Il Quarto _ nr 1 as 2012/13

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Dicembre 2012 Pagina 1 IL QUARTO” IL QUARTO” E’ PRODOTTO DALLA E’ PRODOTTO DALLA REDAZIONE CROSSMEDIAL REDAZIONE CROSSMEDIAL DEL LICEO BERTOLUCCI DI DEL LICEO BERTOLUCCI DI PARMA PARMA COORDINAMENTO COORDINAMENTO SILVIA FONTANA SILVIA FONTANA DIRETTORE RESPONSABILE DIRETTORE RESPONSABILE ALUISI TOSOLINI ALUISI TOSOLINI IL BERTOLUCCI - ORMAI LO CHIAMO COSÌ - NON È PIÙ LA MIA SCUOLA. ADESSO È LA MIA SECONDA CASA. LORENZO QUESTI PRIMI MESI AL BERTOLUCCI SONO STATI MOLTO BELLI ANCHE SE ALLINIZIO È STATO DIFFICILE AMBIENTARSI. CONSIDERO IL BERTOLUCCI COME UNA SECONDA CASA DOVE POSSO E- SPRIMERMI E, GIORNO DOPO GIORNO, IMPARARE NUOVE COSE. ALESSANDRO FRANCESCA IL BERTOLUCCI È UNA SCUOLA ACCOGLIENTE MA PIUTTOSTO IM- PEGNATIVA, CON MATERIE DIFFI- CILI MA ALTRE MOLTO INTERES- SANTI SEBASTIANO ALL'INIZIO LA PAURA DI NON FARCE- LA.. POI COMINCIANO AD ARRIVARE I PRIMI RISULTATI E CAPISCI DI AVER FATTO LA SCELTA GIUSTA. CHIARA I L BERTOLUCCI HA ANCORA TANTO DA OFFRIRMI E, ANCHE SE MI HA FATTO UN ' OTTIMA IMPRESSIONE FINORA, NON VEDO L'ORA DI SCOPRIRE TUTTI I SUOI LATI POSITIVI RICCARDO È’ UNA SCUOLA IMPEGNATIVA, MA MOLTO COMPLETA MATTEO IL LICEO ATTILIO BERTOLUCCI È UNA SCUOLA RICCA DI ATTIVI- TÀ DIDATTICHE CAPACE DI CO- GLIERE L’ASPETTO TECNOLOGICO DI OGNI STUDENTE, ANCHE SE RICHIEDE MOLTO IMPEGNO E AT- TENZIONE. ANDREA HO PRESO IN MANO LA MIA VITA, HO DECISO DI MIGLIO- RARLA, IN CAMBIO LA SCUOLA HA CHIESTO DI NON DELUDERLA DAVIDE UNA BELLISSIMA NUOVA ESPERIEN- ZA ANCHE SE UN PO' COMPLICATA! ASIA È’ UNA BUONA SCUOLA, MA BISOGNA STUDIARE MOLTO LUIGI MI PIACE ANDARE AL BERTO- LUCCI PERCHÉ LAMBIENTE È ALLEGRO, IN CLASSE CI SI SENTE BENE, INOLTRE CI SONO MOLTIS- SIME ATTIVITÀ POMERIDIANE FACOLTATIVE INTERESSANTI, SIA PER I PIÙ GRANDI CHE PER I PIÙ "PICCOLI" . CHIARA QUI AL LICEO BERTOLUCCI MI SONO SUBITO SENTI- TO A MIO AGIO, CON BUONI COMPAGNI E TANTA TECNOLOGIA, MA ANCHE CON BRAVI PROFESSORI, CHE CI INSE- GNANO AD APPREZZARE LA SCUOLA ANCORA DI PIÙ. LORENZO GLI INSEGNANTI DI QUESTA SCUOLA CI HANNO ACCOLTO E ACCOMPAGNATO NEI PRIMI MESI CON PAZIENZA E IMPEGNAN- DOSI A FARCI SENTIRE A NOSTRO AGIO. IL PERCORSO NON APPARE SENZA DIFFI- COLTÀ: È IMPEGNATIVO, PER CUI OCCOR- RE MIGLIORARE IL PROPRIO METODO DI STUDIO. FEDERICO IL BERTOLUCCI PER ME ÈCOME UNA SECONDA CASA PERCHÉ MI TROVO BENE CON I MIEI COM- PAGNI ED È COME SE CI FOSSE UNATMOSFERA MAGICA. CHIARA VITA SCOLASTICA STUPENDA MA BISOGNA IMPEGNARSI MOLTO. AUDREY 17 SETTEMBRE 2012, SI APRE PER ME UN NUOVO MONDO: SO QUELLO CHE LASCIO E NON SO QUELLO CHE MI ASPETTA, MA SONO PIENA DI SPERANZE. OGGI , A POCO PIÙ DI DUE MESI DA QUEL GIORNO, POSSO DIRE DI TROVARMI BENE SIA CON GLI INSEGNANTI CHE CON I COMPA- GNI E, ANCHE SE LE DIFFICOLTÀ E I SACRIFICI NON MANCANO, SONO CONTENTA DELLA MIA SCELTA. ANNALISA UNA RIFLESSIONE SU QUESTI PRIMI MESI DI LICEO? IMPEGNATIVI... MOLTO IMPEGNA- TIVI. EMANUELE MI PIACE MOLTO L’UTILIZZO DELLE NUO- VE TECNOLOGIE NEI PROGETTI… RICHIEDE MOLTO IMPEGNO CARLOTTA M I HA FATTO UN'ECCELLENTE IM- PRESSIONE, MA CI VUOLE MOLTO IMPEGNO. ALESSANDRO E' PIÙ IMPEGNATIVO DELLE MEDIE. DANIELE SPECIALE ORIENTAMENTO I ragazzi di prima esprimono le loro impressioni su questi primi mesi di scuola Layout: Chiara Bersani 1C La scuola Attilio Bertolucci è un edi- ficio con strumenti di ultima generazio- ne. E' un ambiente in cui a mio parere ci si trova subito bene e si è accolti dai primi giorni di scuola.. Consigliata! MATTEO

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Il primo numero del Giornale di Istituto del Liceo Attilio Bertolucci di Parma

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Page 1: Il Quarto _ nr 1 as 2012/13

Dicembre 2012

Pagina 1

““IL QUARTO” IL QUARTO”

E’ PRODOTTO DALLA E’ PRODOTTO DALLA

REDAZIONE CROSSMEDIAL REDAZIONE CROSSMEDIAL

DEL LICEO BERTOLUCCI DI DEL LICEO BERTOLUCCI DI

PARMAPARMA

COORDINAMENTO COORDINAMENTO

SILVIA FONTANASILVIA FONTANA

DIRETTORE RESPONSABILEDIRETTORE RESPONSABILE

ALUISI TOSOLINIALUISI TOSOLINI

IL BERTOLUCCI - ORMAI LO CHIAMO COSÌ -

NON È PIÙ LA MIA SCUOLA. ADESSO È LA

MIA SECONDA CASA.

