IL SITO DI STEFANO LORENZETTO - LaVer ità · 2016. 12. 5. · di STEFANO LORENZETTO n Mentre...
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LaVer itàAnno I - Numero 66 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O
QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 4 dicembre 2016
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«La Verità» domanisarà in edicola
E da martedì arriveràin Sicilia e Calabria
Domani, lunedì 5 dicembre, La Veritàsarà nelle edicole con un’edizionestraordinaria in occasione del refe-rendum costituzionale. E da martedìarriverà anche in Sicilia e Calabria,finora escluse dalla d i st r i b u z i o n e .
IL BESTIARIO
Prove per la costruzionedi un dittatore modernodi GIAMPAOLO PANSA
n Grazie alcielo è arrivatala domenicadel voto. Nonne potevo piùdi vedere lafaccia di Mat-
teo Renzi dovunque e in ogniluogo. Presente di continuoin tivù e alla radio, nei tele-giornali, nei talk show, neglispettacoli di arte varia, coc-colato più che intervistato dagiornalisti che lo consultava-
no in ginocchio, neanche fos-se il santo patrono del loropaese natale. Le intervistesulla carta stampata diventa-vano sempre più lunghe eadoranti. La faccia del pre-mier compariva persino suitabelloni riservati al Sì e alNo. Svoltavi per non esserneinseguito e te lo trovavi difronte una seconda volta,una terza, una quarta. Pernon parlare delle lettere cheil Partito democratico (...)
segue a pagina 2
di GIACOMO AMADORIe FABIO AMENDOLARA
n Lo scoop di Pa n o ra m a , ripreso e arric-chito di particolari dalla Ve rità , sullaGuardia di finanza che intendeva arre-stare il banchiere Giovanni Bazoli, è sta-to smentito in una nota dal procuratoredi Bergamo. Ma La Verità pubblica oggil’informativa delle Fiamme gialle in cui sisottolineavano chiaramente le esigenzecautelari perché «l’atto criminoso è an-cora in essere» da parte di elementi «dal-l’indole delinquenziale accentuata».
a pagina 9
LE CONFESSIONI DEL DIRETTORE DEI DIRETTORI
Anselmi: «Renzi? Mi ricorda il Superbone»di STEFANO LORENZETTO
n Mentre Google, nel solo 2015, haraccolto pubblicità su Internet per62 miliardi di euro, e Facebook perquasi 16, i quotidiani italiani negliultimi cinque anni hanno perso 1milione di copie, 4.500 posti di lavo-ro e 2 miliardi, cioè un terzo del loro
fatturato. Più che con Giulio Anselmi, che si dividefra Roma, dove lavora, e Milano, dove abita, biso-gnerebbe pertanto affrontare l’argomento con Sci-foni o con Fusetti, specialisti di pompe funebri nel-le due capitali d’Italia. Si dà però il caso che Ansel-mi, 71 anni, genovese di Valbrevenna, oltre (...)
segue alle pagine 10 e 11
di ALESSIA PEDRIELLI
n Dopo il disastro di Me-dellin, ecco i giochi perico-losi di certe compagnie coni carburanti degli aerei.
a pagina 17
OGGI IL REFERENDUM, SI VOTA DALLE 7 ALLE 23
L’ULTIMA OCCASIONEPER LIBERARCI DI LUIBASTA DIREdi MAURIZIO BELPIETRO
n Perché oggi sidebba votare Noalla riforma dellaCostituzione vo-luta da MatteoRenzi e dallegrandi banche
d’affari lo abbiamo già detto eridetto. Dunque i lettori stianotranquilli, non abbiamo inten-zione di ripeterci. Che la leggeBoschi non mantenga quasinulla di ciò che promette, macomplichi e non di poco la vitadegli italiani, lo hanno spiegato
bene i molti che sulle paginedella Ve rità hanno scritto inqueste settimane. I risparmisulle spese della Casta non sonoquelli garantiti dal premier eneppure la semplificazione del-le norme. Quanto poi alla sanitàe al funzionamento delle Regio-ni, non si fanno due passi indie-tro, ma molti di più. Per il resto,è vero il contrario di ciò che inconclusione di campagna elet-torale ha dichiarato il presiden-te del Consiglio: con il Sì l’Ita l i anon diventerà leader in Europa,ma sarà al guinzaglio dell’Eu ro -pa. E per rendersene conto ba-
sta leggere l’articolo 117 che vin-cola il nostro Paese al rispettodella «normativa dell’Un io n eEu ro p ea » .Fin qui però siamo alle motiva-zioni a favore della bocciaturadella riforma Costituzionale,motivazioni che, come detto, ri-cordiamo senza avere intenzio-ne di ripeterle per non annoiarei lettori. Tralasciando dunquele ragioni del No, ci sia permes-so di descrivere gli effetti colla-terali che la vittoria di chi si op-pone alla legge Boschi (...)
