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DUBAI - Sembra già di sentire i com- menti: ecco il solito pezzo con Pozzato d’ogni inizio stagione, pieno di promesse destinate a cadere nel vuoto. Si può finge- re di non farci caso, ma come negare che da anni le cose vadano così? Forse sareb- be più semplice adeguarsi, archiviare la pratica col dovuto cinismo e non tornare ogni volta alla carica, come quei pochi (sempre meno, ormai) che continuano a vedere un po’ di luce nel talento lasciato andare. Perciò l’unica cosa da fare, anche nel suo interesse, sarà non scrivere il solito pezzo. Sono le dieci e mezza di una serata dol- ce sul Golfo Persico, nello scintillìo dei pa- lazzi lungo la costa e il pensiero ango- sciante della barbarie che si compie da mesi sulla sponda opposta. Pippo e i suoi tatuaggi sono a un tavolo d’angolo più sconsolato che elegante. L’inizio è fatico- so, neppure lui vorrebbe fare il solito pez- zo, ma lo tranquillizziamo: non lo sarà. - Sembri magro e determinato, sta per scaderti il contratto? - Ha la sua parte, ma non ho vendet- te o rivincite. Voglio andare forte per me e chi ci ha sempre creduto. So che avrei potuto fare di più. Se avessi avuto a vent’anni la testa di adesso, in certi sbagli non ci sa- rei caduto. - Il servo che spreca il talento fa una brutta fi- ne... - L’ho letta tante volte la pa- rabola dei talenti e non ho proble- mi ad ammettere di aver lasciato passare il tempo e le occasioni. Non ci sto be- ne, ho avuto i miei problemi. Pozzato non è solo lustrini e bella vita. Però ci sono sta- ti anche dei passaggi sfortunati. - Quali? - La chiusura della Mapei, dove avevo riferimenti che non ho più trovato in se- guito. Lavorare con Damiani e Guercile- na, che avevano previsto per me un certo cammino, mi avrebbe aiutato a non per- dere tempo. Sarei passato meglio attraver- so anni difficili, in cui si dicevano le cose in un modo e si facevano in un altro... - Un professionista non dovrebbe gestir- si da solo? - Sono passato a 19 anni, la Mapei ha chiuso che ne avevo 23. Ero giovane. So che sono un tipo particolare e bi- sogna sapermi prendere, ma vogliamo dirlo che il mondo delle squa- dre non è bello co- me si può pensare? 50 Dal nostro inviato Enzo Vicennati Tra poco la Sanremo e poi le Cassiche del Nord. Il grande ciclismo entra in una fase spettacolare di altissimo livello e di grande tensione. Molte volte il campione vicentino ha fatto promesse che non ha mantenuto. I tifosi gli vogliono bene, ma è un amore che deve meritare Perciò, dopo averlo visto al Dubai Tour tirato e in forma ci è venuta voglia di fargli qualche domanda più scomoda del solito. E in alcuni momenti la maschera s’è abbassata... Il vicentino 34 anni inizia la 16ª stagione da pro’ Il vicentino 34 anni inizia la 16ª stagione da pro’

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DUBAI - Sembra già di sentire i com-menti: ecco il solito pezzo con Pozzatod’ogni inizio stagione, pieno di promessedestinate a cadere nel vuoto. Si può finge-re di non farci caso, ma come negare cheda anni le cose vadano così? Forse sareb-be più semplice adeguarsi, archiviare lapratica col dovuto cinismo e non tornareogni volta alla carica, come quei pochi(sempre meno, ormai) che continuano avedere un po’ di luce nel talento lasciatoandare. Perciò l’unica cosa da fare, anchenel suo interesse, sarà non scrivere il solitopezzo.

Sono le dieci e mezza di una serata dol-ce sul Golfo Persico, nello scintillìo dei pa-lazzi lungo la costa e il pensiero ango-sciante della barbarie che si compie damesi sulla sponda opposta. Pippo e i suoitatuaggi sono a un tavolo d’angolo piùsconsolato che elegante. L’inizio è fatico-so, neppure lui vorrebbe fare il solito pez-zo, ma lo tranquillizziamo: non lo sarà.

