Il Popolo Veneto N°4-2015

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IL POPOLO VENETO .Giornale italiano fondato nel 1921 - Anno 94 N°4 - 2015. www.ilpopoloveneto.it. Il drammatico incremento delle “morti bianche” in Italia: + 11,7 per cento da Gennaio ad Agosto 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014. In otto mesi sono decedute 546 persone in occasione di lavoro. Erano 489 lo scorso anno. Un tragico bilancio che sale a 752 vittime contando anche i decessi in itinere. Lombardia, Toscana, Campania e Veneto continuano ad occupare le prime posizioni della tragica graduatoria italiana per numero di morti. Il Sud invece è l’area con il più elevato rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa.

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Giornale italiano fondato nel 1921

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IL POPOLO VENETO

.Giornale italiano fondato nel 1921 - Anno 94 N°4 - 2015. www.ilpopoloveneto.it.

Il drammatico incremento delle “morti bianche” in Italia: + 11,7 per cento da Gennaio ad Agosto 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014. In otto mesi sono decedute 546 persone in occasione di lavoro. Erano 489 lo scorso anno. Un tragico bilancio che sale a 752 vittime contando anche i decessi in itinere. Lombardia, Toscana, Campania e Veneto continuano ad occupare le prime posizioni della tragica graduatoria italiana per numero di morti. Il Sud invece è l’area con il più elevato rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa.

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Continua a crescere, mese dopo mese, l’incremento della mortalità sui luoghi di lavoro in Italia. Così il numero delle morti bianche registrate nel Paese da gennaio ad agosto 2015 è arrivato all’11,7 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Nei primi 8 mesi di quest’anno sono infatti decedute 546 persone in occasione di lavoro contro le 489 dello scorso anno. Un tragico bilancio che sale a 752 vittime contando anche i decessi avvenuti in itinere. Questi i primi contenuti dell’inquietante scenario descritto nell’ultima indagine elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sulla base di dati Inail. Un racconto di morti inarrestabili in seno ad un’emergenza che sembra sempre più irrisolta. “Una fotografia drammatica del nostro Paese - dichiara l’ingegner Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre - che quest’anno, e quest’estate in particolare, si esprime con una devastazione maggiore. Perché l’incremento della mortalità continua inesorabilmente a crescere rispetto al 2014. A giugno, infatti, arrivava al 9,1, per cento, a luglio toccava il 9,5 per cento e ad agosto addirittura l’ 11,7 per cento”.

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Statistiche terribili che si uniscono agli ancor più impietosi numeri ‘assoluti’ delle morti registrate in occasione di lavoro. Una classifica in cui la Lombardia come sempre mantiene salda la prima posizione con le sue 84 vittime. Ed è seguita dalla Toscana (55), dalla Campania (52), dal Veneto (48), dal Lazio (46), dall’Emilia Romagna e dalla Sicilia (39) e dal Piemonte (38). Seguono: Puglia (35), Abruzzo e Marche (17), Trentino Alto Adige (15), Umbria (13), Friuli Venezia Giulia, Calabria e Sardegna (9), Liguria (8), Molise (7) e Basilicata (6). Sul fronte del rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa per macroaree, è il Sud ad emergere con il dato peggiore con un indice di incidenza di 36,7 contro una media nazionale di 24,4. Seguono: il Nordest (36,3), le Isole (25,6), il Nord Ovest (19,2) e il Centro (18). A livello regionale, invece, nei primi otto mesi del 2015 è il Molise ad indossare la maglia nera con un indice di 70,4. Seguono: Umbria (36,3) e Toscana (35,4). Il settore delle Costruzioni conta ancora il maggior numero di vittime (69 pari al 12,5 per cento del totale degli infortuni mortali). Al secondo posto le Attività manifatturiere (11,5 per cento delle vittime); al terzo posto Trasporto e magazzinaggio (9,3 per cento). Al quarto, invece, troviamo il Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione autoveicoli e motocicli con il 6,4 per cento delle vittime. Sempre quarantenni e cinquantenni i lavoratori più spesso coinvolti dagli infortuni mortali. Per la precisione il 35,7 per cento di tutte le vittime del Paese aveva un’età compresa tra i 45 e i 54 anni e il 24 per cento tra i 55 e i 64 anni. Le donne che hanno perso la vita nei primi otto mesi dell’anno in occasione di lavoro sono state 28. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 88 pari al 16,1 per cento del totale.

A livello provinciale è Roma a guidare la triste classifica con 25 morti bianche, seguita da: Milano (23), Bari (21), Napoli (20), Brescia (18), Torino (14), Salerno (13), Palermo e Treviso (11).

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MORTI SUL LAVORO A NORDEST

Il drammatico incremento delle morti sul lavoro a Nordest: Da Gennaio ad Agosto 2015 è stato registrato un aumento del 18 per cento delle vittime rispetto allo stesso periodo del 2014. 72 decessi sul lavoro in otto mesi. Erano 61 lo scorso anno. In Veneto sono stati 48 gli infortuni mortali, 15 in Trentino Alto Adige e 9 in Friuli Venezia Giulia. A Treviso ancora il maggior numero di vittime del Nordest (11), seguita da Bolzano, Vicenza e Verona (8), Trento, Venezia e Padova (7), Pordenone (6), Rovigo (5), Udine e Belluno (2) e Trieste (1) L’incremento delle morti sul lavoro è a dir poco drammatico. A Nordest i dati non lasciano dubbi: +18 per cento delle vittime registrate da gennaio ad agosto 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014. Sono 72 i decessi rilevati in occasione di lavoro, erano 61 lo scorso anno. È questo il primo risultato dell’ultima indagine effettuata sul Triveneto dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sulla base di dati INAIL.

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Ed è il Veneto come sempre ad emergere con il dato peggiore con 48 infortuni mortali. Numeri drammatici che portano la regione al quarto posto a livello nazionale per numero di vittime dopo la Lombardia (84), la Toscana (55) e la Campania (52). In Trentino Alto Adige, invece, si contano 15 morti bianche e 9 in Friuli Venezia Giulia. Per quando riguarda le province, poi, Treviso continua ad indossare la maglia nera del Nordest con 11 vittime. E Treviso è anche all’ottavo posto a livello nazionale insieme a Palermo. A Nordest, dopo la Marca, troviamo quindi Bolzano, Vicenza

e Verona (con 8 decessi sul lavoro), Trento, Venezia e Padova (con 7 vittime), Pordenone (6), Rovigo (5), Udine e Belluno (2) e Trieste (1). I settori più colpiti sono quello Manifatturiero, delle Costruzioni e dei Trasporti e magazzinaggi (ciascuno incide per l’11,1 per cento sul totale delle vittime). La provincia in cui il rischio di mortalità è più elevato - rispetto alla popolazione lavorativa - in Triveneto è Rovigo (incidenza di 48,1 contro una media nazionale di 24,4), seguita da Pordenone (44,3). A livello regionale, invece, il dato peggiore per incidenza di mortalità giunge nuovamente dal Trentino Alto Adige con un indice pari a 31,4, ed è al settimo posto nel Paese per incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa. Gli stranieri che hanno perso la vita da gennaio ad agosto sono stati 18. Le fasce d’età più colpite a Nordest sono quelle che vanno dai 45 ai 54 anni, e dai 55 ai 64 anni. Il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di incidenti mortali a Nordest è il venerdì. In Italia le morti rilevate in occasione di lavoro sono state 546. Bilancio che sale a 752 contando anche i decessi avvenuti in itinere.

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IL PD ALLA GIUNTA: “EROGHI I FONDI CHE DEVE AGLI SPISAL”

Depositata un'interrogazione a risposta scritta a prima firma Azzalin nella quale si chiede “se intenda fare fronte ai propri obblighi” in una materia che rappresenta “una vera e propria ferita aperta nel tessuto produttivo veneto” e per quale motivo non abbia ancora erogato alle Ulss le cifre di competenza per le annualità 2013 e 2014 e non abbia ancora dato attuazione alla programmazione delle iniziative regionali di formazione 2014-2016 Venezia - “La Regione ottemperi ai propri obblighi in materia di sicurezza sul lavoro erogando alle Ulss le cifre previste per prevenzione e contrasto degli infortuni e dando avvio alla programmazione delle iniziative di formazione sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro 2014-2016”: questa la richiesta che il Pd rivolge al presidente Luca Zaia ed alla sua Giunta con un'interrogazione in forma scritta a prima firma Graziano Azzalin e sottoscritto dai consiglieri Moretti, Fracasso, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Ferrari e Guarda.

