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Il Servizio Sociale nelle Aziende Ospedaliere della Regione Lombardia indagine relativa all’anno 2006

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Il Servizio Sociale nelle Aziende Ospedaliere della Regione Lombardia

indagine relativa all’anno 2006

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Il presente lavoro è stato curato, per conto del Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali della Lombardia, dalle assistenti sociali Livia Corsi ed Elena Manzoni, referenti del gruppo di lavoro, con la consulenza degli assistenti sociali Ombretta Okely e Vittorio Zanon.

Staff di progetto: Claudia Antoni, Antonella Bregantin, Donatella Broggi, Anna Maria Canestrari, Livia Corsi, Anna Ciani Passeri, Michela Imperial, Elena Manzoni, Giulia Minora, Mariagrazia Pariset e Carla Pugnoli, assistenti sociali.

Le immagini della Lombardia utilizzate nella Presentazione e nel Capitolo 2 sono tratte dal sito della Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia - www.sanita.regione.lombardia.it

Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali Lombardia via Stampa 15 – 20123 MILANO telefono: 02.86457006 – fax: 02.86457059 e-mail: [email protected] – sito internet: www.ordineaslombardia.it Milano - settembre 2008

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Indice

Prefazione...................................................................................................................................... 4

Presentazione ............................................................................................................................... 6

Il progetto....................................................................................................................................................... 6

Il gruppo di lavoro.......................................................................................................................................... 7

La scheda di rilevazione: uno strumento di lavoro del progetto di ricerca .................................................. 10

1. Un po’ di storia........................................................................................................................ 12

Il Servizio Sociale e gli assistenti sociali in Ospedale................................................................................. 12

Istituzione del Servizio Sociale negli Ospedali............................................................................................ 14

Il Servizio Sociale nei servizi di Salute Mentale e i luoghi dell’intervento: dall’ospedale psichiatrico al territorio ....................................................................................................................................................... 15

A proposito di altre strutture: le Fondazioni ospedaliere............................................................................. 17

2. Ambito dell’indagine............................................................................................................... 19

Uno sguardo d’insieme................................................................................................................................ 19

La mappatura complessiva ......................................................................................................................... 21

3. Dati relativi alle Aziende Ospedaliere.................................................................................... 27

Numero posti letto dei Presidi ..................................................................................................................... 27

Numero pazienti in carico nei DSM............................................................................................................. 32

4. Dati relativi agli assistenti sociali .......................................................................................... 34

Gli assistenti sociali per ASL e per tipologia di servizio .............................................................................. 34

Anni di presenza nel servizio, anzianità di servizio e presenze orarie........................................................ 39

5. L’organizzazione del lavoro ................................................................................................... 44

Vari livelli di dipendenza.............................................................................................................................. 44

La suddivisione del lavoro ........................................................................................................................... 49

Tipologie degli interventi.............................................................................................................................. 53

Manuale di qualità e procedure................................................................................................................... 58

Un modello organizzativo: l’esperienza della Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como ........................... 63

6. Rapporto di lavoro .................................................................................................................. 65

Livelli e tipologia contrattuale ...................................................................................................................... 65

Situazione dei coordinatori .......................................................................................................................... 68

Riflessioni conclusive ................................................................................................................ 71

Fonti............................................................................................................................................. 75

Riferimenti normativi nazionali .................................................................................................................... 75

Riferimenti normativi regionali ..................................................................................................................... 76

Testi di riferimento....................................................................................................................................... 76

Articoli su riviste specializzate..................................................................................................................... 77

Siti Internet .................................................................................................................................................. 79

Appendice ................................................................................................................................... 81

Siglario dei termini....................................................................................................................................... 81

Scheda di rilevazione di riferimento ............................................................................................................ 82

Legge Regionale 12 marzo 2008, n.3 ......................................................................................................... 88

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Prefazione La ricerca che andiamo a presentare “Il Servizio Sociale nelle Aziende Ospedaliere della Regione

Lombardia” è frutto del lavoro di un gruppo di professionisti realizzata nel corso del 4° mandato

consiliare (2005-2009) del nostro Ordine professionale e costituisce l’eccellente risultato di un

modo di interpretare le finalità delle professioni ordinate che ci piace mettere in premessa.

L’istituzione ordinistica ha il compito principale di garantire un professionista di qualità al cittadino

che ad esso si rivolge; come raggiungere questo obiettivo? L’assetto organizzativo che ci siamo

dati per tutelare i cittadini e promuovere l’immagine professionale si articola su due livelli: attività

istituzionali di monitoraggio del comportamento deontologico degli assistenti sociali (tenuta

dell’albo, competenza disciplinare, formazione di base e formazione continua) e attività di

promozione dell’immagine e del profilo professionale. A partire dalla riflessione auto ed eterodiretta

sulle conoscenze e competenze richieste nei diversi ambiti di intervento e sui valori che guidano le

scelte operative, i gruppi di lavoro avviati dall’attuale Consiglio Regionale sono lo strumento

cardine della promozione professionale; è per questo che sono caratterizzati da una maggior

flessibilità ed autonomia nell’individuare obiettivi, condurre analisi, fare ricerca, elaborare riflessioni

e proposte che mettano il Consiglio Regionale in grado di cogliere le tante e diverse realtà dei

Servizi Sociali, creando un circolo virtuoso che ha come scopo finale quello di contribuire al

miglioramento della rete del welfare lombardo e italiano.

Le professioni sociali (l’assistente sociale è inserita tra queste a livello europeo e internazionale) e

le professioni sanitarie devono il senso della loro esistenza ad una capacità di stare nel mondo,

assumendosi funzioni che si ridefiniscono storicamente all’interno dei cambiamenti che avvengono

nei mondi vitali.

La relazione di aiuto e di cura dell’Altro che la nostra professione rappresenta è il supporto alle

persone quando, nell’affrontare i nodi problematici delle diverse fasi della vita, individuano

all’esterno della rete primaria e delle relazioni amicali un riferimento competente di fiducia.

La più recente definizione internazionale di Servizio Sociale professionale 1 , elaborata

congiuntamente dall’International Association of Schools of Social Work e dall’International

Federation of Social Workers, approvata al Congresso di Copenhagen nel 2001, conferma e

convalida il valore sociale della nostra professione, che in Italia ha già avuto il riconoscimento

giuridico con la Legge 84/1993.

Le conclusioni che la ricerca ci consegna sono condivise dalla nostra collettività professionale

proprio perché sono generate da un percorso partecipato e ora costituiscono un riferimento di

1 DIOMEDE CANEVINI Milena, NEVE Elisabetta (2005) “Servizio sociale” in DAL PRA PONTICELLI, Maria (diretto da) (2005) Dizionario di Servizio Sociale Carocci Faber, Roma, pp.590-600

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pensiero e di azione comune2.

La presenza storica dell’assistente sociale nella “cittadella” dell’intervento sanitario, l’ospedale, è

caratterizzata da un forte senso di appartenenza al mandato istituzionale delle Aziende Sanitarie

ospedaliere, che sembrano invece scarsamente orientate a dare una forma adeguata alla

presenza, pur significativa, del gruppo professionale degli assistenti sociali. La rilevanza della

dimensione organizzativa e di integrazione nei servizi ospedalieri è materia sulla quale vogliamo

aprire un dialogo interlocutorio con le aziende ospedaliere che hanno riconosciuto l’opportunità di

formazione continua di cui la ricerca è testimonianza.

Rivolgiamo un sincero apprezzamento alle colleghe e colleghi che hanno partecipato alla ricerca

per l’impegno e lo sforzo di analisi delle complesse realtà in cui sono inseriti, allo staff di progetto

per la capacità di condurre e facilitare l’articolato disegno, a Livia Corsi e Lella Manzoni per aver

saputo interpretare esigenze e aspettative del gruppo di lavoro, a Ombretta Okely per la

competenza metodologica ed empatia, a Vittorio Zanon per il supporto informatico.

Ringraziamo sentitamente i Direttori e Dirigenti delle Aziende Ospedaliere lombarde per la

disponibilità concretamente dimostrata; auspichiamo anche di proseguire il confronto avviato a

partire dagli elementi messi in rilievo dalla ricerca.

Renata Ghisalberti Presidente Ordine degli Assistenti Sociali

Regionale Lombardia

2 GUI Luigi (2004) Le sfide teoriche del servizio sociale. I fondamenti scientifici di una disciplina Carocci Faber, Roma, pp.160

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Presentazione

Il progetto

Nell’ambito dell’attività programmatica dell’Ordine Professionale degli Assistenti Sociali della

Lombardia si è previsto di organizzare un gruppo di lavoro sull’intervento professionale degli

assistenti sociali nelle Aziende Ospedaliere, impegnati sia nell’ambito dei presidi che dei servizi

psichiatrici, al fine di approfondire aspetti organizzativi e metodologici, anche in riferimento ai

cambiamenti della normativa vigente 3 e agli orientamenti espressi nel Piano Socio Sanitario

Regionale.

Questo approfondimento era stato sollecitato dai colleghi in quanto da un lato l’organizzazione che

le Aziende Ospedaliere avevano creato con riferimento ai livelli di dipendenza professionale aveva

modificato gli assetti precedenti e dall’altro, la presenza di assistenti sociali in un'unica azienda,

ma impegnati in ambiti lavorativi diversi (psichiatria e presidio), meritava un confronto su contenuti

e modelli operativi.

Il confronto, la riflessione, la messa a punto e la realizzazione dell’indagine hanno dunque avuto

origine dall’esperienza diretta di assistenti sociali che, nel Presidio come nei servizi psichiatrici

dell’Azienda Ospedaliera, hanno confrontato analogie, differenze e la comune appartenenza

lavorativa ad un ambito sanitario, dedicato in modo specifico, al tema della cura.

A differenza delle altre regioni, in Lombardia tutti gli assistenti sociali afferenti alla psichiatria e

quelli operanti nel Presidio ospedaliero sono dipendenti dalla stessa azienda, ma con variabili e

differenze gestionali, organizzative e tecniche che influenzano profondamente i modelli di

riferimento culturale, le modalità operative e le strategie professionali.

Nuovo scenario…

Azienda Ospedaliera

assistentisociali

presidio

assistentisocialiDSM

assistentisociali

presidio

assistentisocialiDSM

?

3 Al momento della stesura del report la Legge Regionale 11 luglio 1997 n.31 “Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali" è stata modificata con l’emanazione da parte della Regione Lombardia della Legge Regionale 12 marzo 2008 n.3 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio sanitario”, che è riportata in appendice.

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Appariva importante che queste tematiche venissero affrontate in modo collettivo affinché fosse

possibile raggiungere alcuni obiettivi:

- verificare ed interpretare il disagio creatosi nella pratica quotidiana, ridefinendo la risorsa del lavoro sociale all’interno della mission di aziende a prevalenza sanitarie;

- avviare e costruire una rete di confronto e supporto fra Servizi Sociali delle Aziende Ospedaliere;

- individuare e formulare un’ipotesi organizzativa più soddisfacente per gli assistenti sociali, ma ugualmente rispettosa dell’organizzazione aziendale;

- rendere visibile il Servizio Sociale professionale come valore aggiunto nella pratica quotidiana e all’interno della organizzazione.

Una prima azione è stata pertanto quella di progettare una indagine che coinvolgesse gli assistenti

sociali delle Aziende Ospedaliere in un confronto e in una riflessione comune, allo scopo di

facilitare il costituirsi di una rete progettuale e di supporto professionale che consentisse di

sviluppare un reale contributo alla mission delle aziende, approfondendo la specificità degli

assistenti sociali operanti nei diversi servizi.

Il gruppo di lavoro

Il progetto è stato condotto e coordinato dalle assistenti sociali Livia Corsi consigliere del CROAS4

e coordinatore del Servizio Sociale della Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano, ed Elena

Manzoni, già consigliere del CROAS e assistente sociale del DSM di Niguarda (fino all’ottobre

2006).

Lo staff di progetto è stato costituito attraverso autocandidature selezionate per favorire la

presenza di colleghi di Aziende Ospedaliere presenti sul tutto il territorio lombardo, interessati al

tema e che avessero la possibilità di mantenere un impegno di lavoro prolungato nel tempo.

Sei le Aziende Ospedaliere rappresentate da dieci assistenti sociali.

Si è scelto quindi di mantenere stabilmente questo gruppo in attesa di definire meglio le tematiche

da affrontare su tutto il territorio lombardo. Per dare uniformità di rilevazione, in un primo momento,

non vennero considerati gli IRCCS5 e le Fondazioni, in seguito il forte interesse suscitato tra i

colleghi ha preso in considerazione alcune realtà disponibili e più facilmente raggiungibili che

hanno collaborato alla ricerca.

Ritenendo che il lavoro potesse rivestire interesse anche per le aziende, si è scelto di coinvolgerle

attraverso una lettera della Presidente del CROAS, che chiedeva l’autorizzazione alla

partecipazione dei colleghi in orario di servizio, avviando in questo modo un primo riconoscimento

formale della attività di ricerca con la costituzione di un gruppo di lavoro specifico.

4 Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali 5 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico

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STAFF DI PROGETTO

Claudia Antoni A.O. S. Anna Como Antonella Bregantin A.O. S. Gerardo Monza - DSM Donatella Broggi A.O. S. Gerardo Monza Anna Maria Canestrari Fondazione Policlinico Anna Ciani Passeri A.O. Niguarda Livia Corsi – referente A.O. Luigi Sacco Michela Imperial A.O. Sesto San Giovanni Elena Manzoni – referente A.O. Niguarda – DSM Giulia Minora A.O. Garbagnate Mariagrazia Pariset A.O. S. Anna Como Carla Pugnoli A.O. Luigi Sacco – DSM

CONSULENTI

Ombretta Okely Vittorio Zanon

Nonostante fossero rappresentate solo sei Aziende Ospedaliere la co-presenza di assistenti sociali

ospedalieri e assistenti sociali dell’area psichiatrica ha inizialmente creato un rallentamento nel

lavoro di progettazione in quanto la cultura professionale, le tradizioni di servizio e i percorsi

professionali risultavano diversi. I colleghi dei DSM6 apparivano legati alla loro cultura e tradizione

territoriale connotata dal lavoro di équipe interdisciplinare e poco coinvolti nel passaggio alla

diversa organizzazione aziendale, mentre i colleghi dei Presidi apparivano statici nelle posizioni

acquisite nel corso del tempo nei rispettivi ospedali.

Questa differenza è stata anche occasione di stimolo per un approfondimento delle tematiche

organizzative e di contenuto professionale e ha consentito l’elaborazione di una scheda (allegata

in appendice) da proporre ai Servizi Sociali e/o assistenti sociali delle aziende lombarde, che

permettesse di fotografare e rilevare la situazione esistente.

Il gruppo di lavoro è stato arricchito dall’apporto metodologico e di analisi dei dati di Ombretta

Okely e dall’elaborazione, sistematizzazione e stesura informatica di Vittorio Zanon, che ha saputo

integrare la sua competenza informatica con quella tecnica in Servizio Sociale.

Un grazie al collega Franco Vernò la cui competenza ha permesso di meglio focalizzare gli obiettivi

iniziali della ricerca.

Per facilitare la raccolta dei dati relativi ai Servizi Sociali delle Aziende Ospedaliere lombarde, si è

costituito uno staff di ricerca formato da assistenti sociali referenti, che collaborassero alla

compilazione della scheda.

Lo staff di ricerca è stato quindi coinvolto per la compilazione della scheda e per chiarimenti

successivi alla compilazione.

6 Dipartimento Salute Mentale

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Nel corso del lavoro sono stati creati dei sottogruppi su aree tematiche rilevanti, utili ad una prima

analisi, elaborazione e interpretazione dei dati offerti dalla ricerca.

STAFF OPERATIVO DI RICERCA

Silvia Accanti A. O. San Paolo – Milano Claudia Antoni A.O. S. Anna - Como Silvia Bettega Istituto Tumori - Milano Antonella Bregantin A.O. San Gerardo de’ Tintori DSM - Monza Donatella Broggi A.O. San Gerardo de’ Tintori - Monza Anna Maria Canestrari Fondazione Policlinico - Milano Giovanna Casiraghi Istituto Tumori - Milano Franco Caspani COF Lanzo d’Intelvi - Como Anna Ciani Passeri A.O. Niguarda - Milano Livia Corsi – referente A.O. Luigi Sacco - Milano Paola Curioni A.O. Melegnano – DSM Ornella Della Valle A.O. Valtellina - Sondalo Sabrina Dolcini A.O. San Paolo - DSM – Milano Maddalena Fadini A.O. Garbagnate Milanese - DSM Rosaria Fidelio Istituto Clinico Santa Rita - Milano Giannina Fiorani A. O. Pavia Rita Gianni A.O. Busto Arsizio – H. Saronno Michela Imperial A.O. Sesto San Giovanni Chiara Laratta A.O. Legnano – DSM - Legnano Losi Chiara A.O. Lodi Elena Manzoni – referente A.O. Niguarda DSM – Milano Monica Mazzoni A.O. C. Poma – DSM – Mantova Giulia Minora A.O. Garbagnate Milanese Laura Morazzoni A.O. Niguarda DSM – Milano Lorena Nicetto A.O. Fatebenefratelli – Milano Gianna Oldani A.O. Gallarate Elisanna Panero Brescia Maria Grazia Pariset A.O. S. Anna - Como Silvia Pertici Ematologia Pediatrica A.O. San Gerardo de’ Tintori Monza Simona Pezzali A.O. C. Poma – DSM - Mantova Carla Pugnoli A.O. Luigi Sacco DSM – Milano Carmela Rauso A. O. Istituti Ospedalieri - Cremona Giuseppe Ricca A.O. Brescia Ilaria Ripamonti Ematologia Pediatrica A.O. San Gerardo de’ Tintori Monza Stefania Rizzo A.O. S.Carlo – DSM - Milano Donatella Salvi A.O. Riuniti Bergamo Marta Sardi IRCCS Ospedale San Raffaele - Milano Francesca Spada A.O. Melegnano - DSM Alessandra Spinelli Fondazione Policlinico - Milano Nicoletta Squartini Fondazione Don Carlo Gnocchi Milano Sabrina Trevisiol Garbagnate Milanese Patrizia Zambon A.O. Busto Arsizio – H. Saronno

Alcune Aziende e Servizi, pur contattati, non hanno risposto al questionario e non sono quindi

compresi nella ricerca, come raffigurato nell’ Immagine 1.

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Immagine 1 – Aziende Ospedaliere rilevate

LEGENDA

Azienda Ospedaliera non rilevata

LEGENDA

Azienda Ospedaliera non rilevata

La scheda di rilevazione: uno strumento di lavoro del progetto di ricerca

A fronte di differenti esperienze professionali degli assistenti sociali dovute alle diverse

appartenenze aziendali, la scheda di rilevazione ha permesso di avviare un’indagine approfondita

sulla condizione e sul legame esistente tra assistenti sociali, Servizi Sociali e contesti organizzativi.

In fase di elaborazione delle domande da porre ai colleghi sono emersi diversi quesiti innanzitutto

rispetto all’istituzione, riconoscimento e valorizzazione del Servizio Sociale di Presidio che ha visto

prevalere le esperienze precedenti dei vari direttori generali e/o sanitari, piuttosto che un attento

studio dei problemi socio-sanitari e aziendali con l’ascolto dei diretti interessati. Interrogativi che

hanno attraversato il percorso di ricerca, sono stati: la metodologia di Servizio Sociale, arricchita

da esperienze significative, rappresenta un miglioramento della qualità aziendale? Quale è il valore

aggiunto che il Servizio Sociale professionale porta all’interno dell’ospedale, con quale visibilità,

con quali riferimenti culturali, storici e normativi? Quali ipotesi organizzative e metodologiche sono

possibili e realistiche tra assistenti sociali della stessa azienda ma di diversi servizi? E’ necessario

avere un coordinatore/dirigente di Servizio Sociale e quali sono le funzioni da attribuirgli?

Alla luce di queste prime riflessioni si è optato per una scheda7 di rilevazione i cui capitoli hanno

inteso affrontare le seguenti aree:

- l’Azienda Ospedaliera e le sue caratteristiche;

7 Riportata in appendice

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- gli assistenti sociali presenti, livelli contrattuali e riconoscimenti professionali; - livelli di dipendenza dei Servizi Sociali e degli assistenti sociali; - organizzazione e qualità del lavoro negli interventi sociali.

La ricerca condotta ha presentato una notevole varietà e complessità di dati8, che sono stati

analizzati ed aggregati in base all’interesse e agli obiettivi del progetto di ricerca.

Principale obiettivo è stato l’analisi del Servizio Sociale all’interno delle Aziende Ospedaliere, con

particolare attenzione alle differenze e alle contiguità del Servizio Sociale nelle due differenti

esperienze organizzative: presidio e psichiatria.

Si sono, inoltre, rilevati i dati riguardanti altre strutture sanitarie (non Aziende Ospedaliere) nelle

quali sono presenti Servizi Sociali e/o assistenti sociali. Nel lavoro di raccolta e rielaborazione, si è

cercato di riproporre i dati sia in maniera disaggregata in modo da mantenere una

rappresentazione che più si avvicini alle differenti realtà (presentando i singoli dati relativi ai Presidi

delle Aziende Ospedaliere, ai Dipartimenti di Salute Mentale e ai Presidi delle altre strutture non

Aziende Ospedaliere), sia aggregando i dati tra loro (tra Aziende Ospedaliere e non Aziende

Ospedaliere o, trasversalmente, tra Presidi e Dipartimenti di Salute Mentale).

In Appendice si è inserita una tabella con sigle utilizzate nel documento e/o individuate nel corso

della ricerca.

I dati riferiti alle strutture non Aziende Ospedaliere, sono indicati indifferentemente con le seguenti

diciture: “Altre Strutture”, “Altre Strutture non Aziende Ospedaliere”, “non Aziende Ospedaliere”.

8 Si ringrazia Franco Caspani della COF Lanzo d’Intelvi che ha contribuito all’approfondimento dei dati.

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1. Un po’ di storia

Il Servizio Sociale e gli assistenti sociali in Ospedale

1. Prima del 1968 Il Servizio Sociale viene istituito, negli ospedali della Regione Lombardia, a partire dal 1955, il

primo è a Milano presso Ospedale Regina Elena, seguito nel 1958 dal Servizio Sociale presso

l’Ospedale Policlinico sempre a Milano. Seguono gli Ospedali di Monza, Varese, Lecco e Busto

Arsizio.

Vengono istituiti per volontà delle singole amministrazioni con delibere ad hoc, e restano sotto il

controllo di organi amministrativi (Consiglio degli istituti ospitalieri).

Il Servizio Sociale è chiamato a coadiuvare il lavoro di cure sanitarie e si colloca nell’area di

intervento relativa al post dimissione (reinserimento dei pazienti nel normale ambiente di vita,

ricerca di altro ricovero, ricoveri in “cronicario”).

2. Dal 1968 al 1997 Con la Legge 132/1968 “Enti ospedalieri e assistenza ospedaliera”, e il successivo DPR 128/1969,

il Servizio Sociale trova la sua collocazione nella Direzione Sanitaria come Ufficio di Assistenza

Sociale.

L’articolo 43 del DPR 128/69 ridefinisce, ampliandolo, il mandato istituzionale e professionale

dell’assistente sociale ospedaliero: “L’attività dell’assistente sociale è rivolta a trattare, in

collaborazione con il personale sanitario,con il personale di assistenza diretta e con gli altri servizi

ospedalieri, i problemi psico-sociali degli assistiti”.

Legittimato e riconosciuto dalla normativa il Servizio Sociale si diffonde soprattutto negli ospedali

con un alto numero di posti letto, non solo a Milano e Provincia, ma anche nelle province di Como,

Bergamo, Varese, Cremona, Brescia e Sondrio.

La Legge 833/1978, ma soprattutto l’istituzione delle USSL (Unità Socio Sanitarie Locali) nella

Regione Lombardia delinea l’integrazione tra il sociale e il sanitario di cui l’istituzione del Servizio

Sociale ospedaliero è stato un timido inizio.

La Tabella 1.a evidenzia come la maggior parte dei Servizi Sociali Ospedalieri ha iniziato la

propria attività negli anni dal 1968 al 1988.

3. Dal 1997 La Legge Regionale 31/1997, istituendo le Aziende Sanitarie Locali e Aziende Ospedaliere, abroga

tutta la normativa precedente, in particolare quella relativa alla struttura organizzativa e di

funzionamento degli ospedali regionali.

Il Servizio Sociale ospedaliero non viene nemmeno citato e non è contemplato nei Piani di

Organizzazione Funzionale Aziendale (P.O.F.A.) o Piani Organizzativi Aziendali (P.O.A.), che

definiscono la mission e la vision aziendale.

Contemporaneamente, con il passaggio dei servizi psichiatrici territoriali alle Aziende Ospedaliere,

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tutti gli assistenti sociali operanti nei Centri Psicosociali, divengono dipendenti dell’Azienda

Ospedaliera andando ad implementare la presenza di professionisti di Servizio Sociale già

operanti nei Presidi ospedalieri. Questo dato di realtà apre nuove problematiche, sia di tipo

organizzativo e burocratico amministrativo, che tecnico professionale. A questo proposito (vedi

Tabella 1.a) si contraddistinguono le situazioni di due Aziende Ospedaliere (S. Anna di Como e

Spedali Civili di Brescia), dove nel 2006 è stato istituito il Servizio Sociale Aziendale, al quale

afferiscono sia il Servizio Sociale ospedaliero che quello del DSM.

4. Il Servizio Sociale professionale nelle Aziende Ospedalieri oggi: mission e funzioni Oggi a quasi cinquanta anni dalla nascita dei primi Uffici di Servizio Sociale negli ospedali

possiamo individuare la mission perseguita dagli assistenti sociali attraverso la specificità del

proprio lavoro professionale.

Una mission che, riaffermando la centralità della persona e la necessità di integrare le risorse nel

concorrere al suo“benessere”, si declina nell’attuazione di progetti di intervento e di sostegno

sociale a favore della persona malata attivando o supportando tutte le sue risorse personali,

familiari e della comunità, e nella messa in rete di risorse pubbliche e di privato sociale,

garantendo interventi integrati e sinergici.

Questa metodologia di lavoro propria dell’assistente sociale concorre a promuove all’interno

dell’Azienda Ospedaliera l’integrazione tra competenze sociali e sanitarie sino al partecipare alla

realizzazione di progetti sociali e socio-sanitari a favore di particolari aree di utenza (anziani,

persone disabili o con patologie cronico-degenerative, stranieri…) nell’ottica della continuità delle

cure e delle dimissioni protette concordate con altri Enti quali Comuni, ASL o realtà del Terzo

Settore.

Oltre a svolgere un servizio che aumenta la “qualità “della cura e dell’assistenza offerta

dall’Azienda Ospedaliera, gli assistenti sociali attuano una importante funzione di informazione e

orientamento al paziente e ai suoi familiari sull’utilizzo delle risorse sociali e socio-sanitarie

extraospedaliere, sui requisiti di fruibilità delle stesse e le relative procedure di accesso.

Laddove si presentano situazioni di particolare vulnerabilità o emarginazione sociale in cui alla

gravità della patologia si assomma la totale assenza di reti primarie, vengono attivati

dall’assistente sociale interventi di accompagnamento sociale con la collaborazione di operatori

degli enti locali, di reti informali e di associazioni del Terzo Settore, o di protezione talvolta su

mandato dell’Autorità Giudiziaria.

La complessità della domanda di cura oggi e la molteplicità e differenziazione dei soggetti che la

portano o ne sono coinvolti, richiedono al professionista assistente sociale di impegnare tutta la

sua capacità di “autonomia tecnico professionale e di giudizio in tutte le fasi dell’intervento per la

prevenzione, il sostegno e il recupero di persone, famiglie, gruppi e comunità in situazioni di

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bisogno e di disagio” 9 ; questo dato di realtà ripropone ancora una volta l’interrogativo sulla

pertinenza di una sua “dipendenza” nelle Aziende Ospedaliere da un servizio che gestisce

personale prevalentemente infermieristico e sanitario così come emerge dai risultati della ricerca.

Istituzione del Servizio Sociale negli Ospedali

Ad integrazione di quanto riportato più sopra, ci è parso interessante documentare la nascita del

servizio Sociale negli ospedali rilevandone, dove possibile, la data della delibera di istituzione.

Rispetto agli anni di istituzione del Servizio Sociale ospedaliero e alla eventuale presenza di

delibere di istituzione, risulta che delle 19 Aziende Ospedaliere con Servizio Sociale nei Presidi,

sono 16 quelle che hanno indicato l’anno di istituzione del Servizio Sociale.

