IL SISTEMA DUNALE ZONAZIONE DELLE VARIE COMUNITA'

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IL SISTEMA DUNALE ZONAZIONE DELLE VARIE COMUNITA' L’ambiente costiero, zona di transizione fra terra e mare, costituisce un ambiente molto diversificato, in cui si possono distinguere un’ampia varietà di ecosistemi. Le dune costiere devono la propria genesi ed evoluzione all’azione del vento che con la propria energia preleva le particelle di sabbia da una sorgente, le trasporta fino a quando la sua velocità lo consente e fino a che esse non incontrano un ostacolo. L’elemento che più frequentemente favorisce la deposizione delle particelle è rappresentato dalla vegetazione che si sviluppa sul margine interno della spiaggia. L’ambiente costiero in generale, e quello dunale nello specifico, rappresentano infatti sistemi articolati e complessi nei quali, in una stretta fascia di territorio, si ha il rapido passaggio dal mondo marino a quello terrestre con il conseguente instaurarsi di forti gradienti ambientali in funzione della distanza dalla linea di costa Le specie vegetali che crescono sulla duna, oltre a contribuire attivamente alla sua edificazione, man mano che la duna stessa si accresce e si articola morfologicamente, si organizzano in differenti fitocenosi che si evolvono contemporaneamente alla duna stessa. Ciascuna comunità vegetale si dispone secondo fasce parallele alla linea di costa seguendo l’andamento dei cordoni dunali. Le comunità si differenziano invece fra loro lungo il profilo topografico dunale, organizzandosi lungo i forti gradienti ambientali, a formare la cosiddetta zonazione costiera della vegetazione. Lungo le coste, in assenza di particolari fenomeni di disturbo, si osserva di norma dal mare verso l’entroterra la seguente zonazione caratterizzata, in relazione alle condizioni stazionali e locali, da diverse tipologie vegetazionali: Formazione di una duna e relativo transetto vegetazionale

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IL SISTEMA DUNALE ZONAZIONE DELLE VARIE COMUNITA' L’ambiente costiero, zona di transizione fra terra e mare, costituisce un ambiente molto diversificato, in cui si possono distinguere un’ampia varietà di ecosistemi. Le dune costiere devono la propria genesi ed evoluzione all’azione del vento che con la propria energia preleva le particelle di sabbia da una sorgente, le trasporta fino a quando la sua velocità lo consente e fino a che esse non incontrano un ostacolo. L’elemento che più frequentemente favorisce la deposizione delle particelle è rappresentato dalla vegetazione che si sviluppa sul margine interno della spiaggia. L’ambiente costiero in generale, e quello dunale nello specifico, rappresentano infatti sistemi articolati e complessi nei quali, in una stretta fascia di territorio, si ha il rapido passaggio dal mondo marino a quello terrestre con il conseguente instaurarsi di forti gradienti ambientali in funzione della distanza dalla linea di costa Le specie vegetali che crescono sulla duna, oltre a contribuire attivamente alla sua edificazione, man mano che la duna stessa si accresce e si articola morfologicamente, si organizzano in differenti fitocenosi che si evolvono contemporaneamente alla duna stessa. Ciascuna comunità vegetale si dispone secondo fasce parallele alla linea di costa seguendo l’andamento dei cordoni dunali. Le comunità si differenziano invece fra loro lungo il profilo topografico dunale, organizzandosi lungo i forti gradienti ambientali, a formare la cosiddetta zonazione costiera della vegetazione.

