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Pagina 1 di 27 Incontro 7 30 novembre 2011 Il Soggetto Avvolto (IV 'identikit'): Gesù Verbo eterno fatto uomo, vero D-o. La scienza teologica e la Sindone 'panaghia'. I a parte*. 1 Dalla Dogmatica alla Pastorale: Domande (Quaestiones) e Sindone 001. Immagine di ingresso Fig. 01. Foto della Sindone a grandezza naturale, stesa sull'altare della celebrazione eucaristica (GFB, Ciciliano-Tivoli [Roma] 2009). Il fotogramma è molto utile per il discorso teologico pastorale, in primo luogo nelle applicazioni al mondo sacramentale e, in specie, al sacramento dell'Eucaristia. Di venerabile antichità è la norma liturgica secondo la quale ogni tovaglia di altare deve essere di lino, come la Sindone nuova che avvolse il prezioso Corpo del Signore Ge- sù: ne è autore il celebre pontefice Silvestro I, vescovo di Roma e papa al tempo dell'imperatore Costantino (314-335). 002. Abstract 1 Una buona familiarità con il fenomeno linguistico dinamico detto "communicatio idiomatum", la teologia storica at- tinge da san Cirillo, patriarca di Gerusalemme e dottore della Chiesa (Catechesi XIII, ..) la sicurezza nell'applicare alla Sindone non soltanto i normali titoli di 'sacra' o di 'santa' (>), ma anche il titolo di 'santissima' (in greco: pan-haghia, 'tutta santa'). Ricordo che la Tradizione ecclesiale applica l'aggettivazione 'santa' o 'santissima' ad una Persona vivente considerata nella sua integralità.

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Incontro 7

30 novembre 2011

Il Soggetto Avvolto (IV 'identikit'): Gesù Verbo eterno fatto uomo,

vero D-o. La scienza teologica e la Sindone 'panaghia'. Ia parte*.1

Dalla Dogmatica alla Pastorale: Domande (Quaestiones) e Sindone

001.

Immagine di ingresso

Fig. 01. Foto della Sindone a grandezza naturale, stesa sull'altare della celebrazione eucaristica (GFB, Ciciliano-Tivoli

[Roma] 2009). Il fotogramma è molto utile per il discorso teologico pastorale, in primo luogo nelle applicazioni al

mondo sacramentale e, in specie, al sacramento dell'Eucaristia. Di venerabile antichità è la norma liturgica secondo la

quale ogni tovaglia di altare deve essere di lino, come la Sindone nuova che avvolse il prezioso Corpo del Signore Ge-

sù: ne è autore il celebre pontefice Silvestro I, vescovo di Roma e papa al tempo dell'imperatore Costantino (314-335).

002.

Abstract

1 Una buona familiarità con il fenomeno linguistico dinamico detto "communicatio idiomatum", la teologia storica at-

tinge da san Cirillo, patriarca di Gerusalemme e dottore della Chiesa (Catechesi XIII, ..) la sicurezza nell'applicare alla

Sindone non soltanto i normali titoli di 'sacra' o di 'santa' (>), ma anche il titolo di 'santissima' (in greco: pan-haghia,

'tutta santa'). Ricordo che la Tradizione ecclesiale applica l'aggettivazione 'santa' o 'santissima' ad una Persona vivente

considerata nella sua integralità.

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Nell'ampio panorama delle scienze teologiche identifichiamo alcuni particolari questioni che

in modo facile si riconnettono con la sacra Sindone e con il Soggetto avvolto in essa. Siamo

sempre in una metodologia 'di introduzione' e per ciò stesso abbastanza sintetica e probabil-

mente un pò difficile da comprendere a prima lettura.

Suddividiamo l'ampio materiale teologico in due grandi aree, la prima, oggetto dell'incontro

odierno, si relaziona con dati e ricerche di Storia della Chiesa (e scienze annesse), Liturgia,

Spiritualità. La seconda area, prevista per il 07 dicembre, presenterà tematiche sul Mistero

della nuova Pasqua, Soteriologia, Monarchia Patris*, Ecclesiologia, Cristologia, Trinitaria,

Pastorale.

003.

La Chiesa nella Storia [della salvezza, Historia salutis]

Una prima grande area di lavoro la dedichiamo alla base storica dei dati teologici, pienamen-

te o tangenzialmente toccati dalla presenza della sacra Sindone. Le sezioni di approfondi-

mento ricoprono il campo di Storia della Chiesa (e scienze annesse, numeri 004-029, di Li-

turgia (nn. 032-).

L'apparente sproporzione tra le analisi storiche e quelle successive, è voluta; considerando il

contesto storico quale elemento che fa da sfondo (scenario di riferimento e di metodo) in

qualsiasi successiva applicazione.

004.

La consueta faticosa lectio. Verso una Disciplina arcani, aperta

Teniamo sempre alto (un poco 'difficile') il livello espositivo/narrativo, augurando che l'o-

biettiva fatica scientifica (di lettura e di assimilazione) offra solide fondamenta alla stima e

alla venerazione per il Sacro Telo nel quale è stato avvolto il Nostro Dio e Signore, Gesù, il

Cristo del Padre.

Le tematiche che d'ora in poi sono dinanzi ai nostri occhi sono tanto alte e delicate da rende-

re auspicabile, in un futuro più o meno prossimo, una sorta di ritorno alla 'Disciplina arcani',

espressione latina coniata nel XIX secolo per descrivere la grande RISERVATEZZA con la

quale i cristiani del II secolo parlavano dei Misteri/sacramenti Cristiani e delle stupende

VERITA'-EVENTI che celebravano nel Simbolo della Nuova Alleanza.

Sul nostro sito www.mondosindone.it useremo la soluzione tecnologica del cosiddetto LO-

GIN per poter entrare in queste sezioni teologiche. Chiaramente tutto ciò non significa affat-

to 'chiusura', anzi, a tutti quanti richiederanno 'nome utente' e 'password di accesso' sarà loro

garantita. Semplicemente vorrebbe essere un piccolo segnale di ATTENZIONE e di RI-

SPETTO per la Debolezza di Dio che è più forte di ogni Potenza umana.

005.

Patrologia e Patristica (I-XII secolo d.C.)

Campo privilegiato di ricerca storica e archeologica sono le aree che in genere sono definite

con i due termini quasi omologhi di 'Patrologia' e 'Patristica'. Con il primo ci si riferisce

semplicemente alla vita e alle opere dei Padri della Chiesa, dal I al XII secolo*; con il secon-

do, invece, si intende descrivere lo studio scientifico della loro mentalità e pensiero filosofi-

co-teologico.

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Per chi studia la Sindone e i temi connessi, una analisi molto rigorosa dei testi patristici - la-

tini, greci, siriaci e arabo-cristiani, etiopici, armeni, ecc. - è una miniera di dati da sottoporre

a valutazioni ponderate, rispettandone gli aspetti favorevoli o contrari, evidenti o discutibili.

Allo stesso tempo va superata l'attesa abnorme di gestire elementi storicamente abbondanti e

inconfutabili, condizioni che in genere non si presentano anche nei casi di personaggi ed e-

venti di riconosciuta storicità come, ad esempio, Ignazio d'Antiochia o Atanasio d'Alessan-

dria o Agostino d'Ippona.

006

La Chiesa di Pentecoste e il Kerygma negli Atti degli Apostoli (sondaggio in 3,10 - 4,2)

Primo e importantissimo settore di indagine per i fenomeni legati alla crocifissione e sepoltu-

ra di Gesù, il Cristo, sono i testi 'kerygmatici', strutturati cioè nello stile essenziale dei primi

brevi testi che predicavano il Crocifisso Risorto, Servo di JHVH, Salvatore, Signore e Giudi-

ce della storia.

Una delle aree testuali che hanno conservato alcuni di tali testi brevi è il libro degli 'Atti de-

gli Apostoli' o 'Atti del Cristo risorto' come titola nella sua significativa opera AMMASSARI

Antonio, Vangeli-Atti nella colonna latina del Bezae Codex Cantabrigiensis. Note di com-

mento sulla struttura letteraria, la punteggiatura, le lezioni e le citazioni bibliche, 5 volumi,

Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana (Letture bibliche, 4-7. 10), 1996-1998.

Il V volume reca appunto il titolo Gli Atti del Cristo Risorto. Gli Atti degli Apostoli nella co-

lonna latina del Bezae Codex Cantabrigiensis, LEV (Letture bibliche 10) 1997, 118 pp.

007.

Invitiamo ad analizzare il secondo Testo kerygmatico, riferito nel capitolo 3° e proposto an-

che nella versione 'occi-dentale' del Codice Beza.

I versetti 13-15 li disponiamo anche visualmente nella sticografia originaria del manoscritto.

Colonna latina Bezae Codex

Vulgata di san Girolamo

3, 10 Cognoscebantque eum | quia hic erat | qui ad elemosy-

nam sedebat | in porta illa Pulchra templi | Et repleti sunt

terroris | et stupefactionis | in eo quod contigerat ei |

3, 11 < Exeunte autem Petru(m) et Iohanne(n) | cum eis ibat |

tenens eos | Stupentes autem | √√√√√ stabant in porti-

cum | qui vocatur Solomonis | stupebant |

3, 12 < Respondens autem Petrus dixit ad eos | Viri Istraheli-

tae | quid admiramini super hoc | aut nos quid intuemini

| quasi nos | nostra propria virtute | aut pietate | hoc fece-

rimus ut ambulet hic |

3, 13 < Deus Abraham |

et Deus Isac · et Deus Iacob |

Deus patrum nostrorum |

clarificavit Puerum suum |

Iesum Christum |

quem √√ tradidisti [?] in iudicio | [fol. 426 a, pag. 737]

et negastis eum |

ante faciem Pilati |

cum iudicasset ille |

dismittere eum |

3,10 cognoscebant autem illum quoniam ipse erat qui

ad elemosynam sedebat ad Speciosam portam

templi et impleti sunt stupore et extasi in eo

quod contigerat illi

3,11 cum teneret autem Petrum et Iohannem concurrit

omnis populus ad eos ad porticum qui appellatur

Salomonis stupentes

3,12 videns autem Petrus respondit ad populum viri

israhelitae quid miramini in hoc aut nos quid in-

tuemini quasi nostra virtute aut pietate fecerimus

hunc ambulare

3,13 Deus Abraham et Deus Isaac et Deus Iacob

Deus patrum nostrorum glorificavit Filium

suum Iesum quem vos quidem tradidistis et

negastis ante faciem Pilati iudicante illo di-

mitti

3,14 vos autem sanctum et iustum negastis et pe-

tistis virum homicidam donari vobis

3,15 auctorem vero vitae interfecistis quem Deus

suscitavit a mortuis cuius nos testes sumus

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voluit |

3, 14 Vos autem |

ipsum sanctum et iustum |

gravastis |

et postulastis virum homicida |

donari vobis |

3, 15 Principem vero vitae interfecistis |

quem Deus suscitavit a mortuis |

quibus nos testes sumus |

3, 16 Et in fide Nominis eius | hunc quem vidistis et scitis |

consolidavit Nomen eius | et fides que per ipsum est |

dedit ei | integritatem hanc | coram omnibus vobis |

3, 17 < Et nunc viri fratres · scimus | quia vos quidem per

i[g]norantiam | egistis iniquitatem | sicut et principes

vestri |

3, 18 Deus autem | quae praenuntiavit | per os omnium pro-

phetarum | pati Christum suum | inplevit sic |

3, 19 Paenitentiam ergo agite | et convertimini ad hoc | ut de-

leantur peccata ≈ vestra | ut veniant tempora refrigerii | a

facie Domini |

3, 20 Et mittat praedestinatum vobis | Iesum Christum |

3, 21 quem oportet caelum quidem accipere | usque ad tem-

pora restitutionis omnium | quae locutus est Deus | per

os sanctorum suorum | √√ prophetarum |

3, 22 < Moyses quidem dixit ad patres nostros | quia

Prophetam vobis suscitabit | Dominus Deus vester | [fol.