segue a pagina 3
Perché volevano arrestare BazoliPubblichiamo l’informativa con la richiesta di misure cautelari, che ora la Procuranega, nei confronti del banchiere: «Azione criminosa in essere, indole delinquenziale»
Ragazza si toglie il velola madre la picchiaÈ l’integrazione a casadella Serracchiani
FRIULI ISLAMICO
di FRANCESCO BORGONOVOa pagina 13
DOPO MEDELLIN
I giochi proibiticon i carburantidegli aeroplani
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LaVer ità10 DOMENICA4 DICEMBRE 2016
ZUNA VITA DA DIRETTOREL’INTERVISTA GIULIO ANSELMI
Quando il figlio adottivodel Papa non eletto ordinò:«Stille, renditi utilev a’ a prendermi un gelato»In 30 anni ha firmato le principali testate. Ha gestito il «Corriere» nel periododi Mani pulite. Poi la Fieg e l’Ansa. Gli manca la Rai: colpa di Boffo o di Ruini?
ME STIERE GiulioAnselmi, 71 anni,
presidente dell’A n sa .Ha diretto Il Mondo,
Il Messaggero,l’Ansa, L’Espresso,La Stampa. È stato
condirettore delCorriere della Sera
Segue dalla prima pagina
di STEFANO LORENZETTO
(...) a essere stato presidentedella Fieg (Federazione italia-na editori giornali), sia ancheil giornalista che ha diretto ilmaggior numero di testate diprimaria importanza: nell’or-dine, Il Mondo, Il Messaggero,l’Ansa (da sette anni è presi-dente dell’agenzia di stampa),L’Es p resso, La Stampa.È stato anche prima vicediret-tore e poi condirettore delgiornale maggiormente diffu-so, il Corriere della Sera, e inuna delle stagioni più torride,quella di Tangentopoli e dellaguerra nel Golfo. In realtà erail direttore de facto, anche selo sapevano solo gli addetti ailavori, perché il direttore deiure, Mikhail Kamenetzkydetto Misha, al secolo Ugo Stil-le, classe 1919, era spesso negliStati Uniti oppure, quando sitrovava a Milano, se ne stavarintanato nel suo ufficio aguardare in tv i cartoni anima-ti giapponesi, così narrano leleggende di via Solferino 28.«Questo non potrei dirlo, main effetti il video esercitava sudi lui un forte fascino», am-mette a denti stretti Anselmi,che da gentiluomo qual è nonvorrebbe soffermarsi su que-sto svago infantile. «Di sicuro,in sei anni non fece mai unaprima pagina».Non è poi una lacuna così ra-ra, fra i direttori.«Al giornale ci stava poco. Alle13 veniva a mangiare in men-sa. Poi ritornava a sera inol-trata. La sua viltà nei confron-ti di Bettino Craxi e del Comi-tato di redazione m’i r r i tavaparecchio. Però era un uomodi grandissima intelligenza.Fu lui ad arruolare come vi-gnettista Emilio Giannelli. Hoil rimpianto d’averlo maltrat-tato » .Addirittura. Lo bastonavi?«Peggio. Ricordo che un saba-to mi chiese: “Cosa posso fa-re? ”. E io gli risposi: potrestiandare a comprarmi un gela-to. Detto al direttore del Cor -rie re da un ragazzetto di 40anni o poco più, era da impic-cagione. Di lì a mezz’ora, Stillevenne nel mio ufficio con il ge-lato. Questo gesto mi umiliòprofondamente, al punto chemi dissi da solo: sei propriouno stronzo».A che età avvertisti la vocazio-ne per il giornalismo?«Tardi. Laureato in giurispru-denza, per un anno e mezzofeci pratica legale da un avvo-cato. Fu un mio amico attore aconvincermi a scrivere per lapagina dei giovani sul C o r rie reMe rc a n tile, che poi fu sop-
pressa per ordine del mini-stro dc Paolo Emilio Taviani,potentissimo nella Genovadell’epoca».Ma il giornalismo è un mestie-re, una professione o una mis-s io n e?«Un mestiere. Gli aspetti arti-gianali prevalgono, costruirele pagine richiede un’abi l i tàquasi tattile. Poi vi sono mo-menti in cui, senza colpa esenza merito, si diventa depo-sitari di strumenti che ne fan-no una missione».All’inizio della carriera ti ve-devi già d i retto re?«No, la mia massima aspira-zione era quella di prendereun giorno il posto di GianniMigliorino, inviato specialedel C o r rie re dalla Liguria».Ricordi un modello di giorna-lista al quale t’i s pi ra s ti ?«Piero Ottone, direttore delSecolo XIX. Nonostante come