LORENZO

QUESTI PRIMI MESI AL BERTOLUCCI

SONO STATI MOLTO BELLI ANCHE SE

ALL’INIZIO È STATO DIFFICILE

AMBIENTARSI.

CONSIDERO IL BERTOLUCCI COME UNA SECONDA CASA DOVE POSSO E-SPRIMERMI E, GIORNO DOPO GIORNO, IMPARARE NUOVE COSE. ALESSANDRO FRANCESCA

IL BERTOLUCCI È UNA SCUOLA ACCOGLIENTE MA PIUTTOSTO IM-PEGNATIVA, CON MATERIE DIFFI-CILI MA ALTRE MOLTO INTERES-SANTI SEBASTIANO

ALL'INIZIO LA PAURA DI NON FARCE-LA.. POI COMINCIANO AD ARRIVARE I PRIMI RISULTATI E CAPISCI DI AVER FATTO LA SCELTA GIUSTA. CHIARA

IL BERTOLUCCI HA ANCORA

TANTO DA OFFRIRMI E, ANCHE

SE MI HA FATTO

UN' OTTIMA IMPRESSIONE

FINORA, NON VEDO L'ORA DI

SCOPRIRE TUTTI I SUOI LATI

POSITIVI RICCARDO

È’ UNA SCUOLA IMPEGNATIVA, MA MOLTO COMPLETA MATTEO

IL LICEO ATTILIO BERTOLUCCI È UNA SCUOLA RICCA DI ATTIVI-TÀ DIDATTICHE CAPACE DI CO-GLIERE L’ASPETTO TECNOLOGICO DI OGNI STUDENTE, ANCHE SE RICHIEDE MOLTO IMPEGNO E AT-TENZIONE. ANDREA

HO PRESO IN MANO LA MIA

VITA, HO DECISO DI MIGLIO-

RARLA, IN CAMBIO LA

SCUOLA HA CHIESTO DI NON

DELUDERLA DAVIDE UNA BELLISSIMA

NUOVA ESPERIEN-

ZA ANCHE SE UN

PO' COMPLICATA!

ASIA

È’ UNA BUONA SCUOLA, MA BISOGNA STUDIARE MOLTO LUIGI

MI PIACE ANDARE AL BERTO-LUCCI PERCHÉ L’ AMBIENTE È ALLEGRO, IN CLASSE CI SI SENTE BENE, INOLTRE CI SONO MOLTIS-SIME ATTIVITÀ POMERIDIANE FACOLTATIVE INTERESSANTI, SIA PER I PIÙ GRANDI CHE PER I PIÙ "PICCOLI" . CHIARA

QUI AL LICEO

BERTOLUCCI MI SONO SUBITO SENTI-

TO A MIO AGIO, CON BUONI COMPAGNI

E TANTA TECNOLOGIA, MA ANCHE

CON BRAVI PROFESSORI, CHE CI INSE-

GNANO AD APPREZZARE LA SCUOLA

ANCORA DI PIÙ. LORENZO

GLI INSEGNANTI DI QUESTA SCUOLA CI HANNO ACCOLTO E ACCOMPAGNATO NEI PRIMI MESI CON PAZIENZA E IMPEGNAN-DOSI A FARCI SENTIRE A NOSTRO AGIO. IL PERCORSO NON APPARE SENZA DIFFI-COLTÀ: È IMPEGNATIVO, PER CUI OCCOR-RE MIGLIORARE IL PROPRIO METODO DI STUDIO. FEDERICO

IL BERTOLUCCI PER ME È’COME

UNA SECONDA CASA PERCHÉ MI

TROVO BENE CON I MIEI COM-

PAGNI ED È COME SE CI FOSSE

UN’ ATMOSFERA MAGICA.

CHIARA

VITA SCOLASTICA STUPENDA MA BISOGNA IMPEGNARSI MOLTO. AUDREY

17 SETTEMBRE 2012, SI APRE PER ME UN NUOVO MONDO: SO QUELLO CHE LASCIO E NON SO QUELLO CHE MI ASPETTA, MA SONO PIENA DI SPERANZE. OGGI, A POCO PIÙ DI DUE MESI DA QUEL GIORNO, POSSO DIRE DI TROVARMI BENE SIA CON GLI INSEGNANTI CHE CON I COMPA-GNI E, ANCHE SE LE DIFFICOLTÀ E I SACRIFICI NON MANCANO, SONO CONTENTA DELLA MIA SCELTA. ANNALISA

UNA RIFLESSIONE SU QUESTI PRIMI MESI DI LICEO?IMPEGNATIVI... MOLTO IMPEGNA-TIVI. EMANUELE

MI PIACE MOLTO L’UTILIZZO DELLE NUO-VE TECNOLOGIE NEI PROGETTI… RICHIEDE MOLTO IMPEGNO

CARLOTTA

MI HA FATTO UN'ECCELLENTE IM-

PRESSIONE, MA CI VUOLE MOLTO

IMPEGNO. ALESSANDRO

E' PIÙ IMPEGNATIVO DELLE MEDIE. DANIELE

SPECIALE ORIENTAMENTO

I ragazzi di prima esprimono le loro impressioni su questi primi mesi di scuola

Layout: Chiara Bersani 1C

La scuola Attilio

Bertolucci è un edi-

ficio con strumenti

di ultima generazio-

ne. E' un ambiente

in cui a mio parere

ci si trova subito

bene e si è accolti

dai primi giorni di

scuola.. Consigliata!