Dalla Tabella 1.a si osserva che l’Azienda Ospedaliera con la presenza più vecchia di Servizio

Sociale, è l’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda, con data di istituzione al 1958, mentre la

più recente data di istituzione va riferita alla Azienda Ospedaliera San Paolo (1988)10.

Se si considerano anche le altre strutture non Aziende Ospedaliere (vedi Tabella 1.b), la prima

istituzione del Servizio Sociale nel Presidio risale al 1955, con la Fondazione Policlinico

Mangiagalli Regina Elena di Milano, mentre la più recente è del 1989 con l’IRCCS San Raffaele di

Milano.

Tabella 1.a – Anno di istituzione del Servizio Sociale all’interno dei Presidi delle Aziende Ospedaliere con delibera di istituzione del servizio

denominazione A.O. comune ASL anno

Niguarda Ca' Granda Milano (MI) Città di Milano 1958 San Gerardo dei Tintori Monza (MI) Milano 3 1960 Fondazione Macchi Varese (VA) Varese 1960 Ospedale di Lecco Lecco (LC) Lecco 1967 Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio (VA) Varese 1968 Sant'Anna Como (CO) Como 1969/2006* Istituti Clinici di Perfezionamento Milano (MI) Città di Milano 1969 G. Salvini Garbagnate Milanese (MI) Milano 1 1971 Fatebenefratelli Milano (MI) Città di Milano 1972 Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo Bergamo 1973 Sant'Antonio Abate Gallarate Varese 1973 Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona Cremona 1974 Luigi Sacco Milano Città di Milano 1975 Ospedale Civile di Vimercate Vimercate Milano 3 1976 Spedali Civili di Brescia Brescia Brescia 1977/2006** San Paolo Milano Città di Milano 1988 Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano Milano 2 NR San Carlo Borromeo Milano Città di Milano NR Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio Sondrio NR

* nel luglio 2006 è stato istituito con delibera il Servizio Sociale Aziendale al quale afferiscono il servizio sociale ospedaliero e quello del DSM

** nel 2006 è stato istituito il Servizio Sociale Aziendale

9 Articolo 1 della Legge 23 marzo 1993, n.84 “Ordinamento della professione di assistente sociale e istituzione dell'Albo professionale” 10 Non si considerano però in questo caso le istituzioni del Servizio Sociale Aziendale che hanno accorpato il Servizio Sociale Ospedaliero e il Servizio Sociale del DSM, che sono avvenute nel 2006 in due Aziende Ospedaliere (Sant’Anna di Como e Spedali Civili di Brescia).

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Tabella 1.b – Anno di istituzione del Servizio Sociale all’interno del Presidio nelle Altre Strutture con delibera di istituzione del servizio

denominazione A.O. comune ASL anno

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena Milano (MI) Città di Milano 1955 Fondazione IRCCS San Matteo Pavia (PV) Pavia 1973 Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – IRCCS Santa Maria Nascente Milano (MI) Città di Milano 197_*

COF - Lanzo Hospital Lanzo Intelvi (CO) Como 1986 IRCCS San Raffaele Milano (MI) Città di Milano 1989 Istituto Clinico Santa Rita Milano (MI) Città di Milano NR Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Milano (MI) Città di Milano NR * non specificato anno, ma indicato comunque “anni ‘70”

Il Servizio Sociale nei servizi di Salute Mentale e i luoghi dell’intervento: dall’ospedale psichiatrico al territorio

La legge 36/1904 “Disposizione sui manicomi e sugli alienati” che normava la vita in queste

istituzioni, definendone processi di ammissione e a chi erano destinate, non conteneva indicazioni

sul personale che doveva essere impiegato negli Istituti di cura. Una maggiore presenza degli

assistenti sociali in queste strutture viene rilevata intorno agli anni 50 quando la professione

comincia ad affermarsi in Italia. I compiti del Servizio Sociale all’interno degli ospedali psichiatrici in

questi anni consistevano in attività di segretariato di reparto (stesura relazioni, inchieste sociali) e

di burocrazia varia. Gli assistenti sociali tenevano i contatti con la famiglia del malato,

approfondendone la storia socio-familiare.

Nel rapporto con il malato dovevano lavorare per favorire il suo adattamento all’istituzione,

cercando di attivarlo e riducendone l’isolamento e l’apatia.

Gli assistenti sociali, in contrasto con la loro formazione professionale, si confrontano in questi anni

con una logica estremamente “ospedalocentrica” e con poche possibilità di reale lavoro nel

territorio.

Negli anni successivi il mandato istituzionale inizia a cambiare (sfoltimento delle persone

ricoverate negli ospedali) e all’assistente sociale viene richiesto di iniziare a lavorare per le

dimissioni dei malati, individuando nel territorio le risorse necessarie. Cominciano a nascere in

alcune province i primi Centri di Igiene Mentale, con l’obiettivo di dare assistenza prima e dopo il

ricovero in ospedale psichiatrico.

Con la Legge 431/1968 “Provvidenze per l’assistenza psichiatrica” tali obiettivi vengono rafforzati

anche attraverso la definizione in dotazione organica di personale sia negli ospedali stessi che nei

centri di igiene mentale: l’assistente sociale è previsto come membro dell’equipe

multiprofessionale. Prevedere la presenza delle diverse figure professionali ha ufficialmente

riconosciuto la necessità di comprendere, riabilitare e reinserire i malati aprendo spazi di intervento

al lavoro degli assistenti sociali.

Il definitivo cambiamento di approccio è segnato (e preparato negli anni precedenti) dall’entrata in

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vigore della Legge 180/78 che identifica nel territorio il luogo degli interventi terapeutici. Compito

del Servizio Sociale, in linea con il mandato professionale, è quello di reperire, stimolare, facilitare

le risorse dell’ambiente con una funzione di mediazione tra le risorse stesse (istituzionali e non) e i

diversi bisogni portati dal singolo o dai gruppi.

L’assistente sociale dei servizi psichiatrici lavora nell’attualità in equipe con un ruolo preciso di

collegamento, di tessitura di legami tra interno ed esterno (servizio e territorio-comunità di

appartenenza). Tale attività di linking può essere realizzata secondo differenti modalità:

- sostenendo reti sovraccariche ma che continuano a svolgere un ruolo di supporto; - sostituendo reti non funzionanti; - inserendo il soggetto in reti artificiali; - creando reti o attivandone di potenziali.

Esempi di attività di linking nei servizi psichiatrici, di cui si occupa l’assistente sociale con l’equipe

di riferimento della persona interessata, sono:

- gli interventi di allontanamento temporaneo dalla famiglia del soggetto non autosufficiente, nel momento in cui il carico assistenziale non è tollerabile;

- le informazioni sui servizi di sostegno attivabili per alleviare il carico assistenziale quando la rete, seppur a fatica, continua a funzionare;

- gli interventi diretti di sostegno economico temporaneo, in attesa che la rete si organizzi; - le informazioni previdenziali; - l’inserimento della persona in una struttura diurna; l’attivazione di risorse di volontariato; - il sostegno a chi si fa carico delle attività di cura anche attraverso l’attivazione di gruppi

multifamiliari. Proprio l’assistente sociale, per le caratteristiche specifiche del suo ruolo e della sua formazione,

può assumere il compito di individuare e coordinare le risorse del territorio favorendo la

programmazione degli interventi, leggendo i fenomeni e i problemi sociali in un’ottica di rete.

In questo ruolo di catalizzatore delle risorse formali ed informali l’assistente sociale si rivolge al

soggetto portatore di una domanda riconoscendogli una personale competenza nella soluzione del

problema stesso. Anche nelle situazioni più complesse dove la relazione può essere più

tormentata a causa di un importante disturbo psichico, l’assistente sociale può tendere alla

condivisione dell’intervento proposto, recuperando tutte le risorse personali presenti e potenziando

le capacità residue, in un circuito relazionale di aiuto con la persona e non sulla persona.

I comportamenti di sostegno sociale individuale e collettivo stimolano la promozione di interventi

orientati al cambiamento, che possono identificarsi con “interventi di empowerment ossia un

processo individuale e organizzativo attraverso il quale le persone, a partire da qualche condizione

di svantaggio e di dipendenza non emancipante, vengono rese potenti (empowered), ovvero

rafforzando la propria capacità di scelta, autodeterminazione e autoregolazione, sviluppando

parallelamente il sentimento del proprio valore e del controllo sulla situazione di lavoro, la propria

autostima ed autoefficacia, riducendo parimenti i sentimenti di impotenza, sfiducia e paura,

l’ansietà, la tensione negativa e l’alienazione”11.

11 ZINI Maria, Teresa MIODINI Stefania (1995) Il Gruppo Carocci Editore, Roma, pp.140

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L’idea affermata è quella di interventi che tendano al rafforzamento e potenziamento della

comunità e di ogni singolo componente, che stimolino la presa di coscienza di problemi e insieme

del potere di fronteggiarli. In quest’ottica le linee d’intervento vanno nella direzione di riconoscere e

valorizzare le competenze del portatore del problema, promuovere le reti informali esistenti e la

loro estensione attivando nuovi soggetti formali ed informali.

Il Centro Psico Sociale si collocava più ampiamente fino agli anni ’90 nelle USSL, poi trasformatesi

in ASL. L’applicazione della L.R. 31/97 ha trasferito l’afferenza del Servizio Psichiatrico dalla ASL

all’Azienda Ospedaliera.

Questo ha determinato il passaggio di un servizio tradizionalmente multidisciplinare e territoriale,

caratterizzato da una rilevante componente sociale, ad una organizzazione sanitaria.

Questa trasformazione organizzativa, avvenuta dal 1998 in poi con l’applicazione della L.R. 31/97,

è stata particolarmente complessa e controversa per le figure sociali.

A differenza dei Presidi, per l’area dei servizi psichiatrici non si può parlare di delibera che

sancisce la presenza dell’assistente sociale ma di inserimento della professione prima negli

Ospedali psichiatrici (vedi note storiche) e successivamente nei servizi psichiatrici territoriali post

Legge Basaglia12 seguito dal primo Piano Obiettivo Salute Mentale del 1984. Dal 1997 la presenza

dell’assistente sociale, insieme ad altre figure professionali, è prevista per l’accreditamento

secondo la L.R.31/97.

Si è verificato un passaggio dal Servizio V della ASL, luogo di coordinamento gerarchico e di

riferimento professionale per assistenti sociali, Educatori e Psicologi, alla competenza delle

Aziende Ospedaliere dove le figure sociali sono confluite nell’ambito organizzativo/contrattuale del

“comparto” all’interno del quale le figure apicali sono di formazione infermieristica. Quindi,

all’interno del servizio territoriale dove operano gli assistenti sociali, ovvero i Centri Psico Sociali, il

riferimento gerarchico era rappresentato dalla figura del caposala.

Tale dipendenza ha creato situazioni organizzative diversificate, dove la determinante è stata

condizionata dalle caratteristiche personali di chi ricopriva questo ruolo organizzativo. In alcuni casi

l’ingerenza della figura sanitaria nell’autonomia professionale dell’assistente sociale ha creato

malumori, se non conflitti. Non a caso l’Ordine Professionale è stato investito di numerosi quesiti

anche deontologici su questa situazione, considerata anomala ed ingiusta. È proprio da queste

considerazioni che in alcuni assistenti sociali si faceva largo l’idea che fosse opportuno verificare il

significato della presenza degli assistenti sociali nelle Aziende Ospedaliere includendo in questa

riflessione anche i colleghi operanti nei Presidi.

A proposito di altre strutture: le Fondazioni ospedaliere

La Legge Regionale n.3/2003 che fa riferimento al Piano Sanitario Nazionale 2002-2004 (P.S.N.),

sancisce la possibilità di trasformare l’Azienda ospedaliera in Fondazione ospedaliera, garantendo

negli organi di indirizzo la presenza maggioritaria di membri designati da soggetti pubblici. Negli

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intenti del legislatore non si tratta di “privatizzare gli ospedali”, ma di adottare un modello di

gestione che, perseguendo sempre i fini garantiti dalla Costituzione Italiana, consenta maggiore

flessibilità, efficienza ed economicità.

Le Fondazioni di partecipazione I.R.C.C.S. come l’Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e

Regina Elena fanno riferimento alla normativa nazionale e generalmente si realizzano per reperire

risorse private in particolar modo per il sostegno alla ricerca. Il consiglio di amministrazione

prevede la presenza di rappresentanti dell’istituzione, ossia Ministero della Salute, Regione

Lombardia e Comune, ed identifica la presenza degli Enti Locali con una funzione strategico-

decisionale in modo particolare per le attività sanitarie e di ricerca. Fanno parte comunque del

consiglio di amministrazione anche finanziatori privati come le Fondazioni Bancarie o, come nel

caso del Policlinico, l’Ente Fiera Milano, che possono apportare capitali, fermo restando la natura

pubblica degli Enti. Ad oggi non è chiaro quanto la presenza come finanziatori di privati, anche se

minoritari, influisca sulle scelte strategiche delle Fondazioni stesse. Per quanto riguarda invece il

personale dipendente, questo tipo di fondazioni ha adottato il contratto di lavoro di diritto pubblico

disciplinato dagli accordi collettivi nazionali. Anche gli assistenti sociali sia come inquadramento

contrattuale che come mandato istituzionale sono assimilabili al tipo di dipendenza e alla qualità di

lavoro svolto dal Servizio Sociale all’interno delle Aziende Ospedaliere.

Alcune altre esperienze di Fondazioni di partecipazione sono collegate invece ad una normativa di

carattere regionale, la DGR VII/18575 del 5 Agosto 2004 13 che disciplina le proposte di

sperimentazione gestionali, cioè le esperienze di gestione mista di attività di diagnosi e cura e la

collaborazione tra Aziende Sanitarie pubbliche e soggetti privati. In genere vengono attuate per

esigenza degli Enti Locali di reperire fondi privati per salvare e consolidare gli ospedali presenti sul

proprio territorio.

Risulta difficile capire al momento attuale gli aspetti positivi e le aree critiche che le Fondazioni

ospedaliere pongono, in primo luogo perché le poche esperienze presenti sono molto recenti ed un

giudizio sarebbe del tutto prematuro. In particolare è difficile capire se e quanto la gestione

strategica sarà condizionata dalla presenza di soggetti privati, che potrebbero interferire sulla

necessità di dare prioritariamente risposte adeguate al bisogno di salute e di cura della

popolazione.

12 Legge 13 maggio 1978, n. 180

13 Deliberazione di Giunta Regionale VII/18575 del 5 Agosto 2004 “Linee Guida per l’attivazione di collaborazioni tra Aziende Sanitarie pubbliche e soggetti privati”

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19

2. Ambito dell’indagine

Uno sguardo d’insieme

L’ambito dell’indagine evidenzia la complessità e l’intreccio della tipologia dei dati che si sono

raccolti: si sono rilevati ed analizzati gli assistenti sociali della Regione Lombardia presenti nei

Presidi e nei Dipartimenti di Salute Mentale sia delle Aziende Ospedaliere che di alcune Altre

Strutture non Aziende Ospedaliere.

Nello specifico si sono rilevati con la ricerca i seguenti dati:

- le Aziende Ospedaliere raggiunte sono 25, mentre le Altre Strutture non Aziende Ospedaliere sono 7;

- i Presidi con la presenza di assistenti sociali rilevati sono 19 nelle Aziende Ospedaliere e 7 nelle Altre Strutture;

- i Dipartimenti di Salute Mentale sono 23 nelle Aziende Ospedaliere e 1 nelle Altre Strutture; - gli assistenti sociali sono complessivamente 236: 208 inseriti nelle Aziende Ospedaliere e

28 nelle Altre Strutture; la loro collocazione operativa risulta essere di 146 nei Dipartimenti di Salute Mentale e 87 nei Presidi (2 operano a scavalco tra Presidi e Dipartimenti di Salute Mentale e 1 non è stato rilevato).

- per quanto riguarda l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere (AO Carlo Poma di Mantova), vista la particolarità della struttura (rispetto a modalità di accesso, tipologia di utenza, vincoli e rapporti con Autorità Giudiziaria ecc.), si è valutato, in sede di analisi dei dati, di non includere nella rielaborazione finale la scheda che si riferisce all’OPG. Va quindi tenuto presente che le tabelle ed i grafici non si riferiscono all’OPG. Si precisa comunque che in tale Presidio, che è stato istituito nel 1969 ed ha una capienza di 370 posti letto complessivi, operano 3 assistenti sociali.

Addentrandoci nella lettura dei dati raccolti e osservando la Tabella 2.a le Aziende Ospedaliere

che non hanno dato una restituzione al questionario sono indicate con il carattere corsivo e sono 4

sulle 29 totali: 2 sono Aziende Ospedaliere nell’ASL di Bergamo, 1 nell’ASL di Cremona ed 1

nell’ASL della Città di Milano. Lo studio quindi si riferisce alle 25 Aziende Ospedaliere che hanno

risposto alla rilevazione. La ricerca ha raccolto dati da tutte le 14 ASL lombarde in cui sono

presenti Aziende Ospedaliere; si è rilevato che nella ASL Vallecamonica Sebino non sono presenti

Aziende Ospedaliere.

La presenza del Servizio Sociale, o comunque della figura dell’assistente sociale, è stata rilevata

all’interno di 19 Presidi ospedalieri. Per quanto riguarda la presenza del Servizio Sociale all’interno

dei Dipartimenti di Salute Mentale, la rilevazione si riferisce a 23 Aziende Ospedaliere, in quanto in

un caso non è presente il DSM (Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano), mentre in un altro

caso la scheda è stata restituita compilata solo per quanto riguarda la parte relativa al Servizio

Sociale del Presidio (Fondazione Macchi di Varese].

Nella Tabella 2.a è indicato il numero degli assistenti sociali rilevati. Come meglio dettagliato nel

capitolo 4, il dato si riferisce agli assistenti sociali di ruolo e non di ruolo, con diversa presenza

oraria nel servizio. Sono inoltre riportati la media dei posti letto dell’anno 2006 di ciascuna Azienda

Ospedaliera (estrapolati dai dati della Regione Lombardia) e il numero dei pazienti dei DSM (come

rilevato dalla ricerca).

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Tabella 2.a – Numero assistenti sociali nelle Aziende Ospedaliere rilevati, per ASL, con presenza del Servizio Sociale all’interno di Presidi e DSM

Presidio DSM Azienda Ospedaliera Comune ASL

a.s. Media letti+ a.s. Pazienti++

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo (BG) Bergamo 3 1.034 3 1345

Bolognini Seriate (BG) Bergamo 774

Ospedale Treviglio Caravaggio Treviglio (BG) Bergamo 739

Mellino Mellini Chiari (BS) Brescia 1.789 4 2312

Spedali Civili di Brescia Brescia (BS) Brescia 6 715 5 NR

Desenzano del Garda Desenzano del Garda (BS) Brescia 336 5 4203

Sant'Anna * Como (CO) Como 4 885 5 1612

Ospedale Maggiore Crema (CR) Cremona 768

Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona (CR) Cremona 1 437 2 3098

Ospedale di Lecco Lecco (LC) Lecco 3 878 7 3459

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi Lodi (LO) Lodi 733 3 NR

Istituti Ospitalieri "C. Poma" ** Mantova (MN) Mantova 879 6 5881

Fatebenefratelli Milano (MI) Città di Milano 3 516 5 2870

G. Pini Milano (MI) Città di Milano 432

Istituti Clinici di Perfezionamento Milano (MI) Città di Milano 2 302

L. Sacco Milano (MI) Città di Milano 5 535 3 2202

Niguarda Ca' Granda Milano (MI) Città di Milano 6 1.167 9 3802

San Carlo Borromeo Milano (MI) Città di Milano 2 594 5 3083

San Paolo Milano (MI) Città di Milano 4 511 11 4242

G. Salvini Garbagnate Milanese (MI) Milano 1 5 1.033 15 2574

Ospedale Civile di Legnano Legnano (MI) Milano 1 1.183 8 7376

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano (MI) Milano 2 2 732 7 3100

San Gerardo dei Tintori Monza (MI) Milano 3 6 1.060 10 4500

Ospedale Civile di Vimercate Vimercate (MI) Milano 3 1 1.285 10 3726

Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia Pavia (PV) Pavia 1.048 9 5000

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio (SO) Sondrio 3 1.003 3 3138

Sant'Antonio Abate *** Gallarate (VA) Varese 1 690 4 2608

Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio (VA) Varese 2 978 4 3100

Fondazione Macchi Varese (VA) Varese 3 978

25 rilevate su 29 esistenti**** 23 14 (su 14)**** 19

(11 ASL )

23 (14 ASL)

* non sono indicati 2 assistenti sociali che lavorano sia nel Presidio che nel DSM ** non sono indicati i 3 assistenti sociali del Presidio dell’OPG di Castigliane delle Stiviere *** non è riportato 1 assistente sociale per il quale non è stato indicato se è inserito presso il Presidio o il DSM **** non esistono Aziende Ospedaliere nell’ASL Vallecamonica Sebino NB numero totale di assistenti sociali in servizio con varie tipologie di contratto e diverso monte ore settimanale

+ media da dati regionali ++ numero dei pazienti del DSM rilevati nella ricerca

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La Tabella 2.b si riferisce invece alle altre tipologie di strutture rilevate non Aziende Ospedaliere

(Case di Cura Private Accreditate, Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico privati e Istituti

di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico pubblici), che sono state inserite grazie al coinvolgimento

nel gruppo di lavoro di colleghi assistenti sociali che non appartengono alle Aziende Ospedaliere.

In questo caso non è stata fatta una ricognizione “a tappeto” su tutte le realtà presenti in

Lombardia, ma ci si è limitati a raccogliere i dati di alcune di esse; pertanto, pur essendo limitata e

parziale, la rappresentazione prodotta non potrà essere considerata che una prima parziale

raffigurazione di una realtà da approfondire ulteriormente, specialmente come presenza del

Servizio Sociale ospedaliero. Nel caso di queste strutture il Servizio Sociale è presente – come era

anche prevedibile – in maniera quasi esclusiva all’interno dei Presidi, infatti in un solo caso rispetto

alle 7 strutture contattate è presente anche il Dipartimento di Salute Mentale.

Tabella 2.b – Numero assistenti sociali nelle Altre Strutture rilevate, per ASL, con presenza di Servizio Sociale all’interno di Presidi e DSM

Presidio DSM Nominativo Comune ASL

a.s. Media letti+ a.s. Pazienti++

C.O.F. - Lanzo Hospital Lanzo Intelvi (CO) Como 1 200

Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – IRCCS Santa Maria Nascente

Milano (MI) Milano 2 134

Istituto Clinico Santa Rita Milano (MI) Milano 1 266

IRCCS San Raffaele Milano (MI) Milano 3 1083

Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori

Milano (MI) Milano 4 407

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena Milano (MI) Milano 11 935 3 1744

Fondazione IRCCS San Matteo Pavia (PV) Pavia 3 1048

7 3 3 (su 11) 7 1

+ media da dati regionali ++ numero dei pazienti del DSM rilevati nella ricerca

La mappatura complessiva

Nella Regione Lombardia esistono 29 Aziende Ospedaliere, presenti in tutte le ASL ad eccezione

della ASL Vallecamonica Sebino. Sul totale delle 29 Aziende Ospedaliere presenti in Regione, ne

sono state rilevate 25, come raffigurato nella Immagine 2.

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22

Immagine 2 – Aziende Ospedaliere rilevate sulle esistenti

LEGENDA

� A.O. rilevate

� A.O. esistenti

LEGENDA

� A.O. rilevate

� A.O. esistenti

Sono state rilevate complessivamente 32 differenti organizzazioni (25 Aziende Ospedaliere e 7

non Aziende Ospedaliere), con la presenza di assistenti sociali in 24 DSM (23 di Aziende

Ospedaliere e 1 non Aziende Ospedaliere) e in 26 Presidi ospedalieri (19 di Aziende Ospedaliere e

7 non Aziende Ospedaliere).

Si riportano infine alcune immagini che aiutano a raffigurare la distribuzione dei servizi rilevati nel

territorio regionale.

Vengono indicati con il colore azzurro e verde le Aziende Ospedaliere e con il colore rosso e rosa

le altre strutture non Aziende Ospedaliere.

Per quanto riguarda il Servizio Sociale nei DSM, sono stati rilevati in tutte le ASL della Regione,

come visivamente raffigurato nella Immagine 3.

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23

Immagine 3 – Il Servizio Sociale nei DSM

LEGENDA

� DSM delle A.O.

� DSM non A.O.

LEGENDA

� DSM delle A.O.

� DSM non A.O.

Rispetto alla presenza degli assistenti sociali nei Presidi ospedalieri (vedi Immagine 4),

escludendo l’OPG di Mantova per i motivi già illustrati precedentemente, risultano essere scoperte

due ASL (Lodi e Mantova) e sarebbero tre considerando le sole Aziende Ospedaliere (nell’ASL di

Pavia non c’è il Servizio Sociale nel Presidio della Azienda Ospedaliera). Si può inoltre osservare

come nella ASL di Brescia, rispetto alle 3 Aziende Ospedaliere esistenti, sia solo una quella nella

quale vi è la presenza di assistenti sociali all’interno dei Presidi.

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24

Immagine 4 – Il Servizio Sociale nei Presidi

LEGENDA

� presidi delle A.O.

� presidi non A.O.

LEGENDA

� presidi delle A.O.

� presidi non A.O.

Nella Immagine 5, che sovrappone le due precedenti, sono raffigurate le presenze del Servizio

Sociale sia nei Presidi che nei DSM di Aziende Ospedaliere che delle altre strutture non Aziende

Ospedaliere, così da fornire una visione unica della situazione regionale come rilevata dalla

ricerca.

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25

Immagine 5 – Presenza del Servizio Sociale nei Presidi e DSM di Azienda Ospedaliera e Altre Strutture non Azienda Ospedaliera

LEGENDA

� DSM delle A.O.

� DSM non A.O.

� presidi delle A.O.

� presidi non A.O.

LEGENDA

� DSM delle A.O.

� DSM non A.O.

� presidi delle A.O.

� presidi non A.O.

A completamento del quadro fin qui analizzato, si è ritenuto raffigurare i dati relativi alla

popolazione regionale, suddivisa per ASL, al 31/12/2006. Si presentano pertanto i dati assoluti,

Grafico 2.a, e i valori percentuali, Grafico 2.b, della distribuzione della popolazione regionale

divisa per ASL. Possono essere utilizzati quali indicatori di massima per eventuali confronti tra la

suddivisione a livello delle ASL dei dati raccolti, pur ricordando che i dati raccolti non coprono

l’intero universo di riferimento (si pensi ad esempio alla provincia di Bergamo, che ha l’11% della

popolazione residente, e per la quale si hanno i dati di una sola Azienda Ospedaliera sulle 3

esistenti).

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26

Grafico 2.a - Distribuzione della popolazione regionale per ASL al 31/12/2006

1.044.820

1.096.634

99.143

572.441

350.368

327.510

222.909

397.533

1.303.437

969.674

546.091

1.057.756

521.296

180.429

855.400

0 200.000 400.000 600.000 800.000 1.000.000 1.200.000 1.400.000

Bergamo

Brescia

Vallecamonica Sebino

Como

Cremona

Lecco

Lodi

Mantova

Città di Milano

Milano 1

Milano 2

Milano 3

Pavia

Sondrio

Varese

elaborazione da dati ISTAT

Grafico 2.b - Distribuzione percentuale della popolazione regionale per ASL al 31/12/2006

Bergamo11%

Brescia11%

Como6%

Lecco3%

Milano 110%

Milano 26%

Milano 311%

Sondrio2%

Varese9%

Mantova4%

Vallecamonica Sebino1%

Lodi2%

Città di Milano15%

Pavia5%

Cremona4%

elaborazione da dati ISTAT

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27

3. Dati relativi alle Aziende Ospedaliere

Numero posti letto dei Presidi

Nel 2006 erano presenti nella Regione Lombardia 199 Presidi ospedalieri, di cui 97 gestiti dalle

Aziende Ospedaliere, con una media di posti letto occupati quotidianamente di 24.015,

corrispondenti al 58% della media posti letto complessivi (41.656). Nelle 19 Aziende Ospedaliere

nelle quali è stato rilevato dall’indagine la presenza del Servizio Sociale, la media giornaliera dei

posti letto forniti risulta essere il 40% del totale dei posti letto regionali (16748 su 41656), il 70% dei

posti delle sole Aziende Ospedaliere (16748 su 24015); se si considera anche la media dei posti

letto forniti dalle altre strutture non Azienda Ospedaliere rilevate (4074 circa il 10%), si raggiunge

una copertura del 50% della media dei posti letto regionali (20822 su 41656) [confronto tra Tabella

3.a e Tabella 3.b].