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“La sicurezza sui luoghi di lavoro - specifica proprio Azzalin - è un tema fondamentale che non può essere sacrificato. In questo caso ci troviamo davanti alle mancate erogazioni da parte della Regione nel confronti degli Spisal, visto e considerato che si tratta di cifre che sono già a disposizione. I proventi derivanti dall’accertamento di violazioni delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, infatti, vanno per legge ad integrare i finanziamenti dell’attività di prevenzione nei luoghi di lavoro svolta dalle Ulss ed è previsto che tale cifra sia attribuito annualmente a ciascuna Ulss in proporzione alle somme derivate dalle sanzioni erogate da parte dei rispettivi Spisal”.

Come spiega Azzalin, “stiamo parlando delle annualità 2013 ed al 2014, per le quali i proventi complessivi derivanti dall’attività sanzionatoria degli Spisal del Veneto ammontano rispettivamente a 3.469.791 euro e 3.366.050 euro. Si tratta, dunque di cifre consistenti che vanno a finanziare attività di prevenzione che devono necessariamente accompagnarsi all'attività di repressione”. Nell'interrogazione si sottolinea come “dopo la contrazione delle morti bianche registrata nel 2013 con 39 incidenti mortali sul lavoro, nel 2014 questo dato è tornato a salire, attestandosi a quota 66, ben superiore anche ai 52 casi registrati nel 2012. I dati sul 2015 elaborati dall'Osservatorio Vega Engineering, aggiornati allo scorso luglio, mostrano come nei primi sette mesi dell'anno in Veneto si siano già verificati 42 infortuni mortali sul lavoro, collocandolo al quarto posto per numero totale di casi a livello regionale (la nostra Regione è stata teatro dell'8,9% delle morti bianche registrate in Italia nel periodo di riferimento)”. Questo, dunque sembrerebbe suggerire la necessità di una maggiore attenzione al fenomeno. Non solo, ma come spiega ancora l'esponente del Pd, “nel 2013 la Giunta ha affidato all’Ulss 18 di Rovigo l'incarico di redigere un piano triennale delle attività di formazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per il quale sono stati stanziati 1,3 milioni di euro. Il piano è stato presentato dall'Ulss 18 ed approvato dalla V commissione consiliare il 24 luglio 2014. Lo scorso maggio la Giunta ha approvato il piano operativo e finanziario. Ad oggi, però tutto è ancora fermo”. Ecco allora l'interrogazione presentata dal Pd con la quale si chiede al presidente ed alla Giunta “se intendano fare fronte ai propri obblighi in materia di sicurezza sul lavoro che rappresenta una vera e propria ferita aperta nel tessuto produttivo veneto e per quale motivo non abbia ancora erogato alle Ulss le cifre di competenza per le annualità 2013 e 2014 e non abbia ancora dato attuazione alla programmazione delle iniziative regionali di formazione sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro 2014-2016”.

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RENZI: “L’EUROPA E’ NATA PER BATTERE LA PAURA, NON PER COSTRUIRE MURI”

L’intervento del Presidente del Consiglio Matteo Renzi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: (New York, 29 Settembre 2015) Signor Presidente, distinti colleghi, Signore e Signori. Parlo a nome di un popolo generoso e responsabile che si impegna nel salvataggio di migliaia di fratelli e sorelle nel cuore del Mediterraneo . Sento su di me la responsabilità di prendere la parola in quest’aula che è stata testimone di tanti momenti cruciali nella storia degli ultimi 70 anni. In ogni parte del mondo, la vita pubblica è sempre più appiattita sul presente, il ciclo delle notizie accelera. Discutiamo di temi fondamentali con l’occhio sempre rivolto ad uno dei mille schermi che ci circondano: le tv dell’informazione continua, internet e i social network. Appartengo alla generazione per la quale la rete è un orizzonte di libertà. Ma il rischio è ridurre l’orizzonte della discussione al prossimo sondaggio o al >>

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prossimo tweet. Per questo è un privilegio immenso entrare in questa sala. Ed è un privilegio che ci impone di compiere un gesto molto semplice: spegnere il cellulare. Rifiutare la dittatura dell’istante. Staccarci dalla contingenza per entrare insieme in un tempo più lungo: quello dell’epoca che stiamo vivendo e delle grandi sfide davanti a noi. Se osservate l’Italia su una carta geografica, vi renderete conto che ha la forma di un ponte. Un ponte tra il Nord e il Sud, tra l’Europa e l’Africa; tra Est e Ovest, proteso verso i Balcani e il Medio Oriente. E’ la ragione per la quale l’Italia è, da sempre, uno straordinario laboratorio culturale, attraversato da influenze di ogni genere. Per questo siamo stati i primi, in Europa, a cogliere la dimen sione epocale di quanto accade nel Mediterraneo . Fin dall’inizio abbiamo detto: la questione dei rifugiati non è una questione di numeri. Il problema oggi non sono i numeri ma la paura. La paura che attraversa le nostre società e che dobbiamo prendere sul serio, se davvero vogliamo sconfiggerla. L’Europa è nata per sconfiggere la paura, per sostituirla con l’ideale della pace, della cooperazione e della civiltà. E per moltissimo tempo ha assolto a questa missione con straordinario successo. Per chi, come me, ha assistito da giovane al crollo del muro di Berlino e ha trovato in quell’evento una delle ragioni per impegnarsi in politica, l’idea di veder sorgere >

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nuovi muri è intollerabile.L’Europa è nata per abbattere muri, non per costruirli. Per questa ragione l’Italia è in prima linea nel salvataggio migliaia di migranti che fuggono dalla guerra e dalla disperazione. Per questo ho avuto il privilegio di accompagnare il Segretario Generale Ban Ki-moon su una delle nostre unità navali che partecipano alle operazioni di soccorso di cui l’Italia è leader nel Mediterraneo centrale, salvando migliaia di vite umane. Affrontare i flussi migratori richiede capacità di rispondere all’emergenza immediata, ma anche approccio strategico di lungo termine, guardando le cause profonde e - allo stesso tempo - le opportunità in termini di sviluppo umano e cooperazione economica. Non si risolvono problemi così grandi con una dichiarazione ad effetto, ma con un lavoro di settimane e mesi. L’Italia è consapevole che le migrazioni non possono essere affrontate a live llo nazionale dai Paesi di origine, transito e destinaz ione dei migranti. Lo ribadiamo da mesi. Sono rassicurato dal fatto che tale consapevolezza è ora condivisa da molti colleghi, soprattutto all’interno dell’Unione Europea. Dobbiamo contrastare organizzazioni di trafficanti, promuovere lo sviluppo nei Paesi di origine e sostenere società inclusive e democratiche.