427 a, pag. 739] de fratribus vestris | tamquam meipsum

audietis | secundum omnia quaecumque · | locutus fuerit

ad vos |

3, 23 Erit autem omnis anima quaecumq(ue) · | non audierit |

prophetam illum | disperibit de populo |

3, 24 Et omnis prophetae a Samuel | et eorum qui ordine

fuerunt | quodquod locuti sunt | et adnuntiaverunt dies

hos |

3, 25 < Vos estis filii prophetarum | et eius dispositionis |

quam Deus ≈ disputavit | ad patres nostros | dicens ad

Abraham | Et in semine tuo | benedicetur | omnis patriae

terrae |

3, 26 Vobis primum Deus | suscitavit Puerum suum | misit √

benedicentem vos | in eo cum avertatur √ unusquisque |

a nequitiis suis |

At 4, 1 Loquentibus autem eis | ad populum verba haec |

adsisterunt Sacerdotes et √√√ Sadducaei |

4, 2 dolore percussi | eo quod docerent ipsi populum | et

adnuntiarent √ Iesum | ≈ in resurrectione mortuorum |

3,16 et in fide nominis eius hunc quem videtis et nos-

tis confirmavit nomen eius et fides quae per eum

est dedit integram sanitatem istam in conspectu

omnium vestrum

3,17 et nunc fratres scio quia per ignorantiam fecistis

sicut et principes vestri

3,18 Deus autem quae praenuntiavit per os omnium

prophetarum pati Christum suum implevit sic

3,19 paenitemini igitur et convertimini ut deleantur

vestra peccata

3,20 ut cum venerint tempora refrigerii a conspectu

Domini et miserit eum qui praedicatus est vobis

Iesum Christum

3,21 quem oportet caelum quidem suscipere usque in

tempora restitutionis omnium quae locutus est

Deus per os sanctorum suorum a saeculo pro-

phetarum

3,22 Moses quidem dixit quia prophetam vobis susci-

tabit Dominus Deus vester de fratribus vestris

tamquam me ipsum audietis iuxta omnia quae-

cumque locutus fuerit vobis

3,23 erit autem omnis anima quae non audierit pro-

phetam illum exterminabitur de plebe

3,24 et omnes prophetae a Samuhel et deinceps qui

locuti sunt et adnuntiaverunt dies istos

3,25 vos estis filii prophetarum et testamenti quod

disposuit Deus ad patres vestros dicens ad Abra-

ham et in semine tuo benedicentur omnes fami-

liae terrae

3,26 vobis primum Deus suscitans Filium suum misit

eum benedicentem vobis ut convertat se unus-

quisque a nequitia sua

4,1 loquentibus autem illis ad populum supervenerunt

sacerdotes et magistratus templi et Sadducaei

4,2 dolentes quod docerent populum et adnuntiarent

in Iesu resurrectionem ex mortuis

Un adeguato commento di questo e di ciascuno dei successivi Testi, meriterebbe due Lezioni

(un Incontro, nel linguaggio che si sta usando in questo Corso introduttivo).

Sottolineiamo in 3, 13 l'uso del biblico 'puerum' invece del più diffuso 'filium', titolo cristo-

logico arcaico, abbandonato nei secoli successivi per il pericolo di un uso subordinazionista

nel descrivere le relazioni intradivine tra il Padre e il Figlio-Gesù.

Sindonicamente, il settore kerygmatico assume primario valore nell'intensità propria di un

messaggio breve. Il fenomeno 'condensazione-splendore' o 'gloria' (kabod, in ebraico) ha un

particolare rilievo

- nell'azione liturgica del Nuovo Popolo ('Novus Israel');

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- nell'ufficio* ministeriale della predicazione a tutti i popoli, partendo dalla 'Nuova' Gerusa-

lemme, la santa ed eletta Chiesa;

- nell'ufficio carismatico/ministeriale dell'accompagnamento catechetico, in stile mistagogi-

co (abbreviato e intenso), dei catecumeni e dei neofiti.

008.

Le colonne della Chiesa ‘apostolica’: Pietro e Giovanni, apostoli, Giacomo il fratello del

Signore

Oltre la sapiente multiforme 'veritatis communio' dei quattro Vangeli - di Matteo, Giovanni,

Luca e Marco (come al n. 001) - la Chiesa Apostolica è testimone della compresenza di tre

grandi linee teologico-ecclesiali, la petrina, la giovannita, la giacobita.

Le correnti sono ovviamente legate alle figure degli due Apostoli già incontrati nel primo ci-

clo degli 'Atti' e cioè Pietro e Giovanni (i primi a giungere alla Tomba vuota, Gv 20, 1-10) e

alla figura di Giacomo, il fratello/cugino del Signore Gesù, reggitore della Chiesa di Gerusa-

lemme dopo la morte dell'Apostolo Giacomo il Maggiore (44 d.C.) sino al 62 d.C. Sarà lui a

presiedere il primo 'concilio', a Gerusalemme, nel 48 d.C., per dare soluzione alla difficile

questione dell'accoglienza a pieno titolo, nella Comunità/Chiesa della Nuova Alleanza, di

persone di origini non ebree.

009.

P. Emanuele Testa, OFM, (morto il 13 gennaio di quest'anno, 2011) nel lontano 1968, al

termine dell' Anno santo dedicato alla memoria millenaria del martirio dei santi apostoli Pie-

tro e Paolo (+ 67 d.C.), propose una relazione su San Pietro nel pensiero dei Giudeo-

cristiani.2

Il contributo è fondamentale per conoscere le tre scuole teologiche della Chiesa apostolica

giudeocristiana, considerate nelle duplici varianti di ortodossia ed eterodossia, in modo da ri-

costruire i primi tracciati teologici sulla fede nella vera Divinità di Gesù.

Rinvio al n. (soteriologia) per gli specifici aspetti giudeocristiani riferibili alla Passione del

Cristo Signore.

010.

Giudeocristianesimo (Ecclesia circumcisionis) ed Etnocristianesimo (Ecclesia gentium)

Alcuni rilievi storici sono sufficienti, qui, per comprendere l'importanza che la 'Chiesa Ma-

dre' o Chiesa della circoncisione, ha avuto nella Storia salvifica cristiana delle origini e alla

centralità che può avere nella Storia ecclesiale del primo secolo del III millennio, in una

chiara prospettiva di ritorno allo splendore teologico neotestamentario, compimento oggetti-

vo di ogni profezia e di ogni esperienza mistico-ecclesiale precristiana.

2 Edito nel volume San Pietro. Atti della XIX Settimana Biblica, a cura della Associazione Biblica Italiana, con inter-

vento introduttivo del Santo Padre Paolo VI, Brescia, Paideia, 1967, pp. 459-500.

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011.

Sette secoli di storia giudeocristiana

Tenendo presente che la comunità giudeocristiana gerosolimitana è stata la prima custode

della sacra Sindone, presento un breve percorso cronografico di questa 'Chiesa Madre'.

-48 d.C. Il primo 'concilio', di Gerusalemme (Atti 14-15), è convocato da Giacomo, il

Fratello del Signore, per affrontare lo spinoso tema delle regole di appartenenza ecclesiale

per quanti provenivano dalle Nazioni o Genti e chiaramente non erano ebrei, circoncisi, fede-

li alla Torah, perseveranti nelle liturgie del Tempio e delle grandi Feste di pellegrinaggio an-

nuale come Pesach (Pasqua), Shavuot (Pentecoste), Sukkot (Capanne).

- 70 d.C. La parziale distruzione del Secondo Tempio erodiano ad opera di quattro Legio-

ni tra cui la famosa X Legio Fretensis, agli ordini di Tito Flavio Vespasiano, trova la città

santa senza la presenza della maggior parte della Comunità ebraico-cristiana che, già da

quattro anni prima si era rifugiata in altre aree. La città di Pella, al di là del fiume Giordano,

aveva ospitato una buona parte di questi rifugiati.

-135 d.C. La seconda (detta anche 'terza') rivolta o Guerra giudaica, iniziata nel 132 e ca-

peggiata dall'unica persona riconosciuta dai rabbini - e dal celebre rabbi Hillel - come Messi-

a, Bar Kochba o Bar Kocheba. La sanguinosa resistenza ebraica culminò con il Tempio

completamente raso al suolo per ordine dell'imperatore Adriano. Nella zona più sacra o Area

del Santuario, venne posta una gigantesca statua dedicata al dio Giove. Tutti gli ebrei ebbero

proibizione di abitare in città e persino di entrarvi, pena la morte.

-150 d.C. Una quindicina d'anno dopo la tragedia del Tempio, anche la Comunità giudeo-

cristiana passa ad uno 'status' gerarchico minoritario: ne è il segnale l'incipiente prassi di non

eleggere più alla funzione di Patriarca di Gerusalemme una persona che abbia origini ebrai-

che. Tutti i nuovi Pastori della Città santa hanno nome greco o di altre Nazioni.

-325 d.C. L'imperatore Costantino I, che fece l'opzione aperta di libertà per la nuove

Religioni, sempre più sceglie il Cristianesimo quale elemento primario nell'azione politica

imperiale, bipartita tra Occidente (Roma-Milano) e Oriente (Costantinopoli). Nel 325 convo-

ca e gestisce la logistica del Concilio di Nicea, località nei pressi di Costantinopoli: ormai la

Chiesa Madre giudeocristiana è ai margini della convivenza ecclesiale. Nessun vescovo ni-

ceno ha origini ebraiche. A Gerusalemme la Comunità giudeocristiana, dislocata nella zona

del Sion e residente nell'area sacra del Cenacolo, è oggetto di pregiudizi teologici. Nella se-

conda metà del IV secolo lo stesso Gregorio di Nissa consiglia i pellegrini di non avvicinare

e non visitare tali luoghi e tali fratelli.

-VII sec. Come sempre le Aggregazioni ebraiche ed ebraico-cristiane amano insediarsi

lungo le vie e le direttrici di intenso commercio. In una di queste, orientata da sud a nord, dal

Mare Arabico al Mediterraneo, scorre vicino alla costa occidentale dell'attuale Arabia Saudi-

ta. Nella città di Medina il profeta Maometto incontrerà e scambierà opinioni e convinzioni

religiose con la residente Comunità giudeocristiana eterodossa. Da essa infatti attinge tutte le

tradizioni bibliche, antico- e neotestamentarie che danno alta considerazione a Gesù Profeta

e a sua madre Maria. L'identità di Gesù è sempre considerata in ottica del tutto subordinata

alla Divinità piena di Dio Padre, clemente e misericordioso e, venerato in quanto grande Pro-

feta (dopo Maometto, naturalmente), la sua morte non può essere identificata con l'obbrobrio

della croce. Sulla croce sarebbe morto o Simone di Cirene o altre individualità. Di conse-

guenza la Sindone non avrebbe alcun interesse per il sistema religioso di un buon credente

(musulmano).

Come si evince dal breve quadro qui delineato, la teologia giudeocristiana nel suo periodo di

massimo splendore, e cioè nel I e II secolo d.C. (epoca apostolica e subapostolica, in primis),

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è posta sulla via per diventare il cuore della mistagogia, della liturgia, della diakonia della

Chiesa del III millennio.

012.

Giustino di Nablus, filosofo e martire (+ 165 circa)

Nel filosofo, apologeta e martire, Giustino di Nablus ritroviamo una delle personalità più si-

gnificative per lo studio del mondo greco e di quello giudaico, con messa a fuoco molto effi-

cace e coerente su eventi e personaggi collegabili al Mistero Pasquale.

Educato nella religione greca, prima di riconoscere in Gesù crocifisso il vero Dio e Salvatore

di tutti, aderì a vari ambienti filosofico-religiosi come lo stoicismo, i peripatetici, in pitagori-

smo, e infine, il platonismo.

Per chi accosta il tema "Teologia e Sindone", è la sua opera "Dialogo con l'ebreo Trifone" a

risultare di singolare interesse storico-teologico.

013.

Dialogo con l’ebreo Trifon, sondaggio nel §40. I due elementi della ‘croce’

La perfetta conoscenza del territorio palestinese, della mentalità e delle tradizioni dell'ebrai-

smo giudaico e samaritano, consentono a questo 'intellettuale' delle origini cristiane un uso

del tutto appropriato delle categorie cultuali, sacrificali, cristologiche.

