IL SITO DI STEFANO LORENZETTO - LaVer ità · 2016. 12. 5. · di STEFANO LORENZETTO n Mentre...

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La Verità Anno I - Numero 66 www.laverita.info - Euro 1 O Quid est veritas? O QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 4 dicembre 2016 y(7HI1B4*LMNKKR( +.!#!?!z!& «La Verità» domani sarà in edicola E da martedì arriverà in Sicilia e Calabria Domani, lunedì 5 dicembre, La Verità sarà nelle edicole con un’edizione straordinaria in occasione del refe- rendum costituzionale. E da martedì arriverà anche in Sicilia e Calabria, finora escluse dalla d i st r i b u z i o n e . IL BESTIARIO Prove per la costruzione di un dittatore moderno di GIAMPAOLO PANSA n Grazie al cielo è arrivata la domenica del voto. Non ne potevo più di vedere la faccia di Mat- teo Renzi dovunque e in ogni luogo. Presente di continuo in tivù e alla radio, nei tele- giornali, nei talk show, negli spettacoli di arte varia, coc- colato più che intervistato da giornalisti che lo consultava- no in ginocchio, neanche fos- se il santo patrono del loro paese natale. Le interviste sulla carta stampata diventa- vano sempre più lunghe e adoranti. La faccia del pre- mier compariva persino sui tabelloni riservati al Sì e al No. Svoltavi per non esserne inseguito e te lo trovavi di fronte una seconda volta, una terza, una quarta. Per non parlare delle lettere che il Partito democratico (...) segue a pagina 2 di GIACOMO AMADORI e FABIO AMENDOLARA n Lo scoop di Panorama , ripreso e arric- chito di particolari dalla Verità , sulla Guardia di finanza che intendeva arre- stare il banchiere Giovanni Bazoli, è sta- to smentito in una nota dal procuratore di Bergamo. Ma La Verità pubblica oggi l’informativa delle Fiamme gialle in cui si sottolineavano chiaramente le esigenze cautelari perché «l’atto criminoso è an- cora in essere» da parte di elementi «dal- l’indole delinquenziale accentuata». a pagina 9 LE CONFESSIONI DEL DIRETTORE DEI DIRETTORI Anselmi: «Renzi? Mi ricorda il Superbone» di STEFANO LORENZETTO n Mentre Google, nel solo 2015, ha raccolto pubblicità su Internet per 62 miliardi di euro, e Facebook per quasi 16, i quotidiani italiani negli ultimi cinque anni hanno perso 1 milione di copie, 4.500 posti di lavo- ro e 2 miliardi, cioè un terzo del loro fatturato. Più che con Giulio Anselmi, che si divide fra Roma, dove lavora, e Milano, dove abita, biso- gnerebbe pertanto affrontare l’argomento con Sci- foni o con Fusetti, specialisti di pompe funebri nel- le due capitali d’Italia. Si dà però il caso che Ansel- mi, 71 anni, genovese di Valbrevenna, oltre (...) segue alle pagine 10 e 11 di ALESSIA PEDRIELLI n Dopo il disastro di Me- dellin, ecco i giochi perico- losi di certe compagnie con i carburanti degli aerei. a pagina 17 OGGI IL REFERENDUM, SI VOTA DALLE 7 ALLE 23 L’ULTIMA OCCASIONE PER LIBERARCI DI LUI BASTA DIRE di MAURIZIO BELPIETRO n Perché oggi si debba votare No alla riforma della Costituzione vo- luta da Matteo Renzi e dalle grandi banche d’affari lo abbiamo già detto e ridetto. Dunque i lettori stiano tranquilli, non abbiamo inten- zione di ripeterci. Che la legge Boschi non mantenga quasi nulla di ciò che promette, ma complichi e non di poco la vita degli italiani, lo hanno spiegato bene i molti che sulle pagine della Verità hanno scritto in queste settimane. I risparmi sulle spese della Casta non sono quelli garantiti dal premier e neppure la semplificazione del- le norme. Quanto poi alla sanità e al funzionamento delle Regio- ni, non si fanno due passi indie- tro, ma molti di più. Per il resto, è vero il contrario di ciò che in conclusione di campagna elet- torale ha dichiarato il presiden- te del Consiglio: con il Sì l’Italia non diventerà leader in Europa, ma sarà al guinzaglio dell’Euro- pa. E per rendersene conto ba- sta leggere l’articolo 117 che vin- cola il nostro Paese al rispetto della «normativa dell’Unione Europea». Fin qui però siamo alle motiva- zioni a favore della bocciatura della riforma Costituzionale, motivazioni che, come detto, ri- cordiamo senza avere intenzio- ne di ripeterle per non annoiare i lettori. Tralasciando dunque le ragioni del No, ci sia permes- so di descrivere gli effetti colla- terali che la vittoria di chi si op- pone alla legge Boschi (...) segue a pagina 3 Perché volevano arrestare Bazoli Pubblichiamo l’informativa con la richiesta di misure cautelari, che ora la Procura nega, nei confronti del banchiere: «Azione criminosa in essere, indole delinquenziale» Ragazza si toglie il velo la madre la picchia È l’integrazione a casa della Serracchiani FRIULI ISLAMICO di FRANCESCO BORGONOVO a pagina 13 DOPO MEDELLIN I giochi proibiti con i carburanti degli aeroplani