MATTEO

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SPECIALE TECNOLOGIE SPECIALE TECNOLOGIE

Pagina 2

Una scuola all’avanguardia non può prescindere

dall’utilizzo dei tablet e della tecnologia se vuole essere

competitiva in Europa. L’utilizzo del tablet comporterrà la

riduzione della produzione di libri stampati, che verranno

sostituiti prontamente da ebook. La tecnologia non ha pau-

ra di competere con il “vecchio stile”: la possibilità di scri-

vere annotazioni sui propri ebook, di richiamare un concet-

to alla mente con l’uso della ricerca in internet e la possibi-

lità di essere informati sempre su tutto, avendo solo un

“tap” da fare su uno schermo, è senza dubbio una rivoluzio-

ne importante, che non farà rimpiangere i manuali volumi-

nosi e pesanti che ogni studente porta quotidianamente

nello zaino. Ma gli insegnanti “vecchio stile” saranno dispo-

sti e all’altezza di utilizzare lavagne multimediali, tablet,

computer? Lo scopo del governo tecnico è quello di ridare

un tono e ridare credibilità al Belpaese, dunque gli inse-

gnanti dovranno essere digitali e non potranno nascondersi

dietro alla scusa che i ragazzi ne sanno più di loro. La clas-

se insegnante sarà la chiave che farà azionare il nuove mo-

tore della società – scuola. Anche il giornalismo ci guada-

gnerà. Uno studio condotto dal Sole 24 Ore mostra che

negli ultimi anni, con l’avvento, appunto, delle tavolette

digitali, molti più giovani riagganciano i rapporti con

l’informazione, grazie anche alle promozioni che le apps di

giornali propongono con grande frequenza. Dunque ebook,

giornali digitali, ricerche rapide su internet e molto altro

ancora saranno sempre a portata di mano. Ed è per questo

che i tablet saranno il più grosso fattore di accelerazione

della cultura dopo Gutenberg.

Lorenzo Fornaro 4^ E

Monti: ”Investire sulle tecnologie?

Unico modo per una scuola all’avanguardia”.

L’ERA DEI TABLET. NESSUNA PAURA

DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE

Il tema dell’editoria

digitale - e della re-

lativa normativa – è

stato oggetto di tre

ore di acceso dibatti-

to, magistralmente

moderato dal gior-

nalista Luca De Bia-

se, responsabile di

Nova, inserto tecnologico del Sole 24 ore. Alle due im-

pegnative domande su quale cambiamento del modello

di business sia in atto e su come valorizzare le scarse

risorse del MIUR che saranno comunque spartite, si

sono scontrati gli editori Palumbo e Cicognani, rap-

presentanti dell’AIE (Associazione Italiana Editori) con

Roberto Maragliano (Uniroma 3), Rosa Maria Bottino

(ITD-CNR di Genova) e Daniele Barca (Dirigente scola-

stico dell’IC di Cadeo), rappresentanti del gruppo di

lavoro MIUR “Tecnologie applicate alla didattica e qua-

lità dell’istruzione”.

Sul palco la voce di un’editoria scolastica in crisi

d’identità che non sa come difendere il tradizionale

mercato del libro di carta, minacciato dalla rivoluzione

digitale del sistema scuola. Ma anche, in sala, il con-

trappunto più ottimista di case editrici illuminate quali

Garamond, Zanichelli e Mondadori Scuola, da anni im-

pegnate nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi

format didattici e disponibili all’apertura dei propri

prodotti ai contributi esperienziali di docenti e allievi,

in una logica di open source. Proprio sulla definizione

della scuola digitale del domani, realtà ineludibile se

non si vuole che l’insegnamento rimanga ai margini del

mondo reale, hanno insistito gli esperti Maragliano e

Barca, aprendo scenari di didattica condivisa in rete,

ebook creati "dalle" e "nelle" classi 2.0, in una logica

collaborativa e socio-costruttivista. E’ stata inoltre sot-

tolineata l’importanza che i docenti si aprano ai luoghi

di apprendimento informale dei ragazzi e ai loro social/

mezzi di comunicazione, per traghettarli, con spirito

critico e consapevole, verso luoghi di apprendimento

formale più significativi.

Nessuno si illuda comunque: i docenti, che sono la chia-

ve di volta del cambiamento, hanno ancora bisogno di

superare resistenze interne derivate dalla loro tradizio-

nale formazione; la diffusione di strumenti e, soprattut-

to, le esperienze significative sono distribuite sulla pe-

nisola a macchia di leopardo; ancora non è comprovato

che i risultati dell’apprendimento secondo modalità

digitali siano realmente efficaci. E all’interno di un per-

corso ancora da inventare e sperimentare, è sicuramen-

te da fare un distinguo fra i materiali digitali eventual-

mente creati nella scuola e i libri di testo pubblicati

dalle case editrici, frutto della ricerca scientifica di veri

professionisti. Non livelliamo le competenze. A ognuno

il suo mestiere. Silvia Fontana

ABCD DI GENOVA - EDITORIA DIGITALE

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SPECIALE TECNOLOGIESPECIALE TECNOLOGIE

Open source: la soluzione?

GUERRA IN TRI-BUNALE PER AP-PLE E SAMSUNG

Una lotta infini-

ta ha visto scon-

trarsi legalmen-

te i due colossi

Apple e Sam-

sung. La questione era incentrata sull'utilizzo da parte di

Samsung di brevetti di proprietà Apple. Il giudice, ormai

sfinito, ha preso la decisione di dare ragione alla Apple

che avrà un risarcimento da Samsung pari a 2 miliardi e

mezzo di dollari. A qualche settimana di distanza da que-

sto processo, la Apple ha di nuovo dichiarato battaglia,

stavolta però contro Motorola, sempre per uso senza per-

messo di brevetti di sua proprietà. Questa guerra legale

sembra infinita e come parte lesa c'è sempre lei: la Apple.

Ma da dove viene questo esorbitante numero di brevetti?