Propongo un esempio di questa familiarità riproducendo il paragrafo 40 dell'opera citata, de-

dicato alla festa di Pasqua, unificante, in Cristo, anche la festa del Kippur.

1. Ordunque, il mistero dell‟agnello, che Dio comandò di immolare come pasqua, era figura di Cristo, col

sangue del quale, secondo l‟insegnamento della fede in lui, coloro che credono in lui ungono le loro case,

cioè se stessi. Che, infatti, la forma in cui Dio aveva plasmato Adamo sia divenuta «casa» del soffio inspira-

to da Dio, voi tutti lo potete capire. Ma ora vi dimostro che anche quella prescrizione era temporanea.

2. Dio non ammette in nessun caso che si immoli l‟agnello pasquale se non nel Luogo in cui è invocato il

suo Nome, sapendo che sarebbero venuti giorni, dopo che il Cristo avesse patito, in cui anche il luogo che vi

era in Gerusalemme sarebbe caduto in mano ai vostri nemici e avrebbe avuto termine ogni tipo di offerta

sacrificale.

italiano testo greco (PG 6, ..)

3. Il fatto poi che fosse ordinato che quell‟agnello dovesse es-

sere completamente arrostito era simbolo della passione di

croce che Cristo doveva patire. Infatti l‟agnello che viene ar-

rostito si cuoce in una posizione simile alla forma della croce,3

poiché uno spiedo diritto viene confitto dalle parti inferiori alla

testa ed uno è messo di traverso sul dorso e vi si attaccano le

zampe dell‟agnello.*

To gar hoptòmenon pròbaton, skhemati-

sòmenon homòios toi skhémati tu staurù,

hoptàtai. Heis gar horthios odeliskos dia-

peronàtai apò ton katotàto mékhri tes ke-

falès, kai heis pàlin katà tò metafrenon,

hoi prosartòntai kai hai khéires tu proba-

tu.4

4. Così pure, i due capri uguali che si ordina di prendere durante il digiuno5 e dei quali l‟uno viene offerto

in espiazione, l‟altro in oblazione6 e, erano un annuncio delle due venute di Cristo, la prima, in cui gli an-

3 Nella croce era da distinguere

- un elemento verticale: in latino stipes,o staticulum

- un elemento orizzontale: patibulum (barra per chiusura di porta), antenna (boma di vela)

4 Versione latina (PG 6, 561D-563A) Agnus enim qui assatur ad similitudinem figurae crucis dispositus assatur. Al-

terum enim ab infimis partibus ad caput usque recta transfigitur ; alterum vero scdundum scapulas, ad quod etiam ma-

nus agni suspenduntur. 5 Il termine “Digiuno”, in questo passo, rinvia alla celebrazione del Kippur.

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ziani del vostro popolo e i sacerdoti lo hanno condotto in espiazione mettendo le mani su di lui e uccidendo-

lo, e la seconda sua venuta, allorché lo riconoscerete nel medesimo luogo di Gerusalemme, lui che avete di-

sprezzato e che era un‟oblazione per tutti i peccatori desiderosi di convertirsi e che praticano il digiuno di

cui parla Isaia, spezzando i legami delle relazioni violente e osservando tutte le altre indicazioni elencate dal

profeta e che anch‟io ho ricordate così come fanno coloro che credono in Gesù7.

5. Sapete bene, inoltre, che anche l‟offerta dei due capri che è prescritto di fare nel digiuno ugualmente non

è permesso che abbiano luogo se non a Gerusalemme.

Il brano è complesso e spettacolare. Complesso per l'avvicinamento tra la dimensione pa-

squale (agnello) e la dimensione espiativa (i due capri espiatori del Kippur), celebrate dal

mondo ebraico giudaico in primavera, la prima, e in autunno la seconda.

Spettacolare anche in riferimento alla Sindone, è la ricostruzione dell'Agnello 'crocifisso',

fissato su due elementi, con le zampe posteriori legate insieme, in basso, e con quelle ante-

riori legate, ciascuna sul lato corrispondente del legno orizzontale. Stupefacente la somi-

glianza con il Corpo crocifisso e l'accentuato valore simbolico/tipologico. Ad oggi non esiste

una raffigurazione iconica di questo modo sacrificale pasquale.

Rinviamo alla Conferenza dedicata a san Giustino, prevista per il II semestre, per ulteriori ri-

lievi sulla teologia e sulla storia palestinese raffrontabile con il sacro Telo.

014.

Ireneo di Lione e lo scandalo mistico (130-202 d.C.)

Ireneo (greco, Εἰρηναῖος, Eirēnáios, «pacifico»; latino: Irenaeus; Smirne, 130 – Lione, 202)

è stato un vescovo e teologo greco. Nato a Smirne in Asia Minore, cresciuto in una famiglia

già cristiana, ricevette alla scuola di Policarpo vescovo di Smirne (discepolo dell'apostolo

Giovanni), di Papia, di Melitone di Sardi ed altri, formazione, religiosa, filosofica e teologi-

ca. Fu vescovo della città di Lugdunum (attuale Lione) dal 177, in seguito alla morte, per

martirio sotto Marco Aurelio, del primo vescovo della città san Potino, insieme ad altri 47

martiri. La sua tomba e i suoi resti vennero distrutti nel 1562 dagli Ugonotti durante le guerre

di religione.

6Vedi il testo di HESCHEL: “L‟Espiazione per il sacro. Nella nostra tradizione si è spesso espressa la consapevolezza

del fatto che il male si introduce nella sfera del bene e del sacro. Questo potrebbe essere il significato di uno degli atti

grandiosi che si svolgevano ogni anno nel Tempio a Gerusalemme. Durante il rituale del Giorno dell‟Espiazione il

Sommo Sacerdote doveva estrarre a sorte due capretti: uno per il Signore e l‟altro per Azazel. Il rituale del capretto

che era toccato in sorte ad Azazel aveva lo scopo di espiare il male. Il Sommo Sacerdote posava ambedue le mani sul

capo del capretto e „confessava sopra di esso tutte le malvagità degli figlioli di israele, tutte le loro colpe, tutti i loro

peccati‟. Invece il capretto che era toccato in sorte al Signore serviva per espiare il sacro, cioè „a fare espiazione per il

santuario, purificandolo dalle impurità dei figlioli d‟Israele, dai loro peccati e dalle loro colpe; e lo stesso farà nei ri-

guardi della tenda, che è piantata tra loro in mezzo alle loro impurità‟ [Lv 16, 6ss; cf. Sifra, Aahare, c. 4, ed. Weiss, p.

81c. Secondo Ez 45, 18-20, l‟espiazione per il Tempio deve aver luogo due volte all‟anno]. Nel giorno più sacro

dell‟anno il compito supremo era quello di fare espiazione per il sacro: dopo di che veniva il sacrificio, destinato ad

espiare i peccati” (J. A. HESCHEL, Dio alla ricerca dell’uomo, Torino 1969 [ed. Orig. 1955), p. 400.

7 Trad. Zani: “Anche i due capri, che si prescriveva nel digiuno essere simili, due quali uno era emissario, l‟altro per

l‟offerta, erano un annuncio delle due parusie di Cristo; della prima, nella quale gli anziani del vostro popolo e i sacer-

doti lo mandarono via come emissario, dopo aver messo le mani su di lui e averlo ucciso, e della sua seconda parusia,

poiché in quello stesso luogo di Gerusalemme riconoscerete colui che fu da voi disonorato ed era un‟offerta per tutti i

peccatori che vogliono fare penitenza e per tutti coloro che digiunarono di quel digiuno di cui parla Isaia [cioè] „quan-

ti rompono le catene dei contratti violenti‟ e quanti custodiscono le altre cose da lui egualmente enumerate, che

anch‟io stesso raccontai. Coloro che credono in Cristo, compiono queste cose”.

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015.

Ireneo, Il realismo cattolico e le istanze dei super-spirituali

Adversus haereses [Contro la presunta mistica], 1, 10, 1-3

Il testo che proponiamo è strutturalmente di primaria rilevanza storico-teologica. Vi si espo-

ne l'intera fede cristiana (Simbolo) con ineguagliata vivacità ecclesiale, esaltandone i punti

focali di verità-consistenza reale, di integrità, di universalità, di comprensione semplice dei

misteri-eventi di salvezza e di santificazione (divinizzazione).

trad. Dellagiacoma (1968) trad. Bellini

1, 10, 1

La Chiesa, diffusa in tutta la terra fino alle sue estreme

contrade, dagli Apostoli e dai loro discepoli, ricevette

questa fede:

un solo Dio Padre onnipotente creatore del cielo, della

terra, del mare e di tutto ciò che è in essi; un unico Gesù

Cristo Figlio di Dio incarnandosi per nostra salvezza; lo

Spirito Santo che per mezzo dei profeti predisse l‟ “eco-

nomia” di Dio, l‟avvento, la generazione verginale, la

passione, resurrezione dai morti e ascensione al cielo nel-

la carne del dilettissimo Signor nostro Gesù Cristo e la

sua venuta dal cielo nella gloria del Padre a ricapitolare

ogni cosa e resuscitare ogni membro del genere umano

affinché a Gesù Cristo Signore nostro, Dio, Salvatore e

Re, secondo il beneplacito del Padre invisibile, si pieghi

ogni ginocchio dei celesti, dei terrestri e degli inferi e

ogni lingua confessi lui (cf Fil 2, 10-11); egli verrà a

compiere il giusto giudizio di tutti: manderà al fuoco e-

terno gli spiriti iniqui e gli angeli prevaricatori e apostati,

gli uomini empi, ingiusti, iniqui e blasfemi; ai giusti in-

vece che osservarono i suoi precetti perseverando

nell‟amore dall‟inizio o dal momento della conversione,

donerà la vita eterna e l‟incorruttibilità circondandoli di

luce intramontabile.

1, 10, 2

Questa dottrina e questa fede la Chiesa disseminata in

tutto il mondo custodisce diligentemente formando quasi

un‟unica famiglia: la stessa fede con una sola anima e un

solo cuore, la stessa predicazione, insegnamento, tradi-

zione come avesse una sola bocca. Diverse sono le lingue

secondo le regioni, ma unica e medesima è la forza della

tradizione.

Le Chiese di Germania non hanno una fede o tradizione

differente, come neppure quelle di Spagna, di Gallia, di

Egitto, di Libia, dell‟Oriente, del centro della terra (= Pa-

lestina); come il sole creatura di Dio è uno solo e identico

in tutto il mondo, cosi la luce della vera predicazione

splende dovunque e illumina tutti gli uomini che voglio-

no venire alla cognizione della verità.

Né il più eloquente tra i rétori delle Chiese dice di più di

questo nessuno è superiore al maestro - né il meno elo-

quente diminuisce la tradizione; essa è unica e identica,

La Chiesa, benché disseminata su tutto il mondo abitato

sino ai confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai

loro discepoli la fede

in un solo Dio, Padre onnipotente, „che ha fatto il cielo,

la terra, i mari e tutto ciò che è in essi‟; e in un solo Gesù

Cristo, il Figlio di Dio, che si è incarnato per la nostra

salvezza; e nello Spirito Santo che per mezzo dei profeti

ha annunciato le economie, le venute, la nascita dalla

Vergine, la passione, il risveglio dai morti, l‟assunzione

al cielo nella carne del diletto Gesù Cristo nostro Signore

e il ritorno dal cielo nella gloria del Padre, per „ricapito-

lare tutte le cose‟ e per risuscitare ogni carne di tutta

l‟umanità.

E tutto questo affinché, davanti a Cristo Gesù Signore

nostro, Dio Salvatore e Re, secondo il beneplacito del

Padre, „si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti,

terresti e sotterranee, e ogni lingua lo riconosca‟. Egli

farà un giusto giudizio tra tutte le creature: manderà nel

fuoco eterno „gli spirito malvagi‟, gli angeli trasgressori

e divenuti apostati, gli uomini empi, ingiusti, iniqui e

blasfemi. A coloro che sono giusti e santi, che osserva-

no i suoi comandamenti e che persevereranno nel suo

amore - alcuni fin dall‟inizio altri dalla conversione -,

dopo aver conferito la vita come un atto di grazia, donerà

l‟incorruttibilità e procurerà la gloria eterna.

