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pianetaterra il periodico fondato da Ciro Vigorito Mensile di informazione e cultura dell’Ambiente, dell’Energia, delle Fonti Rinnovabili e della qualità della vita Comitato di Redazione Simone Togni, Peppe Iannicelli, Stefania Abbondandolo, Ciro Annunziato, Arturo Cocco Direttore responsabile Peppe Iannicelli Hanno collaborato a questo numero Nino Apreda, Cecilia Bergamasco, Giuseppe Campana, Maurizio Carucci, Giampiero Castellotti, Sergio Ferraris, Eugenio Marotta, Silvia Martone, Antonio Monizzi, Ilaria Pimental, Antonio Jr Ruggiero, Gabriele Salari, Simone Togni, Concetta Voto www.ilpianetaterra.it [email protected] Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003 presso il Tribunale di Napoli Proprietario del Periodico gps srl Coordinamento e realizzazione editoriale mixassociati srl via G. Calandriello, 1 • 82100 Benevento telefono e fax 0824.310933 e-mail [email protected] Progetto grafico effeci Fotografia a cura di Giancarlo Colombo/Fidal (cover, pagg. 8-9 e 12) Claudio Leoni (pagg.38-39) Stampa Arti Grafiche Cecom srl Bracigliano (Sa) Per la realizzazione di questa rivista è stata scelta Revive 100 Natural nella finitura matt carta composta al 100% da fibre riciclate Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di Redazione intende rispettare la piena libertà di giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti gli interessati, tuttavia è compito della Redazione definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione, anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su “il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e citando ovviamente la fonte. Editoriale Peppe Iannicelli Rinnovabili, l’Italia cambi marcia per il nostro bene Simone Togni Di Martino: “io salto più alto con la forza del vento” Eugenio Marotta Lucky Wind: le Signore del vento Concetta Voto Le città del vento Gabriele Salari Il vento sembrava un problema... Antonio Monizzi Energie rinnovabili e paesaggio Cecilia Bergamasco Monteveglio, il paese a emissioni zero Maurizio Carucci La formula dell’efficienza Sergio Ferraris Le acque della salute Giampiero Castellotti Meeting Rimini 2011 Nino Apreda È arrivato il momento di puntare sull’eolico Silvia Martone Le parole al vento! Ilaria Pimental 3 Energia Pulita > Newsletter ANEV • Eolica Expo 2011 • Corsi di formazione ANEV 2011/2012 • Premio Giornalistico “energia del vento” • Eolico e Avifauna • Calendario Eventi 4 8 14 19 23 26 38 44 48 53 58 Un po’ di vento fa sempre bene... Anno VIII • ottobre 2011 • n. 2 56 sommario

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pianetaterrail

periodico fondato da Ciro Vigorito

Mensile di informazione e culturadell’Ambiente, dell’Energia, delle Fonti Rinnovabilie della qualità della vita

Comitato di RedazioneSimone Togni, Peppe Iannicelli, Stefania Abbondandolo, Ciro Annunziato, Arturo Cocco

Direttore responsabilePeppe Iannicelli

Hanno collaborato a questo numeroNino Apreda, Cecilia Bergamasco, Giuseppe Campana, Maurizio Carucci, Giampiero Castellotti, Sergio Ferraris, Eugenio Marotta, Silvia Martone, Antonio Monizzi,Ilaria Pimental, Antonio Jr Ruggiero, Gabriele Salari, Simone Togni, Concetta Voto

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Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003presso il Tribunale di Napoli

Proprietario del Periodicogps srl

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Per la realizzazione di questa rivista è stata sceltaRevive 100 Natural nella fi nitura mattcarta composta al 100% da fi bre riciclate

Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di Redazione intende rispettare la piena libertà di giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti gli interessati, tuttavia è compito della Redazione defi nire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione, anche parziale degli scritti e dei grafi ci pubblicati su “il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e citando ovviamente la fonte.

Editoriale Peppe Iannicelli

Rinnovabili, l’Italia cambi marcia per il nostro bene Simone Togni

Di Martino: “io salto più alto con la forza del vento” Eugenio Marotta

Lucky Wind: le Signore del vento Concetta Voto

Le città del vento Gabriele Salari

Il vento sembrava un problema... Antonio Monizzi

Energie rinnovabili e paesaggio Cecilia Bergamasco

Monteveglio, il paese a emissioni zero Maurizio Carucci

La formula dell’effi cienza Sergio Ferraris

Le acque della salute Giampiero Castellotti

Meeting Rimini 2011 Nino Apreda

È arrivato il momento di puntare sull’eolico Silvia Martone

Le parole al vento! Ilaria Pimental

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Un po’ di vento fa sempre bene...

Anno VIII • ottobre 2011 • n. 2

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sommario

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ENERGY work

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L’Italia, il mondo, sono ad un bivio. La drammatica crisi economica glo-bale ha evidenziato tutte le anomalie e le ingiustizie di un modello pla-netario di sviluppo che presenta incongruenze ormai non più sostenibili nella distribuzione della ricchezza, nell’utilizzo consapevole delle risorse naturali, nelle direttrici di prospettiva. Nei diversi ambiti e per le diverse responsabilità, tutti e ciascuno sperimentano un senso d’inquietudine ri-spetto al futuro.

Le generazioni correnti hanno la percezione, mai prima era successo nella storia umana, che le nuove generazioni rischiano di star peggio di noi. Questa considerazione può innescare un duplice atteggiamento. La re-azione istintiva è quella di difendere le posizioni privilegiate in una sorte di carpe diem schizofrenico e bulimico.

Continuare a consumare fi no all’ultima goccia del barile egoisticamen-te dimentichi del dopo. Una vita senza orizzonti. La reazione più saggia è quella di ripensare a livello globale le prospettive della vita individuale e collettiva che garantiscano la sopravvivenza stessa del pianeta Terra.

Accanto a tanti eventi funesti, ci sono segnali importanti di controten-denza. Aziende, enti, dirigenti, tecnici mettono in campo iniziative virtuose per innescare una nuova etica del consumo, esplorare nuove fonti energe-tiche, sperimentare luoghi di vita e di lavoro ecosostenibili, diffondere con-sapevolezza pur in un quadro normativo - è il caso dell’Italia - non privo di contraddizioni e pletorici intoppi. Siamo ad un bivio.

È il tempo di scegliere la direzione giusta per noi ed i nostri fi gli, per le aziende e le comunità. La nostra rivista ha scelto di puntare al futuro dando voce e mettendo in rete i fermenti positivi che - adeguatamente coltivati - possono generare cambiamento.

Peppe Iannicelli Direttore de “il Pianeta Terra”

editorialeeditorialeeditoriale

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Rinnovabili, l’Italia cambi marcia per il nostro beneSi può quantifi care il costo di vite umane e qualitàdella vita collegato all’emissione di inquinanti fossili?

Simone Togni

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Come noto quella che stiamo vivendo è una situazione diffi cile sia da un punto di vista economico-fi nanziario sia da un punto di vista sociale, nella quale la ridottissima disponibilità di risorse economiche lascia an-che agli esecutivi più coraggiosi pochi spazi di manovra per investire in crescita, rilancio industriale e sostegno alle aziende.

In questo contesto si inserisce l’urgente e necessaria defi nizione del quadro normativo che il settore delle Fonti Rinnovabili attende da tempo, e che dovrà consentire, questo dice la Direttiva Comunitaria sulle rinno-vabili, di rimuovere ogni tipo di ostacolo ancora esistente al raggiungi-mento dell’Obiettivo al 2020.

Ricordiamo infatti che l’Italia, come tutti gli altri Paesi Europei, ha vo-lontariamente assunto come proprio obiettivo vincolante al 2020 di co-prire almeno il 17% dei consumi energetici con fonti rinnovabili di ener-gia contro una media comunitaria del 20%.

Il motivo per il quale i trattati internazionali, quelli comunitari e le normative nazionali assumono come necessario l’impegno dei singoli stati a sostenere tali fonti di energia, è abbastanza facile da capire, infatti se è vero che queste tecnologie sono più care se confrontate con i medesi-mi criteri utilizzati per calcolare il costo di quelle tradizionali, valutando anche quelli che sono i costi esterni e quello che vorrei chiamare il valore intrinseco di queste tecnologie, la questione cambia.

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Infatti chi di noi potrebbe dare una quantifi cazione all’essere energeticamente autosuffi cienti?

Quanto vale la riduzione in Euro della bilancia commerciale del nostro Paese per i milioni di barili di petrolio non importati?

Cosa saremmo disposti a offri-re per non rischiare più di dover restare al buio per la decisione di qualcun altro che decide di chiu-dere un tubo ? Si può quantifi care il costo in termini di vite umane e di qualità della vita collegato all’emissione di inquinanti emessi dalle fonti fossili?

Tutte domande scomode, so-prattutto per chi si è convinto per decine e decine di anni che quella era l’unica strada, che chi parla-va di rinnovabili era naif, vetero-ambientalista o solo un visionario.

Oggi è cambiato ogni schema, e la grande sovraccapacità del nostro Paese in termini di offerta elettrica, potrebbe essere giocata dal nostro Paese in modo strate-gico, prevedendo fi n d’ora un pe-riodo di sofferenza, quale è oggi, che però si potrebbe trasformare in strategia vincente nel medio periodo.

Ipotizziamo infatti che dalla Libia arriveranno nel futuro meno materie prime, che per gli approv-vigionamento di gas dalla Russia permangano gli attuali rischi che generano incertezza sulla stabili-tà delle forniture del gas, che l’u-scita della Germania e, seppur più avanti, della Francia dal nucle-are civile determini un signi-fi cativo calo della produzio-ne elettrica in quei Paesi e quindi l’impossibilità di importare energia come oggi facciamo.

A questo contesto, non troppo irreale, dovremmo somma-re l’instabilità com-

plessiva dell’area mediorientale, la crescita dei consumi energetici della Cina e dell’India, e il quadro che si delinea è estremamente più complesso, e dovrà ridefi nire i ca-noni stessi che sono alla base del-le politiche energetiche.

Infatti non potrà essere il mer-cato, o solo il mercato a regola-re questa transizione, perché di transizione si parla, ma la caren-za stessa dell’energia diventerà elemento strategico slegato da valutazioni economiche, e questo signifi cherà che l’indipendenza energetica è il primo elemento strategico di politica energetica che un Governo illuminato do-vrebbe voler raggiungere.

In questo contesto di medio-lungo periodo tuttavia ci troviamo oggi a dover fare fronte alle criti-cità che l’attuale situazione eco-nomico-fi nanziaria ci impone, con l’esito che queste tecnologie non solo non vengono sostenute, ma si decide con una decisione comple-tamente ottusa, di caricare sulle Fonti Rinnovabili una nuova tassa del 10,5% di valore, che compor-terà danni irreparabili, bloccando defi nitivamente i nuovi investi-

menti. Come se ne esce?

L’unica stra-da possibile oggi è quella di rive-dere complessi-vamente tutto il

sistema degli i n -

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centivi, dei meccanismi di defi ni-zione degli stessi, della gestione dei fl ussi fi sici di energia, delle possibili alternative derivanti da sistemi innovativi come gli accu-muli, e rendendo effi cienti i siste-mi autorizzativi e gestionali per i nuovi impianti.

Per quanto riguarda gli incen-tivi un passaggio dei meccanismi di sostegno dalla produzione alla realizzazione potrebbe meglio co-niugarsi con le attuali situazioni di crisi delle banche e dei merca-ti, così da permetterne anche una loro più agevole ed automatica parametrazione ai veri costi del-la tecnologia, consentendone un adeguamento rapido in salita o in discesa onde evitare il ripetersi di situazioni incontrollate come per il fotovoltaico.

Altro aspetto centrale che ser-virebbe rapidamente defi nire, è le-gato alla necessità di una drastica semplifi cazione autorizzativa che contribuirebbe molto ad avvici-nare i costi nazionali autorizzativi a quelli europei, e conseguente-mente di riordinare gli incentivi, meglio se affi ancato da uno svi-luppo importante e mirato delle infrastrutture energetiche nazio-nali che consentirebbe un ben più effi ciente sfruttamento delle ri-sorse rinnovabili, e non, del nostro Paese.

Come evidente quindi una ri-organizzazione complessiva del sistema sembra necessaria, ma sarebbe indispensabile che fosse fi nalmente organica e adeguata-mente costruita al fi ne di porre mano complessivamente al com-parto elettrico con competenza e, soprattutto, con una visione di medio-lungo periodo, fatta per il bene comune e non per qualche meschino interesse particolare.

Bisogna quindi lavorare sul-le regole e sugli scenari, liberan-

do tutte le risorse e aumentando la concorrenza, eliminare i costi inutili, le farraginosità, riducendo sensibilmente gli sprechi.

In poche pa-role fare una dra-stica ope-razione di e f f i c i enta -mento del si-stema da cui ne trarrebbero benefi cio in-nanzitutto gli operatori seri, nazionali e non, e quindi tutto il sistema che solo così potrebbe in pochi anni porta-re l’Italia dove co-munque dobbiamo arrivare se vogliamo continuare a crescere, e cioè a non dover essere dipendente energe-ticamente per il futuro da Paesi terzi.

Per fare ciò servirebbe fi nal-mente anche nel nostro Paese un Ministero dell’Energia, che pos-sa affrontare organicamente un percorso necessario oggi più che mai, nel frattempo ci accontente-remmo di avere se non nei tempi previsti dalla legge che sono già passati, ma almeno non troppo dopo la loro scadenza, i Decre-ti Ministeriali che defi niscono il quadro normativo e regolatorio delle Rinnovabili per raggiungere l’obiettivo al 2020

inutili, le farraginosità, riducendo sensibilmente gli sprechi.

In poche pa-

ne trarrebbero benefi cio in-nanzitutto gli operatori seri, nazionali e non, e quindi tutto il sistema che solo così potrebbe in pochi anni porta-re l’Italia dove co-munque dobbiamo arrivare se vogliamo

L’Italia deve procedere alla urgente

e necessaria defi nizione del quadro

normativo che il settore delle Fonti

Rinnovabili attende da tempo in

linea con la Dir. Comunitaria sulle

rinnovabili e che dovrà consentire

di rimuovere ogni tipo di ostacolo

ancora esistente al raggiungimento

dell’Obiettivo al 2020 avendo

volontariamente assunto come

proprio obiettivo vincolante al 2020

di coprire almeno il 17% dei

consumi energetici con fonti

rinnovabili di energia.

Il portale Europa 2020:http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm

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ENERGICA mente

Di Martino: “io salto più altocon la forza del vento”Amo le pale eoliche. Sembrano dei fi ori con la corollache gira. M’incanto a guardarle e sono molto ingegnosa

Eugenio Marotta

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ENERGICA mente

Amore e odio. La campionessa di salto in alto, Anto-nietta Di Martino, ha imparato col tempo ad apprezzare gli agenti atmosferici. A tal punto da sfruttarne le poten-

zialità e da rimanere incantata davanti alla forza del vento. Recentemente ospite di una trasmissione su

Sky che ha puntato i rifl ettori sui protagonisti delle ultime Olimpiadi di Pechino, la pri-

matista italiana dopo undici mesi di gare e competizioni agonisti-

che si è concessa un po’ di meritato riposo. Anto-

nietta Di Martino ha staccato la spina per presentarsi in

pedana a febbra-io prossimo in vista dei mon-diali indoor che si terranno agli inizi di marzo a Istanbul in Tur-chia.

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Che rapporti hai con gli agenti at-mosferici in generale: vento, pioggia, sole?

All’inizio della mia carriera era un rapporto molto contrasta-to. Non amavo tanto il vento e la pioggia. Alla fi ne, però, mi sono abituata. Dove mi alleno c’è sem-pre vento. Se piove, ad esempio, mi alleno comunque sotto la piog-gia. Diciamo che sono diventati miei amici.

Che esperienza hai avuto con que-sti elementi?

Con la pioggia è stata l’espe-rienza più diffi cile.

In che senso?Ho ancora impresse nella me-

moria le qualifi cazioni alle Olim-piadi. Appena dovevamo entrare in campo si è abbattuto in pista un acquazzone fortissimo: acqua e vento hanno costretto i giudici a rinviare la gara di oltre un’ora. Anche quando ci dissero di rien-trare, però, c’era ancora un tem-paccio. Ho fatto le qualifi cazioni a Pechino con i cinesi che ci asciu-gavano l’acqua sotto i piedi.

Per quanto riguarda il vento invece, non ho mai gareg-

giato con tanto vento. Devo dire che amo

il vento. Soprat-tutto quando

mi alleno e fa caldo.

