Il Popolo Veneto N°1-2015 (Nuova edizione ampliata)

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1 IL POPOLO VENETO

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Giornale Italiano fondato nel 1921

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LA PERSISTENZA DEL CINEMA

Direttore A. Barbera - © la Biennale di Venezia - Foto ASAC

Intervento del Direttore della 72^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Alberto Barbera Sempre più, il continente del cinema si presenta come una geografia dai confini variabili e dall’articolazione interna sottoposta a continui cambiamenti, quasi fosse l’esito di un quotidiano movimento di assestamento. Se volessimo pensare a una forma, sarebbe forse oggi quella di un arcipelago, composto da isole fluttuanti, alcune delle quali tendono ad aggregarsi temporaneamente per poi tornare ad allontanarsi le une dalle altre. Il fatto è che, dal punto di vista creativo e produttivo, la geografia del cinema segue inevitabilmente quella del mondo per come lo abbiamo visto trasformarsi negli ultimi anni. Non esiste più un centro, né tantomeno un mono-duopolio (il cinema hollywoodiano e quello europeo, per dirla sbrigativamente), ai margini del quale proliferavano altri più o meno ridotti agglomerati destinati a generare un equilibrio di sostanza che bastava a regolare le cose. Il Novecento è finito anche da questo punto di vista. Ci muoviamo in un territorio nuovo, che ha nuove regole, e anche una nuova forma. Solo che si tratta

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di una forma cangiante, e il quadro di riferimento si modifica con molta più velocità di quanto riuscissimo a immaginare non molti anni fa. La Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia prova a tener testa a questi cambiamenti, a inseguirli, a fotografarli, a fermare per un attimo lo stato dell'arte della scena cinematografica internazionale. Se la società e il mondo sono diventati liquidi, esplorare le tante terre emerse dopo la grande mutazione significa partire all’esplorazione dell’inedito, ma anche alla riscoperta dell’antico che si presenta sotto nuove vesti. Se è vero che un’intera generazione di cineasti - la punta dell'iceberg di una produzione di massa che per trenta, quarant’anni ha rappresentato il blocco di

riferimento per critici, cinefili e spettatori attenti - sta venendo meno per raggiunti limiti di età, o blocchi creativi, o crescenti difficoltà di finanziamento, significa che siamo in un momento storico che sta ancora cercando le sue stelle polari per riuscire a orientarsi, mentre l’industria culturale non è già più là dove ancora pensiamo si trovi in base alla nostra limitata capacità di percezione e analisi. Il programma della Mostra del Cinema è il fermo immagine che consente di osservare un po’ più da vicino, e con opportuno discernimento, alcuni degli elementi e dei soggetti candidati a diventare i cardini di questa nuova costellazione. Consapevoli, noi che li abbiamo scelti e isolati dal contesto, che alcuni potranno entrare a far parte di una corrente consolidata e mainstream, mentre altri saranno travolti dalla marea inarrestabile prima che qualcuno abbia il tempo e il modo di aiutarli a crescere e a irrobustirsi. Assumere questo impegno significa rivendicare per la Mostra un ruolo di ricerca e di stimolo, di controcanto rispetto al mercato e alle sue vetrine, senza accontentarsi di fungere soltanto da piattaforma promozionale e certificazione del già noto. Se, come dimostra Francesco Casetti in La galassia Lumière, il cinema non solo sopravvive a chi lo ha dato per spacciato da tempo, ma anzi per molti aspetti si espande e rifiorisce, è proprio la persistenza del cinema sin dentro i profondi rivolgimenti che lo stanno cambiando, che questa edizione del festival si augura di veder confermata. Alberto Barbera Direttore della 72^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia

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MATTARELLA A VENEZIA PER L’INAUGURAZIONE

DELLA 72^ MOSTRA DEL CINEMA

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto al Lido di Venezia alla cerimonia di inaugurazione della 72° Mostra Internazionale d'Arte cinematografica. Al Palazzo del Cinema del Lido, il Capo dello Stato è stato accolto dal Presidente della Biennale, Paolo Baratta, dal Presidente della Giunta Regionale del Veneto, Luca Zaia, e dal Sindaco di Venezia, Luigi Brugnano.

Il Presidente Mattarella ha partecipato quindi nella Sala Grande alla cerimonia di inaugurazione della 72° Mostra che ha visto gli interventi della madrina, Elisa Sednaoui, e del Presidente della Biennale, Paolo Baratta. Dopo la presentazione dei componenti le Giurie e dei Presidenti di Giuria, il Presidente della Repubblica ha assistito alla proiezione del film "Everest" del regista Baltasar Kormákur.

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APERTURA AD ALTA QUOTA CON EVEREST

dal nostro inviato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato FUORI CONCORSO Everest (3D) [Film d'apertura] di Ba ltasar Kormákur - Regno Unito, USA, 122’ v.o. inglese - s/t italiano Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley, Emily Watson, Jake Gyllenhaal Sinossi: Ispirato agli incredibili eventi verificatisi durante un tentativo di raggiungere la vetta della montagna piu` alta del mondo, Everest documenta l’impressionante viaggio di due diverse spedizioni, messe alla prova oltre i limiti umani da una delle più furiose tempeste di neve mai conosciute. Gli scalatori, la cui tempra è sfidata dai più implacabili elementi del pianeta, affrontano ostacoli quasi impossibili allorché l’ossessione di una vita diventa una lotta mozzafiato per la sopravvivenza.

Presentato oggi il film ‘Everest’ di Baltasar Kormárkur (regista islandese del pregevole esordio ‘101 Reykjavík’ e del più recente ‘Cani Sciolti’), che ha portato al Lido parecchi attori famosi: Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley, Emily Watson e Jake Gyllenhaal

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sono i principali attori chiamati a impersonare gli scalatori che nel 1996 affrontarono le insidie della vetta più alta della Terra.

Diciamolo: scorrendo i nomi degli attori di ‘Everest’, quest’ultimo sembra il classico film-pretesto per portare al Festival una parata di stelle ‘attira fan’. Nulla di sbagliato in questo, ma da un punto di vista cinematografico un cast così ben nutrito pare un po’ sprecato in un film come questo, dove, a conti fatti, nessuno dei sopracitati attori rappresenta un valore aggiunto per il film sul fronte della recitazione. La proiezione per la stampa si è conclusa tra la totale assenza di applausi come anche di fischi, e la cosa è particolarmente strana poiché è prassi che la stampa, a fine proiezione, manifesti apprezzamento o insoddisfazione. La platea attonita significa sicuramente che il film non ha suscitato eccessivo entusiasmo. Detto questo, la pellicola di Baltasar è comunque un discreto viaggio verso un inferno ghiacciato ad alta quota che può annoverare tra i pregi una buona costruzione della prima parte, in cui i personaggi si preparano alla scalata, e tra i difetti uno svolgimento troppo hollywodiano, a tratti stucchevole nella seconda parte, dove il film scivola nel dramma più prevedibile. Nonostante questo sviluppo disomogeneo, il film riesce con facilità ed efficacia a coinvolgere lo spettatore in questa scalata mortale mantenendosi su un buon livello generale di realizzazione, dove è molto forte il senso del ‘reale’; il film punta molto

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nel trasmettere allo spettatore tutta la drammaticità della scalata e della discesa. Sicuramente la proiezione 3D costituisce, in questo caso, un valore aggiunto ed è qui impiegata senza mai essere un pretesto sul quale costruire un girato solo ammiccante. A questo proposito consigliamo senza riserve la proiezione a tre dimensioni rispetto alla bidimensionale. Il trailer del film: www.youtube.com/watch?v=9pw4J-BJ0tM Data d’uscita nei cinema italiani: giovedì 24 Settembre 2015 Sinossi e crediti sono a cura della Biennale

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IL MOSTRO DALLE MILLE TESTE DI RODRIGO

PLA’ APRE LA SEZIONE ORIZZONTI

dal nostro inviato alla 72^ Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato Proseguono le proiezioni dei film in gara nella sezione principale: ‘Beasts of No Nation’ di Cary Fukunaga basato sull’omonimo romanzo ‘Bestie senza una patria (Beasts of No Nation) di Uzodinma Iweala che

racconta la tragica e violenta storia di un bambino soldato; ‘Looking For Grace’ di Sue Brooks, la disperata ricerca di una figlia sedicenne scappata da casa; ‘Francofonia’ di Aleksandr >>

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Sokurov, storia di due uomini: il direttore del Louvre Jacques Jaujiard e l’ufficiale di occupazione nazista Franziskus Wolff-Metternich. Fino ad ora è ‘Spotlight’, film fuori concorso di Thomas McCarthy a ricevere più applausi da parte della stampa, avvincente pellicola di giornalismo investigativo sugli scandali dei preti pedofili nella città di Boston. ORIZZONTI Un Monstruo de mil cabezas di Rodrigo Plá - Messico, 75’ Jana Raluy, Emilio Echevarría, Sebastián Aguirre, Hugo Albores Sinossi Nel tentativo disperato di salvare la vita del marito assicurandogli la cura di cui ha bisogno per sopravvivere, Sonia avvia una battaglia contro la sua assicurazione, una società corrotta e noncurante, e i suoi complici rappresentanti. Lei e il figlio finiranno in una vertiginosa spirale di violenza. Un animale ferito non piange, morde. Non delude il film che ha inaugurato la sezione orizzonti di quest’anno, ‘Il mostro dalle mille teste’ di Rodrigo Plà impressiona particolarmente per l’argomento trattato (la disperata lotta di una moglie contro una compagnia d’assicurazioni sanitarie corrotta) e per la lucida messinscena.

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I toni sono drammatici fin dall’inizio, con una moglie/madre portata all’esasperazione totale, così tanto dal vederla impugnare una pistola.

Una situazione angosciosa che il regista Rodrigo Plà riporta su schermo mantenendo sempre alta la tensione, fino a sfiorare il surreale ed aggiungendo anche un pizzico di humour nero. Le mille, interminabili teste contro le quali lotta la povera moglie sono tutte riconducibili ad un unico aberrante mostro, che in questo caso è quello della mala gestione di una compagnia assicurativa permeata dalla corruzione. E’ un film dal forte impatto emozionale, che coinvolge e tocca sicuramente lo spettatore con un argomento che lo riguarda da vicino e che affronta temi etici e morali, ma anche l’aspetto della sopravvivenza e di quel che confine che, una volta superato,

innesca una reazione a catena violenta e rovinosa. E’ un film che merita sicuramente d’esser visto, con la consapevolezza che non ci troviamo di fronte ad una visione disimpegnata.

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“LOOKING FOR GRACE” VIAGGIO ON

THE ROAD SULLE STRADE DEL DESTINO

dal nostro inviato alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato L’arrivo di Johnny Depp mette in subbuglio il Lido, alcuni fan si ‘accampano’ davanti al Red Carpet passandoci la notte, tutto pur di vedere il loro beniamino al Lido per presentare il suo nuovo film ‘Black Mass’. Nel concorso ufficiale si aggiunge oggi la visione di ‘Marguerite’ di Xavier Giannoli che ritorna al Lido dopo ‘Superstar’ presentato alla 69 Edizione del Festival. VENEZIA 72 Looking for Grace di Sue Brooks - Australia, 100’ Richard Roxburgh, Radha Mitchell, Odessa Young, Terry Norris, Harry Richardson Sinossi: Grace, sedici anni, scappa di casa. Per ritrovarla i suoi genitori, Dan e Denise, si mettono in viaggio attraverso la cintura del grano in Australia Occidentale insieme a Norris, un investigatore in pensione. Ma la vita sembra >>

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disfarsi più velocemente di quanto loro riescano a tenerla unita. Grace, Dan e Denise imparano che la vita ti confonde ed è arbitraria, ma è meravigliosa. Looking for Grace parla di come troviamo un senso nel caos della vita e di che cosa questo significhi. È un film drammatico e sarcastico che parla di bugie, di segreti, di dolori grandi e piccoli, e di amore. Looking for Grace ci mostra, secondo la tesi della regista, quanto poco sotto controllo siano le nostre vite, di come abbiamo solo l’illusione del comando e di quanto, invece, le nostre vite siano scarsamente comandabili, al contrario incontrollabili, imprevedibili, a volte tragici e beffardi. Certo, si fa del nostro meglio, qualcuno direbbe e per quanto possiamo essere in accordo o in disaccordo con la regista, quest’ultima s’impegna per avvalorare la sua tesi portando al Festival un discreto road-movie sulle strade del destino. La storia vede rappresentare su schermo una manciata di personaggi che la regista inserisce in tanti piccoli capitoli, dove ogni personaggio ha il suo, per andare poi a mettere questi capitoli su un unico piano narrativo che offre allo spettatore la possibilità di vedere la storia nella sua interezza da più punti di vista. >>

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L’episodio trainante è quello della sedicenne Grace, che con la sua fuga mette in ‘moto’ le vicende del film ed è il motivo di questo viaggio, di questo ‘osservare vite e persone’. Il ritmo non è sostenuto, questo non è un road movie a ‘tavoletta’, ma un racconto che procede con discreta lentezza, che varia il registro narrativo almeno tre volte dall’inizio alla fine, alternando momenti di humour ad altri più drammatici. L’effetto finale sullo spettatore è quello di trovarsi di fronte ad un film nel complesso affascinante, al quale però manca molto per essere davvero ricordato come una grande visione. Questi protagonisti faticano a lasciare il segno e a

coinvolgere lo spettatore, la narrazione a tratti procede a stento. Nonostante questo il film della Brooks può dirsi riuscito. Sicuramente d’effetto il finale. Conferenza stampa e photocall di "Looking for Grace” (Venezia 72) (la Biennale di Venezia Channel): www.youtube.com/watch?v=yq148pA2j6A Sinossi e crediti sono a cura della Biennale. Foto Biennale e ASAC.

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“BEASTS OF NO NATION” TRAGICA

STORIA DI UN BAMBINO-SOLDATO

dal nostro inviato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato I primi due italiani in gara fanno capolino nel concorso ufficiale: ‘L’Attesa’ di Piero Messina riscuote una discreta dose di applausi ma non riesce a convincere del tutto. Liberamente ispirato al testo ‘La vita che ti diedi’ di Pirandello, annovera Juliette Binoche nel cast e si presenta come un film dalla forte narrazione visuale. Meno fortunato, in quanto ad applausi, il secondo film italiano in gara ‘A bigger splash’ di Luca Guadagnino che annovera Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts e Dakota Johnson nel cast d’attori. ‘The Danish Girl’ di Tom Hooper, riscuote un buon apprezzamento, dimostrandosi un film intenso, con due attori in grande spolvero: Eddie Redmayne e Alicia Vikander, quest’ultima primeggiando sull’attore britannico.

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VENEZIA 72 Beasts of No Nation di Cary Fukunaga - Usa, 133’ Idris Elba, Abraham Attah Sinossi: Beasts of No Nation si basa sull’acclamatissimo romanzo dell’autore nigeriano Uzodinma Iweala, e racconta l’avvincente storia di Agu, un bambino soldato strappato alla sua famiglia per combattere nella guerra civile di un paese africano.

Cary Fukunaga, che molti conosceranno per aver diretto la prima stagione del celebre ‘True Detective’, ma anche per il ‘Jane Eyre’ di qualche anno fa, porta in concorso la trasposizione del celebre romanzo omonimo di Uzodinma Iweala. Una delle visioni più dure ed impegnative di questa settantaduesima edizione del Festival, tragica storia di un bambino soldato costretto alla guerra. Agu, interpretato da un giovanissimo e straordinario Abraham Attah, è il bambino protagonista che viene letteralmente strappato dalla vita normale per essere catapultato in un universo di violenza.

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Cary Fukunaga, sceneggiando lui stesso il film, è molto abile nel scegliere tempi e metodi di questa deportazione all’orrore, con una prima parte che si apre ‘idilliaca’ mostrando la quotidianità della vita di Agu in questo piccolo villaggio e poi scaraventando lo stesso nel terribile mondo delle guerre civili. E’ un film a tratti molto violento,

ma la violenza non è mai gratuita e fine a sé stessa, perché in una pellicola di questo genere si rende quanto mai necessaria ed è una componente reale delle vicende. Agu, infatti, intraprende un percorso disumano di violenza e perdita dell’innocenza, trasformandosi in una vera e propria bestia. Lo spettatore, tramite la pregevole prova d’attore del giovane protagonista, percepisce e vede questa trasformazione: il bambino giovane, gentile ed innocente dei primi minuti di film, a poco a poco svanisce fino a consumarsi per poi prendere forma nella sua identità di spietato bambino soldato capace di nefandezze impronunciabili. E’ la profonda umanità delle vicende che colpisce, il film non scade mai nella retorica, e anche se rimane il sospetto che qualche ‘costruzione ruffiana’ ci sia, ‘Beast of No Nation’ rimane un film duro e coinvolgente, diretto da un regista che sa perfettamente quali sono le leve giuste per portare questa storia su schermo con grande e dignitoso impatto emotivo, Terminata la sua presentazione a Venezia, troveremo il film anche al prossimo ed imminente Toronto International Film Festival, nel frattempo vedremo se il film riuscirà a conquistare qualche premio; plausibile il premio Marcello Mastroianni per il giovanissimo protagonista. Il trailer del film: www.youtube.com/watch?v=2xb9Ty-1frw Sinossi e crediti sono a cura della Biennale. Foto Biennale e ASAC.

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“THE DANISH GIRL” STORIA DELLA PRIMA

TRANS, AMORE E TRASFORMAZIONE

dal nostro inviato alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato VENEZIA 72 The Danish Girl di Tom Hooper - Regno Unito, Usa, 120’ Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard, Sebastian Koch, Ben Whishaw, Matthias Schoenaerts Sinossi: The Danish Girl è la straordinaria storia d’amore ispirata alle vite degli artisti Lili Elbe e Gerda Wegener. Il matrimonio e la vita artistica di Lili e Gerda sono travolti dalla decisione di Lili di intraprendere la pionieristica scelta di cambiare sesso. ‘The Danish Girl’, in corsa per il Leone D’oro, è la prima volta di Tom Hooper a Venezia. Il regista britannico, già premio oscar per ‘Il discorso del re’, porta al Lido

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una storia d’amore intensa e commovente, con due straordinari interpreti: Eddie Redmayne e Alicia Vikander. Ambientato a Copenaghen, negli anni venti, la pellicola di Hooper non fatica a catturare l’attenzione dello spettatore nel raccontare le vicende di questi due artisti. Uno di loro, il personaggio maschile interpretato da Eddie Redmayne, scopre un giorno che la sua vera natura, il suo vero essere, è imprigionato in un corpo che non lo rappresenta né gli permette di esprimere la sua reale sessualità. Decide così di sottoporsi a quella che è la prima operazione di cambio di sesso della storia. Questo significa troncare la relazione con la sua attuale moglie e sottoporsi ad una operazione molto

rischiosa, mai tentata prima. Impresa questa che riserva da subito parecchie difficoltà, in quanto il paziente viene da tutti giudicato pazzo, data ai tempi la natura ‘bizzara’ della richiesta, non recepita dalla società di allora. Troverà tuttavia un medico disposto ad aiutarlo, che condivide ed appoggia la sua causa.

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‘The Danish Girl’, al di là dell’argomento-perno del film che può sortire un qualche tipo di ‘effetto’, di interessamento o meno, è una pellicola che non può lasciare indifferenti poiché rappresenta, cinematograficamente parlando, una struggente storia d’amore ‘interrotta’. Se da un lato abbiamo la decisione del protagonista di cambiare sesso, e Eddie Redmayne ci fornisce una grande prova d’attore in questo, ‘trasformando’ lentamente gesti e movenze portandoli dall’universo maschile al femminile, dall’altro lato è evidente che la storia d’amore tra le due parti è il vero motore del film, che costituisce l’elemento portante al quale lo spettatore s’appassiona. La moglie, il personaggio di Alicia Vikander, gioca un ruolo fondamentale e predominante, oltrepassando quello di Redmayne in importanza, ed è il personaggio al quale lo

spettatore si ‘aggrappa’ durante la visione per riuscire a ‘vivere’ questa straordinaria quanto tragica storia d’amore. La decisione del cambio di sesso vede infatti lo sgretolarsi del rapporto tra i due, lentamente ma inesorabilmente. Il film, nelle sue due ore di svolgimento, si mantiene costante nell’elargire momenti ad alta intensità anche se qualche dettaglio stona qua e là, come l’eccessivo anticipo con il quale viene deciso di gestire la ‘rivelazione’ del personaggio maschile di cambiare sesso, e qualche discutibile momento sul finale dove il regista calca troppo la mano verso un cinema che vuole a tutti costi commuovere oltre il dovuto, risultando purtroppo stucchevole. In definitiva ci troviamo di fronte ad un buon film, che si muove su un terrendo fin troppo sicuro, ma lo fa con compattezza ed intelligenza; non possiede nessuno slancio particolare, ma al contempo ci assicura una visione che non scende mai sotto un certo livello qualitativo. Punto forte del film le interpretazioni principali, anche se rimane la netta sensazione che sia Alicia Vikander a regalarci l’interpretazione più sincera ed appassionata, nonché appassionante. Il trailer del film: www.youtube.com/watch?v=UpcjiDPrumE Data d’uscita nei cinema italiani: 4 Febbraio 2016

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LEONE D’ORO ALLA CARRIERA AL REGISTA

FRANCESE BERTRAND TAVERNIER

È stato attribuito al regista francese Bertrand Tavernier il Leone d’oro alla carriera della 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2 - 12 settembre 2015). La cerimonia di premiazione si svolgerà oggi, martedì 8 settembre, in Sala Grande alle 16.30 circa, dopo la proiezione alle 14.00 del suo film La vie et rien d’autre (La vita e nient’altro, 1989, 135’), aperta al pubblico e a tutti gli accrediti. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera. Nella presentazione al Cda della proposta di Leone d’oro alla carriera, Alberto Barbera scrive: “Tavernier è un autore completo, istintivamente anticonformista, coraggiosamente eclettico. L'insieme dei suoi film costituisce un corpus in parte anomalo nel panorama del cinema francese degli ultimi quarant'anni. Non riconducibile alle istanze più radicali della Nouvelle Vague, nonostante le iniziali e assidue frequentazioni critiche di alcuni fra i suoi esponenti, né riduttivamente assimilabile alla Tradizione della Qualità, di cui peraltro ha mantenuto alcuni tratti

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distintivi sapientemente innovati: l'attenzione per la solidità narrativa, la cura nella costruzione dei personaggi, l'attitudine all'introspezione psicologica, la presenza costante di un substrato letterario. In Tavernier, l'importanza attribuita alla dimensione artigianale del mestiere si compenetra di altre due componenti: l'amore per il cinema classico americano, del quale ha assimilato la capacità di fare spettacolo senza rinunciare a una dimensione espressiva, e l'innata passione per i temi politici e sociali, che conferiscono al suo cinema caratteristiche personalissime e originali”. Bertrand Tavernier è stato due volte in Concorso alla Mostra di Venezia, nel 1986 con Round Midnight - A mezzanotte circa (che ha ottenuto l’Oscar per la colonna

sonora e la nomination per il protagonista, il sassofonista statunitense Dexter Gordon) e nel 1992 con il poliziesco Legge 627. Tavernier ha ricevuto l’Orso d’argento al Festival di Berlino per il suo lungometraggio d’esordio L’orologiaio di Saint-Paul (1974), tratto da Simenon, e sempre a Berlino ha vinto l’Orso d’oro nel 1995 per il poliziesco L’esca. Nel 1984 ha ottenuto il Premio per la miglior regia al Festival di Cannes per Una domenica in campagna. Ha vinto in tutto quattro premi César (l’Oscar francese). Tavernier, che Barbera definisce “figura centrale della scena cinematografica francese”, ha inoltre ricevuto una “carte blanche” per la sezione Venezia Classici con la quale ha selezionato quattro titoli per la sezione, ovvero: Pattes blanches (White Paws) [Zampe bianche] di Jean Grémillon, La Lupa (The Vixen) di Alberto Lattuada, Sonnenstrahl (Ray of Sunshine) [Viva la vita] di Pál Fejös, A Matter of Life and Death [Scala al paradiso] di Michael Powell ed Emeric Pressburger. Nella motivazione del premio, Alberto Barbera sottolinea infatti che: “Tavernier è anche un appassionato critico cinematografico, caratterizzato da un spiccato gusto antiaccademico e da una predilezione per la scoperta e la rivalutazione di artisti sconosciuti. Talento messo a frutto in testi memorabili che costituiscono opera di riferimento per chiunque voglia ripercorre la storia del cinema francese, americano e italiano in particolare, con l'aiuto dello sguardo raffinato e non convenzionale di un cinefilo che rifugge ogni tentazione dogmatica, facendo prova di un'apertura di spirito, di una curiosità e di una larghezza di vedute inconsuete”.