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Il Presidente Matteo Renzi con il Primo Ministro della Malesia Najib Razak Lo scenario internazionale ci mostra una crescente domanda di Nazioni Unite e dei principi che le guidano. La mia opinione è che lo scopo vero della Carta sia quello di assicurare un futuro migliore ai nostri figli; un futuro di pace e prosperità. Sono convinto che sia questa la migliore via per liberarci dalla paura e dare una risposta al radicalismo ed all’estremismo. Questa è la sfida che come leader politici dobbiamo esser pronti ad accettare. Ma la mia domanda è: siamo capaci di offrire una visione strategica per rispondere? L’Italia non si tira indietro. E’ questa è la motivazione di fondo che ci spinge a candidarci ad un seggio non permanente in Consiglio di Sicurezza nel biennio 2017/18 . Il nostro motto è: “l’Italia con le Nazioni Unite. Costruire la pace di domani”. L’Italia non si stancherà di lavorare per la moratoria sulla pena di morte, come chiesto dal Papa proprio qui. Nuove crisi continuano a colpire il Mediterraneo, il Medio Oriente e il continente africano. Linee divisorie, muri attraversano il cuore dell’Europa, in un momento in cui le forze devono essere unite. Il mio augurio va a un consolidamento del cessate-il-fuoco in Ucraina, affinché i negoziati politici possano avere successo. Sosteniamo gli sforzi del gruppo “Normandia”, così come dell’OSCE. Di recente abbiamo assistito alla forza che può avere il dialogo e l’impegno politico. L’accordo tra gli Stati Uniti e Cuba ha una portata storica. E l’accordo con l’Iran sul >>

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programma nucleare ha le potenzialità per aprire una fase di speranza in tutta la regione. Mentre ci sentiamo impegnati per

l’implementazione dell’accordo, ribadiamo con forza il diritto all’esistenza del popolo e dello Stato di Israele. Solo nel dialogo e nel negoziato possiamo trovare la strada per il futuro delle nostre generazioni. Non c’è alternativa. Lo dico a entrambi i nostri amici israeliani e palestinesi. E’ essenziale tornare al negoziato, con l’obiettivo di giungere alla soluzione dei due Stati , che vivano fianco a fianco, in pace e sicurezza. Questa assemblea è stata caratterizzata da grandi discussioni sulla

Siria. La prolungata assenza di soluzioni politiche alla crisi ha prodotto violenza inenarrabile e provocato una tragedia umana senza precedenti, come dimostra il grande numero di rifugiati. Mai come ora c’è un nemico pericoloso: Daesh, cioè l’Isis. Ma non è limitato a quella regione. Può espandersi in Africa. I fratelli libici devono sapere che non ci siamo dimenticati di loro. L’Italia è pronta ad assumere un ruolo guida in Libia , se ci verrà richiesto, per il meccanismo di assistenza e stabilizzazione. E’ pronta a collaborare con un governo di unità nazionale nei settori chiave. E’ una battaglia di valori e contro la paura. Il terrorismo ci vuole far morire o non riuscendoci, ci vuole far vivere come piace a loro. Attaccando Palmira, loro non attaccano il passato ma prendono di mira il futuro. L’Italia ha la più alta concentrazione al mondo di siti Unesco. Ci candidamo a portare avanti azioni concrete attraverso i Caschi Blu della cultura. Proponiamo una task force internazionale per tutelare i siti storici e artist ici , a disposizione dell’Unesco. L’Europa corre il rischio, senza un progetto educativo, di veder crescere il seme >>

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Matteo Renzi con l’ex Presidente USA Bill Clinton malvagio del terrorismo. Negli eventi in Belgio, Danimarca, erano coinvolte persone cresciute ed educate in Paesi europei e trasformate in terroristi contro i diritti dell’uomo. Signor Presidente, con l’adozione dell’Agenda 2030, abbiamo posto le basi per un percorso strategico verso lo sviluppo sostenibile. L’Italia è particolarmente soddisfatta che l’interconnessione tra le 5 P - People, Prosperity, Partnership, Planet and Peace - sia riconosciuta e ispiri la nostra azione per il futuro. Il mio Paese si è impegnato per l’attuazione dell’Agenda 2030 ed è pronto a fare la propria parte. Confermando l’impegno preso alla conferenza di Addis Abeba, l’Italia si è impegnata ad aumentare i fondi per la cooperazione. Il nostro obiettivo è rafforzare il nostro contributo finanziario nella cooperazione allo sviluppo, superando il rapporto aiuti/Pil di altri donatori G7. Intanto, daremo il benvenuto a Milano ai nostri partner Stati insulari in via di sviluppo per l’evento sulla sicurezza alimentare e l’adattamento climatico che si terrà a metà ottobre a Expo Milano. Un messaggio che incrocia le istanze dell’agricoltura sostenibile. Mi impegno con i Paesi africani a lavorare sul cambiamento dei modelli di consumo, sulla prevenzione dei conflitti dovuti al degrado di terre coltivabili e alla siccità. Non sono temi di serie B. L’Italia è al fianco dello sforzo del Segretario Generale Ban Ki Moon

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Matteo Renzi con il Presidente egiziano al-Sisi e di tutta la comunità internazionale per affrontare il cambiamento climatico con ambizione e risolutezza , mobilitando le risorse necessarie per rendere le conferenze di Lima e Parigi passi in avanti fondamentali.

Signore e signori, ho finito. Nelle scuole italiane, i nostri bambini imparano a conoscere il forte legame che esisteva tra antiche civiltà del Mediterraneo, Africa, Medio Oriente e Nord. Quei bambini non sono comparse ma la ragione per cui ci impegniamo. Il primo valore da tutelare è la vita. In tanti ci siamo commossi per l’immagine di Aylan, bambino che si è addormentato con il fratellino senza poter vedere il futuro. Non possiamo limitarci alla commozione. Sono tanti i bambini morti nel

Mediterraneo, sulle navi dei trafficanti, i nuovi schiavisti. Ma voglio ricordare anche nomi di cui non parla nessuno: Diabam, Salvatore, Ibris Ibrahim, Francesca Marina. Sono alcuni dei nati a bordo delle unità della Guardia Costiera grazie al lavoro dei miei connazionali.L’Europa non ceda alla paura e l’Italia farà orgogl iosamente la propria parte . Grazie. (Estratto da unità.tv. Foto della visita di Renzi negli USA di Palazzo Chigi)

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giovani e lavoro IL POPOLO VENETO N°3-2015

VITA DA MILLENNIALS: INTRAPRENDENTI, STACANOVISTI, INNOVATORI

Hanno aperto 300 imprese al giorno nel secondo trimestre del 2015. E per loro il meglio dell’Italia deve ancora venire. Protagonisti del successo di Expo 2015 e del Padiglione Italia, pronti a giocare un ruolo decisivo nella ripresa. Ecco i giovani che non t’aspetti Boom delle imprese dei Millennials . Quasi 32.000 nuove imprese nate nel secondo trimestre del 2015 fanno capo a un under 35, cioè sono nate più di 300 imprese al giorno guidate da giovani, con una crescita del 3,6% rispetto al trimestre precedente a fronte del +0,6% riferito al sistema d’impresa complessivo. Un terzo delle imprese avviate nel trimestre è stato fondato da un giovane. E ai giovani si deve più della metà (il 54%) del saldo tra imprese nate e cessate nel periodo. Lo stock complessivo di imprese di giovani è oggi pari a 594.000, cioè costituiscono il 9,8% del tessuto imprenditoriale del Paese. Alle barriere di accesso al mercato del

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giovani e lavoro IL POPOLO VENETO N°3-2015