Un po’ di vento fa sempre bene. Rin-fresca le mie gior-

nate di alle-namento.

I tuoi ricordi da bambina, invece. Che rapporto hai avuto con vento, acqua e sole. Ti sei mai scottata ad esempio?

Sono legati alle prime gare quando ero piccola. Ricordo anco-ra le gare regionali sotto l’acqua. Era tutto diverso.

Andavo soltanto per gareggiare e non c’era la pressione e la ten-sione di una gara agonistica. Era bello per questo. Facevo l’eptath-lon (sette gare in due giorni).

Per quanto riguarda il sole, in-vece, non mi sono mai ustionata. Sebbene andavamo spessissimo a mare, mia madre è sempre stata molto attenta a non farmi prende-re scottature.

Quando pensi all’energia quali cose ti vengono in mente?

È la sensazione che provo pri-ma di un salto importante. Quan-do, cioè, sento dentro di avere la giusta energia per fare quella mi-sura. Mi capita spesso.

Ed ancora: il fatto di correre e non stancarmi; di essere stanca e sapere di avere altra energia. È come una specie di “riserva” che tiro fuori quando sono stanca.

Da dove prendi la carica d’energia per una prova impegnativa come gli allenamenti e le gare?

Dalle motivazioni senza ombra di dubbio. È l’unica cosa che può farti andare avanti.

Se hai un obbiettivo, ad esem-pio, tutto ti sembra più semplice. Se non hai motivazione, invece, diventa tutto maledettamente dif-fi cile.

È dura, infatti, sacrifi carsi per qualcosa che per te non è così im-portante.

giato con tanto vento. Devo dire che amo

il vento. Soprat-tutto quando

mi alleno e fa caldo.

di vento fa sempre bene. Rin-fresca le mie gior-

nate di alle-namento.

È stata medaglia

d’argento ai Campionati del

mondo di atletica leggera di Osaka nel

2007, facendo registrare il nuovo primato

italiano di 203 centimetri; ed ai Campionati

europei di atletica leggera indoor di Birmingham

nello stesso anno, con la misura di 1,96. L’atleta,

originaria di Cava de’Tirreni, ha conquistato il

bronzo ai Campionati del mondo di Daegu di

quest’anno (fermando l’asticella ai 2 metri).

Da quest’anno è diventata campionessa

europea indoor a Parigi.

Antonietta Di Mar

tino

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ENERGICA mente

Quanto conta il vento e quanto in-fluisce nelle gare ufficiali?

Nel salto in alto influisce tanto. Ti varia la ritmica della rincorsa.

Spiegaci meglio.Dipende anche dalle caratte-

ristiche dell’atleta. Se è una per-sona alta, il vento difficilmente la sposta. Per me che sono picco-la, invece, il vento influisce e può creare problemi nella velocità di entrata.

Per altri tipi di discipline come il salto in lungo ed il giavellotto, al contrario, se il vento è contro la direzione dell’attrezzo e lo si sa sfruttare può essere il tuo più grande amico.

Se è a favore e se non lo sai calcolare, fai molta più fatica. Io lanciavo il giavellotto con il vento a favore e facevo soltanto disastri. Bisogna sapere sfruttare il vento.

A proposito di vento, le pale eoliche che impressione ti suscitano?

Mi piacciono. Tantissimo.Ne vedo tante quando vado nel

Cilento, o vado verso la Basilicata: c’è un tratto dove ci sono un sacco di pale eoliche. Le amo. Sembrano dei fiori con la corolla che gira. Mi emozionano un sacco e m’incan-to a guardarle. Secondo me sono una cosa molto ingegnosa. Con il vento, infatti, si crea tanta energia.

Quando vado all’estero a fare gare, poi, ho notato che in tanti sfruttano l’energia solare.

Da noi, invece, questo tipo di energia alternativa non ha ancora preso piede come meriterebbe.

Speriamo di farlo in fretta e di ridurre questo gap.

Applicheresti dei pannelli solari sul tuo tetto di casa?

Assolutamente. Per me sarebbe una cosa molto intelligente. Resto sempre affascinata da questo ge-nere di energia pulita.

Non sapevo, ad esempio, che era possibile trasformare in ener-gia anche la forza del mare. Mi sembra abbiano ideato una cosa del genere in Giappone. Non sape-vo si potesse fare con l’acqua e le correnti del mare. Così si sfrutta-no le correnti.

Lo ribadisco: mi piacciono que-ste cose.

Dal punto di vista dei consumi energetici sei una sprecona o una per-sona parsimoniosa?

In genere tengo al risparmio energetico. Ogni volta che vedo sprecare tanta acqua penso a chi non ne ha. Penso a chi deve pena-re per avere un po’ di acqua pulita.

Lo spreco è una cosa che odio. Mi infastidisce. Noi siamo fortuna-ti. E non lo dico tanto per dire. Io ci credo veramente.

Noi siamo fortunati: abbiamo tante cose e forse non ce ne ren-diamo nemmeno conto. Ce ne ac-corgiamo soltanto quando manca l’acqua e la luce. Soltanto allora andiamo in crisi e forse, capiamo per un attimo, chi invece deve conviverci ogni giorno.

E nel tuo lavoro?Negli anni ho imparato ad es-

sere parsimoniosa. A non sprecare tante energie. So come fare, ma non so spiegarlo. È una cosa che ho sviluppato dentro di me.

Cosa pensi della benzina ricavata da canna da zucchero ed altri vegetali?

Ritengo sia una delle cose da promuovere e approfondire. Seb-bene non credo sia così potente

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come una benzina normale. Penso ad esempio alle vetture elettriche che non hanno la stessa ve-locità di quelle normali. In ogni caso, le quoto alla grande.

Mi piacciono le cose intelligenti che possano salvaguar-dare l’ambiente. Ba-sterebbe ridimen-sionarsi un po’ per migliorare la quali-tà della vita e tutto l’ambiente. So bene che c’è gente che ama le grosse velocità. Per la città, comunque, cre-do che vetture del genere andrebbero comunque benis-simo.

È chiaro che c’è ancora tanta strada da fare.

Quali pensi siano le energie del fu-turo?

Quelle che vengono dalla for-za del vento. Dell’acqua. Del sole. Della terra. Insomma dai quattro elementi. Tutto quello che si possa trasformare in energia

ad esempio alle vetture elettriche che non hanno la stessa ve-locità di quelle normali. In ogni caso, le quoto alla

le grosse velocità. Per la città, comunque, cre-do che vetture del genere andrebbero comunque benis-

È chiaro che c’è ancora tanta

A 30 anni le Olimpiadi, il matrimonio ed

il bronzo mondiale. In mezzo un palmares di

sacrifi ci e di successi. Quando la carriera di Antonietta

Di Martino sembrava destinata ad un triste epilogo

a causa di un brutto infortunio alla caviglia,

la tenace atleta delle Fiamme Gialle ha saputo trovare

dentro di se la forza per risalire la china, saltando

ancora più in alto. A 30 anni compiuti, infatti,

si è qualifi cata per le Olimpiadi di Pechino.

L’anno successivo si è sposata con il suo allenatore,

Massimiliano Di Matteo, collezionando

- tra gli altri - un oro ai Giochi del Mediterraneo,

il nuovo primato italiano (204) ed il titolo

europeo indoor a Parigi.

Una

nuo

va giovinezza

http://www.ilpianetaterra.it/web/index.php?option=com_content&view=article&id=27

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La Lucky Wind è una società che si occupa esclusivamente della pro-gettazione, realizzazione e gestione d’impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica e opera prevalentemente nel territorio del Sub Appennino Dauno, nel foggiano.

Così recita lo incipit della brochure di presentazione, ma entrando in azienda si capisce subito che non si tratta solo di una società. C’è un en-tusiasmo, una forza, una luce speciale negli occhi, prima che nelle parole delle sorelle Pasqualicchio che non nascono solo dall’impegno di gestire un’importante società all’avanguardia nel settore dell’eolico.

È una gestione tutta al femminile che le quattro sorelle hanno assunto dopo la prematura scomparsa del padre, Giuseppe, fondatore della socie-tà nel 1991 come testimoniato anche nel libro “Le nuove vie del vento” scritto dall’Ingegniere Pirazzi dell’Enea.

Lucky Wind: le Signore del vento

Concetta Voto

Quattro energiche e volitive sorelle pugliesi sono alla guida di una delle società leader nel settore dell’eolico

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cessione edilizia, perciò, fu molto travagliato e sofferto. Il Comune di Accadia ci impose l’ottenimento di Pareri dagli Enti più disparati, anche perché trattandosi dei pri-mi impianti eolici in fase autoriz-zativa non c’era ancora una nor-mativa chiara e precisa in materia.

Come reagì suo padre?Con la sua solita determina-

zione, senza lasciarsi intimorire da niente e nessuno. E finalmen-te nel 1997, grazie alla nomina di un commissario ad acta, arrivò la concessione per diciotto mega watt e mezzo. E da lì in poi fu un crescendo! Nonostante tutte le difficoltà sorte negli anni, nostro padre non pensò mai di “gettare la spugna”, ma dedicò il suo massi-mo impegno per il raggiungimen-to dell’obiettivo. In Enel non a caso lo chiamavano “l’uomo elettrico”!

Oggi quanti impianti gestite?I due impianti ad Accadia sor-

gono su due crinali perfettamente integrati con il paesaggio circo-stante. Sono state ripristinate la flora e la fauna preesistenti e addi-rittura sotto le monumentali pale pascolano placidamente pecore e mucche. Ormai nessuno crede più che le pale facciano morire il be-stiame!

Al momento attuale come funzio-na la gestione degli impianti da voi realizzati?

Ognuna di noi svolge un ruolo diverso, personalmente ricopro il ruolo di amministratore delegato della società occupandomi della stessa a 360°: energia elettrica e Certificati Verdi, rapporti con gli Enti di riferimento - GSE, Terna ecc - amministrazione, finanza, con-trollo, gestione del personale. Inol-tre, rappresento la nostra società in Anev quale componente della

Ma sembra che il poliedrico fondatore non abbia mai lasciato la società, perché la sua presenza si coglie in ogni parola e in ogni ge-sto delle quattro giovani impren-ditrici. Come se lui fosse lì in giro, pronto a tornare da un momento all’altro…

Incontriamo per prima Rossel-la Pasqualicchio, amministratore delegato, con la quale comincia-mo a ripercorrere la straordinaria avventura del padre, che è stato uno tra i primi in Italia a credere nella forza del vento.

«Già nel 1989 mio padre pre-sentò il primo progetto - esordisce orgogliosa Rossella - per la costru-zione di un impianto che trasfor-masse il movimento inesauribile del vento in energia ad Accadia».

Com’era nata in lui quest’intuizio-ne poiché all’epoca in Italia l’energia eolica era poco conosciuta e usata?

Nostro padre era un uomo molto curioso e intuitivo e da ogni viaggio riportava qualche idea. Il primo impianto eolico lo vide in California e ne rimase molto colpi-to. Poi durante qualche suo viaggio nei paesi dell’Europa settentriona-le, forse in Germania, aveva visita-to i primi impianti già funzionanti a pieno ritmo.

Riuscì subito a ottenere tutti i per-messi e le licenze necessarie?

Magari! Risponde Rossella con una nota di tristezza ripensan-do alle delusioni provate da suo padre. Nel 1991 presentò una ri-chiesta al comune di Accadia per avere la licenza edilizia, ma con sua grande sorpresa dovette scon-trarsi con una forte opposizione da parte dell’amministrazione co-munale. Addirittura fu attribuita la morte di alcuni capi di bestiame alla presenza delle pale eoliche! L’iter per l’ottenimento della con-

foto pagina precedenteGiuseppe Pasqualicchio

fece costruire questo villino rustico per trascorrere le

vacanze con la sua famiglia all’ombra delle pale eoliche

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17il pianeta terra

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Giunta Esecutiva e del Direttivo. Antonella (dottore commerciali-sta) si occupa delle attività di svi-luppo, Patrizia (avvocato) di tutte le questioni legali e contrattuali, Daniela (laureata in Scienza della Comunicazione) si occupa della gestione operativa degli impianti. Il nostro è un lavoro di squadra svolto con grande dedizione e par-tecipazione.

Quali sono i progetti per il futuro della Lucky Wind?

Stiamo preparando nuovi im-pianti a Manfredonia, S. Severo, Apricena, S. Agata, Ascoli Satriano e Poggio Imperiale per un totale di 360 pale.

Mentre stiamo ascoltando Ros-sella, arriva Patrizia responsabile legale della società, che ci tiene a evidenziare che la Lucky Wind non ha mai proceduto per via esproprio.

«Mio padre - continua - ci te-neva moltissimo a mantenere rapporti amicali con tutti, privati ed Enti pubblici. Siamo una delle poche realtà italiane ad avere sti-pulato quarantacinque contratti con tutte le realtà coinvolte sul territorio, dal piccolo proprietario terriero al grande imprenditore! E noi sorelle intendiamo seguire to-talmente le sue direttive, come se fosse ancora presente».

Anche dall’entusiasmo e dalla commozione che si coglie nella voce di Patrizia, si capisce qua-li profondo legame leghi ancora queste giovani donne al ricordo del loro padre, deceduto ormai da dieci anni.

Ed è stato proprio l’amore e la grande ammirazione per l’operato di quest’uomo sempre all’avan-guardia nelle idee, che ha spinto le quattro sorelle Pasqualicchio a fare squadra per evitare che il la-

voro e soprattutto i sogni del loro genitore finissero con lui.

«Siamo cresciute come quattro uomini- esclama orgogliosa Patri-zia - e non abbiamo mai pensato di abbandonare la nostra società o di affidarla a qualcun altro».

E così oltre a Rossella ammi-nistratore delegato e Patrizia re-sponsabile legale, ci sono anche Antonella Presidente di Confindu-stria seniores per la sezione ener-gia di Foggia e Daniela che fa parte del Consiglio dei giovani di Confin-dustria di Foggia e che coordina e sovrintende a tutta la logistica del-la gestione pratica degli impianti e dei rapporti con le maestranze. Senza dimenticare nessun aspet-to, in primis il sommo rispetto per l’ambiente e la natura.

Le pale più vecchie, infatti, sono riciclate, mentre ad Accadia sorge un grande magazzino in cui sono stipati tutti i materiali da

Daniela Pasqualicchiocon un suo collaboratoresotto il pilone 5 della prima pala eolica costruita in Italia

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18 il pianeta terra

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smaltire rigorosamente come ri-fi uti speciali. Sono consapevoli le sorelle Pasqualicchio che molte prove ancora le attendono, ma il sorriso di Giuseppe che campeggia in ogni uffi cio o corridoio dell’a-zienda le rassicura e le esorta a non mollare.

Finché il vento soffi erà…

Giuseppe Pasqualicchio

Era un uomo dotato di grande intelligenza e intuito. Pieno d’interessi e voglia di fare, prima di arrivare a investire negli impianti eolici aveva gestito una concessionaria Alfa Romeo per circa venti anni. Poi aveva acquistato cinquecento ettari di terreno per costruire una fabbrica disurgelati, che riforniva grandi marche e produceva in proprio con il nome di Frost Italia.Ma la sua curiosità e l’amore per i viaggi lo avevano portato in California, dove aveva visto le prime pale eoliche e se ne era innamorato, al punto che una volta tornato in Italia aveva iniziato l’iter burocratico per costruire il primo impianto ad Accadia.E proprio sulla strada che lo conduceva allesue pale, per uno dei sopraluoghi quotidiani, aveva trovato la morte in un terribile incidente stradale dieci anni orsono, lasciando tutta lasua opera in mano alle sue adorate fi glieche ancora oggi onorano la sua memoriacon impegno ed orgoglio.

per saperne di più

http://www.ilpianetaterra.it/web/index.php?option=com_content&view=article&id=25

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19il pianeta terra

ENERGY experience

Le Isole Eolie, che sono par-te del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco per i fenomeni vulca-nici, prendono nome dal dio Eolo, re dei venti.

Secondo la mitologia greca, Eolo riparò su queste isole e diede loro nome, grazie alla sua fama di domatore dei venti. Viveva a Lipari e riusciva a prevedere le condizio-ni del tempo osservando la forma delle nubi sbuffate da un vulcano attivo, probabilmente lo Stromboli oppure Vulcano.

Grazie a questa abilità, deter-minante per gli isolani che erano in gran parte pescatori e aveva-no bisogno di poter prevedere gli eventi meteorologici, Eolo si gua-dagnò grande popolarità nell’arci-pelago. Forse per questo si passò da un semplice principe greco, abile nel prevedere il tempo dalle nubi, al mito del dio Eolo in grado invece di controllarle.