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“BLACK MASS” GANGSTER-MOVIE CON

UN JOHNNY DEPP DA DIMENTICARE

dal nostro inviato alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato Proseguono le proiezioni dei film in gara per il Leone D’oro, oggi sarà il turno di ‘Sangue del mio Sangue’ di Marco Bellocchio, terzo italiano in gara che questa mattina alla prima proiezione stampa ha strappato qualche applauso con pareri divergenti tra i critici sulla

qualità del lavoro.

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Tra le migliori visioni dei giorni passati segnaliamo il film in concorso ‘El Clan’ di Pablo Trapero, tratto dalla vera storia della famiglia Puccio e il fuori concorso ‘Non essere cattivo’ film postumo del regista Claudio Caligari da oggi 8 Settembre nei cinema italiani. FUORI CONCORSO Black Mass di Scott Cooper - Usa, 122’ Johnny Depp, Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Rory Cochrane, Jesse Plemons, Dakota Johnson, Peter Sarsgaard, Kevin Bacon Sinossi: Nella zona Sud di Boston degli anni settanta l’agente John Connolly convince il mafioso irlandese James “Whitey” Bulger a

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collaborare con l’FBI per eliminare un nemico comune: la mafia italiana. il film narra la vera storia di questa scellerata alleanza, che sfuggì di mano consentendo a Whitey di eludere la legge, consolidare il proprio potere e diventare uno dei gangster più spietati e potenti della storia di Boston.

Prendiamo atto che dirigere un gangster-movie che in qualche modo risalti all’interno del genere, non è operazione così scontata e dalla facile riuscita. Alcuni capisaldi della storia del cinema la fanno da padrone, basti pensare a ‘Quei bravi ragazzi’ o ‘Il Padrino’, solo per citare i primi due film che ci vengono in mente.

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Senza scivolare in un’operazione di mero confronto (praticamente inutile), possiamo dire che, quello che manca al film di Scott Cooper sono, essenzialmente, una regia riconoscibile ed un personaggio memorabile, che perduri nella memoria dello spettatore. La sceneggiatura, in primis, non è il punto forte del film, poiché tutte le vicende si svolgono all’interno di un terreno di ‘genere’ collaudatissimo da anni, che assicura di base dei risultati solo discreti. Per avere qualcosa di più, una qualche chiave di lettura originale, un punto di vista ambizioso o provocante, un personaggio carismatico, sono necessarie le mani di un regista dalla forte personalità, che Scott Cooper non può annoverare tra le sue peculiarità. Ecco quindi che il film funziona bene,

standardizzandosi sui canoni del genere, ma risulta tremendamente freddo, impersonale e prevedibile, che non riesce mai ad appassionare lo spettatore. E’ una visione molto passiva, che non annoia certo, ma nemmeno coinvolge. Il personaggio di Johnny Depp, che è poi l’anima pulsante del film, non enfatizza nessuno di quegli aspetti che lo avrebbero reso davvero memorabile, restituendo su schermo un criminale quasi di ‘Serie B’, oltre ad una interpretazione decisamente scadente dove l’attore sembra quasi estraneo al set. Per ‘Black Mass’ vorremmo usare il termine discreto, ma il film arriva a stento alla sufficienza. Dimenticabile. Il trailer del film: www.youtube.com/watch?v=eI5cOHNrqic Data d’uscita nei cinema italiani: 8 Ottobre 2015.

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A BRIAN DE PALMA IL PREMIO JAEGER-

LeCOULTRE GLORY TO THE FILMMAKER

Fuori concorso viene presentato il documentario De Palma di Noah Baumbach e Jake Paltrow La Biennale di Venezia e Jaeger-LeCoultre annunciano che è stato attribuito al grande regista statunitense Brian De Palma il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2015 della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dedicato a una personalità che abbia segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo.

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Jake Paltrow, Brian De Palma, Noah Baumbach

A proposito di questo riconoscimento, il Direttore della Mostra Alberto Barbera ha dichiarato: “Figlio di un’epoca artistica (gli anni Settanta) carica di fermenti innovativi, Brian De Palma si è affermato come uno dei registi più abili nel costruire con grande libertàcreativa perfetti meccanismi narrativi, sperimentare nuove soluzioni tecniche, tradire le regole classiche del linguaggio, abbandonarsi a virtuosismi estetici, celebrare autori amati. Di fronte a un film di Brian De Palma si torna spettatori di grado zero. Gli occhi bene aperti per non cadere nella trappola, sapendo benissimo di finirci dentro. Perché quello di De Palma è cinema ludico all’ennesima potenza, piacere per gli occhi e al contempo gioco che solletica il cinéphile. La sua prerogativa principale, che consiste nel non aver mai perso la curiosità dello sperimentatore in grado di reinventare il già visto, fa di De Palma - in fatto di costruzione dell’immagine e della sua manipolazione - uno più grandi innovatori cresciuti all’ombra della New Hollywood”. “Jaeger-LeCoultre è orgogliosa di rendere omaggio a Brian De Palma con il premio Glory to the Filmmaker", ha dichiarato Daniel Riedo, CEO di Jaeger-LeCoultre. "La Manifattura sostiene la settima arte e la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia da dieci anni, attraverso una continua promozione della creatività e dell'ingegnosità nel cinema. L'orologeria di precisione e l'arte cinematografica nella sua massima espressione sono frutto della stessa passione. Entrambe richiedono mesi o persino anni di concentrazione e pazienza, affinché la maestria di professionisti di talento conduca alla creazione di capolavori dalla >>

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perfezione estetica e tecnica destinata a durare per sempre".A seguire la consegna del premio, la 72. Mostra presenterà in prima mondiale, Fuori concorso, ildocumentario De Palma (109’)di Noah Baumbach eJake Paltrow. Il film è nato dalla frequentazione dei due registi con Brian De Palma per oltre dieci anni. Si tratta di una conversazione personale tra filmmaker, che racconta la carriera lunga sei decenni di De Palma, la sua vita, il suo processo creativo. Con questo importante riconoscimento si consolida il significativo legame con la Mostra di Venezia da parte di Brian De Palma, che al Lido ha presentato ben sette film, la prima volta 40 anni fa con Le due sorelle (Sisters) nella sezione Proposte di nuovi film (1975). In seguito De Palma ha presentato nel 1981 Blow Out nella sezione Mezzogiorno/Mezzanotte, nel 1987 Gli intoccabili (The Untouchables), Evento speciale fuori concorso, nel 1992 Doppia personalità (Raising Cain), film di chiusura in concorso, nel 2006 Black Dahlia, film d’apertura in concorso, nel 2007 Redacted, in concorso e premiato col Leone d’argento, nel 2012 Passion in concorso. Nato nel 1940, Brian De Palma ha studiato cinematografia a New York. Nel 1963, con Oggi sposi (The Wedding Party) offre a un ventenne Robert De Niro la sua prima parte. Carrie - Lo sguardo di satana (1976), film con Sissy Spacek tratto dal romanzo di Stephen King, è il suo primo grande successo. Fino ad oggi De Palma ha diretto più di 30 film, inclusi Gli Intoccabili - The Untouchables (1987) con Robert De Niro, Kevin Costner e Sean Connery, Mission Impossible (1996) con Tom Cruise e Scarface (1983) con Al Pacino. Nel corso degli anni De Palma ha diretto star come John Travolta, Melanie Griffith, Tom Hanks e Sean Penn. È particolarmente noto per i suoi thriller psicologici, realizzati impiegando uno stile personale, angoli di ripresa insoliti ed elementi che spesso rievocano le opere di registi che lo hanno influenzato, in particolare Alfred Hitchcock. Tra i grandi interpreti diretti da Brian De Palma, tre hanno ricevuto la nomination al premio Oscar: Sissy Spacek (migliore attrice, Carrie - Lo sguardo di satana), Piper Laurie (migliore attrice non protagonista, Carrie - Lo sguardo di satana) e Sean Connery, migliore attore non protagonista per Gli Intoccabili - The Untouchables), che con questa interpretazione si è aggiudicato il premio Oscar. Jake Paltrow è nato il 26 settembre 1975 a Los Angeles. I suoi film sono Young Ones (2014) e The Good Night (2007). Noah Baumbach è nato e cresciuto a Brooklyn (NY). Tra i suoi film, Calciando e strillando (Kicking and Screaming, 1995), Il calamaro e la balena (The Squid and the Whale, 2005), Il matrimonio di mia sorella (Margot at the Wedding, 2007), Lo stravagante mondo di Greenberg (Greenberg, 2010),Frances Ha (2012), Giovani si diventa (While We're Young, 2014) e Mistress America (2015). Jaeger-LeCoultre è per l’undicesimo anno sponsor della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, e per il nono del premio Glory to the Filmmaker. Il premio è stato assegnato negli anni precedenti a Takeshi Kitano (2007), Abbas Kiarostami (2008), Agnès Varda (2008), Sylvester Stallone (2009), Mani Ratnam (2010), Al Pacino (2011), Spike Lee (2012), Ettore Scola (2013), James Franco (2014).

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“EL CLAN” DALL’ARGENTINA UNO DEI

MIGLIORI FILM FUORI CONCORSO

dal nostro inviato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato Tra i film di oggi il più atteso è sicuramente ’11 Minutes’ di Jerzy Skolimowski. Il regista polacco torna al Lido a cinque anni dal suo precedente passaggio a Venezia con ‘Essential Killing’. Buona l’accoglienza per il film fuori concorso ‘De Palma’ dei registi Noah Baumbach e Jake Paltrow, che ripercorre la carriera del regista statunitense dagli inizi ad oggi. Ha ottenuto un buon riscontro anche la proiezione stampa di ‘Anomalisa’, film d’animazione del regista Charlie Kaufman, realizzato in stop-motion. Sicuramente una scelta inconsueta per il concorso ufficiale essendo un film d’animazione.

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VENEZIA 72 El Clan di Pablo Trapero - Argentina, Spagna, 108’ Guillermo Francella, Peter Lanzani Sinossi: Argentina, inizi anni ottanta: interno di una tipica villetta famigliare nel caratteristico quartiere di San Isidro, dove un oscuro clan vive di rapimenti e omicidi. Arquímedes, il patriarca, guida e pianifica le operazioni. Il figlio maggiore Alejandro è una star del rugby e gioca con il CASI, prestigioso club locale, e con i Los Pumas, mitico team nazionale argentino. Contemporaneamente, piegandosi alla volontà del padre, individua i possibili bersagli dei rapimenti, protetto dalla popolarità che lo tiene lontano da ogni sospetto. In varia misura, i membri della famiglia sono tutti complici di queste orrende imprese poiché beneficiano dei grossi riscatti pagati dalle famiglie delle loro vittime. Tratto dalla vera storia della famiglia Puccio, il film, pieno di suspense e intrighi, è ambientato negli ultimi anni della dittatura militare argentina, poco prima del ritorno alla democrazia. Arriva dall’Argentina uno dei migliori film in concorso, è il nuovo di Pablo Trapero, regista già presente a Venezia in passato: nel 1999 vinse la Settimana internazionale della critica con ‘Mondo grua’ e nel 2004 presentò ‘Familia rodante’ nella sezione Orizzonti. Potremmo dire che la bellezza del film di Trapero è la sua semplicità; questa crime-story, che ci riporta dei tragici fatti moto noti e sentiti in terra argentina, ha nella >>

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narrazione uno splendido ritmo e un’ottima compattezza. Trapero, pur non sperimentando nulla di particolarmente audace, ci presenta una carrellata di ottimi personaggi (soprattutto quello interpretato da Guillermo Francella) interpretati da altrettanto validi attori.

Al regista interessano i fatti nudi e crudi, ed in modo molto secco e accattivante plasma la malavitosa famiglia Puccio, guidata in modo totalitario dal padre Arquimedes Puccio che gestisce e coordina i sequestri. El Clan è quindi la storia della famiglia Puccio e con il termine famiglia si intendono tutti i componenti di

quest’ultima. Chi più chi meno, infatti, partecipa ai sequestri, chi in modo attivo chi in modo passivo, ma sono tutti inevitabilmente coinvolti ed è questo l’aspetto più ‘terrificante’ del film di Trapero. E’ sul figlio Alejandro, però, che il regista decide di focalizzare la sua attenzione. Alejandro, alla luce del sole ragazzo diligente ed impeccabile, partecipa ai sequestri organizzati dal padre in modo operativo. Tuttavia la sua coscienza non lo lascia dormire tranquillo, diviso tra quella che è la volontà del padre famiglia e di quelli >>

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Peter Lanzani che sono invece i rimorsi di coscienza per le criminose azioni che sta compiendo. Il tutto (non) si risolverà in un rovinoso conflitto tra le parti. Un’opera estremamente asciutta, rigorosa ed equilibrata, tecnicamente ineccepibile.

Il trailer del film: www.youtube.com/watch?v=n7kpI79cPBk Data d’uscita nei cinema italiani: da definire.

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“TORN-STRAPPATI” DEDICATO AL

DRAMMA DEI RIFUGIATI SIRIANI

Alla 72° Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato, nella sezione Il cinema nel giardino, “Torn - Strappati”, il film di Alessandro Gassmann. Mesi fa, onorando il suo impegno come goodwill ambassador dell'Unhcr, Gassmann, che oltre ad essere un grandissimo attore è anche molto impegnato socialmente, è andato in Giordania e in Libano ad incontrare nei campi profughi i figli della diaspora siriana, scappati da un paese in guerra, un conflitto che ha già fatto centinaia di migliaia di morti. E' stato il suo regalo per i 50 anni compiuti il 24 febbraio. Da questo viaggio è nato “Torn-Strappati”: “Nei campi rifugiati ho incontrato dignità fantastica, le emozioni che proviamo sono uguali per tutti. Come si fa a mantenere vive le proprie idee se si viene privati della casa, della nazione, di tutto? “Torn - Strappati” è stato realizzato proprio in collaborazione con Unhcr Italia. E’ dedicato all’esplorazione del dramma di una collettività, dramma che è anche, inevitabilmente, profondamente personale. E’ incentrato sul dialogo e sull’ascolto dei musicisti, degli attori, dei registi, dei pittori e dei poeti costretti alla fuga”, ha dichiarato l’attore. ''La cosa più

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bella? Essere riuscito, grazie alla collaborazione di Fabrica, a portare a Firenze uno dei musicisti che mi sono rimasti nel cuore da questa missione: Aleaa, violinista straordinario di una famiglia di musicisti costretti a lasciare tutto per fuggire dalla Siria”. La colonna sonora del film è firmata da Pivio & Aldo DeScalzi, con cui Gassman lavora da tempo: “Teniamo moltissimo a testimoniare la nostra piena adesione al messaggio di un’opera che ha l’onore di avere il supporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati”, ha commentato Pivio dal Festival. “La nostra musica è, da sempre, ricca di contaminazioni fra oriente e occidente, fra nord e sud del mondo. E, in un momento così drammatico, ci sembra particolarmente importante dare un piccolo contributo allo sviluppo di una cultura dell’incontro e della solidarietà”.

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“NON ESSERE CATTIVO” IL TESTAMENTO

CINEMATOGRAFICO DI CLAUDIO CALIGARI

dal nostro inviato alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato “11 Minutes” di Jerzy Skolimoski raccoglie gli applausi alla prima proiezione stampa di ieri, ma si conferma essere un film che sta dividendo la critica. Sicuramente una delle migliori visioni di questo Festival assieme al film di Pablo Trapero ‘El Clan’. A livello di apprezzamento il ‘Francofonia’ di Alexsandr Sokurov (già Leone d’Oro nel 2011 per ‘Faust’) rimane il favorito di critica e giura popolare. FUORI CONCORSO Non essere cattivo di Claudio Caligari - Italia, 100’ Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei Sinossi: 1995, Ostia. Vittorio e Cesare hanno poco più di vent’anni e non sono solo amici da sempre: sono “fratelli di vita”. Una vita di eccessi: notti in discoteca, macchine potenti, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi

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ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione. L’iniziazione all’esistenza per loro ha un costo altissimo e vittorio col tempo inizia a desiderare una vita diversa: incontra Linda e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Si ritrovano qualche tempo dopo e Vittorio cerca di coinvolgere l’amico nel lavoro. Cesare, dopo qualche resistenza, accetta: sembra finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (una ex di Vittorio) e sogna di costruire una famiglia insieme a lei. Ancora una volta però il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi. Nonostante le continue cadute dell’amico - e anche a dispetto delle discussioni che deve affrontare con linda su questo punto - Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare al futuro con occhi nuovi. Insieme. Mentre, chi più chi meno, gli italiani in concorso deludono, è nella sezione fuori concorso che troviamo una delle visioni migliori per quanto riguarda il cinema italiano in questa settantaduesima edizione, è ‘Non essere cattivo’, il film postumo di Claudio Caligari al cinema in questi giorni. Una filmografia rarefatta quella del regista di origini piemontesi, qualche documentario negli anni settanta sul mondo della droga e poi tre soli film a partire dagli anni ottanta ad oggi.

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“Non essere cattivo” è un film straordinario e sincero, a modo suo anche nostalgico, ambientato ad Ostia a metà degli anni novanta. Protagonisti Vittorio e Cesare, interpretati da Luca Marinelli e Alessandro Borghi, entrambi attori particolarmente in simbiosi con i personaggi loro affidati. Una storia di grande amicizia tra i due, di lotta continua per tentare d’uscire dal mondo della droga e della delinquenza. Uno spaccato realista dove la guerra si combatte per strada tra notti folli, rapine, cocaina e alcool. Un film ‘d’altri tempi’ che visivamente non sembra girato oggi, ma vent’anni fa, inserendosi perfettamente nella realtà che vuole rappresentare. Impietoso ma senza eccedere in violenza e sicuramente tenendo alla larga facili compassioni (tranne forse nel finale) “Non essere cattivo” è un film che nulla risparmia allo spettatore e

si conferma essere, con molta probabilità, quello che è il capolavoro di questo regista, purtroppo coincidente al suo testamento. Il trailer del film: www.youtube.com/watch?v=IdpqEuIw8kA Data d’uscita nei cinema italiani: 8 Settembre 2015.

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“RABIN, THE LAST DAY” DI AMOS

GITAI VINCE IL MOUSE D’ORO

Anche “Il Popolo Veneto” in giuria con l’inviato Tobia Zerbato Venezia. Il settimo Mouse d’Oro - il premio dei siti di cinema - assegnato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia va a Rabin, the Last Day di Amos Gitai, votato il miglior film del Concorso dai collaboratori dei siti di cinema che compongono la giuria, mentre il Mouse d’Argento al miglior film fuori della competizione va a Spotlight di Tom

McCarthy. La lucida, coraggiosa e potente ricostruzione filmica messa in scena da Amos Gitai ha da subito colpito i giurati, rapiti anche dalla sapiente classicità di un altro film coraggioso come quello di Tom McCarthy.

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La premiazione ufficiale si terrà sabato 12 settembre alle ore 16.00 presso il Chiosco Studio Universal (Powered by I♥Mojito), Lungomare Marconi Lido Venezia, primo chiosco dopo l’area della Mostra. Un’ambientazione cara ai giurati, spesso luogo di accese chiacchierate al termine delle proiezioni della Mostra, che permetterà di mantenere un’atmosfera informale e conviviale. Interverranno i vincitori e Sara Sagrati, ideatrice e curatrice del premio, che consegnerà il tradizionale Mouse Pad commemorativo. Nato nel 2009 su idea di Hideout.it, il Mouse d’Oro è cresciuto nel corso degli anni, arrivando a coinvolgere una giuria sempre più numerosa e variegata per un totale di 83 siti italiani di cinema e oltre 100 giurati. Il premio, nato per dare visibilità ai siti di cinema, è diventato un vero e proprio circuito di webzine, redazioni e blog che si occupano di informazione, critica, passione e servizi cinematografici. Un insieme di punti di vista e voci differenti, che attraverso il Mouse d’Oro “mediano” le loro preferenze, identificando film capaci di mettere d'accordo le diverse anime di un luogo vasto e variegato come il web. Un vero e proprio termometro che misura i gusti e le preferenze del pubblico interessato al cinema. I giurati singoli esprimono un voto numerico da 1 a 10 per tutti i film presenti al Festival. La classifica viene stilata calcolando la media per sito di appartenenza che va quindi a formare il voto definitivo. L’elenco delle webzine aderenti è nella pagina successiva, mentre l’albo d’oro delle precedenti edizioni è consultabile online nel sito www.mousedoro.it.

