Il Serrano n.112

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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.112 Settembre 2008 Per sostenere le vocazioni sacerdotali Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste eTelecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa ® The year ahead: Il Tuo Amore e le nostre mani ® La vocazione: il sogno di Dio ® Questo è il Serra in Asia! ® La Chiesa che vorrei: riscoperta della propria vocazione ® Per il rinnovamento della vita pubblica ® Gesù e le donne del Vangelo 4 6 16 22 26 30 anni di storia serrana 50 1959 - 2009

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IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.112Settembre 2008

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa

® The year ahead:Il Tuo Amoree le nostre mani

® La vocazione:il sognodi Dio

® Questoè il Serrain Asia!

® La Chiesa che vorrei:riscopertadella propria vocazione

® Per il rinnovamentodellavita pubblica

® Gesùe le donnedel Vangelo

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PERIODICO TRIMESTRALE N. 112ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

III trimestre - settembre 2008 (XXXII)

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.112Settembre 2008

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste e Telecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa

® The year ahead:Il Tuo Amoree le nostre mani

® La vocazione:il sognodi Dio

® Questoè il Serrain Asia!

® La Chiesa che vorrei:riscopertadella propria vocazione

® Per il rinnovamentodellavita pubblica

® Gesùe le donnedel Vangelo

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sommario† 3 Editoriale

di Gemma Sarteschi† 4 The year ahead: Il Tuo Amore e le nostre mani

di Cesare Gambardella† 6 La vocazione: il sogno di Dio

di S.E.R. Paolo Romeo† 9 Visita ad una favela di San Paolo

di Dante Vannini† 10 Mutare in realtà “o sonho de Deus”

di Casimiro Nicolosi† 14 Comune sentire ed entusiasmo

di Gino Cappellozza† 16 Questo è il Serra in Asia!

† 20 L’esercizio della testimonianza negli ambiti socialidi Lidia Pistarino

† 22 La Chiesa che vorrei: riscoperta della propria vocazionedi Vittorio Dabizzi

† 24 Il “Progetto culturale della CEI”di Paola Coen

† 28 Per il rinnovamento della vita pubblicadi Giuseppe Savagnone

† 27 L’impegno dei cristiani laici per la città dell’uomodi Stella Laudadio Celentano

† 28 ...e Gesù, guardatolo, lo amò!di Don G.B. Delfino

† 29 Le perle perdute e ritrovatedi Giorgio Bregolin

† 30 Gesù e le donne del Vangelodi Elsa Vannucci Soletta

† 32 Alta cultura e cultura diffusadi Benito Piovesan

† 33 La posta del Presidente

† 34 Paolo VI e l’enciclica Humanae vitaedi Paolo Mirenda

† 36 “Tu sei un Dio nascosto”di Mons. Saverio Ferina

† 37 Amore per Dio e amore per il prossimodi Aurelio Verger

In copertina: “La Lanterna” il faro del porto di Genova.Nelle foto: Il Card. Siri, Castello (1° Presidente), i Presidenti internazionali

Rizzerio, Novelli, Gambardella.

Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore ResponsabileGiulia Sommariva

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneGemma Sarteschi, Presidente del CNISUgo La Cava, V. Presidente del C.N.I.S.Gino Cappellozza, V. Presidente del C.N.I.S.Romano Pellicciarini,V. Presidente del C.N.I.S.Mario Montagnani, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno collaborato a questo numero:Cesare Gambardella S.E.R. Paolo RomeoDante Vannini Casimiro NicolosiGino Cappellozza Lidia PistarinoVittorio Dabizzi Paola CoenGiuseppe Savagnone Stella LaudadioDon G.B. Delfino Giorgio BregolinElsa Vannucci Benito PiovesanPaolo Mirenda Mons. Saverio FerinaAurelio Verger

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e nonoltre il 6 dicembre 2008.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-

drati da vicino.I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazionec/o Renato VadalàVia Principe di Belmonte, 7890139 PalermoTel. 091 331014 - Fax 091 6251622E-mail: [email protected]

Grafica: Anreproject

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

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Editoriale

La parrocchia non è solo la Messa. È la casa di tutti. Non è una bella frase. Pensaci! è la realtà.La parrocchia accetta chi va a Messa tutte le domeniche, chi ci va una volta al mese, chi ci va

solo per Pasqua, a Natale, a Ferragosto o il giorno dei Santi.La parrocchia accetta chi partecipa al funerale dell’amico anche se non va mai in Chiesa.La parrocchia accetta per la prima Comunione e la Cresima i bambini di coloro che a Messa

non vanno. Non c’è un’altra realtà aperta come la parrocchia.Naturalmente, la parrocchia è anche la casa di quei cristiani che sanno trovare tempi e modi

per essere più presenti e attivi nella Chiesa.Questi cristiani hanno il compito non di chiudere la parrocchia, di impossessarsene, ma al

contrario, di farla diventare sempre più casa di tutti.La parrocchia ha la forza e la debolezza della quotidianità non è il luogo dello straordinario

ma, il luogo dove l’ordinario può diventare straordinario.Con il Battesimo si celebra la vita che nasce – con la prima Comunione si celebra il passag-

gio dal “seggiolone” alla tavola dei grandi. Con la Cresima si celebra la capacità di cominciarea fare le prime scelte e ad assumersi le prime responsabilità.Con il fidanzamento e il matrimonio si celebra la bellezza e la forza dell’amore.Infine si celebra il momento in cui, con la morte, si ritorna nelle mani del Padre per vivere

sempre con Lui.Non c’è un’altra organizzazione umana che possa celebrare la vita come avviene in parroc-

chia.Una Chiesa che comunica la Speranza, che è Cristo, soprattutto attraverso il suo modo di

essere e di vivere nel mondo.Per questo è fondamentale curare la qualità della esperienza ecclesiale delle nostre comuni-

tà, affinché esse sappiano mostrare un volto fraterno, e accogliente, espressione di una umanitàintensa e cordiale.Una parrocchia – Chiesa che vive tra le case e vicina alla gente, che ci rende partecipi della

bellezza di Cristo che salva – con la preghiera e nella liturgia. Famiglia aperta a tutti, capace diabbracciare ogni generazione e cultura – ogni vocazione e condizione di vita – di riconoscere constupore anche in colui che viene da lontano il segno visibile della cattolicità.Ecco allora che l’ascolto della vita delle comunità cristiane permette di cogliere una forte istan-

za di rinnovamento.Se negli ultimi anni è parso sempre più evidente che il principale criterio attorno al quale ridi-

segnare l’azione delle comunità cristiane è la testimonianza missionaria, oggi emerge con chia-rezza anche un’altra esigenza, quella di una pastorale più vicina alla vita delle persone, menoaffannata e complessa. Meno dispersa e più incisivamente unitaria.Allora secondo queste linee, occorre impegnarsi in un cantiere di rinnovamento pastorale.Le prospettive verso cui muoversi riguardano: le centralità della persona e della vita, la quali-

tà delle relazioni all’interno della comunità, le forme di corresponsabilità missionaria e della inte-grazione tra le dimensioni della pastorale, così come tra le diverse realtà e strutture ecclesiali.Il convegno ecclesiale di Verona ha messo in luce l’unità della persona come criterio fonda-

mentale per ricondurre a unità l’azione ecclesiale della esistenza umana che è necessariamentemultiforme.Grazie! “Don Fosco, Don Graziano, Don Andrea” della parrocchia San Giuseppe di Torre del

Lago Puccini. I vostri messaggi sono per la comunità spunto di grande riflessione e di insegna-mento.

Gemma Sarteschi

La parrocchia, casa di tutti

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LXVI Convention Internazionale

Eminenze reverendissime, reverendi Vescovi,sacerdoti, cappellani, seminaristi, amici, fratelli esorelle nel Serra, Serra International è nel suo 73°

anno di vita ed io sono il 65° Presidente, terzo italianonella sua storia. (...)

Vorrei trasmettervi i miei sentimenti nel momento incui sto per iniziare una esperienza che sarà sempre nelmio cuore e nella mia mente e che resterà unica nellamia vita. (...)

Mi accingo ora ad assumere un incarico del qualesento con grande peso tutta la responsabilità, e per que-sto motivo lo assumo con puro spirito di servizio e conuna grande umiltà.

Il mio primo pensiero va ai 64 Presidenti che mihanno preceduto, con sentimenti di gratitudine perquanto, pur ciascuno con il proprio carisma, hannosaputo fare per il bene del Serra. Tra di loro, consentite-mi però di rivolgere un pensiero particolare a GiovanniNovelli. Un ringraziamento per quanto ho ricevuto dallasua amicizia ed un rimpianto per non averlo questa seraaccanto a me, almeno fisicamente, a manifestare ancorauna volta la sua gioia per la mia nomina. (...)

Dobbiamo uscire dal chiuso dei nostri Club, dobbia-mo operare nel terreno più difficile della società di oggi,lì dove la Chiesa può avere maggiori difficoltà ad entra-re, rispondendo così, come laici cattolici, a quanto cichiede il Concilio Vaticano II e, come serrani, al nostrocarisma.

Perché ciò avvenga è necessario un Serra forte edunito, un Serra in cui ogni Club, pur nella sua indivi-dualità legata alla diversa realtà internazionale in cuiopera, si senta anello di una catena da cui può trarreforza, stimoli, idee; un Serra in cui ogni membro sappiadi poter contare in tutto il mondo su migliaia di uominie donne che hanno il suo stesso scopo, l’aumento delle

vocazioni, e soprattutto ai quali si senta legato da unodei più gratificanti sentimenti che esistano: la reciprocagratuita amicizia. (...)

La comunicazione interna dovrà essere una prioritàin questo anno e perché ciò avvenga tutti i Consigli, leRegioni, i Club dovranno attivarsi ad inviare i datiaggiornati dei loro organigrammi all’ufficio di Chicagoche si impegnerà a tenere aggiornati i propri archivi ren-dendoli disponibili per chi ne avesse bisogno.

Solo così i membri del Board potranno contattare i

Il Tuo Amoree le nostre mani

The year ahead:

È il motto che sintetizza il programma che il neo Presidente Internazionale Cesare Gambardella ha proposto ai congressistiriuniti ad Aguas de Lindoja (Brasile). Vivi consensi ed apprezzamenti sui contenuti sono stati espressi al di là della rituali-tà dell’evento. Riportiamo uno stralcio del discorso programmatico il cui testo integrale è sul sito www.serraclubitalia.it

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nione nella società, che può contribuire a migliorarla eda risanare la famiglia, prima culla di ogni vocazione,che oggi è disgregata e formata da genitori immaturi chenon sono in grado di costituire un modello per i lorofigli.

Quello delle vocazioni al ministero ordinato e allavita consacrata non è un problema che riguarda solo laChiesa, ma coinvolge, in qualche modo, la visione chegli uomini e le donne di oggi hanno della loro esistenza.In tal senso ciò che deve preoccupare non è tanto lascarsità di vocazioni, quanto piuttosto il clima culturalein cui tutti viviamo che mette in crisi il concetto stessodi vocazione. Il problema di oggi non è quindi lavocazione, ma la cultura della vocazione, ovvero ilconcetto che la vocazione divenga cultura, componenteessenziale del modo abituale di pensare la vita.

Vi raccomando la vicinanza ai seminari ed ai semi-naristi.

Seguire un giovane durante la sua formazione finoall’ordinazione ci arricchisce incredibilmente e dà a luil’opportunità di allacciare un rapporto di amicizia che loaccompagnerà nella sua vita di presbitero, specialmentenei primi anni in cui maggiori possono essere le sue dif-ficoltà. Lui saprà di poter contare sulla vicinanza di laiciamici che lo apprezzano, lo ammirano e lo sostengono.

La nostra presenza discreta, animata da questi senti-menti, può essere rassicurante per giovani che decidonodi fare questa scelta di vita e di conforto per la lorofamiglia che, in parecchi casi, vive con sofferenza que-sta decisione del figlio.

Su queste basi si dovrà sviluppare, nell’immediatofuturo, l’impegno culturale del Serra finalizzandolo aipropri scopi istituzionali. Avremo molto da lavorare, malo faremo con impegno ed entusiasmo nella convinzioneche per la ricostruzione morale della odierna società noiserrani, cattolici impegnati, siamo in grado di offrirequel decisivo contributo che la Chiesa si attende da noi.

Credo che la cosa di cui oggi il mondo abbia piùbisogno è l’amore.

Tuttavia l’uomo è combattuto dalla scelta tra l’amo-re e l’egoismo.

Il primo è donazione, il secondo pretesa.Noi abbiamo certamente scelto il primo.Allora portiamo al mondo l’Amore di Dio, e faccia-

molo con le nostre azioni.Voglio quindi sintetizzare il mio messaggio con un

motto:“Il Tuo Amore e le nostre mani”

Mary, Mother of Vocations, pray for us!

Cesare GambardellaSerra International President

responsabili dei Consigli e dei Club nel mondo per ren-derli edotti dei progetti centrali, chiedere il loro pensie-ro ed informarsi sulle loro attività.

Non possiamo rimanere indietro nel campo dellecomunicazioni sia perché è lo strumento con cui mag-giormente opera la nostra società sia perché può essereil miglior veicolo per trasmettere, sopratutto ai giovani,i nostri messaggi.

Impariamo ad usare la comunicazione come ci hainsegnato Gesù, il più grande Comunicatore della storia.

Vorrei ora attirare la vostra attenzione sulle nostrefinalità e sulla attività del serrano.

Non ho alcun dubbio che essere serrano è aver rispo-sto ad una chiamata.

Ciò che mi chiedo e che penso vi sarete chiesti tuttivoi è perché il Signore ci ha chiamati; cosa vuole chenoi facciamo? Credo che la risposta più frequente è “chesi preghi”.

Sono certo che ciò è corretto, anche se il Signore ciaveva già chiesto di pregare quando ci ha fatto cristiani;probabilmente ora, da serrani, ci chiede che la nostrapreghiera sia più intensa e contenga una particolareintenzione per le vocazioni.

Ma questa risposta mi sembra troppo semplice.L’ispirazione dei nostri fondatori, la loro felice intui-

zione, è stata quella di fondare un Service Club, non ungruppo di preghiera.

Allora forse il Signore vuole qualcosa di più da noi.Giovanni Paolo II nella udienza del 29/3/80 dice-

va: “È veramente ammirevole che dei laici, profon-damente convinti che la Chiesa e la società hannobisogno di Sacerdoti perché hanno assoluto bisognodi Dio, pongano come finalità precipua del loroimpegno di cristiani la preghiera assidua e l’azioneoperosa per la diffusione, lo sviluppo, la perseveran-za, l’incremento, l’aiuto delle Vocazioni” e ancora inoccasione del Giubileo Serrano, il 7/12/2000 lo stes-so Pontefice diceva: “Accanto alla preghiera, lapastorale per le Vocazioni richiede un impegnocostante di sensibilizzazione e testimonianza, perchéla chiamata di Dio trovi nelle persone pronto ascoltoe generosa corrispondenza. È quanto voi cercate difare dedicandovi alla diffusione di una autentica cul-tura vocazionale”

E allora cari amici, accanto alla preghiera che ci for-tifica e può muovere il cuore di Dio, è necessaria unanostra azione decisa nella società, per contribuire aricreare quella cultura vocazionale che si è persa, perchéè più facile che il seme della vocazione venga accolto inun terreno dissodato, e vi possa crescere e fiorire.

È la testimonianza di una vita vissuta secondo ilVangelo da parte di uomini e donne in grado di fare opi-

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LXVI Convention Internazionale

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LXVI Convention Internazionale

Èper me motivo di profondagioia trovarmi in mezzo a voiin occasione di questa LXVI

Convention di Serra International,nella quale ci sentiamo tutti coinvol-ti – a vario titolo – in una riflessioneampia e feconda circa il tema dellevocazioni sacerdotali e religiose.

Il vostro convenire qui da ognidistretto – a volte anche dai più lon-tani – è segno autentico dell’atten-zione che il movimento laicale delSerra Club pone nel promuovere esostenere la pastorale vocazionalenell’ambito delle singole chiese diappartenenza. Riconosciamo in essaun problema vitale per il futuro dellafede cristiana. Non si tratta di unaspetto marginale dell’esperienzaecclesiale, bensì del vissuto stessodella fede in Gesù Cristo, l’unicocapace di colmare appieno le aspira-zioni più profonde del cuore umano.Per questo appare sempre più evi-

dente quanto sia urgente e doverosoil contributo che, entro una connota-zione laicale sempre più matura, voisiete chiamati a dare. (...)