- Sembri magro e determinato, sta perscaderti il contratto?

- Ha la sua parte, ma non ho vendet-te o rivincite. Voglio andare forteper me e chi ci ha semprecreduto. So che avreipotuto fare di più.Se avessi avuto avent’anni la testadi adesso, in certisbagli non ci sa-rei caduto.- Il servo che

spreca il talentofa una brutta fi-ne...

- L’ho lettatante volte la pa-rabola dei talentie non ho proble-mi ad ammetteredi aver lasciatopassare il tempoe le occasioni.Non ci sto be-

ne, ho avuto i miei problemi. Pozzato nonè solo lustrini e bella vita. Però ci sono sta-ti anche dei passaggi sfortunati.- Quali?- La chiusura della Mapei, dove avevo

riferimenti che non ho più trovato in se-guito. Lavorare con Damiani e Guercile-na, che avevano previsto per me un certocammino, mi avrebbe aiutato a non per-dere tempo. Sarei passato meglio attraver-so anni difficili, in cui si dicevano le cose inun modo e si facevano in un altro...- Un professionista non dovrebbe gestir-

si da solo?- Sono passato a 19 anni, la Mapei ha

chiuso che ne avevo 23. Ero giovane. Soche sono un tipo

particolare e bi-sogna sapermiprendere, ma

vogliamodirlo che ilm o n d odelle squa-dre non èbello co-me si puòpensare?

50

Dal nostro inviatoEnzo Vicennati

Tra poco la Sanremo e poi le Cassiche del Nord. Il grandeciclismo entra in una fase spettacolare di altissimo livelloe di grande tensione. Molte volte il campione vicentino

ha fatto promesse che non ha mantenuto. I tifosigli vogliono bene, ma è un amore che deve meritarePerciò, dopo averlo visto al Dubai Tour tirato e in forma

ci è venuta voglia di fargli qualche domanda più scomodadel solito. E in alcuni momenti la maschera s’è abbassata...

Il vicentino34 anniinizia la 16ªstagione da pro’

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Pozzato,svegliatiadesso o mai più

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- Cominciamo a scaricare barili?- Nessuno si interroga sulla scarsa pro-

fessionalità di chi gestisce i corridori e ilperché di tanti talenti che smettono. Io alconfronto mi sono salvato alla grande ed èper questo che vorrei fare qualcosa peraiutare i giovani a difendersi dai direttorisportivi impreparati e dai giornalisti in-competenti. Sono state esaltate per anni leimprese di gente fasulla, poi quando si ècapito come andava, nessuno ha pensatodi rivedere il giudizio su coloro che veni-vano battuti. L’atleta è prima di tutto unuomo, ma viene trattato come una mac-china. La bici mi piace molto, ma l’am-biente è spesso ipocrita e superficiale.- Anche a te si rimprovera di essere su-

perficiale...- Chi mi conosce sa che non è vero. Ci

ho giocato con questa etichetta. Quandole cose vanno bene ti fa sembrare un figo,ma se vanno male ti toglie tanto. Hannoprovato a dire che non mi allenavo, poianche questa leggenda è tramontata...- Secondo Paolini hai scelto di non cre-

scere...- Non è stata una scelta, ma una somma

di cose. Non sono soddisfatto. Sono natocon il sogno di diventare un campione eho avuto il privilegio di provarci. Il cicli-smo non è un gioco, ma una scuola di vita,che insegna ad andare avanti anche quan-do tutto va a rotoli. Gli dedichi gli annimigliori, ma non è detto che vada bene.Quando cresci pensando che la normalitàsia volare al di sopra della media, fa malevedere che sei finito in basso. Però mi pia-cerebbe spiegare cosa c’è nella vita di uncorridore, servirebbe a far capire ciò chesolo un atleta di alto livello può sentire.- Che cosa?- Abbiamo alti e bassi fisiologici, ma i

