come Virtus, Spes, Honos, Fortuna, delle quali e evidente il signi ficato augurale nei confronti della res publica Romana e dei personaggi piu eminenti che la rappresentavano.

Che queste divinita, in genere associate tra di loro, non potessero essere venerate in un unico tempio, ma dovessero avere edifici separati, anche se di dimensioni ri dotte e accostati l'uno all'altro, ci e testimoniato con sicurezza da un episodio della vita di Marcello al quale, dopo la conquista di Siracusa (212 a.C), fu impedito di co struire un solo tempio a Honos e a Virtus dall'opposizione dei sacerdoti, che prete sero la costruzione di due edifici92, uno dei quali, quello a Virtus, fu poi consacrato dal figlio nel 205 a.C.93.

Si pud ipotizzare che anche i quattro tempietti di Brescia fossero dedicati a di vinita di questo tipo, scelte tra quelle che meglio rappresentavano gli ideali e le

aspirazioni della nobilitas romana, alia quale certo guardavano i membri delle classi

dirigenti locali che desideravano una totale integrazione nel mondo romano. Saremmo cioe di fronte a un complesso templare che, voluto per motivi piu

politici che religiosi, rispondeva pienamente agli obiettivi propagandistici dell'oli

garchia senatorial essa, infatti, negli anni successivi alia morte di Silla, aveva tra i suoi esponenti di spicco P. Servilio Vatia Isaurico, che nella nostra ipotesi e stato considerato il dedicante ufficiale del tempio bresciano, e riconosceva come suo prin ceps Pompeo Magno, figlio del Pompeo Strabone diretto artefice della concessione dello ius Latii ai Transpadani.

Del resto anche il tempio di Vespasiano, costruito sulle fondamenta del santuario

repubblicano, ebbe chiari connotati politici: esso, infatti, a prescindere dalla sua sup posta dedica alia Triade capitolina, aveva il duplice scopo di celebrare la vittoria di Bedriacum che, nel 69 d.C, aveva aperto alle truppe di Vespasiano la via di Roma, come dimostra la statua della Vittoria alata ritrovata negli scavi del tempio flavio, e di glorificare l'ideologia ufficiale imperiale, come dimostra il grande complesso epigrafico dei cosiddetti Fasti Imperiali, probabilmente conservato nella quarta cella dell'edificio voluto da Vespasiano.

A conclusione di questa ricerca, credo di poter dire che, se allo stato attuale delle nostre conoscenze non siamo in grado di determinare con precisione il nome delle divinita alle quali erano dedicati i quattro tempietti repubblicani di Brescia, e, pero,

90 Ibid., pp. 575-581.

91 Cfr. S. B. Platner-T. Ashby, A topographical Dictionary of ancient Rome, London 1929, p. 555; J. Carcopino, Jules Cesar, Paris 19686, pp. 120-122. Anche nel Forum Holitorium c'era un complesso templare composto da tre edifici di dimensioni ridotte, le cui vestigia sono ancora

oggi visibili sotto la chiesa di S. Nicola in Carcere, dedicato a divinita dello stesso tipo: Pietas, Ianus e Spes (Platner-Ashby, A topographical Dictionary, p. 225). 92 Liv. XXVII, 25, 7; Pltjt. Marc. 28, 1-2.

93 Liv. XXIX, 11, 13.

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44 F. LANDUCCI GATTINONI

possibile affermare che i dati archeologici di cui siamo in possesso mostrano impres sionanti somiglianze e analogie con luoghi di culto della zona di Roma dedicati a divinita beneauguranti, spesso personificazioni di concetti astratti, mentre i modesti frammenti epigrafici superstiti lasciano supporre l'esistenza di legami con esponenti di primo piano del periodo sillano e post-sillano; niente, invece, giustifica Fipotesi della presenza nel complesso sacrale repubblicano di Brescia di culti pre-romani legati alia componente celtica della popolazione locale.

Come nelParchitettura, cosi anche nella scelta delle divinita, il santuario di Brescia ripeterebbe forme e moduli gia presenti nell'Italia centrale, la cui imitazione sarebbe stata facilitata dalla presenza nella citta transpadana di molti immigrati di

origine italica, certo favorevoli al trasferimento nella loro nuova residenza degli usi e costumi religiosi diffusi nella loro zona di origine.

Franca Landucci Gattinoni

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