Transcript of IL SITO DI STEFANO LORENZETTO - LaVer ità · 2016. 12. 5. · di STEFANO LORENZETTO n Mentre...

  • LaVer itàAnno I - Numero 66 www.laverita.info - Euro 1O Quid est veritas? O

    QUOTIDIANO INDIPENDENTE n FONDATO E DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO Domenica 4 dicembre 2016

    y(7HI1B4*

    LMNKKR( +.!#

    !?!z!&

    «La Verità» domanisarà in edicola

    E da martedì arriveràin Sicilia e Calabria

    Domani, lunedì 5 dicembre, La Veritàsarà nelle edicole con un’edizionestraordinaria in occasione del refe-rendum costituzionale. E da martedìarriverà anche in Sicilia e Calabria,finora escluse dalla d i st r i b u z i o n e .

    IL BESTIARIO

    Prove per la costruzionedi un dittatore modernodi GIAMPAOLO PANSA

    n Grazie alcielo è arrivatala domenicadel voto. Nonne potevo piùdi vedere lafaccia di Mat-

    teo Renzi dovunque e in ogniluogo. Presente di continuoin tivù e alla radio, nei tele-giornali, nei talk show, neglispettacoli di arte varia, coc-colato più che intervistato dagiornalisti che lo consultava-

    no in ginocchio, neanche fos-se il santo patrono del loropaese natale. Le intervistesulla carta stampata diventa-vano sempre più lunghe eadoranti. La faccia del pre-mier compariva persino suitabelloni riservati al Sì e alNo. Svoltavi per non esserneinseguito e te lo trovavi difronte una seconda volta,una terza, una quarta. Pernon parlare delle lettere cheil Partito democratico (...)

    segue a pagina 2

    di GIACOMO AMADORIe FABIO AMENDOLARA

    n Lo scoop di Pa n o ra m a , ripreso e arric-chito di particolari dalla Ve rità , sullaGuardia di finanza che intendeva arre-stare il banchiere Giovanni Bazoli, è sta-to smentito in una nota dal procuratoredi Bergamo. Ma La Verità pubblica oggil’informativa delle Fiamme gialle in cui sisottolineavano chiaramente le esigenzecautelari perché «l’atto criminoso è an-cora in essere» da parte di elementi «dal-l’indole delinquenziale accentuata».

    a pagina 9

    LE CONFESSIONI DEL DIRETTORE DEI DIRETTORI

    Anselmi: «Renzi? Mi ricorda il Superbone»di STEFANO LORENZETTO

    n Mentre Google, nel solo 2015, haraccolto pubblicità su Internet per62 miliardi di euro, e Facebook perquasi 16, i quotidiani italiani negliultimi cinque anni hanno perso 1milione di copie, 4.500 posti di lavo-ro e 2 miliardi, cioè un terzo del loro

    fatturato. Più che con Giulio Anselmi, che si dividefra Roma, dove lavora, e Milano, dove abita, biso-gnerebbe pertanto affrontare l’argomento con Sci-foni o con Fusetti, specialisti di pompe funebri nel-le due capitali d’Italia. Si dà però il caso che Ansel-mi, 71 anni, genovese di Valbrevenna, oltre (...)

    segue alle pagine 10 e 11

    di ALESSIA PEDRIELLI

    n Dopo il disastro di Me-dellin, ecco i giochi perico-losi di certe compagnie coni carburanti degli aerei.

