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Incontro 7
30 novembre 2011
Il Soggetto Avvolto (IV 'identikit'): Gesù Verbo eterno fatto uomo,
vero D-o. La scienza teologica e la Sindone 'panaghia'. Ia parte*.1
Dalla Dogmatica alla Pastorale: Domande (Quaestiones) e Sindone
001.
Immagine di ingresso
Fig. 01. Foto della Sindone a grandezza naturale, stesa sull'altare della celebrazione eucaristica (GFB, Ciciliano-Tivoli
[Roma] 2009). Il fotogramma è molto utile per il discorso teologico pastorale, in primo luogo nelle applicazioni al
mondo sacramentale e, in specie, al sacramento dell'Eucaristia. Di venerabile antichità è la norma liturgica secondo la
quale ogni tovaglia di altare deve essere di lino, come la Sindone nuova che avvolse il prezioso Corpo del Signore Ge-
sù: ne è autore il celebre pontefice Silvestro I, vescovo di Roma e papa al tempo dell'imperatore Costantino (314-335).
002.
Abstract
1 Una buona familiarità con il fenomeno linguistico dinamico detto "communicatio idiomatum", la teologia storica at-
tinge da san Cirillo, patriarca di Gerusalemme e dottore della Chiesa (Catechesi XIII, ..) la sicurezza nell'applicare alla
Sindone non soltanto i normali titoli di 'sacra' o di 'santa' (>), ma anche il titolo di 'santissima' (in greco: pan-haghia,
'tutta santa'). Ricordo che la Tradizione ecclesiale applica l'aggettivazione 'santa' o 'santissima' ad una Persona vivente
considerata nella sua integralità.
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Nell'ampio panorama delle scienze teologiche identifichiamo alcuni particolari questioni che
in modo facile si riconnettono con la sacra Sindone e con il Soggetto avvolto in essa. Siamo
sempre in una metodologia 'di introduzione' e per ciò stesso abbastanza sintetica e probabil-
mente un pò difficile da comprendere a prima lettura.
Suddividiamo l'ampio materiale teologico in due grandi aree, la prima, oggetto dell'incontro
odierno, si relaziona con dati e ricerche di Storia della Chiesa (e scienze annesse), Liturgia,
Spiritualità. La seconda area, prevista per il 07 dicembre, presenterà tematiche sul Mistero
della nuova Pasqua, Soteriologia, Monarchia Patris*, Ecclesiologia, Cristologia, Trinitaria,
Pastorale.
003.
La Chiesa nella Storia [della salvezza, Historia salutis]
Una prima grande area di lavoro la dedichiamo alla base storica dei dati teologici, pienamen-
te o tangenzialmente toccati dalla presenza della sacra Sindone. Le sezioni di approfondi-
mento ricoprono il campo di Storia della Chiesa (e scienze annesse, numeri 004-029, di Li-
turgia (nn. 032-).
L'apparente sproporzione tra le analisi storiche e quelle successive, è voluta; considerando il
contesto storico quale elemento che fa da sfondo (scenario di riferimento e di metodo) in
qualsiasi successiva applicazione.
004.
La consueta faticosa lectio. Verso una Disciplina arcani, aperta
Teniamo sempre alto (un poco 'difficile') il livello espositivo/narrativo, augurando che l'o-
biettiva fatica scientifica (di lettura e di assimilazione) offra solide fondamenta alla stima e
alla venerazione per il Sacro Telo nel quale è stato avvolto il Nostro Dio e Signore, Gesù, il
Cristo del Padre.
Le tematiche che d'ora in poi sono dinanzi ai nostri occhi sono tanto alte e delicate da rende-
re auspicabile, in un futuro più o meno prossimo, una sorta di ritorno alla 'Disciplina arcani',
espressione latina coniata nel XIX secolo per descrivere la grande RISERVATEZZA con la
quale i cristiani del II secolo parlavano dei Misteri/sacramenti Cristiani e delle stupende
VERITA'-EVENTI che celebravano nel Simbolo della Nuova Alleanza.
Sul nostro sito www.mondosindone.it useremo la soluzione tecnologica del cosiddetto LO-
GIN per poter entrare in queste sezioni teologiche. Chiaramente tutto ciò non significa affat-
to 'chiusura', anzi, a tutti quanti richiederanno 'nome utente' e 'password di accesso' sarà loro
garantita. Semplicemente vorrebbe essere un piccolo segnale di ATTENZIONE e di RI-
SPETTO per la Debolezza di Dio che è più forte di ogni Potenza umana.
005.
Patrologia e Patristica (I-XII secolo d.C.)
Campo privilegiato di ricerca storica e archeologica sono le aree che in genere sono definite
con i due termini quasi omologhi di 'Patrologia' e 'Patristica'. Con il primo ci si riferisce
semplicemente alla vita e alle opere dei Padri della Chiesa, dal I al XII secolo*; con il secon-
do, invece, si intende descrivere lo studio scientifico della loro mentalità e pensiero filosofi-
co-teologico.
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Per chi studia la Sindone e i temi connessi, una analisi molto rigorosa dei testi patristici - la-
tini, greci, siriaci e arabo-cristiani, etiopici, armeni, ecc. - è una miniera di dati da sottoporre
a valutazioni ponderate, rispettandone gli aspetti favorevoli o contrari, evidenti o discutibili.
Allo stesso tempo va superata l'attesa abnorme di gestire elementi storicamente abbondanti e
inconfutabili, condizioni che in genere non si presentano anche nei casi di personaggi ed e-
venti di riconosciuta storicità come, ad esempio, Ignazio d'Antiochia o Atanasio d'Alessan-
dria o Agostino d'Ippona.
006
La Chiesa di Pentecoste e il Kerygma negli Atti degli Apostoli (sondaggio in 3,10 - 4,2)
Primo e importantissimo settore di indagine per i fenomeni legati alla crocifissione e sepoltu-
ra di Gesù, il Cristo, sono i testi 'kerygmatici', strutturati cioè nello stile essenziale dei primi
brevi testi che predicavano il Crocifisso Risorto, Servo di JHVH, Salvatore, Signore e Giudi-
ce della storia.
Una delle aree testuali che hanno conservato alcuni di tali testi brevi è il libro degli 'Atti de-
gli Apostoli' o 'Atti del Cristo risorto' come titola nella sua significativa opera AMMASSARI
Antonio, Vangeli-Atti nella colonna latina del Bezae Codex Cantabrigiensis. Note di com-
mento sulla struttura letteraria, la punteggiatura, le lezioni e le citazioni bibliche, 5 volumi,
Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana (Letture bibliche, 4-7. 10), 1996-1998.
Il V volume reca appunto il titolo Gli Atti del Cristo Risorto. Gli Atti degli Apostoli nella co-
lonna latina del Bezae Codex Cantabrigiensis, LEV (Letture bibliche 10) 1997, 118 pp.
007.
Invitiamo ad analizzare il secondo Testo kerygmatico, riferito nel capitolo 3° e proposto an-
che nella versione 'occi-dentale' del Codice Beza.
I versetti 13-15 li disponiamo anche visualmente nella sticografia originaria del manoscritto.
Colonna latina Bezae Codex
Vulgata di san Girolamo
3, 10 Cognoscebantque eum | quia hic erat | qui ad elemosy-
nam sedebat | in porta illa Pulchra templi | Et repleti sunt
terroris | et stupefactionis | in eo quod contigerat ei |
3, 11 < Exeunte autem Petru(m) et Iohanne(n) | cum eis ibat |
tenens eos | Stupentes autem | √√√√√ stabant in porti-
cum | qui vocatur Solomonis | stupebant |
3, 12 < Respondens autem Petrus dixit ad eos | Viri Istraheli-
tae | quid admiramini super hoc | aut nos quid intuemini
| quasi nos | nostra propria virtute | aut pietate | hoc fece-
rimus ut ambulet hic |
3, 13 < Deus Abraham |
et Deus Isac · et Deus Iacob |
Deus patrum nostrorum |
clarificavit Puerum suum |
Iesum Christum |
quem √√ tradidisti [?] in iudicio | [fol. 426 a, pag. 737]
et negastis eum |
ante faciem Pilati |
cum iudicasset ille |
dismittere eum |
3,10 cognoscebant autem illum quoniam ipse erat qui
ad elemosynam sedebat ad Speciosam portam
templi et impleti sunt stupore et extasi in eo
quod contigerat illi
3,11 cum teneret autem Petrum et Iohannem concurrit
omnis populus ad eos ad porticum qui appellatur
Salomonis stupentes
3,12 videns autem Petrus respondit ad populum viri
israhelitae quid miramini in hoc aut nos quid in-
tuemini quasi nostra virtute aut pietate fecerimus
hunc ambulare
3,13 Deus Abraham et Deus Isaac et Deus Iacob
Deus patrum nostrorum glorificavit Filium
suum Iesum quem vos quidem tradidistis et
negastis ante faciem Pilati iudicante illo di-
mitti
3,14 vos autem sanctum et iustum negastis et pe-
tistis virum homicidam donari vobis
3,15 auctorem vero vitae interfecistis quem Deus
suscitavit a mortuis cuius nos testes sumus
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voluit |
3, 14 Vos autem |
ipsum sanctum et iustum |
gravastis |
et postulastis virum homicida |
donari vobis |
3, 15 Principem vero vitae interfecistis |
quem Deus suscitavit a mortuis |
quibus nos testes sumus |
3, 16 Et in fide Nominis eius | hunc quem vidistis et scitis |
consolidavit Nomen eius | et fides que per ipsum est |
dedit ei | integritatem hanc | coram omnibus vobis |
3, 17 < Et nunc viri fratres · scimus | quia vos quidem per
i[g]norantiam | egistis iniquitatem | sicut et principes
vestri |
3, 18 Deus autem | quae praenuntiavit | per os omnium pro-
phetarum | pati Christum suum | inplevit sic |
3, 19 Paenitentiam ergo agite | et convertimini ad hoc | ut de-
leantur peccata ≈ vestra | ut veniant tempora refrigerii | a
facie Domini |
3, 20 Et mittat praedestinatum vobis | Iesum Christum |
3, 21 quem oportet caelum quidem accipere | usque ad tem-
pora restitutionis omnium | quae locutus est Deus | per
os sanctorum suorum | √√ prophetarum |
3, 22 < Moyses quidem dixit ad patres nostros | quia
Prophetam vobis suscitabit | Dominus Deus vester | [fol.
427 a, pag. 739] de fratribus vestris | tamquam meipsum
audietis | secundum omnia quaecumque · | locutus fuerit
ad vos |
3, 23 Erit autem omnis anima quaecumq(ue) · | non audierit |
prophetam illum | disperibit de populo |
3, 24 Et omnis prophetae a Samuel | et eorum qui ordine
fuerunt | quodquod locuti sunt | et adnuntiaverunt dies
hos |
3, 25 < Vos estis filii prophetarum | et eius dispositionis |
quam Deus ≈ disputavit | ad patres nostros | dicens ad
Abraham | Et in semine tuo | benedicetur | omnis patriae
terrae |
3, 26 Vobis primum Deus | suscitavit Puerum suum | misit √
benedicentem vos | in eo cum avertatur √ unusquisque |
a nequitiis suis |
At 4, 1 Loquentibus autem eis | ad populum verba haec |
adsisterunt Sacerdotes et √√√ Sadducaei |
4, 2 dolore percussi | eo quod docerent ipsi populum | et
adnuntiarent √ Iesum | ≈ in resurrectione mortuorum |
3,16 et in fide nominis eius hunc quem videtis et nos-
tis confirmavit nomen eius et fides quae per eum
est dedit integram sanitatem istam in conspectu
omnium vestrum
3,17 et nunc fratres scio quia per ignorantiam fecistis
sicut et principes vestri
3,18 Deus autem quae praenuntiavit per os omnium
prophetarum pati Christum suum implevit sic
3,19 paenitemini igitur et convertimini ut deleantur
vestra peccata
3,20 ut cum venerint tempora refrigerii a conspectu
Domini et miserit eum qui praedicatus est vobis
Iesum Christum
3,21 quem oportet caelum quidem suscipere usque in
tempora restitutionis omnium quae locutus est
Deus per os sanctorum suorum a saeculo pro-
phetarum
3,22 Moses quidem dixit quia prophetam vobis susci-
tabit Dominus Deus vester de fratribus vestris
tamquam me ipsum audietis iuxta omnia quae-
cumque locutus fuerit vobis
3,23 erit autem omnis anima quae non audierit pro-
phetam illum exterminabitur de plebe
3,24 et omnes prophetae a Samuhel et deinceps qui
locuti sunt et adnuntiaverunt dies istos
3,25 vos estis filii prophetarum et testamenti quod
disposuit Deus ad patres vestros dicens ad Abra-
ham et in semine tuo benedicentur omnes fami-
liae terrae
3,26 vobis primum Deus suscitans Filium suum misit
eum benedicentem vobis ut convertat se unus-
quisque a nequitia sua
4,1 loquentibus autem illis ad populum supervenerunt
sacerdotes et magistratus templi et Sadducaei
4,2 dolentes quod docerent populum et adnuntiarent
in Iesu resurrectionem ex mortuis
Un adeguato commento di questo e di ciascuno dei successivi Testi, meriterebbe due Lezioni
(un Incontro, nel linguaggio che si sta usando in questo Corso introduttivo).