Bisogna risalire al 2006 quando l'azienda Creative accusò

Apple di aver copiato, almeno in parte, il design dei suoi

MP3 Zen usato nei nuovi iPod. Apple dovette risarcire

100 milioni di dollari. La questione andò di traverso al

allora CEO di Apple, Steve Jobs, il quale decise che nei

suoi successivi prodotti avrebbe brevettato tutto quello

che si poteva brevettare. Ad oggi le richieste dei brevetti

da parte di Apple ammontano a più di 8 milioni. Negli

anni a seguire anche le altre aziende hanno seguito l'e-

sempio della Apple: era certo che prima o poi qualche

marchio si sarebbe scontrato. Le aziende sono ormai così

prese da queste note legali da trascurare i loro prodotti

rendendoli pieni di imperfezioni. Per citare un esempio il

nuovo smartphone di casa Apple ha parecchi problemi

nella fotocamera. Samsung, invece, ha deciso di utilizzare

un nuovo display ultra resistente: il Gorilla Glass. Pecca-

to però che alla minima caduta il telefono vada in mille

pezzi. Allora perché sprecare tempo in cause legali invece

di perfezionare i propri prodotti? Proprio per evitare tutto

questo molte aziende hanno deciso di applicare una poli-

tica open source. L'open source è una pratica di sharing

che consiste nel condividere le proprie idee con la

community, favorendo le piccole aziende e gli sviluppato-

ri. Se tutte le aziende fossero open source il costo per uso

dei brevetti altrui sarebbe annullato e i prodotti finali

costerebbero meno. Un vantaggio per i consumatori che

acquisterebbero di più e più volentieri con un guadagno

anche per l'azienda stessa. Purtroppo la natura umana è

incline a etichettare ogni cosa con il suo nome, senza con-

dividerla apertamente con gli altri. Proprio per questo un

mondo completamente open source rimane un'utopia di

qualche fanatico, mentre il mondo reale finisce in tribu-

nale. Francesco Bodria 4E

SAMSUNG VS APPLE

Pagina 3

UTILIZZO DELLE TECNOLOGIE NEL CALCIO

Il primo goal fantasma della storia risale al 1966, nel-

la finale della Coppa del Mondo tra Inghilterra e Ger-

mania Ovest, vinta dalla prima per 4-2. Durante que-

sta partita, infatti, il giocatore inglese Geoff Hurst se-

gnò un goal che in realtà non esisteva: la palla, dopo

aver sbattuto sulla traversa, rimbalzò sulla linea di

porta senza superarla. Ma l’arbitro, lo svizzero Dienst,

convalidò il goal, che permise all’Inghilterra di portar-

si sul 3-2 e vincere così il match e la coppa.

Da quel momento si susseguirono tantissimi casi in

tutto il mondo calcistico.

Per evitare che fatti del genere si ripetano, la FIFA ha

dato l’ok all’inserimento delle tecnologie nel calcio.

I tipi di innovazione proposti riguardano modi diversi

di verificare la validità di un goal. Il primo, chiamato

GoalRef e sviluppato per la pallamano, prevede

l’inserimento di tre microchip all’interno del pallone e

l’istallazione di dieci antenne sulla porta per creare un

campo magnetico. Il secondo, invece, ideato per il ten-

nis e il cricket, è chiamato Hawk Eye (occhio di falco), e

consiste in sette telecamere poste dietro a ogni porta

che ricostruiscono l’esatta posizione della palla. In en-

trambe le situazioni, in caso di goal, viene trasmesso

un segnale all’orologio dell’arbitro, che può così decre-

tare immediatamente la rete.

Un terzo sistema è quello dell’Instant Replay

(moviola), cioè l’utilizzo delle immagini televisive da

parte del quarto uomo. Questo metodo viene utilizzato

già in diversi sport, tra i quali il basket, in cui a volte si

è rivelato fondamentale: nella finale scudetto del 2005

tra Armani Jeans Milano e Fortitudo Bologna, vinta

dai secondi, grazie all’utilizzo della moviola l’arbitro

ha potuto decretare il canestro vincente all’ultimo se-

condo. Un tipo di verifica che però non sembra destina-

to a essere attuato.

Purtroppo, le opinioni dei massimi vertici del calcio

mondiale (FIFA e UEFA) riguardo all’utilizzo delle tec-

nologie sono opposte. Se il presidente della FIFA, Jo-

seph Blatter, ritiene che la GLT (goal line technology)

sia ormai una necessità – e noi siamo d’accordo con lui

- il maggior espo-

nente della UE-

FA, Michel Plati-

ni ribadisce che la

competenza degli

arbitri non vada

messa in dubbio e

quindi è contrario

a ogni tipo di in-

novazione tecno-

logica.

Federico Papi, Simone Barberini, Lorenzo Simonetti

4E

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Un compleanno musicale per

un poeta poliedrico. Nasce nel

lontano 18 novembre 1911 At-

tilio Bertolucci, artista dai

mille volti. Ed è proprio la poli-

edricità, la capacità di com-

prendere e di diventare mille

cose che dovrebbe rappresenta-

re l’essenza della nostra scuola, un liceo scientifico ma

anche musicale. Una fusione tra arte e scienza che non

devono essere considerate entità contrapposte ma com-

plementari. Ed è proprio la musica che risveglia

l’intervallo di un monotono lunedì mattina, con qualche

nota che inizia a stiracchiarsi fuori dai sax del liceo mu-

sicale guidati dal maestro Ferri. Note che alla fine non

sono altro che scarabocchi nerastri in sistemi di linee

guidati da numeri e tempi apparentemente privi di

spessore, ma che quando prendono la voce degli stru-

menti, riassumono in sé qualcosa di più profondo, a-

stratto ed intangibile. Ed è qui che vi è la ricerca della

nostra scuola: la bellezza, sia dei numeri che delle note.

Il mestiere stesso dell’insegnante è il tentare di inseri-

re, come Attilio Bertolucci nel suo insegnamento al Ma-

ria Luigia, nelle lezioni di tutti giorni, il seme della bel-

lezza. Una bellezza che viene ricercata anche nell’aspetto

esteriore e curato dell’edificio, arricchito dal dono speciale

della scultrice di Parma Jucci Ugolotti: gli studi del volto

di Attilio.

Inizia quindi una tradi-

zione che si spera possa

continuare a lungo: una

tradizione che inizia

dall’oggi partendo dal

passato.

Giulia Di Rienzo

& Alessia Oddi 4E

EVENTI DEL BERTOEVENTI DEL BERTO

UNA NUOVA SEDE PER IL LICEO MUSICALE

ATTILIO COMPIE GLI ANNI!

GITA DI ACCOGLIENZA A CASAROLA

Erano le palazzine delle

tramvie di piazzale Barbieri,

poi ristrutturate dalla Pro-

vincia con un investimento

di 3,7 milioni, cui ha contri-

buito la Fondazione Caripar-

ma (1,5 milioni). La palazzi-

na dell’ex direzione ha ospi-

tato un distaccamento dell’Istituto d’arte Toschi e da

settembre è diventata la nuova e definitiva casa del

Liceo Musicale. Il liceo utilizza anche la palestra/

aula magna del vicino edificio affacciato su via Ca-

prera, adibito un tempo a centrale elettrica delle

tramvie.

