Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

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C inque anni di cantieri e 255 milioni di euro di investimenti dopo, polemiche e barricate sono giunte al capolinea e la tramvia nu- mero uno è partita. Dal 14 febbraio Santa Maria Novella e Scandicci sono più vicine, circa 20 minuti filati sui binari. Sette chilometri e mezzo in 14 fermate, tutte munite di distributori automatici di biglietti, al costo di 1,20 euro, esattamente come quelli dell’autobus. Per il pri- mo mese la frequenza sarà ridotta, una corsa ogni 8 minuti in entrambe le direzioni, mentre da aprile l’atte- sa sarà tra i tre minuti e mezzo della fascia di punta e i sei durante il resto della giornata. Ancora da sciogliere alcuni nodi legati alle zone a rischio ingorgo, come le rotonde distribuite lungo il tragitto viale Talenti-via del Sansovino, fino ad arrivare a Porta al Prato, punto nevralgico per il traf- fico cittadino. Ma ci sarà tempo nei prossimi mesi per limare le imper- fezioni, in attesa che venga sciolta anche l’ultima riserva: quella su come bypassare piazza Duomo pe- donalizzata. Il progetto in questione approderà a primavera sulla scriva- nia di sindaco, ministro e altre istitu- zioni competenti. E mentre Firenze affronta la prima vera rivoluzione della mobilità, sono pronti a partire anche i lavori per la realizzazione delle altre due linee. FEBBRAIO 2010 A Firenze è (ri)partita l’era del tram MOBILITà. Dalla stazione a Scandicci in 20 minuti. E ora tocca alle linee 2 e 3 La città che vive di rendita U n tempo la potenza delle grandi famiglie e dei grandi casati si intuiva dalla sontuosità dei loro pa- lazzi e dall’altezza delle loro torri. Oggi le cose stanno in un’altra ma- niera e ostentare il proprio patrimo- nio immobiliare pare non vada più di moda. Anzi. Chi possiede palazzi interi, e sull’affitto dei fondi basa la propria fortuna, tende a farlo in silenzio, senza troppe chiacchiere. Eppure interi rioni di Firenze sono nelle mani della stessa famiglia, op- pure di istituti assicurativi o banche. E mentre una fetta di città vive di rendita, qualcuno - come certe mai- son di moda - stanco del caro affitti migra altrove. PAGG.16-17 PAGG.10-11 di Salusest - Biondi E ra il 12 gennaio quando l’intero mon- do è rimasto sconvolto dal terremoto che ha devastato Haiti. Quel giorno, e quelli successivi, televisioni e giornali di tutto il pianeta non hanno fatto altro che mostrare le immagini di uno spaven- toso incubo diventato realtà sotto il sole dei Caraibi. Poi, lentamente, è successo quello che succede sempre in questi casi: Haiti è tornato a essere un Paese lontano, conosciuto soprattutto perché situato in una delle zone turistiche più ambite del mondo, e giornali e tv hanno ricomin- ciato ad occuparsi d’altro. Ma laggiù, intanto, si continua a dover fare i conti con quel (poco) che resta dopo il terre- moto. Per questo, semplicemente per non dimenticare un dramma che non deve es- sere dimenticato, a partire da questo mese Il Reporter continuerà a ricordare che ad Haiti la gente ha ancora bisogno d’aiuto. Lo farà con alcuni spazi, all’interno del giornale, dedicati a questo argomento, in- sieme a un interlocutore importante come la Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, operativa sull’isola caraibi- ca da 22 anni. E lo farà – ben contento di poter essere d’aiuto – perché, in casi come questo, il non dover per forza ven- dere una copia in più permette di potersi fermare un attimo davanti a una tragedia che ha impressionato ognuno di noi, e che nella sua paurosa violenza è arrivata anche a colpire la nostra città da molto vicino, con la morte del 45enne Guido Galli, fiorentino, funzionario dell’Onu. E allora, anche da qui, da migliaia di chilo- metri di distanza, quello che - nel nostro piccolo - vogliamo fare è ricordare che ad Haiti l’emergenza continua, e continuerà ancora per molto tempo. Che ad Haiti continua ad esserci bisogno di noi. Matteo Francini Haiti ci guarda, non chiudiamo gli occhi Pier Luigi Vigna racconta gli anni delle indagini su Pacciani e compagni. E solleva due questioni L’INTERVISTA I DUBBI SUL “MOSTRO” PAG.22 Da Ljajic a Keirrison e Seferovic, Corvino punta sui giovani: “Pensiamo a presente e futuro” SPORT LA MEGLIO GIOVENTÙ PAGG.36-37 Quelli che l’amore lo trovano in chat tendenze PAGG.30-31 PAG.3 Argingrosso off limits al calar del sole PRIMO PIANO Il presidente Emilio Nocentini racconta la sua “oasi felice”: “Una famiglia per tutti” FLORENCE SPORTING CLUB PAG.38 Ecco chi (e quanti) sono e da dove vengono gli immigrati “della porta accanto” STRANIERI NEL QUARTIERE PAGG.4-5 Periodico d’informazione locale. Anno IV n.10 del 8 febbraio 2010. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10 EDIZIONE DEL QUARTIERE 4 • 30.238 COPIE DISTRIBUITE DA Il Giornale del tuo Quartiere Q 4 Affiliato AFFILIATO FI - Campo di Marte 055 0515231 FORBICI PRESSI in piccolo condominio bilivelli fine- mente ristrutturato luminoso e silenzioso splendido appartamento composto da salone doppio due ampie camere matrimoniali studio cucina abiatabile doppi servizi soffitte prati- cabili conclude la pro- prietà balcone e terrazza a tasca termosingolo clima alalrmato EURO 529.000 1013960 AFFILIATO FI - Campo di Marte - 055 0515231 Affiliato Pirelli RE Agency. 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Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

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Page 1: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Cinque anni di cantieri e 255 milioni di euro di investimenti

dopo, polemiche e barricate sono giunte al capolinea e la tramvia nu-mero uno è partita. Dal 14 febbraio Santa Maria Novella e Scandicci sono più vicine, circa 20 minuti filati sui binari. Sette chilometri e mezzo in 14 fermate, tutte munite di distributori automatici di biglietti, al costo di 1,20 euro, esattamente come quelli dell’autobus. Per il pri-

mo mese la frequenza sarà ridotta, una corsa ogni 8 minuti in entrambe le direzioni, mentre da aprile l’atte-sa sarà tra i tre minuti e mezzo della fascia di punta e i sei durante il resto della giornata. Ancora da sciogliere alcuni nodi legati alle zone a rischio ingorgo, come le rotonde distribuite lungo il tragitto viale Talenti-via del Sansovino, fino ad arrivare a Porta al Prato, punto nevralgico per il traf-fico cittadino. Ma ci sarà tempo nei

prossimi mesi per limare le imper-fezioni, in attesa che venga sciolta anche l’ultima riserva: quella su come bypassare piazza Duomo pe-donalizzata. Il progetto in questione approderà a primavera sulla scriva-nia di sindaco, ministro e altre istitu-zioni competenti. E mentre Firenze affronta la prima vera rivoluzione della mobilità, sono pronti a partire anche i lavori per la realizzazione delle altre due linee.

FEBBRAIO 2010

A Firenze è (ri)partita l’era del tramMOBILITà. Dalla stazione a Scandicci in 20 minuti. E ora tocca alle linee 2 e 3

La città che vive di rendita

Un tempo la potenza delle grandi famiglie e dei grandi casati si

intuiva dalla sontuosità dei loro pa-lazzi e dall’altezza delle loro torri. Oggi le cose stanno in un’altra ma-niera e ostentare il proprio patrimo-nio immobiliare pare non vada più di moda. Anzi. Chi possiede palazzi interi, e sull’affitto dei fondi basa

la propria fortuna, tende a farlo in silenzio, senza troppe chiacchiere. Eppure interi rioni di Firenze sono nelle mani della stessa famiglia, op-pure di istituti assicurativi o banche. E mentre una fetta di città vive di rendita, qualcuno - come certe mai-son di moda - stanco del caro affitti migra altrove. PAGG.16-17

PAGG.10-11

di Salusest - Biondi

Era il 12 gennaio quando l’intero mon-do è rimasto sconvolto dal terremoto

che ha devastato Haiti. Quel giorno, e quelli successivi, televisioni e giornali di tutto il pianeta non hanno fatto altro che mostrare le immagini di uno spaven-toso incubo diventato realtà sotto il sole dei Caraibi. Poi, lentamente, è successo quello che succede sempre in questi casi: Haiti è tornato a essere un Paese lontano, conosciuto soprattutto perché situato in una delle zone turistiche più ambite del mondo, e giornali e tv hanno ricomin-ciato ad occuparsi d’altro. Ma laggiù, intanto, si continua a dover fare i conti con quel (poco) che resta dopo il terre-moto. Per questo, semplicemente per non dimenticare un dramma che non deve es-sere dimenticato, a partire da questo mese Il Reporter continuerà a ricordare che ad Haiti la gente ha ancora bisogno d’aiuto. Lo farà con alcuni spazi, all’interno del giornale, dedicati a questo argomento, in-sieme a un interlocutore importante come la Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, operativa sull’isola caraibi-ca da 22 anni. E lo farà – ben contento di poter essere d’aiuto – perché, in casi come questo, il non dover per forza ven-dere una copia in più permette di potersi fermare un attimo davanti a una tragedia che ha impressionato ognuno di noi, e che nella sua paurosa violenza è arrivata anche a colpire la nostra città da molto vicino, con la morte del 45enne Guido Galli, fiorentino, funzionario dell’Onu. E allora, anche da qui, da migliaia di chilo-metri di distanza, quello che - nel nostro piccolo - vogliamo fare è ricordare che ad Haiti l’emergenza continua, e continuerà ancora per molto tempo. Che ad Haiti continua ad esserci bisogno di noi.

Matteo Francini

Haiti ci guarda, nonchiudiamo gli occhi

Pier Luigi Vigna racconta gli anni

delle indagini su Pacciani e compagni.

E solleva due questioni

L’INTERVISTA

I DUBBI SUL “MOSTRO”

PAG.22

Da Ljajic a Keirrison e Seferovic,

Corvino punta sui giovani: “Pensiamo

a presente e futuro”

SPORT

LA MEGLIO GIOVENTÙ

PAGG.36-37

Quelli che l’amorelo trovano in chat

tendenze

PAGG.30-31

PAG.3

Argingrosso off limitsal calar del sole

PRIMO PIANO

Il presidente Emilio Nocentini

racconta la sua “oasi felice”:

“Una famiglia per tutti”

FLORENCE SPORTING CLUB

PAG.38

Ecco chi (e quanti) sono

e da dove vengono gli immigrati

“della porta accanto”

STRANIERI NEL QUARTIERE

PAGG.4-5

Periodico d’informazione locale. Anno IV n.10 del 8 febbraio 2010.N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10

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possibilità ii servizio balconato termosingolopossibilià anche studi professionali

Euro 590.000

COVERCIANOristrutturato doppia esposizione ampio

quadrivani sala due camere matrimoniali cucina servizio ripostiglio balconato

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2 Febbraio 2010 Isolotto • Legnaia • Soffiano

FRAZIONI. Grande fermento urbanistico nella zona al confine con Scandicci: abitanti preoccupati

I lavori per la realizzazione del centro unitario di raccolta e riciclaggio di au-toveicoli a fine vita, in località Ferra-le, iniziati nel giugno 2008, procedono

alacremente. Il centro, realizzato dalla so-cietà EcoFirenze, consentirà la dismissione e il recupero delle aree attualmente occupate da cinque “cimiteri di auto” presenti in città. Fin dalla nascita il progetto è stato accompa-gnato da polemiche. Qualcuno aveva storto il naso per la scelta di realizzarlo in un’area a vocazione agricola e a rischio idraulico. Altri per la vicinanza a un edificio di pregio stori-co, Villa Lisi. Ma ad averla vinta è stata infi-ne la posizione strategica in fatto di mobilità, con la collocazione del centro nei pressi del raccordo autostradale di Firenze Scandicci e della superstrada Fi-Pi-Li. Ma sono proprio i collegamenti viari a destare tutt’oggi qual-che preoccupazione. A questo proposito, il Consiglio del Quartiere 4 ha recentemente approvato una mozione presentata dai con-siglieri Renzo Pampaloni (Pd) e Alessandro Manganelli (Pd). Con questa, si ribadisce che l’attività produttiva del centro non potrà entrare in funzione finché non sarà attuato il raddoppio della viabilità previsto. Necessita-no di un raddoppio la via di comunicazione con via Minervini e i relativi accessi alla Fi-Pi-Li e all’autostrada A1, nonché gli attuali sottopassi. Già in fase di cantiere, si sono riscontrati disagi alla viabilità locale e dan-ni alle strade, soprattutto per il passaggio di mezzi pesanti. La preoccupazione è che i di-sagi possano continuare, se non peggiorare. “E’ necessario capire – spiega Renzo Pam-paloni, presidente della commissione servizi al territorio del Q4 - se la società attuatrice intenda realizzare i lavori di adeguamento della viabilità contestualmente alla costru-zione dell’impianto o successivamente, a ultimazione dei lavori. In tutti i casi resta il nostro impegno nel far rispettare quanto pre-visto dal progetto”. La zona del Q4 che si trova al confine con Scandicci è attualmen-te oggetto di grande fermento urbanistico. L’area è infatti interessata da vari progetti

edilizi: dal già citato centro di rottamazione del Ferrale, al complesso di edilizia popolare di Ugnano, fino al nuovo centro commercia-le Unicoop di Pontignale, che sarà costruito su un’area di 52mila metri quadrati, di cui 10mila in superfici di vendita per grande distribuzione, oltre ad attrezzature commer-ciali fino ad un massimo di 15 mila mq. Il centro non darà spazio soltanto al commer-cio, ma ospiterà anche servizi per i cittadini, come una palestra e un ambulatorio. L’altra

faccia della medaglia di questi nuovi proget-ti urbanistici è la crescente urbanizzazione che toccherà il sud ovest fiorentino. Una preoccupazione per gli abitanti degli antichi borghi rurali della zona, allarmati dall’au-mento del traffico che va a peggiorare una viabilità già critica. L’area è quindi oggetto di studi e monitoraggi volti a ovviare ai pro-blemi di viabilità. Tra le strade oggetto dei prossimi interventi rientrano via Stilitone e via del Pantano, oltre agli adeguamenti viari

necessari. Ci sono invece perplessità riguar-do alla bretella di collegamento prevista in via Stilitone. “L’ipotesi che possa provoca-re una gran mole di traffico – spiega Fran-co Traballesi, vicepresidente del Q4 - ren-de necessario effettuare ulteriori verifiche sulla sua fattibilità”. Gli interventi fognari in via del Pantano avranno invece priorità sull’apertura dei cantieri per il nuovo inse-diamento commerciale di Unicoop, previsti per la primavera.

Ugnano e le altre, “rivoluzione” in vista

Annalisa Cecionesi

Tanti i progetti per

l’area: dal centro

di rottamazione del

Ferrale al complesso

di edilizia popolare di

Ugnano, fino al nuovo

centro commerciale

di Pontignale

Il cantiere in località Ferrale

SICUREZZA

Due nuovi occhi telematici veglieranno sulla sicurezza degli abitanti di San

Bartolo a Cintoia. Quello che nelle ore diurne appare come un borgo tranquillo, la sera diventa un ricettacolo di gruppi non troppo raccomandabili. Situazione piutto-sto frequente laddove si trovano centri di aggregazione aperti dopo le 21. Sulla diret-trice principale del borgo si trovano infatti circoli ricreativi frequentati anche nelle ore notturne. “Offriamo un servizio ai cittadini – spiega il presidente della Casa del Popolo di San Bartolo, Arnaldo Belcastro – ma allo stesso tempo siamo consapevoli di attirare

anche cattive frequentazioni che possono causare problemi di sicurezza agli abitan-ti della zona”. Di recente si sono verificati dei furti, anche ai danni del circolo Arci. La posizione periferica del borgo rende inoltre più lento, in caso di necessità, l’arrivo delle forze dell’ordine. Lo stesso Belcastro, come molti abitanti, si dice quindi soddisfatto del provvedimento, la cui localizzazione non è casuale ma arriva a seguito di sopralluoghi sollecitati dagli stessi residenti. Il proget-to, realizzato dall’Ufficio Città Sicura e dai servizi tecnici del Comune, consiste nell’in-stallazione di due telecamere, una sulla di-

rettrice principale del vecchio borgo, l’altra nel parcheggio accessibile da via Simone Martini. Per la trasmissione dei dati sarà utilizzata la rete a fibre ottiche comunale. Le telecamere brandeggianti permetteranno alle forze dell’ordine, dalla centrale operati-va, di gestire la videosorveglianza, seguendo e zoomando sul “bersaglio”. I finanziamenti richiesti dall’amministrazione comunale per l’attuazione del progetto, nel quale rientra anche l’installazione di cinque telecame-re in via Palazzuolo, sono stati approvati dal Ministero dell’Interno e ammontano a 150mila euro.

Dopo alcuni, recenti episodi (come furti al circolo Arci), saranno installati due occhi telematici

E a San Bartolo a Cintoia arrivano le telecamere

/A.C.

E anche Ugnano e Mantignano avran-no il loro restyling. Per i due antichi borghi la viabilità è un problema di lunga data. Le strade sono quelle di una volta, a tratti così strette da non consentire la presenza di un marcia-piede. La nuova espansione residen-ziale rende ancora più impellente il bisogno di infrastrutture adeguate. Il Q4 promette di porre attenzione all’allacciamento dei centri abita-ti mediante trasporto pubblico e ai problemi di riconoscibilità delle zone interessate da importanti cambia-menti urbanistici. Ma l’opera più at-tesa resta la bretella di collegamento con via Canova, prevista nel progetto della società Autostrade per la rea-lizzazione della terza corsia. “Siamo in fase di realizzazione del progetto esecutivo, l’ultima tappa prima della cantierizzazione – spiega Traballesi - se il progetto avrà il via libera con un passaggio in Giunta comunale, si potrebbe partire entro l’anno”.

L’opera più attesaresta la “bretella”

VIABILITà

Anno IV n.10 del 8 febbraio 2010

Il Reporter di Isolotto, Legnaia, Soffiano raggiunge 30238 famiglie nel Quartiere 4 di Firenze.

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3il giornale del tuo quartiere

IL CASO. I cittadini denunciano una situazione di disagio che va avanti da anni

Parco dell’Argingrosso, ma la notte no

In passato l’area è stata riqualificata, ma alcuni problemi restano,

soprattutto dopo il calar del sole. “La sera questa zona è

off limits”, spiega un passante, riferendosi al continuo via vai

di presenze ambigue poco lontano da orti sociali e parco giochi

è una storia di lunga data quella dei traffici am-bigui e del degrado al parco dell’Argingros-so. Una di quelle che, spesso, fanno alzare le spalle con rassegnazione quando se ne sente

parlare. La zona, va detto, rispetto a un decennio fa è irriconoscibile. La bonifica del parco e la sua riqualifica-zione hanno donato alla città un polmone verde di tutto rispetto. I prati ben tenuti, l’area giochi per bambini, la presenza degli orti sociali, di un centro equestre e, poco distante, del golf club hanno riavvicinato i cittadini a un luogo prima di allora abbandonato e dominato dall’in-curia. Ma i problemi non sono scomparsi del tutto, e il parco nasconde un volto “noir”. Poco lontano dagli orti e dal parco giochi, un andirivieni di presenze ambigue domina via dell’Isolotto, in particolare la zona al di sotto del Ponte all’Indiano. I cittadini denunciano una situazione di disagio che va avanti da anni. “Veniamo qui quasi quotidianamente per portare a spasso il cane – racconta una coppia dell’Isolotto – e ogni volta ve-diamo strani traffici di persone che hanno tutta l’aria di essere giri di spaccio”. Al calare del sole il parco si svuo-ta. Non è un posto indicato per prendere il fresco nelle sere d’estate, così come per fare jogging al tramonto. “La sera questa zona è off limits – spiega Giovanni, che è solito frequentare il parco – più di una volta mi sono trovato di fronte uomini intenti a compiere atti inequivo-cabili sul cofano di una macchina”. I racconti dei pas-santi parlano in prevalenza di incontri “ravvicinati” tra uomini. “Queste cose – racconta Stefania – succedono anche durante il giorno, non sono una prerogativa not-turna”. Stando a quanto dicono i frequentatori del parco, in passato vagheggiava persino lo spettro della prostitu-zione minorile. A confermarlo è lo stesso Franco Tra-ballesi, vicepresidente del Quartiere 4. “La situazione però è migliorata negli ultimi anni – precisa Traballesi – abbiamo cercato di circoscrivere il problema, sebbene

sia difficilmente risolvibile, dato l’isolamento del parco e la sua dispersione, accentuata dalla passerella di colle-gamento tra le due sponde dell’Arno”. La collocazione di una sbarra, nel punto in cui via dell’Isolotto incontra via delle Isole, ha permesso di evitare il via vai di auto-mobili. Ma i brutti giri continuano, indisturbati dal pas-saggio di ciclisti e motorini. “Forse un bar o un chiosco potrebbero fare da deterrente”, propone un passante. A guastare il panorama contribuisce la baraccopoli abusi-va che si affaccia su via delle Isole, al di là degli orti sociali. Baracche sgangherate, orti abusivi, pollai, cani. Tra queste catapecchie sorgeva anche un allevamento di cani abusivo, poi trasformato nel “Caniglio”. Qualche anno fa, per eliminare gli abusi è intervenuto il Q4, con la collaborazione della polizia. Il problema delle disca-riche abusive è stato risolto, ma resta quello del cattivo

stato dei manufatti. “Le sistemazioni – spiega Traballe-si - sono molto ingarbugliate, è difficile stabilire chi ha preso possesso degli appezzamenti di terra, il che com-plica le operazioni di sgombero da parte del proprieta-rio del terreno”. Un aiuto potrebbe però giungere dalla realizzazione del progetto di Publiacqua, un sistema di incanalamento delle acque di scarico collegato al depu-ratore di San Colombano. “L’ultimo tratto delle tubatu-re – conclude Traballesi – verrà posto proprio nell’area dove è sorta la baraccopoli. Ci auspichiamo quindi che l’avvio dei lavori possa portare allo smantellamento del-le baracche”.

Greta Braschi

Il parco dell’Argingrosso all’altezza del viadotto dell’Indiano

Mentre a Ugnano si lavora per costruire il nuovo canile co-

munale, all’Argingrosso esiste già un canile un po’ speciale. E’ il “Ca-niglio”, nascosto dalle baracche, all’ombra del Ponte all’Indiano. E’ nato quattro anni fa al posto di un allevamento abusivo di cani da cac-cia. A scoprirlo sono stati Claudia e Domenico, colpiti dalla vista di una baraccopoli piena di cani al di sotto del viadotto. “Così siamo andati a vedere – racconta Claudia – e ci sia-mo trovati di fronte a un vero orrore: ottanta cani in condizioni igieniche spaventose, molti dei quali seria-mente malati, altri già morti. Per essere venduti venivano fatti accop-piare tra loro, dando alla luce cuc-cioli con gravi deficit fisici”. Que-sta giovane coppia ha scelto di non voltare lo sguardo, di rimboccarsi le maniche e di prendersi cura di que-sti animali. Ha ristrutturato l’am-biente, curato i cani, sterilizzato le femmine, dato in adozione molti animali, tra cui alcuni conigli e delle cavie. Oggi restano 23 cani, alcuni dei quali compromessi psicologica-mente da anni di incuria e maltrat-tamenti. Claudia e Domenico hanno fatto sempre tutto con le proprie mani (e con le proprie tasche), gra-zie all’aiuto di alcuni volontari. Al canile mancano l’acqua e l’elettri-cità, e ogni giorno spuntano nuove spese veterinarie. Ma il vero proble-ma fino a ieri era trovare una nuova collocazione. Il canile sorge infatti su un terreno occupato abusivamen-

te. Claudia e Domenico hanno così chiesto aiuto alle autorità comunali. Dopo un’attesa sofferta, ecco arri-vare la buona notizia: il via libera per la costruzione del nuovo canile nei pressi dell’Accademia Cinofila situata al Poderaccio. Servono i per-messi, perché tutto sia in regola, e 25mila euro per le casette, le tettoie, le recinzioni, i lavori e tutto ciò che serve per poter ricostruire il Cani-glio. I volontari, il cui unico scopo è quello di dare una vita dignitosa ai cani rimasti, senza accettarne di nuovi, ce la stanno mettendo tutta per raccogliere fondi e materiale. Hanno dato vita a un blog (www.caniglio.blogspot.com), ideato la “lista nozze” per contribuire attra-verso apposite quote al nuovo cani-

le, l’adozione a distanza e la rotta-mazione di vecchie coperte. “Forse inizialmente abbiamo sottovalutato il problema – spiega Claudia - pen-sando di riuscire a dare in adozione tutti gli animali nel giro di pochi anni, anche con la collaborazione delle istituzioni. E’ stato più difficile del previsto, ma adesso siamo feli-cissimi per poter dare a questi cani una casa dignitosa”.

Un canile “speciale”all’ombra del viadotto

IL “CANIGLIO”. Nato al posto di un allevamento abusivo

/A.C.

I brutti giri continuano. Forse un bar o un chiosco potrebbero fare da deterrente

A scoprirlo sonostati due giovani:ci siamo trovatidavanti a un orrore

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4 Febbraio 2010 Isolotto • Legnaia • Soffiano

ENI HASAStudentessa, 17 anni

“Sono di origine albanese ma abito qui da sette anni e non ho mai avuto grosse difficoltà. A volte capita di ricevere qualche parola offensiva, ma basta rispondere facendo capire che si tratta di un comportamento stupi-do. E’ più difficile per chi invece è solo e non conosce la lingua”

“Dall’Albaniaa qui senza grosse difficoltà”

OLOKSANDR HAYDUKStudente, 17 anni

“Vivo qui da tre anni ma non sono mai stato vittima di episodi di discriminazione per il fatto di essere ucraino. Sono ben integrato e ho la mia cerchia di amici misti, sia italiani che stranieri, non fa differenza. Nella mia classe siamo in sei a non avere origini italiane, è la nor-malità”

“In classe6 stranieri: è la normalità”

ANGELA LOZANOOperaia, 29 anni

“Io sono arrivata qui dal Perù sette anni fa. Mi sono inserita facilmente: ho trovato lavoro, ho messo su fa-miglia con un italiano e quasi tutti i miei amici sono di qui. Penso che l’educazione conti più della nazionalità d’origine. Se una persona si dimostra affidabile, gli altri lo saranno con lei”

“Ho messo su famiglia conun italiano”

L’INCHIESTA. In costante aumento la presenza di cittadini immigrati nella circoscrizione

Il giro del mondo in un quartiereIl 4 diventa sempre più multietnico

Il quartiere 4 diventa sempre più multietnico, e così accanto alla famiglia Rossi ecco spuntare i signori Ibro e Garcia. La circoscrizione non è tra le zone di Firenze più popolate di cittadini

stranieri, ma la loro presenza è in costante aumen-to. Se nel 2005 non arrivavano al 6% dei residenti, oggi stanno per raggiungere il 10%. Sono infatti più di 6mila, secondo quanto riferiscono i dati dell’Uffi-cio comunale di Statistica, aggiornati al 31 dicembre 2009. Al primo posto svettano i rumeni, con oltre mille presenze, seguiti da albanesi e peruviani. Ma è soprattutto la grande varietà di etnie a farla da padro-na all’Isolotto e dintorni. Le provenienze fanno il giro del mondo: dalla Moldavia al Brasile, dal Senegal all’India, dall’Ucraina allo Sri Lanka. Una vivacità etnica evidenziata anche dalle associazioni straniere presenti nel quartiere. Ha sede in via Lega l’Associa-zione capoverdiana, in via dell’Argingrosso la comu-nità senegalese, in via Starnina l’associazione giap-ponese “Lailac”, mentre in via Pisana sono di stanza l’Associazione nazionale Italo-Filippina “Giustizia e Diritto” e la comunità del Bangladesh. Se le etnie più frammentate e ben inserite nel contesto sociale non destano preoccupazioni, diverso è il discorso per la

Annalisa Cecionesi comunità rom che risiede al campo del Poderaccio. L’isolamento prodotto da quello che appare come un ghetto suscita molte perplessità. Una situazione che gli stessi abitanti del campo vorrebbero superare. La permanenza nell’insediamento impone infatti regole comunitarie molto rigide. “Per chi vi abita – spiega Giuseppina Baffè, responsabile dell’Ufficio immi-grati del Q4 – è un vero disagio psico-fisico. Basta

pensare alle donne, soprattutto quelle sposate, obbli-gate a coprirsi dalla testa ai piedi. Quando escono dal campo sono altre persone”. Oltre al disagio, ci sono esigenze di risparmio. Se al Poderaccio l’affitto ha un costo simbolico di 10 euro al mese, ben più salate sono le bollette dell’elettricità. L’abbandono del cam-po è però subordinato all’accesso alle case popolari, le cui assegnazioni prevedono un tetto massimo di stranieri del 15%, oltre a regole d’ingresso piuttosto stringenti. Questo, assieme all’offerta limitata di edi-lizia popolare, produce tempi biblici, con una media

L’invadenza commerciale straniera non è ancora molto marcata, tranne negozi cinesi

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5il giornale del tuo quartiere

Quasi il 10% degli abitanti

proviene da oltreconfi ne. Se

le etnie più frammentate e ben

inserite nel contesto sociale non

destano preoccupazioni, diverso

è il discorso per la comunità rom

del campo del Poderaccio, il cui

isolamento suscita perplessità

di 2,5 assegnazioni l’anno. Non stupisce allora che sia la casa, insieme al lavoro, la richiesta più “gettonata” da parte de-gli stranieri che si rivolgono all’Ufficio immigrati. Mentre i rom sono impiegati per lo più in cooperative di facchinaggio, le donne ucraine, peruviane e moldave trovano lavoro nell’assistenza familiare. L’invadenza commerciale straniera nel Q4 non è ancora molto marcata, nono-

stante la comparsa di qualche negozio gestito da cinesi. A ridosso del centro storico gli stranieri hanno invece lascia-to il segno nel settore della ristorazione etnica. Sono lontane le violente scene d’attrito tra immigrati e italiani manife-statesi in altre parti del Paese. La ricetta dell’integrazione nel Q4 sembra aver imboccato la strada giusta. Qualche osti-lità, fisiologica, si manifesta per lo più

attraverso battaglie di esposti. E’ il caso delle proteste contro le altisonanti pre-ghiere recitate di prima mattina al Pode-raccio, che disturbano gli abitanti della zona. Ma nel complesso la convivenza è serena. E l’inserimento degli stranieri procede senza troppi intoppi, attraverso piccoli ma significativi cambiamenti. Come il crescente interesse dei giovani rom verso le scuole superiori.

CRISTINA MANGHETTIDisoccupata, 30 anni

“Credo che nel quartiere non ci siano situazioni critiche di convivenza con gli stranieri. Mi sembrano ben inseri-ti, ci sono anche molte famiglie miste. Se però capitano esperienze negative con qualche straniero maleducato o aggressivo, sei portato, ingiustamente, a guardare tutti gli altri con sospetto”

“Non ci sonosituazionicritiche”

FILIPPO MANNONIAmbulante, 39 anni

“In questo quartiere gli stranieri non sono tantissimi e sembrano ben integrati. Il problema sono le zone in cui certe etnie vivono isolate in ‘ghetti’, come i Rom al Po-deraccio o i cinesi a San Donnino. Per il resto, come per la criminalità, non si può generalizzare, dipende dalla persona, non dalla nazionalità”

“Il problemasono le etnieisolate”

Le temperature troppo rigide (ancora presenti in città) non sono compatibili con la riasfaltatura delle strade, perché il bitume non riesce a compattarsi. Salvo interventi d’urgenza, quindi, per gli automobilisti febbraio sarà un mese senza nuovi cantieri lungo le strade del quartiere.

VIA TORCICODASalvo variazione dell’ultima ora legate a variazioni meteorologiche non favorevoli, è previsto il ripristino di tratti del marciapiede di via Torcicoda.

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6 Febbraio 2010 Isolotto • Legnaia • Soffiano

La conoscono in mezzo mondo, ma forse qualche toscano non sa che la Mokarico è un’azienda nostra-na, con sede a Borgo San Lorenzo.

Marco Paladini, che ne è presidente, ne trac-cia un ritratto.Gli ultimi sono stati mesi difficili, con la crisi che ha colpito tanti settori dell’econo-mia. Come li avete vissuti, la avete avver-tita?In effetti negli ultimi mesi anche il nostro set-tore ha risentito della situazione economica generale non troppo favorevole. In particolare il rallentamento del flusso di denaro dovuto ad un irrigidimento del sistema bancario che ha interessato tutta la filiera – fornitori, torrefat-tori, clienti – non ha favorito il mantenimento di un trend positivo di sviluppo. La diminu-zione dei consumi di caffè è stata avvertita soprattutto nel settore della ristorazione ed in quello alberghiero. Per quanto riguarda i bar invece la situazione è leggermente diversa: da un lato quelli più qualificati hanno mantenu-to ed in certi casi anche incrementato le loro vendite di caffè, dall’altro i locali bisognosi di qualificazione non hanno saputo rispondere in maniera adeguata alla crisi. Qual è il punto di forza di una realtà com-merciale come la vostra? L’export rappresenta attualmente uno dei punti di forza della nostra azienda. All’estero viene attribuito un valore molto più alto che in Italia ai prodotti “Espresso e Cappuccino Italiano” nei quali si identificano dei veri e propri stili di vita e di consumo. Ma soprat-tutto viene riconosciuto il valore molto alto

Quel caffè che da Borgo gira mezzo mondoL’INTERVISTA. Parla Marco Paladini, presidente della Mokarico, azienda tutta nostrana

Benedetta Strappi della qualità: Caffè Mokarico è l’unica tor-refazione di caffè al mondo con triplice cer-tificazione di qualità (ISO 9001, ISO 14001 Ambientale, SA8000 Etica). Nel nostro caso gli investimenti sostenuti negli ultimi anni per l’ottenimento delle certificazioni di qualità, la formazione rivolta ai baristi e ai consumatori (con un centro di formazione permanente), il servizio ai clienti, l’etica applicata al lavoro e l’immagine hanno reso possibile un posizio-namento di mercato ad un alto livello ed un elevato grado di appeal per gli operatori esteri che ricercano un prodotto del made in Italy unico per qualità ed immagine.Come ci si reinventa, anno dopo anno, in un settore tutto sommato tradizionale come quello del caffè?Per garantire uno sviluppo costante in un settore maturo come il nostro è necessario continuare ad investire costantemente sull’in-novazione e sulla qualità a tutti i livelli. Que-sto significa da un lato mantenere gli elevati standard di qualità del prodotto che forniamo ai nostri clienti e dell’altro istruire/formare i baristi fornendo loro gli strumenti necessari per servire ai propri clienti un espresso che sia sempre perfetto.Qual è la vostra sfida per il futuro?La nostra sfida per il futuro è quella di creare i presupposti per cui i consumatori riconoscano la reale qualità di un espresso o un cappucci-no preparati a regola d’arte. Che comprenda-no cioè lo straordinario valore di queste pre-parazioni rispetto ad altre (per esempio cialde o capsule).Naturalmente questo richiede tem-po e impegno, ma siamo convinti che questa sia la strada da seguire per fare in modo che il cliente diventi un “intenditore”, proprio come è accaduto per il vino.

Marco Paladini, presidente della Mokarico

UNA LUNGA STORIALa Mokarico ha una storia lunga un secolo. Nacque in corso Tintori, a Firen-ze, per volere del commendator Barbieri, i primi anni del ‘900. I fratelli Igino e Corrado Paladini la hanno poi traghettata fino al 1984, quando alla guida dell’azienda è arrivato Marco Paladini, attualmente in carica come presi-dente. Oggi la Mokarico esporta in molti paesi, tra i quali Stati Uniti, Russia, Germania, Grecia, Danimarca, Olanda, Repubblica Ceca, Polonia, Estonia, Bulgaria ed Ungheria.

I NUMERI PER FARLO BUONOIl caffè perfetto? Ha questi numeri: 7 grammi la miscela macinata da grani tostati di diversa origine, senza additivi o aromatizzanti, macinati al mo-mento della preparazione. 88 gradi: è la temperatura dell’acqua. 9 bar: la pressione. 25 secondi: il tempo di erogazione ideale. 25 ml: la quantità di caffè nella tazzina (crema compresa). 67 gradi: la temperatura che il caffè deve avere in tazza.

L’ARTE DEL CAPPUCCINOL’ultima moda pare sia avvicinarsi al bancone e chiedere un “cappuccio”, ma il concetto, comunque lo si voglia chiamare, non cambia: il cappucci-no resta il simbolo della colazione all’italiana. Ogni giorno in Italia vengono consumate 35 milioni di tazzine di espresso, e di queste un quinto viene impiegato proprio per preparare cappuccini. All’estero invece la quota de-stinata ai cappuccini sale a tre quarti degli espressi totali.

A SCUOLA DI ESPRESSOPer ottenere un vero espresso la figura del barista riveste un ruolo fonda-mentale. Seguendo questa filosofia, Mokarico nel suo centro di formazione organizza anche corsi sull’ intero universo della tazzina. Si spazia dal corso per assaggiatori di caffè, a quello Eis (Espresso Italiano Specialist), a quello sui “fondamentali del caffè: dalla pianta alla tazzina”, a quello su “la corretta preparazione dell’Espresso” a “le preparazioni a base di Espresso” al “servizio ed il rapporto con il cliente nel bar” a “la gestione delle risorse umane nel bar”.

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Page 7: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

7il giornale del tuo quartiere

L’ultima è che correre fa bene al cervello: a sostenerlo è uno studio americano

pubblicato di recente. Ma forse gli sportivi di casa nostra, e so-prattutto quelli del “dopo-festi-vità” (a maggior ragione quando, come a Natale, festività fa rima con grandi abbuffate), e cioè co-loro che assaltano palestre, pisci-ne o parchi con il preciso intento di perdere il peso messo su nelle ore trascorse a tavola, continuano a preferirne la virtù più classica: correre fa bene alla linea. E ogni anno, dopo il classico abbassa-mento della guardia del periodo che va da Natale all’Epifania, e in vista dell’arrivo della prima-vera, arriva anche il momento di tener fede alla promessa pronun-ciata, più o meno da tutti, tra un morso al cotechino e uno al pa-nettone: “Dopo le feste mi metto a dieta”. Molti, però, oltre a ri-correre ai consigli di nutrizionisti e dietologi decidono che è giunto il momento di fare anche un po’ di attività fisica. Già, ma dove? Tranquilli, a Firenze l’offerta non manca. A venire incontro ai desi-deri dei “pentiti del pandoro” ci pensano palestre, piscine e strut-ture cittadine, pronte a proporre un’infinita varietà di corsi e atti-vità per tutti i gusti (e le tasche): ogni impianto ha le sue ricette e

proposte, come percorsi o circuiti pensati ad hoc per venire incon-tro ai desideri di clienti sempre più pretenziosi. La lista di pi-scine e palestre presenti in città è lunga, e per chi è in cerca di una linea migliore non c’è altro da fare che scegliere quella più adatta alle proprie esigenze. Ma, anche se i periodi che seguono le feste sono spesso quelli in cui le strutture di questo tipo registrano un boom di iscrizioni, c’è anche chi opta per una soluzione di-versa: corsa e ginnastica all’aria aperta. Una scelta perfetta per chi, sfidando il freddo che ogni anno resiste (almeno) fino all’ar-rivo della primavera, vuol stare a contatto con la natura e magari tenersi in forma senza spendere un euro. Anche in questo caso,

in città le possibilità sono diver-se: dalle Cascine all’Anconella, non mancano giardini e spazi tra cui scegliere. In alcune di queste aree, poi, sono presenti attrezza-ture ginniche, impianti e campi di ogni tipo (dal classico calcetto alle piste di pattinaggio e fino ai bocciodromi) o addirittura veri e propri percorsi di allenamento: dal giardino della Carraia all’area Pettini, passando per Villa Favard o il parco di Ugnano, la scelta è piuttosto vasta. Infine, per chi è proprio allergico allo sport, c’è anche un’ultima possibilità: una bella passeggiata. Bastano un paio di scarpe comode e un po’ di tempo a disposizione: le giornate che si allungano e la bellezza di Firenze e dintorni, poi, fanno il resto.

PALESTRE & CO. Tante le possibilità per chi vuol restare in forma

Sport in città, a ciascuno il suoMatteo Francini Nel quartiere 4 è facile sta-

re in forma. Le tante aree verdi, il gran numero e la va-rietà di strutture e associazioni sportive diffuse in tutto il terri-torio soddisfano quasi tutti i gu-sti e – cosa più importante – le tasche. L’opzione più facile e meno dispendiosa è quella del “fai da te” nei parchi del quar-tiere. Anche in queste giornate invernali, infatti, in tanti scelgo-no le ore più calde per correre e fare esercizio lungo i sentieri di Villa Strozzi e dell’Argin-grosso, o optano per le vicine Cascine. Chi invece preferisce orari più comodi, comfort e i suggerimenti di un istruttore, ha solo l’imbarazzo della scelta. Dagli attrezzi alla boxe, dalle arti marziali allo squash: nelle palestre del Q4 è facile smaltire il panettone senza spendere un capitale (le tariffe si aggirano mediamente dai 30 ai 60 euro al mese). Un nome storico del quartiere è quello del Florence Sporting Club di via Mortuli, aperto da ormai 20 anni, uno dei classici esempi delle palestre a misura d’uomo della zona: of-fre body building, corpo libero, hip hop e yoga. Ugualmente storico è il Boxing club della Montagnola, che richiama ap-passionati di pugilato e kickbo-xing da tutta la città, seguiti da allenatori federali. Nello stesso impianto pubblico di via Mon-torsoli si possono seguire corsi

di ginnastica per tutte le età a prezzi popolari (informazioni all’Ufficio Sport del Q4). Ampia gamma di opzioni alla palestra Doyukai di viale Talenti: spe-cializzata in arti marziali, pro-pone anche cardiofitness, step, pilates, body building e tanti altri corsi. Discipline orientali anche all’Istituto Wu Shu di via Agostino di Duccio: kung fu, tai chi, aikido ma pure incontri sul-la cultura cinese. Via Empoli è il regno dello squash grazie alle quattro sale del Centro Squash, che però può contare anche su corsi di fitness e di spinning. Se per le attività indoor l’offerta è ricca (ci sono, per esempio, an-che la Maxisport, la Time Out, la Good! Moving people e la Fa-mily fitness), per gli appassio-nati di sport acquatici il menù è

quasi obbligato: o la minipisci-na comunale dell’Isolotto, gesti-ta dalla Firenze Pallanuoto, con attività natatorie per grandi e piccini, o la megastruttura della Klab a Marignolle. Per tutti, co-munque, resta sempre valida una regola: chi bello vuole apparire, un po’ deve soffrire.

Spazi e impianti per tutti i gusti (e le tasche)

Boxe o squash, la scelta c’è

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L’opzione meno dispendiosa è il “fai da te” nei parchi

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Page 8: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

8 Febbraio 2010 Isolotto • Legnaia • Soffiano

sterity come quelli attuali, all’abi-to su misura si preferisce tenere in vita i vestiti che si hanno. Da poco più di un anno, in via Torcicoda, cuore dell’Isolotto, ha aperto bot-tega il 55enne rumeno Vasile Sa-caleanu. In un italiano semplice racconta la sua storia: “Ho fatto

sempre questo lavoro, da 40 anni - dice - ho iniziato frequentando la scuola professionale quando ero quindicenne, in Romania”. Vasi-le vive in Italia da quattro anni e mezzo: dopo sei mesi a Torino, è venuto a Firenze e per due anni ha lavorato a casa cucendo orli e maniche per i negozi del centro. Poi la decisione di mettersi in proprio: “Faccio tutto – dice con orgoglio – misure e sartoria uomo e donna, lavoro e riparo pelle e pellicceria”. Per realizzare un abi-to su misura, con stoffa portata dal cliente, Sacaleanu fa pagare 600 euro: “Ma con la crisi non li chie-de nessuno – racconta – la gente preferisce riparare i vestiti che ha”. Ugualmente esperta in tutte le possibili branche dell’arte sar-toriale è la palermitana Giovanna di Maggio, che da 25 anni lavora nella sua bottega di via del Bron-zino, ma che vanta ben 40 anni di esperienza: messa a bottega in una sartoria quando aveva 12 anni, ha imparato tutti i segreti del mestie-re. “Spesso ho copiato abiti di alta moda per certi clienti – ricorda –

Armati di ago e filo e aiutati dalla crisi, i sarti del quartiere resistono. Tra Isolotto e Legnaia

sono rimaste poche botteghe, che per lo più sopravvivono grazie a rammendi e aggiustamenti di capi di abbigliamento: in tempi di au-

MESTIERI DI OGGI E DI IERI. Armati di ago e filo e “aiutati” dal periodo, i sarti del Q4 resistono

Quelle botteghe dove si “ricuce” la crisi

Michele Fioraso

Vasile Sacaleanu

In tempi di austerity come quelli attuali, all’abito su misura

in molti preferiscono tenere in vita i vestiti che hanno. Così,

le attività sopravvivono grazie a rammendi e aggiustamenti

ma adesso la gente cerca meno la qualità: tutti comprano ai centri commerciali o dai cinesi”. Infatti si tira avanti con le riparazioni: “La vendita è ferma e su misura non chiedono più nulla”. Ma la si-gnora di Maggio è contenta così: “Da bambina sognavo di lavorare nella moda, ma a quella carriera ti devi dedicare completamente, ci vogliono tempo e sacrifici – rac-conta – io ho preferito un lavoro tranquillo e una famiglia”. Ed è una questione di famiglia anche la storia di “Ago e filo” in via Pi-sana, che dal 1986 è specializzato in riparazioni e rimessa a modello

di capi d’abbigliamento: dal 2004 Fiorella Guidotti ha ceduto le re-dini alla figlia Elena, che si divide il lavoro con due dipendenti. “Non facciamo faville, abbiamo avuto momenti migliori – dice Elena – ma per noi rimane importante offrire un buon servizio: di questi tempi il cliente arriva da tutta la città ed è attento”. Cioè “si infor-ma, chiede se vale la pena di ripa-rare, ascolta il consiglio”. Mentre la madre ha iniziato con una scuo-la di sartoria, Elena è “cresciuta in casa” e ha “deciso da sola di por-tare avanti” la bottega materna. E il lavoro non manca.

Elena Guidotti di “Ago e filo”

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Page 9: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

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Page 10: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

è costata oltre 255 milioni di euro la pri-ma linea della tramvia, conto a cui van-no aggiunti i malumori e i mal di pancia dei cittadini costretti a convivere con

cantieri infiniti, transenne e sindrome da traffico di punta per la maggior parte del giorno. Ma alla fine la linea 1 del tram è conclusa e pronta a tra-sportare qualche migliaio di persone al giorno tra Santa Maria Novella e Scandicci. Poco meno di 7 chilometri e mezzo di tragitto in 23 minuti su una delle maggiori direttrici di traffico in entrata e uscita dalla città. Quattordici in tutto le fermate disseminate lungo il percorso, ognuna dotata di distributore automatico di biglietti. Che costano esattamente quanto quelli dei cari vecchi autobus, un euro e venti, e possono essere utilizzati sia per il tram che per il bus. Per gli ulteriori comfort, come la wi-fi (la connessione internet senza fili, per i profani della rete) lungo l’intero tracciato, ci sarà da aspettare ancora un po’. Ma si tratta di picco-lezze di fronte al sollievo di poter vedere conclusa la più grande opera urbanistica fiorentina (prima dell’era Tav) dal Poggi in poi. Ci son voluti cinque anni, dalla posa della prima pietra, a dicembre

2004, fino alla fatidica data del 14 febbraio 2010, passando attraverso annunci e smentite, proroghe e polemiche. E sarà anche un caso, ma la data scelta per l’apertura delle carrozze al pubblico po-trebbe essere profetica. Chissà che i fiorentini più scettici non si scoprano innamorati della tramvia. Quanto meno potrebbero fare pace con i vagoni che hanno fatto uscire dai binari le discussioni nell’ultimo lustro. E magari scoprire che in fondo non è poi tanto male, che la frequenza e il tempo di percorrenza sono davvero quelli promessi e che non si ingolfa nel traffico come i mezzi pubblici su gomma. Anche se il problema traffico rimane sul tavolo dell’amministrazione, primo punto all’ordi-ne del giorno da risolvere. A partire dalla spinosa questione delle rotonde di piazza Batoni e in piaz-

za Paolo Uccello. Qui in un primo progetto era previsto l’interramento dei binari, mentre piazza Batoni e Porta a Prato avrebbero dovuto ospitare un tunnel a testa per il traffico su gomma. Si parla del 2001, ai tempi in cui la delega alle grandi ope-re era nelle mani di Graziano Cioni. Ma il costo degli interventi anti-ingolfamento fu valutato in circa 100 milioni in più. Troppo, tant’è che l’idea venne accantonata nel giro di pochi mesi. “Quan-do sono arrivato a Palazzo Vecchio la decisione era già stata presa – si discolpa Giuseppe Matulli, che rilevò la responsabilità della tramvia nel 2002 – immagino che non ci fosse abbastanza spazio per le rampe di discesa”. Rimane in attesa di qual-che aggiustamento anche “l’attracco” alla stazione centrale, tutt’ora in sofferenza da auto e bus. Nel frattempo il tram va, per ora con una frequenza di una corsa ogni 8 minuti in entrambe le direzioni dalle 6.30 alle 21.30, affiancato dal servizio Ataf. Da aprile in poi le corse si faranno più fitte e alla fermata si aspetteranno solo 3 minuti e mezzo nel-la fascia oraria di punta, 6 nel resto della giornata, mentre il servizio sarà esteso dalle 5 del mattino fino alla mezzanotte.

TRASPORTI/1. È “salpata” la linea 1: in 23 minuti da Santa Maria Novella a Scandicci

Tutti in carrozza, il tram è partito

Francesca Puliti

Dopo 5 anni di attesa, tra barricate e proroghe, i vagoni del Sirio aprono le porte

ai cittadini. Otto minuti al massimo alla fermata da qui ad aprile, quando il servizio

entrerà a pieno regime. Ma sul traffi co è ancora presto per sciogliere le riserve

AMARCORD

Altro che Sirio, avveniristico nome delle carrozze che già scorrazzano su e giù per i binari fiorentini. Correva

l’anno 1890 e allora sì che Firenze era all’avanguardia, do-tata di uno dei più moderni piani di mobilità. Risale a oltre un secolo fa la prima tramvia targata FI. Allora il capoluo-go toscano era la prima città d’Italia, insieme alla capitale, a sperimentare un sistema di trasporto pubblico metropolitano su rotaia. E i sette chilometri e mezzo della linea 1, a cui si aggiungeranno i sette circa della 2 e i quattro della 3, gli facevano un baffo. Nel periodo del massimo splendore, in-

fatti, la strada ferrata si estendeva su 220 chilometri, in città e nei comuni limitrofi. Da Rovezzano a Bagno a Ripoli, da Sesto Fiorentino a Tavarnuzze, Casellina, Trespiano e Pere-tola. Una rete estesa e funzionale ai primi pendolari che dalle vicine campagne raggiungevano il centro ogni giorno. E si parla di numeri di tutto rispetto: nel 1920 l’allora linea per Scandicci arrivò a trasportare 210mila persone l’anno, men-tre quella per Sesto ne raccoglieva ben 342mila e la linea per Tavarnuzze 208mila circa. La prima tratta ad essere inaugu-rata, allora, non fu però la Firenze-Scandicci, bensì quella

che si arrampicava su per la collina di Fiesole. L’antenata dell’attuale linea 1, invece, fece la sua comparsa nel 1907. Sessantotto minuti per raggiungere Ponte a Signa da piazza del Cestello, dove si trovava il capolinea, e solo 9 coppie di corse al giorno. E almeno su questo piano i tempi moderni segnano una schiacciante vittoria, visto che il nostro Sirio, da aprile, quando comincerà a lavorare a pieno ritmo, passe-rà ogni 3 minuti e mezzo in orario di punta e ogni 6 minuti nel resto della giornata. Insomma, non ci farà rimpiangere il vecchio tranvai.