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GIURIE E PREMI UFFICIALI DELLA 72 MOSTRA

Venezia 72 (Concorso) La Giuria internazionale di Venezia 72 è composta d a: • Alfonso Cuarón (presidente), regista messicano premio Oscar per Gravity, che è stato film d’apertura della 70. Mostra di Venezia e ha vinto sette Oscar. • lo scrittore, sceneggiatore e regista francese Emmanuel Carrère , autore, tra le sue celebri opere di narrativa, dei bestseller Limonov (2011) e Il regno (2015). • il regista turco Nuri Bilge Ceylan , Palma d’oro a Cannes nel 2014 con Kiş uykusu (Il regno d’inverno). • l regista polacco Pawel Pawlikowski , autore di Ida, premio Oscar per il miglior film straniero 2015. • il regista italiano Francesco Munzi , in concorso alla 71. Mostra di Venezia 2014 con Anime nere, acclamato dalla critica e vincitore di 9 David di Donatello 2015.

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dolente, e in concorso a Cannes 2015 con Nie Yinniang (The Assassin), premiato per la regia. • l’attrice tedesca Diane Kruger , interprete, tra i molti suoi ruoli internazionali, del personaggio di Bridget von Hammersmark in Bastardi senza gloria (2009) di Tarantino. • la regista e sceneggiatrice britannica Lynne Ramsay , acclamata dalla critica e nominata ai Golden Globe e ai Bafta per il film …e ora parliamo di Kevin (2011). • l’attrice e regista statunitense Elizabeth Banks , interprete delle saghe di Spiderman e Hunger Games ed esordiente nella regia con la commedia di successo Pitch Perfect 2. La Giuria assegnerà ai lungometraggi in Concorso i seguenti premi ufficiali : Leone d'Oro per il miglior film; Leone d’Argento per la migliore regia; Gran Premio della Giuria; Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile; Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile; Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergenti; Premio per la migliore sceneggiatura; Premio Speciale della Giuria. Orizzonti La Giuria internazionale della sezione Orizzonti è composta da :

• Jonathan Demme (presidente) è uno dei più importanti autori statunitensi, premio Oscar come miglior regista per The Silence of the Lambs (Il silenzio degli innocenti, 1991).

• la regista e sceneggiatrice francese Alix Delaporte , in concorso a Venezia nel 2014 con Le dernier coup de marteau, con cui Romain Paul vince il Premio "Marcello Mastroianni".

• l’attrice spagnola Paz Vega, salita alla ribalta internazionale nel 2001 con Lucia y el sexo di Julio Medem, grazie al quale ottiene il premio Goya come miglior attrice esordiente.

• il regista di Hong Kong Fruit Chan, due volte in concorso a Venezia, con Durian Durian (2000) e Hollywood, Hong Kong (2001). Nel 2014 ha diretto il thriller-action The Midnight After, presentato al Festival di Berlino.

• l’attrice italiana Anita Caprioli , interprete, tra i molti suoi ruoli di successo, di Immaturi (2011) e di Corpo celeste (2011) di Alice Rohrwacher

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La Giuria assegnerà - senza possibilità di ex-aequo - i seguenti premi : Premio Orizzonti per il miglior film; Premio Orizzonti per la migliore regia; Premio Speciale della Giuria Orizzonti; Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile o femminile; Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio; Venice Short Film Nomination for the European Film Awards 2015 Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”

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La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera P rima è composta da :

• Saverio Costanzo (presidente), regista italiano l’anno scorso a Venezia con Hungry Hearts, film che ha ottenuto due Coppe Volpi per la migliore interpretazione femminile e per quella maschile.

• il produttore di Hong Kong Roger Garcia , direttore esecutivo dell’Hong Kong International Film Festival dal 2010 e pioniere della diffusione del cinema asiatico nel mondo

• la critica e storica del cinema francese Natacha Laurent , direttrice della Cinémathèque de Toulouse per 10 anni fino a giugno 2015, esperta di cinema russo e sovietico

• il regista statunitense Charles Burnett , uno dei maggiori cineasti indipendenti Usa, autore del cult To Sleep with Anger (1990), vincitore di tre Indipendent Spirit Awards

• la giornalista messicana Daniela Michel , fondatrice e direttrice dal 2003 del Morelia Film Festival, principale trampolino di lancio per i giovani cineasti messicani La Giuria assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele), il Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” , e un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il produttore. Le sezioni autonome e parallele a quelle della Sele zione ufficiale sono : Settimana Internazionale della Critica (SIC) Rassegna di un massimo di 7 film in concorso, tutte opere prime, autonomamente organizzata da una commissione nominata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) secondo un proprio regolamento. Giornate degli Autori Rassegna di un massimo di 12 film autonomamente promossa dall’Associazione Nazionale Autori Cinematografici (ANAC) e dall’Associazione 100 Autori secondo un proprio regolamento.

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“REMEMBER” STORIA DI

VENDETTA E MEMORIA

Bruno Ganz dal nostro inviato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia Tobia Zerbato Il Festival è agli sgoccioli, critici e pubblico in sala per le ultime visioni: ‘Per amor vostro’ di Giuseppe M. Gaudino è l’ultimo italiano in gara, il più sperimentale tra quelli visti fino ad ora, discreta l’accoglienza in proiezione stampa seppur con qualche fischio. ‘Go with me’ di Daniel Alfredson è il film fuori concorso di oggi, una visione che non riserva particolari sorprese, interessante il cast composto tra gli altri da Anthony Hopkins, Julia Stiles e Ray Liotta. VENEZIA 72 Remember di Atom Egoyan - Canada, Germania, 95’ Christopher Plummer, Martin Landau, Dean Norris, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow, Heinz Lieven.

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Sinossi: Remember è la storia di Zev, il quale scopre che la guardia nazista che ha assassinato la sua famiglia circa settant’anni prima vive in America sotto falsa identità. Nonostante le evidenti difficoltà, Zev intraprende una missione per farsi giustizia, un atto a lungo rimandato, con le proprie mani tremanti. Ne scaturisce un viaggio attraverso il continente dalle conseguenze sorprendenti. Christopher Plummer impersona Zev, un ebreo anziano affetto da demenza senile ricoverato in un ospizio che, con l’aiuto di un suo amico (anch’egli ricoverato nello stesso ospizio), mettono in pratica un piano di vendetta per punire definitivamente il responsabile nazista dell’uccisione della famiglia di Zev. Zev è però molto anziano, e si muove a fatica tra una difficoltà e l’altra, ed è vittima di continui vuoti di memoria che lo costringono ad affidarsi continuamente alla lettera scrittagli dall’amico, dove può trovare per filo e per segno, spiegazioni, appunti ed istruzioni su quella che è la sua ‘spedizione punitiva’. E’ sostanzialmente una storia di vendetta il nuovo film di Egoyan, ma anche di una ricerca estrema della verità che si cela nel passato dei protagonisti, ed è una verità assolutamente scomoda e tragica, che tutti vorremmo dimenticare, ma che non si può cancellare, quella dell’olocausto.

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Un film dalla sicura presa, dato l’argomento trattato, che però in fin dei conti si presenta come una lettura impersonale, che non aggiunge nulla di nuovo alla cinematografia del genere. Sono apprezzabili alcuni momenti di incontro/scontro tra il protagonista e alcuni presunti carnefici, ma la regia e l’impianto visivo del film rimangono troppo confinati all’universo televisivo per riuscire a dare la sensazione di trovarsi di un fronte ad una grande opera. La prova attoriale di Christopher Plummer costituisce sicuramente l’elemento di spicco del film, ma è comunque troppo poco per rendere imperdibile questa pellicola. ‘Remember’ è una visione piacevole, che ha sicuramente qualche buona carta per appassionare lo spettatore ma nulla più, ce ne scorderemo in

fretta. Il trailer del film: www.youtube.com/watch?v=_ujjPRZm6Lo Data d’uscita nei cinema italiani: Gennaio 2016

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PREMI UFFICIALI DELLA 72^ MOSTRA

INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

La Giuria di Venezia 72, presieduta da Alfonso Cuarón e composta da Elizabeth Banks, Emmanuel Carrère, Nuri Bilge Ceylan, Hou Hsiao-hsien, Diane Kruger, Francesco Munzi, Pawel Pawlikowski eLynne Ramsey, dopo aver visionato tutti i 21 film in concorso, ha deciso di assegnare i seguenti premi: VENEZIA 72 - Lungometraggi in concorso Leone d’Oro per il miglior film a : DESDE ALLÁ (FROM AFAR) di Lorenzo Vigas (Venezuela, Messico) Leone d’Argento per la migliore regia a: Pablo Trapero per il film EL CLAN (Argentina, Spagna) Gran Premio della Giuria a: ANOMALISA di Charlie Kaufman e Duke Johnson (USA)

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Coppa Volpi per la migliore interpretazione femmini le a: Valeria Golino nel film PER AMOR VOSTRO di Giuseppe Gaudino (Italia) Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a: Fabrice Luchini nel film L’HERMINE di Christian Vincent (Francia) Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente a: Abraham Attah nel film BEASTS OF NO NATION di Cary Joji Fukunaga (USA) Premio per la Migliore Sceneggiatura a: Christian Vincent per il film L’HERMINE di Christian Vincent (Francia) Premio Speciale della Giuria a: ABLUKA (Follia) di Emin Alper (Turchia, Francia, Qatar) LEONE DEL FUTURO - PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIG I DE LAURENTIIS” La Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta daSaverio Costanzo e composta da Charles Burnett, Roger Garcia, Natacha Laurent e Daniela Michel, assegna il:

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Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima (Luigi De Laurentiis) a: THE CHILDHOOD OF A LEADER di Brady Corbet (Regno Unito, Ungheria) (ORIZZONTI) nonché un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore.

PREMI ORIZZONTI

La Giuria Orizzonti della 72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Jonathan Demme e composta da Anita Caprioli, Fruit Chan, Alix Delaporte e Paz Vega dopo aver visionato i 34 film in concorso, assegna: il Premio Orizzonti per il Miglior Film a: FREE IN DEED di Jake Mahaffy (USA, Nuova Zelanda)

il Premio Orizzonti per la Migliore Regia a: Brady Corbet per THE CHILDHOOD OF A LEADER (Regno Unito, Ungheria) il Premio Speciale della Giuria Orizzonti a: BOI NEON (NEON BULL) di Gabriel Mascaro (Brasile, Uruguay, Paesi Bassi) il Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione a: Dominique Leborne nel filmTEMPÊTE di Samuel Collardey Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio a: BELLADONNA di Dubravka Turic (Croazia) Il Venice Short Film Nomination for the European Film Awards 2015 a: E.T.E.R.N.I.T. di Giovanni Aloi (Francia) PREMI VENEZIA CLASSICI La Giuria presieduta da Francesco Patierno e composta da studenti di cinema provenienti da diverse Università italiane: 25 laureandi in Storia del >>

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Cinema, indicati dai docenti di 12 DAMS e della veneziana Ca’ Foscari, ha deciso di assegnare i seguenti premi: il Premio Venezia Classici per il Miglior Documentario sul Cinema a: THE 1000 EYES OF DR. MADDIN di Yves Montmayeur (Francia) il Premio Venezia Classici per il Miglior Film Restau rato a: SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA di Pier Paolo Pasolini (1975, Italia, Francia) Leone d’Oro alla Carriera 2015 a: Bertrand Tavernier Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker Award 2015 a: Brian De Palma Persol Tribute to Visionary Talent Award 2015 a: Jonathan Demme Premio L’Oréal Paris per il Cinema a: Valeria Bilello

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MATTEO RENZI, BONO ED ERTHARIN COUSIN INSIEME

ALL’EVENTO PER IL “WORLD FOOD PROGRAMME”

“Torniamo a fare l'Italia, mettiamo più soldi nel fondo della cooperazione internazionale”. Con queste parole Matteo Renzi è intervenuto all’evento “It begins with me. How the world can end hunger in our lifetime” che si è tenuto domenica 6 settembre a Expo Milano 2015. Ospite d’eccezione Bono, il cantante e leader della band irlandese U2 e co-fondatore della campagna ONE. Insieme a loro, sul palco dell’Open Plaza, sono saliti la Direttrice del World Food Programme Ertharin Cousin, i Ministri dell’Agricoltura di Italia e Irlanda, Maurizio Martina e Simon Conevey, il Commissario Unico del Governo per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala. L'evento è stato l’occasione per accendere l’attenzione sulla necessità di risvegliare le coscienze e stimolare l’azione di Governi e società civile per porre fine alla fame nel mondo. In particolare la giornata è stata organizzata da Italia e Irlanda per sostenere le attività del World Food Programme (WFP), l'agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma, nonché la più grande organizzazione umanitaria del mondo, che si occupa di assistenza alimentare per combattere la fame. Solo lo scorso anno, il WFP ha aiutato 80 milioni di persone in 82 Paesi.

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Prima di raggiungere il palco, Bono ha visitato il Padiglione Zero guidato da Sala e Martina dove ha potuto ammirare la biblioteca che rappresenta il percorso e la memoria dell’umanità sul tema dell’alimentazione. Questa è una delle tappe più importanti della presenza dell’ONU a Expo Milano 2015 il cui tema è “Sfida Fame Zero - Uniti per un mondo sostenibile”. A seguire Bono ha visitato il Padiglione del

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suo Paese, l’Irlanda, dove è stato accolto da Conevey e Cousin e da un bagno di folla. L’Ireland Plaza è stato anche il luogo dell’incontro con il Presidente del Consiglio Renzi. Nel 2004 Bono ha contribuito alla nascita della campagna ONE che oggi conta oltre due milioni di sostenitori. Lo scopo del suo impegno è aumentare la consapevolezza delle persone e per farlo ha lavorato con i leader politici chiedendo loro maggiore trasparenza, maggiore impegno per combattere le malattie prevenibili e maggiori investimenti in agricoltura e alimentazione. Cori e centinaia di fan hanno poi accompagnato il cantante irlandese durante la camminata che lo ha portato fino all’Open Plaza dove alle 19 sono iniziati gli interventi, inaugurati dal Ministro Martina. Dove vivi non deve determinare se vivi “Questa giornata sarà una pietra miliare dell’impegno che stiamo determinando a Expo Milano 2015 per la lotta alla fame e il diritto al cibo”, ha esordito Martina. “Expo è uno spazio di festa, ma anche di responsabilità. È quindi l’occasione ideale per richiamare l’impegno di istituzioni e cittadini: ciascuno può fare la propria parte per aiutare il World Food Programme nelle attività di emergenza in corso in scenari delicatissimi. Perché lo facciamo? Rubo una frase degli U2 a Torino: perché ‘dove’ vivi non deve determinare ‘se’ vivi”.

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Dall’Irlanda, tre impegni concreti e il supporto di Bono, l’“irlandese più influente del Pianeta” “Oggi sono quattro milioni i rifugiati nutriti dal World Food Programme. La ragione per cui siamo qui è il tema stesso di Expo Milano 2015: qui sono presenti 150 Paesi e dobbiamo garantire che aiutino le persone che hanno dovuto lasciare le loro case”, ha commentato il Ministro irlandese Coveney. “Stiamo facendo davvero abbastanza? No, ed è questo che dobbiamo cambiare. L’obiettivo di questa serata è cambiare l’atteggiamento verso i rifugiati. L’Irlanda intende triplicare l’impegno a sostegno del World Food Programme con 60 milioni di euro nei prossimi tre anni. Vogliamo affiancare l’Italia nel Mediterraneo, coinvolgendo la marina irlandese finché il problema non sarà risolto. Infine, vogliamo dare a queste persone una Patria perché siano gli irlandesi del futuro. Per questo ci affidiamo a Bono, che è l’irlandese più influente del Pianeta e usa la sua influenza per tenere in vita le persone”.

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Per un uomo affamato, un pezzo di pane è il volto d i Dio “Alla base della pace c’è la fine della fame, c’è la sicurezza alimentare, la capacità di far andare i bambini a scuola con lo stomaco pieno e di dare alle madri l’opportunità di nutrire la propria famiglia. Gandhi diceva che ‘per un uomo affamato, un pezzo di pane è il volto di Dio’. Tutti dobbiamo avere quel pezzo di pane perché senza di esso non ci può essere pace. Per questo abbiamo bisogno delle voci di persone come Bono perché se voi siete qui oggi è perché lui ha scelto di essere qui”, ha dichiarato Cousin. Matteo Renzi, l’obiettivo Fame Zero è l’essenza del la politica “Ricordo che nel 2000, in occasione del Giubileo, Bono è venuto in Italia e ci ha detto: ‘Cancellate il debito', è stato un momento molto bello. Oggi, quindici anni dopo non abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo dimenticato di dare importanza all'Africa e alla sua sfida culturale, economica e politica. Torniamo a fare l'Italia, mettiamo più soldi nel fondo della cooperazione internazionale: deve essere un impegno che prendiamo per il 2017. Anche questa sarà l'eredità di Expo Milano2015. L'obiettivo ‘Fame Zero’ nel mondo non è astratto, lontano, è il motivo stesso per cui facciamo politica”, ha affermato Renzi.

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C’E’ CHI DICE SI’. L’ITALIA LA STIAMO

RIMETTENDO IN MOTO TUTTI INSIEME

L’intervento di Matteo Renzi che conclude la Festa Nazionale de l’Unità a Milano Ciao Milano! Grazie Milano, grazie per l’accoglienza a questa festa, ma fatemi dire, grazie a tutti quelli che vengono da fuori Milano per la chiusura della Festa de L’Unità. Un applauso di benvenuto anche a chi viene da fuori. Grazie cara Milano per la tua accoglienza. Milano è una città operosa, è una città dinamica, una città ricca di valori economici, non c’è dubbio: tutti noi la definiamo la capitale economica d’Italia, e lo è. Lo è in particolar modo in questo momento in particolar modo in questo momento in cui le cose sono ripartite.

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Però questa è una città che tiene assieme le aziende, le fondazioni culturali, che tiene assieme università di grandissimo spessore con i centri di arte contemporanea, ed è, lasciatemelo dire, la città capitale anche di un’altra grande ricchezza del paese: è la città capitale del terzo settore e del volontariato e a questo noi siamo affezionati. Prima di dire grazie alla Milano operosa e dell’economia, vorrei dire grazie alla Milano del terzo settore prendendo un impegno: quando il prossimo anno chiuderemo la Festa de l’Unità del 2016 dovremo aver portato a casa e a compimento la legge sul terzo settore che il Parlamento ha cominciato a esaminare. Sarà il segnale più bello e una delle riforme più importanti. Ci sono tante riforme di cui purtroppo non riusciamo a parlare sui giornali e sui media, anche sicuramente per nostra responsabilità. Però se c’è qualcuno che dice si in un paese affollato di persone che godono nel dire no è il PD, è il volontariato, è il terzo settore, è l’Italia bella, è l’Italia solida, l’Italia solidale, l’Italia che dice si! E vorrei dire di quanto siamo orgogliosi di camminare insieme a questa Italia di dice sì. Vogliamo innanzitutto da qui mandare un grande abbraccio a tutte le Feste de l’Unità che sono sparse sul territorio nazionale, da quelle megagalattiche dell’Emilia Romagna a quelle più piccole del Sud, che però sono il segno di un partito che è vivo, alla faccia di quelli che dicono che siamo un partito in difficoltà. E nel dire il grazie alle volontarie e ai volontari di Milano fatemi dire grazie che hanno reso possibile la Festa de l’Unità quest’anno, fatemi partire dalle “magliette gialle Bella Ciao Milano!”. È una grande festa che è stata per molti aspetti sulle vostre spalle. E già che ci siamo mandiamo da qui, dalla festa, in un momento difficile per lui, a livello personale per il grave lutto che l’ha colpito, il nostro abbraccio affettuoso al Sindaco di Milano, al Sindaco Giuliano Pisapia. Caro Giuliano, deciderai tu che cosa fare da grande, noi saremo al tuo fianco qualsiasi sarà la tua decisione, come siamo stati al tuo fianco in questi quattro anni e mezzo, partendo dalla rivoluzione arancione arrivando ad oggi; passando da un momento davvero significativo, da quel giorno, il 1° Maggio, giorno in cui, inaugurato l’Expo eravamo contenti, eravamo sereni, eravamo rilassati, eravamo quasi colpiti dal fatto che fossimo riusciti, nonostante tutte profezie di sventura, a inaugurare questo Expo. E nel pomeriggio, quella manifestazione, quel corteo, ovvero quella parte di cittadini che avevano deciso di disturbare l’apertura dell’Expo, le notizie dei Black Block, le notizie delle vetrine distrutte, delle auto incendiate, le facce, i volti dei milanesi in lacrime. Di lì, nel giro di 48 ore, è partita una reazione straordinaria, da questi ragazzi che hanno le magliette gialle, di cui noi siamo orgogliosi, che hanno chiamato tutti i milanesi per ripulire tutta la città, lo hanno fatto senza metterci il simbolo del PD perchè volevano dare un segnale civico. Grazie: io quel giorno lì ho capito non che

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noi avevamo vinto l’Expo, ma che voi avevate vinto la sfida dell’Expo, che Milano aveva vinto la sfida dell’Expo al secondo giorno dell’evento. Abbiamo detto si all’expo in un momento in cui, appena arrivato a Palazzo Chigi, sembrava che l’Expo fosse peggio di una malattia e mi raccomandavano di “andare ma non andarci”. Noi ci abbiamo messo la faccia non perché fosse una scelta calcolata, ma perché pensiamo che se si ricomincia dalla pulizia, e siamo ripartiti con l’ANAC, con Raffaele Cantone, con pene più dure sulla corruzione, come che con il patteggiamento si deve restituire tutto fino all’ultimo centesimo. Questo è quello che ha fatto il nostro governo quest’anno, partendo dalla pulizia, e l’Expo è diventata una straordinaria opportunità per l’Italia. È stato meraviglioso perché ci sono state delle persone che tutte le mattine speravano nel maltempo, quasi che pensassero possibile bloccare

l’Expo dando un messaggio contro il governo ma non si tratta di essere pro o contro il governo, ma si tratta di essere pro o contro l’Italia, il nostro Paese! Non è possibile continuare a dire di no: c’è chi dice si! A tutti quelli che hanno rilanciato queste settimane e questi mesi queste notizie negative intanto un abbraccio affettuosissimo e poi un invito: fate un salto all’Expo, avrete un paio di ore di coda per entrare. Cari professori della critica e del disfattismo, cari gufi laureati quella visita vi servirà per guardare con gli occhi delle persone che entrano ad Expo: c’è un sacco di >>