Tabella 3.a – Sintesi ricoveri e media letti in degenza ospedaliera e day hospital N°

Presidi

TIPOLOGIA DI OSPEDALI

Ricoveri Totali

GG Degenza

Media letti Deg. Osp.

Media letti DH

Media Letti (D.O.+DH)

% p.l. sul TOTALE

97 Azienda Ospedaliera 942.639 6.424.701 21.257 2.758 24.015 57,7% 1 Ospedale ASL 12.609 75.351 310 25 335 0,8% 5 IRCCS pubblico 113.797 665.121 2.303 337 2.640 6,3% 16 IRCCS privato 132.863 1.070.386 3.608 408 4.016 9,6% 7 Osp. Classificato 42.096 289.841 1.599 174 1.774 4,3% 73 Casa Di Cura 323.122 2.171.422 8.300 577 8.877 21,3% 199 Totale Ospedali* 1.567.126 10.696.822 37.377 4.279 41.656 100,0%

49 IDR (ex art.26 L.833/78)** 3.643 192 3.835

248 Totale Regione Lombardia

41.020 4.471 45.491

* rif.: DATI 2006 - Attività Ricoveri -Regione Lombardia ** rif.: DDG 18/07/05 n°11250 (Riabilitazione Specialistica + Generale/Geriatrica + Mantenimento/Reinserimento)

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28

Tabella 3.b - Numero dei Presidi e media dei posti letto delle Aziende Ospedaliere Media Letti (Ric+DH)*

denominazione A.O. Comune ASL numero Presidi singola

A.O. tot ASL

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo (BG) Bergamo 1 1.034 Bolognini Seriate (BG) Bergamo 4 774

Ospedale Treviglio Caravaggio Treviglio (BG) Bergamo 5 739

2.547

Spedali Civili di Brescia Brescia (BS) Brescia 5 1.789 Desenzano del Garda Desenzano del Garda (BS) Brescia 6 715 Mellino Mellini Chiari (BS) Brescia 3 336

2.840

Sant'Anna Como (CO) Como 5 885 885

Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona (CR) Cremona 2 768 Ospedale Maggiore Crema (CR) Cremona 3 437

1.205

Ospedale di Lecco Lecco (LC) Lecco 3 878 878

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi Lodi (LO) Lodi 4 733 733

Istituti Ospitalieri "C. Poma" Mantova (MN) Mantova 4 879 879

Fatebenefratelli Milano (MI) Milano 2 516 Istituti Clinici di Perfezionamento Milano (MI) Milano 2 302 L. Sacco Milano (MI) Milano 1 535 Niguarda Ca' Granda Milano (MI) Milano 1 1.167 San Carlo Borromeo Milano (MI) Milano 1 594 San Paolo Milano(MI) Milano 1 511 G. Pini Milano (MI) Milano 1 432

4.057

G. Salvini Garbagnate Milanese (MI) Milano 1 4 1.033 Ospedale Civile di Legnano Legnano (MI) Milano 1 3 1.183

2.216

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano (MI) Milano 2 5 732 732

San Gerardo dei Tintori Monza (MI) Milano 3 2 1.060 Ospedale Civile di Vimercate Vimercate (MI) Milano 3 7 1.285

2.345

Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia Pavia (PV) Pavia 8 1.048 1.048

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio (SO) Sondrio 4 1.003 1.003

Sant'Antonio Abate Gallarate (VA) Varese 3 690 Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio (VA) Varese 3 978

Fondazione Macchi Varese (VA) Varese 4 978

2.646

totale 97 24.015

* elaborazione dati 2006 - Attività Ricoveri -Regione Lombardia le Aziende Ospedaliere scritte in corsivo non sono state rilevate

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29

Grafico 3.a - Media dei posti letto in Presidi di Aziende Ospedaliere per ASL

2.646

1.003

1.048

2.345

732

2.216

879

4.057

733

878

1.205

885

2.840

2.547

2.646

1.003

2.345

732

1.033

3.633

878

768

885

1.789

1.034

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500

Varese

Sondrio

Pavia

Milano 3

Milano 2

Milano 1

Mantova

Città di Milano

Lodi

Lecco

Cremona

Como

Brescia

Bergamo

rilevata presenza del ServizioSociale

totale media ASL

Grafico 3.b - Distribuzione percentuale della Media dei posti letto nei Presidi di Aziende Ospedaliere con Servizio Sociale per ASL

Bergamo6%

Brescia11%

Como5%

Cremona5%

Lecco5%

Città di Milano22%

Milano 24%

Milano 314%

Sondrio6%

Varese16%

Milano 16%

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30

Nella Tabella 3.c vengono presentati, in percentuale e in valore assoluto, i dati sulla popolazione

residente al 31/12/06, al fine di poter confrontare la media dei posti letto dei Presidi di Aziende

Ospedaliere e i dati rilevati dei pazienti in carico dei DSM con la presenza di assistenti sociali.

Si ricorda che il primo progetto obiettivo regionale per la Salute Mentale (1984) prevedeva una

destinazione di personale secondo precisi parametri (personale/popolazione) che per gli assistenti

sociali era di 1/25.000 abitanti. Dal punto di vista dei bisogni sociali delle persone affette da disagio

psichico, teniamo a ricordare che le patologie più gravi implicano una presa in carico a lungo

termine (long term care Folgheraiter)14 e l’esigenza di un puntuale lavoro di promozione, sostegno

e facilitazione delle reti formali e informali di cui il paziente necessita nella quotidianità.

14 Vedi FOLGHERAITER Fabio (1998) Teoria e metodologia del servizio sociale. La prospettiva di rete Francoangeli, Milano, pp.599 e FOLGHERAITER Fabio (2000) L'utente che non c'è. Lavoro di rete e empowerment nei servizi alla persona Erickson, Trento, pp.334

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CR

OA

S L

om

ba

rdia

- Il Se

rviz

io S

ocia

le n

elle

Azie

nd

e O

sp

eda

liere

della

Re

gio

ne

Lo

mb

ard

ia

Tabella 3.c – Confronto tra la popolazione ASL, media dei posti letto nei Presidi, pazienti in carico nei DSM e presenza di assistenti sociali

popolazione al 31/12/06

media posti letto Presidi di A.O.*

media posti letto Presidi di A.O. rilevate**

AA.SS. Presidi di A.O.

pazienti DSM di A.O.

AA.SS. DSM di A.O. ASL

v.a. distr.% v.a. distr.% v.a. distr.% v.a. distr.% v.a. distr.% v.a. distr.%

Bergamo 1.044.820 10,95% 2.547 10,61% 1.034 6,17% 3 4,84% 1.345 1,84% 3 2,10% Brescia 1.096.634 11,49% 2.840 11,83% 1.789 10,68% 6 9,68% 6.515 8,90% 14 9,79% Vallecamonica Sebino 99.143 1,04% Como 572.441 6,00% 885 3,69% 885 5,29% 4 6,45% 1.612 2,20% 5 3,50% Cremona 350.368 3,67% 1.205 5,02% 768 4,59% 1 1,61% 3.098 4,23% 2 1,40% Lecco 327.510 3,43% 878 3,66% 878 5,24% 3 4,84% 3.459 4,72% 7 4,90% Lodi 222.909 2,34% 733 3,05% NR 3 2,10% Mantova 397.533 4,16% 879 3,66% 5.881 8,03% 6 4,20% Città di Milano 1.303.437 13,66% 4.057 16,89% 3.633 21,69% 22 35,48% 16.199 22,12% 33 23,08% Milano 1 969.674 10,16% 2.216 9,23% 1.033 6,17% 5 8,06% 9950 13,59% 23 16,08% Milano 2 546.091 5,72% 732 3,05% 732 4,37% 2 3,23% 3100 4,23% 7 4,90% Milano 3 1.057.756 11,08% 2.345 9,77% 2.345 14,00% 7 11,29% 8226 11,23% 20 13,99% Pavia 521.296 5,46% 1.048 4,37% 5.000 6,83% 9 6,29% Sondrio 180.429 1,89% 1.003 4,18% 1.003 5,99% 3 4,84% 3.138 4,29% 3 2,10% Varese 855.400 8,96% 2.646 11,02% 2.646 15,80% 6 9,68% 5.708 7,79% 8 5,59% totale 9.545.441 100,00% 24.015 100,00% 16.748 100,00% 62 100,00% 73.231 100,00% 143 100,00

% * da Dati 2006 - Attività Ricoveri - Regione Lombardia ** elaborazione da Dati 2006 - Attività Ricoveri - Regione Lombardia Il dato dei pazienti di DSM per la provincia di Brescia è riferito a 2 Aziende Ospedaliere su 3

Non sono considerati i 2 assistenti sociali che lavorano a scavalco tra Presidio e DSM e un assistente sociale per il quale non è stato specificato se lavori in DSM o Presidio

31

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32

Numero pazienti in carico nei DSM

Il Grafico 3.c.1 e il Grafico 3.c.2 riportano la somma del numero dei pazienti di DSM delle

Aziende Ospedaliere suddivisi per ASL. Per quanto non siano stati rilevati tutti i pazienti di tutte le

Aziende Ospedaliere (manca il dato di Spedali Civili di Brescia e Azienda Ospedaliera di Lodi),

anche in questo caso Milano ha una posizione di prevalenza, infatti il 51% dei pazienti rilevati si

trova tra ASL Città di Milano e ASL Milano 1-2-3.

È opportuno precisare che i dati si riferiscono ai pazienti complessivi dei DSM e non ai soli casi in

carico agli assistenti sociali. Si aggiunge inoltre che tali dati possono essere ritenuti sottostimati

rispetto alla realtà in quanto in alcuni questionari non sempre sono stati riportati i dati dei pazienti

in carico ai singoli CPS.

Grafico 3.c.1 - Numero pazienti di DSM di Aziende Ospedaliere per ASL

1.345

6.515

1.612

3.098

3.459

5.881

16.199

9950

3100

8226

5.000

3.138

5.708

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000 18.000

Bergamo

Brescia

Como

Cremona

Lecco

Mantova

Città di Milano

Milano 1

Milano 2

Milano 3

Pavia

Sondrio

Varese

NB: per la provincia di Brescia il numero dei pazienti si riferisce a 2 A.O. sulle 3. Lodi non è rilevato; inoltre non sono compresi i 1744 pazienti del DSM della Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena di Milano

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33

Grafico 3.c.2 - Distribuzione percentuale pazienti di DSM di Aziende Ospedaliere per ASL

Brescia9%

Como2%

Cremona4%

Lecco5%

Mantova8%

Città di Milano22%

Milano 114%

Milano 24%

Milano 311%

Pavia7%

Sondrio4%

Varese8%

Bergamo2%

NB: per la provincia di Brescia il numero dei pazienti si riferisce a 2 A.O. sulle 3. Lodi non è rilevato; inoltre non sono compresi i 1744 pazienti del DSM della Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena di Milano

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34

4. Dati relativi agli assistenti sociali

Gli assistenti sociali per ASL e per tipologia di servizio

La Tabella 4.1 fornisce un quadro riassuntivo della situazione degli assistenti sociali evidenziando la

presenza per ASL e la tipologia dei servizi nei quali sono inseriti. In tali dati non sono inseriti i 3

assistenti sociali della Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova che operano nel presso

l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere.

Il Grafico 4.1.b e il Grafico 4.1.c evidenziano la distribuzione per ASL degli assistenti sociali delle

Aziende Ospedaliere in base alla tipologia di servizio di riferimento (DSM o Presidio): mentre sono

presenti assistenti sociali nei DSM di tutte le ASL, emerge come non siano presenti assistenti sociali

nei Presidi delle Aziende Ospedaliere delle ASL di Lodi, Mantova (non considerando come già detto

l’OPG) e Pavia (dove sono presenti assistenti sociali solo nel Presidio non di Azienda Ospedaliera).

Le percentuali rimangono sostanzialmente invariate se si considera la totalità degli assistenti sociali

presenti nei DSM di Aziende Ospedaliere e non Aziende Ospedaliere (Grafico 4.1.e), mentre se si

prendono in considerazione i Presidi di Aziende Ospedaliere e non Aziende Ospedaliere, l’ASL di

Milano Città passa dal 35 al 50% (Grafico 4.1.d).

La distribuzione percentuale nelle ASL di tutti gli assistenti sociali, è rappresentata nel Grafico 4.1.a:

nelle ASL di Milano (Milano Città, Milano 1, 2 e 3) lavora più del 60% degli assistenti sociali e di

questi la maggioranza proprio nella ASL Milano Città; seguono Brescia e Varese (con l’8 e il 6%) e

poi tutte le altre, fino a Cremona e Lodi che hanno solo l’1%.

Esclusi i 3 assistenti sociali dell’OPG, sono stati complessivamente 236 gli assistenti sociali rilevati,

distribuiti in prevalenza presso i DSM (è il 62% complessivamente, e sale il dato al 69% se si

considerano solo gli assistenti sociali delle Aziende Ospedaliere) a fronte di un 37% (30% in Aziende

Ospedaliere) di assistenti sociali nei Presidi, evidenziando la quasi inesistenza di situazioni di

assistenti sociali che operano in entrambi i servizi15. Nelle strutture non delle Aziende Ospedaliere,

solo l’11% (3 assistenti sociali) sono impiegati in CPS, mentre la prevalenza degli assistenti sociali

lavora presso i Presidi.

15 A questo proposito si fa comunque notare che nel corso dell’indagine, che si riferisce all’anno 2006, ma di fatto è stata condotta nel 2007, si è potuto osservare come vi siano probabilmente altre situazioni - rispetto alle 2 sole rilevate – di presenza dello stesso Assistente Sociale sia in attività nel presidio che in servizi del DSM (è il caso ad esempio di Sant’Anna di Como e della Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi, dove è stato segnalato che una collega che è in servizio presso il CPS, svolge alcune ore presso il presidio, dove non lavora nessun Assistente Sociale, per una attività di dimissioni protette dei pazienti).

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Tabella 4.1 - assistenti sociali per ASL e tipologia di servizio (parte I)

Azienda Ospedaliera non Azienda Ospedaliera

ASL CPS DSM NPI UONPIA DSM Presidio Presidio+DSM NR totale DSM Presidio Presidio+DSM NR totale

Bergamo 3 3 3 6 0 Brescia 13 1 14 6 20 0 Como 4 1 5 4 2 11 1 1 Cremona 2 2 1 3 0 Lecco 6 1 7 3 10 0 Lodi 3 3 3 0 Mantova 6 6 6 0 Milano città 33 33 22 55 3 21 24 Milano 1 21 2 23 5 28 0 Milano 2 6 1 7 2 9 0 Milano 3 20 20 7 27 0

Pavia 7 2 9 9 3 3 Sondrio 3 3 3 6 0 Varese 8 8 6 1 15 0 totale 135 2 1 5 143 62 2 1 208 3 25 0 0 28

Tabella 4.1 - assistenti sociali per ASL e tipologia di servizio (parte II)

Azienda Ospedaliera + no Azienda Ospedaliera

ASL DSM Presidio Presidio e DSM NR totale

Bergamo 3 3 0 0 6

Brescia 14 6 0 0 20

Como 5 5 2 0 12

Cremona 2 1 0 0 3

Lecco 7 3 0 0 10

Lodi 3 0 0 0 3

Mantova 6 0 0 0 6

Milano città 36 43 0 0 79

Milano 1 23 5 0 0 28

Milano 2 7 2 0 0 9

Milano 3 20 7 0 0 27

Pavia 9 3 0 0 12

Sondrio 3 3 0 0 6

Varese 8 6 0 1 15

totale 146 87 2 1 236

CR

OA

S L

om

ba

rdia

- Il Se

rviz

io S

ocia

le n

elle

Azie

nd

e O

sp

eda

liere

della

Re

gio

ne

Lo

mb

ard

ia

35

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36

Tabella 4.2 - assistenti sociali per ambito di lavoro

A.O. no A.O. A.O. + no A.O. dove / struttura di lavoro specifici aggregati specifici aggregati specifici aggregati

CPS 135 3 138

DSM 2 2

UONPIA 6 6

DSM 143 3 146

Presidio 62 62 25 25 87 87

Presidio e CPS 1 1

Presidio e UONPIA 1 1

Presidio e DSM 2 2

non rilevato 1 1 1 1

Totale 208 208 28 28 236 236 Non sono compresi i 3 aa.ss. di Presidio dell’OPG di Castiglione delle Stiviere

Grafico 4.1.a - Distribuzione percentuale per ASL degli assistenti sociali di Presidio e DSM

Bergamo3% Brescia

8%

Como5%

Milano città34%

Milano 112%

Milano 24%

Milano 311%

Sondrio3%

Varese6%

Cremona1%

Lecco4% Lodi

1%

Mantova3%

Pavia5%

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37

Grafico 4.1.b - Distribuzione percentuale per ASL degli assistenti sociali di Presidio delle Aziende Ospedaliere

Bergamo5%

Brescia10%

Como6%

Milano 23%

Milano 311%

Sondrio5%

Varese10%

Milano 18%

Milano città35%

Lecco5%

Cremona2%

Grafico 4.1.c - Distribuzione percentuale per ASL degli assistenti sociali di DSM delle Aziende Ospedaliere

Bergamo2% Brescia

10%

Como3%

Milano città24%

Milano 116%

Milano 25%

Milano 314%

Sondrio2%

Varese6%

Pavia6%

Mantova4%

Lodi2%

Lecco5%

Cremona1%

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38

Grafico 4.1.d - Distribuzione percentuale per ASL degli assistenti sociali di Presidio delle Aziende Ospedaliere e delle Altre Strutture

Bergamo3% Brescia

7%

Como6%

Milano 39%

Pavia3%

Milano 22%

Sondrio3%

Cremona1%

Lecco3%

Milano città50%

Milano 16%

Varese7%

Grafico 4.1.e - Distribuzione percentuale per ASL degli assistenti sociali di DSM delle Aziende Ospedaliere e delle Altre Strutture

Bergamo2% Brescia

10%

Como3%

Milano città25%

Milano 116%

Milano 25%

Milano 314%

Sondrio2%

Varese5%

Pavia6%

Mantova4%

Lodi2%

Lecco5%

Cremona1%

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Anni di presenza nel servizio, anzianità di servizio e presenze orarie

I dati riguardanti gli anni di presenza degli assistenti sociali nel servizio sono riferiti a 221 assistenti

sociali, in quanto in 15 casi tale informazione non è stata rilevata. I dati sono stati suddivisi per

fasce: 0-5 anni, 6-10, 11-15, 16-20, 21-25, 26-30, 31-35 e ≥36, unica fascia in cui non sono

presenti assistenti sociali. Analizzando i dati complessivamente, i valori percentuali più alti si

attestano nelle fasce più basse (6-10 anni il 35%, 0-5 anni il 21%), mentre le altre fasce sono

ripartite abbastanza equamente [vedi Grafico 4.3.a]. Considerando i dati solo per DSM e Presidi,

si nota uno scostamento tra la presenza degli assistenti sociali all’interno dei DSM e la presenza

degli assistenti sociali nei Presidi: tra questi ultimi si osserva una maggiore anzianità di presenza

nel servizio, il 36% ha più di 21 anni di presenza nel servizio nei Presidi, il 18% nei DSM.

Osservando il Grafico 4.3.c e il Grafico 4.3.b si evidenzia che il 28% degli assistenti sociali nei

Presidi e il 38% nei DSM hanno meno di 10 anni di presenza nel servizio, mentre il 17% nei Presidi

e il 22% nei DSM hanno meno di 5 anni. Se si esaminano solo gli assistenti sociali di ruolo questo

divario viene confermato: gli assistenti sociali con oltre i 21 anni di presenza nel servizio nei DSM

sono il 20%, mentre nei Presidi la percentuale è più che doppia, arrivando al 46%; gli assistenti

sociali con anzianità nel servizio fino a 10 anni sono il 55% nei DSM e il 35% nei Presidi.

Nel dato sull’anzianità di servizio degli assistenti sociali, si è rilevato da quanti anni il singolo

professionista lavori come assistente sociale. Sui 236 assistenti sociali rilevati dall’indagine, sono

19 quelli per i quali non è stata riportata questa informazione richiesta nel questionario. Nella

divisione percentuale degli anni di servizio di tutti gli assistenti sociali, si è rilevata una

distribuzione equamente ripartita nelle varie fasce, con valori che vanno dal 10 al 15%, ad

eccezione della fascia 16-20 al 19% e della fascia ≥36 anni, il 3%. Anche in questo caso

nell’analisi tra Presidi e DSM emergono delle differenze: nel caso dei DSM la percentuale

maggiore rimane nella fascia 16-20 con il 25%. La situazione è molto diversa per i Presidi, dove le

fasce più alte sono più alte nel 25% nella fascia 26-30, nel 19% nella fascia 31-35 e nel 17% in

quella 21-15. Con il 2% della fascia ≥36 diventano il 62% gli assistenti sociali dei Presidi delle

Aziende Ospedaliere ad avere più di 21 anni di servizio.

Se si considerano i soli assistenti sociali di ruolo, si nota una notevole riduzione dell’anzianità di

servizio nella prima fascia (0-5) che è del 2% nei DSM e del 4% nei Presidi; nei DSM rimane

maggiore la percentuale nella fascia 16-20 che raggiunge il 28%.

Per quanto riguarda la rilevazione delle presenze orarie, come si vede dalla Tabella 4.5, queste

non sono state indicate in 12 casi. In 4 casi è stato rilevato un rapporto lavorativo part-time senza

specificare però l’orario. Infine, in un caso, non di ruolo presso il Presidio, la presenza oraria è

stata indicata come “variabile”. Complessivamente quindi su 224 assistenti sociali, 159 (71%)

lavorano a tempo pieno (36 o 38 ore settimanali, nel caso dei dipendenti di cooperativa), 4 (meno

del 2%) lavorano tra le 8 e le 15 ore, 27 (il 12%) tra le 16 e le 23 ore, 29 (il 13%) tra le 24 e le 35

ore.

Altra differenza che emerge tra assistenti sociali di ruolo e non di ruolo è rispetto alla media delle

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ore settimanali previste dal rapporto lavorativo: se si osserva la totalità degli assistenti sociali, la

media dell’orario è quasi 33h per gli assistenti sociali di ruolo e quasi 26h½ per quelli non di ruolo,

con una forbice meno evidente nei DSM (32h e 28h) ma ben maggiore nei Presidi (34h e 23h).

Riassumendo in maniera sintetica, si potrebbero delineare queste caratteristiche prevalenti per gli

assistenti sociali di Presidi e DSM:

- nei Presidi: maggiori anni di presenza nei servizi e di anzianità di servizio per gli assistenti sociali di ruolo (con un 9% di DS16), prevalentemente impiegati con contratti a tempo pieno; gli assistenti sociali non di ruolo hanno una presenza oraria minore in termini di orario (circa i 2/3 rispetto agli assistenti sociali di ruolo);

- nei DSM: la maggioranza degli assistenti sociali è inquadrata tra il D il D6 (85%), gli assistenti sociali sono mediamente più giovani in termini di anzianità di servizio e di presenza nel servizio, con una presenza oraria leggermente inferiore rispetto agli assistenti sociali dei Presidi, compensata però da una maggiore presenza oraria da parte degli assistenti sociali non di ruolo.

Tabella 4.3 – Anni nel servizio degli assistenti sociali per luogo di lavoro

AO no AO AO + no AO ANNI CONTRATTO

DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI

ruolo 14 6 1 21 4 4 14 10 1 25 non ruolo 16 4 20 2 2 16 6 0 22 0-5 totale 30 10 1 41 0 6 0 6 30 16 1 47

ruolo 52 15 1 68 3 6 9 55 21 1 77 non ruolo 1 1 0 0 1 0 1 6-10 totale 52 16 1 69 3 6 0 9 55 22 1 78

ruolo 16 4 1 21 1 1 16 5 1 22 non ruolo 0 1 1 0 1 0 1 11-15 totale 16 4 1 21 0 2 0 2 16 6 1 23

ruolo 13 7 20 4 4 13 11 0 24 non ruolo 0 0 0 0 0 0 16-20 totale 13 7 0 20 0 4 0 4 13 11 0 24

ruolo 9 5 14 1 1 9 6 0 15 non ruolo 1 1 1 1 0 2 0 2 21-25 totale 9 6 0 15 0 2 0 2 9 8 0 17

ruolo 5 11 16 1 1 5 12 0 17 non ruolo 0 0 0 0 0 0 26-30 totale 5 11 0 16 0 1 0 1 5 12 0 17

ruolo 9 4 13 2 2 9 6 0 15 non ruolo 0 0 0 0 0 0 31-35 totale 9 4 0 13 0 2 0 2 9 6 0 15

ruolo 0 0 0 0 0 0 non ruolo 0 0 0 0 0 0 ≥36 totale 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

ruolo 118 52 3 173 3 19 0 22 121 71 3 195 non ruolo 16 6 0 22 0 4 0 4 16 10 0 26 TOTALE

totale 134 58 3 195 3 23 0 26 137 81 3 221

ruolo 8 4 12 2 2 8 6 0 14 non ruolo 1 1 0 1 0 0 1

NON

RILEVATI totale 9 4 0 13 0 2 0 2 9 6 0 15

* presidio + DSM, NR

16 Si rimanda al capitolo 5 sulla organizzazione del lavoro rispetto alle osservazioni relative ai coordinatori che, come si vedrà, in alcune situazioni sono presenti nei presidi ma hanno funzione di coordinamento sia di presidio che di DSM.

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Grafico 4.3.a – Distribuzione percentuale anni nel servizio degli assistenti sociali

0-5; 47; 21%

6-10; 78; 35%11-15; 23; 10%

16-20; 24; 11%

21-25; 17; 8%

26-30; 17; 8%

31-35; 15; 7% >=36; 0; 0%

Grafico 4.3.b – Distribuzione percentuale anni nel servizio degli assistenti sociali dei DSM delle Aziende Ospedaliere

0-5; 30; 22%

6-10; 52; 38%

11-15; 16; 12%

16-20; 13; 10%

21-25; 9; 7%

26-30; 5; 4%

31-35; 9; 7% >=36; 0; 0%

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Grafico 4.3.c – Distribuzione percentuale anni nel servizio degli assistenti sociali dei Presidi delle Aziende Ospedaliere

0-5; 10; 17%

6-10; 16; 28%

11-15; 4; 7%16-20; 7; 12%

21-25; 6; 10%

26-30; 11; 19%

31-35; 4; 7% >=36; 0; 0%

Tabella 4.4 – Anni di servizio degli assistenti sociali per luogo di lavoro

AO non AO AO + non AO ANNI CONTRATTO

DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI

ruolo 2 2 4 1 1 2 3 0 5 non ruolo 13 2 15 2 2 13 4 0 17 0-5 totale 15 4 0 19 0 3 0 3 15 7 0 22

ruolo 16 4 1 21 1 2 3 17 6 1 24 non ruolo 1 1 0 1 0 0 1 6-10 totale 17 4 1 22 1 2 0 3 18 6 1 25

ruolo 16 7 1 24 6 6 16 13 1 30 non ruolo 0 0 0 0 0 0 11-15 totale 16 7 1 24 0 6 0 6 16 13 1 30

ruolo 33 6 39 4 4 33 10 0 43 non ruolo 0 0 0 0 0 0 16-20 totale 33 6 0 39 0 4 0 4 33 10 0 43

ruolo 18 9 27 1 3 4 19 12 0 31 non ruolo 0 1 1 0 1 0 1 21-25 totale 18 9 0 27 1 4 0 5 19 13 0 32

ruolo 16 10 26 1 1 2 17 11 0 28 non ruolo 3 3 0 0 3 0 3 26-30 totale 16 13 0 29 1 1 0 2 17 14 0 31

ruolo 16 10 1 27 1 1 16 11 1 28 non ruolo 0 0 0 0 0 0 31-35 totale 16 10 1 27 0 1 0 1 16 11 1 28

ruolo 3 1 4 1 1 3 2 0 5 non ruolo 0 1 1 0 1 0 1 ≥36 totale 3 1 0 4 0 2 0 2 3 3 0 6

ruolo 120 49 3 172 3 19 0 22 123 68 3 194 non ruolo 14 5 0 19 0 4 0 4 14 9 0 23 TOTALE

totale 134 54 3 191 3 23 0 26 137 77 3 217

ruolo 6 7 13 2 2 6 9 0 15 non ruolo 3 1 4 0 3 1 0 4

NON

RILEVATI totale 9 8 0 17 0 2 0 2 9 10 0 19

* presidio + DSM, NR

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Tabella 4.5 – Ore settimanali degli assistenti sociali per luogo di lavoro

AO no AO AO + no AO ORE CONTRATTO

DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI DSM PRESIDIO ALTRO* TOTALI

ruolo 1 1 0 1 0 0 1 non ruolo 1 1 2 1 1 1 2 0 3 8-15 totale 2 1 0 3 0 1 0 1 2 2 0 4

ruolo 16 2 18 2 2 16 4 0 20 non ruolo 5 5 2 2 5 2 0 7 16-23 totale 21 2 0 23 0 4 0 4 21 6 0 27

ruolo 18 6 24 1 1 19 6 0 25 non ruolo 2 2 4 0 2 2 0 4 24-35 totale 20 8 0 28 1 0 0 1 21 8 0 29

ruolo 83 44 3 130 2 18 20 85 62 3 150 non ruolo 7 1 8 1 1 7 2 0 9 ≥36 totale 90 45 3 138 2 19 0 21 92 64 3 159

ruolo 2 1 3 0 2 1 0 3 non ruolo 1 1 0 1 0 0 1 PART-TIME totale 3 1 0 4 0 0 0 0 3 1 0 4

ruolo 0 0 0 0 0 0 non ruolo 1 1 0 0 1 0 1 VARIABILE totale 0 1 0 1 0 0 0 0 0 1 0 1

ruolo 120 53 3 176 3 20 0 23 123 73 3 199 non ruolo 16 5 0 21 0 4 0 4 16 9 0 25 TOTALE

totale 136 58 3 197 3 24 0 27 139 82 3 224

ruolo 6 3 9 1 1 6 4 0 10 non ruolo 1 1 2 0 1 1 0 2

NON

RILEVATI totale 7 4 0 11 0 1 0 1 7 5 0 12

* Presidio + DSM, NR

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5. L’organizzazione del lavoro

Vari livelli di dipendenza

Per poter affrontare ed indagare in maniera concreta e approfondita l’appartenenza organizzativa

degli assistenti sociali e del Servizio Sociale nella Azienda Ospedaliera, si è cercato di analizzare

la “dipendenza” individuandone quattro livelli: organizzativa, gerarchica, funzionale e tecnica sia

del Servizio Sociale che degli assistenti sociali.