C’era una volta il tranvai. La prima tratta ad essere percorsa fu quella per Fiesole

Centoventi anni fa nasceva la rete su ferro più avanzata d’Italia

primo piano

I biglietti da 1,20 euro potranno essere acquistati ad ogni fermata presente lungo il tragitto

/F.P.

Fatta la uno, le linee due e tre della tramvia sono già ai nastri di partenza. O meglio, stanno per essere messe in cantiere. Al grido di “Si cambia passo”, lanciato dallo stesso sindaco Matteo Renzi fin dal-

la campagna elettorale. Innanzitutto si cambia metodo: la due e la tre verranno realizzate tramite un project financing, strumento che dovrebbe essere in grado di ridurre innanzi-tutto costi ed eventuali penali a carico del Comune. E poi i tempi. Per un sindaco che ha fatto del rispetto delle scadenze un cavallo di battaglia (ancora girano le foto di quando, da presidente della Provincia, andava a controllare i lavori sul-la Fipili con tanto di giubbottino fluorescente), questa rap-presenta la sfida più impegnativa. La conclusione degli altri due tracciati che andranno a completare la rete tranviaria è prevista verosimilmente per il 2013. Varianti e approvazioni permettendo. La linea 2, nel progetto originario, ha ricevuto il primo via libera dalla giunta comunale nell’ormai lonta-no anno 2000. Risale invece a poche settimane fa l’ok del Ministero delle infrastrutture, su un progetto che, e qui sta il bello, annovera sì diverse modifiche rispetto a quello di partenza, ma non la più importante: la pedonalizzazione di piazza Duomo. Su questo punto è rispuntata anche l’ipotesi di interrare il tratto che corre sotto il centro, ma per il mo-mento si tratta solo di voci. Non versa in condizioni migliori

la linea 3, di cui è stato approvato il primo lotto. In questo caso i nodi da risolvere, come lo stesso sindaco ha più volte sottolineato, riguardano il problematico passaggio da piaz-za Dalmazia e via dello Statuto. Più che mai in sospeso i futuri prolungamenti delle linee. Per quel che riguarda la due, il tragitto certo rimane dalla stazione centrale all’aero-porto, ma secondo i piani di Renzi il tram dovrebbe arrivare a servire il Polo scientifico di Sesto Fiorentino. La linea 3, che collegherà Careggi con piazza Libertà, dovrebbe da qui proseguire in due rami: uno verso Campo di Marte e Ro-vezzano, l’altro verso Gavinana, fino a raggiungere Bagno a Ripoli. Ma si tratta di passaggi successivi. Per il momento amministrazione e ditte appaltatrici incassano il via libera ai progetti iniziali e annunciano l’apertura dei cantieri nel giro di pochi giorni, a partire dalla periferia per arrivare al centro della città. “Attendevamo queste approvazioni nel settembre 2008 – chiarisce Fabrizio Bartoloni, responsabile di Tram Firenze Spa, la società che si è aggiudicata l’appalto per la costruzione delle due linee – nel frattempo abbiamo preso impegni con le banche e siamo stati costretti a rivede-re più volte la tabella di marcia”. Entro la prossima prima-vera, invece, approderanno sui tavoli di Palazzo Vecchio i progetti alternativi al passaggio dal Duomo, in attesa di un nuovo (l’ultimo?) esame.

Previsti collegamenti con il Polo scientifi co di Sesto Fiorentino

e Bagno a Ripoli. Resta da vagliare l’alternativa al passaggio

da piazza Duomo: il progetto sarà reso noto ad aprile

TRASPORTI/2. Ci vorranno ancora tre anni per completare i binari: conclusione attesa per il 2013

E per le altre linee aprono i cantieri

Paola Ferri

L’ALTRA STAZIONE

Basta nominare la parola stazione di questi tempi e si pen-sa immediatamente a quella griffata Foster, che il balletto

dei progetti sull’Alta velocità sposta come una bandierina sul-la mappa della città. Ma c’è un’altra stazione firmata in ballo, poco fuori dal comune di Firenze, proprio al capolinea della tramvia. I lavori avranno inizio il primo marzo, per un’opera imponente quasi come lo “squalo” in vetro e acciaio della Tav e sicuramente di grande impatto per Scandicci. Non solo arri-vi e partenze della linea 1, il complesso progettato da Richard Rogers - che per la cronaca è socio di Foster da quindici anni e

con lui ha firmato diversi progetti, tra cui appunto una stazione londinese - è molto di più. Circa 280mila metri quadrati dove troveranno spazio un’ottantina di appartamenti, dieci negozi, una piazza e un auditorium, pensato come centro culturale po-livalente. Ah, e naturalmente un paio di parcheggi interrati e due aree di sosta in superficie. Il tutto per un investimento di circa 38 milioni di euro. Che, anche se paragonati agli oltre 100 della nostra Foster, non sembrano comunque noccioline. Una volta terminata, la stazione diventerà un polo d’attrazione, dunque, non solo per la popolazione scandiccese, che qui avrà

un nuovo centro civico, ma anche per turisti e curiosi. Al centro la piazza, arricchita da piante e getti d’acqua, tutto intorno i nuovi edifici, in cui il vetro la farà da padrone. Il tetto dell’au-ditorium, invece, sarà ricoperto da un tappeto erboso. Ma sarà proprio la stazione la struttura più interessante e caratteristica del complesso, sormontata da sei portali in acciaio verniciato di azzurro, posti a cavallo dei binari, sopra i quali si stenderà una griglia di metallo. Ma per assistere al vero spettacolo bisognerà attendere il calar della notte, quando l’illuminazione artificiale contribuirà a rendere l’architettura ancor più suggestiva.

Al via i lavori per il complesso firmato da Richard Rogers: una piazza, dieci negozi e ottanta appartamenti

Il capolinea è griffato. Vetro, acciaio e giochi di luce a Scandicci

primo piano

/P.F.

10 Febbraio 2010

Cari amici e concittadini,insieme abbiamo ottenuto dei risultati importanti: - la pedonalizzazione di Piazza Duomo; - la revisione del piano strutturale, - la discussione su tunnel TAV e Stazione Foster.Oggi mi rendo conto che bisogna fare molto di più.Così ho deciso di candidarmi per le regionali insiemeal movimento della Lega Nord, unico partito impe-gnato per risolvere concretamene i problemi della gen-te, delle città e del Paese.

I punti cardine del programma per la Toscana e perFirenze sono:1. LA QUESTIONE MORALE. Lo scandalo diCastello, lo scandalo Quadra, il caso Barberino chevede il coinvolgimento dell’assessore regionale Coc-chi.I fiorentini ed i toscani riflettano e decidano se è giun-ta l’ora di voltare pagina.2. INFRASTRUTTURE.- Aeroporto. Abbiamo oggi uno scalo che assomiglia aduno del terzo mondo. Con la pista parallela all’auto-strada ridurremmo l’inquinamento acustico e

potremmo raggiungere ad esempio la Russia e l'Egitto.Un milione e mezzo di passeggeri in più all’annopotrebbero significare un miliardo di euro di nuoveentrate per l’economia dell’area fiorentina.- Bretella Incisa-Barberino. L’autostrada del Solepotrebbe diventare la circonvallazione esterna diFirenze riducendo drasticamente l’inquinamento.- TAV. Bloccare il progetto della stazione Foster ed esa-minare una soluzione alternativa per l’attraversamen-to di Firenze dell’Alta Velocità. Utilizzando le risorserisparmiate per potenziare le ferrovie regionali .3. IMMIGRAZIONE. Rispetto delle leggi e delle

regole. Chi delinque o non rispetta leregole e le leggi deve essere rimpatria-to immediatamente. Istituzione inToscana dei Centri di accoglienza. Aiu-tare gli immigrati che lavorano, si inegrano e si com-portano correttamente4. SANITÀ. No alla proposta del Candidato Presi-dente Rossi. Tre mesi di attesa per fare un esame sonotroppi. Basta! Non è più ammissibile che con unaSanità che brucia miliardi di risorse ci siano ancoraoggi tempi biblici di attesa per fare un esame. Dopo 30giorni un cittadino deve avere il diritto di farsi fare gliesami anche in una struttura privata.5. CULTURA. Impedire che la Fondazione delMaggio Musicale Fiorentino venga declassata.Sarebbe una perdita grave per Firenze e la Toscanatutta.Chiedo a tutti i Fiorentini che hanno a cuore gli inte-ressi della città e della regione di VOTARE LEGANORD. Manterrò gli impegni chiesti dai miei concit-tadini: amici stanchi di soccombere a interessi e spre-chi della politica. I soldi ci sono, sono quelli dellenostre tasse e devono essere spesi bene!

Mario Razzanelli. Candidato alle Regionali per Lega NordM

ESSA

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Page 11: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

è costata oltre 255 milioni di euro la pri-ma linea della tramvia, conto a cui van-no aggiunti i malumori e i mal di pancia dei cittadini costretti a convivere con

cantieri infiniti, transenne e sindrome da traffico di punta per la maggior parte del giorno. Ma alla fine la linea 1 del tram è conclusa e pronta a tra-sportare qualche migliaio di persone al giorno tra Santa Maria Novella e Scandicci. Poco meno di 7 chilometri e mezzo di tragitto in 23 minuti su una delle maggiori direttrici di traffico in entrata e uscita dalla città. Quattordici in tutto le fermate disseminate lungo il percorso, ognuna dotata di distributore automatico di biglietti. Che costano esattamente quanto quelli dei cari vecchi autobus, un euro e venti, e possono essere utilizzati sia per il tram che per il bus. Per gli ulteriori comfort, come la wi-fi (la connessione internet senza fili, per i profani della rete) lungo l’intero tracciato, ci sarà da aspettare ancora un po’. Ma si tratta di picco-lezze di fronte al sollievo di poter vedere conclusa la più grande opera urbanistica fiorentina (prima dell’era Tav) dal Poggi in poi. Ci son voluti cinque anni, dalla posa della prima pietra, a dicembre

2004, fino alla fatidica data del 14 febbraio 2010, passando attraverso annunci e smentite, proroghe e polemiche. E sarà anche un caso, ma la data scelta per l’apertura delle carrozze al pubblico po-trebbe essere profetica. Chissà che i fiorentini più scettici non si scoprano innamorati della tramvia. Quanto meno potrebbero fare pace con i vagoni che hanno fatto uscire dai binari le discussioni nell’ultimo lustro. E magari scoprire che in fondo non è poi tanto male, che la frequenza e il tempo di percorrenza sono davvero quelli promessi e che non si ingolfa nel traffico come i mezzi pubblici su gomma. Anche se il problema traffico rimane sul tavolo dell’amministrazione, primo punto all’ordi-ne del giorno da risolvere. A partire dalla spinosa questione delle rotonde di piazza Batoni e in piaz-

za Paolo Uccello. Qui in un primo progetto era previsto l’interramento dei binari, mentre piazza Batoni e Porta a Prato avrebbero dovuto ospitare un tunnel a testa per il traffico su gomma. Si parla del 2001, ai tempi in cui la delega alle grandi ope-re era nelle mani di Graziano Cioni. Ma il costo degli interventi anti-ingolfamento fu valutato in circa 100 milioni in più. Troppo, tant’è che l’idea venne accantonata nel giro di pochi mesi. “Quan-do sono arrivato a Palazzo Vecchio la decisione era già stata presa – si discolpa Giuseppe Matulli, che rilevò la responsabilità della tramvia nel 2002 – immagino che non ci fosse abbastanza spazio per le rampe di discesa”. Rimane in attesa di qual-che aggiustamento anche “l’attracco” alla stazione centrale, tutt’ora in sofferenza da auto e bus. Nel frattempo il tram va, per ora con una frequenza di una corsa ogni 8 minuti in entrambe le direzioni dalle 6.30 alle 21.30, affiancato dal servizio Ataf. Da aprile in poi le corse si faranno più fitte e alla fermata si aspetteranno solo 3 minuti e mezzo nel-la fascia oraria di punta, 6 nel resto della giornata, mentre il servizio sarà esteso dalle 5 del mattino fino alla mezzanotte.

TRASPORTI/1. È “salpata” la linea 1: in 23 minuti da Santa Maria Novella a Scandicci

Tutti in carrozza, il tram è partito

Francesca Puliti

Dopo 5 anni di attesa, tra barricate e proroghe, i vagoni del Sirio aprono le porte

ai cittadini. Otto minuti al massimo alla fermata da qui ad aprile, quando il servizio

entrerà a pieno regime. Ma sul traffi co è ancora presto per sciogliere le riserve

AMARCORD

Altro che Sirio, avveniristico nome delle carrozze che già scorrazzano su e giù per i binari fiorentini. Correva

l’anno 1890 e allora sì che Firenze era all’avanguardia, do-tata di uno dei più moderni piani di mobilità. Risale a oltre un secolo fa la prima tramvia targata FI. Allora il capoluo-go toscano era la prima città d’Italia, insieme alla capitale, a sperimentare un sistema di trasporto pubblico metropolitano su rotaia. E i sette chilometri e mezzo della linea 1, a cui si aggiungeranno i sette circa della 2 e i quattro della 3, gli facevano un baffo. Nel periodo del massimo splendore, in-

fatti, la strada ferrata si estendeva su 220 chilometri, in città e nei comuni limitrofi. Da Rovezzano a Bagno a Ripoli, da Sesto Fiorentino a Tavarnuzze, Casellina, Trespiano e Pere-tola. Una rete estesa e funzionale ai primi pendolari che dalle vicine campagne raggiungevano il centro ogni giorno. E si parla di numeri di tutto rispetto: nel 1920 l’allora linea per Scandicci arrivò a trasportare 210mila persone l’anno, men-tre quella per Sesto ne raccoglieva ben 342mila e la linea per Tavarnuzze 208mila circa. La prima tratta ad essere inaugu-rata, allora, non fu però la Firenze-Scandicci, bensì quella

che si arrampicava su per la collina di Fiesole. L’antenata dell’attuale linea 1, invece, fece la sua comparsa nel 1907. Sessantotto minuti per raggiungere Ponte a Signa da piazza del Cestello, dove si trovava il capolinea, e solo 9 coppie di corse al giorno. E almeno su questo piano i tempi moderni segnano una schiacciante vittoria, visto che il nostro Sirio, da aprile, quando comincerà a lavorare a pieno ritmo, passe-rà ogni 3 minuti e mezzo in orario di punta e ogni 6 minuti nel resto della giornata. Insomma, non ci farà rimpiangere il vecchio tranvai.

C’era una volta il tranvai. La prima tratta ad essere percorsa fu quella per Fiesole

Centoventi anni fa nasceva la rete su ferro più avanzata d’Italia

primo piano

I biglietti da 1,20 euro potranno essere acquistati ad ogni fermata presente lungo il tragitto

/F.P.

Fatta la uno, le linee due e tre della tramvia sono già ai nastri di partenza. O meglio, stanno per essere messe in cantiere. Al grido di “Si cambia passo”, lanciato dallo stesso sindaco Matteo Renzi fin dal-

la campagna elettorale. Innanzitutto si cambia metodo: la due e la tre verranno realizzate tramite un project financing, strumento che dovrebbe essere in grado di ridurre innanzi-tutto costi ed eventuali penali a carico del Comune. E poi i tempi. Per un sindaco che ha fatto del rispetto delle scadenze un cavallo di battaglia (ancora girano le foto di quando, da presidente della Provincia, andava a controllare i lavori sul-la Fipili con tanto di giubbottino fluorescente), questa rap-presenta la sfida più impegnativa. La conclusione degli altri due tracciati che andranno a completare la rete tranviaria è prevista verosimilmente per il 2013. Varianti e approvazioni permettendo. La linea 2, nel progetto originario, ha ricevuto il primo via libera dalla giunta comunale nell’ormai lonta-no anno 2000. Risale invece a poche settimane fa l’ok del Ministero delle infrastrutture, su un progetto che, e qui sta il bello, annovera sì diverse modifiche rispetto a quello di partenza, ma non la più importante: la pedonalizzazione di piazza Duomo. Su questo punto è rispuntata anche l’ipotesi di interrare il tratto che corre sotto il centro, ma per il mo-mento si tratta solo di voci. Non versa in condizioni migliori

la linea 3, di cui è stato approvato il primo lotto. In questo caso i nodi da risolvere, come lo stesso sindaco ha più volte sottolineato, riguardano il problematico passaggio da piaz-za Dalmazia e via dello Statuto. Più che mai in sospeso i futuri prolungamenti delle linee. Per quel che riguarda la due, il tragitto certo rimane dalla stazione centrale all’aero-porto, ma secondo i piani di Renzi il tram dovrebbe arrivare a servire il Polo scientifico di Sesto Fiorentino. La linea 3, che collegherà Careggi con piazza Libertà, dovrebbe da qui proseguire in due rami: uno verso Campo di Marte e Ro-vezzano, l’altro verso Gavinana, fino a raggiungere Bagno a Ripoli. Ma si tratta di passaggi successivi. Per il momento amministrazione e ditte appaltatrici incassano il via libera ai progetti iniziali e annunciano l’apertura dei cantieri nel giro di pochi giorni, a partire dalla periferia per arrivare al centro della città. “Attendevamo queste approvazioni nel settembre 2008 – chiarisce Fabrizio Bartoloni, responsabile di Tram Firenze Spa, la società che si è aggiudicata l’appalto per la costruzione delle due linee – nel frattempo abbiamo preso impegni con le banche e siamo stati costretti a rivede-re più volte la tabella di marcia”. Entro la prossima prima-vera, invece, approderanno sui tavoli di Palazzo Vecchio i progetti alternativi al passaggio dal Duomo, in attesa di un nuovo (l’ultimo?) esame.

Previsti collegamenti con il Polo scientifi co di Sesto Fiorentino

e Bagno a Ripoli. Resta da vagliare l’alternativa al passaggio

da piazza Duomo: il progetto sarà reso noto ad aprile

TRASPORTI/2. Ci vorranno ancora tre anni per completare i binari: conclusione attesa per il 2013

E per le altre linee aprono i cantieri

Paola Ferri

L’ALTRA STAZIONE

Basta nominare la parola stazione di questi tempi e si pen-sa immediatamente a quella griffata Foster, che il balletto

dei progetti sull’Alta velocità sposta come una bandierina sul-la mappa della città. Ma c’è un’altra stazione firmata in ballo, poco fuori dal comune di Firenze, proprio al capolinea della tramvia. I lavori avranno inizio il primo marzo, per un’opera imponente quasi come lo “squalo” in vetro e acciaio della Tav e sicuramente di grande impatto per Scandicci. Non solo arri-vi e partenze della linea 1, il complesso progettato da Richard Rogers - che per la cronaca è socio di Foster da quindici anni e

con lui ha firmato diversi progetti, tra cui appunto una stazione londinese - è molto di più. Circa 280mila metri quadrati dove troveranno spazio un’ottantina di appartamenti, dieci negozi, una piazza e un auditorium, pensato come centro culturale po-livalente. Ah, e naturalmente un paio di parcheggi interrati e due aree di sosta in superficie. Il tutto per un investimento di circa 38 milioni di euro. Che, anche se paragonati agli oltre 100 della nostra Foster, non sembrano comunque noccioline. Una volta terminata, la stazione diventerà un polo d’attrazione, dunque, non solo per la popolazione scandiccese, che qui avrà

un nuovo centro civico, ma anche per turisti e curiosi. Al centro la piazza, arricchita da piante e getti d’acqua, tutto intorno i nuovi edifici, in cui il vetro la farà da padrone. Il tetto dell’au-ditorium, invece, sarà ricoperto da un tappeto erboso. Ma sarà proprio la stazione la struttura più interessante e caratteristica del complesso, sormontata da sei portali in acciaio verniciato di azzurro, posti a cavallo dei binari, sopra i quali si stenderà una griglia di metallo. Ma per assistere al vero spettacolo bisognerà attendere il calar della notte, quando l’illuminazione artificiale contribuirà a rendere l’architettura ancor più suggestiva.

Al via i lavori per il complesso firmato da Richard Rogers: una piazza, dieci negozi e ottanta appartamenti

Il capolinea è griffato. Vetro, acciaio e giochi di luce a Scandicci

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Page 12: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

L’acqua con le bollicine? Entro l’estate uscirà dal rubinetto di casa. E per adesso ognuno può an-

dare a fare rifornimento all’Albereta, anziché al supermercato. Entro qual-che settimana – il tempo di provve-dere alle tubazioni – il fontanello pubblico situato all’interno del parco offrirà la doppia scelta alle migliaia di cittadini che già vi si recano muniti di bottiglie e caraffe: liscia o gassata. Come al ristorante. Entro la bella sta-gione la novità raggiungerà anche gli altri sette fontanelli distribuiti in città (Piagge, Villa Vogel, via dell’Agnolo, via Aretina, via delle Panche e viale Tanini). La sperimentazione è comin-ciata a Pistoia, il 30 dicembre scorso. Risultato: 75mila litri di acqua gas-sata erogata in un mese. Un successo che ha spinto Publiacqua ad esportare l’innovazione su tutto il territorio fio-rentino. “Il messaggio che vogliamo lanciare non è solo quello di attenzio-ne alla tutela dell’ambiente – spiega Erasmo D’Angelis, presidente di Pu-bliacqua – ma anche di vicinanza al cittadino. Bere ‘l’acqua del sindaco’

Dal mese prossimo al fontanello dell’Anconella si potrà scegliere tra liscia e gassata.

Ed entro la bella stagione le bollicine arriveranno in tutti gli altri erogatori della città, da

Villa Vogel a via Aretina. In nome della tutela ambientale, ma soprattutto del risparmio

LA NOVITà. Grazie a dei minigassificatori, ogni famiglia potrà tagliare da 150 a 250 euro l’anno

L’acqua frizzante? Dal rubinetto di casa

consumi

Erasmo D’Angelis

Francesca Puliti fa risparmiare ogni anno dai 150 ai 250 euro a famiglia”. Un messaggio recepito e fatto proprio dai fiorentini, considerato il fatto che negli ultimi 5 anni il numero di coloro che riempio-no regolarmente il bicchiere dal rubi-netto è cresciuto del 20%. Presidente, qual è il prossimo obiet-tivo?Stiamo studiando un piano per distri-buire dei minigassificatori agli utenti che ne facciano richiesta, in modo che ognuno possa farsi in casa l’ac-qua frizzante. Gli apparecchi saranno a pagamento o a noleggio, stiamo an-cora verificando la soluzione miglio-re. Ma entro l’estate il progetto sarà pronto a partire. Un bel risparmio in termini di ri-fiuti prodotti e di soldi spesi per l’acqua minerale. Ma i costi in bol-letta sono destinati a lievitare?Si tratta di una falsa polemica. Il pro-blema sta a monte, a livello di scelte nazionali. Per legge i fondi da desti-nare alla manutenzione, ammoder-namento delle reti idriche e distribu-zione dell’acqua non possono essere trovati da nessun’altra parte se non in bolletta. E ovviamente si tratta di cifre elevate. La normativa nazionale andrebbe modificata, in modo che si

possano liberare risorse da investire in un bene primario e di tutti come l’acqua. La rete idrica fiorentina è molto vecchia ed è stata messa a dura prova dallo scorso inverno. Quanto ci vorrà per sostituire le tubature?Abbiamo messo in programma 400 milioni di investimenti in tutta l’area gestita da Publiacqua nei prossimi 15-20 anni. Si tratta di un’opera im-ponente ma più che mai necessaria, considerato il fatto che a causa delle falle della rete perdiamo per strada circa un terzo dell’acqua che distribu-iamo. Un’altra priorità da affrontare è quella del collettore degli scarichi urbani in riva sinistra dell’Arno. Per Firenze si tratta del tema dei temi: ancora oggi gli scarichi di 120mila fiorentini giungono direttamente nel fiume senza depurazione. E’ una pra-tica che trovo vergognosa e a cui met-teremo fine entro tre anni.Una sfida contro il tempo, dunque, la vostra...Abbiamo finalmente concluso le pra-tiche amministrative e burocratiche. A marzo ripartiranno i lavori per la realizzazione del collettore, che erano stati interrotti a causa del ritrovamen-to di residuati bellici e rifiuti urbani, alcuni dei quali risalenti all’alluvio-ne. Entro il 2015, data di scadenza della normativa europea che impone di depurare i fiumi dai rifiuti urbani, l’opera sarà conclusa. E senza alcun disagio per i cittadini, poiché i cantie-ri non interesseranno l’area urbana.

12 Febbraio 2010

MADDALENA 29enne libera, credevo di aver trovato l'amore ed invece era sono unabbaglio. Ti vorrei libero, piacevole, sincero, ed interessato ad una amicizia che possasfociare in amore.EMMA 35 anni, nubile, senza figli, impiegata, amo la vita, l'ottimismo, non mi mancaniente. E' arrivato il momento di mettere l'amore in primo piano. Cerco uomo adulto,maturo e di livello per amarsi e formare una famiglia.SOFIA 39enne, impiegata. Cerco un uomo interessante ed affascinante, magari anche belloe benestante. Credo che se si vive bene ed in tranquillita', la vita sia bella e divertente.Voglio essere viziata e coccolata in tutti i sensi!NADIA 53 anni, buona presenza, separata, figli cresciuti, libera di scegliere l'uomo chesappia sorprendermi, romantico, intelligente, raffinato, intenzionato a conoscere una donnacon líesigenza di un vero amore.GIULIA 58enne, divorziata, indipendente. Sono una donna molto attiva, adoro viaggiare eballare. Cerco un signore 57/65enne, con buon carattere, alto, curato, brillante per unaintensa relazione fatta di dare e avere, di gioia e di spensieratezza.LOREDANA 63 anni, vedova. Sono una super-nonna, amo il teatro, ballare, tenermisempre attiva. Cerco un compagno semplice, dolce ed accogliente.ELENA 63 anni, forte presenza, carattere deciso. Ho un lavoro impegnativo che pero' milascia molto tempo libero, tempo che vorrei dedicare ad un uomo speciale: romantico,determinato, con forte carisma.

ALDO 34 anni, molti interessi e progetti da realizzare, amici con cui parlare. Amo viaggiare,leggere, ascoltare musica, parlare, apprezzo la buona cucina, sono allegro, dinamico,positivo. Ti cerco dolce, comprensiva ed affettuosa, per creare il nostro mondo d'amore.CLAUDIO 36enne, impegnato in una azienda agricola, amo la campagna e le cose semplici.Cerco una ragazza sportiva, seria, educata, di sani principi, amante della campagna e deglianimali per un amore di grande valore.AMEDEO 49enne, separato, sportivo. Ho sofferto per la fine del mio matrimonio ma ora ilmio spirito è rinnovato. Voglio al mio fianco una donna leale, sincera, per creare unrapporto genuino.GIACOMO 52enne, separato. Cerco una compagna con cui condividere la tranquillità dellacasa e della coppia, seria, semplice, che abbia voglia di vivere.ETTORE 56 anni, giovanile, romantico, lavoro in proprio, amo la natura e gli animali, mipiace stare con le persone che hanno qualcosa da dire e da dare. Cerco signora con buonivalori, semplice ma di profonda interiorità, motivata a costruire qualcosa di meraviglioso.RENZO 58 anni, bella presenza, in pensione, ma con mille interessi. Ti cerco complice epassionale, compagna per una vita ancora lunga e da passare insieme. Se anche te sei separatao divorziata, straniera, con figli, ma hai voglia di rimetterti in gioco, cercami!LIVIO 63 anni, socievole ed estroverso, so anche cavarmela da solo. Tuttavia mi mancamolto una partner con cui confrontarmi, dialogare e condividere i diversi momenti dellagiornata. Cerco una donna che voglia vivere intensamente l'esperienza di coppia in un climadi comprensione e rispetto.

992584

Il movimento fa salute.è uno slogan lanciato della Regione Toscanaed è una delle indicazioni della campagnadell’ Organizzazione Mondiale della Sanitàsui corretti stili di vita della popolazione

Il Consiglio Sanitario Regionale della Toscana nel 2004, ha emanato Linee Guida Regionali “Per la Promozione della salute attraverso l’attività motoria”.Queste attività motorie interessano tutta la popolazione in condi-zioni di salute stabile per assenza di malattia acuta, comprese le per-sone con riduzione delle capacità funzionali da malattie disabilitanti con esiti stabilizzati.La promozione di comportamenti e stili di vita per la salute viene motivata dalla consapevolezza che numerose condizioni di morbo-sità, disabilità e mortalità possono essere prevenute adottando stili di vita positivi, socialmente condivisi. In questo ambito è identificato come obiettivo specifico soprattutto per la popolazione anziana l’aumento della attività fisica regolare

I sistemi sanitari devono farsi carico di aiutare la popolazione a modificare il proprio sitle di vita sostenendo una cultura che recuperi il movimento come parte essenziale nella vita di tutti i giorni; in particolare verso: il soggetto sano sedentario come stimolo a comportamenti di prevenzio-ne i malattie e il soggetto a ridotta capacità motoria indotta per età o per patologia cronica clinicamente stabilizzata.

Le Attività motorie per la popolazione anziana a FirenzeNel territorio di Firenze da molti anni si è consolidata con successo l’esperienza della ginnastica per anziani che vede coinvolti il Comu-ne ed i consigli di Quartiere, le associazioni di promozione sportiva operanti nel territorio comunale , le associazioni di anziani costituite e le migliaia di anziani che frequentano le attività di ginnastica stesse.

Le Attività Motorie Adattate per persone fragilio con disabilitàSono presenti nel territorio del Comune anche numerose persone con condizioni di disabilità che ne riducono la mobilità stimate intorno al 2,3% della popolazione, ed è in incremento il numero di persone con malattie croniche, che non sono disabili ma, che pre-sentano condizioni di fragilità che ne limitano la loro capacità a svol-gere tutte le attività della vita quotidiana con particolare riferimento alla socializzazione e il movimento fuori della propria abitazione.Questa fascia di persone poco mobili e in condizioni di salute fragile, può beneficiare di programmi specifici di attività fisica come indicato dalle Linee guida regionali toscane. La Giunta regionale ha deliberato nel 2005 l’introduzione a sistema delle Attività Motorie Adattate organizzate in collaborazione fra le Aziende Sanitarie, le Società della Salute e gli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti CONI.

La Regione Toscana nel deliberato indicaquesta Attività Motoria Adattata come:Attività non sanitaria• rivolta alla popolazione in condizioni di salute stabili per assen-

za di malattia acuta o con riduzione delle capacità funzionali da condizioni cliniche pregresse con esiti funzionali stabilizzati

• svolta negli abituali contesti della comunità sociale sotto forma di attività di gruppo (14-20 persone) in luoghi deputati ad attività di socializzazione, fitness o in palestre

Gli Istruttori A.F.A. come indicato dalle Linee guida regio-nali sono Professionisti formati con:- Laurea in Scienze Motorie o titolo equipollente- Laurea in Fisioterapia o titolo equipollente

Dal 2006 le strutture dell’SdS di Firenze e della riabilitazione dell’ASL di Firenze, hanno pianificato interventi che hanno coinvol-to i medici curanti, gli enti di promozione sportiva, le associazioni sportive , l’Azienda per i Servizi alla Persona di Montedomini per dare attuazione alle indicazioni della delibera di Giunta regionale 1081/2005 ed attivare nel territorio comunale corsi di Attività Moto-ria Adattata.La SdS Firenze ha provveduto ad inserire l’Attività Fisica Adattata nel Piano Integrato di Salute 2008-2010.

Sono stati messi a punto dai Professionisti Sanitari dell’ASL e suc-cessivamente condivisi con gli erogatori due programmi specifici per persone in condizione di salute fragile specificatamente:a) Attivita’ motoria per soggetti anziani affetti da sindrome algica da

ipomobilita’ e da osteoporosib) Attivita’ motoria per soggetti adulti con rachialgia cronicizzante.

I corsi attivati sono 34 e distribuiti in 19 sedi territoriali che coprono tutti e cinque i Quartieri di Firenze con una media di 3 sedi per Quartiere.

I soggetti erogatori che hanno definito accordi di convenzione con la Societa’ della Salute di Firenze per l’Attivita’ Motoria Adattata sono:• UISP• ENDAS• ANCESCAO• Diaconia Valdese RSA Gignoro • A.S. Gulliver• A.S. Good • A.S. B Side• A.S. Cocchi• Avvenire 2000

Dati del report ASL 10 dell’A.F.A.( relativo al 1° Semestre 2009) inviato alla RegioneDati AFA al 30.6.2009 To.t ASF/4SdS Tot. SdS FiN.erogatori 22 9N.punti erogazione 45 19N.Corsi 89 34N.Comuni della Zona 33 1N.Partecipanti 1420 565

In Tutta la Toscana sono circa 11.500 le Persone che nel primo semestre del 2009 hanno partecipato a Programmi AFA.

Le AFA Speciali e la nuova regolamentazione Nella primavera del 2009 la Regione Toscana, recependo i buoni risultati raggiunti nella sperimentazione introdotta nel 2005 con l’AMA, ha deliberato DGR 459/2009 l’atto di indirizzo alle ASL e SdS per l’organizzazione su tutto il territorio Regionale dell’ “Attività Fisica Adattata”. Nell’atto deliberativo Regionale che è in fase di recepimento nella ASL 10 di Firenze e nella SdS di Firenze, viene introdotta la differen-ziazione fra AFA per persone a bassa disabilità e AFA per Persone ad alta Disabilità individuando due tipologie di programmi:a) Programmi AFA per persone con “bassa disabilità” disegnati per “le sindromi croniche che non limitano le capacità motorie di base o della cura del sé” b)Programmi AFA per persone “alta disabilità” disegnati per “le sindromi croniche stabilizzate con limitazione della capacità motoria e disabilità stabilizzata”

Nel 2010 con l’attuazione della DGR 459/09 accanto alle attuali 2 tipologie di AFA saranno affiancate altre tipologie caratterizzate dai Programmi AFA per persone ad “alta disabilità”. In questo momen-to nel confronto con le Associazioni rappresentanti i soggetti con Disabilità croniche è maturata la decisione di promuovere anche specifici programmi AFA.

Programmi AFA progressivamentea regime nel corso del 20101) Programmi AFA per persone con “bassa disabilità”

a. persoggettianzianiaffettidasindromealgicadaipomobi-lita’edaosteoporosi

b. persoggettiadulticonrachialgiacronicizzante2) Programmi AFA per persone con “alta disabilità”

a. persoggetticonmalattiereumaticheinfasesilenteb. persoggetticonesitistabilizzatidiICTUSc. persoggetticonmalattiadiParkinsonStadiazione(Hoen

&Yahr)1-3

Tutti i programmi AFA promossi nell’ambito del territoriodell’ASL10edadottatidellaquattroSdScheincidonoinquestoterritorio,verrannopubblicatiinsiemealregolamentoAziendalesulsitointernetdell’ASL10esuquellodellaSdSdiFirenze.

IL TUO MEDICO TI hA CONSIGLIATODI PARTECIPARE ALL’A.F.A.?L’accesso ai programmi AFA avvienesuspecificaindicazionedelProprioMedicoCuranteodelMedicoSpecialistachehaincurailsoggettoperilproblemadisalutecronicoodisabilitantespecificoo su proposta dei Servizi di Riabilitazione alla conclusione delProgettoRiabilitativo.Il Cittadino può contattare la rete d’offerta AFA presente nelTerritorio Comunale attraverso il Call Center di MontedominiutilizzandoilNumero Verde:

Il Coordinamento OperativosvoltodaFisioterapistidell’U.O.diRiabilitazioneFunzionaledell’ASL10,invitailcittadinoperunaverificadellivellofunzionaledellacapacitàmotoriaperinserirlonelprogrammaaluiadeguato,nellasedediattivitàdisponibileelogisticamentepiùvicina.IlpersonaledelCoordinamentoOperativoeffettuavisiteperio-diche nelle sedi di attività AFA per monitorare il rispetto deiprogrammi concordati con gli erogatori ed eventuali criticitàriscontrabiliosegnalate.Le strutture erogatrici siimpegnanoattraversounaccordosottoscrittoa:• garantire l’offerta secondo i

protocolli-programmi di eser-cizioconcordaticongliopera-tori sanitari delle ASL e delleS.d.S.

• garantire la sicurezzadeipro-grammidiesercizio,lapuliziael’igienedellepalestre,pisci-neoaltrestrutture.

• garantireirequisitiformativiel’adesionedeipropriistrutto-riaiprogrammidiesercizioconcordati

• assicurarel’attivitàconunatariffaindicativadi2euro(2,5euro per i programmi svolti in piscina) ad accesso, conmodalitàdipagamentomensile

Il Cittadinosiimpegna:• aparteciparealprogrammamotorioproposto• acorrispondere,alsoggettoerogatore,laquotamensiledella

partecipazione al programma AFA ( che si svolge su dueincontrisettimanalisvoltiingruppodelladuratadiunora)

• a corrispondere la quota assicurativa (circa 10 € l’anno)relativamente alla partecipazione ad attività motorie nonagonistiche

• a comunicare all’erogatore qualsiasi variazione della suacondizionedisalutechepossapregiudicarelapartecipazio-nealprogrammaAFA

• acomunicarealCoordinamentodell’ASLeventualicriticitàrilevateincorsodell’attivitàstessa

Dott. Simone BaldiDirettore Area Professionale della RiabilitazioneDirezione Servizi TecnicoSanitari ASL 10 Firenze

L’A.F.A. (Attività Fisica Adattata)nel territorio di FirenzeUna attività organizzata dalla SdSper far Svolgere Un’attività fiSica, Significativa per la SalUte, Socializzando, anche alle perSone poco mobiliin condizioni di SalUte fragili

Informazione a cura della Società della Salute

Page 13: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

L’acqua con le bollicine? Entro l’estate uscirà dal rubinetto di casa. E per adesso ognuno può an-

dare a fare rifornimento all’Albereta, anziché al supermercato. Entro qual-che settimana – il tempo di provve-dere alle tubazioni – il fontanello pubblico situato all’interno del parco offrirà la doppia scelta alle migliaia di cittadini che già vi si recano muniti di bottiglie e caraffe: liscia o gassata. Come al ristorante. Entro la bella sta-gione la novità raggiungerà anche gli altri sette fontanelli distribuiti in città (Piagge, Villa Vogel, via dell’Agnolo, via Aretina, via delle Panche e viale Tanini). La sperimentazione è comin-ciata a Pistoia, il 30 dicembre scorso. Risultato: 75mila litri di acqua gas-sata erogata in un mese. Un successo che ha spinto Publiacqua ad esportare l’innovazione su tutto il territorio fio-rentino. “Il messaggio che vogliamo lanciare non è solo quello di attenzio-ne alla tutela dell’ambiente – spiega Erasmo D’Angelis, presidente di Pu-bliacqua – ma anche di vicinanza al cittadino. Bere ‘l’acqua del sindaco’

Dal mese prossimo al fontanello dell’Anconella si potrà scegliere tra liscia e gassata.

Ed entro la bella stagione le bollicine arriveranno in tutti gli altri erogatori della città, da

Villa Vogel a via Aretina. In nome della tutela ambientale, ma soprattutto del risparmio

LA NOVITà. Grazie a dei minigassificatori, ogni famiglia potrà tagliare da 150 a 250 euro l’anno

L’acqua frizzante? Dal rubinetto di casa

consumi

Erasmo D’Angelis

Francesca Puliti fa risparmiare ogni anno dai 150 ai 250 euro a famiglia”. Un messaggio recepito e fatto proprio dai fiorentini, considerato il fatto che negli ultimi 5 anni il numero di coloro che riempio-no regolarmente il bicchiere dal rubi-netto è cresciuto del 20%. Presidente, qual è il prossimo obiet-tivo?Stiamo studiando un piano per distri-buire dei minigassificatori agli utenti che ne facciano richiesta, in modo che ognuno possa farsi in casa l’ac-qua frizzante. Gli apparecchi saranno a pagamento o a noleggio, stiamo an-cora verificando la soluzione miglio-re. Ma entro l’estate il progetto sarà pronto a partire. Un bel risparmio in termini di ri-fiuti prodotti e di soldi spesi per l’acqua minerale. Ma i costi in bol-letta sono destinati a lievitare?Si tratta di una falsa polemica. Il pro-blema sta a monte, a livello di scelte nazionali. Per legge i fondi da desti-nare alla manutenzione, ammoder-namento delle reti idriche e distribu-zione dell’acqua non possono essere trovati da nessun’altra parte se non in bolletta. E ovviamente si tratta di cifre elevate. La normativa nazionale andrebbe modificata, in modo che si

possano liberare risorse da investire in un bene primario e di tutti come l’acqua. La rete idrica fiorentina è molto vecchia ed è stata messa a dura prova dallo scorso inverno. Quanto ci vorrà per sostituire le tubature?Abbiamo messo in programma 400 milioni di investimenti in tutta l’area gestita da Publiacqua nei prossimi 15-20 anni. Si tratta di un’opera im-ponente ma più che mai necessaria, considerato il fatto che a causa delle falle della rete perdiamo per strada circa un terzo dell’acqua che distribu-iamo. Un’altra priorità da affrontare è quella del collettore degli scarichi urbani in riva sinistra dell’Arno. Per Firenze si tratta del tema dei temi: ancora oggi gli scarichi di 120mila fiorentini giungono direttamente nel fiume senza depurazione. E’ una pra-tica che trovo vergognosa e a cui met-teremo fine entro tre anni.Una sfida contro il tempo, dunque, la vostra...Abbiamo finalmente concluso le pra-tiche amministrative e burocratiche. A marzo ripartiranno i lavori per la realizzazione del collettore, che erano stati interrotti a causa del ritrovamen-to di residuati bellici e rifiuti urbani, alcuni dei quali risalenti all’alluvio-ne. Entro il 2015, data di scadenza della normativa europea che impone di depurare i fiumi dai rifiuti urbani, l’opera sarà conclusa. E senza alcun disagio per i cittadini, poiché i cantie-ri non interesseranno l’area urbana.

Il movimento fa salute.è uno slogan lanciato della Regione Toscanaed è una delle indicazioni della campagnadell’ Organizzazione Mondiale della Sanitàsui corretti stili di vita della popolazione

Il Consiglio Sanitario Regionale della Toscana nel 2004, ha emanato Linee Guida Regionali “Per la Promozione della salute attraverso l’attività motoria”.Queste attività motorie interessano tutta la popolazione in condi-zioni di salute stabile per assenza di malattia acuta, comprese le per-sone con riduzione delle capacità funzionali da malattie disabilitanti con esiti stabilizzati.La promozione di comportamenti e stili di vita per la salute viene motivata dalla consapevolezza che numerose condizioni di morbo-sità, disabilità e mortalità possono essere prevenute adottando stili di vita positivi, socialmente condivisi. In questo ambito è identificato come obiettivo specifico soprattutto per la popolazione anziana l’aumento della attività fisica regolare

I sistemi sanitari devono farsi carico di aiutare la popolazione a modificare il proprio sitle di vita sostenendo una cultura che recuperi il movimento come parte essenziale nella vita di tutti i giorni; in particolare verso: il soggetto sano sedentario come stimolo a comportamenti di prevenzio-ne i malattie e il soggetto a ridotta capacità motoria indotta per età o per patologia cronica clinicamente stabilizzata.

Le Attività motorie per la popolazione anziana a FirenzeNel territorio di Firenze da molti anni si è consolidata con successo l’esperienza della ginnastica per anziani che vede coinvolti il Comu-ne ed i consigli di Quartiere, le associazioni di promozione sportiva operanti nel territorio comunale , le associazioni di anziani costituite e le migliaia di anziani che frequentano le attività di ginnastica stesse.

Le Attività Motorie Adattate per persone fragilio con disabilitàSono presenti nel territorio del Comune anche numerose persone con condizioni di disabilità che ne riducono la mobilità stimate intorno al 2,3% della popolazione, ed è in incremento il numero di persone con malattie croniche, che non sono disabili ma, che pre-sentano condizioni di fragilità che ne limitano la loro capacità a svol-gere tutte le attività della vita quotidiana con particolare riferimento alla socializzazione e il movimento fuori della propria abitazione.Questa fascia di persone poco mobili e in condizioni di salute fragile, può beneficiare di programmi specifici di attività fisica come indicato dalle Linee guida regionali toscane. La Giunta regionale ha deliberato nel 2005 l’introduzione a sistema delle Attività Motorie Adattate organizzate in collaborazione fra le Aziende Sanitarie, le Società della Salute e gli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti CONI.

La Regione Toscana nel deliberato indicaquesta Attività Motoria Adattata come:Attività non sanitaria• rivolta alla popolazione in condizioni di salute stabili per assen-

za di malattia acuta o con riduzione delle capacità funzionali da condizioni cliniche pregresse con esiti funzionali stabilizzati

• svolta negli abituali contesti della comunità sociale sotto forma di attività di gruppo (14-20 persone) in luoghi deputati ad attività di socializzazione, fitness o in palestre

Gli Istruttori A.F.A. come indicato dalle Linee guida regio-nali sono Professionisti formati con:- Laurea in Scienze Motorie o titolo equipollente- Laurea in Fisioterapia o titolo equipollente

Dal 2006 le strutture dell’SdS di Firenze e della riabilitazione dell’ASL di Firenze, hanno pianificato interventi che hanno coinvol-to i medici curanti, gli enti di promozione sportiva, le associazioni sportive , l’Azienda per i Servizi alla Persona di Montedomini per dare attuazione alle indicazioni della delibera di Giunta regionale 1081/2005 ed attivare nel territorio comunale corsi di Attività Moto-ria Adattata.La SdS Firenze ha provveduto ad inserire l’Attività Fisica Adattata nel Piano Integrato di Salute 2008-2010.

Sono stati messi a punto dai Professionisti Sanitari dell’ASL e suc-cessivamente condivisi con gli erogatori due programmi specifici per persone in condizione di salute fragile specificatamente:a) Attivita’ motoria per soggetti anziani affetti da sindrome algica da

ipomobilita’ e da osteoporosib) Attivita’ motoria per soggetti adulti con rachialgia cronicizzante.

I corsi attivati sono 34 e distribuiti in 19 sedi territoriali che coprono tutti e cinque i Quartieri di Firenze con una media di 3 sedi per Quartiere.

I soggetti erogatori che hanno definito accordi di convenzione con la Societa’ della Salute di Firenze per l’Attivita’ Motoria Adattata sono:• UISP• ENDAS• ANCESCAO• Diaconia Valdese RSA Gignoro • A.S. Gulliver• A.S. Good • A.S. B Side• A.S. Cocchi• Avvenire 2000

Dati del report ASL 10 dell’A.F.A.( relativo al 1° Semestre 2009) inviato alla RegioneDati AFA al 30.6.2009 To.t ASF/4SdS Tot. SdS FiN.erogatori 22 9N.punti erogazione 45 19N.Corsi 89 34N.Comuni della Zona 33 1N.Partecipanti 1420 565

In Tutta la Toscana sono circa 11.500 le Persone che nel primo semestre del 2009 hanno partecipato a Programmi AFA.

Le AFA Speciali e la nuova regolamentazione Nella primavera del 2009 la Regione Toscana, recependo i buoni risultati raggiunti nella sperimentazione introdotta nel 2005 con l’AMA, ha deliberato DGR 459/2009 l’atto di indirizzo alle ASL e SdS per l’organizzazione su tutto il territorio Regionale dell’ “Attività Fisica Adattata”. Nell’atto deliberativo Regionale che è in fase di recepimento nella ASL 10 di Firenze e nella SdS di Firenze, viene introdotta la differen-ziazione fra AFA per persone a bassa disabilità e AFA per Persone ad alta Disabilità individuando due tipologie di programmi:a) Programmi AFA per persone con “bassa disabilità” disegnati per “le sindromi croniche che non limitano le capacità motorie di base o della cura del sé” b)Programmi AFA per persone “alta disabilità” disegnati per “le sindromi croniche stabilizzate con limitazione della capacità motoria e disabilità stabilizzata”

Nel 2010 con l’attuazione della DGR 459/09 accanto alle attuali 2 tipologie di AFA saranno affiancate altre tipologie caratterizzate dai Programmi AFA per persone ad “alta disabilità”. In questo momen-to nel confronto con le Associazioni rappresentanti i soggetti con Disabilità croniche è maturata la decisione di promuovere anche specifici programmi AFA.

Programmi AFA progressivamentea regime nel corso del 20101) Programmi AFA per persone con “bassa disabilità”

a. persoggettianzianiaffettidasindromealgicadaipomobi-lita’edaosteoporosi

b. persoggettiadulticonrachialgiacronicizzante2) Programmi AFA per persone con “alta disabilità”

a. persoggetticonmalattiereumaticheinfasesilenteb. persoggetticonesitistabilizzatidiICTUSc. persoggetticonmalattiadiParkinsonStadiazione(Hoen

&Yahr)1-3

Tutti i programmi AFA promossi nell’ambito del territoriodell’ASL10edadottatidellaquattroSdScheincidonoinquestoterritorio,verrannopubblicatiinsiemealregolamentoAziendalesulsitointernetdell’ASL10esuquellodellaSdSdiFirenze.

IL TUO MEDICO TI hA CONSIGLIATODI PARTECIPARE ALL’A.F.A.?L’accesso ai programmi AFA avvienesuspecificaindicazionedelProprioMedicoCuranteodelMedicoSpecialistachehaincurailsoggettoperilproblemadisalutecronicoodisabilitantespecificoo su proposta dei Servizi di Riabilitazione alla conclusione delProgettoRiabilitativo.Il Cittadino può contattare la rete d’offerta AFA presente nelTerritorio Comunale attraverso il Call Center di MontedominiutilizzandoilNumero Verde:

Il Coordinamento OperativosvoltodaFisioterapistidell’U.O.diRiabilitazioneFunzionaledell’ASL10,invitailcittadinoperunaverificadellivellofunzionaledellacapacitàmotoriaperinserirlonelprogrammaaluiadeguato,nellasedediattivitàdisponibileelogisticamentepiùvicina.IlpersonaledelCoordinamentoOperativoeffettuavisiteperio-diche nelle sedi di attività AFA per monitorare il rispetto deiprogrammi concordati con gli erogatori ed eventuali criticitàriscontrabiliosegnalate.Le strutture erogatrici siimpegnanoattraversounaccordosottoscrittoa:• garantire l’offerta secondo i

protocolli-programmi di eser-cizioconcordaticongliopera-tori sanitari delle ASL e delleS.d.S.

• garantire la sicurezzadeipro-grammidiesercizio,lapuliziael’igienedellepalestre,pisci-neoaltrestrutture.