    a pagina 17

    OGGI IL REFERENDUM, SI VOTA DALLE 7 ALLE 23

    L’ULTIMA OCCASIONEPER LIBERARCI DI LUIBASTA DIREdi MAURIZIO BELPIETRO

    n Perché oggi sidebba votare Noalla riforma dellaCostituzione vo-luta da MatteoRenzi e dallegrandi banche

    d’affari lo abbiamo già detto eridetto. Dunque i lettori stianotranquilli, non abbiamo inten-zione di ripeterci. Che la leggeBoschi non mantenga quasinulla di ciò che promette, macomplichi e non di poco la vitadegli italiani, lo hanno spiegato

    bene i molti che sulle paginedella Ve rità hanno scritto inqueste settimane. I risparmisulle spese della Casta non sonoquelli garantiti dal premier eneppure la semplificazione del-le norme. Quanto poi alla sanitàe al funzionamento delle Regio-ni, non si fanno due passi indie-tro, ma molti di più. Per il resto,è vero il contrario di ciò che inconclusione di campagna elet-torale ha dichiarato il presiden-te del Consiglio: con il Sì l’Ita l i anon diventerà leader in Europa,ma sarà al guinzaglio dell’Eu ro -pa. E per rendersene conto ba-

    sta leggere l’articolo 117 che vin-cola il nostro Paese al rispettodella «normativa dell’Un io n eEu ro p ea » .Fin qui però siamo alle motiva-zioni a favore della bocciaturadella riforma Costituzionale,motivazioni che, come detto, ri-cordiamo senza avere intenzio-ne di ripeterle per non annoiarei lettori. Tralasciando dunquele ragioni del No, ci sia permes-so di descrivere gli effetti colla-terali che la vittoria di chi si op-pone alla legge Boschi (...)

    segue a pagina 3

    Perché volevano arrestare BazoliPubblichiamo l’informativa con la richiesta di misure cautelari, che ora la Procuranega, nei confronti del banchiere: «Azione criminosa in essere, indole delinquenziale»

    Ragazza si toglie il velola madre la picchiaÈ l’integrazione a casadella Serracchiani

    FRIULI ISLAMICO

    di FRANCESCO BORGONOVOa pagina 13

    DOPO MEDELLIN

    I giochi proibiticon i carburantidegli aeroplani

  • LaVer ità10 DOMENICA4 DICEMBRE 2016

    ZUNA VITA DA DIRETTOREL’INTERVISTA GIULIO ANSELMI

    Quando il figlio adottivodel Papa non eletto ordinò:«Stille, renditi utilev a’ a prendermi un gelato»In 30 anni ha firmato le principali testate. Ha gestito il «Corriere» nel periododi Mani pulite. Poi la Fieg e l’Ansa. Gli manca la Rai: colpa di Boffo o di Ruini?

    ME STIERE GiulioAnselmi, 71 anni,

    presidente dell’A n sa .Ha diretto Il Mondo,

    Il Messaggero,l’Ansa, L’Espresso,La Stampa. È stato

    condirettore delCorriere della Sera

    Segue dalla prima pagina

    di STEFANO LORENZETTO

    (...) a essere stato presidentedella Fieg (Federazione italia-na editori giornali), sia ancheil giornalista che ha diretto ilmaggior numero di testate diprimaria importanza: nell’or-dine, Il Mondo, Il Messaggero,l’Ansa (da sette anni è presi-dente dell’agenzia di stampa),L’Es p resso, La Stampa.È stato anche prima vicediret-tore e poi condirettore delgiornale maggiormente diffu-so, il Corriere della Sera, e inuna delle stagioni più torride,quella di Tangentopoli e dellaguerra nel Golfo. In realtà erail direttore de facto, anche selo sapevano solo gli addetti ailavori, perché il direttore deiure, Mikhail Kamenetzkydetto Misha, al secolo Ugo Stil-le, classe 1919, era spesso negliStati Uniti oppure, quando sitrovava a Milano, se ne stavarintanato nel suo ufficio aguardare in tv i cartoni anima-ti giapponesi, così narrano leleggende di via Solferino 28.«Questo non potrei dirlo, main effetti il video esercitava sudi lui un forte fascino», am-mette a denti stretti Anselmi,che da gentiluomo qual è nonvorrebbe soffermarsi su que-sto svago infantile. «Di sicuro,in sei anni non fece mai unaprima pagina».Non è poi una lacuna così ra-ra, fra i direttori.«Al giornale ci stava poco. Alle13 veniva a mangiare in men-sa. Poi ritornava a sera inol-trata. La sua viltà nei confron-ti di Bettino Craxi e del Comi-tato di redazione m’i r r i tavaparecchio. Però era un uomodi grandissima intelligenza.Fu lui ad arruolare come vi-gnettista Emilio Giannelli. Hoil rimpianto d’averlo maltrat-tato » .Addirittura. Lo bastonavi?«Peggio. Ricordo che un saba-to mi chiese: “Cosa posso fa-re? ”. E io gli risposi: potrestiandare a comprarmi un gela-to. Detto al direttore del Cor -rie re da un ragazzetto di 40anni o poco più, era da impic-cagione. Di lì a mezz’ora, Stillevenne nel mio ufficio con il ge-lato. Questo gesto mi umiliòprofondamente, al punto chemi dissi da solo: sei propriouno stronzo».A che età avvertisti la vocazio-ne per il giornalismo?«Tardi. Laureato in giurispru-denza, per un anno e mezzofeci pratica legale da un avvo-cato. Fu un mio amico attore aconvincermi a scrivere per lapagina dei giovani sul C o r rie reMe rc a n tile, che poi fu sop-