Lungo le coste, in assenza di particolari fenomeni di disturbo, si osserva di norma dal mare verso l’entroterra la seguente zonazione caratterizzata, in relazione alle condizioni stazionali e locali, da diverse tipologie vegetazionali:

Formazione di una duna e relativo transetto vegetazionale

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BATTIGIA CON SABBIA NUDA SPIAGGIA NON RAGGIUNTA DALLE ONDE CON IL CAKILETO DUNE EMBRIONALI CON AGROPIRETO DUNE MOBILI CON AMMOFILETO DUNE DI TRANSIZIONE: I PRATELLI E LE DEPRESSIONI INTERDUNALI DUNE FISSATE CON VEGETAZIONE ARBUSTIVO – ARBOREA Di seguito sono riportati e descritti gli habitat potenziali che caratterizzano la serie dunale, in gran parte d’interesse comunitario, inseriti negli allegati della Direttiva 92/93/CEE “Conservazione habitat, flora e fauna” con i relativi codici Natura 2000:

Dune: transetto vegetazionale.

Schema della vegetazione dunale.

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Habitat 1210 “Vegetazione annua delle linee di deposito marine” BATTIGIA CON SABBIA NUDA In prossimità della battigia, è presente la cosiddetta “zona afitoica”, cioè priva di piante superiori. Può essere invece cospicuo il materiale vegetale morto che il mare deposita sulle spiagge. SPIAGGIA NON RAGGIUNTA DALLE ONDE CON IL CAKILETO Nel tratto successivo della spiaggia emersa, la prima fascia di vegetazione è generalmente costituita dalle cosiddette specie pioniere, specie annuali con un ciclo vitale estremamente breve, che si conclude nel giro di pochi mesi in tarda primavera o in estate. Alla fine del brevissimo ciclo vitale, a fine estate sono prodotti i frutti/semi che rimangono sepolti sotto la sabbia o sono dispersi grazie al vento, al moto ondoso, alle correnti marine e alle maree, per poi germinare in autunno o l’anno successivo. Costituisce l’habitat del primo avamposto vegetale che colonizza la fascia più prossima al mare: il salsolo-cakileto (Salsolo kali-Cakiletum maritimae), associazione conosciuta con il nome di Cakileto. È una comunità a spiccato pionierismo, poiché vegeta nel tratto di spiaggia subito dopo la fascia afitoica della battigia. Le specie tipiche sono poche, alonitrofile, terofite e migratorie, ma a carattere permanente, fornite di particolari adattamenti morfologici, come ad esempio gli ampi apparati radicali, la crassulenza e la spinescenza. Le specie caratterizzanti sono: la ruchetta di mare e la salsola accompagnate quasi costantemente da un’altra terofita nitrofila, la nappola (Xanthium orientale subsp. italicum). Spesso penetrano alcune specie del vicino Agropireto, con il quale è in contatto e, a volte, in mosaico, come l’agropiro delle spiagge, il logliarello delle spiagge (Cutandia marittima), il convolvolo delle spiagge e la gramigna delle spiagge.

Cakileto.

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Habitat 2110 “Dune mobili embrionali” DUNE EMBRIONALI CON AGROPIRETO Le prime dune che si formano sulla spiaggia, svincolata dall’influenza diretta del mare ma suscettibile di essere raggiunta dalle onde di tempesta, sono rappresentate dall’associazione pioniera detta Agropireto (Echinophoro spinosae-Elymetum farcti), in cui domina l’agropiro delle spiagge che conferisce la fisionomia associativa. Come per l’ammofila anche l’agropiro delle spiagge possiede lunghi rizomi striscianti in cui s’imbriglia la sabbia trasportata dal vento, formando i primi accumuli di sabbia. La composizione floristica è povera e generalmente comprende il finocchio litorale spinoso e l’eringio marittimo. Occasionalmente sono presenti specie del vicino Cakileto, come la ruchetta di mare (Cakile marittima subsp. maritima) e la salsola erba kali (Salsola kali), o specie dell’ammofileto come l’euforbia marittima, il convolvolo delle spiagge e l’ammofila arenaria. Un’ulteriore comunità vegetale pioniera che si accompagna all’agropireto è lo sporoboleto, dominata dalla gramigna delle spiagge (Sporobolus virginicus ex S. pungens). In questa fascia si diffondono frequenti ed estesi popolamenti dello zigolo delle spiagge (Cyperus capitatus ex C. kalli), formanti l’aggruppamento a Cyperus kalli. Lo zigolo è una ciperacea specializzata alla vita sulle dune litoranee, ove svolge un’importante funzione di consolidamento delle dune, con i suoi lunghi rizomi striscianti. Le superfici ricoperte dallo zigolo delle spiagge sono generalmente i lati della duna esposti alla salsedine e all’insolazione. Infatti, la sabbia sciolta ed incoerente non trattiene l’acqua e pertanto il substrato risulta molto arido e ricco di sale trasportato in sospensione dalle correnti marine. A queste severe condizioni lo zigolo riesce ad adattarsi, come accade per altre specie psammofile, grazie ad un notevole sistema radicale, alla riduzione della superficie traspirante delle foglie e alla protezione degli stomi. I fattori di pressione che incidono sullo stato di conservazione di questo habitat sono le opere di livellamento delle dune per recuperare spiaggia utile alla posa degli ombrelloni, il calpestio incontrollato da parte dei turisti e la presenza di attraversamenti pedonali che dall’area urbanizzata conducono all’arenile.