...assaporare l’origine delle voca-zioni di speciale consacrazione,quelle al servizio dell’evangelizza-zione, attraverso le quali Dio noncessa di far sentire la sua voce perrivolgere la “Buona Novella” agliuomini di tutti i luoghi e di tuttitempi.

A noi, che siamo «suo popolo egregge del suo pascolo» (Cf. Sal 99)eppure siamo capaci di sfuggire al

suo abbraccio vitale e chiuderci allaprospettiva gratuita e libera del suoAmore, Dio offre sempre una possi-bilità in più, con un Amore gratuitoe fecondo.

Per rimanere nell’ambito deltema affrontato in questaConvention, è questo il grande“sogno” di Dio per l’uomo. Unsogno che è salvezza piena, nell’a-desione libera al disegno che Dio hadonato agli uomini, suoi figli, creatia sua immagine e somiglianza.

Il sogno della salvezza è il sognodella divina compagnia, dell’eternitàdonata agli uomini e che inizia già inquesta terra, quando si assapora ilgusto della vita eterna, della vitaautenticamente vissuta e spesa perlui e per i fratelli. È il sogno divenu-to realtà nel Figlio Gesù Cristo, che– nell’obbedienza al Padre – puòdire «Sono venuto perché abbiano la

La vocazione:il sogno di Dio

L’omelia dell’Arcivescovo di Palermo,S. Ecc. Paolo Romeo, alla Conventiondi Aguas de Lindoja ha riaffermatoorizzonti di speranza nel panoramavocazionale. Il testo integrale è ripor-tato nel sito www.serraclubitalia.it

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vita e l’abbiano in abbondanza»(Cf. Gv 10,10).

Dio non si accontenta di sognarela felicità per gli uomini. Desiderache il suo sogno venga condiviso dafigli e figlie che sposino la causa delVangelo, che si donino a Lui perannunciarne l’Amore, che si consa-crino al servizio della possibilità cheil sogno della salvezza diventi realtàper l’umanità intera.

Ecco perché Dio continua a chia-mare. Ecco perché desidera la colla-borazione di uomini e donne chesappiano accompagnare, da fratelli,i passi dei suoi figli e sappiano com-prendere le debolezze e le paure deinostri tempi, così densi di interroga-tivi che interpellano l’esistenza.

Il sogno di Dio può diventarerealtà attraverso vocazioni sante egenerosamente dedite alla causa del-l’evangelizzazione in un mondo incontinua evoluzione. È il sogno delDio che, come si fa compagno conGerusalemme, continua a farsi com-pagno della Chiesa. E continua rin-novare la sua fedeltà incondizionatache attende la generosa disponibilitàdell’uomo. (...)

Certamente la collaborazione ditanti giovani al sogno di Dio per l’u-manità va preparata, stimolata,accompagnata. La pastorale voca-zionale non può esaurirsi in iniziati-ve occasionali e straordinarie, chesorgono accanto ai cammini dellenostre comunità, quasi giustappo-nendosi. Essa deve piuttosto costi-tuire una delle preoccupazionicostanti nella pastorale della Chiesalocale. Le vocazioni nascono in ter-reni ben curati, nei quali, al di làdella banalità che troppo spessorespirano, i giovani sono invitati a

porsi domande di senso profonde eincisive...

Così nelle comunità parrocchiali,nei gruppi, nei vari movimenti, nellerealtà dell’associazionismo, comepure – e prima di tutto – nelle fami-glie, il cammino di una fede autenti-camente abbracciata e coerentemen-te vissuta è il terreno fertile per unnuovo germogliare di vocazioni.

Risuona in modo deciso la paro-la del Concilio vaticano II: «Ildovere di dare incremento allevocazioni sacerdotali - e questovale per ogni vocazione consacrata- spetta a tutta la comunità cristia-na, che è tenuta ad assolvere questocompito anzitutto con una vita per-fettamente cristiana» (OT, 2).L’autenticità della scelta cristiana èsempre feconda, perché la testimo-nianza lascia una traccia profondache vale più di tante parole. Dovec’è fede, preghiera, carità, apostola-to, vita cristiana, là si moltiplicano idoni di Dio.

Così l’aumento quantitativo equalitativo delle vocazioni sarà col-legato inevitabilmente alla forza deicammini che saremo in grado di pro-porre ai giovani perché li percorranonella gioia e nella semplicità.

Tutti dobbiamo sentirci coinvol-ti in questo progetto vocazionale

che estende il sogno di Dio almondo e lo rende presente nellerealtà nelle quali siamo chiamati avivere. In modo particolare il SerraClub ha il compito di spianare lavia al Signore perché il suo sognopossa concretizzarsi nella rispostagenerosa di tanti giovani e di tantegiovani.

Sappiamo bene che sono grandile difficoltà che i nostri giovaniattraversano specie nel momento incui devono compiere scelte radicalidi vita. D’altra parte i giovani cheoggi vengono chiamati a scelte fon-damentali seguendo l’invito delMaestro a perdere la propria vita perritrovarla quasi trasfigurata e valo-rizzata, diversamente riqualificata,sono giovani coraggiosi, da curareparticolarmente.

Cari Serrani, Dio vi chiama aconfidare in lui! Per far questooccorre innanzitutto essere fedelialla propria vocazione, curando unrapporto autentico con Cristo, perse-verando nella preghiera e nella cari-tà, dando autentica testimonianza digioia nella sequela vissuta tra le pie-ghe delle realtà che siete chiamatinon soltanto a vivere, ma – soprat-tutto – a santificare.

Questa Convention non può fer-

In modo particolare il Serra Club hail compito di spianare la via alSignore perché il suo sogno possaconcretizzarsi nella risposta genero-sa di tanti giovani e di tante giovani.

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marsi soltanto a riflettere sulle pro-blematiche che segnano il mondogiovanile e rendono difficoltosa larisposta vocazionale. Essa ha ildovere di riportare nelle vostreComunità nuovi stimoli per indivi-duare le risorse, le attese, i valoripresenti nelle nuove generazioni,per offrire al tempo stesso suggeri-menti concreti per l’elaborazione, inbase a tali premesse, di un serio pro-getto di vita ispirato al Vangelo.

Chi ama i giovani non può pri-varli dell’esaltante possibilità divita, a cui Cristo chiama la personain vista di una realizzazione piùpiena e gioiosa delle proprie poten-zialità, quale premessa per una gioiaintima e duratura. Occorre, quindi,che mettiate in atto ogni sforzo, per-ché i giovani giungano a porreCristo al centro della loro ricerca e aseguirne docilmente l’eventualechiamata.

Con la preghiera instancabile,con il sacrificio silenzioso, con ilsostegno economico e con l’intelli-gente progettualità posta nelle inizia-tive promosse, il movimento laicaledel Serra offre gli strumenti idonei ache si viva fino in fondo la preziosi-tà della vocazione cristiana ricevutain dono nel santo Battesimo e con-fermata nella vita adulta.

Per questa che si rivela essere unavera e propria missione che è a tuttinoi confidata, chiediamo l’interces-sione della Vergine Santa, di cui oggila Chiesa universale ricorda il miste-ro dell’Assunzione e che qui inBrasile e’ invocata specialemntesotto il titolo di “Nostra SignoraAparecida”, Maria che è stata prota-gonista di un sì generoso e sincero aldisegno di Dio su di lei. Nella suaadesione pura alla volontà di DioMaria è divenuta Madre della Chiesaredenta dal Figlio che in lei si è fattocarne. Così ogni risposta vocaziona-le possa respirare lo stesso anelitoecclesiale e battere al ritmo del cuoredi Dio che vuole la salvezza di tuttigli uomini.

I suoi genitori erano di Messina, emigrarono in America dopo ildisastroso terremoto del 1908. Lei ci tiene a dire che è nata negli StatiUniti, quindi pienamente americana, ma il suo cuore è per l’Italia.Ottima collaboratrice nella sua parrocchia a New York dove predispo-ne tutto per la celebrazione settimanale della Messa degli italiani.Vedova da circa trent’anni, è instancabile nelle sue attività e gira ilmondo giovanilmente, un tempo per il suo lavoro, ora per il Serra chela vede presente in tutte le manifestazioni importanti offrendo il suoconsiglio, la sua esperienza, la sua saggezza. Ha 85 anni, ma non dite-le che è “vecchia” perché vi guarda male, si sente sempre mossa dallagiovinezza dello spirito. Il suo motto potrebbe essere: “Vietato invec-chiare!”. La sua immagine potrebbe fare da copertina ad un piacevolelibro di Mons. Pederzini (cappellano del Serra di Bologna) che ha taletitolo. Ricca di spiritualità, carattere deciso ed insieme rispettoso non sifa trascinare da opinioni che cristianamente non condivida. Così nonsopporta che si rida alle spalle di qualcuno o lo si prenda in giro coninsistenza, preferendo una sana allegria nella carità.

La sua compagnia è piacevole e cerca di non essere di peso a nes-suno. Arguta nella conversazione, accetta di essere aiutata solo quan-do ne ha proprio bisogno, e a chi le da una mano regala un bel sorri-so. Disponibile ad ogni informazione che le venga richiesta, gode diessere utile con le sue traduzioni ed offre gratuitamente ogni sua capa-cità ed esperienza agli italiani del Board e della Fondazione. Si pre-senta sempre con discreta eleganza e dignità. Si capisce che è unadonna di Fede da cui attinge pace e serenità ed un sincero desiderio diamicizia con Dio e con gli uomini.

Chi l’ha conosciuta ha capito che abbiamo parlato di Ines Trucchiuna persona che non si può dimenticare ed è un dono incontrarla.

M. E.

Una personafuori dal comune!

Ines Trucchi tra i Trustee Emilio Artiglieri e Gino Cappellozza.

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Una delegazione del Serra Club di Siena, composta dal Cappellano Mons. Lorenzo Bozzi, dal Past PresidenteDante Vannini accompagnato dalla moglie Nicoletta ha partecipato alla Convention del Serra Internationalche si è svolta ad Aguas de Lindoia, nello stato di San Paolo in Brasile e nella quale è stato eletto Presidente

Internazionale un italiano: Cesare Gambardella.Al termine, la delegazione senese si è recata in visita alla scuola dei bambini della favela di Sacomà (in San

Paolo) dove sono accolti bambini che abitano per lo più nelle vicine baracche, si tratta di un centro di accoglienzarealizzato dalla Dott.ssa Angelica Chiavacci delle Religiose di Santa Regina e che attualmente raccoglie, istruisce esfama oltre 360 ragazzi con una nutrita lista di attesa vista la limitazione data dalla struttura che seppure ampliatanegli anni risulta sempre troppo piccola per le esigenze della zona

Come si vede dalla foto, l’accoglienza è stata festosa, i ragazzi hanno realizzato un spettacolo con l’allegria tipi-ca dei brasiliani e seppure indigenti non perdono l’ occasione per manifestare la natura gioviale di quel popolo.

Il Serra Club di Siena, tramite i propri rappresentanti ha donato ai bambini un piccolo contributo in denaro ed haraccolto il nominativo di coloro ai quali oggi manca quella che viene chiamata “adozione a distanza” che normal-mente consiste nel versamento di 25,00 € mensili.

Chi sia interessato ad una “adozione” si può rivolgere alle Sorelle di Santa Regina o al Parroco di San MartinoDon Salvatore Sacchitella.

VisitaadunafaveladiSan Paolo

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Aprenderlo nel suo significatoletterale, il tema dellaConvention serrana di

Aguas de Lindoia appare decisa-mente paradossale e provocatorio.

Pensate: «Vocation: the dream ofGod». Il che vuol dire che Diosogna: ed è ciò pensabile? È fintroppo ovvio che a tale domandauna risposta maturata ed espressaalla luce di considerazioni solorazionali e teologiche non può esse-re che negativa.

Dobbiamo però ricordarci cheripetutamente i Vangeli ci racconta-no di Gesù che, esplicitamente oattraverso parabole, ci ricorda (confin troppa insistenza, saremmo ten-tati di dire) di chiedere, di bussarealla porta del Padre, di non stancarcidi pregare.

Ed ecco allora che, nella realtàmisteriosa dell’eterno che si proiettanel tempo e dell’infinito che riveste

di Casimiro Nicolosi

Mutare in realtà““oo ssoonnhhoo ddee DDeeuuss””

i connotati del finito, non è assurdoné eretico richiamare alla nostraimmaginazione la figura di un DioPadre che si lascia commuovere e siintenerisce alla tenacia delle nostresuppliche, fino a concedere ciò chepure è stato ab aeterno stabilito.

Ecco dunque che, nella conce-zione di un Dio «umano», è lecitoper noi ripensare alla tenera, persi-no poetica, immagine di un Dio chesogna, e il cui più bel sogno si con-figura in un mondo dove fiorisconole vocazioni, dove molti giovani

accorrono docili alla sua chiamata,superando gli ostacoli e le tentazio-ni che tutti sappiamo ovunque anni-darsi.

Anzi, proprio Gesù ci spinge(Mt. 9, 37-38) a chiedere di realizza-re questo sogno: Messis quidemmulta, operarii autem pauci. Rogateergo Dominum messis, ut mittat ope-rarios in messem suam.

Nella quiete della cittadina brasi-liana di Aguas de Lindoia, serrani datutto il mondo si sono ritrovati, dal12 al 17 dello scorso agosto, a ricor-dare la pressante attualità di questaesigenza, di questo imperiosocomando che scaturisce e ci è indi-rizzato dal messaggio evangelico.

La diffusione, l’incremento, losviluppo delle vocazioni costituisco-no, (lo sappiamo tutti), lo scopo pri-mario, il fine istituzionale, delnostro sodalizio.

Ma, sostanzialmente, chi siamo ecosa vogliamo? Forse pochi di noiriflettono abbastanza su un concettodi base: se noi serrani abbiamo presoa cuore la fondazione di una culturavocazionale, è perché noi stessi - pursenza aver subito alcuna folgorazionee pur essendoci mantenuti nei ruoli enelle attività che le vicende della vitahanno riservato a ciascuno di noi –siamo stati il privilegiato oggetto diuna «chiamata», come opportuna-mente ha rilevato, nel suo bellissimodiscorso di insediamento, il nostroCesare Gambardella al momento diassumere la presidenza del SerraInternational: «Non ho alcun dubbioche essere serrano è aver risposto aduna chiamata. Ciò che mi chiedo, eche penso vi sarete chiesti tutti voi, è:

Affonso Iannone: eccezionaleorganizzatore della Convention

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perché il Signore ci ha chiamati?Cosa vuole che noi facciamo?»

Certo, l’assise in dimensionemondiale, se da un lato ha posto ine-sorabilmente i presenti di fronte asituazioni diverse, ponendoli nellanecessità di confrontare differenti edeterogenei contesti sociali e cultura-li, dall’altro ha aperto molti cuorialla speranza, presentando insperaterealtà di vigorosa ripresa della cultu-ra vocazionale: come è emerso dallapuntuale e documentata (anche seper tanti aspetti impietosa) panora-mica offerta dal nostro mons.Vittorio Formenti sulle statistichedelle vocazioni sacerdotali nellediverse parti del mondo: da essa si èpotuto apprendere, per esempio, chein alcune regioni dell’Africa ilnumero delle vocazioni registra unacurva di crescita davvero prodigiosa.

Al di là comunque dei semplicidati numerici (che certamente meri-terebbero riflessioni e approfondi-menti in altre sedi) va rilevato il fer-

vore che in tante parti del mondocontraddistingue l’azione del Serrae, più in generale, i movimenti disostegno alle vocazioni.