• garantireirequisitiformativiel’adesionedeipropriistrutto-riaiprogrammidiesercizioconcordati

• assicurarel’attivitàconunatariffaindicativadi2euro(2,5euro per i programmi svolti in piscina) ad accesso, conmodalitàdipagamentomensile

Il Cittadinosiimpegna:• aparteciparealprogrammamotorioproposto• acorrispondere,alsoggettoerogatore,laquotamensiledella

partecipazione al programma AFA ( che si svolge su dueincontrisettimanalisvoltiingruppodelladuratadiunora)

• a corrispondere la quota assicurativa (circa 10 € l’anno)relativamente alla partecipazione ad attività motorie nonagonistiche

• a comunicare all’erogatore qualsiasi variazione della suacondizionedisalutechepossapregiudicarelapartecipazio-nealprogrammaAFA

• acomunicarealCoordinamentodell’ASLeventualicriticitàrilevateincorsodell’attivitàstessa

Dott. Simone BaldiDirettore Area Professionale della RiabilitazioneDirezione Servizi TecnicoSanitari ASL 10 Firenze

L’A.F.A. (Attività Fisica Adattata)nel territorio di FirenzeUna attività organizzata dalla SdSper far Svolgere Un’attività fiSica, Significativa per la SalUte, Socializzando, anche alle perSone poco mobiliin condizioni di SalUte fragili

Informazione a cura della Società della Salute

Page 14: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Una strana storia, quella del presunto trasloco di alcuni banchi del mer-cato di San Lorenzo.Tra

lo stupore degli operatori oltre un mese fa hanno infatti cominciato a circolare voci sempre più insisten-ti di un trasferimento in Lungarno Pecori Giraldi, presso il mercato multietnico, delle postazioni raden-

Il mercato per ora resta al suo postoSAN LORENZO/1. L’ipotesi di uno sgombero circolata tempo fa non piaceva agli esercenti

Luca Serranò

attualità

L’assessore Nardella spiega che per il momento non sono

state prese decisioni riguardo a un eventuale trasferimento

in lungarno Pecori Giraldi: “Siamo all’inizio di un percorso,

non faremo interventi senza coinvolgere le categorie”

ti la basilica. Molti articoli di gior-nale hanno confermato l’ipotesi, e in poco tempo il popolo degli am-bulanti di San Lorenzo ha serrato le fila e chiesto compatta un incontro con l’Amministrazione. La paro-la fine all’incidente di percorso è giunta dopo alcuni giorni, col Co-mune schierato in blocco a smen-tire l’ardito progetto. Ma come si è arrivati a tutto questo? Com’è pos-sibile che una notizia così dirom-pente abbia potuto fare il giro del-la città? I nuovi componenti della commissione commercio per San Lorenzo (oltre duecento votanti, presidente Mauro Bufalari) anco-ra non sanno darsi spiegazioni, ma in coro fanno barriera all’ipotesi sgombero. “è ridicolo pensare di spostarci - spiega Farshid Poosti, vicepresidente della commissione che rappresenta gli ambulanti del mercato - non siamo oggetti ma persone, e anche piuttosto arrab-biate. Siamo i primi a lamentarci delle condizioni di San Lorenzo ma questo non vuol dire che si pos-sano prendere decisioni sopra le nostre teste”. Le smentite piovute nei giorni successivi, dunque, non sono servite a rasserenare comple-tamente il clima. Il timore è ovvia-mente quello che la proposta torni di nuovo sul piatto, magari sotto altra forma. “L’amministrazione ha preso degli impegni - tuona Gior-gio, tra gli ambulanti più longevi (e ascoltati) del mercato - Noi siamo sempre stati disponibili ma è chiaro che se fossero davvero queste le in-tenzioni ci arrabbieremmo molto”. Dario Nardella, vicesindaco non-ché assessore allo sport e allo svi-luppo economico, tiene a precisare che nessuna decisione è stata presa al riguardo. “Siamo solo all’inizio di un lungo percorso di riqualifi-cazione dei mercati – spiega – e di certo ad oggi non possiamo sape-re quali saranno gli scenari futuri. Quel che mi sento di assicurare, ad ogni modo, è che non faremo in-terventi radicali senza coinvolgere le categorie interessate”. Frasi che giungono soavi alle orecchie de-gli ambulanti, ancora scosse dagli articoli apparsi in serie sui giorna-li. “Vorrà dire che qualcuno rema contro - scuote il capo un giovane operatore di via dell’Ariento - forse diamo fastidio, su di noi si dicono tante falsità”. La presenza di merce made in China, per esempio, è una delle accuse che fa più arrabbiare titolari e gestori di banchi. “Ma li guardate i prodotti dei negozi del centro? La merce cinese è dapper-tutto, possibile che la colpa sia sol-tanto nostra?”.

Ci accusano di vendere merce made in China,ma lo fanno tutti

“Abbiamo grandi progetti, speriamo solo che gli

enti locali ci aiutino in questa avventura”. Mauro Bufalari è il nuovo presidente della Com-missione commercio per San Lorenzo, carica ottenuta a larga maggioranza poche settimane fa. Tra le proposte che saranno avanzate all’Amministrazione spicca senz’altro la costituzione di un vero e proprio percorso di “banchi caratteristici”, in modo da restituire al centro di Firen-ze un mercato autenticamente popolare. “Il Comune ci ha dato l’ok, adesso è il momento di co-minciare a far sul serio”, spiega. Punto qualificante del progetto è il ripristino delle vecchie e ferree regole (in particolare del R.e.c., Registro Esercenti il Commer-cio) che governavano la materia prima del decreto Bersani. In questo senso, la famigerata leg-ge speciale per Firenze si rende ancor più necessaria. “Prima di tutto viene la legalità - dice an-cora Mauro Bufalari, titolare di un banco proprio accanto alla basilica - perché senza un ge-neralizzato rispetto delle norme questo mercato continuerà a de-gradarsi sempre più”. Una sotti-le polemica anche nei confronti di quegli operatori che si disin-teressano del bene comune. “E’ proprio a questo che servono le regole – racconta – in tal senso prometto che faremo di tutto per migliorare le cose. Prendete il problema dei rifiuti: serve un nuovo sistema di raccolta per evitare che a fine giornata tutto lo sporco si riversi sulle strade”. Le richieste degli ambulanti, d’altra parte, poggiano anche sulle migliaia di euro (800 per ogni metro quadro) versate ogni anno per l’occupazione del suolo pubblico. “Chiedia-mo soprattutto la costruzione di bagni e la presenza fissa dei vigili urbani - conclude Mauro Bufalari - siamo stanchi di esse-re spennati dalle tasse mentre gli abusivi fanno il bello e il cattivo tempo”.

Parla Mauro Bufalari

“Vogliamo bagnie dei vigili fi ssi”

L’INTERVENTO

/L.S.

attualità

Quando chiedi di un cinese che ha un banco di alimentari nel mercato coper-

to di San Lorenzo, qualcuno dice che forse ti sbagli. Eppu-re Dong è lì, e da quattro mesi vende la sua verdura. Qui è il primo della sua etnia: “Volevo lavorare - dice - il mercato mi piaceva e ho provato”. Accanto, due bangladeshi che vendono frutta. “Anni fa i bangladeshi hanno comprato tanti banchi e vendevano tutti frutta e verdu-ra - dice Alessandro, uno degli operatori storici - ma è andata male. Hanno smesso quasi tut-ti”. Nessuno commercia carne o pesce: i frigoriferi costano tantissimo. Anche fuori, tra le 242 bancarelle, gli ultimi ar-rivati sono originari di Cina e Bangladesh, ma sono già tanti. Negli anni ci sono stati prima i persiani, poi i palestinesi, poi gli slavi, i rumeni e i brasilia-

ni. Adesso loro, che per alcuni hanno superato le altre etnie. E, pure qui, vendono tutti la stessa roba: vestiti e foulard i cinesi, borse e ciondoli gli altri. Tutto a pochi euro. Parlarci è diffici-le. Qualcuno sa l’inglese, l’ita-liano il minimo indispensabile. Ma gli affari vanno male: “è mezzogiorno e ho venduto 15 euro. Lui zero e lei pure - rac-conta Otello, quarant’anni di esperienza, indicando il vicino senegalese e la vicina mandari-na - I cinesi ci provano. Ma il problema è che c’è qualcuno, italiano, che affitta i banchi a prezzi alti nonostante la crisi. Li frega”. Le cifre vanno dai 2.500 euro al mese per un po-sto intorno alla basilica ai 500 di via Panicale, dove ci sono tanti posti vuoti, perché aprire al mattino costa più che tenere chiuso. A San Lorenzo quasi tutti ven-dono accessori in pelle, vestiti

e poco altro. Colpa anche di un turismo più povero. “I cinesi pagano sempre - li difende An-gelo, che gestisce una delle co-operative che monta i banchi al mattino e li smonta la sera - Con i bangladeshi si fa fatica, ma anche con gli italiani. Solo che se loro poi se ne vanno, chi ti

paga?”. Qualche commerciante li accusa di slealtà: “Vendono la tua stessa merce, ma abbassano il prezzo. Ti fanno chiudere”, sostiene Edgar, brasiliano. Ma ormai nel mercato è quasi tutto uguale, fatto in Cina o comun-que dai cinesi. A punirli, però, è l’inesperienza. “Sono anch’io

straniero - dice Dragosh, che ha un banco in via Panicale - ma ho lavorato come commesso per otto anni, prima di mettermi in proprio. Loro aprono dall’oggi al domani e si fanno concorren-za. Non sanno come si lavora. Alcuni hanno già chiuso. Andrà così anche per gli altri”.

Riccardo Bianchi

In via Panicale un ragazzo nero alticcio saluta un uomo bian-

co e gli mette una mano sulla spalla. “Amore?”, chiede, e lo accompagna in un negozio, sor-passando due africani che stanno sulla porta. Dopo dieci minuti, l’uomo è ancora seduto accan-to alla cassa, in fondo al locale. Scene del genere si ripetono an-cora nella strada, un tempo feu-do dei neri. Ma oggi non più. Nel bazar col nome africano c’è un cinese. Ovunque rivendite e call center di bangladeshi. “Si notano di più da quando fanno capannel-lo fuori dal centro Snai” dico-no i commercianti italiani. Ma c’è chi è storico, come Alamgir, che nel 2001 ha aperto l’Orien-tal Alimentari, un supermarket etnico: “Vendiamo solo a stra-nieri, anche operatori del mer-cato. Abbiamo avuto un calo del 70 per cento in pochi anni, ma

continuo a pagare 1400 euro al mese di affitto”. Ad un italiano. In piazza del mercato, un picco-lo negozio di accessori ha aperto vicino al kebabbaro. Dentro due ragazzi cinesi. Una, molto bella, non capisce l’italiano. L’altro dice che l’attività, di tre mesi, è del fratello. Ma della crisi non sa niente. Nel senso che non cono-sce la parola. I cinesi stanno ac-quistando i tanti fondi vuoti del quartiere. Via Faenza e le strade limitrofe sono una costellazione di commercianti asiatici. Tra i colleghi italiani la frase è: “Sono bravi, non danno noia. Ma mi domando chi e perché gli affitta i fondi”. Le clientele sono sepa-rate. Al mini-market all’incrocio con via Panicale una commessa anziana con gli occhi a mandor-la dice che la sua è solo asiati-ca. Alla friggitoria numero 34, come riportato sulla targa stori-ca, i gestori ora sono cinesi. La ragazza al banco spiega che gli affari sono calati perché non ci sono turisti: “Meno 50 per cento in un anno. Abbiamo mandato via una commessa. Ma l’affitto non è calato. Se continua così, chiudiamo”. Chi è il proprieta-rio? “Un italiano”.

“La crisi c’è anche per noi”FOCUS. Calo di vendite anche per gli stranieri

SAN LORENZO/2. In aumento il numero dei commercianti dell’estremo oriente che affittano bancarelle

E tra i banchi si parla sempre più cinese

Nell’area esterna sono tanti

gli ambulanti asiatici, mentre in quella

coperta per adesso c’è solo Dong,

che da quattro mesi vende lì la sua verdura

/R.B.

Perso il 50 per cento in un anno, se continua così noi chiudiamo

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Page 15: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Una strana storia, quella del presunto trasloco di alcuni banchi del mer-cato di San Lorenzo.Tra

lo stupore degli operatori oltre un mese fa hanno infatti cominciato a circolare voci sempre più insisten-ti di un trasferimento in Lungarno Pecori Giraldi, presso il mercato multietnico, delle postazioni raden-

Il mercato per ora resta al suo postoSAN LORENZO/1. L’ipotesi di uno sgombero circolata tempo fa non piaceva agli esercenti

Luca Serranò

attualità

L’assessore Nardella spiega che per il momento non sono

state prese decisioni riguardo a un eventuale trasferimento

in lungarno Pecori Giraldi: “Siamo all’inizio di un percorso,

non faremo interventi senza coinvolgere le categorie”

ti la basilica. Molti articoli di gior-nale hanno confermato l’ipotesi, e in poco tempo il popolo degli am-bulanti di San Lorenzo ha serrato le fila e chiesto compatta un incontro con l’Amministrazione. La paro-la fine all’incidente di percorso è giunta dopo alcuni giorni, col Co-mune schierato in blocco a smen-tire l’ardito progetto. Ma come si è arrivati a tutto questo? Com’è pos-sibile che una notizia così dirom-pente abbia potuto fare il giro del-la città? I nuovi componenti della commissione commercio per San Lorenzo (oltre duecento votanti, presidente Mauro Bufalari) anco-ra non sanno darsi spiegazioni, ma in coro fanno barriera all’ipotesi sgombero. “è ridicolo pensare di spostarci - spiega Farshid Poosti, vicepresidente della commissione che rappresenta gli ambulanti del mercato - non siamo oggetti ma persone, e anche piuttosto arrab-biate. Siamo i primi a lamentarci delle condizioni di San Lorenzo ma questo non vuol dire che si pos-sano prendere decisioni sopra le nostre teste”. Le smentite piovute nei giorni successivi, dunque, non sono servite a rasserenare comple-tamente il clima. Il timore è ovvia-mente quello che la proposta torni di nuovo sul piatto, magari sotto altra forma. “L’amministrazione ha preso degli impegni - tuona Gior-gio, tra gli ambulanti più longevi (e ascoltati) del mercato - Noi siamo sempre stati disponibili ma è chiaro che se fossero davvero queste le in-tenzioni ci arrabbieremmo molto”. Dario Nardella, vicesindaco non-ché assessore allo sport e allo svi-luppo economico, tiene a precisare che nessuna decisione è stata presa al riguardo. “Siamo solo all’inizio di un lungo percorso di riqualifi-cazione dei mercati – spiega – e di certo ad oggi non possiamo sape-re quali saranno gli scenari futuri. Quel che mi sento di assicurare, ad ogni modo, è che non faremo in-terventi radicali senza coinvolgere le categorie interessate”. Frasi che giungono soavi alle orecchie de-gli ambulanti, ancora scosse dagli articoli apparsi in serie sui giorna-li. “Vorrà dire che qualcuno rema contro - scuote il capo un giovane operatore di via dell’Ariento - forse diamo fastidio, su di noi si dicono tante falsità”. La presenza di merce made in China, per esempio, è una delle accuse che fa più arrabbiare titolari e gestori di banchi. “Ma li guardate i prodotti dei negozi del centro? La merce cinese è dapper-tutto, possibile che la colpa sia sol-tanto nostra?”.

Ci accusano di vendere merce made in China,ma lo fanno tutti

“Abbiamo grandi progetti, speriamo solo che gli

enti locali ci aiutino in questa avventura”. Mauro Bufalari è il nuovo presidente della Com-missione commercio per San Lorenzo, carica ottenuta a larga maggioranza poche settimane fa. Tra le proposte che saranno avanzate all’Amministrazione spicca senz’altro la costituzione di un vero e proprio percorso di “banchi caratteristici”, in modo da restituire al centro di Firen-ze un mercato autenticamente popolare. “Il Comune ci ha dato l’ok, adesso è il momento di co-minciare a far sul serio”, spiega. Punto qualificante del progetto è il ripristino delle vecchie e ferree regole (in particolare del R.e.c., Registro Esercenti il Commer-cio) che governavano la materia prima del decreto Bersani. In questo senso, la famigerata leg-ge speciale per Firenze si rende ancor più necessaria. “Prima di tutto viene la legalità - dice an-cora Mauro Bufalari, titolare di un banco proprio accanto alla basilica - perché senza un ge-neralizzato rispetto delle norme questo mercato continuerà a de-gradarsi sempre più”. Una sotti-le polemica anche nei confronti di quegli operatori che si disin-teressano del bene comune. “E’ proprio a questo che servono le regole – racconta – in tal senso prometto che faremo di tutto per migliorare le cose. Prendete il problema dei rifiuti: serve un nuovo sistema di raccolta per evitare che a fine giornata tutto lo sporco si riversi sulle strade”. Le richieste degli ambulanti, d’altra parte, poggiano anche sulle migliaia di euro (800 per ogni metro quadro) versate ogni anno per l’occupazione del suolo pubblico. “Chiedia-mo soprattutto la costruzione di bagni e la presenza fissa dei vigili urbani - conclude Mauro Bufalari - siamo stanchi di esse-re spennati dalle tasse mentre gli abusivi fanno il bello e il cattivo tempo”.

Parla Mauro Bufalari

“Vogliamo bagnie dei vigili fi ssi”

L’INTERVENTO

/L.S.

attualità

Quando chiedi di un cinese che ha un banco di alimentari nel mercato coper-

to di San Lorenzo, qualcuno dice che forse ti sbagli. Eppu-re Dong è lì, e da quattro mesi vende la sua verdura. Qui è il primo della sua etnia: “Volevo lavorare - dice - il mercato mi piaceva e ho provato”. Accanto, due bangladeshi che vendono frutta. “Anni fa i bangladeshi hanno comprato tanti banchi e vendevano tutti frutta e verdu-ra - dice Alessandro, uno degli operatori storici - ma è andata male. Hanno smesso quasi tut-ti”. Nessuno commercia carne o pesce: i frigoriferi costano tantissimo. Anche fuori, tra le 242 bancarelle, gli ultimi ar-rivati sono originari di Cina e Bangladesh, ma sono già tanti. Negli anni ci sono stati prima i persiani, poi i palestinesi, poi gli slavi, i rumeni e i brasilia-

ni. Adesso loro, che per alcuni hanno superato le altre etnie. E, pure qui, vendono tutti la stessa roba: vestiti e foulard i cinesi, borse e ciondoli gli altri. Tutto a pochi euro. Parlarci è diffici-le. Qualcuno sa l’inglese, l’ita-liano il minimo indispensabile. Ma gli affari vanno male: “è mezzogiorno e ho venduto 15 euro. Lui zero e lei pure - rac-conta Otello, quarant’anni di esperienza, indicando il vicino senegalese e la vicina mandari-na - I cinesi ci provano. Ma il problema è che c’è qualcuno, italiano, che affitta i banchi a prezzi alti nonostante la crisi. Li frega”. Le cifre vanno dai 2.500 euro al mese per un po-sto intorno alla basilica ai 500 di via Panicale, dove ci sono tanti posti vuoti, perché aprire al mattino costa più che tenere chiuso. A San Lorenzo quasi tutti ven-dono accessori in pelle, vestiti

e poco altro. Colpa anche di un turismo più povero. “I cinesi pagano sempre - li difende An-gelo, che gestisce una delle co-operative che monta i banchi al mattino e li smonta la sera - Con i bangladeshi si fa fatica, ma anche con gli italiani. Solo che se loro poi se ne vanno, chi ti

paga?”. Qualche commerciante li accusa di slealtà: “Vendono la tua stessa merce, ma abbassano il prezzo. Ti fanno chiudere”, sostiene Edgar, brasiliano. Ma ormai nel mercato è quasi tutto uguale, fatto in Cina o comun-que dai cinesi. A punirli, però, è l’inesperienza. “Sono anch’io

straniero - dice Dragosh, che ha un banco in via Panicale - ma ho lavorato come commesso per otto anni, prima di mettermi in proprio. Loro aprono dall’oggi al domani e si fanno concorren-za. Non sanno come si lavora. Alcuni hanno già chiuso. Andrà così anche per gli altri”.

Riccardo Bianchi

In via Panicale un ragazzo nero alticcio saluta un uomo bian-

co e gli mette una mano sulla spalla. “Amore?”, chiede, e lo accompagna in un negozio, sor-passando due africani che stanno sulla porta. Dopo dieci minuti, l’uomo è ancora seduto accan-to alla cassa, in fondo al locale. Scene del genere si ripetono an-cora nella strada, un tempo feu-do dei neri. Ma oggi non più. Nel bazar col nome africano c’è un cinese. Ovunque rivendite e call center di bangladeshi. “Si notano di più da quando fanno capannel-lo fuori dal centro Snai” dico-no i commercianti italiani. Ma c’è chi è storico, come Alamgir, che nel 2001 ha aperto l’Orien-tal Alimentari, un supermarket etnico: “Vendiamo solo a stra-nieri, anche operatori del mer-cato. Abbiamo avuto un calo del 70 per cento in pochi anni, ma

continuo a pagare 1400 euro al mese di affitto”. Ad un italiano. In piazza del mercato, un picco-lo negozio di accessori ha aperto vicino al kebabbaro. Dentro due ragazzi cinesi. Una, molto bella, non capisce l’italiano. L’altro dice che l’attività, di tre mesi, è del fratello. Ma della crisi non sa niente. Nel senso che non cono-sce la parola. I cinesi stanno ac-quistando i tanti fondi vuoti del quartiere. Via Faenza e le strade limitrofe sono una costellazione di commercianti asiatici. Tra i colleghi italiani la frase è: “Sono bravi, non danno noia. Ma mi domando chi e perché gli affitta i fondi”. Le clientele sono sepa-rate. Al mini-market all’incrocio con via Panicale una commessa anziana con gli occhi a mandor-la dice che la sua è solo asiati-ca. Alla friggitoria numero 34, come riportato sulla targa stori-ca, i gestori ora sono cinesi. La ragazza al banco spiega che gli affari sono calati perché non ci sono turisti: “Meno 50 per cento in un anno. Abbiamo mandato via una commessa. Ma l’affitto non è calato. Se continua così, chiudiamo”. Chi è il proprieta-rio? “Un italiano”.

“La crisi c’è anche per noi”FOCUS. Calo di vendite anche per gli stranieri

SAN LORENZO/2. In aumento il numero dei commercianti dell’estremo oriente che affittano bancarelle

E tra i banchi si parla sempre più cinese

Nell’area esterna sono tanti

gli ambulanti asiatici, mentre in quella

coperta per adesso c’è solo Dong,

che da quattro mesi vende lì la sua verdura

/R.B.

Perso il 50 per cento in un anno, se continua così noi chiudiamo

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Page 16: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

ZOOM/1. A Firenze ci sono (poche) famiglie che gestiscono una miriade di fondi

La città di chi possiede palazzi interiIstituti assicurativi e

banche, ma anche

semplici privati: spesso

immensi patrimoni

immobiliari sono

concentrati nelle mani

di pochi. Ecco una

“mappa delle rendite”

C’era una volta una città in cui la ricchezza delle famiglie e la loro influenza sui destini di Firenze si misurava sulla bel-

lezza dei palazzi e sull’altezza delle loro torri. Adesso che quelle torri sono state in gran parte scapitozzate, influenza e status sociale non si misurano più per altezza, ma per estensione. E i patrimoni immobiliari, nelle mani di pochi sog-getti non sono più ostentati, tutt’altro. Tant’è che risulta difficile tracciare una mappa dei grandi proprietari, tanto più adesso che la giun-ta Renzi, di fronte al progressivo abbandono dei negozi storici e all’emorragia di abitanti dal centro, ha dato il via alla crociata contro la “città della rendita”. Ma chi sono dunque i protagoni-sti dell’oligopolio immobiliare fiorentino? Tal-volta è sufficiente leggere le targhe in marmo o le insegne affisse sui muri: grandi istituti assi-curativi possiedono palazzi nelle zone storiche, come Fondiaria in piazza della Repubblica o Generali in piazza della Signoria. Uffici ai piani superiori, fondi commerciali al piano terra: col-locazioni strategiche che negli anni scorsi han-no spinto al rialzo gli affitti richiesti ai gestori di bar storici come Rivoire o Paszkowski, con minacce di chiusura poi rientrate. Ci sono poi alcuni istituti bancari, anch’essi proprietari da tempo immemore di fondi destinati ad abitazio-ni o negozi. Ma alcune banche stanno dismet-tendo il loro patrimonio, vendendolo a società private spesso riconducibili a singole famiglie: è il caso dei fratelli Fratini (eredi dei fondatori

della Rifle) che negli ultimi anni hanno acqui-sito, tra gli altri, l’attuale immobile che ospita Zara (ex sede del Banco di Sicilia) e di Palazzo Tornabuoni (Ex Banca Intesa) in via Strozzi, dove è stato realizzato un residence extra lus-so. Nuovi proprietari che affiancano le dinastie nobiliari che tutt’ora possiedono le storiche residenze familiari, destinandole a negozi ed appartamenti. Caso diverso è quello che riguar-da le proprietà dell’Arcidiocesi, dell’Istituto di sostentamento del clero e dei singoli complessi religiosi: numerosi sono i fondi commerciali ed abitativi che rientrano nel patrimonio ecclesia-stico, ma differentemente dagli altri proprietari, la Chiesa tende a mantenere i livelli di locazio-

ne a prezzi più bassi rispetto a quelli di merca-to, non perseguendo quindi intenti speculativi ma conservativi. Fin qui niente di sorprendente. Ma sbaglia chi pensa che i grandi proprietari di immobili siano concentrati nel centro storico, o che essi siano solo gli eredi di grandi e note dinastie fiorentine. I protagonisti della rendita fondiaria sono talvolta anche famiglie ignote ai più, tranne a coloro a cui affittano case e fondi commerciali, spesso situati in zone periferiche della città. Interi immobili con alcuni negozi e decine di appartamenti intestati alla stessa per-sona? Capita più spesso di quanto si possa im-maginare. Anche questa è la città della rendita, ma non andatelo a dire ai proprietari.

Lorenzo Salusest

l’inchiesta

L’aumento dei canoni di affitto sta cau-sando la chiusura di molti negozi sto-

rici. Il sindaco ha lanciato un messaggio ai proprietari, affermando che l’era della ren-dita di posizione è finita. Condivide?Non posso che condividere. Fin dall’inizio questa amministrazione ha fatto della lotta alla rendita una delle sue bandiere. La rendita sta soffocando le imprese, i negozi, le boutique e noi non assisteremo passivamente. Da un lato chiamiamo i proprietari alla responsabilità e al rispetto, dall’altro vogliamo combattere questa battaglia con ogni mezzo, a partire dal tavolo di confronto con il Governo. Gli affitti sono molto alti anche in periferia, dove i negozi di vicinato stanno cedendo il passo alle catene in franchising. Una con-seguenza ineludibile della globalizzazione?Ci rendiamo conto che combattere da soli contro la globalizzazione è impossibile, non si può fermare un fenomeno storico. Ma lo si può governare, trovando nuove strade per arginare l’impoverimento culturale e sociale delle nostre strade e piazze evidenziato dalla scomparsa dei negozi storici e di vicinato per il proliferare di kebab, internet point, pizzerie al taglio. Introdurremo nuove regole, senza na-turalmente porre questioni di discriminazione sociale o culturale, ma per preservare un coe-rente sviluppo della città, nell’interesse di tutti. Inoltre, stiamo perfezionando una importante intesa per promuovere i Centri commerciali naturali, meritevoli di sostegno perché hanno un ruolo vitale nel tessuto urbano fiorentino e difendono la nostra ‘tipicità’.Cosa può fare il Comune per scrivere la pa-rola fine sulla rendita di posizione? Come amministrazione sappiamo di non avere strumenti normativi efficaci per controllare il fenomeno. Proprio per questo vogliamo por-re il problema al Governo, anche attraverso la discussione sulla legge speciale per Firenze, per poter utilizzare la leva vincolistica e la leva fiscale, con meccanismi di incentivi e disin-centivi.

Parla il vicesindaco Nardella

“Serve un interventoa livello governativo”

/L.S.

L’INTERVISTA

l’inchiesta

C’è chi viene e c’è chi va. Via Torna-buoni, strada fio-rentina delle griffe

per eccellenza, sta (ormai da qual-che anno) subendo la crisi che nel 2009 ha finito per attanagliare tutto il mondo, nessuno escluso. Il ri-sultato è un via vai di negozi che chiudono, a volte riaprendo in al-tre location e a volte non riaprendo affatto, sparendo dalla circolazione senza dare più segni di vita. Il cro-cevia della moda, dove da un po’ si assiste ad una sorta di “danza delle saracinesche” è Tornabuoni, Strozzi, Vigna nuova. Queste le tre strade dello shopping con la S ma-iuscola, quelle dove “se ci sei vuol dire che conti qualcosa nell’olim-po fashion”. E se non ci sei più? La questione è amletica. Il primo (previdente) a chiudere i battenti, già qualche anno fa, è stato Yves Saint Laurent, che da trent’anni stava all’inizio di via Tornabuoni ed ha lasciato spazio a Burberry, che ha preso il suo posto. L’hanno seguito a ruota Hugo Boss, che ha chiuso in via Tornabuoni (ma ha un punto vendita in piazza della Repubblica), Trussardi, che aveva un maxi negozio di oltre 400 me-tri quadri (con un affaccio anche in piazza Strozzi) nella stessa strada, Roberta di Camerino in via del Pa-rione, Versace che stava “di casa” nella torre Gianfigliazzi, proprio di fronte al palazzo Spini Feroni della maison Ferragamo, Escada in via Strozzi, Cartier che si è trasferito poco distante e Brooks Brothers, che aveva aperto in via della Vi-gna Nuova poco più di un lustro fa. Tutti sono andati via promettendo a clienti e aficionados di spostar-si altrove, ma ad oggi nessuna di queste griffe ha reso note nuove aperture. Una vox populi nell’aria da tempo parla di Fendi come il prossimo della lista a sloggiare la-sciando spazio a Louis Vuitton, che a quel punto guadagnerebbe l’inte-ro isolato che si affaccia su piazza Strozzi. Sono sempre voci quelle che parlano delle cattive acque in cui sembrerebbero navigare anche Bottega Veneta, che ha la sua bouti-que in via Strozzi, Gianfranco Fer-rè, le cui vetrine si affacciano metà su via della Vigna Nuova e metà su via del sole, e Rebecca, brand tutto toscano che sembra abbia difficoltà a tenere aperto il prestigioso punto vendita aperto in anni recenti a po-chi metri da piazza Antinori. Com-messi e impiegati tremano al solo pensiero di chiusure imminenti e alcuni si mobilitano per tempo, alla ricerca di un posto di lavoro più

Da Yves Saint Laurent a Hugo Boss, fi no a Versace, Escada e Brooks Brothers.

Le grandi fi rme continuano a chiudere le loro boutique nelle strade più centrali

della città, lasciando spazio a saracinesche abbassate e cartelli con la scritta “affi ttasi”

ZOOM/2. Non si ferma l’ondata che ha coinvolto molti negozi del triangolo della moda fiorentina

Via Tornabuoni, ancora bandoni chiusi

Via Tornabuoni

Barbara Biondi

stabile, operazione quanto mai dif-ficile. Nel frattempo, alcuni bando-ni restano chiusi e i cartelli affittasi rimangono appesi alle vetrine per mesi. D’altronde, con i tempi che corrono, è comprensibile che an-che grandi e facoltose aziende non siano disposte a spendere cifre che si aggirano, a seconda del negozio, sugli “80mila euro mensili di cano-ne”, come spiega la proprietaria di uno dei fondi vuoti.

Come fossero abiti da indos-sare, stagione dopo stagio-

ne, i gioielli debuttano a Pitti. In effetti i manufatti realizzati dalle sorelle Marzia e Daniela Banci di Banci Gioielli Prezio-so, prima azienda orafa ad avere accesso alla kermesse più mo-daiola di Firenze, non si presta-no a recitare la parte dei sempli-ci accessori, pretendono quella da protagonista. Pezzi unici o riprodotti al massimo in 9 esem-plari (ma sempre rigorosamente a mano), ideati a partire da un tema, come testimoniano i nomi dati alle singole creazioni e alle diverse collezioni. Geodedica, Parto, Firmamento, fino alla futuristica World Wide Web. In ogni caso si tratta di forme del tutto originali e altamente evo-cative. Come l’anello intaglia-to nel corallo più brillante o la collana che richiama forme e colori lunari. “O ci ispiriamo ad un titolo e lo sviluppiamo con diverse sfaccettature – rac-conta Marzia Banci, la maggio-re delle due sorelle – oppure li plasmiamo sulla persona che ce li richiede, sull’occasione che vuole celebrare, sul carattere e sui suoi colori”. Un’arte in gra-do di far sentire ogni donna una regina, assicura Marzia, ma che richiede tempo, pazienza, attesa dell’ispirazione giusta e un at-teggiamento quasi di ascetismo nei confronti della fretta con-temporanea. “Ogni anello ha la sua storia, qualcuno può aver bisogno di 2-3 anni per nascere, dal momento dell’idea alla rea-lizzazione”. Il tempo che ci vuo-le ad edificare piccole opere di architettura, in cui sono evidenti gli studi in materia delle due so-relle. Per sfornare il “mantello” in oro bianco e argento ispirato alla costellazione dell’Aquila ci sono voluti 4 anni. Ma il risulta-to parla chiaro: “Le donne che cerchiamo di mettere in luce – conclude Marzia Banci - sono come le nostre creazioni: mal-leabili, duttili e uniche, dunque preziose”.

Visto in passerella

L’oro si fa mantello E debutta a Pitti

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Page 17: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

ZOOM/1. A Firenze ci sono (poche) famiglie che gestiscono una miriade di fondi

La città di chi possiede palazzi interiIstituti assicurativi e

banche, ma anche

semplici privati: spesso

immensi patrimoni

immobiliari sono

concentrati nelle mani

di pochi. Ecco una

“mappa delle rendite”

C’era una volta una città in cui la ricchezza delle famiglie e la loro influenza sui destini di Firenze si misurava sulla bel-

lezza dei palazzi e sull’altezza delle loro torri. Adesso che quelle torri sono state in gran parte scapitozzate, influenza e status sociale non si misurano più per altezza, ma per estensione. E i patrimoni immobiliari, nelle mani di pochi sog-getti non sono più ostentati, tutt’altro. Tant’è che risulta difficile tracciare una mappa dei grandi proprietari, tanto più adesso che la giun-ta Renzi, di fronte al progressivo abbandono dei negozi storici e all’emorragia di abitanti dal centro, ha dato il via alla crociata contro la “città della rendita”. Ma chi sono dunque i protagoni-sti dell’oligopolio immobiliare fiorentino? Tal-volta è sufficiente leggere le targhe in marmo o le insegne affisse sui muri: grandi istituti assi-curativi possiedono palazzi nelle zone storiche, come Fondiaria in piazza della Repubblica o Generali in piazza della Signoria. Uffici ai piani superiori, fondi commerciali al piano terra: col-locazioni strategiche che negli anni scorsi han-no spinto al rialzo gli affitti richiesti ai gestori di bar storici come Rivoire o Paszkowski, con minacce di chiusura poi rientrate. Ci sono poi alcuni istituti bancari, anch’essi proprietari da tempo immemore di fondi destinati ad abitazio-ni o negozi. Ma alcune banche stanno dismet-tendo il loro patrimonio, vendendolo a società private spesso riconducibili a singole famiglie: è il caso dei fratelli Fratini (eredi dei fondatori

della Rifle) che negli ultimi anni hanno acqui-sito, tra gli altri, l’attuale immobile che ospita Zara (ex sede del Banco di Sicilia) e di Palazzo Tornabuoni (Ex Banca Intesa) in via Strozzi, dove è stato realizzato un residence extra lus-so. Nuovi proprietari che affiancano le dinastie nobiliari che tutt’ora possiedono le storiche residenze familiari, destinandole a negozi ed appartamenti. Caso diverso è quello che riguar-da le proprietà dell’Arcidiocesi, dell’Istituto di sostentamento del clero e dei singoli complessi religiosi: numerosi sono i fondi commerciali ed abitativi che rientrano nel patrimonio ecclesia-stico, ma differentemente dagli altri proprietari, la Chiesa tende a mantenere i livelli di locazio-

ne a prezzi più bassi rispetto a quelli di merca-to, non perseguendo quindi intenti speculativi ma conservativi. Fin qui niente di sorprendente. Ma sbaglia chi pensa che i grandi proprietari di immobili siano concentrati nel centro storico, o che essi siano solo gli eredi di grandi e note dinastie fiorentine. I protagonisti della rendita fondiaria sono talvolta anche famiglie ignote ai più, tranne a coloro a cui affittano case e fondi commerciali, spesso situati in zone periferiche della città. Interi immobili con alcuni negozi e decine di appartamenti intestati alla stessa per-sona? Capita più spesso di quanto si possa im-maginare. Anche questa è la città della rendita, ma non andatelo a dire ai proprietari.

Lorenzo Salusest

l’inchiesta

L’aumento dei canoni di affitto sta cau-sando la chiusura di molti negozi sto-

rici. Il sindaco ha lanciato un messaggio ai proprietari, affermando che l’era della ren-dita di posizione è finita. Condivide?Non posso che condividere. Fin dall’inizio questa amministrazione ha fatto della lotta alla rendita una delle sue bandiere. La rendita sta soffocando le imprese, i negozi, le boutique e noi non assisteremo passivamente. Da un lato chiamiamo i proprietari alla responsabilità e al rispetto, dall’altro vogliamo combattere questa battaglia con ogni mezzo, a partire dal tavolo di confronto con il Governo. Gli affitti sono molto alti anche in periferia, dove i negozi di vicinato stanno cedendo il passo alle catene in franchising. Una con-seguenza ineludibile della globalizzazione?Ci rendiamo conto che combattere da soli contro la globalizzazione è impossibile, non si può fermare un fenomeno storico. Ma lo si può governare, trovando nuove strade per arginare l’impoverimento culturale e sociale delle nostre strade e piazze evidenziato dalla scomparsa dei negozi storici e di vicinato per il proliferare di kebab, internet point, pizzerie al taglio. Introdurremo nuove regole, senza na-turalmente porre questioni di discriminazione sociale o culturale, ma per preservare un coe-rente sviluppo della città, nell’interesse di tutti. Inoltre, stiamo perfezionando una importante intesa per promuovere i Centri commerciali naturali, meritevoli di sostegno perché hanno un ruolo vitale nel tessuto urbano fiorentino e difendono la nostra ‘tipicità’.Cosa può fare il Comune per scrivere la pa-rola fine sulla rendita di posizione? Come amministrazione sappiamo di non avere strumenti normativi efficaci per controllare il fenomeno. Proprio per questo vogliamo por-re il problema al Governo, anche attraverso la discussione sulla legge speciale per Firenze, per poter utilizzare la leva vincolistica e la leva fiscale, con meccanismi di incentivi e disin-centivi.

Parla il vicesindaco Nardella

“Serve un interventoa livello governativo”

/L.S.

L’INTERVISTA

l’inchiesta

C’è chi viene e c’è chi va. Via Torna-buoni, strada fio-rentina delle griffe

per eccellenza, sta (ormai da qual-che anno) subendo la crisi che nel 2009 ha finito per attanagliare tutto il mondo, nessuno escluso. Il ri-sultato è un via vai di negozi che chiudono, a volte riaprendo in al-tre location e a volte non riaprendo affatto, sparendo dalla circolazione senza dare più segni di vita. Il cro-cevia della moda, dove da un po’ si assiste ad una sorta di “danza delle saracinesche” è Tornabuoni, Strozzi, Vigna nuova. Queste le tre strade dello shopping con la S ma-iuscola, quelle dove “se ci sei vuol dire che conti qualcosa nell’olim-po fashion”. E se non ci sei più? La questione è amletica. Il primo (previdente) a chiudere i battenti, già qualche anno fa, è stato Yves Saint Laurent, che da trent’anni stava all’inizio di via Tornabuoni ed ha lasciato spazio a Burberry, che ha preso il suo posto. L’hanno seguito a ruota Hugo Boss, che ha chiuso in via Tornabuoni (ma ha un punto vendita in piazza della Repubblica), Trussardi, che aveva un maxi negozio di oltre 400 me-tri quadri (con un affaccio anche in piazza Strozzi) nella stessa strada, Roberta di Camerino in via del Pa-rione, Versace che stava “di casa” nella torre Gianfigliazzi, proprio di fronte al palazzo Spini Feroni della maison Ferragamo, Escada in via Strozzi, Cartier che si è trasferito poco distante e Brooks Brothers, che aveva aperto in via della Vi-gna Nuova poco più di un lustro fa. Tutti sono andati via promettendo a clienti e aficionados di spostar-si altrove, ma ad oggi nessuna di queste griffe ha reso note nuove aperture. Una vox populi nell’aria da tempo parla di Fendi come il prossimo della lista a sloggiare la-sciando spazio a Louis Vuitton, che a quel punto guadagnerebbe l’inte-ro isolato che si affaccia su piazza Strozzi. Sono sempre voci quelle che parlano delle cattive acque in cui sembrerebbero navigare anche Bottega Veneta, che ha la sua bouti-que in via Strozzi, Gianfranco Fer-rè, le cui vetrine si affacciano metà su via della Vigna Nuova e metà su via del sole, e Rebecca, brand tutto toscano che sembra abbia difficoltà a tenere aperto il prestigioso punto vendita aperto in anni recenti a po-chi metri da piazza Antinori. Com-messi e impiegati tremano al solo pensiero di chiusure imminenti e alcuni si mobilitano per tempo, alla ricerca di un posto di lavoro più

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Via Tornabuoni, ancora bandoni chiusi

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stabile, operazione quanto mai dif-ficile. Nel frattempo, alcuni bando-ni restano chiusi e i cartelli affittasi rimangono appesi alle vetrine per mesi. D’altronde, con i tempi che corrono, è comprensibile che an-che grandi e facoltose aziende non siano disposte a spendere cifre che si aggirano, a seconda del negozio, sugli “80mila euro mensili di cano-ne”, come spiega la proprietaria di uno dei fondi vuoti.

Come fossero abiti da indos-sare, stagione dopo stagio-

ne, i gioielli debuttano a Pitti. In effetti i manufatti realizzati dalle sorelle Marzia e Daniela Banci di Banci Gioielli Prezio-so, prima azienda orafa ad avere accesso alla kermesse più mo-daiola di Firenze, non si presta-no a recitare la parte dei sempli-ci accessori, pretendono quella da protagonista. Pezzi unici o riprodotti al massimo in 9 esem-plari (ma sempre rigorosamente a mano), ideati a partire da un tema, come testimoniano i nomi dati alle singole creazioni e alle diverse collezioni. Geodedica, Parto, Firmamento, fino alla futuristica World Wide Web. In ogni caso si tratta di forme del tutto originali e altamente evo-cative. Come l’anello intaglia-to nel corallo più brillante o la collana che richiama forme e colori lunari. “O ci ispiriamo ad un titolo e lo sviluppiamo con diverse sfaccettature – rac-conta Marzia Banci, la maggio-re delle due sorelle – oppure li plasmiamo sulla persona che ce li richiede, sull’occasione che vuole celebrare, sul carattere e sui suoi colori”. Un’arte in gra-do di far sentire ogni donna una regina, assicura Marzia, ma che richiede tempo, pazienza, attesa dell’ispirazione giusta e un at-teggiamento quasi di ascetismo nei confronti della fretta con-temporanea. “Ogni anello ha la sua storia, qualcuno può aver bisogno di 2-3 anni per nascere, dal momento dell’idea alla rea-lizzazione”. Il tempo che ci vuo-le ad edificare piccole opere di architettura, in cui sono evidenti gli studi in materia delle due so-relle. Per sfornare il “mantello” in oro bianco e argento ispirato alla costellazione dell’Aquila ci sono voluti 4 anni. Ma il risulta-to parla chiaro: “Le donne che cerchiamo di mettere in luce – conclude Marzia Banci - sono come le nostre creazioni: mal-leabili, duttili e uniche, dunque preziose”.

Visto in passerella

L’oro si fa mantello E debutta a Pitti

LA NOVITÀ

/F.P.

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Page 18: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

è stato facile, spontaneo, quasi scontato prende-re il cellulare e man-dare uno, due, tre mes-

saggini a chi chiedeva di inviarli a sostegno della popolazione di Haiti. Il difficile, invece, viene ora. Adesso che il sipario sul terremoto si sta abbassando, adesso che le immagini di quei bambini straziati si allontanano nel tempo e fanno meno male. Da tanti anni, 22 per l’esattez-za, ad Haiti opera la Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, da tempo in prima linea per portare sollievo a una popo-lazione che già prima del sisma era piagata dalla povertà. La Fondazione negli anni ha porta-to avanti una lunga lista di pro-getti. Tra gli altri, ha costruito un orfanotrofio per 600 bambini, un ospedale pediatrico, scuole di strada per altri 6mila bambini e un centro di riabilitazione per bimbi disabili. Immediatamente dopo che la terra ha smesso di ruggire, la Fondazione si è at-tivata per mettere a disposizio-ne l’ospedale pediatrico N.P.H Saint Damien come base per gli aiuti internazionali. L’ospedale, costruito con criteri antisismici, è stato danneggiato ma è rimasto in piedi e non ha mai smesso di

La popolazione colpita dal sisma ha ancora bisogno dell’aiuto di tutti per ripartire:

per questo è importante tenere alta l’attenzione soprattutto adesso che è passato

un po’ di tempo e continuare con le donazioni anche nella fase post-emergenza

L’INIZIATIVA. Il Reporter a fianco della Fondazione Rava perchè sul terremoto non cali il silenzio

Fari puntati, Haiti non va dimenticata

speciale

Benedetta Strappi

funzionare. Le operazioni non si sono mai fermate, e la struttura è arrivata ad assistere anche 700 persone contemporaneamente, oltre a servire da quartier gene-rale per la Protezione Civile Ita-liana. Un dato, la dice lunga. In quei primi, strazianti, tre giorni nella struttura sono nati tre bam-bini. E anche dopo, tante sono state le future mamme arrivate con complicanze, che si è scelto di aprire un reparto maternità. E mentre si accoglievano le nuove vite, la Fondazione ha conti-nuato a lavorare su tutti i fronti, distribuendo acqua e cibo, orga-nizzando centri di accoglienza e ampliando l’orfanotrofio per accogliere altri bambini. Oggi ad Haiti è tutto da rifare, e il mo-mento di aiutare non finisce mai. Il Reporter - così come altre pubblicazioni della Web&Press Edizioni - ha scelto di sostenere la Fondazione Rava e di provare a tenere le luci puntate su que-sta tragedia. Ed è per questo che dalle nostre pagine rilanciamo l’appello a donare, a dare il pro-prio contributo perché il Paese e la sua gente riescano a rialzarsi.

Le foto di questa pagina sono state scattate all’ospedale pediatrico N.P.H. Saint Damien della Fondazione Francesca Rava

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[email protected] www.nphitalia.org

FONDAZIONE FRANCESCA RAVA - N.P.H. ITALIA ONLUSBONIFICO: IBAN IT 39 G 03062 34210 000000760000C/C POSTALE 17775230Intestati a Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia OnlusCARTA DI CREDITO su www.nphitalia.org oppure chiamando il numero 02/54122917

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LA TUA DONAZIONE SERVIRÀ PER L’INVIO DI TEAM MEDICI ALL’OSPEDALEPEDIATRICO N.P.H. SAINT DAMIEN DELLA FONDAZIONE FRANCESCA RAVA, LARIABILITAZIONE, LA CURA E L'APPLICAZIONE DI PROTESI AI BAMBINI CHEHANNO SUBITO FRATTURE E AMPUTAZIONI, L’ACCOGLIENZA DI BAMBINIORFANI, LA RICOSTRUZIONE DI CASE PER GLI SFOLLATI DELLE TENDOPOLI.

La Fondazione Francesca Rava rappresenta in Italia l’organizzazione umanitaria N.P.H. Nuestros PequeñosHermanos, presente da 20 anni nell’isola quarto mondo di Haiti con numerosi progetti per l’infanzia, sottola guida di Padre Richard Frechette sacerdote e medico in prima linea.

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18 Febbraio 2010

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saggini a chi chiedeva di inviarli a sostegno della popolazione di Haiti. Il difficile, invece, viene ora. Adesso che il sipario sul terremoto si sta abbassando, adesso che le immagini di quei bambini straziati si allontanano nel tempo e fanno meno male. Da tanti anni, 22 per l’esattez-za, ad Haiti opera la Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, da tempo in prima linea per portare sollievo a una popo-lazione che già prima del sisma era piagata dalla povertà. La Fondazione negli anni ha porta-to avanti una lunga lista di pro-getti. Tra gli altri, ha costruito un orfanotrofio per 600 bambini, un ospedale pediatrico, scuole di strada per altri 6mila bambini e un centro di riabilitazione per bimbi disabili. Immediatamente dopo che la terra ha smesso di ruggire, la Fondazione si è at-tivata per mettere a disposizio-ne l’ospedale pediatrico N.P.H Saint Damien come base per gli aiuti internazionali. L’ospedale, costruito con criteri antisismici, è stato danneggiato ma è rimasto in piedi e non ha mai smesso di

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Page 20: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Saranno Enrico Rossi (Pd, Sel, Idv, Prc,

Pdci), Monica Faenzi (Pdl, Lega Nord),

Francesco Bosi (Udc) e Alfonso De Virgiliis

(Radicali) a sfi darsi il mese prossimo

per la successione a Claudio Martini

politica

Sarà una corsa a quattro per la presidenza della Regione Toscana. A conten-dersi la poltrona di governatore sono tre uomini e una donna. Ad aprire le danze delle candidature è stato Enrico Rossi, attuale assessore regionale al diritto alla salute, che non ha avuto bisogno di primarie di sorta per essere

scelto come rappresentante di Pd, Sinistra ecologia libertà, Italia dei Valori, Rifon-dazione Comunista e Comunisti Italiani. La sua nomina è giunta un paio di mesi fa, mentre quella che si è fatta maggiormente attendere è stata quella di Monica Faenzi. Deputata e sindaco di Castiglione della Pescaia, la Faenzi correrà con la casacca del Pdl e la squadra di supporto della Lega Nord, alleata di malavoglia in terre toscane. Dopo tanto tribolare a fine gennaio il suo nome è stato ufficializzato direttamente dal premier Silvio Berlusconi, che l’ha preferita al candidato in pectore, l’ex An Riccar-do Migliori. Il parlamentare si è fatto elegantemente da parte per lasciare spazio alla ex italo forzuta bionda della Maremma, unica donna in lizza. Che si appresta a incal-zare l’armata Rossi soprattutto sul terreno dell’immigrazione e dello sviluppo eco-nomico. E il capitolo Cie (Centro di identificazione ed espulsione dei clandestini) ha già fatto scattare le prime scintille tra i due. Nonostante l’apertura del candidato del centrosinistra. Rossi ha infatti avanzato una “via toscana” ai centri di identificazione. “Non vogliamo centri di detenzione dove non si rispettino i diritti umani – ha recen-temente dichiarato – ma tanti piccoli Cie gestiti in collaborazione con volontariato e mediatori culturali, dove gli immigrati privi di documenti possano essere trattenuti nel rispetto della loro dignità. E dove, per quelli che sono disponibili ad accoglie-

Paola Ferri

Francesco Bosi

AL VOTO. Verso il rinnovamento del governo toscano. Ecco chi sono gli aspiranti al “trono”

Tre uomini e una donna per la Regionere proposte di lavoro, possano essere avviati processi di regolarizzazione”. “L’idea mi fa sorridere – gli ha replicato la Faenzi – anzi arrabbiare. Gli italiani perdono anni per trovare un impiego e ai clandestini sarebbe dato lavoro in tre mesi”. La battaglia si preannuncia senza esclusione di colpi, anche se per l’aspi-rante prima govenatora della Toscana la strada è tutta in salita, considerato il vantaggio temporale del superassessore e il distacco in termini percentuali che da decenni fa di questa regione una roc-caforte della sinistra. A far da terzo e quarto “incomodo” nel duello saranno Francesco Bosi e Alfonso De Virgiliis, candidati rispettivamente per l’Udc e per i Radicali. Sfumata l’ipotesi Olivie-ro Toscani, il celebre fotografo scelto in prima battuta da Pannella e Bonino per tentare l’impresa, la nomina è ricaduta su De Virgiliis, noto imprenditore non-ché ideatore del Premio Internazionale Galileo, prestigioso riconoscimento cul-turale attribuito, tra gli altri, a Roberto Benigni. Dall’altra parte il deputato e sindaco di Rio Marina Francesco Bosi, due volte sottosegretario alla difesa con il governo Berlusconi. I fiorentini lo ricorderanno anche nei panni di consi-gliere comunale, carica che ha ricoperto dal 1975 al ’90. Altri due personaggi, dunque, in grado di arricchire il quadro di una campagna elettorale che si profila tutt’altro che scontata.