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gente per bene che ha semplicemente voglia di tornare a credere che l’Italia non è soltanto un elenco di difficoltà ma è anche un portatore sano di bellezza del mondo, di entusiasmo, di valori, che l’Italia non è l’elenco delle cose che non vanno che ci fanno i talk show la sera, che c’è chi dice si e che ci crede davvero! Questa è l’Italia che vogliamo noi! Non pensare che sia finita qui, c’è molto da fare ancora nei prossimi due mesi: tra poco noi andremo con Maurizio Martina, che voglio ringraziare per il lavoro che ha svolto su Expo, a parlare con Bono Vox, il leader degli U2. Io ci sono mentalmente e culturalmente affezionato: quando mi stavo avvicinando alla cosa pubblica e facevo ancora gli scout nel 2000, Bono fu insieme ad altri tra i più attivi a chiedere un accordo per la remissione del debito, e fu tra i più attivi a mettersi in gioco dicendo in un famoso congresso a Tony Blair e a Gordon Brown. “Caro Tony, caro Gordon, io non vi invidio perché io sono una rock star e domattina me ne vado e me ne scendo dal palco, ma voi siete politici, voi siete i depositari dei sogni della gente”, che è una delle cose più belle che si possano dire ad un uomo o ad una donna: “Tu non sei semplicemente uno che deve mettere in fila due conti, sei il depositario di un sogno, e allora prendiamo degli impegni concreti!”. Quest’anno, al G7, l’Italia era l’ultima, perché in questi 15 anni abbiamo cancellato l’attenzione alla cooperazione internazionale, ci sono passati avanti tutti. Io voglio prendere un impegno con voi grazie al lavori delle Parlamentari e dei Parlamentari che hanno finalmente fatto una legge sulla cooperazione internazionale e meritano il nostro applauso e il nostro abbraccio: grazie al loro lavoro da qui al G7 che si terrà in Italia prendiamo un impegno: noi non possiamo essere l’ultima ruota del carro tra le potenze internazionali. L’Expo ci dice che che dobbiamo essere protagonisti a livello mondiale, che dobbiamo investire in modo diverso rispetto ad oggi e che l’Italia nel mondo può essere un punto di riferimento anche grazie ai valori che porta fuori da propri confini e quando io trovo un ragazzino in Africa che pensa che l’Italia non sia soltanto un luogo in cui arrivare ma un modello, è anche perché abbiamo questa capacità e questa forza: mai più ultimi in classifica sulla cooperazione internazionale. Anche questa è eredità dell’Expo, anche questa, insieme all’eredita immateriale, insieme al dibattito sull’agroalimentare, abbiamo bisogno di far cose concrete. Vi rendete conto che abbiamo dei prodotti italiani che non vendono all’estero perché non siamo in grado di difendere a sufficienza le nostre aziende? Quando diciamo che il piano export che stiamo facendo è un piano che vuole puntare ad avere più 50 mld di Euro di export, non parliamo di un concetto astratto, ma stiamo raccontando posti di lavoro possibili per i nostri figli e i nostri nipoti. E naturalmente accanto a questo c’è il grande tema dell’area dell’Expo dal punto di vista fisico, che non diventi semplicemente un’area di lottizzazione ma un grande luogo di >>

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scommessa culturale e economica per il futuro di questa città. Perché è vero, questo è un tempo nel quale abbiamo bisogno di idee e di ideali. Scusate un secondo,guardiamo per favore la foto di questo bambino, di Ayland. Si è aperta una discussione: è giusto vederlo o è giusto non vederlo? Vi consola questa foto? Vi consola pensare che questi due bambini sono morti come migliaia di altri bambini con la loro mamma, e che sono seppelliti nella loro città, che non è Miami Beach ma Kobane? Questi due bambini cosa sono? Chi sono? Sono il simbolo. Certo, ce ne sono migliaia di bambini e di immagini come queste, abbiamo visto le immagini nella stiva delle nostre navi. Per questo ho insistito affinchè noi ritirassimo dalla nave inabissata, nell’aprile 2015, affinché l’Europa e noi tutti vedessimo quelle immagini. E anche e soprattutto perché decenni di civiltà ci hanno educati al principio sacrosanto di dare sepoltura ai morti e rispettarli con i loro nomi e non con i numeri. Ma sono le stesse immagini che abbiamo visto in una stiva di una nave e vi garantisco che chi le ha viste, vi garantisco che fanno male. Sono le immagini di un tir in Austria, sono le immagini del tunnel di Calais, sono luoghi dell’Europa, alla faccia di chi per settimane ha occupato i talk show dicendo che questi sono problemi del Governo italiano non rendendosi conto che c’è un livello di umanità sotto il quale non si dovrebbe scendere.

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Strumentalizzare tutto questo! Anche la vita strumentalizzano! Non rendendosi conto che davanti a quelle immagini non c’è il PD contro la destra, ci sono gli umani contro le bestie, e basta! In Germania in queste ore, Angela Merkel, leader della destra tedesca, apre le porte contro il massacro e noi cosa dobbiamo fare? Continuare a strumentalizzare nei talk show in questo modo? Ma non ci rendiamo conto che dobbiamo tornare ad essere umani prima che appartenenti ad un partito? Quello che sta accadendo in queste ore vede alcuni paesi finalmente cambiare posizione. Noi saremo tra i pochi, l’ha detto molto bene il Primo Ministro di Malta, un ragazzo che ha più o meno la nostra età, uno dei pochi socialisti che siede al Consiglio Europeo: “Sai Matteo, noi saremo tra i pochi al Consiglio Europeo che non dovremo fare fatica di cambiare posizione rispetto a quello che dicevamo 6 mesi fa. Però non ci basta, a noi interessa che si vinca la sfida culturale. Tra le varie immagini degli immigrati ce n’è una di un bambino con una bandiera attorno al collo, che ci rende orgogliosi dell’Europa, un bambino che ci rende consapevoli della sfida che abbiamo davanti! Amiche, amici, compagne e compagni del PD, ma vi sembra normale per una forza politica come la nostra che è il più grande partito europeo, perché noi siamo il primo partito in Europa, passare il tempo a rincorrere le discussioni interne sulle correnti e non capire che è questa la nostra sfida? Basta con questa discussione interna sterile che allontana anche i nostri. Parliamo dei problemi veri, che sono questi. E lasciatemi dire, da segretario nazionale del PD, da orgoglioso responsabile pro tempore di questa comunità, perché noi non siamo un partito personale siamo una comunità con delle regole e degli ideali, fatemi dire da orgoglioso responsabile di questa comunità, perché nel momento più duro dell’attacco mediatico nessuno di noi ha mai ceduto allo smottamento culturale, abbiamo sempre detto una cosa e la ribadiamo qui: servono le regole, non possiamo andare avanti con l’iperbuonismo, non possiamo far finta che non sia successo niente ma non rinunceremo mai a salvare una vita umana quando saremo nelle condizioni di fare. Non rinunceremo mai ad essere noi stessi, e se dovessimo mai perdere 1 punto nei sondaggi non ci interessa. Dobbiamo però esser consapevoli che la qualità e la grandezza di questa sfida è veramente impegnativa. Presentiamoci da genitori, lasciamo stare la casacca da politici, se vostro figlio rischia di esser richiamato a fare il militare comandato da un dittatore, se vostra figlia rischia di esser mandata in sposa a 12 anni ad un uomo che ha 40 anni più di lei, se vostra moglie rischia di essere presa e rinchiusa in un bordello ad uso e consumo dei cosiddetti militanti di guerre più o meno sante, questa alternativa qui, voi ragionevolmente pensate che basti guardare una trasmissione televisiva con uno con una camicia verde che dice di non venire per pensare di bloccarvi?

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Pensate che di fronte al dolore che state provando vi basti il messaggio che vi arriva da qualcuno dall’Italia per fermarmi? Evidentemente no. L’ha detto bene oggi Romano Prodi in un articolo sul Messaggero e sul Mattino, bisogna ripartire dall’Africa: io sono orgoglioso che il nostro Governo sia il primo governo dopo 63 governi in Italia che ha fatto non una, non due, ma più missioni militari in Africa: in Angola, in Mozambico, in Congo, in Kenya, in Etiopia perché lo condizioni di sviluppo e di crescita vanno create là e diventa anche una cosa interessante. Qualche giorno fa un’azienda Italiana, l’ENI, ha trovato uno straordinario campo di gas in Egitto. È decisivo non soltanto perché riduce le emissioni o dà risultati agli azionisti, ma perché dà stabilità geopolitica a quell’aerea. Noi che abbiamo fatto il primo viaggio a Tunisi, possiamo dirlo: bisogna partire da là, dall’Africa, dal Mediterraneo. E bisogna avere il coraggio di dirlo: l’Europa negli ultimi anni è cresciuta in modo strano, l’Europa è andata con forza ad aprirsi ad Est in modo veramente impegnativo, e io non discuto se sia stato un bene o un male, ma se abbiamo deciso di aprirci ad est non possiamo non includere la Serbia e l’Albania perché altrimenti abbiamo una situazione di tensione ancora maggiore. Se ti allarghi verso Est va bene, a condizione che, come i nostri padri ci hanno insegnato, e cioè che il Mediterraneo è il centro di tutto, se vogliamo affrontare il tema delle immigrazioni in Siria in Libia qualche errore la comunità internazionale l’ha fatto, perché la politica estera è una cosa seria! Altro che discorsi! Questo è un

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momento in cui la politica estera non è andare a stringere la mano a qualche dittatore In Corea del Nord, e non è neanche come hanno fatto altri mettendo un post per dire che il nuovo modello è Orban. Noi siamo orgogliosamente un’altra cosa! E allora dobbiamo avere il coraggio di affrontare sfide complessive complicate, sapendo che non è una cosa facile. Noi con la legge di Stabilità dal prossimo anno cominceremo a discutere il debito, ma lo facciamo perché è giusto per i nostri figli e per i nostri nipoti. La flessibilità che chiediamo all’Europa lo facciamo per buon senso perché non può essere solo un insieme di norme tecnocratiche. L’immagine di quel bambino lì deve essere l’immagine dell’Inno alla gioia, deve essere l’innovazione, deve essere gli studenti dell’Erasmus e l’idea che la politica abbia un ruolo perché in questi anni quelli che hanno sputato sulla politica hanno sbagliato, perché la risposta all’antipolitica non è la tecnocrazia ma la buona politica, quella che può fare il PD. È quella che in questi mesi ha visto cambiare questo paese e c’è molto da fare ancora. Io nei prossimi giorni girerò per tutti i teatri, girerò per 100 teatri nelle 100 province italiane perché voglio andare a discutere e a parlare, voglio capire. Abbiamo fatto un elenco delle cose fatte e da fare. Le riforme vogliono dire un paese più semplice, le tasse un paese più giusto perché c’è stato un momento in cui dicevamo anche noi le tasse sono bellissime. In un altro paese forse, a casa nostra le tasse sono troppo alte: bisogna avere il coraggio di dirlo da sinistra! Un paese più solido con l’economia, con dei valori a partire dal sociale che riconosca i diritti e che sblocchi i cantieri. Un Paese che parte oggi da due dati: il lavoro e il PIL. Guardate che quando abbiamo preso in mano il governo era il primo trimestre 2014: da allora a oggi l’Istat dice che si sono creati nel giro di un anno e tre mesi 247.000 posti di lavoro in più. A quelli che dicono che questi bastano io dico no, non bastano perché c’è ancora molto da fare, perché ne abbiamo persi più di 900.000 di posti di lavoro e perché l’edilizia è stata assassinata. Non dico che bisogna costruire villette a schiera, io sono per l’edilizia sostenibile, per l’efficienza energetica, per buttare giù e ricostruire e Milano ha fatto alcune cose emblematiche a partire dal grattacielo di Stefano Boeri e da alcuni interventi di sostenibilità ambientale. Però attenzione, non raccontiamo che il nostro problema è il Jobs Act, perché nel Jobs Act ci sono alcune cose che ci hanno visti dividerci, lo scorso anno le abbiamo affrontate. Oggi Titti Di Salvo mi ha mandato un messaggio: “Matteo ti vorrei ricordare che dopo 8 anni il nostro governo ha messo un principio di equità e di civiltà, cioè che non è possibile far firmare un contratto in bianco ad una donna condizionando la

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sua gravidanza al posto di lavoro”. Siamo orgogliosi del fatto che grazie al Jobs Act c’è il 36% dei lavoratori che hanno un contratto stabile in più. Ho visto qualcuno dirmi che non è vero che il Jobs Act fa posti di lavoro in più ma semplicemente trasforma precari in stabili. Semplicemente?! La mia generazione è stata presa a ceffate dalla politica sul precariato, è stata costretto non alla flessibilità ma a un precariato senza garanzie, senza tutele, senza paracadute. Scusate ma se in Italia c’è chi dice si e torna finalmente un 82% di mutui in più, significa che pian pian qualcuno sta ripartendo. Tutto quello che è accaduto è dovuto al fatto che c’è stata una classe di parlamentari che dopo aver fatto i primi mesi a far qualche figuraccia, come con l’elezione del PdR e ne approfittiamo per mandare un saluto al presidente Mattarella e a Giorgio Napolitano, hanno scelto di vivere questa legislatura non passando il tempo a girare fogli ma riuscendo in modo straordinario a dare una svolta sui temi più vari. Sono fiero orgoglioso, sono fiero che ci sia una legge sulla responsabilità civile dei magistrati, che richiami al caso di Enzo Tortora 27 dopo. Io sono fiero che ci sia una legge che dice che se due persone hanno scelto di separarsi e di divorziare non devono andare a inseguire scartoffie dietro ad un avvocato dandogli 5.000 Euro ma c’è la possibilità con il divorzio breve, se c’è l’accordo, di fare veloce.

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Io sono fiero del fatto che ci sia una legge sui reati ambientali finalmente. Io sono fiero che ci sia una legge che per la prima volta una legge organica sul tema dell’autismo, dopo che ad una ragazza russa è stato impedito l’ingresso ad un bar perché autistica. Sono fiero perché avremo una legge sul dopo di noi, avremo una legge sui diritti civili, dopo anni di rinvii e anche se non sarà un legge che arriva in tempo perché arriva troppo tempo dopo voglio garantire a tutti che non lo facciamo per voi ma lo facciamo per questo paese e perché è un impiego che va mantenuto con la volontà di coinvolgere quante più persone possibile ma poi si chiude! Voglio che ci siano chiari tra di noi anche altri due impegni che spesso non vengono considerati: è morta in Puglia una signora che si chiamava Paola, aveva meno di 50 anni ed è morta per una paga di meno di 2 euro l’ora, faceva la bracciante. Non basta una legge contro il caporalato, legge di qualità che Maurizio Martina ha fatto, ma lo voglio dire assieme a Terresa Bellanova, che è sottosegretario al lavoro e che con la CGIL si è occupata del tema a fianco dei braccianti della sua Puglia, noi vogliamo prenderci un impegno sacrosanto: nell’Italia del 2015 il caporalato sia disintegrato! È mai possibile che tutte le volte non c’è mai l’attenzione! Voglio dirlo da qui, voglio sfidare il sindacato su questo punto: possiamo fare una iniziativa insieme invece che continuare sulle battaglie ideologiche in TV su questo punto? Questo è il PD e noi con Teresa Bellanova, con la sua storia e con tutti quelli che ci credono. E voglio essere molto esplicito, c’è una legge in discussione ma che non è mai stata portata in prima lettura, ed è una legge che rende più difficile la diffusione delle armi da fuoco. é un punto centrale e da questo punto di vista il lavoro che abbiamo svolto vedrà nelle prossime settimane una intensificazione. Poi naturalmente ci sono 1000 discussioni aperte. Mi piacerebbe discutere con voi delle tasse, del piano per l’innovazione del Sud, del Freedom of Information Act, dell’università e la ricerca, delle deleghe sulla scuola ma non lo farò perché sarebbe troppo lunga. Ma vorrei dire una cosa sulla riforma costituzionale: è un tema che ci veda chiari. Già abbiamo fatto una legge elettorale che fortunatamente divide il territorio in 100 collegi, per cui se avete un parlamentare che non vota la fiducia al suo Governo almeno deve fare la fatica di venirvelo a spiegare sul suo territorio e deve guardarvi in faccia con questa legge elettorale. Non ci sono i paracadutati sul territorio e si guardano gli elettori. Noi siamo sempre disponibili sempre a confrontarci su tutto e non abbiamo pretesa di disciplinare tutto in una sola direzione, anche sulla riforma costituzionale al Senato, mettendo alcune competenze al Senato, poi alcuni di noi hanno richiesto di toglierle e ora la stessa parte di noi al Senato chiede di rimetterle e ora faremo una riunione tutti assieme. Ma deve essere chiaro che se qualcuno pensa di utilizzare la questione della riforma costituzionale per dire no a tutto, per bloccare tutto, per ripartire da capo con la solita vecchia politica, la forza di chi dice si è molto più grande di chi dice no. Non accetteremo veti, si discuta, si dialoghi, ma il PD è >>

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questo qui! In queste ultime settimane è partito un racconto su quello che noi siamo, è partito un racconto secondo il quale abbiamo perso le elezioni regionali. Ora, abbiamo perso la Liguria, abbiamo perso Venezia, fermo, Arezzo, Nuoro. Ci dispiace però guardate la cartina delle elezioni, altrimenti sembra che viviamo su parte, e confrontiamo la volta scorsa alle regionali. Il verde è la lega ed era verde anche i Piemonte, poi c’è tutto il sud dove eravamo solo in Basilicata e in Puglia. Ora guardiamo oggi, ecco: se questo è perdere, ho capito perché in passato eravamo contenti di vincere! Vorrei perdere sempre così! E a quelli che dicono che il PD ha perso la connessione sentimentale con il proprio popolo e che dicono che noi abbiamo i sondaggi che vanno malissimo. Ora io a loro lascio i sondaggi. È da una settimana che non reggo più il nostro tesoriere perché ha ricevuto i dati del due per mille. Noi l’anno scorso abbiamo preso 200 mila euro, oggi 549 mila italiani per 5mln e mezzo. Abbiamo abolito il finanziamento pubblico e abbiamo abolito la sfida. Questo però non basta, vorrei essere chiaro: il PD è a 6.505 circoli, noi abbiamo un obbiettivo, anche attraverso le sezioni digitali, che sono un modello organizzativo che nei prossimi mesi sarà chiarito dalla segreteria, dobbiamo prendere l’impegno di arrivare alla prossima festa con 10 mila sezioni del pd attive sul territorio nazionale. Abbiamo riportato in edicola L’Unità, e tutti quelli che hanno applaudito adesso evitino che resti in edicola: compratela!

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Abbiamo richiamato le feste “Feste de l’Unità” e stiamo aumentando il numero delle feste. E tuttavia mentre facciamo questo sappiamo che dobbiamo tenere assieme due atteggiamenti diversi, la passione per quello che ci attende ma anche l’orgoglio per quello che siamo stati. Io quest’anno ho chiesto soltanto una cosa alla RAI, non ho mai chiesto altro, ho chiesto che ci fosse il 25 aprile una prima serata dedicata ai temi della Resistenza per parlare ai più giovani. E io sono andato a Marzabotto da Ferruccio, da coloro che a Marzabotto hanno perso tutto, a dire che siamo figli loro e che li prendiamo per e mano e che portiamo i loro valori nel futuro! Noi siamo questo e mentre diciamo questo, già che non gli abbiamo chiesto nulla in questo anno e mezzo, visto che adesso alla Rai c’è un nuovo management, noi qualcosa chiediamo, ma non da politici, non chiediamo spazi nei TG, non chiediamolo con questa cultura, chiediamo la cosa più importante da genitori: un po’ meno di pubblicità un po’ più di programmi educativi e culturali. Il PD chiede questo alla RAI! Amici e amiche, compagni e compagne ho finito e vorrei che fossimo chiari tra di noi, ci aspettano anni tosti, l’anno prossimo ci sarà il referendum costituzionale, ci sarà da far fatica. Vorrei che le emozioni non fossero soltanto degli stai d’animo, vorrei che Aylan risuonasse nel nostro cuore perché Aylan merita il nostro impegno, che i ragazzi siriani che sono in cammino tra Budapest e Vienna sapessero che meritano il nostro impegno. Che Mohammed e Miriam che stanno sui mezzi della Marina Militare o della Guardia Costiera, come Feminò, quel bambino nato sulla nave della Guardia Costiera salvato dagli Italiani che pattugliano il Mediterraneo, vorrei che sapessero che meritano il nostro impegno. Gli uomini e le donne di Taranto, di Caserta e delle crisi aziendali, 43 crisi aziendali risorte (Torino, Gela, Terni, Reggio Calabria), sapessero che meritano il nostro impegno. I nostri sindaci, che combatto quotidianamente contro la demagogia e contro il populismo, sapessero oggi da qui che meritano il nostro impegno. E anche chi ci ha votato per la prima volta e non ha più voglia di farlo, sappia, da questo nostro giardino, da questa nostra festa che non ci sarà giorno nei prossimi due anni e mezzo, senza che noi, tirandosi su le maniche non daremo tutto quello che possiamo dare e tutto il nostro impegno. Noi siamo ad un bivio, l’Italia è ad un bivio, dopo anni in cui l’hanno impantanata e bloccata, noi siamo a pronti a farla ripartire. È l’impresa più straordinaria e bella che può capitare ad un uomo o ad una donna: non esser il parlamentare, il primo ministro, il sottosegretario, la cosa più bella e che l’Italia la stiamo rimettendo in moto tutti insieme andando a fare il nostro dovere. E ora, siccome le cose finalmente sono dopo tanto tempo ripartite, lasciatemelo dire in questo modo, a me capita quando sono ai vertici internazionali, ve lo confesso di guardare quelli seduti attorno a me e pensare “ma io che ci faccio qui? Io sono un ragazzo di Rignano, della provincia di Firenze, che ci faccio io a questo tavolo?”.

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E penso che a quel tavolo no ci sono io, ci sono quell’esercito di Italiani che sono stati costretti negli ultimi anni solo a sentire il racconto delle cose che andavano male e che da qualche tempo hanno messo la parola speranza al centro della loro azione, quando sono a quegli incontri, quando sono a quei tavoli, io penso che rappresento i sogni e le cose più belle che ciascuno di voi ha in mente per i propri figli e nipoti. E mi viene un groppo in gola, perché penso che l’Italia non sia solo il racconto di ciò che è stato ma sia la speranza più grande per i nostri figli. Ecco perché vorrei che chiudessimo con una immagine, quella di un gruppo di bambini e di ragazzi a Marzabotto, che hanno corso su una collina verso i luoghi di Don Dossetti con dei fiori rossi, bianchi e verdi. C’è chi dice si in Italia, sono quei bambini ma sono anche le donne e gli uomini del PD che contro i disfattisti continuano a credere che è una Italia giusta, forte e semplice sia possibile. La costruiremo tutti insieme! Viva il Pd, viva l’Italia! Grazie a tutti! Il Popolo Veneto (Giornale Italiano Fondato nel 1921). Anno 94 N°1-2015 www.ilpopoloveneto.blogspot.com www.ilpopoloveneto.it [email protected] Direttore Responsabile: Emanuele Bellato Vice-Direttrice: Francesca Monti Reg. Tribunale di Rovigo N°25/04. Stampa in proprio (14 Settembre 2015). Giornale gratuito. Non riceve finanziamenti pubblici e privati. “Esce come e quando può”.