Così, riferendosi all’America lati-na, mons. Emilio Carlos Berlie,Arcivescovo dello Yucatàn eAssistente episcopale del Serra per ilMessico in una brillante e acuta rela-zione ha ripercorso (riassumendolodalle conclusioni della recenteConferenza dell’episcopato latinoa-mericano) il cammino di una Chiesache si trova ad operare in un contestodifficile, pieno di contraddizionisociali e spirituali, e di una azioneevangelizzatrice che ha tentato, nelcorso degli anni, di adeguarsi a unasituazione complessa e mutevole,nel presupposto che vanno tenutipresenti diversi livelli di vocazione:umana, cristiana o battesimale, spe-cifica (dei vescovi, dei presbiteri, deidiaconi, dei laici, dei consacrati).

Sulla specificità della pastoralevocazionale si è soffermato, in una

splendida relazione, il cardinaleJustin Francis Rigali, Arcivescovo diFiladelfia ed Episcopal advisor diSerra International, che ha illustratoquello che dovrebbe essere l’impe-gno concreto del serrano, in sostegnoal giovane che ha operato la sua dif-ficile scelta di vita, e in relazione aidiversi momenti di quest’ultima:chiamata, risposta, vita consacrata.

Da tutte le testimonianze espres-se dagli autorevoli esponenti dellegerarchie ecclesiastiche (compresala vibrante e lucidissima omeliadell’Arcivescovo di Palermo mons.Paolo Romeo) è emersa la unanime,benevola considerazione nei con-fronti di un movimento di laici qualeil Serra, e la fiducia che, in una sta-gione tanto difficile e certo noncaratterizzata da una particolarecopiosità di vocazioni, esso possaappoggiare e corroborare seriamentel’azione del magistero della Chiesa,tramutando in autentica realtà ilsogno di Dio.

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LXVI Convention Internazionale

Renato Vadalà fra i Past Presidenti Internazionali John Gennaro e George Damiani

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tica vitalità. La sua inconcussa fede nei valori che ilSerra ha da sempre assunto a fondamento della sua atti-vità, il suo giovanile entusiasmo, la sua saggezza e iltratto cordiale che contraddistingue la sua persona, nefanno il presidente adatto a lanciare la nostra associa-zione verso nuovi, più ambiziosi traguardi.

In particolare, ci pare che uno dei punti fermi del suoprogramma di presidenza sia l’espansione serrana versoorizzonti sempre più vasti, come testimoniano le sue piùrecenti iniziative tese a espandere o consolidare la real-tà serrana in nuovi paesi (Croazia, Slovenia, Romania,Ungheria, Francia).

Una cosa è sicura: con la sua guida il SerraInternational non si adagerà su una situazione di tran-quillo mantenimento di ciò che si è finora acquisito, mapunterà verso sempre nuove conquiste.

I concetti espressi nel discorso che il neo-presidenteha tenuto all’atto del suo insediamento (pronunciato inperfetto inglese) hanno lasciato nei presenti la chiara

Per i serrani giunti dall’Italia, che si erano sobbarca-ti a un viaggio lungo e faticoso che li aveva portati quasiagli antipodi da casa loro, quella brasiliana non è stata enon poteva essere una Convention come tutte le altreche regolarmente ogni anno si tengono nelle varie partidel mondo.

No, stavolta c’era qualcosa di diverso, di ecceziona-le. Ad Aguas de Lindoia non c’era soltanto da presen-ziare all’annuale raduno dei club Serra di tutto ilmondo. C’era da acclamare un presidente internaziona-le italiano.

Ecco, per festeggiare Cesare Gambardella valeva lapena di affrontare dieci ore di volo. Anche perché, pos-siamo dirlo, la scelta non poteva essere più felice.

Sessantacinquesimo di una prestigiosa lista, terzodegli italiani (dopo Giuliano Rizzerio e l’indimenticabi-le Giovanni Novelli), Cesare raccoglie una difficile maesaltante eredità e ha tutti i numeri per conferire all’edi-ficio serrano un grande impulso di crescita e una auten-

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LXVI Convention Internazionale

Verso orizzonti più vastiGli obiettivi del nuovo Presidente Internazionale

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sensazione che quello della presidenza Gambardellasarà un anno veramente proficuo e ricco di concretirisultati per il nostro sodalizio: la lineare chiarezza concui egli ha esposto i suoi intendimenti, la convinta fidu-cia nella validità dello spirito serrano, la coerente fedel-tà al messaggio di Junipero Serra hanno offerto a tuttigli ascoltatori la certezza che, sotto la guida diGambardella, i mesi che verranno saranno per il Serra alivello mondiale fecondi di realizzazioni e di iniziative.

Per la numerosa pattuglia italiana, ottimamente gui-data dalla presidente del Consiglio nazionale GemmaSarteschi e con l’autorevolissimo avallo dell’Arcive-scovo di Palermo mons. Paolo Romeo, la gioia per lapresidenza Gambardella è stata particolarmente intensae sincera; e, diremmo, non disgiunta da un pizzico diorgoglio.

Occorre anche dire che da parte degli organizzatori,capeggiati dall’italo-brasiliano Affonso Iannone, pastpresidente internazionale, ci è stata riservata un’acco-glienza veramente calorosa, e ci è stato anche datomodo di far notare la nostra presenza; e, tra l’altro, nelcorso delle giornate abbiamo potuto combinare un’alle-gra serata tutta italiana, animata dalle magiche musichedi Vera Pulvirenti, Governatore del Distretto 77.

Casimiro Nicolosi

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LXVI Convention Internazionale

Da sinistra: Gemma Sarteschi, Cesare Gambardella, Neo G. Mendes serrano del Bangladesh e il Governatore del Distretto 77 Vera Pulvirenti.

Alejandro Carbajal,Messico, Presidente eletto

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LXVI Convention Internazionale

Nel tentativo di rendervi partecipi, almeno inparte, delle emozioni e delle suggestioni susci-tate dalla Convention di Aguas de Lindoia in

Brasile, provo a scrivere alcune note che, per ovvi moti-vi, sono parziali su un avvenimento di portata univer-sale. L’esperienza di oltre vent’anni di adesione asso-ciativa mi ha consentito, a differenza della Conventiondi Genova del 1994, di cogliere ed apprezzare partico-lari della manifestazione che altrimenti sarebbero statiignorati e trascurati.

In sintesi, c’è stata la netta percezione di un costan-te, alto interesse di centinaia di associati che, con la loroassidua presenza, hanno sancito il successo organizzati-vo e culturale di questo evento, caratterizzato da rela-zioni ufficiali e da omelie di spessore tale da suscitareentusiasmo e da stimolare nuove volontà di azione.

Tutti si sono augurati di poter rileggere la relazionedel Card. Sherer, Arcivescovo di San Paolo, pronuncia-ta in portoghese con dizione tanto perfetta da permette-re a noi italiani una sufficiente comprensione senzaricorrere alla preventiva traduzione in inglese.Conversazione di vasto respiro teologico e pastorale,articolata e modulata sulle problematiche vocazionali econ ampi riferimenti alle realtà spirituali e sociali delnostro tempo.

L’attenzione dell’assemblea è stata focalizzata sualcuni concetti basilari, come l’evoluzione della rispostaad una chiamata non generica né standardizzata, ma rap-portata ai personali condizionamenti e bisognosa diessere purificata, nella quale la decantazione in un per-sonale percorso di maturazione è talora imprevedibile erichiede grande saggezza nell’accompagnamento.Altrettanto fondamentale è parso il richiamo al discerni-mento nella valutazione dell’autenticità di una richiestadi iniziazione ad un processo formativo.

La descrizione dei processi psicologici, specialmentenelle così dette “vocazioni adulte” non sempre autenticheed equilibrate, ha rivelato poi la pienezza umana e pasto-rale del relatore, intensamente applaudito e festeggiato.

Di non minore spessore meditativo l’intervento delCard. Rigali, consulente episcopale del Serra

Internazionale e arcivescovo di Filadelfia che, in unosforzo speculativo, ha tracciato le linee guida di un’o-peratività serrana efficace e pienamente rispondente alleesigenze ecclesiali. Significativo il suo profondo edavvincente richiamo alla famiglia come fulcro di matu-razione umana e spirituale.

Di singolare capacità trascinatrice la omelia prima ela relazione poi dell’arcivescovo di Merida nelloYucatàn, mons. Berliè, formidabile comunicatore diquei concetti basilari, che costituiscono un criterioperenne di personale analisi e di rinnovati propositi.

Altrettanto coinvolgente l’omelia del nostro arcivesco-vo di Palermo, mons. Romeo, di stile oratorio tradiziona-le epperciò più facilmente assimilabile. La sua significati-va presenza ha fornito un altro suggello di autorevole rico-noscimento al prezioso lavoro del Serra, in particolare diquello italiano, a favore delle vocazioni sacerdotali.

La difesa della famiglia da un dilagante atteggia-mento d’instabilità, la valorizzazione della parrocchiacome centro di aggregazione non solo spirituale maanche sociale, la esaltazione della diocesi come struttu-ra di riferimento ecclesiale: sono stati concetti più voltepresentati agli oltre ottocento congressisti provenientidai vari paesi della terra, dal Canada all’Italia, dalRegno Unito alla Nigeria, dagli Stati Uniti alleFilippine, universalità cattolica di straordinaria visibili-tà, tutta incentrata sul sostegno al mondo vocazionale.

La preghiera comunitaria, talora in tante linguediverse, ma resa comprensibile da un generoso sforzo direciproca, fraterna e gioiosa conoscenza, ha reso palpi-tante la partecipazione ai vari momenti di riflessione.

Tutti questi interventi sono stati opportunamente inter-vallati, nell’arco di cinque giorni, da celebrazioni liturgichedi intensa partecipazione per l’atmosfera autenticamente emanifestamente gioiosa sostenuta anche dalla componentemusicale, guidata da una straordinaria animatrice e dallavoce melodiosa di una bella e sempre sorridente solista.

ed entusiasmoComune sentire

di Gino Cappellozza

Brevi appunti sulla Convention di Aguas de Lindoja.

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quello di San Paolo, dall’atteggiamento prevalentemen-te cordiale e accattivante dei brasiliani.

Il rituale serrano della scorta d’onore del ConsiglioInternazionale ai celebranti in occasione delle liturgie odella cena di gala con il puntuale discorso d’insedia-mento del nuovo presidente internazionale CesareGambardella e con premiazioni di alcuni soci meritevo-li hanno costituito altro motivo di interesse.

Con una nota di rammarico abbiamo dovuto regi-strare l’assenza del past-presidente Lloyd Crocket, bloc-cato negli Stati Uniti da problemi di visto per l’ingres-so in Brasile, al quale sono comunque andati la ricono-scenza e l’apprezzamento per una saggia e proficuagestione dell’alto incarico.

Quindi atmosfera coinvolgente e stimolante, arric-chita da nuovi contatti interpersonali, dalla certezza diun comune sentire e da un entusiasmo propositivo; sicu-ramente genuina adesione agli ideali serrani con l’affi-namento delle strategie operative sostenute da unaragionevole speranza.

Insomma un’altra significativa tappa nel cammino diun singolare movimento ecclesiale, profondamentecoinvolto nella preziosa ed essenziale esperienza catto-lica della vita consacrata.

Molto apprezzabile e pienamente riuscito lo sforzoorganizzativo degli amici brasiliani che hanno curatonei particolari un incontro assai impegnativo sul pianologistico.

Il prossimo anno il Congresso ritornerà negli StatiUniti, precisamente a Omaha, Nebraska; a tal proposito,perché non pensare che, almeno una volta nella vita,come anche i nostri fratelli mussulmani (non solo i piùricchi) fanno per la Mecca, non sia realizzabile, condi-zioni di salute e familiari permettendo, la partecipazio-ne più numerosa ad un evento indimenticabile ed arric-chente quale una Convention Internazionale, comeavveniva in passato nei club italiani?

Certamente la spontaneità e la vivacità folkloristicadei serrani sudamericani, specialmente dei brasiliani, haportato un’altra piacevole nota esotica al Congresso.

Saggiamente non contemporanea, ma svolta in gior-ni precedenti e successivi, è stata l’attività dei membridel Consiglio internazionale (Board) di varia nazionali-tà, impegnati nell’analisi della situazione serrana nelmondo, nella discussione e nei tentativi di soluzione diproblematiche di particolare o generale interesse, nellaprogrammazione di iniziative a vasto raggio, intese asostenere il lavoro di vescovi e rettori di seminari, a sup-portare programmi di diffusione della cultura cattolicanelle parrocchie, nelle famiglie e nella scuola.

Proprio in questo consolidamento dell’opinione cat-tolica nella società attuale sta un altro degli obiettivifondamentali di Serra International. La medesima strut-tura in service club, analogamente ad altri prestigiosiservice club come il Rotary, il Lyons, il Kiwanis, ecc.costituisce un motivo di richiamo e di attenzione versole problematiche spirituali del nostro tempo da noi con-siderate.

Certamente non tutte e non solo manifestazioni spi-rituali, ma anche intermezzi di piacevole intrattenimen-to attorno ai tavoli del ristorante o nel salone bar inoccasione della estemporanea “serata italiana” ideatadalla nostra presidente nazionale Gemma Sarteschi,brillante animatrice di eventi relazionali, supportatadalla competenza artistica del governatore del distretto77 (Calabria-Sicilia) Vera Pulvirenti e dalla sorprenden-te performance del trustee internazionale EmilioArtiglieri. Menù internazionale e confortevole sistema-zione alberghiera sono stati motivo di compiacimento,anche se si ritiene lecito un richiamo a una maggiorefutura sobrietà, in armonia con i principi evangelici diuna equa distribuzione dei beni della terra.

Naturalmente non si sono rivelate trascurabili le sug-gestioni suscitate dal lungo viaggio transoceanico, dal-l’ambiente esotico con le realtà contraddittorie dimodernità urbanistica e di degrado socio-ambientaledella periferia di un esteso agglomerato urbano quale Alcuni componenti la delegazione italiana.

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ed ovviamente tutti i soci dei nuovi Club, quasi40 membri ciascuno. Musiche e danze tradizio-nali, ispirate a riti religiosi locali hanno allieta-to la serata. Sono seguiti gli interventi deiCappellani e dei Presidenti dei Club che hannoespresso la loro gioia e gratitudine per la primavisita di un Presidente Internazionale. A suavolta Gambardella ha rivolto un saluto e il suoaugurio ai nuovi Club, manifestando il suoapprezzamento per il lavoro svolto dai serraniin quel paese nonostante le difficoltà cheincontrano i cattolici.

La permanenza del PresidenteInternazionale in Bangladesh è durata 2 giornied è stata molto densa di attività.

Interessante l’incontro con il NunzioApostolico, Rev. Mons. Joseph Marino, il cuiincarico richiede una capacità diplomatica dialtissimo livello per rappresentare la ChiesaCattolica in un paese in cui i cattolici sono unaminoranza (0,3%), appena tollerata, ed a cui èinterdetta la carriera oltre un certo livello nellapubblica amministrazione ed anche qualsiasiattività politica.

L’Arcivescovo Mons. Paulinus Costa hainvitato ad un pranzo in Curia il Presidente

Appena rientrato dalla splendidaConvention di Aguas de Lindoia il

Presidente Internazionale Cesare Gambardellaha subito cominciato a programmare le sueprime visite ai club, e non ha esitato a privile-giare i club dell’Asia, come riconoscimento delgrande impegno che quei serrani stanno dimo-strando nella diffusione del Serra.

Prima tappa Dhaka, capitale del Bangladesh,dove il Presidente Internazionale ha avuto anchel’opportunità di consegnare la Charter a 2 nuoviclub: Tejaon e S. Christina. Una cerimoniamolto semplice come semplice è questo popolosorretto da una fede non comune.

L’incontro ha avuto luogo nel SeminarioMaggiore Spirito Santo di cui è Rettore P.Gabriel Corraja ed in cui studiano teologia 67seminaristi. Presenti membri del Club di Dhaka

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Cronache

I viaggi del Presidente Internazionale

Questo è il Serra in Asia!

L’Arcivescovo Lai Idung Sing e Cesare Gambardella fra alcuni serrani di Macao.

Nel Seminario San Josè di Macao i serrani con l’Arcivescovo e i presbiteri per la foto ricordo della gradita visita presidenziale.

L’Arcivescovo di Dhaka S. Ecc. Mons. Paulinus Costa con il Presidente Internazionale.

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Internazionale, il Presidente del Club di Dhakaed il Capellano Joseph Peixotto, americano efiglio di serrani di San Francisco, fondatori delSerra in Bangladesh.