Lo sapevate che sanità e politiche sociali assorbono il 75 per cento del bilancio regionale? Si tratta di cifre da capogiro,

attestate per il 2010 attorno a 6 miliardi e 746 milioni di euro su un totale di 8 miliardi e 890 milioni di spesa preventivata. Ed è grazie al pareggio dei conti in ambito sanità, raggiunto nel 2006 e mantenuto tra le tempeste di una difficile congiuntura econo-mica, che la nostra regione si è potuta permettere di non frugare oltre nelle tasche dei contribuenti. Tant’è che la Toscana man-tiene la pressione fiscale più bassa d’Italia, eccezion fatta per le regioni a statuto speciale e la Basilicata, forte del suo tesoretto

d’oro nero. Il contenimento dei costi della sanità pubblica ci ha portato, tra l’altro, al centro della scena nazionale, a prenderci i complimenti del ministro Giulio Tremonti e del premier Berlu-sconi. Ma non è stata solo la sanità a trascinarci sotto i riflettori in questi ultimi cinque anni. La scorsa primavera ad attirare l’atten-zione mediatica ci pensò la “legge regionale sull’immigrazione”. Una polemica per tutte: il diritto dei cittadini stranieri, clandestini compresi, di accedere alle cure ospedaliere senza incorrere in una denuncia per clandestinità. Sono state poi la tragedia di Viareggio e l’emergenza maltempo dello scorso Natale a farci salire mal-

volentieri all’onore delle cronache. E a mostrare a tutto il Paese un popolo che si rimbocca le maniche e va avanti. Nonostante le risorse arrivino a spizzichi e bocconi dal governo centrale. La regione di Martini è anche quella del “Piano casa” rivisto e cor-retto in salsa toscana. Così corretto da non attirare nemmeno una richiesta per ampliare o ristrutturare baracca o castello che fosse. Per intravedere una via d’uscita dalla crisi, allora, meglio guar-dare altrove. E investire in innovazione ed energie rinnovabili. Perché la Regione ha deciso che la ripresa sarà “green”, anche grazie ad appetitosi incentivi.

Il tesoretto della Toscana? Tutto in saluteBILANCI. Conti in ordine ed “economia verde”, l’eredità dell’amministrazione uscente. Con qualche neo

/P.F.

Alfonso De Virgiliis

Enrico Rossi Monica Faenzi

politica

Cristina Giachi si è appena accomodata sulla sua nuova poltrona e ha già un’agenda strapie-na. Questo incarico no, non se lo aspettava e le è giunto in maniera un po’ irrituale (ma non

nell’era Renzi). “Matteo mi ha mandato un messaggi-no con il cellulare, poi mi ha convocata ufficialmente”. Quarantun anni, ricercatrice universitaria, è lei il nuo-vo assessore a Università, ricerca e politiche giovanili, carica che ha assunto il mese scorso dopo il rimpasto di giunta, resosi necessario in seguito alle dimissioni dell’assessore allo sport Barbara Cavandoli. New entry sì, ma fino a un certo punto, considerando il fatto che c’era proprio lei dietro ai famosi 100 punti in 100 giorni, cavallo di battaglia della campagna elettorale e Bibbia dei primi mesi di mandato del nuovo sindaco. Università e città, un rapporto destinato a cambiare nei prossimi mesi?Al momento il rapporto è da costruire, l’obiettivo è quello di farlo diventare un interscambio produttivo per entrambe le parti. Ora come ora l’ateneo ha rapporti spo-radici con la realtà cittadina e con l’amministrazione, lavoreremo per far sì che il dialogo diventi continuo ed organico. Già in campagna elettorale ci eravamo mossi in questa direzione, organizzando alcune iniziative volte a creare spazi d’incontro tra le istituzioni accademiche e di ricerca e l’amministrazione. Ma la fase più importante consiste nel coinvolgere la cittadinanza. In che modo?Rendendola partecipe del valore della ricerca, aprendo il mondo accademico a chi non ne fa parte. La conoscenza

non deve rimanere un privilegio per élite ristrette, deve essere accessibile a tutti i cittadini. C’è innanzitutto un problema di comunicazione, che rende difficile far emer-gere il mondo universitario dalla nicchia degli addetti ai lavori. Una chiusura che impedisce agli stessi enti di ri-cerca diversi di attivare una vera e propria sinergia. Come valorizzare istituzioni come il Cnr e altri centri di studio che hanno base a Firenze?Il nostro obiettivo è quello di creare una rete in grado di mettere in contatto i diversi attori, non ultimi gli stessi

cittadini, spesso poco o per niente a conoscenza di queste realtà.E parlando di connessioni concrete, il Polo sociale di Novoli e quello scientifico di Sesto risultano ancora decentrati e isolati dal punto di vista dei trasporti pubblici.Lo stesso sindaco ha espresso la volontà di prolungare le linee tramviarie per servire i due poli universitari, in una logica che tenda ad includerli il più possibile nel tessuto cittadino. Il che rappresenta una premessa fondamentale all’integrazione nella società vera e propria.Altra tematica all’ordine del giorno: la situazione abitativa dei numerosi studenti fuori sede di casa a Firenze.Le politiche cittadine possono fare molto per risolvere questo problema, a partire dalla lotta agli affitti in nero. Si tratta di un tema complesso, su cui lavoreremo in stret-ta collaborazione con l’assessorato alla casa. E per quel che riguarda le politiche giovanili ci sono già idee in cantiere?L’assessore Di Giorgi, che deteneva la delega prima di me, ha già avviato dei provvedimenti interessanti, volti a creare e valorizzare spazi di aggregazione e di espressio-ne artistica, nonché iniziative per incentivare lo sport tra i giovani. La strada maestra è già segnata e credo che non serva altro che proseguire su questo cammino.

Cristina Giachi

Durata di sei anni, rinnovabile per altri sei, manutenzione

ordinaria a carico della Fiorenti-na, straordinaria sulle spalle del Comune e realizzazione del mi-nicentro sportivo ai “campini” di viale Maratona completamente a spese della società viola. Entro un anno. La convenzione c’è, fir-mata da entrambe le parti e mes-sa in cassaforte. Sì, perché ce n’è voluto di tempo e di impegno per ottenerla. Il prezioso documen-to è costato un anno e mezzo di trattative (da luglio 2008) e la “testa” di un assessore (Barba-ra Cavandoli, dimessasi proprio durante/a causa delle trattative). Eppure una volta prese in mano le pratiche, il nuovo titolare del-le deleghe allo sport, il vicesin-daco Dario Nardella, ha portato a casa il risultato in quattro e

quattr’otto. “In realtà si è tratta-to soltanto di condurre in porto delle trattative già ben avviate”. E nel frattempo dall’opposizione c’è chi parla di capro espiatorio-Barbara. “Chiunque al posto suo – commenta Francesco Torselli, consigliere Pdl - avrebbe restitu-ito la propria delega nella mani di un sindaco che in pubblico, a fronte delle difficoltà nella fir-ma della convenzione, l’ha di fatto delegittimata dicendo di prendere in mano la situazione. A Barbara Cavandoli va ricono-sciuta la grande dignità per aver scelto le dimissioni piuttosto che prostrarsi al protagonismo di Renzi”. Di rinnovo della conven-

zione se ne è cominciato a parla-re che lo scettro dello sport era ancora nelle salde mani di Euge-nio Giani e sul trono di sindaco sedeva Leonardo Domenici. Si è arenata nelle sabbie mobili degli incassi pubblicitari prima, della Cittadella viola poi, nell’inchie-sta giudiziaria su Castello come conseguenza. Per poi rimanere impigliata in un manto erboso più marrone che verde o nella diatriba sulle competenze per spalare la neve. Ma alla fine è calato il sipario anche sull’ulti-ma puntata della telenovela. Il dado è tratto e pare che il ri-sultato abbia soddisfatto sia la Fiorentina che Palazzo Vecchio. E ora, “risolto nel migliore dei modi il nodo della convenzio-ne”, come si legge in un comu-nicato congiunto, tutti al lavoro per costruire il “sogno” della Cittadella. Il nuovo stadio entra di striscio nell’intesa, laddove si prevede la possibilità di un terzo rinnovo in caso a luglio 2022 la “nuvola” di Fuksas non fosse an-cora terminata. Ma nel frattem-po, quantomeno, mister Prandel-li avrà il tanto sospirato centro sportivo, a due passi dallo stadio. E i tifosi il cuore in pace.

Diego Della Valle

Francesca Puliti

“Ricerca a portata di tuttiE più spazi per i giovani”

PALAZZO VECCHIO/1. Intervista al neo-assessore Cristina Giachi

Pace fatta con la Fiorentina, entro l’anno il centro sportivo

/F.P.

PALAZZO VECCHIO/2. Trovata l’intesa

La conoscenza non deve rimanere un privilegio per élite ristrette

Risolto nel migliore dei modi il nodo della convenzione

20 Febbraio 2010

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Page 21: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Saranno Enrico Rossi (Pd, Sel, Idv, Prc,

Pdci), Monica Faenzi (Pdl, Lega Nord),

Francesco Bosi (Udc) e Alfonso De Virgiliis

(Radicali) a sfi darsi il mese prossimo

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politica

Sarà una corsa a quattro per la presidenza della Regione Toscana. A conten-dersi la poltrona di governatore sono tre uomini e una donna. Ad aprire le danze delle candidature è stato Enrico Rossi, attuale assessore regionale al diritto alla salute, che non ha avuto bisogno di primarie di sorta per essere

scelto come rappresentante di Pd, Sinistra ecologia libertà, Italia dei Valori, Rifon-dazione Comunista e Comunisti Italiani. La sua nomina è giunta un paio di mesi fa, mentre quella che si è fatta maggiormente attendere è stata quella di Monica Faenzi. Deputata e sindaco di Castiglione della Pescaia, la Faenzi correrà con la casacca del Pdl e la squadra di supporto della Lega Nord, alleata di malavoglia in terre toscane. Dopo tanto tribolare a fine gennaio il suo nome è stato ufficializzato direttamente dal premier Silvio Berlusconi, che l’ha preferita al candidato in pectore, l’ex An Riccar-do Migliori. Il parlamentare si è fatto elegantemente da parte per lasciare spazio alla ex italo forzuta bionda della Maremma, unica donna in lizza. Che si appresta a incal-zare l’armata Rossi soprattutto sul terreno dell’immigrazione e dello sviluppo eco-nomico. E il capitolo Cie (Centro di identificazione ed espulsione dei clandestini) ha già fatto scattare le prime scintille tra i due. Nonostante l’apertura del candidato del centrosinistra. Rossi ha infatti avanzato una “via toscana” ai centri di identificazione. “Non vogliamo centri di detenzione dove non si rispettino i diritti umani – ha recen-temente dichiarato – ma tanti piccoli Cie gestiti in collaborazione con volontariato e mediatori culturali, dove gli immigrati privi di documenti possano essere trattenuti nel rispetto della loro dignità. E dove, per quelli che sono disponibili ad accoglie-

Paola Ferri

Francesco Bosi

AL VOTO. Verso il rinnovamento del governo toscano. Ecco chi sono gli aspiranti al “trono”

Tre uomini e una donna per la Regionere proposte di lavoro, possano essere avviati processi di regolarizzazione”. “L’idea mi fa sorridere – gli ha replicato la Faenzi – anzi arrabbiare. Gli italiani perdono anni per trovare un impiego e ai clandestini sarebbe dato lavoro in tre mesi”. La battaglia si preannuncia senza esclusione di colpi, anche se per l’aspi-rante prima govenatora della Toscana la strada è tutta in salita, considerato il vantaggio temporale del superassessore e il distacco in termini percentuali che da decenni fa di questa regione una roc-caforte della sinistra. A far da terzo e quarto “incomodo” nel duello saranno Francesco Bosi e Alfonso De Virgiliis, candidati rispettivamente per l’Udc e per i Radicali. Sfumata l’ipotesi Olivie-ro Toscani, il celebre fotografo scelto in prima battuta da Pannella e Bonino per tentare l’impresa, la nomina è ricaduta su De Virgiliis, noto imprenditore non-ché ideatore del Premio Internazionale Galileo, prestigioso riconoscimento cul-turale attribuito, tra gli altri, a Roberto Benigni. Dall’altra parte il deputato e sindaco di Rio Marina Francesco Bosi, due volte sottosegretario alla difesa con il governo Berlusconi. I fiorentini lo ricorderanno anche nei panni di consi-gliere comunale, carica che ha ricoperto dal 1975 al ’90. Altri due personaggi, dunque, in grado di arricchire il quadro di una campagna elettorale che si profila tutt’altro che scontata.

Lo sapevate che sanità e politiche sociali assorbono il 75 per cento del bilancio regionale? Si tratta di cifre da capogiro,

attestate per il 2010 attorno a 6 miliardi e 746 milioni di euro su un totale di 8 miliardi e 890 milioni di spesa preventivata. Ed è grazie al pareggio dei conti in ambito sanità, raggiunto nel 2006 e mantenuto tra le tempeste di una difficile congiuntura econo-mica, che la nostra regione si è potuta permettere di non frugare oltre nelle tasche dei contribuenti. Tant’è che la Toscana man-tiene la pressione fiscale più bassa d’Italia, eccezion fatta per le regioni a statuto speciale e la Basilicata, forte del suo tesoretto

d’oro nero. Il contenimento dei costi della sanità pubblica ci ha portato, tra l’altro, al centro della scena nazionale, a prenderci i complimenti del ministro Giulio Tremonti e del premier Berlu-sconi. Ma non è stata solo la sanità a trascinarci sotto i riflettori in questi ultimi cinque anni. La scorsa primavera ad attirare l’atten-zione mediatica ci pensò la “legge regionale sull’immigrazione”. Una polemica per tutte: il diritto dei cittadini stranieri, clandestini compresi, di accedere alle cure ospedaliere senza incorrere in una denuncia per clandestinità. Sono state poi la tragedia di Viareggio e l’emergenza maltempo dello scorso Natale a farci salire mal-

volentieri all’onore delle cronache. E a mostrare a tutto il Paese un popolo che si rimbocca le maniche e va avanti. Nonostante le risorse arrivino a spizzichi e bocconi dal governo centrale. La regione di Martini è anche quella del “Piano casa” rivisto e cor-retto in salsa toscana. Così corretto da non attirare nemmeno una richiesta per ampliare o ristrutturare baracca o castello che fosse. Per intravedere una via d’uscita dalla crisi, allora, meglio guar-dare altrove. E investire in innovazione ed energie rinnovabili. Perché la Regione ha deciso che la ripresa sarà “green”, anche grazie ad appetitosi incentivi.

Il tesoretto della Toscana? Tutto in saluteBILANCI. Conti in ordine ed “economia verde”, l’eredità dell’amministrazione uscente. Con qualche neo

/P.F.

Alfonso De Virgiliis

Enrico Rossi Monica Faenzi

politica

Cristina Giachi si è appena accomodata sulla sua nuova poltrona e ha già un’agenda strapie-na. Questo incarico no, non se lo aspettava e le è giunto in maniera un po’ irrituale (ma non

nell’era Renzi). “Matteo mi ha mandato un messaggi-no con il cellulare, poi mi ha convocata ufficialmente”. Quarantun anni, ricercatrice universitaria, è lei il nuo-vo assessore a Università, ricerca e politiche giovanili, carica che ha assunto il mese scorso dopo il rimpasto di giunta, resosi necessario in seguito alle dimissioni dell’assessore allo sport Barbara Cavandoli. New entry sì, ma fino a un certo punto, considerando il fatto che c’era proprio lei dietro ai famosi 100 punti in 100 giorni, cavallo di battaglia della campagna elettorale e Bibbia dei primi mesi di mandato del nuovo sindaco. Università e città, un rapporto destinato a cambiare nei prossimi mesi?Al momento il rapporto è da costruire, l’obiettivo è quello di farlo diventare un interscambio produttivo per entrambe le parti. Ora come ora l’ateneo ha rapporti spo-radici con la realtà cittadina e con l’amministrazione, lavoreremo per far sì che il dialogo diventi continuo ed organico. Già in campagna elettorale ci eravamo mossi in questa direzione, organizzando alcune iniziative volte a creare spazi d’incontro tra le istituzioni accademiche e di ricerca e l’amministrazione. Ma la fase più importante consiste nel coinvolgere la cittadinanza. In che modo?Rendendola partecipe del valore della ricerca, aprendo il mondo accademico a chi non ne fa parte. La conoscenza

non deve rimanere un privilegio per élite ristrette, deve essere accessibile a tutti i cittadini. C’è innanzitutto un problema di comunicazione, che rende difficile far emer-gere il mondo universitario dalla nicchia degli addetti ai lavori. Una chiusura che impedisce agli stessi enti di ri-cerca diversi di attivare una vera e propria sinergia. Come valorizzare istituzioni come il Cnr e altri centri di studio che hanno base a Firenze?Il nostro obiettivo è quello di creare una rete in grado di mettere in contatto i diversi attori, non ultimi gli stessi

cittadini, spesso poco o per niente a conoscenza di queste realtà.E parlando di connessioni concrete, il Polo sociale di Novoli e quello scientifico di Sesto risultano ancora decentrati e isolati dal punto di vista dei trasporti pubblici.Lo stesso sindaco ha espresso la volontà di prolungare le linee tramviarie per servire i due poli universitari, in una logica che tenda ad includerli il più possibile nel tessuto cittadino. Il che rappresenta una premessa fondamentale all’integrazione nella società vera e propria.Altra tematica all’ordine del giorno: la situazione abitativa dei numerosi studenti fuori sede di casa a Firenze.Le politiche cittadine possono fare molto per risolvere questo problema, a partire dalla lotta agli affitti in nero. Si tratta di un tema complesso, su cui lavoreremo in stret-ta collaborazione con l’assessorato alla casa. E per quel che riguarda le politiche giovanili ci sono già idee in cantiere?L’assessore Di Giorgi, che deteneva la delega prima di me, ha già avviato dei provvedimenti interessanti, volti a creare e valorizzare spazi di aggregazione e di espressio-ne artistica, nonché iniziative per incentivare lo sport tra i giovani. La strada maestra è già segnata e credo che non serva altro che proseguire su questo cammino.

Cristina Giachi

Durata di sei anni, rinnovabile per altri sei, manutenzione

ordinaria a carico della Fiorenti-na, straordinaria sulle spalle del Comune e realizzazione del mi-nicentro sportivo ai “campini” di viale Maratona completamente a spese della società viola. Entro un anno. La convenzione c’è, fir-mata da entrambe le parti e mes-sa in cassaforte. Sì, perché ce n’è voluto di tempo e di impegno per ottenerla. Il prezioso documen-to è costato un anno e mezzo di trattative (da luglio 2008) e la “testa” di un assessore (Barba-ra Cavandoli, dimessasi proprio durante/a causa delle trattative). Eppure una volta prese in mano le pratiche, il nuovo titolare del-le deleghe allo sport, il vicesin-daco Dario Nardella, ha portato a casa il risultato in quattro e

quattr’otto. “In realtà si è tratta-to soltanto di condurre in porto delle trattative già ben avviate”. E nel frattempo dall’opposizione c’è chi parla di capro espiatorio-Barbara. “Chiunque al posto suo – commenta Francesco Torselli, consigliere Pdl - avrebbe restitu-ito la propria delega nella mani di un sindaco che in pubblico, a fronte delle difficoltà nella fir-ma della convenzione, l’ha di fatto delegittimata dicendo di prendere in mano la situazione. A Barbara Cavandoli va ricono-sciuta la grande dignità per aver scelto le dimissioni piuttosto che prostrarsi al protagonismo di Renzi”. Di rinnovo della conven-

zione se ne è cominciato a parla-re che lo scettro dello sport era ancora nelle salde mani di Euge-nio Giani e sul trono di sindaco sedeva Leonardo Domenici. Si è arenata nelle sabbie mobili degli incassi pubblicitari prima, della Cittadella viola poi, nell’inchie-sta giudiziaria su Castello come conseguenza. Per poi rimanere impigliata in un manto erboso più marrone che verde o nella diatriba sulle competenze per spalare la neve. Ma alla fine è calato il sipario anche sull’ulti-ma puntata della telenovela. Il dado è tratto e pare che il ri-sultato abbia soddisfatto sia la Fiorentina che Palazzo Vecchio. E ora, “risolto nel migliore dei modi il nodo della convenzio-ne”, come si legge in un comu-nicato congiunto, tutti al lavoro per costruire il “sogno” della Cittadella. Il nuovo stadio entra di striscio nell’intesa, laddove si prevede la possibilità di un terzo rinnovo in caso a luglio 2022 la “nuvola” di Fuksas non fosse an-cora terminata. Ma nel frattem-po, quantomeno, mister Prandel-li avrà il tanto sospirato centro sportivo, a due passi dallo stadio. E i tifosi il cuore in pace.

Diego Della Valle

Francesca Puliti

“Ricerca a portata di tuttiE più spazi per i giovani”

PALAZZO VECCHIO/1. Intervista al neo-assessore Cristina Giachi

Pace fatta con la Fiorentina, entro l’anno il centro sportivo

/F.P.

PALAZZO VECCHIO/2. Trovata l’intesa

La conoscenza non deve rimanere un privilegio per élite ristrette

Risolto nel migliore dei modi il nodo della convenzione

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Page 22: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

L’ex procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna ha vis-suto in prima persona gli anni della “caccia” al mo-stro. Anni di profonde trasformazioni sociali, in cui l’assassino (o gli assassini) delle coppiette riuscì a

scuotere, terrorizzandolo, un Paese intero. D’improvviso, Jack lo squartatore era resuscitato e si aggirava di notte per le campagne della provincia di Firenze. Genitori di mezza Italia cominciaro-no a chiedersi se non fosse più sicuro che i loro figli restassero liberamente a casa, senza falsi pudori, invece di spingerli a cercar tra i boschi un riparo al proprio amore. Oggi, a distanza di tan-ti anni, molte domande aspettano ancora una risposta. Quanta verità conosciamo? Possiamo essere certi che il mostro non si aggiri ancora tra di noi? “Quando ho lasciato, nel 1997, il qua-dro probatorio nei confronti di Pacciani e dei suoi compagni di merende era già molto consistente - racconta Vigna - Lotti aveva appena confessato d’aver preso parte a quattro delitti, fornendo dettagli precisi su come si erano svolti i fatti, e molti altri indizi gravavano sui tre”. Nel 2000 Giancarlo Lotti fu infatti condan-nato a 26 anni di reclusione, mentre a Vanni, il postino di San Casciano con la mania del duce, toccò l’ergastolo per quattro dei duplici omicidi in concorso con Pacciani. Nessun chirurgo dalla mano esperta, nessun (ricco) genio del male. “La storia del chi-rurgo è una leggenda – chiarisce Vigna – le perizie dimostrarono che in sala operatoria si procede in tutt’altro modo”. Riguardo alle ipotesi di un secondo livello, la pista investigativa seguita da Paolo Canessa, Michele Giuttari e dal p.m. di Perugia Mignini (questi ultimi due recentemente condannati per abuso d’ufficio in concorso), l’ex procuratore appare scettico: “Sviluppi clamo-rosi non ce ne sono stati, la parola fine credo l’abbia scritta la sentenza del 2000”. Torsolo (Vanni), Catanga (Lotti) e il Vampa (Pacciani), restano dunque ad oggi gli unici individui collega-ti con certezza ai delitti del mostro: “Mi convinsi che Pacciani era l’uomo che cercavamo rileggendo un suo vecchio verbale d’interrogatorio – spiega Pier Luigi Vigna riferendosi all’omi-cidio del 1951, quando il contadino di Mercatale aveva ucciso l’amante della sua fidanzata – Un particolare mi fece saltare sulla sedia: disse che l’impulso omicida era scaturito alla vista della mano dell’uomo sul seno sinistro della donna”. In almeno tre dei sette duplici omicidi, in effetti, il mostro si accanì su quella parte anatomica per ricavarne feticci. Lunedì 8 settembre 1985, poche ore dopo il ritrovamento della coppia di francesi barbaramente uccisa a Scopeti, un lembo di seno arrivò in una busta sigillata sulla scrivania della dottoressa Silvia della Monica, che aveva a suo tempo investigato sui primi delitti. “Sono convinto che siano soltanto due le questioni ancora aperte. La prima è proprio lo scopo delle escissioni e della raccolta di feticci. La seconda – conclude – è forse la più ostica: come ha fatto Pacciani a entrare in possesso della Beretta calibro 22 che aveva già ammazzato nel 1968? Semmai ci fosse ancora qualcosa da scoprire, credo proprio si nasconda tra le righe di quella terribile vicenda”.

focus

L’INTERVISTA. L’ex procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna racconta quegli anni bui

“Sul Mostro restano ancora due dubbi”Luca SerranòIntorno alla vicenda di Pietro Pacciani

e compagni rimane qualche cono

d’ombra e il magistrato è convinto

che ci siano due questioni aperte:

perché la raccolta di feticci?

E da dove arrivò quella Beretta

che nel 1968 aveva già ammazzato?

Pier Luigi Vigna

SETTE DUPLICI OMICIDISono sette i duplici omicidi attribuibili al mostro (i mostri?) di Fi-renze. Il primo (14 settembre 1974) venne collegato al killer delle coppiette sette anni più tardi, quando a Mosciano di Scandicci fu-rono ritrovati i corpi di Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi. Stessa pistola e stesso accanimento sulle vittime. Il mostro colpirà poi al-tre cinque volte (l’ultima l’8 settembre 1985), e in quasi tutti i casi si veri� cherà il rituale dell’escissione di organi femminili. Nono-stante sia stato compiuto con la stessa pistola, il duplice omicidio avvenuto a Signa nel 1968 non è attribuito al mostro di Firenze.

1982: LA PISTA SARDALa pista sarda comincia a farsi largo nel 1982, quando vengono rinvenuti i proiettili utilizzati nell’omicidio del ‘68 a Signa. La pi-stola, si scopre, è la stessa del mostro. Il giudice istruttore Mario Rotella, nonostante a suo tempo fosse stato condannato il marito della vittima, riapre il caso e accusa del delitto un clan di sardi le-gato a Francesco Vinci (e al marito stesso), pregiudicato operante da tempo nella zona. Quando le indagini sembrano a una svolta, con Vinci sospettato anche per gli omicidi seriali, il mostro torna a colpire smontando l’intero castello accusatorio.

SPUNTA IL NOME DEL PACCIANIPietro Pacciani entra nell’inchiesta già nel 1985, grazie a una lette-ra anonima. Anni dopo, da una lista di persone che erano state in carcere per reati legati al sesso, ma libere nei giorni degli omicidi, rispunta il suo nome. Dopo appostamenti e perquisizioni (trovata una cartuccia compatibile con l’arma dei delitti) viene arrestato il 16 gennaio 1993. Condannato in primo grado e assolto in appello, muore d’infarto (22/2/98) dopo che la Cassazione aveva ordinato di rifare il processo. Nel 2000 i suoi compagni di merende Vanni e Lotti vengono condannati in via de� nitiva per solo 4 dei 7 duplici omicidi.

“C’ERA UN DOTTORE...”L’ipotesi dei mandanti muove da alcune frasi (“c’era un dottore”) di Giancarlo Lotti e dal denaro che Pacciani custodiva in alcuni buoni postali. Il capo del Gides Michele Giuttari e il p.m Paolo Canessa si convincono così che i compagni di merende prelevassero i feticci dietro compenso di un ricco dottore, che se ne sarebbe servito per riti esoterici di gruppo. Le indagini si intrecciano poi con quelle della procura di Perugia, dove si riapre il caso della morte (1985) del medico Francesco Narducci. Il farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei si ritrova indagato come mandante del presunto omicidio del medico umbro e dei delitti del mostro. Nel 2008 è stato prosciolto da tutte le accuse.

LA VICENDA

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L’ex procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna ha vis-suto in prima persona gli anni della “caccia” al mo-stro. Anni di profonde trasformazioni sociali, in cui l’assassino (o gli assassini) delle coppiette riuscì a

scuotere, terrorizzandolo, un Paese intero. D’improvviso, Jack lo squartatore era resuscitato e si aggirava di notte per le campagne della provincia di Firenze. Genitori di mezza Italia cominciaro-no a chiedersi se non fosse più sicuro che i loro figli restassero liberamente a casa, senza falsi pudori, invece di spingerli a cercar tra i boschi un riparo al proprio amore. Oggi, a distanza di tan-ti anni, molte domande aspettano ancora una risposta. Quanta verità conosciamo? Possiamo essere certi che il mostro non si aggiri ancora tra di noi? “Quando ho lasciato, nel 1997, il qua-dro probatorio nei confronti di Pacciani e dei suoi compagni di merende era già molto consistente - racconta Vigna - Lotti aveva appena confessato d’aver preso parte a quattro delitti, fornendo dettagli precisi su come si erano svolti i fatti, e molti altri indizi gravavano sui tre”. Nel 2000 Giancarlo Lotti fu infatti condan-nato a 26 anni di reclusione, mentre a Vanni, il postino di San Casciano con la mania del duce, toccò l’ergastolo per quattro dei duplici omicidi in concorso con Pacciani. Nessun chirurgo dalla mano esperta, nessun (ricco) genio del male. “La storia del chi-rurgo è una leggenda – chiarisce Vigna – le perizie dimostrarono che in sala operatoria si procede in tutt’altro modo”. Riguardo alle ipotesi di un secondo livello, la pista investigativa seguita da Paolo Canessa, Michele Giuttari e dal p.m. di Perugia Mignini (questi ultimi due recentemente condannati per abuso d’ufficio in concorso), l’ex procuratore appare scettico: “Sviluppi clamo-rosi non ce ne sono stati, la parola fine credo l’abbia scritta la sentenza del 2000”. Torsolo (Vanni), Catanga (Lotti) e il Vampa (Pacciani), restano dunque ad oggi gli unici individui collega-ti con certezza ai delitti del mostro: “Mi convinsi che Pacciani era l’uomo che cercavamo rileggendo un suo vecchio verbale d’interrogatorio – spiega Pier Luigi Vigna riferendosi all’omi-cidio del 1951, quando il contadino di Mercatale aveva ucciso l’amante della sua fidanzata – Un particolare mi fece saltare sulla sedia: disse che l’impulso omicida era scaturito alla vista della mano dell’uomo sul seno sinistro della donna”. In almeno tre dei sette duplici omicidi, in effetti, il mostro si accanì su quella parte anatomica per ricavarne feticci. Lunedì 8 settembre 1985, poche ore dopo il ritrovamento della coppia di francesi barbaramente uccisa a Scopeti, un lembo di seno arrivò in una busta sigillata sulla scrivania della dottoressa Silvia della Monica, che aveva a suo tempo investigato sui primi delitti. “Sono convinto che siano soltanto due le questioni ancora aperte. La prima è proprio lo scopo delle escissioni e della raccolta di feticci. La seconda – conclude – è forse la più ostica: come ha fatto Pacciani a entrare in possesso della Beretta calibro 22 che aveva già ammazzato nel 1968? Semmai ci fosse ancora qualcosa da scoprire, credo proprio si nasconda tra le righe di quella terribile vicenda”.

focus

L’INTERVISTA. L’ex procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna racconta quegli anni bui

“Sul Mostro restano ancora due dubbi”Luca SerranòIntorno alla vicenda di Pietro Pacciani

e compagni rimane qualche cono

d’ombra e il magistrato è convinto

che ci siano due questioni aperte:

perché la raccolta di feticci?

E da dove arrivò quella Beretta

che nel 1968 aveva già ammazzato?

Pier Luigi Vigna

SETTE DUPLICI OMICIDISono sette i duplici omicidi attribuibili al mostro (i mostri?) di Fi-renze. Il primo (14 settembre 1974) venne collegato al killer delle coppiette sette anni più tardi, quando a Mosciano di Scandicci fu-rono ritrovati i corpi di Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi. Stessa pistola e stesso accanimento sulle vittime. Il mostro colpirà poi al-tre cinque volte (l’ultima l’8 settembre 1985), e in quasi tutti i casi si veri� cherà il rituale dell’escissione di organi femminili. Nono-stante sia stato compiuto con la stessa pistola, il duplice omicidio avvenuto a Signa nel 1968 non è attribuito al mostro di Firenze.

1982: LA PISTA SARDALa pista sarda comincia a farsi largo nel 1982, quando vengono rinvenuti i proiettili utilizzati nell’omicidio del ‘68 a Signa. La pi-stola, si scopre, è la stessa del mostro. Il giudice istruttore Mario Rotella, nonostante a suo tempo fosse stato condannato il marito della vittima, riapre il caso e accusa del delitto un clan di sardi le-gato a Francesco Vinci (e al marito stesso), pregiudicato operante da tempo nella zona. Quando le indagini sembrano a una svolta, con Vinci sospettato anche per gli omicidi seriali, il mostro torna a colpire smontando l’intero castello accusatorio.

SPUNTA IL NOME DEL PACCIANIPietro Pacciani entra nell’inchiesta già nel 1985, grazie a una lette-ra anonima. Anni dopo, da una lista di persone che erano state in carcere per reati legati al sesso, ma libere nei giorni degli omicidi, rispunta il suo nome. Dopo appostamenti e perquisizioni (trovata una cartuccia compatibile con l’arma dei delitti) viene arrestato il 16 gennaio 1993. Condannato in primo grado e assolto in appello, muore d’infarto (22/2/98) dopo che la Cassazione aveva ordinato di rifare il processo. Nel 2000 i suoi compagni di merende Vanni e Lotti vengono condannati in via de� nitiva per solo 4 dei 7 duplici omicidi.

“C’ERA UN DOTTORE...”L’ipotesi dei mandanti muove da alcune frasi (“c’era un dottore”) di Giancarlo Lotti e dal denaro che Pacciani custodiva in alcuni buoni postali. Il capo del Gides Michele Giuttari e il p.m Paolo Canessa si convincono così che i compagni di merende prelevassero i feticci dietro compenso di un ricco dottore, che se ne sarebbe servito per riti esoterici di gruppo. Le indagini si intrecciano poi con quelle della procura di Perugia, dove si riapre il caso della morte (1985) del medico Francesco Narducci. Il farmacista di San Casciano Francesco Calamandrei si ritrova indagato come mandante del presunto omicidio del medico umbro e dei delitti del mostro. Nel 2008 è stato prosciolto da tutte le accuse.

LA VICENDA

Arriva la TramviaMuoversi con la Linea T1

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La Linea T1 è la parte innovativa di un sistema integrato tra trasporto pubblico e privato, che collega Scandiccialla Stazione di Firenze Santa Maria Novella attraversando l’Arno in corrispondenza del Parco delle Cascine.7.4 km di percorso con 14 fermate in circa 23 minuti a regime.La Linea T1 come anche le successive linee 2 e 3 sono gestite dalla GEST Spa,di cui sono soci al 51% la società francese RATP, ed al 49% da ATAF Spa.Ecco cosa è utile sapere per muoversi bene con la tramvia.

La linea T1

IL SERVIZIOServizio transitorio inizialeDalle ore 6.30 alle ore 21.30Frequenza: ogni 8 minuti in entrambe le direzioni

Servizio a regime (da Aprile)Dalle ore 5.00 alle ore 24.00

Frequenza Ogni 3,5 min nelle fasce di punta dei giorni ferialiOgni 6 min nelle altre fasce orarieOgni 12 min nella fascia notturna

I BIGLIETTII biglietti ATAF e LI-Nea sono validianche per la tramvia e devono essere timbrati sul primo mezzo di trasporto pubblico utilizzato Nel passare dal bus al tram o viceversanon serve timbrare di nuovo il bigliettose ancora validoTutti gli abbonamenti ATAF sono validianche per la tramviaValgono anche le altre regole previsteper il servizio di autobus(esempio per l’accesso dei bambini, ecc.)Non è possibile acquistare il biglietto a bordo

REGOLE E CONSIGLI Non sono ammesse biciclettePer i cani valgono le stesse regole di ATAF (ammessi cani di piccola taglia e con museruola)I passeggini sono ammessi e possono posizionarsi nei posti riservati ai disabili

L’arrivo della tramvia comporta dei cambiamenti nel sistema della viabilità urbana.Ecco alcuni consigli da tenere presenti:

Il tram ha sempre la priorità su qualsiasi veicolo privato o pedone anche con luce intermittenteo avaria degli impianti semaforiciMai circolare o sostareall’interno del tracciato della tramviaPrestare particolare attenzione agli incrocicon la linea tramviaria,guardando le segnalazioni semaforicheUtilizzare sempre solo gli attraversamenti pedonali semaforizzati

Page 24: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010
Page 25: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

il detto “contadino, scarpe grosse e cervello fino”. Oggi non sono molte le persone che scelgono di svolgere a questa attività, che nell’immagina-rio collettivo resta un lavoro umile, legato a un tempo ormai passato e comunque non in grado di assicurare grossi guadagni. Nello stesso tempo,

però, da qualche anno si sta risve-gliando l’interesse verso l’ambiente, la sostenibilità, gli stili di vita legati ai ritmi della natura, e un numero crescente di giovani sceglie di “tor-nare alla campagna”. Uno di questi è Antonio Banducci, 32 anni, da circa due titolare dell’azienda agricola “la Talea”, che si trova in via della Torre, a Firenze, a due passi dal centro tec-nico di Coverciano.Come e perché ha iniziato?Io sono perito agrario e fino a qualche anno fa lavoravo in una ditta di giar-dinaggio. Quando ho deciso di aprire un’attività mia, pensavo ad un “gar-den”, con servizi e piante per il giar-dinaggio. Poi mi sono appassionato all’orto, alla possibilità di seguire i ritmi lenti della natura, e si è risve-gliato in me il sogno di un’azienda agricola. Cosa le piace di questa attività?Io dico sempre che da giardiniere si pianta e basta. Da contadino, invece, si assiste al miracolo della vita che nasce e cresce, seguendo i suoi tem-pi, e non quelli imposti dal mercato. Sono un po’ insofferente nei confron-ti dei ritmi dettati dal “sistema”. Col-

Si dice che un contadino, uno di quelli che fino a pochi anni fa popolavano le cam-pagne attorno alla città, sap-

pia fare almeno duecento mestieri. E che tutti i giorni debba prendere de-cisioni dalle quali dipendono qualità e quantità del raccolto. Forse da qui

TENDENZE. Il lavoro del contadino, dopo molti anni, ha ricominciato ad attirare i giovani

Una vita al ritmo (lento) della natura

Alberto Ottanelli

Antonio Banducci

Antonio Banducci, 32 anni, è tra coloro che hanno scelto

di “tornare alla campagna”. “Tante persone sentono l’esigenza

di ‘rallentare’. E coltivare la terra mi fa sentire libero”

tivare la terra mi fa sentire libero e più in armonia con il ciclo della natura. Pensa che questo sia compatibile con la frenesia della vita moderna?In questi anni ho conosciuto tante persone che sentono l’esigenza di “rallentare”. Tanti giovani mi chiedo-no di poter venir qui a dare una mano nel lavoro dei campi. Semplicemente per staccare, per mandare via lo stress e liberarsi dai pensieri superflui.A chi vende i suoi prodotti?Tramite la vendita diretta, qui al campo, a chiunque. Poi anche a ne-gozi e ristoranti. Da poco ho iniziato ad andare ai mercati. Ma quello che preferisco è il rapporto personale che

si crea con chi viene direttamente qui all’orto. Con il tempo, sono nate an-che delle belle amicizie. Nei giorni di apertura (martedì e giovedì pome-riggio, dalle 16 alle 19; mercoledì e sabato mattina dalle 9 alle 13) vengo-no molte famiglie con i bambini, ed è un piacere vederli scorrazzare nei campi.Una curiosità: cosa significa il nome della sua azienda?La talea è un sistema di riproduzione delle piante: un piccolo frammento di una pianta matura che, sistemato nel terreno, fa nascere una nuova pianta, con “l’esperienza” dell’adulto e la forza della vita nuova, giovane.

I prodotti dell’azienda agricola

tempi moderni 25

Page 26: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

“Ma la notte no”. Fino ad ora il celebre refrain di Arbore era diventato a Firenze il motto dei cosiddetti fur-

betti del bus. Infatti le ore notturne erano consi-derate il momento migliore per prendere i mezzi pubblici senza pagare il biglietto, approfittando della minore presenza dei controllori a bordo. Ma ora per i portoghesi del servizio pubblico arriva una brutta notizia. Ataf ha lanciato una nuova campagna antievasione che ha proprio lo scopo di interrompere la cattiva abitudine degli evasori. Un’azione mirata che sarà svolta attra-verso l’impiego di controllori anche durante il servizio notturno. Dalle 18 alle una i verificatori Ataf saranno impiegati a tappeto sui mezzi, e a partire dalle 21 i viaggiatori potranno salire sul bus soltanto dalla porta anteriore, perché ritorna l’obbligo di esibire il biglietto o l’ab-bonamento al conducente. “Non ci saranno più zone franche – commenta il presidente di Ataf, Filippo Bonaccorsi – il biglietto va comprato per prendere l’autobus a qualunque ora. Grazie alle assunzioni di nuovi verificatori adesso Ataf può contare su una struttura numericamente e professionalmente adeguata per eseguire l’atti-vità di controllo e sanzione 24 ore su 24”. In realtà, l’azienda di trasporti fiorentina già da giugno scorso ha iniziato a sperimentare i con-trolli in orario notturno. A metà gennaio erano già 634 i verbali elevati ai viaggiatori sprovvisti di biglietto: “C’è un netto recupero dell’evasio-ne: attualmente facciamo circa 11mila multe al mese, il doppio rispetto ai dati storici di Ataf. Il nostro scopo - aggiunge il presidente Bonaccor-si - non è fare cassa comminando più sanzioni possibile, ma far capire a tutti che senza pagare

il biglietto non si prende l’autobus. I risultati ci stanno dando ragione, sui nostri bus ci sono sempre meno furbetti”. “Oltretutto – fa notare Bonaccorsi – adesso i biglietti Ataf durano 90 minuti e costano 1,20 euro, quindi 60 minuti di viaggio costano 80 centesimi contro 1 euro di Pisa, Pistoia, Grosseto e Bologna. In più, i nostri ticket garantiscono la possibilità di ac-cedere anche ai servizi urbani di Trenitalia e ai mezzi del trasporto pubblico extraurbano, cosa che non avviene nelle altre città”. Tra le ultime trovate dell’azienda c’è la possibilità per gli studenti, dall’inizio del prossimo anno scolasti-co, di acquistare l’abbonamento direttamente a scuola, grazie ad una convenzione stipulata con i dirigenti degli istituti scolastici. Ma le novità in casa Ataf non finiscono qui: dopo le segnalazio-ni dei cittadini l’azienda di trasporto ha deciso di riorganizzare i tracciati dei bussini elettrici in centro, soprattutto in Oltrarno. La buona notizia è la rinascita della linea B, che avrà come capo-linea Santa Maria al Pignone (zona piazza Gad-di) e piazza Piave, con un percorso stimato di 18 minuti. La linea D andrà da piazza Ferrucci a piazza Stazione, in 16 minuti; la C2, coprirà in 12 minuti il tragitto da piazza Beccaria a piazza Stazione; la C1 andrà dal Parterre in Oltrarno in 18 minuti. Intanto, già da metà gennaio è parti-ta la linea 7 express che collega direttamente il centro di Fiesole con il terminal bus di piazza San Marco. Le fermate intermedie sono quat-tro: San Domenico, piazza Edison, piazza delle Cure e viale Don Minzoni.

mobilitàTRASPORTI. Guerra agli evasori, i controllori adesso sono operativi fino all’una di notte

Sull’autobus salgono regole nuoveGiuditta Boeti

Novità anche per i tracciati: torna la linea B dei bussini elettrici (con capolinea Santa Maria

al Pignone e piazza Piave), cambiamenti per le linee C1, C2 e D. A metà gennaio è

partito il 7 express, che collega Fiesole a piazza San Marco con sole quattro fermate

26 Febbraio 2010

Diciamo pure che la situazione si era fatta insostenibile, con le strade ridotte a un colabro-do, piene di crateri dai diame-

tri fantasiosi, difficili da incontrare in altre città europee. E allora il Comune ha de-ciso di intervenire, stanziando un bottino record – 47 milioni – che andrà a copri-re quei pericolosi vuoti d’asfalto che per anni hanno fatto sobbalzare ciclisti e sco-ooteristi sulle loro selle (con buona pace degli ammortizzatori) e minato la stabili-tà di pedoni e pneumatici. La lista degli interventi è chilometrica (tocca circa 80 strade) e in alcune zone sono già partiti. Si va (in ordine sparso) da via Chiantigiana a viale Duse, da piazza Indipendenza a viale Redi, da via San Gallo a viale Milton, dal Ponte all’Indiano a via Canova, da viale Lavagnini a viale Belfiore. Ancora, nella lista delle fortunate ci sono via Passavanti, via Cavallotti, via D’Annunzio, Lungarno Santa Rosa, via Allende, via dell’Agnolo, borgo Ognissanti, viale Guidoni, il viale Gramsci e altre vie ancora (una lista com-pleta è disponibile sul sito del Comune). “Si tratta di un intervento – ha spiegato il sindaco Matteo Renzi – per dare una ri-sposta concreta alle richieste dei cittadini. Non andremo semplicemente a coprire le buche, ma interverremo per rifare molte strade cittadine”. Tra queste strade dop-piamente fortunate il sindaco cita espres-samente via Martelli. “Dopo la pedona-lizzazione del Duomo per questa strada dobbiamo pensare ad un intervento mira-to, con l’eliminazione dei marciapiedi e il rifacimento della carreggiata in pietra al posto dell’asfalto”. Il gruzzolo destinato a queste migliorie è di 47 milioni, a cui se ne aggiungono altri 2 per sistemare se-mafori, luci pubbliche e affini. Per raci-molare questa cifra l’Amministrazione ha scelto la via delle alienazioni, della ven-dita di parte del patrimonio immobiliare comunale. Sul mercato sono finiti alcuni pezzi da novanta, come l’Ex Meccanotes-sile, l’area Mercafir, la villa di Rusciano, e altri immobili già precedentemente inseri-ti nei piani di alienazione, come quelli che

Non è difficile immaginare che faccia abbia fatto l’au-

tomobilista qualunque quando ha sentito della novità: mai più ganasce alle auto e fine delle rimozioni durante la pulizia del-le strade. Il sospiro di sollievo delle migliaia di guidatori con l’incubo lavaggio devono averlo sentito fino agli appennini. Sta di fatto, insomma, che dal primo marzo si risolverà almeno uno dei (tanti) problemi di chi gui-da e parcheggia auto in città. Le auto lasciate nelle zone di lavag-gio non saranno più inganasciate, né portate via. Questo vuol dire che i cittadini colpevoli di aver lasciato la macchina dove non potevano, al mattino, al posto dei congegni gialli (o del vuoto com-pleto) troveranno solo la cara

vecchia multa: 36 euro per divie-to di sosta contro i 120 per far to-gliere le ganasce o i 90 per il “ri-scatto” dell’auto finita a Novoli. Il sindaco Renzi meditava questa idea da tempo e l’ha tirata fuo-ri dal cilindro contestualmente alla partenza del sistema Sweepy Jet, il robot intelligente che puli-sce le strade senza bisogno che vengano sgomberate dalle auto. Si comincia da Campo di Marte, che già dalla fine del mese farà la conoscenza di Sweepy, per poi estendere la novità anche negli altri quartieri. Renzi ha annun-ciato che entro il 2010 il 50 per cento delle strade cittadine potrà essere pulito senza spostare le macchine, fatta salva la necessità di liberarle una volta al mese per la pulizia completa.

Fine dell’era ganasce. E mai più rimozioniLA NOVITà/2. La sosta durante il lavaggio sarà punita solo con una multa

Benedetta Strappi

Addio buche, interventi in mezza cittàLA NOVITà/1. Via al restyling per circa ottanta strade: stanziati 47 milioni di euro

/B.S.

ospitano il Meccanò e il Central Park.Il valore complessivo dei beni alienabili è di 500 milioni di euro, che dovrebbero servi-re, appunto, per il miglioramento delle in-frastrutture. “Finalmente abbiamo le risor-se e i progetti per un massiccio intervento di risanamento delle strade cittadine – ha spiegato l’assessore alla mobilità e manu-tenzioni Massimo Mattei – Si tratta di un notevole passo avanti rispetto al passato visto che l’anno scorso l’investimento è stato di 10 milioni di euro. Tuttavia anco-ra non è sufficiente per rimettere in sesto le strade e le piazze fiorentine: sarebbero infatti necessari 120 milioni di euro. Ini-ziamo intanto con somme importanti in-tervenendo nelle situazioni più critiche e su cui si sono concentrate le segnalazioni della cittadinanza”.