lavoro e ai rischi di incaglio nella precarietà, i Millennials italiani hanno opposto una forza vitale partendo da una potenza italiana consolidata: l’imprenditorialità. La voglia di impresa è trasversale ai territori, inclusi i più critici, perché anche nel Mezzogiorno il 40,6% delle imprese nate nel trimestre è riconducibile a un giovane, con un tasso di crescita del 3,5% rispetto al trimestre precedente. È quanto emerge dalla ricerca «Vita da Millennials: web, new media, startup e molto altro. Nuovi soggetti della ripresa italiana alla prova» realizzata dal Censis per il Padiglione Italia di Expo 2015. Campioni di adattabilità nel mercato del lavoro . Sono 2,3 milioni i Millennials (i giovani di 18-34 anni) che svolgono un lavoro di livello più basso rispetto alla propria qualifica (sono il 46,7% di quelli che lavorano, rispetto al 21,3% dei Baby Boomers di 35-64 anni). Un milione di Millennials ha cambiato almeno due lavori nel corso dell’anno, 1,2 milioni dichiarano di aver lavorato in nero negli ultimi dodici mesi, 1,8 milioni hanno svolto lavoretti pur di guadagnare qualcosa, 1,7 milioni nell’ultimo anno hanno lavorato con contratti di durata inferiore a un mese, 4,4 milioni hanno fatto stage non retribuiti. Pur di entrare nel mondo del lavoro, pur di «stare in partita», tanti Millennials si accontentano di impieghi lontani dal loro percorso di formazione, anche in nero. Altro che troppo choosy: si tratta di un’adattabilità sociale sommersa e poco riconosciuta. Stakanov era un Millennial . Più di 3,8 milioni di Millennials lavorano oltre l’orario formale (il 17,1% in più rispetto ai Baby Boomers). Di questi, 1,1 milioni lo hanno fatto senza ricevere il pagamento degli straordinari (il 4% in più rispetto alla fascia di 35-64 anni) e 1,7 milioni con una copertura economica solo saltuaria. A 1,1 milioni di Millennials capita di lavorare anche di notte, a quasi 3 milioni durante il weekend. Ancora: 1,8 milioni lavorano a distanza, da casa o comunque lontano dal posto di lavoro, 1,9 milioni sono pendolari e 2,5 milioni viaggiano spesso per lavoro in città diverse da quella in cui risiedono. Lavorano stando connessi, in modalità remota, con una dilatazione di tempi e luoghi di lavoro. Con dedizione e disponibilità, vivono un tempo di lavoro che a volte fagocita il tempo di vita e l’impiego entra sempre di più nel quotidiano. Tra digital life, sobrietà e sharing economy : sulla frontiera dell’innovazione. La digital life è già qui per i Millennials: il 94% è utente di internet (contro il 70,9% riferito alla popolazione complessiva), l’87,3% è iscritto almeno a un social network (contro il 60,2% medio), l’84,7% utilizza lo smartphone sempre connesso in rete (contro il 52,8% medio). E sono loro ad aver fatto decollare il commercio online. Il 61,4% dei Millennials (circa 6,8 milioni di persone), contro il 27,9% dei Baby Boomers, nell’ultimo anno ha acquistato almeno un prodotto o un servizio sul web. Hanno comprato online prodotti alimentari 1,2 milioni di giovani, pari al 10,8% (contro il 5,4% dei Baby Boomers). La rete è il luogo di espressione della potenza innovativa dei Millennials, che sono i veri protagonisti della sharing economy. Quasi 500.000 giovani contribuiscono a iniziative di crowdfunding. Sobrietà e sharing economy vanno a braccetto nella loro quotidianità. Il 31,7% acquista prodotti usati

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(contro il 14,7% dei Baby Boomers), il 21,9% si sposta regolarmente in bicicletta (fa altrettanto solo il 10,3% dei 35-64enni) e l’8,4% (il 4,1% dei 35-64enni) utilizza il car sharing e il bike sharing. Inoltre, il 2,5% dei Millennials pratica il couchsurfing, cioè lo scambio di ospitalità che consiste nel mettere a disposizione un posto letto nella propria abitazione pubblicando l’annuncio su una piattaforma web e recandosi nelle abitazioni altrui con la stessa modalità. Individualisti, solidali e global: il policentrismo di valori e comportamenti . Il 73,4% dei giovani di 18-34 anni (contro il 45,8% riferito alla popolazione complessiva) è favorevole al matrimonio tra le persone omosessuali, il 59,6% (contro il 30,7% medio) è d’accordo anche con l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. L’81,8% (contro il 64,1% medio) è favorevole al divorzio breve e il 77,5% (contro il 58,3% medio) è d’accordo con il testamento biologico. Tra i Millennials prevale il soggettivismo etico, ma convive con una propensione solidaristica a vocazione global. Il 66% (contro il 53,4% riferito alla popolazione totale) è favorevole all’accoglienza dei rifugiati provenienti da zone colpite da guerre o calamità naturali. Energie per il futuro . Il 59,1% degli italiani ritiene che per il nostro Paese i giorni migliori siano ormai nel passato. Per i Millennials, invece, il meglio deve ancora venire: lo pensa il 42,1% contro un dato medio del 20,9%. Sono convinti che il futuro vada costruito con una spinta al cambiamento nel quotidiano: il 77,1% dichiara che nella propria vita ci sono cose che cambierebbe (il dato medio è pari al 62,6%) e la necessità di cambiamenti radicali è espressa dal 27,1%. La voglia di cambiamento non finisce però nella lamentela: quasi il 60% dei Millennials è tutto sommato soddisfatto della propria vita attuale. Per loro la voglia di costruire il futuro si lega alla convinzione che le potenze italiane non sono solo un lascito del passato, ma sono risorse per il futuro. E il Padiglione Italia di Expo 2015, sin dalla sua ideazione, è stato pensato proprio come uno spazio di supporto ai tanti talenti e alle energie giovani, a cui ha voluto dare accoglienza e visibilità con l’obiettivo di aiutarli a germogliare. Nel successo di Expo 2015 e del Padiglione Italia il ruolo dei giovani è decisivo e richiama la funzione sociale che necessariamente sono chiamati a giocare nel prossimo futuro. Questi sono i principali risultati della ricerca “Vita da Millennials: web, new media, startup e molto altro. Nuovi soggetti della ripresa italiana alla prova” realizzata dal Censis per il Padiglione Italia di Expo 2015, che è stata presentata oggi a Milano presso la Fondazione Eni Enrico Mattei da Francesco Maietta, Responsabile Area Politiche sociali del Censis, e discussa da Cristina Tajani, Assessore Politiche per il lavoro, sviluppo economico, università e ricerca del Comune di Milano, Cesare Vaciago, Direttore Territori e Contenuti del Padiglione Italia di Expo 2015, Aldo Bonomi, Direttore del Consorzio Aaster, e Giuseppe De Rita, Presidente del Censis.

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cultura IL POPOLO VENETO N°3-2015

“UTOPIE MINIMALISTE” DI LUIGI ZOJA

Banksy A cura di Emanuele Bellato “L’utopia ha una cattiva reputazione perché evoca il comunismo, quel comunismo - là, proprio quello che non ha saputo mantenere le sue promesse e che, al contrario, ha persino costruito un sistema repressivo e oppressivo particolarmente sofisticato. Da quel momento, l’utopia si trova essa stessa tacciata di totalitarismo” scrive Thierry Paquot in un saggio titolato “Utopia. Ovvero un ideale equivoco” (Mimesis Eterotopia, Milano 2002). Lo stesso concetto è stato ribadito più volte dallo scrittore, giornalista e viaggiatore Tiziano Terzani secondo cui tutte le rivoluzioni - bolscevica, cinese, vietnamita, cambogiana - hanno portato solo grandi massacri e povertà, sia materiale sia spirituale, trasformando il sogno in un incubo. Doveva essere l’alba del sol dell’avvenire invece fu un tramonto senza gloria. L’esperienza insegnò a Terzani che l’unica vera rivoluzione possibile è quella interiore.

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Dunque, viste le premesse, ha ancora senso parlare di utopia? Per Luigi Zoja sì, a patto di non inseguire utopie massimaliste. Per Zoja non è una scoperta dell’ultima ora, infatti, già sul finire degli anni ’60 lasciò l’Italia delle elucubrazioni sessantottine per dedicarsi allo studio della sociologia e della psicologia. I fatti gli hanno dato ragione: diversi leader della rivolta studentesca intrapresero, alla fine di quegli anni “formidabili”, la via del trasformismo politico, altri, pur conservando la coerenza, precipitarono nell’abisso della lotta armata. Gli indizi del fallimento erano evidenti sin dall’inizio dell’incendio rivoluzionario. Sui muri si scriveva: “Siate realisti, chiedete l’impossibile!”; “Io prendo i miei desideri per realtà perché credo

nella realtà dei miei desideri”; “Negoziare significa capitolare”; “No” (è la risposta della gente). (Citazioni da “The Beginning of the End” London 1968; trad. “E quel maggio fu: Rivoluzione” Milano 1978 - di Angelo Quattrocchi). Gli slogan della cosiddetta generazione impegnata avevano, secondo l’autore di “Utopie minimaliste”, qualcosa di ossessivo. Mancava la concretezza in chi voleva dare l’assalto al cielo e veniva trascurato il fatto di vivere in un periodo di relativo benessere. Come esempio “negativo” Zoja porta la figura dell’eroe per eccellenza di quella generazione, ovvero Ernesto “Che” Guevara. Il mitico guerrigliero finisce, in un certo senso, sul lettino dello psicanalista ed il caso appare da subito disperato: affetto da narcisismo, egocentrismo, anaffettività, con tendenze al “suicidio” (inteso come volontà di cercare la bella morte in battaglia). Insomma, un “perdente di successo”. Personalmente ho trovato la diagnosi di Zoja ingenerosa. Anche attribuire l’involuzione reazionaria dell’America Latina come conseguenza del guevarismo mi sembra eccessivo. Mi pare più equilibrato e fedele il ritratto di Osvaldo Soriano: “E’ molto facile metterlo [il “Che”, ndr] in discussione adesso, dopo tante sconfitte, cominciando dalla sua in Bolivia. Forse non gli interessava il potere e per questo affidò i suoi figli ai cubani per andarsene nella selva, con un