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72°ANNIVERSARIO DELLA DIFESA DI ROMA:

L’OMAGGIO DEL PRESIDENTE MATTARELLA Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha celebrato il 72° anniversario della difesa di Roma a Porta San Paolo e al Parco della Resistenza. Al suo arrivo a Porta San Paolo, il Capo dello Stato ha deposto una corona d'alloro sulle lapidi che ricordano i Caduti militari e civili della difesa di Roma. Il Presidente Mattarella si è recato quindi al Parco della Resistenza dell'8 settembre 1943 dove ha deposto una corona d'alloro presso il Monumento dedicato agli 87.000 Militari caduti nel periodo 1943/1945. A Porta San Paolo e al Parco della Resistenza erano presenti, tra gli altri, il Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli, il Vice Presidente della

Camera Roberto Giacchetti, il Vice Presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti, autorità locali, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano, vertici militari, il Presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nei Reparti regolari delle Forze Armate, Alessandro Cortese De Bosis, i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, e numerosi cittadini.

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UN LIBRO IN RETE: “LA PORTA STRETTA.

COME DIVENTARE MAGGIORENNI”

Umberto Curi in dialogo con Luca Romano (direttore di Local Area Network). Appuntamento mercoledì 16 settembre 2015 alle ore 20.30 presso Palazzo Festari (Corso Italia n.63 - Valdagno - VI) A cura di Emanuele Bellato Dopo la breve pausa estiva l’associazione “Guanxinet” ha ripreso la sua attività culturale. Il prossimo incontro, fissato per mercoledì 16 Settembre alle ore 20.30 presso Palazzo Festari a Valdagno, ospiterà il prof. Umberto Curi per presentare il suo ultimo saggio: “La porta stretta. Come diventare maggiorenni”, edito da Bollati Boringhieri. Si tratta di un’opera potente, erudita, dove Curi sottrae temi “cari” alla psicanalisi per donarli alla filosofia. E sotto la lente dell’amore per il sapere analizza testi sacri

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e della letteratura classica e moderna per vedere come diversi autori hanno trattato il passaggio dalla minorità alla maggiore età. Un “passaggio” da non intendere in senso anagrafico e sicuramente non irreversibile. In estrema sintesi la risposta all’interrogativo su “Come diventare maggiorenni?” specie nel mondo classico si trova nel forte antagonismo con la figura del padre (non solo in senso letterale, ma inteso come tradizione, istituzione, autorità, adulto), un conflitto che può giungere al “parricidio”, ossia l’uccisione del padre, concreta o metaforica. Un percorso che accomuna due opere della letteratura classica: “Edipo Re” di Sofocle e il “Sofista” di Platone. Leggendo Platone - scrive Curi - risulta chiaro che “l’attacco al padre è il transito obbligato per diventare adulti. Chi non abbia il coraggio di realizzare questo necessario parricidio, dovrà rassegnarsi a subire l’inflessibilità dei decreti paterni, e nell’ipotesi migliore dovrà accontentarsi di sentirsi raccontare delle favole (pp. 85, 86). […] “Questo vuol dire diventare maggiorenni: sviluppare appieno, e in tutte le direzioni, le potenzialità del pόlemos, sottrarsi a ogni auctoritas, cominciando tuttavia da se stessi” (pag. 95). Il superamento del “parricidio” connota all’opposto la matrice giudaico-cristiana. Curi affronta in particolare le figure di Abramo, Gesù e San Francesco. Ne sottolinea lo “svuotamento” personale, inteso come massima accoglienza e disponibilità a “farsi abitare dalla volontà di Dio”. “Eccomi!” è la medesima parola dell’obbedienza pronunciata da Abramo ed in seguito da Mosé, Samuele, Maria e Gesù. Commenta Curi: “Vi possono essere situazioni, vi può essere soprattutto almeno un caso, in cui valga un approccio opposto. Un caso in cui non l’uccisione del padre, ma l’amore verso di lui, possono promuovere la transizione di stato. Un caso in cui la libertà non implichi ribellione, ma riconoscimento della comune appartenenza a una storia di salvezza. Un caso in cui l’obbedienza e non la ribellione possa consentire di diventare davvero maggiorenni: Acoltare il padre (pag. 139). Se Abramo fu il capostipite degli obbedienti, pronto a sacrificare il suo unico figlio Isacco, la figura “dell’obbediente per antonomasia” è Gesù: “Nella figura del Cristo, l’obbedienza si presenta nella forma più compiuta: l’umiliazione giunge al culmine nell’accettazione della morte. Quale maggiore spoliazione di prerogative si può immaginare per colui che sia Dio, e dunque immortale, che non sia quella di accettare di morire?”. (pag. 151) […] Sulla Croce il Figlio, nella sua estrema >>

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debolezza, si abbandona totalmente alla potenza del Padre, diventa lo spazio per la volontà del Padre” (pag. 152). Naturalmente un saggio così importante porta il lettore ad “elevarsi” e ad aggiungere altre riflessioni, altri dubbi, altri interrogativi non contenuti nel testo. Per esempio, sarebbe interessante approfondire nel prossimo incontro con Curi promosso dal Guanxinet a Valdagno la figura del Cristo: così obbediente verso il Padre Celeste ma al contrario “ribelle” ed “anticonformista” in famiglia. Dai Vangeli emergono parole sconvolgenti se non vengono lette con

l’occhio della fede ed il necessario supporto teologico-culturale. Per esempio così Gesù motiva la sua venuta: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra; non sono venuto a portare la pace, ma la spada (intesa come “Parola di Dio”, nda). Sono venuto a separare l’uomo da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora da sua suocera; sì, nemici dell’uomo saranno quelli di casa sua” (Matteo 10,35-36) e poi “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle ed anche la propria vita, non può essere mio discepolo” (Luca 14,26). I toni duri non mancano nemmeno nei confronti dei famigliari. Dopo il ritrovamento del giovane Gesù nel Tempio con i dottori, al monito di Maria: “Figlio mio, perché hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, addolorati, ti cercavamo!” Gesù risponde così: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io mi devo occupare di quanto riguarda il Padre mio?” (Luca 2, 48-49). Una sorta di disconoscimento reiteratosi durante le nozze di Cana; Gesù così risponde alla madre che segnala la mancanza del vino: “Che vuoi da me, o donna? Non è ancora giunta la mia ora” (Giovanni 2,4). In un altro passo evangelico sui veri parenti di Gesù: “giungono poi sua madre e i suoi fratelli, che, fermatisi di fuori, lo mandano a chiamare. […] Gli dicono: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli, fuori, ti cercano”. Risponde loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Poi, guardando in giro quelli che gli sedevano intorno, dice: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volontà di Dio, questi è mio fratello, mia sorella e mia madre” (Marco 3,32-35). Parole forti, a tratti feroci, ma necessarie per far comprendere la priorità del piano spirituale rispetto a tutto ciò che è terreno. Lo stesso poverello d’Assisi ripudiò il padre naturale, Pietro di Bernardone, per il “Padre Celeste”: “D’ora in poi voglio dire Padre nostro che sei nei cieli, non più Padre mio Pietro di Bernardone”. (Leggenda dei Tre Compagni). Dopo essersi spogliato di tutto ed aver sposato “sorella povertà” i rapporti di Francesco con la famiglia non migliorarono. Frate Francesco giunse al punto di assoldare un mendicante che chiamava padre

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per accompagnarlo e benedirlo nel caso avesse incontrato il genitore o il fratello che continuavano a tormentarlo e maledirlo: “Pietro Bernardone non potendo soffrire di vedere suo figlio mendicante ed esposto alle derisioni, si arrossiva di sdegno, e quando l’incontrava per la città, o volgevasi altrove, o lo malediceva. Francesco confessò, che tali maledizioni gli erano più sensibili di tutte le altre pene: onde ritrovò un mezzo per assicurarsi da quelle. Il mezzo fu, che prese per padre un uomo sommamente povero ed abbietto, che conduceva in sua compagnia, pregandolo, che lo benedicesse col far sopra di Lui il segno della Croce, qualora suo padre l’avesse maledetto; e allora

diceva a Bernardone: Credetemi, o Padre, che Dio può darmi e che in realtà mi ha dato un altro padre, da cui ricevo benedizioni per le vostre maledizioni. (P. Candido Chalippe Recolletto, “Vita del Serafico Patriarca S. Francesco di Assisi” Tomo Primo. Tipografia di Angelo Ajani, Roma, 1837, pag. 17). Dunque, tutti questi elementi sembrano portare, per assurdo, sia Gesù che San Francesco nel campo della tradizione greco-classica del “parricidio”. Ma tornando al libro, il professor Curi individua una terza via tra il “parricidio” di tradizione greco-classica e l’obbedienza “giudaico-cristiana”, incarnata da Bartleby lo scrivano, narrazione dello scrittore statunitense Herman Melville. Bartleby, capace solo di copiare, quando l’Avvocato (una sorta di padre) vuole affidargli una mansione diversa, risponde: “Preferirei di no”. Con questa dichiarazione, spiega Curi: “infrange la compattezza della non contraddizione, mostra concretamente la possibilità di andare oltre - o, il che è lo stesso, di restare al di qua - la secca alternativa tra il parricidio e la Kénois, fra la ribellione l’obbedienza” (pp. 188, 189). Sul tema della minorità e maggiore età intellettuale si sono cimentati tanti autori, ed in particolare Curi rappresenta splendidamente la polemica filosofica a distanza tra Immanuel Kant e Georg Wilhelm Friedrich Hegel, tra il coraggio di pensare (ossia di imparare a filosofare): “al rischiaramento, non occorre che la libertà” (pag. 41) del filosofo di Königsberg, all’accusa di “infelice prurito” mossa dall’esponente dell’Idealismo tedesco, secondo cui: “lo studio filosofico è in sé e per sé un’attività autonoma, esso è un apprendere”. (pag. 61). Due punti di vista diversi, due lame che si incrociano ma unite dallo stesso amore per la Filosofia.

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Questo libro lascia tanti dubbi “positivi”, al punto che la “porta stretta” sembra moltiplicarsi in tante “porte strette”. Dal sacro al profano mi viene spontaneo pensare a “The Doors” di Jim Morrison. Il Re Lucertola fu anche poeta ed appassionato lettore, lo stesso nome della band statunitense deriva da un verso di William Blake: “If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it truly is, infinite” (trad. Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è, infinita). E proprio nel testo di una delle più note canzoni del gruppo “The End” del 1967 è contenuto

un chiaro riferimento all’Edipo Re di Sofocle:“The killer awoke before dawn / He put his boots on / He took a face from the ancient gallery / And he walked on down the hall // He went into the room where his sister lived / And then he paid a visit to his broche / And then he walked on down the hall / And he came to a door / And he looked inside / Father / Yes son? / I want to kill you / Mother, I want to...”. “Padre, voglio ucciderti”, siamo di fronte ad un altro “parricidio”, sicuramente quello “desiderato” da Jim contro l’autorità paterna (George Stephen Morrison, ammiraglio della marina militare USA) ma soprattutto quello di tanti giovani ribelli contro il vecchio mondo che appena un anno dopo, nel 1968, sarebbe stato spazzato via. Parricidio o meno, il professor Curi avverte: “Non si diventa maggiorenni una volta per tutte. La fuoriscita dalla minorità è un processo inconcludibile”. Per dirla con Eduardo De Filippo: “Gli esami non finiscono mai”… *I rimandi alle pagine senza titolo ed autore del libro si riferiscono a “La porta stretta. Come diventare maggiorenni” di Umberto Curi, Bollati Boringhieri, 2015 *Per le citazioni evangeliche: “La Bibbia”, Edizioni San Paolo, Lavis 2014

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TANTI AUGURI MAESTRO CAMILLERI

Andrea Camilleri oggi (6 Settembre) spegne 90 candeline. Fenomeno letterario unico e inimitabile, è diventato autore bestseller a oltre 70 anni. Un successo da oltre 30 milioni di copie con titoli tradotti in tutto il mondo, che non fanno in tempo ad uscire ed entrano in testa alle classifiche dei più venduti, conquistando lettori di tutte le età. Il suo editore storico, Sellerio, gli rende omaggio con due ebook speciali, in vendita solo fino al 6 settembre: 'Le indagini di Montalbano' con i 23 romanzi e una raccolta di racconti con protagonista il famoso commissario e 'I romanzi di Vigata e altro ancora', 23 tra romanzi e altre pagine con le storie che Camilleri ha ambientato nella sua città immaginaria, da 'La stagione della caccia' a 'Il birraio di Preston' e 'La concessione del telefono'. Dal 7 settembre esce, in tiratura limitata, il cofanetto 'I sogni di Andrea Camilleri' (15 euro), un'antologia dei sogni raccontati nei romanzi e nei racconti dello scrittore insieme alle 48 cartoline con le copertine dei suoi libri Sellerio e il volume celebrativo, 'Gran Teatro Camilleri', a cura di Salvatore Silvano Nigro, con una serie di saggi in cui viene proposta una chiave di lettura della sua opera, del rapporto con la lingua, i luoghi e le abitudini, firmati da critici e intellettuali come Giovanni De Luna, Tullio De Mauro,

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Vittorio Spinazzola e Stefano Salis. Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, ha invece deciso di festeggiare il compleanno dello scrittore avviando la procedura per conferirgli la cittadinanza onoraria. Il successo per Camilleri è arrivato con il suo mitico commissario Salvo Montalbano, apparso per la prima volta nel romanzo 'La forma dell'acqua' del 1994, il cui nome e' un omaggio a uno degli scrittori piu' amati da Camilleri, Manuel Vazquez Montalban, e il cui modello ideale e' stato Maigret. Ma il salto mediatico si e' realizzato nel 1996 quando Maurizio Costanzo, in una puntata della sua trasmissione, ha invitato a

comprare 'Il ladro di merendine' impegnandosi a restituire i soldi se il libro non fosse piaciuto. Da allora l’ascesa del commissario Montalbano non si è più arrestata, ed è entrato nell'immaginario collettivo grazie all'interpretazione di Luca Zingaretti, ex allievo di Camilleri, negli episodi della fiction di Rai1. Dal 14 settembre, in prima serata sulla rete ammiraglia Rai, andrà in onda la nuova serie di sei episodi del 'Giovane Montalbano' con Michele Riondino e la regia di Gianluca Maria Tavarelli. Scrittore, regista, sceneggiatore, autore teatrale e televisivo delle più conosciute produzioni poliziesche della tv italiana, dal tenente Sheridan a Maigret, Camilleri e' nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Prima di Montalbano lo scrittore ha pubblicato, dopo il rifiuto di 14 editori, 'Il corso delle cose' (Lalli, '78) e poi 'La strage dimenticata', 'La stagione della caccia' cui sono seguiti libri diventati cult come 'Il birraio di Preston' o 'Un filo di fumo'. A Camilleri rende omaggio anche da Rizzoli che pubblica, in una nuova edizione con uno scritto di Giuseppina Torregrossa, 'La targa', che ci porta nel 1940 a Vigata.

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L’ESORDIO LETTERARIO DI NESLI

A cura di Francesca Monti Un libro “Andrà tutto bene” edito per Mondadori e disponibile dall’8 settembre, in cui traspare il talento dell’autore capace di emozionare attraverso le parole scritte così come con quelle cantate nei suoi brani. Un nuovo disco “Andrà tutto bene – Live edition” (Universal Music), uscito il 4 settembre, proseguimento ideale di un anno ricco di successi, da Sanremo al tour nelle principali città italiane. Un unico protagonista, Francesco Tarducci, in arte Nesli, che nella sua prima opera letteraria racconta la sua storia attraverso un romanzo, scritto in due anni, prendendo ispirazione dalla sua vita, fatta di attimi dolci e amari, di giorni avvincenti e situazioni incredibili, di amore, dolore, solitudine, rivincite, grandi sogni e di tutto quello che ha imparato dai momenti più difficili. Una storia vera che inizia a Senigallia un pomeriggio d’estate del 1997. C’è una pistola, c’è il rumore di uno sparo, il migliore amico di Nesli perde sangue e rischia di morire. Per la prima volta il cantautore racconta la sua storia dolorosa e controversa, i momenti più complicati in cui ha imparato che la fine non è mai veramente la fine e che andrà tutto bene, come canta nella sua canzone.

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Durante la presentazione alla stampa che si è tenuta alla Mondadori di Piazza Duomo a Milano, Nesli, accompagnato dal suo produttore discografico Brando (Go Wild Music), ha spiegato come è nata l’idea di scrivere il suo primo libro: “Ho scritto “Andrà tutto bene” perché avevo delle storie da raccontare. E’ tutto vero, è un romanzo ispirato alla mia vita. E’ da un po’ che ci stavo lavorando. In una canzone devi avere il dono della sintesi, dire cose profonde ma in modo semplice, in un libro no, devi scrivere tanto, avere un ordine. Per questo ringrazio Valentina Camerini che mi ha dato una mano a organizzare il materiale. Ho voluto che nel libro ci fosse una traccia parallela, attraverso poesie, pensieri. Non c’è

un ordine cronologico, se l’avessi scritto seguendo il tempo sarebbe stato più difficile da comprendere. Volevo spiegare il percorso musicale che ho fatto raccontando la mia vita attraverso i passaggi fondamentali. E’ un racconto avvincente e mi piaceva affrontarlo in maniera cinematografica, il fatto scatenante è l’inizio e la fine del libro, come in un film. Io sono figlio del pregiudizio, ma con il passare del tempo ho capito che il pregiudizio non era mio nemico, attraverso Sanremo e ora con il libro ho la possibilità di far comprendere delle cose relative alla mia musica che magari non avevo ancora spiegato bene. Scrivere questo libro è stato quasi terapeutico, è stato tosto, un bel processo di analisi. Il capitolo che preferisco e anche quello più complicato da scrivere è quello sulla famiglia, che parla del rapporto tra genitori e figli. Dai momenti difficili ho imparato che andrà tutto bene, ad essere positivo ma anche ad essere follemente ancorato alle mie idee e a portarle sempre avanti, fino in fondo. Quando facevo rap non sapevo come riempire il foglio bianco, adesso non inizio a scrivere se non ho le parole in testa. La mia scrittura nel rap mi rendeva meno efficace, dovevo sforzarmi tanto, >>

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Nesli con Francesca Monti (Vice-Direttrice de "Il Popolo Veneto" ascoltare rap americano. Quando ho capito che quello non era il mio mondo e ho deciso di passare al cantautorato ho voluto dirlo e dimostrarlo portando a Sanremo “Buona fortuna amore”, un brano diverso rispetto ai miei precedenti, puntando sulla trasmissione delle emozioni. Ho scritto questo libro per me, ci ho messo un paio di anni, perché ad un certo punto non volevo più pubblicarlo. La farfalla che compare sulla copertina del libro, e che è presente anche su quella del disco e nella scenografia del tour è collegata ad un’idea di libertà, di pace e di rinascita, ma ha anche una duplice funzione, è solare e dark. Lascio ad ognuno la possibilità di interpretarne liberamente il senso”. L’album “Andrà tutto bene - Live edition” contiene invece la versione originale di “Andrà tutto bene” con la bonus track “Mare mare”, un Dvd del film del concerto, un file audio di 20 tracce tra cui i brani “La fine”, “Ti sposerò”, “Parole da dedicarmi” e “Un bacio a te”, immagini di backstage e un’intervista. “Il disco celebra questo periodo bellissimo, fatto di concerti, di volti e di emozioni fortissime”, ha detto Nesli. “E’ un’edizione speciale che contiene oltre al cd e a materiale nuovo, anche il Dvd con il concerto per ricordare e rivivere quei momenti indimenticabili”.