Pagina 4

Sulle orme di Attilio Bertolucci, i ragazzi di prima sono diventati

poeti per un giorno.

A Casarola ancora

gli antichi mattoni reggono

case vecchie e fredde.

Ma l’impronta di Bertolucci è

rimasta,

simbolo dell’antico paese mon-

tano

che non lo scorderà nei secoli.

Cavalli Mattia, Guareschi Lorenzo 1c

All’alba arrivammo

Avvolti da un candido manto

nebbioso

L’Autunno ci accolse

in tutto il suo splendore.

Il Poeta era rinato

dentro di noi.

Riccardo Monaco, Lorenzo Bandini, Ernesto Carbajal Montero, Davide

Guarnieri 1c

Nel mezzo del cammin di Casarola

Seguendo la tua parola

Nel bosco siamo entrati

Passando per luoghi fatati.

Bertolucci, la tua terra abbiamo

visitato

E la tua poesia abbiamo amato

Ilaria Galvani, Maria Chiara Guggia, Nocolini Lorenzo 1C

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EVENTI DEL BERTOEVENTI DEL BERTO

Pagina 5

Quando si torna da un viaggio, viene sponta-

neo ripensare all’esperienza vissuta. Ecco alcuni commenti

“a caldo” di alcuni ragazzi e docenti che, ospiti di un istituto su-

periore tedesco, hanno visitato e conosciuto la città cara a Mo-

zart.

Jessica Gabriele, flauto magico,

commenta decisa: “Tutto era perfetto.

Che non ci fosse tempo libero a me

non interessava: non erano le nostre

vacanze, si fa insieme quello che c'è

nel programma. È stato bello conoscere

tante persone nuove, a furia di parlare in-

glese quasi non ti ricordi più l'italiano, ma

è stata un'esperienza positiva, anzi, le vorrei ospitare tutte a Parma. Ho

solo un appunto: è durata troppo poco”.

Giorgia Orlandini, liceo

s c i e n t i f i c o , a g g i u n g e :

“Quest'esperienza ha ampliato i

nostri orizzonti. Mi sono resa

conto di quanto sia importante

vedere altre culture e le abitudi-

ni di nostri coetanei di altre na-

zionalità. Avevamo degli stereo-

tipi, ma conoscendoci li abbiamo

superati”. Per entrambe è la

prima esperienza Comenius. “Forse” aggiunge Giulia, “era tutto

incentrato sulla musica e noi non abbiamo avuto molto spazio,

però sono stati ugualmente giorni bellissimi”

Prof Roscelli, inglese “Mi chiedo perché tutto il resto dell'Eu-

ropa viva sull'arte, la musica, la storia dei talenti italiani e riesca

a farne un museo vivente. Il mito dell'Italia continua ad essere

vivo e apprezzato dovunque. In Italia, in-

vece, tutto questo non viene valorizzato.

Austriaci, tedeschi, inglesi, danesi sono

molto organizzati, ma il genio è proprio

degli italiani. La nostra creatività esiste,

ma non siamo in grado di valorizzarla. C'è

un gap incolmabile fra le potenzialità e la

realtà, come le scuole fatiscenti”. La pre-

parazione però è alta, perché l'Italia è un

paradosso. I nostri studenti si rivelano

sempre i migliori. Hanno una capacità di

apprendere e vedere le

cose con un senso criti-

co che forse altri studenti, più abituati alla

disciplina, non sanno esprimere. Siamo eccel-

lenti, nonostante le strutture, le riforme, la

burocrazia. Gli insegnanti degli altri paesi

sanno e sentono l'importanza di quello che

fanno, da noi non è sempre così. Quindi, da

un lato da queste esperienze torni un po' de-

presso, dall'altro il confronto è un positivo

incoraggiamento a migliorare la situazione”.

PROGETTO COMENIUS

DA SALISBURGO, IN MOZART FOOTSTEPS "Tutto il mondo è teatro e tutti gli

uomini e le donne non sono che atto-

ri..."

Così scriveva Shakespeare in “As you like it”, e

così ha introdotto la sua conferenza “A world of

worlds” il Dott. Giacomo Giuntini, nell'incontro

che si è tenuto nell'Aula Magna dell'Itis. Durante

questa interessante lezione l'esperto shakespea-

riano ci ha illuminato riguardo quegli elementi

che tutti considerano il cuore di Romeo e Giulietta

e ci ha offerto una rilettura critica del testo. Lo

sapevate voi che il famosissimo balcone in realtà

non c'è nel testo shakesperiano? E che Giulietta

aveva solo tredici anni? Noi no...In effetti sembra

proprio che la romantica tragedia possa essere

tradotta e analizzata secondo una prospettiva as-

solutamente nuova che ci restituisce uno Shake-

speare meno “museale”. La smielata dolcezza che

da sempre sembra permeare l'opera è in realtà

frutto di una lettura critica posteriore. Giuntini

ha saputo coinvolgerci in questo avvincente per-

corso anche con riferimenti all’opera in altre for-

me artistiche, dal cinema alla musica, e con lettu-

re a più voci di scene da lui stesso tradotte. Dopo

questo incontro, ci siamo recati al Teatro Due di

Parma, dove è stata messa in scena un'innovativa

tragedia intitolata “After Romeo and After Giu-

liet”, in cui gli autori si sono immaginati cosa sa-

rebbe potuto accadere dopo la morte dei due pro-

tagonisti. Gli artisti erano gli stessi che ci hanno

fatto ridere durante “Le rane” di Aristofane, insie-

me ad alcuni attori dell’Accademia Nazionale

“Silvio D’Amico”. La sceneggiatura, assolutamente

innovativa, è stata invece elaborata da studenti

dell’Università IUAV di Venezia sotto la direzione

di Walter Le Moli. Nella messinscena della trage-

dia, che è incentrata sul processo alle famiglie

Capuleti e Montecchi dopo la morte dei giovani

amanti, si sono evidenziati molti aspetti della so-

cietà moderna, come l'incapacità di riappacificarsi

e di trovare soluzioni condivise anche di fronte

alle vicende più gravi. Infatti durante il processo

le due famiglie, che sono simbolo dell'intera Vero-

na, non troveranno la forza di sconfiggere l’odio,

condannando la città ad un clima di violenza, cor-

ruzione e sopraffazione cui solo un intervento au-

toritario sembra alla fine poter porre rimedio. Do-

po la rappresentazione abbiamo avuto la possibili-

tà di parlare direttamente con gli attori e una

“sceneggiatrice” del laboratorio teatrale. Al pro-

getto “Shakespeare in globe” hanno aderito al-

cune classi terze e quarte del liceo Bertolucci,

insieme alle docenti di inglese. Presto seguiranno

nuove attività come la partecipazione allo spetta-

colo “The Tempest” sempre a Teatro Due, i flash

mob degli studenti, ed un “Blitz teatrale” a scuo-

la sulla figura dell’attore nel teatro elisabettiano.