    pressa per ordine del mini-stro dc Paolo Emilio Taviani,potentissimo nella Genovadell’epoca».Ma il giornalismo è un mestie-re, una professione o una mis-s io n e?«Un mestiere. Gli aspetti arti-gianali prevalgono, costruirele pagine richiede un’abi l i tàquasi tattile. Poi vi sono mo-menti in cui, senza colpa esenza merito, si diventa depo-sitari di strumenti che ne fan-no una missione».All’inizio della carriera ti ve-devi già d i retto re?«No, la mia massima aspira-zione era quella di prendereun giorno il posto di GianniMigliorino, inviato specialedel C o r rie re dalla Liguria».Ricordi un modello di giorna-lista al quale t’i s pi ra s ti ?«Piero Ottone, direttore delSecolo XIX. Nonostante come

    uomo non fosse tanto simpati-co, mi piaceva ciò che scrivevasu l l ’obiettività, anche se in se-guito ho capito che si tratta diun ideale cui al massimo puoisolo avvicinarti».Indro Montanelli no?«Di Indro apprezzavo la gene-rosità. Scrisse nella sua rubri-ca La stanza su Oggi che erouno degli uomini più indipen-denti che lui conoscesse, mache mi aveva avvertito di stare

    in guardia, perché l’indipen -denza si paga. E lo riscrissequando mi capitò di pagarla».Cioè quando?«Quando dovetti lasciare la di-rezione del Messag g e ro. Eraarrivato un editore, FrancescoGaetano Caltagirone, che midisse con onestà intellettuale:“Lei è abituato a fare di testasua. Io invece voglio che il miogiornale faccia di testa mia”».Si dice che tu abbia un carat-tere d’acciaio, temprato alladura scuola della vita. Rima-sto orfano di padre a 11 anni,dopo che già ti era morta lamadre, fosti affidato al cardi-nale Giuseppe Siri, amico difamiglia, che diventò tuo tu-to re . Quando l’arcivescovo diGenova veniva già dato persuccessore di Pio XII nel con-clave del 1958, ti preparastiad d i r i ttu ra a traslocare inVaticano con la tua sorellina e

    una governante che odiavi,perché la ritenevi la spia delporporato. Sono esatte le miei n fo r m a z io n i ?«Sì, tutte esatte. Per fortunainvece fu eletto GiovanniXXIII. Altrimenti avrei corso ilrischio di entrare nella schie-ra dei vaticanisti, figure cheaborro: salvo rare eccezioni,sono giornalisti piegati in due.Il che non mi ha impedito discrivere per circa un mese,

    tutti i giorni, un editoriale sul-la Re p ub b l ic a , raccontando ilconclave da cui uscì papa Rat-z i n ge r » .È vero che il rapporto con ilcardinale Siri fu sempre assaic o n f l i ttua l e?«Mi sposò nella cappella del-l’arcivescovado e lì battezzòanche i miei due figli. Impos-sibile non litigare con unapersona che considerava lapsicoanalisi un modo per fru-gare nei meandri più sordididell’animo umano».Non aveva tutti i tor ti: la psi-coanalisi è una confessionesenza l’a s s olu z io n e.«Forse soffriva di questa con-correnza indebita. Ma volevaanche impedire alle donned’indossare i pantaloni».Questa la capisco meno.«Tuttavia fu spesso ingiustifi-catamente criticato. Avevamolte qualità. Non dimenticoche quando i portuali di Geno-va, categoria privilegiatissi-ma, si scontrarono con i poli-tici e gli imprenditori, chiese-ro di avere Siri come mediato-re e difensore».È vero che rimase addoloratoquando scoprì che leggevi dinascosto L’Es p resso , manco tiavesse c olto a trastullarti conle rivistine porno?«È vero e fu una delle cose perle quali si offese di più».Quindi quando ne diventastidirettore ti avrà scomunicatodal cielo.«Qualche saetta deve averme-la mandata. Io sono fortemen-te laico. Lavorando a Roma, hotoccato con mano quanto al-cuni poteri, dalla massoneriaalla Chiesa, siano sottovaluta-ti nel resto del Paese. Ma hoanche conosciuto esempi lu-minosi di cardinali, dei qualisono stato amico».C i ta m e ne uno.«Achille Silvestrini. Non po-trei dire altrettanto di CamilloRu i n i » .È vero che Siri ti vietò di com-prarti l’automobile e persinoil televisore?«È vero. Ma la motivazione, al-meno per l’auto, non facevauna grinza: mi obiettò che, seavessi investito qualcuno, eglisi sarebbe sentito responsabi-le».È vero che vi riconciliaste sol-tanto dopo che l’a rc ive s c ovorinunciò al governo della dio-cesi per raggiunti limiti di