Il giorno dopo una interessante escursioneha portato Cesare ed i suoi accompagnatori inun villaggio a maggioranza cattolica in cui esi-ste la più vecchia Parrocchia del Bangladesh,fondata da circa 400 anni. Il Presidente ha potu-to incontrare i numerosi studenti della scuolacattolica che con le loro domande hanno mani-festato tanta curiosità e sete di apprendere.

Seconda tappa di questo viaggio è stataMacao dove il giorno 14 il locale Serra Clubfesteggiava il 30° Anniversario della sua fon-dazione.

Presso il Seminario San Josè, una parteci-patissima celebrazione Eucaristica presiedutadall’Arcivescovo Lai Idung Sing ha precedutogli interventi di rito. Il Presidente Internazionaleha poi consegnato i distintivi al nuovoPresidente ed ai membri del Consiglio Direttivodel Club. Un attivissimo Club di 40 membri lacui età media è di 45 anni ed il cui Presidente èun giovane professionista di 37 anni.

Cordialissimo l’incontro con il Vescovo edil Cappellano che hanno manifestato tutto illoro apprezzamento per l’opera del locale SerraClub.

Tappa successiva è stata Hong Kong dove èmolto attivo un Club con 45 anni di vita.

Un programma molto intenso nelle duegiornate di permanenza in quella città.

Lunghi colloqui con il Cardinale Zen e conil Vescovo Ausiliare John Tong, anche loromolto legati al Serra ed alla sua attività.

Di particolare interesse la visita alla loca-

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Cronache

Nel Seminario San Josè di Macao i serrani con l’Arcivescovo e i presbiteri per la foto ricordo della gradita visita presidenziale.

Il Rettore P. Adisak, Gambardella, Niphon e Pradit Presidente e Presidente elettodel Consiglio Nazionale di Tailandia.

Alla sinistra di Gambardella il Card. Michai Kitbunchu, Chainarong e serrani tailandesi.

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le Caritas che svolge una intensa attività diservizio nella città. Il Presidente Rev. P. Yeunged il suo Vice Rev. Yim hanno fatto da guidaad una visita di una parte di questa struttura incui operano ben 5000 dipendenti (tra tempopieno e part time); sono assistiti nei vari setto-ri, che vanno dalla fisioterapia per disabili edanziani, all’intrattenimento, alla formazioneper soggetti con difficoltà intellettive, ben 150mila utenti.

Al termine della visita, il Direttore dellarivista della Caritas ha fatto una approfonditaintervista al Presidente Gambardella.

La giornata si è conclusa con la convivialedel Club, nel corso della quale, dopo gli inter-venti dei Presidenti, si è festeggiata l’ammis-sione di 2 nuovi giovani soci.

La seconda giornata è stata dedicata allavisita del Seminario Maggiore Holy Spirit con11 seminaristi (siamo ad Hong Kong, ma ècomunque sempre Cina) e ad altri centri diaccoglienza ed istituti scolastici cattolici conpiacevoli incontri con gruppi di giovani.

Quata tappa da Hong Kong in volo con arri-vo notturno su Bangkok, dove gli onori di casasono stati fatti dal Past PresidenteInternazionale Chainarong (molto noto ancheai serrani italiani per aver partecipato ad unCorso di Formazione), dal Presidente e dalPresidente Eletto del Consiglio Nazionale,rispettivamente Niphon e Pradit.

Il giorno successivo, dopo la visita alSeminario Maggiore Lux Mundi, un lungo col-loquio con il Rettore P. Adisak e con lo staff dei Alcuni serrani di Hong Kong con Gambardella e il Vescovo ausiliare John Tong.

Sullo sfondo serie di poster su San Francesco Saverio a cura dei serrani di Singaporeper il XXV di fondazione dell’omonimo Seminario.

Il Presidente del club di SingaporeSean Yeo con Gambardella.

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formatori sul difficile tema della preparazionedei nuovi sacerdoti che dovranno affrontare lesfide dei nostri tempi.

Durante il pranzo il Presidente Int. harivolto parole di apprezzamento e di incorag-giamento ai 120 seminaristi del SeminarioMaggiore. Era presente anche P. VichukoyuKetpabj, Rettore del Seminario Minore fre-quentato da 160 seminaristi e presso cui hasede anche la scuola cattolica che accoglie5000 studenti di tutte le religioni.

Successivamente un breve ma significati-vo incontro con P. Somsak, primo Cappellanoe fondatore del Serra in Tailandia.

La sera una elegantissima cena caratterizza-ta dalla tipica sensibilità e raffinatezza tailande-se, con la presenza del Cardinale Michael MichaiKitbunchu e da P. Chamnian, Vicario Generale diBangkok. Era presente tutta la leadership serra-na proveniente da ogni parte del paese.

La Tailandia è certamente un esempio e ladimostrazione di come si può operare per ladiffusione degli ideali serrani. Un paese in cuisono presenti 10 diocesi e ben 20 Serra Clubnonostante che i cattolici siano solo lo 0,5%.

Ultima tappa di questo viaggio: Singapore.Un meraviglioso giovane Club in una

splendida città.Anche qui il primo incontro è stato con

l’Arcivescovo Nicholas Chia presso la sua resi-denza. Anche questo Vescovo molto vicino alSerra e ai serrani ed entusiasta del loro lavoro.

Successiva visita al Seminario MaggioreSan Francesco Saverio che quest’anno festeg-gia il 25° anniversario e che è stato molto aiu-tato dal locale Serra Club nella organizzazionedelle varie attività per questa celebrazione. Inparticolare il Serra Club ha prodotto una seriedi poster su San Francesco Saverio.

In serata si è svolta una conviviale contutti i membri del Club riuniti attorno ad unagrande tavola preparata con estrema cura edeleganza.

Dopo gli interventi di rito, inevitabile lacommozione nel ricevere una pergamena in cuii serrani del Club “con un atto di amore siimpegnano per un intero anno ad un’ora setti-manale di Adorazione” e offrono “un bouquetspirituale di 15 poste di Rosario al giorno “dal20 settembre 2008 al 30 agosto 2009 per l’uni-tà del Serra e per le intenzioni del PresidenteInternazionale”.

Questo è il Serra in Asia!Questo è Serra!

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Cronache

La consegna della pergamena come manifestazione di affetto dei serrani di Singapore.

L’incontro con il Nunzio Apostolico in Bangladesh Rev. Mons. Joseph Marino.

A sinistra i due Presidenti dei nuovi club di Dhaka incorporati.

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Riflessioni sul congresso di Collevalenza

Nell’ambito dell’XI Con-gresso nazionale di SerraInternational Italia svoltosi

a Collevalenza il 6-8 Giugno 2008,si è tenuta una tavola rotonda congli interventi della Dott.ssa LuciaVannini Rossi (PresidenteFederazione Toscana ConsultoriFamiglie di Ispirazione Cristiana) -di Mons. Paolo Giulietti (DirettoreEmerito Servizio NazionalePastorale Giovanile C.E.I.) - delProf. Adriano Fabris (Ordinario diFilosofia Morale e Direttore delMaster in Comunicazione Pubblicae Politica - Università di Pisa) sultema “L’Esercizio della testimo-nianza del serrano a sostegno dellevocazioni negli ambiti: affettività,tradizione, cittadinanza”.

La Prof. Vannini nella suariflessione afferma che la vocazio-ne è la risposta ad una chiamata ela testimonianza a sostegno dellavocazione nell’ambito dell’affetti-vità si esprime “nella capacità dientrare in relazione affettiva”.

Le relazioni umane oggi sonospesso caratterizzate da “un’iper-trofia dell’affetto, da uno sbilancia-mento degli aspetti emozionali adiscapito di quelli valoriali, conun’affettività staccata dall’etica, dauna prospettiva di senso e percepi-ta come saturazione del bisogno,ridotta a puro sentimentalismo.Importa solo ciò che si sente e siprova” sottolinea la Prof.ssaVannini. L’affettività viene svuota-ta della sua valenza etica e lasciatain balia di una libertà che genera

solo confusione, mentre la vitaaffettiva, afferma Vannini, “rientrain un percorso di scoperta dellapropria vocazione, di chiamata diun Padre a realizzare un progettopersonale pensato per ciascuno dinoi”.

Chi è impegnato nel sostegnodelle Vocazioni, può nell’ambitodell’affettività, sostiene laProfessoressa, dare testimonianzaattraverso l’educazione all’amoredei figli e di coloro che ci sonoaccanto nella vita, attraverso unpercorso coniugale e familiare cheveramente sia segno del“Sacramento”, creando il giustoambiente per poter ascoltare la“Vocazione” che Dio suggerisce aognuno dei suoi figli, sostenendocoloro che intraprendono “un cam-mino vocazionale verginale perchépossano testimoniare con la loroscelta la pienezza dell’Amoresegno del Cristo risorto”.

Mons. Giulietti ha sviluppato lasua riflessione integrando tre con-cetti fondamentali: testimonianza –via odierna alla missione, tradizio-ne – ambito fondamentale dell’esi-stenza umana, vocazione – indi-spensabile orizzonte dell’esistenzaumana.

Mons. Giulietti individua nei“battezzati” i soggetti più idonei atestimoniare il Vangelo a chi è lon-

tano da Dio, qualora abbiano unostile di vita ispirato ai valori cri-stiani. Ha detto: “Le parole ed igesti della vita quotidiana divengo-no così l’alfabeto più chiaramentecomprensibile dell’annuncio cri-stiano”.

La famiglia, la scuola, l’univer-sità, la parrocchia sono i soggettieducativi meglio deputati alla tra-smissione del “patrimonio spiritua-le e culturale”, che affonda le sueradici nella tradizione, malgradooggi l’educazione incontri moltedifficoltà per la complessità delsistema in cui viviamo.

Come sostengono i Vescovi ita-liani al n. 51 degli Orientamenti

di Lidia Pistarino

L’esercizio della testimonianzanegli ambiti sociali

Rileggendo gli interventi dellaTavola Rotonda dell’XI CongressoNazionale di Collevalenza

Dott. Lucia Vannini Rossi.

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Riflessioni sul congresso di Collevalenza

Pastorali: “il tema della vocazioneè centrale per la vita del giovane”.Diventa compito prioritario “fareeducazione vocazionale”, ovvero –dice Mons. Giulietti – “accompa-gnare i giovani, sin dalle primescelte consapevoli, a vedere la pro-pria esistenza come dono e comecompito, coniugando libertà eresponsabilità, persona e comunità,realtà ed ideale”.

Un ruolo educativo importanterivestono adulti e anziani, in gradodi trasmettere ai giovani un patri-monio di valori e idee di cui sonoportatrici le generazioni precedentie in grado di dimostrare che “è pos-sibile vivere la vita come rispostaal progetto di Dio e che questorende l’esistenza pienamente feli-ce.” ...Adulti, quindi che “abbianoil coraggio e la gioia di essere tali –cioè più vecchi dei giovani!” diceMons. Giulietti. Adulti con i quali igiovani possano confrontarsi eintegrarsi. Mons. Giulietti sottoli-nea anche l’importanza di una

maggiore collaborazione tra pasto-rale giovanile, familiare e vocazio-nale, come indicano i Vescovi negliOrientamenti Pastorali summen-zionati.

Il Prof. Fabris, dopo aver defi-nito testimone colui che esprimepubblicamente le proprie convin-zioni, che le mette in pratica in unluogo che è appunto la “città”; (nederiva che la cittadinanza è unaspetto collegato alla testimo-nianza), afferma che nella tradi-zione cattolica i testimoni dellafede lo sono stati nella “città”,dove spesso sono anche stati mar-tirizzati.

Per quanto riguarda la testimo-nianza cristiana nel nostro tempo,nella città in cui viviamo, Fabrisricorda che, se da un lato la pro-spettiva religiosa dà un significatoe un senso alla vita, dall’altro ècontrastata dall’ateismo, dall’indif-ferenza religiosa e dalle sopraffa-zioni e violenze che spesso si com-piono nel nome di Dio.

Il cristiano si trova allora nellaposizione di dover dare la sua“testimonianza” nella “città” dioggi.

Coglie il nesso che c’è tra testi-monianza e speranza, per cui iltestimone deve essere “aperto pro-duttivamente al futuro suo e dellapropria città”, teso alla valorizza-zione della “persona” e alla realiz-zazione del “bene comune nellacittà,” traendo utile ispirazionedalla Dottrina Sociale della Chiesa.Inoltre, deve uscire dai confini tra-dizionali della città, per esprimerela sua testimonianza in una pro-spettiva locale, nazionale, europea,mondiale.

Riferendosi quindi ai serrani,ritiene che “nella misura in cuivivono nella società, nella ‘città’,la propria fede in maniera coerente,essi sono in grado di far scaturiredalla parola e dall’esempio nuovevocazioni sacerdotali e consacrate:testamentum della propria testimo-nianza cristiana”.

Prof. Adriano Fabris.

Mons. Paolo Giulietti.

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Notizie

riflessioni

approfondimenti

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L’approfondimento

«Guardare a Lui, speranza del mondo» è iltema della grande missione che dal 2007al 2010 animerà la Chiesa diocesana di

Prato, con varie iniziative che interesseranno tutta lasocietà pratese.“Bisogna tornare a parlare di Dio, di Gesù Cristo,

dei temi più fondamentali della vita”.“È necessario risvegliare la Fede nei Battezzati”.Queste sono due delle tante motivazioni che hanno

spinto il vescovo mons. Gastone Simoni, ad indire unlungo periodo di missione diocesana, missione “ad gen-tes” come spesso lui definisce questa vasta azionepastorale e voglio partire da queste sue frasi per inizia-re la mia modesta riflessione, per poi arrivare ad espri-mere come vorrei la mia Chiesa, perché ritengo che siaquanto mai necessario, nella nostra città e nella societàcontemporanea, lavorare con decisione sul terreno dellamentalità corrente, del complesso dei valori e credenze,dei comportamenti non teorizzati, ma vissuti.

gione di smarrimento della memoria e della eredità cri-stiana, dell’indifferentismo religioso.

I cristiani ( cristiani e non cattolici, perché tuttisiamo cattolici, ma quanto cristiani?) devono valoriz-zare l’apporto laicale in senso stretto in tutti i suoicampi, per ripensare il modo di annunciare il Vangelo,con la certezza che Cristo anche oggi desidera farsivedere e mostrarsi a tutti e quindi sapersi schierare dallasua parte, per testimoniare davanti a tutti il suo amore ela sua parola. Non basta infatti “parlare di Gesù”, biso-gna anche farlo vedere “con la testimonianza della pro-pria vita” (cfr. Novo millennio ineunte, 16).“Voi mi sarete testimoni” (Lc. 24,48), è quanto ci

chiede Gesù attraverso le parole del Vangelo; oggi, c’èbisogno di una testimonianza di qualità e il cristiano lodiventa, vivendo e comunicando il Vangelo con gioia econ coraggio, sapendo che la verità del Vangelo vieneincontro ai desideri più autentici dell’uomo.

Testimoniare la Fede, ma anche la propria vocazio-ne, perché ogni cristiano deve riconoscere che la propriavita è vocazione. E questo significa scoprire, amare,rispondere alla vocazione che il Signore ci affida e aiu-tare gli altri a farlo.

Alla radice di ogni uomo c’è una vocazione chediventa elevazione e incontro interiore con Cristo,quando riconosciamo e capiamo questa chiamata, chepuò essere al matrimonio, al sacerdozio, alla vita diparticolare consacrazione, ad una attività professio-nale.

Vorrei una Chiesa diocesana più attenta alla scopertadelle vocazioni personali, in particolare attenta allavocazione sacerdotale e religiosa; attenta all’ascoltodella voce di Dio che ancora oggi chiama, come sempre,giovani e adulti, invitandoli a dedicare la propria vita ad

riscopertadella propria

vocazione

La Chiesa che vorrei:

Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del 2000,parlando delle vocazioni, disse: “Il problema dellevocazioni rappresenta non solo una questione orga-nizzativa ma un aspetto rilevante del mistero eccle-siale. Nelle vocazioni è in gioco il senso della Chiesacome corpo di Cristo. In questo quadro si collocal’impegno del cristiano a favore delle vocazioni.Dedicandovi ad esse fate in modo che il problematrovi riscontro nella sensibilità di tutti, coinvolgen-do in particolare le famiglie e gli educatori.