Sottolineiamo in 3, 13 l'uso del biblico 'puerum' invece del più diffuso 'filium', titolo cristo-
logico arcaico, abbandonato nei secoli successivi per il pericolo di un uso subordinazionista
nel descrivere le relazioni intradivine tra il Padre e il Figlio-Gesù.
Sindonicamente, il settore kerygmatico assume primario valore nell'intensità propria di un
messaggio breve. Il fenomeno 'condensazione-splendore' o 'gloria' (kabod, in ebraico) ha un
particolare rilievo
- nell'azione liturgica del Nuovo Popolo ('Novus Israel');
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- nell'ufficio* ministeriale della predicazione a tutti i popoli, partendo dalla 'Nuova' Gerusa-
lemme, la santa ed eletta Chiesa;
- nell'ufficio carismatico/ministeriale dell'accompagnamento catechetico, in stile mistagogi-
co (abbreviato e intenso), dei catecumeni e dei neofiti.
008.
Le colonne della Chiesa ‘apostolica’: Pietro e Giovanni, apostoli, Giacomo il fratello del
Signore
Oltre la sapiente multiforme 'veritatis communio' dei quattro Vangeli - di Matteo, Giovanni,
Luca e Marco (come al n. 001) - la Chiesa Apostolica è testimone della compresenza di tre
grandi linee teologico-ecclesiali, la petrina, la giovannita, la giacobita.
Le correnti sono ovviamente legate alle figure degli due Apostoli già incontrati nel primo ci-
clo degli 'Atti' e cioè Pietro e Giovanni (i primi a giungere alla Tomba vuota, Gv 20, 1-10) e
alla figura di Giacomo, il fratello/cugino del Signore Gesù, reggitore della Chiesa di Gerusa-
lemme dopo la morte dell'Apostolo Giacomo il Maggiore (44 d.C.) sino al 62 d.C. Sarà lui a
presiedere il primo 'concilio', a Gerusalemme, nel 48 d.C., per dare soluzione alla difficile
questione dell'accoglienza a pieno titolo, nella Comunità/Chiesa della Nuova Alleanza, di
persone di origini non ebree.
009.
P. Emanuele Testa, OFM, (morto il 13 gennaio di quest'anno, 2011) nel lontano 1968, al
termine dell' Anno santo dedicato alla memoria millenaria del martirio dei santi apostoli Pie-
tro e Paolo (+ 67 d.C.), propose una relazione su San Pietro nel pensiero dei Giudeo-
cristiani.2
Il contributo è fondamentale per conoscere le tre scuole teologiche della Chiesa apostolica
giudeocristiana, considerate nelle duplici varianti di ortodossia ed eterodossia, in modo da ri-
costruire i primi tracciati teologici sulla fede nella vera Divinità di Gesù.
Rinvio al n. (soteriologia) per gli specifici aspetti giudeocristiani riferibili alla Passione del
Cristo Signore.
010.
Giudeocristianesimo (Ecclesia circumcisionis) ed Etnocristianesimo (Ecclesia gentium)
Alcuni rilievi storici sono sufficienti, qui, per comprendere l'importanza che la 'Chiesa Ma-
dre' o Chiesa della circoncisione, ha avuto nella Storia salvifica cristiana delle origini e alla
centralità che può avere nella Storia ecclesiale del primo secolo del III millennio, in una
chiara prospettiva di ritorno allo splendore teologico neotestamentario, compimento oggetti-
vo di ogni profezia e di ogni esperienza mistico-ecclesiale precristiana.
2 Edito nel volume San Pietro. Atti della XIX Settimana Biblica, a cura della Associazione Biblica Italiana, con inter-
vento introduttivo del Santo Padre Paolo VI, Brescia, Paideia, 1967, pp. 459-500.
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011.
Sette secoli di storia giudeocristiana
Tenendo presente che la comunità giudeocristiana gerosolimitana è stata la prima custode
della sacra Sindone, presento un breve percorso cronografico di questa 'Chiesa Madre'.
-48 d.C. Il primo 'concilio', di Gerusalemme (Atti 14-15), è convocato da Giacomo, il
Fratello del Signore, per affrontare lo spinoso tema delle regole di appartenenza ecclesiale
per quanti provenivano dalle Nazioni o Genti e chiaramente non erano ebrei, circoncisi, fede-
li alla Torah, perseveranti nelle liturgie del Tempio e delle grandi Feste di pellegrinaggio an-
nuale come Pesach (Pasqua), Shavuot (Pentecoste), Sukkot (Capanne).
- 70 d.C. La parziale distruzione del Secondo Tempio erodiano ad opera di quattro Legio-
ni tra cui la famosa X Legio Fretensis, agli ordini di Tito Flavio Vespasiano, trova la città
santa senza la presenza della maggior parte della Comunità ebraico-cristiana che, già da
quattro anni prima si era rifugiata in altre aree. La città di Pella, al di là del fiume Giordano,
aveva ospitato una buona parte di questi rifugiati.
-135 d.C. La seconda (detta anche 'terza') rivolta o Guerra giudaica, iniziata nel 132 e ca-
peggiata dall'unica persona riconosciuta dai rabbini - e dal celebre rabbi Hillel - come Messi-
a, Bar Kochba o Bar Kocheba. La sanguinosa resistenza ebraica culminò con il Tempio
completamente raso al suolo per ordine dell'imperatore Adriano. Nella zona più sacra o Area
del Santuario, venne posta una gigantesca statua dedicata al dio Giove. Tutti gli ebrei ebbero
proibizione di abitare in città e persino di entrarvi, pena la morte.
-150 d.C. Una quindicina d'anno dopo la tragedia del Tempio, anche la Comunità giudeo-
cristiana passa ad uno 'status' gerarchico minoritario: ne è il segnale l'incipiente prassi di non
eleggere più alla funzione di Patriarca di Gerusalemme una persona che abbia origini ebrai-
che. Tutti i nuovi Pastori della Città santa hanno nome greco o di altre Nazioni.
-325 d.C. L'imperatore Costantino I, che fece l'opzione aperta di libertà per la nuove
Religioni, sempre più sceglie il Cristianesimo quale elemento primario nell'azione politica
imperiale, bipartita tra Occidente (Roma-Milano) e Oriente (Costantinopoli). Nel 325 convo-
ca e gestisce la logistica del Concilio di Nicea, località nei pressi di Costantinopoli: ormai la
Chiesa Madre giudeocristiana è ai margini della convivenza ecclesiale. Nessun vescovo ni-
ceno ha origini ebraiche. A Gerusalemme la Comunità giudeocristiana, dislocata nella zona
del Sion e residente nell'area sacra del Cenacolo, è oggetto di pregiudizi teologici. Nella se-
conda metà del IV secolo lo stesso Gregorio di Nissa consiglia i pellegrini di non avvicinare
e non visitare tali luoghi e tali fratelli.
-VII sec. Come sempre le Aggregazioni ebraiche ed ebraico-cristiane amano insediarsi
lungo le vie e le direttrici di intenso commercio. In una di queste, orientata da sud a nord, dal
Mare Arabico al Mediterraneo, scorre vicino alla costa occidentale dell'attuale Arabia Saudi-
ta. Nella città di Medina il profeta Maometto incontrerà e scambierà opinioni e convinzioni
religiose con la residente Comunità giudeocristiana eterodossa. Da essa infatti attinge tutte le
tradizioni bibliche, antico- e neotestamentarie che danno alta considerazione a Gesù Profeta
e a sua madre Maria. L'identità di Gesù è sempre considerata in ottica del tutto subordinata
alla Divinità piena di Dio Padre, clemente e misericordioso e, venerato in quanto grande Pro-
feta (dopo Maometto, naturalmente), la sua morte non può essere identificata con l'obbrobrio
della croce. Sulla croce sarebbe morto o Simone di Cirene o altre individualità. Di conse-
guenza la Sindone non avrebbe alcun interesse per il sistema religioso di un buon credente
(musulmano).
Come si evince dal breve quadro qui delineato, la teologia giudeocristiana nel suo periodo di
massimo splendore, e cioè nel I e II secolo d.C. (epoca apostolica e subapostolica, in primis),
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è posta sulla via per diventare il cuore della mistagogia, della liturgia, della diakonia della
Chiesa del III millennio.
012.
Giustino di Nablus, filosofo e martire (+ 165 circa)
Nel filosofo, apologeta e martire, Giustino di Nablus ritroviamo una delle personalità più si-
gnificative per lo studio del mondo greco e di quello giudaico, con messa a fuoco molto effi-
cace e coerente su eventi e personaggi collegabili al Mistero Pasquale.
Educato nella religione greca, prima di riconoscere in Gesù crocifisso il vero Dio e Salvatore
di tutti, aderì a vari ambienti filosofico-religiosi come lo stoicismo, i peripatetici, in pitagori-
smo, e infine, il platonismo.
Per chi accosta il tema "Teologia e Sindone", è la sua opera "Dialogo con l'ebreo Trifone" a
risultare di singolare interesse storico-teologico.
013.
Dialogo con l’ebreo Trifon, sondaggio nel §40. I due elementi della ‘croce’
La perfetta conoscenza del territorio palestinese, della mentalità e delle tradizioni dell'ebrai-
smo giudaico e samaritano, consentono a questo 'intellettuale' delle origini cristiane un uso
del tutto appropriato delle categorie cultuali, sacrificali, cristologiche.
Propongo un esempio di questa familiarità riproducendo il paragrafo 40 dell'opera citata, de-
dicato alla festa di Pasqua, unificante, in Cristo, anche la festa del Kippur.
1. Ordunque, il mistero dell‟agnello, che Dio comandò di immolare come pasqua, era figura di Cristo, col
sangue del quale, secondo l‟insegnamento della fede in lui, coloro che credono in lui ungono le loro case,
cioè se stessi. Che, infatti, la forma in cui Dio aveva plasmato Adamo sia divenuta «casa» del soffio inspira-
to da Dio, voi tutti lo potete capire. Ma ora vi dimostro che anche quella prescrizione era temporanea.
2. Dio non ammette in nessun caso che si immoli l‟agnello pasquale se non nel Luogo in cui è invocato il
suo Nome, sapendo che sarebbero venuti giorni, dopo che il Cristo avesse patito, in cui anche il luogo che vi
era in Gerusalemme sarebbe caduto in mano ai vostri nemici e avrebbe avuto termine ogni tipo di offerta
sacrificale.
italiano testo greco (PG 6, ..)