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Page 27: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

“Ma la notte no”. Fino ad ora il celebre refrain di Arbore era diventato a Firenze il motto dei cosiddetti fur-

betti del bus. Infatti le ore notturne erano consi-derate il momento migliore per prendere i mezzi pubblici senza pagare il biglietto, approfittando della minore presenza dei controllori a bordo. Ma ora per i portoghesi del servizio pubblico arriva una brutta notizia. Ataf ha lanciato una nuova campagna antievasione che ha proprio lo scopo di interrompere la cattiva abitudine degli evasori. Un’azione mirata che sarà svolta attra-verso l’impiego di controllori anche durante il servizio notturno. Dalle 18 alle una i verificatori Ataf saranno impiegati a tappeto sui mezzi, e a partire dalle 21 i viaggiatori potranno salire sul bus soltanto dalla porta anteriore, perché ritorna l’obbligo di esibire il biglietto o l’ab-bonamento al conducente. “Non ci saranno più zone franche – commenta il presidente di Ataf, Filippo Bonaccorsi – il biglietto va comprato per prendere l’autobus a qualunque ora. Grazie alle assunzioni di nuovi verificatori adesso Ataf può contare su una struttura numericamente e professionalmente adeguata per eseguire l’atti-vità di controllo e sanzione 24 ore su 24”. In realtà, l’azienda di trasporti fiorentina già da giugno scorso ha iniziato a sperimentare i con-trolli in orario notturno. A metà gennaio erano già 634 i verbali elevati ai viaggiatori sprovvisti di biglietto: “C’è un netto recupero dell’evasio-ne: attualmente facciamo circa 11mila multe al mese, il doppio rispetto ai dati storici di Ataf. Il nostro scopo - aggiunge il presidente Bonaccor-si - non è fare cassa comminando più sanzioni possibile, ma far capire a tutti che senza pagare

il biglietto non si prende l’autobus. I risultati ci stanno dando ragione, sui nostri bus ci sono sempre meno furbetti”. “Oltretutto – fa notare Bonaccorsi – adesso i biglietti Ataf durano 90 minuti e costano 1,20 euro, quindi 60 minuti di viaggio costano 80 centesimi contro 1 euro di Pisa, Pistoia, Grosseto e Bologna. In più, i nostri ticket garantiscono la possibilità di ac-cedere anche ai servizi urbani di Trenitalia e ai mezzi del trasporto pubblico extraurbano, cosa che non avviene nelle altre città”. Tra le ultime trovate dell’azienda c’è la possibilità per gli studenti, dall’inizio del prossimo anno scolasti-co, di acquistare l’abbonamento direttamente a scuola, grazie ad una convenzione stipulata con i dirigenti degli istituti scolastici. Ma le novità in casa Ataf non finiscono qui: dopo le segnalazio-ni dei cittadini l’azienda di trasporto ha deciso di riorganizzare i tracciati dei bussini elettrici in centro, soprattutto in Oltrarno. La buona notizia è la rinascita della linea B, che avrà come capo-linea Santa Maria al Pignone (zona piazza Gad-di) e piazza Piave, con un percorso stimato di 18 minuti. La linea D andrà da piazza Ferrucci a piazza Stazione, in 16 minuti; la C2, coprirà in 12 minuti il tragitto da piazza Beccaria a piazza Stazione; la C1 andrà dal Parterre in Oltrarno in 18 minuti. Intanto, già da metà gennaio è parti-ta la linea 7 express che collega direttamente il centro di Fiesole con il terminal bus di piazza San Marco. Le fermate intermedie sono quat-tro: San Domenico, piazza Edison, piazza delle Cure e viale Don Minzoni.

mobilitàTRASPORTI. Guerra agli evasori, i controllori adesso sono operativi fino all’una di notte

Sull’autobus salgono regole nuoveGiuditta Boeti

Novità anche per i tracciati: torna la linea B dei bussini elettrici (con capolinea Santa Maria

al Pignone e piazza Piave), cambiamenti per le linee C1, C2 e D. A metà gennaio è

partito il 7 express, che collega Fiesole a piazza San Marco con sole quattro fermate

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Page 28: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

infanzia

Verranno ritoccate al rialzo le tariffe (“ma solo per i redditi più alti”, assicura l’assessore

Di Giorgi) e costruite nuove strutture per andare incontro alle famiglie con bambini piccoli.

Anche i nidi aziendali pronti ad aprire le loro porte: dopo la Provincia tocca alla Cr Firenze

CITTà BAMBINA/1. In arrivo anche agevolazioni per chi ha il mutuo o vive in affitto

Asili, stop alle liste d’attesa“Abbattute entro il 2011”

Non fanno in tempo a riprendersi dalla de-pressione post-parto, che le mamme si trovano di fronte a una nuova gatta da pe-lare: la ricerca dell’asilo nido. Quel che

può essere solo una scelta pedagogica, è per i genito-ri che lavorano, senza nonni al seguito, una necessi-tà. Ma trovare un asilo non troppo distante dal posto di lavoro è un privilegio: il più delle volte le mam-me si ritrovano a scorrazzare da una parte all’altra della città con figli appresso. Un aiuto potrebbe ar-rivare dall’asilo aziendale. Su questa strada Firenze sta muovendo i primi passi. Presto, accanto al nido della Provincia, l’unico nido aziendale fiorentino, aprirà le porte quello della Cassa di Risparmio, a Novoli, con 50 posti. A questi si aggiungeranno la Regione, il Nuovo Pignone, l’Agenzia delle Entra-te, la Mercafir e la Mukki. “Siamo molto favorevoli alla politica degli asili aziendali – spiega l’assessore

all’istruzione Rosa Maria Di Giorgi – rappresentano un grande vantaggio in termini di comodità. Quella dei ‘simil-esperti’ che li definiscono un parcheggio per bambini è pura polemica strumentale visto che i nidi aziendali sono identici agli altri asili”. Saranno infatti gestiti dalle stesse cooperative che si occupa-no degli asili pubblici e dovranno avere il via libera comunale. Ma il tempo stringe e il 1° marzo si apro-no le iscrizioni per il nido. Pubblico o privato? Oggi i bambini iscritti agli asili nido comunali e conven-zionati di Firenze sono 2.145, contro gli 847 dei nidi privati. Se ai comunali il prezzo varia da un minimo di 59 a un massimo di 407 euro, a seconda dell’ora-rio d’uscita e della fascia Isee, per un asilo privato si possono spendere anche più di 600 euro al mese (ma ce ne sono anche di meno costosi). Le tariffe dei nidi pubblici sono destinate ad aumentare. “L’incremen-to – rassicura l’assessore Di Giorgi – toccherà solo i redditi più alti”. Ma la nota dolente sono le liste d’at-tesa. Per gli asili comunali lampeggia il tutto esauri-to. Lo scorso luglio i bambini in lista erano 1.400. La

nuova giunta è corsa allora ai ripari e si è impegnata ad azzerarle entro il 2011. Grazie all’iscrizione in sovrannumero, sono stati inseriti 168 bambini negli asili già esistenti, contando sul fatto che un quar-to dei bimbi risulta costantemente assente. Il resto l’hanno fatto le rinunce, 470, e i voucher regiona-li, che hanno permesso di inserire a prezzo agevo-lato quasi 400 bambini negli asili nido privati. Da 1.400 la lista d’attesa si è ridotta a poco più di 400. Qualche novità sui criteri di ammissione: ci saranno agevolazioni per famiglie numerose (iscrizione gra-tis per il secondo figlio), per quelle con mutui oltre gli 800 euro e Isee fino ai 18.500 euro, e per quelle che vivono in affitto. A parità di punteggio avrà la precedenza chi era in lista dall’anno prima, e conterà anche l’Isee e l’età dei piccoli.Un punteggio tocche-rà anche ai genitori entrambi disoccupati.Un aiuto ulteriore verrà infine dalla costruzione di tre nuovi asili pubblici (a Coverciano, nell’ex Meyer, nei loca-li messi a disposizione della Regione e in Comune) che potranno dare ospitalità ad altri 150 pargoletti.

Annalisa Cecionesi

NUNZIELLAImpiegata, 42 anni

“La mia esperienza è stata molto positiva. Le maestre si sono dimostrate attente e premurose e anche la fase di in-serimento del bambino non ha presentato particolari dif-ficoltà. Positiva inoltre l’organizzazione di attività extra scolastiche e il coinvolgimento diretto e costante dei ge-nitori”

“Ho trovato maestre molto attente”

SIMONETTAImpiegata, 46 anni

“Gli asili funzionano bene, il problema invece risiede nelle graduatorie che vengono effettuate in base al reddito Isee: attraverso questo sistema i figli dei lavoratori dipendenti ri-sultano del tutto svantaggiati. Sono necessarie verifiche a tappeto per valutare le reali condizioni economiche delle famiglie”

“Servono verifiche a tappeto”

PAOLAImpiegata, 32 anni

“L’asilo nido per mio figlio è stata un’ottima esperienza: è molto utile nel rendere autonomi i bambini. Il problema sono le liste d’attesa e i loro criteri. Penso sia ingiusto che un lavoratore autonomo, spesso con orari più vincolanti di un dipendente, debba ritrovarsi ad avere meno punti in gra-duatoria”

“Criteri di graduatoria ingiusti”

infanzia

La professione della baby sitter è nata come un non-mestiere, una sorta di espediente per gua-dagnare qualche soldo in attesa di un “vero” lavoro. Così, fino a qualche tempo fa, ragazze

per lo più molto giovani e senza particolare esperienza si improvvisavano abili tate, rimbalzando di famiglia in famiglia grazie al passaparola. Oggi però le cose stan-no cambiando. Non ci si affida al caso, al sentito dire, ma si cerca la persona più adatta in base a specifiche qualità, meglio ancora se garantite da un’apposita agen-zia che prepara e “scheda” le candidate. A piccoli passi, dalla fine degli anni ‘90, è stato dunque un avviato un processo di istituzionalizzazione dell’attività della “nan-ny”, confermandone nel contempo l’incremento della domanda. Sono infatti sempre più numerose le coppie costrette a lasciare a casa i propri bimbi o quelle che semplicemente hanno bisogno di una mano. Certo, que-sto genere di sostegno forse è un po’ troppo costoso. A Firenze il prezzo medio di una baby sitter varia dagli 8 ai 10 euro l’ora, cifra che nel giro di un mese può tra-dursi in 600 euro circa, più di mezzo stipendio. Ad ogni modo, spesso si tratta di una spesa non solo necessaria ma anche bene investita: a patto che vengano rispettate alcune regole imprescindibili. Ordine, discrezione, pa-zienza e senso del dovere sono le nuove parole chiave

per stabilire un rapporto di fiducia tra genitori e bambi-naie. E non solo. Altri punti a tutto vantaggio delle tate derivano anche dalla competenza, ottenuta frequentando gli appositi corsi di formazione e, strano a dirsi, anche dall’allegria: d’altronde a nessuno piace una bambina-ia musona. La verità è che quando un estraneo entra in casa nostra, la pignoleria non è mai troppa. Ma per semplificare la scelta delle coppie, e rendere la vita più facile alle tate in cerca di lavoro, sta nascendo in To-scana e nel resto d’Italia l’Albo delle baby sitter, con lo scopo di garantire alle famiglie un personale efficiente e affidabile. A Firenze, già da tempo, esiste un apposito ufficio istituito dal Comune per i servizi domiciliari: lì non soltanto è presente un elenco consultabile di tutte le baby sitter qualificate, ma è anche possibile ottenere qualunque genere d’informazione, specialmente in ma-teria di orari e tariffe. Così si può scoprire ad esempio l’esistenza di due tipi di tate: quelle per i bambini da 0 a 3 anni, specializzate nella cura fisica e psicologica dei bebè, e quelle per i bimbi più grandi, dai 3 ai 7 anni. Infine, non manca l’opportunità di scegliere una baby sitter all’interno del proprio quartiere di residenza, per ottimizzare al massimo i tempi e favorire la puntualità. Ecco che, a ben guardare, lentamente si sta arrivando all’affermazione di un vero e proprio mestiere, tanto de-licato quanto difficoltoso. è ancora un bene fidarsi del tradizionale passaparola, ma qualche garanzia in più di certo non guasta.

Simele Kruklidis

NAYVERCommessa, 33 anni

“Penso che il problema degli asili nido siano i costi. Una spesa di 190 euro al mese per un asilo pubblico dove il bambino resta soltanto quattro ore al giorno mi sembra una cifra piuttosto alta. Alle baby sitter finora non abbiamo fatto ricorso, ci arrangiamo come possiamo, soprattutto per esi-genze di risparmio”

“Il problema sono le cifre troppo alte”

NENADImpiegato, 30 anni

“Da pochi mesi nostra figlia ha iniziato a frequentare l’asilo nido pubblico e ci troviamo molto bene. Il costo non mi sembra esagerato e comunque si tratta di affrontarlo per soli due-tre anni. Non avendo nonni disponibili, le baby sitter servirebbero, ma costano troppo e non ce le possiamo per-mettere”

“Noi ci troviamo molto bene”

IRENEPensionata, 59 anni

“Da quel che si sente dire in giro, mi sembra di capire che gli asili non siano adeguati a soddisfare le esigenze delle famiglie fiorentine. Penso dunque che sia necessario più supporto alle giovani coppie: oggi come oggi non è sempli-ce crescere i figli, soprattutto se non ci sono i nonni a dare una mano”

“Più aiuti per le giovani coppie”

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Page 29: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

infanzia

Verranno ritoccate al rialzo le tariffe (“ma solo per i redditi più alti”, assicura l’assessore

Di Giorgi) e costruite nuove strutture per andare incontro alle famiglie con bambini piccoli.

Anche i nidi aziendali pronti ad aprire le loro porte: dopo la Provincia tocca alla Cr Firenze

CITTà BAMBINA/1. In arrivo anche agevolazioni per chi ha il mutuo o vive in affitto

Asili, stop alle liste d’attesa“Abbattute entro il 2011”

Non fanno in tempo a riprendersi dalla de-pressione post-parto, che le mamme si trovano di fronte a una nuova gatta da pe-lare: la ricerca dell’asilo nido. Quel che

può essere solo una scelta pedagogica, è per i genito-ri che lavorano, senza nonni al seguito, una necessi-tà. Ma trovare un asilo non troppo distante dal posto di lavoro è un privilegio: il più delle volte le mam-me si ritrovano a scorrazzare da una parte all’altra della città con figli appresso. Un aiuto potrebbe ar-rivare dall’asilo aziendale. Su questa strada Firenze sta muovendo i primi passi. Presto, accanto al nido della Provincia, l’unico nido aziendale fiorentino, aprirà le porte quello della Cassa di Risparmio, a Novoli, con 50 posti. A questi si aggiungeranno la Regione, il Nuovo Pignone, l’Agenzia delle Entra-te, la Mercafir e la Mukki. “Siamo molto favorevoli alla politica degli asili aziendali – spiega l’assessore

all’istruzione Rosa Maria Di Giorgi – rappresentano un grande vantaggio in termini di comodità. Quella dei ‘simil-esperti’ che li definiscono un parcheggio per bambini è pura polemica strumentale visto che i nidi aziendali sono identici agli altri asili”. Saranno infatti gestiti dalle stesse cooperative che si occupa-no degli asili pubblici e dovranno avere il via libera comunale. Ma il tempo stringe e il 1° marzo si apro-no le iscrizioni per il nido. Pubblico o privato? Oggi i bambini iscritti agli asili nido comunali e conven-zionati di Firenze sono 2.145, contro gli 847 dei nidi privati. Se ai comunali il prezzo varia da un minimo di 59 a un massimo di 407 euro, a seconda dell’ora-rio d’uscita e della fascia Isee, per un asilo privato si possono spendere anche più di 600 euro al mese (ma ce ne sono anche di meno costosi). Le tariffe dei nidi pubblici sono destinate ad aumentare. “L’incremen-to – rassicura l’assessore Di Giorgi – toccherà solo i redditi più alti”. Ma la nota dolente sono le liste d’at-tesa. Per gli asili comunali lampeggia il tutto esauri-to. Lo scorso luglio i bambini in lista erano 1.400. La

nuova giunta è corsa allora ai ripari e si è impegnata ad azzerarle entro il 2011. Grazie all’iscrizione in sovrannumero, sono stati inseriti 168 bambini negli asili già esistenti, contando sul fatto che un quar-to dei bimbi risulta costantemente assente. Il resto l’hanno fatto le rinunce, 470, e i voucher regiona-li, che hanno permesso di inserire a prezzo agevo-lato quasi 400 bambini negli asili nido privati. Da 1.400 la lista d’attesa si è ridotta a poco più di 400. Qualche novità sui criteri di ammissione: ci saranno agevolazioni per famiglie numerose (iscrizione gra-tis per il secondo figlio), per quelle con mutui oltre gli 800 euro e Isee fino ai 18.500 euro, e per quelle che vivono in affitto. A parità di punteggio avrà la precedenza chi era in lista dall’anno prima, e conterà anche l’Isee e l’età dei piccoli.Un punteggio tocche-rà anche ai genitori entrambi disoccupati.Un aiuto ulteriore verrà infine dalla costruzione di tre nuovi asili pubblici (a Coverciano, nell’ex Meyer, nei loca-li messi a disposizione della Regione e in Comune) che potranno dare ospitalità ad altri 150 pargoletti.

Annalisa Cecionesi

NUNZIELLAImpiegata, 42 anni

“La mia esperienza è stata molto positiva. Le maestre si sono dimostrate attente e premurose e anche la fase di in-serimento del bambino non ha presentato particolari dif-ficoltà. Positiva inoltre l’organizzazione di attività extra scolastiche e il coinvolgimento diretto e costante dei ge-nitori”

“Ho trovato maestre molto attente”

SIMONETTAImpiegata, 46 anni

“Gli asili funzionano bene, il problema invece risiede nelle graduatorie che vengono effettuate in base al reddito Isee: attraverso questo sistema i figli dei lavoratori dipendenti ri-sultano del tutto svantaggiati. Sono necessarie verifiche a tappeto per valutare le reali condizioni economiche delle famiglie”

“Servono verifiche a tappeto”

PAOLAImpiegata, 32 anni

“L’asilo nido per mio figlio è stata un’ottima esperienza: è molto utile nel rendere autonomi i bambini. Il problema sono le liste d’attesa e i loro criteri. Penso sia ingiusto che un lavoratore autonomo, spesso con orari più vincolanti di un dipendente, debba ritrovarsi ad avere meno punti in gra-duatoria”

“Criteri di graduatoria ingiusti”

infanzia

La professione della baby sitter è nata come un non-mestiere, una sorta di espediente per gua-dagnare qualche soldo in attesa di un “vero” lavoro. Così, fino a qualche tempo fa, ragazze

per lo più molto giovani e senza particolare esperienza si improvvisavano abili tate, rimbalzando di famiglia in famiglia grazie al passaparola. Oggi però le cose stan-no cambiando. Non ci si affida al caso, al sentito dire, ma si cerca la persona più adatta in base a specifiche qualità, meglio ancora se garantite da un’apposita agen-zia che prepara e “scheda” le candidate. A piccoli passi, dalla fine degli anni ‘90, è stato dunque un avviato un processo di istituzionalizzazione dell’attività della “nan-ny”, confermandone nel contempo l’incremento della domanda. Sono infatti sempre più numerose le coppie costrette a lasciare a casa i propri bimbi o quelle che semplicemente hanno bisogno di una mano. Certo, que-sto genere di sostegno forse è un po’ troppo costoso. A Firenze il prezzo medio di una baby sitter varia dagli 8 ai 10 euro l’ora, cifra che nel giro di un mese può tra-dursi in 600 euro circa, più di mezzo stipendio. Ad ogni modo, spesso si tratta di una spesa non solo necessaria ma anche bene investita: a patto che vengano rispettate alcune regole imprescindibili. Ordine, discrezione, pa-zienza e senso del dovere sono le nuove parole chiave

per stabilire un rapporto di fiducia tra genitori e bambi-naie. E non solo. Altri punti a tutto vantaggio delle tate derivano anche dalla competenza, ottenuta frequentando gli appositi corsi di formazione e, strano a dirsi, anche dall’allegria: d’altronde a nessuno piace una bambina-ia musona. La verità è che quando un estraneo entra in casa nostra, la pignoleria non è mai troppa. Ma per semplificare la scelta delle coppie, e rendere la vita più facile alle tate in cerca di lavoro, sta nascendo in To-scana e nel resto d’Italia l’Albo delle baby sitter, con lo scopo di garantire alle famiglie un personale efficiente e affidabile. A Firenze, già da tempo, esiste un apposito ufficio istituito dal Comune per i servizi domiciliari: lì non soltanto è presente un elenco consultabile di tutte le baby sitter qualificate, ma è anche possibile ottenere qualunque genere d’informazione, specialmente in ma-teria di orari e tariffe. Così si può scoprire ad esempio l’esistenza di due tipi di tate: quelle per i bambini da 0 a 3 anni, specializzate nella cura fisica e psicologica dei bebè, e quelle per i bimbi più grandi, dai 3 ai 7 anni. Infine, non manca l’opportunità di scegliere una baby sitter all’interno del proprio quartiere di residenza, per ottimizzare al massimo i tempi e favorire la puntualità. Ecco che, a ben guardare, lentamente si sta arrivando all’affermazione di un vero e proprio mestiere, tanto de-licato quanto difficoltoso. è ancora un bene fidarsi del tradizionale passaparola, ma qualche garanzia in più di certo non guasta.

Simele Kruklidis

NAYVERCommessa, 33 anni

“Penso che il problema degli asili nido siano i costi. Una spesa di 190 euro al mese per un asilo pubblico dove il bambino resta soltanto quattro ore al giorno mi sembra una cifra piuttosto alta. Alle baby sitter finora non abbiamo fatto ricorso, ci arrangiamo come possiamo, soprattutto per esi-genze di risparmio”

“Il problema sono le cifre troppo alte”

NENADImpiegato, 30 anni

“Da pochi mesi nostra figlia ha iniziato a frequentare l’asilo nido pubblico e ci troviamo molto bene. Il costo non mi sembra esagerato e comunque si tratta di affrontarlo per soli due-tre anni. Non avendo nonni disponibili, le baby sitter servirebbero, ma costano troppo e non ce le possiamo per-mettere”

“Noi ci troviamo molto bene”

IRENEPensionata, 59 anni

“Da quel che si sente dire in giro, mi sembra di capire che gli asili non siano adeguati a soddisfare le esigenze delle famiglie fiorentine. Penso dunque che sia necessario più supporto alle giovani coppie: oggi come oggi non è sempli-ce crescere i figli, soprattutto se non ci sono i nonni a dare una mano”

“Più aiuti per le giovani coppie”

CITTà BAMBINA/2. Esiste anche un albo dedicato dove vengono “schedate” le tate

Fare la baby sitter?È un lavoro vero

29

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Tel. 055 6236044www.danzafirenze.it email: [email protected]

"l'eleganza deimovimenti...

la leggerezza dellospirito...

tutto questoè....danza...."

Claudia Morandiniballerina professionista internazionale

Scuola Accademica di Danza

diretta da Laura Checcucci Lisi

1063413

Page 30: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Angoli, scorci, racconti e segnalazioni. La piazza virtuale di Firenze è sempre più gremita, e se c’è gente che ama venire a frescheggiare dal vivo all’ombra del

campanile, ce n’è altrettanta che si diletta a parlare della città o dalla città attraverso il proprio compu-ter, direttamente da casa. Gli esempi non mancano. Primo fra tutti Flickr, network di amanti della fo-tografia che diffonde urbi et orbi immagini di tutti i tipi comprese, manco a dirlo, quelle di Firenze. Online c’è un gruppo che conta 3.649 persone non per forza fiorentine, magari semplicemente turisti o amanti della città del giglio che hanno voluto unirsi alla “crew” (come va di moda dire oggi) lasciando un ricordino di quello che è stato o continua ad es-sere il rapporto con la città e le fascinazioni che su-scita. C’è chi documenta quello che vede e chi vede al di là di quello che vorrebbe documentare, postan-do nella rete delle vere e proprie fotografie d’auto-re. All’interno di questo gruppo enorme, è nato una sorta di sotto-gruppo, formato da gente che come gli altri condivide l’amore per la macchina fotogra-fica, ma in più si riunisce mensilmente mettendo in pratica delle vere e proprie session di fotografia estemporanea. Stefano Bacci – meglio conosciuto dagli utenti del sito come “L’absinthe” – è il fautore di questa originale iniziativa, fatta un po’ per vivere insieme una passione e un po’ per socializzare. Un micro squadrone che si muove compatto (ma non troppo) per raccontare un momento, uno sguardo,

un particolare, una zona. Gli incontri sono aperti a chiunque voglia parteciparvi, le uniche caratteristi-che indispensabili sono un incondizionato attacca-mento a obiettivi, otturatori & company e un po’ di voglia di socializzare. Stesso discorso vale per Fa-cebook, che alla città del giglio dedica una pagina con oltre 49mila fans dentro la quale si trovano foto legate alla tradizione e post sugli eventi, grandi e piccoli che siano. Esistono poi una serie di declina-zioni varie ed eventuali che vanno dalla pagina de-dicata alla curva Fiesole dello stadio Artemio Fran-chi a quelli che a Firenze mangiano il lampredotto.

Ma Florentia spopola anche su twitter, dove se si prova a digitarne il nome, vengono fuori miriadi di messaggi dedicati direttamente o indirettamente a chi ha qualcosa da dire sulla città. Stesso discorso vale per You Tube, il popolare sito che abilita alla condivisione di video di ogni genere, che custodi-sce gelosamente i filmati realizzati da visitatori e abitanti di Firenze che vogliono mettere in rete la città vista dal loro personale punto di vista. Non c’è dubbio: le piazze più spaziose sono quelle virtuali.

Le piazze di Firenze vanno sul webTENDENZE/1. Sono sempre di più i social network che dedicano spazi virtuali alla città

Lucia Conti

Su Flickr c’è un gruppo enorme e su Facebook c’è una pagina

dedicata a tradizioni e novità. Il capoluogo toscano spopola

sul web e i suoi abitanti si lasciano trascinare dalla mania

tempi moderni

Parola d’ordine: U-F-F-I-Z-I. Im-ponente, altisonante. Pronun-ciandola ci si dà un tono, digi-tandola su You Tube si apre un mondo, fatto di molte persone e di altrettanti significati. 691 per l’esattezza. Sul noto sito internet che abilita alla condivisione di filmati, sono tanti i video con-trassegnati con il nome della galleria. Oltre ai presumibili fil-mati su mostre in corso, inter-viste al direttore, innumerevoli panoramiche sul loggiato del Vasari e flash sui lavori nel can-tiere dei Nuovi Uffizi, si scopre che la fantasia dei turisti, arriva a partorire video curiosi pur di evi-tare il “bla bla” delle guide. Il di-versivo più gettonato è fingersi reporter d’assalto e, telecamera o cellulare alla mano, descrivere luoghi con il piglio deciso di chi è acculturato. Da questo goliar-dico passatempo non è escluso nemmeno il remissivo quanto tecnologico popolo nipponico che approfitta della distrazione

dei custodi per girare micro-do-cumentari con tanto di didasca-lie con ideogrammi. Un provetto cameraman parte dall’ingresso e a passo svelto percorre la fila in silenzio, bloccandosi solo sul lungarno de’Medici. Un minuto e trenta il tempo impiegato per arrivare fino alla fine. Tanti i con-sensi raccolti anche dalle “statue viventi”. Sia che si tratti di un Dan-te contemporaneo, di una sfinge o di un omino completamente dipinto di bianco, i turisti ne ri-mangono incantati e immortala-no soddisfatti i loro momenti in compagnia dei performer, come se stessero abbracciando Mickey Mouse a Disneyworld. Un ameri-cano nostalgico titola la ripresa “The italian version of the statue of Liberty”. Il viaggio si conclude sfrecciando sotto la Galleria a trecento chilometri all’ora, a bor-do dell’auto da corsa protagoni-sta di un videogioco. Ma questo non è il potere dei nuovi media, è pura fantasia.

Uffizi sì, ma solo se sono virtuali

C’è chi trova notizie,chi racconta storiee chi posta” pezzi di vita

L’OPINIONE

Sapessi com’è strano innamorarsi in chat a Firenze. Anzi no, non lo è più per mol-ti. A dirlo sono i numeri, quelli dei fio-rentini registrati nei siti internet dedicati

ai cuori solitari, che si fanno sempre più fitti e specializzati. Iscriversi per credere. Bastano un paio d’ore online in un qualsiasi mercoledì po-meriggio (orario lavorativo, manco a dirlo) per fare la conoscenza di una quindicina di persone. Ovviamente non scelte a caso, ma accuratamen-te selezionate in base all’età, alla città di prove-nienza e magari anche al colore di occhi e capi-gliatura. Altro che “C’è posta per te” (il film di hollywoodiana memoria, non l’altrettanto strap-palacrime programma della De Filippi). Le chat per single si sono fatte furbe e alcune si vantano anche di offrire determinate garanzie in termini di riuscita e di sicurezza (anche se molto rimane affidato al buon senso di chi ne fa uso e i brutti incontri sono sempre dietro l’angolo). Tant’è che i Tom Hanks e le Meg Ryan di San Frediano e del Galluzzo non hanno bisogno di darsi appun-tamento sull’Empire State Building e sognarsi a miglia di distanza, si scelgono direttamente

all’interno di una ristretta manciata di chilometri. Perché le chat servono a questo, a semplificarti la vita e soprattutto il barcaglio. Insomma una specie di supermercato delle relazioni: si entra, si valutano le offerte speciali, si compara il rappor-to qualità/prezzo e poi si va alla cassa con un pri-mo appuntamento (non proprio al buio). A volte si paga l’ingresso, perché le chat per single sono diventate un vero e proprio business, altre volte si entra gratis, basta iscriversi. Che già non è poco. L’immissione dei propri dati personali costa un primo esamino di coscienza. Nome, età e a volte addirittura peso, altezza e corporatura. Ma so-prattutto conta lui, l’annuncio, la presentazione di sé in poche stringate righe attraverso le quali gli altri inquilini del sito internet saranno o non saranno attirati da noi. E infine attenzione a non scivolare sulla scelta della foto da annettere al “curriculum”. Una volta terminate le operazioni possiamo accedere all’universo single, curiosare tra le “presentazioni” altrui e puntare la preda. Nel più fortunato dei casi l’eletto/a è connesso/a e si può stabilire subito un contatto, dare inizio a una conversazione scritta per conoscersi e maga-

ri fissare (non subito, secondo il protocollo dei “chattatori” più esperti) un appuntamento vis à vis. Fermi là voi che state pensando che “su que-sti siti ci sono soltanto sfigati o personaggi strani in cerca di avventure trasgressive”. La chat è il

moderno prolungamento del bancone del bar e, per dirla con le parole di un habitué che vi si reca da un paio d’anni, “ci sono le stesse persone che si trovano in giro”. Una ragione in più per stare sul chivalà.

Il moderno prolungamento del bancone del bar si chiama

chat per single: proliferano i siti internet dedicati ai cuori

solitari in cerca di un appuntamento. Non proprio al buio

Il futuro degli incontri in rete è già qui. E si chiama Face-book, tanto per cambiare. I social networks, siti nati per

rimettere in contatto gli amici di vecchia data, sono destina-ti a rubare lo scettro alle chat specializzate nell’orchestrare incontri. Parola di Antonio Sofi, sociologo dei nuovi media. “I social networks consentono un comportamento più vici-no alla realtà – spiega – qui ci muoviamo più o meno come nel mondo vero, ci costruiamo sul web una vita ricca di sfaccettature, in cui certo può rientrare a pieno titolo il flirt con l’amico perso di vista o con la nuova conoscenza fatta

online”. Insomma se lo scopo è meno sfacciato il risultato può essere migliore. Inoltre i social networks godono di un altro vantaggio non da poco: un numero di gran lunga su-periore di iscritti. E dunque un “ventaglio di scelta” molto più vasto. “I siti internet dedicati esclusivamente al dating – continua Sofi - sono destinati a sgonfiarsi o a specializzarsi per rispondere a singole nicchie di interesse”. Ma il feno-meno degli incontri in rete quello no, non sembra affatto in declino, anzi. “E’ soprattutto la fascia dei giovani adulti, dai 30 ai 45 anni, quella interessata. Ma in realtà si tratta di

un fenomeno ben distribuito su diverse fasce di età”. Sarà anche per questo, forse, che le fila degli iscritti a Facebo-ok e simili si ingrossano ogni giorno sempre più, a Firenze come nel resto del paese (e del mondo cablato). Eppure a ben guardare il sistema mostra già una falla. Se è tanto fa-cile trovarsi e ritrovarsi a spasso per il social network, non lo è altrettanto perdersi di vista. E se la storia non giunge a giusto coronamento che si fa? A mali estremi, estremi rime-di: tocca cancellarsi dalla rete, cercando di lasciare meno tracce possibili.

Facebook &Co. rubano lo scettro ai siti specializzati: parola di Antonio Sofi, sociologo dei nuovi media

Ri-incontriamoci sul social network, dove la scelta è più vasta che mai

E l’anima gemella ora si pesca in rete

Francesca Puliti

TENDENZE/2. Cresce il numero dei fiorentini che si conoscono (e si innamorano) online

/F.P.

tempi moderni30 Febbraio 2010

Page 31: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Angoli, scorci, racconti e segnalazioni. La piazza virtuale di Firenze è sempre più gremita, e se c’è gente che ama venire a frescheggiare dal vivo all’ombra del

campanile, ce n’è altrettanta che si diletta a parlare della città o dalla città attraverso il proprio compu-ter, direttamente da casa. Gli esempi non mancano. Primo fra tutti Flickr, network di amanti della fo-tografia che diffonde urbi et orbi immagini di tutti i tipi comprese, manco a dirlo, quelle di Firenze. Online c’è un gruppo che conta 3.649 persone non per forza fiorentine, magari semplicemente turisti o amanti della città del giglio che hanno voluto unirsi alla “crew” (come va di moda dire oggi) lasciando un ricordino di quello che è stato o continua ad es-sere il rapporto con la città e le fascinazioni che su-scita. C’è chi documenta quello che vede e chi vede al di là di quello che vorrebbe documentare, postan-do nella rete delle vere e proprie fotografie d’auto-re. All’interno di questo gruppo enorme, è nato una sorta di sotto-gruppo, formato da gente che come gli altri condivide l’amore per la macchina fotogra-fica, ma in più si riunisce mensilmente mettendo in pratica delle vere e proprie session di fotografia estemporanea. Stefano Bacci – meglio conosciuto dagli utenti del sito come “L’absinthe” – è il fautore di questa originale iniziativa, fatta un po’ per vivere insieme una passione e un po’ per socializzare. Un micro squadrone che si muove compatto (ma non troppo) per raccontare un momento, uno sguardo,

un particolare, una zona. Gli incontri sono aperti a chiunque voglia parteciparvi, le uniche caratteristi-che indispensabili sono un incondizionato attacca-mento a obiettivi, otturatori & company e un po’ di voglia di socializzare. Stesso discorso vale per Fa-cebook, che alla città del giglio dedica una pagina con oltre 49mila fans dentro la quale si trovano foto legate alla tradizione e post sugli eventi, grandi e piccoli che siano. Esistono poi una serie di declina-zioni varie ed eventuali che vanno dalla pagina de-dicata alla curva Fiesole dello stadio Artemio Fran-chi a quelli che a Firenze mangiano il lampredotto.

Ma Florentia spopola anche su twitter, dove se si prova a digitarne il nome, vengono fuori miriadi di messaggi dedicati direttamente o indirettamente a chi ha qualcosa da dire sulla città. Stesso discorso vale per You Tube, il popolare sito che abilita alla condivisione di video di ogni genere, che custodi-sce gelosamente i filmati realizzati da visitatori e abitanti di Firenze che vogliono mettere in rete la città vista dal loro personale punto di vista. Non c’è dubbio: le piazze più spaziose sono quelle virtuali.

Le piazze di Firenze vanno sul webTENDENZE/1. Sono sempre di più i social network che dedicano spazi virtuali alla città

Lucia Conti

Su Flickr c’è un gruppo enorme e su Facebook c’è una pagina

dedicata a tradizioni e novità. Il capoluogo toscano spopola

sul web e i suoi abitanti si lasciano trascinare dalla mania

tempi moderni

Parola d’ordine: U-F-F-I-Z-I. Im-ponente, altisonante. Pronun-ciandola ci si dà un tono, digi-tandola su You Tube si apre un mondo, fatto di molte persone e di altrettanti significati. 691 per l’esattezza. Sul noto sito internet che abilita alla condivisione di filmati, sono tanti i video con-trassegnati con il nome della galleria. Oltre ai presumibili fil-mati su mostre in corso, inter-viste al direttore, innumerevoli panoramiche sul loggiato del Vasari e flash sui lavori nel can-tiere dei Nuovi Uffizi, si scopre che la fantasia dei turisti, arriva a partorire video curiosi pur di evi-tare il “bla bla” delle guide. Il di-versivo più gettonato è fingersi reporter d’assalto e, telecamera o cellulare alla mano, descrivere luoghi con il piglio deciso di chi è acculturato. Da questo goliar-dico passatempo non è escluso nemmeno il remissivo quanto tecnologico popolo nipponico che approfitta della distrazione

dei custodi per girare micro-do-cumentari con tanto di didasca-lie con ideogrammi. Un provetto cameraman parte dall’ingresso e a passo svelto percorre la fila in silenzio, bloccandosi solo sul lungarno de’Medici. Un minuto e trenta il tempo impiegato per arrivare fino alla fine. Tanti i con-sensi raccolti anche dalle “statue viventi”. Sia che si tratti di un Dan-te contemporaneo, di una sfinge o di un omino completamente dipinto di bianco, i turisti ne ri-mangono incantati e immortala-no soddisfatti i loro momenti in compagnia dei performer, come se stessero abbracciando Mickey Mouse a Disneyworld. Un ameri-cano nostalgico titola la ripresa “The italian version of the statue of Liberty”. Il viaggio si conclude sfrecciando sotto la Galleria a trecento chilometri all’ora, a bor-do dell’auto da corsa protagoni-sta di un videogioco. Ma questo non è il potere dei nuovi media, è pura fantasia.

Uffizi sì, ma solo se sono virtuali

C’è chi trova notizie,chi racconta storiee chi posta” pezzi di vita

L’OPINIONE

Sapessi com’è strano innamorarsi in chat a Firenze. Anzi no, non lo è più per mol-ti. A dirlo sono i numeri, quelli dei fio-rentini registrati nei siti internet dedicati

ai cuori solitari, che si fanno sempre più fitti e specializzati. Iscriversi per credere. Bastano un paio d’ore online in un qualsiasi mercoledì po-meriggio (orario lavorativo, manco a dirlo) per fare la conoscenza di una quindicina di persone. Ovviamente non scelte a caso, ma accuratamen-te selezionate in base all’età, alla città di prove-nienza e magari anche al colore di occhi e capi-gliatura. Altro che “C’è posta per te” (il film di hollywoodiana memoria, non l’altrettanto strap-palacrime programma della De Filippi). Le chat per single si sono fatte furbe e alcune si vantano anche di offrire determinate garanzie in termini di riuscita e di sicurezza (anche se molto rimane affidato al buon senso di chi ne fa uso e i brutti incontri sono sempre dietro l’angolo). Tant’è che i Tom Hanks e le Meg Ryan di San Frediano e del Galluzzo non hanno bisogno di darsi appun-tamento sull’Empire State Building e sognarsi a miglia di distanza, si scelgono direttamente

all’interno di una ristretta manciata di chilometri. Perché le chat servono a questo, a semplificarti la vita e soprattutto il barcaglio. Insomma una specie di supermercato delle relazioni: si entra, si valutano le offerte speciali, si compara il rappor-to qualità/prezzo e poi si va alla cassa con un pri-mo appuntamento (non proprio al buio). A volte si paga l’ingresso, perché le chat per single sono diventate un vero e proprio business, altre volte si entra gratis, basta iscriversi. Che già non è poco. L’immissione dei propri dati personali costa un primo esamino di coscienza. Nome, età e a volte addirittura peso, altezza e corporatura. Ma so-prattutto conta lui, l’annuncio, la presentazione di sé in poche stringate righe attraverso le quali gli altri inquilini del sito internet saranno o non saranno attirati da noi. E infine attenzione a non scivolare sulla scelta della foto da annettere al “curriculum”. Una volta terminate le operazioni possiamo accedere all’universo single, curiosare tra le “presentazioni” altrui e puntare la preda. Nel più fortunato dei casi l’eletto/a è connesso/a e si può stabilire subito un contatto, dare inizio a una conversazione scritta per conoscersi e maga-

ri fissare (non subito, secondo il protocollo dei “chattatori” più esperti) un appuntamento vis à vis. Fermi là voi che state pensando che “su que-sti siti ci sono soltanto sfigati o personaggi strani in cerca di avventure trasgressive”. La chat è il

moderno prolungamento del bancone del bar e, per dirla con le parole di un habitué che vi si reca da un paio d’anni, “ci sono le stesse persone che si trovano in giro”. Una ragione in più per stare sul chivalà.

Il moderno prolungamento del bancone del bar si chiama

chat per single: proliferano i siti internet dedicati ai cuori

solitari in cerca di un appuntamento. Non proprio al buio

Il futuro degli incontri in rete è già qui. E si chiama Face-book, tanto per cambiare. I social networks, siti nati per

rimettere in contatto gli amici di vecchia data, sono destina-ti a rubare lo scettro alle chat specializzate nell’orchestrare incontri. Parola di Antonio Sofi, sociologo dei nuovi media. “I social networks consentono un comportamento più vici-no alla realtà – spiega – qui ci muoviamo più o meno come nel mondo vero, ci costruiamo sul web una vita ricca di sfaccettature, in cui certo può rientrare a pieno titolo il flirt con l’amico perso di vista o con la nuova conoscenza fatta

online”. Insomma se lo scopo è meno sfacciato il risultato può essere migliore. Inoltre i social networks godono di un altro vantaggio non da poco: un numero di gran lunga su-periore di iscritti. E dunque un “ventaglio di scelta” molto più vasto. “I siti internet dedicati esclusivamente al dating – continua Sofi - sono destinati a sgonfiarsi o a specializzarsi per rispondere a singole nicchie di interesse”. Ma il feno-meno degli incontri in rete quello no, non sembra affatto in declino, anzi. “E’ soprattutto la fascia dei giovani adulti, dai 30 ai 45 anni, quella interessata. Ma in realtà si tratta di

un fenomeno ben distribuito su diverse fasce di età”. Sarà anche per questo, forse, che le fila degli iscritti a Facebo-ok e simili si ingrossano ogni giorno sempre più, a Firenze come nel resto del paese (e del mondo cablato). Eppure a ben guardare il sistema mostra già una falla. Se è tanto fa-cile trovarsi e ritrovarsi a spasso per il social network, non lo è altrettanto perdersi di vista. E se la storia non giunge a giusto coronamento che si fa? A mali estremi, estremi rime-di: tocca cancellarsi dalla rete, cercando di lasciare meno tracce possibili.

Facebook &Co. rubano lo scettro ai siti specializzati: parola di Antonio Sofi, sociologo dei nuovi media

Ri-incontriamoci sul social network, dove la scelta è più vasta che mai

E l’anima gemella ora si pesca in rete

Francesca Puliti

TENDENZE/2. Cresce il numero dei fiorentini che si conoscono (e si innamorano) online

/F.P.

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Page 32: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

società

La parola è di quelle che preoccupano sempre più genitori e (an-che se in pochi lo riconoscono) ragazzi: bullismo. Una parola dai confini spesso non ben definiti - a volte è difficile distinguere veri e propri atti di violenza e prepotenza da scherzi un po’ troppo

pesanti - ma che è entrata pian piano a far parte del dizionario delle fami-glie. E non passa settimana senza che, sui giornali, siano riportati episodi di questo genere, avvenuti di volta in volta a scuola, ai giardini, per strada. A Pisa sono stati presentati i risultati dell’edizione 2009 dell’indagine su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, realizzata (come ormai ogni anno dal 1997) dalla società italiana di pediatria. Una sorta di viaggio nel mondo dei ragazzi dai 12 ai 14 anni che, “coperti” dall’anonimato e forse spinti, in alcuni casi, dalla voglia di farsi sentire o addirittura di lanciare allarmi, confessano abitudini, stili di vita e consumi, compresi quelli “proi-biti”. Dalla ricerca è emerso che il 64% degli adolescenti intervistati di-chiara di aver assistito a fenomeni di bullismo: una percentuale ancora alta, ma comunque in calo rispetto agli anni precedenti (nel 2007 era del 75%). Ma attenzione, dicono gli autori dell’indagine: c’è da chiedersi, infatti, “se ciò sia dovuto ad una reale contrazione del fenomeno o ad una sorta di assuefazione”. E, in ogni caso, i dati preoccupanti non mancano: c’è anco-ra un (consistente) 41% che non rivelerebbe a un adulto di essere vittima di un bullo, ma che cercherebbe di risolvere la faccenda da solo. E se il 71% degli intervistati giudica comunque negativamente chi si comporta da bullo, c’è un 5,4% (di maschi) che considera i bulli “tipi in gamba”. Infine, nell’indagine c’è anche spazio per i rapporti con la famiglia. Sette adolescenti su dieci considerano adeguate (né troppe, né poche) le regole imposte dai genitori, ma il 27% di loro afferma di rispettarle raramente, se non mai. E continua a diminuire la percentuale di chi si rivolge a un adulto (genitori compresi) quando c’è un problema da risolvere. “D’altra parte – commenta Maurizio Tucci, curatore dell’indagine – non sembra che i genitori facciano molti sforzi per cercare di incentivare il dialogo con i figli”. “In Toscana la situazione non è drammatica, anche se alcuni segnali ci sono”, spiega Rosa Maria Di Giorgi, assessore all’istruzione del Comune di Firenze, che poi elenca alcune soluzioni che Palazzo Vecchio intende mettere in pratica perché questi segnali non si trasformino in un allarme: “Serve un intervento più diffuso nei quartieri, la mia idea è quella di realizzare sempre più iniziative in periferia, utilizzando risorse esterne partecipando a bandi ministeriale ed europei – dice – ci vuole più consi-derazione per i giovani, per opporsi al bullismo bisogna offrire loro atti-vità interessanti da svolgere. Infine – conclude – servono soluzioni nelle scuole: per questo abbiamo rilanciato corsi contro gli stereotipi, e stiamo investendo molto sulla formazione degli insegnanti”.

Matteo Francini

Quando il bullismo è “roba da ragazzi”L’INDAGINE. Sempre meno adolescenti chiedono aiuto alle famiglie per risolvere i loro problemi

Quasi un giovane su due non rivelerebbe

a un adulto di essere vittima di violenze.

Di Giorgi: “In Toscana la situazione non è

drammatica, ma alcuni segnali ci sono”

C’era - e c’è ancora - un famoso libro che sostiene che i “no” dei

genitori facciano bene allo sviluppo di bambini e ragazzi. Si tratta de “I no che aiutano a crescere” di Asha Phillips. Ma c’è anche chi sostiene il contrario. E per trovarlo non bisogna andare nep-pure troppo lontano: in pieno centro, in via dei Pilastri, ha il suo studio Renato Palma, medico psicoterapeuta nato in provincia di Siena ma fiorentino d’ado-zione. Cinquantotto anni e una folta barba bianca, Palma è l’autore de “I sì che aiutano a crescere” (Edizioni Ets), pubblicato lo scorso novembre. Una ri-sposta, fin troppo chiara, al volume del-la Phillips? “Un’impostazione diversa - preferisce considerarla lo psicoterapeuta – che parte dalla convinzione che le re-lazioni in ambito affettivo possano avve-nire senza esercitare potere e riducendo al massimo i conflitti”. Una diversa con-siderazione del rapporto genitori-figli, lontana chilometri (e non solo geografi-camente) da quella della collega, ma an-che dai metodi spesso utilizzati da padri e madri dei tempi nostri. “Gli adulti si sorprendono che i loro figli, crescendo, diventino conflittuali – spiega Palma, che le sue teorie le ha sperimentate direttamente con il figlio, oggi ingegnere – senza rendersi conto che sono stati loro, per primi, a iniziare i conflitti. Litigare per educare - sostiene - semplicemente educa a litigare”. “Sembra che molti adulti trattino i bambini come se fossero prepotenti che debbono capire chi comanda – continua – ma la convinzione che nell’educazione dei figli un po’ di conflitto sia necessario, e che non appena stabilito il rispetto delle regole la pace tornerà, è solamente una favola. Spesso la famiglia e la scuo-la non sono spazi dove i bambini vivono contenti. E i problemi – aggiunge, riferendosi anche a fenome-ni come bullismo e disagio giovanile – nascono dal modo in cui sono stati tirati su i ragazzi: è un errore degli adulti inserire la forza nel rapporto con i bam-

bini, perché quando i ragazzi capiscono di avere più forza dei genitori il rapporto si inverte, e nasce il nuo-vo conflitto. Sono gli adulti ad abituare i figli a essere infelici, attraverso tutte le costrizioni che impongono loro: e non dobbiamo meravigliarci, allora, se diven-tano ragazzi infelici”. Altro tema, quello della felicità, caro a Palma, che sull’argomento ha anche pubblicato un saggio dal titolo “Economia e felicità, una propo-sta di accordo”. In futuro, insomma, non dobbiamo aspettarci niente di buono? “Al contrario – risponde – dobbiamo solo cambiare le relazioni con i bambini, da conflittuali a cooperative. Le cose possono cambiare, e cambieranno: i giovani sono molto meglio di noi”. Nel suo futuro, invece, c’è già un nuovo progetto: scri-vere un libro sulla democrazia in famiglia.

Renato Palma

Renato Palma, medico psicoterapeuta, parla in un libro del rapporto genitori-figli

E se invece fossero i “sì” ad aiutare a crescere?

/M.F.

L’OPINIONE

32 Febbraio 2010

Aperto dal lunedi’ al venerdi’ ore 9.30-12.30 • 15.30 -19.00. Sabato dalle 10.00 alle 12.00

Via Bronzino, 6/r Firenze - Tel. 055 710498 1012615

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Page 33: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

società

La parola è di quelle che preoccupano sempre più genitori e (an-che se in pochi lo riconoscono) ragazzi: bullismo. Una parola dai confini spesso non ben definiti - a volte è difficile distinguere veri e propri atti di violenza e prepotenza da scherzi un po’ troppo

pesanti - ma che è entrata pian piano a far parte del dizionario delle fami-glie. E non passa settimana senza che, sui giornali, siano riportati episodi di questo genere, avvenuti di volta in volta a scuola, ai giardini, per strada. A Pisa sono stati presentati i risultati dell’edizione 2009 dell’indagine su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, realizzata (come ormai ogni anno dal 1997) dalla società italiana di pediatria. Una sorta di viaggio nel mondo dei ragazzi dai 12 ai 14 anni che, “coperti” dall’anonimato e forse spinti, in alcuni casi, dalla voglia di farsi sentire o addirittura di lanciare allarmi, confessano abitudini, stili di vita e consumi, compresi quelli “proi-biti”. Dalla ricerca è emerso che il 64% degli adolescenti intervistati di-chiara di aver assistito a fenomeni di bullismo: una percentuale ancora alta, ma comunque in calo rispetto agli anni precedenti (nel 2007 era del 75%). Ma attenzione, dicono gli autori dell’indagine: c’è da chiedersi, infatti, “se ciò sia dovuto ad una reale contrazione del fenomeno o ad una sorta di assuefazione”. E, in ogni caso, i dati preoccupanti non mancano: c’è anco-ra un (consistente) 41% che non rivelerebbe a un adulto di essere vittima di un bullo, ma che cercherebbe di risolvere la faccenda da solo. E se il 71% degli intervistati giudica comunque negativamente chi si comporta da bullo, c’è un 5,4% (di maschi) che considera i bulli “tipi in gamba”. Infine, nell’indagine c’è anche spazio per i rapporti con la famiglia. Sette adolescenti su dieci considerano adeguate (né troppe, né poche) le regole imposte dai genitori, ma il 27% di loro afferma di rispettarle raramente, se non mai. E continua a diminuire la percentuale di chi si rivolge a un adulto (genitori compresi) quando c’è un problema da risolvere. “D’altra parte – commenta Maurizio Tucci, curatore dell’indagine – non sembra che i genitori facciano molti sforzi per cercare di incentivare il dialogo con i figli”. “In Toscana la situazione non è drammatica, anche se alcuni segnali ci sono”, spiega Rosa Maria Di Giorgi, assessore all’istruzione del Comune di Firenze, che poi elenca alcune soluzioni che Palazzo Vecchio intende mettere in pratica perché questi segnali non si trasformino in un allarme: “Serve un intervento più diffuso nei quartieri, la mia idea è quella di realizzare sempre più iniziative in periferia, utilizzando risorse esterne partecipando a bandi ministeriale ed europei – dice – ci vuole più consi-derazione per i giovani, per opporsi al bullismo bisogna offrire loro atti-vità interessanti da svolgere. Infine – conclude – servono soluzioni nelle scuole: per questo abbiamo rilanciato corsi contro gli stereotipi, e stiamo investendo molto sulla formazione degli insegnanti”.

Matteo Francini

Quando il bullismo è “roba da ragazzi”L’INDAGINE. Sempre meno adolescenti chiedono aiuto alle famiglie per risolvere i loro problemi

Quasi un giovane su due non rivelerebbe

a un adulto di essere vittima di violenze.