Spostiamoci dalle Eolie a un posto molto meno noto, per osser-vare come il vento sia spesso na-

Le città del vento

Gabriele Salari

scosto nei toponomi, e non sem-pre così evidente.

Vicino Caorle, in Veneto, si tro-va il lido di Altanea. Il nome pare che derivi da Altano, vento di mare che soffia da oriente (per gli autori latini altanus era un vento prove-niente da sud-sud ovest).

Parliamo di un vento locale, ti-pico di una determinata regione o area come lo sono in Italia o in altre regioni del Mediterraneo la Bora, la Tramontana, lo Scirocco, il Marin, il Levanter, il Vendavales, il Libeccio ed il Mistral.

Benedetto Cotrugli, un mer-cante, economista e diplomatico dalmata scrisse nel suo “De Navi-gatione” nel III capitolo intitolato “Delli Venti Erratici”:

«Delli venti erratici uno è più frequente nella ripa dellu mare et l’altro nello mare.

In nella ripa per la debilità sua se chiama Aura, quasi aereo fiato.

In nellu mare quando fiata se chiama secundo Alberto Magno Altanus, quillo che nui diciemo

Altanea, Boffalora, Benevento, Ventotene, Lorino.I borghi d’Italia con un soffio nel destino

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Cartina dell’eolico in Italia http://www.ilpianetaterra.it/web/index.php?option=com_content&view=article&id=28

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21il pianeta terra

ENERGY experience

Autino o vero Imbato, et è da ca-pire cha advenga che tanti sciano li venti, tamen in alcuni regioni sogliono più fi atare l’uni venti che l’altri, come narra Seneca in libro De naturalibus questionibus».

Insomma, spazio ai venti nel plasmare l’identità di un luogo.

Pensiamo ancora a due paesi della Brianza, dove il vento “è na-scosto”.

Boffalora deriva dalla fusione delle parole “Boffa l’Ora”, o “Boffa l’Aura” che signifi ca “Soffi a il ven-to”. Una tesi credibile, anche se non è l’unica, per via della parti-colare situazione geografi ca del paese, che si estende su una zona rialzata della Pianura Padana.

Ma sono molti i toponimi set-tentrionali che contengono la pa-rola “ora” ovvero “vento”, come il vicino centro di Lorino.

In alcuni casi “vento” è eviden-te nel toponimo, basti pensare a Benevento o all’isola di Ventotene.

Eppure, almeno nel primo caso, pare trattarsi di una falsa associa-zione.

Il nome originario della città era Maloeis, forse in omaggio ad Apollo Maloeis, protettore delle greggi, oppure da Malon, parola che si riferisce sempre alla pasto-rizia. Il nome Maloeis successiva-mente fu storpiato dai Romani in Maleventum (“Malum eventum”, per via delle batoste militari subi-te dai Sanniti), quindi trasforma-to, dopo la vittoria su Pirro nel 275 a.C., in Beneventum. In sostanza quindi signifi ca “evento felice” e del vento, che pure ha fatto negli ultimi anni la felicità di molti, con l’installazione di impianti eolici nella zona, nessuna traccia.

Anche sul toponimo Ventote-ne, che sarebbe in relazione con la forte presenza di vento, non c’è molta certezza. In origine il nome dell’isola era Pandataria o

Pantatera, che in greco signifi ca “dispensatrice di ogni bene”. Per questo alcuni studiosi fanno de-rivare lo stesso nome Ventotene dalla storpiatura di Pandataria in Pantatera e quindi in Ventatere da cui poi deriverebbe Ventotene.

Di certo l’isola rimane molto ventosa e piacevolissima da visi-tare in tutte le stagioni, non solo per gli appassionati di vela e di immersioni ma anche per i bir-dwatchers che, in autunno e in primavera, vedono passare sull’i-sola numerosi uccelli migratori di ogni specie.

Troia è prima per potenza

Na-tura l -mente q u e l l o l i n g u i -stico è solo uno s f i z i o perché la mappa dei C o m u n i che hanno sviluppato m a g g i o r -mente l’eoli-co non tiene in alcun con-to i toponimi e, ancora una volta, la mag-gior parte dei 5.758 MW eolici installati in 374 comuni italiani, sono concentrati al Sud, anche se si stanno diffondendo sempre di più anche al Centro Nord.

I Comuni con il più alto nu-mero di MW installati - secondo l’ultimo rapporto di Legambiente “Comuni rinnovabili” - si concen-trano in Puglia. Quello che risulta

Troia è prima per potenza

s f i z i o perché la mappa dei C o m u n i che hanno sviluppato m a g g i o r -mente l’eoli-co non tiene in alcun con-to i toponimi e, ancora una volta, la mag-gior parte dei 5.758 MW eolici

Tre sì all’eolico

Per Vittorio Cogliati Dezza, presidente di

Legambiente, ci sono almeno tre validi motivi oggi

per sostenere l’eolico: “la prima è che è l’unico

settore che non è entrato in crisi occupazionale.

E nessuno, men che meno al Sud, credo possa

permettersi di sottostimare questo aspetto.

Il secondo è che tutto il mondo sviluppato e quello

in via di sviluppo (India, Cina e Brasile) sta

puntando come elemento di competizione

internazionale sul liberarsi dalle energie di fonte

fossile e sviluppare le rinnovabili. Terza questione:

è evidente che un progetto fatto male produce

danni, però rispetto ai 6 mila MW di eolico che

abbiamo in Italia e ai 1.500 abbondanti di

fotovoltaico, i progetti sbagliati sono davvero

pochini”.

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ENERGY experience

avere la maggiore potenza instal-lata è il Comune di Troia, in pro-vincia di Foggia, con 171,9 MW come lo scorso anno, seguito dal Comune di Minervino Murge (BT) con 116,5 MW.

È interessante notare come in molti casi in un solo anno ci siano stati incrementi importanti, come nel caso di Rocchetta Sant’Anto-nio che da 55,1 MW è passato a 89 MW. Pietramontecorvino van-ta 75,7 MW installati, Roseto Val-fortore 71,8, Sant’Agata di Puglia 67,3, Faeto 64,4, Alberona 63,8, Ascoli Satriano 61,8, Ordona 60, Ruffano 44, Serracapriola 42. Gra-zie a queste installazioni sono 221 i Comuni che possiamo defi nire autosuffi cienti dal punto di vista elettrico, in grado, cioè, di produr-re più energia elettrica di quella necessaria alle famiglie residenti.

Questi risultati si trovano sia in piccoli Comuni come Faeto che in altri come Troia con 7.485 abi-tanti e Minervino Murge con 11.021 abitanti. Sono invece 9 i Comuni 100% elettri-ci con più di 20 mila abi-tanti, tra cui la città di Lecce, con 36 MW.

In questa edizione del rapporto di Le-gambiente si mette in evidenza anche lo svilup-po del mini eoli-co, cioè le torri di potenza fi no a 200 kW. Tra i primi 20 Comuni per potenza installata, la prima posizione è occupata dal Comune di Lizzano (TA) con più impianti dislocati sul territorio comunale per 180 kW.

tanti e Minervino Murge con 11.021 abitanti.

In questa edizione del rapporto di Le-gambiente si mette in evidenza anche lo svilup-po del mini eoli-co, cioè le torri di potenza fi no a 200 kW. Tra i primi 20 Comuni per potenza

Mal Comune,

mezzo gaudio

Anche i regolamenti comunali iniziano a

preoccuparsi di disciplinare la presenza

di impianti eolici e fotovoltaici sul proprio

territorio. Si è mosso in questo senso, ad

esempio, il Comune di Città della Pieve,

in Umbria. Precisa l’indicazione: “Nella

localizzazione dei siti di impianto sono da

preferire le aree industriali, artigianali,

o altre aree già compromesse dal punto

di vista ambientale e paesaggistico

per la presenza di attrezzature, impianti

tecnologici, servizi, attività estrattive”.

Terzo posto per Crispiano (TA) con 120 kW. Nella classifi ca fi gurano anche Palo del Colle (BA) con 80 kW, Torricella (TA), San Donato di Lecce (LE), Calimera (LE), Laterza (TA) e Noci (BA) con 60.

Un esempio di quanto alcu-ne polemiche contro gli impianti eolici siano strumentali è invece il parco eolico di Poggio Imperia-le (FG), dove 15 turbine da 2 MW ciascuna sono state installate in un’area pianeggiante accanto all’autostrada e alla linea ferrovia-ria adriatica. Un tipico intervento perfettamente integrato nel pae-saggio che purtroppo ha intorno degli enormi sbancamenti del ter-reno realizzati per aprire cave

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23il pianeta terra

NET work

Il vento sembrava un problema…ed invece era la soluzione!

Antonio Monizzi

In questa puntata ci occupia-mo di quella che oggi viene consi-derata una delle abilità essenziali nella gestione di un impresa che ha come obiettivo il successo: la capacità di trasformare elementi di diffi coltà in opportunità di bu-siness.

Questa abilità che si dovrebbe confi gurare in una vera e propria forma mentis, viene genericamen-te defi nita con il termine Problem Solving, ovvero la capacità di af-frontare e risolvere problemi , uti-lizzando il pensiero creativo. sia logico-sequenziale che antitetico-laterale.

Mentre nel caso del pensiero logico sequenziale, ci troviamo di fronte ad un procedimento a cui siamo decisamente abituati in quanto tipico del nostro modo di pensare occidentale,che utilizza l’emisfero destro del cervello (co-siddetto razionale), seguendo un percorso molto simile al processo diagnostico , cui la pratica medica ci ha abituato anche grazie ad una notevole messe di telefi lm e affi ni.

Quando soffi a un forte vento,alcuni costruiscono muri,altri costruiscono mulini a vento.

Proverbio cinese

Il limite però di questo modo di dirigersi alla soluzione dei pro-blemi sta nell’essere soggetto alla presenza di schemi razionali, di abitudini e convenzioni, che spes-so rappresentano vere e proprie barriere, ostacoli alla stessa solu-zione del problema.

Un buon esempio per spiegare questo concetto è probabilmente il gioco dei 9 punti o quadrante di Maier, qui di seguito illustrato.

Avendo uno schema compo-sto da 9 punti, disposti in modo da formare un quadrato a base 3, come in fi gura!

Trasformare i punti deboli in opportunità di business

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NET work

L’obiettivo è unire tutti i 9 punti del tracciato, usando solo 4 linee, ma senza alzare MAI la penna dal foglio!

Per risolvere questo esercizio, bisogna andare fuori dagli schemi, o meglio oltre la cornice!

Interessante notare che la ca-sistica delle risoluzioni ci indica che un americano ci mette in me-dia 20 minuti, un giapponese 3 ed un eschimese circa 30 secondi, e molto probabilmente questo per-ché gli ultimi (gli eschimesi) sono avezzi ad un pensiero più libero e più focalizzato alla soluzione e meno al contesto.

Questo ha affermato C. Casula in “I porcospini di Schopenauer”…

E se siete curiosi, la soluzione potete trovarla consultando il se-guente indirizzo web: http://www.ilpianetaterra.it/web/index.php?option=com_content&view=article&id=26.

Con il termine pensiero latera-le, coniato dallo psicologo maltese Edward De Bono, si intende – in-vece - una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio indiretto ovvero l’osser-vazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema.(definizione da wikipedia).

In questo approccio si fa riferi-mento all’emisfero sinistro del no-stro cervello, cosiddetto creativo.

In sostanza possiamo identi-ficare tre “mosse” principali che permettono di superare degli osta-coli:

• la rimozione• l’aggiramento• l’utilizzazioneIn un tragitto che gradatamen-

te va dal pensiero sequenziale a quello laterale

Per spiegare meglio potremmo riferirci ad una storia, che sa un po’

di leggenda, di cui si narra spesso nei corsi sul problem solving, che riguarda i mitici anni della con-quista dello spazio, quando l’allo-ra URSS e gli States rivaleggiavano tra di loro a colpi di viaggi sempre più estremi.

Pare che al tempo si fosse ve-rificato l’inconveniente derivato dalla impossibilità per le penne a sfera di scrivere in assenza di gra-vità…

I ricercatori statunitensi si pro-digarono in sofisticati studi per mettere appunto un sistema che permettesse all’inchiostro di su-perare il problema della gravità, investendo in queste ricerche in-genti quantità di denaro per riu-scire nell’opera (siamo in questo caso in un tipico esempio di ten-tativo di rimozione dell’ostacolo).

I russi, invece, ricorsero ad una soluzione meno tecnologica, ma alquanto efficace, mandando i loro astronauti nello spazio… con una matita.

Da non disdegnare anche il notevole risparmio economico (e questo caso, si presenta invece, come un interessante esempio di aggiramento dell’ostacolo).

Ora provate ad immaginare se addirittura si fosse trovato un sistema che proprio dell’assenza di gravità avesse fatto l’elemento cardine per scrivere nello spazio, ecco che ci troveremmo di fronte ad un caso di utilizzazione dell’o-stacolo.

Ma un esempio davvero cal-zante per comprendere questo ultimo concetto dell’utilizzazione dell’ostacolo per il superamento dello stesso, ha come protagoni-sta proprio il vento, tanto caro ai lettori di questa rivista e a chi la-vora per produrla.

Ce la riferisce Enrico Cogno nel suo “Come risolvere i problemi” edito per i tipi di Franco Angeli,

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25il pianeta terra

NET work

tra una miriade di altri stimolanti esempi di problem solving.

Ad ogni modo la storia che ci interessa è questa: In un’iso-la caratterizzata da una notevo-le gradevolezza paesaggistica ed ambientale, oltretutto anche fa-cilmente raggiungibile, si decide di insediare un grande villaggio per vacanze.

Arriva il giorno dell’inaugura-zione in cui è prevista una confe-renza stampa con professionisti del settore e ovviamente rappre-sentanti del mondo dell’informa-zione.

Ed è lì che ci si accorge di aver sottovalutato un elemento carat-teristico dell’isola, un fortissimo vento che soffi a costantemente.

La conseguenza fu in sostanza un generale fuggi fuggi da un cli-ma davvero fastidioso, non certo ideale per una vacanza di relax, che era ovviamente la promessa del villaggio.

In una prima battuta la pro-prietà ed il management comin-ciarono a studiare eventuali solu-zioni per rimuovere l’ostacolo ad esempio interrando i villini (che però sarebbero sembrati più dei bunker che non tanto dei grade-voli alloggi), creando schermature costosissime per limitare gli effetti del vento, immaginando percorsi trincea.

Dopo molte valutazione che però non sembravano tuttavia porre un effi cace rimedio, la pro-prietà decise di affi darsi ad un team di problem solver, che indivi-duò la soluzione proprio inverten-do la questione, quindi non cer-cando un rimedio che si basasse sul contrastare un fenomeno tan-to naturale quanto costante quale quello eolico, ma che, al contrario, di questa caratteristica facesse un elemento di cui benefi ciare.

La domanda allora era diven-

@ntonio Monizzi

in arte The Marketing Coach.

Ovvero la formazione, attraverso

la relazione. Con la missione di

ripensare, dire e agire Marketing,

diffondendone metodologia e

fi losofi a sia per quanto riguarda

contemporaneità ed alle sue

implicazioni nella cosiddetta

era del Web 2.0

tata: quale tipologia di turista sceglie scientemente una località proprio perché spazzata costante-mente dal vento?

Posta in questi termini la que-stione ha una risposta abbastanza semplice.

Gli appassionati di sport veliciE fu cosi che quello che era

stato pensato improvvidamente come un tradizionale villaggio va-canze, diventò un grande centro velico con tanto di annessa scuola.

Morale: un grande successo, senza… troppe spese aggiuntive.

Pensate se avessero anche de-ciso di impiantare un parco eoli-co… caratterizzando ulteriormen-te e defi nitivamente un progetto vincente, maturando persino un ulteriore risparmio!

Suggerirebbe un noto spot di Renzo Arbore … «Meditate gente, Meditate!»

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ENERGY forum

il pianeta terra26

Energie rinnovabili e paesaggio

Cecilia Bergamasco

La domanda di energia continua a crescere e dovrebbe essere sempre più soddisfatta con fonti rinnovabili per cercare di contenere il cambia-mento climatico e preservare le risorse naturali. Questo è ormai un dato assodato, benché vi siano visioni differenti sul tema.

Quello che invece è meno chiaro è come conciliare lo sviluppo delle rin-novabili con la tutela e la valorizzazione del paesaggio, delle identità locali, valori culturali, naturalistici, agricoli e turistici.