È giunto il momento di promuovere il ruolo dei cri-stiani nella vita sociale per dialogare con coloro cheprovengono da realtà culturali diverse,e riflettere suivalori di riferimento e sulla realtà vissuta, in questa sta-

di Vittorio Dabizzi

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XVI nel suo messaggio per la Giornata mondiale per levocazioni sacerdotali del 2006: “La missione del sacer-dote nella chiesa è insostituibile. Pertanto anche se inalcune regioni si registra scarsità di clero non deve maivenir meno la certezza che Cristo continua a suscitareuomini i quali come gli Apostoli, abbandonata ogni altraoccupazione, si dedicano totalmente alla celebrazionedei sacri misteri, alla predicazione del Vangelo e al mini-stero pastorale. Tocca però a noi, non con le nostre pove-re risorse, ma con la forza dello Spirito Santo, fare inmodo che questo si avveri, così da dare risposte positivee concrete, a quanti sono intorno a noi.

Giovanni Paolo II, in un celebre discorso rivolto aigiovani disse: ”la Chiesa oggi ha bisogno che la Fedenon sia chiusa negli edifici, ma sia testimoniata edannunciata nelle piazze e per le vie. Una Chiesa chesappia testimoniare ogni giorno, in ogni luogo, la pro-pria vitalità, tramite testimoni fedeli e sinceri, che nonrinunciano a testimoniare la propria fede in Colui nelquale sono stati battezzati”.

Concludo con una frase di S. Agostino : “Hai credu-to, sei stato battezzato: è morta la vita vecchia, è statauccisa sulla croce, sepolta nel battesimo.È stata sepolta la vecchia nella quale malamente sei

vissuto, risorga la nuova”.(Serm. Guelf.IX, in M.Pellegrino, Vox Patrum 177).

una totale e completa consacrazione a Lui. Purtroppo, ilfragore della vita frenetica impedisce di fare silenzio edi ascoltare.

In una cultura che enfatizza il peso dei condiziona-menti ambientali e il primato delle scelte oggettive, fareeducazione vocazionale, significa accompagnaresoprattutto i giovani, sin dalle prime scelte consapevoli,a vedere la propria esistenza come dono e come impe-gno, unendo libertà e responsabilità, persona e comuni-tà, realtà e ideale. Maggior responsabilità in chi sceglieil matrimonio, maggior disponibilità ad ascoltare lachiamata di Cristo per essere sacerdote.

Vorrei una Chiesa che preparasse i giovani ad ascol-tare Cristo che dice” seguitemi e vi farò pescatori diuomini “ (Mt. 4,19) e invitasse i fedeli a pregare per-ché” il padrone della messe mandi operai nella suamesse” (Mt.9,37). Ecco cosa vorrei dalla mia Chiesa.

Benedetto XVI al Convegno Ecclesiale di Verona,nel suo intervento tra l’altro ebbe a dire:

“la nostra società è pervasa da uno spirito illumini-sta e laicista, che pone Dio, la Chiesa, la morale, lon-tano dalla vita dell’uomo. In questo clima c’è dadomandarsi: chi difende i sacerdoti e i religiosi? Chi sipone al loro fianco per affrontare molto spesso le diffi-coltà che si frappongono al loro ministero?”.

Vorrei che i laici, in particolare coloro che si trovano aPrato, fossero più vicini ai sacerdoti perché la famigliaguardi a loro e loro guardino alla famiglia, per mettereinsieme la vocazione presbiterale e la vocazione familiare.

Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del 2000, par-lando delle vocazioni, disse: “Il problema delle voca-zioni rappresenta non solo una questione organizzativama un aspetto rilevante del mistero ecclesiale. Nellevocazioni è in gioco il senso della Chiesa come corpo diCristo. In questo quadro si colloca l’impegno del cri-stiano a favore delle vocazioni. Dedicandovi ad essefate in modo che il problema trovi riscontro nella sensi-bilità di tutti, coinvolgendo in particolare le famiglie egli educatori.

La Chiesa siamo tutti noi: laici, sacerdoti, consacra-ti; ma se manca uno solo di questi elementi, la chiesanon è completa.

Vorrei una Chiesa dove i propri membri fossero sem-pre, dovunque, testimoni visibili del Vangelo e di Cristo,che si ricordassero di più delle Vocazioni e ponessero alprimo posto questa necessità, perché la Chiesa, che nonha confini, nella quale non ci sono stranieri, ma solo bat-tezzati, possa continuare a riunirsi intorno ad un altaredove un sacerdote consacri il pane e il vino, in corpo,sangue, anima e divinità, di nostro Signore Gesù Cristoe dove incessante salga a Dio, la preghiera umile di chiha offerto la propria vita, per pregare per le colpe e i pec-cati dell’umanità. È vero quanto afferma Papa Benedetto

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L’approfondimento

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il serrano n. 11224

Contributi

Quanti conoscono l’esistenza del ProgettoCulturale della CEI? Quanti, tra quelli che nehanno sentito parlare, ne hanno approfondito

compiti e funzioni?Cerchiamo di svelarne insieme i segreti e di capire

pian piano le sue finalità. Commetteremo degli errori,certo, ma ce li faremo correggere da chi è più addentrodi noi sull’argomento.

Perché

Vediamo innanzitutto perché la CEI ha ritenuto utilericorrere al Progetto Culturale. La dimensione socio-politica della società italiana è drasticamente mutata. Lafine delle ideologie ha scardinato molte certezze, il rela-tivismo culturale ha messo sullo stesso piano ciò che èritenuto giusto in coscienza e ciò che non lo è per laChiesa in campo etico e morale, laChiesa sconta una significativa per-dita di terreno negli ambienti tradi-zionali di vita (scuola, mondo dellavoro, famiglia, ecc.). Se un cre-dente non è ingrado di testimo-niare la propriafede è da chieder-si quale significa-to possano averele parole testimonianza e missionarietà. Richiamando leparole di Giovanni Paolo II, necessita sviluppare una“nuova evangelizzazione”, la quale deve occuparsiinnanzitutto di Gesù Cristo e quindi della dimensionetrascendentale della persona umana. In che modo sipotrà dare concretezza alla “nuova evangelizzazione” senon ci sono persone veramente capaci di incidere, dia-logare, far riflettere, discutere, nei luoghi in cui si vive?Le comunità, le associazioni, i movimenti, le parroc-chie, sono chiamati a sviluppare un serio esame dicoscienza. Non basta proporre quei valori, che potrem-mo chiamare evangelici e insieme umani, come la giu-

stizia, la pace e la libertà, non perché essi non sianoessenziali, ma perché è in gioco qualcosa di originario.Quindi la sfida di evangelizzare la cultura nasce da que-ste considerazioni.

Occorre essere consapevoli che i credenti impegnatisono oggi una minoranza rispetto alla massa dei battez-zati, ora tendenzialmente indifferenti. Il mondo esternoalla Chiesa è disincantato, confuso, terribilmente dis-tratto. Il cambiamento profondo del modo di comunica-re ha messo in crisi la normale capacità educativa e for-mativa verso i giovani.

Ci troviamo in una fase in cui è difficile dotarsi diindicazioni operative stabili e durature. Bisogna con-frontarsi ed essere dentro la cultura di oggi, cogliendo icosiddetti segni dei tempi. Ora, nell’era del villaggioglobale, è una colpa non essere consapevoli o non esse-

re a conoscenza di come funziona-no i meccanismi dell’informazione.È un compito che riguarda i singo-li, certo, ma anche la comunità cri-stiana nel suo insieme.

A chi spettainteragire con ilProgetto Cultu-rale della CEI? Èuna faccenda perpochi eletti? No,

riguarda tutti! Riguarda ciascuno di noi, secondo le pro-prie possibilità.

La mentalità secolaristica ha insinuato anche in molticredenti una riluttanza ad aderire a quanto propostodalla Chiesa in materia morale, ma anche di fede. Maancor più ha stemperato in molti credenti la consapevo-lezza delle proprie radici culturali, profondamenteintrecciate con il vissuto della fede. Se si rimuovono talipunti di vista e tali abitudini si crea lo spazio per risco-prire le fondamenta solide, che già ci appartengono, checostituiscono la piattaforma sulla quale è stata costruitala nostra società

di Paola Coen

Il “Progetto culturale della CEI”

loconosciamo?

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richiede oggi unapproccio nuovo. Uncontributo specificopotrebbe venire dauna ricerca comunedelle associazioniprofessionali cattoli-che.

I gruppi, le asso-ciazioni, i movimen-ti, non sono invitati astravolgere i propriprogrammi, ma aconsiderare che laChiesa italiana stacercando di muover-si in modo organicoper mettere il proprio potenziale al servizio del Paese edi ogni italiano. Occorre scegliere di fare, nella prospet-tiva comune, ciò che più viene incontro alle propriecompetenze, ai propri interessi specifici, al proprio cari-sma. Soprattutto occorre essere disponibili ad un incon-tro con gli altri.

Il Progetto Culturale è insieme un fatto personale edinsieme comunitario. Una comunità ecclesiale adulta èfatta di realtà che si rendono conto che tante voci isola-te possono lanciare al Paese solo deboli segnali di vita,coraggio e speranza. Se si riuniscono e trovano le coseda dire e una forma condivisa con cui dirle, la speranzaavrà molta più forza.

Le idee però rischiano l’asfissia se non circolano. Imass media danno ossigeno alle idee facendole viaggia-re. Lo stretto legame tra cultura e comunicazione esaltala funzione dell’operatore della comunicazione, ingrado di far crescere la sensibilità e l’attenzione nellacomunità cristiana.

Cos’è

L’obiettivo del Progetto Culturale è di ricuperare ilvalore centrale della mediazione tra fede e cultura nelquadro della missione evangelizzatrice della Chiesa.Esso si propone di aiutare tutto il popolo di Dio a moti-vare la propria fede, ricuperando l’essenziale, la radicevitale del messaggio cristiano, per riprendere con nuovoslancio l’annuncio del Vangelo.

Lo stile del lavoro è rappresentato dall’immaginedella piazza, cioè di una realtà aperta, in movimento, incui si trovano ad operare molti soggetti, ciascuno con lapropria identità, ma in forte relazione. La convergenza èdata dal ritrovarsi in un orizzonte comune e di lavorareattorno ad un nucleo di contenuti condivisi.

Ci sono i professionisti della cultura, quella alta,accademica, con il suo ricco bagaglio di erudizione. Mail Progetto Culturale avrà un cuore vero, autentico, pul-sante, se avrà radici in ogni realtà cattolica. In quantosoggetto capace di produrre cultura (sia essa alta o dif-fusa) tutto il popolo di Dio è chiamato ad elaborare l’in-terazione tra i contenuti essenziali della fede e le carat-teristiche salienti della cultura contemporanea.

Le due finalità del Progetto Culturale sono: il rinno-vamento della pastorale e il sostegno alla testimonian-za dei laici nei terreni loro propri.

I laici sono i primi ideatori ed operatori del ProgettoCulturale. È per mezzo di coloro che vivono in famiglia,lavorano in fabbriche ed aziende, che la comunità eccle-siale si incarna nel territorio; sono loro che conosconogli umori del mondo.

Tutti i laici sono invitati ad elaborare una propostache sappia coinvolgere sia coloro che hanno responsa-bilità ecclesiali, sia coloro che si limitano alla praticareligiosa, sia coloro che esprimono un’appartenenzapuramente ideale e anche coloro che sono indifferenti.

Tutti possono per-mettere alla comuni-tà cristiana di cono-scere le vie con cuitestimoniare ilVangelo.

Soggetto fonda-mentale ed unifican-te è ancora la fami-glia, che permette dicogliere le diversefigure laicali in rela-zione tra loro e con ilterritorio di apparte-nenza. Altro ambitofondamentale è quel-lo del lavoro, che

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Contributi

Le due finalità sono:

«il rinnovamento

della pastorale» e

«il sostegno alla testimonianza

dei laici

nei terreni loro propri»

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La rubrica

“Le vicende che si svolgono nel tempo, a livello individuale e collettivo, sono per il cristia-no l’oscuro sacramento del progetto di Dio. Decifrarne il senso, coglierne l’appello, non èdunque per lui un optional, ma costituisce il compito fondamentale della sua vita. Questarubrica si propone di aiutare i lettori in questo compito, mettendo a fuoco, di volta in volta,un aspetto della realtà presente e offrendo alcune riflessioni su di essa, nella speranza cheognuno le prolunghi poi per proprio conto”.

Nel suo viaggio in Sardegna,Benedetto XVI ha pregato perché icredenti sappiano «evangelizzare ilmondo del lavoro, dell’economia,della politica, che necessita di unanuova generazione di laici cristianiimpegnati, capaci di cercare concompetenza e rigore morale soluzionidi sviluppo sostenibile».

La preghiera del Papa può esserecompresa solo a partire dal fatto cheil mondo del lavoro, l’economia e lapolitica seguono oggi percorsi abba-stanza diversi da quelli che una pro-spettiva cristiana richiederebbe edevono perciò essere evangelizzati.Non si tratta di settori marginali: vi èracchiusa praticamente quasi l’interasfera della vita pubblica. In partico-lare, il riferimento all’economiarende chiaro che il problema nonriguarda solo lo Stato, ma anchequella società civile che a volte vieneinvocata come alternativa alle caren-ze delle istituzioni. In realtà, oggi,pur riconoscendo con gioia le tanteenergie positive che animano lanostra società, non ci si può nascon-dere che vi operano anche centri dipotere più o meno occulto, i cui inte-ressi divergono dal bene comune eche hanno un largo margine diresponsabilità anche nelle distorsionidella politica. Il sistema produttivo equello bancario non sono innocentidei tanti problemi che il nostro Paesee l’intero mondo occidentale stannovivendo. Il fatto che il capitalismo si

sia imposto come l’unica forma dieconomia, rende ancora più urgenteil compito di farlo funzionare metten-do il mercato al servizio delle perso-ne e non viceversa, come purtroppotanto spesso è accaduto finora.

Evangelizzare l’economia nonvuol dire far sì che gli imprenditori e ibanchieri vadano in chiesa la dome-nica o facciano generose largizioni aquesto o a quell’ente ecclesiastico,ma che vincano la tentazione di segui-re le logiche del profitto sfrenato e delpotere e impieghino la loro creativitànella ricerca di formule nuove, ingrado di conciliare i loro interessi(nessuno pretende che lavorino perfare beneficenza) con quelli dellacomunità.

In questo modo anche il mondodel lavoro sarà evangelizzato, perchérisulterà umanizzato. Un lavoro amisura delle persone, che ne rispetti leesigenze più profonde e non sia ridot-to a una pura e semplice merce, di cuimagari disfarsi cinicamente quandonon serve più agli assetti aziendali, èuno dei punti chiave della dottrinasociale cristiana. A qualcuno potreb-be sembrare che tutto ciò sia utopisti-co. Ma oggi ci sono sia una riflessio-ne scientifica, sia una serie di iniziati-ve concrete volte a valorizzare ladimensione umana ed etica dell’eco-nomia di mercato, da cui risulta cheessa non solo non è in contrasto conle esigenze morali più profonde, ma

ne esige il rispetto per il propriomigliore funzionamento.

Il discorso del Papa suppone cheanche la politica abbia urgente biso-gno di una radicale evangelizzazio-ne. Nel nostro Paese questo è abba-stanza evidente. Viviamo forse ilmomento più buio della storia repub-blicana, e non solo perché la classepolitica ha finito per costituire, come èstato detto di recente, una vera e pro-pria “casta”, aggrappata ai propriprivilegi, ma perché il suo livello eticoe culturale appare tremendamentecalato rispetto a quello, per esempio,del dopoguerra. Sia la maggioranzache l’opposizione, con scarsissimeeccezioni, sono portatrici di posizioniche ben poco hanno a che vederecon la dottrina sociale cristiana,anche quando occasionalmente cer-cano di compiacere, per motivi strate-gici, le richieste della gerarchia eccle-siastica. E, soprattutto, si nota l’assen-za di figure che possano costituire unpunto di riferimento autorevole, ingrado di sollevare il dibattito politicodal livello della rissa e dell’insulto reci-proco a quello del confronto tra ideee progetti.