Di Giorgi: “In Toscana la situazione non è

drammatica, ma alcuni segnali ci sono”

C’era - e c’è ancora - un famoso libro che sostiene che i “no” dei

genitori facciano bene allo sviluppo di bambini e ragazzi. Si tratta de “I no che aiutano a crescere” di Asha Phillips. Ma c’è anche chi sostiene il contrario. E per trovarlo non bisogna andare nep-pure troppo lontano: in pieno centro, in via dei Pilastri, ha il suo studio Renato Palma, medico psicoterapeuta nato in provincia di Siena ma fiorentino d’ado-zione. Cinquantotto anni e una folta barba bianca, Palma è l’autore de “I sì che aiutano a crescere” (Edizioni Ets), pubblicato lo scorso novembre. Una ri-sposta, fin troppo chiara, al volume del-la Phillips? “Un’impostazione diversa - preferisce considerarla lo psicoterapeuta – che parte dalla convinzione che le re-lazioni in ambito affettivo possano avve-nire senza esercitare potere e riducendo al massimo i conflitti”. Una diversa con-siderazione del rapporto genitori-figli, lontana chilometri (e non solo geografi-camente) da quella della collega, ma an-che dai metodi spesso utilizzati da padri e madri dei tempi nostri. “Gli adulti si sorprendono che i loro figli, crescendo, diventino conflittuali – spiega Palma, che le sue teorie le ha sperimentate direttamente con il figlio, oggi ingegnere – senza rendersi conto che sono stati loro, per primi, a iniziare i conflitti. Litigare per educare - sostiene - semplicemente educa a litigare”. “Sembra che molti adulti trattino i bambini come se fossero prepotenti che debbono capire chi comanda – continua – ma la convinzione che nell’educazione dei figli un po’ di conflitto sia necessario, e che non appena stabilito il rispetto delle regole la pace tornerà, è solamente una favola. Spesso la famiglia e la scuo-la non sono spazi dove i bambini vivono contenti. E i problemi – aggiunge, riferendosi anche a fenome-ni come bullismo e disagio giovanile – nascono dal modo in cui sono stati tirati su i ragazzi: è un errore degli adulti inserire la forza nel rapporto con i bam-

bini, perché quando i ragazzi capiscono di avere più forza dei genitori il rapporto si inverte, e nasce il nuo-vo conflitto. Sono gli adulti ad abituare i figli a essere infelici, attraverso tutte le costrizioni che impongono loro: e non dobbiamo meravigliarci, allora, se diven-tano ragazzi infelici”. Altro tema, quello della felicità, caro a Palma, che sull’argomento ha anche pubblicato un saggio dal titolo “Economia e felicità, una propo-sta di accordo”. In futuro, insomma, non dobbiamo aspettarci niente di buono? “Al contrario – risponde – dobbiamo solo cambiare le relazioni con i bambini, da conflittuali a cooperative. Le cose possono cambiare, e cambieranno: i giovani sono molto meglio di noi”. Nel suo futuro, invece, c’è già un nuovo progetto: scri-vere un libro sulla democrazia in famiglia.

Renato Palma

Renato Palma, medico psicoterapeuta, parla in un libro del rapporto genitori-figli

E se invece fossero i “sì” ad aiutare a crescere?

/M.F.

L’OPINIONE

1084969

Page 34: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Trentacinque anni insieme. A parlare di musica, leggende e di una cultura che ha lasciato il segno nella testa e nell’ani-ma di tutto il gruppo. Sono i Whisky

Trails, storica band fiorentina che dal 1975 suona instancabilmente musica irlandese nei quattro an-goli della città, portando i ritmi della verde isola che si perde nell’Atlantico nelle vie della città del giglio. E il 2010 offre al gruppo un’occasione per festeggiare con un concerto e con un nuovo disco 35 anni di storia. Una realtà che continua a vi-vere a discapito delle mode, coinvolgendo nuovi appassionati ogni anni: sono arrivati decisamente lontano, ma da dove sono partiti i Whisky trails? “E’ nato tutto per caso – spiega Stefano Corsi, anima del gruppo e suonatore d’arpa celtica, ar-monica e harmonium –. A quel tempo frequen-tavamo spesso la casa di Giulia Lorimer, altra componente storica del gruppo che apriva a tutti

le porte della sua grande casa, dove ci si confron-tava sugli argomenti più disparati”. Una casa tut-ta particolare, al Vingone, alle porte di Scandicci, dove era facile incontrare - oltre agli undici figli della proprietaria - gente di passaggio, abitudinari del salotto (se così si può chiamare) e personaggi famosi come Ignazio Silone e Ivan Illic. Da que-sta sorta di “comune” nacque un gruppo di aman-ti della musica celtica e della cultura irlandese. Un gruppo affiatato di cinque persone che comin-ciarono a studiare le origini di suoni armoniosi e singolari che venivano da lontano. “Sono molti i generi musicali nati dalla cultura celtica – conti-nua Corsi -. Noi abbiamo deciso di chiamare la band Whisky Trail perché seguiamo il percorso (trail in inglese, ndr) degli irlandesi in America, dove, attraverso le contaminazioni con un’altra cultura, sono nati nuovi generi come il country o il bluegrass”. Primo gruppo in Italia ad esser-si avventurato nei meandri poco conosciuti della musica irlandese, oggi tra i loro seguaci sono nati diverse nuove band che contribuiscono a diffon-

dere il verbo delle armonie made in Ireland. A 35 anni di distanza, e con dieci album alle spalle, i Whisky Trails nel 2010 ritornano ancora una vol-ta sul palco (lo fanno ancora spesso, sebbene la formazione non sia più quella originale) e que-sta volta lo fanno in grande stile: per festeggiare il 35esimo compleanno della band, il 17 marzo saliranno sul palcoscenico del Saschall, tutti in-sieme. “Ci saranno tutti – continua Stefano -. Per questo concerto suoneranno insieme a noi anche i componenti della formazione originale (negli anni, due dei musicisti degli esordi avevano preso altre strade) e anche qualcuno dei nostri figli sarà con noi sul palco”. Più di 10 elementi sul palco-scenico, per una serata di successo assicurato. E per chiudere il compleanno in bellezza non pote-va mancare un nuovo disco: “Beginnings”, così s’intitola, e racchiude i brani memorabili di una carriera che continua a mietere successi. (il disco verrà venduto al prezzo promozionale di 5 euro in occasione di Irlanda in festa e allegato al magazi-ne Firenze Spettacolo).

La band dei Whisky Trails

L’EVENTO. La band che suona musica irlandese festeggerà con un concerto e un nuovo disco

Whisky Trails, 35 anni e non sentirli Sono stati i primi a cimentarsi con la musica irlandese in Italia, e di sicuro sono

anche i più acclamati. A trentacinque anni di distanza, il gruppo fi orentino continua

a far ballare un popolo di appassionati, e per festeggiare il compleanno chiama

a raccolta tutti i fan al Saschall promettendo una performance da non dimenticare Ha preso il via da pochi giorni il nuovo evento del centro d’arte contemporanea EX3. Venerdì 12 febbraio, lo spazio dedi-cato alla contemporaneità di viale Giannot-ti ha infatti inaugurato le mostre personali di Eva Marisaldi e del duo Tayo Onorato & Nico Krebs, entrambe a cura di Lorenzo Giusti e Arabella Natalini. “Un’occasione importante per Ex3 – commentano i due curatori – poiché si tratta di due mostre tra loro molto diverse, due riflessioni diverse. è un modo per rappresentare l’eterogeneità della scena artistica contemporanea.” Da sempre molto attenta ai temi del dialogo e della comunicazione, ma anche della difficoltà di interazione, l’italiana Eva Ma-risaldi ha elaborato un progetto – “Grigio nonlineare” - per la sala centrale di EX3. Si tratta di un intervento a terra, concepito come un tracciato percorribile, che accoglie il visitatore e lo invita a compiere il proprio percorso. Un percorso partecipativo in cui il visitatore può scegliere tra 64 frasi e 16 disegni per creare la propria storia. “Il lavo-ro riflette sull’interpretazione individuale del senso e dello spazio – spiegano Ara-bella Natalini e Lorenzo Giusti – Le stes-se frasi che costituiscono l’installazione si ritrovano inoltre all’esterno, all’entrata di EX3, tradotte nelle lingue delle comunità straniere più numerose nel quartiere, per permettere anche a loro di partecipare a quest’opera”. Accanto al lavoro della Ma-risaldi, artista di fama internazionale, EX3 ospita nelle sale laterali l’opera dei due giovani artisti Taiyo Onorato e Nico Krebs, che per la prima volta espongono in Italia. In “Taiyo Onorato & Nico Krebs: tutto in-cluso” i due svizzeri mettono in scena fo-tografie, frutto di una manipolazione della realtà, e una produzione scultorea contrad-distinta dall’utilizzo di oggetti di uso comu-ne che, assemblati liberamente, acquistano nuovi significati. “Il lavoro fotografico è di tipo analogico, con alterazioni della realtà nel suo aspetto fisico, e senza l’intervento digitale dell’informatica”- precisano i cu-ratori. Dopo la recente riapertura, questo è il secondo evento di EX3 e sarà visitabile fino all’11 aprile: “Abbiamo sempre credu-to che questo spazio fosse ideale per l’arte contemporanea – dice Cristina Giani, vice presidente del Quartiere 3 nonché membro del Comitato d’indirizzo di EX3 – La mo-stra precedente è andata benissimo e sono certa che anche questo nuovo evento saprà coinvolgere un vasto pubblico.”

LA MOSTRA

All’Ex3 un incrociodi artisti e linguaggi

Una delle opere in mostra

Fa un certo effetto vedere l’investigatore più famoso del mondo a spas-so per i Lungarni. Per non parlare della sua eccitazione gastronomica

nello scoprire le delizie di una bistecca alla fiorentina bagnata da un Brunello d’annata. Fa un certo e strano effetto ma convince e appassiona questo Sherlock Holmes in salsa toscana. Luca Martinelli, giornalista pratese che lavora da anni a Firenze, da sempre appassionato animatore della folta schiera di quanti tengono in vita con pervicacia il genio di Ba-ker Street, ci ha piacevolmente sorpreso con il suo primo romanzo “Il Pa-lio di Sherlock Holmes” (Alacràn - I Misteri - 2009 - pagine 171 - 12,50 euro). Martinelli si era già prodotto in apocrifi del grande Conan Doyle, sulla rivista dell’associazione, “The Strand Magazine”, di cui oggi è di-rettore responsabile, ha pubblicato quattro racconti. “Il Palio di Sherlock Holmes” è ben scritto, in fedelissimo stile “Doyliano”. La vicenda narra-ta fa perno su un fatto “realmente” accaduto nella saga di Holmes, cioè il suo arrivo in Italia, dopo essere stato creduto morto, assieme al nemico di sempre, Moriarty. Il detective scrive una lunga lettera al suo amico

fraterno Watson, dove gli narra l’avventura toscana. Un manoscritto che, come si legge nel prologo, l’autore ritroverà in una balla di “cenci” a Pra-to. Holmes si rimettere al lavoro per sua maestà, ricostruendo la cellula del servizio segreto britannico in Italia, ma mentre sta lavorando a que-sto incarico sotto copertura, si imbatte in un omicidio nel quale rimane coinvolto un uomo dell’intelligence britannica. Si tratta dell’assassinio di un ricco allevatore di cavalli. Chiaramente, il grande Sherlock non sa re-sistere alla tentazione di indagare e lascia Firenze alla volta di Siena. Una curiosità (tra le tante): nel romanzo, insieme ai personaggi di fantasia, fi-gurano alcuni toscani doc vissuti all’epoca. Alcuni nel ruolo di semplici comparse (Paolo Lorenzini, fratello di Collodi e direttore della manifat-tura Ginori di Sesto Fiorentino, Arturo Corsellini, titolare di una riven-dita di pipe e tabacchi a Firenze, il giornalista e scrittore Jarro, al secolo Giulio Piccini, l’abate Giovanni Caselli, patriota senese), uno, invece, con un ruolo di coprotagonista: lo scrittore Federigo Tozzi, che nel 1891 ave-va 8 anni, nelle singolari vesti di aiutante di Holmes a Siena.

Ecco Sherlock Holmes in salsa toscanaLA RECENSIONE. In libreria la prima fatica letteraria del pratese Luca Martinelli

/C.B.

/G.B.

Ludovica V. Zarrilli

Le lunghe code all’ingresso dei più famo-si musei della città non sono l’unico tra-vaglio dei turisti che arrivano a Firenze. Talvolta si vedono costretti a rinunciare

a una visita per via di orari d’apertura poco flessi-bili (se non risicati) o per la chiusura di un museo per motivi di restauro o riordino. L’evento più spiacevole è proprio trovarsi di fronte a una porta sbarrata, seppur per colpa di sacrosante operazio-ni di restauro. E’ il caso della Galleria Casa Ri-naldo Carnielo, in piazza Savonarola, con le sue sculture di fine Ottocento, chiusa da tempo per restauro. Si dovrà attendere anche per ammirare le collezioni del Novecento del Forte Belvedere, altro museo civico, tra le quali spicca la raccolta di Alberto Della Ragione, anch’essa attualmen-te chiusa al pubblico. Si trova invece in piazza Pitti, ma sempre chiusa al pubblico, la preziosa collezione del Museo delle Carrozze. Più conte-nuto sarà il rammarico dei visitatori del Museo di Palazzo Davanzati, conosciuto come “museo della casa fiorentina antica”, aperto solo parzial-mente ancora una volta a causa di un restauro. Chiuso per ristrutturazione dallo scorso novem-bre è il Museo di Storia della Scienza, in piazza dei Giudici, fondato nel 1927 dall’Università di Firenze. L’inaugurazione del nuovo allestimen-to è prevista per maggio quando il nome verrà

cambiato in Museo Galileo. Lo scorso settembre invece sono partiti i lavori di restauro alla Tri-buna degli Uffizi, che termineranno nel giugno 2011. Ma il turista riparte a bocca asciutta anche a causa delle poco indulgenti modalità d’apertu-ra dei musei. Alcuni, di competenza comunale, hanno orari ridotti all’osso. Il Museo Bardini, in Oltrarno, è aperto solo tre giorni la settimana (sa-bato, domenica e lunedì), mentre la Fondazione

Salvatore Romano, situata nell’antico cenacolo a fianco alla Chiesa di Santo Spirito, è aperta esclu-sivamente il sabato, per di più solo la mattina nei mesi invernali. Alcuni musei presentano analo-ghe limitazioni. E’ il caso del Museo delle Scul-ture, al primo piano del Museo di Orsanmichele, aperto solo il lunedì, o di alcuni cenacoli, come quello di Ognissanti e di Fuligno, in via Faenza, aperti tre mattine a settimana. Mentre i musei di Santa Maria Novella e di Palazzo Vecchio, tra i

maggiori della città, sono chiusi nei giorni festivi, in barba ai turisti della domenica. Per visitare al-tri musei occorre invece ricordarsi la prenotazio-ne: è obbligatoria per il Museo di Casa Martelli e per Villa Corsini a Castello, uno degli esempi

più rappresentativi dell’architettura fiorentina del tardo barocco, recentemente presentata al pubbli-co dopo i lavori di restauro. Prima di partire per Firenze, cari turisti, armatevi di carta e penna: oc-corre pianificare attentamente l’agenda.

Gallerie chiuse, istruzioni per l’usoAnnalisa Cecionesi

IL CASO. Sono molti i musei fiorentini chiusi o accessibili solo a orari ridotti. Eccone una mappa

La galleria Carnielo

“Mi piace perché è un museo strano, non è un museo normale”. E’ uno

dei commenti che compaiono sul libro dei desiderata di un “originale e inaspettato” museo fiorentino, quello intitolato a Stefa-no Bardini, in via dei Renai, nei pressi di Ponte alle Grazie. Un museo dalla forte vo-cazione internazionale, riaperto al pubblico lo scorso aprile dopo quasi dieci anni. Un accurato restauro lo ha riconsegnato alla città così come l’aveva concepito il suo fon-datore, l’antiquario Stefano Bardini, dopo lo stravolgimento successivo alla sua mor-te, avvenuta nel 1922. E’ l’impatto sceno-

grafico a impressionare il visitatore, ancor più delle singole opere. Salendo la scalinata immersa tra i tappeti antichi si approda alla saletta che ospita “l’Atlante” del Guercino. Poco distante, sculture e dipinti emergono dall’aristocratico blu delle pareti e in un angolo spunta l’originale “Porcellino” di Pietro Tacca. “Il bilancio dei primi dieci mesi d’apertura - spiega Antonella Nesi, curatrice del museo - è positivo. Tra aprile e maggio ad esempio sono state registrate oltre 8 mila presenze”. Una buona affluenza considerando l’odierna crisi del turismo, i problemi di trasporto in Oltrarno, la scarsa

comunicazione esterna del museo e l’aper-tura limitata di soli tre giorni settimanali. “Abbiamo un pubblico molto motivato ed eterogeneo dal punto di vista delle prove-nienze - racconta Antonella Nesi - Tra que-ste spiccano gli anglosassoni, con i quali lo stesso Bardini aveva instaurato un rapporto privilegiato”. In cantiere, oltre al crocefisso giottesco che già si può ammirare adagiato sotto il bisturi dei restauratori, vi è l’apertu-ra di tre sale del pianterreno pronte ad ospi-tare piccole mostre. Presto sarà visitabile la Collezione Corsi, costituita da dipinti ine-diti realizzati tra il ‘300 e il ‘700.

Il museo è dentro la casa dell’antiquarioFOCUS. Antonella Nesi, curatrice del Bardini, traccia un bilancio dei primi mesi di visite

/A.C.Una sala del Museo Bardini

cultura

Buona notizia: il museo di Storia della scienza riaprirà i battenti a maggio

Page 35: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Trentacinque anni insieme. A parlare di musica, leggende e di una cultura che ha lasciato il segno nella testa e nell’ani-ma di tutto il gruppo. Sono i Whisky

Trails, storica band fiorentina che dal 1975 suona instancabilmente musica irlandese nei quattro an-goli della città, portando i ritmi della verde isola che si perde nell’Atlantico nelle vie della città del giglio. E il 2010 offre al gruppo un’occasione per festeggiare con un concerto e con un nuovo disco 35 anni di storia. Una realtà che continua a vi-vere a discapito delle mode, coinvolgendo nuovi appassionati ogni anni: sono arrivati decisamente lontano, ma da dove sono partiti i Whisky trails? “E’ nato tutto per caso – spiega Stefano Corsi, anima del gruppo e suonatore d’arpa celtica, ar-monica e harmonium –. A quel tempo frequen-tavamo spesso la casa di Giulia Lorimer, altra componente storica del gruppo che apriva a tutti

le porte della sua grande casa, dove ci si confron-tava sugli argomenti più disparati”. Una casa tut-ta particolare, al Vingone, alle porte di Scandicci, dove era facile incontrare - oltre agli undici figli della proprietaria - gente di passaggio, abitudinari del salotto (se così si può chiamare) e personaggi famosi come Ignazio Silone e Ivan Illic. Da que-sta sorta di “comune” nacque un gruppo di aman-ti della musica celtica e della cultura irlandese. Un gruppo affiatato di cinque persone che comin-ciarono a studiare le origini di suoni armoniosi e singolari che venivano da lontano. “Sono molti i generi musicali nati dalla cultura celtica – conti-nua Corsi -. Noi abbiamo deciso di chiamare la band Whisky Trail perché seguiamo il percorso (trail in inglese, ndr) degli irlandesi in America, dove, attraverso le contaminazioni con un’altra cultura, sono nati nuovi generi come il country o il bluegrass”. Primo gruppo in Italia ad esser-si avventurato nei meandri poco conosciuti della musica irlandese, oggi tra i loro seguaci sono nati diverse nuove band che contribuiscono a diffon-

dere il verbo delle armonie made in Ireland. A 35 anni di distanza, e con dieci album alle spalle, i Whisky Trails nel 2010 ritornano ancora una vol-ta sul palco (lo fanno ancora spesso, sebbene la formazione non sia più quella originale) e que-sta volta lo fanno in grande stile: per festeggiare il 35esimo compleanno della band, il 17 marzo saliranno sul palcoscenico del Saschall, tutti in-sieme. “Ci saranno tutti – continua Stefano -. Per questo concerto suoneranno insieme a noi anche i componenti della formazione originale (negli anni, due dei musicisti degli esordi avevano preso altre strade) e anche qualcuno dei nostri figli sarà con noi sul palco”. Più di 10 elementi sul palco-scenico, per una serata di successo assicurato. E per chiudere il compleanno in bellezza non pote-va mancare un nuovo disco: “Beginnings”, così s’intitola, e racchiude i brani memorabili di una carriera che continua a mietere successi. (il disco verrà venduto al prezzo promozionale di 5 euro in occasione di Irlanda in festa e allegato al magazi-ne Firenze Spettacolo).

La band dei Whisky Trails

L’EVENTO. La band che suona musica irlandese festeggerà con un concerto e un nuovo disco

Whisky Trails, 35 anni e non sentirli Sono stati i primi a cimentarsi con la musica irlandese in Italia, e di sicuro sono

anche i più acclamati. A trentacinque anni di distanza, il gruppo fi orentino continua

a far ballare un popolo di appassionati, e per festeggiare il compleanno chiama

a raccolta tutti i fan al Saschall promettendo una performance da non dimenticare Ha preso il via da pochi giorni il nuovo evento del centro d’arte contemporanea EX3. Venerdì 12 febbraio, lo spazio dedi-cato alla contemporaneità di viale Giannot-ti ha infatti inaugurato le mostre personali di Eva Marisaldi e del duo Tayo Onorato & Nico Krebs, entrambe a cura di Lorenzo Giusti e Arabella Natalini. “Un’occasione importante per Ex3 – commentano i due curatori – poiché si tratta di due mostre tra loro molto diverse, due riflessioni diverse. è un modo per rappresentare l’eterogeneità della scena artistica contemporanea.” Da sempre molto attenta ai temi del dialogo e della comunicazione, ma anche della difficoltà di interazione, l’italiana Eva Ma-risaldi ha elaborato un progetto – “Grigio nonlineare” - per la sala centrale di EX3. Si tratta di un intervento a terra, concepito come un tracciato percorribile, che accoglie il visitatore e lo invita a compiere il proprio percorso. Un percorso partecipativo in cui il visitatore può scegliere tra 64 frasi e 16 disegni per creare la propria storia. “Il lavo-ro riflette sull’interpretazione individuale del senso e dello spazio – spiegano Ara-bella Natalini e Lorenzo Giusti – Le stes-se frasi che costituiscono l’installazione si ritrovano inoltre all’esterno, all’entrata di EX3, tradotte nelle lingue delle comunità straniere più numerose nel quartiere, per permettere anche a loro di partecipare a quest’opera”. Accanto al lavoro della Ma-risaldi, artista di fama internazionale, EX3 ospita nelle sale laterali l’opera dei due giovani artisti Taiyo Onorato e Nico Krebs, che per la prima volta espongono in Italia. In “Taiyo Onorato & Nico Krebs: tutto in-cluso” i due svizzeri mettono in scena fo-tografie, frutto di una manipolazione della realtà, e una produzione scultorea contrad-distinta dall’utilizzo di oggetti di uso comu-ne che, assemblati liberamente, acquistano nuovi significati. “Il lavoro fotografico è di tipo analogico, con alterazioni della realtà nel suo aspetto fisico, e senza l’intervento digitale dell’informatica”- precisano i cu-ratori. Dopo la recente riapertura, questo è il secondo evento di EX3 e sarà visitabile fino all’11 aprile: “Abbiamo sempre credu-to che questo spazio fosse ideale per l’arte contemporanea – dice Cristina Giani, vice presidente del Quartiere 3 nonché membro del Comitato d’indirizzo di EX3 – La mo-stra precedente è andata benissimo e sono certa che anche questo nuovo evento saprà coinvolgere un vasto pubblico.”

LA MOSTRA

All’Ex3 un incrociodi artisti e linguaggi

Una delle opere in mostra

Fa un certo effetto vedere l’investigatore più famoso del mondo a spas-so per i Lungarni. Per non parlare della sua eccitazione gastronomica

nello scoprire le delizie di una bistecca alla fiorentina bagnata da un Brunello d’annata. Fa un certo e strano effetto ma convince e appassiona questo Sherlock Holmes in salsa toscana. Luca Martinelli, giornalista pratese che lavora da anni a Firenze, da sempre appassionato animatore della folta schiera di quanti tengono in vita con pervicacia il genio di Ba-ker Street, ci ha piacevolmente sorpreso con il suo primo romanzo “Il Pa-lio di Sherlock Holmes” (Alacràn - I Misteri - 2009 - pagine 171 - 12,50 euro). Martinelli si era già prodotto in apocrifi del grande Conan Doyle, sulla rivista dell’associazione, “The Strand Magazine”, di cui oggi è di-rettore responsabile, ha pubblicato quattro racconti. “Il Palio di Sherlock Holmes” è ben scritto, in fedelissimo stile “Doyliano”. La vicenda narra-ta fa perno su un fatto “realmente” accaduto nella saga di Holmes, cioè il suo arrivo in Italia, dopo essere stato creduto morto, assieme al nemico di sempre, Moriarty. Il detective scrive una lunga lettera al suo amico

fraterno Watson, dove gli narra l’avventura toscana. Un manoscritto che, come si legge nel prologo, l’autore ritroverà in una balla di “cenci” a Pra-to. Holmes si rimettere al lavoro per sua maestà, ricostruendo la cellula del servizio segreto britannico in Italia, ma mentre sta lavorando a que-sto incarico sotto copertura, si imbatte in un omicidio nel quale rimane coinvolto un uomo dell’intelligence britannica. Si tratta dell’assassinio di un ricco allevatore di cavalli. Chiaramente, il grande Sherlock non sa re-sistere alla tentazione di indagare e lascia Firenze alla volta di Siena. Una curiosità (tra le tante): nel romanzo, insieme ai personaggi di fantasia, fi-gurano alcuni toscani doc vissuti all’epoca. Alcuni nel ruolo di semplici comparse (Paolo Lorenzini, fratello di Collodi e direttore della manifat-tura Ginori di Sesto Fiorentino, Arturo Corsellini, titolare di una riven-dita di pipe e tabacchi a Firenze, il giornalista e scrittore Jarro, al secolo Giulio Piccini, l’abate Giovanni Caselli, patriota senese), uno, invece, con un ruolo di coprotagonista: lo scrittore Federigo Tozzi, che nel 1891 ave-va 8 anni, nelle singolari vesti di aiutante di Holmes a Siena.

Ecco Sherlock Holmes in salsa toscanaLA RECENSIONE. In libreria la prima fatica letteraria del pratese Luca Martinelli

/C.B.

/G.B.

Ludovica V. Zarrilli

Le lunghe code all’ingresso dei più famo-si musei della città non sono l’unico tra-vaglio dei turisti che arrivano a Firenze. Talvolta si vedono costretti a rinunciare

a una visita per via di orari d’apertura poco flessi-bili (se non risicati) o per la chiusura di un museo per motivi di restauro o riordino. L’evento più spiacevole è proprio trovarsi di fronte a una porta sbarrata, seppur per colpa di sacrosante operazio-ni di restauro. E’ il caso della Galleria Casa Ri-naldo Carnielo, in piazza Savonarola, con le sue sculture di fine Ottocento, chiusa da tempo per restauro. Si dovrà attendere anche per ammirare le collezioni del Novecento del Forte Belvedere, altro museo civico, tra le quali spicca la raccolta di Alberto Della Ragione, anch’essa attualmen-te chiusa al pubblico. Si trova invece in piazza Pitti, ma sempre chiusa al pubblico, la preziosa collezione del Museo delle Carrozze. Più conte-nuto sarà il rammarico dei visitatori del Museo di Palazzo Davanzati, conosciuto come “museo della casa fiorentina antica”, aperto solo parzial-mente ancora una volta a causa di un restauro. Chiuso per ristrutturazione dallo scorso novem-bre è il Museo di Storia della Scienza, in piazza dei Giudici, fondato nel 1927 dall’Università di Firenze. L’inaugurazione del nuovo allestimen-to è prevista per maggio quando il nome verrà

cambiato in Museo Galileo. Lo scorso settembre invece sono partiti i lavori di restauro alla Tri-buna degli Uffizi, che termineranno nel giugno 2011. Ma il turista riparte a bocca asciutta anche a causa delle poco indulgenti modalità d’apertu-ra dei musei. Alcuni, di competenza comunale, hanno orari ridotti all’osso. Il Museo Bardini, in Oltrarno, è aperto solo tre giorni la settimana (sa-bato, domenica e lunedì), mentre la Fondazione

Salvatore Romano, situata nell’antico cenacolo a fianco alla Chiesa di Santo Spirito, è aperta esclu-sivamente il sabato, per di più solo la mattina nei mesi invernali. Alcuni musei presentano analo-ghe limitazioni. E’ il caso del Museo delle Scul-ture, al primo piano del Museo di Orsanmichele, aperto solo il lunedì, o di alcuni cenacoli, come quello di Ognissanti e di Fuligno, in via Faenza, aperti tre mattine a settimana. Mentre i musei di Santa Maria Novella e di Palazzo Vecchio, tra i

maggiori della città, sono chiusi nei giorni festivi, in barba ai turisti della domenica. Per visitare al-tri musei occorre invece ricordarsi la prenotazio-ne: è obbligatoria per il Museo di Casa Martelli e per Villa Corsini a Castello, uno degli esempi

più rappresentativi dell’architettura fiorentina del tardo barocco, recentemente presentata al pubbli-co dopo i lavori di restauro. Prima di partire per Firenze, cari turisti, armatevi di carta e penna: oc-corre pianificare attentamente l’agenda.

Gallerie chiuse, istruzioni per l’usoAnnalisa Cecionesi

IL CASO. Sono molti i musei fiorentini chiusi o accessibili solo a orari ridotti. Eccone una mappa

La galleria Carnielo

“Mi piace perché è un museo strano, non è un museo normale”. E’ uno

dei commenti che compaiono sul libro dei desiderata di un “originale e inaspettato” museo fiorentino, quello intitolato a Stefa-no Bardini, in via dei Renai, nei pressi di Ponte alle Grazie. Un museo dalla forte vo-cazione internazionale, riaperto al pubblico lo scorso aprile dopo quasi dieci anni. Un accurato restauro lo ha riconsegnato alla città così come l’aveva concepito il suo fon-datore, l’antiquario Stefano Bardini, dopo lo stravolgimento successivo alla sua mor-te, avvenuta nel 1922. E’ l’impatto sceno-

grafico a impressionare il visitatore, ancor più delle singole opere. Salendo la scalinata immersa tra i tappeti antichi si approda alla saletta che ospita “l’Atlante” del Guercino. Poco distante, sculture e dipinti emergono dall’aristocratico blu delle pareti e in un angolo spunta l’originale “Porcellino” di Pietro Tacca. “Il bilancio dei primi dieci mesi d’apertura - spiega Antonella Nesi, curatrice del museo - è positivo. Tra aprile e maggio ad esempio sono state registrate oltre 8 mila presenze”. Una buona affluenza considerando l’odierna crisi del turismo, i problemi di trasporto in Oltrarno, la scarsa

comunicazione esterna del museo e l’aper-tura limitata di soli tre giorni settimanali. “Abbiamo un pubblico molto motivato ed eterogeneo dal punto di vista delle prove-nienze - racconta Antonella Nesi - Tra que-ste spiccano gli anglosassoni, con i quali lo stesso Bardini aveva instaurato un rapporto privilegiato”. In cantiere, oltre al crocefisso giottesco che già si può ammirare adagiato sotto il bisturi dei restauratori, vi è l’apertu-ra di tre sale del pianterreno pronte ad ospi-tare piccole mostre. Presto sarà visitabile la Collezione Corsi, costituita da dipinti ine-diti realizzati tra il ‘300 e il ‘700.

Il museo è dentro la casa dell’antiquarioFOCUS. Antonella Nesi, curatrice del Bardini, traccia un bilancio dei primi mesi di visite

/A.C.Una sala del Museo Bardini

cultura

Buona notizia: il museo di Storia della scienza riaprirà i battenti a maggio

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Page 36: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Non è il Mago Silvan, è semplicemente Pantaleo Corvino. Il diesse viola, anche in quest’ultima sessione di mercato, ha sorpreso tutti consegnan-do a Prandelli giocatori di primissima fascia,

giovani promesse su cui avevano messo gli occhi diversi club europei. Il lavoro, anche questa volta, non è stato facile per lui, sopratutto dopo l’esplosione della “bomba” del caso Mutu, trovato positivo alla subutramina. Giusto, alla fine dei giochi, fare quindi un punto con il diretto interessato.Direttore, da cosa deriva il cambio generazionale voluto in questa sessione di mercato?Con i cinque nuovi arrivi, ovvero Felipe, Bolatti, Ljajic, Keirrison e Seferovic, abbiamo deciso di pensare al presen-te, ma anche al futuro. Vogliamo cambiare la cultura italiana secondo cui i ventunenni sono troppo giovani per giocare in prima squadra. Keirrison, ad esempio, lo conosco da anni, spero che possa ripetere da noi quello che ha fatto in Brasile. E’ un calciatore con potenzialità importantissime, rientra in una politica di ricambio generazionale della Fiorentina, un nuovo ciclo.Che mercato è stato quello della Fiorentina?Credetemi, il mercato per me è stato in salita, ho dovuto cer-care di arrivare a quelle che sono state le acquisizioni in en-trata sostenendole con le cessioni. Se ho sbagliato qualcosa, spero di averlo fatto il meno possibile, ma ho cercato di fare il meglio per la Fiorentina.Uno degli ultimi arrivati, Seferovic, era nel mirino dei grandi club europei...E’ stato giudicato il miglior giocatore nel Mondiale Under 17 vinto con la Svizzera. Stiamo piantando gli alberelli per il futuro. Qualcuno, forse, si perderà per strada, ma noi vo-gliamo questo per il futuro della Fiorentina. Seferovic, come Babacar, farà parte con Di Tacchio, Agyei e Carraro, della rosa della prima squadra. Sono 22 giocatori più i giovani.Cosa ne pensa del caso-Mutu?Siamo tutti turbati: io, la società, la squadra, Prandelli e la sua famiglia. E’ stato un errore stupido. Mutu ha fatto una banalità. E’ un bambino di 31 anni. Non me ne voglia Adrian, ma è così. Un professionista di quell’età non può commettere certi errori, nemmeno in buona fede. Il giorno prima della chiusura del mercato stava per met-tere a segno un colpo da 10 e lode...Su Cassano mi sono già espresso, a 12 anni l’ho portato a

Casarano, ma non mi sono mai vantato di questo. So quello che pensa di me e viceversa. Prandelli lo conosceva con i suoi pregi e difetti. Ci poteva essere bisogno di calciatori im-portanti, ma noi in questo ruolo abbiamo un giocatore d’ec-cellenza come Jovetic. Cassano è stato un momento, un’idea per risolvere dei problemi, ma forse proprio perché era intel-

ligente non si è fatta.A quando il rinnovo suo e di Prandelli?Io e Cesare siamo legati alla Fiorentina non solo contrattual-mente. Continueremo a lavorare per cercare di riuscire ad ar-rivare davanti alle grandi squadre: se ci riusciremo, vorrà dire che avremo fatto un bel lavoro.

“Stiamo piantando gli alberelli per il futuro”L’INTERVISTA. Dal caso Mutu al suo contratto, passando per gli ultimi rinforzi: parla Pantaleo Corvino

Pantaleo Corvino

Cristina Guerri

La sua “fi losofi a” è ormai chiara: pensare all’oggi guardando al domani. E proprio in quest’ottica va letta la scelta

di puntare su promesse come Ljajic, Keirrison e Seferovic, su cui molti club europei avevano messo gli occhi.

“Vogliamo cambiare la cultura italiana secondo cui i 21enni sono troppo giovani per giocare in prima squadra” Fiorentina regina del mer-cato. è questo il giudizio unanime di molti esperti del settore. Anche nella

sessione invernale, Pantaleo Cor-vino si è rimboccato le maniche

cercando - anche nei momenti di grande difficoltà (vedi il caso Mutu) - di tirare fuori il coniglio dal cilindro. E il colpo, in questo senso, il diesse viola l’avrebbe pure messo a segno con Cassano, prima che il barese si rimangias-se l’accordo con un comunicato. Nessun problema, l’alternativa a

Fantantonio Corvino l’aveva già in tasca: Kerirrison, uno dei mi-glior attaccanti prodotti dal Bra-sile negli ultimi anni, tanto che il Barcellona l’aveva strappato alla concorrenza per ben 18 milioni di euro. Keirrison, classe 1988, fa parte, insieme a Felipe, Bolat-ti, Ljajic e Seferovic, del progetto Fiorentina. Quello dei giovani. Guardando le carte d’identità dei nuovi acquisti, infatti, si ha la netta impressione che la società abbia voluto chiudere un ciclo per aprirne uno nuovo. Felipe, il primo acquisto di gennaio, nono-stante i suoi 25 anni, può contare su otto anni di esperienza in Serie A con la maglia dell’Udinese. La caccia al centrocampista si è con-clusa con l’arrivo di Bolatti. “El Gringo” - così il giocatore viene chiamato per la sua chioma bion-da - compie 25 anni il 17 febbra-io, e vanta nel suo curriculum il gol qualificazione della nazionale argentina ai prossimi Mondiali in Sudafrica. Ljajic (classe ‘91), può essere definito la vera cilie-gina sulla torta. Proveniente dal Partizan, la stessa squadra di Jo-vetic, Ljajic è soprannominato il “Kakà serbo”, e a detta degli in-tenditori il ragazzo può crescere ad altissimi livelli. Ma, come ha spiegato Corvino, gli acquisti in casa viola determinano sempre delle cessioni. Con l’arrivo di Fe-lipe, la rosa contava ben cinque difensori centrali. Troppi, tanto

Cristina Guerri

Guardando le carte d’identità dei nuovi

arrivi, sembra che la società abbia voluto

chiudere un ciclo per aprirne uno nuovo

Il progetto Fiorentina? Riparte dai giovaniMERCATO. Cinque acquisti e due (dolorosi) addii: il bilancio della sessione invernalesport

che a fare le valigie è stato Dario Dainelli, capitano della squadra dal 2004. L’ultimo addio, forse il più doloroso, è quello di Martin Jorgensen. Amatissimo dalla cur-va Fiesole, il danese ha lasciato Firenze dopo sei anni di batta-

glie per tornare nel suo Paese, all’Aarhus, club dove è cresciuto calcisticamente e dove spera, con le sue prestazioni, di ritrovare la maglia della Nazionale danese per affrontare quello che sarebbe il suo terzo Mondiale.

Basta andare su Facebook, il social network più popolare

del globo, per essere sempre ag-giornati su qualunque cosa: dalla politica al cinema e fino allo sport. Stessa cosa vale per la Fiorentina. Ricordate, ad esempio, la splen-dida vittoria di Liverpool? Allora iscrivetevi al gruppo “Io godo, tu godi, egli gode. Che tempo è? Il secondo tempo di Liverpool-Fiorentina”. Tanti, poi, i gruppi dedicati a Gilardino. Da “Gilardi-no mano de dios”, con chiaro rife-rimento a quel gol “manesco” di Palermo-Fiorentina, a “quelli che amano sentire suonare il violino di Gilardino”. Il più “cliccato” rima-ne Adrian Mutu: tante le pagine dedicate al Fenomeno, da quelle che preferiscono soffermarsi sul suo aspetto fisico - abbastanza gradito dalle utenti femminili - a quelle sulle sue gesta dentro e fuori dal campo. Anche Jovetic è

entrato subito nel cuore dei tifosi viola, per i suoi riccioli mori e i suoi colpi da campione. Volete sa-pere, invece quale sarà il tridente del terzo scudetto? Babacar, Jove-tic e Ljajic! Così il recita il gruppo nato subito dopo l’arrivo del gio-vane talento serbo, soprannomi-nato il nuovo Kakà. Un terzetto che, se manterrà i buoni propo-siti, farà sognare per tanti anni il popolo viola. E cosa ne pensate della Cittadella viola? Andate sul-la bacheca del gruppo “Vogliamo la Cittadella viola” e ne saprete senz’altro di più. Per il tifoso vio-la non c’è mai pace: ecco perché “Gli è sempre un patire” è così tanto apprezzato. E che dire della polemica nata dopo che la Rai non ha trasmesso neanche un match di Champions League della Fiorenti-na? Decine sono i gruppi che pro-pongono “rivincite” nei confronti della televisione statale.

Tanti i “gruppi” dedicati a squadra e giocatori

E i tifosi scelgono i social network

/C.G.

TENDENZE

Keirrison de Souza Carneiro

Page 37: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Non è il Mago Silvan, è semplicemente Pantaleo Corvino. Il diesse viola, anche in quest’ultima sessione di mercato, ha sorpreso tutti consegnan-do a Prandelli giocatori di primissima fascia,

giovani promesse su cui avevano messo gli occhi diversi club europei. Il lavoro, anche questa volta, non è stato facile per lui, sopratutto dopo l’esplosione della “bomba” del caso Mutu, trovato positivo alla subutramina. Giusto, alla fine dei giochi, fare quindi un punto con il diretto interessato.Direttore, da cosa deriva il cambio generazionale voluto in questa sessione di mercato?Con i cinque nuovi arrivi, ovvero Felipe, Bolatti, Ljajic, Keirrison e Seferovic, abbiamo deciso di pensare al presen-te, ma anche al futuro. Vogliamo cambiare la cultura italiana secondo cui i ventunenni sono troppo giovani per giocare in prima squadra. Keirrison, ad esempio, lo conosco da anni, spero che possa ripetere da noi quello che ha fatto in Brasile. E’ un calciatore con potenzialità importantissime, rientra in una politica di ricambio generazionale della Fiorentina, un nuovo ciclo.Che mercato è stato quello della Fiorentina?Credetemi, il mercato per me è stato in salita, ho dovuto cer-care di arrivare a quelle che sono state le acquisizioni in en-trata sostenendole con le cessioni. Se ho sbagliato qualcosa, spero di averlo fatto il meno possibile, ma ho cercato di fare il meglio per la Fiorentina.Uno degli ultimi arrivati, Seferovic, era nel mirino dei grandi club europei...E’ stato giudicato il miglior giocatore nel Mondiale Under 17 vinto con la Svizzera. Stiamo piantando gli alberelli per il futuro. Qualcuno, forse, si perderà per strada, ma noi vo-gliamo questo per il futuro della Fiorentina. Seferovic, come Babacar, farà parte con Di Tacchio, Agyei e Carraro, della rosa della prima squadra. Sono 22 giocatori più i giovani.Cosa ne pensa del caso-Mutu?Siamo tutti turbati: io, la società, la squadra, Prandelli e la sua famiglia. E’ stato un errore stupido. Mutu ha fatto una banalità. E’ un bambino di 31 anni. Non me ne voglia Adrian, ma è così. Un professionista di quell’età non può commettere certi errori, nemmeno in buona fede. Il giorno prima della chiusura del mercato stava per met-tere a segno un colpo da 10 e lode...Su Cassano mi sono già espresso, a 12 anni l’ho portato a

Casarano, ma non mi sono mai vantato di questo. So quello che pensa di me e viceversa. Prandelli lo conosceva con i suoi pregi e difetti. Ci poteva essere bisogno di calciatori im-portanti, ma noi in questo ruolo abbiamo un giocatore d’ec-cellenza come Jovetic. Cassano è stato un momento, un’idea per risolvere dei problemi, ma forse proprio perché era intel-

ligente non si è fatta.A quando il rinnovo suo e di Prandelli?Io e Cesare siamo legati alla Fiorentina non solo contrattual-mente. Continueremo a lavorare per cercare di riuscire ad ar-rivare davanti alle grandi squadre: se ci riusciremo, vorrà dire che avremo fatto un bel lavoro.

“Stiamo piantando gli alberelli per il futuro”L’INTERVISTA. Dal caso Mutu al suo contratto, passando per gli ultimi rinforzi: parla Pantaleo Corvino

Pantaleo Corvino

Cristina Guerri

La sua “fi losofi a” è ormai chiara: pensare all’oggi guardando al domani. E proprio in quest’ottica va letta la scelta

di puntare su promesse come Ljajic, Keirrison e Seferovic, su cui molti club europei avevano messo gli occhi.

“Vogliamo cambiare la cultura italiana secondo cui i 21enni sono troppo giovani per giocare in prima squadra” Fiorentina regina del mer-cato. è questo il giudizio unanime di molti esperti del settore. Anche nella

sessione invernale, Pantaleo Cor-vino si è rimboccato le maniche

cercando - anche nei momenti di grande difficoltà (vedi il caso Mutu) - di tirare fuori il coniglio dal cilindro. E il colpo, in questo senso, il diesse viola l’avrebbe pure messo a segno con Cassano, prima che il barese si rimangias-se l’accordo con un comunicato. Nessun problema, l’alternativa a

Fantantonio Corvino l’aveva già in tasca: Kerirrison, uno dei mi-glior attaccanti prodotti dal Bra-sile negli ultimi anni, tanto che il Barcellona l’aveva strappato alla concorrenza per ben 18 milioni di euro. Keirrison, classe 1988, fa parte, insieme a Felipe, Bolat-ti, Ljajic e Seferovic, del progetto Fiorentina. Quello dei giovani. Guardando le carte d’identità dei nuovi acquisti, infatti, si ha la netta impressione che la società abbia voluto chiudere un ciclo per aprirne uno nuovo. Felipe, il primo acquisto di gennaio, nono-stante i suoi 25 anni, può contare su otto anni di esperienza in Serie A con la maglia dell’Udinese. La caccia al centrocampista si è con-clusa con l’arrivo di Bolatti. “El Gringo” - così il giocatore viene chiamato per la sua chioma bion-da - compie 25 anni il 17 febbra-io, e vanta nel suo curriculum il gol qualificazione della nazionale argentina ai prossimi Mondiali in Sudafrica. Ljajic (classe ‘91), può essere definito la vera cilie-gina sulla torta. Proveniente dal Partizan, la stessa squadra di Jo-vetic, Ljajic è soprannominato il “Kakà serbo”, e a detta degli in-tenditori il ragazzo può crescere ad altissimi livelli. Ma, come ha spiegato Corvino, gli acquisti in casa viola determinano sempre delle cessioni. Con l’arrivo di Fe-lipe, la rosa contava ben cinque difensori centrali. Troppi, tanto

Cristina Guerri

Guardando le carte d’identità dei nuovi

arrivi, sembra che la società abbia voluto

chiudere un ciclo per aprirne uno nuovo

Il progetto Fiorentina? Riparte dai giovaniMERCATO. Cinque acquisti e due (dolorosi) addii: il bilancio della sessione invernalesport

che a fare le valigie è stato Dario Dainelli, capitano della squadra dal 2004. L’ultimo addio, forse il più doloroso, è quello di Martin Jorgensen. Amatissimo dalla cur-va Fiesole, il danese ha lasciato Firenze dopo sei anni di batta-

glie per tornare nel suo Paese, all’Aarhus, club dove è cresciuto calcisticamente e dove spera, con le sue prestazioni, di ritrovare la maglia della Nazionale danese per affrontare quello che sarebbe il suo terzo Mondiale.

Basta andare su Facebook, il social network più popolare

del globo, per essere sempre ag-giornati su qualunque cosa: dalla politica al cinema e fino allo sport. Stessa cosa vale per la Fiorentina. Ricordate, ad esempio, la splen-dida vittoria di Liverpool? Allora iscrivetevi al gruppo “Io godo, tu godi, egli gode. Che tempo è? Il secondo tempo di Liverpool-Fiorentina”. Tanti, poi, i gruppi dedicati a Gilardino. Da “Gilardi-no mano de dios”, con chiaro rife-rimento a quel gol “manesco” di Palermo-Fiorentina, a “quelli che amano sentire suonare il violino di Gilardino”. Il più “cliccato” rima-ne Adrian Mutu: tante le pagine dedicate al Fenomeno, da quelle che preferiscono soffermarsi sul suo aspetto fisico - abbastanza gradito dalle utenti femminili - a quelle sulle sue gesta dentro e fuori dal campo. Anche Jovetic è

entrato subito nel cuore dei tifosi viola, per i suoi riccioli mori e i suoi colpi da campione. Volete sa-pere, invece quale sarà il tridente del terzo scudetto? Babacar, Jove-tic e Ljajic! Così il recita il gruppo nato subito dopo l’arrivo del gio-vane talento serbo, soprannomi-nato il nuovo Kakà. Un terzetto che, se manterrà i buoni propo-siti, farà sognare per tanti anni il popolo viola. E cosa ne pensate della Cittadella viola? Andate sul-la bacheca del gruppo “Vogliamo la Cittadella viola” e ne saprete senz’altro di più. Per il tifoso vio-la non c’è mai pace: ecco perché “Gli è sempre un patire” è così tanto apprezzato. E che dire della polemica nata dopo che la Rai non ha trasmesso neanche un match di Champions League della Fiorenti-na? Decine sono i gruppi che pro-pongono “rivincite” nei confronti della televisione statale.

Tanti i “gruppi” dedicati a squadra e giocatori

E i tifosi scelgono i social network

/C.G.

TENDENZE

Keirrison de Souza Carneiro

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Viale Michelangiolo, 27 - FIRENZE

ISTITUTO delSACRO CUORE di Firenze

L'ISTITUTO DEL SACRO CUORE, nella sua secolare attività, nella formazione integraledegli allievi dai tre anni fino al coronamento degli studi superiori (liceo a indirizzo classi-co, scientifico e linguistico) persegue i seguenti obiettivi:

laboratorio di informaticalaboratorio di scienze e di fisicalaboratorio linguisticobibliotecheteatropalestrastrumenti audiovisivicampi da gioco aperti anche inore extrascolasticheservizio di trasporto e di mensa

Ma soprattutto gli allievi, dai piùpiccoli della Scuola dell'Infanziaai più grandi del Liceousufruiscono della splendidaposizione dell’Istituto; le lororicreazioni si svolgonoabitualmente nell’ampio parcoche si offre ai giochi delledifferenti età, senza alcunapreclusione.

• Educare tutta la persona mediante una solida formazione intellettuale, un'attenta coscienza critica e l'abi-tudine al ragionamentoSensibilizzazione ai valori umani e spirituali.• Risvegliare la capacità di selezionare, ordinare e personalizzare gli stimoli esterni per un giusto orienta-mento della vita, secondo la propria specifica vocazione.• Educare alla libertà, alla coerenza, alla responsabilità. • Aiutare ciascuno a sviluppare la propria originalità• Studio accurato delle lingue straniere a tutti i livelli. Per gli studi superiori conoscenza ed usi dei linguaggi specifici e dell'informatica.Particolare attenzione alle discipline umanistiche, scientifiche ed economico-giuridiche, • L'ambiente che si apre a tutti gli allievi è sereno e, per la sua stessa posizione naturale, assai privilegiato.

Il Convitto che si apre alle allieve dalla scuola primaria al liceo, in un ambiente sereno efamiliare favorisce la formazione personale in un clima di fraternità e di impegno.

SERVIZIGli allievi usufruiscono delle attrezzature di cui la scuola dispone:

CONVITTOL'Istituto del Sacro Cuore offre un ambiente serenoe familiare che favorisce la formazione spirituale,intellettuale, e personale di ciascuna ragazza.Ogni singola alunna è presa nella sua interezza,con i suoi talenti e le sue difficoltà, ed è guidataalla piena maturazione e crescita necessarie per lacostruzione della persona, nel rispetto dellediverse personalità. Ciascuna è aiutata esollecitata nel suo impegno scolastico perchépossa mettere a frutto tutte le potenzialità. Le religiose che sono accanto alle ragazze nei varimomenti della giornata favoriscono il clima difamiglia così necessario per creare e ricreareequilibri in una fascia di età particolarmentedifficile. Il convitto è aperto alle alunne dellaScuola Primaria, della Scuola Media e del Liceo.