3. Il fatto poi che fosse ordinato che quell‟agnello dovesse es-
sere completamente arrostito era simbolo della passione di
croce che Cristo doveva patire. Infatti l‟agnello che viene ar-
rostito si cuoce in una posizione simile alla forma della croce,3
poiché uno spiedo diritto viene confitto dalle parti inferiori alla
testa ed uno è messo di traverso sul dorso e vi si attaccano le
zampe dell‟agnello.*
To gar hoptòmenon pròbaton, skhemati-
sòmenon homòios toi skhémati tu staurù,
hoptàtai. Heis gar horthios odeliskos dia-
peronàtai apò ton katotàto mékhri tes ke-
falès, kai heis pàlin katà tò metafrenon,
hoi prosartòntai kai hai khéires tu proba-
tu.4
4. Così pure, i due capri uguali che si ordina di prendere durante il digiuno5 e dei quali l‟uno viene offerto
in espiazione, l‟altro in oblazione6 e, erano un annuncio delle due venute di Cristo, la prima, in cui gli an-
3 Nella croce era da distinguere
- un elemento verticale: in latino stipes,o staticulum
- un elemento orizzontale: patibulum (barra per chiusura di porta), antenna (boma di vela)
4 Versione latina (PG 6, 561D-563A) Agnus enim qui assatur ad similitudinem figurae crucis dispositus assatur. Al-
terum enim ab infimis partibus ad caput usque recta transfigitur ; alterum vero scdundum scapulas, ad quod etiam ma-
nus agni suspenduntur. 5 Il termine “Digiuno”, in questo passo, rinvia alla celebrazione del Kippur.
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ziani del vostro popolo e i sacerdoti lo hanno condotto in espiazione mettendo le mani su di lui e uccidendo-
lo, e la seconda sua venuta, allorché lo riconoscerete nel medesimo luogo di Gerusalemme, lui che avete di-
sprezzato e che era un‟oblazione per tutti i peccatori desiderosi di convertirsi e che praticano il digiuno di
cui parla Isaia, spezzando i legami delle relazioni violente e osservando tutte le altre indicazioni elencate dal
profeta e che anch‟io ho ricordate così come fanno coloro che credono in Gesù7.
5. Sapete bene, inoltre, che anche l‟offerta dei due capri che è prescritto di fare nel digiuno ugualmente non
è permesso che abbiano luogo se non a Gerusalemme.
Il brano è complesso e spettacolare. Complesso per l'avvicinamento tra la dimensione pa-
squale (agnello) e la dimensione espiativa (i due capri espiatori del Kippur), celebrate dal
mondo ebraico giudaico in primavera, la prima, e in autunno la seconda.
Spettacolare anche in riferimento alla Sindone, è la ricostruzione dell'Agnello 'crocifisso',
fissato su due elementi, con le zampe posteriori legate insieme, in basso, e con quelle ante-
riori legate, ciascuna sul lato corrispondente del legno orizzontale. Stupefacente la somi-
glianza con il Corpo crocifisso e l'accentuato valore simbolico/tipologico. Ad oggi non esiste
una raffigurazione iconica di questo modo sacrificale pasquale.
Rinviamo alla Conferenza dedicata a san Giustino, prevista per il II semestre, per ulteriori ri-
lievi sulla teologia e sulla storia palestinese raffrontabile con il sacro Telo.
014.
Ireneo di Lione e lo scandalo mistico (130-202 d.C.)
Ireneo (greco, Εἰρηναῖος, Eirēnáios, «pacifico»; latino: Irenaeus; Smirne, 130 – Lione, 202)
è stato un vescovo e teologo greco. Nato a Smirne in Asia Minore, cresciuto in una famiglia
già cristiana, ricevette alla scuola di Policarpo vescovo di Smirne (discepolo dell'apostolo
Giovanni), di Papia, di Melitone di Sardi ed altri, formazione, religiosa, filosofica e teologi-
ca. Fu vescovo della città di Lugdunum (attuale Lione) dal 177, in seguito alla morte, per
martirio sotto Marco Aurelio, del primo vescovo della città san Potino, insieme ad altri 47
martiri. La sua tomba e i suoi resti vennero distrutti nel 1562 dagli Ugonotti durante le guerre
di religione.
6Vedi il testo di HESCHEL: “L‟Espiazione per il sacro. Nella nostra tradizione si è spesso espressa la consapevolezza
del fatto che il male si introduce nella sfera del bene e del sacro. Questo potrebbe essere il significato di uno degli atti
grandiosi che si svolgevano ogni anno nel Tempio a Gerusalemme. Durante il rituale del Giorno dell‟Espiazione il
Sommo Sacerdote doveva estrarre a sorte due capretti: uno per il Signore e l‟altro per Azazel. Il rituale del capretto
che era toccato in sorte ad Azazel aveva lo scopo di espiare il male. Il Sommo Sacerdote posava ambedue le mani sul
capo del capretto e „confessava sopra di esso tutte le malvagità degli figlioli di israele, tutte le loro colpe, tutti i loro
peccati‟. Invece il capretto che era toccato in sorte al Signore serviva per espiare il sacro, cioè „a fare espiazione per il
santuario, purificandolo dalle impurità dei figlioli d‟Israele, dai loro peccati e dalle loro colpe; e lo stesso farà nei ri-
guardi della tenda, che è piantata tra loro in mezzo alle loro impurità‟ [Lv 16, 6ss; cf. Sifra, Aahare, c. 4, ed. Weiss, p.
81c. Secondo Ez 45, 18-20, l‟espiazione per il Tempio deve aver luogo due volte all‟anno]. Nel giorno più sacro
dell‟anno il compito supremo era quello di fare espiazione per il sacro: dopo di che veniva il sacrificio, destinato ad
espiare i peccati” (J. A. HESCHEL, Dio alla ricerca dell’uomo, Torino 1969 [ed. Orig. 1955), p. 400.
7 Trad. Zani: “Anche i due capri, che si prescriveva nel digiuno essere simili, due quali uno era emissario, l‟altro per
l‟offerta, erano un annuncio delle due parusie di Cristo; della prima, nella quale gli anziani del vostro popolo e i sacer-
doti lo mandarono via come emissario, dopo aver messo le mani su di lui e averlo ucciso, e della sua seconda parusia,
poiché in quello stesso luogo di Gerusalemme riconoscerete colui che fu da voi disonorato ed era un‟offerta per tutti i
peccatori che vogliono fare penitenza e per tutti coloro che digiunarono di quel digiuno di cui parla Isaia [cioè] „quan-
ti rompono le catene dei contratti violenti‟ e quanti custodiscono le altre cose da lui egualmente enumerate, che
anch‟io stesso raccontai. Coloro che credono in Cristo, compiono queste cose”.
Pagina 9 di 27
015.
Ireneo, Il realismo cattolico e le istanze dei super-spirituali
Adversus haereses [Contro la presunta mistica], 1, 10, 1-3
Il testo che proponiamo è strutturalmente di primaria rilevanza storico-teologica. Vi si espo-
ne l'intera fede cristiana (Simbolo) con ineguagliata vivacità ecclesiale, esaltandone i punti
focali di verità-consistenza reale, di integrità, di universalità, di comprensione semplice dei
misteri-eventi di salvezza e di santificazione (divinizzazione).
trad. Dellagiacoma (1968) trad. Bellini
1, 10, 1
La Chiesa, diffusa in tutta la terra fino alle sue estreme
contrade, dagli Apostoli e dai loro discepoli, ricevette
questa fede:
un solo Dio Padre onnipotente creatore del cielo, della
terra, del mare e di tutto ciò che è in essi; un unico Gesù
Cristo Figlio di Dio incarnandosi per nostra salvezza; lo
Spirito Santo che per mezzo dei profeti predisse l‟ “eco-
nomia” di Dio, l‟avvento, la generazione verginale, la
passione, resurrezione dai morti e ascensione al cielo nel-
la carne del dilettissimo Signor nostro Gesù Cristo e la
sua venuta dal cielo nella gloria del Padre a ricapitolare
ogni cosa e resuscitare ogni membro del genere umano
affinché a Gesù Cristo Signore nostro, Dio, Salvatore e
Re, secondo il beneplacito del Padre invisibile, si pieghi
ogni ginocchio dei celesti, dei terrestri e degli inferi e
ogni lingua confessi lui (cf Fil 2, 10-11); egli verrà a
compiere il giusto giudizio di tutti: manderà al fuoco e-
terno gli spiriti iniqui e gli angeli prevaricatori e apostati,
gli uomini empi, ingiusti, iniqui e blasfemi; ai giusti in-
vece che osservarono i suoi precetti perseverando
nell‟amore dall‟inizio o dal momento della conversione,
donerà la vita eterna e l‟incorruttibilità circondandoli di
luce intramontabile.
1, 10, 2
Questa dottrina e questa fede la Chiesa disseminata in
tutto il mondo custodisce diligentemente formando quasi
un‟unica famiglia: la stessa fede con una sola anima e un
solo cuore, la stessa predicazione, insegnamento, tradi-
zione come avesse una sola bocca. Diverse sono le lingue
secondo le regioni, ma unica e medesima è la forza della
tradizione.
Le Chiese di Germania non hanno una fede o tradizione
differente, come neppure quelle di Spagna, di Gallia, di
Egitto, di Libia, dell‟Oriente, del centro della terra (= Pa-
lestina); come il sole creatura di Dio è uno solo e identico
in tutto il mondo, cosi la luce della vera predicazione
splende dovunque e illumina tutti gli uomini che voglio-
no venire alla cognizione della verità.
Né il più eloquente tra i rétori delle Chiese dice di più di
questo nessuno è superiore al maestro - né il meno elo-
quente diminuisce la tradizione; essa è unica e identica,
La Chiesa, benché disseminata su tutto il mondo abitato
sino ai confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai
loro discepoli la fede
in un solo Dio, Padre onnipotente, „che ha fatto il cielo,
la terra, i mari e tutto ciò che è in essi‟; e in un solo Gesù
Cristo, il Figlio di Dio, che si è incarnato per la nostra
salvezza; e nello Spirito Santo che per mezzo dei profeti
ha annunciato le economie, le venute, la nascita dalla
Vergine, la passione, il risveglio dai morti, l‟assunzione
al cielo nella carne del diletto Gesù Cristo nostro Signore
e il ritorno dal cielo nella gloria del Padre, per „ricapito-
lare tutte le cose‟ e per risuscitare ogni carne di tutta
l‟umanità.
E tutto questo affinché, davanti a Cristo Gesù Signore
nostro, Dio Salvatore e Re, secondo il beneplacito del
Padre, „si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti,
terresti e sotterranee, e ogni lingua lo riconosca‟. Egli
farà un giusto giudizio tra tutte le creature: manderà nel
fuoco eterno „gli spirito malvagi‟, gli angeli trasgressori
e divenuti apostati, gli uomini empi, ingiusti, iniqui e
blasfemi. A coloro che sono giusti e santi, che osserva-
no i suoi comandamenti e che persevereranno nel suo
amore - alcuni fin dall‟inizio altri dalla conversione -,
dopo aver conferito la vita come un atto di grazia, donerà
l‟incorruttibilità e procurerà la gloria eterna.
1, 10, 2
Ricevuto, come abbiamo detto, questo messaggio e que-
sta fede, la Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo,
lo custodisce con cura come se abitasse una sola casa;
allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse
una sola anima e un solo cuore; in pieno accordo, pro-
clama, insegna e trasmette queste verità, come se avesse
una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la
potenza della Tradizione è unica e la stessa.
Né le Chiese fondate nelle Germanie hanno ricevuto o
trasmettono una fede diversa, né quelle fondate nelle
Spagne o tra ai Celti, o nelle regioni orientali o in Egitto
o in Libia o nel centro del mondo [la Palestina].
Ma come il sole, creatura di Dio, è in tutto il mondo uni-
co e medesimo, così la luce spirituale, il messaggio della
verità dappertutto risplende e illumina tutti gli uomini
che vogliono giungere alla conoscenza della verità.
Né tra i capi delle chiese, colui che è molto abile nel par-
lare insegnerà dottrine diverse da queste: nessuno, infatti
è al di sopra del Maestro; né chi non è abile nel parlare
Pagina 10 di 27
ne chi può vi aggiunge alcunché, né chi non può vi to-
glie alcuna cosa.