Questo abbassamento del livelloumano della politica si manifesta inmodo particolare nell’ambito delmondo cattolico, che un tempo avevaespresso personalità come DeGasperi, Dossetti, Gonella, Fanfani,La Pira, Moro, per fare solo alcuninomi. Uomini di linee politiche diver-se, con cui si poteva concordare omeno, ma la cui statura intellettualeaveva consentito a molti di loro dicontribuire alla stesura della nostraCostituzione, imprimendo in essa ilsigillo della loro ispirazione cristiana.

a cura di Giuseppe Savagnone Per il rinnovamento della vita pubblica

Leggere il tempo

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La rubrica

A tutto questo non ha senso reagi-re con la cosiddetta “antipolitica”, chepoi finisce per rivelarsi solo una formasbagliata di politica. Il qualunquismonon ha mai cambiato le cose, anzi èsempre un fattore che favorisce, allalunga, il mantenimento dell’esistente. Ilproblema è di far maturare nuoveenergie umane dal basso, vincendo lafortissima resistenza opposta dagliapparati partitici, e soprattutto idee epratiche innovative rispetto a quelledell’attuale classe dirigente.

È qui che si inserisce la preghieradi Benedetto XVI. Come ci fu untempo, all’indomani della secondaguerra mondiale, in cui dalle associa-zioni cattoliche e dalle parrocchieemersero figure significative di laicicristiani capaci di impegnarsi sullascena pubblica, così è indispensabileche accada di nuovo oggi, sia pure inmodi diversi, che dagli ambienti cat-tolici vengano personalità capaci diinfondere nella politica un soffio dirinnovamento. Il Papa ha parlato di«competenza e rigore morale». È ilminimo, e già sarebbe qualcosa checi fosse. In realtà, però, è importanteche alla serietà si unisca un’adeguataformazione spirituale e intellettualeche consenta a queste personalità diessere, con le loro idee e la loro testi-monianza, fermento di nuove prospet-tive in senso evangelico. Non per for-mare un nuovo partito cattolico, comequalcuno ha temuto, ma per dare uncontributo originale e creativo all’in-terno delle realtà partitiche già esi-stenti.

La stella polare dovrebbe essere ladottrina sociale della Chiesa. Nellacrisi delle ideologie, essa è forse lasola prospettiva teorica ad aver man-tenuto intatta la sua attualità.Qualcuno potrebbe credere che essanon abbia molto di nuovo da dire allanostra società. Niente di più inesatto.Il messaggio sociale cristiano è addi-rittura rivoluzionario rispetto alla real-tà presente. (Anche se spesso i cattoli-ci vengono erroneamente consideratii campioni del moderatismo…). Bastipensare che esso implica il supera-mento sia dello statalismo burocratico– antico male, ancora duro a morire,del nostro Paese –, sia della logicaparticolaristica, che mette in primo

piano gli interessi privati di singoli edi gruppi, logica il cui trionfo sta sottoi nostri occhi. Il problema è, se mai,che questa dottrina è largamenteignorata dagli stessi cattolici. Manca,infatti, nelle nostre comunità, una for-mazione permanente, in questo comein altri ambiti della verità cristiana.

Perciò è nella pratica pastorale,forse, che la preghiera del Papadovrebbe trovare un riscontro operati-

vo. A questo livello, non si tratta certodi svolgere attività politica, ma di edu-care le coscienze in modo che essepoi, liberamente, si orientino nell’im-pegno concreto, fedeli ai principi assi-milati. Solo così si potrà sperare chevenga «una nuova generazione dilaici cristiani impegnati» nel lavoro,nell’economia e nella politica.Preghiamo anche noi il Signore chequesto avvenga.

Per troppo tempo è stata sottovalu-tata la necessità di momenti di riflessio-ne e di approfondimento sul ruolo che icristiani laici sono chiamati a svolgerenella società e nella Chiesa.

I laici, da sempre, sono chiamati ariaccendere la fiamma della speranza.Nella costruzione della Cittàdell’Uomo il cristiano laico è chiamatoa coniugare la coerenza e la fedeltàalla propria fede e alla Chiesa, in uncammino condotto assieme a tutti gliuomini, anche ai non credenti. Eglinon deve smarrire il senso della “spe-ranza”, virtù ricca teologicamente epedagogicamente nell’attuale contestostorico. Il panorama culturale odiernopropone talora alcuni orientamentiambigui dei cosiddetti “atei devoti” iquali sono portatori di istanze che ten-dono ad abbassare i profili di spiritua-lità e di trascendenza del messaggioevangelico. Benedetto XVI ha indicatoil relativismo come il fenomeno eccle-siale che impone alla comunità un’at-tenzione costante e vigile. Vi sonooggi molti cristiani che richiamano inpubblico, con grande vigore, i valoricristiani ma, non riescono ad avereessi stessi il coraggio e la capacitànella vita privata e nelle attività lavora-tive, di costituire un esempio di inte-grità personale. Molti trovano difficol-tà a collegare fede e vita sul pianodelle relazioni personali. La grande

scommessa del futuro è quella di darespazio nella Chiesa al laicato (laicoderiva da laos = membro del popolo)studiando forme organizzative per darevisibilità al pluralismo.

Molte volte la Chiesa confrontan-dosi con questa realtà si è arroccata inse stessa, giocando purtroppo in per-dita: con la modernità inaugurata daCartesio, con l’Illuminismo, con laquestione sociale dell’800, con la que-stione femminile. Ed ora si trova afronteggiare la post-modernità, per cuiemerge la necessità del dialogo fracredenti e non credenti o aderenti adaltre religioni, dialogo ad intra, chedeve avvenire all’interno della Chiesa.Non si ripeterà abbastanza che nel dia-logo ad extra ci vuole soprattutto lavolontà di dialogare, la prudenza nel-l’incontro delle diversità. La grandezzamisteriosa del Cristianesimo risiedenel fatto che ogni Persona costituisceun mistero originale, indivisibile e irri-petibile. La grande, l’unica vera identi-tà del cristiano è l’amore – con la con-seguenza del perdono –.

Diceva Lazzati che non è il mondoad abbandonare la fede, ma siamo noiche molto spesso non siamo capaci didare al mondo una vera testimonianzadi fede.

SStteellllaa LLaauuddaaddiioo CCeelleennttaannooPresidente Serra Club di Latina

L’impegno dei cristiani laiciper la costruzione della città dell’uomo

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Catechesi

La vocazione è uno sguardo diDio per noi: questo sguardod’amore l’ha sempre avuto,

prima ancora che nascessimo, anzici ha fatto nascere proprio per que-sto, per il disegno che dobbiamorealizzare sulla terra.

La vocazione è qualcosa di gran-dioso, è il motivo profondo dellanostra vita, ciò per cui faremo tuttoil resto.

Prima della chiamata degliApostoli, Gesù era solo: si era pre-parato per trent’anni, lavorando.

Poi anche Lui, come uomo, sentìla chiamata ad iniziare la vita pub-blica, dopo una profonda prepara-zione spirituale.

Dopo 40 giorni di deserto fu ten-tato sui principali desideri dellanatura umana, poi cominciò a predi-care.

Ma Egli sentì la necessità di nonessere solo e chiamò degli uomini adaiutarlo, uomini grezzi, che dovevaformarli: necessità di avere un pic-colo gregge cui insegnare e poterscambiare l’amore.

Così abbiamo la chiamata deiDiscepoli: “seguitemi vi farò pesca-tori di uomini….. ed essi, abbando-nate subito le reti, lo seguirono”.

Immaginiamo quanto è accadutorealmente nell’animo di queste per-sone perché potessero lasciare tuttoe seguire Gesù.

Certo, anch’essi avranno voluto

bene ai loro genitori, anch’essi ave-vano una carriera avviata, eranocome dei piccoli proprietari.

Ad un certo momento vedonoGesù che passa: li guardò e li chia-mò.

Gesù incomincia a chiamarci edà un motivo alla nostra esistenza.Vocazione significa trovare Dio e lapienezza di se stessi in Dio. Alloratutto il resto comincia ad acquistareun profilo diverso. Gli Apostoli tor-neranno a pescare, ma solo pernecessità, per guadagnarsi da vivere,mentre il motivo della loro vita èseguire Gesù.

Gesù con la vocazione fece cono-scere loro l’amore che dall’eternitàDio nutriva per essi e che avrebbeavuto per tutta l’eternità.

Il giovane ricco era stato affasci-nato da Gesù, lo aveva seguito,ascoltato e cercato di mettere in pra-tica i suoi insegnamenti.

Marco dice: “Gesù, guardatolo,lo amò”. Ora lo invita ad essere suo.Gesù con la sua chiamata vuoleriempire di Sé tutta l’anima; ma ilgiovane ricco, pur essendo buono,rinunzia all’amore di Gesù, perchéera attaccato alle ricchezze.

Gesù vedendolo allontanarsi,dice: “… è più facile che un cam-mello……”.

I discepoli chiedono: “chi dun-que può salvarsi?” Risposta: “agli

uomini è impossibile, ma tutto èpossibile a Dio”.

Dio ha infiniti modi per salvarele anime. Quello che appare chiaro èche Gesù vuole l’adesione volonta-ria e personale di ciascuno. La voca-zione si attua nella sua pienezzaquando vi è la corrispondenza. Lachiamata di Dio è tra le cose piùbelle della vita: un intreccio diamore e di volontà divina e umanache dura tutta l’eternità, perché Dioè l’eternità.

Non riusciamo a renderci conto,a capire che grazia sia la vocazione,cioè quale grazia sia sentire l’amorepersonale di Dio che ci chiama aseguirLo. Il momento più bello èquando l’anima dice il suo sì: un’a-desione che deve durare tutta unavita. Non si tratta di una sistemazio-ne, ciò vale per tutte le vocazioninella Chiesa.

Gesù parla chiaramente: “ilFiglio dell’Uomo non ha dove posa-re il capo”.

Per tutti la vocazione è seguireGesù, non una organizzazione: lavocazione si realizza in Dio. Dio tiama dall’eternità e deve donarti aLui totalmente ….. sarai riempito daDio. La più bella e più chiara descri-zione della vocazione rimane lafrase di Marco: “E Gesù, guardato-lo, lo amò”.

...e Gesù, guardatolo,lo amò!

di Don G. B. Delfino

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Il punto

Parecchio tempo fa ho scritto un articolo per “Il Serrano” in cui intervistavo P. Alberto Boschetto, responsabi-le della “Fraternità” di Vittorio Veneto, luogo in cui la Misericordia di Dio s’intrattiene con i consacrati in dif-ficoltà. Uomini e preti che hanno smarrito per vari motivi la loro identità più vera; nonostante questo in una

rivelazione privata a Suor Faustina Kowalska Gesù li ha chiamati “le perle più preziose del mio Cuore”. Un mioamico medico, quando ha sentito questa espressione che non conosceva, è rimasto impressionato e si è commossoanche se non l’ha dato a vedere. Chissà se i miei amici serrani a cui ho detto queste cose hanno “trasalito” e hannoorgogliosamente pensato di essere gli amici di “queste perle”. Noi abbiamo una preghiera splendida “O Dio…” cherecitiamo nei nostri meeting, ma forse l’abitudine c’impedisce di proferirla col cuore e nella parte finale cambiarlaanche così: “…di consumare noi stessi per i vocati…” Provocazioni, può darsi. Tuttavia servono anche queste perstimolare tutti noi che siamo stati chiamati ad agire nei club, nei distretti, a livello nazionale. Agire (“fare Serra”)dopo aver pregato incessantemente come la Madonna continua a ripetere nelle ultime apparizioni in terra slava.

In questi due anni come Vice-Presidente alle Vocazioni ho percorso – come uno stakanovista – migliaia di kilo-metri in treno per incontrare i miei amici serrani e parlare di vocazione a 360 gradi, di proporre, specialmente neiclub, il “Progetto Vocazioni” (un’idea scaturita dagli incontri con P. Alberto che punta molto sul Serra, che speramolto dal Serra). Certo peccherei di orgoglio (“siete servi inutili”) se elencassi i Distretti e i club visitati. Un fattoperò mi consola e mi rattrista nello stesso tempo: ho ascoltato qua e là testimonianze di serrani che mettevano il ditosulla piaga: preti in crisi, “disubbidienti”, lontani dal vero ministero, sopraffatti da questa società che ti stritola e tilivella…Sono quindi sulla strada giusta e ciò mi spinge a fare di più, ma senza l’aiuto degli altri rischio anch’io diandare in tlt, le mie forze sono quelle che sono.

Non so che cosa mi propina il futuro, tuttavia desidero portare questo progetto anche in altre parti d’Italia e vor-rei che i Presidenti di club trovassero nei loro programmi un spazio (anche se piccolo) in cui possa inserirmi.Chiedo troppo? Un serrano del Piemonte mi ha scritto una commovente e-mail in cui si sentiva toccato da questacrisi vocazionale “…non abbandoniamoli!” mi diceva. Giusto, anch’esse sono vocazioni, potrebbero ritornare –dopo un accurato discernimento (le Fraternità hanno esperti della psiche e dell’anima) – alle parrocchie, ai con-venti. Non parliamo di statistiche, anche se ci sono e sono in parte confortanti; pensiamo solo al lavoro enorme ealla responsabilità che le “Fraternità” mettono in campo per il pieno recupero.Noi serrani possiamo fare molto alivello “preventivo” per i consacrati che ci vivono accanto; con l’amicizia sincera e l’ascolto empatico evitiamoanche che si scoraggino, che cadano in crisi, a volte irreversibili, perché troppo spesso trascuriamo il fatto cheanch’essi sono uomini con tutti i pregi e i difetti degli uomini. Inoltre, a volte, mi arrabbio quando vedo piccoliclub che stanno “morendo” (i regolamenti dove sono andati a finire?) oppure sento serrani che non sanno che rottaprendere. Basta solamente guardarsi attorno; nella Chiesa il campo è vasto e ancora – in larga parte – da dissoda-re sotto questo aspetto.

Rimbocchiamoci quindi le maniche e prendiamo “il largo”.

perdute e ritrovateLe “perle”

di Giorgio Bregolin

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Cultura e fede

Volendo avere una visione completa delle princi-pali figure femminili che compaiono nei quattroVangeli, si dovrebbero sfogliare pagine e pagine

ed allora è, forse, cosa utile raccoglierle, certo succinta-mente, come in questo articolo, facendo eccezione sol-tanto per la figura della Madre di Gesù verso la quale cisi limita qui a dedicare un pensiero devoto e tener pre-senti le sue parole: “fate quello che Lui vi dirà”.

ELISABETTA - San Luca ci presenta Elisabetta, l’an-ziana cugina di Maria, quando è già in attesa da sei mesidi un figlio inaspettato: Giovanni Battista. Con questafigura femminile finisce l’antica storia di Israele: ella,infatti, rappresenta il punto di sutura tra l’Antico e ilNuovo Testamento. Fra poco una fanciulla, Maria, lagiovanissima cugina di Elisabetta, riceverà la visitadello stesso Arcangelo Gabriele che porterà, anche a lei,un messaggio di maternità.

LA SAMARITANA (Giovanni, 4) Gesù ha camminatosotto un sole cocente per otto ore. È partito dalla Giudeaper andare in Galilea passando dalla Samaria. Ha sete esi reca a Sichar, diretto al pozzo di Giacobbe. Eccogiungere una donna alla quale egli chiede da bere. Agliocchi degli Ebrei ella ha due aggravanti: è samaritana edha un passato scandaloso. Alla richiesta di Gesù ladonna è stupita: ”Come mai tu, giudeo, chiedi da bere ame samaritana?”. Gesù si rivela come colui che puòdare “un’acqua viva”. Egli usa un linguaggio simbolico,parla di un’acqua che zampilla fino alla vita eterna. Ladonna non comprende, allora il Maestro scende al prati-co e dice: ”Va’, chiama tuo marito e torna qui” “Non homarito” è la risposta umile e sincera. Gesù le parla allo-ra dei cinque mariti che ha avuto e dell’ultimo legameillegittimo. “Signore, vedo che sei un profeta”. Egli

sente che quello è il momento di rivelarsi a questa pove-ra donna come Messia “Sono io che ti parlo”.