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Agropireto.

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Habitat 2120 “Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria” DUNE MOBILI CON AMMOFILETO Comprende la vegetazione erbacea perenne delle dune embrionali e mobili. Questo habitat si sviluppa nella fascia non colpita dalle onde del mare in tempesta. L’Ammofileto (Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae) forma le dune più alte, ma ancora mobili, poste alle spalle dell’agropireto. Questo habitat prende il nome dall’ammofila arenaria, o sparto pungente, (Ammophila arenaria subsp. australis), poacea perenne. Le dune sono edificate dai cespi di questa robusta pianta, ove s’imbriglia una certa quantità di sabbia. L’ammofila, che nella porzione ipogea presenta un rizoma, si sviluppa in orizzontale ma anche in verticale, cioè verso l’alto, ogni qualvolta è ricoperta dalla sabbia. In questo modo la duna, anno dopo anno, cresce, arrivando anche a vari metri d’altezza, fin quando si stabilisce un equilibrio dinamico tra accumulo ed erosione eolica. L’ammofileto è floristicamente molto ricco, infatti, all’azione di consolidamento delle dune contribuiscono: l’agropiro delle spiagge (Elymus farctus subsp. farctus ex Agropyron junceum), il finocchio litorale spinoso (Echinophora spinosa) e l’erba medica marina (Medicago marina); cui si associano l’eringio marittimo (Eryngium maritimum) l’euforbia marittima (Euphorbia paralias) e il bellissimo e rarissimo convolvolo delle spiagge (Calystegia soldanella). Ad incidere sullo stato di conservazione sono il calpestio da parte dei turisti, gli attraversamenti pedonali e le opere di livellamento degli avamposti dunali.

Ammofileto.

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DUNE DI TRANSIZIONE: IL CRUCIANELLETO, I PRATELLI E LE DEPRESSIONI INTERDUNALI Dietro le prime dune mobili stabilizzate da Ammophila arenaria si crea una zona riparata con rilievi più modesti, dove il substrato è ancora sabbioso ma con una certa componente di materia organica e dunque più compatto. In questa fascia più riparata sono numerose le specie che trovano le condizioni adatte per la loro sopravvivenza; si tratta soprattutto di camefite, cioè di piante perenni con gemme non molto lontane dal suolo. Sulle coste tirreniche dell’Italia centrale, lungo i fianchi in lieve pendio delle dune, si stabilisce la Crucianella maritima, una camefita dai fusti prostrati, legnosi alla base, che forma una fitocenosi caratteristica, indicata con il nome generale di “Crucianelleto”. Questa specie è accompagnata da altre specie tra cui Ononis variegata, Pancratium maritimum, Lotus cytisoides e sporadicamente da sparsi individui delle specie legnose di macchia. La fascia del Crucianelleto è stata attualmente rinvenuta in pochi siti del litorale laziale, a causa dell’alterazione antropica delle dune e dei fenomeni erosivi. Inoltre questa comunità caratterizzata da specie perenni è spesso sostituita da altre fitocenosi, in cui generalmente predominano al contrario specie erbacee annuali che si espandono negli spazi aperti raggiungendo una notevole copertura. Fra esse, si possono citare Silene colorata, Ononis variegata e numerose poacee, quali Vulpia fasciculata, Phleum arenarium subsp. caesium, Lagurus ovatus eCutandia maritima. In questo caso si parla, per via del breve ciclo vitale, di “pratelli terofitici”. Nelle vallecole poste fra i cordoni litorali si sviluppa un ambiente particolare del sistema dunale, le depressioni interdunali, modellate dal deflusso dell’acqua piovana e arricchite dalle particelle più fini e dal materiale organico in decomposizione proveniente dalla sommità delle dune. L’impermeabilità del substrato, dovuta all’accumulo di materiale fine nel suolo, può far sì che in queste lacune si creino veri e propri ambienti umidi.