Con la maggiore diffusione delle fonti rinnovabili sul territorio nazio-nale, eolico prima, fotovoltaico e biomasse poi, è cresciuta l’attenzione agli impatti che queste tecnologie hanno soprattutto sul paesaggio.

È indubbio che lo sviluppo dell’eolico, così come del fotovoltaico e più in generale di tutte le fonti di energia, deve sottostare a una seria politica di pianifi cazione energetica e del territorio, in grado di defi nire le modalità di sviluppo e diffusione. Ma forse è proprio questo che ci manca, una seria politica energetica e di tutela del territorio nazionale. Come conseguenza sono nati movimenti, associazioni e correnti pro e contro lo sviluppo delle rinnovabili.

Gli architetti a confronto sul rapporto tra utilitàdegli impianti e salvaguardia dell’ambiente

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ENERGY forum

27il pianeta terra

A cosa dare più peso? Alla tutela del paesaggio o alla crescente doman-da di energia che viene soddisfatta con tecnologie a basso impatto ambien-tale? Una questione alquanto complicata e non di facile soluzione. Archi-tetti, paesaggisti ed esperti di tecnologie rinnovabili hanno dissertato sul tema ed espresso i loro pareri.

Premesso che “il termine “Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”, secon-do la defi nizione di Paesaggio contenuta nella Convenzione Europea del Paesaggio, gli elementi che entrano in gioco sono il territorio e l’impatto antropico.

Secondo Alessio Battistella - architetto e ricercatore di integrazione pae-saggistica di grandi infrastrutture al Politecnico di Milano e autore del libro “Trasformare il paesaggio” - due sono gli elementi importanti della que-stione: da una parte l’importanza di chi osserva che qualifi ca il territorio

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ENERGY forum

stimolando un’evoluzione del sen-so estetico comune.

Se si intende realmente intra-prendere un concreto cammino verso la sostenibilità ambientale è necessario interrompere la sterile polemica su una presunta incom-patibilità paesaggistica delle cen-trali eoliche o fotovoltaiche e ini-ziare una seria rifl essione su quale sia il massimo grado di trasforma-zione tollerabile da un particola-re paesaggio, cosa possibile solo attraverso un approccio condiviso sulla valutazione dei progetti

attraverso la propria percezione, dall’altro il ruolo attivo che l’uo-mo ha, insieme alla natura, nel dare vita al paesaggio.

“Il paesaggio - sostiene Batti-stella - è un’entità dinamica che ammette per sua stessa natura delle trasformazioni, è un sistema che tende a evolvere e che restitui-sce un’immagine di sé in funzione di chi lo osserva”.

Il punto cruciale della que-stione è quindi come fare perché vi sia un’immagine condivisa e questo lo si può ottenere solo attraverso il cosiddetto “progetto del paesaggio”.

Si tratta di uno strumento che deve stare alla base di ogni pro-cesso trasformativo in quanto è in grado di prefi gurare immagini e vi-sioni latenti in uno specifi co luogo, il progetto interpreta il contesto e ne restituisce nuova forma.

In quest’ottica la diffusione dei generatori eolici non solo è con-veniente e possibile, ma è anche l’occasione di creare un nuovo pa-esaggio rappresentativo dei nostri tempi e rispettoso dell’identità dei luoghi.

Interessante anche la tesi emersa al Festival dell’Architettu-ra di Perugia e Assisi, “FestArch”, secondo alcuni esperti “bisogne-rebbe superare la vecchia diatriba fra la salvaguardia e lo sviluppo e bisognerebbe passare alla fase del paesaggio gestito in cui pubblico e privato collaborano a formare un paesaggio dai tratti condivisi”.

Facile a dirsi ma non certo a farsi, soprattutto in aree ad alto valore peasaggistico dove la gra-devolezza del paesaggio dipende in gran parte dall’armonia con cui si dispongono cose giudicate gra-devoli.

Per risolvere il problema è ne-cessario intervenire sia sul lato normativo sia sul lato culturale

Le linee Guida fonti rinnovabili nelle regioni italianeLo scorso settembre sono state approvate le Linee Guida per l’inserimento degli impianti da fonti rinnovabili nel paesaggio (D.M. 10/09/2010). Il provvedimento stabiliva il termine massimo per il recepimento da parte delle Regioni, per articolare i contenuti delle Linee Guida, entro Dicembre 2010. Ora le Regioni non hanno più alibi e la piena potestà giuridica per stabilire le condizioni per il più effi cace e integrato sviluppo degli impianti nel territorio. A giugno 2011, secondo il rapporto di Legambiente su “Fonti rinnovabili e paesaggio”, erano 15 le Regioni a essere intervenute per declinare le indicazioni nazionali rispetto ai territori. Solo la Puglia e la Provincia di Bolzano hanno defi nito un quadro “completo”, ossia con indicazioni che riguardano tutti gli impianti. Le Marche hanno normato su eolico, fotovoltaico e idroelettrico; Molise e Valle d’Aosta hanno introdotto indicazioni per eolico e fotovoltaico, mentre Emilia-Romagna, Piemonte e Toscana si sono occupate solo di fotovoltaico. Nelle alter Regioni sono stati introdotti provvedimenti parziali, oppure di semplice recepimento o, come nel caso di Friuli, Liguria, Lombardia, Sicilia dove non è stato fatto ancora nulla. L’approccio comune a tutti i provvedimenti è stato quello di defi nire i vincoli per le rinnovabili, senza tuttavia identifi care una visione di come accompagnare lo sviluppo nei territori, gestire i processi di confronto con imprese e Enti Locali sulle proposte, dare certezze a cittadini e imprenditori, ossia tenere assieme le ragioni della diffusione con quelle della tutela.

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energia pulitaNewsletter ANEV associazione nazionale energia del vento

ottobre 2011

Eolica Expo 2011

Dalle prospettive di mercato del comparto eolico alle strate-gie per lo sviluppo dell’energia del vento adottate nell’area del Mediterraneo e nel Sud Europa, dal potenziale eolico e il suo plusvalore occupazionale alle tecnologie per l’ottimizzazio-ne dei parchi eolici; sono stati molti i temi affrontati nel corso delle iniziative volute dall’ANEV per Eolica Expo, il Salone Inter-nazionale dell’Energia del Ven-to svolto nella Fiera di Roma e giunto alla sua 9°edizione, che si è chiuso lo scorso 16 settem-bre. Un’occasione per appro-fondire l’attuale scenario dell’e-olico in Italia e in Europa, che si afferma con grande potenziale occupazionale e di sviluppo, cruciale per dare slancio al Pae-se in questo momento di crisi.

Di seguito una sintesi degli interventi di alcuni dei relato-ri intervenuti nella tre giorni di Eolica Expo:

Simone Togni Presidente ANEV:

«È chiaro che le necessità del momento fi nanziario inter-nazionale necessitano di uno sforzo di tutti. L’eolico è pron-to ad affrontare questo sforzo, lo abbiamo dimostrato in una lettera aperta congiunta (Anev, Assoelettrica e Federutility) al

Parlamento e al Governo. Le imprese elettriche non intendo-no tirarsi indietro, ma chiedono che gli interventi sul settore siano ben calcolati, per evitare che le ripercussioni negative di misure che non riconoscono il valore di chi investe nel proprio Paese siano maggiori della cas-sa immediata.

La Robin Tax va a colpire un settore cruciale per lo svilup-po e la competitività dell’Italia, mettendo a rischio investimenti per oltre 10 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.

Chiediamo al Governo di ritirare la norma sull’imposizio-ne aggiuntiva impegnandoci ad aiutare il Paese con la riduzione degli incentivi, almeno per il pe-riodo transitorio.

Auspichiamo che il Ministe-ro dello Sviluppo Economico tenga presente questo nostro impegno nella modulazione dei decreti attuativi».

Paolo Tabarelli De Fatis Vice presidente ANEV:

«Parlare in questo momen-to in Italia di certezza per gli operatori è molto diffi cile, viste le molteplici incertezze deter-minate dalla normativa sugli incentivi e per ultima la Robin Tax.

Questo ennesimo interven-to è penalizzante per l’unico

settore dell’economia italiana che sta trainando una ripresa positiva e fa venir meno ogni entusiasmo; quello stesso en-tusiasmo che le previsioni a livello mondiale dovrebbero indurre anche per la nostra in-dustria.

ANEV si propone di portare un contributo alla conoscen-za delle autorità competenti sulle problematiche e relative soluzioni, nel contesto del mo-mento economico critico in cui viviamo».

Paolo Carcassi Segretario confederale Uil:

«La situazione economica generale particolarmente criti-ca impone iniziative concrete e coordinate indirizzate prin-cipalmente alla crescita della produzione e dell’economia. In questo quadro il tema dell’e-nergia si pone con forza, anzi-tutto, come precondizione di competitività e di sviluppo per le imprese.

Occorre avere tutta l’energia che ci serve con la minore di-pendenza dall’estero e ai prezzi più bassi possibili, e diviene, quindi, colpevole non adottare una strategia nazionale orga-nica sull’energia che punti sul-le rinnovabili e tra queste su quelle a più basso costo, come l’eolico. Interventi che diano

Presente e futuro dell’eoliconelle parole dei protagonisti

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certezza di regole e sicurezza e facilità di insediamento sono altrettanto indispensabili dei si-stemi agevolativi.

Dalla crescita delle rinno-vabili e dell’eolico può altresì derivare un rilevante contributo concreto di buona occupazio-ne, come dimostra lo Studio UIL-ANEV».

Edoardo Zanchini Re-sponsabile Energia, Trasporti, Urbanistica Legambiente:

«L’eolico è oggi una realtà importante in Italia, che forni-sce un contributo sempre più importante al bilancio energe-tico nazionale e che, soprattut-to, deve continuare a crescere.

Per questo servono certez-ze, in termini di regole e in-centivi per chi vuole investire e di trasparenza per le comu-nità nei territori che ospitano gli impianti.

Legambiente è convinta che in Italia ci siano tutte le con-dizioni per dare queste risposte, realizzando nuovi impianti nei posti giusti e con la migliore integrazione paesaggistica e so-stituendo impianti esistenti con altri più moderni.

Una nuova sfi da è quella di

ampliare le informazioni e gli studi sul rapporto tra impian-ti eolici e avifauna, e proprio durante Eolica Expo presente-remo un osservatorio sul tema insieme all’Anev e con la colla-borazione di Ispra».

Alberto Biancardi Com-missario Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas:

«Per favorire lo sviluppo del-le fonti rinnovabili, garantendo l’effi ciente gestione della rete elettrica, occorre trovare con ur-genza soluzione a due proble-mi principali: la saturazione del-le reti (sia reale che virtuale) e la minimizzazione dell’impatto delle fonti rinnovabili sui costi di dispacciamento; problema, quest’ultimo, reso ancor più gravoso dalle note diffi coltà di programmazione degli impianti, che nel caso della produzione eolica generano il fenomeno della perdita della produzione potenziale a causa delle con-gestioni. AEEG sta per porre in consultazione proposte alterna-tive per la soluzione del proble-ma della saturazione virtuale.

Riguardo alla riduzione dei costi di dispacciamento, AEEG intende proseguire nella ricerca

di meccanismi incentivanti, fi na-lizzati a mitigare le ineffi cienze, pur nella consapevolezza che la piena soluzione del problema richiede il coinvolgimento an-che di altri soggetti istituzionali».

Filippo Gagliardi Ewea: «Nonostante l’attuale mo-

mento di crisi economica e fi nanziaria, il settore eolico of-fshore in Europa dimostra di essere in buona salute, con 101 turbine connesse alla rete in 5 parchi offshore nella prima metà del 2011 (+4,5% rispet-to allo stesso periodo dell’anno scorso).

Oltre a questo, il numero di banche decise a fi nanziare in-vestimenti nell’eolico offshore sta aumentando: attualmente oltre 20 istituti europei sono nelle condizioni di poterlo fare. Il settore, che al 30 giugno 2011 ha raggiunto una capacità installata di 3.294 MW in 9 Pa-esi, sta pertanto dimostrando il suo valore, anche se il sostegno fi nanziario e pubblico resta im-portante per far fronte agli alti investimenti iniziali richiesti.

L’Associazione Europea dell’Energia Eolica (EWEA) e la Piattaforma Europea dell’Ener-

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ANEV ha consolidato negli anni un’ampia esperienza nel campo della Formazione, offrendo a più riprese specifi ci Corsi di Formazione che consentono di apprendere le principali nozioni sul settore eolico, progredendo di livello, fi no agli aspetti più specialistici.

Il Corso sull’Eolico di Base (giugno 2012), che offre anche la possibilità di visitare direttamente un parco eolico, è pensato per tutti coloro che si occupano, o verrebbero occuparsi, di energia rinnova-bile da fonte eolica e rappresenta il miglior modo per ampliare le proprie conoscenze nel settore e per acquisirne di nuove.

In occasione della manifestazione Ecomondo - Key Energy (no-vembre 2011), presso la Fiera di Rimini, saranno due gli appun-tamenti di ANEV con la formazione di secondo livello, per quan-ti hanno già ottenuto l’attestato di partecipazione alle docenze di base o hanno già maturato esperienze nel settore: il corso “Trading e Nuovi Meccanismi d’incentivazione dell’Energia Eolica” (dal 9 al 10 novembre, in cui maturare una conoscenza approfondita della normativa che regola i nuovi sistemi d’incentivazione, delle politiche e della legislazione in materia di ambiente e sviluppo sostenibile, con particolare attenzione al sistema d’incentivazione attuale, oltre a una specializzazione delle competenze e delle attività di trading all’interno di aziende del settore); “L’Eolico Off - Shore” (11 e 12 novembre; si stima che l’eolico offshore, insieme a quello sulla ter-raferma, possa portare nel 2030 a soddisfare il 10% del fabbisogno energetico nazionale. Il settore, già consolidato nel Baltico, prenderà piede anche in Italia rappresentando una novità, anche relativamen-te ai processi autorizzativi. Di questo e altro si parlerà nel corso di questo seminario, che, tra le altre cose, fornirà l’opportunità di in-contrare esperti del settore e conoscere lo stato dell’arte dei progetti eolici offshore in Italia).

Consapevole dell’importanza della formazione come strumento chiave per il futuro dell’energia eolica, l’ANEV ha deciso di istituire tre borse di studio per ognuno dei due corsi di secondo livello, in previ-sione a novembre presso Ecomondo - KeyEnergy - Fiera di Rimini. Il bando si chiude il prossimo 14 ottobre.

Inoltre, è previsto per marzo 2012 il corso specialistico dedicato al settore del “Minieolico” (sarà questa l’occasione per sviluppare conoscenze in tema di sviluppo sostenibile, procedure di autorizza-zione, competenze manageriali di base e sistema d’incentivazione).

A tutti coloro che partecipano a un Corso di Formazione ANEV sarà offerta l’opportunità di diventare soci individuali dell’Associazio-ne per un anno e di poter entrare personalmente, grazie a delle cre-denziali speciali per l’accesso al sito web dell’associazione, all’area

Corsi di Formazione

gia Eolica (TPWind) continue-ranno quindi a sostenerne e promuoverne la crescita a livel-lo europeo».

Bruno Baldissara Enea: «Il lavoro che sarà presenta-

to mira a evidenziare la neces-sità di adoperare un approccio sistemico nell’analizzare le pro-spettive di sviluppo e diffusione della tecnologia eolica offshore in Italia.

A tale scopo saranno pre-sentati risultati preliminari sull’impatto che possibili tra-iettorie di penetrazione della tecnologia avrebbero sul siste-ma energetico nazionale (in termini di variazione del mix di generazione, di riduzione delle emissioni di CO2…).

Le analisi di scenario, ef-fettuate con il modello TIIMES - Italia, sviluppato dall’Uffi cio Studi dell’ENEA, assumono al 2020 una capacità installata pari 680 MW, e trend di svilup-po al 2050 coerenti con le pro-iezioni EWEA a livello Europeo».

Serena Rugiero Istituto Ricerche Economiche e Sociali:

«Analizzando gli scenari fu-turi sulle ricadute occupazionali al 2020 connesse alla crescita delle energie rinnovabili, emer-ge come il comparto dell’eolico sia ricco di gruppi di fi gure pro-fessionali che possono benefi -ciare di tale sviluppo, attraverso una trasformazione dei profi li tradizionali.

In tal senso, il caso dell’eo-lico offre un contributo fonda-mentale alla defi nizione del-le industrie e dei lavori verdi emergenti nel campo della gre-en economy».

ANEV 2011 > 2012

Newsletter

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privata dalla quale poter scaricare materiali didattici e confrontarsi direttamente con le offerte di lavoro delle aziende associate ANEV.