bassi rischiano di essere drammatici, mo-menti in cui servono accanto le personegiuste. A Cancellara non ho mai invidiatonulla, però anche lui nel 2009 era a pezzi,ma Riis lo ha protetto e aiutato e nessunosi è accorto di nulla. Non puoi essere Diose vinci e una nullità se ti battono. Hosempre avuto una determinazione supe-riore ai miei coetanei, ma quando ritrovaiGuercilena alla Quick Step, mi chiese:«Cosa ti hanno fatto alla testa?».- Parliamo di Fassa Bortolo?- Non ho nulla contro Ferretti, mi ha

fatto piacere ritrovarlo in nazionale. Sba-gliai a prenderlo a muso duro, ma mi hainsegnato tanto. Fu lui a tirarmi fuori gliattributi, dandomi in mano la squadra eportandomi alle prime vittorie importanti.Fui presuntuoso a credere di poter porta-re alla Fassa il metodo di lavoro che avevoimparato nei primi anni di Mapei, quellodi cui sentivo di avere bisogno. A 23 anniero convinto della bontà del mio camminoe pensavo fosse utile proseguire, invece...- Si diceva che fossi viziato.- Ero sbarazzino, mi piaceva il passo

lungo, avevo la mentalità vincente, vivevodi motivazioni forti, ma mi spiegaronochiaramente che dovevo stare nei ranghi.

- Quali ranghi?- Mi rinfacciate spesso di non aver colti-

vato la crono, ma fu Ferretti a dirmi: «Acosa ti serve? Tanto i mondiali non li vinci,perché Cancellara è più forte. Buttati sulleclassiche, i soldi li fai con le classiche...». Enon mi diede più la bici per lavorarci a ca-sa. A San Luis ho fatto la crono con un te-laio normale e a metà strada mi sono fer-mato per evitare un cane. Ho preso 1’40”da Malori. Dopo l’arrivo, Maini mi ha det-to che un minuto lo avrei guadagnato conla bici da crono e che mettere piede a ter-ra a 60 all’ora e poi ripartire mi è costatoalmeno 30 secondi. Vuol dire che sarei en-trato nei cinque...- Bettini dice che sembri insicuro, per-

ché nel gruppo rinnovato, nessuno ha perte il rispetto che avresti avuto un tempo...

- Il gruppo è irriconoscibile. Si cade dipiù e non per colpa dei materiali, ma per-ché si rischia troppo. Stamattina eravamotutti ammucchiati a 50 all’ora e ho visto ungiovane con le mani sopra al manubrio,che si è voltato per guardare indietro. Ioero a ruota, ma se davanti qualcuno frena-va, come faceva ad evitarlo? In corsa deviessere concentrato. Mi ricordo bene laSanremo del 2007, quando Bettini iridatosi fermò per fare pipì e lo attaccarono.Andai a fermarli e qualche direttore si im-puntò, perché vogliono sempre la fuga ecerte regole sono sparite. Ma siccomesembra che stia sempre a lamentarmi, di-ciamo che è tutto a posto. Colpa mia...

Un talento da juniorpassato molto prestoEcco con estrema sintesi i momenticruciali della carriera di Pozzato,

passato tra i pro’ a 19 anni alla Mapei.

Crono juniores ’98: 3° dietro Cancellara

Va con Ferretti e vince la Tirreno 2003

Sanremo 2006: il successo più bello

Roubaix 2009, arriva 2° dietro Boonen

CHI E’ FILIPPO POZZATO

La Sanremo e duetappe al Tour

Filippo Pozzato è nato a Sandrigo(Vicenza) il 10 settembre 1981 e nelsuo palmares spiccano la Sanremo2006, il tricolore del 2009, Plouay 2013e due tappe al Tour: a Saint Brieuc nel2008 (nella foto) e Autun nel 2007. Ec-co le sue squadre e i numeri, che lo por-tano a 47 vittorie (14 tutte nel 2002).2000-2002 (Mapei) - 14 vittorie.2003-2004 (Fassa Bortolo) - 8 vittorie.2005-2006 (Quick Step): 5 vittorie.2007-2008 (Liquigas) - 8 vittorie.2009-2010 (Katusha) - 7 vittorie.2011 (Farnese) - una vittoria.2012-2015 (Lampre) - 4 vittorie.