L' istituto del Sacro Cuore è lietodi offrire a un piccolo gruppo diuniversitarie un Pensionato dovesi respiri un'atmosfera di famiglia.È appunto in questo clima che essepotranno studiare serenamente eraggiungere i traguardi dellamaturità umana e cristiana.

PENSIONATO UNIVERSITARIO

Tel. 055 6811872 Fax 055 6811388E-mail: [email protected] - www.sacrocuore.com

1080537

Page 38: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

38 Febbraio 2010

Emilio Nocentini, uomo di sport, uomo di calcio. Una vita spesa per l’amore per la palla sferica e per i suoi ragazzi. Emi-lio a Ugnano è un monumento, lo dimo-

strano l’affetto e la stima che tutti nutrono nei suoi confronti. Nei modi potrebbe sembrare un po’ burbero, ma basta scambiarci due parole per ca-pire che dietro quel modo di porsi c’è una persona sincera, colta e piena di valori per il sociale e di amore per i suoi “ragazzi”, che molte volte diven-tano quasi dei figli. Il presidente della Florence ha creato una sorta di oasi felice nel quartiere 4. Sicuramente, tra i segreti di Emilio c’è il panino al lampredotto: purtroppo il presidente, in carica da molti anni, non vuole svelare il segreto della ricetta. Ogni giovedì e venerdì Emilio “vizia” allenatori, genitori e atleti. La Società di Emilio, la Florence Sporting Club, è nata nel 1995 dal-la fusione di Polisportiva Firenze 5 e Ugnano. Nelle fila del settore giovanile militano 150 ra-gazzi, suddivisi tra Esordienti, Giovanissimi, Allievi, Juniores e Seconda Categoria. La col-laborazione con la Scuola calcio Empoli ha dato buoni frutti, e attualmente la Florence cammina a braccetto con la stessa Fiorentina. Avvalendo-si di tecnici e istruttori qualificati, la società può vantare una scuola calcio che fa invidia a società sulla carta più blasonate. Sauro Bistacchi è sta-to un maestro nell’allestirla. Ogni ragazzo che fa parte delle giovanili dello SC Florence avrà modo di giocare sempre, motivo per cui si distin-gue questa società, curando l’aspetto sia organiz-zativo che ricreativo e sociale. L’intenzione che ha portato alla nascita del club era quella di dare una maggiore possibilità ai giovani che voleva-no intraprendere questo sport, oltre che di offrire

Emilio, il “monumento” di UgnanoFLORENCE SPORTING CLUB. Il presidente Nocentini parla a tutto campo di sport e giovani

Carlo Marrone

un punto di ritrovo. Per agevolare le famiglie e di conseguenza i ragazzi, la società mette a di-sposizione due pulmini per prelevare gli allievi di varie etnie, e importante è anche la perfetta in-tegrazione da parte dei Rom. Nel periodo che va da aprile a giugno, si svolge già da molti anni il trofeo “Massimo Bianchi”, che in tutte le edizio-ni vede una massiccia partecipazione di società. Ma i trofei non si fermano qui... “Per la Befana - commenta Emilio Nocentini - abbiamo fatto un torneo per la scuola calcio e il settore giovanile. Risultato? Tanto divertimento e tante calze rega-late ad ogni bambino!”.Il suo ricordo più bello?I ricordi più belli sono quando i bambini che hai avuto diventano uomini e ti salutano con affetto regalandoti un abbraccio: questa per me è la gioia della vita.Un sogno?Più che un sogno è una speranza, ovvero comple-tare la scuola calcio con il 1999, l’unica squadra che manca a questa piccola-grande società.Cosa chiederebbe alle istituzioni?Vorrei una maggiore attenzione, a 360°, da par-te delle istituzioni. I costi sono aumentati, e non vorrei un giorno dire che chiudiamo perché non possiamo farcela economicamente, ma nemmeno aumentare i costi della scuola calcio. Lo sport è sociale, e non ci deve essere lucro.Che cos’è per lei la Florence?Una scuola di vita e di calcio per i più piccoli, una famiglia per tutti noi.

Spesso i “suoi” ragazzi diventano quasi dei figli: “Questa è una scuola di vita

e di calcio per i più piccoli, una famiglia per tutti noi”. E così è nata una sorta

di oasi felice nel quartiere, dove si integrano anche atleti Rom

Emilio Nocentini

sport nel quartiere

Page 39: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

STUDIO ODONTOIATRICOdelle Dr.sse Maria Cristina Gando & Ulrike Sailer

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PRIMA DOPO

Page 40: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

sport

Cosa è nato a Firenze? Un progetto. Cosa sta rinascendo nel capoluogo toscano? Il basket. Dopo aver sfiorato con L’Everlast di Bastagli la serie A

qualche stagione fa, esattamente a mezzogiorno di un giorno di fine luglio 2008, il basket sem-brava scomparso dalla nostra città. Niente di più falso grazie al coraggio di Luca Borsetti, dello sponsor Mabo, sempre vicino alla pallacanestro toscana, e grazie anche alla passione di tanti fio-rentini. Insomma, nella passata stagione, con un budget limitato e con un solo mese di tempo per costruire un roaster competitivo, è stato vicino il miracolo della salvezza in Serie A Dilettan-ti, salvando comunque il titolo sportivo. Dalla stagione 2009-10, la società ha cambiato la de-nominazione sociale, da “Pool Firenze Basket A.S.D.” a “A.S.D. Nuova Pallacanestro Firen-ze”, recuperando, così, un nome caro a tutti gli appassionati del basket fiorentino. Il “Progetto Basket” della città di Firenze si è ormai concre-tizzato, e costituirà il nuovo punto di riferimento per il rilancio della pallacanestro nell’area fio-rentina con il concorso di quasi tutte le società gigliate. A raccontare la nuova avventura è lo stesso presidente Luca Borsetti: “E’ veramente uno splendido inizio tra le società di Firenze. Non so spiegarmi nemmeno io cosa sia succes-so, so solo che ora collaboriamo da amici, non da ‘conoscenti’. Abbiamo abbattuto il muro dei nostri piccoli ‘giardinetti’. Non è un piccolo pas-so, ma è semplicemente il futuro”.Pensa che a Firenze sia possibile, per sport che non siano il calcio, sbocciare nuovamen-te?Certo. I fiorentini vogliono primeggiare con una società consolidata negli anni e capace di ambire

La nuova vita del basket fi orentinoLorenzo Mossani

IL PROGETTO. La società ha cambiato nome: da Pool Firenze Basket A.S.D. a A.S.D. Nuova Pallacanestro Firenze

Un posto in classifica da difendere con la grinta e il paradenti e, semmai, da miglio-

rare: questo si augura la squadra del Giunti Fi-renze Rugby dal finale di stagione 2009/2010. Un fine e inizio anno caratterizzato dai rinvii delle partite a causa del maltempo ha permesso delle vacanze un po’ più lunghe ai giocatori: il capitano Marcelo Segundo è per esempio tornato nella sua Argentina, ma non per que-sto la concentrazione è diminuita, tutt’altro. La voglia di vincere è rimasta la solita dello scorso 13 dicembre, quando il Livorno uscì dal Padovani con cinque mete al passivo (record stagionale eguagliato). Il campionato continua

ad avere un andamento alquanto insolito, la prima in classifica dista “soltanto” sei punti e in più il Firenze ha una partita da recuperare, e due degli scontri diretti saranno giocati tra le mura dello stadio amico. La squadra, rispetto all’inizio del campionato, è cresciuta notevol-mente, e molti dei giovani del vivaio stanno cominciando a far vedere di che pasta sono fat-ti. L’entusiasmo della città verso i giocatori del Giunti cresce di mese in mese, e sicuramente il calendario che ritrae i giovani dell’Under20 in abbigliamento da gioco non potrà che rendere ancora più popolari questi ragazzi dall’animo nobile e sensibile.

Tanta voglia di vincere (e anche un calendario)RUGBY. Continua la stagione del Giunti Firenze. Con una novità fuori dal campo

/L.M.

a traguardi importanti, ma ricordo quando il Palazzetto dello Sport era pieno grazie alla Neutro Roberts e alle magie di J.J Anderson.Volete tornare a quei livelli?Sì, ma non c’è fretta, prima creiamo le basi, poi aspettiamo la fine della crisi per avere uno sponsor capace di investimenti importanti.Quali sono gli obiettivi stagionali?Non dobbiamo retrocedere assolutamente, vogliamo rientrare nei play-off.Un fiore all’occhiello?Il settore giovanile. I più grandi sono il frutto di una sinergia con le altre socie-tà, una sorta di rappresentativa fiorentina, con loro siamo competitivi a livello nazionale. Poi c’è il Pino Dragons per i più piccoli, da sempre protagonista del basket nella nostra città.L’unica nota stonata sono stati i cori razzisti nei confronti del vostro gioca-tore di colore Andrew Rath nella partita contro Empoli?Sì, un episodio spiacevole, anche se ritengo che la società dell’Use Empoli non c’entri nulla con quell’episodio, così come il pubblico empolese che è sempre stato corretto. Rimane comunque un gesto assolutamente da condannare: anche perché esiste uno sport così multietnico come il basket? Credo di no.

Poco prima di Natale Fiona May ha festeggiato 40 anni. Un’età importante, soprat-tutto per una donna che ha

già vissuto due vite: prima atleta di divina bravura, capace di vincere, nel salto in lungo, due ori mondiali (Goteborg 1995 ed Edmonton 2001) e due argenti olimpici (Atlanta 1996 e Sidney 2000), poi ballerina a “Bal-lando con le stelle”, testimonial pub-blicitaria e ora attrice di successo. “Mi piace rischiare, vivo la vita al 100% e fino a ora mi è andato tutto bene. Non mi sento 40 anni – confes-sa Fiona – sono convinta di averne almeno dieci in meno. Ho due figlie meravigliose (Larissa, nata nel 2002, e Anastasia, di soli 8 mesi, ndr) e se Dio mi ha dato questo corpo non pos-so che ringraziarlo. Sono riuscita a fare l’atleta ad alti livelli con grandi sacrifici e poi ho avuto l’occasione di fare altro nel mondo dello spettacolo. Sono contenta di ciò che ho fatto e spero di continuare, con grande im-pegno, anche in questa nuova avven-tura”. Moglie del fiorentino Gianni Iapichino, astista e lunghista, Fiona vive in campagna nel comune di Ca-lenzano, si era laureata in Economia all’Università di Leeds e, oltre al salto in lungo - sua specialità preferita - in passato la May ha ottenuto buoni ri-sultati anche nel triplo (detiene il pri-mato italiano). Ma il suo più grande dispiacere non risale ad Atene 2004 quando, alla terza Olimpiade, non

raggiunse la fase finale: “Forse, l’uni-co vero rimpianto è l’aver perso l’oro olimpico ad Atlanta 1996. Ho sempre dato tutto quando avevo di fronte una competizione di grande importanza e, in quell’occasione, avevo veramen-te dato il massimo, ma la gara fu vinta dalla nigeriana Chioma Ajunwa, atle-ta che era stata coinvolta anche in un caso di doping. Ci rimasi male. Ero molto triste, ma poi anche mia madre e tutti coloro che mi vogliono bene mi hanno aiutato e mi hanno dato tanta forza per continuare. Del resto – prosegue Fiona May – la nigeria-na è stata una meteora. Nessuno se la

ricorda più. Io ho continuato a lavo-rare con tranquillità e determinazio-ne. L’anno dopo ho vinto i mondiali indoor a Parigi, poi gli europei indoor a Valencia, l’argento ai mondiali di Siviglia e l’argento ai Giochi di Sid-ney”. Molto determinata sulle piste, Fiona May ha fatto da caposcuola per tutta una generazione di atlete che hanno dato grandi soddisfazioni allo sport azzurro. “Forse è vero che noi donne abbiamo una marcia in più. Forse siamo più umili – conclude l’ex lunghista – ma anche più ‘cattive’ nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una competizione”.

PERSONAGGI. L’atleta italo-inglese che si è reinventata ballerina e attrice

Fiona ha fatto 40 (senza sentirli)Simone Spadaro

Fiona May

Un anno di grandi eventi per Fi-renze che, proprio nel 2010,

cerca di darsi una “scrollata” per do-nare visibilità a tante altre discipline, oltre il calcio e oltre la Fiorentina, che domina - non essendoci una se-conda squadra in grado di scaldare i cuori dei fiorentini - la scena sporti-va della città. Ma lo sport è di tutti i cittadini ed ecco che, allora, in questo anno potremo vedere i mondiali Un-der 23 di Frisbee tra l’ippodromo del Visarno lo stadio Ridolfi dal 18 al 25 luglio: sfide spettacolari tra fenome-ni del disco che vola. Molti potranno obiettare che non si tratta di un vero e proprio sport, ma questo è, sicura-mente, l’evento più curioso del 2010. In febbraio fanno tappa a Firenze, al Mandela Forum, i campionati italia-ni di ginnastica artistica, mentre una

straordinaria rassegna di danza è in calendario tra marzo e aprile. Molto attesa la prevista esibizione (a mag-gio), al Mandela Forum, degli spet-tacolari Harlem Globetrotters: basket spettacolo che in città manca da anni. Sempre a maggio, sabato 15, Firen-ze sarà ancora una volta invasa dalle splendide vetture d’epoca che parte-cipano alla Mille Miglia. Il 29 maggio

partirà, ancora da Firenze, la 100 km del Passatore. A settembre saranno in programma i Mondiali di pallavo-lo, con Firenze che sarà sede di sei incontri, tutti di alto livello: quarti e semifinali. Il prossimo Giro della To-scana di ciclismo, invece, cambia data e percorso per omaggiare Gino Bar-tali. La gara per professionisti, gara premondiale, si svolgerà il 19 settem-bre con partenza da Prato, passaggio da Firenze e in particolare da Ponte a Ema, in occasione del decennale del-la morte di “Ginettaccio”, per conclu-dersi poi ad Arezzo. Il 28 novembre la Maratona e poi, sotto Natale, il clas-sico appuntamento di golf col Ponte Vecchio Challenge Approach. Senza parlare dei vari campionati di palla-nuoto, rugby, basket, football ameri-cano e volley: insomma, ce n’è per tutti i gusti per poter assaporare sport di livello ed eventi curiosi non sempre facili da vedere.

IL PROGRAMMA. Dal frisbee agli Harlem Globtrotters

Un anno di eventi in città: anche i Mondiali di volley

/Sim.Spa.

Il fresbee

Omaggio aGino Bartalicon il Girodella Toscana

sport

La grande ginnastica quest’anno parte da Firenze, e più precisa-

mente dal Mandela Forum, la strut-tura che il 20 febbraio ospita la prima prova del Campionato Nazionale di serie A1 e A2 di ginnastica artistica maschile e femminile. L’onore di or-ganizzare la competizione d’apertura del 2010 spetta alla società Centro Ginnastica Firenze A.S.D. di Sor-gane, che da oltre 35 anni opera nel campo della ginnastica artistica ma-schile, femminile e ritmica. Avvio dell’evento già da venerdì 19 febbra-io, con le prove libere previste per il primo pomeriggio: poi, dalle 12.30 di sabato 20, via alle prove guidate della serie A2 – con uomini e donne che lavoreranno in contemporanea – ed inizio gara alle 14.30. Dalle 17.30, prove anche per la serie A1 – sempre con ginnasti e ginnaste in contempo-ranea – e gran finale con la massima competizione federale a squadre, che comincerà alle 19.30. Numerosi i “big” che calcheranno la pedana di Firenze, che ritrova una competizio-ne di serie A dopo cinque anni: solo per fare un paio di nomi, tra le ragaz-ze grande attesa per la campionessa del mondo 2006 e d’Europa 2007 nel concorso generale Vanessa Ferrari, in forza alla Brixia Brescia, società che vanta ben 10 titoli italiani; tra gli uo-

mini, per il campione olimpico alla sbarra di Atene 2004 Igor Cassina, della società lombarda Ginnastica Meda. Saranno inoltre presenti in se-rie A1 le società Artistica’81 Trieste, che ha già espresso le ginnaste olim-piche di Pechino Francesca Benolli e Federica Macrì, la Gal Lissone (Mi-lano) e la neopromossa società pu-gliese La Rosa Brindisi. Anche due toscane in gara: la Società Ginnastica Livornese – in serie A1 maschile – e la A.D. Polisportiva Casellina (Scan-dicci), in A2 femminile. Appunta-mento dunque al 20 febbraio per una giornata di spettacolari evoluzioni, in compagnia delle stelle della gin-nastica italiana.

L’APPUNTAMENTO. Arriva il campionato nazionale di A1 e A2

La grande ginnastica al Mandela

/L.M.

Igor Cassina

40 Febbraio 2010

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Page 41: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

sport

Cosa è nato a Firenze? Un progetto. Cosa sta rinascendo nel capoluogo toscano? Il basket. Dopo aver sfiorato con L’Everlast di Bastagli la serie A

qualche stagione fa, esattamente a mezzogiorno di un giorno di fine luglio 2008, il basket sem-brava scomparso dalla nostra città. Niente di più falso grazie al coraggio di Luca Borsetti, dello sponsor Mabo, sempre vicino alla pallacanestro toscana, e grazie anche alla passione di tanti fio-rentini. Insomma, nella passata stagione, con un budget limitato e con un solo mese di tempo per costruire un roaster competitivo, è stato vicino il miracolo della salvezza in Serie A Dilettan-ti, salvando comunque il titolo sportivo. Dalla stagione 2009-10, la società ha cambiato la de-nominazione sociale, da “Pool Firenze Basket A.S.D.” a “A.S.D. Nuova Pallacanestro Firen-ze”, recuperando, così, un nome caro a tutti gli appassionati del basket fiorentino. Il “Progetto Basket” della città di Firenze si è ormai concre-tizzato, e costituirà il nuovo punto di riferimento per il rilancio della pallacanestro nell’area fio-rentina con il concorso di quasi tutte le società gigliate. A raccontare la nuova avventura è lo stesso presidente Luca Borsetti: “E’ veramente uno splendido inizio tra le società di Firenze. Non so spiegarmi nemmeno io cosa sia succes-so, so solo che ora collaboriamo da amici, non da ‘conoscenti’. Abbiamo abbattuto il muro dei nostri piccoli ‘giardinetti’. Non è un piccolo pas-so, ma è semplicemente il futuro”.Pensa che a Firenze sia possibile, per sport che non siano il calcio, sbocciare nuovamen-te?Certo. I fiorentini vogliono primeggiare con una società consolidata negli anni e capace di ambire

La nuova vita del basket fi orentinoLorenzo Mossani

IL PROGETTO. La società ha cambiato nome: da Pool Firenze Basket A.S.D. a A.S.D. Nuova Pallacanestro Firenze

Un posto in classifica da difendere con la grinta e il paradenti e, semmai, da miglio-

rare: questo si augura la squadra del Giunti Fi-renze Rugby dal finale di stagione 2009/2010. Un fine e inizio anno caratterizzato dai rinvii delle partite a causa del maltempo ha permesso delle vacanze un po’ più lunghe ai giocatori: il capitano Marcelo Segundo è per esempio tornato nella sua Argentina, ma non per que-sto la concentrazione è diminuita, tutt’altro. La voglia di vincere è rimasta la solita dello scorso 13 dicembre, quando il Livorno uscì dal Padovani con cinque mete al passivo (record stagionale eguagliato). Il campionato continua

ad avere un andamento alquanto insolito, la prima in classifica dista “soltanto” sei punti e in più il Firenze ha una partita da recuperare, e due degli scontri diretti saranno giocati tra le mura dello stadio amico. La squadra, rispetto all’inizio del campionato, è cresciuta notevol-mente, e molti dei giovani del vivaio stanno cominciando a far vedere di che pasta sono fat-ti. L’entusiasmo della città verso i giocatori del Giunti cresce di mese in mese, e sicuramente il calendario che ritrae i giovani dell’Under20 in abbigliamento da gioco non potrà che rendere ancora più popolari questi ragazzi dall’animo nobile e sensibile.

Tanta voglia di vincere (e anche un calendario)RUGBY. Continua la stagione del Giunti Firenze. Con una novità fuori dal campo

/L.M.

a traguardi importanti, ma ricordo quando il Palazzetto dello Sport era pieno grazie alla Neutro Roberts e alle magie di J.J Anderson.Volete tornare a quei livelli?Sì, ma non c’è fretta, prima creiamo le basi, poi aspettiamo la fine della crisi per avere uno sponsor capace di investimenti importanti.Quali sono gli obiettivi stagionali?Non dobbiamo retrocedere assolutamente, vogliamo rientrare nei play-off.Un fiore all’occhiello?Il settore giovanile. I più grandi sono il frutto di una sinergia con le altre socie-tà, una sorta di rappresentativa fiorentina, con loro siamo competitivi a livello nazionale. Poi c’è il Pino Dragons per i più piccoli, da sempre protagonista del basket nella nostra città.L’unica nota stonata sono stati i cori razzisti nei confronti del vostro gioca-tore di colore Andrew Rath nella partita contro Empoli?Sì, un episodio spiacevole, anche se ritengo che la società dell’Use Empoli non c’entri nulla con quell’episodio, così come il pubblico empolese che è sempre stato corretto. Rimane comunque un gesto assolutamente da condannare: anche perché esiste uno sport così multietnico come il basket? Credo di no.

Poco prima di Natale Fiona May ha festeggiato 40 anni. Un’età importante, soprat-tutto per una donna che ha

già vissuto due vite: prima atleta di divina bravura, capace di vincere, nel salto in lungo, due ori mondiali (Goteborg 1995 ed Edmonton 2001) e due argenti olimpici (Atlanta 1996 e Sidney 2000), poi ballerina a “Bal-lando con le stelle”, testimonial pub-blicitaria e ora attrice di successo. “Mi piace rischiare, vivo la vita al 100% e fino a ora mi è andato tutto bene. Non mi sento 40 anni – confes-sa Fiona – sono convinta di averne almeno dieci in meno. Ho due figlie meravigliose (Larissa, nata nel 2002, e Anastasia, di soli 8 mesi, ndr) e se Dio mi ha dato questo corpo non pos-so che ringraziarlo. Sono riuscita a fare l’atleta ad alti livelli con grandi sacrifici e poi ho avuto l’occasione di fare altro nel mondo dello spettacolo. Sono contenta di ciò che ho fatto e spero di continuare, con grande im-pegno, anche in questa nuova avven-tura”. Moglie del fiorentino Gianni Iapichino, astista e lunghista, Fiona vive in campagna nel comune di Ca-lenzano, si era laureata in Economia all’Università di Leeds e, oltre al salto in lungo - sua specialità preferita - in passato la May ha ottenuto buoni ri-sultati anche nel triplo (detiene il pri-mato italiano). Ma il suo più grande dispiacere non risale ad Atene 2004 quando, alla terza Olimpiade, non

raggiunse la fase finale: “Forse, l’uni-co vero rimpianto è l’aver perso l’oro olimpico ad Atlanta 1996. Ho sempre dato tutto quando avevo di fronte una competizione di grande importanza e, in quell’occasione, avevo veramen-te dato il massimo, ma la gara fu vinta dalla nigeriana Chioma Ajunwa, atle-ta che era stata coinvolta anche in un caso di doping. Ci rimasi male. Ero molto triste, ma poi anche mia madre e tutti coloro che mi vogliono bene mi hanno aiutato e mi hanno dato tanta forza per continuare. Del resto – prosegue Fiona May – la nigeria-na è stata una meteora. Nessuno se la

ricorda più. Io ho continuato a lavo-rare con tranquillità e determinazio-ne. L’anno dopo ho vinto i mondiali indoor a Parigi, poi gli europei indoor a Valencia, l’argento ai mondiali di Siviglia e l’argento ai Giochi di Sid-ney”. Molto determinata sulle piste, Fiona May ha fatto da caposcuola per tutta una generazione di atlete che hanno dato grandi soddisfazioni allo sport azzurro. “Forse è vero che noi donne abbiamo una marcia in più. Forse siamo più umili – conclude l’ex lunghista – ma anche più ‘cattive’ nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una competizione”.

PERSONAGGI. L’atleta italo-inglese che si è reinventata ballerina e attrice

Fiona ha fatto 40 (senza sentirli)Simone Spadaro

Fiona May

Un anno di grandi eventi per Fi-renze che, proprio nel 2010,

cerca di darsi una “scrollata” per do-nare visibilità a tante altre discipline, oltre il calcio e oltre la Fiorentina, che domina - non essendoci una se-conda squadra in grado di scaldare i cuori dei fiorentini - la scena sporti-va della città. Ma lo sport è di tutti i cittadini ed ecco che, allora, in questo anno potremo vedere i mondiali Un-der 23 di Frisbee tra l’ippodromo del Visarno lo stadio Ridolfi dal 18 al 25 luglio: sfide spettacolari tra fenome-ni del disco che vola. Molti potranno obiettare che non si tratta di un vero e proprio sport, ma questo è, sicura-mente, l’evento più curioso del 2010. In febbraio fanno tappa a Firenze, al Mandela Forum, i campionati italia-ni di ginnastica artistica, mentre una

straordinaria rassegna di danza è in calendario tra marzo e aprile. Molto attesa la prevista esibizione (a mag-gio), al Mandela Forum, degli spet-tacolari Harlem Globetrotters: basket spettacolo che in città manca da anni. Sempre a maggio, sabato 15, Firen-ze sarà ancora una volta invasa dalle splendide vetture d’epoca che parte-cipano alla Mille Miglia. Il 29 maggio

partirà, ancora da Firenze, la 100 km del Passatore. A settembre saranno in programma i Mondiali di pallavo-lo, con Firenze che sarà sede di sei incontri, tutti di alto livello: quarti e semifinali. Il prossimo Giro della To-scana di ciclismo, invece, cambia data e percorso per omaggiare Gino Bar-tali. La gara per professionisti, gara premondiale, si svolgerà il 19 settem-bre con partenza da Prato, passaggio da Firenze e in particolare da Ponte a Ema, in occasione del decennale del-la morte di “Ginettaccio”, per conclu-dersi poi ad Arezzo. Il 28 novembre la Maratona e poi, sotto Natale, il clas-sico appuntamento di golf col Ponte Vecchio Challenge Approach. Senza parlare dei vari campionati di palla-nuoto, rugby, basket, football ameri-cano e volley: insomma, ce n’è per tutti i gusti per poter assaporare sport di livello ed eventi curiosi non sempre facili da vedere.

IL PROGRAMMA. Dal frisbee agli Harlem Globtrotters

Un anno di eventi in città: anche i Mondiali di volley

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Il fresbee

Omaggio aGino Bartalicon il Girodella Toscana

sport

La grande ginnastica quest’anno parte da Firenze, e più precisa-

mente dal Mandela Forum, la strut-tura che il 20 febbraio ospita la prima prova del Campionato Nazionale di serie A1 e A2 di ginnastica artistica maschile e femminile. L’onore di or-ganizzare la competizione d’apertura del 2010 spetta alla società Centro Ginnastica Firenze A.S.D. di Sor-gane, che da oltre 35 anni opera nel campo della ginnastica artistica ma-schile, femminile e ritmica. Avvio dell’evento già da venerdì 19 febbra-io, con le prove libere previste per il primo pomeriggio: poi, dalle 12.30 di sabato 20, via alle prove guidate della serie A2 – con uomini e donne che lavoreranno in contemporanea – ed inizio gara alle 14.30. Dalle 17.30, prove anche per la serie A1 – sempre con ginnasti e ginnaste in contempo-ranea – e gran finale con la massima competizione federale a squadre, che comincerà alle 19.30. Numerosi i “big” che calcheranno la pedana di Firenze, che ritrova una competizio-ne di serie A dopo cinque anni: solo per fare un paio di nomi, tra le ragaz-ze grande attesa per la campionessa del mondo 2006 e d’Europa 2007 nel concorso generale Vanessa Ferrari, in forza alla Brixia Brescia, società che vanta ben 10 titoli italiani; tra gli uo-

mini, per il campione olimpico alla sbarra di Atene 2004 Igor Cassina, della società lombarda Ginnastica Meda. Saranno inoltre presenti in se-rie A1 le società Artistica’81 Trieste, che ha già espresso le ginnaste olim-piche di Pechino Francesca Benolli e Federica Macrì, la Gal Lissone (Mi-lano) e la neopromossa società pu-gliese La Rosa Brindisi. Anche due toscane in gara: la Società Ginnastica Livornese – in serie A1 maschile – e la A.D. Polisportiva Casellina (Scan-dicci), in A2 femminile. Appunta-mento dunque al 20 febbraio per una giornata di spettacolari evoluzioni, in compagnia delle stelle della gin-nastica italiana.

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La grande ginnastica al Mandela

/L.M.

Igor Cassina

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Page 42: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Concerti

All in 18 febbraio 2010Casa della Creatività

Provenienti dai luoghi più diversi della terra (Rifredi, Scandicci e Tokyo) ma ritrovatisi a Novoli, questo quartetto di belle speranze punta tutto su di sè decidendo di giocare a carte scoperte. Questa la formazione: Zana (mc), Narchetti (mc/beatmaker) e Fram-mento (mc/beatmaker) a cui si aggiunge, per le prove dal vivo, il giovane dj Fumo, tecnico del suono dalle dita svelte. Prove-nienti da diverse esperienze singole molto eterogenee fra loro (probabilmente il punto di forza del gruppo, a parere di chi scrive) decidono di unire le forze il 28 novembre 2007, trovandosi accumunati da un simile pensiero.

Roberto Vecchioni20 Febbraio 2010Saschall

Il 20 Febbraio 2010 prende il via dal Sa-schall di Firenze il viaggio musicale di Ro-berto Vecchioni che proporrà dal vivo i bra-ni tratti dal suo nuovo lavoro discografi co, In-Cantus. Nell’arco di un mese il tour toc-cherà dieci fra le principali città italiane, fra le quali Roma, il 22 Febbraio al Teatro Sisti-na, Palermo, il 1° Marzo al Teatro Golden, Milano, il 13 Marzo al Conservatorio, Tori-no, il 20 Marzo al Teatro Colosseo. L’album In-Cantus, uscito il 30 ottobre scorso su etichetta Universal, ha origine da un breve e coraggioso tour natalizio, di sole 4 repli-che, effettuato nell’inverno 2008 in luoghi sacri, come Chiese e Cattedrali. Il successo dell’iniziativa ha poi suggerito l’opportunità di proseguire con altri concerti per registra-re un cd e proporre ad un pubblico ancora più vasto un progetto di innegabile spesso-re artistico fra poesia e musica. Biglietti da 35 a 25 euro.

Primiera25 febbraio Casa della creativitàLinkz e Tiezzo (mcs) assieme a Charlie Dakilo (mc/producer) e al satellite affi lia-to Ninja (mc/writer), da sempre orbitante nello stesso campo gravitazionale. Qual-cuno ha iniziato scrivendo rime al liceo, qualcuno col writing, qualcuno col proget-to White Socks (“ci chiamavano cosi’ per via del calzino sul microfono, lo usavamo come fi ltro”). “E’ stato un effetto domino di situazioni e di universi a farci incontrare” sostiene il quartetto del Campo di Marte. Nel mezzo, tra gli esordi e la pubblicazione del primo lavoro “Unshittable”, c’è l’hip hop ma anche la dnb, la formazione della prima Numa Crew, la partecipazione al contest capitolino Da Bomb nel 2008 e un numero imprecisato di serate in giro.

Morgan26 Febbraio 2010Saschall

Morgan è certamente uno dei cantautori, interpreti e musicisti di maggior talen-to sulla scena nazionale. Le sue indubbie doti artistiche e creative si uniscono a una straordinaria versatilità, a uno spirito di indipendenza e a una cultura (non solo) musicale decisamente fuori dal comu-ne. Morgan attribuisce un profondo valo-re culturale alla musica. Anche in questo

concerto fi orentino per piano solo, l’artista monzese mette in atto, e a disposizione del suo pubblico, un attento lavoro di ricerca e approfondimento della canzone italiana del periodo fi ne anni 50 e inizio anni 60. Mor-gan si appropria, rielaborandoli, di brani di grande spessore che varcano i confi ni del nostro paese e che acquistano sapori inter-nazionali. Da Endrigo a Modugno, da Paoli a Bindi, da Ciampi a Tenco, da De Andrè a…Marco Castoldi, al Teatro Saschall di Firen-ze il 26 febbraio, ore 21.00 un omaggio ai grandi cantautori italiani. Biglietti da 26 a 17, 50 euro.

Teatro

L’ebreoDal 16 al 21 febbraioTeatro della Pergola

Apologia della meschinità umana, L’ebreo è la storia di una coppia travolta da un evento tanto temuto quanto atteso. Quando negli anni ‘40, in seguito alle leggi sulla discri-minazione razziale, molti ebrei in fuga dal-le città o dall’Italia abbandonavano le loro case e i loro beni, per metterle al riparo dai possibili espropri intestavano le proprietà a dei prestanome di razza ariana, con l’ac-cordo di rientrarne in possesso. Questo è quanto accade ai coniugi Consalvi, diven-tati i proprietari di un bell’appartamento nel centro di Roma, ma il ritorno del proprie-tario ebreo dopo 13 sconvolge la loro vita agiata.

PromemoriaQuindici anni di storia d’Italiaai confi ni della realtà17 febbraioTeatro Puccini

“La prima Repubblica muore affogata nelle tangenti, la seconda esce dal sangue delle stragi, ma nessuno ricorda più niente. La storia è maestra ma nessuno impara mai niente. Avanti il prossimo: se non vi sono bastati Andreotti, Craxi e Berlusconi, ora magari arrivano Lele Mora e Flavio Briato-re”. Marco Travaglio

UpDal 19 al 21 FebbraioTeatro Puccini

Up è un opera che trae ispirazione dalla montagna e dai suoi paesaggi boschivi. È un occasione di rifl essione sul rapporto tra uomo e natura, vista sia nella dimensione umana di sfi da, sia in quella ancestrale dell incanto di creature e paesaggi. Il tutto rein-terpretando la montagna con i suoi pericoli e i suoi più impenetrabili misteri, con la na-tura così compiuta nella sua meravigliosa perfezione e con quella vaga percezione di eternità che si eleva al di sopra dell’umano sentire. La montagna è un entità fi sica, im-ponente e massiccia. Per non perdersi nel-la sua immensità, non resta che scomporla e strutturare lo spettacolo in quadri. Ogni quadro frammenta, dettaglia e interpreta un aspetto della montagna per poi ricom-porla in un tutto. Essenziale e dinamico.

Ditegli sempre di sìDal 23 al 28 febbraioTeatro della Pergola

Geppy Gleijeses, allievo prediletto di Eduar-do, interpreta e dirige Ditegli sempre di sì, accanto a lui il fi glio Lorenzo (Luigi Strada) vincitore del premio UBU nel 2006 quale

“migliore nuovo attore”. Nel ruolo che fu di Titina, un attore duttile e meraviglioso come Gennaro Cannavacciuolo, già prota-gonista con Geppy Gleijeses in Le Cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello e in Ragazze sole con qualche esperienza di Enzo Moscato. Insieme a loro un grande cast di quindici elementi. Lo spettacolo ha debuttato al Festival di Napoli nel giugno 2008 e alla sua seconda stagione di repli-che continua a collezionare successi sulle piazze italiane. Ditegli sempre di si è uno dei più importanti titoli della drammaturgia edoardiana.

Vacanze forzateSala Le Fiabe6-7-13-14 Marzo 2010

In arrivo la commedia brillante in tre atti scritta da Antonella Zucchini, con la regia di Loris Costantini.

Mostre

Gerhard Richtere la dissolvenzadell’immagine nell’arteDal 20 febbraio al 24 aprile 2010CCCS Strozzina – Palazzo Strozzi

Organizzata in collaborazione con la Kun-sthalle di Amburgo, l’esposizione mette a confronto il lavoro di Gerhard Richter, uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, con quello di sette artisti contemporanei, legati da una pro-fonda sfi ducia nei confronti dell’immagine come veicolo di verità. Il tema dell’esposi-zione è la dissoluzione dell’immagine, e si pone come ideale continuazione di Realtà Manipolate, che ha esplorato la relazione esistente tra la realtà e la sua rappresen-tazione mediante la fotografi a e il video. Gerhard Richter, uno dei pionieri nel portare all’estremo la dissoluzione sia della fi gura che della tecnica pittorica stessa, dipinge sopra fotografi e originali o usa una partico-lare tecnica di pittura sfocata.

De Chirico, Max Ernst,Magritte, Balthus.Uno sguardo nell’invisibileDal 26 febbraioal 18 luglio 2010Palazzo Strozzi

Il centro gravitazionale dell’esposizione è costituito da un nucleo di capolavori del periodo metafi sico di Giorgio de Chirico (1909-1919). Traduzione pittorica della sensibilità e della particolare concezione della vita maturata dall’artista attraverso la lettura di Nietzsche, la poetica metafi sica viene riconosciuta come l’espressione del-lo stato d’animo di un intero secolo. Alie-nazione e solitudine. Senso di abbandono, isolamento, inquietudine e disperazione: De Chirico approda alla raffi gurazione avant lettre del “grande silenzio” generato dal primo confl itto bellico.

Innocente e calunniatoFino al 28 febbraioGabinetto disegni e stampe degli Uffi zi

Nel quarto centenario della morte la mostra Innocente e calunniato. Federico Zuccari (1539/40 – 1609) e le vendette d’artista presenta al pubblico i temi di polemica e di vendetta che alcuni artisti, e in particolare Federico Zuccari, usarono per dichiararsi

innocenti a fronte di calunnie e ingiustizie vere o presunte.

Le porcellane di Betty WoodmannFino al 10 aprileMuseo delle porcellanePalazzo Pitti

Tra le prestigiose porcellane conservate alla Palazzina del Cavaliere trovano una appropriata collocazione le creazioni colte e fantasiose di Betty Woodman, in vetrine appositamente integrate con l’allestimento del Museo. Le insolite porcellane di Sèvres realizzate dall’artista, sconvolgono l’idea tradizionale di “corredo da tavola apprez-zato” con le loro forme imprevedibili e l’intensità e brillantezza dei colori, senza tralasciare il bon ton ormai consolidato dei prestigiosi serviti amati dai regnanti.

L’arma per l’arteFino al 6 aprileGalleria PalatinaSala Bianca

La mostra, ospitata nella Sala Bianca di Pa-lazzo Pitti, è dedicata in particolare all’arte sacra e quindi a dipinti e oggetti trafugati in chiese, complessi conventuali, talvolta an-che in Musei, ma in tutti i casi di soggetto sacro o di uso liturgico. Si tende quindi a mettere in evidenza come i luoghi di culto siano stati e siano per tante ragioni esposti al rischio di furti o danneggiamenti e come nel tempo i Carabinieri, specializzati nel settore, abbiano posto le loro forze e com-petenze a servizio della Chiesa e del suo enorme patrimonio artistico.

Concorsi

Il mio giardinoConcorsodi poesia al Giardino

Si partecipa inviando, entro il 31 marzo, poesie non più lunghe di 36 versi, ciascuna in 6 copie (5 anonime e 1 riportante nome, indirizzo, telefono e, possibilmente, e-mail dell’autore) al seguente recapito: Concor-so di Poesia “Giardino dei semplici” – Via Micheli, 3 – 50121 Firenze. Il tema dell’Edi-zione 2010 del Concorso è “Il mio giardi-no”, precisando che oltre all’ottica botanica del tema saranno prese in considerazione anche tante altre possibili interpretazioni metaforiche (esempio: I fi ori del “giardino” possono essere anche i fi gli, le fantasie, gli oggetti di una collezione e in genere tut-to quello che abbiamo fatto germogliare e curato nella crescita). Una Commissione di lettura composta da 5 persone esami-nerà tutti i testi pervenuti, scegliendo i 24 ritenuti più interessanti con i quali, a cura del Museo di Scienze Naturali, sarà pubbli-cato un libretto offerto in omaggio a tutti i partecipanti alla cerimonia di premiazione. Tra queste 24 poesie saranno poi indivi-duate quelle a cui assegnare i 5 principali premi in palio (coppe, targhe, libri e altra oggettistica). La cerimonia di premiazione, alla quale tutti i concorrenti sono invitati, è prevista nel pomeriggio di domenica 23 maggio, con inizio alle ore 16,30 nella Sede dell’orto botanico di Firenze. I 24 autori “fi -nalisti” saranno avvertiti personalmente, mentre coloro che non potranno interveni-re di persona conosceranno l’esito del con-corso dalle pagine del periodico “L’alfi ere” n° 2/3 (edito dall’Accademia Alfi eri) che ri-ceveranno in omaggio nel mese di Giugno.

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Page 43: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

Concerti

All in 18 febbraio 2010Casa della Creatività

Provenienti dai luoghi più diversi della terra (Rifredi, Scandicci e Tokyo) ma ritrovatisi a Novoli, questo quartetto di belle speranze punta tutto su di sè decidendo di giocare a carte scoperte. Questa la formazione: Zana (mc), Narchetti (mc/beatmaker) e Fram-mento (mc/beatmaker) a cui si aggiunge, per le prove dal vivo, il giovane dj Fumo, tecnico del suono dalle dita svelte. Prove-nienti da diverse esperienze singole molto eterogenee fra loro (probabilmente il punto di forza del gruppo, a parere di chi scrive) decidono di unire le forze il 28 novembre 2007, trovandosi accumunati da un simile pensiero.

Roberto Vecchioni20 Febbraio 2010Saschall

Il 20 Febbraio 2010 prende il via dal Sa-schall di Firenze il viaggio musicale di Ro-berto Vecchioni che proporrà dal vivo i bra-ni tratti dal suo nuovo lavoro discografi co, In-Cantus. Nell’arco di un mese il tour toc-cherà dieci fra le principali città italiane, fra le quali Roma, il 22 Febbraio al Teatro Sisti-na, Palermo, il 1° Marzo al Teatro Golden, Milano, il 13 Marzo al Conservatorio, Tori-no, il 20 Marzo al Teatro Colosseo. L’album In-Cantus, uscito il 30 ottobre scorso su etichetta Universal, ha origine da un breve e coraggioso tour natalizio, di sole 4 repli-che, effettuato nell’inverno 2008 in luoghi sacri, come Chiese e Cattedrali. Il successo dell’iniziativa ha poi suggerito l’opportunità di proseguire con altri concerti per registra-re un cd e proporre ad un pubblico ancora più vasto un progetto di innegabile spesso-re artistico fra poesia e musica. Biglietti da 35 a 25 euro.

Primiera25 febbraio Casa della creativitàLinkz e Tiezzo (mcs) assieme a Charlie Dakilo (mc/producer) e al satellite affi lia-to Ninja (mc/writer), da sempre orbitante nello stesso campo gravitazionale. Qual-cuno ha iniziato scrivendo rime al liceo, qualcuno col writing, qualcuno col proget-to White Socks (“ci chiamavano cosi’ per via del calzino sul microfono, lo usavamo come fi ltro”). “E’ stato un effetto domino di situazioni e di universi a farci incontrare” sostiene il quartetto del Campo di Marte. Nel mezzo, tra gli esordi e la pubblicazione del primo lavoro “Unshittable”, c’è l’hip hop ma anche la dnb, la formazione della prima Numa Crew, la partecipazione al contest capitolino Da Bomb nel 2008 e un numero imprecisato di serate in giro.

Morgan26 Febbraio 2010Saschall

Morgan è certamente uno dei cantautori, interpreti e musicisti di maggior talen-to sulla scena nazionale. Le sue indubbie doti artistiche e creative si uniscono a una straordinaria versatilità, a uno spirito di indipendenza e a una cultura (non solo) musicale decisamente fuori dal comu-ne. Morgan attribuisce un profondo valo-re culturale alla musica. Anche in questo

concerto fi orentino per piano solo, l’artista monzese mette in atto, e a disposizione del suo pubblico, un attento lavoro di ricerca e approfondimento della canzone italiana del periodo fi ne anni 50 e inizio anni 60. Mor-gan si appropria, rielaborandoli, di brani di grande spessore che varcano i confi ni del nostro paese e che acquistano sapori inter-nazionali. Da Endrigo a Modugno, da Paoli a Bindi, da Ciampi a Tenco, da De Andrè a…Marco Castoldi, al Teatro Saschall di Firen-ze il 26 febbraio, ore 21.00 un omaggio ai grandi cantautori italiani. Biglietti da 26 a 17, 50 euro.

Teatro

L’ebreoDal 16 al 21 febbraioTeatro della Pergola

Apologia della meschinità umana, L’ebreo è la storia di una coppia travolta da un evento tanto temuto quanto atteso. Quando negli anni ‘40, in seguito alle leggi sulla discri-minazione razziale, molti ebrei in fuga dal-le città o dall’Italia abbandonavano le loro case e i loro beni, per metterle al riparo dai possibili espropri intestavano le proprietà a dei prestanome di razza ariana, con l’ac-cordo di rientrarne in possesso. Questo è quanto accade ai coniugi Consalvi, diven-tati i proprietari di un bell’appartamento nel centro di Roma, ma il ritorno del proprie-tario ebreo dopo 13 sconvolge la loro vita agiata.

PromemoriaQuindici anni di storia d’Italiaai confi ni della realtà17 febbraioTeatro Puccini

“La prima Repubblica muore affogata nelle tangenti, la seconda esce dal sangue delle stragi, ma nessuno ricorda più niente. La storia è maestra ma nessuno impara mai niente. Avanti il prossimo: se non vi sono bastati Andreotti, Craxi e Berlusconi, ora magari arrivano Lele Mora e Flavio Briato-re”. Marco Travaglio

UpDal 19 al 21 FebbraioTeatro Puccini

Up è un opera che trae ispirazione dalla montagna e dai suoi paesaggi boschivi. È un occasione di rifl essione sul rapporto tra uomo e natura, vista sia nella dimensione umana di sfi da, sia in quella ancestrale dell incanto di creature e paesaggi. Il tutto rein-terpretando la montagna con i suoi pericoli e i suoi più impenetrabili misteri, con la na-tura così compiuta nella sua meravigliosa perfezione e con quella vaga percezione di eternità che si eleva al di sopra dell’umano sentire. La montagna è un entità fi sica, im-ponente e massiccia. Per non perdersi nel-la sua immensità, non resta che scomporla e strutturare lo spettacolo in quadri. Ogni quadro frammenta, dettaglia e interpreta un aspetto della montagna per poi ricom-porla in un tutto. Essenziale e dinamico.

Ditegli sempre di sìDal 23 al 28 febbraioTeatro della Pergola

Geppy Gleijeses, allievo prediletto di Eduar-do, interpreta e dirige Ditegli sempre di sì, accanto a lui il fi glio Lorenzo (Luigi Strada) vincitore del premio UBU nel 2006 quale

“migliore nuovo attore”. Nel ruolo che fu di Titina, un attore duttile e meraviglioso come Gennaro Cannavacciuolo, già prota-gonista con Geppy Gleijeses in Le Cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello e in Ragazze sole con qualche esperienza di Enzo Moscato. Insieme a loro un grande cast di quindici elementi. Lo spettacolo ha debuttato al Festival di Napoli nel giugno 2008 e alla sua seconda stagione di repli-che continua a collezionare successi sulle piazze italiane. Ditegli sempre di si è uno dei più importanti titoli della drammaturgia edoardiana.

Vacanze forzateSala Le Fiabe6-7-13-14 Marzo 2010

In arrivo la commedia brillante in tre atti scritta da Antonella Zucchini, con la regia di Loris Costantini.

Mostre

Gerhard Richtere la dissolvenzadell’immagine nell’arteDal 20 febbraio al 24 aprile 2010CCCS Strozzina – Palazzo Strozzi

Organizzata in collaborazione con la Kun-sthalle di Amburgo, l’esposizione mette a confronto il lavoro di Gerhard Richter, uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, con quello di sette artisti contemporanei, legati da una pro-fonda sfi ducia nei confronti dell’immagine come veicolo di verità. Il tema dell’esposi-zione è la dissoluzione dell’immagine, e si pone come ideale continuazione di Realtà Manipolate, che ha esplorato la relazione esistente tra la realtà e la sua rappresen-tazione mediante la fotografi a e il video. Gerhard Richter, uno dei pionieri nel portare all’estremo la dissoluzione sia della fi gura che della tecnica pittorica stessa, dipinge sopra fotografi e originali o usa una partico-lare tecnica di pittura sfocata.

De Chirico, Max Ernst,Magritte, Balthus.Uno sguardo nell’invisibileDal 26 febbraioal 18 luglio 2010Palazzo Strozzi

Il centro gravitazionale dell’esposizione è costituito da un nucleo di capolavori del periodo metafi sico di Giorgio de Chirico (1909-1919). Traduzione pittorica della sensibilità e della particolare concezione della vita maturata dall’artista attraverso la lettura di Nietzsche, la poetica metafi sica viene riconosciuta come l’espressione del-lo stato d’animo di un intero secolo. Alie-nazione e solitudine. Senso di abbandono, isolamento, inquietudine e disperazione: De Chirico approda alla raffi gurazione avant lettre del “grande silenzio” generato dal primo confl itto bellico.

Innocente e calunniatoFino al 28 febbraioGabinetto disegni e stampe degli Uffi zi

Nel quarto centenario della morte la mostra Innocente e calunniato. Federico Zuccari (1539/40 – 1609) e le vendette d’artista presenta al pubblico i temi di polemica e di vendetta che alcuni artisti, e in particolare Federico Zuccari, usarono per dichiararsi

innocenti a fronte di calunnie e ingiustizie vere o presunte.

Le porcellane di Betty WoodmannFino al 10 aprileMuseo delle porcellanePalazzo Pitti

Tra le prestigiose porcellane conservate alla Palazzina del Cavaliere trovano una appropriata collocazione le creazioni colte e fantasiose di Betty Woodman, in vetrine appositamente integrate con l’allestimento del Museo. Le insolite porcellane di Sèvres realizzate dall’artista, sconvolgono l’idea tradizionale di “corredo da tavola apprez-zato” con le loro forme imprevedibili e l’intensità e brillantezza dei colori, senza tralasciare il bon ton ormai consolidato dei prestigiosi serviti amati dai regnanti.

L’arma per l’arteFino al 6 aprileGalleria PalatinaSala Bianca

La mostra, ospitata nella Sala Bianca di Pa-lazzo Pitti, è dedicata in particolare all’arte sacra e quindi a dipinti e oggetti trafugati in chiese, complessi conventuali, talvolta an-che in Musei, ma in tutti i casi di soggetto sacro o di uso liturgico. Si tende quindi a mettere in evidenza come i luoghi di culto siano stati e siano per tante ragioni esposti al rischio di furti o danneggiamenti e come nel tempo i Carabinieri, specializzati nel settore, abbiano posto le loro forze e com-petenze a servizio della Chiesa e del suo enorme patrimonio artistico.

