Il Richiamo (Dicembre 2014)

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N° 86 - Dicembre 2014 AVEMARIA 86:AVEMARIA 86 18-11-2014 14:55 Pagina 1

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IL RICHIAMO DI FRATE AVE MARIASemestrale degli Eremiti della Divina ProvvidenzaEremo e Parrocchia di Sant’Alberto di Butrio27050 Pontenizza (PV)Tel. 0383/542179 - c/c postale n. 001017936004www.eremosantalbertodibutrio.itE-mail [email protected]

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In copertina: Eremo di Sant’Alberto.

IL SALUTO DEL DIRETTORE

ari Amici e devoti, nell’affettuoso ricordo di Frate Ave Mariaci incontriamo ancora una volta attraverso queste pagine del

“Richiamo”.Questo 2014 molto piovoso stà volgendo al termine e nuove

prospettive si presentano davanti a noi. Il 2015 si presenta come unanno ricco di grandi appuntamenti. Ma mentre noi aspettiamo sem-pre qualcosa di più bello e positivo, fin da ora qualche piccolocambiamento sta avvenendo, nel silenzio della crescita. Vorreipresentarvi alcuni di questi momenti, molto importanti, che ci fan-no ben sperare. Il primo riguarda la nostra chiesa particolare tor-tonese. Con i primi giorni di dicembre entrerà in Diocesi il nuovovescovo: Mons. Vittorio Francesco Viola. E’ un religioso france-scano, e sostituirà Mons. Martino Canessa, che per raggiunti limitidi età si ritira ad una vita più tranquilla. Il nuovo vescovo è giovanee lo attende un vasto campo di apostolato in Diocesi. Avrà bisognodella preghiera soprattutto e della vicinanza di tutto il popolo di Dioche è chiamato a governare. Io vi chiedo una preghiera perché loSpirito Santo lo sostenga e lo illumini nella sua azione pastorale,e gli dia sempre, cari lettori e devoti, il coraggio che diede agliApostoli nel cenacolo, per poter annunciare con grande gioia esenza paura il messaggio principale del cristianesimo, che poi è unapersona: Gesù Cristo morto e risorto. E di annunciarlo soprattut-to in questi tempi così difficili e burrascosi.Il secondo momento riguarda il Sinodo sulla famiglia che Papa

Francesco ha fortemente voluto. “ L’8 ottobre 2013 papa Francescoha convocato la III Assemblea generale straordinaria del Sinododei vescovi sul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contestodell’evangelizzazione». La Segreteria generale del Sinodo ha iniziatola preparazione con l’invio del Documento preparatorio, che ha

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INDICE3 IL SALUTO DEL DIRETTORE

5 DALLE LETTEREDI FRATE AVE MARIA

7 UN PO’ DI STORIA…

15 PER LA STORIADI UNA PIETRA DELL’EREMO

22 LA STATUA CON LE OSSADI SANT’ALBERTO DI BUTRIO

24 NOTIZIE DI CASA

41 I PENSIERI DI FRA SERENO

44 UNA FIGÜRA BIÂNCA

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DALLE LETTEREDI FRATE AVE MARIA

ANIME! ANIME!AD JESUM PER MARIAM!

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Sorella mia nel Signore e nel-la Vergine Santissima Im-

macolata, Gesù, Maria, Giuseppedal santo presepe le svelino semprepiù il segreto d’esser felice sotto lacroce! Questo le auguro, questagrazia per lei imploro da Gesù,Maria, Giuseppe, dolcissimi og-getti dei nostri affetti.Non potremo essere veramente

felici, sicuramente felici se nonsotto la santa croce! Tutta la vita diGesù e di Maria fu croce e martirio!Oh, come Betlemme assomiglia alCalvario! Eppure tanto Betlemmecome il Calvario furono cercati e vo-luti da Gesù e da Maria perché essici amavano e desideravano mani-festarcelo, il loro immenso amore,ed il loro insaziabile desiderio d’es-sere da noi corrisposti.Oh, quale sorgente di benessere

sociale è mai la vita di Gesù, di Ma-ria, di Giuseppe! Ma quanto pochisono gli occhi aperti a contemplarea questi soli di verità! Osserviamola loro umiltà, la loro povertà, la lorosemplicità, il loro spirito di sacrifi-

cio, il loro apprezzamento alla vitanascosta trascorsa nella preghiera enel lavoro, il loro radicale distaccoda tutto ciò che non è Dio, anima,eternità; contempliamo insomma,Gesù, Maria, Giuseppe con buonavolontà di apprendere le loro subli-mi lezioni di sante virtù, e dalla lorobocca intenderemo sempre meglioquanto ci amano e come noi dob-biamo amarli!Sorella mia, Buon Natale, Buon

Anno! E che tutti i giorni siano pernoi come il giorno di Natale. Ri-cordiamoci a vicenda al BambinoGesù, alla dolce Madre Celeste cheil pensare a loro ci imparadisi. Gra-disca il mio fraterno saluto in GesùCrocifisso ed in MariaAddolorata.Sono l’indegno figlio della DivinaProvvidenza Frate Ave Maria Ere-mita. Dall’Eremo di S. Alberto diButrio, il mercoledì di tempore 18-12-1929.

IN NOMINETUO VIDIMUS LUCEM!AVE, MARIA!

suscitato un ampio riscontro ecclesiale nel popolo di Dio, raccol-to nell’ Instrumentum laboris.

Il santo padre, considerata l’ampiezza e la complessità del te-ma, ha stabilito un itinerario di lavoro in due tappe, che costitui-sce un’unità organica. Nell’Assemblea generale straordinaria del2014, i padri sinodali valuteranno e approfondiranno i dati, le te-stimonianze e i suggerimenti delle Chiese particolari, al fine dirispondere alle nuove sfide sulla famiglia. L’Assemblea generaleordinaria del 2015, maggiormente rappresentativa dell’episco-pato, innestandosi sul precedente lavoro sinodale, rifletterà ulte-riormente sulle tematiche affrontate per individuare adeguate li-nee operative pastorali. (Lorenzo card. Baldisseri, segretario ge-nerale)”.Ho riportato alla lettera questa breve descrizione di un mo-

mento importante per la Chiesa, per sottolineare il modo nuovocon cui Papa Francesco porta avanti il governo della Chiesa stes-sa: con la Sinodalità e la collegialità. Due modi di agire che dan-no un grande respiro di speranza profetica e di unità a noi cristia-ni un po’ sopraffatti dal pessimismo dei tempi e delle sfide che sa-remo chiamati a sostenere accanto ai nostri pastori.E’ con questi motivi di forte speranza, allora, che, salutandovi,

vi auguro di vivere il prossimo S. Natale. Dio è sempre dalla par-te degli umili e di chi soffre, per sostenerli e donare loro la suavita e il suo amore immenso. Ricordiamo con gratitudine nella fe-de anche i nostri amici defunti e i nostri benefattori. S. Alberto eil venerabile Frate Ave Maria dal cielo, nella comunione dei san-ti, fanno sempre il tifo per noi. Un caro saluto.

Il ParrocoDon Vincenzo Marchetti

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UUnn ppoo ddii ssttoorriiaa...... ..�

ppSESTA PARTE

IL PRIMO ABBATE COMMENDATARIO

Nell’epoca in cui l’Abbazia siprivava del feudo di Pizzocorno,fa la sua prima apparizione l’Ab-bate Commendatario.Il tenore di vita muta radical-

mente. All’antica pace, sia pureminacciata qualche volta da irru-zioni di soldatesche o di rapinatori,subentra la lotta sistematica coi vi-cini signorotti. Ai ministri di equitàe di fede succedono contestazio-ni ed avari assertori di diritti ma-teriali. Contese armate turbanoquel simbolo e quel lembo di re-ligiosa ascesi. L’Abbazia non rap-presenta più l’esempio della per-fezione cristiana, il richiamo allafede in tempi di perversioni intel-lettuali imputabili all’umanesi-mo, il patrimonio dei poveri, ilprezzo di riscatto delle anime.Il commendatario è estraneo

agli sviluppi spirituali dell’Abba-zia, non s’interessa dei suoi mali,non appresta i rimedi, non ne

comprende le tendenze. Egli è ildilapidatore delle sostanze deimonaci e delle rendite del mona-stero. Egli apre l’età del ferro aSant’Alberto che coincide conl’età dell’oro del Rinascimento.Questo è il quadro a fosche tin-

te che si suol produrre per carat-terizzare l’epoca. Ma è un quadrotroppo di maniera per rispecchia-re tutte le realtà. Qualche cosa dibuono bisogna ascrivere a meritoe a onore anche degli AbbatiCommendatari; e basterà accen-nare agli affreschi delle tre chie-se. Ciò che vien meno inesorabil-mente è lo spirito della fondazio-ne. Il resto è più di peso e d’in-ciampo che di aiuto al rifiorire del-la vita religiosa.Stefano Landolfi di Pavia chiu-

de la serie degli Abbati regolari.Quali rivolgimenti si saranno poiverificati per giustificare l’intro-duzione della commenda?Il primo Abbate Commenda-

tario è il suo successore un Taddeode Noxeto che conosciamo soloStatua di Frate Ave Maria nel Palazzo Comunale di Albenga.