1, 10, 3
Che uno esponga con maggiore o minore sapienza non
vuol dire che si cambi l‟argomento e sia escogitato un al-
tro Dio diverso dal creatore di questo mondo, come se
questo non bastasse o un altro Cristo o un altro Unigeni-
to, ma si tratta semplicemente del modo con cui ciascuno
cerca di spie.gare la dottrina contenuta nelle parabole,
armonizza le verità della fede, espone l‟azione e l‟ “eco-
nomia” di Dio, la sua longanimità rispetto alla apostasia
degli angeli e alla ribellione degli uomini, la ragione per
cui lo stesso e unico Dio fece alcune cose temporali, altre
eterne, alcune celesti, altre terrestri, (il motivo) per cui
essendo invisibile si manifestò ai profeti in diverse for-
me, per cui Dio fece più Testamenti col genere umano e
le caratteristiche di ciascuno;
perché “Dio chiuse tutti nell‟incredulità per aver miseri-
cordia di tutti” (Rm 11, 32), perché il Logos si fece car-
ne e patì, perché il Figlio apparve in questi ultimi tempi
e non all‟inizio, che cosa dice la Scrittura della fine delle
cose avvenire; perché Dio fece coeredi e concorporali e
partecipi dei santi i pagani (che erano) senza speranza;
come questa carne mortale si rivestirà d‟immortalità e il
corruttibile d‟incorruz-ione (1 Cor. 15, 53), come quello
che non era popolo divenne popolo e come la sterile ebbe
più figli della maritata (Is 54, 1; Gal 4, 17).
In tali e simili casi l‟Apostolo esclamò: “O profondità
delle ricchezze, della sapienza e della conoscenza di Dio!
Quanto sono imperscrutabili i tuoi giudizi e incensurabili
le tue vie” (Rom 11, 33).
Nessuno (degli apostoli) invece parla di un Demiurgo su-
periore al creatore - orribile bestemmia - al modo di co-
storo, né dall‟Eone errante Entimesi, né dei 30 o innume-
revoli Eoni del Pleroma superiore, come dicono questi,
davvero privi di divina sapienza.
Unica e identica è la fede di tutta la Chiesa sparsa su tutto
il mondo, come abbiamo detto8.
impoverirà la Tradizione. Siccome la fede è una sola e
sempre la stessa, né chi è molto abile nel parlare di essa
la arricchisce, né chi è poco abile la impoverisce.
1, 10, 3.
E‟ vero che si può avere una conoscenza più o meno va-
sta, secondo la diversa intelligenza, ma ciò non consiste
nel cambiare il contenuto essenziale della fede, vale a di-
re nell‟escogitare un altro Dio oltre il Demiurgo, creatore
e Padre di questo universo, quasi che non ci si acconten-
tasse di questo, o un altro Cristo, o un altro Unigenito,
ma la conoscenza di fede consiste nell‟esaminare accura-
tamente tutto quello che è stato detto in parabole e nel
collegarlo con il contenuto essenziale della fede e
nell‟esporre il modo di agire di Dio e la „disposizione‟
[economia] nei confronti dell‟umanità; nel mostrare che
Dio fu magnanimo nell‟apostasia degli angeli trasgresso-
ri e nella disobbedienza degli uomini; nel mostrare per-
ché l‟unico e medesimo Dio ha creato alcuni esseri tem-
porali e altri eterni, alcuni celesti e altri terresti; nel com-
prendere perché Dio, che è invisibile, apparve ai profeti
e non in una sola forma, ma a chi in un modo e a chi in
un altro; nello spiegare perché ci sono state più alleanze
per l‟umanità e nell‟insegnare qual è il carattere di cia-
scuna delle alleanze;
nello scrutare perché Dio „ha chiuso tutto nella disobbe-
dienza, per usare misericordia nei confronti di tutti‟; nel
dire con riconoscenza perché ‘il Logos di Dio si fece
carne’ e patì; nello spiegare perché la venuta del Figlio
di Dio avvenne negli ultimi tempi, vale a dire perché il
principio apparve alla fine; nello svelare tutto ciò che è
contenuto nelle Scritture circa la fine e le cose future; nel
non tacere che Dio ha fatto sì che le genti, prima rifiutate,
divenissero coeredi dei santi, un solo corpo con loro e
partecipi delle stesse promesse; nell‟esporre come „que-
sta povera carne mortale si rivestirà di immortalità e ciò
che è corruttibile di incorruttibilità‟; nel proclamare in
che senso „il Non-popolo è divenuto Popolo‟ e „la Non-
amata è divenuta Amata‟ e in che senso i „figli dell‟Ab-
bandonata sono più numerosi dei figli di colei che ha ma-
rito‟.
Infatti a proposito di queste e simili questioni, l‟Apostolo
esclamò: „O profondità della ricchezza e della sapienza e
della scienza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi
giudizi e impraticabili le sue vie!”.
Ma ciò non consiste nell‟escogitare, al di sopra del Crea-
tore e Demiurgo, una Madre di questo di loro, la Inten-
zione di un Eone errante, e nel giungere a così grande be-
stemmia, né nell‟ammettere, mentendo, al di sopra di
questa, ancora un Pleroma, ora trenta, ora una serie in-
numerevole di Eoni; come dicono questi maestri, privi
della divina intelligenza.
Invece, come abbiamo detto prima, ogni vera Chiesa, in
ogni parte del mondo, ha un‟unica e medesima fede.
8Traduzione di p. Vittorino Dellagiacoma, edizione Siena, Cantagalli, 1968
2, pp. 54-56.
Pagina 11 di 27
016.
Da Costantino il Grande a Teodosio I: il IV secolo d.C.
Costantino I, il Grande (Flavio Valerio Aurelio Costantino), nato il 27 febbraio 274 e morto
il 22 maggio 337, fu imperatore romano dal 306 alla sua morte.
Per il mondo sindonico ha vari titoli per essere studiato in modo adeguato:
- soppressione delle esecuzioni su croce,
- riconoscimento della religione cristiana come elemento portante dell'impero (Nicea, 325),
- costruzione di basiliche, come quella del Santo Sepolcro o Anastasis, in Gerusalemme, an-
che se con mentalità quantomeno semi-ariana, evidenziata dalle scelte architettoniche;
- ricerca e venerazione delle tracce* / reliquie della Passione di Gesù,
- l'incipiente ecclesiologia laicale dell'imperatore cristiano considerato vicario di Dio Padre,
'vescovo responsabile di quanti abitano il mondo' (in greco ' episkopos ton ekton').
017.
L'opzione politico-religiosa per l'area cristiana secondo il cosiddetto Editto del 313
Nel prossimo 2013 si celebrerà nel mondo il 17° centenario dell'Editto di Milano, intervento
che ha dato al culto e alla vita pubblica dei cristiani, riconoscimento legale di esistenza e di
modellazione politico-sociale. Lo snodo storico sotteso è essenziale per la valutazione
dell'impatto socio-economico del messaggio sindonico.
Diamo il testo latino dell' editto e lo accompagnamo con la traduzione.
Testo latino, Lattanzio, De mortibus persecuto-
rum, 48
Traduzione nostra (2011)
Cum feliciter tam ego [quam] Constantinus Au-
gustus quam etiam ego Licinius Augustus apud
Mediolanum convenissemus atque universa quae
ad commoda et securitatem publicam pertinerent,
in tractatu haberemus, haec inter cetera quae vi-
debamus pluribus hominibus profutura, vel in
primis ordinanda esse credidimus, quibus divini-
tatis reverentia continebatur, ut daremus et
Christianis et omnibus liberam potestatem se-
quendi religionem quam quisque voluisset, quod
quicquid <est> divinitatis in sede caelesti, nobis
atque omnibus qui sub potestate nostra sunt con-
stituti, placatum ac propitium possit existere
Dunque felicemente tanto io Costantino Augusto quanto
anch'io Licinio Augusto, essendo convenuti presso* Milano
avendo trattato ogni cosa che fosse pertinente ad una vita
tranquilla [commoda] e alla sicurezza pubblica, fra le varie
altre cose che vedevamo utili a molta gente [hominibus]
nell'immediato futuro [profutura] ovvero che eravano con-
vinti [credidimus] che fossero da mettere in atto fra le prime
e che si riferivano alla reverenza verso la Divinità, abbiamo
disposto che ai Cristiani e a tutti il libero potere [potesta-
tem] di seguire la Religione che ciascuno vuole, questo per-
ché qualunque sia l'esistere di Divinità nella sede celeste,
per noi e per tutti coloro che sono costituiti sotto la nostra
potestà, possa sussistere come Divinità placata e propizia.
018.
La cristianità cattolica di Teodosio (381)
Flavio Teodosio, conosciuto anche come Teodosio I (Coca, 11 gennaio 347 – Milano, 17
gennaio 395), è stato un imperatore romano dal 379 fino alla sua morte. Fu l'ultimo impera-
tore a regnare su di un impero unificato e fece del Cristianesimo la religione ufficiale
dell'Impero. All'inizio del suo governo, Teodosio insieme agli altri due augusti, Graziano e
Valentiniano II, promulgò il 27 febbraio 380 l'editto di Tessalonica, con il quale il credo ni-
ceno diveniva la religione unica e obbligatoria dello stato (Codex Theodosianus, 16, 1.2)
019.
Una sintesi della fede presentata alla società di fine secolo IV
Pagina 12 di 27
Un imperatore che esprime in sintesi non solo la nuova identità cristiana cattolica, ma anche,
pur sinteticamente, ne descrive il contenuto sociologico (le chiese di Damaso a Roma e di
Pietro ad Alessandria) e teologico (una Divinità e pia Trinità), ecco quanto troviamo negli
storici editti del 381, fine febbraio e fine luglio.
trad. italiana testo latino
Codex Theodosianus.16.1.2pr.
“EDITTO DEGLI AUGUSTI IMPERATORI GRAZIA-
NO, VALENTINIANO E TEODOSIO AL POPOLO
DELLA CITTÀ DI COSTANTINOPOLI.
Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto il nostro
dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a
questa religione che è stata trasmessa da Dio a Pietro
apostolo, e che egli ha trasmesso personalmente ai Ro-
mani, e che ovviamente è mantenuta dal pontefice Da-
maso e da Pietro, vescovo di Alessandria, persona con
la santità apostolica e cioè, conformemente con la di-
sciplina apostolico e l'insegnamento del Vangelo, cre-
diamo nell’unica divinità di Padre, Figlio e Spirito
Santo, che sono uguali nella maestà e nella Pia Trini-
tà.
Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno co-
loro i quali non violino le affermazioni di questa legge.
Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e
ordiniamo di condannarli alla pena dell‟infamia come e-
retici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di
chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta
divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo sta-
ti autorizzati dal Giudice Celeste.
Dato a Tessalonica, terzo giorno prima delle Calende di
Marzo, durante il quinto consolato di Graziano Augusto e
il primo di Teodosio Augusto”
IMPPP. GRATIANUS, VALENTINIANUS ET THEO-
DOSIUS AAA. EDICTUM AD POPULUM URBIS
CONSTANTINOPOLITANAE.
Cunctos populos, quos clementiae nostrae regit tempe-
ramentum, in tali volumus religione versari, quam divi-
num petrum apostolum tradidisse romanis religio usque
ad nunc ab ipso insinuata declarat quamque pontificem
damasum sequi claret et petrum alexandriae episco-
pum virum apostolicae sanctitatis, hoc est, ut secundum
apostolicam disciplinam evangelicamque doctrinam
patris et filii et spiritus sancti unam deitatem sub pa-
rili maiestate et sub pia trinitate credamus. (380 febr.
27).
CTh.16.1.2.1
Hanc legem sequentes christianorum catholicorum no-
men iubemus amplecti, reliquos vero dementes vesano-
sque iudicantes haeretici dogmatis infamiam sustinere
nec conciliabula eorum ecclesiarum nomen accipere, di-
vina primum vindicta, post etiam motus nostri, quem ex
caelesti arbitrio sumpserimus, ultione plectendos.
dat. iii kal. mar. thessalonicae gratiano a. v et theodosio
a. i conss. (380 febr. 27).