Questa suddivisione è stata determinata dalla necessità di evidenziare le differenti, numerose e

complesse dipendenze a cui gli assistenti sociali nei propri servizi afferiscono. Lo staff di progetto e

lo staff di ricerca hanno discusso e approfondito questo tema poco esplorato, praticato più nel

lavoro quotidiano che analizzato in senso teorico.

Le quattro chiavi di lettura della dipendenza sono state una sorta di bussola d’orientamento, per

meglio differenziare ed individuare variabili significative del lavoro nella struttura aziendale

ospedaliera.

Il lavoro su questa area tematica è stato quello di confrontare inizialmente esperienze individuali e

di servizio allo scopo di definire il campo d’indagine e di scegliere una modalità di rilevazione che

rendesse visibile la complessità di appartenenza organizzativa con le molte variabili che, in un

certo senso, costituiscono la struttura di riferimento, l’ossatura, della dipendenza degli assistenti

sociali e del Servizio Sociale dall’organizzazione aziendale17.

La compilazione del questionario, su questa area, da parte dei colleghi non è stata facile per le

diverse interpretazioni determinate da scarsa conoscenza dell’organizzazione aziendale e

contrattuale.

Ogni area è stata una prospettiva di ricerca e di indagine comparata, che ha stimolato punti di vista

sul tema della dipendenza nel legame con l’organizzazione generalmente intesa18, nel legame

gerarchico 19, nel legame funzionale20 connesso con l’operatività quotidiana.

La dipendenza tecnica, ultima area d’attenzione, ha confermato i principi ispiratori della

professione che riguardano l’autonomia professionale.

Nel paragrafo che segue, la Tabella 5.1.a riassume i livelli di dipendenze nei Presidi delle Aziende

Ospedaliere mentre la Tabella 5.1.b contiene i livelli di dipendenza nei DSM (in fondo, staccato da

una riga, anche la Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena).

La Tabella 5.1.c riporta invece le dipendenze nei Presidi delle Altre Strutture non Aziende

Ospedaliere.

17 Organizzazione è un termine molto usato nelle scienze sociali che presenta accezioni diverse e significati abbastanza ampi; si rimanda al Dizionario di Sociologia di Gallino. 18 Vedi. nota precedente. 19 La gerarchia è un complesso di persone e cariche che formano i quadri direttivi, amministrativi e tecnici di un’attività organizzata, che viene regolata secondo il principio della subordinazione. 20 Ci si riferisce a compiti specifici nell’ambito di un’attività organizzata e definibili nello spazio e nel tempo: possono essere elencati, descritti, classificati.

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I dati rilevati in questa sezione della scheda sono molteplici e si è preferito riportare solo le tabelle

riassuntive, senza dare una rappresentazione anche grafica di quanto rilevato. Ad esclusione della

dipendenza tecnica (per la quale viene prevalentemente indicata una autonomia professionale o

una dipendenza dall’assistente sociale coordinatore), si può notare come si delinei un quadro di

assoluta varietà e diversità di modelli di dipendenze (organizzativa, gerarchica e funzionale) tra le

Aziende Ospedaliere osservate, rilevando in alcuni casi, più di una dozzina di risposte differenti.

Pur riconoscendo come alcune possono anche essere assimilabili tra loro, colpisce comunque il

fatto di trovare una tale ampiezza di modelli.

Vale la pena evidenziare alcune caratteristiche distintive che si riportano di seguito:

- per quanto riguarda i Presidi delle Aziende Ospedaliere: o la dipendenza organizzativa è prevalentemente attribuita alla Direzione Sanitaria e

alla Direzione Medica di Presidio; o la dipendenza gerarchica è suddivisa abbastanza equamente tra Direzione

Sanitaria e SITRA; o la dipendenza funzionale viene ripartita tra molteplici soggetti/figure;

- per quanto riguarda i DSM delle Aziende Ospedaliere: o la dipendenza organizzativa è attribuita in maniera preponderante alla figura del

Direttore del DSM; o la dipendenza gerarchica, quando viene rilevata, in pochi casi è attribuita ai

Responsabili del CPS, mentre è attribuita in modo prevalente ai SITRA/DITRA; o la dipendenza funzionale viene prevalentemente riferita al Responsabile del CPS.

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Tabella 5.1.a - Tipologie di dipendenze nei Presidi delle Aziende Ospedaliere

dipendenza organizzativa dipendenza gerarchica dipendenza funzionale dipendenza tecnica

nome ASL di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s.

Ospedali Riuniti di Bergamo

Bergamo direzione sanitaria direttore sanitario DISTRO A.S. + Direttore

DMP Autonomia professionale

Spedali Civili di Brescia Brescia Servizio Sociale Aziendale

Servizio Sociale Aziendale

Direzione Sanitaria Aziendale

Direzione Sanitaria Aziendale

Responsabile Servizio Sociale

Aziendale

Responsabile Servizio Sociale

Aziendale

Responsabile Servizio Sociale

Aziendale

Responsabile Servizio Sociale

Aziendale Sant'Anna Como

Direttore DSM A.S.

Coordinatore di Presidio

Direttore DSM A.S.

Coordinatore di Presidio

Direttore DSM A.S.

Coordinatore di Presidio

A.S. Coordinatore di

Presidio

A.S. Coordinatore di

Presidio Istituti Ospitalieri di Cremona

Cremona SITRA SITRA SITRA SITRA SITRA DMP SITRA DMP autonomia professionale

Autonomia professionale

Ospedale di Lecco Lecco DMP Direttore DMP Direttore DMP Direttore DMP Direttore DMP Direttore DMP Direttore DMP Autonomia professionale

G. Salvini Milano 1 dipartimento di prevenzione

dipartimento di prevenzione

SITRA SITRA Servizio Psicologia Clinica

Servizio Psicologia Clinica

A.S. Coordinatore

A.S. Coordinatore

Ospedale di Circolo di Melegnano

Milano 1 Direzione sanitaria di

Presidio

Direzione sanitaria di

Presidio SITRA SITRA DMS DMS autonomia

professionale Autonomia

professionale

Fatebenefratelli Milano Direzione Sanitaria e DMP

Direzione Sanitaria e DMP

Direzione Sanitaria e DMP

Direzione Sanitaria e DMP

Autonomia professionale

A.S. Coordinatore di

Presidio DMP

A.S. Coordinatore di

Presidio Istituti Clinici di Perfezionamento

Milano direzione sanitaria

direttore sanitario direzione sanitaria

direttore sanitario A.S. + Direttore Sanitario

NR NR

L. Sacco Milano DMP Direttore DMP DMP + SITRA A.S. coordinatore + SITRA DMP A.S.

Coordinatore A.S.

Coordinatore A.S.

Coordinatore Niguarda Ca' Granda Milano

DMP Direttore DMP DMP + DITRA A.S.

Coordinatore + DITRA

D.S. + DITRA A.S. Coordinatore

A.S. Coordinatore

Autonomia professionale

San Carlo Borromeo Milano U.O. Psicologia Direttore U.O. Psicologia

SITRA SITRA U.O. Psicologia Direttore U.O. Psicologia

NR NR

San Paolo Milano direttore sanitario SITRA DMP Autonomia professionale

San Gerardo dei Tintori Milano 3 direzione sanitaria

direttore sanitario direzione sanitaria

direzione sanitaria

direzione sanitaria

direzione sanitaria

autonomia professionale

Autonomia professionale

Ospedale Civile di Vimercate

Milano 3 Direttore Medico di Presidio Direttore DMP Direttore Medico

di Presidio Direttore Medico

di Presidio Autonomia

professionale Autonomia

professionale Autonomia

professionale Autonomia

professionale Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna

Sondrio direzione sanitaria

SITRA direzione sanitaria

Autonomia professionale

Sant'Antonio Abate Varese direzione sanitaria

direttore sanitario direzione sanitaria + SITRA

direzione sanitaria + SITRA

direzione sanitaria

direttore sanitario + A.S.

Coordinatore

A.S. Coordinatore

A.S. Coordinatore

Ospedale di Circolo di Busto Arsizio

Varese Direttore DMP Direttore DMP Direttore DMP NR

Fondazione Macchi Varese DMP NR DMP NR NR

CR

OA

S L

om

ba

rdia

- Il Se

rviz

io S

ocia

le n

elle

Azie

nd

e O

sp

eda

liere

della

Re

gio

ne

Lo

mb

ard

ia

46

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Tabella 5.1.b - Tipologie di dipendenze nei DSM (parte I)

dipendenza organizzativa dipendenza gerarchica dipendenza funzionale dipendenza tecnica

nome ASL di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s. Di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s.

Ospedali Riuniti di Bergamo

Bergamo Direttore DSM DISTRO responsabile del CPS

Autonomia professionale

Mellino Mellini Brescia Direttore DSM e responsabile CPS

SITRA e coordinatore infermieristico

Direttore DSM e responsabile CPS

Autonomia professionale

Spedali Civili di Brescia Brescia Servizio Sociale Aziendale

Servizio Sociale Aziendale

Direzione Sanitaria Aziendale

Direzione Sanitaria Aziendale

Responsabile Servizio Sociale Aziendale

Responsabile Servizio Sociale Aziendale

Responsabile Servizio Sociale Aziendale

Responsabile Servizio Sociale Aziendale

Desenzano del Garda Brescia Direttore DSM Direttore DSM SITRA/responsabile CPS

responsabile del CPS

Autonomia professionale

Sant'Anna Como Direttore DSM A.S. Coordinatore DSM

Direttore DSM A.S. Coordinatore DSM

Direttore DSM A.S. Coordinatore DSM

A.S. Coordinatore DSM

A.S. Coordinatore DSM

Istituti Ospitalieri di Cremona

Cremona Direttore DSM Direttore DSM SITRA SITRA responsabile del CPS

responsabile del CPS

A.S. Coordinatore DSM

Autonomia professionale

Ospedale di Lecco Lecco Direttore DSM Direttore DSM Direttore DSM A.S. Coordinatore DSM

A.S. Coordinatore DSM

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi

Lodi Direttore DSM SITRA Responsabile CPS

Autonomia professionale

Istituti Ospitalieri "C. Poma"

Mantova Direttore DSM Direttore DSM Direttore DSM Direttore DSM responsabile del CPS

responsabile del CPS

autonomia professionale

Autonomia professionale

G. Salvini Milano 1 Direttore DSM Direttore DSM SITRA + coordinatore AS

SITRA + coordinatore AS

responsabile del CPS

responsabile del CPS

A.S. Coordinatore

Autonomia professionale

Ospedale Civile di Legnano

Milano 1 Direttore DSM Direttore DSM SITRA + coordinatore infermieristico

SITRA Direttore DSM Responsabile CPS

Direttore DSM Autonomia professionale

Ospedale di Circolo di Melegnano

Milano 2 Responsabile territoriale del CPS e responsabile UOP

Responsabile territoriale del CPS e responsabile UOP

SITRA + responsabile CPS

SITRA + responsabile CPS

DSM e responsabile CPS

DSM e responsabile CPS

autonomia professionale

Autonomia professionale

Fatebenefratelli Milano Direttore DSM + DMP

Direttore DSM + DMP

Direttore DSM Responsabile UOP

Autonomia professionale

Autonomia professionale

Direttore DSM Autonomia professionale

L. Sacco Milano DSM SITRA coordinatore cps A.S. Coordinatore

Niguarda Ca' Granda Milano DSM Responsabile UOP + Responsabile CPS

DITRA DITRA + coordinatore infermieristico

Responsabile UOP

Responsabile CPS

A.S. Coordinatore

Autonomia professionale

San Carlo Borromeo Milano Direzione Sanitaria

Direttore DSM SITRA SITRA DSM responsabile del CPS

NR NR

San Paolo Milano DSM SITRA responsabile del CPS

Autonomia professionale

CR

OA

S L

om

ba

rdia

- Il Se

rviz

io S

ocia

le n

elle

Azie

nd

e O

sp

eda

liere

della

Re

gio

ne

Lo

mb

ard

ia

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Tabella 5.1.b - Tipologie di dipendenze nei DSM (parte II)

dipendenza organizzativa dipendenza gerarchica dipendenza funzionale dipendenza tecnica

nome ASL di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s. Di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s.

San Gerardo dei Tintori Milano 3 Direttore DSM Responsabile UOP

DITRA Responsabile Area Dipartimentale (rad)

coordinatore infermieristico

DSM Responsabile UOP e responsabile CPS

autonomia professionale

Autonomia professionale

Ospedale Civile di Vimercate

Milano 3 Direttore DSM SITRA + coordinatore infermieristico

Direttore DSM e responsabile CPS

Autonomia professionale

Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia

Pavia Responsabile UOP

responsabile UOP

responsabile UOP

Responsabile UOP

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna

Sondrio Direttore DSM Responsabile CPS

CPS Responsabile CPS

CPS Autonomia professionale

Sant'Antonio Abate Varese Direttore DSM + responsabile CPS

Direttore DSM + responsabile CPS

Direttore DSM + responsabile CPS

Direttore DSM + responsabile CPS

Direttore DSM + responsabile CPS

Direttore DSM + responsabile CPS

Direttore DSM Autonomia professionale

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena

Milano non esiste il s.s. Primario SITRA/uff.personale

coordinatore cps nessuna propria dell'a.s.

Tabella 5.1.c - Tipologie di dipendenze nei Presidi delle Altre strutture non Aziende Ospedaliere

dipendenza organizzativa dipendenza gerarchica dipendenza funzionale dipendenza tecnica

nome ASL di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s. di S.S. degli a.s. C.O.F. - Lanzo Hospital Como Autonoma Amministratore

delegato Autonoma

Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – IRCCS Santa Maria Nascente

Milano Direzione Sanitaria/Direzione Educativa

Direzione Sanitaria/Direzione Educativa

Direzione Sanitaria/Direzione Educativa

autonomia professionale

Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori”

Milano Diversa per ogni a.s.

Diversa per ogni a.s.

Diversa per ogni a.s.

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena

Milano direzione sanitaria di Presidio

coordinatore Servizio Sociale

DS di Presidio DS di Presidio coordinatore coordinatore coordinatore coordinatore

IRCCS San Raffaele Milano direzione sanitaria

area qualità e accreditamento

responsabile area qualità e accreditamento

Istituto Clinico Santa Rita

Milano direzione sanitaria

Direzione sanitaria

direzione sanitaria

direzione sanitaria

assistente sociale

assistente sociale

assistente sociale

assistente sociale

Fondazione IRCCS San Matteo

Pavia direzione sanitaria

direzione sanitaria

coordinatore AA.SS.

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La suddivisione del lavoro

Con questa voce si è inteso verificare le assonanze e/o le dissonanze nelle scelte organizzative

del lavoro sociale in Azienda, influenzate dall’ambito lavorativo e dal percorso storico del servizio

di appartenenza.

Nelle Tabelle 5.2.a, 5.2.b e 5.2.c, si evidenzia come per i DSM la suddivisione del lavoro avvenga

principalmente per territorio (21) e per unità operative (18). Nei Presidi delle Aziende Ospedaliere

la suddivisione del lavoro risulta essere prevalentemente per unità operative (12) e per dipartimenti

(8), mentre nei Presidi delle Altre Strutture non Aziende Ospedaliere è stata rilevata una

suddivisione del lavoro quasi esclusivamente per unità operative.

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Tabella 5.2.a – Suddivisione del lavoro nei Presidi delle Aziende Ospedaliere

Modalità di suddivisione della organizzazione del lavoro nome Comune ASL

per territorio

unità operative

dipartimenti fasce d’età rotazione altro TOTALE

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo Bergamo x x x 3

Spedali Civili di Brescia Brescia Brescia x 1

Sant'Anna Como Como x 1

Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona Cremona 0

Ospedale di Lecco Lecco Lecco x 1

Fatebenefratelli Milano Milano x x 2

Istituti Clinici di Perfezionamento Milano Milano x x 2

L. Sacco Milano Milano x 1

Niguarda Ca' Granda Milano Milano x x x 3

San Carlo Borromeo Milano Milano x x x x x 5

San Paolo Milano Milano x x 2

G. Salvini Garbagnate Milanese Milano 1 x x x 3

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano Milano 2 0

San Gerardo dei Tintori Monza Milano 3 x x 2

Ospedale Civile di Vimercate Vimercate Milano 3 x x x x x 5

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio Sondrio x x 2

Sant'Antonio Abate Gallarate Varese x 1

Ospedale di Circolo di Busto Arsizio

Busto Arsizio Varese 0

Fondazione Macchi Varese Varese x 1

TOTALE 4 12 8 3 4 4

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Tabella 5.2.b – Suddivisione del lavoro nei DSM delle Aziende Ospedaliere

Modalità di suddivisione della organizzazione del lavoro nome Comune ASL

per territorio

unità operative

dipartimenti fasce d’età rotazione altro TOTALE

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo Bergamo x x x 3

Mellino Mellini Chiari Brescia x 1

Spedali Civili di Brescia Brescia Brescia x x 2

Desenzano del Garda Desenzano del Garda Brescia x x 2

Sant'Anna Como Como x 1

Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona Cremona x 1

Ospedale di Lecco Lecco Lecco x 1

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi Lodi Lodi x x 2

Istituti Ospitalieri "C. Poma" Mantova Mantova x x x 3

Fatebenefratelli Milano Milano x x x 3

L. Sacco Milano Milano x x 2

Niguarda Ca' Granda Milano Milano x x 2

San Carlo Borromeo Milano Milano x 1

San Paolo Milano Milano x x 2

G. Salvini Garbagnate Milanese Milano 1 x x x x 4

Ospedale Civile di Legnano Legnano Milano 1 x x x x 4

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano Milano 2 x x x x 4

San Gerardo dei Tintori Monza Milano 3 x x x 3

Ospedale Civile di Vimercate Vimercate Milano 3 x x 2

Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia Pavia Pavia x x x 3

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio Sondrio x x 2

Sant'Antonio Abate Gallarate Varese x x x 3

Ospedale di Circolo di Busto Arsizio

Busto Arsizio Varese x x 2

TOTALE 21 18 6 5 2 1

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Tabella 5.2.c – Suddivisione del lavoro nei Presidi delle strutture non Aziende Ospedaliere

Modalità di suddivisione della organizzazione del lavoro nome Comune ASL

per territorio

unità operative

dipartimenti fasce d’età rotazione altro TOTALE

C.O.F. - Lanzo Hospital Lanzo Intelvi Como 0

Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – IRCCS Santa Maria Nascente

Milano Milano x 1

Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Milano Milano x 1

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena Milano Milano x x 2

IRCCS San Raffaele Milano Milano x 1

Istituto Clinico Santa Rita Milano Milano x 1

Fondazione IRCCS San Matteo Pavia Pavia x 1

TOTALE 0 5 1 1 0 0

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Tipologie degli interventi

Sono state individuate come variabili d’interesse della ricerca le modalità di esercizio

professionale, le variabili operative e tecniche che consentono di rilevare elementi di contiguità o di

differenza nell’esperienza professionale e di Servizio.

Nelle tabelle che seguono emerge una sostanziale equivalenza nelle tipologie degli interventi tra

Presidi e DSM. La differenza più visibile riguarda il valore del lavoro per progetti dipartimentali, che

risulta essere inferiore nei Presidi rispetto ai DSM, mentre negli interventi di partecipazione ai

progetti aziendali il valore è inferiore nei DSM rispetto ai Presidi.

Nell’esperienza quotidiana, il lavoro dell’assistente sociale all’interno della Azienda Ospedaliera ha

questa peculiarità operativa:

- per i Servizi in area psichiatrica il lavoro sul territorio in collaborazione con le reti formali ed informali, caratterizzato dall’appartenenza ad un’equipe multiprofessionale stabile;

- per i Servizi di Presidio il lavoro con i reparti e le diverse unità organizzative in Ospedale, in collaborazione con équipes che cambiano di volta in volta.

In ambito psichiatrico, l’assistente sociale lavora prevalentemente con presa in carico a lungo

termine, sul territorio, con la famiglia dell’utente e i suoi riferimenti sociali, in rete con altri servizi,

insieme ad altri operatori e professionisti costituiti in équipe multidisciplinare. Si rileva una

compresenza di culture e percorsi professionali molto diversi, ma anche un senso di appartenenza

al proprio gruppo di lavoro e al Servizio.

Chi lavora in Presidio, si confronta invece con un “territorio” particolare: l’Azienda stessa. Da

questa provengono le segnalazioni, che prevedono sia interventi di counseling sociale e

d’accoglienza a breve mirata a progetti specifici (dimissione, invio ad altri servizi), sia interventi

connessi con i reparti o le diverse unità operative, per tematiche specifiche, ad integrazione

dell’intervento sanitario strettamente inteso.

In sintesi, il Servizio Sociale in Psichiatria sperimenta di fatto una presa in carico di gruppo

multiprofessionale e per lo più di lunga durata, mentre il Servizio Sociale nei Presidi realizza

interventi sociali e di accompagnamento ad un trattamento prevalentemente sanitario a partire dal

ricovero ospedaliero.

In entrambe le situazioni, il Servizio Sociale deve costruire di continuo significati e conoscenze che

sono strettamente connesse al luogo lavorativo e ai singoli utenti/pazienti in un approccio molto

complesso, che prevede collegamenti diretti con unità operative e aree dipartimentali e di settore,

per agevolare informazioni e comunicazioni utili ad una progettualità comune.

L’intervento tecnico specifico ad impronta sociale, all’interno di un progetto di salute largamente

inteso, implica l’individuazione e la configurazione della rete istituzionale implicata nella cura: in

questo scenario assumono evidenza le variabili comuni, la professionalità di base e le linee-guida

per la definizione di azioni professionali efficaci.

Nelle tabelle relative alle tipologie degli interventi di Servizio Sociale nei Presidi delle Aziende

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Ospedaliere (Tabella 5.3.a) nei DSM delle Aziende Ospedaliere (Tabella 5.3.b) e nei Presidi delle

altre strutture non Aziende Ospedaliere (Tabella 5.3.c), va tenuto conto che la metodologia del

lavoro di rete è trasversale a tutte le tipologie degli interventi presenti nella tabella: lavoro di cura,

promozione, facilitazione di reti formali e informali (servizi istituzionali, familiari, volontariato,

associazionismo, vicini di casa, parrocchie).

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Tabella 5.3.a – Tipologie degli interventi di Servizio Sociale nei Presidi delle Aziende Ospedaliere

Tipologie degli interventi nel servizio

denominazione A.O. Comune ASL segretariato sociale

professionale

lavoro professionale con progetti

personalizzati

lavoro per progetti

dipartimentali

partecipazione progetti aziendali

gruppi di lavoro interni

gruppi di lavoro esterni

TOTALE

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo Bergamo x x x x x 5

Spedali Civili di Brescia Brescia Brescia x x x x x 5

Sant'Anna Como Como x x x x x x 6

Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona Cremona x x x x x x 6

Ospedale di Lecco Lecco Lecco x x x x x 5

Fatebenefratelli Milano Milano x x x x 4

Istituti Clinici di Perfezionamento Milano Milano x x x x x x 6

L. Sacco Milano Milano x x x 3

Niguarda Ca' Granda Milano Milano x x x x x x 6

San Carlo Borromeo Milano Milano x x x x x x 6

San Paolo Milano Milano x x x x x 5

G. Salvini Garbagnate Milanese Milano 1 x x x x 4

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano Milano 2 0

San Gerardo dei Tintori Monza Milano 3 x x x x x x 6

Ospedale Civile di Vimercate Vimercate Milano 3 x x x x x x 6 Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio Sondrio x x x x x 5

Sant'Antonio Abate Gallarate Varese x x x x x x 6 Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio Varese x x x x 4

Fondazione Macchi Varese Varese x x x x x x 6

TOTALE 17 16 12 17 17 15

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Tabella 5.3.b – Tipologie degli interventi di Servizio Sociale nei DSM delle Aziende Ospedaliere

Tipologie degli interventi nel servizio

denominazione A.O. Comune ASL segretariato sociale

professionale

lavoro professionale con progetti

personalizzati

lavoro per progetti

dipartimentali

partecipazione progetti aziendali

gruppi di lavoro interni

gruppi di lavoro esterni TOTALE

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo Bergamo x x x x x x 6

Mellino Mellini Chiari Brescia x x x x x 5

Spedali Civili di Brescia Brescia Brescia x 1

Desenzano del Garda Desenzano del Garda Brescia x x x x x x 6

Sant'Anna Como Como x x x x x x 6

Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona Cremona x x x x x x 6 Ospedale di Lecco Lecco Lecco x x x x x x 6 Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi

Lodi Lodi x x x x x 5

Istituti Ospitalieri "C. Poma" Mantova Mantova x x x x x 5

Fatebenefratelli Milano Milano x x x x x x 6

L. Sacco Milano Milano x x x x x 5

Niguarda Ca' Granda Milano Milano x x x x x x 6

San Carlo Borromeo Milano Milano x x x x x x 6

San Paolo Milano Milano x x x x x x 6

G. Salvini Garbagnate Milanese Milano 1 x x x x x x 6

Ospedale Civile di Legnano Legnano Milano 1 x x x 3

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano Milano 2 x x x x x x 6

San Gerardo dei Tintori Monza Milano 3 x x x x x x 6

Ospedale Civile di Vimercate Vimercate Milano 3 x x x x x x 6 Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia

Pavia Pavia x x x x x x 6

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio Sondrio x x x x x x 6

Sant'Antonio Abate Gallarate Varese x x x x x x 6 Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio Varese x x x x x x 6

TOTALE 22 23 21 19 21 20

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Tabella 5.3.c – Tipologie degli interventi di Servizio Sociale nei Presidi delle strutture non Aziende Ospedaliere

Tipologie degli interventi nel servizio

denominazione Comune ASL segretariato sociale

professionale

lavoro professional

e con progetti

personalizzati

lavoro per progetti

dipartimentali

partecipazione progetti aziendali

gruppi di lavoro interni

gruppi di lavoro esterni

altro TOTALE

C.O.F. - Lanzo Hospital Lanzo Intelvi Como x x x x 4 Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – IRCCS Santa Maria Nascente

Milano Milano x x x x x 5

Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Milano Milano x x x x 4

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena Milano Milano x x x x x x 6

IRCCS San Raffaele Milano Milano x x x x x 5

Istituto Clinico Santa Rita Milano Milano x x x x x x 6

Fondazione IRCCS San Matteo Pavia Pavia x x x x x x x 7

TOTALE 7 7 4 7 6 5 1

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CROAS Lombardia - Il Servizio Sociale nelle Aziende Ospedaliere della Regione Lombardia

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Ovunque sia collocato, il Servizio Sociale e il singolo assistente sociale si confrontano con metodi

e tecniche specifiche del proprio lavoro: dalla quasi totalità delle risposte si rileva che “tutti” i servizi

si occupano di segretariato sociale professionale e di lavoro per progetti personalizzati, da

collocare nella relazione privilegiata d’aiuto a persone e famiglie, area consueta e tradizionale del

Servizio Sociale.