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perché nel 1454 dotò il monaste-ro della celebre campana. L’Ab-bate Taddeo fu confuso sia dal con-te Sangiuliani che da Mons. Legècon un Abbate posteriore dellostesso nome, Taddeo Busseti.Mons. Legè scrivendo più tar-

di operò la rettifica.Il suo paese d’origine potreb-

be essere Casalnoceto, ma è sup-posizione incerta.La seconda metà del Sec. XV

segna per l’Abbazia il periodo dimaggior splendore artistico per ipreziosi affreschi fatti eseguiredagli Abbati Commendatari i qua-li forse vi tennero nei primi annila residenza.Mons. Legè vede nelle opere di

restauro e di abbellimento un se-gno di temporaneo ritorno degliAbbati regolari e ne trova un in-dizio nel fatto che i nobili signo-ri Aragone e Malaspina il 4 mar-zo 1458 citarono il vescovo diBobbio Marziano de Buccarini acomparire dinnanzi all’Abbate diSant’Alberto per legalizzare unloro atto di proprietà. Non vedoche valore di prova abbia questoatto.Sotto il regime commendata-

rio l’Abbazia compie frequentiinvestiture di possessioni; una di

queste si verifica il 12 febbraio1461 in territorio di Codio.Lo splendore della porpora si

riflette sull’antico monastero. Unodei suoi primi Abbati Commen-datari è il Cardinal Niccolò Fieschifratello di Santa Caterina da Ge-nova, della nobilissima famigliache aveva dato alla chiesa duePapi, Innocenzo IV e Adriano V,per non dire di arcivescovi, car-dinali, abbati, nunzi apostolici eprelati. Avremo occasione d’in-contrare uno dei membri di questafamiglia legato alla storia del-l’Abbazia attraverso la misteriosafigura di Edoardo II re d’Inghil-terra.Munificentissimo il card. Fie-

schi nel 1484 ordinò il restaurodella Chiesa di Sant’Antonio ri-cavata dall’antico atrio di SantaMaria e nell’intero complessofece eseguire i famosi affreschi. Il12 luglio 1494 egli prese posses-so anche del priorato di santaMustiola conferitogli con Brevedal Papa Innocenzo VIII.L’anno dopo, per concessione

apostolica di Alessandro VI, lachiesa di S. Ambrogio di Pizzo-corno è unita all’Abbazia. L’attoè rogato da Giovanni Alberia delcollegio notarile di Tortona.

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Abbiamo detto che il feudo diPizzocorno fu ceduto al ConteLuigi Dal Verme nel 1449. Dob-biamo soggiungere che i DalVerme l’avevano restituito al-l’Abbazia riservando a sé sol-tanto le antiche proprietà. Oraveniamo a conoscere da un do-cumento pontificio che il Con-te Pietro Dal Verme confinate coidominii abbaziali per via dei suoifeudi, condusse un’azione diforza contro Pizzocorno s’im-padronì della borgata tenendocosì sotto lo minaccia di nuoveinvasioni lo stesso territorio del-l’Abbazia. Per questo il Papa Giulio II,

savonese, il 28 ottobre 1512 di-resse un Breve all’Abbate diSant’Alberto che era ancora ilcard. Niccolò Fieschi eletto ve-scovo di Agata, delegandolo a faruso delle censure ecclesiasti-che per costringere i dal Vermealla restituzione di Pizzocornocon tutti i suoi diritti e redditi,giurisdizioni e pertinenze. Manon se ne fece nulla perché,morto Pietro dal Verme, i suoipossessi furono arraffati da Lo-dovico il Moro che assegnò Piz-zocorno in feudo agli Eustachi diPiacenza.

GLI OLIVETANI A SANT’ALBERTO

La storia minuta dell’Abbazias’inserisce nella grande storia delrinascimento per l’azione eserci-tata su di essa da Leone X.Quando questo Papa, figlio di

Lorenzo il Magnifico, era sem-plicemente il Cardinal Giovannide Medici, fu invitato da Giulio IIa Bologna come suo Legato a Ra-venna l’11 aprile 1512 fu fatto pri-gioniero dai Francesi che lo tra-dussero a Milano e disposero inseguito di trasferirlo in Francia. Alpasso del Po presso Pieve delCairo da alcuni coraggiosi “deiquali fu capo Rinaldo Zallo, fu tol-to di mano ai soldati francesi cheattesero più a fuggire che a resi-stere” (Guicciardini - storia d’I-talia, libro X). Il Ghilini di Ales-sandria racconta l’episodio con deiparticolari più drammatici; “Di giàerano arrivati a Bassignana quan-do nel volere passare il Po finse ildetto Cardinale che la mula ch’es-so cavalcava non voleva passareil fiume e tanto andò indugiandoche sopraggiunse l’oscura notte econ l’aiuto di Rinaldo Zazzo, Ot-tavio Isimbardi e Gentile Becca-ria tutti e tre principali pavesi e

suoi amici, dai quali fu egli a quelluogo accompagnato, fuggì dallemani di quei cardinali (che dove-vano scortarlo in Francia) e soprauna barca per tal effetto apparec-chiata n’andò con ogni sicurezzae velocità verso il piacentino equindi per il mantovano a Bolo-gna, mentre i suoi nemici segui-tavano per l’alessandrino il loroviaggio alla volta di Francia. (Gi-rolamo Ghilini – Annali di Ales-sandria- Milano 1666)”.Non c’è dunque concordanza

sul nome dei liberatori. E le cosesi complicano quando leggiamo inSangiuliani che uno di essi e il piùimportante, tanto da scontraresul patibolo il suo gesto audace,fu il marchese di Godiasco Ber-nabò Malaspina. “Bernabò Ma-laspina fu sempre nemico degliSforza e il 1514 alla vigilia di S.Matteo tradotto a Voghera fupubblicamente squarciato vivoper sentenza del Duca Massimi-liano e spogliato dei feudi per averaderito contro i francesi e libera-to dalla prigionia dei medesimi alpasso del Po il card. GiovanniMedici” (Sangiuliani, Dell’Ab-bazia di S. Alberto pag. 151).I particolari più attendibili

sono quelli che ricavo dal Bollet-

tino parrocchiale di Godiascocompilato dall’arciprete D. Ro-becchi. “Una turba di contadinisotto la guida di Rinaldo De Zaz-zi, (deve essere un nome davveroscorbutico), Gentile Beccaria feu-datario della Pieve e OttavianoIsimbardi feudatario del Cairo,sbucò dalle macchie mandando al-tissime grida, assalì i fuggitivi estrappò dalle loro mani il Cardinalela cui mula aveva già messo lezampe anteriori nella nave delporto sul Po. Isimbardi condusseil prigioniero a Godiasco e loconsegnò al Marchese BernabòMalaspina il quale chiese istruzionia Gian Giacomo Trivulzio mare-sciallo di Francia, mentre il Car-dinale era rinchiuso in una stanzadel palazzo all’ultimo piano, an-cora oggi visibile con un’apertu-ra nel muro per la quale gli por-gevano gli alimenti. Il Trivulzio ri-spose che il Re Luigi XII avendol’esercito in fuga non poteva pen-sare al prigioniero e consigliòBernabò di provvedere al caso pro-prio considerando l’avvicinarsivittorioso delle armi avversarie.L’avviso non andò perduto. IlMarchese, fingendo un tradimen-to da parte dei suoi servitori, lasciòfuggire il prigioniero che si calò a

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terra con una fune e andò a Vo-ghera e di là, il 17 luglio 1512, aPiacenza, allora occupata dall’e-sercito pontificio. L’anno seguentemoriva Giulio II e l’11 marzo1513 era eletto Papa Leone X.Cacciati i francesi MassimilianoSforza ricuperò il Ducato e vollevendicarsi. Bernabò Malaspinasi fortificò e si difese nel castellodi Cella, ma fu preso e squartatovivo a Voghera il 20 settembre1514”. Ecco perché riteniamoLeone X in qualche modo diret-tamente interessato alle vicendedell’Abbazia di sant’Alberto. Seconfrontiamo i dati del suo sog-giorno al palazzo Malaspina diGodiasco, non è un’ipotesi trop-po arrischiata immaginare cheegli invece di raggiungere Pia-cenza per Voghera abbia seguitol’antica via dei monti che traver-sava il territorio dell’Abbaziamolto più sicuro.Risulta dai documenti che egli

per due volte se ne occupò da Pon-tefice.Con un Breve di capitale im-

portanza nel 1516 univa l’Abba-zia di Sant’Alberto di Butrio aquella di: “San Bartolomeo inStrada” di Pavia abitata dai monaciOlivetani.