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TARGHE TENCO 2015: LE CANDIDATURE

Parte oggi, con la diffusione dei dischi candidati, la votazione per le prestigiose Targhe Tenco 2015, che verranno consegnate dal 22 al 24 ottobre nell’ambito di “Fra la via Aurelia e il West - dedicato a Francesco Guccini”, la nuova edizione del Premio Tenco, in programma al Teatro Ariston di Sanremo. Le Targhe Tenco, il riconoscimento più ambito della canzone d’autore italiana, assegnato dal 1984, sono attribuite non dal Club Tenco ma da una folta giuria di giornalisti e critici musicali (più di 200). Le categorie sono: disco assoluto, miglior canzone, disco in dialetto, opera prima, disco di interprete. L’arco di tempo preso in considerazione va dal 1° settembre 2014 al 31 agosto 2015. Anche quest’anno, i giurati esprimeranno le loro preferenze nell’ambito di un’ampia rosa di candidature per ogni categoria, selezionate da una commissione di giurati. Nel primo turno, che si protrarrà fino al 19 settembre, i giurati possono indicare fino a tre preferenze per ogni categoria. Nel secondo i giurati esprimeranno un solo voto tra i finalisti, ovvero tra i titoli più votati in ogni categoria, in una sorta di ballottaggio. Queste tutte le candidature:

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TARGHE TENCO 2015 - TITOLI VALIDI PER LA VOTAZIONE Sezione 1: Album in assoluto dell'anno (di cantauto re) Africa Unite Il punto di partenza Alessandro Grazian L'età più forte Andrea Chimenti Yuri Antonio Pascuzzo Pascouche Appino Grande raccordo animale Bardamù Le notti bianche Bobo Rondelli Come i Carnevali Carmen Consoli L'abitudine di tornare Cesare Basile Tu prenditi l'amore che vuoi Colapesce Egomostro Cristina Donà Così vicini Dellera Star bene è pericoloso Dimartino Un paese ci vuole Edda Stavolta come mi ammazzerai? Fabi Silvestri Gazzé Il padrone della festa Fausto Mesolella Canto Stefano Favonio Parole in primo piano Filippo Andreani La prima volta Flavio Giurato La scomparsa di Majorana Francesco De Gregori Vivavoce Gang Sangue e cenere Giovanni Truppi Giovanni Truppi Giuliano Dottori L'arte della guerra Volume 2 Iosonouncane Die Joe Barbieri Cosmonauta da appartamento John De Leo Il grande Abarasse Levante Abbi cura di te Luca Madonia La monotonia dei giorni Marco Rovelli Tutto inizia sempre Marian Trapassi Bellavita (l'arancia e altri viaggi) Mario Venuti Il tramonto dell'Occidente Massimo Donno Partenze Mauro Ermanno Giovanardi Il mio stile Max Manfredi Dremong Paletti Qui e ora Pallante Ufficialmente pazzi Paola Turci Io sono Paolo Benvegnù Earth Hotel Paolo Conte Snob Paolo Tocco Il mio modo di ballare Piero Sidoti La la la

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Pino Marino Capolavoro Post-CSI Breviario partigiano Sergio Cammariere Mano nella mano Servillo/Girotto/Mangalavite Parientes Subsonica Una nave in una foresta Umberto Maria Giardini Protestantesima Verdena Endkadenz Vol. 1 Zibba e Almalibre Muoviti svelto TARGHE TENCO 2015 - TITOLI VALIDI PER LA VOTAZIONE Sezione 2: Album in dialetto (di cantautore) Aldo Rossi Ta cove da Strie Alessio Bondì Sfardo Amemanera Bèica 'n po' Armando Bolivar Nustran & a la man Blu L’azard Enfestar Cantodiscanto Todo il mundo a cantar Canzoniere Grecanico Salentino Quaranta Cesare Basile Tu prenditi l'amore che vuoi e non chiederlo più Clementino Miracolo Enzo Gragnaniello Misteriosamente FLK Adieu Monsieur Federicò Giuseppe Moffa Terribilmente demodé Grenz & Friends Desche la neif d'aisciuda Kalàscima Psychedelic trance tarantella Lamorivostri Rosabella Le Malmaritate Ognuno havi 'n sigretu Makardia Piccolo concerto del partito Meditamburi Antichi viaggiatori Nando Citarella Mozart a sud di Napoli Officine Popolari Lucane di Pietro Cirillo Officine Popolari Lucane Pepp-oh Sono un cantante di rap Re Niliu In a cosmic ear Rino Pisani Anima Libera Rosapaeda Rosapaeda Inna Different Stylee Salvo Ruolo Canciari patruni ‘un è l’bittà Senzaterra Sola na strada Talèh Mistera Trelilu El cico latino Tueff My raplosophy

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TARGHE TENCO 2015 - TITOLI VALIDI PER LA VOTAZIONE Sezione 3: Opera prima (di cantautore) Alessio Bondì Sfardo Alfonso Moscato La Malacarne Alia Asteroidi Andrea Maestrelli È arrivato Remo Carolina Da Siena Klotho Cristina Nico Mandibole Dada Circus Lato del cerchio Edoardo Chiesa Canzoni sull'Alternativa Elena Sanchi Cuore migrante Eugenio in Via di Gioia Lorenzo Federici Fiorino Il masochismo provoca dipendenza Francesco Pannofino Io vendo emozioni Franco Giordani Incuintretimp Gianluca Secco Immobile Giusy Zaccagnini Scusate se non mi sento all’altezza Il Fieno I vivi Il Quarto Imprevisto Resti Il Rumore della Tregua Una trincea nel mare La Scapigliatura La Scapigliatura Le Folli Arie Le folli arie Lucio Corsi Altalena Boy/Vetulonia Dakar Maldestro Non trovo le parole Margherita Vicario Minimal Musical Massimiliano Ambrosino AmbrOsino Michela Giuliano Anechoic Chamber Nico (Nicola Faimali) Ciao ciao bell'amore mio Noais Lanterne Non Giovanni Ho deciso di restare in Italia NonostanteClizia La stagione animale Obliquido Se mi dai del lei morirò prima Øen Zero Estensioni Neuronali La porta stretta PCP (Piano Che Piove) In viaggio con Alice Pecori Greg Merry Krishna Hare Christmas Perimetro Cubo L'ultima ovvietà Piergiorgio Faraglia L'uomo nero Salamone Il palliativo Santa Margaret Il suono analogico cova la sua vendetta Saverio Pepe Canto male il jazz Scarda I piedi sul cruscotto Simona Norato La fine del mondo Simone Mi Odia Saturno

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Valentina Soster Sarebbe meglio Vinsanto Qualche giorno di TARGHE TENCO 2015 - TITOLI VALIDI PER LA VOTAZIONE Sezione 4: Interprete di canzoni non proprie Alice Weekend Andrea Mora Essenzialmente Mora Ardecore Vecchia Roma Chiara Buratti L'ultimo giorno di sole Chiara Santagiuliana & Vocal Sisters Italian Boogie Diodato A ritrovar bellezza Federico Fiumani Un ricordo che vale dieci lire Gianna Nannini Hitalia I Cancelli della Memoria Tributo anni 70 a Franco Battiato Lara Puglia Heart and mind / Joni Mitchell project Lucina Lanzara Lucina racconta De André Mafalda Minnozzi e Paul Ricci eMPathia Jazz Duo Mariangela D'Abbraccio E chi mo’ canta appriesso a me? Mauro Ottolini Sousaphonix Musica per una società senza pensieri vol.1 Modena City Ramblers Tracce clandestine Musica Nuda Little Wonder Petrina Roses of the day Pietra Montecorvino Pietra a metà Quintorigo & Roberto Gatto Around Zappa Raffaella Misiti e Le Romane Quanno te vojio bbene Roberta Alloisio Xena Tango Rusties Dalla polvere e dal fuoco Teka P Quatar malnat Têtes de Bois Extra Tosca Il suono della voce Voci di Corridoio Speciale per Lelio TARGHE TENCO 2015 - TITOLI VALIDI PER LA VOTAZIONE Sezione 5: Canzone singola A Toys Orchestra Alwayas I'm wrong Africa Unite L'esercito con gli occhiali a specchio Africa Unite Riflessioni Alessio Bondì Vucciria Andrea Chimenti Il canto di Aede Antonio Pascuzzo Fado del partigiano Bersani/Pacifico/Guccini Le storie che non conosci Bianco Filo d'erba

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Canzoniere Grecanico Salentino Solo andata Carlo Mercadante Sono come nessuno Carmen Consoli La signora del quinto piano Carmen Consoli Esercito silente Carmen Consoli L’abitudine di tornare Carmen Consoli Sintonia imperfetta Cesare Basile Tu prenditi l’amore che vuoi Colapesce Dopo il diluvio Colapesce L’altra guancia Colapesce Reale Cristina Donà Il senso delle cose Cristina Nico Mandibole Daniele Celona Amantide Favonio Parole Filippo Andreani Gigi Meroni Flavio Giurato La scomparsa di Majorana Gang Mia figlia ha le ali leggere Giuliano Dottori Il pavimento del mattino Iacampo Palafitta Iosonouncane Stormi Le Canzoni da Marciapiede Nove metri (la trapezista) Levante Le lacrime non macchiano Marco Rovelli Il tempo che resta Max Manfredi Il negro Nadar Solo Cara madre Paletti Avere te Paola Turci Io sono Paolo Benvegnù Orlando Paolo Benvegnù Avenida Silencio Paolo Benvegnù Una nuova innocenza Pino Marino Dimenticare il pane Pino Marino Io so Tosca Il suono della voce Umberto Maria Giardini Il vaso di Pandora Vasco Rossi Dannate nuvole Verdena Alieni fra di noi Verdena Un po' esageri Vincenzo Di Silvestro Domani è domenica Vincenzo Fasano La mia vita al contrario Zibba e Almalibre Farsi male

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“LE STELLE NON TREMANO”:

INTERVISTA CON DOLCENERA

di Francesca Monti A tre anni da “Evoluzione della Specie 2”, esce oggi, 11 settembre, “Le stelle non tremano” (Universal Music), il nuovo disco di Dolcenera, il sesto album di inediti della sua carriera. Nel nuovo progetto discografico la cantante salentina, artista di punta della scena musicale italiana, dotata di una strepitosa voce, affronta i temi del coraggio e dell'umanità, dell'amore, della positività e della resistenza, citando letterati e intellettuali come Platone, Kant, Hesse, Monicelli, Pasolini e Gandhi. Il disco, che contiene 11 brani ed è frutto di una ricerca sonora e musicale meticolosa, è stato scritto, arrangiato e prodotto da Dolcenera e ha un sound synth

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dance oriented, contaminato con suoni primitivi, primordiali, che richiamano antiche culture orientali. Questa mattina a Milano, Dolcenera ha presentato alla stampa il nuovo disco. “Pochi sanno che l’11 settembre, data che tutti associano all’attacco alle Torri Gemelle, fu scelto da Gandhi nel 1906 per “Satyagraha”, il manifesto della lotta non violenta. La storia di “Le stelle non tremano” inizia proprio dall’11 settembre e significa non avere paura. La tematica dell’album, che ho composto in

due anni e mezzo, ruota attorno alla paura del futuro e si focalizza sui sentimenti che possono combatterla: il coraggio, l’amore sincero, la lealtà, la caparbietà e la resistenza, in una visione sempre positiva”. Il disco si apre con “Niente al mondo”: “Tutti i miei pezzi partivano dalla constatazione del periodo storico in cui stiamo vivendo. Ma questo è il tempo per noi. Questo brano, uscito la scorsa estate, lo dice chiaramente: "Chi sogna non ha regole/e non si arrende mai/la vita che s'immagina diventerà realtà". Volevo scrivere una canzone sulla speranza e mi sono ritrovata per caso a leggere Pasolini e a vedere un video su Youtube con un’intervista a Monicelli. Entrambi contrapponevano speranza e sogno. Vedevano la speranza con un’accezione negativa, passiva, l’aspettarsi qualcosa che non arriverà mai se non viene cercato e conquistato, mentre esaltavano il sogno, perché è dinamico, attivo e stimola a provare a cambiare la propria vita. Istintivamente è venuta fuori una canzone sul sogno. Io credo nella passionalità, nella trasparenza, nella sincerità, nell’equilibrio dei sentimenti e delle forze della natura del Buddhismo, nella forza dell’amore del Cristianesimo. Siamo tutti inscindibilmente collegati nell’equilibrio cosmico”. Il titolo del disco è “Le stelle non tremano”: “E’ una rassicurazione. Nasce da una frase della canzone “Fantastica”, dedicata ad un mio amico che non c’è più, che studiava ingegneria aerospaziale. Quando pensi a una persona che non c’è più guardi il cielo. Il titolo significa anche non avere paura. Infatti la paura, rappresentata con la metafora della scintillazione delle stelle, l’apparente tremolio della luce delle stelle dovuto all’attraversamento dell’atmosfera è superata dal solo

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pensiero d’amore per una persona e per il suo insegnamento a prendere la vita con il sorriso”. “Immenso” rappresenta invece la modernità delle sonorità di questo album: “E’ uno dei miei pezzi preferiti. E’ una progressione tipica della musica italiana, arrangiata in modo sorprendente, mantenendo però intatta la parte emotiva. Ci sono suoni distorti, synth, dance. Mescolare gli accordi con una tromba solista mi è piaciuto molto. Ho lavorato su questo pezzo per due mesi insieme ad Alex 3carichi. Anche il basso di questo pezzo è uno dei più fighi dell’album”. Il concept della cover e del booklet dell’album sono una vera opera d’arte: “E’ da anni che conosco Guido Daniele, pittore, artista multimediale e body painter, e il fotografo Paolo Cecchin, considerato in America uno dei cinque più grandi fotografi del mondo. Era da tempo che progettavamo una collaborazione e il disco “Le stelle non tremano” dove l’elettronica è contaminata con il primordiale è stato l’occasione giusta. Nella copertina sono un’aliena dai tratti umani”. Nel 2003 Dolcenera ha vinto la seconda edizione del reality show “Music Farm”: “E’ stata un’esperienza devastante, era uno strano reality e fu una rivelazione il fatto che lo avesse vinto la più giovane in gara. A quei tempi non avevo ancora la giusta consapevolezza, fin da ragazzina non parlavo molto, ero timida. Lì dentro mi sono invece scoperta arrangiatrice, in particolare con “I will survive”, avevo trasformato

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quel pezzo in un brano 3/4 stile valzer un po’ jazzato, una versione bellissima. Non seguo i vari reality o talent. Gli unici canali che guardo sono Focus, Dmax e Supertennis. Però sto collaborando come produttrice con un giovane talento, ma non posso rivelare di più”. Come riesce Dolcenera a superare le paure? “Sono molto ansiosa. Contrasto la paura dei cambiamenti e riesco a superarla con la voglia di sorprendermi. Mi appiglio ogni volta all’amore, alla passione per la musica e per lo sport. Ho praticato fin da bambina tantissimi sport, tennis, nuoto, sollevamento pesi, anelli. In ogni cosa che faccio mi piace andare fino in fondo”. Chiusura con il tour: “A dicembre inizierà il tour teatrale. Vorrei avere trenta elementi per ricreare tutte le sonorità presenti nel disco (ride). In realtà sarò sul palco insieme a 4/5 musicisti e ci sarà sicuramente un momento acustico, solo voce e piano in cui mi divertirò tantissimo”. Dolcenera presenterà il nuovo album ai fan negli store di tutta Italia. L’instore tour parte oggi 11 settembre da Milano e arriverà in Veneto il 13 settembre a Mestre, il 14 settembre a Verona e il 15 settembre a Padova. Queste le date dell’instore tour di Dolcenera: 12 settembre: Vittuone, MI (Il Destriero Shopping Center, ore 17.30) 13 settembre: Mestre, VE (C.C. Auchan Porte di Mestre, ore 17.30) 14 settembre: Brescia (Mondadori, ore 15.00) e Verona (Feltrinelli, ore 18.30) 15 settembre: Padova (Mondadori, ore 18.30) 16 settembre: Villesse, GO (Mediaworld, ore 17.30) 17 settembre: Modena (Mediaworld, ore 17.30) 18 settembre: Varese (Casa del disco, ore 15.00) e Torino (Feltrinelli Stazione, ore 18.30) 21 settembre: Bologna (Mondadori, ore 18.30) 22 settembre: Roma (Discoteca Laziale, ore 17.30) 23 settembre: Napoli (Feltrinelli Stazione, ore 15.00) e Marcianise, CE (Mondadori, ore 18.30) 24 settembre: Bari (Feltrinelli, ore 18.00) 25 settembre: Lecce (Feltrinelli, ore 18.00) 28 settembre: Palermo (Mondadori, ore 18.30) 30 settembre: Genova (Feltrinelli, ore 17.30) 1 ottobre: Firenze (Galleria del Disco, ore 18.00) TRACKLIST DISCO “LE STELLE NON TREMANO”: NIENTE AL MONDO, IMMENSO, UN PECCATO, FIGLI DEL CAOS, ACCENDI LO SPIRITO, CREDO, IL VIAGGIO, 2VITE, FANTASTICA, L’ANIMA IN UNA LACRIMA, UNIVERSALE INTERVISTA CON DOLCENERA A margine della conferenza stampa, abbiamo avuto modo di fare una piacevole chiacchierata con Dolcenera (grazie a Vincenza Petta di Daniele Mignardi >>

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Promopressagency) e di approfondire insieme a lei alcuni aspetti legati al nuovo disco. Emanuela, il tuo nuovo album uscito oggi, “Le stelle non tremano”, unisce energia, positività, riflessione e speranza verso il futuro. E’ questo il messaggio che volevi trasmettere con il tuo nuovo progetto? “Sì, positività, energia, voglia di fare, coscienza del momento storico senza perdere di vista questo tipo di ragionamento, di pensiero, di riflessione, ma anche la necessità di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa che sia particolare. Oggi ci vuole il doppio della fatica per fare ciò che anni fa si dava per scontato. Quindi più che mai bisogna agire adesso”.

“Fantastica”, “Il viaggio”, “Immenso”, hanno come t ematica l’amore, che potremmo definire quasi un rimedio per superare tut te le paure e i momenti difficili… “L’amore è una presenza, sia essa compagno di vita, amico, o persona con cui vuoi condividere un sogno o un progetto. E’ un compagno per superare la paura del futuro. Non è detto però che per forza con amore si intenda la persona che ami”. Quindi è un concetto legato ad un amore più univers ale… “Sì. “Fantastica” ad esempio non è solo una canzone d’amore, ma è un brano che parla di una visione comune della vita, di prendere la vita con il sorriso, di avere ironia. E’ anche una canzone dedicata ad un’amicizia, ad un amico che non c’è più. L’amore esiste in tutte queste forme”.

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In “Figli del caos”, “Un peccato” e “2vite” sono presenti sonorità orientali. Nel 2013 hai fatto un tour teatrale in Cina. Cosa ti ha lasciato questa esperienza? “Mi ha lasciato la sensazione che dato che viviamo in un mondo globalizzato un cantautore del proprio tempo deve poter prendere spunto da tutte le culture, poterle conoscere sempre con gusto e mai perdendo di vista il senso generale del pezzo in scrittura. Un musicista deve avere delle cose da dire, dare un’importanza fondamentale al testo, ma non rinunciare a sperimentare sulle sonorità. Questa è la definizione di cantautore moderno che ho io, rispetto a come viene considerato il cantautorato in Italia, perché ancora siamo vincolati all’idea che il cantautore debba essere un po’ vestito male e con una sonorità acustica. Non è così. De Andrè si riferiva ad un mondo di musica popolare, per il suo modo di scrivere andava bene, De Gregori aveva un altro mondo sonoro, ma quella era un’epoca in cui c’era l’acustico e il blues americano. Adesso noi dobbiamo inventarci un altro modo di essere cantautori. Questo è ciò che mi ha insegnato viaggiare e scoprire nuove culture. La globalizzazione alla fine aiuta a prendere spunto da tante cose, ma non aiuta le minoranze”. In “Universale”, brano che chiude il disco, parli d i una ricerca di te stessa nella musica e citi Platone. Com’è nata questa canz one? “Nel mito di Er, Platone aveva teorizzato che l’anima prima di incarnarsi si dava un’immagine di sé e quindi tutta la vita è una ricerca di quell’immagine. Ho letto un libro, “Il codice dell’anima” di Hillman, uno psicanalista americano multi premiato che si rifà alla teoria di Platone, in cui dice che l’iperattivismo dei bambini non deve essere placato perché stanno solo cercando le immagini che l’anima ha dato di loro stessi. Questo libro fa anche degli esempi allucinanti, Ella Fitzgerald a un certo punto da bambina partecipa a un concorso dove doveva ballare e lei era già un po’ grassottella. Sul palco l’intervistatore le chiede “cosa ballerai?”. In quel momento la sua anima scopre la sua immagine e lei di punto in bianco risponde “no io non >>

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ballo, io canto”. La ricerca di se stessi e l’immagine dell’anima mi ha condizionato molto nello scrivere “Universale””. “Universale” ha un arrangiamento da colonna sonora di un colossal cinematografico. Tu in passato hai recitato in due film “Scrivilo sui muri” e “Il nostro Messia”. Ti piacerebbe in futuro ripetere questa esperienza? “Non lo so, dipenderà molto da cosa mi proporranno. Sicuramente non farò più film per teenager”. Per concludere, cosa ne pensi dell’attuale situazio ne della musica in Italia? “Guardo attraverso le applicazioni tutto il mondo musicale, è un mondo pieno di tanta musica soprattutto fuori dall’Italia, perché nel nostro paese, essendo piccolo, non c’è spazio per sviluppare e dare un valore anche alla musica più alternativa. Peccato perché esistono delle realtà importanti e soltanto alcune nate tanto tempo fa sono riuscite a farsi conoscere, adesso è un po’ difficile. Se pensi all’America ad esempio esistono radio più specializzate, che danno spazio alla musica alternativa, qui in Italia ce ne sono solo 2 o 3. Nel mondo c’è tanta voglia di fare, nel nostro Paese purtroppo, c’è poca possibilità di espressione e quindi pochi tentativi di coltivare quel tipo di cultura. Negli anni Ottanta e Novanta c’erano più spazi. Forse sarebbe possibile anche oggi, ma, come dicevo prima, nel mondo globalizzato nessuno ha interesse a crescere le minoranze, a tutti i livelli”.

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“RESISTENZA” IL NUOVO DISCO DI NEFFA

A due anni dal grande successo del disco “Molto Calmo”, contenente tre singoli certificati oro(“Molto calmo”, “Quando sorridi” e “Dove sei”), Neffa torna sulla scena musicale con un nuovo, attesissimo album di inediti, “Resistenza”, in uscita il 4 settembre. Un disco introspettivo, in cui ogni brano fotografa dei momenti di vita vissuti dall’artista, che attraverso la sua musica si apre senza riserve e in modo diretto al suo pubblico. “Resistenza” è stato interamente scritto e prodotto da Neffa e contiene 13 tracce autobiografiche con testi impegnati, cui si contrappongono spesso melodie soft e solari, perché ciascuna di esse è composta da più strati. Un album che conferma la poliedricità del cantautore e che arriva dopo il grande successo di“Sigarette”, diventata subito una delle hit dell’anno, e di “Colpisci”, il nuovo coinvolgente singolo attualmente in radio.

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Durante la presentazione stampa Neffa ha parlato del nuovo disco partendo dal brano “Sigarette”:“Per quanto riguarda questa canzone ho pensato in particolare al fatto che le parole “sigarette la mattina” non fossero di buon esempio per i bambini, ma in realtà io sono totalmente asservito alla musica. Le canzoni creano me e io vado dove mi porta la musica. Ho tenuto questo brano in un cassetto per un anno e mezzo, ma ogni volta che lo sentivo mi dava la pelle d’oca, così ho deciso di inserirlo in questo album. Credo che la politica di un autore non debba essere quali frasi metti nella tua canzone, ma cosa sto pensando quando inizio a scrivere. Le migliori canzoni che ho fatto le ho composte in due ore, come “Passione”, inserita nella colonna sonora di “Saturno contro”, il film di

Ferzan Ozpetek. “Molto calmo” invece è stato l’ultimo pezzo che ho scritto a mano, da allora faccio un freestyle con il microfono. Ci sono delle canzoni che influiscono pesantemente su quello che sei, “Sigarette” per me è una di queste. “Resistenza” è un grido di umanità in una società in cui la tecnologia è in guerra con l’umanità stessa. E’ una “canzone sociale”, che denuncia la realtà attuale, fatta di competizione, cattiveria, che ci mette in un angolo e ci costringe a combattere. Una società che ci toglie il lavoro, la bellezza. Nonostante questo, però, noi resistiamo con determinazione, trainati dalla speranza di un cambiamento. Una resistenza che porto avanti io stesso nel mio lavoro. La musica mi ha salvato la vita, per me è una forma di divinità. Avere un passato ingombrante non è facile, questo passato mi ha segnato la faccia e l’anima. Nessuno è stato più in grado di ascoltarmi senza >>

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preconcetti, legati ai miei inizi da rapper. Ho sentito la musica che mi ha formato fino ai 30 anni. Oggi fare il rap è come fare l’heavy metal nel 1984, è quanto di più reazionario possa esserci. In un paese come questo in piena confusione, dove negli ultimi trenta anni sono germogliati soprattutto i semi che contenevano l’ignoranza, mi preoccuperei se fossi un numero uno. Oggi se non hai un tot di followers, se i tuoi video non ottengono milioni di visualizzazioni non sei considerato. “Un piccolo ricordo di Maria” è una canzone composta da più strati, da più livelli di ascolto, “Colpisci” invece ha una

bella melodia, mentre “Lampadine” è un brano che non mi spiego, sembra un sogno, non so da dove sia venuta. Partecipare al Festival di Sanremo? Ci ho provato varie volte, ho presentato “Prima di andare via” e “Molto calmo”, che poi sono diventate hit radiofoniche, ma sono state bocciate. Carlo Conti mi ha chiesto di andare all’Ariston e se guardo le ultime gestioni di Sanremo penso che la sua sia stata una delle migliori edizioni, traspare il suo amore per la musica. Se avrò una canzone che riterrò adatta la proporrò. I talent show sono un fenomeno puramente televisivo ma hanno avuto il merito di avvicinare il grande pubblico alla musica”. TRACKLIST: 01. Resistenza 02. Colpisci 03. Un piccolo ricordo di Maria 04. Sigarette 05. Per fortuna c’è il mare 06. Dubai (Why, Oh Why) 07. Twit 08. Occhi chiusi 09. Realtà 10. Lampadine 11. Catalogo 12. Ma Jolie 13. Giorni e giorni

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FIORELLA MANNOIA REGINA DELL’ARENA

DI VERONA NEL CONCERTO PER L’AIRC

E’ stata una festa meravigliosa quella andata in scena ieri sera all’Arena di Verona, magnifica cornice scelta da Fiorella Mannoia per festeggiare i suoi 46 anni di carriera e per concludere il fortunatissimo “Fiorella Live Tour”, che ha riscosso ovunque un grande successo. Tre ore di concerto, 29 brani in scaletta, platea e spalti gremiti, entusiasmo alle stelle, ospiti illustri (Loredana Berté, Noemi, Emma, Alessandra Amoroso, J-AX, Niccolò Fabi, Frankie Hi-Nrg, Enrico Ruggeri e i Negrita) e lei, la protagonista della serata, Fiorella Mannoia, che ha acceso l’Arena con la sua straordinaria voce e le sue canzoni che da anni fanno da colonna sonora alla nostra vita.