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pugno di internazionalisti, cenciosi e malnutriti. Lui alzò le bandiere dell’utopia e nei suoi testi - come nel suo diario - appare una visione forse ingenua del mondo. Però lui ci credeva, e fece sì che anche molti altri ci credessero. C’era qualcosa di religioso in questo, qualcosa di molto discutibile, ma tutte le grandi rivoluzioni hanno avuto i loro uomini pragmatici e quelli disposti a dare la vita per i loro principi. Probabilmente è vero che l’esempio del Che ha trascinato molti giovani a una morte inevitabile, ma altri, come i sandinisti, sono arrivati alla vittoria quando ormai nessuno più credeva nella lotta armata. E’ per questo che nelle società più disperate il Che conserverà sempre tutto il suo valore. Venticinque anni dopo la sua morte in molti lo hanno abbandonato, ma altri seguono i suoi passi, là dove libertà è una parola senza significato”. (AA.VV., “Ernesto Guevara, nomade dell’Utopia”, manifestolibri, Roma 1993). Non so quanto il mito di Che Guevara sia offuscato nell’America Latina, ma di certo è nota l’ammirazione e la simpatia per il Che di molti attuali leader politici sudamericani, a cominciare da Pepe Mujica (Uruguay), per proseguire con Cristina kirchner (Argentina), Nicolás Maduro (Venezuela), Dilma Rousseff (Brasile), Evo Morales (Bolivia), Daniel Ortega (Nicaragua). Condivisibile è invece l’analisi di Zoja sui successi, poco pubblicizzati, delle socialdemocrazie. Il rumore delle armi e dell’azione purtroppo copre il lavoro concreto e silenzioso dei riformisti, di chi non ambisce a creare l’uomo nuovo, ma

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pensa, tramite la politica dei piccoli passi, di portare benessere e giustizia sociale per tutti. Nel dimenticatoio della storia sono finiti in tanti, dal socialdemocratico svedese Olof Palme al socialista - aggiungo io - Giacomo Matteotti. E come non ricordare il sogno spezzato di quella meravigliosa gioventù socialista riunita nel 2011 nell’Isola di Utoya. Quei giovani, animati da un’utopia “minimalista”, volevano rendere il mondo un posto migliore. Come? Semplicemente interessandosi, partecipando, vivendo un’esperienza comunitaria, di condivisione. Il rischio di non avere più nessuna utopia è infatti quello del disimpegno, del fatalismo. E’ già successo nel passato; dopo la sbornia pseudo-rivoluzionaria degli anni 60/70 sono giunti al potere i Reagan e le Thatcher. Un periodo, quello degli anni ’80, esaltato

dai conservatori senza mai considerare i danni prodotti dal neoliberismo, dalla deregulation e dai tagli al welfare state. Sono molte le utopie minimaliste da mettere in pratica senza fanatismi, dal rispetto per se stessi e per gli altri, all’evitare gli sprechi, al liberarsi degli stereotipi del successo, al compiere gesti di gratuità verso il prossimo, all’agire in modo più compassionevole e giusto. E poi il rispetto dell’ambiente. Zoja dedica delle pagine appassionate a questo tema. A differenza del passato è la Natura che deve essere difesa dall’uomo. L’inquinamento, spiega Zoja, è anche quello della psiche. Nel testo sono citati illuminanti esempi dove i legislatori hanno inserito nelle carte costituzionali i Diritti della Natura. Altrettanto intense sono le pagine dedicate alla sofferenza degli animali con il consiglio dell’autore di compiere una scelta vegetariana. Attenzione però alle scelte radicali, come insegna Nietzsche, dall’Uomo Nuovo all’abbraccio con un cavallo il passo è breve… *Spiegazione dell’episodio che segnò la definitiva caduta di Friedrich Nietzsche nella follia da “wikipedia, l’enciclopedia libera”: All'uscita dalla sua abitazione di Torino, il 3 gennaio 1889, il filosofo tedesco vede un vetturino frustare il suo cavallo ostinato che rifiuta di muoversi. Nietzsche rimane impressionato dalla violenza dell'uomo e dalla sua volontà di dominare il mondo. Si precipita a fermare il vetturino e singhiozzando abbraccia il cavallo. Il Popolo Veneto (Giornale Italiano Fondato nel 1921). Anno 94 N°4-2015 www.ilpopoloveneto.blogspot.com www.ilpopoloveneto.it [email protected] Direttore Responsabile: Emanuele Bellato Vice-Direttrice: Francesca Monti Reg. Tribunale di Rovigo N°25/04. Stampa in proprio (11 Ottobre 2015). Giornale gratuito. Non riceve finanziamenti pubblici e privati. “Esce come e quando può”.

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GINO STRADA PREMIATO CON IL RIGHT LIVELIHOOD AWARD

I vincitori del Premio Right Livelihood, più comunemente conosciuto come il "Premio Nobel alternativo", che valorizza le soluzioni coraggiose ed efficaci per garantire il rispetto dei diritti umani e per reagire alle crisi globali, sono stati annunciati al Centro per la stampa internazionale dell'Ufficio degli Affari esteri a Stoccolma. Fondato nel 1980, il Premio Right Livelihood è presentato ogni anno al Parlamento svedese ed è più comunemente conosciuto come il 'Premio Nobel alternativo', nato per "onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo". Quest'anno la Fondazione ha ricevuto ed esaminato 128 proposte da 53 Paesi. I laureati del Premio Right Livelihood sono 162 e provengono da 67 nazioni. Tra i vincitori di quest’anno figura Gino Strada, fondatore di Emergency, che riceverà il Right Livelihood Award "per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e >>

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dell'ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra". E' la prima volta che il Premio viene attribuito a un candidato italiano. Insieme a Gino Strada verranno premiati Sheila Watt-Cloutier (Canada) per la difesa dell'Artico e Kasha Jacqueline Nabagesera (Uganda) per la difesa dei diritti delle persone Lgbti. Il Premio onorario andrà a Tony de Brum e al popolo delle isole Marshall per il loro impegno contro il nucleare. I premi verranno conferiti a Stoccolma il 30 novembre. "Ricevere il Right Livelihood Award è un onore e una grande emozione”, ha detto Gino Strada. “Oltre vent'anni fa Emergency è stata fondata per offrire cure gratuite a chi soffre le

conseguenze della guerra e della povertà. In questi anni siamo stati a fianco delle vittime e ci siamo opposti alla guerra e alla sua logica di sopraffazione. Abbiamo costruito ospedali, e abbiamo combattuto perché chiunque avesse diritto a essere curato. Abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone senza nessuna discriminazione, nella convinzione che essere curati sia un diritto umano fondamentale.

Oggi, nel mondo, la diseguaglianza tra pochi ricchi e moltissimi poveri è aumentata e la Terza guerra mondiale è già cominciata. Altri morti, altri feriti, altra sofferenza. Con Emergency continuiamo a lavorare, in Iraq, in Afghanistan e in alcuni dei Paesi più disastrati del pianeta, ma non possiamo rimanere inermi di fronte a questa mattanza indiscriminata. L'umanità ha fatto progressi straordinari in molti campi, dalla tecnologia alla medicina; ora è il momento che si impegni per un traguardo irrinunciabile: bandire la guerra dalla storia.