Con altro Breve del 17 luglio1516 univa la chiesa arcipresbi-terale di Pizzocorno con L’Abba-zia di S. Alberto.La storia degli Olivetani a

sant’Alberto è di breve durata.Subentrati nel 1516 ai Bene-

dettini della primitiva osservanza,nel 1543 abbandonavano l’Eremo.Emergono dalle nebbie obliviosedel tempo alcune memorie. Sitratta di cessioni e di vendite sug-gerite parrebbe dalla difficoltà diamministrare i beni troppo di-staccati dal complesso dei la-tifondi.Il 5 dicembre 1519 l’Abbazia

vende alcune terre in località sanGuiniano (Sanguignano in valleArdivestra sopra Godiasco).L’anno dopo l’Abbate fra

Celso reggente di Sant’Alberto,in qualità di sindaco del mona-stero di san Bartolomeo, accet-ta la rinuncia fatta in favore del-l’Abbazia di beni e fondi situa-ti a Villa di Parguario (Bobbio).L’atto è rogato dal notaio Zani-no della Mollia.Il 15 aprile 1523 i monaci ac-

quistano dei beni posti nelle vil-le di Monte e di Codio. Il 16 gen-naio 1526 rappresentanti di setteville circostanti a Butrio giurano

fedeltà e obbedienza nelle mani difra Giovanni Giacomo Della Chie-sa, di Milano, che governava l’Ab-bazia come sindaco da parte delmonastero di San Bartolomeo.Due particolari meritano rilievo: lacerimonia non priva di solennità sicompie “in quada sala magna et in-feriori” che fa pensare ad un mo-nastero più vasto di quanto non in-dichino gli attuali avanzi.L’altro particolare è un ricorso

casuale ma non per questo menointeressante: tanti anni dopo unGiacomo Della Chiesa sarebbediventato Papa Benedetto XV.L’atto è rogato dal notaio Mar-

tino. Più che degli Abbati è l’oradei sindaci e procuratori che agi-scono sempre in dipendenza degliOlivetani di Pavia.Nel 1540 frate Francesco Dal

Monte procuratore e governatoredell’Abbazia transige colla Fab-brica del Duomo di Milano su cer-ti diritti e dà in affitto alcuni ter-reni presso Volpedo a un Bernar-do de Bidoni e a un Giovanni deSartennis.Con quest’atto, che conferma

i beni lontani si preferiva alienar-li o affittarli ad altri per tener piùsalda la compagine dei latifondicircostanti l’eremo, la storia degli

Olivetani a S. Alberto si avvia allaconclusione.L’amministrazione di Butrio

presentava per gli Olivetani trop-pe difficoltà. Uno dei MarchesiMalaspina, Cesare, era in lite coni monaci. Pretendeva di aver giu-risdizione su alcuni luoghi soggettial monastero e vi aveva fatto inti-mare dei proclami coi quali ob-bligava quegli abitanti a notifi-cargli la loro proprietà. Essi ob-bedirono. I monaci ricorsero al-l’imperatore Carlo V, ossia al Se-nato di Milano, al quale in data 2agosto 1540 emanò un rescritto or-dinate al Marchese Cesare di pre-sentare le sue ragioni giuridica-mente e di desistere da ogni in-novazione.Durante queste controversie

che già da sole stancheggiavano gliolivetani un grave fatto di sanguecontribuì in misura determinate adallontanarli da sant’Alberto.Un loro monaco di nome

Giovanni Antonio, procuratore,sorpreso nel territorio di Godia-sco, e precisamente in localitàdetta Campora, ai piedi di Naz-zano, da uno o più sicari, venneassassinato o per ordine ricevu-to o a scopo di rapina. (Mano-scritto di A. Tonso citato da C.

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Goggi nella storia della Diocesidi Tortona Vol I).Bastò per decidere gli Olive-

tani a ritirarsi definitivamente dasant’Alberto.Siccome la Casa Sforza di

Roma godeva già da tempo partedel Marchesato di Varzi e Men-conico e desiderava arrotondare isuoi possessi nelle vicinanze, sitrattò dai monaci Olivetani condetta Casa la permuta dei beni diSant’Alberto con quelli di sanPietro di Breme.Il 1 luglio del 1543 il Papa

Paolo III con Bolla datata da Bus-seto concedeva agli Olivetani cheil monastero di Sant’Alberto e lachiesa arcipresbiterale di Pizzo-corno perpetuamente uniti fosse-ro permutati con la chiesa di sanPietro di Breme. Con la medesi-

ma Bolla nominava Abbate Com-mendatario Mario Sforza dei Con-ti di Santa Fiora che non aveva an-cora compiuto i tredici anni, dan-dogli per procuratore il Marche-se don Mercurio Malaspina arci-prete di Varzi. (Gli Sforza diven-nero Conti di santa Fiora per ere-dità Aldobrandeschi).L’Abbate Lugano, un po’ me-

lodrammatico ma sinceramentecommosso, così commenta lascomparsa dei monaci da Sant’Al-berto: “la seconda metà del seco-lo XVI vide gli ultimi suoi abita-tori partirsi da quella valle incan-tevole e giunti su quel dorso che stadi fronte allo storico edificio scuo-tersi dai sandali la polvere di quelluogo pio santificato da tanti uo-mini di eccellente virtù e poi pro-fanato”. (Lugano Op, pag. 34).

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PPeerr llaa ssttoorriiaa ddii uunnaa ppiieettrraa ddeellll ’’EErreemmoo

pp

PRIMA PARTE

Si trova sulla parete destradella cappella di Frate Ave Maria,sull’angolo dell’incavo della se-poltura. Forse, prima che donVincenzo la notasse, era semina-scosta da qualcosa di appeso al tas-sello ancora inserito; comunquenon risulta che qualcuno l’abbiamenzionata. Il gancio sembra l’occhio di

una figura allungata in forma di pe-sce, orizzontale, incisa sulla pie-tra accanto ad un’altra simile, piùpiccola e verticale (v. foto). Altrisegni meno evidenti si intravve-dono nello spazio sopra la figurapiù grande. Quando mi è stata mostrata, ho

pensato subito a simboli del cri-stianesimo antico, e che in questosenso l’oggetto fosse sicuramen-te meritevole di indagini ap-profondite.

Ecco in sintesi una prima par-te delle osservazioni e delle ipotesiche mi sento di proporre, dopo ri-cerche, sulla base delle domandeche possono sorgere spontanee achiunque.

1. Se la pietra incisa è antica,come mai si trova murata nel-la cappella di frate Ave Maria,realizzata nel 1966?

2. Che cosa rappresentano e qua-le significato possono avere leimmagini incise? Trovano ri-scontri nella simbologia pa-leocristiana?

3. Potrebbe questa pietra essereuna testimonianza del cristia-nesimo delle origini, impor-tante, o almeno utile? A quan-do può risalire?

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1. È possibile che in questomuro della cappella ‘moder-na’ si trovi una pietra antica.Infatti “La cappella dedicataa frate Ave Maria venne rea-lizzata nel 1966 (…) tramitela ristrutturazione di un vanoin rovina, utilizzato parzial-mente come magazzino at-trezzi, posizionato sotto lachiesa di Sant’Antonio”. (M.Azzaretti, Oltre il Po. L’ere-mo di Alberto a Butrio, Pavia,1994, nota 43, p. 87). Si trat-ta di uno degli spazi sotterra-nei all’abbazia di cui si parlaanche in documenti antichi: inparticolare a questa stanzaancora dalla fine del ‘500 siaccedeva dalla chiesa di S.Antonio, come risulta in al-cuni manoscritti che ho in ri-produzione fotografica, con-servati alla Capitolare di Tor-tona e all’Archivio di Stato diTorino. Ma già allora venne-ro attuati lavori di modifica,imposti dal vescovo, tra cuiproprio murar quella bucchache riesce sotto alla chiesa (diS. Antonio). E nel 1740 (24gennaio: descrizione in formaquasi dialettale consegnatadal signor Alessandro Pa-

squale altra volta parocho diSant’Alberto al rettore pre-sente D. Domizio Monticelli)si dice che dalla cantina vi èun’antica scala che va inchiesa. In tempi più recenti,soprattutto durante i lavori dipavimentazione delle chiese diS. Antonio e S. Maria, ven-nero trovati diversi resti ditombe, cocci, vari frammen-ti… quindi è molto probabileche la ‘nostra’ pietra facesseparte di questi vari detriti,utilizzata come altre pietreper costruire o sistemare ilmuro attuale della cappella. Eforse prima era già stata ‘re-cuperata’…(v. punto 3).