Si rileva anche una certa frequenza di lavoro in gruppi interni ed esterni alla struttura: un’area

professionale forse meno nota e scarsamente visibile anche alle organizzazioni di riferimento.

Altra area d’impegno professionale è il lavoro per progetti dipartimentali e aziendali: si rende

evidente un tipo di lavoro e di esercizio professionale legato ad idee, pensieri, iniziative e proposte

che rappresentano uno spazio di innovazione per il Servizio d’appartenenza e per il Servizio

Sociale stesso. L’evoluzione in corso, nel Servizio Sociale in Azienda Ospedaliera, sembra

orientarsi verso interventi diversi: non solo pazienti e lavoro diretto con persone e famiglie, ma

lavoro per progetti e per la realizzazione di interventi sociosanitari integrati.

Manuale di qualità e procedure

Il riassetto dei servizi sanitari italiani e le scelte operate dalla Regione Lombardia hanno, in questi

anni, ridisegnato il modello organizzativo degli Ospedali e delle Aziende Sanitarie Locali.

Ciò ha comportato, per il Servizio Sociale Ospedaliero problemi di ridefinizione degli obiettivi di

lavoro, dei contenuti e delle risorse a disposizione.

In particolare, il Servizio Sociale, costituisce un servizio “ponte” tra l’area sanitaria e quella sociale,

sia per la conoscenza dei bisogni, che per l’accesso alle risorse.

L’assistente sociale si è trovato così di fronte alla necessità di ri-pensare il proprio ruolo, tanto nei

confronti delle nuove sfide poste dagli orientamenti di politica sociale della Regione Lombardia,

quanto in relazione alla propria collocazione nell’organizzazione.

Nello stesso tempo il Servizio Sociale necessita una ridefinizione della propria mission che possa

implementare il senso della propria esistenza, senza la quale rischia di disperdersi in compiti

residuali, di utilità secondaria e di rimanere misconosciuto anche agli altri servizi ospedalieri.

Da queste premesse nasce la necessità di sistematizzare in procedure il lavoro sociale e di

produrre un manuale di qualità che garantisca e salvaguardi la qualità degli interventi, quale

strumento utile per dare visibilità, continuità ed innovazione al lavoro professionale. Di fatto

redigere un manuale di qualità significa illustrare l’attività del proprio servizio.

Un limite alla visibilità del Servizio Sociale, è la difficoltà a reperire dati, dovuta alla carenza di

documentazione scritta; infatti, raramente vengono redatte relazioni e statistiche sulle attività

professionali e sulla casistica. Come per altri servizi aziendali, anche per il Servizio Sociale curare

la documentazione di tutte le attività svolte, adottare procedure e avviare un manuale di qualità, dà

visibilità, concretezza e riconoscimento in termini qualitativi e quantitativi.

La presenza e l’attività, in Azienda, del Servizio Sociale Professionale dovrebbe essere

considerata un indicatore di qualità degli standard aziendali, vista la funzione sopra citata di

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“ponte”, quale facilitatore per l’avvio del lavoro di rete, principio prioritario sancito dalla nuova legge

del welfare lombardo21.

I Servizi delle Aziende Ospedaliere prive di manuale di qualità risultano essere superiori a quelle

che indicano di averlo (vedi Tabella 5.4.a e Grafico 5.4). Nelle tabelle che riportano i dati raccolti

durante la ricerca (Tabella 5.4.a e Tabella 5.4.b), si evidenzia che, per quanto riguarda l’adozione

di manuali di qualità, su 26 Servizi Sociali in ospedale 13 soli hanno un manuale di qualità: in 3

casi si fa riferimento al manuale di qualità aziendale, in 5 casi il servizio sociale applica un

manuale di qualità specifico e nei restanti 5 casi i rilevatori non specificano la tipologia del

manuale; quindi il 50% non ha mai redatto un manuale di qualità.

Per quanto riguarda le procedure, il 50% applica delle procedure, all’interno del servizio, ben

definite, mentre il restante non ne ha.

Nel DSM, invece, su 24 Servizi solo 10 hanno un manuale di qualità: in 1 caso si fa riferimento al

manuale aziendale, in 6 casi a quello del DSM e nei restanti 3 la tipologia non viene specificata dal

rilevatore. Sono solo 8 i servizi che hanno procedure definite.

Dall’analisi dei dati, per quanto riguarda l’esistenza di un manuale di qualità, si osserva come vi sia

una tendenza opposta tra Aziende Ospedaliere e non Aziende Ospedaliere: si rileva infatti una

presenza maggiore di tale strumento nelle Altre Strutture non Aziende Ospedaliere.

Infine, nella Tabella 5.5 e nel Grafico 5.5 si possono osservare i dati relativi alla presenza di

procedure. Nei Presidi esistono in 13 realtà mentre in 6 risultano essere presenti. Nei DSM i valori

rilevati sostanzialmente si equivalgono (8 sì e 7 no). Significativi, in questo caso, i casi in cui non è

stata rilevata la presenza o meno di procedure (7 nei Presidi e 9 nei DSM).

Per le varie specifiche riportate nelle singole schede, si rimanda alla Tabella 5.4.b e alla Tabella

5.4.c.

Tabella 5.4.a – Manuale di qualità

A.O. non A.O. totale

Presidio DSM Presidio DSM Presidio DSM

SI 8 10 5 0 13 10

NO 11 10 1 1 12 11

NR 0 3 1 0 1 3

totale 19 23 7 1 26 24

21 Legge Regionale 12 marzo 2008, n.3 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”

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Grafico 5.4 – Presenza del manuale di qualità

0

2

4

6

8

10

12

14

presidio DSM presidio DSM presidio DSM

A.O. no A.O. A.O. + no A.O.

SINOnon rilevato

Tabella 5.5 – Procedure

A.O. non A.O. totale

Presidio DSM Presidio DSM Presidio DSM

SI 10 8 3 0 13 8

NO 5 6 1 1 6 7

NR 4 9 3 0 7 9

totale 19 23 7 1 26 24

Grafico 5.5 – Procedure

0

2

4

6

8

10

12

14

presidio DSM presidio DSM presidio DSM

A.O. no A.O. A.O. + no A.O.

SI

NO

non rilevato

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Tabella 5.4.b – Manuale di qualità e procedure nei Presidi

denominazione Comune SI/NO specifica procedure

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo SI UNI EN ISO 9001/2000 SI Spedali Civili di Brescia Brescia NO SI Sant'Anna Como NO NO Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona SI non specifico del S.S. SI Ospedale di Lecco Lecco SI no manuale specifico SI

G. Salvini Garbagnate Milanese NO SI

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano NO NO Fatebenefratelli Milano NO DIREZIONE SANITARIA NON CERTIFICATA SI Istituti Clinici di Perfezionamento Milano NO NO L. Sacco Milano SI proprio manuale SI Niguarda Ca' Granda Milano NO NR San Carlo Borromeo Milano NO NO

San Paolo Milano SI procedura operativa “attività del servizio sociale” - Joint Commission International SI

San Gerardo dei Tintori Monza SI Aziendale SI Ospedale Civile di Vimercate Vimercate NO NO Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio NO NR

Sant'Antonio Abate Gallarate SI manuale di qualità aziendale NR Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio SI SI

Azi

ende

Osp

edal

iere

Fondazione Macchi Varese NO NR C.O.F. - Lanzo Hospital Lanzo Intelvi SI all'interno di VISION 2000 e Progetto Regionale JCI NR Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – IRCCS Santa Maria Nascente Milano SI manuale di qualità aziendale SI

Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Milano SI SI

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena Milano NO NO

IRCCS San Raffaele Milano SI manuale di qualità del servizio sociale certificazione del Servizio Sociale ISO 9001:2000 SI

Istituto Clinico Santa Rita Milano SI NR

no A

.O.

Fondazione IRCCS San Matteo Pavia NR NR

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Tabella 5.4.c - Manuale di qualità e procedure nei DSM

denominazione Comune SI/NO specifica procedure

Ospedali Riuniti di Bergamo Bergamo NO NO

Mellino Mellini Chiari SI unico manuale di qualità per tutta Azienda Ospedaliera SI

Spedali Civili di Brescia Brescia NO SI

Desenzano del Garda Desenzano del Garda NO NR

Sant'Anna Como SI nel manuale generale del DSM SI

Istituti Ospitalieri di Cremona Cremona SI non specifico del S.S. SI

Ospedale di Lecco Lecco SI si è inseriti nel manuale Area Lavoro SI

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi Lodi NO NR

Istituti Ospitalieri "C. Poma" Mantova SI comitato di dipartimento – Manuale di valutazione del DSM SI

G. Salvini Garbagnate Milanese NO NO

Ospedale Civile di Legnano Legnano NR NR

Ospedale di Circolo di Melegnano Melegnano NO NO

Fatebenefratelli Milano NO SI

L. Sacco Milano NO si è inseriti nel manuale SPDC SI

Niguarda Ca' Granda Milano SI nel manuale generale del DSM NR

San Carlo Borromeo Milano SI manuale di accreditamento per la psichiatria NO

San Paolo Milano NO NO

San Gerardo dei Tintori Monza SI NR

Ospedale Civile di Vimercate Vimercate NO NO Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia Pavia NR NR

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio NR NR

Sant'Antonio Abate Gallarate SI manuale di qualità del DSM NR

Azi

ende

Osp

edal

iere

Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio SI NR

no A

.O.

Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena Milano NO NO

62

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La professione sociale, insieme a molte altre che si rivolgono ai bisogni della persona, è in

continua evoluzione e deve adattarsi oltre che ai profondi cambiamenti che investono la società,

anche alle evoluzioni delle istituzioni che la rappresentano. Se questo è vero nello scenario dei

servizi territoriali, ancor di più possiamo affermarlo in quel settore così particolare del lavoro

sociale che fin dall’inizio degli anni ’60 si è affermato nell’ambito degli Ospedali della nostra

Regione e ha dato vita anche in passato a interessanti esperimenti di reale ed efficace

integrazione tra sociale e sanitario. Ci sembra pertanto utile presentare, a completamento di

questa indagine, un’ esperienza di sicuro interesse in quanto unificante dei due settori di servizio

sociale operanti in azienda ma certamente perfettibile dal punto di vista organizzativo. Sarà

opportuno osservare nel tempo questa esperienza, evidenziandone i punti di forza e di debolezza.

Un modello organizzativo: l’esperienza della Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como

Il Servizio Sociale inserito nell’Azienda Ospedaliera S. Anna negli ultimi tre anni ha trasformato

radicalmente la propria immagine, adeguandola almeno in parte al nuovo modello organizzativo

dipartimentale dell’Azienda.

Occorre prima di tutto chiarire che l’Azienda Ospedaliera S. Anna è articolata in quattro presidi

ospedalieri (Como, Cantù, Menaggio e Mariano Comense) ed una comunità psicoterapeutica per

minori situata ad Asso. Il Servizio Sociale, storicamente inserito presso un unico presidio, il S.Anna

di Como, ha saputo nel tempo costruire intensi rapporti di collaborazione con il personale sanitario

per concorrere allo svolgimento di un’azione di integrazione tra attività sanitarie e socio-

assistenziali, tra reti formali di cura e informali di servizi e solidarietà, per consentire una

connessione tra struttura ospedaliera e territorio al fine di favorire il reinserimento del paziente nel

proprio contesto di vita e di relazione.

Elasticità di intervento, canali diretti e immediati di comunicazione, possibilità di agire in piena

autonomia professionale: sono queste le fondamentali caratteristiche di un rapporto di dipendenza

da una figura tipicamente medica come quella del Direttore Sanitario che, pur riconoscendosi in

categorie e metodologie professionali molto diverse, è finito col diventare nel tempo un

conoscitore delle problematiche affrontate dal Servizio Sociale e un garante rispetto alle istituzioni

esterne.

L’aziendalizzazione degli ospedali, con la successiva riorganizzazione in Dipartimenti Gestionali e

Funzionali, ha comportato la necessità di definire appartenenze e dipendenze che fossero in grado

di adeguarsi al nuovo modello, strutturato per assicurare maggiore flessibilità e rispondere in modo

più efficace alla domanda di salute dei cittadini. Da qui nasce l’esigenza della Direzione Sanitaria

Generale di collocare il Servizio Sociale all’interno di un Dipartimento, identificato in quello di

Salute Mentale, in grado di garantirne l’aziendalizzazione, ovvero l’erogazione di prestazioni più

uniformi sui quattro presidi, e favorire l’integrazione tra attività fornite in ambito ospedaliero e

territoriale.

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Le coordinatrici dei due Servizi Sociali, ospedaliero e psichiatrico, vengono invitate a formulare

ipotesi di organizzazione e contenuti operativi del Servizio, in un progressivo percorso di

avvicinamento tra due filoni di Servizio Sociale che, pur nelle loro specificità, si riconoscono in

un’unica deontologia professionale.

Il 16/7/2006 viene deliberata dalla Direzione Generale la costituzione del Servizio Sociale

Aziendale quale “insieme di servizi rivolti alla persona nella sua unità e complessità, assicurati in

relazione alle esigenze degli utenti e della comunità, anche attraverso il coordinamento con tutte le

attività extra-aziendali”.

La delibera che, a partire dalle proposte dei due Servizi, ribadisce le finalità di supporto e

consulenza ai pazienti e ai familiari, sottolinea con forza la necessità di favorire un progressivo

processo di integrazione tra gli operatori, sia all’interno dell’attività ospedaliera che in quella

territoriale e sostiene l’opportunità di elaborare procedure di lavoro condivise.

Aspetti di positività: - la collocazione del Servizio Sociale da “presidio” ad “aziendale” ha di fatto rafforzato l’utilità

e la visibilità del servizio stesso; - l’unione dei due gruppi di assistenti sociali, afferenti rispettivamente all’area ospedaliera e a

quella psichiatrica, ha costretto entrambi i servizi a confrontarsi reciprocamente sulle specificità e peculiarità condividendo ciascuno il proprio agire professionale;

- la coincidenza di intenti, contenuti, profili professionali e umani, propri della professione dell’assistente sociale, sono stati la base per entrambi i servizi per incontrarsi, riconoscersi e iniziare questo nuovo percorso di integrazione.

Aspetti di criticità: - l’integrazione dei due servizi, avvenuta di fatto su richiesta dell’Azienda, non ha permesso ai

singoli operatori di costruire gradualmente “il gruppo”, raccogliendo pertanto una scarsa motivazione alla costituzione del nuovo Servizio Sociale Aziendale;

- il forte senso di appartenenza degli operatori al proprio servizio è risultato, ed è tuttora, un elemento significativo di difficoltà al percorso stesso di integrazione;

- la specificità e la lunga storia professionale di entrambi i Servizi Sociali, hanno condotto gli operatori a differenziarsi sempre di più nel tempo e hanno reso più difficile la sperimentazione di nuove forme di integrazione sia sul piano operativo che su quello di gruppo.

Sono passati circa due anni e forse la strada percorsa è ancora troppo breve e poco significativa

per trarre conclusioni affrettate o proporre questo come modello organizzativo di riferimento.

Come sempre la sfida del cambiamento rimbalza dal mondo dell’utenza a quello della nostra

professionalità: difficile, controversa e a volte fraintesa, ma di sicuro pronta a cogliere i segni dei

tempi per vestire panni più agevoli e aderenti a contesti in continua evoluzione.

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6. Rapporto di lavoro Dai dati raccolti con la ricerca, è emersa una situazione generale di confusione, insoddisfazione,

scarsa conoscenza dei contratti e dei diritti dell’operatore.

Il Servizio Sociale ospedaliero e il Servizio Sociale del DSM sono realtà tendenzialmente

autoreferenziate. In molti casi vengono segnalate differenze di trattamento tra assistenti sociali e

altri operatori all’interno del DSM: per esempio gli infermieri percepiscono un’indennità per le visite

domiciliari che non sempre è riconosciuta agli assistenti sociali. In ambito ospedaliero si evidenzia

la forza contrattuale degli infermieri che, pur svolgendo anche attività di tipo amministrativo, hanno

un ruolo più chiaro, sono più informati e tutelati; i capisala, tutti coordinatori, possono ambire e

ottenere ruoli dirigenziali.

Fatica ad ottenere uno suo spazio l’assistente sociale coordinatore, presente in poche realtà anche

se questo ruolo è un’esigenza molto sentita all’interno dei vari servizi in cui lavorano gli assistenti

sociali. Di fatto, è dal DPR 761/1979 che si è persa questa figura. Raramente vengono indetti

concorsi per il ruolo di assistente sociale coordinatore: succede spesso che i coordinatori degli

assistenti sociali siano psicologi o caposala.

La maggior parte degli assistenti sociali è inquadrata nei livelli da D a D6; senza differenziazione

nella tipologia di attività. Non ci sono riconoscimenti di tipo economico che tengano conto

dell’esperienza.

Livelli e tipologia contrattuale

Dall’analisi dei rapporti contrattuali su 236 assistenti sociali rilevati, escludendo i 13 per i quali non

è stato indicato il livello contrattuale, il 12% non è di ruolo, il 6% è inquadrato nel livello DS. Questi

rapporti sostanzialmente si ripetono nei diversi ambiti lavorativi (Presidi, DSM, Altro non A.O.), che

registrano una presenza di assistenti sociali non di ruolo sempre superiore al 10%. Le maggiori

differenze rilevate tra assistenti sociali di Presidio e DSM, sono relative a chi è in possesso del

livello DS, che risulta essere più presente nei Presidi (9%) piuttosto che nei DSM (4%).

Per quanto riguarda gli assistenti sociali non di ruolo, si è rilevata una variegata tipologia di rapporti

contrattuali (sono state indicate ben 9 tipologie), dei quali non sempre è stata specificata la natura:

libera professione, consulente contattata al bisogno, libera professionista su progetto.

La ricerca consente di rilevare quindi una certa instabilità nei rapporti lavorativi che,

presumibilmente, sottendono una instabilità lavorativa nel servizio.

Infatti gli assistenti sociali non di ruolo hanno quasi tutti meno di 5 anni di presenza nel servizio.

Negli ultimi anni, in linea con quanto accade nel mercato del lavoro, si sta di fatto assistendo ad un

ingresso di personale con contratti a tempo determinato o di consulenza e viene riferita dai colleghi

la mancata sostituzione del personale in maternità o in congedo definitivo.

Nella Tabella 6.1 vengono riportati i dati relativi ai livelli contrattuali o alla tipologia del contratto

degli assistenti sociali. Si sono rilevati da una parte i livelli contrattuali degli assistenti sociali di

ruolo (dal livello D al DS) e dall’altra le tipologie dei rapporti degli assistenti sociali non di ruolo.

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Tabella 6.1 – livello/tipologia contrattuale

AO non AO AO + non AO

DSM Presidio altro* totali DSM Presidio altro* totali DSM Presidio altro* Totali

D 13 5 18 4 4 13 9 0 22 tot D 13 5 0 18 0 4 0 4 13 9 0 22 D1 9 4 13 1 1 9 5 0 14 D2 22 9 31 2 2 4 24 11 0 35 D3 29 10 2 41 5 5 29 15 2 46 D4 28 8 36 1 1 28 9 0 37 D5 4 2 1 7 1 5 6 5 7 1 13 D6 11 6 17 0 0 11 6 0 17 tot D1-D6 103 39 3 145 3 14 0 17 106 53 3 162 DS 3 1 4 0 3 1 0 4

DS1 1 1 2 0 1 1 0 2 DS2 2 3 5 1 1 2 4 0 6 DS3 0 1 1 0 0 1 0 1 tot DS 6 6 0 12 0 1 0 1 6 7 0 13 non rilevato 5 6 11 2 2 5 8 0 13 tot non rilevato 5 6 0 11 0 2 0 2 5 8 0 13 tempo determinato 3 0 3 0 0 3 0 0 3 co.co.co. 2 1 3 1 1 2 2 0 4 co.co.pro. 0 4 4 1 1 0 5 0 5 libera professionista su progetto

1 0 1 0 0 1 0 0 1

consulente, contattata e pagata al bisogno

0 1 1 0 0 0 1 0 1

borsa studio 0 0 0 1 1 0 1 0 1 libera professione 3 0 3 1 1 3 1 0 4 partita iva 3 0 3 0 0 3 0 0 3 cooperativa 4 0 4 0 0 4 0 0 4 tot non di ruolo 16 6 0 22 0 4 0 4 16 10 0 26

TOTALE 143 62 3 208 3 25 0 28 146 87 3 236 * Presidio + DSM, NR Non sono compresi i 3 assistenti sociali dell’OPG di Castiglione delle Stiviere

Il Grafico 6.1.a rappresenta visivamente la distribuzione tra DSM e Presidi dei livelli e delle

tipologie contrattuali degli assistenti sociali.

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Grafico 6.1.a - Livello/Tipologia contrattuale degli assistenti sociali per ambito lavorativo

0

5

10

15

20

25

30

D D1

D2

D3

D4

D5

D6

DS

DS

1

DS

2

DS

3

non

rilev

ato

tem

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eter

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ato

co.c

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udio

liber

a pr

ofes

sion

e

part

ita iv

a

coop

erat

iva

DSM Presidio Altro*

* Presidio + DSM e non rilevato

Come si evidenzia nel Grafico 6.1.b, per il 6% degli assistenti sociali non è stato rilevato il livello

contrattuale o la tipologia del rapporto lavorativo.

La maggior parte, il 77% è compresa nei livelli che vanno dal D al D6 (22 nel livello D e 168 dal D1

al D6); gli assistenti sociali con livello contrattuale DS sono il 6 %, mentre gli assistenti sociali non

di ruolo sono complessivamente l’11%.

Grafico 6.1.b - Livello/Tipologia contrattuale degli assistenti sociali per ambito lavorativo

tot D; 22; 9%

tot D1-D6; 162; 68%

tot DS; 13; 6%

tot non rilevato; 13; 6%

tot non di ruolo; 26; 11%

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Nel Grafico 6.1.c si va ad analizzare il dato in maniera disaggregata tra assistenti sociali di DSM

ed assistenti sociali di Presidio.

Si osserva una percentuale più alta tra gli assistenti sociali con livello dal D al D6 nel DSM (85%

rispetto al 78% del Presidio), mentre nel Presidio si osserva una più alta percentuale sia di

assistenti sociali con livello DS (9% nel Presidio, 4% nel DSM) che di assistenti sociali non di ruolo

(13% nel Presidio, 11% nel DSM).

Grafico 6.1.c – Livello/Tipologia contrattuale: confronto tra assistenti sociali di Presidio e di DSM

D1-D6

nel presidio

53 - 67%

D

nel presidio

9 - 11%

non di ruolo

nel presidio

10 - 13%

DS

nel presidio

7 - 9%

DS

nel DSM6 - 4%

D

nel DSM 13 - 9%

D1-D6

nel DSM106 - 76%

non di ruolo

nel DSM16 - 11%

sono esclusi i 13 assistenti sociali non rilevati

Situazione dei coordinatori

Nella Tabella 6.2 si è rilevata la situazione degli assistenti sociali coordinatori.

Sono stati presi in considerazione 19 Presidi e 23 DSM. In queste realtà risulta che 3 assistenti

sociali che hanno il ruolo di coordinatore unico sia per il Presidio che per il DSM (in tutti e tre i casi

collocati presso il Presidio). Altri 10 assistenti sociali coordinatori nelle Aziende Ospedaliere si

trovano rispettivamente 5 nei Presidi e 5 nei DSM. A questi si aggiungono 3 coordinatori di Presidi

di Altre Strutture non Aziende Ospedaliere. Pertanto sono 15 i DSM e 11 i Presidi delle Aziende

Ospedaliere nei quali non è presente l’assistente sociale coordinatore.

Non tutti i 16 assistenti sociali coordinatori hanno l’indennità di coordinamento. È stata riconosciuta

a 11 su 13 nelle Aziende Ospedaliere e a 1 su 3 nelle non Aziende Ospedaliere. Solo 5 hanno

riconosciuta la posizione organizzativa: 3 nelle Aziende Ospedaliere e 2 nelle Altre Strutture non

Aziende Ospedaliere.

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Ecco uno schema con le date di nomina dell’assistente sociale coordinatore.

- Presidi delle Aziende Ospedaliere

o dal 1992 Sant'Antonio Abate di Gallarate o dal 2000 Ospedale di Lecco o dal 2001 Luigi Sacco o dal 2004 Sant'Anna di Como e Fatebenefratelli di Milano

- DSM delle Aziende Ospedaliere: o dal 1997 Ospedale di Lecco o dal 2001 L. Sacco o dal 2002 Sant'Anna di Como o dal 2003 G. Salvini di Milano

- coordinatore unico per Presidio e DSM delle Aziende Ospedaliere: o dal 2001 Spedali Civili di Brescia o dal 2003 G. Salvini di Garbagnate Milanese o dal 2005 Niguarda Ca' Granda di Milano

- Presidi di Altre Strutture non Aziende Ospedaliere o dal 1982 presso la Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena o dal 2000 presso l’Istituto Clinico Santa Rita di Milano

Se si considerano dunque gli anni di presenza dell’assistente sociale coordinatore, si osserva che

per la maggior parte delle situazioni la loro nomina è inferiore ai 10 anni.

Tabella 6.2 – Assistenti sociali coordinatori in Presidio e DSM

coordinatore indennità posizione organizzativa

AO non AO

totale AO non AO

totale AO non AO

totale

no 26 5 31 1 1 2 9 9

solo DSM o Presidio 10 3 13 8 1 9 2 2 4

unico per DSM e Presidio 3 3 3 3 1 1

NR 0 1 1 2 1 1 2

totale 39 8 47 13 3 16 13 3 16

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Grafico 6.2.a – Assistenti sociali coordinatori in Presidio e DSM

0

5

10

15

20

25

30

35

AO no AO totale AO no AO totale AO no AO totale

coordinatore indennità P.O.

nosolo DSM o presidiounico per DSM e presidioNR

Grafico 6.2.b – Presenza di assistenti sociali coordinatori in Presidio e DSM delle Aziende Ospedaliere

solo DSM o presidio; 10; 26%

unico per DSM e presidio; 3; 8%

servizi con mancanza di assistente sociale

coordinatore; 26; 66%

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Riflessioni conclusive In questi due anni di lavoro abbiamo cercato di tenere presente gli obiettivi e gli stimoli illustrati

dalla Presidente Ghisalberti nella assemblea di presentazione del nuovo mandato CROAS e

sicuramente il nostro gruppo di lavoro ha nel tempo consolidato la convinzione che per

“promuovere la professione, per far emergere dall’indistinto della pratica quotidiana gli elementi

che qualificano e danno visibilità all’agire professionale in qualunque ambito si svolga” 22 è

necessaria la conoscenza, la partecipazione e la condivisione di prassi operative che valorizzino

le competenze professionali.

Con la realizzazione di questo progetto abbiamo cercato di raccogliere dati oggettivi sulla

condizione lavorativa che i professionisti assistenti sociali vivono e agiscono nella quotidianità

professionale, ritenendo che una maggiore conoscenza dei contenuti emersi possa rafforzare,

dare visibilità ed autorevolezza alla professione all’interno e all’esterno degli ambiti aziendali.

L’impostazione di questo lavoro ha reso possibile la creazione di connessioni stabili e scambi

mirati che hanno facilitato informazioni e conoscenze utili anche alla possibile nascita di una

associazione/coordinamento dei Servizi Sociali delle Aziende Ospedaliere lombarde.

L’esperienza dell’indagine ha consentito un confronto reale e approfondito sulle tematiche

professionali e organizzative del Servizio Sociale professionale ospedaliero così come si presenta

nella realtà lombarda.

La formula adottata di costituire due gruppi di lavoro, staff di progetto e staff di ricerca, e di

formalizzare la presenza dei partecipanti alla ricerca con le Aziende di appartenenza, è risultata

efficace sulla durata e tenuta nel tempo, facilitando inoltre la raccolta dei dati.