E' il momento di lavorare a favore delle generazioni future, di seminare, anche nella consapevolezza che non saremo noi a vedere i frutti. Dobbiamo alimentare una cultura diversa, fondata sull'uguaglianza e il rispetto dei diritti umani: l'alternativa è la barbarie che abbiamo davanti e alla quale non possiamo arrenderci". Complimenti a Gino Strada e grazie, a lui e ad Emergency, per il magnifico lavoro che svolgono ogni giorno.

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10^ EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

Dal 16 al 24 ottobre 2015 all’Auditorium Parco della musica di Roma, si svolgerà la decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il nuovo direttore è Antonio Monda, che prende il posto di Marco Müller. Quest’anno la manifestazione tornerà alla sua formula originale e i film verranno premiati dal pubblico. Nella selezione ufficiale ci saranno 37 titoli tra lungometraggi, documentari e serie tv. Tra i film più attesi ci sono The walk di Robert Zemeckis, che racconta la storia del funambolo francese Philippe Petit; Truth, un film drammatico con Cate Blanchett e Robert Redford sul “Rathergate”, il caso sui presunti favoritismi ricevuti da George W. Bush per non fare il militare in Vietnam; The end of the tour di James Ponsoldt, sullo scrittore David Foster Wallace e l’italiano Alaska di Claudio Cupellini, con Elio Germano. Sarà inoltre proiettato il documentario Junun, girato dal regista statunitense Paul Thomas Anderson in India insieme al chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood.

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Prevista anche la proiezione della seconda stagione della serie tv Fargo, ispirata all’omonimo film dei fratelli Coen. La manifestazione ospiterà anche una serie di incontri con registi, attori e personalità del mondo della cultura. Tra gli ospiti l’attore Jude Law, i registi Wes Anderson, Joel Coen (insieme alla moglie e attrice Frances McDormand) e Paolo Sorrentino. In programma anche alcune retrospettive dedicate ai film d’animazione della Pixar e ai registi Antonio Pietrangeli, Pablo Larraín e una serie di proiezioni speciali in omaggio, tra gli altri, a Pier Paolo Pasolini, Ettore Scola, i fratelli Taviani e Stanley Kubrick. Il programma completo della manifestazione è consultabile sul sito: www.romacinemafest.it

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“A NAPOLI NON PIOVE MAI”: INTERVISTA CON SERGIO ASSISI

di Francesca Monti In occasione della proiezione al Cinema Centrale di Milano di “A Napoli non piove mai”, abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Sergio Assisi, seduti sulle poltroncine blu della sala cinematografica. Sergio, attore di grande talento, fascino e simpatia, ci ha parlato della sua opera prima “A Napoli non piove mai”, di cui è anche protagonista, dei film a cui è maggiormente affezionato e dei prossimi progetti. Ringraziando Sergio Assisi per la disponibilità, e il suo Ufficio Stampa, NCmedia nelle persone di Nicola Conticello e Marco Giovannone, vi lasciamo alla lettura >>

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dell’intervista e vi consigliamo di andare a vedere “A Napoli non piove mai”. Noi abbiamo avuto modo di vedere questo film e l’impressione che abbiamo avuto è stata ottima. Sergio, “A Napoli non piove mai” ti vede esordire come regista. Com’è nata l’idea di questo film? “L’idea di fare un film nasce dall’incoscienza e dalla follia, in senso buono. Oggi in Italia, quando fai qualcosa di diverso vieni in qualche modo non riconosciuto, perché quando fai più cose dai fastidio, se sei un pensante dai fastidio. Se tu sei un attore di televisione, ti metti a fare il cinema, il regista, a scrivere, a fare romanzi, si crea un problema, che nasce dalla medietà, nel nostro Paese è tutto medio, è tutto piatto. La differenza dà fastidio in tutti i campi, in tutti i sensi. In questo caso stiamo parlando di un film, di una

commedia normale senza pretese, eppure accade comunque qualcosa. Quando mi dicono tu vuoi fare tante cose, io rispondo perché non le fai tu. Io sono abbastanza polemico, ma con la voglia che ho di fare mi puoi dire quello che vuoi, mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro. I critici me li mangio a colazione. Perché, dopo aver lavorato un anno con centinaia di persone, dando lavoro, costruendo cose importanti, devo mettere il mio progetto al ludibrio di parole di una sola persona che magari in quel giorno ha la luna storta, o non le piace Napoli, e quindi scrive un commento non positivo sul film? La critica oggi per come è fatta, per tutto quel che accade, non ha nessun valore. Anche perché oggi viene fatta da chi si arroga il diritto di criticare, e allora io mi arrogo il diritto di fare il regista, di fare quello che voglio. Sarebbe importante che venisse supportato in un certo qual modo il nostro lavoro, questo non significa che mi devono dire per forza che il film è bello, ognuno è libero di esprimere il suo pensiero. Quello che odio è la stupidità, l’arroganza e le cattiverie gratuite. E’ quello che mi succede da quando ho iniziato questo mestiere,

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da quando andai al Centro Sperimentale di Cinematografia, mi dissero che io non avrei potuto fare l’attore e di cambiare lavoro. Avevo 18 anni, ora ne ho 43. Il primo giorno che ho iniziato mi hanno detto questo. Io chiedo sempre: In che posto si trova l’Italia nella classifica mondiale, per quanto riguarda il giornalismo? Molto in basso, sotto lo Zimbabwe, allora andate a fare le critiche lì”. “A Napoli non piove mai” è una commedia originale, diversa, che racconta che bisogna sempre inseguire i propri sogni… “E’ un film per amatori, non per chi è abituato alla comicità facile. E’ una commedia che racconta una storia semplice, la filosofia di un popolo, quello napoletano, che nonostante le difficoltà non si arrende e insegue

i propri sogni, risolvendo i problemi in modo originale”. Barnaba, il personaggio che interpreti, è un 40enne che vive ancora in famiglia, che cerca di trovare un proprio posto nel mondo e che alla fine riesce a guadagnare qualche centinaia di euro pubbl icando un libro di fotografie su Napoli. Anche tu hai fatto diversi li bri fotografici dedicati alla tua città… “Sì, ho fatto, con mio fratello Dario, dei libri fotografici su Napoli (Spazza Napoli, nel 2008; San Giuseppe, facci vincere lo scudetto fino al 3000, raccolta di richieste di grazia dei napoletani, nel 2009; Strapazza Napoli, nel 2012, ndr). Nel film sono presenti diversi rimandi, il libro di Barnaba è uno di questi. Alcune foto che si vedono nella pellicola sono vere, le ho fatte vivere, come ad esempio quella “vendesi bare usate”, oppure il cartello politico messo vicino alla scritta vietata l’affissione, e il numero 79 che nella cabala vuol dire ladro. Insomma è tutto un rimando”. “A Napoli non piove mai” è una metafora dell’amiciz ia, del fatto che c’è sempre qualcuno pronto a darti una mano quando sei in difficoltà, questo è il messaggio che a me è arrivato guardando il film…

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“Il senso è quello o almeno quello che io vorrei che fosse idealmente la mia città e il mio cuore, perché penso che quel cuore c’è ma si è abbastanza offuscato. Oggi il mondo è diventato troppo individualista. L’idea che voglio trasmettere attraverso il film è invece quella del gruppo, oggi se non ci si fa forza a vicenda non si fa nulla, in ogni sfera della vita, l’unione fa la forza, dove io non arrivo arrivi tu. Ad esempio, tu, con questa intervista, mi stai dando voce vera in questo momento”. Nel film ci sono tre elementi centrali: Napoli con tutte le sue sfumature, l’importanza di inseguire i propri sogni e la mela, che rappresenta il testimone che viene passato da un protagonista all’altro dell a storia… “La mela passa di mano in mano ai personaggi portanti della storia, è il sottile filo che unisce tutti, tutti siamo collegati. Se tu fai del bene, il bene si diffonde, se tu fai del male il male si diffonde. La tua azione si ripercuote sugli altri. Ma c’è anche un altro senso più profondo e qui entriamo nella scienza, la forma toroidale dell’energia. L’energia che avvolge la terra è chiamata Toro, ha la forma toroidale, i tori sono delle forme di energia, la mezza mela ha la perfetta forma toroidale dell’energia. Ma quello che volevo far passare attraverso la mela è soprattutto il significato del filo rosso che unisce tutto. Il bambino alla fine del film tira in aria la mela, che poi cade dove si trovano Barnaba e Sonia, lei chiede “ma poi alla fine sta mela cos’è?”. E Barnaba risponde “Ma no niente, è tutto un fatto”, minimizzando, ma in realtà la mela ha un significato importante”