Pochi mesi dopo ecco l'ulteriore importante documento imperiale, con uno sviluppo dellla
definizione descrittiva teologica del cattolicesimo, prescelto quale religione di riferimento.
testo latino
Codex Theodosianus16.1.3
GLI STESSI AUGUSTI AD AUXONIO PROCONSO-
LE DELL'ASIA
IDEM AAA. AD AUXONIUM PROCONSULEM A-
SIAE.
episcopis tradi omnes ecclesias mox iubemus, qui unius
maiestatis adque virtutis patrem et filium et spiritum
sanctum confitentur eiusdem gloriae, claritatis unius,
nihil dissonum profana divisione facientes, sed trinita-
tis ordinem personarum adsertione et divinitatis uni-
tate, quos constabit communioni nectari episcopi con-
stantinopolitanae ecclesiae nec non timothei intra ae-
gyptum alexandrinae urbis episcopi esse sociatos; quos
etiam in orientis partibus pelagio episcopo laodicensi et
Pagina 13 di 27
Dato alle III kelende di agosto ad Eraclea, essendo con-
soli Eucherio e Syagrio.
diodoro episcopo tarsensi: in asia nec non proconsulari
adque asiana dioecesi amphilochio episcopo iconiensi et
optimo episcopo antiocheno: in pontica dioecesi helladio
episcopo caesariensi et otreio meliteno et gregorio epi-
scopo nysseno, terennio episcopo scythiae, marmario e-
piscopo marcianopolitano communicare constiterit.
Hos ad optinendas catholicas ecclesias ex communione et
consortio probabilium sacerdotum oportebit admitti: om-
nes autem, qui ab eorum, quos commemoratio specialis
expressit, fidei communione dissentiunt, ut manifestos
haereticos ab ecclesiis expelli neque his penitus posthac
obtinendarum ecclesiarum pontificium facultatemque
permitti, ut verae ac nicaenae fidei sacerdotia casta
permaneant nec post evidentem praecepti nostri formam
malignae locus detur astutiae.
dat. iii kal. aug. heracleae eucherio et syagrio conss. (381
iul. 30).
Il mutamento nelle opzioni in merito a quale forma cristiana - ariana o cattolica - ritenere più
affidabile nella gestione integrale della società e dei popoli presenti nei confini dell'Impero,
fa da cornice ai dati architettonici, iconici, celebrativi, filosofici, teologici inerenti alla al
Christus natus et passus (: il Cristo/Messia che è nato e ha patito ed è morto).
Siamo nel periodo 'classico' dell'Archeologia cristiana e dei Padri della Chiesa, almeno con-
siderato tale partendo da criteri di quantità di adesioni alla fede e qualità sociale di molte per-
sonalità, riconosciute per la loro posizione socio-economica, culturale e politica. Si pensi ad
Ambrogio e ad Agostino (cf. sotto).
016.
Archeologia cristiana. I koimeteria subdiales e le catacombe.
Passiamo a considerare i contenuti iconografici di alcune delle aree a maggiore rilevanza di
culto e di investimento artistico nell'Urbe, come riusltano essere le aree cimiteriali e le basi-
liche, molte delle quali martiriali.
La stampa che segue, realizzata nel XVIII secolo, è esemplare nella rappresentazione dei
messaggi teologico-catechetici in merito alla gloria e pace della Risurrezione finale (quadro
centrale) e delle condizioni lavorative che accompagnano lo scavo delle catacombe (ai lati:
illuminazione e attrezzo di abrasione della roccia tufacea, cenno al fattore socio-economico
(continua)
Pagina 14 di 27
Fig. 2.
Cubicolo XI, vol-
ta e rettangoli di
entrata, Catacom-
ba dei santi Mar-
cellino e Pietro,
'Ad duos lauros'
sulla via Labica-
na, Roma.
Stampa del XVII
secolo (De Ros-
si).
(segue) necessario per realizzare il progetto cimiteriale ipogeo / subterraneus).
Splendida è l'impostazione iconografica della volta centrale 'giocata' su una doppia struttura
sferiforme, completa (duplice) o parziale, inclusa in un quadrato, derivato dalla forma spa-
ziale del cubicolo.
Otto semisfere o lunette, includenti in modo indiretto la forma della Croce, fanno da corona
alla sfera centrale, dedicata alla figura del Buon Pastore, Gesù il Cristo, con una delle pecore
(quella perduta) sulle spalle e con le altre tranquillamente accovacciate nelle vicinanze. Sullo
sfondo due alberi e un ovile coperto, riconducono a condizioni di vita sicure, protette, appa-
gate, felici. Delle otto lunette a semicerchio,
- cinque, a partire dall'alto, in senso antiorario, cinque illustrano eventi mistagogici pasquali
della Prima Alleanza: l'arca lignea di Noè, Mosè e l'acqua dalla roccia, due scene di Giona
e, infine, Daniele tra i leoni. L'elemento 'acqua' delle quattro scene richiama il Battesimo
nei suoi effetti salvifici, vitali, cristologici. Il Christus patiens, già presente nella vicenda di
Giona è profetizzato/anticipato nella persona di Daniele circondato dai leoni;
- tre, a partire dall'alto, in senso orario, riconducono a tre eventi evangelici sempre ad alto
contenuto liturgico pasquale: la guarigione del paralitico (remissione dei peccati come teo-
fania), moltiplicazione dei pani (eucaristia, quale vero cibo di vita eterna), la risurrezione di
Lazzaro (vita gloriosa alla quale sono chiamati tutti i figli adottivi di Dio, nello Spirito di
Cristo e nella Chiesa).
L'abbondanza di colombe dipinte (16+4), in alternaza a ceste colme di cibo (8), sono una
fantastica interpretazione della Chiesa terrestre (le 4 colombe agli angoli del quadrato di
sfondo, simbolo di vita umana nel mondo e nella storia) e celeste (le 8 colombe e ceste, in
perfetto cerchio, simbolo di perfezione ed eternità).
Questi tesori biblici e mistagogici sono inscindibili dal Mistero della Pasqua e, in sequenza,
dalla sacra Sindone.
017.
La Basilica del Santo Sepolcro o Anastis
Pagina 15 di 27
Ci spostiamo ora a Gerusalemme, considerando la celebre basilica del Santo Sepolcro, me-
glio definita come basilica della Risurrezione o Anastasis (in greco).
(continua)
Fig. 03
018.
Efficace rappresentazione dei lavori di
sbanco della rocchia, realizzati su pro-
getto costantiniano della grande basili-
ca doppia denominata Anastasis e Mar-
tyrium.
Aver posto in posizione secondaria e
defilata la santa roccia del Calvario,
luogo di crocifissione e morte, di dolo-
re e di sconfitta (apparente), è una scel-
ta cristiana filo-ariana, non cattolica.
(segue) Si noti l'estrema vicinanza tra luogo di esecuzione e tomba/sepolcro, scavata nella
roccia, molto ricca, essendo costituita da due piccole grotte artificiali, chiuse in entrata da
una grande pietra, rotondeggiante.
019.
Teologia ariana o semiariana in una basilica costantiniana
Lo 'scandalum crucis' è sempre di difficile accettazione sia da parte della teologia cristiana
ariana, tendenzialmente subordinazionista, sia da parte delle predilezioni teologiche, socio-
ecclesiali dell'imperatore. Egli infatti si compiace più del trionfo della Risurrezione ed evita
le forti difficoltà insite nell'orribile morte di croce, presentata da Gesù come via stretta che
conduce alla vita.
Pagina 16 di 27
Fig. 04.
020. Quattro fotogrammi pertinenti il cosiddetto 'Santo Sepolcro', disposti in sequenza antioraria, dal basso a destra: 1.
ricostruzione della topografia esterna alla città, nel luogo del Golgotha. Si noti che la tomba dovrebbe stare sul lato
sud. 2. Foto dall'alto della Città vecchia medievale, con le cupole dell'Anastasis e la spianata del Tempio. 3. Ricostru-
zione della basilica costantiniana, affacciata sul 'cardo maximus' e costituita da due atrii e dagli spazi coperti del Mar-
tyrium e dell'Anastasis. La sacra roccia del Golgotha era posta a parte, nel cortile antistante l'Anastasis, in una posi-
zione di obiettiva sottovalutazione. 4. Pianta attuale del Santo Sepolcro, con il Golgotha/Calvario, in posizione latera-
le, fuori asse principale. Le incongruenze presentate nelle foto 2-3 sono riconducibili ad un pensiero teologico ed ec-
clesiologico caratteristico dell'arianesimo e del semi-arianesimo, sostenuti dalle tesi religiose gestionali suggerite
all'imperatore da consulenti ecclesiastici di corte.
021.
Cirillo di Gerusalemme (313-387)
Nominato vescovo di Gerusalemme nel 347 da Acacio di Cesarea, il suo quarantennio di
servizio pastorale è stato per ben tre volte interrotto da esili di diversa durata, causati da con-
flitti amministrativi o teologici: nel 358-358, 360-361, 367-378.
La celebre opera delle Catechesi e/o delle Catechesi mistagogiche, sarebbe stata dettata ai
catecumeni e ai neofiti nell'anno 348, poco più che trantacinquenne vescovo della Comunità
cristiana proveniente dalle Genti o Nazioni.
022.
Cirillo e i molti testimoni [màrtyres] della Passione e della Risurrezione
Catechesi 14, 22 (PG 33, col. 853B. 856A)
Pagina 17 di 27
Testo capitale per chi studia la Sindone, avendo alle righe 34-36 la citazione esplicita, con
indicazione gestuale della presenza, alle righe antecedenti 18-24. Il sudario è riportato da al-
cuni mss. quale telo funerario differente dagli altri, Sindone compresa. Di rilievo anche l'uso
prosopografico della Sindone, quasi fosse una persona viva, 'testimone cosciente e fedele'
dell'evento della Risurrezione. (continua)
testo greco translitterato
PG 33, 853B. 856A
calco italiano sul testo greco
(nostro) traduzione
(nostra)
1
3
6
9
12
15
18
21
24
27
30
33
36
39
42
45
48
Pollói mártyrés eisin
tês tû Sôtêros anastáseôs.
Nỳx mèn, kái pansélênon fôs·
enkaidekátê gàr hê nỳx ên.
Pétra tû mnêmatos
hê hypodexaménê,
kái ho líthos antihatastêsetai
eis prósôpon Iudáiôn·
autòs gàr êide tòn Kýrion,
kái ho líthos ho tóte apokylisthéis,
autòs martyrêi tê(i) anastásei,
mékhri sêmeron kéimenos.
Ángheloi Theû paróntes emartýrêsan
tê(i) anastásei tû Monoghenû.
Pétros kái Iôánnês, kái Thômâs,
kái loipói pántes apóstoloi·
hoi mèn epì tò mnêma dramóntes, kái
tà othónia tês tafês,
hôis enetylíkhthê próteron,
autóthi kéimena metà tên anástasin idóntes·
hoi dè tàs khêiras autû kái tús pódas
psêlafêsantes,
kái tùs týpus tôn hêlôn theôrêsantes·
homû dè pántes
tû sôtêriôdus emfysêmatos apoláusan-
tes, kái tû synkhôrêin hamartías en
dynámei Pnéumatos haghíu hataxiôthéntes.
Ghynâikes, hai kratêsasai tùs pódas·
tû te seismû méghethos,
kái tû paróntos anghélu lamprêdóna
thêôsasai·
Kái tà othónia, [kái tò sudárion]*
hà* periballómenos
katélipen anastás.
Hoi [c. 856] stratiôtai, kái tò arghýron
tò dothén.
Ho tópos autòs éti fainómenos·
kái ho tês haghías Ekklêías
ûtos ôikos,
ho tê(i) filokhrístô(i) proairései tû,
epì tês makarías mnêmês,
Kônstantínu tû basiléôs oikodomêthéis
te kái, hôs horâs, hútôs fairynthéis.
Molti testimoni sono
della del Salvatore risurrezione.
Notte infatti, e di-luna-piena luce;
diciassettesima infatti la notte era.