La lettura degli stessi ha messo in evidenza la diversa collocazione dei Servizi Sociali e i diversi

livelli di dipendenza degli assistenti sociali: abbiamo riscontrato appartenenze a Dipartimenti

Igienico Organizzativi, Unità di Psicologia Clinica, SITRA, DITRA, Dipartimento di Salute Mentale e

la storica Direzione Sanitaria. Per quanto riguarda le dipendenze tecniche e funzionali troviamo

assistenti sociali che dipendono organizzativamente dal coordinatore e/o dal dirigente, entrambi di

formazione infermieristica.

In questo scenario la ricerca ha rilevato la “costruzione in corso” di organigrammi aziendali, con

forme diversificate di dipendenza e un moltiplicarsi di appartenenze e riferimenti organizzativi che

favoriscono un’identità organizzativa variegata e complessa fatta di adattamenti, prevalentemente

individuali, connessi ad una dimensione professionale vissuta spesso come esperienza solitaria.

Ogni assistente sociale, in ogni Servizio Sociale, sembra confrontarsi con un’esperienza specifica

soggettivo/professionale che fatica ad acquisire visibilità nel contesto organizzativo più ampio,

come se l’organizzazione dell’Ente non recepisse e non avesse gli strumenti per riconoscere

appieno i contenuti della specificità professionale.

22 Renata Ghisalberti “Relazione introduttiva – linee programmatiche mandato consiliare 2005/2009” Milano, 14 ottobre 2006

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Tutto ciò rappresenta un elemento confusivo e limita il processo di appartenenza, autonomia e

identità professionale.

Anche la logica contrattuale non tiene conto dei percorsi fatti negli anni dalla professione sia in

ambito formativo (laurea e laurea specialistica) che organizzativo professionale (ordine

professionale), nonostante vi siano le premesse per istituire, nelle Aziende Ospedaliere, una

struttura organizzativa professionalmente autonoma diretta da un assistente sociale.

Sicuramente la disinformazione gestionale e contrattuale, la non partecipazione e coinvolgimento

nella politica aziendale e la tendenza autoreferenziale non consentono di affermare e difendere lo

specifico professionale.

Un ulteriore elemento evidenziato da questo lavoro è la ricchezza professionale espressa in alcune

aziende da protocolli, linee guida, manuali di qualità purtroppo completamente isolata da altri

contesti aziendali e spesso poco conosciuta all’interno dell’ azienda stessa.

Altra variabile interessante relativa alla attività del Servizio Sociale nelle Aziende Ospedaliere è la

diffusione del lavoro per progetti, sia in ambito psichiatrico che in ambito di presidio. Questi

interventi garantiscono all’ospedale una presenza e, soprattutto, un pensiero sul sociale e sui

fenomeni sociosanitari che del sociale sono parte ed espressione.

Ogni assistente sociale costruisce la sua storia professionale a fronte di un servizio e di una storia

di servizio, nel legame con la storia di un territorio e di una realtà organizzativa; la scarsa mobilità

in alcuni servizi è garanzia di continuità ma rischia di limitare apporti e conoscenze moderne in

assenza di occasioni di aggiornamento.

Come noto, le Aziende Ospedaliere presentano una complessità organizzativa e gestionale e una

realtà lavorativa in cui si intrecciano servizi ed operatori, professioni e discipline diverse, che

devono rispondere ad un bisogno di salute come primaria mission aziendale.

Il Servizio Sociale presenta e propone all’interno del mondo sanitario una dimensione sociale,

complementare alla cura arricchendo e completando il sistema della cura stessa, anche se spesso

sperimenta una situazione di isolamento, caratterizzato a volte, da appiattimento e confusione

riguardo alla propria collocazione.

Se è vero che i principi ispiratori della riforma del sistema sanitario pubblico sono basati su valori

fondamentali quali l’equità, la solidarietà e il rispetto della dignità umana in grado di garantire

l’uguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari centrati sulla persona, è vero anche che gli stessi

principi, assunti dai piani organizzativi aziendali, sono fondamento della metodologia dell’intervento

nel Servizio Sociale. È anche per questo che il Servizio Sociale nella Azienda Ospedaliera risulta

essere un valore aggiunto.

L’intervento sociale è in sinergia con il progetto di salute che deve tenere conto dell’attivazione di

risorse interne ed esterne all’ospedale o al servizio psichiatrico, tenendo al centro la persona

fragile e il suo benessere complessivo; obiettivi che rendono necessari processi di comprensione

tra servizi e professionisti e il riconoscimento e l’uso di codici (verbali e non verbali, formali ed

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informali) che consentono uno scambio e una progettualità comune. Ci si trova a connettere ed

integrare, come sempre accade nella nostra professione, il lavoro con/per l’organizzazione e il

lavoro con/per le persone, ma in una cornice di riferimento prevalentemente sanitaria che orienta i

percorsi professionali, la raccolta di dati e informazioni, i progetti d’intervento.

Quando Il bisogno di cura della persona che si rivolge all’ospedale, così come ad un servizio

psichiatrico, richiede l’intervento dell’assistente sociale, questi attraverso la ricostruzione del

quadro familiare ed ambientale del soggetto sofferente configura la rete formale ed informale

implicata nella cura, determinando i presupposti per un intervento socio-sanitario reale.

L’indagine ha segnalato e rilevato ancora alcuni aspetti legati alla dimensione più strettamente

professionale e identitaria del lavoro del Servizio Sociale in Azienda ovvero il tentativo e la

consuetudine professionale di modellare interventi e progetti di lavoro tenendo conto delle strutture

organizzative e di servizio diverse per mission, per storia, per riferimenti legislativi. Lavorando in

presidio, lavorando in psichiatria, ci si confronta con storie di servizio, modelli culturali,

consuetudini operative che si sono formate e costituite nel tempo, in ambiti ed esperienze

professionali diverse.

Cultura e identità professionale sono concetti dinamici, in continua evoluzione aperti a spazi di

ricerca ed esplorazione soprattutto in area sociale: dal punto di vista professionale si può pensare

alla grande opportunità di riconoscersi come soggetti attivi e interattivi di un gruppo professionale

con una propria storia, cultura, esperienza, in parte comune e in parte diversa.

La trasformazione degli ospedali in aziende ha modificato un sistema del quale anche gli assistenti

sociali devono essere consapevoli se vogliono considerarsi soggetti integrati in un percorso di

cambiamento senza rinunciare al proprio sistema valoriale di riferimento.

Il concetto di “famiglia professionale” consente l’uso di una metafora per chiarire le dinamiche di

identità e appartenenza specifiche di chi opera professionalmente anche in Azienda Ospedaliera.

Gli assistenti sociali hanno lo stesso “cognome”, gli stessi “indirizzi”, condividono modelli di base e

riferimenti operativi; ciò che si diversifica e cambia è il “nome”: l’identità soggettiva che si modula

su esperienza e appartenenza individuale ad uno specifico servizio.

Fuor di metafora, ci si può riconoscere della stessa famiglia professionale ed aziendale, pur

riconoscendo le diversità di azioni e di progetti. Le linee di tendenza, di azione, di sviluppo

professionale suggeriscono di riconoscere, formare e costruire sistemi esperti d’identità

professionale.

Il “noi” professione, ovvero riconoscersi in un unico gruppo professionale, presidio e psichiatria, è

un nodo critico, tema cruciale di modelli culturali diversi e poco confrontati, ma anche grande

risorsa e potenziale ricchezza a fronte di identità organizzative ancora fragili e in cerca di

consolidamento.

Una licenza provocatoria suggerisce l’immagine che esperti del lavoro di rete non pensino di

promuovere una rete tesa ad una azione di empowerment della professione.

Ora l’auspicio è che, attraverso suggerimenti, proposte e partecipazione dei colleghi e dei dirigenti

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aziendali, si possa prospettare un modello organizzativo che riconosca e valorizzi la complessa e

qualificata attività che gli assistenti sociali svolgono nelle Aziende Ospedaliere promuovendo, nel

rispetto dei diversi ambiti di operatività, il senso di appartenenza ad un servizio unico aziendale: un

servizio che costituisca “elemento concreto di umanizzazione, senza per questo contravvenire alle

esigenze dell’istituzione stessa, anzi esaltandone le finalità valoriali di cura e riabilitazione che

consentono al cittadino ricoverato23 di ritornare nel proprio contesto di vita con il supporto del

sistema organizzato dei servizi sociosanitari” 24.

23 Nel nostro caso sarebbe più appropriato parlare non tanto di cittadino ricoverato, ma piuttosto di persona in trattamento. 24 CAPRINI Chiara (2005) “Servizio sociale e salute” in DAL PRA PONTICELLI Maria (diretto da) (2005) Dizionario di Servizio Sociale Carocci Faber, Roma, p.623

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Fonti Si propongono qui di seguito, alcuni riferimenti normativi e bibliografici che possano facilitare un approfondimento delle tematiche trattate direttamente o indirettamente in questo lavoro.

Riferimenti normativi nazionali

- Legge 14 febbraio 1904, n.36 “Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati”

- Legge 12 febbraio 1968, n.132 “Enti ospedalieri e assistenza ospedaliera” - Legge 18 marzo 1968, n.431 “Provvidenze per l’assistenza psichiatrica” - Decreto Presidente della Repubblica 27 marzo 1969, n.128 “Ordinamento interno dei servizi

ospedalieri” - Legge 13 maggio 1978, n.180 “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori” - Legge 23 dicembre 1978, n.833 “Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale” - Decreto Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n.761 “Stato giuridico del personale

delle unità sanitarie locali” - Decreto Presidente della Repubblica 15 gennaio 1987, n.14 “Valore abilitante del diploma di

assistente sociale” - Decreto Ministero Sanità n.255 del 1988 “Determinazione degli standard del personale

ospedaliero” - Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n.502 “Riordino della disciplina in materia sanitaria, a

norma dell’art.1 della legge 23 ottobre 1992, n.421” - Legge 23 marzo 1993, n.84 “Ordinamento della professione di assistente sociale e

istituzione dell'Albo professionale” - Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 1994 “Approvazione del progetto-obiettivo

«tutela della salute mentale 1994-1996»" - Legge 23 dicembre 1994, n.725 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e

pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1995)” - prescrizione della chiusura dei residui ex Ospedali Psichiatrici entro dicembre 1996

- Legge 27 dicembre 1997, n.449 “Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica” - definizione del 31/12/1998 come ultimo termine tassativo per la chiusura degli ex Ospedali Psichiatrici

- Decreto del Presidente della Repubblica 23 luglio 1998 “Approvazione del Piano sanitario nazionale per il triennio 1998-2000”

- Decreto Legislativo 19 giugno 1999, n.229 “Norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale, a norma dell'articolo 1 della legge 30 novembre 1998, n. 419”

- Decreto del Presidente della Repubblica 1 novembre 1999 “Approvazione del progetto obiettivo «tutela salute mentale 1998-2000»"

- Decreto Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n.328 “Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l’ammissione all’esame di Stato e delle relative prove per l’esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti”

- Legge n. 251 del 2000 e successive modifiche con Legge n. 138 del 2004 e Legge n.27 del 2006 Modifiche all'art. 7 (Disposizioni transitorie) Istituzione nelle Aziende Sanitarie di un Servizio Sociale Professionale e conferimento incarichi di dirigente per la professione di assistente sociale

- Decreto Legislativo 16 ottobre 2003, n.288 “Riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, a norma dell'articolo 42, comma 1, della legge 16 gennaio 2003, n. 3”

- Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto del personale del Servizio Sanitario Nazionale - parte normativa quadriennio 2002/2005 e parte economica biennio 2002-2003

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- Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2006 “Approvazione del «Piano sanitario nazionale» 2006-2008"

Riferimenti normativi regionali

- Deliberazione del Consiglio Regionale del 25 luglio 1984 III/1662 “Progetto-obiettivo regionale «Tutela socio-sanitaria dei malati di mente»”

- Legge Regionale 31 dicembre 1984, n.67 "Provvedimenti per la tutela socio-sanitaria dei malati di mente e per la riorganizzazione dei servizi psichiatrici"

- Legge Regionale 7 gennaio 1986, n.1 “Riorganizzazione e programmazione dei servizi socio-assistenziali della Regione Lombardia” - abrogata dall'art. 28, comma 1, lett. a), della L.R. 12 marzo 2008, n.3

- Legge Regionale 16 settembre 1988, n.47 "Organizzazione e funzionamento del dipartimento di salute mentale"

- Deliberazione Consiglio Regionale del 30 gennaio 1995, V/1329 “Progetto - obiettivo - Tutela socio- sanitaria dei malati di mente - triennio 1995/1997”

- Legge Regionale 11 luglio 1997, n.31 “Norme per il riordino del Servizio Sanitario Regionale e sua integrazione con le attività dei Servizi Sociali”

- Deliberazione Giunta Regionale del 24 luglio 1998 n. VI/37586 “Approvazione della proposta di «Indirizzi generali per il Piano socio assistenziale regionale per il triennio 1998/2000» - art. 1, legge regionale 11 luglio 1997, n. 31”

- Deliberazione Consiglio Regionale VII/462 del 13 marzo 2002 di approvazione del "Piano Socio-Sanitario Regionale 2002-2004"

- Deliberazione Giunta Regionale VII/17513 del 17 maggio 2004 “Piano Regionale Triennale per la Salute Mentale in attuazione del Piano Socio Sanitario Regionale 2002-2004”

- Deliberazione Giunta Regionale VII/18575 del 5 agosto 2004 “Linee Guida per l’attivazione di collaborazioni tra Aziende Sanitarie pubbliche e soggetti privati”

- Deliberazione Consiglio Regionale VIII/0257 del 26 ottobre 2006 “Piano Socio-Sanitario 2007-2009”

- Deliberazione Giunta Regionale VIII/4221 del 28 febbraio 2007 “Riordino della residenzialità psichiatrica in attuazione della D.G.R. 17 maggio 2004 n. VII/17513 "Piano Regionale Triennale per la Salute Mentale"

- Legge Regionale 12 marzo 2008, n.3 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”

Testi di riferimento

- ALBANO Ugo, CAPO Clelia, CAVA Fiorella (a cura di) (2006) Dentro la professione verso possibili consensi. Una ricerca con e tra assistenti sociali Editrice Socialia, Roma, pp.270

- BIFULCO Lavinia (1996) L'apprendimento organizzativo nei servizi socio-sanitari. Pratiche di cambiamento, problemi e possibilità FrancoAngeli, Milano, pp.144

- AMADEI Tinina, TAMBURINI Anna (a cura di) (2002) La leva di Archimede. Il codice deontologico dell'assistente sociale tra responsabilità e appartenenza sociale FrancoAngeli, Milano, pp.208

- BINI Laura (2003) La documentazione per il Servizio Sociale, Carocci Faber, Roma, pp.173 - CAPRA Ruggero (2008) Operatori sociali e nuove reti. Opportunità e prospettive Carocci

Faber, Roma, pp.143 - CAPRINI Chiara, MARINI Nicoletta (2001) Organizzazione e qualità del servizio sociale

ospedaliero Il Minotauro, Roma, pp.96 - CIVENTI Graziella, COCCHI Angelo (1994) Il Servizio Sociale nei servizi psichiatrici 1994,

NIS, Roma, pp.174

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- Codice Deontologico dell’Assistente Sociale approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali il 6 aprile 2002 a Roma

- CORTIGIANI Milena (a cura di) (2001) L’assistente sociale e i suo campi d’intervento Phoenix, Roma, pp.490

- COSENZA Domenico (a cura di) (2006) L'assistente sociale nel contesto ospedaliero Franco Angeli, Milano, pp.176

- DAL PRA PONTICELLI Maria (diretto da) (2005) Dizionario di Servizio Sociale Carocci Faber, Roma, pp.813

- FALCK Hans (1994) La prospettiva della appartenenza nel Servizio Sociale ed. it. a cura di Francesco Villa, Vita e Pensiero, Milano, pp.240

- FARGION Silvia (2002) I linguaggi del servizio sociale Carocci Editore, Roma, pp.176 - FOLGHERAITER Fabio (1998) Teoria e metodologia del servizio sociale. La prospettiva di rete

FrancoAngeli, Milano, pp.599 - FOLGHERAITER Fabio (2000) L'utente che non c'è. Lavoro di rete e empowerment nei servizi

alla persona Erickson, Trento, pp.334 - GALLINO Luciano (1978) Dizionario di sociologia ed. 2006 Utet, Torino, pp.836 - GUI Luigi (2004) Le sfide teoriche del servizio sociale. I fondamenti scientifici di una

disciplina Carocci Faber, Roma, pp.160 - ISTITUTO ITALIANO DI MEDICINA SOCIALE (1967) Atti della Tavola Rotonda su Servizio Sociale

Ospedaliero Bologna, 20-21 novembre 1965, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Roma, pp.215

- KANEKLIN Cesare, OLIVETTI MANOUKIAN Franca (1990) Conoscere l'organizzazione. Formazione e ricerca psicosociologica Nis, Milano, pp.260

- OLIVETTI MANOUKIAN Franca (1988) Stato dei servizi. Un'analisi psicosociologica dei servizi sociosanitari Il Mulino, Bologna, pp.195

- OLIVETTI MANOUKIAN Franca (1998) Produrre servizi. Lavorare con oggetti immateriali Il Mulino, Bologna, pp.168

- PIVA Paola (1993) L’intervento organizzativo nei servizi socio-sanitari. Carocci, Roma, pp.168

- TIBERIO Antonio, FORTUNA Federico (2005) Servizi Sociali. FrancoAngeli, Milano, pp.448 - ZINI Maria Teresa, MIODINI Stefania (1995) Il Gruppo Carocci Editore, Roma, pp.140

Articoli su riviste specializzate

- AA.VV. (1971) “Il servizio sociale negli ospedali, Documento conclusivo del gruppo di studio per l’elaborazione di un modello di inserimento del servizio sociale negli ospedali” in la Rivista di Servizio Sociale n.3/1971, pp.105-112

- AA.VV. (1997) “L’assistente sociale ospedaliero. Un professionista di frontiera per l’integrazione fra sociale e sanitario” in La Professione sociale, n.13/1997, pp.5-97

- BORSATO Paolo, TESSADORI Maria Beatrice (2006) “Ospedale: l’aleatorietà dei processi” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.22/2006, pp.13-17

- CAMPANILE Grazia (2004) “Rete Ospedaliera in Italia e Unione Europea” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.9/2004, pp.5-12

- CAPO Clelia, CAVA Fiorella, OKELY Ombretta (2006) “La ricerca qualitativa” in ALBANO Ugo, CAPO Clelia, CAVA Fiorella (a cura di) (2006) Dentro la professione verso possibili consensi. Una ricerca con e tra assistenti sociali Editrice Socialia, Roma, pp33-54

- CAPRINI Chiara (2005) “Servizio sociale e salute” in DAL PRA PONTICELLI Maria (diretto da) (2005) Dizionario di Servizio Sociale Carocci Faber, Roma, pp.621-626

- CIVENTI Graziella (2004) “La valutazione del lavoro sociale” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.1/2004, pp.6-10

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- DIOMEDE CANEVINI Milena, NEVE Elisabetta (2005) “Servizio sociale” in DAL PRA PONTICELLI Maria (diretto da) (2005) Dizionario di Servizio Sociale Carocci Faber, Roma, pp.590-600

- DOTTI Monica (2004) “Qualità percepita in sanità” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.7/2004, pp.14-17

- DOTTI Monica (2007/a) “Il significato di una buona qualità professionale condivisa e la ricerca di buone prassi nel Servizio Sociale Ospedaliero” in Rassegna di Servizio Sociale n.4/2007, pp.61-71

- DOTTI Monica (2007/b) “La narrazione come inizio del processo di cura” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.13/2007, pp.12-14

- ERLICHER Arcadio (2002) “Accreditamento professionale e qualità in sanità” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.7/2002, pp.1-3

- GEDDES DA FILICAIA Marco (2005/a) “Il rapporto tra ospedale e territorio” prima parte in Prospettive Sociali e Sanitarie n.21/2005, pp.1-5

- GEDDES DA FILICAIA Marco (2005/b) “Il rapporto tra ospedale e territorio” seconda parte in Prospettive Sociali e Sanitarie n.21/2005, pp.3-8

- GOTTARDI Sandra (2004) “Counseling e relazione d’aiuto” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.8/2004, pp.9-11

- MINGANI Cinzia (2006) “Il ruolo degli operatori della salute mentale” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.21/2006, pp.5-10

- MORAZZONI Laura, MARANGELLI Gabriella (2003) “Qualità della vita e rete sociale naturale” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.9/2003, pp.13-16

- MOSTARDA Maria Paola (2006) “Per un coordinatore riflessivo. La funzione della riflessività nell’esercizio del coordinamento” in Animazione Sociale n.5/2006, pp.77-82

- PLODARI Jessica (2003) “Assistente sociale e cure palliative” in Prospettive sociali e sanitarie n.2/2003, pp.13-16

- OKELY Ombretta (2000) “Lavorare per progetti nel lavoro sociale” in La professione sociale n.19/2000, pp.73-80

- OKELY Ombretta (2004) “La prima accoglienza nei servizi” in Prospettive sociali e sanitarie n.21/2004, pp.16-19

- OKELY Ombretta (2005) “Front-office e segretariato sociale” in Prospettive sociali e sanitarie n.3/2005, pp.14-19

- OKELY Ombretta (2006) “Riflessioni in controluce” in ALBANO Ugo, CAPO Clelia, CAVA Fiorella (a cura di) (2006) Dentro la professione verso possibili consensi. Una ricerca con e tra assistenti sociali Editrice Socialia, Roma, pp.109-138

- OLIVETTI MANOUKIAN Franca (2005) “Il lavoro sociale come co-costruzione. Orientamenti per lavorare non da soli” in Animazione Sociale n.1/2005, pp.27-38

- OLIVIERO Melissa (2005) “I ricoveri ospedalieri in Lombardia” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.21/2005, pp.6-10

- SOLANO Francesca (2007) “Un intervento di counselling in ospedale” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.6/2007, pp.17-20

- TESTA Giovanna M. (2008) “Professioni sociali: rappresentazione e realtà” in Prospettive Sociali e Sanitarie n.13/2008

- SPISNI Luisa (2005) “Servizio sociale e salute mentale” in DAL PRA PONTICELLI Maria (diretto da) (2005) Dizionario di Servizio Sociale Carocci Faber, Roma, pp.626-634

- ZANON Vittorio (2006) “La tentazione di non «avere la competenza». Quando l’assistente sociale è sovraccarico” in Animazione Sociale n.12/2006, pp.92-93

- ZANON Vittorio (2007) “Per non diventare catena di montaggio. L’assistente sociale e l’organizzazione” in Animazione Sociale n.2/2007, pp.90-92

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Siti Internet

- Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali

www.assr.it

- ASit Servizio Sociale su Internet www.serviziosociale.com

- Bollettino Ufficiale Regione Lombardia www.infopoint.it/burlnew/home/home.aspx

- Consiglio Regionale della Lombardia - banca dati delle leggi regionali

www.norme.lombardia.it/Normelombardia/ http://consiglionline.lombardia.it/NormeLombardia/

- International Association of Schools of Social Work

www.iassw-aiets.org

- International Federation of Social Workers

www.ifsw.org

- ISTAT – Demografia in cifre www.demo.istat.it

- Ministero della Salute www.ministerosalute.it

- Ministero della Salute - Portale della Normativa Sanitaria

www.normativasanitaria.it

- Ordine Assistenti Sociali Lombardia www.ordineaslombardia.it

- Ordine Nazionale Assistenti Sociali www.cnoas.it

- Regione Lombardia - Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale

www.famiglia.regione.lombardia.it

- Regione Lombardia - Direzione Generale Sanità

www.sanita.regione.lombardia.it

- Sito Sordelli www.sordelli.net

Aziende Ospedaliere

- Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi

www.ao.lodi.it

- Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia

www.ospedali.pavia.it

- Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna

www.aovv.it

- Bolognini www.bolognini.bg.it

- Desenzano del Garda www.aod.it

- Fatebenefratelli www.fbf.milano.it

- Fondazione Macchi www.ospedale.varese.it

- G. Pini www.g-pini.unimi.it

- G. Salvini www.aogarbagnate.lombardia.it

- Istituti Clinici di Perfezionamento www.icp.mi.it

- Istituti Ospitalieri "C. Poma" www.ospedale.mantova.it

- Istituti Ospitalieri di Cremona www.ospedale.cremona.it

- L. Sacco www.hsacco.it

- Mellino Mellini www.aochiari.it

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- Niguarda Ca' Granda www.ospedale-niguarda.it

- Ospedale Civile di Legnano www.ao-legnano.it

- Ospedale Civile di Vimercate www.aovimercate.org

- Ospedale di Circolo di Busto Arsizio www.aobusto.it

- Ospedale di Circolo di Melegnano www.aomelegnano.it

- Ospedale di Lecco www.ospedale.lecco.it

- Ospedale Maggiore www.hcrema.it

- Ospedale Treviglio Caravaggio www.ospedale.treviglio.bg.it

- Ospedali Riuniti di Bergamo www.ospedaliriuniti.bergamo.it

- San Carlo Borromeo www.sancarlo.mi.it

- San Gerardo dei Tintori www.hsgerardo.org

- San Paolo www.hspsanpaolo.mi.it

- Sant'Anna www.hsacomo.org

- Sant'Antonio Abate www.ospedaledigallarate.it

- Spedali Civili di Brescia www.spedalicivili.brescia.it

Altre Strutture non Aziende Ospedaliere rilevate - C.O.F. - Lanzo Hospital www.cof.it

- Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – IRCCS Santa Maria Nascente

www.dongnocchi.it

- Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori

www.istitutotumori.mi.it

- Fondazione IRCCS San Matteo www.sanmatteo.org

- Fondazione Policlinico Mangiagalli Regina Elena

http://polic.cilea.it/

- IRCCS San Raffaele www.fondazionesanraffaele.it

- Istituto Clinico Santa Rita www.casadicura-santarita.it

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Appendice

Siglario dei termini

SIGLA DEFINIZIONE

A.O. Azienda Ospedaliera A.S.L. Azienda Sanitaria Locale C.D. Centro Diurno C.D.A.P. Centro Diurno di Abilitazione Psico-sociale C.N.O.A.S. Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali C.O.F. Clinica Ortopedica e Fisiatrica C.P. Comunità Protetta C.P.A. Comunità Protetta ad Alta intensità assistenziale C.P.M. Comunità Protette a Media assistenza C.P.S. Centro Psico-Sociale C.R.A. Comunità Riabilitativa ad Alta intensità assistenziale C.R.M. Comunità Riabilitativa a Media intensità assistenziale C.R.O.A.S. Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali C.R.T. Centro Riabilitativo Territoriale (sostituito dal C.R.A.) C.S.T. Centro Sanitario Terapeutico C.T.O. Centro Traumatologico Ortopedico D.H. Day Hospital D.I.T.R.A. Direzione Infermieristica Tecnica Riabilitativa Aziendale D.M.P. Direzione Medica di Presidio D.O. Degenza Ospedaliera D.S. Direzione Sanitaria D.S.M. Dipartimento Salute Mentale D.S.P. Direzione Sanitaria di Presidio Di.S.T.R.O. Dipartimento Sanitario Tecnico Riabilitativo Ostetrico I.C.P. Istituti Clinici di Perfezionamento I.R.C.C.S. Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico N.I.L. Nucleo Inserimenti Lavorativi NPI Neuropsichiatria infantile non A.O. Altre Strutture non Aziende Ospedaliere O.P.G. Ospedale Psichiatrico Giudiziario P.O.A. Piano Organizzativo Aziendale P.O.F.A. Piano di Organizzazione Funzionale Aziendale P.R.S.M. Piano Regionale Salute Mentale P.S.N. Piano Sanitario Nazionale P.T.I. Piano Terapeutico Individuale P.T.R. Progetto Terapeutico Riabilitativo R.A.D. Responsabile Area Dipartimentale S.C. Struttura Complessa S.I.T.R.A. Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale S.P.D.C. Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura S.R. Struttura Residenziale U.O. Unità Operativa U.O.P. Unità Operativa Psichiatrica U.O.N.P.I.A. Unità Operativa Neuropsichiatria Infantile e Adolescenza U.S.S.L. Unità Socio Sanitarie Locali

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Scheda di rilevazione di riferimento

Il Servizio Sociale professionale in Azienda Ospedaliera1

Azienda Ospedaliera:………………………………………………… indirizzo……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… telefono ……………fax………………………………………… e-mail………………………………………………………………………

COGNOME E NOME2 …………………………………. Servizio Sociale: ���� PRESIDIO ���� DSM Tel: ………………… fax ……………….…… e-mail……… ………………………………… Rilevazione riferita a: Servizio Sociale: PRESIDIO Numeri posti letto:3 ………………………………

- area territoriale in cui si opera .................................................................................. ………………………………………………………………………………………

- ubicazione del Servizio4…………. ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………

- anno di istituzione del Servizio Sociale5 …………….. con delibera del SI NO note: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………

1 Rilevazione anno 2006 2 Compilatore (si ricorda che la scheda è unica per presidio e psichiatria) 3 Totale complessivo segnalato dall’Azienda nel 2006 comprensivo di posti in DH e reparti psichiatrici 4 Specificare se il servizio è facilmente accessibile all’utenza (segnaletica visibile) 5 Solo per il Servizio Sociale Ospedaliero. Per il Servizio Sociale DSM l’istituzione è riferita al 1997, data del passaggio della Psichiatria alla A.O.