uomo non fosse tanto simpati-co, mi piaceva ciò che scrivevasu l l ’obiettività, anche se in se-guito ho capito che si tratta diun ideale cui al massimo puoisolo avvicinarti».Indro Montanelli no?«Di Indro apprezzavo la gene-rosità. Scrisse nella sua rubri-ca La stanza su Oggi che erouno degli uomini più indipen-denti che lui conoscesse, mache mi aveva avvertito di stare
in guardia, perché l’indipen -denza si paga. E lo riscrissequando mi capitò di pagarla».Cioè quando?«Quando dovetti lasciare la di-rezione del Messag g e ro. Eraarrivato un editore, FrancescoGaetano Caltagirone, che midisse con onestà intellettuale:“Lei è abituato a fare di testasua. Io invece voglio che il miogiornale faccia di testa mia”».Si dice che tu abbia un carat-tere d’acciaio, temprato alladura scuola della vita. Rima-sto orfano di padre a 11 anni,dopo che già ti era morta lamadre, fosti affidato al cardi-nale Giuseppe Siri, amico difamiglia, che diventò tuo tu-to re . Quando l’arcivescovo diGenova veniva già dato persuccessore di Pio XII nel con-clave del 1958, ti preparastiad d i r i ttu ra a traslocare inVaticano con la tua sorellina e
una governante che odiavi,perché la ritenevi la spia delporporato. Sono esatte le miei n fo r m a z io n i ?«Sì, tutte esatte. Per fortunainvece fu eletto GiovanniXXIII. Altrimenti avrei corso ilrischio di entrare nella schie-ra dei vaticanisti, figure cheaborro: salvo rare eccezioni,sono giornalisti piegati in due.Il che non mi ha impedito discrivere per circa un mese,
tutti i giorni, un editoriale sul-la Re p ub b l ic a , raccontando ilconclave da cui uscì papa Rat-z i n ge r » .È vero che il rapporto con ilcardinale Siri fu sempre assaic o n f l i ttua l e?«Mi sposò nella cappella del-l’arcivescovado e lì battezzòanche i miei due figli. Impos-sibile non litigare con unapersona che considerava lapsicoanalisi un modo per fru-gare nei meandri più sordididell’animo umano».Non aveva tutti i tor ti: la psi-coanalisi è una confessionesenza l’a s s olu z io n e.«Forse soffriva di questa con-correnza indebita. Ma volevaanche impedire alle donned’indossare i pantaloni».Questa la capisco meno.«Tuttavia fu spesso ingiustifi-catamente criticato. Avevamolte qualità. Non dimenticoche quando i portuali di Geno-va, categoria privilegiatissi-ma, si scontrarono con i poli-tici e gli imprenditori, chiese-ro di avere Siri come mediato-re e difensore».È vero che rimase addoloratoquando scoprì che leggevi dinascosto L’Es p resso , manco tiavesse c olto a trastullarti conle rivistine porno?«È vero e fu una delle cose perle quali si offese di più».Quindi quando ne diventastidirettore ti avrà scomunicatodal cielo.«Qualche saetta deve averme-la mandata. Io sono fortemen-te laico. Lavorando a Roma, hotoccato con mano quanto al-cuni poteri, dalla massoneriaalla Chiesa, siano sottovaluta-ti nel resto del Paese. Ma hoanche conosciuto esempi lu-minosi di cardinali, dei qualisono stato amico».C i ta m e ne uno.«Achille Silvestrini. Non po-trei dire altrettanto di CamilloRu i n i » .È vero che Siri ti vietò di com-prarti l’automobile e persinoil televisore?«È vero. Ma la motivazione, al-meno per l’auto, non facevauna grinza: mi obiettò che, seavessi investito qualcuno, eglisi sarebbe sentito responsabi-le».È vero che vi riconciliaste sol-tanto dopo che l’a rc ive s c ovorinunciò al governo della dio-cesi per raggiunti limiti di