I partecipanti, infi ne, potranno candidarsi per uno stage formativo presso l’Associazione Nazionale Energia del Vanto o inviare il proprio curriculum vitae da inserire nell’apposita Banca Dati certifi cata ANEV, per raggiungere più rapidamente le migliori aziende del settore.

Per informazioni e iscrizioni si può contattare la Segreteria Orga-nizzativa all’indirizzo e-mail [email protected] e scaricare i pro-grammi completi dal sito www.anev.org, alla sezione formazione.

Di seguito l’elenco dei corsi:

• Trading e Nuovi Meccanismi d’incentivazione dell’Energia Eolica 9 - 10 novembre 2011 Ecomondo Key Energy 2011 > Fiera di Rimini

• L’Eolico Off - Shore 11 - 12 Novembre 2011 Ecomondo - Key Energy 2011 > Fiera di Rimini

• Il Minieolico Marzo 2012 > Roma

• Eolico di base: tecnica, normativa, ambiente ed esperienza sul campo Giugno 2012 > Roma

da sinistra:Arturo Cocco,Segretario Generale ANEV;Simone Togni,Presidente ANEV;Luciano Pirazzi,Segretario Scientifi co ANEV.

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Premiare le opere giornalistiche che si sono

particolarmente distinte per il loro valore scientifi co, culturale e so-

ciale nel comunicare l’energia eolica, eviden-ziando la valenza ambientale della produzione di

energia elettrica da fonte rinnovabile, in funzione del risparmio energetico e della riduzione delle sostanze inquinanti re-sponsabili del degrado dell’ambiente.

Questo il fi ne della prima edizione del Premio giornalistico “Ener-gia del Vento”, promosso dall’ANEV - Associazione Nazionale Energia del Vento. L’iniziativa, che rientra nell’ambito delle attività legate alla Giornata mondiale del Vento, sottolinea l’importanza di sviluppare una corretta cultura dell’ambiente, in cui l’energia pulita prodotta attraverso l’eolico ha un ruolo cruciale in termini di sostenibilità e sviluppo. Dato ciò, fondamentale è il ruolo dell’informazione e dei mass-media che, con la loro attività, concorrono a formare l’opinione pubblica e la coscienza sociale.

Per questi motivi ANEV auspica un coinvolgimento diretto nella realizzazione del progetto da parte di associazioni, centri di ricerca e istituzioni scientifi che attive nel campo delle energie rinnovabili e non convenzionali.

La giuria sarà composta da autorevoli esponenti del gior-nalismo nazionale, tra cui Giuseppe De Tomaso (diret-tore Gazzetta del Mezzogiorno), Mario De Scalzi (vice direttore Tg5), Susanna Petruni (vice direttore Tg1), Giuseppe Brindisi (caporedattore News Mediaset) e da esperti nel campo scientifi co e dell’eolico, che valuteranno le opere in concorso, pubblicate tra il 1 maggio 2011 e il 30 aprile 2012, che meglio hanno saputo realizzare una corretta informazione sul tema dell’energia eolica.

Quattro le sezioni in concorso: carta stampata, ra-dio, tv, web; per ognuna è previsto un premio al primo classifi cato di duemila euro.

La giuria sarà composta da autorevoli esponenti del gior-nalismo nazionale, tra cui Giuseppe De Tomaso (diret-tore Gazzetta del Mezzogiorno), Mario De Scalzi (vice

dio, tv, web; per ognuna è previsto un premio al primo

Premiare

la corretta

e completa

informazione

sul tema

dell’eolico

Inoltre, è presente anche una sezione speciale con il Premio Under 30 “Ciro Vigori-to”, che intende promuovere l’attività dei giovani giornalisti, sui quali poggia la speranza e la responsabilità di portare nel mondo dell’informazione una maggiore sensibilità nei con-fronti della tematica ambienta-le, dell’energia pulita e dell’eo-lico.

Il bando di concorso sarà pubblicato sul sito:

www.anev.orgmentre la premiazione è previ-sta per giugno 2012.Per informazioni è possibile consultare l’Organizzazione al numero 06 4201470.

Prima Edizione 2012

energia del vento

Premio Giornalistico

Newsletter

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È stato presentato nel corso di Eolica Expo - Salone interna-zionale per l’Energia dal Vento, lo scorso 16 settembre, il nuo-vo Osservatorio Nazionale su Eolico e Avifauna, promosso da ANEV e Legambiente con la collaborazione di Ispra, che produrrà monitoraggi e studi per rafforzare la tutela di avifau-na e biodiversità, consentendo di sviluppare l’eolico in tutte le aree compatibili.

Uno strumento che con-sentirà di ampliare le cono-scenze scientifi che sul tema del rapporto tra eolico e avifauna, in modo da rafforzare la tutela e al tempo stesso continuare la crescita d’impianti eolici sul territorio italiano.

Secondo le due associazio-ni, in Italia l’energia eolica svol-ge, e svolgerà sempre di più, un ruolo decisivo nella crescita del contributo delle fonti rinno-vabili rispetto alla richiesta di energia, anche per la spinta de-gli obiettivi f i s sa t i

Nasce l’Osservatorio Nazionale promosso da

dall’Unione Europea al 2020 in materia di lotta ai cambiamenti climatici.

Per questo le interazioni tra impianti eolici e avifauna assu-mono un ruolo di grande im-portanza per evitare o limitare gli impatti nei confronti della biodiversità e per capire quali siano le situazioni specifi che nei territori.

«L’eolico in Italia ha supe-rato i 6mila MW installati e sta dando un contributo sempre più signifi cativo ai fabbisogni energetici - ha spiegato Edoar-do Zanchini di Legambiente -.

Lo sviluppo delle installazio-ni eoliche nei prossimi anni in Italia, dunque, dovrà continua-re attraverso nuovi progetti e con interventi di sostituzione e repowering di impianti esisten-ti. Ovviamente - ha aggiunto Zanchini - parliamo di impianti di piccola e grande taglia, ma anche di impianti off shore non ancora installati nel nostro Pae-se. Questa sfi da di sviluppo - ha concluso il responsabile ener-gia di Legambiente - passa

oggi per una grande atten-zione alla tutela ambien-tale e della biodiversità, e l’osservatorio vuole essere un contributo in questa direzione»

L’osservatorio si oc-cuperà di ampliare le

conoscenze scientifi che sul tema per mettere poi a

disposizione studi, ricerche e metodi di monitoraggio che

contribuiscano a dare un’infor-mazione sempre più approfon-dita sull’argomento.

A questo scopo sarà costru-ito un sito internet ad hoc per una maggiore e puntuale diffu-sione dei risultati delle ricerche, mentre sarà un comitato scien-tifi co, formato da ricercatori ed esperti del tema, a defi nire i criteri per il monitoraggio pre e post impianto e durante le fasi di cantiere, basati sulle specie presenti, le caratteristiche dei territori coinvolti e il tipo di im-pianti.

«L’Osservatorio vuole con-tribuire ad accrescere la cultura della tutela ambientale, ren-dendo più effi caci le normative nazionali per le autorizzazioni. - ha sottolineato Simone Togni, Presidente ANEV - L’eolico è oggi in Italia la tecnologia con i controlli più avanzati e con le maggiori tutele per l’ambiente, il paesaggio e la fauna. In tema di salvaguardia della fauna e sviluppo dell’eolico, insomma, ci sono tutte le condizioni per garantire la corretta integrazione anche grazie all’impegno delle aziende coinvolte. La produzio-ne di energia pulita da fonte eolica si conferma un settore su cui puntare sempre più per raggiungere grandi traguardi in termini sviluppo sostenibile e di protezione del clima».

Eolico e avifauna

concluso il responsabile ener-gia di Legambiente - passa

oggi per una grande atten-zione alla tutela ambien-tale e della biodiversità, e l’osservatorio vuole essere un contributo in questa direzione»

cuperà di ampliare le conoscenze scientifi che

sul tema per mettere poi a disposizione studi, ricerche

f i ssa t i

e metodi di monitoraggio che

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L’eolico è oggi in Italia la

tecnologia con i controlli più

avanzati e con le maggiori

tutele per l’ambiente, il

paesaggio e la fauna. In

tema di salvaguardia della

fauna e sviluppo dell’eolico

ci sono tutte le condizioni

per garantire la corretta

integrazione.

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Calendario Eventi

Dal 3 al 6 ottobre 2011CanWEA’s 27th Annual Conference and Exhibition - Vancouver, British Columbia, Canada CanWEA - Canadian Wind Energy Associationhttp://canwea2011.ca/

Dal 9 al 12 ottobre 201130th USAEE/IAEE Annual North American Conference - Washington, USAhttp://www.asaee.org/usaee2011/index.html

Dall’11 al 13 ottobre 2011Awea offshore windpower 2011 conference & exhibition - Baltimore, Usa Awea - American Wind Energy Associationhttp://www.awea.org/events/

Dal 16 al 17 ottobre 2011Oil&nonoil Sud - Mostra d’Oltremare, [email protected]

Dal 19 al 21 ottobre 2011China Wind Power 2011 - Beijin, Cinahttp://www.chinawind.org.cn/home.html

Dal 19 al 21 ottobre 2011International Gas Union Research Conference - IGRC , SeoulAbstract deadline: 01.02.2011http://www.igrc2011.com/words-of-welcome

Il 24 ottobre 20111st European Workshop SOWiT “Superconductivity for offshore wind turbines” - Romahttp://www.owemes.org/new/page.asp?page=sowit

Dal 25 al 27 ottobre 2011RenewableUK 2011 - Manchester, UK http://events.renewable-uk.com/events

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Dal 2 al 3 novembre 20112nd dii desert energy conference - Cairohttp://www.dii-eumena.com/conference/home-page

Dal 2 al 4 novembre 2011AWEA Wind Energy Fall Symposium 2011 - Carlsbad, Ca, Usa AWEA - American Wind Energy Associationhttp://www.awea.org/events/

Dal 9 al 10 novembre 2011Ecomondo Key Energy - Nuova Fiera di RiminiCorso di Formazione Specialistico ANEV “I nuovi meccanismi di incentivazione dell’Eolico”www.anev.org

Dall’11 al 12 novembre 2011Ecomondo Key Energy - Nuova Fiera di RiminiCorso di Formazione Specialistico ANEV “L’Eolico Off - shore”www.anev.org

Dal 29 novembre al 1 dicembre 2011European Offshore Wind 2011 Conference and Exhibition - Amsterdam, OlandaEWEA - European Wind Energy Associationhttp://www.offshorewind2011.info/

Dal 14 al 15 dicembre 2011AWEA Wind Resource & Project Energy Assessment Workshop - Seattle, Wa, Usahttp://www.awea.org/events/

Dal 20 al 22 febbraio 2012 3rd IAEE Asian Conference, “Growing Energy Demand, Energy Security and theEnvironment in Asia” - Kyoto, Giappone.http://eneken.ieej.or.jp/3rd_IAEE_Asia/

Dal 22 al 24 aprile 2012 5th International Conference of the NAEE, “Energy Technology and Infrastructure forSustainable Development” - Abuja, Nigeria.www.naee.org.ng

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37il pianeta terra

ENERGY work

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il pianeta terra38

CITY report

Monteveglio,il paese a emissioni zero

Maurizio Carucci

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39il pianeta terra

CITY report

La sfi da ai cambiamenti climatici e allo spreco di energia si può combat-tere anche nei piccoli centri. L’esempio arriva da Monteveglio, circa 5mila abitanti, in provincia di Bologna, che ha deciso di diventare la prima comu-nità italiana a incamminarsi verso l’abbandono della dipendenza dall’oro nero e dai combustibili fossili. In sostanza, vuole diventare un “Comune post carbon”.

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40 il pianeta terra

CITY report

macultura (un metodo elaborato nell’ambiente agricolo, ma i cui principi possono essere applica-ti anche alla progettazione dei processi sociali) e usano il “piedi-bus” (progetto nato in Danimarca per promuovere l’esercizio fisico dei bambini che vanno a scuola in gruppo, accompagnati da due adulti, seguendo un percorso sta-bilito e raccogliendo “passeggeri” alle fermate a orari prefissati).

Questo piccolo centro a una ventina di chilometri da Bologna è inoltre il pioniere in Italia del mo-vimento Transition Towns (Città di transizione), avviato nel 2005 a Kinsale, in Irlanda, dal giovane ex pubblicitario inglese Rob Hopkins. Un giorno, resosi conto quasi per caso dei rischi corsi da un siste-ma totalmente dipendente dagli idrocarburi, aveva immaginato un’alternativa. «La transizione è di per sé qualcosa che è già in corso nell’epoca che stiamo vivendo, in cui ci troviamo a dover passare dal modello di sviluppo perseguito fin ad oggi a un modello altro, come dimostrano non solo il progressi-vo esaurimento delle risorse ma anche fattori quali i mutamenti climatici o la fine dell’attuale si-stema di gestione finanziaria glo-bale», spiega Cristiano Bottone, tra i fondatori del nodo italiano della rete di Transizione. «Quella con la “t” maiuscola - specifica -, secondo cui il cambiamento può essere subìto passivamente oppu-re governato, per creare un mondo migliore: sostenibile, equo, basato sull’equilibrio tra le risorse e la nostra necessità di farne uso».

La scelta sembra scontata, ma da dove partire? «Ricette precon-fezionate non esistono. C’è però un approccio di base, che tenga conto della complessità del siste-ma e prenda a modello la natura», continua Bottone. È ciò che il mo-

Quasi sono sogno le parole che si leggono nella delibera approvata il 26 novembre di due anni fa. Que-sto borgo sulle colline bolognesi è il primo in Italia dove un’ammini-strazione comunale dichiara «po-litica prioritaria la fuoriuscita dal petrolio e dai combustibili fossili».

«Le politiche ambientali - si legge nel provvedimento - saran-no alla base di ogni singola azione locale per lanciare una nuova idea di sviluppo del territorio e uno sti-le di vita che possa essere ambien-talmente sostenibile e adottato da tutta la popolazione».

A Monteveglio hanno l’occhio lungo: «La considerazione di fon-do è che è meglio essere preparati per tempo al futuro che ci aspetta, cosa che ci consentirà anche di in-tercettare e godere di tante nuove opportunità di progresso per la co-munità».

E così tutti i tetti di proprietà pubblica, dalla scuola al centro so-ciale, saranno coperti con pannel-li fotovoltaici. Poi si passerà alla mappatura dei consumi energetici degli edifici privati. Il progetto del Comune di Monteveglio prevede anche una campagna per ridurre i rifiuti (il paese raggiunge già il 70% di raccolta differenziata) attraver-so l’iniziativa dei Comuni Virtuosi “Porta la sporta”. (vedi box)

Si legge ancora nella delibera: «Vogliamo far nascere un grande esperimento di riprogettazione progressiva del territorio con l’o-biettivo di adattarsi e cogliere le opportunità di uno scenario in cui le risorse naturali ed energetiche saranno meno disponibili, dan-do al contempo il nostro concre-to contributo alla riduzione delle emissioni di gas serra».