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Servizio Sociale: DSM aziendale Numero pazienti territoriali6 ………………………………………………………………………………………………………… area territoriale in cui si opera ………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………...…………………………………………………………………………………………………… note: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Assistente Sociale coordinatore di servizio � si � no

Se si da che anno…………………………

Collocato � presidio � CPS Posizione organizzativa7 � si � no � si � no

Se si da che anno...………………………. Indennità di coordinamento � presidio � CPS � si � no � si � no Note …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

6 In carico nel 2006 al DSM (suddivisi per CPS) 7 Vedi contratto CCNL

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Assistenti Sociali8

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Livello contrattuale……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

8 da compilare per tutti gli Assistenti Sociali in servizio nella A.O.

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Assistenti Sociali con diverso contratto9

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

� Cognome e Nome:……… …………………………………………... Anni di servizio…………………… Anni nel servizio…………………… presidio � CPS � Tipologia contrattuale ……………………… Tempo pieno � part time � (n. ore settimanali…………………… )

9 Cooperative, collaborazione a progetto etc.

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- Dipendenza organizzativa (ambito di riferimento es. Direz. Sanitaria, Dipartimento etc)

Del Servizio Sociale di Presidio …………….………… degli A.S./Presidio ……………………………………… Del Servizio Sociale di DSM …………………………… degli A.S/CPS …………………………………………… - Dipendenza gerarchica (collocazione del personale del comparto es:

Ditra; Sitra, DS, etc) Del Servizio Sociale di Presidio …………….………… degli A.S./Presidio ……………………………………… Del Servizio Sociale di DSM …………………………… degli A.S/CPS …………………………………………… - Dipendenza funzionale (chi decide i compiti e progetti es. Coord. CPS,

DS, DMP10, Coord. AS) Del Servizio Sociale di Presidio …………….………… degli A.S./Presidio ……………………………………… Del Servizio Sociale di DSM …………………………… degli A.S/CPS …………………………………………… - Dipendenza tecnica (Coordinamento Servizio Sociale) Del Servizio Sociale di Presidio …………….………… degli A.S./Presidio ……………………………………… Del Servizio Sociale di DSM …………………………… degli A.S/CPS …………………………………………… Note………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

10 Direzione Medica di Presidio

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Organizzazione del lavoro professionale nel servizio

Suddivisione organizzativa del lavoro11: Presidio CPS/DSM

Per territorio � � Unità operative � � Dipartimenti � � Fasce di età � � A rotazione � � altro12 � � …………………………………………………………………………………………………………

Tipologia degli interventi nel servizio13 Presidio CPS/DSM

Segretariato sociale professionale � � Lavoro professionale con progetti personalizzati � � Lavoro per progetti dipartimentali � � Partecipazione a progetti aziendali � � Gruppi di lavoro � Interni � �

� Esterni � � altro14 � � …………………………………………………………………………………………………………

Viene compilata la scheda di valutazione degli Assistenti Sociali?15 � si � no se si16:

� AA.SS. collaboratori: � Presidio ………………………… � DSM……………………………

� AA.SS. esperti: � Presidio ………………………… � DSM……………………………

Manuale di qualità Presidio � si � no DSM � si � no se si specificare17: � Presidio ……………………………………………………………………….. � DSM ……………………………………………………………………………

procedure: Presidio � si � no DSM � si � no

Note, commenti, osservazioni18: ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

11 Anche piu’ di una risposta 12 specificare 13 anche piu’ di una risposta 14 specificare 15 Allegare alla scheda eventuali copie schede di valutazione compilate o proposte nel 2006 16 Specificare da chi viene compilata sia per i colleghi di Presidio sia del DSM 17 specificare se esiste un manuale di qualità di servizio sociale o se si è inseriti in altro manuale aziendale 18 A cura del compilatore sull’intervista o su altre variabili

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Legge Regionale 12 marzo 2008, n.3

Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario (BURL n. 12, 1° suppl. ord. del 17 Marzo 2008 ) CAPO I DISPOSIZIONI GENERALI Art. 1 (Finalità) 1. La presente legge, al fine di promuovere condizioni di benessere e inclusione sociale della persona, della famiglia e della comunità e di prevenire, rimuovere o ridurre situazioni di disagio dovute a condizioni economiche, psico-fisiche o sociali, disciplina la rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, nel rispetto dei principi e dei valori della Costituzione, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dello Statuto regionale, nonché nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, in armonia con i principi enunciati dalla legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) e con le leggi regionali di settore. 2. L'insieme integrato dei servizi, delle prestazioni, anche di sostegno economico, e delle strutture territoriali, domiciliari, diurne, semiresidenziali e residenziali costituisce la rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, funzionali al perseguimento delle finalità di cui al comma 1. 3. La rete delle unità d'offerta garantisce il diritto alla esigibilità delle prestazioni sociali e sociosanitarie comprese nei livelli essenziali di assistenza, nelle forme e secondo le modalità previste dalla legislazione vigente. Art. 2 (Principi ed obiettivi) 1. Il governo della rete delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie si informa ai seguenti principi: a) rispetto della dignità della persona e tutela del diritto alla riservatezza; b) universalità del diritto di accesso e uguaglianza di trattamento nel rispetto della specificità delle esigenze; c) libertà di scelta, nel rispetto dell'appropriatezza delle prestazioni; d) personalizzazione delle prestazioni, ai fini di una effettiva e globale presa in carico della persona; e) promozione dell'autonomia della persona e sostegno delle esperienze tese a favorire la vita indipendente; f) sussidiarietà verticale e orizzontale; g) riconoscimento, valorizzazione e sostegno del ruolo della famiglia, quale nucleo fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la cura della persona; h) promozione degli interventi a favore dei soggetti in difficoltà, anche al fine di favorire la permanenza e il reinserimento nel proprio ambiente familiare e sociale; i) solidarietà sociale, ai sensi degli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione; j) effettività ed efficacia delle prestazioni erogate. 2. La Regione, nel rispetto dei principi di cui al comma 1, persegue i seguenti obiettivi: a) omogeneità ed adeguatezza della rete delle unità di offerta ai bisogni sociali e sociosanitari; b) flessibilità delle prestazioni, anche attraverso la predisposizione di piani individualizzati di intervento; c) integrazione delle politiche sociali e sociosanitarie con le politiche sanitarie e di settore, in particolare dell'istruzione, della formazione, del lavoro e della casa; d) efficienza della rete delle unità di offerta ed ottimale utilizzo delle risorse finanziarie disponibili. CAPO II SOGGETTI E UNITA' D'OFFERTA Art. 3 (Soggetti) 1. Nel quadro dei principi della presente legge e in particolare secondo il principio di sussidiarietà, concorrono alla programmazione, progettazione e realizzazione della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, secondo gli indirizzi definiti dalla Regione: a) i comuni, singoli ed associati, le province, le comunità montane e gli altri enti territoriali, le aziende sanitarie locali (ASL), le aziende di servizi alla persona (ASP) e gli altri soggetti di diritto pubblico; b) le persone fisiche, le famiglie e i gruppi informali di reciproco aiuto e solidarietà; c) i soggetti del terzo settore, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e gli altri soggetti di diritto privato che operano in ambito sociale e sociosanitario;

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d) gli enti riconosciuti delle confessioni religiose, con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese, che operano in ambito sociale e sociosanitario. 2. E' garantita la libertà per i soggetti di cui al comma 1, lettere b), c) e d) di svolgere attività sociali ed assistenziali, nel rispetto dei principi stabiliti dalla presente legge e secondo la normativa vigente, indipendentemente dal loro inserimento nella rete delle unità di offerta sociali. Art. 4 (Unità di offerta sociali) 1. Le unità di offerta sociali hanno il compito di: a) aiutare la famiglia, anche mediante l'attivazione di legami di solidarietà tra famiglie e gruppi sociali e con azioni di sostegno economico; b) tutelare la maternità e la vita umana fin dal concepimento e garantire interventi di sostegno alla maternità e paternità ed al benessere del bambino, rimuovendo le cause di ordine sociale, psicologico ed economico che possono ostacolare una procreazione consapevole e determinare l'interruzione della gravidanza; c) promuovere azioni rivolte al sostegno delle responsabilità genitoriali, alla conciliazione tra maternità e lavoro ed azioni a favore delle donne in difficoltà; d) tutelare i minori, favorendone l'armoniosa crescita, la permanenza in famiglia e, ove non possibile, sostenere l'affido e l'adozione, nonché prevenire fenomeni di emarginazione e devianza; e) promuovere il benessere psicofisico della persona, il mantenimento o il ripristino delle relazioni familiari, l'inserimento o il reinserimento sociale e lavorativo delle persone in difficoltà e contrastare forme di discriminazione di ogni natura; f) promuovere l'educazione motoria anche finalizzata all'inserimento e reinserimento sociale della persona; g) assistere le persone in condizioni di disagio psicosociale o di bisogno economico, con particolare riferimento alle persone disabili e anziane, soprattutto sole, favorendone la permanenza nel proprio ambiente di vita; h) favorire l'integrazione degli stranieri, promuovendo un approccio interculturale; i) sostenere le iniziative di supporto, promozione della socialità e coesione sociale, nonché di prevenzione del fenomeno dell'esclusione sociale. 2. La Giunta regionale individua le unità di offerta sociali, previa consultazione dei soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, e sentito il parere della competente commissione consiliare. Art. 5 (Unità di offerta sociosanitarie) 1. Le unità di offerta sociosanitarie erogano prestazioni sanitarie a rilevanza sociale e prestazioni sociali a rilevanza sanitaria e hanno il compito di: a) sostenere la persona e la famiglia, con particolare riferimento alle problematiche relazionali e genitoriali, all'educazione e allo sviluppo di una responsabile sessualità, alla procreazione consapevole, alla prevenzione dell'interruzione della gravidanza; b) favorire la permanenza delle persone in stato di bisogno o di grave fragilità nel loro ambiente di vita; c) accogliere ed assistere persone che non possono essere assistite a domicilio; d) prevenire l'uso di sostanze illecite, l'abuso di sostanze lecite, nonché forme comportamentali di dipendenza e favorire il reinserimento sociale delle persone con problemi di dipendenza; e) assistere le persone in condizioni di disagio psichico, soprattutto se isolate dal contesto familiare; f) assistere i malati terminali, anche al fine di attenuare il livello di sofferenza psicofisica. 2. La Giunta regionale individua le unità di offerta sociosanitarie, previa consultazione dei soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, e sentito il parere della competente commissione consiliare. CAPO III GLI UTENTI Art. 6 (Accesso alla rete) 1. Accedono alla rete delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie: a) i cittadini italiani residenti nei comuni della Lombardia e gli altri cittadini italiani e di Stati appartenenti all'Unione europea (UE) temporaneamente presenti; b) i cittadini di Stati diversi da quelli appartenenti alla UE, in regola con le disposizioni che disciplinano il soggiorno e residenti in Lombardia, i profughi, i rifugiati, i richiedenti asilo, gli stranieri con permesso umanitario ai sensi del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), gli apolidi, i rimpatriati e comunque coloro che beneficiano di una forma di protezione personale, riconosciuta a livello internazionale;

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c) le persone diverse da quelle indicate nelle lettere a) e b), comunque presenti sul territorio della Lombardia, allorché si trovino in situazioni tali da esigere interventi non differibili e non sia possibile indirizzarli ai corrispondenti servizi della regione o dello Stato di appartenenza. Sono sempre garantite la tutela della maternità consapevole e della gravidanza e la tutela delle condizioni di salute e sociali del minore. 2. In base agli indirizzi dettati dalla Regione e ai parametri successivamente definiti dai comuni, accedono prioritariamente alla rete delle unità d'offerta sociali le persone in condizioni di povertà o con reddito insufficiente, nonché le persone totalmente o parzialmente incapaci di provvedere a se stesse o esposte a rischio di emarginazione, nonché quelle sottoposte a provvedimenti dell'autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali. 3. Accedono prioritariamente alla rete delle unità di offerta sociosanitarie, in considerazione delle risorse disponibili e relativamente alle prestazioni non incluse nell'allegato 1 C del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001 (Definizione dei livelli essenziali di assistenza), le persone e le famiglie che si trovano in uno stato di bisogno determinato da: a) non autosufficienza dovuta all'età o a malattia; b) inabilità o disabilità; c) patologia psichiatrica stabilizzata; d) patologie terminali e croniche invalidanti; e) infezione da HIV e patologie correlate; f) dipendenza; g) condizioni di salute o sociali, nell'ambito della tutela della gravidanza, della maternità, dell'infanzia, della minore età; h) condizioni personali e familiari che necessitano di prestazioni psico-terapeutiche e psico-diagnostiche. 4. I comuni, in forma singola o associata, d'intesa con le ASL, anche in collaborazione con gli altri soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, organizzano una attività di segretariato sociale finalizzata alla presa in carico della persona, con lo scopo di: a) garantire e facilitare l'unitarietà di accesso alla rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie; b) orientare il cittadino all'interno della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie e fornire adeguate informazioni sulle modalità di accesso e sui relativi costi; c) assicurare competenza nell'ascolto e nella valutazione dei bisogni, in particolar modo per le situazioni complesse e che necessitano di un pronto intervento sociale e di una continuità assistenziale; d) segnalare le situazioni complesse ai competenti uffici del comune e dell'ASL ed alle unità di offerta, affinché sia assicurata la presa in carico della persona secondo criteri di integrazione e di continuità assistenziale. Art. 7 (Diritti della persona e della famiglia) 1. Le persone che accedono alla rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie hanno diritto a: a) scegliere liberamente le unità d'offerta, compatibilmente con il requisito dell'appropriatezza delle prestazioni; b) fruire delle prestazioni erogate alle condizioni e in conformità ai requisiti e agli standard stabiliti dalle norme vigenti e dalla programmazione regionale e comunale; c) essere informate sulle prestazioni di cui è possibile usufruire, sulle condizioni e sui requisiti per accedere alle prestazioni stesse, nonché sulle relative modalità di erogazione, ed esprimere il consenso sulle proposte d'intervento che le riguardano; d) accedere alle prestazioni, nel rispetto della riservatezza e della dignità personale e della disciplina in materia di consenso informato; e) rimanere, ove possibile, nel proprio ambiente familiare e sociale o comunque mantenere nella misura massima possibile le relazioni familiari e sociali; f) essere prese in carico in maniera personalizzata e continuativa ed essere coinvolte nella formulazione dei relativi progetti; g) ricevere una valutazione globale, di norma scritta, del proprio stato di bisogno. 2. I gestori delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie residenziali e semiresidenziali assicurano: a) la presenza dei familiari o delle persone di fiducia da loro delegate e la costante informazione sulla condizione degli utenti medesimi e sulle cure ad essi prestate; b) l'accesso alle strutture dei ministri di culto, dei volontari e delle altre persone la cui presenza sia richiesta dagli utenti. Art. 8 (Partecipazione al costo delle prestazioni) 1. Le persone che accedono alla rete partecipano, in rapporto alle proprie condizioni economiche, così come definite dalle normative in materia di Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) e nel rispetto della disciplina in materia di definizione dei livelli essenziali di assistenza, alla copertura del costo delle

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prestazioni mediante il pagamento di rette determinate secondo modalità stabilite dalla Giunta regionale, previa consultazione dei soggetti di cui all'articolo 3 e sentita la competente commissione consiliare. Partecipano altresì i soggetti civilmente obbligati secondo le modalità stabilite dalle normative vigenti. 2. I gestori delle unità d'offerta accreditate garantiscono massima trasparenza circa le rette applicate e forniscono informazioni sull'accesso a contributi pubblici o a forme di integrazione economica. 3. Il gestore della unità d'offerta informa il comune di residenza dell'assistito della richiesta di ricovero o, nei casi in cui il ricovero sia disposto d'urgenza, dell'accettazione. 4. Gli oneri per le prestazioni sociali e le quote a carico dei comuni, relative a prestazioni sociosanitarie, sono a carico del comune in cui la persona assistita è residente o, nei casi di cui alle lettere b) e c) dell'articolo 6, dimorante. 5. Qualora la persona assistita sia ospitata in unità d'offerta residenziali situate in un comune diverso, i relativi oneri gravano comunque sul comune di residenza o di dimora in cui ha avuto inizio la prestazione, essendo a tal fine irrilevante il cambiamento della residenza o della dimora determinato dal ricovero. 6. Per i minori la residenza o la dimora di riferimento è quella dei genitori titolari della relativa potestà o del tutore, anche quando sia nominato dopo l'inizio della prestazione. 7. Se la tutela è deferita ad un amministratore della unità d'offerta residenziale presso la quale il minore è ricoverato, gli oneri sono a carico del comune di residenza di coloro che esercitano la potestà o del tutore nel momento immediatamente precedente il deferimento della tutela all'amministratore della unità d'offerta. 8. In caso di affidamento familiare di un minore, le prestazioni assistenziali, diverse dai contributi alla famiglia affidataria, sono a carico del comune che ha avviato l'affido. Art. 9 (Carta dei servizi e ufficio di pubblica tutela. Modifica alla legge regionale 11 luglio 1997, n. 31 'Norme per il riordino del Servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali') 1. Le unità d'offerta sociali accreditate si dotano della carta dei servizi sociali, finalizzata ad assicurare la trasparenza dell'attività amministrativa e ad informare i soggetti che fruiscono della rete sulle condizioni che danno diritto all'accesso e sulle modalità di erogazione delle prestazioni, nonché sulle condizioni per facilitarne le valutazioni da parte degli utenti e sulle procedure per la loro tutela nei casi di inadempienza. 2. Le persone che accedono alla rete, ferma restando la tutela giurisdizionale, in caso di atti o comportamenti che negano o limitano la fruibilità delle prestazioni, possono richiedere l'intervento del difensore civico del comune in cui ha sede legale l'unità d'offerta, il quale si pronuncia entro quindici giorni dalla presentazione della segnalazione. Nel caso in cui non sia istituito il difensore civico comunale, è competente il difensore civico regionale, il quale si pronuncia entro lo stesso termine. 3. L'articolo 11 della legge regionale 11 luglio 1997, n. 31 (Norme per il riordino del Servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali)(1)è sostituito dal seguente: 'Art. 11(I diritti di partecipazione dei cittadini) 1. Le unità d'offerta si dotano di strutture e strumenti finalizzati alla costante verifica della qualità delle prestazioni, al potenziamento di ogni utile iniziativa rivolta alla umanizzazione dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria, al mantenimento di corrette relazioni con il pubblico e con le rappresentanze dei soggetti del terzo settore. 2. Nella carta dei servizi sono definite le modalità per il concreto esercizio dei diritti dei cittadini, nonché l'indicazione dei criteri per l'accesso alle prestazioni, le modalità di erogazione delle stesse e le modalità di valutazione da parte degli utenti o delle associazioni che li rappresentano. 3. Le aziende sanitarie sono tenute ad istituire un ufficio di pubblica tutela (UPT) retto da persona qualificata, non dipendente dal servizio sanitario, e un ufficio di relazioni con il pubblico affidato a personale dipendente. Le ASL, le aziende ospedaliere ed i soggetti accreditati sono tenuti al pieno rispetto delle disposizioni della legge regionale 16 settembre 1988, n. 48 (Norme per la salvaguardia dei diritti dell'utente del servizio sanitario nazionale e istituzione dell'ufficio di pubblica tutela degli utenti dei servizi sanitari e socio-assistenziali) e della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi). La funzione del responsabile dell'UPT ha, sotto ogni profilo, natura di servizio onorario. Il direttore generale delle aziende pubbliche provvede alla regolamentazione dell'attività dell'ufficio per le relazioni con il pubblico e garantisce le condizioni per l'esercizio indipendente dell'UPT. 4. L'UPT verifica, anche d'ufficio, che l'accesso alle prestazioni rese dalle unità d'offerta avvenga nel rispetto dei diritti degli utenti e alle condizioni previste nella carta dei servizi. 5. E' costituita, nell'ambito delle direzioni generali sanità e famiglia e solidarietà sociale della Regione, una struttura organizzativa di pubblica tutela aperta al pubblico con il compito di verificare che le aziende assicurino il libero accesso alle prestazioni da parte dei cittadini. 6. L'ASL, nell'ambito della propria organizzazione, in accordo con la Conferenza dei sindaci, individua una struttura finalizzata a promuovere o favorire i procedimenti per il riconoscimento degli strumenti di tutela delle persone incapaci, nonché dell'amministrazione di sostegno.

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7. La Giunta regionale approva le linee guida relative alla organizzazione ed al funzionamento degli UPT, prevedendo forme di coordinamento tra questi e gli uffici dei difensori civici degli enti locali e della Regione.'. Art. 10 (Titoli sociali e sociosanitari) 1. I titoli sociali e sociosanitari, nell'ambito della programmazione regionale e zonale e ad integrazione dei servizi resi dalla rete, sono volti a sostenere la permanenza a domicilio delle persone in condizioni di disagio e a riconoscere l'impegno diretto delle reti familiari o di solidarietà nell'assistenza continuativa, nonché ad agevolare l'esercizio della libertà di scelta dei cittadini nell'acquisizione di prestazioni sociali e sociosanitarie. 2. I titoli sociali e sociosanitari sono rispettivamente rilasciati dai comuni singoli o associati e dalle ASL competenti per territorio. 3. La Giunta regionale, previa consultazione dei soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a) ed informativa alla competente commissione consiliare, definisce i criteri, le modalità per la concessione dei titoli sociali e le modalità di gestione ed erogazione dei titoli sociosanitari. CAPO IV ASSETTO ISTITUZIONALE ED ORGANIZZATIVO Art. 11 (Competenze della Regione) 1. La Regione esercita le funzioni di indirizzo, programmazione, coordinamento, controllo e verifica delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie, avvalendosi della collaborazione degli enti locali, delle aziende sanitarie e dei soggetti del terzo settore ed in particolare: a) programma, con il piano sociosanitario, la rete delle unità di offerta sociosanitarie e svolge funzioni di indirizzo per la programmazione della rete delle unità di offerta sociali; b) persegue l'integrazione delle unità d'offerta sociali, sociosanitarie e sanitarie; c) promuove l'integrazione delle politiche sociali con le politiche della sanità, del lavoro, della casa, della formazione professionale, dell'istruzione, dell'educazione, della sicurezza e della pianificazione territoriale, avvalendosi della collaborazione delle province e dei comuni; d) promuove la programmazione partecipata a livello comunale dei soggetti di cui all'articolo 3 comma 1, lettere b), c) e d), la costituzione di forme di gestione associata e la promozione di azioni a sostegno e qualificazione dei soggetti operanti nel terzo settore; e) definisce i requisiti minimi di qualità, ulteriori rispetto a quelli definiti dalla normativa statale, per le unità di offerta sociosanitarie; f) accredita le unità d'offerta sociosanitarie e definisce le modalità di finanziamento delle prestazioni rese con oneri a carico del fondo sanitario; g) definisce, previo parere della competente commissione consiliare, i requisiti minimi per l'esercizio delle unità d'offerta sociali, nonché i criteri per il loro accreditamento, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 3, comma 2; h) determina, per le unità d'offerta sociosanitarie, gli schemi tipo dei contratti per l'acquisizione di prestazioni accreditate; i) individua indicatori per valutare l'efficacia e la qualità delle prestazioni erogate; j) emana linee guida in materia di accesso alle unità d'offerta residenziali e semiresidenziali pubbliche; k) determina i criteri per la definizione delle rette e delle tariffe dei servizi sociali e sociosanitari, nonché le agevolazioni a beneficio dei soggetti aventi diritto; l) disciplina il riparto e l'impiego delle risorse finanziarie confluite nei fondi di cui agli articoli 23, 24 e 25; m) definisce le modalità di consultazione in ambito regionale dei soggetti di cui all'articolo 3, comma 1 entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, acquisito il parere della competente commissione consiliare; n) definisce la tipologia dei titoli sociosanitari e le modalità di concessione degli stessi; o) stabilisce le linee d'indirizzo relative all'attività di formazione e aggiornamento del personale che opera nelle unità d'offerta sociali e sociosanitarie e definisce, in accordo con gli enti competenti e sentiti gli ordini professionali, i percorsi formativi e di qualificazione ed aggiornamento; p) cura la tenuta dei registri delle unità d'offerta sociosanitarie accreditate e del registro regionale delle associazioni di cui ai capi III e VI della legge regionale 14 febbraio 2008 n. 1 (Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso), nonché la tenuta della sezione regionale del registro generale delle organizzazioni di volontariato di cui al capo II della l.r. 1/2008; q) verifica il permanere dei requisiti per l'iscrizione ai registri di cui alla lettera p), avvalendosi del supporto delle ASL;

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r) promuove e attua il servizio civile nazionale e regionale, di cui alla legge 6 marzo 2001, n. 64 (Istituzione del servizio civile nazionale) e alla legge regionale 3 gennaio 2006, n. 2 (Servizio civile in Lombardia), cura la tenuta dei relativi albi e verifica il permanere dei requisiti di iscrizione, avvalendosi del supporto delle ASL; s) promuove la costituzione di osservatori, in collaborazione con le province, i comuni, le ASL e i soggetti del terzo settore; t) organizza e coordina il sistema informativo regionale sulla rete delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie; u) promuove l'utilizzo di strumenti di controllo di gestione; v) provvede, nei limiti delle risorse disponibili, alle coperture assicurative contro i rischi derivanti dalla gestione delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie, secondo criteri stabiliti dalla Giunta regionale e promuove e coordina l'attivazione di un sistema integrato di gestione del rischio; w) promuove e sostiene la sperimentazione di unità d'offerta innovative; x) promuove lo svolgimento di studi, ricerche finalizzate e indagini conoscitive sugli interventi e sui servizi sociali e sociosanitari; y) determina le modalità per la concessione dei nuovi trattamenti economici agli invalidi civili; z) promuove forme di tutela e di sostegno a favore di soggetti non autosufficienti, privi di famiglia o la cui famiglia sia impossibilitata o inidonea a provvedere; aa) definisce le linee di indirizzo in materia di vigilanza e controllo; bb) disciplina il dipartimento per le attività sociosanitarie integrate (ASSI) delle ASL ed emana direttive per la stipula di convenzioni che regolino i rapporti tra ASL, comuni e province, nonché i rapporti tra ASL e aziende ospedaliere, per l'erogazione delle prestazioni specialistiche al sistema dei servizi; cc) definisce i criteri dell'erogazione, a carico del fondo sanitario regionale, dei contributi economici alle famiglie, di cui all'articolo 8, comma 15, della l.r. 31/1997. 2. La Regione individua nella gestione associata la forma idonea a garantire l'efficacia e l'efficienza delle unità di offerta sociali di competenza dei comuni. Art. 12 (Competenze delle province) 1. Le province concorrono alla programmazione e alla realizzazione della rete delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie, con specifico riferimento al sistema dell'istruzione, della formazione professionale e delle politiche del lavoro ed in particolare: a) rilevano ed analizzano il fabbisogno formativo del personale che opera nelle unità d'offerta sociali e sociosanitarie; b) programmano interventi formativi di qualificazione e di aggiornamento professionale, nel rispetto della normativa nazionale e delle linee di indirizzo regionali, di cui all'articolo 11, comma 1, lettera o) ed in coerenza con le indicazioni elaborate sulla base della lettera a); c) curano la tenuta delle sezioni provinciali del registro generale regionale delle organizzazioni di volontariato di cui al capo II della l.r. 1/2008 e del registro provinciale delle associazioni di cui al capo III della l.r. 1/2008; d) verificano il permanere dei requisiti per l'iscrizione nei registri di cui alla lettera c), anche avvalendosi del supporto delle ASL, limitatamente agli enti che operano in ambito sociale e sociosanitario; e) realizzano interventi a sostegno delle persone con disabilità sensoriali finalizzati all'integrazione scolastica e sostengono programmi di formazione professionale e di inserimento al lavoro delle fasce a rischio di esclusione sociale; f) istituiscono osservatori territoriali finalizzati alla conoscenza dei fenomeni sociali e promuovono studi ed analisi dei bisogni assistenziali e dei diversi processi di inclusione sociale; g) sostengono, nel quadro della programmazione regionale, la realizzazione, compatibilmente con le proprie risorse, di investimenti e interventi innovativi per le unità di offerta sociali e sociosanitarie, di intesa con i comuni interessati; h) svolgono attività propositiva e consultiva nei confronti della Regione ed attività di supporto nei confronti dei comuni, anche in relazione alla programmazione locale della rete delle unità di offerta sociosanitarie e sociali. Art. 13 (Competenze dei comuni) 1. I comuni singoli o associati e le comunità montane, ove delegate, in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza, sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a livello locale e concorrono alla realizzazione degli obiettivi della presente legge nelle forme giuridiche e negli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa ed al rapporto con i cittadini ed in particolare: a) programmano, progettano e realizzano la rete locale delle unità d'offerta sociali, nel rispetto degli indirizzi e conformemente agli obiettivi stabiliti dalla Regione, anche promuovendo la partecipazione dei soggetti di cui all'articolo 3; b) riconoscono e promuovono la sperimentazione di unità d'offerta e di nuovi modelli gestionali nell'ambito della rete sociale, nel rispetto della programmazione regionale;