2. 1. Le due immagini più grandie chiare secondo me rap-presentano due pesci, o me-glio due delfini. In formamolto rozza, certo (fra Ivanpensa si possa trattare di unabbozzo, un non finito), macontengono diversi elemen-ti che ne fanno figure densedi significati e di riferimen-ti nelle rappresentazioni an-tiche, in particolare quelledei primi cristiani. Come sisa, i cristiani, a causa delle

persecuzioni, non potevanomanifestare apertamente laloro fede prima che Costan-tino rendesse libero il cultocon l’editto di Milano del313 d. C. Così adottarono unsistema di segni, lettere e im-magini, una sorta di ‘critto-grafia mistica’ come qual-cuno l’ha chiamata, che soloi fratelli di fede potevanocomprendere. Tra i simbolipiù ‘sicuri’ c’erano natural-mente quelli già esistenti,usati dai romani, dai greci odagli egizi, ma a cui i cri-stiani attribuirono un signi-ficato o più significati nuo-vi. Così, in secoli di perse-cuzioni, si è costituito un va-sto repertorio di simboli fi-gurati e combinazioni di im-magini, che esprimevano an-che concetti volutamenteoscuri, tanto da determinaretalora (anche per gli espertiin materia) difficoltà di in-terpretazione quasi insupe-rabili.Si tratta quindi di un campod’indagine in cui bisognamuoversi con estrema pru-denza. Ed è con estrema pru-denza che propongo qui una

sintesi delle mie prime os-servazioni, sulla base delle ri-cerche che ho fino ad ora ef-fettuate, in attesa di coin-volgere qualcuno di piùesperto del settore.

2.2. È abbastanza noto che il pe-sce si trova molto spessorappresentato già dalla metàdel II sec., nelle catacombecristiane, perché le letteredel suo nome in greco (iktys)venivano interpretate comeiniziali di Jesoùs CristòsTheoù yòs sotèr, ‘Gesù Cri-sto figlio di Dio salvatore’.Altri significati si aggiunse-ro con le interpretazioni deiPadri della Chiesa, e sareb-be troppo lungo anche soloaccennarle, ma comunquesempre in collegamento conla fede e la speranza di sal-vezza attraverso morte e re-surrezione del Cristo. Nonera un’immagine ‘pericolo-sa’, perché anche i Romanifacevano un uso magico sim-bolico del pesce e della suaimmagine.

2.3. Sulla nostra pietra però,come in numerose immagi-

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ni nelle catacombe (cf. foto),vediamo che, non si tratta diun pesce qualsiasi (e a rigordi zoloogia moderna, nean-che di un pesce). Gli studiosiaffermano concordementeche con il muso all’in su, ilprofilo camuso, i cristianiidentificavano volutamentee con molta chiarezza il del-fino. Una figura, come ilpesce generico, non ‘so-spetta’, perché già gli antichilo consideravano interme-diario divino tra mondi in-feriori e superiori: lo trovia-

mo raffigurato sui vasi gre-ci come guida delle animedefunte, mentre conduceguerrieri verso le isole deibeati. È il ‘salvatore, legatoal mito antichissimo del can-tore Arion, che un delfinosalvò dall’annegamento, e alculto di Apollo (santuario diDelphis). Nella religioneegiziana era uno dei simbo-li di Iside, protettrice deidefunti e capace di resusci-tarli. Per i Romani però erasoprattutto elemento deco-rativo, o trionfale, a rappre-

sentare il dominio sui mari(carro di Nettuno). Anchenelle rappresentazioni deicristiani, sui monumenti piùantichi delle catacombe (so-prattutto di Santa Priscilla edi San Callisto) è guida del-le anime dei morti nell’aldilào anche dei vivi verso lasalvezza, ma contro le ondetempestose del peccato. Sim-bolo della diligenza con cuiil fedele deve andare fidu-cioso verso la morte-resur-rezione, ha dunque una du-plice valenza: salvatore esalvato. E per il cristiano lasalvezza è stata resa possibiledal sacrificio supremo delCristo.Così, in una sorta di raccontoper immagini, il delfino èspesso rivolto verso un’an-cora o un tridente, simbolicriptati della croce (questa sìimmagine pericolosa!) op-pure sovrapposto, attorci-gliato ad essi (v. foto). Ta-lora compaiono intorno, inuna sorta di rebus, ma arendere più chiaro il signi-ficato per gli adepti, il mo-nogramma di Cristo o lette-re significative (I X TH

C...) o altre immagini che al-ludono alla croce. Molte leraffigurazioni nel II secolo;invece sembra che dopo lametà del III sec. sia impie-gato raramente come sim-bolo, mentre continua il suouso decorativo.Nella nostra pietra potremmoquindi leggere quella doppiavalenza del delfino ‘cristia-no’: l’anima del fedele-del-fino che va fiduciosa versoun delfino-Salvatore che lafarà risorgere. Possibile. E per ora fermia-moci qui, anche se esiste lapossibilità di ampliare e ren-dere forse più preciso il si-gnificato del delfino verticale(che qui prende il posto del-l’ancora o del tridente), maquesto comporta un discor-so più complesso. E poi altrisegni appaiono, forse, nellospazio superiore… . E checosa può essere quella speciedi ciuffo sopra il delfino ver-ticale: un’incisione volon-taria (e allora con quale sen-so possibile?) o semplice-mente la traccia di un liche-ne? Sono state trovate in Ol-trepò immagini simili?

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3. Secondo un’ipotesi abba-stanza condivisa, la primachiesa dell’Eremo (quelladi Santa Maria) sarebbe sta-ta costruita da S. Alberto e isuoi monaci utilizzando iresti di una cappella ca-strense bizantina; ma la basedella torre, ancora secondoipotesi che trovo anche instudi recenti, sarebbe stataquella di una statio ad limi-tem romana, quindi ancorapiù antica. E quanto a mate-riale di recupero e riutilizzo,molto ci sarebbe da dire,ma ricordiamo almeno lalastra (tombale?) romanausata come pianale dell’al-tare di Sant’Alberto e quel-la più piccola, ma forse del-la stessa fattura, sulla pare-te laterale della stessa cap-pella. Tardo romani altri re-perti citati dagli storici… .Non si potrebbe ipotizzareanche un’origine paleocri-stiana, anteriore alle fortifi-cazioni bizantine o gotiche,per strutture primitive sog-giacenti all’abbazia?

Dagli studi e dai non molti reper-ti sicuri (il più antico risalirebbe al

453 d. C., ed è una lapide conser-vata al museo di Tortona) risultache il cristianesimo si diffuse piut-tosto tardi in Valle Staffora, ad ope-ra del vescovo di Piacenza S. Sa-vino. Quindi dopo il IV secolo. Tut-tavia già il Cavagna Sangiuliani emons. Clelio Goggi propendevanoper una diffusione più antica: al-meno a fine del II sec. d. C. (S.Marziano vescovo di Tortona, e pri-ma ancora i santi Nazario e Celso).La storia si mescola con la leg-genda e solo sporadiche testimo-nianze storiche e archeologichesuggeriscono l’ipotesi di cristianiche, in quell’epoca, fuggisserodalle città per rifugiarsi nelle grot-te presso Cecima (San Ponzo).Anche nella gola del Butrio ci sonogrotte: e, prima di tutte, ma nonunica, quella di Sant’Alberto… .Concludo questa prima parte conuna bella frase che Minucio Feli-ce (III sec. d. C.) in una sua ope-ra fa pronunciare al pagano Cae-cilius: “I cristiani si riconoscono traloro con sigle e segni misteriosi, esi amano reciprocamente ancorprima di conoscersi”. (occultis senotis et in signibus noscunt etamant mutuo paene antequam no-verint).

Elena Corbellini

Alcuni dei testi consultati per l’iconografia cristiana antica:AA.VV. Dictionnaire d’Archéologie Chrétienne e Liturgie, a cura di Cha-brol e Lecquerc, Parigi, 1914.AA.VV. Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1950.AA.VV. L’uomo e i simboli. Voci da vari dizionari. Enciclopedia tematicaaperta, Jaca Book, Milano, 1992R. Gilles, Il simbolismo nell’arte religiosa, ed. Archeios, Roma, 1993.AA.VV. L’uomo e i simboli. Voci da vari dizionari. Enciclopedia tematicaaperta, Jaca Book, Milano, 1992AA.VV. Le iscrizioni dei cristiani in Vaticano, a cura di I. Di Stefano Man-zella, Città del Vaticano 1997.AA.VV. Enciclopedia dell’arte medievale Treccani, Roma, 1994.AA.VV. Iconografia e arte cristiana, a cura di E. Cassanelli, E. Guerriero,ed. S. Paolo, 2004.