età? Ed è vero che andasti a sa-lutarlo e lo trovasti con unoscialletto sulle spalle, come lamadre mummificata di Nor-man Bates in Ps y c o , il film diAlfred Hitchcock?«È vero. Era ancora arcivesco-vo emerito, ma costretto a ce-lebrare messa in una chieset-ta alla periferia di Nervi, il cheper lui, abituato nei pontifica-li a scendere in cattedrale conuna cappa magna color por-pora munita di uno strascicodi molti metri, doveva rappre-sentare una pena indicibile,
tanto più che il suo biografo difiducia, Benny Lai, gli avevadedicato un libro intitolato IlPapa non eletto. Pochi giorniprima del Natale che prece-dette la morte, i ladri gli entra-rono in casa e gli rubarono tut-te le onorificenze che aveva ri-cevuto in giro per il mondo,sposando i reali del Belgio op-pure frequentando la sua ami-ca principessa Margaret d’In -ghilterra. E lì mi fece molta
pena. Ho sempre avuto simpa-tia per i perdenti».È vero che il suo vecchio auti-sta, Ugo, ti confidò: «Sua emi-nenza non è più la stessa per-sona, temo che abbia smessodi pregare».«È vero. Con Ugo avevo un rap-porto di grande confidenza.Quando combinavo qualchemarachella, era lui che venivaa prelevarmi a scuola e mi por-tava in arcivescovado per es-sere castigato. Di norma mi te-nevano segregato per tre gior-ni nell’alloggio dei cardinalio s pi t i » .E tu quando hai smesso di pre-ga re?«Nonostante abbia sempremanifestato il mio fastidio permolti preti e per i beghini, hosempre pregato e continuo ap rega re » .Quindi in Dio ci credi ancora.«Credere in Dio...». (Sospiro).«Sì, credo in Dio. Ma non soesattamente quale sia la per-centuale superstiziosa di que-sto mio credere».Perché non ti hanno mai datola direzione del Corriere dellaS e ra , che avresti stramerita-t o?«Per le scelte che feci ai tempidi Mani pulite, ha scritto qual-cuno. Stille in quel periodoera negli Stati Uniti, malato,non raggiungibile. Decisi disponsorizzare Antonio Di Pie-tro e il pool della Procura perconvinzione e per convenien-za, sicuro che i lettori, se nonl’avessi fatto, sarebbero venu-ti a spaccarci i vetri delle fine-stre. Forse presi troppo sul se-rio i magistrati e ci misi purequalche elemento di crudeltà.A distanza di tanto tempo mirendo conto che si trattò di uninnamoramento non perfet-tamente riflettuto».Suona come un’auto c r i tica .«Fui ingeneroso. Sbattei inprima pagina la foto di Fran-cesco Paolo Mattioli, direttorefinanziario della Fiat, mentreusciva dal carcere di San Vit-tore reggendo in una mano unsacco nero della spazzaturacon dentro i suoi effetti perso-nali. Me lo sarei potuto rispar-miare. Ma il clima era quello.Una sera l’intero establi-shment, da Cesare Romiti aMarco Tronchetti Provera,era a cena al Savini. Entrò nelristorante il procuratore capodi Milano. In sala scese un gelo
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Per la sua arroganzaMatteo Renzi ricordail personaggiodel «Monello». Credoche sia il migliornemico di sé stessoHo litigato con Craxie con tutti i premier
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IL SUPERBONE“Ero orfano e Giuseppe Siri diventò il miotutore. Mi sposò in arcivescovado e battezzòi miei due figli. M’impedì di acquistare l’autoAndai a trovarlo alla fine. Anziché la cappamagna con strascico, indossava uno sciallettoDoveva celebrare messa in una chiesettadi Nervi. Ugo, il vecchio autista, mi disse:«Temo che sua eminenza non preghi più»
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IL CARDINALE PADRINO
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LaVer ità 11DOMENICA4 DICEMBRE 2016
impressionante. E FrancescoSaverio Borrelli, che è dotatodi una qualche profonda mal-vagità, batté i tacchi e li squa-drò con un impercettibile sor-riso sulle labbra. Erano tuttimorti di paura».Silvio Berlusconi si riferiva ate - all’epoca direttore dellaSta m p a - quando il 2 dicem-bre 2008, da presidente delConsiglio, durante una visitain Albania ringhiò: «Certi di-rettori cambino mestiere»?Che gli avevi fatto?«A me e a Paolo Mieli, diretto-re del C o r rie re. Avevo pubbli-cato un pezzo sulla sua guerracon Rupert Murdoch per Sky.Prima c’era stato fra noi unpranzo di rappacificazione,infruttuoso. Non so se abbiachiesto la nostra testa. So chepochi mesi dopo entrambi do-vemmo cambiare mestiere:Mieli presidente di Rcs libri,io dell’Ansa».Una volta mi hai confidato cheda direttore del Mess agge rotornavi a casa così stanco dasognarti tutte le notti, quasicon sollievo, di non risvegliar-ti più la mattina. E s a ge rav i ?«No, è così. Arrivò come am-ministratore Enrico Bondi,un tagliatore di teste. Il gior-nale era in rosso per 30 miliar-di di lire, sull’orlo della chiu-sura. Per mesi e mesi restai in-collato alla scrivania, man-giando solo qualche tramezzi-no, in piedi, come i cavalli. Allafine nessuno fu licenziato».Ma Luigi Barzini senior nondiceva che fare il giornalista èfaticoso ma è sempre meglioche lavorare?«Anche questo è vero. Nontutti i redattori si massacrano.Ho diretto testate dove arriva-vano alle 16 senza nemmenoaver letto i quotidiani. Giorna-listi trasportatori, li chiama-vo, capaci solo di trasferire lenotizie dalle agenzie alle pagi-ne».Rinaldo Piaggio, l’imprendi -tore degli aerei da combatti-mento e della Vespa, teorizza-va: «A chi possiede un giorna-le in realtà ne servono al mas-simo tre copie: una per sé, unaper la moglie, se ce l’ha, e una,quella più importante, damandare a Roma». Aveva ra-g io n e?«Fosse ancora vivo, potrebberipeterla. Pochi editori bada-no alla qualità. Vogliono solo
disporre di uno strumento alservizio dei loro interessi. Eracosì anche per Gianni Agnelli,editore della Sta m p a . Solo cheagiva con più eleganza di al-tr i » .E con il n i p ote John Elkanncome ti sei trovato?«Avemmo due sole divergen-ze. La più spiacevole fu quan-do pubblicai una pagina inte-ra, con richiamo in prima, sulfratello Lapo finito in overdo-se dopo una notte trascorsacon tre transessuali. Altre co-se mi ha consentito di farle
con un eccesso di gentilezzaencomiabile. Ma scommette-rei che quando lasciai LaSta m p a stappò una bottigliadi champagne».Presiedi un’agenzia di stam-pa che è percepita dalla no-stra categoria come una sortadi Gazzetta Ufficiale: se loscrive l’Ansa, si va sul sicuro.Ma quale ruolo pensi che pos-sa avere in futuro, considera-to che i giornali sembrano av-
v i ati verso un inesorabile de-cl i n o?« L’Ansa è, per importanza, laseconda agenzia d’Europa e laquinta del mondo. Avendolaanche diretta, penso che pos-sa continuare a essere un’in -terlocutrice del governo e del-le imprese. Certo, fintantochéesisteranno le convenzioniche le consentono d’i n c a s s a resoldi da Stato, Regioni, Comu-ni e altri enti pubblici, unapienezza di autonomia non cipotrà mai essere. Però frabianco e nero sono possibiliinfinite sfumature di grigio. Cisono modi e modi. Si può chi-nare un pochino il capo oppu-re mettersi a tappeto, di fron-te al potere. Da questo puntodi vista, l’Ansa avrà sempreuna funzione di garanzia».Visto che parliamo dei politi-ci e delle loro pretese, fammiun pronostico: Matteo Renzilo vince o lo perde il referen-dum costituzionale di questad o m e n ica ?«Da giornalista osservo chetutti i sondaggi sono per il No.Ma sappiamo come sono an-date a finire le previsioni conla Brexit e con Donald Trump.Io credo che Renzi, con la suaarroganza, con il suo atteggia-mento da Superbone (un per-sonaggio dei fumetti apparsosul Monello negli anni Trenta,n d r) , sia il miglior nemico di séstesso. Però è anche vero cheal Nord in tanti votano con ilportafoglio e sono state diffu-se, artatamente e no, molte vo-ci sul fatto che una vittoria delSì sarebbe preferibile per i no-stri conti, benché l’Ec o n o m i st ,l’altra settimana, abbia scrittoil contrario, e stiamo parlandodi una Bibbia, per l’informa -zione di settore. Insomma, ciandrei cauto».Chi è il politico più arrogantecon il quale hai dovuto fare iconti da direttore?