Roccia* del sepolcro
che dentro-ricevette
e la pietra davanti-collocata
verso la faccia di Giudei;
essa infatti vide il Signore
e la pietra la (quale) anche fu rotolata,
essa testimonia della risurrezione,
[pietra] sino ad oggi giacente.
Angeli di Dio presenti testimoniarono
la risurrezione dell‟Unigenito.
Pietro e Giovanni e Tommaso
e restanti tutti apostoli;
i quali dunque presso il sepolcro correnti,
e i lini della sepoltura
con-i-quali fu involto prima,
qui-ancora giacenti dopo la risurrezione vedenti;
i quali dunque le mani loro e i piedi strin-
genti,
e i segni dei chiodi aventi-contemplato.
Al tempo stesso infatti tutti
del Salvatore* dell‟insufflazione essen-
do-stati-pervasi, e del condonare peccati
in potenza di Spirito santo
resi-degni.
Donne le quali strinsero i piedi;
del dunque terremoto grande
e del presente angelo splendore
avendo-osservato.
E i teli [e il sudario] con-i-quali
messo-attorno lasciò-là quando-risorse.
I soldati e il denaro quello dato.
Il luogo questo ancora-adesso osservabile
e la della santa Assemblea
questa casa,
la dall‟amante-di-Cristo libera-scelta del,
sulla beata memoria,
Costantino del re, edificata [..]
e, come vedi, così appariscente [e bella].
Molti sono i testimoni della risurrezione
del Salvatore. Era infatti, quella, una
notte e di plenilunio. Era la diciassette-
sima notte. [Ecco la] roccia del sepolcro
che accolse nel proprio interno [il Si-
gnore] e la pietra collocata all‟ingresso,
rivolta verso [la città (: volto) dei] Giu-
dei. Questa infatti vide il Signore ed es-
sa fu anche rotolata. Questa medesima
pietra, sino ad oggi giacente qui, è te-
stimone della risurrezione. Gli angeli di
Dio, presenti, resero testimonianza alla
risurrezione dell‟Unigenito [Figlio di
Dio].
Pietro e Giovanni e Tommaso e tutti i
restanti apostoli, correndo al sepolcro
dopo la risurrezione, videro prima di
tutto i lini della sepoltura – ancora qui
giacenti – con le quali [il Signore] fu
avvolto, e poi contemplarono i segni dei
chiodi. In quel medesimo istante infatti,
tutti furono pervasi dall‟insufflazione
del Salvatore e furono resi degni di per-
donare i peccati, nella potenza dello Spi-
rito.
Anche le donne [furono testimoni della
risurrezione] quando strinsero i piedi
[del risorto], [sentirono il terremoto] e
videro lo splendore dell‟angelo lì assiso.
[Sono presenti anche] i teli funerari (+
e il sudario) che lo avevano avvolto e
che lasciò [nel sepolcro] al momento
della risurrezione.
Sono testimoni anche i soldati e il dena-
ro da loro ricevuto.
Il luogo della risurrezione ancora oggi è
osservabile in questa casa della santa
chiesa, edificata per la beata memoria di
Costantino, da lui realizzata con libera
scelta, da vero fedele del Cristo; [questo
luogo,] come vedi, è molto bello.
(segue) Significativo anche l'indicare lì, a poca distanza, la pietra rotonda che occludeva
l'entrata del sepolcro e che oggi, nell'attuale impianto della Basilica, è usata, in parte, come
base della mensa di uno degli altari.
Pagina 18 di 27
Per finire non si può sottacere la meraviglia del predicatore e dei suoi uditori, dinanzi alla
oggettiva bellezza architettonica dell'Anastasis, realizzata da Costantino, re di beata memo-
ria, 'filokhristòs' (amorevole verso Cristo).
021.
L'Iconografia paleocristiana e gli agganci sindonici
Il variegato universo iconologico e iconografico paleocristiano, generalmente documentabile
a partire dal III secolo d.C., è una fonte molto ricca di documentazione sindonicamente rile-
vante.
Si ricordi in primo luogo, di formarsi presso una 'scuola' metodologicamente esigente e si-
stemica, per evitarre approssimazioni e generalizzazioni senza reale fondamento confermati-
vo, ipotesi fragili e confronti conflittuali 'personalizzati'.
In tale direzione si consiglia di partire dal noto contributo di mons. Lucien Armand DE BRU-
YNE (1902-1978)9, Les 'lois' del l'Art paléochrétien comme instrument hérméneutique, in
"Rivista di Archeologia Cristiana" 35 (1959) 105-186 e 39 (1963) 7-92.
022.
Significativi per gli studi sindonici e seguenti settori iconografici:
- il volto del Cristo storico, da analizzare, come visto nel caso della Porta lignea della basili-
ca di santa Sabina all'Aventino, tenendo conto dell'intero apparato iconico circostante e cer-
cando molteplici anomalie riconducibili ad un 'prototipo' sindonico o similsindonico in caso
di tradizione indiretta dei dati;
- le braccia del Cristo deposto dalla Croce e adagiato nel telo funebre;
- le quattro dita della mano del Cristo crocifisso e del Cristo morto;
- i piedi asimmetrici del Cristo crocifisso, oppure del Cristo giudice o Cristo maestro;
- la ferita al costato e relativa fuoruscita di sangue;
- particolari collegati alla mensura Christi;
- la trama del tessuto del telo funerario.
023.
Da Onorio (imperatore d'occidente dal 395 al 423)10
a Giustiniano I (imperatore d'o-
riente dal 527 al 565) 11
Questo periodo storico possiede vari fulcri di interesse, culminanti nell'opera di edilizia sacra
in Ravenna, da parte dell'imperatore Giustiniano in Grande. Molto importanti e impegnative
sono le future campagne di ricerca in tutte le parti dell'impero giustinianeo, iniziando dalle
9 E' stato rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana dal 1946 al 1963, periodo nel quale si colloca anche la
scoperta della tomba di san Pietro, con relative polemiche e assunti finali. 10
Flavio Onorio (384-423), figlio di Teodosio I, primo imperatore del solo Occidente, dalla morte del padre Teodo-
sio I (395) alla propria. Già nel 393 aveva ricevuto il titolo di augusto. Suo fratello maggiore, Arcadio, resse l'Impero
d'Oriente.
11
Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano, meglio noto come Giustiniano I il Grande (482-565), imperatore bizantino,
dal 1º agosto 527 alla sua morte.
Pagina 19 di 27
due città principali, Ravenna e Costantinopoli, e polarizzando come sempre tali indagini su
soggetti sindonicamente rilevanti.
Fig. 05.
024.
Ritratto dell'imperatore Giustiniano con tratti
giovanili nel presbiterio della basilica di san
Vitale e ritratto del medesimo negli anni della
maturità o anzianità nella basilica di sant'Apol-
linare in Classe, ambedue i monumenti situati
a Ravenna. La città su scelta quale capitale
dell'Impero d'Occidente per motivi geopolitici
ed economici, da Onorio, nel 402 e rimase tale
fino al 472 quando vi fu decapitato l'ultimo
imperatore, continuando ad essere capitale del
Regno dei Goti (V-VI secolo) e dell'Esacrcato
bizantino d'Italia (VI-VIII secolo, 756 d.C.).
025.
Ambrogio di Milano (339 circa-397)12
e Agostino d'Ippona (354-430)13
Una persona che approfondisce il valore della sacra Sindone non può esimersi dallo studio
approfondito di personalità come Ambrogio di Milano e Agostino di Ippona, anche se, a
prima vista, non paiono particolarmente toccati dal nostro 'Testimone' della risurrezione,
come diceva Cirillo di Gerusalemme.
I due Grandi della teologia occidentale sono tuttavia di alto valore teologico nello studio del-
la spiritualità liturgica, legata alla celebrazione della Pasqua e della Pentecoste, con la spe-
ciale rilevanza data ai Sacramenti dell'Iniziazione, il Battesimo e l'Eucaristia.
026.
La copertura dipinta di una preziosa lipsanoteca vaticana
Di epoca giustinianea è un reperto molto prezioso, sia per la storia delle tracce/reliquie di o-
rigine gerosolimitana, sia per la storia della iconografia cristiana: ci riferiamo al coperchio di
una piccola cassetta lignea conservata ai Musei Vaticani e presentata, da Timothy Verdon,
12
Sant'Ambrogio (Aurelius Ambrosius), fu vescovo di Milano dal 374 alla sua morte, eletto a tale incarico sia dalla
comunità cattolica che dalla comunità ariana. Di famiglia senatoria dell'Urbe (famiglia degli Aurelii, da parte materna
e famiglia dei Simmaci, da parte paterna), a Treviri (Gallia, vicino al Reno), dove il padre esercitava la carica di pre-
fetto del pretorio delle Gallie. Formatosi a Roma, nella migliore tradizione dell'alta amministrazione, esercità un quin-
quennio di avvocatura a Sirmio, per poi, nel 370, ricevere l'incarico di governatore della provincia Emilia-Liguria con
sede in Milano, nuova capitale dell'impero. Dopo varie resistenze accettò la designazione a vescovo, cui si è fatto cen-
no sopra. Fu battezzato come cristiano cattolico e dopo sette giorni, il 7 dicembre, fu consacrato vescovo. Interessante
avvicinare queste vicende e il relativo contesto politico-religioso per comprendere, poi, la qualità 'cattolica' delle varie
opere di Ambrogio.
13 Aurelius Augustinus, nato a Tagaste (Souk Ahras in Algeria) il 13 novembre 354, morto a Ippona, il 28 agosto 430,
è una colonna della teologia occidentale. Di etnia berbera, ma di cultura e mentalità romano-greca, la sua famiglia non
era particolarmente facoltosa. Per noi è fondamentale lo studio della sua permanenzza a Roma e a Milano, dal 383 al-
la quaresima 387, quando si unì ai 'competentes' e, sotto la guida di Ambrogio, giunse al battesimo cattolico, ricevuto
nella Basilica di santa Tecla, nella veglia pasquale. Nell'agosto 388 rientrò in Africa, a Cartagine e a Tagaste. Ordinato
sacerdote nel 391 e vescovo nel 395 iniziò il suo intenso ministero episcopale a Ippona, durato per ben 34 anni, carat-
terizzato da celebri controversie e da notissime opere teologiche.
Pagina 20 di 27
anche nel recente volume d'arte dedicato al sacro Telo torinese, alle pp. 150-151: Sindone,
presentazione card. Severino Poletto, Torino, UTET [De Agostini], 2010, (continua)
Fig. 06.
027.
Parte interna, dipinta, della coper-
tura lignea di una cassetta conte-
nente reliquie della Terra santa,
custodita per secoli nel tesoro del
cosiddetto 'sancta sanctorum' del-
la Basilica del SS.mo Salvatore in
Laterano.
Le misure sono di 24 x 18,5 cm, 1
cm di spessore, ed è attualmente
conservato nella Biblioteca Apo-
stolica Vaticana, n. di inv. 1883
A-B.
Risalente al VI secolo, il com-
plesso scenico attinge alle tradi-
zioni siro-palestinesi, come si può
desumere da un raffronto con il
Codice Rabbula (Firenze, Lau-
renziana).
Si notino le differenze dei tratti
facciali nella scena sacerdotale
della crocifissione e in quella del
Battesimo e Ascensione. Tra i va-
ri particolari di ascendenza pale-
stinese, facciamo notare nella
scena a sinistra in alto, dedicata
alla Risurrezione di Gesù, come
la struttura architettonica della
cupola che sovrasta il sepolcro
vuoto è del tutto ricavata dalla
'Anastasis' di Gerusalemme.