    età? Ed è vero che andasti a sa-lutarlo e lo trovasti con unoscialletto sulle spalle, come lamadre mummificata di Nor-man Bates in Ps y c o , il film diAlfred Hitchcock?«È vero. Era ancora arcivesco-vo emerito, ma costretto a ce-lebrare messa in una chieset-ta alla periferia di Nervi, il cheper lui, abituato nei pontifica-li a scendere in cattedrale conuna cappa magna color por-pora munita di uno strascicodi molti metri, doveva rappre-sentare una pena indicibile,

    tanto più che il suo biografo difiducia, Benny Lai, gli avevadedicato un libro intitolato IlPapa non eletto. Pochi giorniprima del Natale che prece-dette la morte, i ladri gli entra-rono in casa e gli rubarono tut-te le onorificenze che aveva ri-cevuto in giro per il mondo,sposando i reali del Belgio op-pure frequentando la sua ami-ca principessa Margaret d’In -ghilterra. E lì mi fece molta

    pena. Ho sempre avuto simpa-tia per i perdenti».È vero che il suo vecchio auti-sta, Ugo, ti confidò: «Sua emi-nenza non è più la stessa per-sona, temo che abbia smessodi pregare».«È vero. Con Ugo avevo un rap-porto di grande confidenza.Quando combinavo qualchemarachella, era lui che venivaa prelevarmi a scuola e mi por-tava in arcivescovado per es-sere castigato. Di norma mi te-nevano segregato per tre gior-ni nell’alloggio dei cardinalio s pi t i » .E tu quando hai smesso di pre-ga re?«Nonostante abbia sempremanifestato il mio fastidio permolti preti e per i beghini, hosempre pregato e continuo ap rega re » .Quindi in Dio ci credi ancora.«Credere in Dio...». (Sospiro).«Sì, credo in Dio. Ma non soesattamente quale sia la per-centuale superstiziosa di que-sto mio credere».Perché non ti hanno mai datola direzione del Corriere dellaS e ra , che avresti stramerita-t o?«Per le scelte che feci ai tempidi Mani pulite, ha scritto qual-cuno. Stille in quel periodoera negli Stati Uniti, malato,non raggiungibile. Decisi disponsorizzare Antonio Di Pie-tro e il pool della Procura perconvinzione e per convenien-za, sicuro che i lettori, se nonl’avessi fatto, sarebbero venu-ti a spaccarci i vetri delle fine-stre. Forse presi troppo sul se-rio i magistrati e ci misi purequalche elemento di crudeltà.A distanza di tanto tempo mirendo conto che si trattò di uninnamoramento non perfet-tamente riflettuto».Suona come un’auto c r i tica .«Fui ingeneroso. Sbattei inprima pagina la foto di Fran-cesco Paolo Mattioli, direttorefinanziario della Fiat, mentreusciva dal carcere di San Vit-tore reggendo in una mano unsacco nero della spazzaturacon dentro i suoi effetti perso-nali. Me lo sarei potuto rispar-miare. Ma il clima era quello.Una sera l’intero establi-shment, da Cesare Romiti aMarco Tronchetti Provera,era a cena al Savini. Entrò nelristorante il procuratore capodi Milano. In sala scese un gelo

    Per la sua arroganzaMatteo Renzi ricordail personaggiodel «Monello». Credoche sia il migliornemico di sé stessoHo litigato con Craxie con tutti i premier

    IL SUPERBONE“Ero orfano e Giuseppe Siri diventò il miotutore. Mi sposò in arcivescovado e battezzòi miei due figli. M’impedì di acquistare l’autoAndai a trovarlo alla fine. Anziché la cappamagna con strascico, indossava uno sciallettoDoveva celebrare messa in una chiesettadi Nervi. Ugo, il vecchio autista, mi disse:«Temo che sua eminenza non preghi più»