1, 10, 2

Ricevuto, come abbiamo detto, questo messaggio e que-

sta fede, la Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo,

lo custodisce con cura come se abitasse una sola casa;

allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse

una sola anima e un solo cuore; in pieno accordo, pro-

clama, insegna e trasmette queste verità, come se avesse

una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la

potenza della Tradizione è unica e la stessa.

Né le Chiese fondate nelle Germanie hanno ricevuto o

trasmettono una fede diversa, né quelle fondate nelle

Spagne o tra ai Celti, o nelle regioni orientali o in Egitto

o in Libia o nel centro del mondo [la Palestina].

Ma come il sole, creatura di Dio, è in tutto il mondo uni-

co e medesimo, così la luce spirituale, il messaggio della

verità dappertutto risplende e illumina tutti gli uomini

che vogliono giungere alla conoscenza della verità.

Né tra i capi delle chiese, colui che è molto abile nel par-

lare insegnerà dottrine diverse da queste: nessuno, infatti

è al di sopra del Maestro; né chi non è abile nel parlare

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ne chi può vi aggiunge alcunché, né chi non può vi to-

glie alcuna cosa.

1, 10, 3

Che uno esponga con maggiore o minore sapienza non

vuol dire che si cambi l‟argomento e sia escogitato un al-

tro Dio diverso dal creatore di questo mondo, come se

questo non bastasse o un altro Cristo o un altro Unigeni-

to, ma si tratta semplicemente del modo con cui ciascuno

cerca di spie.gare la dottrina contenuta nelle parabole,

armonizza le verità della fede, espone l‟azione e l‟ “eco-

nomia” di Dio, la sua longanimità rispetto alla apostasia

degli angeli e alla ribellione degli uomini, la ragione per

cui lo stesso e unico Dio fece alcune cose temporali, altre

eterne, alcune celesti, altre terrestri, (il motivo) per cui

essendo invisibile si manifestò ai profeti in diverse for-

me, per cui Dio fece più Testamenti col genere umano e

le caratteristiche di ciascuno;

perché “Dio chiuse tutti nell‟incredulità per aver miseri-

cordia di tutti” (Rm 11, 32), perché il Logos si fece car-

ne e patì, perché il Figlio apparve in questi ultimi tempi

e non all‟inizio, che cosa dice la Scrittura della fine delle

cose avvenire; perché Dio fece coeredi e concorporali e

partecipi dei santi i pagani (che erano) senza speranza;

come questa carne mortale si rivestirà d‟immortalità e il

corruttibile d‟incorruz-ione (1 Cor. 15, 53), come quello

che non era popolo divenne popolo e come la sterile ebbe

più figli della maritata (Is 54, 1; Gal 4, 17).

In tali e simili casi l‟Apostolo esclamò: “O profondità

delle ricchezze, della sapienza e della conoscenza di Dio!

Quanto sono imperscrutabili i tuoi giudizi e incensurabili

le tue vie” (Rom 11, 33).

Nessuno (degli apostoli) invece parla di un Demiurgo su-

periore al creatore - orribile bestemmia - al modo di co-

storo, né dall‟Eone errante Entimesi, né dei 30 o innume-

revoli Eoni del Pleroma superiore, come dicono questi,

davvero privi di divina sapienza.

Unica e identica è la fede di tutta la Chiesa sparsa su tutto

il mondo, come abbiamo detto8.

impoverirà la Tradizione. Siccome la fede è una sola e

sempre la stessa, né chi è molto abile nel parlare di essa

la arricchisce, né chi è poco abile la impoverisce.

1, 10, 3.

E‟ vero che si può avere una conoscenza più o meno va-

sta, secondo la diversa intelligenza, ma ciò non consiste

nel cambiare il contenuto essenziale della fede, vale a di-

re nell‟escogitare un altro Dio oltre il Demiurgo, creatore

e Padre di questo universo, quasi che non ci si acconten-

tasse di questo, o un altro Cristo, o un altro Unigenito,

ma la conoscenza di fede consiste nell‟esaminare accura-

tamente tutto quello che è stato detto in parabole e nel

collegarlo con il contenuto essenziale della fede e

nell‟esporre il modo di agire di Dio e la „disposizione‟

[economia] nei confronti dell‟umanità; nel mostrare che

Dio fu magnanimo nell‟apostasia degli angeli trasgresso-

ri e nella disobbedienza degli uomini; nel mostrare per-

ché l‟unico e medesimo Dio ha creato alcuni esseri tem-

porali e altri eterni, alcuni celesti e altri terresti; nel com-

prendere perché Dio, che è invisibile, apparve ai profeti

e non in una sola forma, ma a chi in un modo e a chi in

un altro; nello spiegare perché ci sono state più alleanze

per l‟umanità e nell‟insegnare qual è il carattere di cia-

scuna delle alleanze;

nello scrutare perché Dio „ha chiuso tutto nella disobbe-

dienza, per usare misericordia nei confronti di tutti‟; nel

dire con riconoscenza perché ‘il Logos di Dio si fece

carne’ e patì; nello spiegare perché la venuta del Figlio

di Dio avvenne negli ultimi tempi, vale a dire perché il

principio apparve alla fine; nello svelare tutto ciò che è

contenuto nelle Scritture circa la fine e le cose future; nel

non tacere che Dio ha fatto sì che le genti, prima rifiutate,

divenissero coeredi dei santi, un solo corpo con loro e

partecipi delle stesse promesse; nell‟esporre come „que-

sta povera carne mortale si rivestirà di immortalità e ciò

che è corruttibile di incorruttibilità‟; nel proclamare in

che senso „il Non-popolo è divenuto Popolo‟ e „la Non-

amata è divenuta Amata‟ e in che senso i „figli dell‟Ab-

bandonata sono più numerosi dei figli di colei che ha ma-

rito‟.

Infatti a proposito di queste e simili questioni, l‟Apostolo

esclamò: „O profondità della ricchezza e della sapienza e

della scienza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi

giudizi e impraticabili le sue vie!”.

Ma ciò non consiste nell‟escogitare, al di sopra del Crea-

tore e Demiurgo, una Madre di questo di loro, la Inten-

zione di un Eone errante, e nel giungere a così grande be-

stemmia, né nell‟ammettere, mentendo, al di sopra di

questa, ancora un Pleroma, ora trenta, ora una serie in-

numerevole di Eoni; come dicono questi maestri, privi

della divina intelligenza.

Invece, come abbiamo detto prima, ogni vera Chiesa, in

ogni parte del mondo, ha un‟unica e medesima fede.

8Traduzione di p. Vittorino Dellagiacoma, edizione Siena, Cantagalli, 1968

2, pp. 54-56.

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016.

Da Costantino il Grande a Teodosio I: il IV secolo d.C.

Costantino I, il Grande (Flavio Valerio Aurelio Costantino), nato il 27 febbraio 274 e morto

il 22 maggio 337, fu imperatore romano dal 306 alla sua morte.

Per il mondo sindonico ha vari titoli per essere studiato in modo adeguato:

- soppressione delle esecuzioni su croce,

- riconoscimento della religione cristiana come elemento portante dell'impero (Nicea, 325),

- costruzione di basiliche, come quella del Santo Sepolcro o Anastasis, in Gerusalemme, an-

che se con mentalità quantomeno semi-ariana, evidenziata dalle scelte architettoniche;

- ricerca e venerazione delle tracce* / reliquie della Passione di Gesù,

- l'incipiente ecclesiologia laicale dell'imperatore cristiano considerato vicario di Dio Padre,

'vescovo responsabile di quanti abitano il mondo' (in greco ' episkopos ton ekton').

017.

L'opzione politico-religiosa per l'area cristiana secondo il cosiddetto Editto del 313

Nel prossimo 2013 si celebrerà nel mondo il 17° centenario dell'Editto di Milano, intervento

che ha dato al culto e alla vita pubblica dei cristiani, riconoscimento legale di esistenza e di

modellazione politico-sociale. Lo snodo storico sotteso è essenziale per la valutazione

dell'impatto socio-economico del messaggio sindonico.

Diamo il testo latino dell' editto e lo accompagnamo con la traduzione.

Testo latino, Lattanzio, De mortibus persecuto-

rum, 48

Traduzione nostra (2011)

Cum feliciter tam ego [quam] Constantinus Au-

gustus quam etiam ego Licinius Augustus apud

Mediolanum convenissemus atque universa quae

ad commoda et securitatem publicam pertinerent,

in tractatu haberemus, haec inter cetera quae vi-

debamus pluribus hominibus profutura, vel in

primis ordinanda esse credidimus, quibus divini-

tatis reverentia continebatur, ut daremus et

Christianis et omnibus liberam potestatem se-

quendi religionem quam quisque voluisset, quod

quicquid <est> divinitatis in sede caelesti, nobis

atque omnibus qui sub potestate nostra sunt con-

stituti, placatum ac propitium possit existere

Dunque felicemente tanto io Costantino Augusto quanto

anch'io Licinio Augusto, essendo convenuti presso* Milano

avendo trattato ogni cosa che fosse pertinente ad una vita

tranquilla [commoda] e alla sicurezza pubblica, fra le varie

altre cose che vedevamo utili a molta gente [hominibus]

nell'immediato futuro [profutura] ovvero che eravano con-

vinti [credidimus] che fossero da mettere in atto fra le prime

e che si riferivano alla reverenza verso la Divinità, abbiamo

disposto che ai Cristiani e a tutti il libero potere [potesta-

tem] di seguire la Religione che ciascuno vuole, questo per-

ché qualunque sia l'esistere di Divinità nella sede celeste,

per noi e per tutti coloro che sono costituiti sotto la nostra

potestà, possa sussistere come Divinità placata e propizia.

018.

La cristianità cattolica di Teodosio (381)

Flavio Teodosio, conosciuto anche come Teodosio I (Coca, 11 gennaio 347 – Milano, 17

gennaio 395), è stato un imperatore romano dal 379 fino alla sua morte. Fu l'ultimo impera-

tore a regnare su di un impero unificato e fece del Cristianesimo la religione ufficiale

dell'Impero. All'inizio del suo governo, Teodosio insieme agli altri due augusti, Graziano e

Valentiniano II, promulgò il 27 febbraio 380 l'editto di Tessalonica, con il quale il credo ni-

ceno diveniva la religione unica e obbligatoria dello stato (Codex Theodosianus, 16, 1.2)

019.

Una sintesi della fede presentata alla società di fine secolo IV

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Un imperatore che esprime in sintesi non solo la nuova identità cristiana cattolica, ma anche,

pur sinteticamente, ne descrive il contenuto sociologico (le chiese di Damaso a Roma e di

Pietro ad Alessandria) e teologico (una Divinità e pia Trinità), ecco quanto troviamo negli

storici editti del 381, fine febbraio e fine luglio.

trad. italiana testo latino

Codex Theodosianus.16.1.2pr.

“EDITTO DEGLI AUGUSTI IMPERATORI GRAZIA-

NO, VALENTINIANO E TEODOSIO AL POPOLO

DELLA CITTÀ DI COSTANTINOPOLI.

Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto il nostro

dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a

questa religione che è stata trasmessa da Dio a Pietro

apostolo, e che egli ha trasmesso personalmente ai Ro-

mani, e che ovviamente è mantenuta dal pontefice Da-

maso e da Pietro, vescovo di Alessandria, persona con

la santità apostolica e cioè, conformemente con la di-

sciplina apostolico e l'insegnamento del Vangelo, cre-

diamo nell’unica divinità di Padre, Figlio e Spirito

Santo, che sono uguali nella maestà e nella Pia Trini-

tà.

Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno co-

loro i quali non violino le affermazioni di questa legge.

Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e

ordiniamo di condannarli alla pena dell‟infamia come e-

retici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di

chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta

divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo sta-

ti autorizzati dal Giudice Celeste.

Dato a Tessalonica, terzo giorno prima delle Calende di

Marzo, durante il quinto consolato di Graziano Augusto e

il primo di Teodosio Augusto”

IMPPP. GRATIANUS, VALENTINIANUS ET THEO-

DOSIUS AAA. EDICTUM AD POPULUM URBIS

CONSTANTINOPOLITANAE.