Il progetto si concluderà con una visita di istru-

zione a Londra dove si parteciperà ad un

workshop nel mitico teatro Globe.

Tateo Elisabetta e Marco Fontana 3E

SHAKESPEARE IN GLOBE

Page 6: Il Quarto _ nr 1 as 2012/13

SPECIALE SCIENZASPECIALE SCIENZA

Pagina 6

Un incontro volto ad illustrare ai giovani le dinami-

che delle grandi imprese e i problemi etici e scienti-

fici connessi con la produzione di farmaci. Questa, in

breve, è l’esperienza avuta dalle classi 5A e 4D pres-

so i laboratori della Chiesi Farmaceutici S.p.A., una

delle più importanti imprese parmigiane, multina-

zionale produttrice di farmaci a cui fa capo anche

una fondazione omonima dedita a opere benefiche in

Africa. Presso il complesso le classi sono state accol-

te dal dr. Stefano Olivieri e dalla dr.ssa nonché coor-

dinatore della Fondazione Chiesi, Maria Paola Chie-

si, la quale ha illustrato i progetti e la volontà

dell’associazione di divulgare l’interesse per la ricer-

ca scientifica presso i giovani, nonché di indirizzarli

ad un possibile futuro professionale in tale campo.

La dr.ssa Alessandra Capuzzi ha dato invece un

quadro generale in merito all’azienda, ai metodi di

assunzione e alle aree di interesse della Chiesi sulla

cura di determinate malattie, soprattutto quelle

concernenti l’apparato respiratorio. Per incentivare

ulteriormente l’interesse verso la scienza, dopo

un’accurata presentazione in merito alla storia della

ricerca scientifica dall’antichità a oggi, è stato svolto

un dibattito guidato dalla dott.ssa Ilaria Ampollini

sul rapporto etica-scienza che ha provocato accese

discussioni tra gli studenti, schierati in varie posi-

zioni critiche in base ai temi proposti, come la re-

sponsabilità da parte degli scienziati per le proprie

creazioni, citando esempi a noi recenti come la bom-

ba atomica. Anche il delicato rapporto tra tecnologia

e problemi ambientali ha suscitato un’interessante e

accesa discussione sull’utilità di un referendum po-

polare per decidere su questioni quali fecondazione

assistita, staminali e OGM. Hanno contribuito alle

discussioni anche le professoresse Ghinelli e Barac-

chi. Infine il dr. Marco Frigerio ha spiegato il meto-

do di produzione dei farmaci, gli accurati controlli e

i test che deve subire un farmaco prima di essere

immesso sul mercato, i quali possono durare anche

una decina d’anni. In seguito il dr. Frigerio ha gui-

dato le classi nel giro dei laboratori dell’azienda: per

questioni di sicurezza e igiene non si poteva avere

accesso diretto ad essi ma grazie a dei vetri si sono

potuti osservare i macchinari usati per l’analisi dei

virus e per la sinterizzazione di farmaci. La giornata

si è conclusa con una foto di gruppo nell’atrio del

complesso e un augurio a pensare in futuro a

un’esperienza lavorativa presso la Chiesi S.p.A.

Riccardo Gandini 5A

Quando la scienza diventa pane (ammuffito) quotidiano

Quindici incontri, tre

professori, una ricer-

catrice e venticinque

“cavie”: la combina-

zione vincente per un

progetto alla scoperta

della mente contorta

degli scienziati. A

condurre questo per-

corso è la professores-

sa Ghinelli in collabo-

razione con la profes-

soressa Fontechiari che lavora con l'università di Camerino.

La 2C è stata catapultata in un labirinto dove gli ostacoli era-

no la logica, il ragionamento, l'intuito e spesso anche le cono-

scenze precedenti che possono condurre a strade sbagliate.

Nel mese di ottobre si è conclusa la prima parte dal titolo

“Come lavora lo scienziato” riguardante le basi, il linguaggio

tecnico e il metodo scientifico. Nei mesi di novembre e dicem-

bre, invece, si è svolta la parte di laboratorio, dove si è rispo-

sto, per mezzo di esperimenti, alla domanda: “Come facciamo a

sapere che qualcosa è vivo?”.

La classe, dopo avere capito che gli scienziati hanno bisogno di

lavorare in equipe, è stata divisa in gruppi. Ogni team aveva

da verificare due caratteristiche tipiche dei viventi (nascita,

crescita, riproduzione, respirazione, struttura complessa…) in

quattro campioni che comprendevano anche non viventi; gli

esperimenti potevano concludersi in giornata oppure richiede-

re maggior tempo di osservazione del fenomeno. Al termine,

tutte le attività hanno previsto il confronto tra i vari gruppi a

proposito dell’organizzazione degli esperimenti e della lettura

dei risultati; ogni gruppo poi, attraverso una comunicazione il

più possibile efficace, ha dovuto condividere con la classe il

proprio lavoro. A lezione c’era una telecamera che aveva lo

scopo di spiare gli alunni e coglierli in flagrante a ogni passo

falso (messaggi romantici, piccole risse sottobanco, rumina-

mento illecito di gomme da masticare e molto altro, che solo i

ricercatori verranno a sapere…). In realtà le nostre lezioni

verranno visionate da superesperti del metodo di insegnamen-

to IBSE (Inquiry-Based Science Education), i cui obiettivi sono

quelli di invogliare gli studenti allo studio della scienza e di

renderli partecipi della costruzione del loro sapere, per poi

portarli alla comprensione dei concetti. Le nostre cavie sono

state sollecitate, attraverso domande-stimolo, a cooperare.

