Il riciclaggio nelle S.p.A. e S.r.l. italiane

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Il riciclaggio nelle S.r.l. e S.p.a. Questa breve presentazione vuole dimostrare che il primo passo per reprimere un errato comportamento, quale il reato di riciclaggio, è prevenire il verificarsi degli effetti. Attraverso un'analisi della legge 197/2001 e i decreti legislativi 231/2001 e 231/2007 vedremo che questo è possibile solo con l'elaborazione di modelli organizzativi, di gestione e controllo nelle aree interne alle aziende, che siano in grado di porre concreti ostacoli alla condotta o al comportamento ritenuto non conforme in quanto non in linea con l'etica dell'impresa, con i principi del mercato di riferimento e con le disposizioni di legge.

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Organizzazione societaria

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Esigenza di attribuire competenze ben precise ai

diversi organi dell’impresa.

Con lo sviluppo delle attività il legislatore ha ritenuto

necessario introdurre nuovi sistemi di amministrazione e

controllo, al fine di dare la possibilità alle imprese di

scegliere il sistema più confacente alle dimensioni e alle

caratteristiche aziendali.

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Il riciclaggio

Con il termine riciclaggio si indica ogni riutilizzazione di denaro che

costituisca il frutto di un’attività illecita. L’articolo che disciplina questo

fenomeno è il 648bis del Codice Penale, il quale sostiene che:

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«Fuori dei casi di concorso di reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza dilettuosa, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 1.032 a euro 15.493».

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Criminalità organizzata

Organizzazione di tipo imprenditoriale, diretta al

compimento di reati che producano dei proventi

economici atti a finanziare la struttura e

permettere il reinvestimento in altre attività, lecite

o illecite che siano.

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La situazione attuale in Italia

PIL e CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

PIL Italia 2013Criminalità organizzata

10%

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In Italia la criminalità organizzata

rappresenta il 10% del Pil.

La cifra controllata dalle mafie è

di circa 170 miliardi ogni anno.

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La situazione attuale in Italia

PIL e CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

PIL Italia 2013Criminalità organizzataBeni sequestrati

2%

Nel 2013 il lavoro della finanza

ha consentito di sottrarre a questa

torta 3 miliardi di euro.

Purtroppo si tratta ancora di un

valore infinitesimale sui 170

miliardi, infatti in percentuale

rappresenta meno del 2%.

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Fasi del riciclaggio

Placement stage

LayeringIntegration

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Controlli antiriciclaggio

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Legge antiriciclaggio 197/2001

LIMITAZIONI OBBLIGHI

Contante Identificare l’esecutore dell’operazione

Titoli al portatore Indicare le complete generalità di colui per conto del quale si esegue l’operazione

Libretti di deposito bancari e postali al portatore

Rilevazione, registrazione e conservazione

Vaglia postali e cambiari Segnalazione

Assegni postali, bancari e circolari

> 12.500 €

< 12.500 €

- Nome o ragione sociale beneficiario

- Clausola non trasferibilità

IDENTIFICAZIONE

Conseguenza dell’identificazione

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Segnalazione

Decalogo Banca d’Italia

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Anomalia oggettiva Anomalia soggettiva

Caratteristiche dell’entità e della natura dell’operazione

Relazione tra capacità economiche e attività professionale svolta dal cliente.

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Segnalazione

Decalogo Banca d’Italia

Indici di anomalia

• Relativi a tutti i tipi di operazioni

• Relativi ad operazioni in contanti e con moneta elettronica

• Relativi alle operazioni in strumenti finanziari e alle polizze assicurative

• Relativi alle polizze assicurazione vita ed ai rapporti di capitalizzazione

• Relativi alle operazioni in altri prodotti e servizi

• Relativi al comportamento della clientela.

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Segnalazione

Decalogo Banca d’Italia

Procedura di segnalazione

Segnalazione dipendente

Controllo del titolare dell’attività o legale rappresentante Segnalazione all’UIC

Trasmissione alla Direzione investigativa antimafia e al Nucleo speciale di polizia valutaria della GdFSi informa il Procuratore

nazionale antimafia

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Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

Enti con personalità giuridica

Responsabilità amministrative in sede penale per le condotte illecite poste in essere NEL SUO INTERESSE dai soggetti apicali o subordinati.

Art. 25octies: riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

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D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

Sanzioni in cui si incorre per illeciti amministrativi dipendenti da reato:

• sanzioni pecuniarie (da un minimo 25.800 € a un massimo di 1.549.000 €);

• sanzioni interdittive;

• confisca;

• pubblicazione della sentenza;

Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

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D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

L’ente non risponde di questi reati se prova che:

• l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi;

• il compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli è stato affidato a un organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di iniziativa di controllo;

• le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli organizzativi e di gestione;

• non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’organismo preposto alla vigilanza.

Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

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D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

Modelli di organizzazione, gestione e controllo

OBIETTIVO 1: individuare le modalità di adeguata gestione delle risorse finanziarie e prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul loro funzionamento e sulla loro osservazione.

OBIETTIVO 2: introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.

Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

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D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

Sistema di gestione dei rischi

Identificazione dei rischi Progettazione del sistema di controllo

Analisi del contesto aziendale per evidenziare dove e secondo quali modalità si possono verificare eventi pregiudizievoli per gli obiettivi indicati dal D. Lgs. n. 231/2001.

Valutazione del sistema esistente all’interno dell’ente e il suo eventuale adeguamento, in termini di capacità di contrastare efficacemente, cioè ridurre a un livello accettabile i rischi identificati.

Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

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D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

Settori a rischio:

• area amministrazione: tesoreria, personale, ufficio contratti, ecc. • area commerciale;• area finanza;• direzione acquisti;• Marketing.

Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

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D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

Settori a rischio:

Attività con soggetti terzi Attività infragruppo

Attività relative ai rapporti instaurati tra società e soggetti terzi.

Attività poste in essere nell’ambito dei rapporti intercorrenti fra società appartenenti allo stesso gruppo.

Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

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D. Lgs. n. 231 del 8 giugno 2001

Il rischio accettabile

Il rischio è ritenuto accettabile quando i controlli aggiuntivi ‘costano’ più della risorsa da proteggere.

Nel caso del rischio riciclaggio, che per sua natura si connette a reati dolosi, la soglia concettuale di accettabilità è rappresentata da un sistema di prevenzione tale da non poter essere aggirato se non fraudolentemente.

Disciplina sulla responsabilità amministrativa degli enti

Secondo la teoria del rischio accettabile, l’ente avrebbe l’onere di predisporre e attuare tutti i controlli possibili e necessari affinché l’evento reato non si verifichi.

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Normative successive

D. Lgs. n. 231 del 21 novembre 2007

Nuovi obblighi di vigilanza, principalmente per banche, Poste Italiane, istituti di moneta elettronica, professionisti e revisori contabili.

PRIMO CAMBIAMENTO

Adozione di obblighi di adeguata verifica, misure rafforzate di verifica della clientela ai fini dell’identificazione.

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Normative successive

D. Lgs. n. 231 del 21 novembre 2007

SECONDO CAMBIAMENTO

L. 197/2001 D. Lgs. 231/2007

Soglia 12.500 € Soglia 15.000 €

Innalzamento soglia antiriciclaggio

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Normative successive

D. Lgs. n. 231 del 21 novembre 2007

SECONDO CAMBIAMENTO

Archivio Unico Informatico (AUI)

Previsto dall’art. 37 del D. Lgs. 231/2007, costituisce lo strumento centralizzato nell’azione improntata dalle Autorità di Vigilanza per il rispetto degli obblighi di verifica adeguata della clientela degli intermediari finanziari.

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Normative successive

D. Lgs. n. 231 del 21 novembre 2007

TERZO CAMBIAMENTO

• identificazione della clientela;• acquisizione di informazioni sullo

scopo e la natura del rapporto;• controllo costante nel tempo del

rapporto predetto;

Obbligo di identificazione del titolare effettivo

• all’atto di instaurazione di un rapporto continuativo con la banca;

• all’atto di un’operazione occasionale di importo superiore a 15.000 euro;

• quando vi sia sospetto di riciclaggio o finanziamento al terrorismo

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Normative successive

D. Lgs. n. 231 del 21 novembre 2007

QUARTO CAMBIAMENTO

È sufficiente il sospetto che sia stata compiuta o tentata un’operazione di riciclaggio per far scattare l’obbligo di segnalazione.

Prima di questo decreto era necessaria la coesistenza del sospetto e della possibile provenienza dai delitti ‘presupposto’.

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Normative successive

D. Lgs. n. 231 del 21 novembre 2007

QUINTO CAMBIAMENTO

Con questo decreto viene soppresso l’Ufficio Italiano Cambi (UIC), sostituito dall’Unità di Informazione Finanziaria (UIF).

L’UIF è istituita presso la Banca d’Italia, si occupa di ispezioni di approfondimento ed esercita le proprie funzioni in piena autonomia e indipendenza.

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Normative successive

D. Lgs. n. 231 del 21 novembre 2007

SESTO CAMBIAMENTO

Il decreto introduce l’obbligo del segreto d’ufficio in relazione alle segnalazioni di operazioni sospette.

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Conclusione

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«Prevenire è meglio che curare»

Il primo passo per reprimere un errato comportamento, quale il reato di

riciclaggio, è prevenire il verificarsi degli effetti.

Questo è possibile solo con l’elaborazione di modelli organizzativi, di

gestione e controllo delle aree interne alle aziende, che siano in grado di

porre concreti ostacoli alla condotta o al comportamento ritenuto non

conforme in quanto non in linea con l’etica dell’impresa, con i principi del

mercato di riferimento e con le disposizioni di legge.