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c) erogano, nei limiti delle risorse disponibili, servizi e prestazioni di natura economica e assumono gli oneri connessi all'eventuale integrazione economica delle rette; d) definiscono i requisiti di accreditamento delle unità di offerta sociali in base ai criteri stabiliti dalla Regione, accreditano le unità d'offerta e stipulano i relativi contratti; e) definiscono eventuali livelli di assistenza ulteriori rispetto a quelli definiti dalla Regione; f) determinano i parametri per l'accesso prioritario alle prestazioni, di cui all'articolo 6, comma 2, sulla base degli indirizzi stabiliti nell'ambito della programmazione regionale, anche assicurando interventi di emergenza e di pronto intervento assistenziale, di norma mediante forme di ospitalità temporanea od erogazione di sussidi economici; g) gestiscono il sistema informativo della rete delle unità d'offerta sociali. 2. I comuni determinano i parametri di cui al comma 1, lettera f), entro sei mesi dalla pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione della deliberazione della Giunta regionale che fissa i relativi indirizzi. Decorso inutilmente tale termine, la Giunta regionale, previa diffida ad adempiere entro trenta giorni, provvede, sentiti i comuni interessati, alla nomina di un commissario ad acta. 3. Il Consiglio di rappresentanza dei sindaci e l'Assemblea distrettuale dei sindaci, per l'esercizio delle funzioni loro attribuite in materia di integrazione sociosanitaria dalla presente legge e dalla l.r. 31/1997, si avvalgono, senza oneri aggiuntivi, di un apposito ufficio, dotato di adeguate competenze tecniche ed amministrative, individuato all'interno della dotazione organica dell'ASL. Art. 14 (Competenze delle ASL) 1. Le ASL: a) programmano, a livello locale, la realizzazione della rete delle unità d'offerta sociosanitarie, nel rispetto della programmazione regionale ed in armonia con le linee di indirizzo formulate dai comuni, attraverso la Conferenza dei sindaci del territorio di competenza di ciascuna ASL; b) esercitano la vigilanza e il controllo sulle unità d'offerta pubbliche e private, sociali e sociosanitarie; c) forniscono il supporto tecnico alle province, nell'esercizio delle funzioni di cui all'articolo 12, comma 1, lettera d), e alla commissione di controllo di cui all'articolo 15 della legge regionale 13 febbraio 2003, n. 1 (Riordino della disciplina delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza operanti in Lombardia); d) erogano le risorse dei fondi regionali; e) acquistano le prestazioni sociosanitarie rese dalle unità d'offerta accreditate; f) gestiscono i flussi informativi, a supporto dell'attività di programmazione comunale e regionale; g) collaborano con i comuni nella programmazione della rete locale delle unità di offerta sociali; h) collaborano con la Regione nel coordinamento, integrazione e monitoraggio della rete delle unità di offerta sociosanitarie; i) dispongono la concessione di trattamenti economici a favore degli invalidi civili, fatta salva la competenza del comune di Milano; alle ASL o al comune di Milano spetta, in rapporto alle rispettive competenze, la conseguente legittimazione passiva nelle controversie riguardanti la concessione di benefici aggiuntivi eventualmente determinati ed erogati dalla Regione con proprie risorse; j) autorizzano l'assegnazione ad altra destinazione dei beni immobili trasferiti ai comuni a seguito dello scioglimento degli enti comunali di assistenza, ovvero dei beni delle ex IIPPAB, trasferiti ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della l.r. 1/2003 o devoluti ai comuni in periodo antecedente, nonché gli atti di trasferimento a terzi di diritti reali sui medesimi beni. Il provvedimento è adottato entro novanta giorni dal ricevimento della richiesta, previa acquisizione del parere obbligatorio dell'Assemblea dei sindaci dei comuni compresi nel distretto della stessa ASL. Art. 15 (Modalità di esercizio delle unità d'offerta) 1. L'esercizio delle strutture relative alle unità d'offerta della rete sociale di cui all'articolo 4, comma 2, è soggetto alla presentazione di una comunicazione preventiva al comune e alla ASL competente per territorio, che certifichi, da parte del gestore, il possesso dei requisiti previsti dalle disposizioni regionali. 2. L'esercizio delle unità d'offerta sociosanitarie è soggetto alla presentazione di una denuncia di inizio attività alla ASL competente per territorio, fermo restando il possesso dei requisiti minimi stabiliti dalle disposizioni vigenti. In caso di apertura, modifica sostanziale, trasferimento in altra sede di unità d'offerta residenziali e semiresidenziali, comprese quelle diurne, l'attività può essere intrapresa solo dopo che sia decorso il termine di trenta giorni dalla presentazione della denuncia di inizio attività. 3. In caso di accertata carenza dei requisiti minimi previsti dalla vigente normativa, l'ASL o il comune per quanto di competenza, previa diffida ed impartendo le eventuali prescrizioni, dispone la chiusura della struttura e la revoca dell'eventuale atto di accreditamento. In caso di accertato pericolo per la salute o per l'incolumità delle persone, l'autorità competente dispone l'immediata chiusura della struttura e prescrive le misure da adottare per la ripresa dell'attività.

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Art. 16 (Accreditamento) 1. L'accreditamento delle unità d'offerta sociali è condizione per sottoscrivere i conseguenti contratti con i comuni, nel rispetto della programmazione locale e con riguardo ai criteri di sostenibilità finanziaria definiti nel piano di zona. 2. La Giunta regionale disciplina le modalità per la richiesta, la concessione e l'eventuale revoca dell'accreditamento delle unità d'offerta sociosanitarie, nonché per la verifica circa la permanenza dei requisiti richiesti per l'accreditamento medesimo. 3. L'accreditamento costituisce condizione indispensabile per l'assunzione a carico del fondo sanitario regionale degli oneri relativi alle prestazioni di rilievo sanitario, erogate nel rispetto dei limiti di spesa riconosciuti alle singole unità d'offerta dai relativi atti di accreditamento e dai conseguenti rapporti posti in essere dalle ASL. 4. Il possesso di specifici requisiti strutturali, tecnici, organizzativi, funzionali e di standard di qualità, ulteriori rispetto a quelli previsti per l'esercizio dell'unità d'offerta, è condizione per accedere all'accreditamento. 5. Il contratto definisce i rapporti e le reciproche obbligazioni tra l'ASL, ovvero tra il comune e l'unità d'offerta sociosanitaria o sociale accreditata. 6. I gestori delle unità d'offerta accreditate o convenzionate sono responsabili del raggiungimento degli obiettivi assegnati e sono tenuti ad adottare sistemi di contabilità analitica, al fine di dimostrare il corretto rapporto tra risorse impiegate e prestazioni erogate e promuovere sistemi di controllo di gestione ed altri metodi di valutazione dei risultati. CAPO V LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA E PROGRAMMAZIONE Art. 17 (Livelli regionali di assistenza e interventi per la non autosufficienza) 1. La Regione, con il piano sociosanitario, nel rispetto dei principi di cui alla presente legge, definisce i livelli delle prestazioni sociosanitarie, mediante l'individuazione di prestazioni o di servizi ulteriori rispetto a quelli essenziali, definiti a livello statale o comportanti forme di riduzione o esenzione della partecipazione alla spesa da parte dell'utente. 2. La Regione, con il piano sociosanitario e nel rispetto dei principi di cui alla presente legge e secondo quanto disposto dalla l. 328/2000, definisce i livelli uniformi delle prestazioni sociali. 3. Il piano sociosanitario regionale definisce le modalità di attuazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi per la non autosufficienza e ne individua le risorse, anche mediante l'istituzione di un apposito fondo. 4. Il fondo a favore delle persone non autosufficienti di cui al comma 3, ha il fine di favorirne l'autonomia e la vita indipendente e di sostenerle mediante l'assistenza domiciliare ed altre forme di intervento tra cui il ricovero in strutture residenziali e semiresidenziali. Al fondo concorre la Regione anche con risorse proprie. Art. 18 (Piano di zona) 1. Il piano di zona è lo strumento di programmazione in ambito locale della rete d'offerta sociale. Il piano definisce le modalità di accesso alla rete, indica gli obiettivi e le priorità di intervento, individua gli strumenti e le risorse necessarie alla loro realizzazione. 2. Il piano di zona attua l'integrazione tra la programmazione della rete locale di offerta sociale e la rete d'offerta sociosanitaria in ambito distrettuale, anche in rapporto al sistema della sanità, dell'istruzione e della formazione e alle politiche del lavoro e della casa. 3. I comuni, nella redazione del piano di zona, utilizzano modalità che perseguono e valorizzano il momento della prevenzione e, nella elaborazione di progetti, promuovono gli interventi conoscitivi e di studio rivolti alla individuazione e al contrasto dei fattori di rischio. 4. Il piano di zona è approvato o aggiornato dall'Assemblea distrettuale dei sindaci entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, secondo modalità che assicurano la più ampia partecipazione degli organismi rappresentativi del terzo settore e l'eventuale partecipazione della provincia. 5. La programmazione dei piani di zona ha valenza triennale, con possibilità di aggiornamento annuale. 6. L'ambito territoriale di riferimento per il piano di zona è costituito, di norma, dal distretto sociosanitario delle ASL. 7. I comuni attuano il piano di zona mediante la sottoscrizione di un accordo di programma con l'ASL territorialmente competente e, qualora ritenuto opportuno, con la provincia. Gli organismi rappresentativi del terzo settore, che hanno partecipato alla elaborazione del piano di zona, aderiscono, su loro richiesta, all'accordo di programma. 8. Il piano di zona disciplina l'attività di servizio e di segretariato sociale.

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9. Al fine della conclusione e dell'attuazione dell'accordo di programma, l'assemblea dei sindaci designa un ente capofila individuato tra i comuni del distretto o altro ente con personalità giuridica di diritto pubblico. 10. L'ufficio di piano, individuato nell'accordo di programma, è la struttura tecnico-amministrativa che assicura il coordinamento degli interventi e l'istruttoria degli atti di esecuzione del piano. Ciascun comune del distretto contribuisce al funzionamento dell'ufficio di piano proporzionalmente alle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e comunque senza maggiori oneri a carico del bilancio regionale. 11. La Giunta regionale, decorso inutilmente il termine di cui al comma 4, previa diffida ad adempiere entro sessanta giorni, provvede, sentita l'assemblea distrettuale dei sindaci, alla nomina di un commissario ad acta. Art. 19 (Sistema informativo della rete sociale e sociosanitaria) 1. Il sistema informativo della rete delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie è finalizzato: a) alla rilevazione dei bisogni; b) alla verifica della congruità dell'offerta rispetto alla domanda; c) alla raccolta ed elaborazione dei dati utili alla programmazione regionale e locale; d) al monitoraggio dell'appropriatezza e della efficacia delle prestazioni; e) alla rilevazione ed analisi del livello di soddisfazione dei cittadini relativamente all'adeguatezza, all'efficacia ed alla qualità delle prestazioni e dei servizi erogati. 2. Le ASL, gli enti locali, singoli ed associati, e i gestori delle unità d'offerta concorrono alla realizzazione ed usufruiscono del sistema informativo. 3. L'assolvimento del debito informativo è condizione per l'accesso alle risorse regionali. 4. Il sistema informativo delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie assicura la pubblicità dei dati aggregati raccolti e la loro diffusione, anche mediante strumenti telematici, nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali. Art. 20 (Rapporti tra pubblico e privato) 1. La Regione promuove forme di collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti privati, in particolare appartenenti al terzo settore, al fine di dare concreta e piena attuazione al principio di sussidiarietà e di valorizzare la piena espressione delle loro capacità progettuali. 2. La Giunta regionale detta le linee guida per l'attivazione delle collaborazioni, di cui al comma 1, da parte delle aziende sanitarie pubbliche e delle ASP, con particolare riferimento al ricorso a forme di affidamento di servizi a soggetti del terzo settore, sentita la competente commissione consiliare. 3. La Giunta regionale promuove la sperimentazione di nuovi modelli gestionali e di unità d'offerta innovative, comportanti forme di collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti privati. Qualora le sperimentazioni nell'ambito della rete sociosanitaria siano rivolte a promuovere soluzioni particolarmente innovative dal punto di vista finanziario, gestionale o tecnologico, sono oggetto di specifica autorizzazione regionale, sentita la competente commissione consiliare. Art. 21 (Formazione delle professioni sociali e sociosanitarie) 1. La Regione, nei limiti delle proprie competenze, sostiene in stretta connessione con il sistema universitario e della formazione professionale, delle province e degli ordini professionali i percorsi formativi, di qualificazione e di aggiornamento del personale ed individua i criteri per il riconoscimento delle competenze acquisite mediante precedenti esperienze professionali e formative. 2. La Regione ed i soggetti di cui all'articolo 3, nell'ambito delle rispettive competenze, valorizzano lo sviluppo delle professionalità degli operatori sociali e sociosanitari e ne sostengono la formazione continua. 3. La Regione promuove la formazione integrata degli operatori della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, anche mediante percorsi formativi comuni. CAPO VI ASSETTO FINANZIARIO Art. 22 (Fonti di finanziamento delle unità di offerta sociali e sociosanitarie) 1. La rete delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie è finanziata con risorse pubbliche, private e con la partecipazione degli utenti al costo delle prestazioni, nel rispetto della normativa vigente e della presente legge. 2. La Regione concorre con i seguenti fondi: a) fondo di parte corrente per le unità d'offerta sociali; b) fondo di parte corrente per le unità d'offerta sociosanitarie;

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c) fondo per gli investimenti; d) fondo per la non autosufficienza, di cui all'articolo 17, comma 3; e) fondi previsti nel piano sociosanitario regionale. Art. 23 (Fondo regionale di parte corrente per le unità d'offerta sociali) 1. Il fondo regionale di parte corrente per le unità d'offerta sociali è costituito da: a) risorse del fondo nazionale per le politiche sociali o altre risorse assegnate dallo Stato; b) risorse regionali; c) risorse dell'Unione europea; d) altre risorse. 2. Le risorse del fondo di cui al comma 1 sono utilizzate per: a) concorrere al funzionamento e allo sviluppo delle unità d'offerta sociali previste dalla programmazione regionale; b) finanziare gli interventi di sostegno alle famiglie; c) finanziare le unità d'offerta sociali ancorché non previste dal piano sociosanitario; d) favorire e incentivare la gestione associata delle unità d'offerta; e) sviluppare le funzioni di controllo e di vigilanza attribuite alle ASL; f) realizzare iniziative sperimentali ed innovative promosse dalla Regione e concorrere alla realizzazione di quelle promosse dalle ASL, dai comuni, dalle province e da altri soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettere c) e d); g) realizzare interventi di formazione degli operatori anche volontari operanti nel campo dei servizi sociali e sociosanitari promossi direttamente dalla Regione e concorrere alla realizzazione di quelli promossi dalle province anche tramite i comuni, le ASL ed i soggetti di cui all'articolo 3; h) concorrere al sostegno di spese straordinarie conseguenti ad eventi calamitosi; i) finanziare le spese per l'esercizio delle funzioni trasferite o delegate; j) finanziare studi, ricerche finalizzate, indagini conoscitive, convegni e pubblicazioni sulla rete d'offerta sociale. 3. Il fondo sociale delle ASL è costituito: a) dalle assegnazioni regionali di parte corrente; b) dalle somme assegnate dagli enti locali per l'esercizio delle funzioni sociali spettanti alle ASL; c) dalle entrate da rette o tariffe relative a unità d'offerta gestite direttamente dall'ASL; d) da altre entrate. 4. Il fondo sociale dell'ASL garantisce i livelli essenziali di assistenza sociale, il mantenimento e lo sviluppo dei servizi, nonché l'eventuale finanziamento di ulteriori prestazioni e servizi, nel rispetto dei principi e degli obiettivi della presente legge e dei criteri definiti dal piano sociosanitario regionale. Art. 24 (Fondo regionale di parte corrente per le unità d'offerta sociosanitarie) 1. La Regione, nell'ambito del fondo sanitario regionale, determina annualmente le risorse da destinare al finanziamento delle unità d'offerta sociosanitarie e garantisce i livelli essenziali di assistenza sociosanitaria, nel rispetto dei principi e degli obiettivi della presente legge. 2. Le risorse di cui al comma 1 sono ripartite tra le ASL e rientrano nella gestione sociosanitaria del bilancio aziendale. Art. 25 (Fondo regionale per gli investimenti) 1. La Regione sostiene la realizzazione di investimenti per le unità d'offerta sociali e sociosanitarie attraverso le disponibilità del fondo regionale per gli investimenti costituito da: a) risorse statali; b) risorse regionali; c) risorse di altri soggetti di cui all'articolo 3, comma 1. 2. Le disponibilità del fondo regionale per gli investimenti sono assegnate a soggetti pubblici e del terzo settore con l'obiettivo di riequilibrare gli interventi ed i servizi sul territorio regionale, di adeguare a standard le unità d'offerta sociali e sociosanitarie per: a) la realizzazione di nuove unità d'offerta; b) l'acquisto per la trasformazione, nonché la ristrutturazione e l'ampliamento di unità d'offerta preesistenti; c) l'acquisto di attrezzature ed arredi; d) la realizzazione di opere edilizie in immobili di proprietà regionale; e) gli interventi urgenti e indifferibili, anche se non previsti dal piano sociosanitario; f) gli interventi volti alla sperimentazione di nuovi servizi o di servizi innovativi, anche se non definiti nel piano sociosanitario;

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g) il cofinanziamento di fondi messi a disposizione da altri soggetti per investimenti in unità d'offerta sociali e sociosanitarie. 3. I finanziamenti regionali per opere edilizie sono concessi a condizione che: a) sia costituito vincolo di destinazione dei beni interessati alle finalità previste, per un periodo non inferiore ai venti anni; per gli enti ed i soggetti privati il vincolo deve essere trascritto presso la conservatoria dei registri immobiliari; b) i gestori di unità d'offerta si impegnino a garantire i requisiti e ad accettare le condizioni per l'accreditamento, almeno per la parte di immobili destinati agli interventi per i quali è concesso il finanziamento e per un periodo non inferiore alla durata del vincolo di destinazione. 4. La Giunta regionale, su domanda motivata del soggetto interessato e previo parere dell'ASL territorialmente competente, sentita la conferenza dei sindaci: a) dispone la modificazione del vincolo di destinazione gravante sugli immobili cui si riferisce il finanziamento regionale, ai sensi della presente legge, nonché di analoghe disposizioni contenute in leggi regionali; b) autorizza l'alienazione dei beni immobili o la costituzione di diritti reali immobiliari, relativi ai beni di cui al comma 3, lettera a), a condizione che sia mantenuto il vincolo di destinazione allo svolgimento di attività sociali e sociosanitarie per la medesima durata del vincolo. 5. L'approvazione dei progetti esecutivi, delle varianti, delle perizie suppletive, dei certificati di collaudo ovvero di regolare esecuzione di lavori concernenti le opere di cui al comma 2 spetta alla direzione generale competente in materia. 6. Il mancato rispetto dei vincoli comporta la restituzione dei finanziamenti concessi per la realizzazione delle opere interessate. CAPO VII DISPOSIZIONI CONCERNENTI MODIFICHE ED ABROGAZIONI Art. 26 (Modifiche alla legge regionale 13 febbraio 2003, n. 1 'Riordino della disciplina delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza operanti in Lombardia')(2) 1. Alla l.r. 1/2003 sono apportate le seguenti modifiche: a) al comma 9 dell'articolo 7, dopo il secondo periodo è inserito il seguente: 'Le ASP, nel quadro delle linee guida regionali, possono partecipare a società a capitale misto pubblico e privato o a capitale interamente pubblico per la gestione delle unità d'offerta sociali e sociosanitarie.'; b) dopo il comma 10 dell'articolo 7 è aggiunto il seguente: '10 bis. Per la trasformazione del le ASP in persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro si osservano le disposizioni di cui all'articolo 3 della presente legge. La trasformazione avviene nel rispetto delle tavole di fondazione.'; c) dopo l'articolo 7 è inserito il seguente: "Art. 7 bis (Sistema di classificazione delle ASP) 1. La Giunta regionale, acquisito il parere della competente commissione consiliare, classifica le ASP per classi e categorie, sulla base di oggettivi parametri quali-quantitativi di riferimento che tengono conto in particolare: a) della tipologia della unità d'offerta; b) del numero e della tipologia degli assistiti; c) del numero dei dipendenti in organico e con rapporto convenzionale; d) della consistenza del patrimonio; e) delle entrate annue ordinarie effettive.'. 2. La Giunta regionale, sentito il parere della competente commissione consiliare, può costituire nuove ASP per la gestione di unità d'offerta sociosanitarie di proprietà di aziende sanitarie o comunque da queste gestite, anche nell'ambito di progetti di sperimentazione di nuovi modelli gestionali. 3. Nei confronti delle nuove ASP si applicano, in quanto compatibili con la natura giuridica dell'ente, le norme di cui alla l.r. 1/2003. 4. Il Presidente ed il consiglio di amministrazione sono gli organi delle nuove ASP. Il consiglio di amministrazione è composto da cinque membri, così nominati: a) due amministratori nominati dalla Giunta regionale su proposta dell'assessore competente per materia; b) due amministratori nominati dal comune in cui l'azienda ha la sede legale; c) un amministratore nominato dal consiglio di rappresentanza dei sindaci dell'ASL nel cui ambito l'azienda ha la sede legale. 5. Al personale dipendente all'atto della costituzione della nuova ASP si continua ad applicare il contratto collettivo nazionale di lavoro applicato nei confronti del personale delle aziende sanitarie. Art. 27

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(Modifica alla legge regionale 11 luglio 1997, n. 31 'Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali")(3) 1. All'articolo 6, comma 9bis della l.r 31/1997 al primo periodo sono aggiunte in fine le seguenti parole: 'quale sede istituzionale di partecipazione degli enti locali alle attività regionali di programmazione sanitaria e sociosanitaria e di raccordo tra comuni, province e Regione nella definizione ed attuazione delle relative linee programmatiche'. Art. 28 (Abrogazioni) 1. Sono o restano abrogate le seguenti disposizioni: a) legge regionale 7 gennaio 1986, n. 1 (Riorganizzazione e programmazione dei servizi socio-assistenziali della regione Lombardia)(4); b) legge regionale 26 aprile 1990, n. 25 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 gennaio 1986, n. 1 'Riorganizzazione e programmazione dei servizi socio-assistenziali della regione Lombardia')(5); c) commi 2, 3, 4, lettera b) e 5 dell'articolo 6 e comma 11 dell'articolo 8 della l.r. 31/1997(6); d) comma 9 dell'articolo 4 della legge regionale 12 agosto 1999, n. 15 (Modifiche ed abrogazioni legislative per la realizzazione dei progetti del programma regionale di sviluppo)(7); e) commi 7, 8, 9, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 20, con eccezione della lettera d), 42, 43, 46, 48, 49, 50, 50bis, 53, 55, 57, 58 lettera c), 60, 62, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 75, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91, lettera c) e 93 dell'articolo 4 della legge regionale 5 gennaio 2000, n. 1 (Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del d.lsg. 31 marzo 1998, n. 112 'Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59')(8); f) lettera s) del comma 1 dell'articolo 1 della legge regionale 3 aprile 2001, n. 6 (Modifiche alla legislazione per l'attuazione degli indirizzi contenuti nel documento di programmazione economico-finanziaria regionale – Collegato ordinamentale 2001)(9); g) lettera a) del comma 1 dell'articolo 2 della legge regionale 17 dicembre 2001, n. 26 (Modifiche ed integrazioni a disposizioni legislative a supporto della manovra di finanza regionale)(10); h) lettera h) del comma 1 dell'articolo 3 limitatamente alle parole: 'i requisiti per l'autorizzazione al funzionamento' ; lettera a) del comma 1 dell'articolo 4; comma 2 dell'articolo 11 della legge regionale 14 dicembre 2004, n. 34 (Politiche regionali per i minori)(11); i) lettere a) e b) del comma 1 e comma 2 dell'articolo 8 della legge regionale 1 febbraio 2005, n. 1 (Interventi di semplificazione - Abrogazione di leggi e regolamenti regionali - Legge di semplificazione 2004)(12); j) lettera b) del comma 3 dell'articolo 1 della l.r. 24 febbraio 2006, n. 5 (Disposizioni in materia di servizi alla persona e alla comunità)(13). CAPO VIII NORME TRANSITORIE E FINALI Art. 29 (Osservatorio regionale sulle dipendenze) 1. E' istituito l'osservatorio regionale sulle dipendenze, al fine di conoscere e di monitorare il fenomeno e di misurare l'efficacia delle politiche messe in atto per contrastarlo. 2. La composizione e le modalità di funzionamento dell'osservatorio sono stabilite dalla Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare. Art. 30 (Norme transitorie e finali) 1. Fino alla emanazione dei provvedimenti di attuazione della presente legge, conservano efficacia i provvedimenti emanati per effetto della l.r. 1/1986 e della l.r. 1/2000. 2. Entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge le ASL individuano le strutture di cui all'articolo 11, comma 6, della l.r. 31/1997, come sostituito dall'articolo 9 della presente legge, e di cui all'articolo 13, comma 3. Art. 31 (Clausola valutativa) 1. La Giunta regionale presenta una relazione biennale al Consiglio regionale informandolo sull'attività svolta e sui risultati raggiunti nel promuovere e garantire la piena attuazione della presente legge. Art. 32 (Norma finanziaria)

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1. Alle spese di cui alla presente legge si provvede, per l'esercizio 2008 e seguenti, con le risorse stanziate annualmente nelle relative UPB della funzione obiettivo 5.2 'Welfare della sussidiarietà'. NOTE: 1. Si rinvia alla l.r. 11 luglio 1997, n. 31 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 2. Si rinvia alla l.r. 13 febbraio 2003, n. 1 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 3. Si rinvia alla l.r. 11 luglio 1997, n. 31 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 4. Si rinvia alla l.r. 7 gennaio 1986, n. 1 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 5. Si rinvia alla l.r. 26 aprile 1990, n. 25 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 6. Si rinvia alla l.r. 11 luglio 1997, n. 31 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 7. Si rinvia alla l.r. 12 agosto 1999, n. 15 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 8. Si rinvia alla l.r. 5 gennaio 2000, n. 1 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 9. Si rinvia alla l.r. 3 aprile 2001, n. 6 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 10. Si rinvia alla l.r. 17 dicembre 2001, n. 26 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 11. Si rinvia alla l.r. 14 dicembre 2004, n. 34 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 12. Si rinvia alla l.r. 1 febbraio 2005, n. 1 per il testo coordinato con le presenti modifiche. 13. Si rinvia alla l.r. 24 febbraio 2006, n. 5 per il testo coordinato con le presenti modifiche. Il presente testo non ha valore legale ed ufficiale, che e' dato dalla sola pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia