Il Serrano n.136

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.136 Giugno 2015 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 Per sostenere le vocazioni sacerdotali Laudato si’, l’enciclica dell’ecologia integrale I lavori del CNIS, Vocazioni al centro Un senese al vertice di Serra International Tutto pronto per Fra Serra Santo

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IL SERRANO. Organo dell’Associazione Serra International Italia.

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.136Giugno 2015

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Tutto prontoper Fra Serra Santo

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 136ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

II trim. - giugno 2015 (XXXIX)sommario

In copertina: Il Campidoglio di Washington

Registrato presso il Tribunale di Palermon. 1/2005 del 14 gennaio 2005

Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileMimmo Muolo

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneMaria Luisa Coppola, Presidente del CNISEmanuele Costa, V. Presidente del C.N.I.S.Riccardo Bastianelli, V. Presidente del C.N.I.S.Mario Di Bella, V. Presidente del C.N.I.S.Renato Vadalà, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:

Elisa Petrilli Aurelio VergerMario Cova Maria SilvestriniGiancarlo Callegaro Peppino SavinoLuciano Leone Mauro TangeriniSergio Borrelli Michele Giugliano

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro enon oltre il 30 ottobre 2015.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-drati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.136Giugno 2015

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Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Junipero Serra modello di integrazionedi Delia Wooden Bright

editoriale

® 28 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 35 Lettere al Direttorein dialogo

® 22 Laudato si’, enciclica dell’ecologia integraledi Mimmo Muolo

® 24 Il giubileo delle “prime volte”di Giuseppe Gabriele

® 26 Verso Firenze, le domande del nuovo umanesimoa cura della Redazione

vita della chiesa

® 14 Un senese al vertice di Serra Internationaldi Renato Vadalà

l’intervista

® 4 Con la forza del Vangelodi Papa Francesco

® 6 Fra Serra, l’Apostolo delle Americhedi Vincenzo Criscuolo

® 10 Un Santo che unisce America del Nord e America Latinadi Guzman Carriquiry

® 13 Non c’è misericordia senza amoredi Maria Luisa Coppola

® 16 I lavori del CNIS, Vocazioni al centrodi Viviana Normando

® 18 Il Serra per i giovani, le donne e il futurodi Gabriella Ressa

vita del serra

® 20 Giornata mondiale, il messaggio del Papavocazioni

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editoriale

Negli Stati Uniti, soprattutto sulla costa Ovest, la figura di fraJunipero Serra ci è familiare fin da bambini. Con lui iniziamoa fare la nostra conoscenza alle scuole elementari, quando ci viene

spiegata la storia della California, delle prime missioni, della fondazione dicittà destinate a diventare megalopoli. San Francisco e Los Angeles soprat-tutto. La presenza del suo busto tra quelli dei padri della patria alCampidoglio di Washington lo rende poi vicino a tutti gli statunitensi. Pernoi, dunque, non è stata una grande sorpresa, anche se ne siamo ovvia-mente felici, l’annuncio della sua canonizzazione ad opera di PapaFrancesco. Questo frate francescano, che percorse a piedi miglia e migliapur di predicare il Vangelo in un ambiente largamente inesplorato e poten-zialmente ostile, è dunque una figura importante negli Stati dell’Unione. Lanovità che la decisione di Papa Bergoglio introduce e segnala agli occhi delmondo è piuttosto un’altra. Fra Serra diventa in un certo senso l’emblema diun incontro avvenuto al suo tempo nelle forme e nei modi che conosciamo (eche qualcuno ingiustamente contesta), trasformatosi poi per un lungo periodoin uno scontro (ma senza responsabilità del prossimo santo); e di nuovo quan-to mai attuale ai giorni nostri. L’incontro al quale mi riferisco è quello tra ipopoli del nord e del sud dell’America, tra l’anima latina del Continente equella anglosassone.Francesco con questa canonizzazione vuole dirci in pratica che quelle dueanime, anziché confliggere, dovrebbero trovare sempre più motivo di inte-grazione, di scambio e di arricchimento reciproco, specie alla luce delVangelo che entrambe ha generato. Fra Junipero Serra costituisce da questopunto di vista un modello da seguire anche sul piano socio-politico. Si pensiall’esempio di integrazione da lui promossa rispetto alle popolazioni native.Mentre i primi conquistadores spagnoli combatterono ferocemente contro gliimperi del centro e del sud dell’America, mentre l’espansione da est a ovestdegli Stati Uniti ha prodotto qualcosa che assomiglia a una specie di geno-cidio dei cosiddetti “indiani”, il frate che evangelizzò l’Ovest, considerò ogniuomo, indipendentemente dalla nascita e dal colore della pelle, un figlio diDio e si adoperò non poco per difendere i nativi dalle angherie dei coman-di militari della sua epoca.Proclamandolo santo, il Papa ci invita dunque ad applicare anche nel terzomillennio il suo metodo. Quello di una Chiesa in uscita (le tante miglia per-corse da fra Junipero) che va incontro a tutti con la sola forza del Vangelo.Il fatto poi che nel mondo gruppi di laici si riuniscono nel suo nome per occu-parsi dei sacerdoti non può che rendere più attuale ed universale questa figu-ra di santo e di evangelizzatore.

Junipero Serramodello di integrazione

di Delia Wooden Bright

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Nella moltitudine di missionari che por-

tarono il Vangelo al Nuovo Mondo e altempo stesso difesero gli indigeni contro i

soprusi dei colonizzatori, vi era anche Fra JuníperoSerra; la sua opera di evangelizzazione ci riportaalla memoria dei primi “12 apostoli francescani” chefurono i pionieri della fede cristiana in Messico. Eglifu protagonista di una nuova primavera evangelizza-trice in quelle terre sconfinate che, già da duecentoanni, erano state raggiunte dai missionari provenien-ti dalla Spagna, dalla Florida sino alla California.Molto tempo prima che giungessero i pellegrini diMayflower al litorale nord-atlantico.

La vita e l’esempio di Fra Junípero evidenziano treaspetti: il suo slancio missionario, la sua devozionemariana e la sua testimonianza di santità.

In primo luogo, fu un instancabile missionario.Che cosa portò Fra Junípero ad abbandonare lasua patria, la sua terra, la sua famiglia, la cattedrauniversitaria, la sua comunità francescana aMallorca, per andare verso gli estremi confini dellaterra? Senza dubbio, la passione di annunciare ilVangelo ad gentes, cioè l’impeto del cuore chevuole condividere con i più lontani il dono dell’in-contro con Cristo: il dono che lui stesso aveva dap-prima ricevuto e sperimentato nella sua pienezza diverità e di bellezza. Come Paolo e Barnaba, comei discepoli ad Antiochia e in tutta la Giudea, egli fupieno di gioia e di Spirito Santo nel diffondere laparola del Signore. Un tale zelo ci provoca: è pernoi una grande sfida! Questi discepoli-missionari,che hanno incontrato Gesù, Figlio di Dio, che attra-verso di Lui hanno conosciuto il Padre misericordio-so e, mossi dalla grazia dello Spirito Santo, si sonoproiettati verso tutte le periferie geografiche, socialied esistenziali, per rendere testimonianza alla cari-tà, ci sfidano! A volte ci soffermiamo ad esaminarescrupolosamente i loro pregi e, soprattutto, i lorolimiti e le loro miserie. Mi domando, se oggi siamo

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vita del serra

capaci di rispondere con la stessa generosità e conil medesimo coraggio alla chiamata di Dio, che ciinvita a lasciare tutto per adorarlo, per seguirlo, perritrovarlo nel volto dei poveri, per annunciarlo acoloro che non hanno conosciuto Cristo e, perciò,non si sono sentiti abbracciati dalla sua misericor-dia. La testimonianza di Fra Junípero ci richiama alasciarci coinvolgere, in prima persona, nella mis-sione continentale, che trova le proprie radicinell’“Evangelii gaudium”.

In secondo luogo, Fra Junípero affidò il suo impe-

Fra Junipero visto da Papa Francesco

Con la forza del Vangelo

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che Fra Junípero fondò lungo la costa californiana.Da allora, Nostra Signora di Guadalupe diventò, difatto, la Patrona di tutto il continente americano. Nonè possibile separarla dal cuore del popolo america-no. Ella infatti costituisce la radice comune di questocontinente. Anzi, l’odierna missione continentale siaffida a Colei che è la prima e santa discepola-mis-sionaria, presenza e compagnia, sorgente di confor-to e di speranza. A Colei che è sempre in ascolto percustodire i suoi figli americani.

In terzo luogo, fratelli e sorelle, contempliamo latestimonianza di santità di Fra Junípero – uno deipadri fondatori degli Stati Uniti, santo della cattolici-tà e speciale protettore degli ispanici del Paese –,perché tutto il popolo americano riscopra la propriadignità, consolidando sempre più la propria appar-tenenza a Cristo e alla sua Chiesa.

Nella comunione universale dei santi e, in parti-colare, nella corona dei santi americani, ci accom-pagni Fra Junípero Serra e interceda per noi, insiemea tanti altri santi e sante che si sono distinti con diver-si carismi.

Un impetuoso vento di santità percorra il prossimoGiubileo straordinario della Misericordia in tutte leAmeriche! Fiduciosi nella promessa fatta da Gesù, eche abbiamo ascoltato oggi dal Vangelo, chiediamoa Dio questa particolare effusione dello Spirito Santo.

Chiediamo a Gesù Risorto, Signore della storia,che la vita del nostro continente americano si radichisempre più nel Vangelo che ha ricevuto; che Cristosia sempre più presente nella vita delle persone, dellefamiglie, dei popoli e delle nazioni, per la maggioregloria di Dio.

E che questa gloria si manifesti nella cultura dellavita, nella fratellanza, nella solidarietà, nella pace enella giustizia, con fattivo amore preferenziale per ipiù poveri, attraverso la testimonianza dei cristianidelle diverse comunità e confessioni, dei credenti dialtre tradizioni religiose e degli uomini di rettacoscienza e di buona volontà. O Signore Gesù, noisiamo soltanto i tuoi discepoli-missionari, i tuoi umilicooperatori perché venga il tuo Regno!

Portando questa invocazione nel cuore, chiedol’intercessione di Nostra Signora di Guadalupe, eanche quella di Fra Junípero e degli altri santi e santeamericani, perché mi conducano e mi guidino neimiei prossimi viaggi apostolici nel Sud America e nelNord America. Per questo chiedo a tutti voi di conti-nuare a pregare per me. Amen.

gno missionario alla Santissima Vergine Maria.Sappiamo che prima di partire per la California volleandare a consegnare la sua vita a Nostra Signora diGuadalupe, e a chiederle, per la missione che stavaper intraprendere, la grazia di aprire il cuore deicolonizzatori e degli indigeni. In questa implorazionepossiamo ancora vedere questo umile frate inginoc-chiato davanti alla “Madre del mismísimo Dios”, la“Morenita”, che portò il suo Figlio al Nuovo Mondo.L’immagine di Nostra Signora di Guadalupe era pre-sente – o almeno lo è stata – nelle ventuno missioni

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vita del serra

Pubblichiamo qui di seguito ampi stralci dell’omelia che il Papaha tenuto nel corso della Messa in occasione della Giornata diriflessione promossa il 2 maggio scorso dalla PontificiaCommissione per l’America Latina e dal Pontificio CollegioAmericano del Nord, con il patrocinio dell’Arcidiocesi di LosAngeles, sul tema: Fra Junípero Serra, apostolo della California,testimone di santità. Ne emerge un interessante ritratto sapien-ziale del prossimo Santo cui è intitolato il nostro Club

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mata la composizione della presente Positio supercanonitatione del Beato Junipero Serra. Essa sarà traqualche giorno sottoposta allo studio e alla valuta-zione della Sessione Ordinaria degli EminentissimiCardinali ed Eccellentissimi Vescovi, Membri delDicastero dei Santi, il cui giudizio costituirà unabuona base e un sereno contributo per la prossimacanonizzazione.

Breve profilo biografico

Miquel Josep Serra, più noto con il nome religio-so di Junipero Serra, nacque a Petra, nell’isola diMaiorca, il 24 novembre 1713. Sentendosi chia-mato alla vita religiosa, il 14 settembre 1730 vestil’abito dei Frati Minori nel convento di Santa Mariadegli Angeli, e l’anno seguente, il 15 settembre,emise la professione religiosa. Dal 1731 al 1737compi gli studi di filosofia e di teologia nel conven-to San Francesco di Palma di Maiorca, ove fuanche ordinato sacerdote nel dicembre 1737.Dopo aver conseguito il dottorato in teologia, inse-gnò nell’Università Lulliana di Palma dal 1740 al1749. La vocazione missionaria, maturata in questianni di insegnamento, trovò piena attuazione dopoun colloquio con il suo confratello e discepoloFrancesco Palòu. Insieme si imbarcarono il 13 apri-le 1749: da Maiorca raggiunsero prima Malaga,poi Cadice, quindi le Isole Canarie, da dove fece-ro rotta per il Nuovo Mondo. Il 18 ottobre 1749 la

Il mio compito è presentare la Positio superCanonitatione del Beato Junipero Serra.Nelle linee generali una Positio è un volume par-

ticolare finalizzato a presentare e a risolvere dubbispecifici nell’ambito della Congregazione delleCause dei Santi, dubbi che possono fare riferimentoalla pratica delle virtù, al martirio, ai miracoli, al cultoimmemorabile, al titolo di dottore della chiesa, allabeatificazione o, come nel nostro caso, alla cano-nizzazione.

Lo scorso 15 gennaio 2015, durante il volo daColombo in Sri Lanka verso Malina, Papa Francescotenne il suo usuale colloquio con i giornalisti. Allaprima domanda, rivoltagli da Padre FedericoLombardi, Direttore di questa Sala Stampa, sul signi-ficato della appena compiuta canonizzazione di SanGiuseppe Vaz, il Santo Padre rispose che essa rien-trava nell’ambito delle canonizzazioni straordinarie oequipollenti: di esse forniva i principali criteri che giu-stificavano tali procedure particolari, elencando tral’altro alcuni esempi precedenti, da Lui stesso pro-mossi e approvati, riguardanti specificamente Angelada Foligno, Pietro Favre, François de Laval, Mariadell’Incarnazione e José de Anchieta. Alla fine PapaFrancesco comunicava: “E adesso, a settembre, Deomediante, farò la canonizzazione di Junipero Serra,negli Stati Uniti, perché è stato l’evangelizzatoredegli Stati Uniti” (L’Osservatore Romano, 17 gennaio2015, p. 5).

Quando il Santo Padre pronunziava queste paro-le, era già da alcuni mesi in corso e ormai quasi ulti-

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vita del serra

Fra Serra,l’Apostolo delle Americhe

di Vincenzo Criscuolo

Pubblichiamo qui di seguito il testo del discorso tenuto a Roma, nella Sala Stampa Vaticana dal cap-

puccino Vincenzo Criscuolo, Relatore Generale della Congregazione delle Cause dei Santi, in merito alla

positio per la canonizzazione di fra Junipero Serra, che si svolgerà nel pomeriggio di mercoledì 23 set-

tembre 2015, sulla spianata davanti al National Shrine a Washington, durante la Messa presieduta dal

Papa. Un intervento che offriamo ai nostri lettori e che permette di accostarsi alla figura del prossimo

santo con uno sguardo approfondito e sintetico al tempo stesso.

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il catechismo, preoccupandosi della loro formazionecristiana e umana, quest’ultima garantita anche dal-l’apprendimento di nuove forme di lavoro artigianalee agricolo. Nel 1758 fu richiamato a Città delMessico, ove rimase fino al 1768, svolgendovi ilcompito di maestro dei novizi e di predicatore di mis-sioni popolari.

Essendosi nel frattempo verificata l’espulsione deiGesuiti dalla madrepatria e da tutti i territori di mis-sione spagnola, sintomatica di una piú generaleavversione nei confronti della vita religiosa nelperiodo dell’illuminismo, i Francescani furono chia-mati a sostituirli nelle missioni della BassaCalifornia, dove essi si erano impiantati per primi.Padre Junipero fu nominato superiore della Bassa edell’Alta California, ove fu attivo dal 1769 allamorte, svolgendovi una intensa attività apostolica,fondando numerose missioni e difendendo la digni-tà e i diritti dei nativi, non sempre rispettati daigovernatori locali, dai coloni e dai soldati spagno-li. In molti casi dovette affrontare e superare nume-rose tensioni giurisdizionali da parte di alcunigovernatori, ma trovò anche in qualche viceré — inparticolare in Don Antonio Maria de Bucareli yUrsúa — piena comprensione e immediate rispostealle sue richieste a favore dei nativi. Vale la penasolo enumerare le nove missioni, situate sul percor-so del Camino Real, fondate da Padre Serra dal1769 al 1782, tuttora attive e alcune delle qualialla base di attuali metropoli: si tratta di San Diego(16 luglio 1769), San Carlos Borromeo diMonterey (3 giugno 1770), San Antonio (14 luglio1771), San Gabriel poi confluita nella metropoli diLos Angeles (8 settembre 1771), San Luis Obispo(1 settembre 1772), San Francisco (1 agosto1776), San Juan Capistrano (1 novembre 1776),Santa Clara (7 gennaio 1777), e SanBuenaventura (31 marzo 1782). Nel 1782 si ritirò,ormai stanco e malato, nella missione di San CarlosBorromeo al Carmel di Monterey e ivi morì il 28agosto 1784, munito dei conforti religiosi. Fu sepol-to nella chiesa della missione.

Storia della Causa

La Causa di Beatificazione di Padre Junipero Serrainiziò circa 150 anni dopo la morte. Essa fu ostaco-lata nei primi tempi dai fermenti di indipendenza delMessico nei riguardi della Spagna, indipendenza

nave, significativamente chiamata Nuestra Senorade Guadalupe, gettò l’àncora a San Juan de PortoRico e il 7 dicembre successivo approdò a Veracruznel Messico, allora chiamato Nueva Espafia, dadove raggiunse a piedi Città del Messico il 1 gen-naio 1750. Qui fu accolto nel convento di SanFernardo, vero colleggio apostolico di formazionemissionaria e centro organizzativo delle missioninella Nuova Spagna.

Dopo cinque mesi di preparazione, fu destinatocome presidente delle missioni della Sierra Gorda, aNord di Città del Messico: qui si dedicò per ottoanni all’evangelizzazione dei Pames, predicando nelloro linguaggio, traducendo le preghiere ordinarie e

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vita del serra

Padre Criscuolo mostra la Positio per la canonizzazione del Beatro Junipero Serra

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Canonizzazione, il cui primo passo é costituito inmodo ufficiale proprio dalla composizione di questaPositio super Canonitatione.

Contenutodella “Positio super Canonitatione”

La presente Positio super canonizatione del BeatoJunipero Serra risulta articolata fondamentalmente inquattro sezioni.

La prima sezione é costituita dall’Introduzionegenerale, in cui si presenta un breve profilo biografi-co del Beato, si tratteggia la storia della Causa, sipassano in rassegna le motivazioni che rendonoauspicabile la sua canonizzazione, mostrando come

conseguita nel 1821 e riconosciuta nel 1836.Seguirono in Messico governi di forte ispirazione libe-rale e massonica, durante i quali era impensabile unprocesso di beatificazione. Questo poté concretizzar-si solo nel 1943, quando il vescovo di Monterey-Fresno, Mons. Philip George Scher, nominò unaCommissione Storica per la raccolta di scritti e docu-menti riguardanti la vita e l’attività di Junipero Serra.Sei anni dopo fu celebrata l’Inchiesta diocesana, chefu ultimata il 27 giugno 1949. La stampa della Positioper la beatificazione fu terminata nel 1981. Dopo leconsuete procedure per l’esame e l’approvazionedella Positio e del miracolo, si pervenne alla beatifi-cazione di Padre Junipero, che ebbe luogo in PiazzaSan Pietro il 25 settembre 1988.

Negli anni successivi non sono mancate varierichieste per la canonizzazione di padre Serra. Oltrea un continuo incremento della devozione e del cultoverso di lui, sempre accompagnato da una crescentefama di miracoli e di segni ascritti alla sua interces-sione. Sono state inoltrate recentemente varie letterepostulatorie al Santo Padre; tra le altre va segnalataquella di Padre Michael A. Perry, ministro generaledei Frati Minori, il quale scriveva che l’armonia tra vitaattiva e contemplativa fa di Junipero Serra un religio-so perfetto, un modello sempre attuale di vita aposto-lica, un pioniere di civilizzazione e di evangelizza-zione con la fondazione di numerose missioni inMessico e in California, e concludeva affermandoche la canonizzazione di Padre Serra metteva in evi-denza “l’opera benefica della Chiesa attraverso l’a-postolato missionario” e costituiva “un nuovo impulsoall’esercizio delle virtù cristiane [...], al risveglio sacer-dotale e religioso, specialmente nel clero e nei reli-giosi impegnati nell’evangelizzazione”. Il vescovo diMaiorca Javier Salinas Virials nella sua lettera postu-latoria riconosceva il “miracolo morale che il Signoreconcesse alla sua dedizione missionaria” e auspicavacon la sua canonizzazione un “abbondante fruttoapostolico a tutta la Chiesa, in modo particolare alladiocesi di Maiorca e alle diocesi di America in questimomenti nei quali urge la testimonianza missionaria ditutti i cristiani”. Nello stesso spirito il vescovo diOrange in California Kevin W. Vann attestava che éancora vivo nell’animo dei nativi l’ardore apostolicodel missionario francescano, che ha reso le missionida lui fondate centri dinamici di vita cristiana.

Il Santo Padre Papa Francesco ha accolto talirichieste, e ha concesso alla Congregazione delleCause dei Santi di dar seguito alle procedure per la

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Summarium documentorum, che è suddiviso in tre parti.La prima parte, di carattere storico, presenta l’epistola-rio completo del Beato: si tratta di 191 lettere, la mag-gior parte delle quali scritte dall’Alta California, che met-tono in evidenza l’ampiezza del suo apostolato missio-nario, la sua azione pastorale nel contesto del suotempo, l’intrepida difesa dei diritti dei nativi, la volontàdi arginare la crescente secolarizzazione delle missionida parte delle autorità civili, la dimensione della comu-nione fraterna, la carità sconfinata nei confronti deipoveri, la speranza inesausta nella Provvidenza, l’eroi-ca sopportazione delle sofferenze materiali e morali.

La quarta sezione della Positio contiene laBiographia del Beato. Tale biografia, come chiariscel’introduzione storiografica, si basa su un’investiga-zione archivistica esaustiva e su una produzionebibliografica molto ampia. Oltre a tratteggiare lelinee biografiche del Beato, si chiariscono definitiva-mente anche interpretazioni storiografiche non sem-pre condivisibili circa la figura del Beato e soprattut-to sulla sua attività missionaria, sovente esposta ainterpretazioni pregiudiziali.

Conclusione

La Positio super canonitatione del Beato JuniperoSerra fa emergere chiaramente la figura e la statura diun grande apostolo delle Americhe nei suoi fonda-mentali connotati spirituali e pastorali, descrive l’attua-lità della fama di santità e di segni, prospetta e delineacon solide prove l’ampiezza del culto, l’importanzapastorale dell’auspicata canonizzazione, specialmentein relazione alle sfide della nuova evangelizzazione.

la sua testimonianza sia di grande attualità per laChiesa e la società del nostro tempo, specialmentesul versante della nuova evangelizzazione.Seguel’Informatio super canonizatione, suddivisa in tredistinti capitoli. Il primo capitolo riguarda la santità divita del Beato. Il secondo capitolo si sofferma sullafama di santità e sull’attualità del Beato, sottolinean-do in particolare la consonanza della sua testimo-nianza di vita con il tema della nuova evangelizza-zione, emergente soprattutto dal Magistero di PapaFrancesco. L’ultimo capitolo dell’Informatio è dedica-to alla fama di miracoli e segni: in esso si sottolineacome il Beato sia costantemente invocato dai fedelie come molti attribuiscono grazie e favori materiali espirituali alla sua intercessione.

La terza sezione della Positio è costituita dal

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Emissione filatelica USA

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Questa ondata di esplorazioni, di insediamenti edi prima evangelizzazione visse un tempo di assesta-mento nel XVII secolo, ma fece segnare una forte ripre-sa dalla fine di questo secolo e durante il successivograzie alle missioni della Compagnia di Gesù — siconoscono le formidabili “riduzioni” del Paraguay mapochissimo sulle opere in California -. Dopo l’iniquaespulsione dei gesuiti da tutti i territori degli Imperi spa-gnolo e portoghese, furono i francescani a fondare lemissioni nella California, dove fu ammirevole l’azionedi Fra Junipero, tutta al servizio di Dio e di suoi figli,gli indios, abbracciati dalla carità evangelica.

Dai 70.000 nativi americani che abitavano nellaCalifornia, furono circa 7.000 che accorsero libera-mente a vivere nelle missioni francescane. Fra Juniperofu per loro un grande padre e protettore, difese semprela dignità umana degli indigeni e perciò entrò in duriconflitti con tutti i comandanti militari spagnoli dellaregione. Portò loro il Vangelo, cioè la più sublime auto-coscienza di essere creature di Dio, a loro immaginee somiglianza, chiamate, per la catechesi e il battesi-mo, a essere figli di Dio. Li chiamò “figli” e sempre siprese cura di loro come tali. Imparò anche la loro lin-gua “pame” e la usò correntemente. Li istruì anche nelle

Molto prima dell’ar-

rivo dei pellegrini

della nave Mayflo-

wer e della fondazione

delle 13 colonie del litorale

atlantico, c’è una lunga storiadi presenza ispanica, cattolicae missionaria negli Stati Uniti,che trova il suo primo momento nella fondazione diSan Agustín, nella Florida, nel 1565, il municipio dioccupazione continua più antico degli Stati Uniti.Essa si sviluppa dalla Florida e dalla Louisiana, e poidal Golfo di Messico, dal Texas e Santa Fe, sino allitorale Pacifico. “Disgraziatamente - scriveva ilPresidente John Kennedy, Io stesso delle leggi civilicontro l’apartheid, allora ancora in vigore in diversiStati dell’Unione — sono troppi gli americani che cre-dono che l’America fu scoperta nel 1620 (...) edimenticano la formidabile avventura che ebbe luogodurante il XVI secolo ed inizi del XVII nel Sud e nelSudest degli Stati Uniti”.

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di Guzman Carriquiry

Un Santo

che unisce

America

del Nord

e America Latina

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re per l’egemonia europea e mondiale!) spieganoquel misconoscimento. E quanto sono ancora radica-ti questi pregiudizi anti-ispanici e anticattolici comechiavi di lettura della realtà!

La frontiera come mito statunitense, costruito sullabase degli influenti lavori dello storico FrederickJackson Turner e popolarizzato per mezzo del“western”, non ha mai avuto una simile controparti-ta narrativa da parte degli ispanici nei territori delNord del Messico. Nei suoi testi del 1920, pubbli-cati sotto il titolo, “The Frontier in American History”,Turner, dette una netta tendenza anglo-centrica e tra-smise l’idea quasi esclusiva di una espansione deglistatunitensi in un Ovest vergine, spopolato e sel-vaggio: l’incontro tra la savagery e la civiltà. Si trat-ta di una immagine che deve essere corretta peradeguarla alla realtà storica. Infatti, gli ispanici nonsi limitarono a scoprire ed esplorare quasi tutto il ter-ritorio degli Stati Uniti, ma ne mantennero una pre-senza continua e prolungata, che in regioni comeCalifornia, Nuovo Messico, Texas, Louisiana,Florida ed altre ancora, hanno lasciato una profon-da traccia culturale, come è possibile constataredalla toponomastica delle città e dalla geografia,ma anche dall’architettura popolare, dall’urbanisti-ca e dalla trasformazione del paesaggio urbano

coltivazioni agricole, nell’industria e nelle varie tecni-che artigianali. Quale differenza in confronto con l’e-spansione delle 13 colonie dell’Atlantico, dove preva-leva il proverbio “non c’è indio buono se non morto”(“the only good indian is a dead indian”).

L’eliminazione di tutti gli Ordini religiosidell’Impero messicano nel 1822 provocò una seco-larizzazione e la graduale rovina dei villaggi missio-nari e un grave danno per gli indigeni, ma il colpodi grazia fu dato loro dalla conquista dell’Ovest sinoalla corsa dell’oro verso la California. Gli indianivennero spostati verso terre improduttive, emarginati,perseguitati e disprezzati.

Le gesta missionarie di Fra Junipero sono contem-poranee al processo di unificazione delle 13 colo-nie, alla loro Dichiarazione dell’Indipendenza e allaCostituzione degli Stati Uniti di America. Qui biso-gna dire che ridurre la storia della fondazione degliStati Uniti all’avvento, alla crescita, all’unificazione eall’espansione delle 13 colonie del litorale atlanticoè, senza dubbio, parziale e, in certo senso, ideolo-gico. Essa è soltanto una parte, una parte moltoimportante e anche bella, di una storia che meritaessere raccontata in modo completo, in tutti i suoi fat-tori. Senza dubbio, i pregiudizi anticattolici (in tempidi guerre di religioni!) e anti-ispanici (in tempi di guer-

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con l’introduzione dell’allevamento estensivo, oltreche dalla lingua e dalla tradizione cattolica. Ma sipreferì seppellire tutto ciò dopo che enormi territorimessicani passarono al dominio degli Stati Uniti.

Il ricupero di questa memoria ispanica e cattolicadentro una visione più completa delle origini degliStati Uniti arricchisce la storia, si riverbera anche sul-l’odierna vita della nazione. Aiuta anche a romperemuri di separazione tra ciò che è “anglo” e ciò che èispanico”, tra la tradizione protestante e quella catto-lica, tra gli Stati Uniti e l’America Latina. Proietta, inol-tre, una maggiore comunione tra le Chiese e unamaggiore solidarietà tra le nazioni di tutto il continen-te. E permette a tanti milioni di ispanici che vivononegli Stati Uniti di liberarsi di una mentalità che li fasentire quasi stranieri o comunque al margine nellasocietà nord-americana, appena tollerati e spesso di-scriminati e perseguitati. Essi invece potranno ricono-scersi in linea di continuità con tutti gli ispanici chedurante i secoli popolarono enormi regioni del sud-ovest, del centro e dell’est degli attuali Stati Uniti. Loro

possono veramente affermare “We are americans”,senza perciò dover abbandonare le loro migliori tra-dizioni culturali e religiose. La loro realtà richiede unaseria, profonda, ragionevole ed equa riforma dellemigrazioni e rispetto dei diritti dei migranti e delle lorofamiglie. Il grave errore di pensatori, come SamuelHuntington, è l’identificazione dell’identità nord -americana con ciò che è anglo-protestante.

Per tutta la Chiesa negli Stati Uniti e in particolareper le diocesi di San Diego, Los Angeles, Monterreye San Francisco, la testimonianza di santità e l’esem-pio missionario di Fra Junipero Serra comporta un’ac-cresciuta responsabilità nell’evangelizzazione degliispanici. Infatti, diverse ricerche demoscopichemostrano che si assiste a una diminuzione della per-centuale di cattolici tra gli ispanici negli Stati Uniti,soprattutto per gli ispanici di recente immigrazione,sotto l’impatto della secolarizzazione e della caldaaccoglienza delle comunità evangeliche.

La Chiesa cattolica negli Stati Uniti deve pren-dere più profonda coscienza che tra circa 5 anni lapopolazione di origine ispanica costituirà la metàdella popolazione cattolica nel Paese. Con essa èil destino stesso della cattolicità nord-americana adessere in gioco. Le gesta missionarie di Fra JuniperoSerra insegnano che non può mancare oggi unagrave responsabilità di tutta la Chiesa cattolicanegli Stati Uniti per una nuova evangelizzazionedegli ispanici. Non mancherà per questo impegnol’intercessione di Nostra Signora di Guadalupe eanche di Fra Junipero.

Egli, infatti, sarà il primo santo ispanico negli StatiUniti. Forse non percepiamo nella corona di santi dellastoria del Paese l’espressione delle correnti migratorieche lo hanno edificato, delle virtù e delle opere deiloro uomini e donne migliori e anche della cattolicitàdella Chiesa? Non è forse questo il carattere provvi-denziale di cui è insignita l’America? In questo avveni-mento cattolico si realizza già come realtà presente ecome promessa di compimento il lemma che è nellafondazione stessa degli Stati Uniti: E pluribus unum. Siè detto che la Chiesa cattolica negli Stati Uniti è “unmicrocosmo globale” che riflette l’estrema eterogeneitàdelle componenti del mondo intero e dello stessoPaese, in quanto provenienti di diverse ondate di immi-grazione, cittadini di una stessa democrazia e poten-za globale. Allo stesso tempo essa è portatrice di unavvenimento di unità, di un impeto di cattolicità, di unaforza di salvezza in cui sono in gioco il destino dellaNazione e la sua proiezione globale.Statua di Fra Serra nella Missione S. Carlo

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sione della Madonna che ha avuto tra le sue bracciala Misericordia di Dio fatta uomo (PapaFrancesco, Angelus del 14 marzo 2013).

Sperimentando il perdono di Dio e perdonandosempre diventiamo certi che la Sua potenza è piùgrande della nostra debolezza. Certi del “Dio connoi”. Solo da questa certezza può venire la gioia,solo dalla certezza del “Dio con noi” può venire lagioia. Dobbiamo domandarci se siamo semprecoscienti che noi viviamo per la misericordia di Dio,che ci dà vita, libertà, amore, speranza, perdono eogni grazia. La misericordia di Cristo tramite lorocontinua ad essere dono della vita. In questo spiritodi umiltà, non dimentichiamo di pregare il “Santoevangelizzatore” Junipero Serra perché con Amoreguidi i nostri passi nel diffondere la Bellezza dellasua opera missionaria.

Nell’approssimarsi del tempo in cui si sti-

lano i temi da svolgere nell’anno socia-

le 2015/2016 sottopongo all’attenzione deiserrani le linee guida cui fare riferimento.

“Non c’è misericordia senza Amore: esempi di carità”

Nel Giubileo straordinario della Misericordiaindetto da Papa Francesco, rifletteremo sul nostroessere cristiani, sulla verità del nostro stare al mondo,se come “canne al vento” o come “viandanti dell’og-gi nel progetto di Dio”. Gli esempi di carità sononumerosi, basti pensare alla grande disponibilitàdegli operatori delle comunità che praticano leopere di misericordia ogni giorno, nell’aiuto dei piùbisognosi.

La misericordia come vocazione:

San Tommaso, toccando l’uomo e riconoscendoDio “Signor mio e Dio mio”, credette e fu conferma-to con gli altri Apostoli nella vocazione di annuncia-re il Vangelo di misericordia :“Come il Padre hamandato me, io mando voi”. Da questo momento il“vento” di Dio portò i discepoli sino agli estremi con-fini della terra e... fino al martirio. Come in unanuova creazione, lo Spirito del Risorto fa capaci idiscepoli di qualcosa d’inaudito: perdonare i pecca-ti. Vanno a tutti perché gli uomini e le donne, sottotutti i cieli, hanno bisogno proprio di questo: miseri-cordia e perdono.

La nostra vocazione, come quella di Tommaso edegli altri Apostoli, è di annunciare il Vangelo diMisericordia, di raccontare la misericordia di DioPadre; tutti, laici e sacerdoti siamo chiamati ad esse-re lievito di misericordia.

Come ci invita Papa Francesco “impariamo adessere misericordiosi con tutti. Invochiamo l’interces-

Non c’e misericordiasenza amore

di Maria Luisa Coppola

La presidente Maria Luisa Coppola

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intervista

Come avviene l’elezione del Presidente Internazio-nale?

Il processo di investitura parte da lontano: il pre-scelto deve essere un cattolico praticante, credere fer-mamente nel movimento serrano ed essere disponibi-le al servizio; si aggiunga la conoscenza della linguaInglese e la disponibilità ad intraprendere viaggiverso i cinque continenti anche a proprie spese.

Personalmente, da semplice serrano ho iniziato afrequentare le convention internazionali da moltotempo: Glasgow, Toronto, Spokane e Agua deLindoja, in seguito sono stato chiamato comeTrustee alla Convention di Ottawa e di RhodeIsland dove mi è stata proposta la Vice Presidenza;con questo incarico ho continuato la partecipazio-ne alle Conventions di Palma di Maiorca eSacramento.

A tutti i membri del Board viene chiesta la parte-cipazione alle riunioni programmate in gennaio, sem-pre negli Stati Uniti ed a settembre in Vaticano.

A gennaio, in contemporanea con il Board, siriunisce la Commissione Nomine che seleziona per l’anno in corso il Presidente Eletto, i quattro VicePresidenti e i diciannove Trustees scelti tra quelli indi-cati dai Club Internazionali.

La Commissione intervista tutti i presenti del Board,chiede loro la disponibilità ad accettare ogni incari-co che la Commissione stessa proporrà all’

Un senese al verticedi Serra InternationalHo incontrato Dante Vannini, serrano del Club di Siena, recentemente proposto dallaCommissione nomine Internazionale come nuovo Presidente di Serra International a decorre-re dal I luglio 2016 alla Convention di St. Louis; gli ho posto alcune domande per conoscere lastruttura e le attività del Board di Serra International.Ricordiamo che Dante Vannini è il quarto italiano chiamato ad essere Presidente internaziona-le a conferma della stima e del prestigio dell’Italia nel mondo serrano e della valenza della inter-nazionalità del Serra che garantisce un coacervo di esperienze positive nella realizzazione deifini statutari e della evangelizzazione della società in cui viviamo.

di Renato Vadalà

Assemblea della Convention successiva. Il PresidenteEletto è selezionato tra i quattro Vice Presidenti.

Quali compiti assume il Presidente nel suo incaricoannuale?

1. Ha la responsabilità civile e penale di SerraInternational.

2. Propone i programmi, le azioni e gli indirizzi diSerra International.

3. Unitamente al Direttore Esecutivo stabilisce l’a-genda delle riunioni.

4. Presiede e modera le riunioni del Board, nor-malmente quattro ogni anno, più le video-riunionimensili del Comitato Esecutivo.

5. Firma la Charter dei nuovi Club.6. Visita, nei limiti della disponibilità di tempo, le

varie organizzazioni nazionali.

Visitando già da anni molte realtà internazionali,quali differenze hai riscontrato nel vivere la missioneserrana?

Premetto che come Dirigente d’ Azienda di unamultinazionale nei molti anni della mia attività lavo-rativa ho avuto modo di dovermi confrontare conrealtà internazionali le più disparate. Oggi con unanuova veste mi trovo ad affrontare culture diverse:dalla orientale contemplativa e spirituale alla africa-

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gato le loro pretese di conquistatori, e contrariamen-te ad altri ben noti…., non hanno permesso la schia-vitù. Ultima osservazione: oggi la California è unodegli Stati più ricchi del mondo; forse il merito vaanche a chi ha dato inizio allo sviluppo.

La scelta del Papa di santificare un ispanico interra anglosassone, oltre ad un riconoscimento dell’opera missionaria di Frate Serra, rappresenta unaopportunità anche politica per la divulgazione delcattolicesimo ed il richiamo ad uno stile di vita piùconsono ai tempi di oggi, con un invito ad interes-sarsi dei meno abbienti, che, anche in America, non-ostante il benessere, sono presenti in numero cre-scente.

La prossima riunione internazionale si svolgerà aMelbourne, in Australia: Quali sono gli argomenti didiscussione e quali prospettive per il Serra nelmondo?

La scelta di Melbourne è stata fatta per premiarequel continente per il forte sviluppo che il Serra starealizzando in una parte del modo distante anni lucedalla California ma in simbiosi con la missione serra-na che rappresenta una grossa fonte di aggregazio-ne tra i cattolici del continente australe, NuovaZelanda compresa.

Per Melbourne, nonostante la distanza, laConvention ha già un folto numero di iscritti che indi-cano la vitalità del Serra a livello internazionale.

Importanza di un organismo centrale di coordina-mento

Come ogni Club service, anche il Serra ha un uffi-cio centrale di coordinamento (con USAC eFondazione Internazionale) con la funzione di amal-gamare le varie realtà nazionali; ovviamente questafunzione deve essere svolta a tempo pieno da tre per-sone professionalmente preparate, dotate di strumen-ti idonei allo svolgimento del lavoro affidato. Il tuttoha un costo che ogni organizzazione nazionale, inrapporto al numero di iscritti deve sostenere.

Infine non dimentichiamo la nostra missione di ser-rani, impegnati a seguire i precetti della ChiesaCattolica e gli scopi statutari di Serra International, inparticolare sostenere ed assistere i Seminaristi, iSacerdoti ed i Consacrati nel loro servizio a Dio edai fratelli.

na in parte legata a riti tribali, l’occidentale pragma-tica e secolarizzata e la latino-americana allegra espensierata; non è facile combinare il tutto sullo stes-so livello. Nel caso delle multinazionali si tratta con idipendenti che talvolta sono obbligati ad accettaresituazioni non sempre condivise; nel Serra, compostoda volontari, il coordinamento si complica ma, nellostesso tempo, è facilitato dalla fede che ognuno haindipendentemente dalla cultura nella quale vive.

Attualmente in quali continenti è presente il SerraInternational?

Il Serra International è presente nei cinque conti-nenti con 730 Club di questi il 42 % negli Stati Uniti,30 % Brasile, 9 % Italia, il resto con percentuali diver-se in altri paesi. Il trend attuale vede una stasi inAmerica del nord ed in Europa, e in crescita inBrasile, Tailandia Australia e Nuova Zelanda.

Quale significato assume la santificazione di JuniperoSerra in America del nord, dove la presenza dei cat-tolici è minoranza?

Per i cattolici rappresenta una grande opportunitàper divulgare la figura di Junipero e di conseguenzala conoscenza del Serra International. Purtroppo esi-ste una fronda che giudica inopportuno elevare aglialtari un missionario che, unitamente ai conquistatorispagnoli, ha “ soggiogato” gli indigeni. Come serra-ni siamo impegnati a dimostrare che è grazie a fraJunipero se gli indigeni si sono civilizzati e alfabetiz-zati; è stato grazie a Lui se gli spagnoli hanno miti-

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intervista

Dante Vannini, al centro, con alcuni componenti il Board

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dalla Commissione del Cnis preposta alla Liturgiaguidata da Salvatore Pignata, il CardinaleBeniamino Stella, cosi si è espresso:

“Partiamo dal Vangelo di oggi – ha detto SuaEminenza il Cardinale Beniamino Stella. Dal Vangelosecondo Giovanni (7, 37-39). Questo grido di Gesùche dice chi ha sete venga a me e dal grembo diquesto credente nasceranno fiumi di acqua viva. LoSpirito Santo è la sorgente della Grazia dove andia-mo a bere. Ognuno di noi sa cosa significa averesete e quanto ci appaga nella vita l’acqua fresca checi viene offerta, quanto ci sentiamo rincuorati, ani-mati. Siamo invitati ad andare a bere alla sorgenteche è lo Spirito nella vigilia della Pentecoste, la festadello Spirito Santo. Questa acqua che cosa è nellanostra vita? È lo Spirito santo che ristora. Lo SpiritoSanto è una sorgente interiore che fa gridare alPadre; è questo desiderio interiore che noi sentiamopercependo di avere un Padre, di avere un Dio. Tuttilo sentiamo anche in occasioni di confusione o dram-

Le giornate del Consiglio Nazionale

Italiano svoltesi nel complesso del

Santuario del Divino Amore a Roma, dal

22 al 24 maggio 2015, sono state scandite damomenti intensi di confronto, arricchimento e “nutri-mento dell’anima”.

Dalle impegnative giornate di lavoro del Cnis allostraordinario e semplice incontro con Suor MariaBeretti Superiora Generale delle Suore Apostolinealla tavola rotonda con le autrici del libro“Tenacemente donne”, Alessandra Buzzetti eCristiana Caricato, vincitrici del Premio serranoPenna dello Spirito, alla preziosa testimonianza divita del cantante Roberto Bignoli, all’XI Edizione delConcorso Scolastico del Serra Italia, ove insieme aitantissimi ragazzi delle scuole d’Italia, si è potutoriflettere, grazie ai loro pensieri ed elaborati, sul tema“Uomo dove sei?”.

Nell’avvicendamento di ogni istante, bello, pro-fondo, denso di significato e di valore, si è vissuta apieno la centralità dell’uomo, dell’essere serranonella consapevolezza che il presente e il futuro deb-bano essere un tutt’uno per la diffusione della culturaserrana e vocazionale fin dalle scuole e per miglio-rare insieme, in una rete sana, guardando e andan-do sempre avanti.

La Prof.ssa Maria Luisa Coppola, Presidente diSerra International Italia, fin dall’inizio del suo man-dato ci ha tenuto moltissimo al fatto che l’attuale mis-sion serrana fosse riposta nelle stesse mani dellaMadonna del Divino Amore.

E a ribadirlo, nella seconda giornata del Cnis, nelgiorno della Pentecoste, in occasione della SantaMessa è stato proprio il Cardinale Beniamino StellaPrefetto della Congregazione per il Clero nel nuovoSantuario, dove ha affidato a Maria Santissima ilcarisma serrano al servizio delle vocazioni.

Nella omelia della Celebrazione Liturgica, curata

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I lavori del CNIS,Vocazioni al centro

di Viviana Normando

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matiche: guardiamo in cielo per dire ‘Padre dovesei?’ e lo Spirito Santo è stato posto nel nostro cuoreper farci implorare Dio. Nel cuore abbiamo questoprofondo desiderio di invocare il Padre e sentirecome ci sostiene e ci conforta, come ci dà luceanche nelle giornate tristi. È uno Spirito che si fa invo-care, che da’ consolazione che accompagna, para-clito, come colui che assiste, che suggerisce, checonsola, questo è lo Spirito Santo nella vita del cri-stiano è luce ed è paraclito, ci da’ speranza”.

“La speranza – ha proseguito Sua EminenzaBeniamino Stella – è stata posta nel nostro cuorecome Spirito di sollievo e ci purifica dalle tante nostremiserie, dai peccati capitali della nostra vita comel’orgoglio e l’egoismo interiore. Da queste forti edolorose malattie spirituali ritroviamo lo Spirito Santo.Il Vangelo della Pentecoste è lo Spirito Santo cheinvade il cenacolo degli apostoli e li fa uscire. LoSpirito ci incita alla missione”.

“E qui mi sento di destinare una parola particola-re a Voi serrani. La vostra missione di serrani è stareaccanto ai sacerdoti, ai seminaristi, ai giovani, è unamissione che dovete sentire nel cuore, che vienedallo Spirito del Signore, è lo Spirito di Dio che dicequesta è la tua missione di vita, accanto al lavoro, èla vostra opera per le nuove generazioni, che accom-pagna il cammino dei sacerdoti.

Il vostro, quello del Serra Club, è un bel carismache lo Spirito Santo vi ha affidato. Mentre venivoqui verso il Santuario del Divino Amore pensavo:‘Come ti senti bene con queste persone, animato efortificato, perchè sentono con te la passione del

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Vangelo, la necessità di presentare il Vangelo, il ser-vizio alla Parola e ai Sacramenti. Ho sentito proprioquesta consolazione. Tu devi volere loro bene, ledevi sostenere, apprezzare, sono parte della tuavita, desiderano conoscere il tuo lavoro e accom-pagnano la tua missione. Sapete che io mi occupodei Seminari, dei Sacerdoti delle malattie e neiSeminari cerchi che il sacerdote sia sano, è il lavo-ro delle case di formazione dei Seminari e dellaVita Consacrata. Per questo ho sentito la gioia delcuore, la Grazia del Signore, la responsabilità dicoloro che pregano per te, che si impegnano aseguire, accompagnare i sacerdoti e la vostra mis-sione è il carisma che lo Spirito missionario haimposto nella vostra vita, nel vostro cuore, con lapreghiera quotidiana per i giovani, per i seminari-sti, per le Vocazioni”.

“Ciascuno di noi – ha concluso il CardinaleStella – porta nella memoria spirituale una personache ha ispirato la sua storia, che è stato un riferi-mento, vorrei che ricordaste, che aveste l’ambizio-ne di essere con la vostra persona un riferimento spi-rituale per portare nella vostra vita e nella vita deglialtri lo Spirito Santo, che conforti, che consoli e fac-cia crescere, vi faccia crescere, proprio nella mis-sione del vostro cuore. Sostenete con la preghierala vostra chiamata, visitando, parlando, incontran-do il Signore affinchè stia per nascere nella Chiesaun sacerdote nuovo. In questa angustia che ci por-tiamo nel cuore, affinché le vocazioni crescano,preghiamo il Signore. Accompagniamo gli esempicon la sua parola. Preghiamo insieme perchè que-sta diventi una realtà, perché possiamo portareall’altare tale speranza, che il Signore rinnovi nellaChiesa le vocazioni e il miracolo di sacerdoti santi.Cosi sia”.

La musica del coro Choral’s Bridge di CampagnaSalerno ha animato la Liturgia nella Santa Messa pre-sieduta dal Cardinale Stella e concelebrata dalRettore del Seminario del Divino Amore Padre VincentPallippadan insieme ad alcuni seminaristi Oblati delDivino Amore ed ha accompagnato le emozioni e ilsentire rinnovato di tutti i Serrani.

Parole, preghiera, passione e vicinanza preziosache Sua Eminenza il Cardinale Beniamino Stella haautenticamente condiviso con il Serra, perché noi ser-rani possiamo procedere più spediti nella missionedella nostra esistenza, spronati anche, grazie a PapaFrancesco, da un Beato imminente Santo,da JuniperoSerra, ispiratore del movimento serrano nel mondo.

Il Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero

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XI Concorso Scolastico Nazionale,ecco i vincitori

Anche quest’anno il Concorso scolastico naziona-le ha avuto un esito apprezzabile nelle scuole. Glielaborati giunti all’attenzione della Giuria nazionalesono stati molti, originali, attinenti al tema proposto.

Non è stato semplice il compito della giuria com-posta da: Rosanna Ballan (club di Padova), GraziaBuggiani (Club di S.Miniato), Piera Viti (club diAltamura), Rosanna Martino (club di Aversa). Si è cer-cata una omogeneità di valutazione anche attraversodegli ex aequo. Sono risultati vincitori:

Scuola secondaria di II grado

1) Menicali SilviaIIIa C Liceo Scientifico - Montepulciano

2) Schilirò ValentinaVa E Liceo delle Scienze Umane - Catania

2) Pagano AriannaVa A Liceo delle Scienze Umane (ex aequo) “L. BassiSant’Antimo - Aversa

3) Gigli SerenaIIa D Liceo classico “Buratti” - Viterbo

3) Statello AriannaIIa D Liceo Scientifico “Leonardo” (ex aequo) - Acireale

Scuola secondaria di I grado

1) Vecchieschi Maria ChiaraIIIa D Istituto “Galilei” - Grosseto

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Il Serra per i giovani,le donne e il futuro

2) Alunni classeIa A Convitto “Umberto I” - Torino

3) Bocci ChiaraS. M. Gavorrano - Grosseto

3) Floridia Giulia (ex aequo)IIa A Ist. Compr. “Leonardo da Vinci” - Catania

Scuola primaria

1) Alunni classeVa A Ist. Comprensivo “Minozzi” - Matera

2) Alunni classeIIa circolo didattico “Garibaldi” (classe IIa) - Altamura

2) Alunni classeIVa B Ist. Compr. “Rodari” (ex aequo) - L’Aquila

3) Alunni classeVa B scuola primaria “Frati” (ex aequo) - Camaiore

3) Alunni classeVa Ist. “Leonardo da Vinci” - San Miniato

La premiazione si è svolta a Roma, domenica 24presso il Santuario del Divino Amore nel corso delConsiglio Nazionale. È stato un “fare festa” insieme,rallegrandosi della presenza di tanti giovani che sisono impegnati in ogni parte d’Italia.

La buona scuola è anche questa che sa formare edare indicazioni di vita ai suoi ragazzi.

Riportiamo qui di seguito alcune notizie dell’attività serrana di respiro nazionale, rimandandoper le notizie dai Club e dai Distretti all’apposita rubrica.

Gabriella Ressa

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testimonia che nulla è più vero e bello di una vita incompagnia di Gesù. Ma le figure che seguono a leinon sono da meno: donne che operano sulla scenadel mondo: Nancy manager della Walt Disney chelascia tutto per fondare una organizzazione a favoredei reduci di guerra americani; Costanza e Clara chedal padre genetista Jerome Lejeune ha ereditato ilrispetto per l'altro, il diverso e grazie a lui ha com-preso che la coscienza non si può ingannare e che leproprie convinzioni vanno difese a costo dei sacrificipersonali. Ma straordinarie sono anche le donnecomuni come Cristina, una madre che con un maritodisoccupato e tre figli sfida la crisi con 400 euro almese fino a quando dopo due anni il marito riesce aritrovare un posto di lavoro e le è possibile finalmentemettere in tavola le fragole e la coca cola che i figlinon avevano mai potuto avere. Cristina che ha impa-rato da sempre ad affidarsi e dipendere completa-mente da Dio, a riscoprire la positività del reale, leiche è certa di essere figlia di un Re.

Donne “dietro le quinte del mondo”: suore,mamme, spose che, nel silenzio fecondo sanno farfiorire la speranza, sono pronte ad aiutare i più emar-ginati, a lenire sofferenze, a inventare cure. Ogni sto-ria racconta quel “genio”, quell'amore senza ritornotutto femminile che è protagonista della “teologiadella donna” auspicata da Papa Francesco.

Vince la X edizione del Premio letterario“Penna dello Spirito”.

Ogni anno la Biblioteca Nazionale “Serra” diPontremoli guidata da Patrizia Rossi, premia la pub-blicazione che meglio rappresenta lo spirito serrano.

Come spiega Enrico Mori, in seguito, la giurianella scelta ha ripreso il tema del ConsiglioNazionale del Serra Italia “La Donna e l'Universofemminile, nella Chiesa, nella famiglia, nella società,nella vita consacrata per un nuovo UmanesimoCristiano e con votazione unanime, da parte dei variSerra Club italiani è stato assegnato a CristianaCaricato e Alessandra Buzzetti, vaticaniste rispettiva-mente di TV2000 e Mediaset, per il libro “TENACE-MENTE DONNE”.

La terzina finalista era composta da ChiaraAmirante con “Alzati e rivesti di luce”, Rosanna Virgilicon “La forza del cuore”, e Alessandra Buzzetti eCristiana Caricato.

La donna ha assunto dimensioni straordinarie, apartire da Maria, Madre serrana delle vocazioni, èla donna che dà la vita educa, aiuta, soccorre, enella Chiesa ha aperto percorsi importanti e missioninuove; così sono le dodici protagoniste del libro,donne che fanno scelte forti, consapevoli,coraggio-se; pilastri dentro involucri minuti, pilastri forti di unamore grande, così grande da rendere possibileanche l'impossibile, così grande da giustificare il per-dere la vita per donarla ad altri.

Queste donne protagoniste tra le macerie, nellascena e dietro le quinte del mondo, esprimono ilmodo più semplice di incarnare il modello di Maria:essere portatrici di Dio.

Le autrici hanno “chiacchierato” con il numerosopubblico presente di come sono arrivate al libro, allascelta delle storie riportate. Scelta fra le tante raccol-te sicuramente difficile ma che hanno creato unaantologia certamente coinvolgente per il lettore che sitrova davanti storie di donne straordinarie.

Tutto parte da Chiara che con la scelta di preser-vare il proprio figlio, a dispetto del carcinoma violen-to che la porterà alla morte, glorifica la maternità e

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Tenacemente donne

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drammatici della schiavitù in Egitto, la chiamata diMosè, la liberazione e il cammino verso la terra pro-messa. Il libro dell’Esodo – il secondo libro dellaBibbia –, che narra questa storia, rappresenta unaparabola di tutta la storia della salvezza, e anchedella dinamica fondamentale della fede cristiana.Infatti, passare dalla schiavitù dell’uomo vecchio allavita nuova in Cristo è l’opera redentrice che avvienein noi per mezzo della fede (Ef 4,22-24). Questopassaggio è un vero e proprio “esodo”, è il cammi-no dell’anima cristiana e della Chiesa intera, l’orien-tamento decisivo dell’esistenza rivolta al Padre.

Alla radice di ogni vocazione cristiana c’è questomovimento fondamentale dell’esperienza di fede:credere vuol dire lasciare sé stessi, uscire dallacomodità e rigidità del proprio io per centrare lanostra vita in Gesù Cristo; abbandonare comeAbramo la propria terra mettendosi in cammino confiducia, sapendo che Dio indicherà la strada verso lanuova terra. Questa “uscita” non è da intendersicome un disprezzo della propria vita, del propriosentire, della propria umanità; al contrario, chi simette in cammino alla sequela del Cristo trova la vitain abbondanza, mettendo tutto sé stesso a disposi-zione di Dio e del suo Regno. Dice Gesù: «Chiunqueavrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, omadre, o figli, o campi per il mio nome, riceveràcento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt19,29). Tutto ciò ha la sua radice profonda nell’a-more. Infatti, la vocazione cristiana è anzitutto unachiamata d’amore che attrae e rimanda oltre sé stes-si, decentra la persona, innesca «un esodo perma-nente dall’io chiuso in sé stesso verso la sua libera-zione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrova-mento di sé, anzi verso la scoperta di Dio»(Benedetto XVI, Lett. Enc. Deus Caritas est, 6).

L’esperienza dell’esodo è paradigma della vita

Papa Francesco ha divulgato il tanto atte-

so messaggio per la LII Giornata

Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

sul tema “L’esodo, esperienza fondamentale

della vocazione”. Eccolo di seguito.“Cari fratelli e sorelle! La quarta Domenica di

Pasqua ci presenta l’icona del Buon Pastore checonosce le sue pecore, le chiama, le nutre e le con-duce. In questa Domenica, da oltre 50 anni, viviamola Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.Ogni volta essa ci richiama l’importanza di pregareperché, come disse Gesù ai suoi discepoli, «il signo-re della messe…mandi operai nella sua messe» (Lc10,2). Gesù esprime questo comando nel contesto diun invio missionario: ha chiamato, oltre ai dodiciapostoli, altri settantadue discepoli e li invia a due adue per la missione (Lc 10,1-16). In effetti, se laChiesa «è per sua natura missionaria» (Conc. Ecum.Vat. II, Decr. Ad gentes, 2), la vocazione cristiananon può che nascere all’interno di un’esperienza dimissione. Così, ascoltare e seguire la voce di CristoBuon Pastore, lasciandosi attrarre e condurre da Lui econsacrando a Lui la propria vita, significa permette-re che lo Spirito Santo ci introduca in questo dinami-smo missionario, suscitando in noi il desiderio e ilcoraggio gioioso di offrire la nostra vita e di spen-derla per la causa del Regno di Dio.

L’offerta della propria vita in questo atteggiamentomissionario è possibile solo se siamo capaci di usci-re da noi stessi. Perciò, in questa 52ª GiornataMondiale di Preghiera per le Vocazioni, vorrei riflet-tere proprio su quel particolare “esodo” che è lavocazione, o, meglio, la nostra risposta alla voca-zione che Dio ci dona. Quando sentiamo la parola“esodo”, il nostro pensiero va subito agli inizi dellameravigliosa storia d’amore tra Dio e il popolo deisuoi figli, una storia che passa attraverso i giorni

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Giornata mondiale,il messaggio del Papa

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cristiana, in particolare di chi abbraccia una voca-zione di speciale dedizione al servizio del Vangelo.Consiste in un atteggiamento sempre rinnovato diconversione e trasformazione, in un restare semprein cammino, in un passare dalla morte alla vita cosìcome celebriamo in tutta la liturgia: è il dinamismopasquale. In fondo, dalla chiamata di Abramo aquella di Mosè, dal cammino peregrinante di Israelenel deserto alla conversione predicata dai profeti,fino al viaggio missionario di Gesù che culminanella sua morte e risurrezione, la vocazione è sem-pre quell’azione di Dio che ci fa uscire dalla nostrasituazione iniziale, ci libera da ogni forma di schia-vitù, ci strappa dall’abitudine e dall’indifferenza e ciproietta verso la gioia della comunione con Dio econ i fratelli. Rispondere alla chiamata di Dio, dun-que, è lasciare che Egli ci faccia uscire dalla nostrafalsa stabilità per metterci in cammino verso GesùCristo, termine primo e ultimo della nostra vita edella nostra felicità.

Questa dinamica dell’esodo non riguarda solo ilsingolo chiamato, ma l’azione missionaria ed evan-gelizzatrice di tutta la Chiesa. La Chiesa è davverofedele al suo Maestro nella misura in cui è unaChiesa “in uscita”, non preoccupata di sé stessa,delle proprie strutture e delle proprie conquiste, quan-to piuttosto capace di andare, di muoversi, di incon-trare i figli di Dio nella loro situazione reale e di com-patire per le loro ferite. Dio esce da sé stesso in unadinamica trinitaria di amore, ascolta la miseria delsuo popolo e interviene per liberarlo (Es 3,7). A que-sto modo di essere e di agire è chiamata anche laChiesa: la Chiesa che evangelizza esce incontroall’uomo, annuncia la parola liberante del Vangelo,cura con la grazia di Dio le ferite delle anime e deicorpi, solleva i poveri e i bisognosi.

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vocazioni

Cari fratelli e sorelle, questo esodo liberante versoCristo e verso i fratelli rappresenta anche la via perla piena comprensione dell’uomo e per la crescitaumana e sociale nella storia. Ascoltare e accoglierela chiamata del Signore non è una questione privatae intimista che possa confondersi con l’emozione delmomento; è un impegno concreto, reale e totale cheabbraccia la nostra esistenza e la pone al serviziodella costruzione del Regno di Dio sulla terra. Perciòla vocazione cristiana, radicata nella contemplazio-ne del cuore del Padre, spinge al tempo stesso all’im-pegno solidale a favore della liberazione dei fratelli,soprattutto dei più poveri. Il discepolo di Gesù ha ilcuore aperto al suo orizzonte sconfinato, e la sua inti-mità con il Signore non è mai una fuga dalla vita edal mondo ma, al contrario, «si configura essenzial-mente come comunione missionaria» (Esort. ap.Evangelii gaudium, 23).

Questa dinamica esodale, verso Dio e verso l’uo-mo, riempie la vita di gioia e di significato. Vorreidirlo soprattutto ai più giovani che, anche per la loroetà e per la visione del futuro che si spalanca davan-ti ai loro occhi, sanno essere disponibili e generosi.A volte le incognite e le preoccupazioni per il futuroe l’incertezza che intacca la quotidianità rischiano diparalizzare questi loro slanci, di frenare i loro sogni,fino al punto di pensare che non valga la pena impe-gnarsi e che il Dio della fede cristiana limiti la lorolibertà. Invece, cari giovani, non ci sia in voi la pauradi uscire da voi stessi e di mettervi in cammino! IlVangelo è la Parola che libera, trasforma e rende piùbella la nostra vita. Quanto è bello lasciarsi sorpren-dere dalla chiamata di Dio, accogliere la sua Parola,mettere i passi della vostra esistenza sulle orme diGesù, nell’adorazione del mistero divino e nella dedi-zione generosa agli altri! La vostra vita diventerà ognigiorno più ricca e più gioiosa!

La Vergine Maria, modello di ogni vocazione, nonha temuto di pronunciare il proprio “fiat” alla chia-mata del Signore. Lei ci accompagna e ci guida.Con il coraggio generoso della fede, Maria ha can-tato la gioia di uscire da sé stessa e affidare a Dio isuoi progetti di vita. A lei ci rivolgiamo per essere pie-namente disponibili al disegno che Dio ha su ciascu-no di noi; perché cresca in noi il desiderio di usciree di andare, con sollecitudine, verso gli altri (cfr Lc1,39). La Vergine Madre ci protegga e interceda pertutti noi”.Dal Vaticano, 29 marzo 2015 Domenica delle PalmeFrancesco

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ambiente, economia,cultura, vita socialesono tra loro intercon-nessi. Ed è l’uomo chedeve governare i pro-cessi, anche frenando losviluppo, se necessario.

Secondo il cardinalePeter Turkson, presidentedel Pontificio ConsiglioGiustizia e pace, l’eco-logia integrale è un“paradigma in grado diarticolare le relazionifondamentali della per-sona con Dio, con sestessa, con gli altri esseriumani, con il creato”. Il n. 139 del documento loconferma. «Quando parliamo di “ambiente” – scriveil Papa – facciamo riferimento anche a una partico-lare relazione: quella tra la natura e la società che laabita. Questo ci impedisce di considerare la naturacome qualcosa di separato da noi o come una meracornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamoparte di essa e ne siamo compenetrati». In sostanzaFrancesco si muove nella piena consapevolezza chetutto nel mondo è intimamente connesso e che la dife-sa degli ecosistemi, la preservazione della biodiver-sità, la conservazione delle specie non saranno mairealmente efficaci se disgiunte da questioni apparen-temente distanti come la politica e l’economia, lemigrazioni, l’urbanistica e le relazioni sociali. Perfinola cultura e i comportamenti individuali rientrano inquesta globalizzazione ecologica, come è scritto achiare lettere nell’enciclica. E allora si comprendeperché l’esempio a cui guardare sia san Francesco.«La sua testimonianza ci mostra – afferma Bergoglio

Mettiamola così. Se in cucina ci fosse

un incendio o in bagno un allagamen-

to, potremmo starcene tranquilli a

vedere la tivù in soggiorno o a dormire in

camera da letto? E allora perché quando quellacasa si chiama Terra, facciamo finta di niente di fron-te a cambiamenti climatici, inondazioni, siccità, defo-restazione, scioglimento dei ghiacci polari, che allafine diventano cause scatenanti di povertà, malattie,migrazioni, guerre, anche se abitiamo nella parte“fortunata” del pianeta? Ecco, se si vuole capire finoin fondo l’enciclica sociale di Francesco, bisognapartire proprio da qui. Cioè dalla molla che lo haspinto a scrivere la Laudato si’. <Laudato si’, mi’Signore, per sora nostra madre Terra>. Il documento,infatti, va dritto allo scopo: <Questa sorella protestaper il male che le provochiamo, a causa dell’uso irre-sponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto inlei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi pro-prietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla>. Einvece dobbiamo cambiare registro, scrive il Papa.Perché custodendo il creato custodiamo noi stessi.Come del resto aveva intuito san Francesco d’Assisi,dal quale non a caso Bergoglio ha tratto il titolo diquesta enciclica, e non solo.

Il testo è denso, articolato, impreziosito da riferi-menti alla Scrittura, al magistero dei predecessori,alle scienze, alla morale e persino attraversato da unafflato ecumenico e dunque non è certo riassumibilein questa pagina. Lo lasciamo dunque alla lettura eall’approfondimento di ognuno. Vale la pena, peròdi offrire anche ai lettori de Il Serrano. Qui vorremmoperò offrire alcune chiavi di lettura, a partire dallanovità assoluta di questa enciclica che è il concettodi di <ecologia integrale>. Finora si era parlato –spesso contrapponendole – di ecologia tout court edecologia umana. Il Papa va oltre e fa sintesi. Perché

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vita della chiesa

Laudato si’, l’enciclicadell’ecologia integrale

di Mimmo Muolo

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biamenti climatici e l’aumento della povertà. Un rap-porto che in molti casi è di causa effetto. Così comea loro volta alcune mutazioni ecologiche sembranoscaturire da scelte opinabili di natura economica. «Leragioni per le quali un luogo viene inquinato – scriveil Papa – richiedono un’analisi del funzionamentodella società, della sua economia, del suo compor-tamento, dei suoi modi di comprendere la realtà». Inaltri termini «è fondamentale cercare soluzioni inte-grali, che considerino le interazioni dei sistemi natu-rali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono duecrisi separate, una ambientale e un’altra sociale –avverte Francesco –, bensì una sola e complessa crisisocio-ambientale».

In tal modo l’enciclica dell’ecologia integrale risul-ta doppiamente utile. Se infatti da un lato la voceautorevole del Pontefice richiama l’attenzione sui pro-blemi, dall’altro offre una metodologia di interventofortemente innovativa. Per alcuni versi addirittura“rivoluzionaria”. Il tutto, però, non certamente nelsolco di un catastrofismo disperato, ma anzi con unosguardo complessivamente aperto alla speranza. <IlCreatore non ci abbandona, non fa mai marciaindietro nel suo progetto di amore, non si pente diaverci creato>. E noi, aggiunge Francesco, siamoancora in tempo per <collaborare a costruire lanostra casa comune>. Una buona notizia, dunque,questa enciclica. Cioè un Vangelo.

– che l’ecologia integrale richiede apertura versocategorie che trascendono il linguaggio delle scien-ze esatte o della biologia e ci collegano con l’es-senza dell’umano». Parole che hanno dentro di sél’eco feconda del magistero ratzingeriano, cuiFrancesco non ha mai fatto mistero di riferirsi pur inuna linea di continuità innovativa, e che spieganoperché qui siamo veramente al cuore dell’enciclica.La Laudato si’ è infatti un documento profondamenteantropologico. Un testo, cioè, che rimette al centrodel dibattito la visione dell’uomo. Perché c’è tutta ladifferenza del mondo, ci dice in pratica papaFrancesco, tra una visione immanentista dell’umano equella aperta alla trascendenza propria del cristiane-simo. In pratica c’è la stessa differenza tra l’utopiaprometeica di chi, sulla base delle sole conoscenzescientifiche, ritiene di poter disporre a proprio piaci-mento del mondo e l’atteggiamento di custodia di chisa che «tutto è connesso» e che «le specie viventi for-mano una rete che non finiamo mai di riconoscere ecomprendere».

Il passo avanti rispetto al passato è evidente. Aisuoi albori il movimento ecologico sorse per contra-stare soprattutto singole derive inquinanti: il ddt e ladiossina ad esempio. Poi una prima evoluzione portòa comprendere che l’azione doveva essere più siste-mica: fiumi, laghi, mari, la stessa aria che respiria-mo, sporcati dagli scarichi industriali; oppure la bat-taglia contro il nucleare e i relativi rischi (Chernobylinsegna). Il tutto però filtrato attraverso una visioneche metteva l’uomo sul banco degli imputati e che,nelle sue espressioni più radicali, arrivava persino avagheggiare un pianeta Terra dominato dalla visioneneomalthusiana del contenimento delle nascite oaddirittura senza la presenza delle persone.

In questo panorama è stato Paolo VI a introdurrela nozione di «ecologia umana», poi ripresa ancheda san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e a ricor-dare che un ambientalismo a senso unico, volto soloa limitare l’attività umana e dimentico del rispetto chel’uomo deve prima di tutto al proprio corpo, sarebbecertamente incompleto e quindi potenzialmente inef-ficace, se non proprio dannoso. Ora papaFrancesco in un certo senso chiude il cerchio. La“sua” ecologia integrale non solo ricomprende salva-guardia del creato ed ecologia umana, ma va oltre,mettendo in luce le diverse interazioni tra scienzeesatte, politica, economia, cultura, organizzazionesociale e in definitiva visione antropologica.L’esempio più lampante è dato dal rapporto tra i cam-

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vita della chiesa

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logo dell’Anno Santo (cui parliamo a parte) e lapreghiera scritta dal Papa. E ha sottolineato le prin-cipali novità (le prime volte, appunto) del periodostraordinario che ci apprestiamo a vivere.

“Per la prima volta nella storia dei Giubilei – haricordato l’arcivescovo - viene offerta la possibilitàdi aprire la Porta Santa (Porta della Misericordia)anche nelle singole diocesi, in particolare nellaCattedrale o in una chiesa particolarmente signifi-cativa o in un Santuario di particolare importanzaper i pellegrini”. Un ulteriore tratto di originalità èofferto dai Missionari della Misericordia, chepotranno perdonare anche peccati gravissimi disolito riservati alla Sede Apostolica o ai Vescovi(come l’aborto). Papa Francesco darà loro il man-dato il Mercoledì delle Ceneri con la celebrazionein San Pietro. Inoltre sarà il primo Giubileo temati-

Sarà il Giubileo delle prime volte. E tra

le prime volte la più significativa sarà

la possibilità per alcuni carcerati di

celebrare il loro Anno Santo in San Pietro

con Papa Francesco. Gli altri lo faranno neirispettivi istituti di pena il 6 novembre 2016. Dopol’indizione ufficiale avvenuta lo scorso 11 aprilecon la lettura della Bolla Pontificia presso la PortaSanta della Basilica di San Pietro, continua adarricchirsi il panorama della preparazionedell’Anno Santo della Misericordia, che inizierà ilprossimo 8 dicembre. Nei mesi scorsi monsignorRino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglioper la promozione della nuova evangelizzazione,cioè il dicastero cui Papa Bergoglio ha demanda-to l’organizzazione degli eventi giubilari ha pre-sentato alla stampa il calendario delle iniziative, il

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di Giuseppe Gabriele

Il giubileodelle “prime volte”

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co (la misericordia, appunto) e si distinguerà daglialtri due Giubilei straordinari (1933 e 1983) checelebravano invece la Redenzione. MonsignorFisichella ha anche invitato a non fare paragonicon il Grande Giubileo del 2000. E ha annuncia-to che tutto sarà predisposto “per consentire chel’evento sia vissuto in modo religioso, con sicurez-za (è già all’opera per questo aspetto unaCommissione paritetica Italia-Santa Sede) e al ripa-ro dall’abusivismo che ogni giorno sembra investi-re i milioni di persone che giungono nei luoghisacri della cristianità”.

Quanto al calendario delle celebrazioni, saràscandito da eventi che prevedono una grandeaffluenza. Il primo avvenimento, in programma dal19 al 21 gennaio, sarà dedicato a tutti coloro cheoperano nel mondo del pellegrinaggio. La cele-brazione del 3 aprile coinvolgerà in particolare icredenti che vivono l’esperienza della misericor-dia. Al mondo del volontariato caritativo sarà dedi-cata la giornata del 4 settembre. Quello della spi-ritualità mariana parteciperà alla celebrazione del9 ottobre. Il 24 aprile sarà un giorno speciale peri ragazzi che, dopo la Cresima, sono chiamati aprofessare la Fede. Il 29 maggio si celebrerà ilGiubileo per i Diaconi, il 3 giugno quello per isacerdoti e il 25 settembre per i catechisti. La gior-nata del 12 giugno sarà dedicata agli ammalati ealle persone disabili. Quella del 6 novembre,come già ricordato, sarà rivolta ai carcerati.Ulteriori informazioni su www.im.va, sito ufficialedel Giubileo in sette lingue: italiano, inglese, spa-gnolo, portoghese, francese, tedesco e polacco.

Monsignor Fisichella ha poi annunciato chePapa Francesco compirà alcuni gesti simbolici,raggiungendo alcune “periferie” esistenziali perdare di persona testimonianza della vicinanza edell’attenzione ai poveri, ai sofferenti, gli emargi-nati e a quanti hanno bisogno di un segno di tene-rezza. Tali gesti potranno essere ripetuti dai vesco-vi nelle loro diocesi. Infine si sta pensando a unsegno permanente di carità, che rimanga a ricordodel Giubileo. Il presidente del Pontificio Consiglioper la promozione della nuova evangelizzazioneha rivelato che il Papa gli confidò già il 29 agostodello scorso anno l’intenzione di indire un Giubileodella Misericordia. “Siamo stati bravi a mantenereil segreto fino al momento dell’annuncio ufficiale”,ha concluso. E ora che la notizia è conosciuta“siamo pronti a cominciare”.

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vita della chiesa

Il logo del Giubileo rappresenta una

summa teologica della misericordia. Nel

motto, tratto da Lc 6,36, Misericordiosi

come il Padre, si propone di vivere la

misericordia sull’esempio del Padre che

chiede di non giudicare e di non condan-

nare, ma di perdonare e di donare amore e

perdono senza misura (cfr Lc 6,37-38). Il

logo è opera di padre Marco Ivan Rupnik.

L’immagine, molto cara alla Chiesa anti-

ca, propone il Figlio che si carica sulle

spalle l’uomo smarrito. Il disegno è rea-

lizzato in modo tale da far emergere che il

Buon Pastore tocca in profondità la carne

dell’uomo e lo fa con amore tale da cam-

biargli la vita. Un particolare, inoltre,

non può sfuggire. Il Buon Pastore con

estrema misericordia si carica l’umanità,

ma i suoi occhi si confondono con quelli

dell’uomo. Cristo vede con l’occhio di

Adamo e questi con l’occhio di Cristo.

Ogni uomo quindi scopre in Cristo la pro-

pria umanità e il futuro che lo attende. La

scena si colloca all’interno della mandor-

la, anch’essa figura cara all’iconografia

antica e medioevale, che richiama la com-

presenza delle due nature, divina e

umana, in Cristo. I tre ovali concentrici,

di colore progressivamente più chiaro

verso l’esterno, suggeriscono il movimen-

to di Cristo che porta l’uomo fuori dalla

notte del peccato e della morte. D’altra

parte, la profondità del colore più scuro

suggerisce anche l’imperscrutabilità del-

l’amore del Padre che tutto perdona.

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abbiamo parlato nelle pagine precedenti. Con moltointeresse il Serra Club ha seguito anche il secondodei laboratori preparatori del Convegno di Firenze,organizzato dalla Cei e svoltosi a Napoli sul temadella comunicazione e della cultura. Un evento pro-mosso, tra gli altri, dal vescovo di Acireale e neo-pre-sidente della Commissione episcopale per la culturae la comunicazione, da sempre molto vicino al Serra.

Nel campo del nuovo umanesimo c’è molto dafare, è stato ribadito durante il laboratorio. Ma ladomanda che ha fatto da sfondo al dibattito, postadal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo diNapoli, è: «Oggi noi sappiamo leggere l’umano?»,In altri termini, «sappiamo decifrare l’uomo per quel-lo che è e per quello che fa o è diventato un fanta-sma, una delle anime morte che camminano nellenostre strade e ha perso la sua identità di essereumano, all’interno di una crisi antropologica in cuitutto sta cambiando? ». Domanda fondamentale chea novembre sarà al centro dei lavori di Firenze, mache a Napoli ha ricevuto già le prime risposte. Haaffermato Sepe: «Per superare le tante crisi che ciattanagliano non dobbiamo dividere l’uomo, nondobbiamo trasformarlo in mera immagine, ma viverela logica dell’incarnazione». Monsignor Raspanti, haaggiunto: «Il convegno di Firenze non è un Concilio,non vuole risolvere i problemi della Chiesa italiana,ma offrire chiavi di lettura in cui si sviluppano espe-rienze di umanità riuscita».

Queste chiavi sono più che mai importanti per

Prosegue la preparazione del Convegno

ecclesiale nazionale di Firenze. Una pre-parazione che il Serra Italia sta seguendo da

vicino in ogni suo particolare, e in special modo inquegli aspetti che riguardano l’educazione, la scuo-la e l’università. Questi ambiti, infatti, toccano da vici-no l’esperienza dei serrani di tutta Italia, testimoniata,ad esempio da eventi come il Premio “Penna delloSpirito” e il Concorso scolastico nazionale dei quali

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vita della chiesa

Verso Firenze,le domandedel nuovoumanesimo

a cura della Redazione

Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale

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decifrare il mondo dell’informazione. Specie di fron-te a quello che Marco Tarquinio, direttore diAvvenire, ha definito il «divorzio progressivo tra colo-ro che vogliono essere informati e coloro che infor-mano». Tarquinio ha passato in rassegna le derivepotenzialmente disumanizzanti del giornalismo odier-no. In particolare la mancanza di amore e di curache, insieme con «pressappochismo, sensazionali-smo e inscatolamento delle persone in categorie» fini-sce per «far strage di umanità». Ecco perché, hadetto, nel cantiere del nuovo umanesimo «occorreridare affidabilità all’informazione». In sostanza«rimettere l’informazione ad altezza d’uomo. Perchése ad esempio guardiamo il processo migratorio dal-l’alto delle nostre torri, vediamo il fenomeno. Se loguardiamo ad altezza d’uomo, vediamo le persone».

“Materiale” da maneggiare con estrema cura nonsono solo le notizie, ma anche e soprattutto le perso-ne. Per non parlare degli studenti. Oggi la scuolanon può vivere di soli tablet e innovazione tecnologi-ca. «Ai ragazzi bisogna trasmettere l’amore per laricerca, che non si identifica con le ricerche fatte suGoogle» (Anna Papa, Università Parthenope). Le tec-nologie non sono uno strumento per fare marketingnelle scuole o per scongiurarne la chiusura.Soprattutto serve un nuovo dialogo tra i saperi.<Giambattista Vico – ha notato Lucio D’Alessandrodell’Università ‘Suor Orsola Benincasa’ – si sta pren-dendo la sua rivincita su Cartesio. Le scienze umanetornano ad essere considerate parte integrante delsapere al pari di quelle esatte». E in questo contesto,conclude padre Domenico Marafioti della PontificiaFacoltà teologica dell’Italia Meridionale, «la teologianon può e non deve essere considerata estranea.Prima di tutto perché si pone le domande di sensoche nessun altro si fa e dà delle risposte alla luce del-l’umanità di Gesù. E poi perché in questa operazio-ne intercetta e dialoga con tutte le altre scienze».

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Il Cardinale Crescenzio SepeArcivescovo di Napoli

Serra International Italia ha vissuto un momentomeraviglioso, di speranza e di condivisione con l’a-pertura di un nuovo Club quello di Asti a cui diamo uncaloroso benvenuto.

I serrani si sono ritrovati in Torino per visitare laSacra Sindone, accolti dal Governatore Distretto 69ing. Giancarlo Callegaro e dal Presidente del Torino345 Gen. Paolo Rizzolio.

Il momento religioso di grande intensità, vissuto infraternità serrana ha introdotto la serata ad Asti perl’incorporazione del nuovo Club nel Serra International.

Ho provato una grande emozione nel consegnare alns. movimento un’altra “cellula vitale “ in grado dioffrire un servizio alla Chiesa locale nel sostegno allevocazioni ed alla pastorale vocazionale.

La Santa Messa è stata celebrata da Mons. FrancescoRavinale Vescovo di Asti e Cappellano del Club, insiemeal Rettore del Seminario interdiocesano di Alessandriadon Carlo Rampone ed al Rettore del Santuario degliOblati di san Giuseppe Marello padre Luigi Testa.

Nella sua omelia il Vescovo ha rimarcato l’impor-tanza della missione laica dei serrani a sostegno dellevocazioni sacerdotali e della vita consacrata, a cuiviene chiesto di essere nella società degli “opinionsleader” e dei testimoni di fede adulta e trasmettitoridi buone e positive notizie.

Il Presidente Internazionale eletto Dante Vannini,dopo aver ricordato la diffusione del Serra Internationalnel mondo, ha consegnato al Presidente comm. GiuseppeDezzani la Charter del nuovo club di Asti ed il distintivodi Cappellano a Mons. Vescovo Ravinale ed al Rettore delSeminario don Carlo Rampone.

La Presidente Nazionale prof. Maria Luisa Coppolaha appuntato il distintivo al Presidente GiuseppeDezzani.

Un caloroso applauso di tutti presenti ha suggella-to questo momento storico del Serra Italia, con l’au-gurio ai nuovi amici di vivere con gioia ed amicizia lamissione serrana.

La statuetta di Fra Junipero giunta assieme allaCharter è stata consegnata al Seminario Interdiocesanodi Alessandria, ove sarà custodita dai seminaristi.

Durante la cena non sono mancati gesti di frater-nità tra gli oltre cento convenuti, insieme con ilVescovo e gli amici sacerdoti e le suore presenti, chehanno reso simpatico e familiare il clima di condivi-sione del cammino del nuovo club.

Questo weekend organizzato dai distretti 69 e 70 siè arricchino del Congresso Interdistrettuale organiz-zato ad Acqui sul tema “Il serrano nella Chiesa diPapa Francesco – uscire, abitare e condividere”.

L’oratore – introdotto dal moderatore Oldrado Poggio– prof. don Maurilio Guasco ha trattato con schiettezza edovizia di riferimenti il tema “ La Chiesa di PapaFrancesco”, delineando la personalità determinata ecoraggiosa di Papa Francesco che persegue le finalità delVangelo indicando un modello di Chiesa in uscita , diaccoglienza dei poveri e di misericordia per tutti.

I gruppi di lavoro degli oltre 60 congressisti, coor-dinati da Manuel Costa, Marco Crovara e MicheleGiugliano hanno sviscerato il tema congressuale.

Nel pomeriggio molto interessante il tema propo-sto dalla prof.ssa Laura Trinchero “Il ruolo delladonna nella Chiesa”, attinente al programma annualedelineato dalla Presidente Nazionale prof.ssa MariaLuisa Coppola, a cui è seguita la interessante relazio-ne di don Paolo Parodi – Vicario Giudiziale aggiuntodel Clero di Acqui presso il Tribunale Ecclesiastico delPiemonte – “Papa Francesco e la Famiglia”.

Giancarlo Callegaro

Benvenuto Asti!

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

Padova 591Misericordia e Amore costituiscono un binomio inscindibile per il motivo che dai precetti dell’amore per Dio e dell’amore per il prossi-

mo dipendono tutta la Legge ed i Profeti (Mt 22, 34 – 40:Mc 12, 19 – 31;Lc 10, 27 – 28).Se si osservano i Comandamenti si rimarrà nell’amore di Gesù, il Quale li ha osservati e, perciò, è rimasto nell’amore del Padre (Gv 15,

10).In due ocasioni Gesù riecheggiando i Profeti(Os 6,6;11,7 – 9;Is 1, 10 – 17) ha esortato (Mt 9, 13;12, 7): Misericordia cerco, non sacri-

fici e Misericordia voglio, non sacrifici. Con ciò Gesù, così come Dio nella visione profetica, non ha voluto affatto escludere l’importanza delsacrificio per vivere la fede, perché è massima di comune esperienza che il sacrificio spesso costella la vita del cristiano e dedicarlo a Dionel vivere la fede è uno dei percorsi per collegarsi con Lui. Come già Dio nella visione profetica Gesù ha voluto sottolineare che i sacrifici(sia quelli rituali, sia gli altri) non sono da Lui apprezzati e, quindi, sono inutili se non sono connessi con la pratica della misericordia cioècon la pietà, con la compassione (Mt 9, 36;14, 14;15, 32;18, 33;Mc 1, 41;6, 34;8, 2;Lc 7, 13;10, 23).A questo fine Gesù ha afferma-to che si deve essere misericordiosi come lo è Dio (Lc 6, 36).Come nel secondo precetto dell’amore l’egoismo viene corretto elevandolo amisura dell’amore per il prossimo, così la pietà, la compassione, l’attenuazione mediante la misericordia del rigore delle conseguenze deri-vanti dal giudizio etico e morale devono imitare la misericordia di Dio verso l’umano. Dio è infinito, quindi, anche la Sua misericordia è infi-nita, ma l’umano è finito: come dunque si può realizzare l’esortazione di Gesù ad essere misericordiosi come Dio ? E’ la stessa differentecondizione ontologica tra Dio e l’essere umano a rendere realizzabile quell’esortazione nel senso che ognuno dei Due è misericordioso in rap-porto alla Sua condizione ontologica. Ciò significa che per l’umano imitare Dio nella misericordia comporta la pratica incessante di essa.

Il peccato recide l’autore come tralcio secco dall’unione con Gesù (Gv15, 6), ma la misericordia di Dio è infinita e lo salva dalla morte,perché il Padre vuole che il peccatore si converta e viva (Ez 18, 21 – 28). Dio nel Suo amore per l’essere umano vuole che neanche uno diquesti piccoli si perda (Mt 18, 14) e dunque come Buon Pastore lascia le novantanove pecore e va in cerca di quella smarrita(Mt 18, 12).

La pratica della misericordia elimina radicalmente ghetti e lazzaretti nell’ambito del popolo di Dio nei quali altrimenti finirebbero divorzia-ti risposati, eretici, scismatici, sacerdoti, che hanno abbandonato il ministero ordinato o che sono stati sospesi dal suo esercizio e via dicen-do, perché la volontà di Dio che il peccatore si converta e viva comporta necessariamente che egli rimanga nella comunità dei fedeli. Costoroanziché isolarlo spiritualmente ed addirittura materialmente allontanandolo, imitando Dio nella pratica della misericordia devono, invece,mantenere un rapporto fraterno, perciò, vivo dunque apostolico, mentre il peccatore a sua volta deve operare per convertirsi, cioè abban-donare l’isola di peccato in cui si è confinato ed unirsi con l’amore alla comunità dei cristiani, amore che non potendo coesistere con il pec-cato è anche pentimento operoso in conformità all’insegnamento di Gesù secondo cui si rimane nel Suo amore se si osservano iComandamenti (Gv 15, 10).

Aurelio Verger

Misericordia e amore

Lugano 669In linea con il tema dell’anno sociale dedicato a “la donna nella Chiesa; dalla famiglia alla società, alla vita consacrata” il Serra di Lugano ha

avuto la gioia di due incontri interessanti e significativi: il primo in occasione della giornata di ritiro spirituale presso le Clarisse di Cademariosul tema “la modernità di Chiara d’Assisi” sviluppato da suor Chiara Noemi; il secondo grazie alla testimonianza di due aderenti al movientodei Focolari che ci hanno intrattenuto sulla figura di Chiara Lubich. In entrambe le occasioni siamo rimasti affascinati nel constatare come,pur avendo vissuto 800 anni l’una dall’altra, queste due straordinarie donne (santa la prima e in corso di beatificazione la seconda) fossero inuna incredibilmente perfetta sintonia.

Chiara d’Assisi come Chiara Lubich sono donne che, illuminate dallo Spirito ma anche grazie al loro coraggio ed alla loro saggezza, hannosaputo passare da una fede di convenzione ad un fede di convinzione, cioè a una personalizzazione della fede, scoprendo Cristo dentro larealtà complessa e conflittuale ciascuna del suo tempo. Sia Chiara D’Assisi che Chiara Lubich sono quindi donne “grandemente umane”.Entrambe vissero in tempi difficili di guerre a cui risposero accogliendo gli eventi della vita così come si presentavano loro giorno per gior-no, vivendoli da donne consegnate a Cristo, sposo amato e cercato da entrambe fin dalla giovinezza. Nella nostra societa’ definita “liquida”,le due Chiare ci indicano una persona, Cristo, che puo’ dare stabilita’ alla vita, che puo’ avere la pretesa di chiedere tutto perche’ Lui perprimo ha dato tutto per noi.

Lo Spirito Santo ha generato in entrambe una gioia profonda, esito di un cammino di conformazione a Cristo: la versione femminile dellafamosa perfetta letizia di cui parla San Francesco che ci fa vedere in ogni persona la presenza di Gesu può allora ben applicarsi sia a SantaChiara che a Chiara Lubich.

Chiara Lubich in particolare è stata una donna che ha aperto le strade al dialogo con tutti, dialogo fatto di ascolto, di comprensione e dimisericordia; senza mai voler imporre la propria verità ma cercando sempre dei punti di incontro su principi e su valori condivisibili.

Santa Chiara D’Assisi e Chiara Lubich con la loro testimonianza di vita ci hanno lasciato in eredità un messaggio molto chiaro: la santità interra passa attraverso una perfetta sintesi tra corpo e spirito, che fa scaturire quella moderazione dell’animo che Teodoreto identifica con la‘dolcezza’. Infatti “la santità sboccia da un cuore veramente riconciliato, che nella sua limpidezza interiore rivela la piena realizzazione della per-sona” (S. Giovanni Paolo ll).

E. C.

Chiara d’Assisi e Chiara Lubich

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dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti • dai club e distretti •

“Una occasione bella per diffondere tra i cittadini di domani gliideali della famiglia, dell’onestà, del rispetto per gli altri e dellasolidarietà con i più deboli” così il presidente del Serra ClubMarino Liuzzi ha presentato l’iniziativa del Concorso scolasticonazionale che anche quest’anno ha avuto nella nostra città unabuona partecipazione.

Nell’Aula magna del XVI Circolo “Scuola Europa”, alla presenzadel Governatore del Serra Angelo Pomes e del Dirigente scola-stico prof. Francesco Urso, si è svolta venerdì 29, la premiazio-ne delle classi e degli alunni che hanno partecipato al concorso.Una festa ma anche un momento di ascolto per comprendere ledinamiche relazionali dei giovani, la loro affettività e lo statusdella famiglia contemporanea. Questo profilo era particolarmen-te evidente nelle due tracce indicate.

Proviamo a rappresentare e a raccontare la vita: di quali valorie di quali figure non faresti a meno? A questa domanda hannorisposto i bambini degli Istituti comprensivi “XXV Luglio”,“Europa” di Taranto e “Gemelli” di Leporano. Temi, immagini com-mentate, brevi poesie e filastrocche con cui i piccoli studentihanno voluto sottolineare come siano importanti le figure dimamma e papà, ma anche quelle dei nonni, che con loro passanomolto tempo. Mamme indaffarate e papà che cucinano epreparano il barbecue. Nonni che accompagnano, giocano, coc-

colano. La famiglia cambia ma resta il riferimento fondamentale. Ma anche maestre ed amici sembrano figure insopprimibili a chi gioiosa-mente si affaccia all’esperienza della vita. Prime classificate ex aequo due alunne che frequentano la VA del plesso Basile del XVI Circolo:Bianchi Alessandra e Buccoliero Elena; seconda classificata Aloisio Lucrezia della VB del medesimo plesso. Premi in libri e chiavette multi-mediali anche agli alunni degli Istituti comprensivi Gemelli di Leporano e XXV Luglio di Taranto.

Per la scuola secondaria di II grado la traccia era molto più impegnativa: “Uomo dove sei?” (Gen. 3,9). L’uomo contemporaneo vive comese non si appartenesse, come se non fosse suo il corpo, suo il creato. Ti sei mai chiesto, invece, qual è il tuo cammino di vita e come scegli distare al mondo? Anche qui il primo premio è stato diviso fra due alunne dell’ultima classe del Liceo Aristosseno, Giordana Semeraro eCarlotta Borsci, che hanno stupito i presenti con dei testi di grande profondità. L’uomo contemporaneo, chiamato a fare scelte importantinella vita, si nasconde dietro un reticolo di leggi e di regole per non affrontare i problemi e scaricare su una indefinita “società” le questioniche non vuole e non sa risolvere. Il peso scomodo delle scelte viene lasciato ad entità generiche mentre si evita di essere protagonisti dellapropria vita e della propria comunità. L’omologazione, la perdita di appartenenza, lo strapotere del web, sono le prime difficoltà che un ado-lescente deve affrontare per comprendere il senso delle proprie decisioni e farsi guidare innanzitutto dalla propria umanità.

La risposta gioiosa e meditata degli studenti che hanno partecipato al concorso è stata ben guidata dai docenti che si sono lasciati coin-volgere dalle indicazioni del Serra Club. Presenti per la scuola Europa le docenti Monsellato,Leone,Pignatelli,Barca,Martucci; per la XXVLuglio la maestra Campanella; per l’Istituto Gemelli la maestra Buttiglione; e per il Liceo Aristosseno il prof. D’Elia. Il ringraziamento e ilplauso del Governatore Angelo Pomes e del presidente Marino Liuzzi sono andati particolarmente a due amiche serrane, le professoresseJosè Minervini e Mariangela Tarantino che con un lungo lavoro competente e tenace hanno seguito il concorso in tutte le fasi. Particolarmentecalorosi i saluti dei dirigenti scolastici che hanno partecipato alla premi-azione. Il preside Urso del XVI Circolo “Europa”, padrone di casa, hamesso in evidenza come la scuola oggi si faccia carico di molte emer-genze: “in un tempo di decadenza – ha detto – non siamo solo un pre-sidio di legalità ma un luogo di sanità nei confronti dei tanti rapportiumani recisi o slabbrati”. Il preside Marzo Dirigente del LiceoAristosseno ha sottolineato la vita di comunità che la scuola sa innestareconsentendo ai giovani di confrontarsi, di prepararsi, di diventare con-sapevoli della necessità di creare legami perché gli altri ci aiutano acrescere e a ripensare la nostra identità.

Il Serra con la sua presenza nelle scuole ha consentito anche quest’an-no di declinare ad ampio raggio il valore della Bellezza della vita nelrispetto della dignità umana.

Maria Silvestrini

Taranto 509 Un progetto educativoper una scuola buona

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Distretto 69-70Il Congresso si è aperto con l’inno del Serra, poi la Presidente Nazionale Maria Luisa Coppola ha rivolto un caloroso ringraziamento agli

organizzatori per la riuscita dell’evento, ed ha ampiamente illustrato i valori peculiari della ns. associazione e indicato i percorsi che porte-ranno il CNIS al Congresso Nazionale di Matera del 2016.

Altresì il Presidente della Fondazione FIBJS avv. Emilio Artiglieri ha avuto modo di ricordare ai presenti le finalità della fondazione, i suoiscopi, e le modalità di finanziarla, specie con la donazione del 5 per mille.

La presidente del Club di Acqui Giovanna De Giorgi ed Il Governatore del Distretto 70 Pietro Nieddu hanno donato una congrua offerta aMons. Vescovo Piergiorgio Micchiardi, rispettivamente a nome del club di Acqui ed a nome dei Distretti 69 e 70 per le finalità pastorali delVescovo e dei Seminaristi.

È stato assegnato il Premio san Guido indetto dal club di Acqui alla Famiglia Bruzzone di Sassello,in quanto meritevole per la testimonianza offerta alla comunità diocesana.

La Presidente Nazionale ha apposto il distintivo alla nuova socia del Club di Acqui ElisabettaGhiglia, presentata da Michele Giugliano.

Un bel mazzo di fiori di Saremo è stato offerto da Marco Crovara alla Presidente Nazionale edalla Presidente dell’Acqui.

La Presidente Nazionale Coppola ha premiato con una apposita pergamena di ceramica i presi-denti De Giorgi dell’Acqui e Paolo Rizzolio del Torino 345 per aver indetto e partecipato al ConcorsoScolastico Nazionale.

La scuola torinese contattata dal Club di Torino ha tra l’altro vinto il 2° premio Nazionale.In chiusura la Presidente Nazionale ha effettuato il passaggio del Distintivo da Governatore

Distretto 70 da Pietro Nieddu a Flavio Fontana e da Governatore Distretto 69 da GiancarloCallegaro a Michele Giugliano.

Il governatore Giancarlo Callegaro, al termine ha ringraziato tutti i clubs piemontesi Asti, Torino,Casale ed Acqui ed i numerosi clubs liguri del distretto 70 che venuti da lontano hanno voluto con-dividere una giornata serrana e soprattutto ha espresso la grande soddisfazione per essere riusci-to a consegnare al Serra Italia il nuovo Club di ASTI.

Giancarlo Callegaro

Passaggio delle consegne

Altamura 857

Il 4 giugno il club di Altamura ha partecipato alla conclusione dell’anno scolastico nel seminario diocesano di Altamura, Gravina edAcquaviva delle Fonti. La serata è iniziata con la S. Messa celebrata da S.E. Arcivescovo Giovanni Ricchiuti nel cortile interno del seminarioa Gravina, allestito per l’occasione, alla presenza di un numeroso pubblico. L’omelia è stata incentrata sull’archetipo della famiglia che il semi-nario, per i seminaristi, diventa “una grande famiglia” laddove, dall’interno del proprio nucleo famigliare, ritrovano successivamente proprionel seminario altri soggetti, quali gli educatori, compagni e tanta altra gente che collaborano e li aiutano. Non a caso, continua S.E., gli amicidel Serra Club e del seminario si prodigano per starvi vicino, per stare vicino a voi che Il Signore ha privilegiato nella inspiegabile chiamataa questo ministero di cui il popolo di Dio ha estremo bisogno. Il problema della nostra diocesi scarna di chiamate al sacerdozio è purtrop-po comune a tanti altri territori e forse anche l’effetto per aver dimenticato l’esortazione di Gesù: “pregate il padrone della messe perchémandi operai nella messe”. Abbiamo dimenticato o smesso di pregare ed il Padrone non ascolta chi non Lo chiama. Un’omelia toccante inuna messa concelebrata con gli educatori del seminario, il cui rettore a conclusione del momento liturgico, ha ringraziato esplicitamente ilSerra Club di Altamura ed in particolare il suo presidente che due giorni a settimana accompagna alcuni ragazzi di Altamura al seminario diGravina. Ha ringraziato ancora il nostro club per il sostegno anche finanziario che non fa mai mancare rispondendo sempre e comunque posi-tivamente alle esigenze del seminario. Siamo usciti dalla S.Messa orgogliosi e fieri di ostentare il distintivo del Serra. È seguita una gioiosaconviviale con abbondanti specialità casalinghe di ottima qualità. S.E. l’Arc. Ricchiuti ci ha, a sua volta, ringraziato assicurandoci la sua bene-dizione e la sua vicinanza non solo spirituale. Peppino Savino

Seminaristie serrani

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Sanremo 377

L’arte religiosa nelle nostre valli“Fra quei paesi, dove pittori itineranti, i Brea, i Cambiaso, Baleison, Bartolo, Canavesio, hanno lasciato grandi testimonianze. Dove ancora si

accende una luce ligure forte e incomparabile, fatta di riflessi d' ulivo e giglio, d' acque che s' annodano in azzurri del cielo e grigio di rocce. Terreche si sfanno in un blu dolce, ai primi soffi dell' alba”.

Con il viatico di queste parole, tratte dal libro Terre blu (ed. Il melangolo Genova 2001) di Nico Orengo (l'indimenticato scrittore ligure-piemon-tese), Sabato 18 aprile, nell’ambito della nostra collaborazione con i programmi culturali del Museo Civico di Sanremo, nella bella cornice del saloned’onore di “Palazzo Borea D’Olmo” , davanti ad un pubblico numeroso, i relatori Prof. Nino Lanteri, Arch. Lucio Lazzari e Prof. Luciano Leone, (pres-idente del Serra Club Sanremo), hanno raccontato, in un percorso di immagini e parole, la storia, il contesto geografico, la tecnica esecutiva e direstauro, nonchè la dimensione antropologico-religiosa, di alcune opere di Giovanni Canavesio, sacerdote ed artista.

Il periodo storico preso in considerazione si concentra sugli ultimi trent'anni circa del 1400, periodo nel quale vengono realizzate dal Canavesiole tre opere su cui si intende concentrare il focus della conversazione: il polittico della chiesa parrocchiale di Pigna (IM), la chiesa di S. Bernardinodi Pigna (IM) e la chiesa di Notre Dame de Fontaines di La Brigue (FR).

L'obbiettivo è portare l'attenzione su queste e su un artista che rappresentano uno spaccato del mondo e della cultura del periodo nelle nostrevalli, dove il tardo gotico ha continuato a sopravvivere mentre in altre parti d'Italia si sviluppava il Rinascimento

Cresciuto nel contesto della pittura piemontese, Canavesio fece propri i canoni stilistici di una pittura religiosa che, per rispondere alla sua fun-zione pedagogica, doveva rendere con immediata crudezza le passioni e dare forma grottesca alle malvagità dell’animo umano. Si spostò con grandefrequenza lungo i crinali delle Alpi Marittime dove anche dalla famiglia Lascaris, Conti di Ventimiglia e Tenda, gli furono affidate commesse relativea grandi cicli di affreschi le cui raffigurazioni pittoriche erano didatticamente pensate come "Biblia Pauperorum" ad uso dei fedeli. Agli affreschi siaggiungevano talvolta richieste di polittici destinati a decorare gli altari.

Il Prof. Lanteri, presidente dell'Associazione “A Vastera”, ha aperto sulla storia del Canavesio e del santuario di Notre Dame des Fontaines o perdirlo in lingua brigasca d’“A Madona dër Funtan”, presentando il luogo, legato alle mitiche fontane intermittenti.

Poiché fra i suoi ricordi di ragazzo, di quando spesso si recava a piedi a Briga nel primo dopoguerra, restava un’immagine di abbandono del san-tuario, ancora più intensa è stata la passione che ha accompagnato la sua esposizione del recupero dell'attuale splendore della chiesa. Durante l’ul-tima guerra i tedeschi fecero della cappella della “Madonna del Fontan” una cucina militare. I fumi neri e grassi risalendo sulle pareti fino al soffit-to, coprirono a poco a poco l’affresco del “Giudizio Universale” e l’insieme di quelli dedicati alla Passione. Provvidenzialmente, tuttavia, quella cheoggi viene definita la “Cappella Sistina delle Alpi Marittime”, si è conservata anche sotto questa sudicia coltre e possiamo goderne dopo il restau-ro realizzato intorno agli anni Cinquanta.

La contestualizzazione storica del prof. Lanteri, ha fatto da cornice al percorso dell'Arch. Lazzari che, con dovizia di particolari, tecnicamenteineccepibili, ma di semplice comprensione anche per i profani, ha esaminato analiticamente il Polittico di San Michele della parrocchiale di Pigna,per arrivare poi a raccontare dei restauri della Chiesa di S. Bernardo di Pigna e dei suoi bellissimi affreschi. Ha descritto poi le due chiese nellaloro evoluzione architettonica dal 13° secolo in poi, sottolineando l'imponenza del campanile e la raffinatezza del rosone di S. Michele, concludendoquindi, con i polittici della cappella Reghezza di Taggia, e della Chiesa di Pornassio.

Ha chiuso la conferenza il Prof. Leone, che, rendendo partecipe il pubblico di una carrellata di volti e particolari, presentati in chiave sinottica inun parallelismo di immagini, tra gli affreschi della passione di S. Bernardo, e quelli di Notre Dame des Fontaines, ha messo in evidenza come “neivolti dei personaggi di Canavesio, dai soldati a Gesù, dai contadini ai mercanti, si incominci a leggere una storia più terrena, di fatiche e dolori, disoprusi e destini, che il dogma non riesce più a nascondere”(così scriveva Nico Orengo in “ Tutto Libri” de La Stampa del 22 dicembre 1990).

Se è vero che due artisti contemporanei di Canavesio, Ghirlandaio e Leonardo, quasi negli stessi anni (nel 1480 il primo e nel 1495 il secondo)dipingevano i due affreschi dell'ultima cena di Firenze e Milano, che sono due capolavori del Rinascimento, è anche vero che Canavesio, seppure conla sua tecnica ancora tardo-gotica e stilisticamente più povera, dipingeva quegli affreschi di Pigna (1482) e La Brigue (1492) nei quali il «teatro»della vita mescola rappresentazione sacra e profana, e per dirla ancora con Nico Orengo, “la «passione di Cristo» viene riportata nella strada”.

Con questo incontro il Serra Club Sanremo ha voluto ancora una volta essere presente nell’ambito culturale cittadino per testimoniare la propriapresenza ed attività come “club service” cattolico, creando curiosità ed interesse, collaborando con le massime istituzioni laiche.

Luciano Leone

Alla veneranda età di 94 anni l’ing. Giuseppe Coccolini è tornato alla Casa del Padre; figura molto conosciuta inBologna per gli innumerevoli incarichi anche politici da lui ricoperti in tanti anni della sua attività. Egli è stato, unita-mente a suo fratello Achille, uno dei primi soci fondatori del serra club di Bologna ed insieme a lui e sua moglie Ledail nostro Serra ha conosciuto momenti di grande spessore culturale ed i suoi interventi sono stati sempre molto segui-ti ed apprezzati. Profondo conoscitore della storia antica bolognese faceva parte del Circolo culturale di Bologna stori-ca, ricoprendo la carica di presidente. L’ing. Giuseppe Coccolini è stato molto seguito dalla Curia bolognese e grazie alui innumerevoli Chiese sono state fondate e costruite nel nostro territorio. Tutti i serrani di Bologna unitamente al cap-pellano Mons. Novello Pederzini si uniscono nella preghiera e nelle condoglianze alla moglie Leda, ai figli e nipoti.

Mauro TangeriniBologna 481

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Genova Nervi 476

Cento anni, ma non li dimostraTra i fatti positivi del nostro tempo (ce ne sono, ce ne sono, a dispetto di tante notizie negative che dominano la scena mediatica…)

c’è il netto innalzamento della durata della vita. Ma la diffusa longevità non è garanzia di buona qualità della vita. Spesso, le personeche giungono alla terza o quarta età, non è che ci arrivino in buona salute, come dimostrano diversi indicatori (la continua espansionedel fenomeno delle badanti, la proliferazione delle residenze protette, il preoccupante incremento dei malati di Alzheimer, ecc.).

È quindi con ammirato stupore che, nel dicembre scorso, ho conosciuto un centenario in piena forma, mons. Nicola Tiscornia, unprete amatissimo dalla gente del Levante ligure. Ed è bello che i festeggiamenti per il suo compleanno (cui hanno partecipato il Vescovodiocesano, tanti sacerdoti e autorità civili), siano stati coordinati proprio dal Serra, nella persona del comm. Francesco Baratta.

A don Nicola vengono riconosciute molte qualità, in primis la capacità di esprimere una piena paternità sacerdotale. E poi la pro-fondità dottrinale e la freschezza intellettuale, valorizzate da un entusiasmo contagioso e dalla sua amabile eloquenza. Un vero predi-catore, che sa attualizzare la Parola di Dio. In più, il suo stile di vita è sobrio, un po’ come Papa Francesco, di cui condivide la nasci-ta in un Paese “alla fine del mondo”, l’Argentina, dove era emigrata la sua famiglia.

Delineato così, a grandi linee, il suo profilo umano e pastorale, tenterò di evidenziare gli aspetti “serrani” del suo lungo e intensoministero, rintracciabili anche nelle parole di ringraziamento rivolte, con incredibile lucidità e ricchezza di contenuti, a coloro che lohanno festeggiato. Fin dalla nascita del Serra Tigullio (1980), uno dei più dinamici del Nord Ovest, don Nicola ne ha incoraggiato l’im-pegno. E ogni anno non ha mancato di illustrare, ai soci, temi di attualità e/o di storia della Chiesa locale, di cui è fine conoscitore. “Èdi fatto la memoria storica vivente della diocesi di Chiavari”, ha scritto Baratta, serrano della prima ora e tra i fondatori del Club.

Numerosi, dunque, i temi presentati al Serra, spesso ricavati dalla sua vasta produzione letteraria o dal patrimonio di discorsi com-memorativi pronunciati (almeno un centinaio). Citerò, tra le tante, due conversazioni tenute nel 1993. Con la prima, don Nicola illu-strò un’accurata sintesi degli eventi che avevano caratterizzato “il Cammino della Diocesi di Chiavari nel Primo Centenario”.

Con la seconda, si soffermò su “Vescovi, Preti e Figure significative della Diocesi di Chiavari”. Si tratta di un documento preziosoper conoscere qualcosa dell’impegno pastorale e delle opere caritative intraprese da persone che sembrano aver agito su ispirazionedello Spirito. Scusandomi per le inevitabili omissioni, segnalo i vescovi Vinelli, Casabona, Marchesani, Ferrari, nomi familiari anche amolti che non li hanno conosciuti. Senza dimenticare quelli che, nati nel Tigullio, hanno svolto altrove la missione episcopale (Pardini,Sanguineti, oggi vescovo emerito di Brescia)..

Ma tutta la sua produzione letteraria si caratterizza per lo stile serrano dell’autore, sempre attento a farci conoscere gli abbondantifrutti ottenuti dalle persone che hanno risposto alla chiamata del Signore. Come dimenticare, ad esempio, la biografia del padre dome-nicano Raimondo Spiazzi, da Moneglia, dotto teologo e profondo conoscitore della storia ecclesiale locale? Con lui don Nicola collabo-rò alla stesura di una documentata ricerca, sfociata in due tomi di un migliaio di pagine, sulla Cattedrale di Chiavari, dedicata a NostraSignora dell’Orto (1994/1995)..

Merita un cenno pure il libro su don Giovanni Bobbio (1994), il quale, prima di essere fucilato dai nazisti (1945), aveva coltivato unsogno, che diventò la sua consegna a fedeli e amici, quella di impegnarsi per dire “basta alla guerra”, a favore di un convinto “sì alla pace”.

Non credo che riuscirò a dimenticare le emozioni provate nell’ascoltare don Nicola, alla fine del concerto organizzato in suo onore(brani del “poeta della musica sacra” G.B..Campodonico, altro indimenticabile sacerdote del levante ligure). Non capita tutti i giorni diudire la voce tonante di un prete centenario (ormai prossimo al 78° anniversario di ordinazione), ancora attivo e perfettamente lucido!

Don Nicola, osserva Baratta, sottolinea sempre, citando il libro della Sapienza, che “non conta il numero degli anni, ma come sonostati vissuti nella vita quotidiana”. E ripete che i suoi 100 anni sono un dono, una Grazia del Signore, che lo ha guidato in un lungocammino. Il suo pensiero grato va a tutti quelli che lo hanno aiutato a crescere e a vivere il sacerdozio: i genitori che hanno incorag-giato la vocazione, gli amici di Ne, ove ha sentito la chiamata, il seminario, i confratelli.

Nella prospettiva del traguardo definitivo, che attende ciascuno di noi, don Nicola intende seguire l’esempio di tante persone, soste-nute da una”fede granitica”, che ha accompagnato nei momenti cruciali del congedo da questa terra. Esse vedevano non l’incubo delcimitero, ma “la Luce del Signore che veniva”. Originali, infine, mi sembrano le espressioni di gratitudine con le quali si è rivolto alVescovo, mons. Alberto Tanasini, che don Nicola vede non solo come Capo, ma anche come “Angelo della Chiesa particolare, Angelodi conforto, di consolazione e di sostegno”.

A proposito di angeli, don Nicola ha la sensibilità del pastore che, conoscendo “l’odore delle pecore” (e le relative preoccupazioni), sacogliere i segni di speranza presenti anche nelle situazioni più difficili. Così, nel rievocare le devastazioni della bufera che ha investito l’a-rea chiavarese, ha rimarcato che “dal fango dell’alluvione è emersa una perla preziosa, la perla della solidarietà” Non gli è sfuggito il lavo-ro degli angeli del fango (giovani in primis, adulti, e anche preti che non hanno esitato a spalare acqua e fango). Un esercito di volonta-ri che, aiutando gli “alluvionati” a rimettersi in piedi, hanno contribuito a far riprendere loro fiducia nella vita e nel prossimo.

Al termine dei festeggiamenti, il Vescovo, nell’evidenziare il clima di famiglia che circondava don Nicola, a nome della comunità loca-le ha espresso affetto e gratitudine per tutto ciò che ha fatto, e continua a fare. Un prete, ha concluso, che fa parte di quel gruppo difigure luminose che hanno arricchito la storia locale, “un vero figlio della Chiesa, che mantiene la freschezza di chi guarda al Vangelocon gli occhi della fede, di chi vede nella Chiesa la madre cui affidarsi”.

Sergio Borrelli

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L’Aquila 444

Premiazione Concorso ScolasticoNella sala conferenze della Chiesa di San Pio X si è svolta, alla presenza di un folto pubblico, la premiazione del concorso scolasti-

co nazionale 2014-2015 bandito dal Serra International Italia e per il quale il Club dell’Aquila, presieduto da Teresa Gentile, ha prov-veduto alla organizzazione. Dopo la presentazione dell’evento da parte della Presidente, che tra l’altro ha ricordato gli scopi dell’asso-ciazione, hanno preso la parola il Reverendo Mons. Alfredo Cantalini in rappresentanza dell’Arcivescovo Mons. Giuseppe Petrocchi ela Governatrice del Distretto 68 Paola Poli. Quindi si è svolta la premiazione del concorso, che vede attribuire premi sia in ambitonazionale che locale. Una scuola aquilana è riuscita a conquistare un riconoscimento a livello nazionale, la classe IV B della ScuolaPrimaria dell’Istituto Comprensivo Rodari, grazie all’opera delle insegnanti Giovanna Cepparulo e Agata Santella e degli alunni IlariaAliberti, Cristina Antonelli, Stefano Antonini, Davide Calì, Mattia Chiarieri, Matteo Cimoroni, Lorenzo Equizi, Lucia Iagnemma, AndreaIanni, Simone Marozzi, Samuele Masci, Alessia Paglione, Tiziano Pierdomenico, Mariacarola Salerno, Alice Scimia, Simone Soccorsi eCrystal Vescera.

La giuria del Club aquilano ha attribuito il premio per la prosa alla stessa classe IV B dell’Istituto Rodari per il componimento “Storiedi valore, storie di valori”; per la poesia alla alunna ValentinaMagnotti della classe III C della Scuola Secondaria di primo grado“G. Verne” dell’Istituto Comprensivo Comenio, guidata dall’inse-gnante Antonella Bellinello per il lavoro “Uomo ritorna con i piediper terra”; per la grafica alle studentesse Aurora Galassi eStefania De Panfilis della Classe I L della Scuola secondaria diPrimo grado T. Patini dell’Istituto comprensivo Mazzini-Patini, assi-stite dall’insegnante Carla Santillli, per l’opera “Collage acquarella-to”.

La manifestazione è stata accompagnata da un magnifico con-certo chitarristico offerto dal “Vincenzo Guglielmi Gruppo”, com-posto, oltre che da Guglielmi, da giovani musicisti da lui formati.

Anna Elisa Petrilli

Ferrara 703Il Serra Club di Ferrara ha celebrato il XXV dalla sua Fondazione sabato 23 giugno con una S.Messa nel Santuario del Crocefisso ed un

Convegno al quale hanno partecipato il Presidente Internazionale Vannini, la Governatrice Regionale Sgarbanti ed i Presidenti dei Serra clubdi Ferrara Fiocchi e di Pomposa Sovrani riuniti per l'occasione in un intermeeting. Erano anche presenti il Colonnello Bergamaschi del SerraPiacenza ed il Dott. Giuseppe Miccoli neo nominato "Trustee" del Board Internazionale.

Grande fervore per l'atmosfera che regnava nel santuario del Crocefisso durante la Santa Messa, in canto con il coro di San GregorioMagno, celebrata dall'assistente spirituale Mons. Mario dalla Costa.

L'omelia di Mons. Dalla Costa è stata veramente speciale; le Sue parole provenivano dal cuore ed hanno toccato il cuore di tutti. Poi lacelebrazione vera e propria del XXV con uno scambio di salutu, di informazioni e suggerimenti tra coloro che hanno responsabilità nell'am-bito serrano. Tutto questo con la Premessa ed i ringraziamenti del Rettore Don Zappaterra. Gli interventi sono stati conclusi dall'Ing. DanteVannini.

Il Presidente Fiocchi ha poi approfittato dell'occasione per consegnare il diploma dello "Oscar alla carriera"al Dott. Pasquale Dante D'Urso,decano della nostra associazione. Ed ha presentato quello che sarà il Presidente per il prossimo biennio Dott. Alberto Soffritti.

Al termine, una presentazione con immagini di questi venticinque anni del Serra Ferrara e la proiezione, grazie alla gentilezza e disponibi-lità dell'Ascom, di un video con una bellissima ed interessante panoramica del nostro territorio.

Per finire, pranzo in seminario che ha ulteriormente rinsaldato il nostro stare insieme, ed al quale ha partecipato anche il Rettore delSeminario don Emanuele Zappaterra. In questa circostanza l'avv. Menarini gli ha consegnato il ricavato della ormai tradizionale "cinghialata"organizzata per contribuire alle necessità dei seminaristi. Il Rettore ha ringraziato è ha molto gradito, dichiarando che la somma consegna-ta sarà utile ad un seminarista per un corso di approfondimento spirituale a Parigi. La consegna di una rosa alle signore ha concluso lanostra giornata.

Mario Cova

XXV dalla fondazione

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Acqui 690Torino 345Un successo strepitoso!

In un salone gremito all’inverosimile (circa 150 persone) di ragazzi trepidanti, adulti, genitori e insegnanti accom-pagnatori gioiosi, si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso scolastico del Serra Club di Acqui Termee del Serra Club di Torino 345, che ogni anno viene promosso sia a livello nazionale che locale. Ben 8 gruppi, di cui 5 Scuole primarie, I Scuola secondaria ed il gruppo chierichetti del Duomo di Acqui facentiparte della Diocesi di Acqui Terme e 1 Scuola secondaria di I grado di Torino hanno partecipato, con fervore edentusiasmo, all’evento festoso di domenica 14 Giugno nel salone congressuale del Grand Hotel Nuove Terme diAcqui Terme. Il referente del Concorso scolastico del Serra Club di Acqui Terme, Dott. Michele Giugliano, nonchè futuroGovernatore del Distretto Serra 69 ( Piemonte/Val D’Aosta ) ha aperto la cerimonia dando la parola al Parroco delDuomo Mons. Paolino Siri, il quale ha rivolto un caloroso saluto ai ragazzi accorsi numerosi per la premiazione.Poi ha preso la parola il Governatore in carica del Distretto Serra 69 Ing. Giancarlo Callegaro, il quale nel rin-graziare i ragazzi vincitori del concorso scolastico promosso dal Serra Club di Acqui Terme e gli studenti dellaScuola secondaria di Torino, vincitori di un premio Serra nazionale, ha ricordato loro di proseguire sempre cosìe di non fermarsi mai davanti a nessun ostacolo, seguendo l’esempio del Beato Junipero Serra, ( il giorno 25Settembre 2015, in America, il frate francescano verrà proclamato Santo da Papa Francesco ) che aveva ilseguente motto: “ SEMPRE AVANTI, MAI TORNARE INDIETRO, SEMPRE COSI’ “.Prima di procedere alla consegna dei premi, il Dott. M. Giugliano ha voluto mostrare al pubblico presente,soprattutto ai ragazzi, due educative simpatiche storielle in slides, di cui una riguardava ” L’OFFESA “, l’altra “DIO NON SI SBAGLIA MAI “, che hanno catturato l’attenzione dei giovani studenti, anche perché le immaginierano bellissime e la musica in sottofondo era molto pertinente. Qualche genitore alla fine mi ha chiesto di averevia mail le due storielle e qualche altro mi ha chiesto come si poteva entrare nel Serra Club.Sono stati chiamati, poi, ad avvicinarsi al centro del salone gli studenti vincitori; nell’ordine prima le classi dellaScuola Primaria, poi le classi della Scuola Secondaria, di cui sono state lette le motivazioni a sostegno del pre-mio conferito:

SCUOLA PRIMARIA:1° classificato ex aequo: Scuola Primaria “ G.B. Giuliani “ Classe 5 A Istituto Comprensivo di Canelli – PremioEuro 250,00; 1° classificato ex aequo: Scuola Primaria “ G.B. Giuliani “ Classi 5 B Istituto Comprensivo di Canelli. Premio Euro 250,00;2° classificato ex aequo: Scuola Primaria “ E. De Amicis “ Classi IV e V Bergamasco. Premio Euro 100,00; 2° classificato ex aequo: Scuola Primaria di Strevi, Classi 1 e 2. Premio Euro 100,00 2 Classificato ex aequo: Scuola Primaria “ DAMILANO “ Classi 5A e 5B Istituto Comprensivo Pertini di Ovada.Premio Euro 100,00

SCUOLA SECONDARIA:1° Classificato ex Aequo: Scuola Secondaria - Parrocchia Nostra Signora Asssunta di Acqui Terme - Gruppo

Catechistico. Premio Euro 250,001° Classificato Ex Aequo: Scuola Secondaria - Chierichetti Duomo Acqui Terme. Premio Euro 250,00

Ogni volta che un gruppo scolastico veniva chiamato, il Dott. Giugliano invitava i ragazzi a presentarsi dicendociascuno il proprio nome, poi chiedeva ad uno di loro di parlare liberamente del Concorso Scolastico serrano edi come il gruppo ha affrontato il tema del concorso; devo dire che i ragazzi hanno parlato benissimo, con gran-de determinazione e senza essere in alcun modo intimoriti dal pubblico presente. Ogni gruppo veniva fotografa-to con i soci serrani e con il Governatore. Infine ad ogni ragazzo veniva consegnato un cappellino inneggiante allafamiglia, che il Parroco del Duomo Mons. Paolino aveva donato e inoltre riceveva anche un sacchetto di ottimidolci confezionati in casa. Al termine foto di gruppo di tutti i partecipanti con genitori ed insegnanti !!!. Dopo il Serra Club di Acqui Terme è toccato al Generale Paolo Rizzolio, Presidente del Serra Club di Torino 345,presentare gli alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado della IA Convitto “ Umberto I “ di Torino, accompa-gnati dai loro insegnanti e genitori, che si sono classificati a livello nazionale al secondo posto. Lo stessoPresidente Rizzolio ha consegnato alla Classe Vincitrice il premio consistente in un dono in ceramica con il logodel Serra ed alcuni gadget per i ragazzi; inoltre cappellino e biscotti per tutti. È stata una bellissima giornata di festa trascorsa in grande armonia e gioia con i ragazzi, che, immagino, nonse la dimenticheranno facilmente … anche perchè i veri protagonisti del Concorso Scolastico Serrano e dellaCerimonia di Premiazione sono stati loro: I RAGAZZI.

SEMPRE AVANTI, MAI TORNARE INDIETRO, SEMPRE COSI’ !!!Michele Giugliano

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Giugno 2015 35

Papa Francesco:comunicarecon facilità e spontaneitàEgregio Direttore,

vorrei sottoporle due questioni. La prima: leggo assiduamente le omelie di Papa Francesco che quoti-dianamente ci svela il suo pensiero sugli accadimenti della nostra vita. Mi sorprende la sua facilità di elo-quio, la sua spontaneità, come un Padre che stimola i suoi figli a prendere coscienza delle sua vita. A lei,che segue nei suoi viaggi il Papa domando se anche con voi giornalisti usa la stessa franchezza e se anchevoi vi rendete conto di quanto è importante una comunicazione semplice e diretta per vivere bene il Vangelo.

La seconda riguarda invece la famiglia: da una parte uno sfacelo morale ed una deriva preoccupante,dall'altra esempi di grande dignità e di conversioni del cuore. Per favore, voi giornalisti dateci buone noti-zie, che di pessime ne abbiamo a iosa!

Mi piacerebbe leggere sul vostro giornale qualche agiografia illuminante; me ne potrebbe consigliarequalcuna tra le più recenti beatificazioni?

Grazie per avermi fatto conoscere l'incredibile esperienza missionaria di fra Serra che può essere diesempio in questi giorni ai tanti giovani che cercano affannosamente le vie del Signore!

Benedetta Ramelli

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

Rispondo volentieri a entrambe le domande. Sulla prima in particolare sono totalmente d’accordo con Lei.Il modo di comunicare di Papa Bergoglio è assolutamente rivoluzionario. A questo argomento ho dedica-to due articoli usciti su Avvenire, in cui ho analizzato i suoi neologismi (cioè le parole create per esprime-re concetti di immediata comprensione) e il suo linguaggio franco. In questo secondo pezzo ho scritto cheFrancesco ha mandato in pensione l’ecclesialese per abbracciare invece la lingua del popolo. E questodovrebbe essere di esempio per tutti, a cominciare dai sacerdoti nelle loro omelie.Sulla seconda questione raccolgo volentieri il suo suggerimento e lo giro ai miei collaboratori de Il Serrano.Si potrebbe ad esempio dal prossimo numero cominciare a parlare dei genitori dei santi. La santità, infat-ti, è innanzitutto dono di Dio, ma questo dono passa spesso e volentieri attraverso la vita santa delle nostrefamiglie. Quanto alle indicazioni che lei chiede mi vengono in mente ad esempio i coniugi Maria Corsinie Luigi Beltrame Quattrocchi. Esempi di quella santità matrimoniale alla quale tutti gli sposi sono chiamati.

Lettere al Direttore • Lettere al Direttore

in dialogo

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CEI_ilserrano_210x280_exe.pdf 1 24/10/12 10.40ALLA CHIESA CATTOLICAPER LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE: www.8xmille.it

5x1000 alla nostra fondazione

beato junipero serrati chiediamo di confermare la tua firma anche nel 2014 per sovvenire a necessità di seminari e seminaristi

(non dimenticare il codice fiscale della Fondazione qui di seguito riportato)

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