    IL CARDINALE PADRINO

  • LaVer ità 11DOMENICA4 DICEMBRE 2016

    impressionante. E FrancescoSaverio Borrelli, che è dotatodi una qualche profonda mal-vagità, batté i tacchi e li squa-drò con un impercettibile sor-riso sulle labbra. Erano tuttimorti di paura».Silvio Berlusconi si riferiva ate - all’epoca direttore dellaSta m p a - quando il 2 dicem-bre 2008, da presidente delConsiglio, durante una visitain Albania ringhiò: «Certi di-rettori cambino mestiere»?Che gli avevi fatto?«A me e a Paolo Mieli, diretto-re del C o r rie re. Avevo pubbli-cato un pezzo sulla sua guerracon Rupert Murdoch per Sky.Prima c’era stato fra noi unpranzo di rappacificazione,infruttuoso. Non so se abbiachiesto la nostra testa. So chepochi mesi dopo entrambi do-vemmo cambiare mestiere:Mieli presidente di Rcs libri,io dell’Ansa».Una volta mi hai confidato cheda direttore del Mess agge rotornavi a casa così stanco dasognarti tutte le notti, quasicon sollievo, di non risvegliar-ti più la mattina. E s a ge rav i ?«No, è così. Arrivò come am-ministratore Enrico Bondi,un tagliatore di teste. Il gior-nale era in rosso per 30 miliar-di di lire, sull’orlo della chiu-sura. Per mesi e mesi restai in-collato alla scrivania, man-giando solo qualche tramezzi-no, in piedi, come i cavalli. Allafine nessuno fu licenziato».Ma Luigi Barzini senior nondiceva che fare il giornalista èfaticoso ma è sempre meglioche lavorare?«Anche questo è vero. Nontutti i redattori si massacrano.Ho diretto testate dove arriva-vano alle 16 senza nemmenoaver letto i quotidiani. Giorna-listi trasportatori, li chiama-vo, capaci solo di trasferire lenotizie dalle agenzie alle pagi-ne».Rinaldo Piaggio, l’imprendi -tore degli aerei da combatti-mento e della Vespa, teorizza-va: «A chi possiede un giorna-le in realtà ne servono al mas-simo tre copie: una per sé, unaper la moglie, se ce l’ha, e una,quella più importante, damandare a Roma». Aveva ra-g io n e?«Fosse ancora vivo, potrebberipeterla. Pochi editori bada-no alla qualità. Vogliono solo

    disporre di uno strumento alservizio dei loro interessi. Eracosì anche per Gianni Agnelli,editore della Sta m p a . Solo cheagiva con più eleganza di al-tr i » .E con il n i p ote John Elkanncome ti sei trovato?«Avemmo due sole divergen-ze. La più spiacevole fu quan-do pubblicai una pagina inte-ra, con richiamo in prima, sulfratello Lapo finito in overdo-se dopo una notte trascorsacon tre transessuali. Altre co-se mi ha consentito di farle

    con un eccesso di gentilezzaencomiabile. Ma scommette-rei che quando lasciai LaSta m p a stappò una bottigliadi champagne».Presiedi un’agenzia di stam-pa che è percepita dalla no-stra categoria come una sortadi Gazzetta Ufficiale: se loscrive l’Ansa, si va sul sicuro.Ma quale ruolo pensi che pos-sa avere in futuro, considera-to che i giornali sembrano av-