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Il concerto (trasmesso in diretta da Rtl 102,5) si è aperto con “Un bimbo sul leone”, brano di Adriano Celentano che la cantautrice presentò a Castrocaro nel 1968. Poi è stata la volta di altri due celebri pezzi, “Caffè nero bollente” e “Le notti di maggio”. Il primo ospite della serata è stato Enrico Ruggeri, tra i primi grandi autori a credere in lei. I due artisti hanno duettato sulle note di “Quello che le donne non dicono” e “I dubbi dell’amore”. Quindi è salita sul palco Loredana Berté, per cantare insieme a Fiorella “In alto mare”. Anche la Bertè quest’anno festeggia 40 anni di carriera e sta preparando un doppio album, con i suoi grandi successi cantati con colleghe della musica, di cui Fiorella sarà per la prima volta produttrice. L’anteprima del disco è stata “Non sono una signora”, cantata con Emma. L’evento ha regalato momenti emozionanti, come quando Fiorella Mannoia ha ricordato Pino Daniele con “Senza ’e te” e tutta l’Arena si è alzata in piedi ad applaudire. Subito dopo è stata la volta del duetto con i Negrita in “Ho imparato a sognare”. Oltre ad essere una delle più grandi interpreti della musica italiana Fiorella è anche una grande donna, non solo è impegnata socialmente ma tramite Facebook e Twitter sostiene importanti iniziative ed esprime spesso la propria opinione riguardo

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a quello che succede nella nostra società. E anche ieri sera, ha voluto lanciare un messaggio positivo sul tema dei migranti in fuga da povertà e guerra: “Non so come la pensiate, discutiamo se aprire o no le frontiere, ma per favore, non perdiamo la pietà, la compassione”. Poi ha cantato “In viaggio”, brano con cui ha esordito come cantautrice, canzone che personalmente ritengo sia una poesia d’amore in musica di rara bellezza, e che il pubblico dell’Arena ha salutato alzando al cielo tanti piccoli cartelli con disegnato un fiore. Il concerto è proseguito con altri ospiti speciali, Niccolò Fabi con cui Fiorella ha cantato l’emozionante “Offeso” e Frankie Hi-Nrg e Natty con cui ha eseguito “Non è un film”. Sul palco è salita Alessandra Amoroso che non ha potuto cantare “La notte dei miracoli” perché convalescente dopo un’operazione alle corde vocali ma ha comunque voluto essere presente alla serata. La cantautrice salentina, commossa, ha speso parole d’affetto e stima verso Fiorella: "Volevo dirti solo due cose. Innanzitutto volevo dirti che mi dispiace non essere qui con te perché…sai. Poi volevo dirti che io ti guardavo da qua giù come tutta la tua gente. Grazie per le emozioni che ci dai e per quello che fai, io ti dico grazie perché quando ho avuto bisogno di te ci sei sempre stata e io vorrei diventare un’artista come te e lo volevo dire davanti a tutta la tua gente". L’abbraccio vero, commovente, tra le due artiste, tra due generazioni unite dalla passione per la musica, è stato bellissimo. Dopo “Cercami” di Renato Zero e “Il tempo non torna più”, è stata la volta di altre due giovani amatissime cantautrici, Emma in un duetto da brividi sulle note di “Sally” e Noemi con cui Fiorella ha cantato “L’amore si odia”. L’ospite successivo è stato J-Ax che si è inchinato dopo aver duettato con la Mannoia sulle note di “Signora”, e ha cantato con lei e con Noemi il tormentone dell’estate “Maria Salvador”. Gran finale con altri due grandi successi, “Io non ho paura” e l’ultimo singolo “Le parole perdute”. I bis sono stati affidati a “La casa in riva al mare” dell’indimenticato Lucio Dalla, “Via con me” di Paolo Conte e “Il cielo d’Irlanda” che hanno chiuso il concerto tra coriandoli, palloni colorati giganti, e Fiorella che è scesa ballando in platea, salendo fino alle gradinate, tra strette di mano e selfie, per ricevere l’abbraccio del suo pubblico in visibilio e una meritatissima standing ovation, dedicata a lei e alla sua bravissima band. Questa magica serata di musica ed emozioni, che ha visto Fiorella Mannoia Regina dell’Arena di Verona, ha avuto una finalità benefica. E’ stata infatti promossa dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro che nel 2015 festeggia il proprio cinquantesimo anniversario, mezzo secolo di impegno a sostegno della ricerca oncologica. I fondi raccolti contribuiranno a finanziare il percorso di crescita di giovani ricercatori italiani e progetti di ricerca innovativi per rendere il cancro sempre più curabile. Foto dalla pagina facebook di Fiorella Mannoia

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GRAND HOTEL:

INTERVISTA CON ANDREA BOSCA

Andrea Bosca. Foto di Fabio Lovino

di Francesca Monti E’ un attore talentuoso, elegante, affascinante e versatile, è entrato nel cuore degli spettatori interpretando famose fiction come “Raccontami”, “Fuoriclasse”, “L’Olimpiade nascosta”, “Romeo e Giulietta”, “A testa alta - I martiri di Fiesole” e “La Dama Velata”, in cui vestiva i panni di Cornelio Grandi. Al cinema ha preso parte ad importanti film come “Si può fare” di Giulio Manfredonia, “Gli Sfiorati” di Matteo Rovere, “Magnifica presenza” di Ferzan Ozpetek, “Outing - Fidanzati per sbaglio” di Matteo Vicino e “Pasolini” di Abel Ferrara. Come regista ha firmato il cortometraggio “A tutto tondo”, supportando il progetto di charity per Smokey Mountain, una raccolta fondi in aiuto di circa 20.000 persone, famiglie con bambini della comunità filippina che vivono in trenta ettari di discarica a Manila e passano le giornate a frugare nei rifiuti alla ricerca di materiale riciclabile da vendere per >>

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qualche moneta. E’ tra i protagonisti della nuova fiction di Raiuno “Grand Hotel”, in onda dal 1° settembre. Lui è Andrea Bosca e in questa piacevole chiacchierata (grazie anche a Lorella Di Carlo di Factory4), ci ha parlato di Marco Testa, il personaggio che interpreta in “Grand Hotel”, dei registi con cui vorrebbe lavorare, dei prossimi progetti e di tanto altro. Andrea, sei tra i protagonisti della nuova fiction di Raiuno “Grand Hotel” che inizierà il 1° settembre. Puoi parlarci del tuo per sonaggio Marco Testa, il direttore dell’hotel, e darci qualche anticipazione su questa serie? “E’ un personaggio che ho amato moltissimo perché parte dal niente per poi crescere nella scala sociale, lui è il contabile del Grand Hotel e in passato si è innamorato e ha fatto innamorare Adele, la figlia del padrone, la protagonista femminile della serie, che è interpretata da Valentina Bellè. Questi due personaggi appartengono a fasce sociali diverse e hanno età diverse. Si sono innamorati e Adele voleva che Marco scappasse con lei, ma l’orgoglio, la voglia di riuscire, l’ambizione di lui ha fatto sì che decidesse di rimanere al Grand Hotel, diventandone piano piano il direttore. Ha rinunciato a tutto per la carriera e questa prima frattura ha diviso Marco e Adele. La nostra storia inizia con il ritorno di Adele per far luce su alcune questioni relative al Grand Hotel. Ben presto lei scoprirà di essere stata promessa in sposa a Marco Testa, che è riuscito in qualche modo ad ottenere la sua mano. E questo scombussola completamente la sua vita, anche >>

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perché all’interno dell’equilibrio del Grand Hotel dove ci sono sempre stati grandissimi ospiti, tranquillità, calma, gestione familiare avvengono ad un certo punto dei delitti di cui non si capisce la natura. Per cui oltre alla parte romantica, dove poi Adele comincia a ricercare la verità su questi segreti del Grand Hotel assieme a Pietro Neri, interpretato da Eugenio Franceschini, e tutti i nodi cominciano a venire al pettine, c’è un’indagine poliziesca all’interno dell’hotel e questo non piace al mio personaggio. Questa operazione noir, un po’ alla Sherlock Holmes che il Commissario Venezia, interpretato da Ugo Dighero, farà a Marco Testa sarà un pericolo per il mio personaggio, perché il commissario vuole gestire le uscite, le entrate, chi c’è, chi non c’è nell’hotel. Marco è l’antagonista della storia, ma ha un antagonismo forte al suo interno perché è veramente innamorato di Adele, però farebbe qualsiasi cosa pur di averla. Quindi lei si insospettisce perché si chiede come mai quest’uomo voglia lei a tutti i costi, se è vero amore o no, se nasconde qualcosa questa persona. Il noir, il thriller viene vissuto dai personaggi, alcuni, i due più giovani, sono alla ricerca della verità, Marco è alla ricerca del potere, dell’amore e della felicità che sono incarnati da Adele”. Come ti sei preparato per interpretare questo perso naggio? “Per interpretare questo personaggio ho cercato di scavare in maniera importante per mettere in risalto il fatto che Marco ha un cuore. Per quanto complicato, per me doveva avere una parte romantica fortissima, perché non poteva essere soltanto guidato dal potere, altrimenti questo lo avrebbe reso un personaggio molto piatto. Io invece ho cercato di renderlo sempre disperatamente innamorato, ho fatto alcuni studi personali sia sull’epoca che sulla personalità, ho inventato un modo di camminare, di muoversi, col regista Luca Ribuoli, abbiamo preso dei rischi per far comportare Marco d’impeto, perché non è un freddo calcolatore, non è un uomo che sta nell’ombra e decide tutto, anche se lui dalla sua scrivania muove molte pedine, è un personaggio preso da mille passioni. E’ come se uno avesse dei vizi e vorrebbe comportarsi bene ma non ci riesce. Marco Testa se potesse cambierebbe delle cose di se stesso, ma ciò non è possibile”. Ti abbiamo visto recentemente protagonista delle se rie tv in costume “La Dama Velata” e “Romeo e Giulietta”, ma anche nella fiction “A testa alta - I Martiri di Fiesole”. C’è un personaggio tra quelli interpretati finora a cui sei maggiormente legato? “La gente mi riconosce molto per Gigio di “Si può fare”, perché quel film ha segnato il mio percorso, ma io sono legatissimo a Marco Testa perché in lui confluiscono un cuore e un personaggio fatto di ombre. Mi sembrava molto intrigante, un cattivo che però ho cercato di rendere molto umano. Però a me piace cambiare, ho fatto dei film, delle fiction in cui ho interpretato un antagonista, ma ora sarò a teatro con una tragicommedia e tornerò al cinema e in televisione con personaggi buoni, comici”.

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Puoi anticiparci qualcosa riguardo i tuoi prossimi progetti? “Settembre sarà un mese fitto perché inizia “Grand Hotel”, poi sarò anche all’apertura del Teatro Eliseo di Roma con uno spettacolo che si chiama “Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad”. Sarò uno dei protagonisti, uno di questi marines che nel 2003 hanno invaso l’Iraq. E’ uno spettacolo molto divertente perché i personaggi sono convinti di andare in Iraq per un motivo e poi scoprono che è per un altro, si ritrovano ad affrontare situazioni assurde che li fanno interrogare su quello che è il mondo dei vivi e su quello dei fantasmi, dei sensi di colpa, ed è bellissimo perché ti colpisce con una risata e subito dopo c’è un momento che commuove. Per cui speriamo di riuscire a rendere sia la parte comica sia quella più emotiva. La regia è di Luca Barbareschi, un regista molto attento

in questo tipo di orchestrazioni di emozioni e di sentimenti e io sono felicissimo di lavorare con lui perché sto imparando tanto. Al cinema prossimamente uscirà invece un film che si chiama “Nemiche per la pelle” di Luca Lucini con Claudia Gerini e Margherita Buy”. Hai lavorato con grandissimi registi, da Ozpetek ad Abel Ferrara. C’è un regista con cui ti piacerebbe lavorare in futuro? “Ce ne sono tantissimi italiani, Sorrentino e Garrone che considero dei geni, poi mi piacerebbe tanto lavorare con Virzì, ma anche collaborare di nuovo con registi con cui ho già lavorato come Giulio Manfredonia”. Hai esordito come regista con il bellissimo cortome traggio “A tutto tondo”. Com’è nato questo progetto? E’ un’esperienza che vo rresti ripetere in futuro? “E’ nato da un’idea che è venuta a tutti noi amici del Moviemov che è un Festival del Cinema Italiano in Asia, dopo una visita a Tondo che è la parte un po’ più difficile di Manila, nelle Filippine. Abbiamo pensato di raccontare quel senso di vitalità che ci dava quel posto nonostante la miseria, volevamo raccontarlo in Italia

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mettendo insieme un gruppo di attori, gli amici del Moviemov Paola Minaccioni, Giorgio Colangeli, Davide Iacopini, Salvatore Striano che recitano in cammei e una nuova compagnia di Filippini Italiani, per cercare di non perdere questa sensazione che ci hanno regalato i bambini che abitavano lì a Tondo, nella bidonville. E così mi sono ingegnato cercando di fare un mestiere che non è il mio, quello dello scrittore e del regista, ho imparato a fare tante cose. E’ stato bellissimo, un’esperienza unica, che ha avuto anche poi artisticamente un certo successo. Io non ho altre storie così forti da raccontare e ho molta voglia di continuare a crescere di fronte alla macchina da presa non dietro, è una cosa che ci tengo a dire perché lì avevo una storia che sentivo molto ma se non hai qualcosa da raccontare è inutile metterti a fare un lavoro non tuo. E’ stata un’esperienza splendida e per adesso direi irripetibile”. TRAMA GRAND HOTEL : 1905. Dalla provincia italiana il giovane Pietro Neri arriva al Grand Hotel Paradiso, un lussuoso albergo in una splendida valle alpina. Spacciandosi per cameriere, vuole indagare sulla scomparsa di sua sorella Caterina. Non sa che la sua strada incrocerà così quella di Adele Alibrandi, l’aristocratica figlia della proprietaria dell’albergo. La differenza di classe non impedirà ai due giovani di innamorarsi e di scoprire la verità su Caterina e sui misteri legati alla sua scomparsa. Un melodramma storico tinto di giallo e di mistero sullo sfondo della Belle Époque. Grand Hotel è una grande storia d’amore in sei puntate ambientata in un magnifico albergo montano del primo Novecento, dove rivivere i fasti dimenticati di un’epoca da sogno, ma ricca di contraddizioni. Incorniciato da montagne idilliache, un lago suggestivo, impeccabili giardini, il Grand Hotel Paradiso è il più lussuoso dell’Impero austro-ungarico. E’ stato il primo albergo a dotarsi della luce elettrica e a diventare la destinazione di villeggiatura prediletta dalla miglior aristocrazia italiana e mitteleuropea. Eppure, sotto la facciata di balli, cene di gala e battute di caccia, questa struttura da sogno nasconde molti segreti. I due protagonisti, Adele Alibrandi, una ricca e colta ragazza di buona famiglia, e Pietro Neri, un umile ma astuto giovanotto, indagheranno tra i piani alti e i piani bassi dell’albergo per scoprire cosa sia avvenuto alla sorella di Pietro, una cameriera del Grand Hotel misteriosamente scomparsa nel nulla. Nel loro percorso Pietro e Adele avranno a che fare con Vittoria Alibrandi, una matriarca senza scrupoli, pronta a tutto per difendere il buon nome dell’albergo e il prestigio della famiglia.. Collaboreranno con l’ispettore Venezia, un investigatore acuto e dai metodi all’avanguardia, avido lettore dei romanzi di Sherlock Holmes, che sarà di volta in volta loro nemico e alleato E indagheranno tra maggiordomi, governanti e cameriere, che tessono le loro trame per approfittare al meglio dei loro rapporti con i piani alti dell’albergo, e tra i tanti ospiti del Grand Hotel, raffinati rappresentanti della Mitteleuropa che porteranno tra quelle montagne altri amori e altri intrighi. Ma Grand Hotel non è solo un mistery avvincente: l’avventura dei due giovani protagonisti si rivelerà anche un appassionante viaggio di formazione: vincendo la complessità e le contraddizioni del secolo appena cominciato, Pietro e Adele scopriranno l’amore più puro e appassionato. CAST: Eugenio Franceschini, Valentina Bellè, Andrea Bosca, Marion Mitterhammer, Dario Aita, Barbara Ronchi, Flavio Furno, Francesca Agostini, Federica De Cola, Pierpaolo Spollon, Günter Bubbnik, Klaus Schindler, Ugo Dighero, Emanuela Grimalda. Regia di Luca Ribuoli.

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SQUADRA ANTIMAFIA 7:

INTERVISTA CON DANIELA MARRA

di Francesca Monti Questa sera (9 Settembre) alle 21,10 su Canale 5 andrà in onda la prima attesissima puntata della settima stagione di una delle serie più amate dal pubblico “Squadra Antimafia” e tra i protagonisti, nel ruolo di Anna Cantalupo, ci sarà Daniela Marra, giovane e bravissima attrice che abbiamo già avuto modo di apprezzare nelle fiction tv “Fuoriclasse” dove interpretava Selvaggia Petrocelli, “Baciamo le mani - Palermo New York 1958”, nel ruolo di Mariarosa Draghi e “Le mani dentro la città”, in cui dava il volto a Maria Marruso, ma anche al cinema nel film “La terra dei santi” con la regia di Fernando Muraca, e a teatro nella commedia greca "Le donne al parlamento", e nello spettacolo da lei scritto e interpretato, con altri amici attori, dal titolo "Welcome".

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Abbiamo avuto il piacere di intervistare Daniela Marra (grazie a Gianni Galli e Chiara Bolognesi di The Rumors), che ci ha parlato di Anna Cantalupo, di come si è preparata per interpretare questo personaggio che avrà un ruolo centrale nel corso della serie, e dei suoi prossimi progetti. Daniela, questa sera su Canale 5 andrà in onda la p rima puntata di “Squadra Antimafia 7”. Tu sei una delle new entries della nu ova stagione di questa amatissima fiction. Ci puoi parlare del tuo persona ggio, Anna Cantalupo? “Anna Cantalupo è un’esperta informatica e finanziaria, ha 30 anni ma è già molto brava, è la classica studentessa brillante, appassionata di quello che fa, precisa, che ha avuto una carriera molto intensa e rapida. Apparteneva alla Guardia di Finanza e ha fatto l’Università. Nella storia la conosciamo come consulente finanziaria privata per grosse aziende, perché ad un certo punto ha deciso di abbandonare l’Arma per una serie di questioni legate ad un’indagine, la stessa che la coinvolgerà nuovamente quando verrà chiamata a sostegno della Squadra Duomo, in quanto esperta informatica. Entra lentamente, in punta di piedi, all’interno di questa indagine, ma ne viene subito travolta, perché viene inserita nel vivo della storia e, si vedrà nel corso della serie, viene coinvolta totalmente. E’ un

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personaggio che appare in un modo ma è abbastanza imprevedibile e questa è stata per me una delle caratteristiche più interessanti da interpretare”. Come ti sei preparata per interpretare questo perso naggio e come ti sei trovata sul set? “Mi sono preparata leggendo il più attentamente possibile la sceneggiatura ma anche essendo pronta ai cambiamenti. Ogni giorno sul set si lavorava in maniera laboratoriale, facendo proposte nuove, sulla base della sceneggiatura. Mi sono preparata con i registi che ci hanno seguito passo passo da prima dell’inizio delle riprese. Sicuramente anche con i miei compagni di set c’è stata grandissima collaborazione, in particolare con Giovanni Scifoni con cui ho lavorato molto insieme. E’ lui quello che, una volta entrato nella Squadra, mi coinvolge nelle indagini, perché nella storia già ci conoscevamo da anni. Per cui è stato un lavoro assolutamente di collaborazione con gli altri, ma anche di grande studio e di nuove proposte. Quando poi si inizia a girare e a inquadrare in corso d’opera il personaggio diventa una cosa stimolante. In una serie così lunga, puoi lavorare sul tuo ruolo in itinere, per cui non fai tanto una preparazione prima, quanto durante le riprese. Mi sono trovata molto bene sul set proprio perché c’è stata grandissima disponibilità da parte dei registi, della troupe e dei miei colleghi, che recitano in questa serie da tantissimi anni ed è anche grazie a loro se questa fiction ha avuto tantissimo successo. Sono stati un punto di riferimento, c’è stato anche un bel confronto quando si doveva lavorare insieme, perché loro sono più abituati a girare certe scene, sono più rodati su questo tipo di set. Non ho visto fenomeni di divismo, ma tutte persone normali. Questo fa molto piacere”. Recentemente ti abbiamo visto recitare nelle fictio n tv “Baciamo le mani - Palermo New York 1958”, nel ruolo di Mariarosa Drag hi e “Le mani dentro la città”, dove interpretavi Maria Marruso, due donne forti e determinate che appartenevano a famiglie legate alla malavita. Anch e nel film “La terra dei santi” in cui interpreti Assunta è presente il tema della mafia. Ora invece con “Squadra Antimafia 7” sei passata dall’altra parte della barricata… “Sono stati tre personaggi che ho interpretato più che volentieri. Soprattutto all’inizio, quando ancora non sei conosciuto, si punta molto su quelle che sono le tue caratteristiche principali, ad esempio il fatto di essere una ragazza del Sud e casualmente, perché le carriere degli attori e non solo iniziano sempre con qualcosa che capita per caso, ho inanellato una serie di lavori con quella tipologia di personaggi, che stavano da quella parte della barricata, nonostante fossero molto diversi tra loro. Soprattutto in “La terra dei Santi”, un film che questa estate abbiamo portato molto in giro, ho interpretato una donna molto più grande di me e di tutti i personaggi che ho fatto fino ad ora. Assunta era una madre appartenente ad una famiglia ‘ndranghetista e mi sono concentrata soprattutto sull’aspetto della maternità. Quando ho girato il film avevo 28 anni ma interpretavo una 35enne, >>