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LA STATUA CON LE OSSA DISANT’ALBERTO DI BUTRIO

V isitando l’Eremo diSant’Alberto di Butrio,

sui monti dell’Oltrepò pavese, en-trando nell’antica chiesa del 1200,si incontra l’urna in legno e vetrodi Sant’Alberto, il venerando Aba-te morto nel 1073. Vi si può am-mirare la statua del Santo che,come si sa, racchiude le Reliquiedelle sue ossa, oggetto di ricogni-zione da parte del Vescovo di Tor-

tona nel 1900. Don Orione eramembro della Commissione ve-scovile. Le Reliquie furono cu-stodite provvisoriamente in unapiccola urna.Per l’Anno Santo del 1925, DonOrione volle metterle in onore. Inrealtà, l’Anno Santo del 1925, aSant’Alberto di Butrio fu cele-brato… nel 1926 e l’evento prin-cipale fu proprio l’ostensione so-lenne delle Reliquie di Sant’Al-berto. L’urna nuova, di due metridi lunghezza, fu costruita dagli al-lievi ebanisti dell’Istituto Manin diVenezia, con il legno dei boschidell’antica abbazia. La statua, incera lavorata, alta cm. 180, fu rea-lizzata dalle Suore del Cottolengodi Torino sulla base delle immaginidi Sant’Alberto presenti negli af-freschi del XV secolo dell’anticaAbazia. Ogni dettaglio fu curato personal-mente da Don Orione con estremae devota cura. In una lettera a DonSterpi, del 9 luglio 1926, dà di-sposizione sulla conservazione diquelle venerande Reliquie delleossa: “Si dovrà rivestirle con gar-

za di seta finissima, (dopo che ogniosso sarà prima verniciato con ver-nice damar, onde non continuino atarlarsi), poi con nastri di seta ros-sa fermati al fondo della cassettache è sarà posta al posto del pet-to affinché, nel muoversi dell’ur-na, non s’addossino le une colle al-tre. Ci vorrà dunque qualche gior-no”. Il Vescovo Mons. Grassi,presiedette a Tortona alla ricogni-zione delle ossa e alla loro collo-cazione entro il simulacro diSant’Alberto. Le solenni celebrazioni per ono-rare il Santo, reso visibile ai de-voti nell’immagine corporea entrol’urna, coinvolse la diocesi e laCongregazione. Il passaggio del-l’urna da Tortona a Sant’Alberto,con sosta in vari paesi, suscitò untripudio di fede. Confluirono pel-legrini da ogni parte. Nel 1926, si edificò anche unacappellina in muratura nel luogopreciso ove un giorno lontanoSant’Alberto aveva iniziato lasua vita eremitica, nella selvaggiavalletta del “Borrione”. Da quell’anno si ebbe una bene-fica diffusione della notorietà del-l’eremo e un rilancio della devo-zione a Sant’Alberto abate. La tra-dizione di santità, durata oltre

otto secoli, veniva rinnovata so-prattutto con la presenza degli Ere-miti della Divina Provvidenzache rendevano viva e attuale la for-ma di vita dell’antico abate Al-berto. Le pur brevi e rare presen-ze di Don Orione alle feste e ce-lebrazioni presso l’antica abazia ri-popolata degli Eremiti erano ognivolta come una infusione di fer-vore e di pietà cristiana. DonOrione fu presente ad animare lafesta di Sant’Alberto negli anni1926, 1927, 1930, 1937. Speciale impulso spirituale vennesoprattutto da Frate Ave Maria,l’eremita cieco arrivato all’eremonel maggio del 1923 e vissuto quifino al 1964, anno della sua mor-te. Qui egli iniziò la sua sorpren-dente ascesa verso le vette dellasantità cristiana. La fama di uomodi Dio si impose rapidamente e sidiffuse anche in regioni lontane.L’eremo divenne un approdo spi-rituale per tante persone. La Chie-sa ha dichiarato Frate Ave Maria“Venerabile”.Anche oggi, per la presenza degliEremiti della Divina Provvidenza,l’antica abazia di Sant’Albertocontinua la sua missione di pre-ghiera e di luogo di incontro conDio.

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MAGGIO 2014

Giovedì 1: Da Pogli di Ortovero che è il paese natale del Venerabilefrate Ave Maria, il parroco don Italo Arrigoni e il nutrito gruppo di ami-ci e parrocchiani si sono riuniti in preghiera e hanno celebrato la S. Mes-sa. Un pullman da Biella con l’Associazione “Le Marmotte” hanno vi-sitato l’eremo e meno male che sono venuti in mattinata perché nel po-meriggio …tuoni e fulmini!!!

NOTIZIE DI CASA

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Fra Luigi si è recato a celebrare una S. Messa presso il Santuario di Mon-telungo a Ruino, provincia di Pavia e diocesi di Piacenza-Bobbio.

Domenica 4: Nella mattinata un gruppo da Abbiategrasso MI.

Lunedì 5: Ci rechiamo al Piccolo Cottolengo di don Orione in Mila-no per far visita al nostro anziano confratello fra Arturo che da pochigiorni ha compiuto 88 anni….

Mercoledì 7:Don Vincenzo alla ore 10 celebra la S. Messa con il grup-po da Cantù e dintorni.

Giovedì 8:Una comitiva di pensionati da Bariano BG, e don Luigi hacelebrato con loro la S. Messa.

Venerdì 9: Alle ore 15, il Funerale del no-stro amico e parrocchiano Renato Gero-sa. Da anni era ormai sofferente a causadella malattia, ma noi lo ricordiamo conamicizia e stima, nel suo abituale sorri-so sempre benevolo e pieno di ottimi-smo. In questo fine settimana si è celebrato unmatrimonio e due Battesimi.

Giovedì 15:Abbiamo a pranzo il nostro Vescovo Orionino Mons. AdolfoUriona, Argentino.

Venerdì 16: Solennità di san Luigi Orione Sacerdote e Fondatore.Anche noi siamo presenti alla Processione che è partita dal “Paterno”Casa Madre dove ha vissuto don Orione a Tortona AL in Via Emiliafino al Santuario della Madonna della Guardia, per dare rilievo ai 10Santuario Montelungo.

Renato Gerosa.

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anni dalla canonizzazione di don Orione. Alle ore 18 il solenne Pon-tificale con il Vescovo di Tortona Mons. Martino Canessa, il VescovoAdolfo Uriona dall’Argentina e Mons. Andrea Gemma anch’egli Ve-scovo Orionino. Ha presieduto il Cardinale Joao de Avìz, Brasiliano,Prefetto della Congregazione Vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata.

Sabato 17: Don Vincenzo e fra Ivan si recano nella nostra parrocchiadi San Luigi Orione di Pavia per animare la S. Messa sempre in ono-re del Santo Fondatore. È seguita poi la Processione per le vie del quar-tiere.

Domenica 18: Fra Alejandro e fra Ivan si recano ancora nella Parroc-chia di San Luigi Orione per dare una testimonianza di vita durante laS. Messa del mattino presieduta dal Parroco don Antonio Lecchi e con-celebrata da don Filippo Benetazzo. Ringraziamo di cuore per l’invi-to, per noi è stata una bella esperienza che abbiamo voluto vivere pro-prio con affetto di Figli nei confronti di Don Orione.

All’eremo invece un gruppo di Artiglieri da Bergamo e nel pomerig-gio si è celebrato un matrimonio. Don Eugenio della diocesi di Paviaha celebrato intorno alle 15.30 con un gruppetto di pellegrini.

Mercoledì 21: Don Fausto dalla Parrocchia Madonna del Rosario in Milano con un pullman.

Giovedì 22: Nel tardo pomeriggio accogliamo don Leonardo Verril-li con i 4 Novizi che da Velletri vengono per fare una settimana di vitaall’eremo.

Fra Alejandro con i Novizi.

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Sabato 24: In mattinata un pullman da Reggio Emilia e don Luigi hacelebrato con loro la S. Messa. I nostri novizi si prestano per alcuneore di lavoro manuale. Ne approfittiamo subito per far imbiancare qual-che locale, visto che la manodopera scarseggia….