    v i ati verso un inesorabile de-cl i n o?« L’Ansa è, per importanza, laseconda agenzia d’Europa e laquinta del mondo. Avendolaanche diretta, penso che pos-sa continuare a essere un’in -terlocutrice del governo e del-le imprese. Certo, fintantochéesisteranno le convenzioniche le consentono d’i n c a s s a resoldi da Stato, Regioni, Comu-ni e altri enti pubblici, unapienezza di autonomia non cipotrà mai essere. Però frabianco e nero sono possibiliinfinite sfumature di grigio. Cisono modi e modi. Si può chi-nare un pochino il capo oppu-re mettersi a tappeto, di fron-te al potere. Da questo puntodi vista, l’Ansa avrà sempreuna funzione di garanzia».Visto che parliamo dei politi-ci e delle loro pretese, fammiun pronostico: Matteo Renzilo vince o lo perde il referen-dum costituzionale di questad o m e n ica ?«Da giornalista osservo chetutti i sondaggi sono per il No.Ma sappiamo come sono an-date a finire le previsioni conla Brexit e con Donald Trump.Io credo che Renzi, con la suaarroganza, con il suo atteggia-mento da Superbone (un per-sonaggio dei fumetti apparsosul Monello negli anni Trenta,n d r) , sia il miglior nemico di séstesso. Però è anche vero cheal Nord in tanti votano con ilportafoglio e sono state diffu-se, artatamente e no, molte vo-ci sul fatto che una vittoria delSì sarebbe preferibile per i no-stri conti, benché l’Ec o n o m i st ,l’altra settimana, abbia scrittoil contrario, e stiamo parlandodi una Bibbia, per l’informa -zione di settore. Insomma, ciandrei cauto».Chi è il politico più arrogantecon il quale hai dovuto fare iconti da direttore?«Bettino Craxi. Una volta mitelefonò sotto elezioni perdirmi che, se le avesse vinte,mi avrebbe buttato giù dallescale del C o r rie re a calci nelsedere. Intanto lei provi a vin-cerle, replicai. Le perse. Un al-tro molto arrogante era Gio-vanni Spadolini. Nella stagio-ne di Mani pulite fu raffigura-to da Giannelli come un gigan-tesco cavallone con un penni-no conficcato nella culatta. Ilriferimento era ad AntonioDel Pennino, parlamentareprocessato per i finanziamen-ti illeciti al Pri. Il senatore a vi-ta mi telefonò inferocito: “Lafarò pentire, Anselmi. Qual-cuno le pagherà il sabato”. Inseguito, attraverso Giorgio LaMalfa, pretesi le sue scuse. ESpadolini me le presentò, per-ché era un gentiluomo. Co-munque ho litigato con tutti ipresidenti del Consiglio, ec-cetto Romano Prodi, con ilquale non sono mai andato ol-tre la divergenza di vedute».Chi o che cosa sta uccidendo ig io r n a l i ?« L’eccesso di sudditanza ver-so il potere. Il distacco dagliinteressi dei lettori. E poi In-ternet: i ragazzi d’oggi prefe-riscono i display alla carta. Ciaggiungerei la codardia dei di-rettori. Uno di loro, piuttostofamoso e molto ossequente,mi ha confidato: “Sai, nonavrei mai detto che un giornosarei diventato direttore. Ma,siccome lo sono diventato, vo-glio restarlo”».Le fusioni, come quella fra LaRe pubbl ic a e La Stampa pas -sata sotto silenzio, sono utiliper salvare i giornali?«Se una cosa simile l’ave s s efatta il povero Berlusconi, sa-rebbe stato mazzolato da tut-ti. L’accusa di attentato alla li-bertà di stampa non gliel’a-

    vrebbe risparmiata nessuno.Questa fusione è solo la ripro-va della rovina del nostro me-stiere. E anche il segno di unavisione editoriale molto fi-nanziaria, slegata dai conte-nuti e dal merito. Non è affattouna buona cosa, bensì ladrammatica denuncia dell’in -capacità di reagire alle diffi -coltà che attraversiamo».In quale dei giornali che hai di-retto la vita è stata più dura?«All’Es p resso. Mi sono diverti-to pochissimo. Era comincia-ta la crisi dei newsmagazine e

    proprio non sapevo che cosafare per contrastarla».All’Es p resso inventasti unruolo che non c’era mai statonello staff di un giornale: as-sistente del direttore. E lo af-fidasti a un giornalista-scrit-tore geniale, il compianto Ed-mondo Berselli. Perché?«Perché l’avrei voluto comevice ma, a riprova delle grandiporcherie di cui è capace lanostra corporazione, non po-

    tei assumerlo, in quanto pub-blicista anziché professioni-sta. Allora m’inventai questoruolo. Berselli lo avevo sco-perto sulle pagine dell’edizio -ne di Modena del Resto delC a rl i n o. Lo facevano scriverelì pensando che non fosse suf-ficientemente bravo per fir-mare sull’edizione nazionale,pensa un po’».Al C o r rie re , dopo l’i nva s io n edel Kuwait, costringesteOriana Fallaci a r i to r n a re in -viata speciale, spedendola n elGolfo Persico.«Non era sicura di essere an-cora capace di fare la corri-spondente di guerra. E sicco-me a dispetto delle apparenzeera umilissima, come tutti igrandi professionisti, ognimattina pretendeva di legger-mi al telefono satellitare i suoireportage, due intere pagine.Essendomi allenato con unavecchia zia che mi chiamavaspesso, dopo un po’ appoggia -vo la cornetta sulla spalla e in-tanto sbrigavo le altre incom-b e n ze » .E poi assumesti Tiziano Ter-zani, che aveva litigato con LaRe pubbl ic a .«Un personaggio sussiegoso.Ma diventammo amici. Inquel periodo lui stava in Thai-landia. Avevamo organizzatoun viaggio insieme nel Laos.Sennonché mi fu offerta la di-rezione del Messag g e ro e do-vetti rinunciare. Tiziano laprese malissimo. “Sei un co-g l io n e”, mi rimproverò, “per -ché le direzioni vanno e ven-gono mentre i viaggi segnanola vita”. Aveva ragione».I giornalisti dovrebbero esse-re licenziabili all’istante, co-me in America, sì o no? Ales -sio Vinci mi ha raccontatoche, quando fu assunto allaCnn, sul suo contratto c’e rascritto che poteva essere cac-ciato «for any reason or no