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Come attore hai interpretato tante fiction e film di successo. C’è un ruolo a cui sei rimasto più legato? “Io non mi affeziono ai ruoli, non bisognerebbe affezionarsi perché altrimenti ti restano addosso, anche nella vita. Però mi affeziono ai progetti, il secondo è questo film, il primo è stato “Ferdinando e Carolina”, il film di Lina Wertmuller, con il quale ho esordito al cinema”. Napoli, la tua città, è legata a doppio filo anche alla tua carriera di attore, infatti molti lavori che hai fatto erano ambientati a Napoli e dintorni, da “Ferdinando e Carolina” a “Capri”, passando per “Amore e libertà-Masaniello”, “Assunta Spina” e “Mannaggia alla miseria”… “Cerco di portare la mia napoletanità, la mia radice, in

tutto quello che faccio, fin quando posso, fin quando anche il mio popolo e la mia città me lo permettono, perché Napoli è un mondo a parte, anche crudo e complicato. E’ difficile far ridere il pubblico napoletano, è il più difficile d’Italia teatralmente parlando. So benissimo che il mio film a Napoli non ha lo stesso impatto o effetto che ha nelle altre città, è un rischio fare un film su Napoli a Napoli, è più facile a Milano, però è una sfida per capire realmente il mio popolo e la mia terra e quanto valga la pena dedicare la mia energia, il mio sangue per la mia città”. Dopo “A Napoli non piove mai”, a quali altri proget ti stai lavorando? “Sto girando una fiction per Mediaset, che si chiama “Rimbocchiamoci le maniche” (per la regia di Stefano Reali, ndr), con Sabrina Ferilli, con la quale sono felice di lavorare perchè è una persona carinissima. E’ una serie in 8 puntate che andrà in onda il prossimo anno su Canale 5. L’altro progetto, se Dio vuole, è quello di fare subito il secondo film da regista. Non mi voglio arrendere neanche alle eventuali critiche negative su “A Napoli non piove mai” (ride)”.

Foto dalla pagina facebook "A Napoli non piove mai"

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“A NAPOLI NON PIOVE MAI” - LA SCHEDA DEL FILM Dal 1° ottobre, è nei cinema “A Napoli non piove mai”, la divertente commedia che vede all’esordio alla regia Sergio Assisi. La pellicola (prodotta da Quisquilie Production Srl, produttore esecutivo Lucilla De Rosa, distribuita da Mediterranea Productions/Cineone Distribution) è interpretata dallo stesso Assisi e da Valentina Corti, Ernesto Lama, Nunzia Schiano, Giuseppe Cantore, Eliana Miglio, Luigi Di Fiore, Giancarlo Ratti, Sergio Solli, Antonella Morea, Clotilde Sabatino, Adelmo Togliani, Massimo Andrei, Gaetano Amato, Magdalena Grochowska, Benedetto Casillo, Francesco Paolantoni, Antonella Romano, Lucio Caizzi, Laura Schettino. Il film ha ottenuto il riconoscimento di interesse culturale e il contributo economico dal Mibact, il patrocinio morale del Comune di Napoli e il supporto della Film

Commission Regione Campania. Le riprese sono state effettuate tra luglio ed agosto 2014 per quattro settimane, interamente nella città di Napoli e dintorni, allo scopo di promuovere la città in Italia e all’estero da un punto di vista culturale e territoriale. Il film è stato girato nei quartieri più caratteristici e più belli di Napoli, Posillipo, Mergellina, Avvocata, Montecalvario, San Giuseppe, Chiaia, Vomero, nella chiesa di Santa Marta, nell’archivio storico di Napoli, presso Castel dell’Ovo e il Maschio Angioino, nella Villa Vannucchi di San Giorgio a Cremano, sostenuti dall’assessorato alla valorizzazione delle ville vesuviane. Per quanto riguarda il Veneto, “A Napoli non piove mai” è attualmente in programmazione all’UCI CINEMAS di Mestre (Ve). SINOSSI: Dopo l’ennesimo litigio col padre, che ogni giorno gli ripete di trovarsi un lavoro stabile e la rottura con la fidanzata che lo accusa di soffrire della sindrome di Peter Pan, Barnaba (Sergio Assisi) decide di andare via di casa. L'unico a dargli ospitalità è Jacopo (Ernesto Lama), un suo vecchio compagno di scuola che soffre della sindrome dell’abbandono, e che tenta continuamente il suicidio. Intanto in una città del nord Sonia (Valentina Corti), che ha appena discusso la tesi di dottorato, pur di sfuggire al padre che la vorrebbe a lavorare in azienda con lui, decide di accettare un lavoro di restauro in una piccola chiesa di Napoli. Il problema è che soffre della sindrome di Stendhal che la fa svenire di fronte alle opere d'arte. Certo che San Gennaro possa fargli il miracolo di ricaricargli il bancomat, Barnaba continua a pregare il santo proprio nella chiesa dove arriva Sonia per restaurare un dipinto. L’incontro tra Barnaba, Sonia e Jacopo porterà questi tre personaggi a superare le rispettive “sindromi” e affrontare la vita con ottimismo e positività, come se ci fosse sempre il sole, convinti che tanto a Napoli non piove mai…

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“POLI OPPOSTI”: INTERVISTA CON LUCA ARGENTERO

di Francesca Monti Abbiamo avuto il grandissimo piacere di fare una chiacchierata con Luca Argentero, uno dei più bravi attori del cinema italiano, un uomo elegante, solare, bellissimo. Luca è protagonista della commedia sentimentale di Max Croci, “Poli opposti”, nei cinema da giovedì 8 ottobre, in cui interpreta il terapista di coppia Stefano Parisi. In questa intervista che ci ha gentilmente concesso (un grazie speciale a Gianni Galli di The Rumors), Luca Argentero ci ha parlato di “Poli opposti”, del suo personaggio Stefano Parisi, di 1 Caffè Onlus, della Juve e di tanto altro.

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Luca, in “Poli opposti” interpreti il terapista di coppia Stefano Parisi, un uomo romantico, che potremmo definire quasi d’altri tempi… “Anche attuale, non è così d’altri tempi, è oltretutto forse più bravo a dare consigli agli altri che non a se stesso, anche lui si scontra con la vita reale, però non chiude le porte all’amore, anzi. Divorzia proprio perché è convinto che l’amore debba essere una cosa bella, non un rapporto arido, mentre Claudia, la sua dirimpettaia, la sua vicina di pianerottolo, non solo è un avvocato divorzista ma anche una

donna che è completamente delusa dall’amore, non ci crede più, non crede agli uomini e quindi Stefano avrà l’arduo compito di convincerla del contrario”.

Il senso del film è che gli opposti si attraggono i n un primo momento poi però per mantenere e far crescere una storia d’amore è n ecessario trovare delle cose che uniscono… “E’ la tesi del film, gli opposti si possono attrarre nel breve termine, all’inizio ti può piacere una persona che è molto distante da te, man mano che passa il tempo e che costruisci qualcosa se non trovi dei punti in comune, delle cose che ti piacciono, che ti va di fare assieme, in cui credi, diventa difficile coltivare questa storia”.

Ci sono dei tratti di Stefano in cui ti rivedi? “Stefano è romantico, è appassionato del suo lavoro, è una persona fedele, rispetta la parola data, non tradisce il suo piccolo amico Luca, è una persona rispettabile, educata, divertente, a me piace, mi sta simpatico, se potessi lo sceglierei per andarci fuori a cena. Queste sono le assonanze, le similitudini, le cose che me lo fanno stare simpatico e in cui mi riconosco”.