Cruciannelleto.

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Habitat 2230 “Dune con prati dei Malcomietalia” Si tratta di comunità vegetali composte da specie annuali (terofitiche), effimere, a vistosa fioritura primaverile, che si sviluppano sulla sommità delle dune marittime, tra gli spazi lasciati liberi dall’Ammofileto e dall’Agropireto. I Malcomietalia sono sub-associazioni afferenti alla classe delle Thero-Brachipodietea. La vegetazione terofitica dei mosaici dunali e retrodunali crea pratelli terofitici il cui periodo vegetativo si esaurisce nella stagione estiva, quando le piante seccano e conferiscono all’ambiente un tipico aspetto arido. Le diverse tipologie di associazioni vegetali che caratterizzano : - Sileno-ononideieto (Sileno colorate-Ononidetum variegatae), dal nome delle specie dominanti: l’ononide screziata (Ononis variegata), il logliarello delle spiagge (Cutandia maritima) e la silene colorata (Silene colorata). S’insedia sulle spiagge rimaneggiate, davanti all’Agropireto o al suo interno. - Ambrosio lofocloeto (Ambrosio coronopifoliae-Lophochloetum pubescentis), caratterizzata dal paleo pubescente (Rostraria litorea ex Lophochloa pubescens) e dall’ambrosia a foglie di Coronopus (Ambrosia coronopifolia). Associazione a carattere nitrofilo che s’insedia sulle sabbie litoranee rimaneggiate. - Sileno-vulpieto (Sileno coloratae-Vulpietum membranaceae), dominata dalla silene colorata e dal vulpia membranacea (Vulpia fascicolata ex V. membranaceae), accompagnati dal paleo pubescente e dall’erba medica litorale (Medicago littoralis). Quest’associazione si afferma nelle chiarie dell’Ammofileto e alla base dei versanti continentali delle dune, oltre che nelle aree retrodunali, in zone particolarmente aride.

Esempio di vegetazione dunale.

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Habitat 1410 “Pascoli inondati mediterranei” Questa’area include anche la vegetazione alofita delle praterie salate ad emicriptofite e la vegetazione dei canneti salmastri. Le praterie salmastre mediterranee (Juncetalia maritimi) si rinvengono alla foce dei fiumi e in alcune aree retrodunali. Riuniscono associazioni costiere proprie delle depressioni dunali caratterizzate da elevata salinità, in suoli sabbioso-limosi, spesso ricchi di argille, temporaneamente invasi dall’acqua salata ma esposti all’aridità estiva. I suoli risultano tossici per gran parte delle piante, poiché la loro salinità può superare l’1%, per cui vi vivono poche entità specializzate, dette alofite (dal greco alos=sale e file=amico), capaci di tollerare elevate concentrazioni saline. Le alofite hanno acquisito vari adattamenti, simili alle piante di ambienti aridi, poiché la forte salinità rende i substrati “fisiologicamente aridi”. In essi l’acqua è disponibile solo per le piante capaci di assorbirla, avendo sviluppato elevate pressioni osmotiche. I vari tipi di adattamento più comuni sono la succulenza dei fusti e delle foglie, la riduzione della superficie fogliare, l’impermeabilità delle radici ai sali. Altre strategie di adattamento sono rappresentate dall’accumulo di sale nelle cellule, per bilanciare la pressione osmotica della soluzione di suolo, e dall’eliminazione dei sali attraverso speciali cellule secretici. Le praterie salate a emicriptofite sono generalmente comunità molto dense. Si formano su suoli a salinità meno elevata rispetto a quelli dei salicornieti. Instaurandosi in aree umide retrodunali quali le foci dei fiumi e dei torrenti teme l’aridità prolungata e la canalizzazione dei fiumi. La rettificazione dei torrenti e dei fossati gioca un ruolo negativo nella conservazione di questo tipo di habitat.