    reason», per qualsiasi motivoo nessun motivo.«In Italia sarebbe una clausolapericolosa. La loro autonomiaè talmente labile che, con laminaccia costante del licen-ziamento pendente sul capo,finirebbero per essere ancorameno indipendenti».T’è mai capitato di dover li-cenziare qualcuno?«No, anche se avrei avuto tan-ta voglia di farlo. Però ho tolto

    l’incarico a tre vicedirettori».Ma tu non dovevi diventarepresidente della Rai?«Sì, l’offerta mi venne da Lu-ciano Violante, presidentedella Camera. I vari Berlusco-ni, Fini e Casini erano d’ac -cordo. Ma i resti della sinistradc no. Dissi: accetto solo se ladesignazione sarà votata al-l’unanimità. A togliermi le ca-stagne dal fuoco provvide Av -v e n i re, con un corsivo controdi me pubblicato in prima pa-gina. Qualche tempo dopo ildirettore dell’epoca, DinoBoffo, mi confessò che avevaricevuto “una precisa dispo-s i z io n e”, immagino dal cardi-nale Ruini, che, in quanto pre-sidente della Cei, era il suoe d i to re » .Avresti ancora il fiato per ac-cettare una direzione?«La forza fisica sì, sento diaverla ancora. Alla Stampa micapitava di dover rifare il gior-nale alle 23, mentre i tre vice-direttori Giancarlo Laurenzi,Massimo Gramellini e Um-berto La Rocca, molto più gio-vani di me, arrancavano spos-sati. Ma non credo che avreil’intelligenza necessaria pertornare a fare il direttore. So-no troppo vecchio e non domi-no le tecnologie».Che cosa ti rimproveri dopotanti anni passati alla guidadei giornali?«Di aver umiliato le persone.Intendiamoci, la durezza èu n’arma di comando necessa-ria. Ma la mortificazione è tut-t’altra cosa. Mieli una volta mibiasimò per questo: “Il tuoprincipale difetto è che se unapersona la consideri intelli-gente le perdoni tutto, se in-vece ritieni che sia cretinapuò morirti davanti e non fainulla per risollevarla”».Ti senti responsabile del disa-stro Italia?«Ho fatto il direttore per circa30 anni, nel corso dei quali ilPaese è peggiorato sempre dipiù. Come faccio a non sentir-mi un po’ responsabile? Certoche sì. Non siamo stati capacidi difendere i cittadini, cioè inostri lettori. Ci siamo nasco-sti dietro argomenti misere-voli. Mi riconosco una sola at-tenuante: credo di non avermai fatto il giornalista perconto di qualcuno o nell’inte -resse di qualcuno».

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    Francesco GaetanoCaltagirone, editoredel «Messaggero»,mi tolse la direzione:«Lei è abituato a faredi testa sua, io invecevoglio che il giornalefaccia di testa mia»

    IL COSTRUTTORE

    Spedii Oriana Fallacia seguire la guerranel Golfo. Non erasicura di saperancora fare l’inviatae così pretendevadi leggermi al telefonole sue articolesse

    L’UMILISSIMA “

    Con Tiziano Terzanidovevo andarein Laos, ma rinunciaiper la carriera. Luis’infuriò: «Coglione!Le direzioni vannoe vengono, i viaggisegnano la vita»

    IL SUSSIEGOSO

    “John Elkann non mi perdonò d’averpubblicato un’intera pagina, con richiamoin prima, sul fratello Lapo finito in overdosedopo una notte con i trans. Quando lasciai«La Stampa», penso che abbia brindatoa champagne. Gli editori badano ai lorointeressi non alla qualità. Incluso suo nonno,Gianni Agnelli, anche se agiva con eleganza

    L’EDITORE NIPOTE