«Bettino Craxi. Una volta mitelefonò sotto elezioni perdirmi che, se le avesse vinte,mi avrebbe buttato giù dallescale del C o r rie re a calci nelsedere. Intanto lei provi a vin-cerle, replicai. Le perse. Un al-tro molto arrogante era Gio-vanni Spadolini. Nella stagio-ne di Mani pulite fu raffigura-to da Giannelli come un gigan-tesco cavallone con un penni-no conficcato nella culatta. Ilriferimento era ad AntonioDel Pennino, parlamentareprocessato per i finanziamen-ti illeciti al Pri. Il senatore a vi-ta mi telefonò inferocito: “Lafarò pentire, Anselmi. Qual-cuno le pagherà il sabato”. Inseguito, attraverso Giorgio LaMalfa, pretesi le sue scuse. ESpadolini me le presentò, per-ché era un gentiluomo. Co-munque ho litigato con tutti ipresidenti del Consiglio, ec-cetto Romano Prodi, con ilquale non sono mai andato ol-tre la divergenza di vedute».Chi o che cosa sta uccidendo ig io r n a l i ?« L’eccesso di sudditanza ver-so il potere. Il distacco dagliinteressi dei lettori. E poi In-ternet: i ragazzi d’oggi prefe-riscono i display alla carta. Ciaggiungerei la codardia dei di-rettori. Uno di loro, piuttostofamoso e molto ossequente,mi ha confidato: “Sai, nonavrei mai detto che un giornosarei diventato direttore. Ma,siccome lo sono diventato, vo-glio restarlo”».Le fusioni, come quella fra LaRe pubbl ic a e La Stampa pas -sata sotto silenzio, sono utiliper salvare i giornali?«Se una cosa simile l’ave s s efatta il povero Berlusconi, sa-rebbe stato mazzolato da tut-ti. L’accusa di attentato alla li-bertà di stampa non gliel’a-
vrebbe risparmiata nessuno.Questa fusione è solo la ripro-va della rovina del nostro me-stiere. E anche il segno di unavisione editoriale molto fi-nanziaria, slegata dai conte-nuti e dal merito. Non è affattouna buona cosa, bensì ladrammatica denuncia dell’in -capacità di reagire alle diffi -coltà che attraversiamo».In quale dei giornali che hai di-retto la vita è stata più dura?«All’Es p resso. Mi sono diverti-to pochissimo. Era comincia-ta la crisi dei newsmagazine e
proprio non sapevo che cosafare per contrastarla».All’Es p resso inventasti unruolo che non c’era mai statonello staff di un giornale: as-sistente del direttore. E lo af-fidasti a un giornalista-scrit-tore geniale, il compianto Ed-mondo Berselli. Perché?«Perché l’avrei voluto comevice ma, a riprova delle grandiporcherie di cui è capace lanostra corporazione, non po-
tei assumerlo, in quanto pub-blicista anziché professioni-sta. Allora m’inventai questoruolo. Berselli lo avevo sco-perto sulle pagine dell’edizio -ne di Modena del Resto delC a rl i n o. Lo facevano scriverelì pensando che non fosse suf-ficientemente bravo per fir-mare sull’edizione nazionale,pensa un po’».Al C o r rie re , dopo l’i nva s io n edel Kuwait, costringesteOriana Fallaci a r i to r n a re in -viata speciale, spedendola n elGolfo Persico.«Non era sicura di essere an-cora capace di fare la corri-spondente di guerra. E sicco-me a dispetto delle apparenzeera umilissima, come tutti igrandi professionisti, ognimattina pretendeva di legger-mi al telefono satellitare i suoireportage, due intere pagine.Essendomi allenato con unavecchia zia che mi chiamavaspesso, dopo un po’ appoggia -vo la cornetta sulla spalla e in-tanto sbrigavo le altre incom-b e n ze » .E poi assumesti Tiziano Ter-zani, che aveva litigato con LaRe pubbl ic a .«Un personaggio sussiegoso.Ma diventammo amici. Inquel periodo lui stava in Thai-landia. Avevamo organizzatoun viaggio insieme nel Laos.Sennonché mi fu offerta la di-rezione del Messag g e ro e do-vetti rinunciare. Tiziano laprese malissimo. “Sei un co-g l io n e”, mi rimproverò, “per -ché le direzioni vanno e ven-gono mentre i viaggi segnanola vita”. Aveva ragione».I giornalisti dovrebbero esse-re licenziabili all’istante, co-me in America, sì o no? Ales -sio Vinci mi ha raccontatoche, quando fu assunto allaCnn, sul suo contratto c’e rascritto che poteva essere cac-ciato «for any reason or no