Pascoli inondati mediterranei a Juncus sp.

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6420 “Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion” Giuncheti mediterranei e altre formazioni erbacee igrofile, di taglia elevata, del Molinio-Holoschoenion, prevalentemente ubicate presso le coste in sistemi dunali, su suoli sabbioso-argillosi, ma talvolta presenti anche in ambienti umidi interni capaci di tollerare fasi temporanee di aridità. Rapporti seriali: il pascolamento, in particolare di bovini ed equini, favorisce la persistenza di queste formazioni a giunchi nel tempo. In assenza di attività agro-pastorali si verifica l'invasione da parte di specie igrofile arbustive (salici ecc.) che conduce allo sviluppo di boscaglie e boschi a dominanza di frassino meridionale degli habitat 91B0 "Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia", 91F0 "Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)". Sulle coste nordadriatiche, le condizioni subalofile in cui si sviluppano queste comunità, le rendono relativamente stabili. I contatti catenali sono vari e si possono considerare, fra gli altri, diversi aspetti di vegetazione elofitica e palustre quali canneti e cariceti; frequente è il mosaico con l’habitat 1410 "Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)" e 3170* "Stagni temporanei mediterranei". Molto significativo è l’aggruppamento del falasco bianco (Imperata cilindrica), rilevato in Abruzzo unicamente a Marina di Vasto. Si colloca in posizione retrodunale, su substrato sabbioso-limoso. Esiguo è il corteggio delle specie che l’accompagnano: si osserva l’equiseto ramoso, la cannuccia di palude, l’atriplice comune, il rovo (Rubus ulmifolius), l’agropiro pungente e la nappola. DUNE FISSATE CON VEGETAZIONE ARBUSTIVO – ARBOREA 2250 “Dune costiere con Juniperus spp” Il retroduna è solitamente caratterizzato dalla presenza di macchia mediterranea e di boschi retrodunali. La vegetazione dei litorali sabbiosi raggiunge la sua forma più complessa nella fascia di transizione all’ambiente continentale che è costituita dalle cosiddette “dune fisse”. Esse ospitano una vegetazione arbustivo-arborea, sempreverde, che approfitta della maggiore stabilità e delle condizioni più riparate tipiche di questa fascia. Il primo tratto è generalmente caratterizzato da una macchia pioniera bassa, che nell’Italia centrale è spesso dominata dal Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa) e che ripara dai venti salsi e dall’azione abrasiva dei granelli di sabbia le formazioni di macchia più interne. Questa comunità, detta Ginepreto, costituisce il primo stadio legnoso nelle aree sabbiose e contribuisce fortemente al consolidamento della duna. La macchia pioniera è abbastanza ben rappresentata sul litorale tirrenico grazie alla sua elevata resistenza al disturbo. In caso d’erosione della linea di costa, la macchia pioniera può però venire a trovarsi a diretto contatto con la spiaggia. Divengono allora osservabili segni evidenti di danno alle foglie causati dallo spray marino. 2260 “Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia” Procedendo verso l’interno, segue dunque una macchia alta strutturalmente più complessa, composta da più specie arbustive, come Pistacia lentiscus e Phillyrea latifolia e da specie lianose, quali Smilax aspera, Lonicera implexa) eClematis flammula.