Cunctos populos, quos clementiae nostrae regit tempe-

ramentum, in tali volumus religione versari, quam divi-

num petrum apostolum tradidisse romanis religio usque

ad nunc ab ipso insinuata declarat quamque pontificem

damasum sequi claret et petrum alexandriae episco-

pum virum apostolicae sanctitatis, hoc est, ut secundum

apostolicam disciplinam evangelicamque doctrinam

patris et filii et spiritus sancti unam deitatem sub pa-

rili maiestate et sub pia trinitate credamus. (380 febr.

27).

CTh.16.1.2.1

Hanc legem sequentes christianorum catholicorum no-

men iubemus amplecti, reliquos vero dementes vesano-

sque iudicantes haeretici dogmatis infamiam sustinere

nec conciliabula eorum ecclesiarum nomen accipere, di-

vina primum vindicta, post etiam motus nostri, quem ex

caelesti arbitrio sumpserimus, ultione plectendos.

dat. iii kal. mar. thessalonicae gratiano a. v et theodosio

a. i conss. (380 febr. 27).

Pochi mesi dopo ecco l'ulteriore importante documento imperiale, con uno sviluppo dellla

definizione descrittiva teologica del cattolicesimo, prescelto quale religione di riferimento.

testo latino

Codex Theodosianus16.1.3

GLI STESSI AUGUSTI AD AUXONIO PROCONSO-

LE DELL'ASIA

IDEM AAA. AD AUXONIUM PROCONSULEM A-

SIAE.

episcopis tradi omnes ecclesias mox iubemus, qui unius

maiestatis adque virtutis patrem et filium et spiritum

sanctum confitentur eiusdem gloriae, claritatis unius,

nihil dissonum profana divisione facientes, sed trinita-

tis ordinem personarum adsertione et divinitatis uni-

tate, quos constabit communioni nectari episcopi con-

stantinopolitanae ecclesiae nec non timothei intra ae-

gyptum alexandrinae urbis episcopi esse sociatos; quos

etiam in orientis partibus pelagio episcopo laodicensi et

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Dato alle III kelende di agosto ad Eraclea, essendo con-

soli Eucherio e Syagrio.

diodoro episcopo tarsensi: in asia nec non proconsulari

adque asiana dioecesi amphilochio episcopo iconiensi et

optimo episcopo antiocheno: in pontica dioecesi helladio

episcopo caesariensi et otreio meliteno et gregorio epi-

scopo nysseno, terennio episcopo scythiae, marmario e-

piscopo marcianopolitano communicare constiterit.

Hos ad optinendas catholicas ecclesias ex communione et

consortio probabilium sacerdotum oportebit admitti: om-

nes autem, qui ab eorum, quos commemoratio specialis

expressit, fidei communione dissentiunt, ut manifestos

haereticos ab ecclesiis expelli neque his penitus posthac

obtinendarum ecclesiarum pontificium facultatemque

permitti, ut verae ac nicaenae fidei sacerdotia casta

permaneant nec post evidentem praecepti nostri formam

malignae locus detur astutiae.

dat. iii kal. aug. heracleae eucherio et syagrio conss. (381

iul. 30).

Il mutamento nelle opzioni in merito a quale forma cristiana - ariana o cattolica - ritenere più

affidabile nella gestione integrale della società e dei popoli presenti nei confini dell'Impero,

fa da cornice ai dati architettonici, iconici, celebrativi, filosofici, teologici inerenti alla al

Christus natus et passus (: il Cristo/Messia che è nato e ha patito ed è morto).

Siamo nel periodo 'classico' dell'Archeologia cristiana e dei Padri della Chiesa, almeno con-

siderato tale partendo da criteri di quantità di adesioni alla fede e qualità sociale di molte per-

sonalità, riconosciute per la loro posizione socio-economica, culturale e politica. Si pensi ad

Ambrogio e ad Agostino (cf. sotto).

016.

Archeologia cristiana. I koimeteria subdiales e le catacombe.

Passiamo a considerare i contenuti iconografici di alcune delle aree a maggiore rilevanza di

culto e di investimento artistico nell'Urbe, come riusltano essere le aree cimiteriali e le basi-

liche, molte delle quali martiriali.

La stampa che segue, realizzata nel XVIII secolo, è esemplare nella rappresentazione dei

messaggi teologico-catechetici in merito alla gloria e pace della Risurrezione finale (quadro

centrale) e delle condizioni lavorative che accompagnano lo scavo delle catacombe (ai lati:

illuminazione e attrezzo di abrasione della roccia tufacea, cenno al fattore socio-economico

(continua)

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Fig. 2.

Cubicolo XI, vol-

ta e rettangoli di

entrata, Catacom-

ba dei santi Mar-

cellino e Pietro,

'Ad duos lauros'

sulla via Labica-

na, Roma.

Stampa del XVII

secolo (De Ros-

si).

(segue) necessario per realizzare il progetto cimiteriale ipogeo / subterraneus).

Splendida è l'impostazione iconografica della volta centrale 'giocata' su una doppia struttura

sferiforme, completa (duplice) o parziale, inclusa in un quadrato, derivato dalla forma spa-

ziale del cubicolo.

Otto semisfere o lunette, includenti in modo indiretto la forma della Croce, fanno da corona

alla sfera centrale, dedicata alla figura del Buon Pastore, Gesù il Cristo, con una delle pecore

(quella perduta) sulle spalle e con le altre tranquillamente accovacciate nelle vicinanze. Sullo

sfondo due alberi e un ovile coperto, riconducono a condizioni di vita sicure, protette, appa-

gate, felici. Delle otto lunette a semicerchio,

- cinque, a partire dall'alto, in senso antiorario, cinque illustrano eventi mistagogici pasquali

della Prima Alleanza: l'arca lignea di Noè, Mosè e l'acqua dalla roccia, due scene di Giona

e, infine, Daniele tra i leoni. L'elemento 'acqua' delle quattro scene richiama il Battesimo

nei suoi effetti salvifici, vitali, cristologici. Il Christus patiens, già presente nella vicenda di

Giona è profetizzato/anticipato nella persona di Daniele circondato dai leoni;

- tre, a partire dall'alto, in senso orario, riconducono a tre eventi evangelici sempre ad alto

contenuto liturgico pasquale: la guarigione del paralitico (remissione dei peccati come teo-

fania), moltiplicazione dei pani (eucaristia, quale vero cibo di vita eterna), la risurrezione di

Lazzaro (vita gloriosa alla quale sono chiamati tutti i figli adottivi di Dio, nello Spirito di

Cristo e nella Chiesa).

L'abbondanza di colombe dipinte (16+4), in alternaza a ceste colme di cibo (8), sono una

fantastica interpretazione della Chiesa terrestre (le 4 colombe agli angoli del quadrato di

sfondo, simbolo di vita umana nel mondo e nella storia) e celeste (le 8 colombe e ceste, in

perfetto cerchio, simbolo di perfezione ed eternità).

Questi tesori biblici e mistagogici sono inscindibili dal Mistero della Pasqua e, in sequenza,

dalla sacra Sindone.

017.

La Basilica del Santo Sepolcro o Anastis

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Ci spostiamo ora a Gerusalemme, considerando la celebre basilica del Santo Sepolcro, me-

glio definita come basilica della Risurrezione o Anastasis (in greco).

(continua)

Fig. 03

018.

Efficace rappresentazione dei lavori di

sbanco della rocchia, realizzati su pro-

getto costantiniano della grande basili-

ca doppia denominata Anastasis e Mar-

tyrium.

Aver posto in posizione secondaria e

defilata la santa roccia del Calvario,

luogo di crocifissione e morte, di dolo-

re e di sconfitta (apparente), è una scel-

ta cristiana filo-ariana, non cattolica.

(segue) Si noti l'estrema vicinanza tra luogo di esecuzione e tomba/sepolcro, scavata nella

roccia, molto ricca, essendo costituita da due piccole grotte artificiali, chiuse in entrata da

una grande pietra, rotondeggiante.

019.

Teologia ariana o semiariana in una basilica costantiniana

Lo 'scandalum crucis' è sempre di difficile accettazione sia da parte della teologia cristiana

ariana, tendenzialmente subordinazionista, sia da parte delle predilezioni teologiche, socio-

ecclesiali dell'imperatore. Egli infatti si compiace più del trionfo della Risurrezione ed evita

le forti difficoltà insite nell'orribile morte di croce, presentata da Gesù come via stretta che

conduce alla vita.

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Fig. 04.

020. Quattro fotogrammi pertinenti il cosiddetto 'Santo Sepolcro', disposti in sequenza antioraria, dal basso a destra: 1.

ricostruzione della topografia esterna alla città, nel luogo del Golgotha. Si noti che la tomba dovrebbe stare sul lato

sud. 2. Foto dall'alto della Città vecchia medievale, con le cupole dell'Anastasis e la spianata del Tempio. 3. Ricostru-

zione della basilica costantiniana, affacciata sul 'cardo maximus' e costituita da due atrii e dagli spazi coperti del Mar-

tyrium e dell'Anastasis. La sacra roccia del Golgotha era posta a parte, nel cortile antistante l'Anastasis, in una posi-

zione di obiettiva sottovalutazione. 4. Pianta attuale del Santo Sepolcro, con il Golgotha/Calvario, in posizione latera-

le, fuori asse principale. Le incongruenze presentate nelle foto 2-3 sono riconducibili ad un pensiero teologico ed ec-

clesiologico caratteristico dell'arianesimo e del semi-arianesimo, sostenuti dalle tesi religiose gestionali suggerite

all'imperatore da consulenti ecclesiastici di corte.

021.

Cirillo di Gerusalemme (313-387)

Nominato vescovo di Gerusalemme nel 347 da Acacio di Cesarea, il suo quarantennio di

servizio pastorale è stato per ben tre volte interrotto da esili di diversa durata, causati da con-

flitti amministrativi o teologici: nel 358-358, 360-361, 367-378.

La celebre opera delle Catechesi e/o delle Catechesi mistagogiche, sarebbe stata dettata ai

catecumeni e ai neofiti nell'anno 348, poco più che trantacinquenne vescovo della Comunità

cristiana proveniente dalle Genti o Nazioni.

022.

Cirillo e i molti testimoni [màrtyres] della Passione e della Risurrezione

Catechesi 14, 22 (PG 33, col. 853B. 856A)

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Testo capitale per chi studia la Sindone, avendo alle righe 34-36 la citazione esplicita, con

indicazione gestuale della presenza, alle righe antecedenti 18-24. Il sudario è riportato da al-

cuni mss. quale telo funerario differente dagli altri, Sindone compresa. Di rilievo anche l'uso

prosopografico della Sindone, quasi fosse una persona viva, 'testimone cosciente e fedele'

dell'evento della Risurrezione. (continua)

testo greco translitterato

PG 33, 853B. 856A

calco italiano sul testo greco

(nostro) traduzione

(nostra)

1

3

6

9

12

15

18

21

24

27

30

33

36

39

42

45

48

Pollói mártyrés eisin

tês tû Sôtêros anastáseôs.

Nỳx mèn, kái pansélênon fôs·

enkaidekátê gàr hê nỳx ên.

Pétra tû mnêmatos

hê hypodexaménê,

kái ho líthos antihatastêsetai

eis prósôpon Iudáiôn·

autòs gàr êide tòn Kýrion,

kái ho líthos ho tóte apokylisthéis,

autòs martyrêi tê(i) anastásei,

mékhri sêmeron kéimenos.

Ángheloi Theû paróntes emartýrêsan

tê(i) anastásei tû Monoghenû.

Pétros kái Iôánnês, kái Thômâs,

kái loipói pántes apóstoloi·

hoi mèn epì tò mnêma dramóntes, kái

tà othónia tês tafês,

hôis enetylíkhthê próteron,

autóthi kéimena metà tên anástasin idóntes·

hoi dè tàs khêiras autû kái tús pódas

psêlafêsantes,

kái tùs týpus tôn hêlôn theôrêsantes·

homû dè pántes

tû sôtêriôdus emfysêmatos apoláusan-

tes, kái tû synkhôrêin hamartías en

dynámei Pnéumatos haghíu hataxiôthéntes.

Ghynâikes, hai kratêsasai tùs pódas·

tû te seismû méghethos,

kái tû paróntos anghélu lamprêdóna

thêôsasai·

Kái tà othónia, [kái tò sudárion]*

hà* periballómenos

katélipen anastás.