A Monteveglio i cittadini or-ganizzano gruppi d’acquisto per comprare pannelli solari, allevano polli secondo i principi della per-

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41il pianeta terra

CITY report

è il laboratorio di un nuovo mondo che non sia pura e velleitaria utopia, ma semplicemente buona amministrazione per tradurre lo sviluppo sostenibile in fatti concreti. E modifi care così stili di vita e consumi, edilizia pubblica e privata, rifornimento energetico e raccolta dei rifi uti.Tutto inizia due anni fa con una delibera della giunta comunale che scolpisce gli obiettivi nero su bianco, a partire dall’uscita completa dal petrolio e dalle fonti fossili, e defi nisce Monteveglio una “città di transizione”, la prima che sperimenta in Italia i contenuti del mo-vimento internazionale Transition Town.Per vivere senza il petrolio e arrivare a montare un pannello sul tetto di ogni casa, per esempio, i cittadini di Monteveglio sono incentivati a entrare nei gruppi di acquisto dei prodotti fotovoltaici. Il Comune fornisce consulenze e autorizzazioni, con il supporto dell’as-sociazione Monteveglio Città di Transizione, seleziona le migliori offerte sul mercato delle energie rinnovabili, propone gli incentivi pubblici disponibili, e accompagna le famiglie fi no alla costruzione dell’impianto.«Ma in primo luogo diamo l’esempio con i nostri appalti, che prevedono la costruzione di edifi ci assolutamente autosuffi cienti sul piano dei consumi energetici» avverte il sindaco Daniele Ruscigno. Così il Centro sportivo cittadino con palestra, campi di calcio, tennis e basket è alimentato dalla tecnologia del solare termico, con due cisterne per raccogliere l’acqua piovana, e la nuova scuola elementare nascerà sulla base di un progetto da 4 milio-ni di euro che prevede pannelli solari, coibentazione delle strutture, e zero costi in termini di bollette per il rifornimento di acqua e luce.D’altra parte l’energia rinnovabile è già da tempo una ricchezza del territorio e fa parte della vocazione industriale di Monteveglio: il gruppo Beghelli, che in questa zona ha i suoi stabilimenti e il suo centro di ricerca, genera oltre un terzo dei ricavi, circa 200 milioni di euro l’anno, nel settore del fotovoltaico.E nel centro della città é in funzione L’albero d’oro, un sistema di pannelli ad alta concentra-zione che utilizza celle in grado di catturare oltre il 40% dei raggi solari, producendo così il doppio di energia rispetto agli impianti tradizionali che non assorbono più del 18 per cento. «Dobbiamo liberarci dalla schiavitù del petrolio, e possiamo farlo soltanto se la pubblica amministrazione, l’industria e i cittadini vanno tutti nella stessa direzione» dice Gian Pietro Beghelli, presidente del gruppo.Quanto alla spazzatura, gli amministratori di Monteveglio non si accontentano di una rac-colta differenziata a livelli record, oltre il 73 per cento, e di un sistema porta-a-porta che funziona come un orologio. Vogliono convincere la popolazione a «rifi utare i rifi uti». Un slogan che si declina con piccoli gesti quotidiani, da condividere casa per casa, famiglia per famiglia, uffi cio per uffi cio.I consumi di acqua minerale sono crollati, in pochi mesi, del 50%; le buste di plastica per la spesa sono scomparse molto prima di essere messe fuori legge dal governo nazionale; gli imballaggi, dalle scatole di cartone alle vaschette di plastica, sono scoraggiati attraverso la vendita di generi alimentari locali, sfusi ed economici.E l’economia a chilometro zero sarà accelerata, in autunno, dall’introduzione di una partico-lare moneta locale: lo cheque, ovvero il buono sconto fornito dall’amministrazione comu-nale alle famiglie che scelgono, per la loro spesa, prodotti del territorio.Il cambiamento a Monteveglio non passa per appelli generici o per le solite campagne di informazione, ma si realizza attraverso una rete che coinvolge la scuola, i commercianti e il volontariato. Se i bambini delle materne e delle elementari fanno lezioni sulla biodiversità del parco dell’Abbazia, il farmacista propone ai suoi clienti i vantaggi dei pannolini lavabili che non fi niscono nelle discariche, ma possono passare perfi no da un fi glio all’altro.Se i detersivi sono venduti ovunque alla spina e il Comune regala le attrezzature per il compostaggio domestico. Se a scuola si insegna, come una materia da educazione civica, ad acquistare le cose che servono ed a non sprecare, i volontari gestiscono il mercatino del riuso. Abiti, giocattoli, utensili, elettrodomestici, mobili: tutto può essere donato e riciclato.

il Comune di Monteveglio

Daniele RuscignoSindaco di Monteveglio

http://www.comune.monteveglio.bo.it/

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42 il pianeta terra

CITY report

vimento chiama “permacultura”: «L’adattamento all’ambiente lo-cale, per esempio, è essenziale per ogni attività umana.

Allo stesso modo, la regola di non produrre rifiuti deve valere anche quando è una parte del-la società a rischiare di diventare uno “scarto” del sistema».

Dalla teoria alla pratica, «i sostenitori della Transizione cercano di ridare voce alle co-munità, attraverso il pensiero col-lettivo, per renderle protagoniste del cambiamento».A Monteveglio, ufficialmente “in Transizione” dal 2008, si organizzano corsi di alle-vamento e di produzione del pane, sono nati gruppi d’acquisto per comperare pannelli per il fotovol-taico e il solare termico ed esiste una “Banca della memoria”, vieta-ta ai minori di 60 anni, per salvare i saperi tradizionali.

E le iniziative si moltiplicano, non tutte inventate dai “transi-zionisti”: il gruppo ha sostenuto e incentivato proposte già esistenti,

come il mercatino del riuso orga-nizzato dalla comunità di Sant’E-gidio, secondo il principio per cui bisogna partire dall’esistente - valorizzando talenti ed esperien-ze locali - e collaborare con tutti, mettendo al bando le ideologie.

Fondamentale, poi è la creati-vità. E così, ognuna delle 20 città italiane attualmente “in Tran-sizione” (http://transitionitalia.wordpress.com) ha inventato ini-ziative diverse.

«È un processo contagioso - assicura Cristiano Bottone -. Chi scopre la Transizione ne rima-ne incuriosito, si avvicina e trova spazio, da qualunque direzione venga». Anche le istituzioni non sono rimaste immuni dal conta-gio. «Qualche mese fa, come rete internazionale siamo stati convo-cati al Consiglio d’Europa per una riflessione sulla responsabilità sociale e sul futuro del welfare in un contesto dove lo Stato conterà sempre meno». E in Inghilterra, dove le comunità in Transizione

Convento Santa Maria AssuntaAbbazia di Monteveglio

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43il pianeta terra

CITY report

L’Associazione dei Comuni Virtuosi nasce su iniziativa di quattro Comuni nel maggio del 2005, presso la sala consiliare del Municipio di Vezzano Ligure (SP). I Comuni che sentono per primi l’esigenza di scambiarsi esperienze concrete e condividerle con altri sono: Mon-sano (AN), Colorno (PR), Melpignano (LE) e, appunto, Vezzano Ligure (SP).Oggi i comuni iscritti formalmente alla rete sono diventati 54, sparsi in tutto il territorio ita-liano. Dal Nord al Sud ci sono esempi virtuosi, dove le case possono essere costruite e ristrut-turate solo seguendo rigorosamente i criteri della bio-edilizia e dell’efficienza energetica: Avigliana (Torino), Carugate (Milano), Vezzano

Ligure (La Spezia) hanno adottato regolamenti urbanistici all’avanguardia. Nei Comuni virtuosi non c’è bisogno di costru-ire inceneritori o di ampliare le discariche, per-ché sono all’85% di raccolta differenziata grazie al sistema porta a porta – Capannori (Lucca), Ponte nelle Alpi (Belluno), Monte San Pietro (Bologna) –, ma soprattutto producono in me-dia il 30% in meno di rifiuti degli altri Comuni italiani. Oppure ci si muove con il piedibus, il bicibus, il car-sharing, il car-pooling, con un tra-sporto pubblico che funziona realmente e con percorsi ciclo-pedonali estesi e in sicurezza. «La nostra è un’associazione trasversale – spie-ga Marco Boschini, coordinatore dell’Associa-zione Comuni Virtuosi e autore con Michele Dotti del libro L’anticasta, l’Italia che funziona –. Il nostro obiettivo è diffondere la cultura del buon governo e dello sviluppo sostenibile. Il coinvolgimento dal basso può generare risultati positivi sia in termini economici che di parteci-pazione democratica. L’esempio di Monteveglio va appunto nella direzione giusta».

Il Premio Comuni a 5 stelle

È Castellarano in provincia di Reggio Emilia il Comune vincitore assoluto del Premio Comuni a 5 stelle, giunto quest’anno alla sua quinta edi-zione. La giuria, composta da amministratori lo-cali, giornalisti ed esperti in campo ambientale, ha ritenuto di premiare la qualità e la trasversa-lità delle proposte messe in campo dal Comune di Castellarano, in tutte e cinque le categorie del Premio.Ecco i cinque vincitori nelle rispettive categorie:Gestione del territorio: Berlingo (BS) Impronta ecologica: Senigallia (AN)Rifiuti: Baronissi (SA)Mobilità: Saronno (VA).Nuovi stili di vita: Bagnoli Irpino (AV), Il sindaco del Comune di Castellarano si è ag-giudicato, come premio, un viaggio di istruzione al “Corso residenziale al Centro per l’Energia e l’Ambiente” di Springe in Germania, grazie alla collaborazione con Paea, progetti alternativi per l’energia e l’ambiente.Il Comune di Castellarano riceverà anche un audit tecnico-economico per il miglioramento della propria gestione integrata dei rifiuti urbani, da parte della Cooperativa Erica.

www.comunivirtuosi.org

sono già una cinquantina, il gover-no si è interessato al movimento. «Gli amministratori vedono nella nostra esperienza opportunità che loro da soli non avrebbero, soprat-tutto oggi che le risorse economi-che scarseggiano», spiega Bottone. «Ecco perché sempre di più siamo interpellati anche da imprenditori e associazioni di categoria.

La vera sfida, però, è che le per-sone si coinvolgano in questo pro-cesso non solo perché conviene, ma perché hanno capito che la po-sta in gioco è la qualità della loro vita e hanno cambiato le proprie priorità. Solo un mutamento cul-turale può diffondersi a macchia d’olio e contagiare l’intera socie-tà»

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44 il pianeta terra

DIRITTI & doveri

55%

55%. Non è una formula chi-mica, ma la percentuale con la quale è nota l’incentivazione per l’effi cienza energetica forse più conosciuta del panorama italiano. E non a torto. Dal 2007 a oggi sono quasi un milione i cittadini che hanno usufruito dell’incentivo per realizzare interventi d’effi cienta-mento, come la sostituzione degli infi ssi, la coibentazione di super-fi ci verticali o orizzontali, il rifaci-mento degli impianti di riscalda-mento e l’installazione di pannelli solari termici.

Alla base del successo di que-sta forma d’incentivazione c’è di sicuro la semplicità d’applicazio-ne, sia sul fronte del cittadino sia dal punto di vista dell’ammini-strazione, specialmente per quan-to riguarda i fl ussi di cassa che sono chiari e collaudati visto che il 55% in realtà ripercorre i passi della sua “sorellina minore” in vi-gore da anni: quella del 36% per le ristrutturazioni immobiliari.

L’effi cienza energetica in questa chiave, inoltre, sembra essere una delle classiche mosse win-win nel-la quale vincono tutti.

Secondo i dati Enea, parame-trati al 2015, infatti, a fronte di 6,4 miliardi di “perdite” per il fi sco, spalmate in diversi anni, i benefi -ci per il sistema paese sono stati notevoli. Il 55%, infatti, ha visto un volume d’affari complessivo, dal 2007 al 2010 di 11,7 miliardi di euro, che hanno prodotto un incremento di reddito per 3,8 mi-liardi, risparmi in bollette per 3,2 miliardi e 3,3 miliardi di gettito fi scale aggiuntivo, riducendo così la “perdita” per l’erario a 3,1 mi-liardi distribuiti su otto anni. Per non parlare, inoltre, dei benefi ci ambientali.

I dati disponibili, infatti, par-lano chiaro. Sul fronte della CO2 nel 2007 si sono create le condi-zioni per evitarne l’emissione di 167 mila tonnellate l’anno che sono diventate 418 mila nel 2008

La formula dell’effi cienza

Sergio Ferraris

Ottimi risultati operativi per il 55%un incentivo da stabilizzare nel futuro

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45il pianeta terra

DIRITTI & doveri

e 317 mila nel 2009. Quindi volen-do fi ssare un traguardo a dicem-bre 2009 possiamo dire che solo nel triennio 2007-2009 siano state evitate emissioni di gas serra per 1,65 milioni di tonnellate, mentre successivamente questi interventi rappresenteranno un “tesoretto” di 902mila tonnellate di CO2 evi-tata ogni anno. Un risparmio in termini energetici che alla fi ne del triennio si è posizionato a oltre 4.100 GW/h l’anno.

Volano industriale

Oltre questi numeri però il 55% è stato un provvedimento che ha anche avuto effetti positivi sia sul mondo della produzione, sia su quello dei consumi. Il set-tore degli infi ssi, l’intervento più gettonato per la sua facilità d’applicazione, ha visto il mercato reggere la spallata della crisi, mentre è miglio-rata la qualità dei prodotti, al punto oggi le soluzioni tecnologiche più perfor-manti dal punto di vi-sta energetico non sono più l’eccezione, ma rappresentano una regola nei listi-ni delle aziende pro-duttrici che dichiarano un aumento del fatturato di circa il 20%.

Ancora migliori le performan-ce dei pannelli solari termici che hanno avuto una diffusione acce-lerata rispetto al trend precedente al 55%: sono diminuiti di prezzo, per l’utente fi nale, del 20% e il

volume d’affari delle aziende è aumentato del 150%. Tutti fattori che hanno spinto una serie di im-prese, precedentemente importa-trici di pannelli solari termici, a produrli sul territorio nazionale, in alcuni casi guardando anche allo sviluppo del mercato nel Me-diterraneo. Discorso analogo per le caldaie a condensazione infe-riori ai 35kWth che prima del 2007 erano un prodotto di nicchia con un costo fuori mercato: quasi un esercizio tecnologico.

Gli incentivi, facendo aumen-tare le richieste di questo prodotto hanno indotto le aziende ad allar-garne l’offerta, cosa che ha fatto diminuire del 4% il costo all’uten-te fi nale e sviluppato il mercato, nei dodici mesi compresi tra gen-naio 2009 e gennaio 2010 del 34%. In pratica oggi non esiste marchio

che non abbia a catalogo almeno una caldaia a

condensazione fa-miliare per ogni

segmento di potenza. Tut-to ciò dimo-stra che il 55% è sta-to una po-tente leva di mercato per pro-

dotti inno-vativi. E se

persino da un’associazio-

ne di categoria come Ance (As-

sociazione Nazionale Costruttori edili) arriva un

plauso al 55% chiedendone alcu-ne modifi che (vedi box) ci si aspet-terebbe che dalla politica arrivino risposte positive verso “stabilizza-zione” dell’incentivo.

Durante gli ultimi due anni l’e-secutivo, però, sul tema sembra

l’eccezione, ma rappresentano una regola nei listi-ni delle aziende pro-duttrici che dichiarano un aumento del fatturato di circa il

almeno una caldaia a condensazione fa-

miliare per ogni segmento di

potenza. Tut-to ciò dimo-stra che il 55% è sta-to una po-tente leva di mercato per pro-

dotti inno-

d’applicazione, ha visto il mercato reggere la spallata della crisi, mentre è miglio-rata la qualità

vativi. E se persino da

un’associazio-ne di categoria

come Ance (As-sociazione Nazionale

Costruttori edili) arriva un

Costruttori

sostenibili

L’Osservatorio Congiunturale Ance, pubblicato

nel giugno 2011 dedica alla sostenibilità nelle

costruzioni un intero capitolo e a proposito del 55%

afferma che: «È necessario un quadro delle regole

costante, certo e non contraddittorio per trasformare le

opportunità in possibilità e sono indispensabili politiche che

stimolino o incentivino il cambiamento di atteggiamento e

di interesse del consumatore. In tal senso l’Ance richiede

una proroga e la rimodulazione […] delle detrazioni

fi scali del 55% […] in modo da “premiare” i soli

interventi di riqualifi cazione che consentano

di ottenere un effettivo e signifi cativo

risparmio energetico».

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46 il pianeta terra

DIRITTI & doveri

essere confuso, visto che troppo spesso ci sono state azioni e pro-poste, da parte della maggioranza per porre fi ne all’esperienza del 55% sia per problemi di cultura energetica, sia per questioni di fl ussi di cassa immediata. Tutti tentativi successivamente sfociati nel nulla, ma che hanno generato una forte diffi denza da parte dei cittadini, con dei fenomeni di stop and go che hanno arrecato non po-chi danni al mercato.

A oggi dovrebbe, il condizio-nale è d’obbligo, esserci una schiarita. «Propor-remmo una proroga del provvedimento di un anno - ha affermato Ste-fano Saglia, sottosegreta-rio allo Sviluppo economi-co il 16 settembre scorso durante un convegno a Mi-lano - Si tratta di una mi-sura che deve essere appro-vata anche dal ministero dell’Economia e che deve es-sere fi nanziata.