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- Vorresti un tecnico che ti prenda a cal-ci nel sedere?

- Ho sempre apprezzato chi lo fa quan-do veramente sbaglio, ma non so che far-mene di uno che mi blandisce se vinco emi dà la colpa di tutto il resto. Se unasquadra non va o un campione non rendecome dovrebbe, nel calcio mandano vial’allenatore: perché qui si mettono sullacroce i corridori? Sarei per strapagare itecnici bravi, gli altri li manderei a casa.Ho in testa un velocista che qualche annofa sarebbe dovuto andare a casa, invece fuattaccato alla macchina dal suo direttoresportivo, rientrò nel tempo massimo e poibatté Cavendish in volata. Questa è unadimostrazione di bravura?

- Scinto è stato l’ultimo ad averti messoin riga?

- Sono stato contentissimo di andarecon lui, perché capì come sono fatto. Intuìche per avere il massimo, doveva conce-dermi qualcosa. Mi permise di usare lamoto da cross in inverno e mi assecondòcon le tabelle di allenamento. Mi seguìpasso dopo passo e mi fece sentire impor-tante. Mi servirebbe ancora uno così.- Perché l’anno scorso dopo quel brutto

Fiandre andasti a Genova a vedere il Mi-lan, invece di concentrarti sulla Roubaix?

- Ero a Montecarlo con le scatole girate,perché in corsa ero andato male e in alle-namento volavo. Così, piuttosto che rima-nere in casa a dare testate al muro, feci un

salto a Genova, mangiai una pizza e tor-nai. Non persi un solo allenamento, sba-gliai a farmi vedere. E’ la mia vita. Lo sobene che prima delle corse non si esce enon si va con la moto. Si può avere una vi-ta quando si è fatto il proprio dovere?- Dipende, forse il recupero non ne ha

giovato. Negli stessi giorni Cancellara vin-se il Fiandre e poi rimase su per la Rou-baix. Okay, festeggiò con qualche birra,ma aveva motivo per farlo...

- E così cadiamo nella superficialità percui se vinci va bene tutto. Se uno vince con10 chili sovrappeso è un modello? Io di ca-volate ne ho fatte tante, ho vinto corse fa-cendo cose... insolite la sera prima. Comefunziona: se vai con una miss e il giorno

dopo vinci, sei un eroe; mentre se fai se-condo, sei uno scemo perché eri con lei?- Ma il fatto è che tu non hai nemmeno

lottato per vincere. Secondo Bartoli è sba-gliato tornare a casa dopo il Fiandre...

- Per lui forse era così, ma io se sto unasettimana in albergo vedendo solo bici ecorridori, divento matto. Sarà colpa mia, ilfatto che le mie squadre raramente sonostate gruppi di amici con cui passare iltempo. Con Scinto, tornai a casa dopo ilsecondo posto al Fiandre e andai ad alle-narmi in Veneto, per avere più riscontri...- E la Roubaix andò male. Secondo Sa-

voldelli, sei pesante per il ciclismo di oggi...- Di sicuro per vincere devi essere forte

in salita e veloce. Le grandi corse se le gio-

cano Nibali, Froome, Contador e Quinta-na. Poi ci sono due velocisti, Kittel e Ca-vendish. Quindi c’è gente che si gioca il re-sto. E non è un mistero che per vincere ioabbia bisogno di essere tiratissimo.- Lo scorso anno non eri così in forma...- Ero in crisi nera. Poi Cassani mi pre-

sentò un nutrizionista. Ero abbastanza di-sperato e debole, ero per terra, avevo bi-sogno di affidarmi a qualcuno e lo chia-mai. Gli dissi che non andava niente bene,che con la pancia che avevo avrei potutofare il pensionato in spiaggia col giornale.Che pensavo di smettere.- E lui?- Ha riscritto le regole e sono arrivato in

Argentina asciutto e con la sensazione di

L’atteggiamento da starè la sua... mascheraLa carriera di Pozzato è una teoriadi ripartenze e occasioni sprecate.