La donna, di cui non sappiamo neppure il nome,diverrà la prima missionaria di Gesù perché correrà inpaese a raccontare tutto l’accaduto e di come abbiaritrovato se stessa, la sua dignità e sia passata dal pec-cato alla redenzione.

LA VEDOVA DI NAIM (Luca, 7) Il capitolo si apre conun corteo funebre che si snoda all’uscita di Naim, unpaesino ai piedi del monte Hermon. Ecco giungere ungruppetto di uomini tra i quali è Gesù. Egli guarda ladonna in pianto: una povera vedova che ha perso il suounico figlio giovanetto. Il Maestro prova tanta pietà perlei, le si accosta e dice: “Non piangere” quindi va diret-to al feretro, lo tocca ed esclama: “Talja Kum! (ragazzo,te lo dico io, alzati) il morto si alza a sedere e prende aparlare. L’evangelista non aggiunge altro: qui c’è unamadre che ci parla già di Maria Addolorata. Una profe-zia vivente.

LA CANANEA (Matteo,15) In Palestina tutti ormaiparlano di Gesù, dei suoi miracoli e tutti lo cercano. Eglisi rifugia in Fenicia, fra Tiro e Sidone. Una donna“pagana” lo scopre e lo interpella disperatamente:”Figlio di David, abbi pietà di me. Mia figlia è tormen-tata da un demonio”. Gesù risponde in un modo un po’sibillino, cioè che non è bene prendere il pane dei figlie gettarlo ai cani. I figli sono gli ebrei, i cani sono ipagani e questa donna è pagana. Ella però non disarmae dice con fermezza che anche i cani mangiano le bri-ciole che cadono dalla mensa dei loro padroni. Questocuore confidente che non dubita minimamente delSalvatore, convince Gesù che esclama: ”Donna, grandeè la tua fede, sia come tu desideri”. Questo miracoloavvenuto in terra pagana significa che i confini tradizio-nali dell’Antico Testamento sono superati e che Diomanifesta una paternità universale.

FIGLIA DI GIAIRO (Marco) Il personaggio è un padredisperato per la perdita della sua bimbetta di 12 anni.Egli è un capo della sinagoga, che fino a quel momentonon ha creduto nella resurrezione, ma ora si prostra aipiedi di Gesù e lo supplica: ”Vieni ad imporle la tuamano ed ella vivrà”. Gesù lo segue fino a casa, qui allon-tana tutti i “lamentatori” dicendo: ”Perché questi lamen-ti? La fanciulla non è morta, ma dorme” quindi entranella stanza, prende per mano la bambina ed esclama:

Gesù e le donne del Vangelodi Elsa Vannucci Soletta

Serra Club Viterbo

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lo va ad ungere i piedi del Maestro, li inonda di lacrime,li bacia ripetutamente e li asciuga con i suoi lunghicapelli. Tutt‘intorno c’è un silenzio pesante e malevoloche Gesù sente nell’aria ed allora racconta la paraboladei debitori. Poi, rivolto alla donna, incurante delloscandalo suscitato nei presenti, esclama: ”Ti sono per-donati i tuoi peccati. La tua fede ti ha salvata. Va’ inpace”. Non aggiunge, come con l’adultera, “Non pecca-re più” perché sa che la fede le aveva rinnovato lo spiri-to già prima che entrasse nella sala.

MARIA MADDALENA (Giovanni) A questo punto èutile dire che, per secoli, molti esegeti hanno disputatosulle tre donne che hanno unto devotamente i piedi diGesù e li hanno asciugati con i loro capelli: Maria, lasorella di Lazzaro, la peccatrice entrata nella casa diSimone fariseo, Maria Maddalena liberata da settedemoni. Le caratteristiche delle tre donne sono talmen-te differenti l’una dall’altra che non è possibile alcunaambiguità nell’identificazione. È tuttavia vero che laconfusione tra la figura della peccatrice sconosciuta equella di Maria Maddalena è stata purtroppo avvalorata,nel passato, da una sconsiderata iconografia e, nel pre-sente, dal teatro (Jesus Christ Superstar) e dal cinema.

Maria Maddalena incarna il mistero di gratitudinepiù appassionato per l’abisso da cui è stata liberata. Ellameriterà di vedere per prima Gesù risorto: infatti, è rap-presentata come colei che è rimasta fedele al Maestrofin sotto la croce, mentre le tenebre scendono tutt‘intor-no e un terremoto scuote la terra. La mattina seguentetorna ancora al sepolcro. Non sa che nella notte è acca-duto il più sensazionale, il più inimmaginabile deglieventi: un’energia soprannaturale si è sprigionata inquell’antro oscuro ed il Creatore dell’universo ha trion-fato sulla morte.

”Talitha, koum” (fanciulla, ti dico, alzati) e subito labimba si leva e si mette a camminare. Ed allora Gesùvuole che le sia dato da mangiare: ella è, infatti, il sim-bolo di tutti i giovani che devono riprendere a viveredopo una caduta ed alimentare il corpo e lo spirito.

L’ADULTERA (Giovanni, 8) Gesù è braccato dai fari-sei e dagli scribi, tutta gente che cerca con insidie variedi coglierlo in fallo come sovvertitore della leggemosaica. Ora ecco una donna che, secondo la legge, èpassibile di morte per lapidazione poiché sorpresa inflagrante adulterio. I farisei chiedono a Gesù che cosane pensi. Egli si siede in terra e scrive col dito sulla pol-vere. Di nuovo lo interrogano ed egli dice: ”Chi di voi èsenza peccato scagli la prima pietra”, poi si china dinuovo e scrive per terra. Una sentenza, la sua, cheschiaccia con il dubbio: prima di giudicare, abbi consa-pevolezza dei tuoi peccati. Tutti se ne vanno, restanosolo Gesù e la donna che non è innocente, ma il Maestronon vuole umiliarla e dice: ”Nemmeno io ti condanno,va’ e non peccare più”

MARTA E MARIA (Giovanni, 11-Luca, 10) A soli duechilometri da Gerusalemme, a Betania, vivevano tre fra-telli: Marta, Maria e Lazzaro. Erano sinceri amici diGesù, che tanto volentieri veniva a passare qualche oraa casa loro. Dei tre fratelli i Vangeli registrano solo leparole acerbe di Marta contro l’inerzia della sorellaMaria in occasione di un pranzo di Gesu’ a Betania:”Signore, non t’importa che mi abbia lasciata sola a ser-vire? Dille che mi aiuti”. Gesù non svaluta il servizio diMarta, ma le dice che è più importante la contemplazio-ne dell’azione. È sempre e solo Marta a parlare quando,dopo la morte del fratello Lazzaro, arriva Gesù pian-gente ed ella lo rimprovera affettuosamente di esserestato lontano da loro al momento della tragedia. Egliallora si rivela il Dio della vita e della morte “Tuo fra-tello risorgerà. Io sono la Resurrezione e la Vita” e poiinsiste “lo credi?” e Marta “sì, Signore, io credo che tusei il Cristo” ed allora Gesù emette il forte grido chesfida la morte “Lazzaro, vieni fuori” e dalla profonditànera del sepolcro ecco apparire l’amico avvolto inbende.

La silenziosa Maria parlerà solo con i gesti, quando,nella casa di Simone il lebbroso, a Betania, ungerà Gesùcon un prezioso unguento fino ai piedi, che poi asciu-gherà con i suoi capelli. Un gesto profetico e simbolicodella morte e della resurrezione dell’amico fraterno.

LA PECCATRICE SCONOSCIUTA (Luca, 7) Ed ecco un’al-tra donna che, in Galilea, ungerà i piedi di Gesù e liasciugherà con i suoi capelli. È una donna peccatriceche osa entrare in casa del fariseo Simone il quale haorganizzato un sontuoso banchetto. Ella entra di sop-piatto, piange e singhiozza amaramente per i suoi moltierrori. Porta con sé un profumo d’alabastro e con quel-

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Attualità

Alta culturae

cultura diffusaLa necessità di affrontare con decisione l’“emer-

genza educativa”, che implica la “trasmissionedella fede alle nuove generazioni” è sottolineata

dalle recenti parole di S.S. Benedetto XVI che mons.Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata, ha ricordatoin un editoriale pubblicato sulla rivista OsservatorioComunicazione e Cultura, edita dal Servizio Nazionaleper il Progetto Culturale.

Il Santo Padre ha continuato affermando che è neces-sario superare gli ostacoli frapposti dal relativismo, chescoraggia ogni scelta impegnativa e soprattutto definiti-va per privilegiare l’affermazione di se stessi e le soddi-sfazioni immediate.

Mons. Giuliodori ha richiamato il ConvegnoEcclesiale Nazionale di Palermo (20-24 novembre1995) nel quale la Chiesa italiana ha maturato il con-vincimento che la fede non può essere separata dallavita e dalla cultura; di conseguenza, essa ha ripensato ilrapporto dell’esperienza religiosa e del cammino pasto-rale con il vissuto reale delle persone e con il sistemasociale, iniziando così un percorso virtuoso di confron-to e di rinnovata presenza spirituale e culturale.L’emergenza educativa si pone sempre più come una“sfida comunicativa”. L’incidenza dei media è oggi tal-mente forte e persuasiva da intaccare e condizionare iprocessi educativi basilari, a partire da quello familiare,passando per quello scolastico, senza risparmiare la tra-smissione della fede da parte della comunità ecclesiale.

Il Magistero della Chiesa, a Palermo, ha fatto riferi-mento sì all’alta cultura, quella cioè che assicura il pro-gresso dell’umanità, ma soprattutto alla cosiddetta cultu-ra diffusa, vale a dire all’insieme delle esperienze, delleprospettive, del modo di pensare e di agire, degli stili di

vita, delle scelte personali, familiari e comunitarie di unapopolazione in un determinato periodo storico.

Anche il Serra annette molta importanza alla culturadiffusa e la assume come proprio campo di intervento pri-vilegiato, ritenendo che proprio influenzando la stessa sipossano favorire le vocazioni sacerdotali e religiose.Considerando continua la “chiamata” dello Spirito Santo,è necessario che siano poste in essere le condizioni chefacilitino l’”ascolto”. E quindi il richiamo dei valori eticifondamentali e della corretta scala dei valori non può chepassare attraverso un’evoluzione della cultura diffusa, inparticolare delle prospettive, degli stili di vita e delle scel-te personali, familiari e comunitarie della società italiana.

Lo strumento più efficace, anche se non esclusivo, perinfluire sulla cultura diffusa sono senz’altro i media, inte-si nel senso più ampio del termine. E la Chiesa italiana siè da tempo organizzata coordinando i propri strumenti dicomunicazione attraverso la Commissione Episcopaleper la Cultura e le Comunicazioni Sociali, della quale èPresidente proprio mons. Giuliodori, e costituendo ilServizio Nazionale per il Progetto Culturale.

Pure il Serra ha compreso la centralità dei media nelprocesso di dialogo umano ed interpersonale, necessarioper applicare concretamente le proprie finalità statuta-rie; dopo un lungo processo di approfondimento dellatematica, per il quale un ringraziamento particolaredeve essere rivolto a don Bruno Fasani, il Serra si èstrutturalmente organizzato per perseguire adeguata-mente tale obiettivo, sia costituendo la CommissioneNazionale Cultura, sia orientando a tal fine laCommissione Nazionale Comunicazioni, sia infine for-nendo a tutti i Serrani la necessaria strumentalità di basecon l’organizzazione del Corso di Comunicazione, spe-cificatamente indirizzato a tutti gli associati.

di Benito Piovesan

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La rubrica

Il neo Presidente del Consiglio Nazionale Italiano del Serra, Maria Gemma SarteschiMencarini, nel recente congresso di Collevalenza ha manifestato il desiderio di essere il piùpossibile in contatto con tutti i Soci, anche per conoscere personalmente i dubbi, gli inter-rogativi e i suggerimenti che provengono da chi fa parte della base del Serra. Per questo hachiesto d'istituire nella rivista “il serrano” un apposito spazio riservato a “La posta delPresidente”. Chiunque potrà accedervi liberamente all’indirizzo appresso indicato ed avràla sua personale risposta sull’argomento presentato.

E-mail: [email protected]

Cara Presidente,apprendo con piacere da questa

rivista da me assiduamente e con inte-resse seguita, che intendi interloquiredirettamente con noi sui problemi chepossono riguardarci e colgo l’occasio-ne per avere da te alcune delucida-zioni. Noi tutti riteniamo che ancheper un semplice cittadino sia indispen-sabile la partecipazione attiva aldibattito culturale ed etico che si svol-ge nel nostro paese e per questo vor-rei conoscere come intendi che il SerraItalia possa esprimere la sua posizio-ne, non certamente solo con le parole,ma con iniziative concrete. Quindi, tichiedo quali possano essere questeiniziative e quale, secondo Te, possaessere l’approccio più efficace pernon eludere la realtà dei giovani, siaper una necessaria ventata di fre-schezza nel Serra Italia, sia per for-mare i futuri dirigenti.

Teodato PepePast Governatore Distretto 73

... la tua domanda è interessante,ma molto difficile una risposta concre-ta da parte mia. Ad ogni modo tente-rò di darla. Noi Serrani dobbiamoessere consapevoli che siamo chia-mati a svolgere una nostra volontariafunzione al servizio della Chiesa edanche per noi potrebbe presentarsi ilrischio della frammentazione delle ini-ziative spesso sterili nei risultati. Per

questo, come certamente sai, nel mioprogramma, che ho già comunicato,ho indicato un preciso tema che hobasato sulla testimonianza laica in unmondo che cambia. Personalmentenon sono propensa a favorire unimproduttivo attivismo, ma intendopromuovere solo quelle attività chepossono produrre cultura, che posso-no dare peso al nostro pensiero.Quindi, con l’approvazione delCNIS, cercherò di promuovere le ini-ziative che si dimostreranno idonee afar conoscere anche ai giovani ilnostro movimento, favorendo l’orga-nizzazione di congressi e di tavole

rotonde nei luoghi dove il Serra nonè conosciuto e cercando il coinvolgi-mento e l’aiuto di altre associazionilaiche, delle famiglie e della scuola.L‘obiettivo che mi piacerebbe rag-giungere è: far conoscere al mondo ilcarisma del Serra in amicizia cristia-na ed educare i giovani ad instau-rare un dialogo tra cultura e fede chesono profondamente collegate traloro. Il Serrano deve testimoniare ivalori di carattere cristiano, suscitan-do dei comportamenti come agentipositivi di cambiamento in questasocietà e, soprattutto, deve cercare diaprire la coscienza dei nostri giovanialla trascendenza e prepararli adaccogliere la Verità rivelata. Tutto poisarà conseguente. Il cammino nonsarà facile, ma spero che i Serrani miaiutino a rendere concrete le mieaspettative. Ti abbraccio da sorella inCristo.

La posta del Presidente

Caro amico, ...

Fondazione italiana di religione e culto“Beato Junipero Serra”

Il Tuo contributo può essere inviato tramiteConto corrente postale

11 00 99 00 99 11 66 66

intestato: FFoonnddaazziioonnee IIttaalliiaannaa BB.. JJuunniippeerroo SSeerrrraa

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Contributi

Sono trascorsi quaranta anni dalla promulgazionedella Humanae vitae.

La nostra riflessione vuole ricordare ai lettori de “ilserrano” il grande Pontefice e soprattutto spendere qual-che parola sul travaglio fisico e dell’anima,sui senti-menti provati nello studiare e formulare il documento,come Lui stesso ebbe modo di ricordare qualche giornodopo la pubblicazione: (Castel Gandolfo Udienza gene-rale 31 luglio) …Le nostre parole hanno oggi un temaobbligato dalla enciclica Humanae Vitae,che abbiamopubblicato in questa settimana circa la regolazionedella natalità

E subito precisò che:“il documento pontificio ...non è soltanto la dichia-

razione di una legge morale negativa, cioè l’esclusioned’ogni azione che propone di rendere impossibile laprocreazione, ma è soprattutto la presentazione positivadella moralità coniugale in ordine alla sua missioned’amore e di fecondità nella visione integrale dell’uomoe della sua vocazione non solo naturale e terrena, maanche soprannaturale ed eterna. È il chiarimento di uncapitolo fondamentale della vita personale, coniugale,familiare e sociale dell’uomo”...