La Cassa depositi e presti-ti e la banca Europea hanno dato vita a un fondo per l’effi -cienza energetica che può con-tribuire a ciò con investimenti». In realtà di fronte a questa tiepi-da apertura sarebbe auspicabile la stabilizzazione pluriennale del 55%, chiesta dalle aziende del set-tore, che rafforzerebbe il know how sull’effi cienza potenziando la no-stra leadership nel settore, ma, for-se, viste le parole di Saglia almeno quest’anno non assisteremo al fuoco incrociato sul 55%

A oggi dovrebbe, il condizio-

co il 16 settembre scorso durante un convegno a Mi-lano - Si tratta di una mi-sura che deve essere appro-vata anche dal ministero dell’Economia e che deve es-

La Cassa depositi e presti-ti e la banca Europea hanno dato vita a un fondo per l’effi -cienza energetica che può con-tribuire a ciò con investimenti». In realtà di fronte a questa tiepi-

Nord effi ciente

Il 55% non è diffuso in maniera uniforme

sul territorio nazionale. Circa il 20% del

totale, infatti, delle richieste proviene

dalla Lombardia, seguita da Veneto,

Piemonte ed Emilia Romagna. Queste

regioni hanno totalizzato circa il 60% di

tutti gli interventi realizzati nel nostro

Paese. Il Mezzogiorno su questo fronte

non è riuscito a cogliere l’opportunità

rappresentata dal 55% e gli interventi

realizzati sono stati limitati, compresa

l’installazione di pannelli solari termici

che al Sud, visto l’ottimo tasso

d’insolazione è sicuramente

conveniente.

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ENERGY work

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ENERGY bio

il pianeta terra48

Le acque della salute

Giampiero Castellotti

Si chiamano “acque di transizione” e costituiscono le aree d’incontro tra i fi umi e il mare. Bacini di rilevante biodiversità, oggi minacciatida inquinamento e pesticidi.

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ENERGY bio

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Ventisei articoli, undici allegati e settantadue pagine. È racchiusa in questa direttiva, la numero 60 del 23 ottobre 2000 (defi nita “Water Framework Direc-tive”), la più importante “rivoluzione delle acque” compiuta dal Parlamento europeo. Una serie di norme, recepite dagli Stati negli ultimi anni, che ha isti-tuito un inedito quadro per l’azione comunitaria in materia.

L’iniziativa europea è nata sull’onda di accresciute attenzioni internazio-nali per limitare la perdita di diversità biologica. Nel “lontano” 1971, ad esem-pio, fu fi rmata la convenzione internazionale di Ramsar (Iran) per proteggere le zone umide dallo sfruttamento eccessivo. In Italia rientrano tuttora in tale convezione, tra l’altro, i laghi pontini (Caprolace, dei Monaci, Fogliano e Sa-baudia), i laghi Lungo e di Fondi, le aree protette di Burano e di Orbetello, le lagune di Venezia, di Grado e di Marano.

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50 il pianeta terra

ENERGY bio

Le nuove regole europee hanno imposto ad ogni Paese europeo di identificare e analizzare le acque presenti nel proprio territorio, clas-sificate per bacino e per distretto idrografico di appartenenza, e adot-tare piani di gestione e programmi di misure adattati a ciascun corpo idrico.

Gli Stati membri, nel dettaglio, debbono innanzitutto individuare una struttura preposta (ad esempio autorità di bacino o Arpa). Quindi produrre analisi economiche dell’u-tilizzo delle acque e delle caratteri-stiche per ciascun distretto idrogra-fico, compiere esami dell’impatto delle attività umane sulle acque, tenere registri delle aree alle quali è stata attribuita una protezione spe-ciale, effettuare censimenti di tutti i corpi idrici utilizzati per l’estrazio-ne di acque destinate al consumo umano che forniscono oltre dieci metri cubi al giorno o servono più di cinquanta persone.

Sulla base di tali materiali ven-gono poi predisposti dei piani di gestione finalizzati a migliorare e ripristinare le condizioni dei corpi idrici superficiali (impedendone il deterioramento), prevenire e ridur-re l’inquinamento dovuto agli scari-chi e alle emissioni di sostanze pe-ricolose, preservare le aree protette, promuovere un utilizzo sostenibile dell’acqua, la protezione dell’am-biente, il miglioramento delle con-dizioni degli ecosistemi acquatici e la mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità.

Nel contempo la direttiva ha riordinato tutta la classificazione delle acque nel vecchio continen-te. Le norme mirano ad assicurare maggiori garanzie non soltanto alle acque superficiali interne, corren-ti o stagnanti, a quelle costiere e a quelle sotterranee, verso cui è stata sempre viva una certa sensibilità alla salvaguardia, ma anche a quel-le un tempo definite “salmastri” e con il nuovo millennio ribattezza-

te - e in un certo senso promosse - come “acque di transizione”. Sulle quali concentriamo la nostra atten-zione.

Un mix benefico

Con il termine “acque di tran-sizione” sono stati di fatto rag-gruppati tutti i preziosi ecosistemi salmastri europei. Cioè quelli com-presi nelle aree costiere di transi-zione, in cui le acque dolci terrestri e salate marine si mescolano e co-stituiscono il passaggio naturale tra terra e mare Ad esempio, le foci flu-viali (anche temporanee), le lagune (come quella di Venezia), gli stagni costieri (come Orbetello), le zone di delta (come quello del Po) e di estuario, le valli umide (come quel-le di Comacchio), i canali di drenag-gio, le baie riparate e altri habitat. Si tratta, in sostanza, di quei siti dove l’acqua dolce dei fiumi s’incontra con quella marina e viceversa. L’a-rea, in Italia, è definita con decreto del ministro dell’Ambiente (i limiti esterni verso il mare in via transito-ria sono fissati a cinquecento metri dalla linea di costa).

Qui si determinano miscele par-ticolarmente proficue in quanto le acque fluviali, frenate dalle masse marine, rallentano la propria corsa e depositano gran parte dei mate-riali organici e inorganici che por-tano in sospensione. La stessa cosa avviene per l’acqua di mare tratte-nuta dall’acqua dolce in uscita.

Il prodotto di tali “incontri ravvi-cinati” è straordinario: la ricchezza di nutrienti di questi bacini d’acqua poco profondi attira una copiosa e variegata quantità di pesci e di fau-na ittica e, di conseguenza, nume-rose specie di uccelli migratori, che sfruttano da sempre tali caratteri-stiche degli ambienti lagunari. Que-sti habitat sono quindi considerati ecosistemi unici, a massima biodi-versità, estremamente produttivi, storicamente importanti per la pe-

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51il pianeta terra

ENERGY bio

sca, l’acquacoltura e altre attività. Simbolo di questa copiosità orga-nica è il fitoplancton (primo anello della catena alimentare acquatica), organismi vegetali, unicellulari o coloniali, microscopici (microalghe) con scarsa capacità di movimen-to che vivono in sospensione nelle acque, svolgendo un ruolo basilare nel fissare con la sintesi clorofillia-na l’anidride carbonica atmosfe-rica e producendo nuova materia vivente (biomassa). Inoltre le ac-que di transizione, oltre a costituire aree di “nursery” per la fauna ittica, rappresentano indispensabili isole sulle rotte migratorie, con ricadu-te anche nel turismo sostenibile e sulla gestione integrata della fascia costiera.

Ogni formazione fisica, però, ha caratteristiche uniche e autonome.

Nella laguna, ad esempio, la più variabile tra le formazioni con

acqua di transizione, i molteplici sedimenti sono disposti orizzontal-mente e parallelamente alla costa, dando forma ad un cordone litorale che comprende un tratto di acque diviso dal mare, dominato dalle maree, in cui penetrano sia le ac-que costiere sia quelle continentali. Le lagune sono, pertanto, molto dif-ferenti tra loro, in quanto ognuna è influenzata in maniera disuguale dal clima e da caratteristiche chi-miche: composizione ionica, ossi-geno e soprattutto salinità, che va dalla bassa percentuale laddove c’è forte influenza di acque dolci all’i-persalinità dei tratti dominati da acque marine. Ciascuno di questi ambienti può presentarsi distinta-mente (lagune di piccole o medie dimensioni) o coesistere con altri (più grandi ed elaborati sistemi) in uno stesso bacino lagunare. Inoltre possono caratterizzarsi in baie par-

Foce del Po

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52 il pianeta terra

ENERGY bio

zialmente sbarrate a mare da cor-doni sabbiosi e collegate a sistemi estuarini da cui possono ricevere apporti d’acqua dolce, ma anche in bacini costieri poco profondi che presentano ridotte comunicazioni con il mare.

Il fenomeno delle maree non in-teressa invece lo stagno, contraddi-stinto da bassi fondali e dall’origi-nalità del contesto naturale, tanto da acquisire particolari attenzioni in Sardegna (dove viene chiamato “stainu”), in Francia (“etang”) e in Catalogna (“estanj”). Molti si forma-no lungo le ali di un delta o presso pianure alluvionali. Possono avere una forma stretta e allungata (lame costiere) o pseudocircolare, isolata dal mare o comunicante con que-sto da stretti varchi.

E ancora, se nell’estuario la se-dimentazione è bassa, nel delta vi-ceversa è rapida e consistente.

L’habitat di queste zone è in genere caratterizzato da canneti, boschi allagati di estensione più o meno variabile, isole sabbiose e arenili.

Nel Mediterraneo la tipologia dominante di acque di transizio-ne è costituita da lagune e stagni costieri, la cui superficie comples-siva è vicina a 10mila chilometri quadrati. L’Italia è il Paese medi-terraneo con il più ampio patrimo-nio di lagune (oltre 256 ecosistemi lagunari); nel nostro territorio vi è circa un sesto dell’intero patrimo-nio mediterraneo. Pur coprendo poco più dello 0.5% della superficie nazionale, le acque di transizione costituiscono un patrimonio unico di biodiversità e forniscono beni e servizi per oltre tre miliardi di euro l’anno, con un valore capitale di ol-tre trecento miliardi di euro.

Minacce incombenti

La ricchezza che contraddistin-gue gli ecosistemi delle zone con acque di transizione è purtroppo

soggetta a fenomeni di grave in-quinamento. Tra le primarie cause vanno inclusi i materiali fertiliz-zanti e pesticidi utilizzati dall’uomo in agricoltura, che tramite la rete di canali e corsi d’acqua interessano tutti gli ecosistemi acquatici. Non mancano poi gli scarichi industriali e quelli abusivi.

Un altro problema è rappre-sentato dall’eccessivo sfruttamen-to delle risorse idriche, sempre da parte dell’uomo: l’estrazione in-controllata per irrigazione agricola, ad esempio, determina l’aumento di salinizzazione dei terreni circo-stanti per filtrazione.

Ci sono però anche cause natu-rali. Le alte temperature della sta-gione estiva e la stagnazione delle acque per lo scarso ricambio idrico determinano crisi cosiddette “di-strofiche”, cioè processi chimici che portano alla fioritura di biomasse di alghe e al consumo di ossigeno, con la conseguente moria di molte specie animali presenti negli habi-tat. Apposite reti di monitoraggio procedono a campionamenti conti-nui, specie d’estate, per prevenire i fenomeni.

Proprio per questi motivi, la Commissione europea è intervenu-ta più volte in materia (ad esempio con la Comunicazione del 22 mar-zo 2007 o con quella dell’1 aprile 2009), soprattutto per fare il punto sull’attuazione della direttiva qua-dro sulle acque, quella appunto del 2000. Purtroppo, infatti, diversi Sta-ti membri non riescano a centrare gli obiettivi di salvaguardia degli ecosistemi acquatici e a rispetta-re il recepimento della direttiva quadro. Inefficiente che rischiano di sacrificare definitivamente aree che rappresentano vere e proprie “acque della salute” per numerose piante e per tantissimi animali

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ENERGY future

Meeting Rimini 2011

Nino Apreda

Le scelte per il futuro e l’ener-gia al centro del Meeting di Rimi-ni che ha celebrato la sua tren-taduesima edizione mettendo a confronto il mondo della ricerca, le imprese e le istituzioni sulle op-zioni cruciali per la qualità della vita, della tutela del pianeta, dello sviluppo sostenibile.

Un confronto reso ancora più interessante dalle valutazioni del post-Fukushima.

Dopo l’introduzione sui profili economico-finanziari delle uti-lities e dei produttori di energia da parte di Carlo Andrea Bollino, ordinario di Economia politica all’Ateneo di Perugia e presiden-te dell’Associazione italiana degli Economisti dell’energia, si sono avvicendati Simone Togni presi-dente dell’Associazione Naziona-le Energia del Vento, Francesco Asdrubali, direttore del centro in-teruniversitario “Mauro Felli” di ri-cerca sull’inquinamento da agenti fisici, Franco Cotana direttore del centro biomasse dell’Università di Perugia e Federico Rossi direttore del consorzio Ipass, oltre a Paolo

Il ruolo delle utilities nella nuova strategia europeaper l’energia e l’ambiente

Paoletti managing director di BU Corporate Development del Grup-po Sorgenia.

All’evento ha anche preso par-te, chiarendo gli indirizzi di gover-no sul tema, il sottosegretario allo Sviluppo economico on. Stefano Saglia.

Togni in apertura, ricordando la privatizzazione e liberalizzazio-ne del settore elettrico del 1999, ha fornito un aggiornamento non solo scientifico ma anche tecnico-applicativo sugli obiettivi raggiun-gibili con le energie rinnovabili, sostenendo in particolare che gli incentivi andrebbero perequati con un valore unico, uguale a tut-te le fonti rinnovabili ovvero an-drebbero proporzionati ai costi di installazione degli impianti, piut-tosto che alla quantità di energia da questi prodotta.

Chiedendo certezza per gli in-vestimenti, il comparto eolico oggi è fermo, ha affermato anco-ra Togni, perché mancano i para-metri incentivanti, le FER devono essere incentivate almeno fino al raggiungimento degli obbiettivi

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54 il pianeta terra

ENERGY future

assunti in sede Europea, ricordan-do a tutti che il mancato obiettivo comporta notevoli esborsi e costi al Governo italiano.

Ai collegamenti virtuosi tra energie rinnovabili ed efficienza energetica si è dedicato invece Co-tana, in particolare soffermandosi sui vantaggi della trasformazione di biogas in biometano, al fine di immettere in rete energia produ-cibile, anche mediante piccoli im-pianti purché tra loro collegati.

Asdrubali ha poi delineato lo stato dell’arte del risparmio ener-getico in edilizia e dei progressi raggiunti nelle costruzioni civili con l’impiego dei materiali più re-centi, mentre Paoletti ha sostenu-to, con entusiasmo ma anche con riferimenti documentati, l’appros-simarsi di una rivoluzione nel tra-sporto elettrico per autotrazione.

“La distribuzione di impianti gestibili anche dal mondo del-le utilities per l’alimentazione di auto elettriche nelle città - ha spiegato il manager di Sorgenia - rappresenta una frontiera pratica-bile, nonostante la ritrosia dei pro-duttori di autovetture, giustificata dall’impiantistica dedicata ancora quasi totalmente ai tradizionali motori a combustione interna”.

Da ultimo Federico Rossi ha il-lustrato il progetto “Albedo”: una nuova traccia da percorrere per contenere il surriscaldamento dell’atmosfera. Si tratta di sfrut-tare la capacità naturale della su-perficie terrestre di riflettere, con determinate misure anche di bas-so costo, l’energia solare.

Può sembrare una banalità, ma “riflettere di più i raggi solari attra-verso la dipintura sistematica di superfici con colore bianco (che ri-corda antichi usi delle campagne) o utilizzare le saline contribuisce efficamente a diminuire la circo-lazione di calore nell’atmosfera”.

Un workshop ricchissimo di spun-ti, in conclusione, su un mondo in evoluzione vorticosa che non ces-sa di affascinare per la continua scoperta di nuove modalità per conservare l’equilibrio vitale del pianeta.

In chiusura richiamo l’atten-zione dei lettori alla Enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate cap.IV comma 49 “Le questioni le-gate alla cura e alla salvaguardia dell’ambiente devono oggi tenere in debita considerazione le proble-matiche energetiche”

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55il pianeta terra

ENERGY work

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56 il pianeta terra

ENERGY report

Gli italiani sono sempre più a favore di una politica che promuo-va le energie rinnovabili e pulite. Il dato è emerso dalla presentazione del Prof. Renato Mannheimer al Convegno “Il vento fa il suo giro - Quale il futuro dell’energia eoli-ca?”, tenuto lo scorso 24 settembre presso il Festival dell’Energia 2011 a Firenze, realizzato in collabora-zione con ANEV.

Il Presidente dell’ISPO - Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opi-nione, ha illustrato i risultati di un sondaggio condotto su campione di circa 800 persone, statistica-mente rappresentativo della popo-lazione italiana maggiorenne. L’in-dagine ha voluto mettere in luce il sentimento e l’atteggiamento della popolazione in relazione alle energie rinnovabili, in particolare all’eolico, analizzando il livello di conoscenza e di gradimento delle diverse fonti di energia rinnovabi-le, il grado di consapevolezza della composizione della bolletta elet-

trica e della presunta incidenza delle rinnovabili sul valore della stessa e la propensione generale verso le energie “verdi”.