(segue) 380x420 mm, testi di Bruno Barberis, Gian Maria Zaccone, Timothy Verdon, Edi-
zione di pregio.14
Un percorso speciale lo suggeriamo concentrandoci sul colore delle vesti del Cristo e della
sua beata Madre Maria. Il colore viola, innanzitutto, era il colore delle vesti dell'Imperatore e
ne notiamo l'uso in tutte le cinque scene di questa 'proto-icona'. Otteniamo in tal modo un
particolarissimo itinerario teologico mistagogico, di cui offriamo in sintesi gli elementi car-
dine, iniziando dal basso, a sinistra:
14
Il volume è stato realizzato in 599 esemplari, dei quali 499 in cifre arabe [51/499 il numero del volume acquisito],
80 in cifre romane, 20 fuori commercio di cui il primo esemplare offerto al Santo Padre, con foto ad altissima defini-
zione realizzata da Haltadefinizione, con 3 tavole a 4 ante di grande formato (1460x420 mm) e 4 tavole a pagina inte-
ra (355x40 mm), applicate manualmente, stampata su carta Hahnemühle con tecnica IJFA (Ink Jet Fine Art) con si-
stema d'inchiostro a pigmenti a 12 colori.
Pagina 21 di 27
- la Natività di Gesù, Cristo e Signore, Dio fatto bambino con accanto la 'Genitrice di Dio' (:
Theo-tòkos) Maria. La divinità dei Soggetti è dipinta con il colore viola imperiale delle ve-
sti del Neonato JHVH e della Madre sua. Una 'luce-stella' di colore viola domina la scena-
evento: si tratta della Potenza (Spirito) del Padre;
- il Battesimo nel fiume Giordano, inizio del messianismo di Gesù adulto, ne vede la veste
imperiale-divina, nelle braccia di uno dei due angeli-servi, sulla destra. Il Padre descritto in
atto di Parola, è raffigurato da una Mano con parte finale dell'avambraccio ricoperto da ve-
ste viola-divina. Da essa scende la Potenza (Spirito Santo) sotto forma di colomba, espres-
sione della Missione intratrinitaria di Salvezza e Divinizzazione orientata verso la Chiesa,
di cui Gesù è stato preordinato come Capo, sin da prima della creazione del mondo;
- la grande scena centrale della Crocifissione, vede la veste viola con bordi verticali aurei, ti-
pica del Sommo Sacerdote e Re-imperatore, nuovo Melkisedek. Anche la Madre addolorata
ai piedi della Croce è rappresentata come Matrona ricca e Imperatrice, sempre partecipe del
Disegno eterno di Divina Carità del Dio Unico e Trino;
- la Risurrezione di Gesù rappresentata al momento della Tomba vuota, con l'angelo che an-
nuncia con solennità (braccio disteso) l'Evento glorioso a Maria - sempre rivestita da vesti
matronali e imperiali, con aureola dorata (che da sempre accompagna la sua Figura mater-
na, sin dalle precedenti rappresentazioni iconiche) - e ad un'altra donna;
- l'Ascensione al Cielo del Signore Gesù, è scena che vede al proprio centro, in basso, sem-
pre la Madre di Dio, Maria, rivestita non solo di tunica viola, ma anche di mantello del me-
desimo colore e ritratta in atteggiamento orante, con le braccia dignitosamente allargare in
segno di supplica ecclesiale, dal momento che è circondata dalla comunità dei Dodici.15
028.
La Mensura Christi
Una delle numerose aree aperte di ricerca archeologica e iconografica è correlata alla cosid-
detta tradizione (di verosimili origini giustinianee) della 'Mensura Christi', ovvero dell'esatta
misura della statura di Gesù il Messia-Cristo. Allo stato attuale di incipiende ricerca, grazie
alla perspicacia sindonica di mons. Giulio Ricci, segnaliamo tre documenti connessi ad un
particolare che appare storicamente secondario come la statura di una persona. In modo
splendido e imprevedibile, abbiamo il convergere di questi dati:
- l'altezza della persona storica di Gesù sarebbe di 180 cm circa, dato che è confermato in
tutte e tre le fonti che usiamo, vale a dire: a) la mensura Christi del codice Laurenziano di
Firenze (Fig. 07, sulla destra); b) quella della pietra sospesa, nel chiostro della Basilica del
SS.mo Salvatore o San Giovanni in Laterano; c) quella della Croce marmorea dell'Abbazia
greca di Grottaferrata, nei pressi di Roma (Fig. 07, a sinistra);
- in questo terzo elemento marmoreo abbiamo persino l'esatta misura, non solo dell'altezza
sindonica (apparente) del corpo di Gesù, ma anche la larghezza delle sue spalle, secondo
l'esatta corrispondenza con il sacro Telo di Torino.
15
Abbiamo in questo numero (12) un elemento storicamente incongruo. Al momento dell'Ascensione, infatti, gli A-
postoli sono 11, mancanti cioè della presenza di Giuda Iscariota, che, dopo aver consegnato Gesù ai suoi Nemici, si è
tolto la vita, in un momento di pura disperazione. Anche Pietro non aveva testimoniato per tre volte di conoscere il Si-
gnore, ma, a differenza di Giuda, si lasciò purificare dalla Grazia di un pianto, dovuto ad un pentimento umile e rico-
noscente.
Pagina 22 di 27
Sappiamo tuttavia molto bene, che una misurazione attendibile del sacro Corpo del Signore
Gesù, deve partire dall'impronta dorsale, che, già nella zona delle tibie, toglie circa 15 cm.
nel confronto anatomico del medesimo arto inferiore. (continua)
fig. 07.
Due delle tre prove
attuali della ricerca
riservata alla Men-
sura Christi. Sulla
destra, un dato tec-
nico desunto da un
manoscritto della
Laurenziana in Fi-
renze, con la que-
stione della lettera
erasa nella parola
'sexties' (cf. Ricci).
Sulla sinistra, inve-
ce, anche l'aggiunta
dell'elemento oriz-
zontale del braccio
della croce, con la
stessa larghezza
delle spalle sindo-
niche (cf. Ricci).
(segue)
Circa altri elementi macroscopici - ma non oggetto di valutazione adeguata da parte di molti
'esperti' della Sindone - si rinvia alla monografia di mons. Giulio RICCI Giulio (+ 1995), Sta-
tura dell'Uomo della Sindone, Assisi-Santa Maria degli Angeli, Ed. Porziuncola, 1966 [!],
170x243 mm, 60 pp., ill.
029.
L'iscrizione latina dell'importante miniatura del ms. fiorentino, dice: Haec linea bis sexties
ducta mensuram Dominici Corporis monstrat. Sumpta est autem de Constantinopoli ex au-
rea facta [oppure: sancta] ad formam corporis Christi. Ecco la traduzione italiana: Questa
linea [segmento riccamente disegnato, di 15 cm di larghezza, sopra il quale è rappresentato il
Cristo risorto, in vesti preziose, tunica e mantello, e con lo scettro-croce, nella mano sinistra]
moltiplicata per 12 volte mostra la misura esatta del Corpo del Signore [180 cm]. E' stata
presa dalla croce d'oro a Costantinopoli, realizzata secondo la forma del Corpo del Cristo.
Di evidenza solare che a Costantinopoli, in probabile epoca giustinianea, esisteva la Sindone,
e sui dati metrici della sua impronta facciale è stata realizzata la 'croce d'oro', prototipale per
molte raffigurazioni di questo tipo diffuse nell'orbe cristiano, orientale e occidentale.
030.
Liturgia, la prima, centrale, ultima* area delle Scienze teologiche, stricte dictae.
Terminato il pur breve percorso storico-ecclesiale, volutamente realizzato soltanto nel primo
millennio di Storia cristiana, entriamo nella prima ed essenziale parte della Scienza teologica
strettamente detta: la Divina o Sacra Liturgia, luogo dolce e terribile della nuova e definitiva
Pagina 23 di 27
Teofania della Unità-Trinità di un Dio che ha eletto e prescelto la Chiesa quale oggetto della
Sua infinita gloriosa (scandalosa) Carità pasquale.
Presentiamo solo alcuni sondaggi, illuminabili con il dato sindonico.
031.
Sacra Liturgia e Veglia di Risurrezione.
Che Gesù sulla croce sia stato immolato e sia morto nelle stesse ore (: nel primo pomeriggio
di Parasceve, in un anno nel quale Pesach si sovrapponeva allo Shabbat, divenendo in tal
modo una 'grande festa') e nelle medesime condizioni sacrificali dell' Agnello Pasquale (non
spezzando alcun osso della vittima e, nel caso specifico di Gesù, non spezzando le sue tibie,
come invece si procedette nei confronti dei due briganti crocifissi insieme a Lui. Cf. Gv 19,
33-36), memoria attualizzante del dono/sacrificio di primizia di Abramo nel proprio
Unigenito Isacco (Gn 22, 1-18).
Il significato profondo e alto sta nel Divino Eterno Amore che il Padre, vero Abramo, ha
avuto per la sua Chiesa, donando ('non risparmiando', direbbe Paolo in Rom 8, 32) il proprio
Unigenito, Gesù, vero Isacco, in un contesto di Alleanza definitiva nel quale Dio-Carità offre
se stesso per dare vita e gloria a noi, sua Assemblea di Primogeniti i cui nomi sono scritti
nei cieli (cf. Eb 12, 23).
Le chiare luminose referenze liturgiche ci introducono, così, nella principale 'liturgica ac-
tio' del nostro vivere come Chiesa eletta, redenta, santificata, glorificata: la Divina Eucari-
stia, fonte, centro e culmine della redenzione e divinizzazione, luogo di continuo e perenne
rendimento di grazie, a lode della sapienza e potenza del Padre, con il Cristo, nello Spirito.
fig. 08.
032.
Ravenna, basilica di san Vitale (VI secolo), pre-
sbiterio, sulla sinistra di chi guarda, grande lu-
netta con raffigurazione di due momenti cardine
del ciclo di Abramo: l'ospitalità offerta ai tre
Angeli e il sacrificio dell'Unigenito. In simme-
tria, nella parrte di fronte è raffigurato il sacrifi-
cio di Abele e quello di Melchisedek, re e som-
mo sacerdote (cf. il Canon actionis o I Preghiera
eucaristica del rito latino).
I due capolavori musivi sono la più alta espres-
sione iconografica della teologia eucaristica del-
la Eucaristia, compimento definitivo e perfetto
degli eventi salvifici della Prima Alleanza.
033.
Tutto nasce e si celebra nella Veglia di Risurrezione, solenne celebrazione della Nuova Vita,
della Nuova Alleanza, della Nuova Comunione ottenuti con la Pasqua di immolazione, cul-
mine della testimonianza/martyrìa di amore oblativo del Dio Uni-Trino, nuovo 'giorno di
grazia di JHVH.
Dalla struttura fondamentale della 'Madre di tutte le veglie' nasce la Messa, o Celebrazione
eucaristica:
Pagina 24 di 27
- Liturgia della Parola, dalla Genesi all'Apocalisse, tutto viene annunciato e ripresentato a-
gli occhi della Chiesa, neofita lei medesima nel rivivere l'intensità dell'esperienza della Ri-
velazione pasquale;
- Liturgia Battesimale e della Nuova Alleanza, con una densissima sovrapposizione di riti
di rinascita dalla morte del peccato (Battesimo), di rivestimento della Dignità divina adotti-
va (Battesimo), di celebrazione degli Impegni della Nuova Alleanza (Simbolo);
- Liturgia Eucaristica e di Comunione, con la partecipazione della Chiesa alla Passione, Ri-
surrezione, Ascensione, Sessione alla Destra del Padre (Canon actionis, prima parte); con
l'ufficio di intercessione per la Chiesa terrena e in purificazione (Canon actionis, seconda
parte) e con il momento culmine della Comunione;
- il Congedo o Liturgia di missione, nella potenza dello Spirito del Risorto, effuso sovrab-
bondantemente nel Primo giorno dopo la Pasqua e nei giorni della Pentecoste.
Tutte le celebrazioni dei sacramenti e dei vari riti di affidamento e di riconoscimento dei ca-
rismi per la sacra diakonia, sono racchiuse in questa Nuova e Divina Liturgia, spettacolare
sintesi di tutte le solennità ebraiche.
034.