Quest’attività ha aiutato anche quegli studenti più insicuri,

con difficoltà di apprendimento e i diversamente abili. La clas-

se dopo aver esasperato i professori con i piacevoli odori di

muffe, frutta decomposta, boschi di lenticchie e fagioli, è stata

entusiasta dell’esperienza vissuta, ma preferirebbe non avere

più a che fare con Drosophile Melanogaster (alias vomitevoli

moscerini della frutta).

Alicia Carrillo e Anna Marchesi, 2C

COME LAVORA UNO SCIENZIATO? SCIENZA ED ETICA NEI LABORATORI CHIESI

Page 7: Il Quarto _ nr 1 as 2012/13

Una SCUOLA per PENSAREUna SCUOLA per PENSARE

DIAZ: DON’T CLEAN UP THIS BLOOD CONCORSO TEEN REPORTERS VERY IMPORTANT PEOPLE

“Diaz – don’t clean

up this blood” è il ti-

tolo del film visto dai

ragazzi del Bertolucci

durante l’assemblea

del 23 novembre. Il

film tratta del G8 di Genova del 2001 ed è so-

prattutto focalizzato sugli avvenimenti accaduti

nella scuola Diaz. Nonostante l’introduzione del

giornalista della Gazzetta di Parma Marco Bale-

strazzi avesse lasciato immaginare certe situa-

zioni, la brutalità e la violenza delle immagini

hanno suscitato stupore, commozione, indigna-

zione, facendo nascere interrogativi e discussio-

ni tra gli studenti. Pestaggi, aggressioni e umi-

liazioni sono accettabili se messe in atto da

un’istituzione come la polizia che dovrebbe esse-

re garante di sicurezza? La risposta è ovviamen-

te “no”. In questa vicenda la polizia, a seguito di

diverse testimonianze, è risultata sia colpevole

che vittima. Vittima di manipolazioni perché

esecutrice di ordini superiori e di addestramenti:

le forze dell’ordine erano tenute a mantenere un

comportamento prevenuto nei confronti di qua-

lunque manifestante o persona presente. Colpe-

vole perché le forze dell’ordine hanno abusato

della propria forza per contrastare...chi? La per-

centuale di appartenenti ai Black Block era net-

tamente inferiore al numero dei manifestanti

non violenti che sono stati aggrediti senza possi-

bilità di proferire parola. La polizia ha il diritto

di fermare, identificare e perquisire le persone,

ma come organo che ha lo scopo di mantenere

l’ordine pubblico, dovrebbe essere la prima a

non passare dalla parte del torto commettendo

atti ritenuti reati. Inoltre dietro il ruolo di poli-

ziotto dovrebbe rimanere la persona con

l’umanità che le è propria. Il caso Diaz si è

“risolto” con sentenze che prevedevano pene irri-

sorie rispetto ai danni arrecati alle persone fisi-

che e che, nella maggior parte dei casi, non sono

state mai scontate; al contrario, un grande nu-

mero di manifestanti è stato denunciato e arre-

stato. Alla resa dei conti, per dei danneggia-

menti a cose ed edifici, tante vite umane inno-

centi sono state messe a grave rischio. Ancora

oggi non è del tutto chiaro quali assurde motiva-

zioni e quale follia abbia portato a perdere il

rispetto nei confronti del prossimo. Ciò che si

spera è che anche all’interno delle forze

dell’ordine ci si sia resi conto dell’abuso di potere

che è stato effettuato e che le manifestazioni

non sono sinonimo di violenza: dietro di queste

vi sono persone con ideali e convinzioni da far

valere.

Erika Terenziani 4E

Pagina 7

Prigionieri di maschere che saltellano da una parte all’altra del

mondo proponendoci scherzi di magia, costruiti con i soldi e truc-

cati con tanta vernice colorata. Irriconoscibili sotto tutto il cerone

e i vestiti da sfilata nei quali si atteggiano a gran pavoni e gran

pinguini. State attenti VIP d’ogni luogo, che alzando la coda si

denuda qualcos’altro! E chi ha orecchie per intendere intenda.

Sono famosi, belli, ricchi: piace chiamarli Very Important People. Sono abitanti di quello splendente mondo lontano, falso ed ostile

che ci apre una finestra attraverso le televisioni, i giornali di

gossip, il web. Questo strano ma sgargiante pianeta è assediato

da chi vi vuole entrare, gente che non esita a mettere in vendita i

propri valori, già da tempo dimenticati da chi è familiare

all’ambiente; e non sono forse gli ideali quelli che distinguono gli

individui? I “nostri” VIP sono incantatori di serpenti che con le

loro melodie preconfezionate fanno sembrare tre note la musica

delle sfere. Milioni di adolescenti incollati ad uno schermo pendo-

no dalle labbra di due o tre ragazzini che cantano canzoni

d’amore. E il mondo si popola di interviste, documenti sulla loro

vita personale: sono ragazzi trasparenti e puliti. Lo sanno tutti.

Tutti sanno tutto. Ma cosa si sa? Siamo sicuri che ciò che sappia-

mo è ciò che realmente queste persone sono? Non siamo in grado

di costruirci da soli i nostri modelli? Dov’è l’originalità del nostro

essere se non nella difesa di ciò in cui crediamo? Nessuno imma-

gina che spesso, dietro a quei visi puliti, ci sono tanti omoni gros-

si e pieni di soldi che con dei fili invisibili decidono tutto delle

azioni di queste caricature. Parlando in termini concreti: pubbli-

cità, prigioni auree, marketing e star system.

Non che ci sia qualcosa di assolutamente negativo in questo, ciò è

negativo nella misura in cui perdiamo di vista il vero scopo

dell’arte e della musica: se stessa. La prostituzione della propria

umanità e del proprio talento per diventare dei veri e propri por-

tatori di messaggi, delle bambole siliconate che non possono sgar-

rare di una virgola, né uscire dal personaggio, li fa diventare

mangime per folle. Una folla che crede a quasi tutto ciò che que-

ste personalità saltellanti e sfavillanti dicono. Ed anche a ciò che

viene detto contro di loro. La pubblicità del resto ha lo scopo di

persuadere, con atteggiamenti e comportamenti. Riesce a mani-

polare senza che nessuno se ne accorga, tutto è calcolato. Una

pubblicità che passa anche dalle pile di libri di critica negativa

allo star system, che dietro a pagine moraliste nascondono un

malizioso assenso all'immondezzaio che spesso si nasconde dietro

ai bei visini sorridenti delle star. E tutto perché abbiamo perso di

vista l’obiettivo: la bellezza fulgida di un’opera d’arte. La rarità,

la grandezza e l’immensità di quest’ultima. Andare oltre all’idolo,

andare oltre.