Concorsi

Il mio giardinoConcorsodi poesia al Giardino

Si partecipa inviando, entro il 31 marzo, poesie non più lunghe di 36 versi, ciascuna in 6 copie (5 anonime e 1 riportante nome, indirizzo, telefono e, possibilmente, e-mail dell’autore) al seguente recapito: Concor-so di Poesia “Giardino dei semplici” – Via Micheli, 3 – 50121 Firenze. Il tema dell’Edi-zione 2010 del Concorso è “Il mio giardi-no”, precisando che oltre all’ottica botanica del tema saranno prese in considerazione anche tante altre possibili interpretazioni metaforiche (esempio: I fi ori del “giardino” possono essere anche i fi gli, le fantasie, gli oggetti di una collezione e in genere tut-to quello che abbiamo fatto germogliare e curato nella crescita). Una Commissione di lettura composta da 5 persone esami-nerà tutti i testi pervenuti, scegliendo i 24 ritenuti più interessanti con i quali, a cura del Museo di Scienze Naturali, sarà pubbli-cato un libretto offerto in omaggio a tutti i partecipanti alla cerimonia di premiazione. Tra queste 24 poesie saranno poi indivi-duate quelle a cui assegnare i 5 principali premi in palio (coppe, targhe, libri e altra oggettistica). La cerimonia di premiazione, alla quale tutti i concorrenti sono invitati, è prevista nel pomeriggio di domenica 23 maggio, con inizio alle ore 16,30 nella Sede dell’orto botanico di Firenze. I 24 autori “fi -nalisti” saranno avvertiti personalmente, mentre coloro che non potranno interveni-re di persona conosceranno l’esito del con-corso dalle pagine del periodico “L’alfi ere” n° 2/3 (edito dall’Accademia Alfi eri) che ri-ceveranno in omaggio nel mese di Giugno.

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Page 44: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

sciate che vanno a vedere il fiume,di fronte a casa mia, pensate che, io, faccia dei salti di gioia se il bar è aperto? Quando si parla di sicurezza, vorrei che si tenesse sempre ben presente che è un problema di tutti e, se l’Istituzione riesce a farla diventare dirit-to, ne sarei molto grato.

Fabrizio Calusi

QUELLE CODE AGLI SPORTELLI...Spett.le Redazione,sono una abitante del Q3 che legge sem-pre il Vs. giornale, e trova gli articoli che proponete sempre molto interessanti, colgo quindi l’occasione per metterVi a conoscenza di un disservizio scandaloso che avviene nel nostro quartiere da parte dell’Ufficio Postale FI37 che si trova a fian-co della Coop in piazza Bartali. Detto Uf-ficio Postale ha una carenza di personale cronica, ed anche se ci sono otto sportelli a disposizione per i cittadini, raramente sono aperti tutti insieme e anche se sono aperti, per pagare un semplice bollettino, il più delle volte si deve fare una coda an-che di 2 ore, tutto ciò lo trovo indecente. Perché approfittare sempre della pazienza e buona volontà dei cittadini? Detto uffi-cio è stato fatto nuovo da pochi anni, che si decidano ad aumentare gli sportelli ed il personale, visto che ci sono tanti giovani senza lavoro! Grata per quanto potrete fare in merito, colgo l’occasione per salutarVi cordialmente.

Rogai Gabriella

LO “SPETTACOLO”DI VIA DELL’AGNOLOGentile Sig. Direttore,sono una studentessa fuori sede domi-ciliata nel quartiere1 e leggo sempre con molto interesse il vostro giornale. Ritenen-dolo un prezioso notiziario degli eventi di quartiere e un ottimo strumento di denuncia, sento doveroso, seppur da fio-rentina adottiva, denunciare le situazioni spiacevoli che trovano asilo negli spazi che viviamo. Ogni giorno, per raggiunge-re l’università percorro anche 4 volte via dell’Agnolo e lo spettacolo che mi si pro-pone non è di certo piacevole. C’è un su-permercato cinese sempre rigorosamente vuoto di acquirenti nel senso tradizionale, intorno cui si assiepano tossicodipendenti, transessuali ed ubriaconi. Non è raro assi-stere ai loro loschi scambi, in qualsiasi ora della giornata. Perché le forze dell’ordine non se ne accorgono, nonostante passino con la volante in via Verdi molto spesso? Lei ribatterà che certamente sarebbe più conveniente cambiare strada: per la mia incolumità questo è di certo conveniente. Ma mi chiedo, da persona sensibile alle problematiche urbane, quanto questa pre-senza può convivere con la prospiciente scuola materna? Quando i bambini si riap-proprieranno del parchetto dietro piazza dei Ciompi? E soprattutto: perché nessuno provvede a sanare il QUADRILATERO DEL-LA TOSSICODIPENDENZA (ad un passo dal consiglio di quartiere) di cui via dell’Agno-lo, piazza Salvemini , via di Pietrapiana e il ponte che da via dell’Oriuolo va in Borgo Albizi fanno parte?!Cordialmente

Una studentessa indignata

GLI ANIMALI E LO SPORCOPER LE STRADEBuongiorno,

ho letto sul vs ultimo numero, Gennaio 2010, l’articolo “Per i cani lo spazio non manca, ma per le strade resta lo sporco”; devo dire che il comune e/o il Quartiere hanno fatto o stanno creando ancora spazi per gli “amici” a quattro zampe, ma questo sembra non basta affinché le strade siano sgombre da escrementi. Credo che questa situazione non sia colpa dei cani veri, ma di coloro che bisognerebbe definire “cani” perché sono i proprietari degli animali che nonostante dimostrino di voler bene ai loro amici, diventano “nemici” degli altri esseri umani. Nei giardini dove giocano i ragazzi o dove passeggi basterebbe poco laddove ci sono le aree per i cani a por-tarli in quelle aree fatte apposta, ma è più semplice e facile lasciare che il proprio ani-male si “svuoti” dove capita; che dire poi delle strade, ce ne sono alcune ridotte in condizioni estreme. Avevo scritto tale pro-blema anche al sindaco attuale, ma pro-babilmente è preso solo dalla attenzione di “curare” il centro storico non tenendo conto della periferia che è il primo impatto per la gente che viene in città per visitarla o altro. Avevo scritto di cosa accade in altri paesi europei ad esempio in Germania. In Italia è stata istituita l’anagrafe canina che al momento che adotti o prendi un cane gli viene applicato un chip per il suo rico-noscimento, quindi si può sapere tutto di quel cane. In Germania fanno una cosa molto semplice: nella fase di installazio-ne del chip all’animale gli viene fatto un esame del Dna che è indolore ma torna utile per i motivi di cui si parla. Quando i signori vigili girano di pattuglia (quando li vedi…), potrebbero guardare anche loro dove mettono i piedi e se incappano in un escremento potrebbero (bontà loro …) raccoglierlo e farlo analizzare così, anche a distanza di qualche giorno, saprebbero a chi inviare una multa (so che c’è una mul-ta per chi sporca con carta o altro …), così come fanno in Germania e la sanzione che applicano è di 500 euro (notevole..). Credo che così si otterrebbero due scopi: 1) il Co-mune potrebbe incassare qualche soldo in più e destinarlo alla sistemazione delle aree per cani o alla sistemazione delle stra-de o alla sistemazione delle piste ciclabili e quanto altro volete inserire….; 2) penso che i proprietari dei cani farebbero più at-tenzione ai loro animali e si otterrebbe il tanto agognato pulito per le strade e nei giardini; cosa costa, basta provarci. Non so se questo compito spetti ai vigili, ma credo di sì, altrimenti si potrebbe assumere del personale formando una apposita squadra ecologica a tale compito dando così lavo-ro ad altre persone; non so se compete al Comune, o all’Asl; basta che ci si sia un po’ di buona volontà e penso che questo pro-blema si possa risolvere evitando a volte scontri verbali tra le persone con buona pace cittadina.Un saluto

Costantino Giaquinto

LAVORI E SICUREZZA A COMPIOBBII lavori di urbanizzazione ad Ellera stanno per iniziare ma nessuno, sembra, ha ac-certato se siano andati a buon fine quelli, fatti ormai da tempo, dell’“area Chelazzi”a Compiobbi. In questa frazione era stato programmato uno stradello pedonale e per passeggini per eliminare il dislivello esistente fra via Aretina ed il piazzale del-la stazione ferroviaria. Progetto sostituito,

con poca lungimiranza, da un fantomati-co servoscale per le carrozzine dei disabili, mai realizzato. Un marciapiede coperto invece è stato costruito sotto il nuovo in-sediamento, che doveva servire per tutti i cittadini del posto, ma arrivato all’altezza della rampa scale F.S. questo marciapiede non ha alcuna uscita verso la strada, ser-vendo esclusivamente le nuove costruzio-ni. L’impresa incaricata a questi lavori do-veva, ad ultimazione degli stessi, riasfaltare via della stazione, nonché ridisegnare i po-sti macchina lungo la stessa in modo da permettere il passaggio contemporaneo almeno a due mezzi, attualmente impossi-bile in più punti della carreggiata. Si ricorda che l’entrata e l’uscita al parcheggio è sola-mente da via della stazione. A Compiobbi, quando saranno terminati i lavori di Ellera, avremo un traffico ancora più intenso e più veloce di quello attuale; più intenso per i nuovi insediamenti di nuove costru-zioni sia abitativi che artigianali, per un totale di oltre 60.000 metri cubi, nonché più veloce per effetto della nuova variante. La Giunta Comunale di Fiesole dovrebbe quindi impegnarsi fin da ora, affinché di-venga concreto il progetto del “viadotto di Vallina”, così da poter trasformare, come previsto, l’attuale statale Aretina in strada provinciale con conseguenti limitazioni al traffico pesante ed alla velocità. Altra necessità per la sicurezza dei cittadini di Compiobbi è l’allargamento dei marciapie-di della stessa via principale Aretina fino alle strisce bianche appositamente segna-te per delineare gli stessi. Attualmente le mamme con neonati nei passeggini deb-bono barcamenarsi spesso con due ruote sopra e due sotto il marciapiede, mentre i pedoni, specie le persone più anziane, sono in pericolo nello scendere e salire in continuazione all’incrociare altre persone.Altri lavori attesi e necessari:- La delocalizzazione del ripetitore F.S. al-meno ad oltre cento metri dagli insedia-menti urbani, come richiesto con firme a suo tempo, nonché previsto dal regola-mento comunale di Fiesole;- Dissuasori di velocità, soprattutto in via della stazione, dove il continuo raid di mo-torini scorrazzanti da e per il parcheggio F.S. lo rendono alquanto pericoloso per i pedoni, ed in particolar modo per i pen-dolari che tornano con il treno.Cordiali saluti,

Bruno Stefani

I NOMI DELLE STRADEE LE NUOVE TARGHEIn relazione al servizio comparso a pag. 5 del numero di Dicembre del vostro pe-riodico, ritengo opportuno segnalarvi che l’articolista ha commesso, suo malgrado, un grossolano errore in ordine alla denomi-nazione toponomastica di una piazza del nostro Quartiere. Al termine del suddetto servizio si parla infatti di “un percorso di fede” tra la Piazza Suor Domenica del Para-diso (all’interno di Via di Ripoli) e la Piazza B. Pio (all’interno del Viale Europa). Premet-to che, a mio parere, il primo colpevole dell’errore di cui dirò è da attribuirsi al Co-mune di Firenze, che per la toponomastica stradale (abbandonate le gloriose targhe in smalto bianco e blu e le antiche lastre di marmo con su scritto nome e cognome del titolare della strada o della piazza) ha adottato delle squallide targhe in plastica, con la sola iniziale del nome e per giunta

Inviaci le tue lettere [email protected] e segnalazioni:tutto su www.ilreporter.itLettere, segnalazioni, proposte, ma anche veri e propri articoli scritti dai lettori. Tutto questo ed altro ancora sul portale www.ilreporter.it. Tutte le lettere che non trovano spazio in queste pagine saranno pubblicate sul sito. E poi spazio ai commenti e alle vostre opinioni

lettere

A PROPOSITODI SICUREZZA NEI GIARDINIGentile direttore,nel suo periodico d’informazione del mese di dicembre leggo che contro il “letargo dell’inverno e per dare più sicurezza ai fre-quentatori di parchi, andrebbe aperto dei bar” ecc. ecc... L’articolo di Giulia B. si basa su un disegno/ proposta, avanzata dal presidente del quartiere 3 al vicesindaco Nardella. Attraverso Reporter vorrei espri-mere una mia opinione un po’ contrastan-te al merito dell’articolo: sono un residente e un frequentatore dei giardini di viale Ta-nini e non ho mai avvertito problemi lega-ti alla mia sicurezza nei confronti di altre persone. La mia sicurezza è venuta meno quando il fiume Ema, che scorre contiguo a quell’area, poteva straripare. E mi son sentito solo e abbandonato, quando il fiu-me ha inondato la casa e le altre cose di mia proprietà, e non per ultimo l’anima. A titolo precauzionale la Protezione Civile del comune di Firenze ci comunicò che questa è una zona sottoposta a un rischio allagamento che potrebbe raggiungere il livello di 4 (metri!) e ci indicò anche dove rifugiarsi in caso di un loro allarme. In pre-cedenza, per attutire gli effetti degli even-ti alluvionali fu emanata una Legge che “proibiva” di edificare a distanze inferiori di 150 metri dai fiumi (L.183/89 ). Il comune e il quartiere, dopo dieci anni dall’entrata in vigore della suddetta Legge, nella fascia di rispetto fluviale, sottoposta alla L.183, riesce a costruire un enorme centro dire-zionale e con uno alto strato di cemento, copre, tutto il prato verde che c’era intorno alle tribune del campo sportivo. Nei giar-dini di viale Tanini, cede in gestione, un campetto in erba e di libero accesso. Ora è plastificato, e pagando, si può giocare a calcetto. Nel ristrutturare gli spogliatoi, già situati in zona ( L.183/89) si preferisce am-pliarli per ricavare un bar con cucina per il ristorante e altre cose. Ora, a voi di Repor-ter e al presidente del Quartiere chiedo: ma siete sicuri che dopo tutte queste co-late di cemento, l’apertura del “bar anche d’inverno” mi renda quella giusta serenità che mi viene a mancare andando ai giardi-ni? E quando, nelle giornate della pioggia invernale, vedo delle facce oscure e ango-

scritte tutte in lettere minuscole come fos-sero un’e-mail, provvedimento per me cul-turalmente riprovevole in una città come la nostra. Ora, la targa in plastica dell’area che ci interessa indica “Piazza B. Pio”, una B. che ad un approccio superficiale fareb-be pensare all’iniziale della parola “Beato”. L’autore dell’articolo avrebbe però potuto fare una ricerca più approfondita, scopren-do che la piazza in questione è nata molti anni prima della beatificazione di Padre Pio e che quella B. (trovandoci, come giu-stamente cita l’articolo stesso, in una zona da sempre dedicata a condottieri, podestà e personaggi del tardo Medioevo e del Rinascimento) vuole ricordare un certo Bernardino Pio, originario di Carpi, chiama-to dalla Repubblica Fiorentina come con-dottiero mercenario della guerra contro il Duca di Milano. Mi preme poi aggiungere un breve cenno su altri due nomi di strade citate nell’articolo come “segni di fede”: via del Paradiso, che nulla ha a che fare con la religione in quanto l’appellativo “paradiso” era attribuito ad un bellissimo giardino an-nesso alla villa di famiglia Alberti, accanto alla quale esisteva un convento di suore, e via Arcangeli, nome che non si riferisce ad esseri celesti, bensì ricorda Giovanni Arcangeli, un botanico come gli altri natu-ralisti richiamati in alcune strade di quella parte di città, primo fra tutti il grande Carlo

Linneo; centro virtuale di questo gruppo di strade è la Piazzetta del Pomario, tra via Filippo Webb e via Filippo Parlatore, a ri-cordo di uno splendido frutteto (pomaio) esistente in zona, famoso per la bontà dei suoi prodotti.Grazie per l’attenzione e cordialità

Piero Tonini

REGINALDO GIULIANIE LA DEDICA DELLE VIERitengo quantomeno anacronistico che una delle strade più lunghe di Firenze sia ancora dedicata alla memoria di un prete medaglia d’oro al valor militare!! I sacerdoti dovrebbero essere apprezzati, encomiati e ricordati per le loro opere di pace, non per il loro valore militare!! Propongo di dedica-re la stessa strada a Tiziano Terzani, giorna-lista, scrittore e uomo di pace.Grazie per l’attenzione,

Adriano Rossi

ANCORA SULLA SOSTACOL MOTORE ACCESOHo letto con piacere che non sono l’unico a lamentarmi per il malcostume dei con-ducenti Ataf (non tutti ma molti) di sostare al capolinea col motore acceso per molti minuti. Ho fatto presente questi compor-tamenti all’ufficio reclami Ataf, al sindaco Renzi, al neo-presidente Bonaccorsi, al di-

invia la tua segnalazionealla nostra redazione

[email protected]

Gentile signor Stefano,il tema delle piste ciclabili e della mobilità a pedali è spesso troppo poco trattato e discusso, nonostante l’interesse che i cittadini dimostrino di avere in proposito (un interesse forse addirittura crescente negli ultimi tempi, e questa non può che esse-re una buona notizia), e nonostante il numero di persone che, malgrado tutte le difficoltà oggi esistenti, usino la bicicletta per spostarsi. Va da sé che, con una rete più estesa di piste ciclabili, questo numero sarebbe ancora maggiore, e quello di aumentare i chilometri dei percorsi per le biciclette in città deve essere senz’altro un obiettivo da porsi e da raggiungere, soprattutto in un’ottica come quella che sem-bra attualmente caratterizzare Firenze, ovvero un ripensamento complessivo di una mobilità centrata fino ad ora sull’utilizzo dei mezzi privati che, com’è sotto gli occhi di tutti, è arrivata al suo limite. Dunque, insieme a una nuova organizzazione del trasporto pubblico (in città ha appena “esordito” la prima linea del tram), le pi-ste ciclabili rivestono un ruolo importante: ruolo che, il più velocemente possibile, dovrà essere rafforzato, con la costituzione di ciò che forse finora è maggiormente mancato, ovvero una vera “rete” ciclabile che finalmente unisca i vari tratti esisten-ti. Una rete in grado di collegare le varie zone di una città, per le sue dimensioni, po-tenzialmente a misura di bici, senza che i ciclisti siano costretti ad affrontare alcuni tratti pericolosamente in mezzo alle auto. Questo deve essere il primo obiettivo da raggiungere, quando si parla di piste ciclabili, anche se è da riconoscere che, data la dimensione di molte strade fiorentine, realizzare nuovi percorsi per le biciclette non è sempre è così facile, per lo meno senza togliere spazi a pedoni o automobili. Per quanto invece riguarda Careggi e dintorni, sicuramente tra le zone più interessate dalla questione, alcuni nuovi progetti sono in arrivo, come riportato in un articolo che pubblichiamo questo mese sulle pagine dell’edizione del quartiere 5. Dove mi auspico che possa trovare le risposte che cercava.

Matteo Francini

CAREGGI E LE PISTE CICLABILI Leggendo con piacere “Il Reporter” che parla di problemi e fatti a noi vicini, devo altresì constatare che nell’idilliaca enunciazione delle piste ciclabili del Q5 non ho tro-vato nessun riferimento al fatto che da Careggi al centro ci sono 900 metri e “rizzati”. Una zona semi-periferica così popolosa avrebbe diritto di essere collegata al Centro di Firenze? Forse io mi sono perso qualcosa ma credo che da Piazza Dalmazia tutto sia finito nel dimenticatoio. Gradirei sapere se sbaglio su “Il Reporter” o direttamente.Grazie,

Stefano B.

lettere

fensore civico Morales, ma ancora i risultati non si vedono. L’infrazione, oltre ad essere individuata dal codice della strada, è an-che prevista nel regolamento di servizio Ataf. Vivo molto vicino ad un capolinea nel quartiere 2 e mi stupisco che persone che svolgono un servizio pubblico non si rendano conto del disturbo che arrecano ai residenti tenendo accesi motori inqui-nanti, rumorosi e vibranti a pochi metri da abitazioni private, scuole e giardini! Sen-za pensare allo spreco di denaro causato all’azienda che paga loro gli stipendi!

Lettera firmata

IL TRAFFICO ALLE DUE STRADEHo letto sul numero di novembre la lettera della “signora Alda” che anche io da tempo volevo scrivere: per chi proviene dall’Auto-strada, Superstrada, Tavarnuzze, Siena ecc. e va in direzione di Firenze, trova il tappo del semaforo del Galluzzo: sarebbe sem-plice far girare a destra nella piazza (o in via Gianfigliazzi come dice la signora Alda) e girare intorno alla piazza stessa (ora adibita quasi solo a parcheggio) per andare verso tante direzioni: San Felice a Ema, Firenze centro, Cascine del Riccio o Firenze Sud. Sapeste quanto traffico in meno si avreb-be nella zona delle Due Strade!!!!! e come si scorrerebbe nella zona del Galluzzo!!! Vi prego di pubblicare e inoltrare agli uffici competenti del Comune di Firenze questa richiesta, che mi sembra una cosa sempli-cissima, non l’Opera del Duomo!!!Grazie dell’attenzione e saluti

Graziella

VIA POLIZIANO, “NON NE POSSIAMO PIÙ”Gli abitanti di via Poliziano non ne posso-no più! I clacson suonano dalla mattina alle 7 alla sera oltre le 8! Non si riesce a vivere in questa confusione! Macchine costan-temente bloccate, scooter che sfrecciano sulla pista ciclabile inutile (poteva tranquil-lamente essere costruita sul marciapiede sinistro da cui non passa quasi mai nessu-no, come è stato fatto su altri marciapie-di di Firenze) che ha tolto una ventina di posti macchina mai ripristinati, viale Milton chiuso in fondo, pare per far piacere, pare, a qualche residente “potente”, che riversa tutte le auto su via Poliziano e via Lorenzo il Magnifico! Ma in che città viviamo? Ma dove sono i nostri amministratori? Chiude-re una piazza per mettere in ginocchio il resto della città non ci sembra una scelta molto intelligente! Siamo stufi!!!

Ilaria Balboni

IL TRASPORTO PUBBLICONELLA VALLE DELL’ARNOGentile Redazione di Reporter,vorrei far presente un problema relativo al trasporto pubblico che interessa la Valle dell’Arno del comune di Fiesole, dove nel massimo silenzio e senza alcuna reazione il servizio è stato tagliato drasticamente con episodi anche imbarazzanti per i cittadini che vengono fatti scendere dal mezzo an-che in modo scortese se il mezzo proviene dalla provincia di Arezzo. Nel marzo 2002 durante un’assemblea cittadina il vice pre-sidente Ataf Marmugi (presidente era Aldo Frangioni....) presentò una nuova linea da Ellera a via Mezzetta con cadenza di 20 mi-nuti, ma il sindaco Pesci pose il veto fra la costernazione generale. Dopo mesi di pro-teste alla vigilia di un’altra assemblea che

si preannunciava turbolenta, dal cilindro uscì una convenzione per la validità dei titoli di viaggio Ataf sui mezzi extraurba-ni. Nonostante le oscillazioni degli orari di transito poteva essere una buona soluzio-ne, che almeno equiparava i costi per tutti i cittadini del comune. Con l’aumento del biglietto Ataf si è creata di nuovo una di-scriminazione perché sui mezzi extraurba-ni non è accettata la Carta Agile con sconti fino al 30%, ma il peggio è arrivato appun-to in questi giorni con l’esclusione dalla convenzione (e quindi dalla equiparazione dei biglietti Ataf) dei mezzi provenienti dalla provincia di Arezzo, spesso gli unici in ampie fasce orarie. La cosa più grave è che non c’è nessun segno di riconoscimento fra i due consorzi (Etruria Mobilità e Mugel-lo-Valdisieve) visto che i mezzi sono della stessa società Sita e l’alternativa è fra esse-re cacciati dall’autista senza spiegazioni e in modo sgarbato (se si accorge che hai in mano un biglietto-abbonamento Ataf) o beccarsi la multa durante il viaggio. Basta consultare un orario per vedere che resta-no solo 20 corse utili al giorno, 6 in tutto il pomeriggio di domenica, con vuoti che raggiungono le due ore. Gli alunni delle scuole superiori per raggiungere il nostro polo di riferimento in via Mezzetta devono fare 3 km al giorno a piedi spesso al buio e senza marciapiedi e attraversamenti si-curi, perché non c’è una combinazione di mezzi pubblici adeguata. Dopo il trekking urbano accade che a Varlungo transita uno dei suddetti mezzi della provincia di Arezzo, costringendoli a un’altra mezz’ora di attesa; forse la proposta Marmugi, mai troppo rimpianta, avrebbe risolto anche questo problema. Una delle scuole (non faccio il nome per carità di patria …) ci ha risposto: “comprategli il motorino che ab-biamo un bel parcheggio”. Alla faccia della riduzione del traffico privato...

Maurizio

RETTIFICHESpett.le Redazione de Il Reporter,Vi saremmo grati se, in relazione all’intervi-sta al sig. Fallani del Tennis Tavolo Artigia-nelli da parte del Vs. sig. Marrone, apparsa sul numero di Gennaio 2010, vorrete pub-blicare una precisazione in quanto i locali in cui si svolge l’attività agonistica della soc. T.T. Artigianelli sono ceduti gratuitamente, insieme ad altre agevolazioni, dall’Istituto Pio X Artigianelli, di cui don Gianfranco Rolfi è il Presidente, proprio per gli scopi statutari dell’Istituto stesso (educazione ed istruzione scolastica, culturale, religiosa e sportiva dei giovani oltre a sviluppare le loro potenzialità artistiche ed imprendito-riali concedendo spazi a condizioni van-taggiose ). Fiduciosi di un Vs. accoglimento di questa ns. richiesta, Vi porgiamo distinti saluti.

Il Presidente del Tennis Tavolo ArtigianelliEnrico Bellini

Spett. Reporter,la presente per comunicarvi che la mo-stra di Antonio Ancarola è stata curata dall’associazione Galluzzo Immagine e non dall’oratorio del Pellicano come da voi erroneamente segnalato sul numero di gennaio.

Ciampini Dario Presidente Galluzzo Immagine

44 Febbraio 2010

Page 45: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

sciate che vanno a vedere il fiume,di fronte a casa mia, pensate che, io, faccia dei salti di gioia se il bar è aperto? Quando si parla di sicurezza, vorrei che si tenesse sempre ben presente che è un problema di tutti e, se l’Istituzione riesce a farla diventare dirit-to, ne sarei molto grato.

Fabrizio Calusi

QUELLE CODE AGLI SPORTELLI...Spett.le Redazione,sono una abitante del Q3 che legge sem-pre il Vs. giornale, e trova gli articoli che proponete sempre molto interessanti, colgo quindi l’occasione per metterVi a conoscenza di un disservizio scandaloso che avviene nel nostro quartiere da parte dell’Ufficio Postale FI37 che si trova a fian-co della Coop in piazza Bartali. Detto Uf-ficio Postale ha una carenza di personale cronica, ed anche se ci sono otto sportelli a disposizione per i cittadini, raramente sono aperti tutti insieme e anche se sono aperti, per pagare un semplice bollettino, il più delle volte si deve fare una coda an-che di 2 ore, tutto ciò lo trovo indecente. Perché approfittare sempre della pazienza e buona volontà dei cittadini? Detto uffi-cio è stato fatto nuovo da pochi anni, che si decidano ad aumentare gli sportelli ed il personale, visto che ci sono tanti giovani senza lavoro! Grata per quanto potrete fare in merito, colgo l’occasione per salutarVi cordialmente.

Rogai Gabriella

LO “SPETTACOLO”DI VIA DELL’AGNOLOGentile Sig. Direttore,sono una studentessa fuori sede domi-ciliata nel quartiere1 e leggo sempre con molto interesse il vostro giornale. Ritenen-dolo un prezioso notiziario degli eventi di quartiere e un ottimo strumento di denuncia, sento doveroso, seppur da fio-rentina adottiva, denunciare le situazioni spiacevoli che trovano asilo negli spazi che viviamo. Ogni giorno, per raggiunge-re l’università percorro anche 4 volte via dell’Agnolo e lo spettacolo che mi si pro-pone non è di certo piacevole. C’è un su-permercato cinese sempre rigorosamente vuoto di acquirenti nel senso tradizionale, intorno cui si assiepano tossicodipendenti, transessuali ed ubriaconi. Non è raro assi-stere ai loro loschi scambi, in qualsiasi ora della giornata. Perché le forze dell’ordine non se ne accorgono, nonostante passino con la volante in via Verdi molto spesso? Lei ribatterà che certamente sarebbe più conveniente cambiare strada: per la mia incolumità questo è di certo conveniente. Ma mi chiedo, da persona sensibile alle problematiche urbane, quanto questa pre-senza può convivere con la prospiciente scuola materna? Quando i bambini si riap-proprieranno del parchetto dietro piazza dei Ciompi? E soprattutto: perché nessuno provvede a sanare il QUADRILATERO DEL-LA TOSSICODIPENDENZA (ad un passo dal consiglio di quartiere) di cui via dell’Agno-lo, piazza Salvemini , via di Pietrapiana e il ponte che da via dell’Oriuolo va in Borgo Albizi fanno parte?!Cordialmente

Una studentessa indignata

GLI ANIMALI E LO SPORCOPER LE STRADEBuongiorno,

ho letto sul vs ultimo numero, Gennaio 2010, l’articolo “Per i cani lo spazio non manca, ma per le strade resta lo sporco”; devo dire che il comune e/o il Quartiere hanno fatto o stanno creando ancora spazi per gli “amici” a quattro zampe, ma questo sembra non basta affinché le strade siano sgombre da escrementi. Credo che questa situazione non sia colpa dei cani veri, ma di coloro che bisognerebbe definire “cani” perché sono i proprietari degli animali che nonostante dimostrino di voler bene ai loro amici, diventano “nemici” degli altri esseri umani. Nei giardini dove giocano i ragazzi o dove passeggi basterebbe poco laddove ci sono le aree per i cani a por-tarli in quelle aree fatte apposta, ma è più semplice e facile lasciare che il proprio ani-male si “svuoti” dove capita; che dire poi delle strade, ce ne sono alcune ridotte in condizioni estreme. Avevo scritto tale pro-blema anche al sindaco attuale, ma pro-babilmente è preso solo dalla attenzione di “curare” il centro storico non tenendo conto della periferia che è il primo impatto per la gente che viene in città per visitarla o altro. Avevo scritto di cosa accade in altri paesi europei ad esempio in Germania. In Italia è stata istituita l’anagrafe canina che al momento che adotti o prendi un cane gli viene applicato un chip per il suo rico-noscimento, quindi si può sapere tutto di quel cane. In Germania fanno una cosa molto semplice: nella fase di installazio-ne del chip all’animale gli viene fatto un esame del Dna che è indolore ma torna utile per i motivi di cui si parla. Quando i signori vigili girano di pattuglia (quando li vedi…), potrebbero guardare anche loro dove mettono i piedi e se incappano in un escremento potrebbero (bontà loro …) raccoglierlo e farlo analizzare così, anche a distanza di qualche giorno, saprebbero a chi inviare una multa (so che c’è una mul-ta per chi sporca con carta o altro …), così come fanno in Germania e la sanzione che applicano è di 500 euro (notevole..). Credo che così si otterrebbero due scopi: 1) il Co-mune potrebbe incassare qualche soldo in più e destinarlo alla sistemazione delle aree per cani o alla sistemazione delle stra-de o alla sistemazione delle piste ciclabili e quanto altro volete inserire….; 2) penso che i proprietari dei cani farebbero più at-tenzione ai loro animali e si otterrebbe il tanto agognato pulito per le strade e nei giardini; cosa costa, basta provarci. Non so se questo compito spetti ai vigili, ma credo di sì, altrimenti si potrebbe assumere del personale formando una apposita squadra ecologica a tale compito dando così lavo-ro ad altre persone; non so se compete al Comune, o all’Asl; basta che ci si sia un po’ di buona volontà e penso che questo pro-blema si possa risolvere evitando a volte scontri verbali tra le persone con buona pace cittadina.Un saluto

Costantino Giaquinto

LAVORI E SICUREZZA A COMPIOBBII lavori di urbanizzazione ad Ellera stanno per iniziare ma nessuno, sembra, ha ac-certato se siano andati a buon fine quelli, fatti ormai da tempo, dell’“area Chelazzi”a Compiobbi. In questa frazione era stato programmato uno stradello pedonale e per passeggini per eliminare il dislivello esistente fra via Aretina ed il piazzale del-la stazione ferroviaria. Progetto sostituito,

con poca lungimiranza, da un fantomati-co servoscale per le carrozzine dei disabili, mai realizzato. Un marciapiede coperto invece è stato costruito sotto il nuovo in-sediamento, che doveva servire per tutti i cittadini del posto, ma arrivato all’altezza della rampa scale F.S. questo marciapiede non ha alcuna uscita verso la strada, ser-vendo esclusivamente le nuove costruzio-ni. L’impresa incaricata a questi lavori do-veva, ad ultimazione degli stessi, riasfaltare via della stazione, nonché ridisegnare i po-sti macchina lungo la stessa in modo da permettere il passaggio contemporaneo almeno a due mezzi, attualmente impossi-bile in più punti della carreggiata. Si ricorda che l’entrata e l’uscita al parcheggio è sola-mente da via della stazione. A Compiobbi, quando saranno terminati i lavori di Ellera, avremo un traffico ancora più intenso e più veloce di quello attuale; più intenso per i nuovi insediamenti di nuove costru-zioni sia abitativi che artigianali, per un totale di oltre 60.000 metri cubi, nonché più veloce per effetto della nuova variante. La Giunta Comunale di Fiesole dovrebbe quindi impegnarsi fin da ora, affinché di-venga concreto il progetto del “viadotto di Vallina”, così da poter trasformare, come previsto, l’attuale statale Aretina in strada provinciale con conseguenti limitazioni al traffico pesante ed alla velocità. Altra necessità per la sicurezza dei cittadini di Compiobbi è l’allargamento dei marciapie-di della stessa via principale Aretina fino alle strisce bianche appositamente segna-te per delineare gli stessi. Attualmente le mamme con neonati nei passeggini deb-bono barcamenarsi spesso con due ruote sopra e due sotto il marciapiede, mentre i pedoni, specie le persone più anziane, sono in pericolo nello scendere e salire in continuazione all’incrociare altre persone.Altri lavori attesi e necessari:- La delocalizzazione del ripetitore F.S. al-meno ad oltre cento metri dagli insedia-menti urbani, come richiesto con firme a suo tempo, nonché previsto dal regola-mento comunale di Fiesole;- Dissuasori di velocità, soprattutto in via della stazione, dove il continuo raid di mo-torini scorrazzanti da e per il parcheggio F.S. lo rendono alquanto pericoloso per i pedoni, ed in particolar modo per i pen-dolari che tornano con il treno.Cordiali saluti,

Bruno Stefani

I NOMI DELLE STRADEE LE NUOVE TARGHEIn relazione al servizio comparso a pag. 5 del numero di Dicembre del vostro pe-riodico, ritengo opportuno segnalarvi che l’articolista ha commesso, suo malgrado, un grossolano errore in ordine alla denomi-nazione toponomastica di una piazza del nostro Quartiere. Al termine del suddetto servizio si parla infatti di “un percorso di fede” tra la Piazza Suor Domenica del Para-diso (all’interno di Via di Ripoli) e la Piazza B. Pio (all’interno del Viale Europa). Premet-to che, a mio parere, il primo colpevole dell’errore di cui dirò è da attribuirsi al Co-mune di Firenze, che per la toponomastica stradale (abbandonate le gloriose targhe in smalto bianco e blu e le antiche lastre di marmo con su scritto nome e cognome del titolare della strada o della piazza) ha adottato delle squallide targhe in plastica, con la sola iniziale del nome e per giunta

Inviaci le tue lettere [email protected] e segnalazioni:tutto su www.ilreporter.itLettere, segnalazioni, proposte, ma anche veri e propri articoli scritti dai lettori. Tutto questo ed altro ancora sul portale www.ilreporter.it. Tutte le lettere che non trovano spazio in queste pagine saranno pubblicate sul sito. E poi spazio ai commenti e alle vostre opinioni

lettere

A PROPOSITODI SICUREZZA NEI GIARDINIGentile direttore,nel suo periodico d’informazione del mese di dicembre leggo che contro il “letargo dell’inverno e per dare più sicurezza ai fre-quentatori di parchi, andrebbe aperto dei bar” ecc. ecc... L’articolo di Giulia B. si basa su un disegno/ proposta, avanzata dal presidente del quartiere 3 al vicesindaco Nardella. Attraverso Reporter vorrei espri-mere una mia opinione un po’ contrastan-te al merito dell’articolo: sono un residente e un frequentatore dei giardini di viale Ta-nini e non ho mai avvertito problemi lega-ti alla mia sicurezza nei confronti di altre persone. La mia sicurezza è venuta meno quando il fiume Ema, che scorre contiguo a quell’area, poteva straripare. E mi son sentito solo e abbandonato, quando il fiu-me ha inondato la casa e le altre cose di mia proprietà, e non per ultimo l’anima. A titolo precauzionale la Protezione Civile del comune di Firenze ci comunicò che questa è una zona sottoposta a un rischio allagamento che potrebbe raggiungere il livello di 4 (metri!) e ci indicò anche dove rifugiarsi in caso di un loro allarme. In pre-cedenza, per attutire gli effetti degli even-ti alluvionali fu emanata una Legge che “proibiva” di edificare a distanze inferiori di 150 metri dai fiumi (L.183/89 ). Il comune e il quartiere, dopo dieci anni dall’entrata in vigore della suddetta Legge, nella fascia di rispetto fluviale, sottoposta alla L.183, riesce a costruire un enorme centro dire-zionale e con uno alto strato di cemento, copre, tutto il prato verde che c’era intorno alle tribune del campo sportivo. Nei giar-dini di viale Tanini, cede in gestione, un campetto in erba e di libero accesso. Ora è plastificato, e pagando, si può giocare a calcetto. Nel ristrutturare gli spogliatoi, già situati in zona ( L.183/89) si preferisce am-pliarli per ricavare un bar con cucina per il ristorante e altre cose. Ora, a voi di Repor-ter e al presidente del Quartiere chiedo: ma siete sicuri che dopo tutte queste co-late di cemento, l’apertura del “bar anche d’inverno” mi renda quella giusta serenità che mi viene a mancare andando ai giardi-ni? E quando, nelle giornate della pioggia invernale, vedo delle facce oscure e ango-

scritte tutte in lettere minuscole come fos-sero un’e-mail, provvedimento per me cul-turalmente riprovevole in una città come la nostra. Ora, la targa in plastica dell’area che ci interessa indica “Piazza B. Pio”, una B. che ad un approccio superficiale fareb-be pensare all’iniziale della parola “Beato”. L’autore dell’articolo avrebbe però potuto fare una ricerca più approfondita, scopren-do che la piazza in questione è nata molti anni prima della beatificazione di Padre Pio e che quella B. (trovandoci, come giu-stamente cita l’articolo stesso, in una zona da sempre dedicata a condottieri, podestà e personaggi del tardo Medioevo e del Rinascimento) vuole ricordare un certo Bernardino Pio, originario di Carpi, chiama-to dalla Repubblica Fiorentina come con-dottiero mercenario della guerra contro il Duca di Milano. Mi preme poi aggiungere un breve cenno su altri due nomi di strade citate nell’articolo come “segni di fede”: via del Paradiso, che nulla ha a che fare con la religione in quanto l’appellativo “paradiso” era attribuito ad un bellissimo giardino an-nesso alla villa di famiglia Alberti, accanto alla quale esisteva un convento di suore, e via Arcangeli, nome che non si riferisce ad esseri celesti, bensì ricorda Giovanni Arcangeli, un botanico come gli altri natu-ralisti richiamati in alcune strade di quella parte di città, primo fra tutti il grande Carlo

Linneo; centro virtuale di questo gruppo di strade è la Piazzetta del Pomario, tra via Filippo Webb e via Filippo Parlatore, a ri-cordo di uno splendido frutteto (pomaio) esistente in zona, famoso per la bontà dei suoi prodotti.Grazie per l’attenzione e cordialità

Piero Tonini

REGINALDO GIULIANIE LA DEDICA DELLE VIERitengo quantomeno anacronistico che una delle strade più lunghe di Firenze sia ancora dedicata alla memoria di un prete medaglia d’oro al valor militare!! I sacerdoti dovrebbero essere apprezzati, encomiati e ricordati per le loro opere di pace, non per il loro valore militare!! Propongo di dedica-re la stessa strada a Tiziano Terzani, giorna-lista, scrittore e uomo di pace.Grazie per l’attenzione,

Adriano Rossi

ANCORA SULLA SOSTACOL MOTORE ACCESOHo letto con piacere che non sono l’unico a lamentarmi per il malcostume dei con-ducenti Ataf (non tutti ma molti) di sostare al capolinea col motore acceso per molti minuti. Ho fatto presente questi compor-tamenti all’ufficio reclami Ataf, al sindaco Renzi, al neo-presidente Bonaccorsi, al di-

invia la tua segnalazionealla nostra redazione

[email protected]

Gentile signor Stefano,il tema delle piste ciclabili e della mobilità a pedali è spesso troppo poco trattato e discusso, nonostante l’interesse che i cittadini dimostrino di avere in proposito (un interesse forse addirittura crescente negli ultimi tempi, e questa non può che esse-re una buona notizia), e nonostante il numero di persone che, malgrado tutte le difficoltà oggi esistenti, usino la bicicletta per spostarsi. Va da sé che, con una rete più estesa di piste ciclabili, questo numero sarebbe ancora maggiore, e quello di aumentare i chilometri dei percorsi per le biciclette in città deve essere senz’altro un obiettivo da porsi e da raggiungere, soprattutto in un’ottica come quella che sem-bra attualmente caratterizzare Firenze, ovvero un ripensamento complessivo di una mobilità centrata fino ad ora sull’utilizzo dei mezzi privati che, com’è sotto gli occhi di tutti, è arrivata al suo limite. Dunque, insieme a una nuova organizzazione del trasporto pubblico (in città ha appena “esordito” la prima linea del tram), le pi-ste ciclabili rivestono un ruolo importante: ruolo che, il più velocemente possibile, dovrà essere rafforzato, con la costituzione di ciò che forse finora è maggiormente mancato, ovvero una vera “rete” ciclabile che finalmente unisca i vari tratti esisten-ti. Una rete in grado di collegare le varie zone di una città, per le sue dimensioni, po-tenzialmente a misura di bici, senza che i ciclisti siano costretti ad affrontare alcuni tratti pericolosamente in mezzo alle auto. Questo deve essere il primo obiettivo da raggiungere, quando si parla di piste ciclabili, anche se è da riconoscere che, data la dimensione di molte strade fiorentine, realizzare nuovi percorsi per le biciclette non è sempre è così facile, per lo meno senza togliere spazi a pedoni o automobili. Per quanto invece riguarda Careggi e dintorni, sicuramente tra le zone più interessate dalla questione, alcuni nuovi progetti sono in arrivo, come riportato in un articolo che pubblichiamo questo mese sulle pagine dell’edizione del quartiere 5. Dove mi auspico che possa trovare le risposte che cercava.

Matteo Francini

CAREGGI E LE PISTE CICLABILI Leggendo con piacere “Il Reporter” che parla di problemi e fatti a noi vicini, devo altresì constatare che nell’idilliaca enunciazione delle piste ciclabili del Q5 non ho tro-vato nessun riferimento al fatto che da Careggi al centro ci sono 900 metri e “rizzati”. Una zona semi-periferica così popolosa avrebbe diritto di essere collegata al Centro di Firenze? Forse io mi sono perso qualcosa ma credo che da Piazza Dalmazia tutto sia finito nel dimenticatoio. Gradirei sapere se sbaglio su “Il Reporter” o direttamente.Grazie,

Stefano B.

lettere

fensore civico Morales, ma ancora i risultati non si vedono. L’infrazione, oltre ad essere individuata dal codice della strada, è an-che prevista nel regolamento di servizio Ataf. Vivo molto vicino ad un capolinea nel quartiere 2 e mi stupisco che persone che svolgono un servizio pubblico non si rendano conto del disturbo che arrecano ai residenti tenendo accesi motori inqui-nanti, rumorosi e vibranti a pochi metri da abitazioni private, scuole e giardini! Sen-za pensare allo spreco di denaro causato all’azienda che paga loro gli stipendi!

Lettera firmata

IL TRAFFICO ALLE DUE STRADEHo letto sul numero di novembre la lettera della “signora Alda” che anche io da tempo volevo scrivere: per chi proviene dall’Auto-strada, Superstrada, Tavarnuzze, Siena ecc. e va in direzione di Firenze, trova il tappo del semaforo del Galluzzo: sarebbe sem-plice far girare a destra nella piazza (o in via Gianfigliazzi come dice la signora Alda) e girare intorno alla piazza stessa (ora adibita quasi solo a parcheggio) per andare verso tante direzioni: San Felice a Ema, Firenze centro, Cascine del Riccio o Firenze Sud. Sapeste quanto traffico in meno si avreb-be nella zona delle Due Strade!!!!! e come si scorrerebbe nella zona del Galluzzo!!! Vi prego di pubblicare e inoltrare agli uffici competenti del Comune di Firenze questa richiesta, che mi sembra una cosa sempli-cissima, non l’Opera del Duomo!!!Grazie dell’attenzione e saluti

Graziella

VIA POLIZIANO, “NON NE POSSIAMO PIÙ”Gli abitanti di via Poliziano non ne posso-no più! I clacson suonano dalla mattina alle 7 alla sera oltre le 8! Non si riesce a vivere in questa confusione! Macchine costan-temente bloccate, scooter che sfrecciano sulla pista ciclabile inutile (poteva tranquil-lamente essere costruita sul marciapiede sinistro da cui non passa quasi mai nessu-no, come è stato fatto su altri marciapie-di di Firenze) che ha tolto una ventina di posti macchina mai ripristinati, viale Milton chiuso in fondo, pare per far piacere, pare, a qualche residente “potente”, che riversa tutte le auto su via Poliziano e via Lorenzo il Magnifico! Ma in che città viviamo? Ma dove sono i nostri amministratori? Chiude-re una piazza per mettere in ginocchio il resto della città non ci sembra una scelta molto intelligente! Siamo stufi!!!

Ilaria Balboni

IL TRASPORTO PUBBLICONELLA VALLE DELL’ARNOGentile Redazione di Reporter,vorrei far presente un problema relativo al trasporto pubblico che interessa la Valle dell’Arno del comune di Fiesole, dove nel massimo silenzio e senza alcuna reazione il servizio è stato tagliato drasticamente con episodi anche imbarazzanti per i cittadini che vengono fatti scendere dal mezzo an-che in modo scortese se il mezzo proviene dalla provincia di Arezzo. Nel marzo 2002 durante un’assemblea cittadina il vice pre-sidente Ataf Marmugi (presidente era Aldo Frangioni....) presentò una nuova linea da Ellera a via Mezzetta con cadenza di 20 mi-nuti, ma il sindaco Pesci pose il veto fra la costernazione generale. Dopo mesi di pro-teste alla vigilia di un’altra assemblea che

si preannunciava turbolenta, dal cilindro uscì una convenzione per la validità dei titoli di viaggio Ataf sui mezzi extraurba-ni. Nonostante le oscillazioni degli orari di transito poteva essere una buona soluzio-ne, che almeno equiparava i costi per tutti i cittadini del comune. Con l’aumento del biglietto Ataf si è creata di nuovo una di-scriminazione perché sui mezzi extraurba-ni non è accettata la Carta Agile con sconti fino al 30%, ma il peggio è arrivato appun-to in questi giorni con l’esclusione dalla convenzione (e quindi dalla equiparazione dei biglietti Ataf) dei mezzi provenienti dalla provincia di Arezzo, spesso gli unici in ampie fasce orarie. La cosa più grave è che non c’è nessun segno di riconoscimento fra i due consorzi (Etruria Mobilità e Mugel-lo-Valdisieve) visto che i mezzi sono della stessa società Sita e l’alternativa è fra esse-re cacciati dall’autista senza spiegazioni e in modo sgarbato (se si accorge che hai in mano un biglietto-abbonamento Ataf) o beccarsi la multa durante il viaggio. Basta consultare un orario per vedere che resta-no solo 20 corse utili al giorno, 6 in tutto il pomeriggio di domenica, con vuoti che raggiungono le due ore. Gli alunni delle scuole superiori per raggiungere il nostro polo di riferimento in via Mezzetta devono fare 3 km al giorno a piedi spesso al buio e senza marciapiedi e attraversamenti si-curi, perché non c’è una combinazione di mezzi pubblici adeguata. Dopo il trekking urbano accade che a Varlungo transita uno dei suddetti mezzi della provincia di Arezzo, costringendoli a un’altra mezz’ora di attesa; forse la proposta Marmugi, mai troppo rimpianta, avrebbe risolto anche questo problema. Una delle scuole (non faccio il nome per carità di patria …) ci ha risposto: “comprategli il motorino che ab-biamo un bel parcheggio”. Alla faccia della riduzione del traffico privato...

Maurizio

RETTIFICHESpett.le Redazione de Il Reporter,Vi saremmo grati se, in relazione all’intervi-sta al sig. Fallani del Tennis Tavolo Artigia-nelli da parte del Vs. sig. Marrone, apparsa sul numero di Gennaio 2010, vorrete pub-blicare una precisazione in quanto i locali in cui si svolge l’attività agonistica della soc. T.T. Artigianelli sono ceduti gratuitamente, insieme ad altre agevolazioni, dall’Istituto Pio X Artigianelli, di cui don Gianfranco Rolfi è il Presidente, proprio per gli scopi statutari dell’Istituto stesso (educazione ed istruzione scolastica, culturale, religiosa e sportiva dei giovani oltre a sviluppare le loro potenzialità artistiche ed imprendito-riali concedendo spazi a condizioni van-taggiose ). Fiduciosi di un Vs. accoglimento di questa ns. richiesta, Vi porgiamo distinti saluti.

Il Presidente del Tennis Tavolo ArtigianelliEnrico Bellini

Spett. Reporter,la presente per comunicarvi che la mo-stra di Antonio Ancarola è stata curata dall’associazione Galluzzo Immagine e non dall’oratorio del Pellicano come da voi erroneamente segnalato sul numero di gennaio.

Ciampini Dario Presidente Galluzzo Immagine

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Page 46: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

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Page 47: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

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A IMPRUNETA Villino di 6 ampi vani, 140mq.Tripli servizi, ben arredato e corredato su 2livelli, oltre grande lavanderia-ripostiglio, ter-razzi abitabili e grande giardino recintato.km.1 dalla piazza, in ottima posizione tranquillanel verde ma non isolato, soggiorno con ca-minetto. Termosingolo. Strada privata.Euro1.300,00 immobiliare burgassi s.n.c.055-220090-223151 € 1,30 Immobiliare Burgassis.n.c. ☎055 220090

BAGNO A RIPOLI CENTRALE affittasi deli-zioso "attichino" composto da soggiorno conzona cottura, camera matrimoniale, bagno eterrazza vista firenze. € 750,00 mensili Ag. Imm.Bianchi e Grappolini ☎055 630656 - 055 631781

BAGNO A RIPOLI OSTERIA NUOVA Affittasiappartamento composto da tre ampi vani ol-tre accessori. Non arredato. € 600,00 men-sili Ag. Imm. Bianchi e Grappolini

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BAGNO A RIPOLI appartamento in com-plesso residenziale composto da ingresso,sala, camera matrimoniale, cucina abitabile,terrazza abitabile e posto auto. Arredato.€ 750,00 mensili Ag. Imm. Bianchi e Grappolini

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ZONA MAZZINI Nuova costruzione affittasiappartamento composto da grande zonagiorno con angolo cottura,camera matrimo-niale con stanza guardaroba,cameretta/studio,bagno e ripostiglio. Grande terrazzo abita-bile.termosingolo,aria condizionata,parabolasatellitare,porta blindata,cantina e postoauto.arredato con gusto € 1.200,00

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Page 48: Il reporter-Quartiere 4-febbraio 2010

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