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quindi ho lavorato più sul corpo, essendo il personaggio una donna più matura, ed è stato interessante. Aver fatto tre lavori con ruoli di quel genere mi ha permesso prima di tutto di farmi le ossa su personaggi intensi, mettermi alla prova su una profondità, su un’emotività da dover trasmettere allo spettatore. Un’esperienza che è stata utilissima e che mi tornerà sempre utile. Dall’altra parte avevo anche un po’ voglia di cambiare, per cui il fatto che sia arrivata “Squadra Antimafia” con un personaggio così diverso è stato fondamentale. Mi diverte, da attrice, l’idea di cambiare il più possibile. Anche nel momento in cui ho fatto dei personaggi che apparentemente erano simili ho cercato sempre di trovare una varietà, essendo storie molto diverse. Spero che in futuro mi capitino ruoli sempre differenti, in modo da avere la possibilità di dimostrare che non sono soltanto l’attrice che può mettere in campo le sue origini, con caratteristiche sempre uguali, ma che posso tranquillamente cambiare”. Com’è nata la tua passione per la recitazione? “E’ nata in una maniera molto inconscia. Le prime sensazioni di piacere fisiche nello stare davanti a un pubblico le ho vissute durante le prime recite all’asilo. Ero molto piccola e mi divertivo a recitare. A quindici anni, quando ero il Liceo, ho frequentato un laboratorio teatrale a scuola, poi ho seguito un altro laboratorio all’interno dell’associazione culturale Spazioteatro che da poco aveva iniziato un’attività teatrale a Reggio Calabria e dopo un anno ho cominciato a lavorare in

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una compagnia legata all’associazione. Lì ho capito che era diventato un lavoretto perchè guadagnavo soldi facendo teatro. Per un lungo periodo ho lasciato la recitazione e ho

frequentato l’Università. Poi non contenta di quello che stavo facendo ho deciso di riprendere a fare teatro come hobby. In realtà nel giro di sei mesi sono entrata nella scuola del Teatro Stabile di Torino. Evidentemente era un po’ più di un hobby…(ride) Quindi mi sono detta che era

arrivato il momento di scegliere cosa volevo fare e sono contenta della scelta che ho fatto. E’ una passione molto pura che poi, nel tempo, è diventata una professione in maniera concreta. Non ho mai visto il fatto di diventare attrice come il grande sogno irraggiungibile e impossibile, l’ho sempre coltivato come qualcosa di concreto e realizzabile, anche perché ho avuto la possibilità di conoscere nel mio percorso dei grandi attori che mi hanno dato sempre un buon esempio, a partire dai miei maestri dello Stabile”. Ci sono degli attori o delle attrici che ti piaccio no o a cui ti ispiri? “A cui mi ispiro no, però ci sono tantissimi attori che mi piacciono, da Meryl Streep ad Anna Magnani a Gian Maria Volontè, ma anche Colin Firth, Martin Freeman e tanti altri”. In quali progetti per la tv, il cinema o il teatro, ti vedremo prossimamente? “Sicuramente mi vedrete in tv perché ho iniziato da poco le riprese di “Squadra Antimafia 8”, un lavoro che sta assorbendo molte delle mie energie, per cui fino a quando non termineranno le riprese mi dedicherò soltanto a quello. Lavoreremo ancora per molti mesi, fino a marzo, poi magari accadrà qualcosa. Spero di poter prendere parte a qualche progetto teatrale e cinematografico in futuro”.

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“MANIGLIA DELLA PROSPETTIVA TOTALE”:

INTERVISTA CON JACOPO MASINI DEI DUSTYEYE

di Francesca Monti Abbiamo avuto il piacere di intervistare Jacopo Masini (grazie a Silvia Gorgi), esponente del collettivo DustyEye, che ci ha parlato del progetto artistico “Maniglia della Prospettiva Totale” e del messaggio che vorrebbe arrivasse attraverso questa originale idea. La “Maniglia della Prospettiva Totale” è l’ennesima provocazione del gruppo di artisti padovani, con nuovi innesti romani, con cui si esplora il legame tra arte e scienza grazie ad una dose massiccia d’ironia. In reazione alla passività culturale di questo momento i DustyEye occupano spazi con progetti irriverenti. Unitisi nel 2010, Jacopo Masini, Iva Zaka, Matteo Bertolini, e gli altri del gruppo, si sono misurati, nel mondo dell’arte, in modi differenti, sono stati fotografi ufficiali della manifestazione Sugarpulp, caratterizzando gli scatti del festival con toni noir-pulp, con i loro collage hanno acquisito l’attenzione dei circuiti più istituzionali dell’arte, ora con il progetto artistico della “Maniglia della prospettiva totale” tornano a >>

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misurarsi in luoghi non convenzionali, come una briccola nel cuore della laguna veneziana, un laghetto a Selvazzano (Pd), locali underground a Roma e Ciampino. La Maniglia di metallo, installata principalmente su tronchi segati di albero (per non recare danno all'ambiente), riporta questo testo: “La Terra ruota attorno al proprio Asse a 1 670 km/h. Inoltre, la Terra orbita attorno al Sole alla velocità di 107 000 km/h. Il Sole gira attorno al Centro della Via Lattea a 700 000 km/h. I DustyEye ti offrono una maniglia a cui aggrapparti mentre attraversi l’Infinito verso l’Entropia”. Una maniglia cui ci si può aggrappare per accedere ad un'esperienza totale: la corsa verso l'Entropia, attraversando l'infinito, per andare oltre il reale, per poter immaginare altro, per inventarsi un futuro. I DustyEye non solo agiscono in collettivo, ma accompagnano le affissioni delle installazioni indossando delle maschere, realizzate da un artigiano-scenografo veneziano, come alter ego. Il mondo della Scienza sta manifestando interesse in relazione alla Maniglia dei DustyEye, il cui progetto è stato riportato sul sito Scientificast.it (gemellato con Avamposto42, sito in cui è stato possibile seguire il viaggio nello spazio dell’astronauta Samantha Cristoforetti), ed anche quello dei collezionisti, una Maniglia è entrata a far parte della Collezione Privata di Ghihi-Pagnani a Ravenna. Le installazioni possono essere ritrovate seguendo le coordinate di Google Maps che il collettivo segnala sulla propria pagina Facebook e sul sito www.dustyeye.com.

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Jacopo, com’è nata l’idea di “Maniglia della Prospe ttiva Totale”, un originale progetto, un mix di arte, scienza, provocazione e i ronia? “E’ nata da una conversazione a Capodanno 2014. Siamo un collettivo, un gruppo di amici e collaboriamo insieme a questo progetto. Spesso ci troviamo a fare discorsi che si spingono un po’ oltre i risultati della domenica che sono argomenti che non ci toccano. Così a forza di chiacchierare sull’universo spazio-tempo, si va a parare anche su questi temi. Tra musica, installazioni, foto abbiamo percorsi creativi più o meno riconosciuti alle spalle e quando arriva qualche idea buona come questa della maniglia iniziamo a svilupparla e a pensare ai dettagli, al di là del contenuto di per sé”. Dopo le installazioni delle maniglie a Roma, Ciampi no, Venezia e Selvazzano, avete intenzione di esportare il vostro messaggio a nche in altre città italiane o europee? “Assolutamente sì, infatti è stata aggiunta una maniglia a Ravenna che ha avuto la fortuna di essere inserita in una collezione privata di Ghihi-Pagnani. Ci sono altri posti dove abbiamo intenzione di metterla, luoghi in cui è abbastanza facile collocarla quando troviamo l’occasione buona. Un’altra maniglia è stata posizionata su un forte della Prima Guerra Mondiale perché degli amici hanno suonato in prossimità del forte stesso e quindi con l’occasione è stata installata. E ne attaccheremo ancora delle altre”.

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Qual è il messaggio che vorreste arrivasse attraver so questo progetto? “Ampio, di per sé il messaggio è esplicito nella maniglia. Vorrebbe essere un invito magari a tutti i corollari sottesi al dato oggettivo che la Terra si muove a 700000 km all’ora, quindi continuare a preservare quel minimo di dubbio verso le nostre origini o un eventuale nostro senso nell’universo, piuttosto che adagiarci su comodi punti di domanda, piuttosto che riconoscere la verità in un libro, in un pensiero. E’ un invito a riflettere e a porsi domande, associato a un certo messaggio di fratellanza. E’ la stessa riflessione sul senso della vita di Monty Python in Galaxy Song o in modo più emotivo di Carl Sagan nel Pale Blue Dot, piuttosto che ne Il vortice della prospettiva totale di Douglas Adams all’interno di un ciclo chiamato “Guida Galattica per gli Autostoppisti” dove il personaggio entrava in un apparecchio che gli dava esattamente il peso che la persona occupa nell’ordine generale dell’Universo e ne usciva straziato. Quindi il richiamo più forte è a questa idea di Adams e a tutti quelli che hanno provato ad esprimere questo concetto”. Come si è formato il collettivo DustyEye? “In un appartamento di Padova, in via Piave 34, interno 3, eravamo tutti amici universitari, abbiamo iniziato a bazzicare in quel posto dove la porta non veniva mai regolarmente chiusa perché tanto nell’arco di 5 minuti qualcuno andava o veniva. Ovviamente poi i rapporti con alcuni si sono allentati, ma il nucleo è rimasto. Ci >>

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siamo noi come DustyEye, ma ci sono anche altre realtà della zona padovana come il Collettivo androgino che ha fatto varie date musicali, un collettivo di improvvisazione sempre di quelle parti lì, c’è Musica per dirigibili, un gruppo indipendente che si muove suonando elettricamente dove vuole, scegliendo adeguate cornici, facendo i pezzi in soundscapes, poi c’è il disegnatore Giorgio Finamore, che è diventato un po’ il fulcro di quello che erano amicizie e tentativi di fare qualcosa in questi ambiti”. In una società come quella attuale in cui è in atto un crescente disinteresse nei confronti dell’arte nelle sue varie forme, pens i sia possibile fare in modo che le persone tornino ad interessarsi e a riscopri re le bellezze dell’arte? “C’è disinteresse verso l’arte ma secondo me non è il primo dei nostri problemi visto che c’è un disinteresse generalizzato verso qualsiasi cosa. Siamo bombardati di input. Ricordo i nonni e i genitori che mi contestavano da piccolo il fatto di restare troppo davanti alla televisione, quattro ore di cartoni animati anziché andare a giocare a pallone per strada con gli amici. Crescendo posso riconoscere che dalla loro prospettiva, quello che mi dicevano era più che comprensibile e giusto, adesso mi ritrovo senza figli a guardarmi attorno e vedo i miei coetanei e anche signori più attempati che in metro, sui treni, per strada stanno attaccati ai cellulari. Di per sé non è un male, perché i telefonini ti permettono di dire ti voglio bene a persone >>

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dall’altra parte del mondo, ma la maggior parte delle volte la gente passa ore a guardare cavolate su Facebook, a mettere un like… Siamo tartassati, bombardati da cose inutili, abbiamo quel senso di desiderio generato che assecondiamo nel superfluo. Il disinteresse verso l’arte si inscrive in un discorso generale molto più vasto. Non ho la televisione da un po’ di anni, non lo dico con orgoglio né per vanto, ho poco tempo e lo devo investire in altro, però mi arrivano lo stesso i talent show, con la gente che alza le palette, persone che si degradano, che si umiliano, tanto quanto conosco le ottime serie tv che in qualche modo replico. Le persone sarebbero un po’ da educare in senso ampio, però bisognerebbe capire se ci sono i “supercattivi” che coordinano i desideri e ci impongono cosa desideriamo oppure se c’è semplicemente un desiderio di massa, di pigrizia e facilità, per cui si sceglie ciò che è più facile fruire. I due fronti sono quelli. Sono convinto che non ci siano i “supercattivi” ma sia un comportamento di massa frutto di venti anni di media, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Il palinsesto medio è quello che è. Cambiamo quello e magari induciamo dei desideri. Se c’è qualcuno che li induce si decida a imporre desideri più costruttivi, se siamo noi che andiamo a cercare queste cose speriamo di darci una svegliata e farci un po’ più di punti di vista sul mondo in generale”.

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FABIO ARU TRIONFA ALLA VUELTA

Dopo la finale tutta tricolore tra Vinci e Pennetta agli Us Open di tennis, arriva un’altra gemma per lo sport italiano. Un favoloso Fabio Aru ha vinto la Vuelta di Spagna 2015, con un capolavoro nella penultima tappa, 181 km da San Lorenzo de El Escorial a Cercedilla. Il campione di Villacidro, che aveva sei secondi di svantaggio in classifica dalla maglia rossa Dumoulin, ha sferrato un fantastico attacco al ciclista olandese a 40 chilometri dall'arrivo ed è riuscito a staccarlo. Chilometro dopo chilometro, il vantaggio di Aru si è ingigantito, arrivando fino ai 3’52” finali, che gli hanno permesso di vincere la Vuelta. Al traguardo Fabio ha alzato le braccia verso il cielo e poi ha ringraziato i suoi compagni di squadra dell’Astana per il grande lavoro svolto. La tappa odierna è andata allo spagnolo della Lampre-Merida Ruben Plaza, autore di una fuga solitaria durata oltre cento chilometri, che ha preceduto Goncalves e De Marchi.

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Fabio Aru, 25 anni, entra così nella leggenda del ciclismo italiano: soltanto Cunego nel 2004 e Saronni nel 1979, entrambi al Giro d’Italia, erano riusciti a vincere un grande giro alla sua stessa età. Nel giugno scorso avevamo avuto il piacere di intervistare Fabio Aru (http://ilpopoloveneto.blogspot.it/2015/06/obiettivo-vuelta-intervista-con-fabio.html), che ci aveva raccontato che il suo obiettivo stagionale era vincere la Vuelta. Missione compiuta! Complimenti Fabio.

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IL CIELO E’ AZZURRO SOPRA NY Nella magica serata tutta italiana sui campi di Flushing Meadows, Flavia Pennetta è entrata nella leggenda del tennis, vincendo per la prima volta in carriera gli Us Open, quarto e ultimo Slam della stagione, battendo in due set Roberta Vinci, con il punteggio di 7-6, 6-2. Sugli spalti gremiti, ad assistere al match, tra i 23mila spettatori dell'Arthur Ashe Stadium, c’erano tantissimi personaggi famosi, da Michael Douglas e Catherine Zeta Jones, al cantante James Taylor, da Robert Redford a Stanley Tucci, da Queen Latifah a Gabrielle Union e Dwayne Wade dei Miami Heat, dal Premier Renzi al Presidente del Coni Malagò.

Sembrava di essere sul set di un film bellissimo. Un sogno tanto inseguito, due campionesse azzurre, Flavia Pennetta e Roberta Vinci a contendersi il trofeo più ambito, un derby tricolore tra amiche, anzi un derby pugliese. Ciara ha aperto la serata con God Bless America, per lasciare poi spazio alle note di Andrea Bocelli, quindi l’inizio del match con il primo set combattutissimo. Flavia si è imposta al tie break per 7-6. Nel secondo set la Pennetta si è portata sul 4-0, Roberta Vinci ha provato la rimonta, portandosi sul 4-2, ma si è poi arresa e la brindisina ha chiuso il match, con l'ultimo attacco di dritto lungolinea. Per Flavia è la prima vittoria in un torneo dello Slam e nel ranking di lunedì sarà la numero 8 del mondo. Roberta, che è stata comunque bravissima, battendo Serena Williams in semifinale e giocando la

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finale da protagonista, salirà fino alla 19esima posizione mondiale. Flavia Pennetta diventa così la seconda italiana a conquistare un torneo dello slam dopo Francesca Schiavone che vinse a Parigi nel 2010. La campionessa brindisina è anche la terza tennista più “anziana” dell'Era Open a conquistare uno Slam, a 33 anni e 201 giorni. Meglio di lei solo Serena Williams (33 anni e 285 giorni a Wimbledon 2015) e Martina Navratilova (33 anni e 263 giorni a Wimbledon 1990). Questa serata indimenticabile si è conclusa con un abbraccio vero, sentito, tra le due campionesse, tra emozioni, gioia, sorrisi, lacrime e la consapevolezza di aver compiuto una storica impresa. Poi un simpatico siparietto con Flavia e Roberta sedute insieme, vicine, una accanto all'altra, a parlarsi e a scherzare. “E’ straordinario, è un sogno che si avvera. Desideravo vincere a Roma, ma lo Slam è meglio. Non avrei mai pensato all'inizio del torneo di arrivare così lontano. È un'emozione imprevedibile. Chi comincia a praticare sport vuole essere un numero uno. È stato bellissimo giocare contro una vera amica che, per due settimane, ha giocato un grande tennis. Il primo match contro probabilmente lo abbiamo giocato quando avevamo nove anni”, ha detto Flavia Pennetta, che a sorpresa ha annunciato il ritiro: “Devo dire un'ultima cosa... Questo è stato il mio ultimo match agli Us Open e non potevo immaginare di finire in maniera più bella, lascio il tennis. Non è stato il mio ultimo match in assoluto, termino la stagione, chiudo a fine anno”. Nel prossimo futuro, Flavia vorrebbe costruirsi una famiglia insieme al fidanzato Fabio Fognini, volato dall’Italia (dov’era tornato dopo l'eliminazione dal >>

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torneo americano ad opera di Feliciano Lopez) a New York per assistere al match. "Grazie, grazie di essere venuti. Ho perso in finale, ho perso da Flavia e sono molto felice per lei. Forse ero un po' stanca e magari si è visto nel primo set. È stato difficile giocare contro un’avversaria che conosci così bene. Lei ha fatto meglio di me, devo solo farle le

congratulazioni”, ha detto Roberta Vinci. Sulla e-news 396 il Presidente del Consiglio Matteo Renzzi ha scritto il seguente messaggio: “Due ragazze del sud, due giovani donne trentenni, due tenniste straordinarie hanno compiuto un'impresa nella quale non credeva nessuno, nemmeno loro. Hanno colorato d'Italia gli US Open giocandosi la finale e distruggendo il sogno della numero 1, Serena Williams. Hanno ammutolito NYC che poi le ha abbracciate in una ovazione entusiasmante e ci hanno reso orgogliosi di essere italiani. è la grande forza dello sport, come dimostra Fabio Aru che trionfa alla Vuelta. O i successi di sportivi più o meno noti, in tutte le discipline. Ma le vittorie di Pennetta e Vinci, e il trionfo di Flavia in finale, non sono solo tennis. è molto più che tennis. è una meravigliosa storia italiana, di donne che non rassegnandosi e non arrendendosi dimostrano che siamo capaci di tutto, persino di vincere quando non ci crede nessuno. Sono andato a NYC per vivere con loro la finale. Ho letto molte polemiche per la mia scelta. Fosse stato il calcio, non avrebbe detto niente nessuno. Ma è tennis, tennis femminile, e allora in tanti hanno storto la bocca come fosse sport di serie B. Rispetto tutti. Ma credo che un grande Paese come l'Italia, una comunità nazionale stia insieme anche grazie a emozioni condivise e non solo a statistiche. Quelle ragazze ci hanno emozionato e reso orgogliosi. L'Italia con i suoi rappresentanti, con il suo Comitato Olimpico, era lì con loro. A dire brave, a dire grazie, a dire al mondo che ci guardava che - come sempre - l'Italia è capace di tutto. Chi vuole vivere di rancore, faccia pure. Noi oggi ci teniamo stretti questa inattesa felicità”. Con la premiazione si è chiusa questa fantastica notte di sport. Il cielo è azzurro sopra New York. Grazie Flavia, grazie Roberta, per averci fatto vivere questo splendido sogno.

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A EXPO I GRANDI CAMPIONI OLIMPICI

INSEGNANO I VALORI DELLO SPORT

In occasione della presentazione dei Progetti Scuola Kinder + Sport, con l’obiettivo di promuovere l’attività fisica attraverso il gioco, il 12 settembre il Padiglione Kinder + Sport a Expo Milano 2015 ha ospitato gli Ambassador delle Federazioni Sportive Nazionali, tra cui il pallavolista Andrea Lucchetta, per la Federazione Italiana Pallavolo, lo schermidore Valerio Aspromonte, per la Federazione Italiana Scherma, il nuotatore Massimiliano Rosolino, per Acquamica Nuoto Anch’io Arena, la campionessa di vela Alessandra Sensini, per il progetto VelAscuola della Federazione Italiana Vela e l’atleta Fiona May, della Federazione Italiana Atletica. Giocare imparando, lo scopo dei Progetti Scuola L’evento sviluppato in collaborazione con le principali Federazioni Sportive Nazionali e il MIUR è stato inserito nei Progetti Scuola dedicati all’istruzione e all’allenamento, sensibilizzando le persone di tutte le età a seguire uno stile di vita più attivo e a praticare sport nella propria quotidianità. L’iniziativa ha avuto lo scopo di avvicinare soprattutto i bambini all’attività fisica fin dai primi anni di scuola, orientandoli verso uno stile di vita sano grazie al modello proposto dai campioni italiani. Gli sportivi hanno giocato insieme ai bambini presenti all’interno del >>

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Padiglione insegnando loro le proprie specializzazioni sportive e scoprendo insieme i progetti realizzati da Kinder + Sport e le varie Federazioni Italiane in migliaia di scuole italiane. La medaglia d’oro per il salto in lungo, Fiona May, ha spiegato il progetto School of Althetics nelle scuole dove sono stati distribuiti ben i kit per l’atletica comprensivi di disco, asticella, coni e palla medica. Così anche Valerio Aspromonte ha incontrato i ragazzi nel Padiglione Kinder + Sport per promuove il progetto A scuola di Scherma, mentre Massimiliano Rosolino è stato coinvolto nell’illustrazione di Acquamica Nuoto Anch’io Arena, Alessandra Sensini il progetto VelAscuola e infine Andrea Lucchetta ha introdotto quello S3 della Federazione Italiana Pallacanestro. L’evento, entrato a far parte della European Week of Sport nella categoria “Education”, ha voluto estendere al Padiglione Kinder + Sport a Expo Milano 2015 l’idea che è attraverso gli ambienti scolastici si possono formare giovani generazioni più attive scoprendo la gioia che deriva dal movimento.