Ritenuto “l’indeciso”, forte della sua funzione dottri-nale e pastorale, spazzò via le attese di una moltitudinedi cristiani,il parere della commissione consultiva pre-paratoria alla enciclica presieduta dal card. Seunes, giàinsediata da Giovanni XXIII e da Lui allargata, che paresi fosse pronunciata per qualche provvedimento a favo-re della contraccezione.

Nessun cedimento alla volontà popolare, anzi moltiinsegnamenti in quella enciclica sull’amore pienamenteumano, vale a dire nello stesso tempo sensibile e spiri-tuale ...un amore totale, un amore fedele, un amorefecondo.

Questo fu il suo dettato, perché questo è il fonda-mento della Sua Chiesa: un amore che desse il frutto disé, in ordine collaborativo al disegno della creazione,voluto da Dio e richiesto alla persona.

Nessuna separazione nell’unione del vero amore,donazione fedele di sé all’altro e procreazione.

Dicevamo che scopo di questa nota è il ricordo deisentimenti del Papa, nello studio e nella elaborazionedella Humanae vitae.

Alla espressione di questi non sono certo secondarila spiritualità, la umanità, la dottrina, la consapevolezzadel Suo magistero, il Concilio Vaticano II, il momentostorico che attraversava la Chiesa ed il nostro paese.

E proseguì col dire: Il primo sentimento è stato quellodi una nostra gravissima responsabilità ...durante i quat-tro anni dovuti allo studio e alla elaborazione di questaEnciclica... ci ha fatto anche non poco soffrire spiritual-mente. Non mai abbiamo sentito come in questa congiun-tura il peso del Nostro Ufficio. Abbiamo studiato,letto dis-cusso quanto potevamo; ed abbiamo anche molto prega-to..., dovevamo rispondere alla Chiesa, alla umanità inte-ra... eravamo obbligati a fare Nostro l’insegnamento delConcilio: ...Ci sentivamo propensi ad accogliere, fin doveci sembrava di poterlo fare, le conclusioni per quanto dicarattere consultivo, della Commissione istituita da PapaGiovanni e da Noi stessi ampliata....Sentivamo le voci fragorose della opinione pubbli-

ca e della stampa; ascoltavamo quelle più tenui, maassai penetranti nel Nostro cuore di padre e di pastore,di tante persone, di donne rispettabilissime specialmen-te, angustiate dal difficile problema e dell’ancor più dif-ficile loro esperienza...

Paolo VI e l’enciclicaHumanae vitae

25 luglio 1968 - 2008

di Paolo Mirenda

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in terra e di tutta l’u-manità alla quale rife-rì tutto il suo esserepadre.

Trentanni or sono il6 agosto del 1978 torna-va alla Casa del Padre.

Dal Suo testamen-to spirituale sentia-mo il bisogno diriportare qualchecenno che servaal nostro sco-po.

La gioiadella vita: ...sento il do-vere di celebrare il dono, la fortuna, la bellezza, il desti-no di questa stessa fugace esistenza: Signore, Ti ringra-zio che mi hai chiamato alla vita, ed ancor più che,facendomi cristiano, mi hai rigenerato e destinato allapienezza della vita…ed iniziato al sacerdozio di Cristo...a Roma inizialmente accanto al Papa... a Milano sullacattedra per me troppo alta e venerabilissima dei SantiAmbrogio e Carlo, e finalmente in questa suprema e for-midabile e santissima di S. Pietro.

E poi un pensiero alla Sua amata Chiesa... dovrei diretante cose, tante sullo stato della Chiesa; abbia essaascolto a qualche nostra parola, che per lei pronun-ciammo con gravità ed amore. Ed il saluto: alla dilettis-sima Chiesa cattolica, alla Umanità intera la mia apo-stolica benedizione.

E quanta umiltà: Desidero che i miei funerali sianosemplicissimi, e non desidero né tomba speciale, némonumento. Qualche suffragio, beneficenze, preghiere.

Ci riesce difficile non continuare, onde ricordare isentimenti di tanta Persona anche al di fuori della occa-sione citata.!

Lascio la parola a Schwaiger, un esperto della storiadei Papi che così scrive di Paolo VI: “La figura di que-sto Papa, misconosciuto e non di rado osteggiato damolti mentre era in vita, ora si va illuminando graziealla rispettosa comprensione della sua personalità e delsuo operato. Paolo VI non si è concesso una vita facile.Ma i Papi migliori sono stati quelli che hanno sofferto ilpeso della loro missione”.

Mi piacerebbe che i serrani leggendomi possano, sti-molati, colmare le tante lacune di questa mia nota stu-diando, un grande Papa; a nostro avviso, tanto grande etutto da scoprire.

Responsabilità, studio, sofferenza spirituale, gravitàdell’ufficio da svolgere di successore di Pietro, preghie-ra, fedeltà al concilio, l’amore, la carità verso quantiattendevano la Sua parola di Padre e di Pastore.

Un fisico, una mente, un’anima tormentati da tantisentimenti, nel prendere una decisione di complessosignificato e tanto difficile.

E mentre accusa con tanta umiltà “la inadeguatezzadella Nostra povera persona il formidabile obbligo apo-stolico di doversi pronunciare al riguardo” ...confermala serena decisione “nel pronunciare la nostra sentenzanei termini espressi dalla presente Enciclica”.

E invoca la sorgente della Sua forza.Nos autem sensum Christi habemus!Contro la volontà di tanti, Lui con l’aiuto dello

Spirito Santo decise per il vero amore umano, per lasantità del coniugio, per la difesa del principio dellacreazione della coppia, iniziata dal Creatore.

Il tutto nella comprensione e nel rispetto della pecu-liarità del problema del controllo della natalità, che tantecoppie vivono ed affrontano e soffrono ogni giorno.

Paolo VI chiude il discorso esprimendo la speranzache il popolo cristiano accolga benevolmente la sua sen-tenza dettata dall’essere cristiani.

Tanti i delusi!Un cardinale Karol Wojtyla che di lì a breve gli

sarebbe succeduto, condivise e commentò dal par suol’Humanae vitae (Osservatore romano 5 gennaio 1969).

Tra l’altro il futuro Giovanni Paolo II scrisse: “Èopportuno avere presente la sostanza della legge scrittanel cuore dell’uomo ed attestata dalla coscienza,perriuscire a penetrare la profonda verità della dottrinadella Chiesa,contenuta nella enciclica di Paolo VI,Humanae vitae.

Come non ricordare ancora, per meglio capire i suoisentimenti di quel citato momento e non solo, il graveperiodo storico vissuto dalla Chiesa e dal nostro paesedurante il Pontificato nel quale Egli servì il cristianesi-mo e l’umanità intera?

Citiamo il pericolo delle fratture nel seno dellaChiesa, l’ecumenismo, il divorzio, il terrorismo, lavicenda Aldo Moro.

Il suo fisico e la sua anima conobbero tanta sofferenza!Sulla sostanza dei suoi sentimenti,come penetrare se

non approssimativamente, nell’anima, nel cuore, nellamente della Persona?

Ci piace ricordare l’opera bronzea di Brescia che lomostra pesantemente curvo come di chi ha sofferto edimmolato se stesso per amore di Cristo che rappresentò

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Contributi

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Teologia

La strategia di Dio è quella del chiaroscuro, cioè del-l’apparire e del nascondersi, e ciò lo fa per discrezionedell’uomo, nel rispetto dell’uomo e della sua libertà,perché Dio vuole con l’uomo un rapporto di libertà enon di necessità.

Dio si propone all’uomo in maniera umana, Diocerca l’uomo, lo stesso fa l’uomo perché ha in sé il desi-derio di vedere il suo Creatore, ma questo incontroavviene nella penombra. L’uomo può vedere le impron-te del Creatore, nel creato, in se stesso e nella Santaumanità di Gesù.

Anche in Gesù, Dio continua il suo nascondersi. Noiconstatiamo che nel mondo e nell’uomo vi è abbastanzaluce per credere e abbastanza buio per non credere. Ciòavviene perché Dio vuol salvare l’uomo con la sua col-laborazione al suo piano di salvezza.

Infatti la potenza di Dio si nasconde nella creazione;la divinità di Gesù si nasconde nel fiume della storiaumana e la santità della Chiesa si nasconde nei peccatie nei limiti dei suoi figli; anche lafigura e la missione di Maria ènascosta nell’insieme della SacraScrittura e nella vita dellaChiesa. Lo stesso dicasi di SanGiuseppe che fu un uomo giustoe nascosto.

Gesù è venuto nel mondo come luce delle genti perportare la salvezza fino ai confini della terra (Isaia 49).Per l’uomo è un onore collaborare con Dio nell’operadella creazione e in quella dello Spirito Santo che rin-nova la creazione e le anime di continuo. Compito del-l’uomo nel mondo è di un Dio da amare e un’anima dasalvare. «Che giova all’uomo guadagnare tutto il mondose poi perde la sua anima» (Lc 9,25)?

Se poi vogliamo parlare di doni più umili e comunidonati da Dio all’uomo, chi ti permette di vedere la bel-lezza del cielo, il corso del sole, i cicli della luce, lemiriadi di stelle e quell’armonia di ordine che sempre sirinnovano meravigliosamente nel cosmo, rendendofestoso il creato come il suono della cetra? Chi ti con-cede la pioggia, la fertilità dei campi, il cibo, la gioiadell’arte, il luogo della dimora, le leggi, lo stato e,

aggiungiamo la vita di ogni giorno, l’amicizia e il pia-cere della parentela?

Chi ti fece dono di quelle caratteristiche tutte tueche ti assicurano la piena sovranità su qualsiasi esse-re vivente? Dio. Ebbene, egli in cambio di tutto ciòche cosa ti chiede? L’amore. Richiede da te continua-mente innanzitutto e soprattutto l’amore a lui e alprossimo.

L’amore verso gli altri egli lo esige al pari del primo.Operiamo secondo quella suprema e prima legge di Dioche fa scendere la pioggia tanto sopra i giusti che suipeccatori, fa sorgere il sole ugualmente per tutti, offre atutti gli animali della terra l’aperta campagna, le fonta-ne, i fiumi, le foreste; dona l’aria agli uccelli e l’acquaagli animali acquatici; e a tutti dà con grande liberalità ibeni della vita, senza restrizioni, senza condizioni, senzadelimitazioni di sorta; a tutti elargisce abbondantemen-te i mezzi di sussistenza e piena libertà di movimento.

Dio non fece discriminazioni, non si mostrò avarocon nessuno. Proporzionòsapientemente il suo dono al fab-bisogno di ciascun essere e mani-festò a tutti il suo amore” (Disc.14 di San Gregorio Nazianzeno).“ Il sole con il suo splendore illu-mina tutto, della gloria del

Signore è piena la sua opera... Orgoglio dei cieli è il lim-pido firmamento, spettacolo celeste in una visione digloria! Il sole mentre appare, nel suo sorgere proclama:Che meraviglia è l’opera dell’Altissimo!... Bellezza delcielo la gloria degli astri, ornamento splendente nellealtezze del Signore... Osserva l’arcobaleno e benedicicolui che l’ha fatto, è bellissimo nel suo splendore.Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, l’hanno teso lemani dell’Altissimo”. “Dio ha creato ogni cosa e ha datola sapienza ai pii” (Siracide: 42, 15 - 43, 12 - 33). “OSignore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tuttala terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Tutte le creature parlano di Dio e spingono l’uomoad amarlo. Pare che Dio dorma nei minerali, sogni neifiori, si svegli negli animali e nell’uomo sa di esseredesto. Dio Padre è la potenza che sostiene la creazione;

“Tu sei unDio nascosto” (Isaia 45,15)

Un Dio da cercare,trovare e amare

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I precetti dell’Amore per Dio e dell’Amore per il prossimo, espressi nei Vangeli (Mc 12, 28-31;Mt 22, 37-40), si rinvengono in formulazione pressochè identica nell’Antico Testamento (il primo in Dt 6,4,

il secondo in Lv 19, 18).È significativo, poi, che secondo il Vangelo di S. Marco Gesù ripeta sostanzialmente l’inizio della preghiera

ebraica Shemà Israel, costituita nella formulazione integrale da duecentoquarantotto parole tante quante sono, pertradizione, le membra del corpo umano, inizio che a sua volta ripete il testo di Dt 6,4: Ascolta Israele, il SignoreDio nostro è l’unico Signore;ama dunque il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, contutta la tua mente e con tutta la tua forza (Mc 22, 37-40).

Secondo l’insegnamento rabbinico (Ben Azai, allievo di Rabbi ‘Aqivà che guidò storicamente il popolo ebrai-co dopo la distruzione del primo Tempio), così come secondo l’insegnamento cristiano, l’Amore per il prossimocostituisce un modo per amare Dio (così Riccardo Di Segni, in Giornata per l’approfondimento e lo studio deldialogo tra cattolici ed ebrei - 17 Gennaio 2005 - presso Pontificia Università Lateranense).

Il messaggio di Gesù, che non esito a qualificare rivoluzionario, dunque non consiste affatto nell’enunciazio-ne dei suddetti due precetti, dato che questi già erano parte della dottrina religiosa e della liturgia ebraiche. Il mes-saggio, che in materia appartiene tutto ed esclusivamente a Gesù ed è rivoluzionario, consiste nella conclusione,che Egli trae dall’enunciazione dei suddetti due precetti, conclusione che è presente nel Vangelo di S. Matteo:Su questi due comandamenti si fondano tutta la legge ed i Profeti.

Con questa enunciazione Cristo in sostanza sostituisce l’etica precettistica dell’ebraismo (la legge, cioè laTorà, ed i Profeti), unitamente a tutti i relativi dettagli e corollari di forme e formalismi, con l’Amore per Dio eper il prossimo. Ne è derivato un cataclisma sul piano etico e sociale, perché vivere in conformità all’etica cri-stiana significa amare Dio con tutta la dedizione umanamente possibile senza alcun limite di forme nonchéamare il prossimo come modo per amare Dio, fondando l’amore per il prossimo sulla legge dell’egoismo (Amail prossimo tuo come te stesso) rispettando comunque il Decalogo, il che costituisce un criterio - guida agevol-mente percepibile da chiunque, indipendemente dal livello intellettivo, culturale e sociale.

Secondo l’insegnamento di Gesù, pertanto, il rispetto della forma attraverso cui è espresso un precetto nonpuò più costituire un alibi per convincersi, in coscienza, di amare Dio ed il prossimo.

Aurelio Verger

settembre 2008 37

Teologia

il Figlio l’amministratore e lo Spirito Santo porta a com-pimento tutto quanto si trova nel cosmo.

“La ragione è la casa di Dio, in quanto nulla esisteche Dio, il creatore di tutto, non abbia pensato, dispostoe ordinato secondo ragione nulla che Egli non abbiavoluto che potesse un giorno essere compreso dall’uo-mo” (Tertulliano 160-220).

Conquista dell’intelletto umano è il linguaggio, lalogica, la matematica, la scienza. Massima espressionedel linguaggio è la poesia.

“La scienza è una seconda creazione fatta con il dis-corso; la pittura è una seconda creazione fatta con lafantasia e i colori; l’oratoria è lo splendore del Verbonella magia del discorso” (Leonardo da Vinci, in“Pensieri”).

Dante definisce Dio: “Luce intellettuale piena d’a-more, Amor di vero ben pien di letizia, letizia che tra-

scende ogni dolcezza” (Paradiso 30,40). Dio ha per con-fine la luce e l’amore. Gesù è la via, la verità e la vitaper incontrare Dio.

Il venerabile Beda, teologo e storico inglese, chiu-se la sua vita nel 735 con questa preghiera: “Vi sup-plico, mio Gesù, che mi avete accordato di attingerecon letizia alle parole della vostra saggezza, di conce-dermi nella vostra misericordia di giungere un giornoa Voi, sorgente della sapienza e di contemplare ilVostro volto”.

Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi” definisceDio “l’evidente invisibile”. La fede cristiana ci assicurache il futuro dell’uomo è Dio, la visione di Dio.

“Venite benedetti dal Padre mio, venite a possedereil regno preparato per voi fin dalla fondazione delmondo” (Mt 25,34).

Mons. Saverio Ferina

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