Domenica 25: Don Leonardo è andato a celebrare la S. Messa a Piz-zocorno il ridente paesino prima di arrivare all’eremo. I novizi sonorimasti qui a S. Alberto e nel pomeriggio sono andati a Tortona in San-tuario e nei luoghi cari della Congregazione.

Lunedì 26: Tutti a Fumo, nel bel Santuario della Madonna di Cara-vaggio per la Sua festa. Il tempo incerto ha scoraggiato la Processio-ne, ma comunque si è vissuto un bel momento “Mariano” di grazia edi fede.

Giovedì 29: Nel pomeriggio Don Paolo con i giovani in preparazio-ne alla Cresima da Pontecurone AL, fanno un momento di riflessio-ne e Confessione.

Sabato 31: Chiusura del mese di maggio nel Castello di Oramala re-citando il S. Rosario.

GIUGNO

Domenica 1: Dalla Parrocchia di Corvino S. Quirico PV un gruppodi ragazzi con il loro catechista e genitori.

Lunedì 2: Un pullman da Alba e Fossano CN con un Sacerdote cheli accompagnava. Don Cesare da Lungavilla PV ha celebrato alle ore11 con un gruppo di suoi parrocchiani. Invece da Alessandria don Pa-trizio e don Campagna con un gruppo di famiglie della nostra ParrocchiaOrionina.

Venerdì 6: La comunità del Seminario diocesano di Pavia con il Ret-

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tore don Andrea Migliavacca e don Antonio celebrano la S. Messa ver-so le ore 19 e il Vespro.

Sabato 7: Il “piccolo” esercito dei chierichetti della nostra parrocchiadi San Luigi Orione di Pavia con don Filippo fanno visita all’eremo.

Domenica 8: Alla Messa di orario delle 10 ha concelebrato il nostroconfratello don Domenico Napoli. Con Lui il Preside del Centro For-mazione Professionale di Palermo e altri collaboratori. Nel pomerig-gio don Campagna Arcangelo con un gruppo di famiglie dalla parroc-

Don Filippo con il gruppo di Pavia.

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LUGLIO

Giovedì 3: Un pullman dai dintorni di Torino e del Canavese.

Domenica 6: Diversi gruppi e gruppetti; segnaliamo la Parrocchia diS. Maria Nascente di Casorate Primo PV con il Parroco e una Religiosa.

Mercoledì 9: Sono venuti dal Piccolo Cottolengo di don Orione in Mi-lano a fare una gita con alcune Ospiti e tra loro anche il nostro Fra Ar-turo che è in ottima forma. Accogliamo anche per alcuni giorni un gio-vane nostro chierico Venezuelano, Carlos, e don Diego Lorenzi che poiripartirà per le Filippine.

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chia di Alessandria e un gruppo dalla parrocchia di san Rocco e S. Ma-ria Maddalena di Lodi hanno cantato con noi i Vespri.

Mercoledì 11: Fausto che è l’apicoltore ufficiale dei Frati ha deciso cheè il momento di smielare l’acacia. Ma l’impressione è che la produzionesia scarsa….

Domenica 15: Don Vincenzo si reca a celebrare Messa anche a Vignolapiccolo borgo fuori Pizzocorno nella Cappellina dedicata alla SS. Tri-nità. Nel pomeriggio don Mario Ghio con un gruppo del Rinnovamento.

Martedì 17: Sul mezzogiorno un pullman da Varese.

Domenica 22: Un gruppo di famiglie di Comunione e Liberazione daLodi. Sia ieri che oggi è stato celebrato anche un Matrimonio.

Domenica 29: Nel pome-riggio arriva il nostro Su-periore Generale don FlavioPeloso e si fermerà tra noialcuni giorni.

Lunedì 30: Fra Alejandroe fra Ivan si recano a visi-tare la cascina Piccagallo aCastelnuovo Scrivia ALove un tempo era nata lamamma di don Orione, Ca-rolina Feltri. Al ritorno sonopoi passati a salutare leSuore Sacramentine nonVedenti a Tortona e conloro hanno recitato il S.Rosario e cantato i Vespri.

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Le Ospiti di Milano.

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Domenica 27: È stato celebrato un Matrimonio.

Giovedì 31: Il Concerto con il Coro Giuseppe Verdi di Pavia. È riu-scito tutto molto bene, anche il tempo che quest’anno è stato molto paz-zerello ci ha regalato una buona serata.

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Domenica 13: Il Gruppo Alpini di Ponte Nizza PV è presente alla S.Messa delle ore 10.00

Lunedì 14: Viene a farci visita un nostro confratello, Padre Claudio delCile.

Sabato 19: Fratel Janus da Tortona accompagna il Direttore della no-stra scuola di Oradea in visita all’eremo.

Domenica 20: Si è celebrato un Matrimonio.

Martedì 22: Da Fano, il chierico Roberto con il diacono Cristian sonopassati con un gruppo di giovani. Nel pomeriggio un bel momento dicomunione con ben rappresentate 14 Nazionalità, del Convegno di Pa-storale Vocazionale della Congregazione.

Giovedì 24: Sono passati il nostro Vicario Generale don Achille Mo-rabito e Fratel Miguel Angel dell’Argentina.

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Fra Alejandro e Padre Claudio dal Cile.

In attesa del concerto.

Il Coro Giuseppe Verdi di Pavia.

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bati perché non c’è quella delicatezza ed educazione di parlare a bas-sa voce e tanto più di non chiacchierare sulla porta della Chiesa e nel-le vicinanze.

Martedì 19: Con il nostro amico ed Erborista Felice andiamo a Varazzea visitare L’eremo del Deserto abitato da una comunità di Carmelita-ni Scalzi. Abbiamo sostato in preghiera presso la tomba del CardinalAnastasio Ballestrero.

Giovedì 21: Sono passate le Piccole Suore Missionarie della Carità didon Orione, che festeggiano chi il 25° chi il 50° di Professione Reli-giosa.

Venerdì 22: È passato il caro confratello don Sergio Zanatta, circa 30anni fa era stato qui come Superiore e Parroco.

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AGOSTO

Venerdì 1: È tornato alla Casa del PadreFrattini Remo. Un particolare ricordonella preghiera per i suoi cari in questomomento di dolore.Un gruppetto del Centro Anziani di Sa-lice Terme e Rivanazzano PV, hanno tra-scorso alcune orette nei dintorni dell’e-remo e fatto un bel pranzetto al sacco.

Sabato 2: È stato celebrato un Matrimonio.

Lunedì 4: In serata è arrivato Ermanno Mella da Tortona che si fer-merà alcuni giorni con noi.

Martedì 5: Un bel gruppo di Focolarini ha partecipato alla S. Messaalle ore 16.30. Provenivano dal Piemonte e Liguria.

Mercoledì 6: In foresteria abbiamo per alcuni giorni 4 bravi giovaniprovenienti da Rocca di Papa Roma. Penso siano gli ospiti più lonta-ni che abbiamo avuto quest’anno. In genere non ci soffermiamo su que-sto servizio che svolgiamo tutto l’anno, dando la possibilità di qualchegiorno di silenzio, preghiera meditazione.

Sabato 9: Accogliamo alcuni giorni il nostro confratello padre Hanioriginario proprio di Ninive. Anche i suoi cari sono tra i profughi e spe-riamo in bene dopo questa ondata di terrore. Lui con altri nostri con-fratelli sono impegnati in Giordania in una Scuola Secondaria con cir-ca 530 alunni.

Venerdì 15: È passata molta gente. Nell’insieme un clima abbastan-za rispettoso e decoroso anche se a volte in chiesa si è spesso distur-

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Frattini Remo.

Al Deserto di Varazze.

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Lunedì 25: Ci giunge la notiziadella morte di Augusto Maraffache per anni ha curato con dedi-zione e professionalità questo no-stro semestrale “Il Richiamo diFrate Ave Maria”. Alla EditriceVelar manifestiamo il nostro sin-cero cordoglio e la preghiera insuffragio per questo loro preziosocollega ed amico.

Giovedì 28: Per alcuni giorni sia-mo impegnati nella “dura” rac-colta delle patate.

Venerdì 29: Siamo a TortonaAL, per la Messa Solenne in ono-re alla Madonna della Guardia epoi la tradizionale processionenel centro cittadino, dal San-tuario alla Cattedrale.

SETTEMBRE

Apriamo la cronaca di questo mese con la festa patronale di S. Alberto,infatti moriva il 5 settembre del lontano 1073.

Domenica 7: Una bella giornata di fede e di festa. Nel pomeriggio alle16.30 la Messa animata dal Coro di Bagnaria PV, poi è seguita la Pro-cessione giù alla cappellina della grotta di S. Alberto. La Proloco haorganizzato una grigliata e alcune bancarelle di prodotti artigianali elocali che ha dato un tono di festa in più. Tutto è riuscito molto benee ringraziamo quanti hanno collaborato per rendere tutto bello e sere-no in onore a S. Alberto.