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Nelle zone ancora più interne, caratterizzate da suoli più maturi, compare il leccio (Quercus ilex) che di norma costituirebbe il vero e proprio bosco litoraneo o “Lecceta”. Nell’Italia centrale, tuttavia, tali formazioni sono divenute rare a causa dello sfruttamento edilizio e, nella maggior parte dei casi, sono state sostituite da rimboschimenti a pini mediterranei (Pinus pinea, Pinus pinaster, Pinus halepensis). Il fenomeno del degrado e della perdita del paesaggio dunale ha interessato tutti i Paesi costieri dell’Unione Europea e in particolar modo le coste del Mediterraneo. In Italia tali ambienti hanno mantenuto fino al XIX secolo un buono stato di conservazione dal punto di vista morfologico, idrogeologico e naturalistico, ma nel XX secolo l’impatto antropico sulle coste è divenuto particolarmente intenso, a causa del crescente sfruttamento turistico e della generale industrializzazione, uniti allo sfruttamento agricolo intensivo del territorio planiziale. Ecosistemi costieri in buono stato di conservazione sono attualmente osservabili soltanto in pochi siti del litorale italiano mentre, lungo la gran parte di esso, l’aumento della pressione antropica e dell’erosione marina hanno determinato una perdita di identità floristico-vegetazionale degli ambienti costieri, che si manifesta con l’alterazione/scomparsa degli habitat e la rarefazione/estinzione locale delle specie vegetali tipiche 2270* “Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster” Dune costiere colonizzate da specie di pino termofile mediterranee (Pinus halepensis, P. pinea, P. pinaster). Si tratta di formazioni raramente naturali, più spesso favorite dall’uomo o rimboschimenti. Occupano il settore dunale più interno e stabile del sistema dunale. L’habitat è distribuito sulle coste sabbiose del Mediterraneo in condizioni macrobioclimatiche principalmente termo e meso-mediterranee ed in misura minore, temperate nella variante sub-mediterranea. La maggior parte delle pinete, anche quelle di interesse storico, sono state quindi costruite dall’uomo in epoche diverse e talora hanno assunto un notevole valore ecosistemico. Si deve per contro rilevare che a volte alcune pinete di rimboschimento hanno invece provocato l’alterazione della duna, soprattutto quando sono state impiantate molto avanti nel sistema dunale occupando la posizione delle praterie umide o addirittura più avanti. L’habitat “Dune con foreste di Pinus pinea e/o P. pinaster” è sicuramente uno dei più problematici per gli aspetti di tutela. Rimboschimenti con prevalenza di Pino d’Aleppo e di Pino domestico, si rinvengono praticamente lungo tutte le coste basse sabbiose della penisola italiana e su gran parte di quelle sarde. Si deve necessariamente riconoscere che in termini ecologici e di protezione degli habitat costieri questi tipi di vegetazione determinati dall’azione umana, non hanno sempre avuto un effetto positivo. Infatti spesso la realizzazione di questi ha accelerato i processi erosivi piuttosto che rallentarli. Pertanto si ritiene che la conservazione vada rivolta alle situazioni che si possono considerare autoctone e a quelle artificiali il cui impianto è stato effettuato prevalentemente nell’area di potenzialità per le formazioni forestali della classe Quercetalia ilicis. Vanno escluse invece le azioni di tutela per tutti quegli impianti che sono stati realizzati inopportunamente in posizione più avanzata a livello dei segmenti dunali con potenzialità per formazioni tipicamente psammofile.

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Pineta.

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Ginepreto.

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Lecceta.

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Vista dall’alto della Pineta Dannunziana.

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Alto esempio di bosco litoraneo abruzzese: la Lecceta nella Riserva Naturale Lecceta di Torino di Sangro (vista dall’alto).