Hoi [c. 856] stratiôtai, kái tò arghýron

tò dothén.

Ho tópos autòs éti fainómenos·

kái ho tês haghías Ekklêías

ûtos ôikos,

ho tê(i) filokhrístô(i) proairései tû,

epì tês makarías mnêmês,

Kônstantínu tû basiléôs oikodomêthéis

te kái, hôs horâs, hútôs fairynthéis.

Molti testimoni sono

della del Salvatore risurrezione.

Notte infatti, e di-luna-piena luce;

diciassettesima infatti la notte era.

Roccia* del sepolcro

che dentro-ricevette

e la pietra davanti-collocata

verso la faccia di Giudei;

essa infatti vide il Signore

e la pietra la (quale) anche fu rotolata,

essa testimonia della risurrezione,

[pietra] sino ad oggi giacente.

Angeli di Dio presenti testimoniarono

la risurrezione dell‟Unigenito.

Pietro e Giovanni e Tommaso

e restanti tutti apostoli;

i quali dunque presso il sepolcro correnti,

e i lini della sepoltura

con-i-quali fu involto prima,

qui-ancora giacenti dopo la risurrezione vedenti;

i quali dunque le mani loro e i piedi strin-

genti,

e i segni dei chiodi aventi-contemplato.

Al tempo stesso infatti tutti

del Salvatore* dell‟insufflazione essen-

do-stati-pervasi, e del condonare peccati

in potenza di Spirito santo

resi-degni.

Donne le quali strinsero i piedi;

del dunque terremoto grande

e del presente angelo splendore

avendo-osservato.

E i teli [e il sudario] con-i-quali

messo-attorno lasciò-là quando-risorse.

I soldati e il denaro quello dato.

Il luogo questo ancora-adesso osservabile

e la della santa Assemblea

questa casa,

la dall‟amante-di-Cristo libera-scelta del,

sulla beata memoria,

Costantino del re, edificata [..]

e, come vedi, così appariscente [e bella].

Molti sono i testimoni della risurrezione

del Salvatore. Era infatti, quella, una

notte e di plenilunio. Era la diciassette-

sima notte. [Ecco la] roccia del sepolcro

che accolse nel proprio interno [il Si-

gnore] e la pietra collocata all‟ingresso,

rivolta verso [la città (: volto) dei] Giu-

dei. Questa infatti vide il Signore ed es-

sa fu anche rotolata. Questa medesima

pietra, sino ad oggi giacente qui, è te-

stimone della risurrezione. Gli angeli di

Dio, presenti, resero testimonianza alla

risurrezione dell‟Unigenito [Figlio di

Dio].

Pietro e Giovanni e Tommaso e tutti i

restanti apostoli, correndo al sepolcro

dopo la risurrezione, videro prima di

tutto i lini della sepoltura – ancora qui

giacenti – con le quali [il Signore] fu

avvolto, e poi contemplarono i segni dei

chiodi. In quel medesimo istante infatti,

tutti furono pervasi dall‟insufflazione

del Salvatore e furono resi degni di per-

donare i peccati, nella potenza dello Spi-

rito.

Anche le donne [furono testimoni della

risurrezione] quando strinsero i piedi

[del risorto], [sentirono il terremoto] e

videro lo splendore dell‟angelo lì assiso.

[Sono presenti anche] i teli funerari (+

e il sudario) che lo avevano avvolto e

che lasciò [nel sepolcro] al momento

della risurrezione.

Sono testimoni anche i soldati e il dena-

ro da loro ricevuto.

Il luogo della risurrezione ancora oggi è

osservabile in questa casa della santa

chiesa, edificata per la beata memoria di

Costantino, da lui realizzata con libera

scelta, da vero fedele del Cristo; [questo

luogo,] come vedi, è molto bello.

(segue) Significativo anche l'indicare lì, a poca distanza, la pietra rotonda che occludeva

l'entrata del sepolcro e che oggi, nell'attuale impianto della Basilica, è usata, in parte, come

base della mensa di uno degli altari.

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Per finire non si può sottacere la meraviglia del predicatore e dei suoi uditori, dinanzi alla

oggettiva bellezza architettonica dell'Anastasis, realizzata da Costantino, re di beata memo-

ria, 'filokhristòs' (amorevole verso Cristo).

021.

L'Iconografia paleocristiana e gli agganci sindonici

Il variegato universo iconologico e iconografico paleocristiano, generalmente documentabile

a partire dal III secolo d.C., è una fonte molto ricca di documentazione sindonicamente rile-

vante.

Si ricordi in primo luogo, di formarsi presso una 'scuola' metodologicamente esigente e si-

stemica, per evitarre approssimazioni e generalizzazioni senza reale fondamento confermati-

vo, ipotesi fragili e confronti conflittuali 'personalizzati'.

In tale direzione si consiglia di partire dal noto contributo di mons. Lucien Armand DE BRU-

YNE (1902-1978)9, Les 'lois' del l'Art paléochrétien comme instrument hérméneutique, in

"Rivista di Archeologia Cristiana" 35 (1959) 105-186 e 39 (1963) 7-92.

022.

Significativi per gli studi sindonici e seguenti settori iconografici:

- il volto del Cristo storico, da analizzare, come visto nel caso della Porta lignea della basili-

ca di santa Sabina all'Aventino, tenendo conto dell'intero apparato iconico circostante e cer-

cando molteplici anomalie riconducibili ad un 'prototipo' sindonico o similsindonico in caso

di tradizione indiretta dei dati;

- le braccia del Cristo deposto dalla Croce e adagiato nel telo funebre;

- le quattro dita della mano del Cristo crocifisso e del Cristo morto;

- i piedi asimmetrici del Cristo crocifisso, oppure del Cristo giudice o Cristo maestro;

- la ferita al costato e relativa fuoruscita di sangue;

- particolari collegati alla mensura Christi;

- la trama del tessuto del telo funerario.

023.

Da Onorio (imperatore d'occidente dal 395 al 423)10

a Giustiniano I (imperatore d'o-

riente dal 527 al 565) 11

Questo periodo storico possiede vari fulcri di interesse, culminanti nell'opera di edilizia sacra

in Ravenna, da parte dell'imperatore Giustiniano in Grande. Molto importanti e impegnative

sono le future campagne di ricerca in tutte le parti dell'impero giustinianeo, iniziando dalle

9 E' stato rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana dal 1946 al 1963, periodo nel quale si colloca anche la

scoperta della tomba di san Pietro, con relative polemiche e assunti finali. 10

Flavio Onorio (384-423), figlio di Teodosio I, primo imperatore del solo Occidente, dalla morte del padre Teodo-

sio I (395) alla propria. Già nel 393 aveva ricevuto il titolo di augusto. Suo fratello maggiore, Arcadio, resse l'Impero

d'Oriente.

11

Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano, meglio noto come Giustiniano I il Grande (482-565), imperatore bizantino,

dal 1º agosto 527 alla sua morte.

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due città principali, Ravenna e Costantinopoli, e polarizzando come sempre tali indagini su

soggetti sindonicamente rilevanti.

Fig. 05.

024.

Ritratto dell'imperatore Giustiniano con tratti

giovanili nel presbiterio della basilica di san

Vitale e ritratto del medesimo negli anni della

maturità o anzianità nella basilica di sant'Apol-

linare in Classe, ambedue i monumenti situati

a Ravenna. La città su scelta quale capitale

dell'Impero d'Occidente per motivi geopolitici

ed economici, da Onorio, nel 402 e rimase tale

fino al 472 quando vi fu decapitato l'ultimo

imperatore, continuando ad essere capitale del

Regno dei Goti (V-VI secolo) e dell'Esacrcato

bizantino d'Italia (VI-VIII secolo, 756 d.C.).

025.

Ambrogio di Milano (339 circa-397)12

e Agostino d'Ippona (354-430)13

Una persona che approfondisce il valore della sacra Sindone non può esimersi dallo studio

approfondito di personalità come Ambrogio di Milano e Agostino di Ippona, anche se, a

prima vista, non paiono particolarmente toccati dal nostro 'Testimone' della risurrezione,

come diceva Cirillo di Gerusalemme.

I due Grandi della teologia occidentale sono tuttavia di alto valore teologico nello studio del-

la spiritualità liturgica, legata alla celebrazione della Pasqua e della Pentecoste, con la spe-

ciale rilevanza data ai Sacramenti dell'Iniziazione, il Battesimo e l'Eucaristia.

026.

La copertura dipinta di una preziosa lipsanoteca vaticana

Di epoca giustinianea è un reperto molto prezioso, sia per la storia delle tracce/reliquie di o-

rigine gerosolimitana, sia per la storia della iconografia cristiana: ci riferiamo al coperchio di

una piccola cassetta lignea conservata ai Musei Vaticani e presentata, da Timothy Verdon,

12

Sant'Ambrogio (Aurelius Ambrosius), fu vescovo di Milano dal 374 alla sua morte, eletto a tale incarico sia dalla

comunità cattolica che dalla comunità ariana. Di famiglia senatoria dell'Urbe (famiglia degli Aurelii, da parte materna

e famiglia dei Simmaci, da parte paterna), a Treviri (Gallia, vicino al Reno), dove il padre esercitava la carica di pre-

fetto del pretorio delle Gallie. Formatosi a Roma, nella migliore tradizione dell'alta amministrazione, esercità un quin-

quennio di avvocatura a Sirmio, per poi, nel 370, ricevere l'incarico di governatore della provincia Emilia-Liguria con

sede in Milano, nuova capitale dell'impero. Dopo varie resistenze accettò la designazione a vescovo, cui si è fatto cen-

no sopra. Fu battezzato come cristiano cattolico e dopo sette giorni, il 7 dicembre, fu consacrato vescovo. Interessante

avvicinare queste vicende e il relativo contesto politico-religioso per comprendere, poi, la qualità 'cattolica' delle varie

opere di Ambrogio.

13 Aurelius Augustinus, nato a Tagaste (Souk Ahras in Algeria) il 13 novembre 354, morto a Ippona, il 28 agosto 430,

è una colonna della teologia occidentale. Di etnia berbera, ma di cultura e mentalità romano-greca, la sua famiglia non

era particolarmente facoltosa. Per noi è fondamentale lo studio della sua permanenzza a Roma e a Milano, dal 383 al-

la quaresima 387, quando si unì ai 'competentes' e, sotto la guida di Ambrogio, giunse al battesimo cattolico, ricevuto

nella Basilica di santa Tecla, nella veglia pasquale. Nell'agosto 388 rientrò in Africa, a Cartagine e a Tagaste. Ordinato

sacerdote nel 391 e vescovo nel 395 iniziò il suo intenso ministero episcopale a Ippona, durato per ben 34 anni, carat-

terizzato da celebri controversie e da notissime opere teologiche.

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anche nel recente volume d'arte dedicato al sacro Telo torinese, alle pp. 150-151: Sindone,

presentazione card. Severino Poletto, Torino, UTET [De Agostini], 2010, (continua)

Fig. 06.

027.

Parte interna, dipinta, della coper-

tura lignea di una cassetta conte-

nente reliquie della Terra santa,

custodita per secoli nel tesoro del

cosiddetto 'sancta sanctorum' del-

la Basilica del SS.mo Salvatore in

Laterano.

Le misure sono di 24 x 18,5 cm, 1

cm di spessore, ed è attualmente

conservato nella Biblioteca Apo-

stolica Vaticana, n. di inv. 1883

A-B.

Risalente al VI secolo, il com-

plesso scenico attinge alle tradi-

zioni siro-palestinesi, come si può

desumere da un raffronto con il

Codice Rabbula (Firenze, Lau-

renziana).

Si notino le differenze dei tratti

facciali nella scena sacerdotale

della crocifissione e in quella del

Battesimo e Ascensione. Tra i va-

ri particolari di ascendenza pale-

stinese, facciamo notare nella

scena a sinistra in alto, dedicata

alla Risurrezione di Gesù, come

la struttura architettonica della

cupola che sovrasta il sepolcro

vuoto è del tutto ricavata dalla

'Anastasis' di Gerusalemme.