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Augusto Maraffa.

Coro di Bagnaria PV per la festa di Sant’Alberto.

Un momento della Festa di Sant’Alberto.

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affidiamo ognuno di noi e di voi cari amici e benefattori.

Giovedì 9: Dalle Terme di Salice, PV un pulman in visita nel pome-riggio.

Sabato 11:Ancora un pulman dall’Alberto “Salus” delle Terme di Sa-lice PV, e poi un bel gruppo da Cento – Ferrara, e don Marco con laParrocchia Sacra Famiglia di Milano che hanno svolto un’incontro nelRifugio.

Domenica 12: Un’altra bella e vivace domenica. È passato don Lucada Gerenzago MI con i parrocchiani di S. Pudenziana e hanno celebratola S. Messa. Nel pomeriggio un pullman da Piacenza. Un altro da Lodie Codogno e in tarda serata un gruppo da Bergamo.

Lunedì 13: Nella notte un forte temporale con vento e grandine. Nessundanno serio, se non un po’ di disordine per andare giù lungo la stradina cheporta alla Grotta, e la nostra centralina telefonica in parte fuori uso… .

Mercoledì 15: Veniamo a conoscenza della nomina del nuovo Vesco-vo per la nostra diocesi di Tortona nella persona del Padre Vittorio Vio-la, Francescano. Da oggi cominciamo a tenerlo presente nella no-stra preghiera e ringraziamo Mons. Martino Canessa per questi 18anni passati in questa porzione di chiesa locale. Anche di oggi lanotizia della morte di Giorgio, un villeggiante di S. Alberto cheha trascorso questi ultimi anni nella cecità. Teniamo tutti presen-ti nella nostra fraterna preghiera.

Giovedì 16:A Pizzocorno PV borgo di case prima di raggiungere l’e-remo… Luigi compie 102 anni!

Venerdì 17: Le “ragazze” del Piccolo Cottolengo di don Orione in Mi-lano per una gita nel bel verde di S. Alberto e alla raccolta anche di qual-che castagna.

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Mercoledì 10: Un gruppo del Centro Anziani di Guggiolo MI.

Sabato 13: Gruppo della Parrocchia san Giovanni Battista di Rho ac-compagnati da don Alberto.

Domenica 14: I coscritti della classe 1940 da Busto Arsizio VA.

Sabato 20: Un pullman di “Camperisti” da Lodi.

Domenica 21: Un gruppo dall’Agenzia Personal Tour di Varese con icoscritti della classe 1939 di Samarate. Un gruppo da Galliate, NO.

Sabato 27: Celebriamo l’ultimo matrimonio per quest’anno. Nel po-meriggio un pullman dalla Liguria.

Domenica 28: Numerosi i visitatori che come sempre in questo periodovengono anche per raccogliere le castagne… È passato un gruppo d’au-to d’epoca provenienti da Casteggio e Piacenza.

OTTOBRE

Sabato 4: È passata molta gente, c’è stato pure un Battesimo, un grup-po da Novate Milanese e un altro da Santhià e Biella. Un gruppo del-l’Associazione Pensionati di Villa Cortese MI tutti in questo bel gior-no che la Chiesa ci ricorda la bella figura di S. Francesco d’Assisi.

Domenica 5: Anche oggi un’intensa domenica che ha visto passare mol-ta gente. Segnaliamo il parroco di Lomello PV, con i ragazzi dell’ora-torio per la castagnata….

Lunedì 6: Abbiamo in visita il caro amico e Parroco dell’Abbazia diSan Nazzaro Sesia – NO.

Martedì 7: Memoria della Beata Vergine Maria del S. Rosario. A Lei

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Sabato 18: Nel tardo pomeriggio un pullman da Casarza Ligure-Genova tutti Alpini con le loro famiglie.

Domenica 19: Diversi pullman, ma annotiamo solamente il gruppo diChiavari, perché gli altri ci sono sfuggiti senza poterli annotare!

Sabato 25: Fra Ivan e fra Alejandro si recano a Tortona in Casa Ma-dre dalle Piccole Suore Missionarie della Carità di don Orione per lamorte di Suor Maria Oliva Pacis. Una cara Suora che lo scrivente haconosciuto in questi anni e sempre andando a Tortona bisognava salutareSuor Oliva. Ora dal Cielo continua a pregare per noi e per questo po-vero mondo. Grazie!

Domenica 26: Don Costantino con un gruppo di Corsico MI celebra-no la S. Messa alle ore 12.00

Martedì 28: La bella visita dei Novizi Cappuccini di Tortona conil Padre Maestro. Anche Suor Francesca con un gruppetto del Per-sonale del Piccolo Cottolengo di Don Orione a Tortona accompagnatida don Filippo Benettazzo fanno un incontro formativo e celebra-no la S. Messa.

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La processione giu ̀alla grotta di Sant’Alberto.

FFRRAATTEELLLLII,, CCII VVUUOOLLEE PPIIUU’’ FFEEDDEE!!Più fede! Fratelli, non siamo spiriti scoraggiati: ab-biamo fede, più fede!

Che cosa manca un po’ a tutti, a noi tutti, og-gi, per adoprarci, nel nome di Dio e in unione conCristo, a sal vare il mondo e ad impedire che il po-polo si allontani dalla Chiesa? Che cosa ci mancaperchè la carità, la giustizia, la verità non siano vin-te, e non rientrino nel seno di Dio, maledicendo al-l’umanità, che avrà rifiutato di dare il suo frutto?

Ci manca la fede! «Se aveste della fede soltanto come ungrano di senape, ha detto Gesù, voi trasportereste le montagne, eniente vi sarebbe impossibile» (cf. Mt. 17, 20).

Fede, fratelli, più fede!Chi è di noi, che crede si possano trasportare le mon tagne,

guarire i popoli, far predominare la giustizia nel mondo, far ri-splendere la verità allo spirito umano, unire nella carità di Cristotutta la terra? Dove sono questi credenti?

Più fede, fratelli ci vuole più fede!Manca la fede in quelli che bisogna salvare, e la fede man-

ca, talora ah, con quanto dolore dell’anima lo dico!, manca o lan-gue assai la fede in me e pur in altri di noi. Siamo sinceri. Perchènon sempre rinnoviamo la so cietà, perchè non abbiamo sempre laforza di trascinare? Ci manca la fede, la fede calda! Viviamo pocodi Dio e molto del mondo: viviamo una vita spirituale tisica, man-ca quella vera vita di fede e di Cristo in noi, che ha insita in sé tut-ta l’aspirazione della verità, e al progresso sociale; che penetratutto e tutti, e va sino ai più umili lavoratori. Ci manca quella fe-de che fa della vita un apostolato fervido in favore dei miseri edegli oppressi, com’è tutta la vita e il vangelo di Gesù Cristo.

I PENSIERI DI FRA SERENO

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La preghiera che è necessario fare è questa: «O Si gnore, accre-sceteci la fede!». Febbraio 1919 San Luigi Orione, Sacerdote.

…Nel suo testamento spirituale ha scritto: “il nostro corpo chepossediamo oggi non è il corpo che Dio ci ha dato all’inizio. Dioci aveva fatto per l’immortalità, e facendoci per l’immortalità nonpoteva donarci un corpo mortale. Non siamo fatti per la morte.Tutto in noi dice che siamo fatti per una vita senza fine e proprioper questo crea in noi una tensione e suscita in noi una reazioneviva nei confronti della morte che viene. Nessuno vive l’atto su-premo della sua vita nella morte se non vive nella morte un attodi amore!”.