Il vicentino sa di avere avuto apertureillimitate di credito, ma anche che lafiducia è all’osso: è vero che unapiccola vittoria accenderebbe gli

sponsor, ma i tifosi vogliono qualcosadi più pesante. Qui sopra, l’incontrocon Martini alla vigilia della prima

stagione con Scinto: Alfredo gli parlòchiaro e in qualche modo aprì unabreccia. In apertura, primo al

Memorial Ballerini 2010, con Matteo,figlio minore di Franco.

Martini “vide”le sue debolezzeServì a qualcosa?

Martini “vide”le sue debolezzeServì a qualcosa?

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andare forte. Così ho chiesto di non torna-re sul Teide come l’anno scorso, ma di cor-rere Qatar e Oman. Vorrei fare qualcosadi buono per mettermi alla prova, ma nonsono tranquillo. Ho paura di non fare be-ne e questo un po’ mi dà il panico.- Sei uno dei corridori meglio pagati in

rapporto ai risultati. C’è gente che vincepiù di te, ma non prende la metà...

- Non so più attaccare, per cui se nonvinco è come se non ci fossi. So che stosulle scatole a tanti perché prendo più diloro, ma non è colpa mia se sono stato fat-to carino e so dire due parole in croce,mentre loro sono bruttini. Resto uno deiprodotti più vendibili e basterebbe chevincessi qualcosina e gli sponsor farebbero

festa. Spiace dirlo, ma lo sport vive di que-ste regole..- Perché non ti fai seguire da Bartoli?- Ho bisogno di qualcuno di cui mi fido,

soprattutto visto che devo pagarlo. Chivuole farsi seguire da Bartoli per la prepa-razione deve pagarlo di tasca sua, sia chia-ro. La squadra ci ha fatto firmare la listadelle persone che non possono seguirci, iosto ancora cercando. Michele magari èbravo, ma non mi ci trovo a pelle.- Quando ti guardi allo specchio, vedi

ancora quel ragazzino che sognava oppurel’adulto che ne ha preso il posto?

- La voglia di arrivare ai sogni ce l’hosempre in testa. Non c’è nulla che possadarti le sensazioni di quei 3-5 secondi in

cui sai che stai per alzare le braccia. Nep-pure la donna più bella, per restare con ipiedi per terra.

La stagione è appena cominciata, per ilfigliol prodigo ci sarebbero ancora tempoe occasioni. Il quarto posto sul traguardodella tappa più dura del Dubai Tour è unafiammella da non far spegnere. Pippoascolta e s’interroga, prigioniero di unruolo e paure da mandar via. Sta a lui tor-nare indietro, bussare e chinare il capo,cercando la forza per rialzarlo e sfidarenuovamente il mondo. E’ questa la sua sfi-da, riuscirà ad affrontarla?

Enzo Vicennati©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pochi alti e tanti bassialla corte di FerrettiPozzato corse con Ferretti per due

stagioni (i due qui sopra sono insiemealla Tirreno-Adriatico vinta dal veneto

nel 2003). Oggi ammette di aversbagliato a voler prendere di petto il“sergente di ferro” romagnolo, ma difatto tra loro non corse mai buonsangue e gli scambi erano tutti nel

segno (infruttuoso) della provocazionee della punzecchiatura. Secondo

Roberto Damiani, in quegli anni conlui alla Fassa, l’esclusione di Pozzatodalla nazionale di Cassani potrebbeessere partita proprio da Ferretti.

Dopo il tricolore 2009carriera in discesa...

Il 2009 è stato il suo ultimo annopositivo, poi è iniziata la discesa.

L’ultima bella vittoria a Plouay 2013.

Gp Ouest France, successo WorldTour

I “soliti” crampi al Fiandre 2014

Con Cassani sul percorso di Ponferrada

A Dubai, inizio 2015, tiratissimo...