Dopo l’esito del Referendum di giugno, che ha sancito l’elimina-zione dell’opzione nucleare, gran parte degli italiani ha dichiarato che è giunto il momento di pun-tare tutto sulle rinnovabili, eolico in testa.

La preferenza di un “mix ener-getico”, dimostra l’elevata cono-scenza e consapevolezza, da parte della popolazione, di quali potreb-bero essere le strategie ideali per il nostro Paese, dove vento, sole e acqua non mancano di certo.

«Oggi la produzione di energia elettrica in Italia proviene in lar-ga misura dall’utilizzo di fonti non rinnovabili. Ma gli italiani cosa ne pensano? Dal nostro monitor se-mestrale sappiamo che il 90% de-gli italiani considera le energie so-stenibili, e in primis l’eolico, anche più efficienti delle fonti tradizio-

È arrivato il momentodi puntare tutto sull’eolico

Silvia Martone

Un rapporto dell’ISPO conferma che gli italianisono sempre più orientati verso l’energia del vento

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nali» dichiara il Prof. Mannheimer «Ma è grazie all’ampio studio su popolazione, condotto per conto di ANEV, che abbiamo compreso come la fi ducia verso le fonti rin-novabili sia ormai un trend cre-scente, l’89% degli intervistati di-chiara che è giunto il momento di puntare sulle rinnovabili.»

Tra le energie pulite, l’eolica è una delle energie più apprezzate, insieme al solare. Si tratta innanzi-tutto di una fonte di energia molto conosciuta: solo il 9% degli italia-ni non ne ha mai sentito parlare, contro percentuali ben più alte (intorno al 50%) di non conoscitori delle energie idroelettrica, geoter-mica e da biomassa. La maggio-ranza assoluta degli intervistati si dissocia da tutti i giudizi negativi sull’eolico: non ritiene né che pos-sa danneggiare la salute (81%), né che possa deturpare il paesaggio (63%). L’eolico fa bene anche alle imprese che decidono di investire su di esso: per il 73% degli italia-ni, infatti, tale scelta avrebbe delle importanti ricadute d’immagine, con conseguenze importanti in termini di occupazione: lo svilup-po di un nuovo settore industriale, tanto complesso ed articolato, si traduce in nuovi occupati diretti e indiretti.

Non solo incremento delle rin-novabili. Gli italiani si dimostrano, oltre che sensibili alle fonti “puli-te”, anche consapevoli di quanto il problema energetico vada affron-tato con interventi su più fron-ti, attivando una sinergia tra più strategie energetiche.

L’81% auspica ad esempio un massiccio intervento sulla rete elettrica italiana, per effi cientare la distribuzione di energia. Non piace, invece, la scelta di aumen-tare gli acquisti di energia dall’e-stero o diversifi care i paesi forni-tori.

Contrariamente a chi ritiene che investire nelle energie rinno-vabili signifi chi pagare una bollet-ta elettrica più salata, circa il 77% degli italiani ritiene che sia giusto che i singoli cittadini contribui-scano personalmente al bene del Paese e ritengono che la percen-tuale del 7% prodotta dagli incen-tivi all’eolico presente nella com-ponente A3 della bolletta, debba rimanere invariata. «Un dato fra tutti merita attenzione,» com-menta il Professore «gli italiani si dichiarano pronti a mettere mano al portafogli nel 22% dei casi, pur di garantirsi un alternativa puli-ta». Concentrandosi sull’energia eolica, il 44% del campione sugge-risce di destinarvi una quota della bolletta compresa tra l’1 e il 6%. Il 23% del campione indi-ca una quota più alta: ol-tre il 6%.

In rela-zione alle p o l i t i c h e energet iche la percezione generale, mol-to coerente con la realtà, è che in Italia manchi un quadro nor-mativo di riferi-mento per le rin-novabili e che non siano mai state prese decisioni di lungo periodo, con la conseguenza inevitabile p e r il Paese di dipendere dall’estero per l’importazione di materie pri-me combustibili e dagli interessi di business delle poche, ma for-ti, multinazionali internazionali. Come dichiarato dal Presidente ISPO, “l’eolico non è ancora soste-nuto suffi cientemente, la politica di incentivi è altalenante”.

bolletta compresa tra l’1 e il 6%. Il 23% del campione indi-

generale, mol-to coerente con la realtà, è che in Italia manchi un quadro nor-mativo di riferi-mento per le rin-novabili e che non siano mai state prese decisioni di lungo periodo, con la conseguenza inevitabile

«Oggi la produzione di energia elettrica in

Italia proviene in larga misura dall’utilizzo

di fonti non rinnovabili. Ma gli italiani cosa

ne pensano? Dal nostro monitor semestrale

sappiamo che il 90% degli italiani considera

le energie sostenibili, e in primis l’eolico,

anche più effi cienti delle fonti tradizionali»

dichiara il Prof. Mannheimer «Ma è grazie

all’ampio studio su popolazione, condotto

per conto di ANEV, che abbiamo compreso

come la fi ducia verso le fonti rinnovabili

sia ormai un trend crescente, l’89% degli

intervistati dichiara che è giunto il momento

di puntare sulle rinnovabili»

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Il 60% degli italiani pensa che le rinnovabili siano imprescindibili e il 25% le ritiene utili ma non risolutiveTESTO DELLA DOMANDA: “ Alcuni dicono che è arrivato davvero il momento di puntare tutto sullo sviluppo delle rinnovabili perché sono le energie del futuro. Altri dicono che, seppur utile, l’investimento nelle rinnovabili sia solo una moda, ma che non sia veramente efficace. Lei con chi è più d’accordo? Con Chi ritiene che:”Valori percentuali – Base casi: B01

Non ha fatto nulla o quasi51

Non sa7

Ha già fatto molto5

Ha già fatto qualcosama dovrebbe fare di più

37

Grafico 2 • Il giudizio circa le attività del Governo in materiadi politica energetica e sviluppo delle energie rinnovabili

Specie 18-34enni (58%), diplomati (59%), residenti nel centro Italia (57%), di sinistra/centrosinistra (65%) e centro (61%)

42%

Grafico 1 • La quota della bollettada destinare alle rinnovabili

Non sa, non risponde9

Ridotta leggermente11

Ridotta molto9 Aumentata lmolto

3Aumentata leggermente

19

Lasciata uguale ad ora49

20%

22%

Grafico 3 • Il giudizio circa lo sviluppodelle rinnovabili

Seppur utile,L’INVESTIMENTO NELLE RINNOVABILI,

da solo NON SARA’ SUFFICIENTEa coprire l’intero

fabbisogno di energia25

L’investimento nelle rinnovabiliÈ SOLO UNA MODA, manon è veramente efficace

7

Con nessuno dei tre3 Non sa, non risponde

5

È arrivato davvero il momento di PUNTARE TUTTO SULLO SVILUPPODELLE RINNOVABILI perchè sono le

energie del futuro60

Nonostante il periodo di crisi economica, il 22% aumenterebbe la quota della bolletta da destinare alle rinnovabiliTESTO DELLA DOMANDA: “Un incentivo alla produzione di energia rinnovabile nel nostro paese arriva anche dalla bolletta dell’elettricità che consente anche al cittadino di contribuire personalmente in tal senso. Attualmente la quota di bolletta destinata alle rinnovabili è pari a circa il 7%. Alcuni sostengono che tale quota non è sufficiente e dovrebbe essere aumentata, altri non sono d’accordo e vorrebbero che tale quota fosse minore. Potendo scegliere, lei personalmente vorrebbe che la quota della sua bolletta da destinare alle rinnovabili venisse:” Valori percentuali – Base casi: B01

Negativo il giudizio dell’opinione pubblica circa l’attenzione prestata dal Governo alla politica energetica e alle rinnovabiliTESTO DELLA DOMANDA: “ Parliamo infine delle attività del governo in materia di politica energetica e sviluppo delle energie rinnovabili. In base alle sue conoscenze o impressioni in proposito, come giudica le attività svolte finora dal governo per lo sviluppo delle energie rinnovabili? Mi dica se ritiene che il governo:”Valori percentuali – Base casi: B01

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In relazione alle politiche energetiche la

percezione generale, molto coerente con la

realtà, è che in Italia manchi un quadro nor-

mativo di riferimento per le rinnovabili e che

non siano mai state prese decisioni di lungo

periodo, con la conseguenza inevitabile per il

Paese di dipendere dall’estero per l’importa-

zione di materie prime combustibili e dagli

interessi di business delle poche, ma forti,

multinazionali internazionali. Come dichiarato

dal Presidente ISPO, «l’eolico non

è ancora sostenuto suffi cientemente,

la politica di incentivi è altalenante».

Una delle maggiori preoccupa-zioni degli italiani è legata al “pac-chetto clima - energia 20 - 20 - 20”, che impone al Paese di ridurre del 20% l’utilizzo di combustibili fos-sili per produrre energia, di ridur-re del 20% l’emissione di gas noci-vi ad effetto serra e di aumentare del 20% l’energia prodotta da fonti rinnovabili, entro il 2020.

Il governo cerca di arrivare “in qualche modo” al conseguimento del pacchetto clima, ma è un con-tinuo procrastinare un program-ma serio e credibile di sviluppo delle rinnovabili e dell’effi cienza energetica, con il rischio di sotto-porre il paese a forti penalità per il mancato raggiungimento dell’o-biettivo europeo.

La recentissima “manovra economi-ca” non rassicura ed è percepita come estre-mamente dannosa per l’Italia, in termini di im-magine, presso il pubbli-co degli investitori esteri. Tutti i programmi mirati a nuovi investimenti per rendere ancora più com-petitivo il mix energetico, per migliorare le intercon-nessioni con l’Europa, per sviluppare la rete di distribu-zione e per favorire lo svilup-po delle energie rinnovabili, rischiano di essere inevitabil-mente ridimensionati a causa del-la “Robin Hood tax”, che porterà una riduzione degli investimenti stimabile di oltre 15 miliardi nei prossimi anni.

Non rimane che attendere i prossimi sviluppi e sperare che l’impegno e la voce delle asso-ciazioni, come ANEV, giungano con risultato ai pubblici decisori. Come sostiene il Prof. Mannhei-mer «Molto si può e si deve ancora fare, Ispo ed ANEV insieme posso-

no contribuire ad una crescente diffusione di una cultura dell’e-nergia sostenibile e a dar voce a quel 71% di italiani che vivono l’eolico come un’opportunità per aiutare l’Italia a ridurre la dipen-denza energetica dall’estero»

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PAROLE al vento

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Le parole al vento non sono certo parole inutili, sprecate, disperse.Il soffi o della natura, la contemplazione dinamica dei suoi elementi primordiali aria,

acqua,terra, fuoco ispira da sempre poeti, narratori, musicisti, coreografi .In qualche modo la storia dell’arte è al tempo stesso la storia della ricerca inesausta

di un’armonica ispirazione che genera - è proprio il caso di dirlo - energia ed emozioni.Tale energia e tali emozioni proviamo a condividerle proponendo fi lm, libri, canzoni,

spettacoli che al sole, al vento, agli agenti naturali siano ispirati o che a tali elementi facciano in qualche modo riferimento.

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PAROLE al ventoIo e te io e teperchè io e tequalcuno ha scelto forse per noimi son svegliato solopoi ho incontrato tel’esistenza un volo diventò per me Lucio Battisti > Vento nel vento

Album Le avventure di Lucio Battisti e Mogol 2Artista Lucio BattistiGenere Pop e Rock ItalianoCopyright (P) 1972 Sony Bmg Music Entertainment (Italy) S.p.A.

Album Eduardo De CrescenzoArtista Eduardo De Crescenzo Genere Canzone italianaCopyright (P) 1989 Sony Bmg Music Entertainment (Italy) S.p.A.

C’è il sole, forse proprio come alloranei colori che tu accendiquando appari improvvisae mi racconti l’amoree Eduardo De Crescenzo > C’è il sole

Album Lontano dal tuo soleArtista Neffa Genere ìPop e Rock ItalianoCopyright (P) 2009 Hermanos srl

Io son qui in un mondo che ormai gira intorno a vuoto lontano dal tuo sole piove, ma io qualche cosa farò per sentire ancora tutto il calore che ora non ho e avere un po’ di pace che ora non ho e luce nei miei occhi che ora non ho un direzione giusta che ora non ho Neffa > Lontano dal tuo sole

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PAROLE al vento

Aria Sole Terra e Mare dove naufragarevoce nel ventoVera senza alcun rimpiantoi pensieri li lascio nel vento, poi... morire mai

...e allora lascio questa dimensionevoglio solo Aria Sole Terra e Mare, volo via....sollevo il peso di questa esistenzatanto densa da non digerirla tutta per l’eternità Linda > Aria, Sole, Terra e Mare

Album La forma delle nuvoleArtista Linda Genere Pop e Rock ItalianoCopyright Leart S.r.l., Mr Studio S.n. c.

Album Songs of FreedomArtista Bob Marley Genere Black (R&B/Soul/Gospel/Reggae)Copyright (P) 1970 Tuff Gong International Ltd.

Sun is shining, the weather is sweet, yeahMake you wanna move your dancing feet nowTo the rescue, here I amWant you to know, y’all, can you understand? Bob Marley > Sun Is Shining

Singing our space songs on a spider web sitarLife is around you and in youAnswer for Timothy Leary, dearieLet the sunshineLet the sunshine in

Trinity, Brian Auger, Julie Driscoll > Flesh Failures (Let The Sunshine In)

Album StreetnoiseArtista Trinity, Brian Auger, Julie Driscoll Genere Pop e Rock InternazionaleCopyright (P) 1969 Polydor Ltd. (UK)

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PAROLE al vento

Titolo Il vento che accarezza l’erbaTitolo originale The Wind That Shakes the BarleyRegia Ken LoachPrincipali interpreti Cillian Murphy; Liam Cunningham; Padraic Delaney; Gerard Kearney; William Ruane; Laurence BarryGenere GuerraProduzione Rai Cinema - 01 Distribution, 2007Paese, Anno Germania Italia Spagna Francia Irlanda Gran Bretagna, 2006

Il vento che accarezza l’erba

Irlanda 1920. Contadini e operai delle campagne si uniscono per reagire agli uomini dell’esercito britannico sbarcati in forze sull’isola per impedire qual-siasi tentativo di rivendicazione di indipendenza. Damien, che sta per partire per Londra per consolidare la sua professione di medico, decide di restare per lottare a fi anco del fratello Teddy. Lo scontro porterà alla fi rma di un trattato con gli inglesi. Ma non tutto sarà fi nito perché la vittoria è solo apparente. Saranno le famiglie stesse a dividersi tra chi si ritiene soddisfatto del risulta-to conseguito e chi invece pensa che l’oppressione abbia solo mascherato la propria strategia.In un’epoca in cui il terrorismo domina le news del mondo e in cui l’Irlanda del Nord sembra defi nitivamente uscita dalla spirale di odio che l’aveva avvi-luppata sino a pochi anni fa, può suonare strano che un regista come Ken Lo-ach vada a riaprire una ferita apparentemente ormai suturata. Usiamo questo termine chirurgico perché non è sicuramente casuale il fatto che il protago-nista sia un medico. Un giovane che sta per lasciare il Paese ma che non può non reagire dinanzi a episodi di brutale sopraffazione. Questa volta non è il ‘comunista’ Loach che narra ma il ‘britannico’ Ken nato nel Warwickshire che va ad indagare le dinamiche che conducono una persona dotata di cultura e di valori ad impugnare le armi per difendere i deboli contro le prevaricazioni di un Impero.

Mille splendidi soli di Khaled Hosseini

Mille splendidi soli è il secondo romanzo dello scrittore americano di origine afghana Khaled Hosseini, portato al successo tramite il suo best-seller Il cac-ciatore di aquiloni. Il titolo originale dell’opera è A Thousand Splendid Suns (2007, ATSS Publica-tions). Il libro narra la storia di due donne e della loro vita durante i vari con-fl itti che negli anni si sono susseguiti in Afghanistan fi no ad oggi. Il romanzo è dedicato a Haris e Farah e a tutte le donne del suo paese.«Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri» Così il poeta Saib-Tabrizi, nel XVII sec., scrisse a proposito di Kabul. Da questi versi è tratto il titolo del romanzo “Mille splendidi soli”.

Titolo Mille splendidi soliAutore Hosseini Khaled Rilegatura Brossura; 408 pagine (Disponibile anche in ebook)Lingua Italiano (Traduttore: Vaj I.)Anno 2010Editore Piemme (collana Bestseller)

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