DON DIVO BARSOTTI

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Mons. Antonio Cuniol così annotava:

“Nella vita vale di più quello che costa di più. Dio non si stancadi numerare le nostre lacrime e di metterle in conto dei nostrimeriti… Se corressi per mari stranieri tornerò sempre, o Signorea far naufragio nel tuo. E se dovessi confrontare le mie pene conquelle degli altri uomini, mi vergognerei di essermi angustiato ditali pene. Sarò ilare nella sofferenza. E annotava un pensiero di S.Agostino: Se senti vacillare la fede per la violenza della tempesta,calmati; Dio ti guarda. Se ogni ora che passa cade nel nulla sen-za più tornare, calmati; Dio rimane. Se il tuo cuore è agitato e inpreda alla tristezza calmati; Dio perdona. Se la morte ti spaventae temi il mistero e l’ombra del sonno notturno, calmati; Dio ri-sveglia”.Ti benediciamo, o Cristo Verbo di Dio, Luce della Luce senzaprincipio. Hai vinto le tenebre e creato la luce, per creare tutto in essa.Hai dato consistenza alla materia, plasmandovi il mondo, riflessodella tua bellezza perché nella luce l’uomo scopra il tuo splendo-re e tutto diventi luce.Concedi alle nostre palpebre un sonno leggero, perché la nostravoce non resti al lungo muta; il tuo creato veglia per salmodiarecon gli Angeli e la tua presenza pervada il nostro sonno.La notte non trattenga le colpe del giorno, le follie della notte nonpopolino i sogni; anche nel sonno il nostro spirito ti canti e ilgiorno ci sproni al tuo servizio.Ti benediciamo triplice luce, luce di una gloria indivisa, Padre, Fi-glio e Spirito Santo a te onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

(Antico Inno di un Padre della Chiesa)

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UNA FIGÜRA BIÂNCA UNA FIGURA BIANCA(Claudia Zanocchi Soligno) entrerà in un libro di prossima pubblicazione, poesia in dialetto di Pizzocorno.Biânch jén i mónt, biânch jén i câmp ,biânch jén ancasé tüt e râmp.I ram corgh âd néev i sâ šbasa a salütòuna figüra biânca ch’a caména sö pr’a strò.Tonga biânca fen’ ‘i pé,cruuš negra ricamò ins’a petüréna ,borba longa ins’a facia biânca e féna.Cavì longh un po’ scaviòsuta un capucio mèš bagnò,ugiòol negâr, rutônd,chi ripora du öög sempâr sarò.Pé bjüt quosi blö in du scârpôn un pö s-ciavò,una mân ch’a tégna u rušòrie l’otra che ins’un gros bastôn a tröva ripòri.Ins’a Miêta u s’ferma a piò fiò con u so cumpagnadù,un frò âncasé lü: tonga griša, un sach in se spàale du öög vigil ch’i vorda pâr dü.Spaventò pâr qùla aparisiôn,mé, fiuléna ch’a šogh ins’a strò,a cur da me nona tüt’ agitò.Me nona Miliêta sempâr brova e pena ‘d sagêsa,a vena ins’a porta, a j vêga, a j ciàma pâr nuum ,a cura in ca e sbit a sorta.A m’dà un scartós da purtò ‘i frò,e piân pianén me a gh’vagh adrè, lé a gh’à un bialén d’ lač fümânt e con grasia ai trata me fradé.Mé a rèst incântò da qùla figüra biânca ch’a vorda sensa pudé vardòe che me nona a gh’porla con devüsiôn e familiaritò.Da so buca quoši sarò a sorta una strâna vuuš,una vuuš un po’ roca ch’a stenta a respiròe u smja jön d’un otâr môond adré a parlò.L’è frò AVE MARIA che con un debul surišpugiandâs con una šmorfia ‘u so bastônu salüta con a sua benedisiôn. I ciapa pö a strò pâr Sant Ebèrtcon un pass adnâns e du indrésgranânda u so rušòri e fundânda int’à néev con i pé.Mé sensa pö pagüra ma con tânta malincunìa,a vârdèva da luntân lü tüt biânchch’undèva con a so sânta oscüritò sö pr’a biânca stròfén ‘a ché, con l’otâr fro, u spariva int’u silénsi imaculò.

Bianchi sono i monti, bianchi sono i campi,bianche sono anche tutte le rampe.I rami carichi di neve si abbassano a salutareuna figura bianca che cammina su per la strada.Saio bianco fino ai piedi,croce nera ricamata sulla pettorina,barba lunga su di un viso bianco e fino.Capelli lunghi un poco scapigliatisotto un cappuccio mezzo bagnato,occhiali neri, rotondi che riparano due occhi sempre chiusi.Piedi scalzi quasi bluastri in due scarponi tutti aperti,una mano che tiene il rosarioe l’altra che su di un robusto bastone trova riparo.Sulla Mietta si ferma a riposare col suo accompagnatore,un frate pure lui: saio grigio, un sacco sulle spalle e due occhi attenti che guardano per due.Spaventata per quella apparizione,io bambina che gioco sulla strada,chiamo mia nonna tutta agitata.Mia nonna Milietta, sempre brava e piena di saggezza, viene sulla porta, li vede, li chiama per nome,corre in casa e subito esce,mi da un cartoccio da portare ai frati.Piano piano io la seguo, ha una zuppiera di latte fumantee con grazia li tratta come fratelli.Io resto incantata da quella figura biancache guarda senza vederee a cui mia nonna parla con devozione e familiarità.Dalla sua bocca quasi chiusa esce una strana voce,una voce un poco fievole che stenta a respiraree mi sembra uno dell’altro mondo intento a parlare.È frate AVE MARIA che con un debole sorriso,appoggiandosi con una smorfia al suo bastone,ci saluta con la sua benedizione.Iniziano poi la salita per Sant’Albertocon un passo avanti e due indietro,sgranando il loro rosario e affondando nella neve con i piedi.Io senza più paura ma con tanta malinconia, guardavo da lontano lui tutto bianco che andava con la sua santa oscurità su per la bianca stradafino a che, con l’altro frate,spariva in un silenzio immacolato.

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Libreria

Sono disponibili presso la Libreria dell'Eremo le seguenti pubblicazioni:

– D. Sparpaglione, Frate Ave Maria,Edizioni Eremo di S. Alberto, Ponte Nizza (PV) pp. 32.

– Storia di Frate Ave Maria a fumetti,Edizioni Eremo S. Alberto, Ponte Nizza (PV), pp. 62.

– D. Flavio Peloso, Si può essere felici.Edizioni Piemme, Casale Monferrato (AL), pp. 204.

– Arcangelo Campagna, L’eremo di S. Alberto di Butrio, guida storico artistica,Edizioni Eremo di S. Alberto, Ponte Nizza (PV), pp. 72.

– A. Gemma, I fioretti di Don Orione,Edizioni Devoniane, Roma 2002 Seconda Edizione.

– Sui passi di Don Orione, “Sussidio per la formazione al carisma”,Edizioni EDB 1997, pp. 320

– D. A. Lanza: Don Luigi Orione e gli eremiti della Divina Provvidenza.Nel primo centenario della fondazione 1899-30 luglio 1999.Piccola Opera della Divina Provvidenza, via Etruria 6 00138 Roma.

– San Luigi Orione. L’apostolo della carità,Edizioni Velar.

– Via Crucis con Don Orione, a cura di Don Francesco Mazzitelli FDPGrafiche Grilli srl, Foggia. 2004.

– Don Luigi Orione una vita ad immagini, a cura di don Giuseppe RigoB.N. Marconi Arti Grafiche e Fotografie, Genova 1997.

– Frate Ave Maria. Un anno con i suoi pensieri, a cura di Vincenzo Marchetti con gli Eremiti della Divina Provvidenza,Edizioni Velar.

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Ai nostri lettori,un augurio di

Buon Nataledalla comunità

religiosa di Sant’Alberto

Santo Natale 2014

La natività, del Ghirlandaio.

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LAUS ET LABOREREMITI DELLA DIVINA PROVVIDENZA

(Don Orione)Eremo e Parrocchia di Sant’Alberto

c/c postale N. 001017936004www.eremosantalbertodibutrio.it - E-mail: [email protected]

Santa Messa festiva:Feriale: ore 7.00 e 16.30Pre-festivo: ore 16.30Festivo: ore 10 e 16.30 (tutto l’anno)

Visita all’Abbazia:Dalle ore 8.00 alle 12.00 – Dalle 14.30 alle 19.00

Feste:Sant’AlbertoPrima domenica di settembre. Nel pomeriggio: Messa ore 16.00 seguita dalla processione.Memoria di Frate Ave Maria3a. Domenica di maggio nell’Eremo di S. Alberto – Ponte Nizza (Pavia)4a. Domenica di maggio a Pogli di Ortovero (Savona).Indicazione per chi utilizza il Navigatore:Per trovare la strada per l’Eremo, cercare Abbadia Sant’Alberto di Butrio.

Supplemento N. 1 al Don ORIONE, Foglietto mensile del Piccolo Cottolengo di Milano20146 Milano - Viale Caterina da Forlì, 19 - Anno XXXXVIII - N. 7 - Novembre 2014Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46)

art. 1, comma 2, DCB BergamoRealizzazione a cura della Editrice VELAR, Gorle (Bg)Foto: Edizioni Eremo - Stampa: Litonova, Gorle (Bg)

Spedito nel mese di Novembre 2014

L’Editrice VELAR assicura che i dati personali vengono trattati con la riservatezza prevista dalla legge in vigore (675/96)e utilizzati esclusivamente per le proprie proposte commerciali. Su richiesta, tali dati potranno essere cancellati o rettificati.

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