Se solo capissimo questo, la musica com-

merciale esisterebbe ancora, gli omoni

grossi e pieni di soldi continuerebbero a

guadagnare, noi giovani continueremmo a

ballare in discoteca, ma la prospettiva

sarebbe diversa: la ricerca del suono, la

ricerca della bellezza, la ricerca delle emo-

zioni, sarebbe diversa.

Si cercherebbe di comprendere l’animo e

non più il motivo per cui sul red carpet la

nostra star preferita ha indossato un Ver-

sace e non un Dior. Gianni Arrigoni 4C, Giulia Di Rienzo 4E, Anna Rapacchi 4D

Page 8: Il Quarto _ nr 1 as 2012/13

SPECIALE RIFORMA DELLA SCUOLA SPECIALE RIFORMA DELLA SCUOLA

In seguito alla riforma proposta dal ministro Profu-

mo, per avere un’opinione più precisa di come gli inse-

gnanti vivono il loro mestiere scarsamente riconosciu-

to, abbiamo deciso di intervistare al riguardo la Prof.

Azzini.

Di Eleonora Rossi e Giulia Derlindati 4E

Qual è la sua opinione riguardo la proposta del

ministro Profumo di aumentare le ore settima-

nali di lezione dei docenti?

«È una riforma che colpisce una categoria sulla quale

è molto facile infierire. Noi insegnanti svolgiamo

un’attività che non si manifesta soltanto nelle ore in

cui gli alunni ci vedono entrare in classe. Il nostro la-

voro è caratterizzato da una serie di attività che posso-

no essere ritenute “nascoste” nonostante se ne vedano

poi gli esiti: il compito corretto, la lezione proposta,

unità didattiche alternative, l’utilizzo delle tecnologie,

contenuti che devono essere diversificati dal momento

che i ragazzi negli anni cambiano e non si può pensare

di fare le cose sempre nello stesso modo.»

Lei pensa che tutto ciò sia stato sottovalutato da

parte del Ministero?

«La gravità del problema sta nel fatto che il primo a

non riconoscere questo mestiere in tutti i suoi aspetti è

colui che ci rappresenta, ossia il nostro ministro

dell’istruzione, il quale sembra che non sappia neppu-

re cosa voglia dire insegnare. Il ministro ha l’obiettivo

del risparmio e solo per colpa di alcune realtà in cui ci

sono insegnanti che non lavorano, tutti gli altri devono

rimetterci la propria reputazione. Ciò non accade sol-

tanto in questo ambito, ma in tutti i mestieri c’è la

persona che non si attiene alle regole e non svolge cor-

rettamente il proprio dovere. Io penso che in quel caso

bisogna dare maggior potere ai dirigenti scolastici che

dovrebbero avere il coraggio di intervenire. Inoltre non

condivido il fatto che i tagli debbano essere sempre

subiti dalla scuola pubblica, quando ci sono in atto

finanziamenti alle scuole private.»

Ritiene giusto l'aumento delle ore di lezione e di

conseguenza l'aumento di classi gestite da cia-

scun insegnante?

«Io ho fatto un conto del tempo, inclusivo delle difficol-

tà tecnologiche, che io spendo indicativamente al gior-

no solo per le questioni burocratiche.

Si tratta di un’ora al giorno moltiplicata però per tutte

le classi e dunque alle 18 ore regolari si aggiungono

circa 5 ore per un totale di 23 ore.

Inoltre nel week-end mi ritrovo pacchi di compiti da

correggere e calcolando che ci vogliono 10 minuti solo

per la lettura di ciascun compito, moltiplicandoli per i

30 alunni in media di una classe, sarebbero 300 minu-

ti ossia 5 ore. Poi una volta terminata la correzione vi

è la revisione del compito nel suo complesso. Secondo

me, la correzione di una verifica è un momento molto

delicato perché bisogna cercare di non tralasciare al-

cun errore e anche la preparazione di una lezione ri-

chiede molto più tempo di quanto si pensi poiché va

adeguata alla classe nello specifico.

Per non parlare degli aggiornamenti, l’impostazione

dei contenuti di una lezione, attività che richiedono

ovviamente del tempo.

Spesso si sentono affermazioni del tipo: “Voi a-

vete tre mesi di vacanza…”

«In quanto docente di matematica insegno una mate-

ria che viene coinvolta sistematicamente negli esami

di maturità e nei miei 25 anni di insegnamento ho fat-

to ben 15 esami di maturità e nei momenti in cui non

mi era stato affidato né il compito di commissario in-

terno né esterno, io ero comunque coinvolta in corsi di

recupero. Intanto i “famosi tre mesi” sarebbe opportu-

no ridurli a due poiché fino al 30 giugno noi insegnanti

siamo ancora a scuola, tra fare gli scrutini prima e la

consegna delle pagelle dopo. Ragionando su luglio e

agosto, con il 22 agosto siamo già in pista con gli esami

di riparazione che iniziano il 25 agosto, ma che natu-

ralmente vanno preparati prima.

Quindi calcolando che fino al 30 giugno siamo tutti

indiscutibilmente a scuola e con il 20 agosto siamo di

nuovo tutti in pista, abbiamo per la precisione 36 gior-

ni di ferie di cui sei si possono prendere durante l'anno

scolastico a patto che si trovi un collega disposto alla

sostituzione gratuitamente; ciò significa che spesso

non riusciamo a prenderli.

I 36 giorni di ferie dunque sono quelli che vengono da-

ti di norma ad un qualsiasi lavoratore.

Per non parlare degli insegnanti coinvolti negli esami

di maturità o nei corsi di recupero che, durando fino al

10 luglio, non arrivano ad avere 36 giorni di ferie.Gli

altri due argomenti di discussione sono la Pasqua e il

Natale: a Pasqua stiamo a casa da giovedì a martedì e

questi corrispondono ai giorni che un qualsiasi lavora-

tore può permettersi liberamente durante tutto l’anno.

Durante le vacanze di Natale ci sono compiti su compi-

ti da correggere poiché appena prima si chiude il qua-

drimestre o ci si avvicina comunque alla sua chiusu-

ra.»

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Flash mob dei docenti che correggono verifiche in piazza.