(segue) 380x420 mm, testi di Bruno Barberis, Gian Maria Zaccone, Timothy Verdon, Edi-

zione di pregio.14

Un percorso speciale lo suggeriamo concentrandoci sul colore delle vesti del Cristo e della

sua beata Madre Maria. Il colore viola, innanzitutto, era il colore delle vesti dell'Imperatore e

ne notiamo l'uso in tutte le cinque scene di questa 'proto-icona'. Otteniamo in tal modo un

particolarissimo itinerario teologico mistagogico, di cui offriamo in sintesi gli elementi car-

dine, iniziando dal basso, a sinistra:

14

Il volume è stato realizzato in 599 esemplari, dei quali 499 in cifre arabe [51/499 il numero del volume acquisito],

80 in cifre romane, 20 fuori commercio di cui il primo esemplare offerto al Santo Padre, con foto ad altissima defini-

zione realizzata da Haltadefinizione, con 3 tavole a 4 ante di grande formato (1460x420 mm) e 4 tavole a pagina inte-

ra (355x40 mm), applicate manualmente, stampata su carta Hahnemühle con tecnica IJFA (Ink Jet Fine Art) con si-

stema d'inchiostro a pigmenti a 12 colori.

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- la Natività di Gesù, Cristo e Signore, Dio fatto bambino con accanto la 'Genitrice di Dio' (:

Theo-tòkos) Maria. La divinità dei Soggetti è dipinta con il colore viola imperiale delle ve-

sti del Neonato JHVH e della Madre sua. Una 'luce-stella' di colore viola domina la scena-

evento: si tratta della Potenza (Spirito) del Padre;

- il Battesimo nel fiume Giordano, inizio del messianismo di Gesù adulto, ne vede la veste

imperiale-divina, nelle braccia di uno dei due angeli-servi, sulla destra. Il Padre descritto in

atto di Parola, è raffigurato da una Mano con parte finale dell'avambraccio ricoperto da ve-

ste viola-divina. Da essa scende la Potenza (Spirito Santo) sotto forma di colomba, espres-

sione della Missione intratrinitaria di Salvezza e Divinizzazione orientata verso la Chiesa,

di cui Gesù è stato preordinato come Capo, sin da prima della creazione del mondo;

- la grande scena centrale della Crocifissione, vede la veste viola con bordi verticali aurei, ti-

pica del Sommo Sacerdote e Re-imperatore, nuovo Melkisedek. Anche la Madre addolorata

ai piedi della Croce è rappresentata come Matrona ricca e Imperatrice, sempre partecipe del

Disegno eterno di Divina Carità del Dio Unico e Trino;

- la Risurrezione di Gesù rappresentata al momento della Tomba vuota, con l'angelo che an-

nuncia con solennità (braccio disteso) l'Evento glorioso a Maria - sempre rivestita da vesti

matronali e imperiali, con aureola dorata (che da sempre accompagna la sua Figura mater-

na, sin dalle precedenti rappresentazioni iconiche) - e ad un'altra donna;

- l'Ascensione al Cielo del Signore Gesù, è scena che vede al proprio centro, in basso, sem-

pre la Madre di Dio, Maria, rivestita non solo di tunica viola, ma anche di mantello del me-

desimo colore e ritratta in atteggiamento orante, con le braccia dignitosamente allargare in

segno di supplica ecclesiale, dal momento che è circondata dalla comunità dei Dodici.15

028.

La Mensura Christi

Una delle numerose aree aperte di ricerca archeologica e iconografica è correlata alla cosid-

detta tradizione (di verosimili origini giustinianee) della 'Mensura Christi', ovvero dell'esatta

misura della statura di Gesù il Messia-Cristo. Allo stato attuale di incipiende ricerca, grazie

alla perspicacia sindonica di mons. Giulio Ricci, segnaliamo tre documenti connessi ad un

particolare che appare storicamente secondario come la statura di una persona. In modo

splendido e imprevedibile, abbiamo il convergere di questi dati:

- l'altezza della persona storica di Gesù sarebbe di 180 cm circa, dato che è confermato in

tutte e tre le fonti che usiamo, vale a dire: a) la mensura Christi del codice Laurenziano di

Firenze (Fig. 07, sulla destra); b) quella della pietra sospesa, nel chiostro della Basilica del

SS.mo Salvatore o San Giovanni in Laterano; c) quella della Croce marmorea dell'Abbazia

greca di Grottaferrata, nei pressi di Roma (Fig. 07, a sinistra);

- in questo terzo elemento marmoreo abbiamo persino l'esatta misura, non solo dell'altezza

sindonica (apparente) del corpo di Gesù, ma anche la larghezza delle sue spalle, secondo

l'esatta corrispondenza con il sacro Telo di Torino.

15

Abbiamo in questo numero (12) un elemento storicamente incongruo. Al momento dell'Ascensione, infatti, gli A-

postoli sono 11, mancanti cioè della presenza di Giuda Iscariota, che, dopo aver consegnato Gesù ai suoi Nemici, si è

tolto la vita, in un momento di pura disperazione. Anche Pietro non aveva testimoniato per tre volte di conoscere il Si-

gnore, ma, a differenza di Giuda, si lasciò purificare dalla Grazia di un pianto, dovuto ad un pentimento umile e rico-

noscente.

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Sappiamo tuttavia molto bene, che una misurazione attendibile del sacro Corpo del Signore

Gesù, deve partire dall'impronta dorsale, che, già nella zona delle tibie, toglie circa 15 cm.

nel confronto anatomico del medesimo arto inferiore. (continua)

fig. 07.

Due delle tre prove

attuali della ricerca

riservata alla Men-

sura Christi. Sulla

destra, un dato tec-

nico desunto da un

manoscritto della

Laurenziana in Fi-

renze, con la que-

stione della lettera

erasa nella parola

'sexties' (cf. Ricci).

Sulla sinistra, inve-

ce, anche l'aggiunta

dell'elemento oriz-

zontale del braccio

della croce, con la

stessa larghezza

delle spalle sindo-

niche (cf. Ricci).

(segue)

Circa altri elementi macroscopici - ma non oggetto di valutazione adeguata da parte di molti

'esperti' della Sindone - si rinvia alla monografia di mons. Giulio RICCI Giulio (+ 1995), Sta-

tura dell'Uomo della Sindone, Assisi-Santa Maria degli Angeli, Ed. Porziuncola, 1966 [!],

170x243 mm, 60 pp., ill.

029.

L'iscrizione latina dell'importante miniatura del ms. fiorentino, dice: Haec linea bis sexties

ducta mensuram Dominici Corporis monstrat. Sumpta est autem de Constantinopoli ex au-

rea facta [oppure: sancta] ad formam corporis Christi. Ecco la traduzione italiana: Questa

linea [segmento riccamente disegnato, di 15 cm di larghezza, sopra il quale è rappresentato il

Cristo risorto, in vesti preziose, tunica e mantello, e con lo scettro-croce, nella mano sinistra]

moltiplicata per 12 volte mostra la misura esatta del Corpo del Signore [180 cm]. E' stata

presa dalla croce d'oro a Costantinopoli, realizzata secondo la forma del Corpo del Cristo.

Di evidenza solare che a Costantinopoli, in probabile epoca giustinianea, esisteva la Sindone,

e sui dati metrici della sua impronta facciale è stata realizzata la 'croce d'oro', prototipale per

molte raffigurazioni di questo tipo diffuse nell'orbe cristiano, orientale e occidentale.

030.

Liturgia, la prima, centrale, ultima* area delle Scienze teologiche, stricte dictae.

Terminato il pur breve percorso storico-ecclesiale, volutamente realizzato soltanto nel primo

millennio di Storia cristiana, entriamo nella prima ed essenziale parte della Scienza teologica

strettamente detta: la Divina o Sacra Liturgia, luogo dolce e terribile della nuova e definitiva

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Teofania della Unità-Trinità di un Dio che ha eletto e prescelto la Chiesa quale oggetto della

Sua infinita gloriosa (scandalosa) Carità pasquale.

Presentiamo solo alcuni sondaggi, illuminabili con il dato sindonico.

031.

Sacra Liturgia e Veglia di Risurrezione.

Che Gesù sulla croce sia stato immolato e sia morto nelle stesse ore (: nel primo pomeriggio

di Parasceve, in un anno nel quale Pesach si sovrapponeva allo Shabbat, divenendo in tal

modo una 'grande festa') e nelle medesime condizioni sacrificali dell' Agnello Pasquale (non

spezzando alcun osso della vittima e, nel caso specifico di Gesù, non spezzando le sue tibie,

come invece si procedette nei confronti dei due briganti crocifissi insieme a Lui. Cf. Gv 19,

33-36), memoria attualizzante del dono/sacrificio di primizia di Abramo nel proprio

Unigenito Isacco (Gn 22, 1-18).

Il significato profondo e alto sta nel Divino Eterno Amore che il Padre, vero Abramo, ha

avuto per la sua Chiesa, donando ('non risparmiando', direbbe Paolo in Rom 8, 32) il proprio

Unigenito, Gesù, vero Isacco, in un contesto di Alleanza definitiva nel quale Dio-Carità offre

se stesso per dare vita e gloria a noi, sua Assemblea di Primogeniti i cui nomi sono scritti

nei cieli (cf. Eb 12, 23).

Le chiare luminose referenze liturgiche ci introducono, così, nella principale 'liturgica ac-

tio' del nostro vivere come Chiesa eletta, redenta, santificata, glorificata: la Divina Eucari-

stia, fonte, centro e culmine della redenzione e divinizzazione, luogo di continuo e perenne

rendimento di grazie, a lode della sapienza e potenza del Padre, con il Cristo, nello Spirito.

fig. 08.

032.

Ravenna, basilica di san Vitale (VI secolo), pre-

sbiterio, sulla sinistra di chi guarda, grande lu-

netta con raffigurazione di due momenti cardine

del ciclo di Abramo: l'ospitalità offerta ai tre

Angeli e il sacrificio dell'Unigenito. In simme-

tria, nella parrte di fronte è raffigurato il sacrifi-

cio di Abele e quello di Melchisedek, re e som-

mo sacerdote (cf. il Canon actionis o I Preghiera

eucaristica del rito latino).

I due capolavori musivi sono la più alta espres-

sione iconografica della teologia eucaristica del-

la Eucaristia, compimento definitivo e perfetto

degli eventi salvifici della Prima Alleanza.

033.

Tutto nasce e si celebra nella Veglia di Risurrezione, solenne celebrazione della Nuova Vita,

della Nuova Alleanza, della Nuova Comunione ottenuti con la Pasqua di immolazione, cul-

mine della testimonianza/martyrìa di amore oblativo del Dio Uni-Trino, nuovo 'giorno di

grazia di JHVH.

Dalla struttura fondamentale della 'Madre di tutte le veglie' nasce la Messa, o Celebrazione

eucaristica:

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- Liturgia della Parola, dalla Genesi all'Apocalisse, tutto viene annunciato e ripresentato a-

gli occhi della Chiesa, neofita lei medesima nel rivivere l'intensità dell'esperienza della Ri-

velazione pasquale;

- Liturgia Battesimale e della Nuova Alleanza, con una densissima sovrapposizione di riti

di rinascita dalla morte del peccato (Battesimo), di rivestimento della Dignità divina adotti-

va (Battesimo), di celebrazione degli Impegni della Nuova Alleanza (Simbolo);

- Liturgia Eucaristica e di Comunione, con la partecipazione della Chiesa alla Passione, Ri-

surrezione, Ascensione, Sessione alla Destra del Padre (Canon actionis, prima parte); con

l'ufficio di intercessione per la Chiesa terrena e in purificazione (Canon actionis, seconda

parte) e con il momento culmine della Comunione;

- il Congedo o Liturgia di missione, nella potenza dello Spirito del Risorto, effuso sovrab-

bondantemente nel Primo giorno dopo la Pasqua e nei giorni della Pentecoste.

Tutte le celebrazioni dei sacramenti e dei vari riti di affidamento e di riconoscimento dei ca-

rismi per la sacra diakonia, sono racchiuse in questa Nuova e Divina Liturgia, spettacolare

sintesi di tutte le solennità ebraiche.

034.