La Sindone trova il suo specifico collocamento in particolare nei Riti di Offerta, quando l'an-
tica Tradizione (paròdosis) ricorda i significati
- dell'altare quale figura/typos del dolore del mondo e dei poveri, del dolore dei martiri e del
dolore del Cristo, innanzitutto, il povero di JHVH per eccellenza, il martire per eccellenza,
nel Progetto eterno di doppio fondamentale sacrificio: sacrificio di primizia (> agnello) e di
sacrificio di espiazione per i peccati del Popolo e dei Sacerdoti (> i due capri espiatori);
- dei lini che lo ricoprono, figura/typos dei Teli funerari, come la grande Sindone torinese
(grande tovaglia liturgica di lino), come il piccolo Sudario (corporale liturgico o epitafios),
che accolgono il Corpo sacrificato del Signore Gesù, immolato prendendo sopra di sé i do-
lori della Chiesa e dell'umanità, in attesa della Epiclesi e Formula consacratoria che ripre-
sentano realmente la Morte, Risurrezione, Ascensione, Pentecoste del Cristo e nel Cristo.
035.
Liturgia terrena e liturgia celeste. La dimensione escatologica della Celebrazione.
La Divina Liturgia assume ulteriore splendore glorioso, se si prende in esame anche l'aspetto
escatologico del Mistero Eucaristico, anticipo e pegno della Gloria della Grazia future, vissu-
to in modo del tutto speciale al momento dei cosiddetti "Riti di comunione".
Molte basiliche antiche, grandi e piccole, ed anche numerose chiese romaniche hanno ricrea-
to visualmente lo stretto legame che esiste tra celebrazione efficace del Mistero pasquale ter-
reno e celebrazione eterna o celeste.16
Ritroviamo descritto tale nesso nell'area del presbiterio e dell'abside centrale, come nel caso
di san Vitale a Ravenna (cf. 024. 032), con varianti di alto interesse storico-teologico e con
l'aspetto sindonicamente rilevante del volto barbato tipico del Cristo storico della tradizione
orientale e occidentale.
16
Come punto di partenza si consultino gli Atti del convegno 'La dimora di Dio con gli uomini' (ap 21, 3). Immagini
della Gerusalemme celeste dal III al XIV secolo, a cura di M.L. Gatti Perer, prefazione di C.M. Martini, Milano, Uni-
versità Cattolica del Sacro Cuore, Dipartimento di Scienze Religiose, Scuola di perfezionamento in Archeologia e
Storia dell'Art, Vita e Pensiero, 1983.
Pagina 25 di 27
036.
La grande Dossologia, meglio conosciuta come 'il Gloria' della Messa.
Nel prezioso contesto liturgico accostiamo ulteriormente una delle fonti principali attinenti i
temi storici legati alla Sindone: stiamo parlando di un'opera complessa e ricca come le Costi-
tuzioni apostoliche o meglio la Didascalia siriaca degli Apostoli, due redazioni complemen-
tari.
Ancora oggi suggeriamo di consultare sempre l'edizione che ne consente un confronto: Di-
dascalia et Constitutiones Apostolorum, ediz. critica a cura di Franz-Xavier (continua)
dossologia maggiore A (più antica)
CA 7, 48, 3-2
dossologia maggiore B
CA 7, 47, 2-3 traduzione
gfb 2003 calco
gfb 2003 testo greco testo greco calco
gfb 2003
Noi ti lodiamo,
noi inneggiamo a te,
noi ti benediciamo
per la tua grande gloria,
JHVH Re,
Padre del Messia [Gesù]
che toglie/porta
il peccato
del mondo
A te conviene la lode,
a te conviene l'inno,
a te conviene la gloria,
a te, Dio e Padre,
con il Figlio,
nello Spirito santo,
per i secoli
dei secoli
Amen.
2 lodiamo te
inneggiamo a-te
benediciamo te,
per la grande
di-te gloria
JHVH re
il padre del Messia
che toglie/porta
il peccato
del mondo.
3 A-te conviene lo-
de, a-te conviene
inno, a-te gloria
conviene
al Dio e Padre
tramite il Figlio
in Spirito santo
verso i secoli
dei secoli.
Amen
2 ainumen se
hymnumen se
eulogumen se
dià ten megalen
su doxan
kyrie basileu
ho pater tu Khristu
hos airei
ten hamartian
tu kosmu
3 soi prepei ainos
soi prepei hymons
soi doxan prepei
to(i) Theo(i) kai Patrì
dià tu Hyiu
en Pneumati haghio(i)
eis tus aionas
ton aionon.
Amen.
2 Ainumen se
hymnumen se
euloghumen se doxologumen se
proskynumen se
dià tu megalu arkhriereos su,
se tòn onta Theòn
aghénneton héna,
aprositon monon,
dià ten megalen su doxan,
kyrie basileu epuranie,
Theè pater pantokrator.
3 Kyrie ho Theòs
kai pater tu Kyriu,
tu amomu amnu
hos airei
ten hamartian
tu kosmu,
prosdexai
ten déesin hemon,
ho kathemenos
epì ton Kherubim·
hoti sy monos haghios,
sy monos Kyrios,
ho Theòs
kai Pater Iesu Khristu,
tu Theu
pases ghenetes physeos
tu basileos hemon,
di'hu
soi dòxa
time kai sebas.
2 Lodiamo te
inneggiamo a-te,
benediciamo te,
gloridiciamo* te,
adoriamo* te
tramite il sommo sacerdote di-te,
tu l'essente Dio
non-generato unico,
inaccessibile solo,
tramite la grande di-te gloria,
IHVH Re celeste,
Dio padre onnipotente.
3 JHVH il Dio
e Padre del Signore
del senza-macchia agnello
che toglie
il peccato
del mondo,
[sei degno di] ricevere
la preghiera di-noi
l' assiso
sopra i Cherubini
poiché tu unico santo
tu unico Signore
il Dio
e Padre di Gesù Messia,
il Dio
di ogni generata natura
il Re di-noi,
tramite il-quale
a te gloria
onore e venerazione*.
(segue) FUNK, 2 vol., Paderborn, 1905, edizione anastatica, Torino, Bottega d'Erasmo, 1979,
150x218 mm, 1024 pp. complessive. - Vol. I, [Textus], pp. 2+56-704 pp. (introduzione 3-56,
testo, 1-565; indici, 566-704); - vol. II, Testimonia et Scripturae propinquae, 44+208 pp. (In-
troduzione, pp. 1-44, testo, 1-195; Indici, pp. 196-208.
Infatti, l'edizione critica del Metzger, nella pur celebre collezione 'Sources chrétiennes', non
tiene adeguato conto del testo siriaco, specie per quanto riguarda i libri I-VI.17
17
Les Constitutions Apostoliques. Introduction, Texte critique, Traduction, Notes, par Marcel METZGER, Paris, Cerf
(Sources Chrétiennes, 320.329.336), 1985-87. - Vol. I: Libri I e II, 1985, 356 pp. (Introduzione, pp. 7-97; testo, pp.
99-339, indici 341-356; - vol. II: Libri III-VI, 1986, 415 pp. (Introduzione, pp. 7-110 [teologia e istituzioni ecclesiali],
testo pp. 113-395, indici, pp. 397-415); - vol. III, Libri VII-VIII, 1987, 360 pp. (Introduzione, pp. 3-12; testo, pp. 13-
311; bibliografia scelta, pp. 313-318; Indici, pp. 319-360).
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037.
Il tema eucaristico dossologico che proponiamo in questo luogo, riferisce delle varie reda-
zioni che ineriscono il cosiddetto 'Gloria in excelsis Deo', proclamato o cantato in ogni litur-
gia festiva del rito latino.
L'aggancio sindonico lo si trova nel titolo cristologico di 'agnello di Dio', o nella versione più
arcaica, nella citazione del solo effetto salvifico di tale titolo e cioè "toglie/porta il peccato
del mondo" (cf. Gv 1, 29).
Il doppio testo lo presentiamo con la redazione a destra (CostApost 47, 2-3), la più vicina
all'attuale versione liturgica. L'ipotesi che si tratti di un inno giudeocristiano dedicato a Dio
Padre è più evidente nella redazione a sinistra (CostApost 48, 2-3), nella quale il breve cenno
cristoligico (: ...il Cristo che toglie il peccato del mondo) è sintatticamente legato al Padre.
L'unicità divina, accentrata attorno a Dio Padre è di derivazione strettamente ebraica e giu-
deocristiana, ed è ancora alla base della formula liturgica classica: 'a Patre, per Filium, in
Spiritu, ad Patrem'.
038.
Il Verbo eterno di Dio, incarnato, cuore della Rivelazione
La divina Maternità di Maria, non solo ricordata nel suo evento storico, ma ancor più cele-
brata nel Mistero dell'Eucaristia, è il privilegiato punto di transizione tra l'Amore eterno di-
vino fatto Pasqua e la santa ed eletta Chiesa.
Di Maria, madre gloriosa di Gesù, la Sindone racconta alcuni accostamenti intenzionali (la
grande ferita dell'emitorace destro, la piccola ferita sul polso destro), dovuti presumibilmente
ad una mano femminile materna.
fig. 09.
Tuscania, chiesa di santa Maria mag-
giore, portale, con al centro la Divina
maternità, cuore di tutta la rivelazio-
ne. Infatti sulla sinistra è raffigurato
il sacrificio abramitico (Gen 22, 1-
18) e sulla destra l'Agnello trionfante
(Ap 22, 1).
In lingua italiana è disponibile da qualche anno il testo Costituzioni dei Santi Apostoli per mano di Clemente, a cura di
Domenico SPADA e Dimitrios SALACHAS, Città del Vaticano, Urbaniana University Press, 2001, 261 pp.
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039.
Conclusione, passaggio
Di inesauribile ricchezza è il mondo che abbiamo appena sfiorato (mistagogicamente, cioè in
modalità narrativa breve e 'pesante'). 18
Basti ricordare una figura che giganteggia nel III se-
colo e in tutta la storia della teologia, come Origene d'Alessandria (185-254) e che riserva
grandi sorprese e conferme per la ricerca storico-teologica.
La seconda area (VIII incontro) sarà oggettivamente ancor più ricca e impegnativa, ma non
meno importante per gli interrogativi e per i nuovi orizzonti di evangelizzazione nel mondo
contemporaneo, collocato nell'alba del III millennio.
Fig. 10.
040.
Rappresentazione del momento più
solenne dello Yom Kippur, quando il
Sommo Sacerdote, rivestito solo di
vesti bianche di lino (tunica, cintura,
copricapo e velo, tessuti con lino di
bisso) e a piedi nudi, entra una volta
l'anno nel Santo dei Santi e compie il
sacrificio di rinnovata Alleanza (san-
gue e incenso), dopo aver chiesto il
Perdono dei peccati.
L'immagine è realizzata dal Temple
Institute (Jerusalem), in fedele osser-
vanza dei dettami biblico-talmudici.
18
035. Ecco un testo classico, di sant'Agostino d'Ippona, sul valore liturgico della metodologia breve e densa, mi-
stagogica, appunto, come linguisticamente si esprime la Tradizione orientale :
"La salvezza è quanto edifica in voi il Simbolo che dovete credere e confessare per poter essere salvi. Ciò che state per
ascoltare, veramente molto breve, da mandare a memoria e da confessare con la bocca, non è per voi nuovo o mai a-
scoltato. Che, anzi, siete soliti sentirlo (esposto in maniere diverse nelle sante Scritture o nei discorsi della Chiesa).
Ora però è necessario presentarvi queste cose raccolte in breve, redatte e condensate in un certo ordine, affinché la
vostra fede sia ben costruita, sia preparata la maniera di confessarla e la memoria non sia sovraccaricata" (Discorso
114, 1. Agli inizi della sezione dei 'sermones liturgici').
Testo latino: Et ea quidem, quae breviter accepturi estis, mandanda memoriae et ore proferenda, non [PL 1066] nova
vel inaudita sunt vobis. Nam in sanctis Scripturis et in sermonibus ecclesiasticis ea multis modis posita soletis audire.
Sed collecta breviter et in ordinem certum redacta atque constricta tradenda sunt vobis,
- ut fides vestra aedificetur,
- et confessio praeparetur,
- et memoria non gravetur.