reason», per qualsiasi motivoo nessun motivo.«In Italia sarebbe una clausolapericolosa. La loro autonomiaè talmente labile che, con laminaccia costante del licen-ziamento pendente sul capo,finirebbero per essere ancorameno indipendenti».T’è mai capitato di dover li-cenziare qualcuno?«No, anche se avrei avuto tan-ta voglia di farlo. Però ho tolto
l’incarico a tre vicedirettori».Ma tu non dovevi diventarepresidente della Rai?«Sì, l’offerta mi venne da Lu-ciano Violante, presidentedella Camera. I vari Berlusco-ni, Fini e Casini erano d’ac -cordo. Ma i resti della sinistradc no. Dissi: accetto solo se ladesignazione sarà votata al-l’unanimità. A togliermi le ca-stagne dal fuoco provvide Av -v e n i re, con un corsivo controdi me pubblicato in prima pa-gina. Qualche tempo dopo ildirettore dell’epoca, DinoBoffo, mi confessò che avevaricevuto “una precisa dispo-s i z io n e”, immagino dal cardi-nale Ruini, che, in quanto pre-sidente della Cei, era il suoe d i to re » .Avresti ancora il fiato per ac-cettare una direzione?«La forza fisica sì, sento diaverla ancora. Alla Stampa micapitava di dover rifare il gior-nale alle 23, mentre i tre vice-direttori Giancarlo Laurenzi,Massimo Gramellini e Um-berto La Rocca, molto più gio-vani di me, arrancavano spos-sati. Ma non credo che avreil’intelligenza necessaria pertornare a fare il direttore. So-no troppo vecchio e non domi-no le tecnologie».Che cosa ti rimproveri dopotanti anni passati alla guidadei giornali?«Di aver umiliato le persone.Intendiamoci, la durezza èu n’arma di comando necessa-ria. Ma la mortificazione è tut-t’altra cosa. Mieli una volta mibiasimò per questo: “Il tuoprincipale difetto è che se unapersona la consideri intelli-gente le perdoni tutto, se in-vece ritieni che sia cretinapuò morirti davanti e non fainulla per risollevarla”».Ti senti responsabile del disa-stro Italia?«Ho fatto il direttore per circa30 anni, nel corso dei quali ilPaese è peggiorato sempre dipiù. Come faccio a non sentir-mi un po’ responsabile? Certoche sì. Non siamo stati capacidi difendere i cittadini, cioè inostri lettori. Ci siamo nasco-sti dietro argomenti misere-voli. Mi riconosco una sola at-tenuante: credo di non avermai fatto il giornalista perconto di qualcuno o nell’inte -resse di qualcuno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Francesco GaetanoCaltagirone, editoredel «Messaggero»,mi tolse la direzione:«Lei è abituato a faredi testa sua, io invecevoglio che il giornalefaccia di testa mia»
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IL COSTRUTTORE
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Spedii Oriana Fallacia seguire la guerranel Golfo. Non erasicura di saperancora fare l’inviatae così pretendevadi leggermi al telefonole sue articolesse
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L’UMILISSIMA “
Con Tiziano Terzanidovevo andarein Laos, ma rinunciaiper la carriera. Luis’infuriò: «Coglione!Le direzioni vannoe vengono, i viaggisegnano la vita»
”
IL SUSSIEGOSO
“John Elkann non mi perdonò d’averpubblicato un’intera pagina, con richiamoin prima, sul fratello Lapo finito in overdosedopo una notte con i trans. Quando lasciai«La Stampa», penso che abbia brindatoa champagne. Gli editori badano ai lorointeressi non alla qualità. Incluso suo nonno,Gianni Agnelli, anche se agiva con eleganza
”
L’EDITORE NIPOTE