La Sindone trova il suo specifico collocamento in particolare nei Riti di Offerta, quando l'an-

tica Tradizione (paròdosis) ricorda i significati

- dell'altare quale figura/typos del dolore del mondo e dei poveri, del dolore dei martiri e del

dolore del Cristo, innanzitutto, il povero di JHVH per eccellenza, il martire per eccellenza,

nel Progetto eterno di doppio fondamentale sacrificio: sacrificio di primizia (> agnello) e di

sacrificio di espiazione per i peccati del Popolo e dei Sacerdoti (> i due capri espiatori);

- dei lini che lo ricoprono, figura/typos dei Teli funerari, come la grande Sindone torinese

(grande tovaglia liturgica di lino), come il piccolo Sudario (corporale liturgico o epitafios),

che accolgono il Corpo sacrificato del Signore Gesù, immolato prendendo sopra di sé i do-

lori della Chiesa e dell'umanità, in attesa della Epiclesi e Formula consacratoria che ripre-

sentano realmente la Morte, Risurrezione, Ascensione, Pentecoste del Cristo e nel Cristo.

035.

Liturgia terrena e liturgia celeste. La dimensione escatologica della Celebrazione.

La Divina Liturgia assume ulteriore splendore glorioso, se si prende in esame anche l'aspetto

escatologico del Mistero Eucaristico, anticipo e pegno della Gloria della Grazia future, vissu-

to in modo del tutto speciale al momento dei cosiddetti "Riti di comunione".

Molte basiliche antiche, grandi e piccole, ed anche numerose chiese romaniche hanno ricrea-

to visualmente lo stretto legame che esiste tra celebrazione efficace del Mistero pasquale ter-

reno e celebrazione eterna o celeste.16

Ritroviamo descritto tale nesso nell'area del presbiterio e dell'abside centrale, come nel caso

di san Vitale a Ravenna (cf. 024. 032), con varianti di alto interesse storico-teologico e con

l'aspetto sindonicamente rilevante del volto barbato tipico del Cristo storico della tradizione

orientale e occidentale.

16

Come punto di partenza si consultino gli Atti del convegno 'La dimora di Dio con gli uomini' (ap 21, 3). Immagini

della Gerusalemme celeste dal III al XIV secolo, a cura di M.L. Gatti Perer, prefazione di C.M. Martini, Milano, Uni-

versità Cattolica del Sacro Cuore, Dipartimento di Scienze Religiose, Scuola di perfezionamento in Archeologia e

Storia dell'Art, Vita e Pensiero, 1983.

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036.

La grande Dossologia, meglio conosciuta come 'il Gloria' della Messa.

Nel prezioso contesto liturgico accostiamo ulteriormente una delle fonti principali attinenti i

temi storici legati alla Sindone: stiamo parlando di un'opera complessa e ricca come le Costi-

tuzioni apostoliche o meglio la Didascalia siriaca degli Apostoli, due redazioni complemen-

tari.

Ancora oggi suggeriamo di consultare sempre l'edizione che ne consente un confronto: Di-

dascalia et Constitutiones Apostolorum, ediz. critica a cura di Franz-Xavier (continua)

dossologia maggiore A (più antica)

CA 7, 48, 3-2

dossologia maggiore B

CA 7, 47, 2-3 traduzione

gfb 2003 calco

gfb 2003 testo greco testo greco calco

gfb 2003

Noi ti lodiamo,

noi inneggiamo a te,

noi ti benediciamo

per la tua grande gloria,

JHVH Re,

Padre del Messia [Gesù]

che toglie/porta

il peccato

del mondo

A te conviene la lode,

a te conviene l'inno,

a te conviene la gloria,

a te, Dio e Padre,

con il Figlio,

nello Spirito santo,

per i secoli

dei secoli

Amen.

2 lodiamo te

inneggiamo a-te

benediciamo te,

per la grande

di-te gloria

JHVH re

il padre del Messia

che toglie/porta

il peccato

del mondo.

3 A-te conviene lo-

de, a-te conviene

inno, a-te gloria

conviene

al Dio e Padre

tramite il Figlio

in Spirito santo

verso i secoli

dei secoli.

Amen

2 ainumen se

hymnumen se

eulogumen se

dià ten megalen

su doxan

kyrie basileu

ho pater tu Khristu

hos airei

ten hamartian

tu kosmu

3 soi prepei ainos

soi prepei hymons

soi doxan prepei

to(i) Theo(i) kai Patrì

dià tu Hyiu

en Pneumati haghio(i)

eis tus aionas

ton aionon.

Amen.

2 Ainumen se

hymnumen se

euloghumen se doxologumen se

proskynumen se

dià tu megalu arkhriereos su,

se tòn onta Theòn

aghénneton héna,

aprositon monon,

dià ten megalen su doxan,

kyrie basileu epuranie,

Theè pater pantokrator.

3 Kyrie ho Theòs

kai pater tu Kyriu,

tu amomu amnu

hos airei

ten hamartian

tu kosmu,

prosdexai

ten déesin hemon,

ho kathemenos

epì ton Kherubim·

hoti sy monos haghios,

sy monos Kyrios,

ho Theòs

kai Pater Iesu Khristu,

tu Theu

pases ghenetes physeos

tu basileos hemon,

di'hu

soi dòxa

time kai sebas.

2 Lodiamo te

inneggiamo a-te,

benediciamo te,

gloridiciamo* te,

adoriamo* te

tramite il sommo sacerdote di-te,

tu l'essente Dio

non-generato unico,

inaccessibile solo,

tramite la grande di-te gloria,

IHVH Re celeste,

Dio padre onnipotente.

3 JHVH il Dio

e Padre del Signore

del senza-macchia agnello

che toglie

il peccato

del mondo,

[sei degno di] ricevere

la preghiera di-noi

l' assiso

sopra i Cherubini

poiché tu unico santo

tu unico Signore

il Dio

e Padre di Gesù Messia,

il Dio

di ogni generata natura

il Re di-noi,

tramite il-quale

a te gloria

onore e venerazione*.

(segue) FUNK, 2 vol., Paderborn, 1905, edizione anastatica, Torino, Bottega d'Erasmo, 1979,

150x218 mm, 1024 pp. complessive. - Vol. I, [Textus], pp. 2+56-704 pp. (introduzione 3-56,

testo, 1-565; indici, 566-704); - vol. II, Testimonia et Scripturae propinquae, 44+208 pp. (In-

troduzione, pp. 1-44, testo, 1-195; Indici, pp. 196-208.

Infatti, l'edizione critica del Metzger, nella pur celebre collezione 'Sources chrétiennes', non

tiene adeguato conto del testo siriaco, specie per quanto riguarda i libri I-VI.17

17

Les Constitutions Apostoliques. Introduction, Texte critique, Traduction, Notes, par Marcel METZGER, Paris, Cerf

(Sources Chrétiennes, 320.329.336), 1985-87. - Vol. I: Libri I e II, 1985, 356 pp. (Introduzione, pp. 7-97; testo, pp.

99-339, indici 341-356; - vol. II: Libri III-VI, 1986, 415 pp. (Introduzione, pp. 7-110 [teologia e istituzioni ecclesiali],

testo pp. 113-395, indici, pp. 397-415); - vol. III, Libri VII-VIII, 1987, 360 pp. (Introduzione, pp. 3-12; testo, pp. 13-

311; bibliografia scelta, pp. 313-318; Indici, pp. 319-360).

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037.

Il tema eucaristico dossologico che proponiamo in questo luogo, riferisce delle varie reda-

zioni che ineriscono il cosiddetto 'Gloria in excelsis Deo', proclamato o cantato in ogni litur-

gia festiva del rito latino.

L'aggancio sindonico lo si trova nel titolo cristologico di 'agnello di Dio', o nella versione più

arcaica, nella citazione del solo effetto salvifico di tale titolo e cioè "toglie/porta il peccato

del mondo" (cf. Gv 1, 29).

Il doppio testo lo presentiamo con la redazione a destra (CostApost 47, 2-3), la più vicina

all'attuale versione liturgica. L'ipotesi che si tratti di un inno giudeocristiano dedicato a Dio

Padre è più evidente nella redazione a sinistra (CostApost 48, 2-3), nella quale il breve cenno

cristoligico (: ...il Cristo che toglie il peccato del mondo) è sintatticamente legato al Padre.

L'unicità divina, accentrata attorno a Dio Padre è di derivazione strettamente ebraica e giu-

deocristiana, ed è ancora alla base della formula liturgica classica: 'a Patre, per Filium, in

Spiritu, ad Patrem'.

038.

Il Verbo eterno di Dio, incarnato, cuore della Rivelazione

La divina Maternità di Maria, non solo ricordata nel suo evento storico, ma ancor più cele-

brata nel Mistero dell'Eucaristia, è il privilegiato punto di transizione tra l'Amore eterno di-

vino fatto Pasqua e la santa ed eletta Chiesa.

Di Maria, madre gloriosa di Gesù, la Sindone racconta alcuni accostamenti intenzionali (la

grande ferita dell'emitorace destro, la piccola ferita sul polso destro), dovuti presumibilmente

ad una mano femminile materna.

fig. 09.

Tuscania, chiesa di santa Maria mag-

giore, portale, con al centro la Divina

maternità, cuore di tutta la rivelazio-

ne. Infatti sulla sinistra è raffigurato

il sacrificio abramitico (Gen 22, 1-

18) e sulla destra l'Agnello trionfante

(Ap 22, 1).

In lingua italiana è disponibile da qualche anno il testo Costituzioni dei Santi Apostoli per mano di Clemente, a cura di

Domenico SPADA e Dimitrios SALACHAS, Città del Vaticano, Urbaniana University Press, 2001, 261 pp.

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039.

Conclusione, passaggio

Di inesauribile ricchezza è il mondo che abbiamo appena sfiorato (mistagogicamente, cioè in

modalità narrativa breve e 'pesante'). 18

Basti ricordare una figura che giganteggia nel III se-

colo e in tutta la storia della teologia, come Origene d'Alessandria (185-254) e che riserva

grandi sorprese e conferme per la ricerca storico-teologica.

La seconda area (VIII incontro) sarà oggettivamente ancor più ricca e impegnativa, ma non

meno importante per gli interrogativi e per i nuovi orizzonti di evangelizzazione nel mondo

contemporaneo, collocato nell'alba del III millennio.

Fig. 10.

040.

Rappresentazione del momento più

solenne dello Yom Kippur, quando il

Sommo Sacerdote, rivestito solo di

vesti bianche di lino (tunica, cintura,

copricapo e velo, tessuti con lino di

bisso) e a piedi nudi, entra una volta

l'anno nel Santo dei Santi e compie il

sacrificio di rinnovata Alleanza (san-

gue e incenso), dopo aver chiesto il

Perdono dei peccati.

L'immagine è realizzata dal Temple

Institute (Jerusalem), in fedele osser-

vanza dei dettami biblico-talmudici.

18

035. Ecco un testo classico, di sant'Agostino d'Ippona, sul valore liturgico della metodologia breve e densa, mi-

stagogica, appunto, come linguisticamente si esprime la Tradizione orientale :

"La salvezza è quanto edifica in voi il Simbolo che dovete credere e confessare per poter essere salvi. Ciò che state per

ascoltare, veramente molto breve, da mandare a memoria e da confessare con la bocca, non è per voi nuovo o mai a-

scoltato. Che, anzi, siete soliti sentirlo (esposto in maniere diverse nelle sante Scritture o nei discorsi della Chiesa).

Ora però è necessario presentarvi queste cose raccolte in breve, redatte e condensate in un certo ordine, affinché la

vostra fede sia ben costruita, sia preparata la maniera di confessarla e la memoria non sia sovraccaricata" (Discorso

114, 1. Agli inizi della sezione dei 'sermones liturgici').

Testo latino: Et ea quidem, quae breviter accepturi estis, mandanda memoriae et ore proferenda, non [PL 1066] nova

vel inaudita sunt vobis. Nam in sanctis Scripturis et in sermonibus ecclesiasticis ea multis modis posita soletis audire.

Sed collecta breviter et in ordinem certum redacta atque constricta tradenda sunt vobis,

- ut fides vestra aedificetur,

- et confessio praeparetur,

- et memoria non gravetur.