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Nel film la protagonista femminile, antagonista di Stefano, è Claudia interpretata da Sarah Felberbaum. Come ti sei trovato a recitare con lei? “Benissimo, mi fa molto piacere che chi ha visto il film ci trovi funzionanti assieme, è una cosa molto rara e non è successa a caso, non è una questione di colori, di estetica. La considero un’amica, è una persona con cui condividiamo degli interessi comuni, parliamo la stessa lingua, per cui è stato facile comunicare con lei, e lavorare assieme. Se hai gli stessi gusti, ti piacciono le

stesse cose, è tutto più facile. E’ come quando devi scegliere un amico, scegli quelli più vicini a te, che hanno i tuoi interessi, e un po’ così è successo con Sarah”. In “Poli opposti” ci sono dei rimandi alle grandi c ommedie d’amore hollywoodiane degli anni Cinquanta. Qual è la tua p referita? “‘Susanna’, è la prima che mi ha fatto vedere Max, è una commedia che il regista ha voluto citare nei modi, nei tempi, nell’estetica, nel look. Non avevo visto questo film e l’ho recuperato grazie a lui”. Tra tutti i personaggi interpretati (Luca ha preso parte a famosi film come “Saturno contro”, “Lezioni di cioccolato”, “Solo un padre”, Mangia, prega, ama”, “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, “Un boss in salotto”, “Fratelli unici”, “Noi e la Giulia”, solo per citar ne alcuni, ndr), ce n’è uno a cui sei più legato e qual è invece un ruolo che vorrest i interpretare in futuro? “‘Solo un padre’ di Luca Lucini è un film che ricordo sempre con grande affetto. Non ho fatto talmente tanti ruoli che sarebbe difficile scegliere una cosa sola”. Sarai tra i protagonisti dell’opera seconda di Max Croci “Al posto tuo” e poi in quali altri progetti ti vedremo? “Abbiamo già finito di girare “Al posto tuo”, che è una commedia da ridere. Siamo io e Stefano Fresi, ci scambiamo la vita per salvare il posto di lavoro dando luogo a >

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situazioni abbastanza pazze. E poi a Natale uscirà il film di Neri Parenti “Vacanze di Natale ai Caraibi”, con Christian De Sica, Massimo Ghini, Ilaria Spada, Angela Finocchiaro. E’ la prima volta per me ed è stata un’esperienza molto divertente”.

Hai fondato 1 Caffè Onlus che si occupa di aiutare tante piccole associazioni. Puoi parlarcene? “Grazie di ricordarlo. E’

una piccola ma grande onlus che esiste da tre anni, ci occupiamo in prima persona e allo stesso tempo invitiamo la gente a raccogliere dei simbolici caffè. C’è una bella tradizione napoletana che si chiama “tradizione del caffè sospeso”, a Napoli si può entrare in un bar, comprare un caffè e lasciarne pagato uno per qualcuno che non se lo può permettere. E’ una tradizione che vive tutt’oggi. Noi abbiamo preso quest’idea, l’abbiamo resa digitale, abbiamo creato una piattaforma che si occupa di raccogliere questi simbolici caffè per tante piccole associazioni che lavorano in Italia. Ne presentiamo una a settimana, presentiamo il loro progetto e diamo la possibilità a tutti di dare una mano, raccogliendo un po’ di denaro ma soprattutto facendo conoscere delle piccole realtà che non hanno grandi possibilità di farsi pubblicità. Il sito è: www.1caffe.org (è possibile donare un caffè o una colazione, ndr)”. In chiusura, sei un grande tifoso della Juve. Cosa ne pensi di questo inizio di stagione? “Siamo alla settima giornata, la squadra è stata completata due settimane fa, è presto per tirare delle conclusioni. C’è ancora un sacco di tempo, la stagione è appena iniziata. Non mi preoccupa, anzi mi sembra normale che la squadra abbia bisogno di un po’ di tempo, essendo stata cambiata per tre quarti. Sono fiducioso, penso che lo spirito sia quello giusto, la Juve non è una squadra arrendevole”.

Foto dalla pagina Facebook di Luca Argentero

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“POLI OPPOSTI” - LA SCHEDA DEL FILM Da Giovedì 8 ottobre è nei cinema “Poli opposti”, l’opera prima di Max Croci, che vede protagonisti Luca Argentero e Sarah Felberbaum. Nel cast troviamo anche Giampaolo Morelli,Tommaso Ragno, Grazia Schiavo, Anna Safroncik, Elena Di Cioccio. Sinossi: Polarità: espressione di un rapporto di reciproca dipendenza fra due elementi contrapposti. La polarità implica una condizione di complementarietà, tale che ciascuno dei due poli trova nell’altro la sua ragione d’essere ed il suo fondamento costitutivo. L’uno non potrebbe esistere senza l’altro, come i due poli di una calamita. Stefano Parisi (Luca Argentero) e Claudia Torrini (Sarah Felberbaum) fanno due lavori che non potrebbero essere più distanti. Terapista di

coppia lui, avvocato divorzista lei. Lei separa le coppie, lui cerca di tenerle unite. Al momento l’amore non è al centro dei loro pensieri, ma è innegabile che sia al centro delle loro vite. Il Dottor Parisi ripara matrimoni in crisi, ma ha appena lasciato la moglie, Mariasole (Anna Safroncik), e consumato il distacco anche dall’ingombrante suocero, il Dott. Beck (Tommaso Ragno), famoso psicologo e irriducibile narciso. Claudia, mamma single del piccolo Luca (Riccardo Russo), è l’implacabile Avvocato Torrini, il peggiore degli incubi per i mariti delle sue clienti. Ne sarebbe terrorizzato persino suo fratello Alessandro (Giampaolo Morelli), bugiardo seriale e sfrontato marito di Rita (Elena Di Cioccio), ormai rassegnata alla gelosia. Claudia non ascolta suo figlio Luca, anche se è convinta di farlo. Luca a scuola è vessato dai bulli, e il fatto di non avere né un padre accanto che lo difenda, né una madre che lo comprenda, lo rende sempre più chiuso. Stefano insegna al piccolo Luca a reagire, senza però utilizzare la violenza. Claudia e Stefano si renderanno presto conto che, forse, è inutile lottare contro le leggi della fisica… “Poli opposti” è una commedia romantica e divertente, con una buona sceneggiatura, quel sapore elegante e quello stile che rimanda alle commedie d’amore hollywoodiane degli anni Cinquanta, che hanno fatto sognare il grande pubblico. I poli opposti si attraggono inizialmente, ma poi per portare avanti la storia d’amore devono trovare dei punti in comune. E’ quello che succede ai due protagonisti, Claudia e Stefano, magistralmente interpretati da Sarah Felberbaum e da Luca Argentero, che trasmettono una grande sintonia e riescono a dare colore e credibilità ai loro personaggi, mostrando ancora una volta il loro talento interpretativo. “Poli opposti” rappresenta sicuramente un buonissimo esordio nel mondo cinematografico per Max Croci.

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“MILANO 2015”: INTERVISTA CON CRISTIANA MAINARDI

di Francesca Monti Abbiamo avuto il grande piacere di intervistare Cristiana Mainardi, che ha scritto il soggetto e curato la produzione del film documentario “Milano 2015”, presentato alla 72. Mostra del Cinema di Venezia nelle Giornate degli Autori, e che uscirà nelle sale il 12 ottobre nell’ambito della Festa del Cinema #CinemaDays. In questa intervista che ci ha gentilmente concesso (grazie anche a Viviana Ronzitti), Cristiana Mainardi ci ha raccontato come è nata l’idea di questo splendido film documentario, ci ha parlato di Milano, di Expo e di tanto altro. Buona lettura.

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Cristiana, ha scritto il soggetto e curato la produ zione di “Milano 2015”, un film documentario in cui sei registi raccontano Mil ano e le sue differenti anime. Com’è nata l’idea di questo progetto? “L’idea è nata innanzitutto dal fatto di lavorare e vivere a Milano e quindi di partecipare come cittadina a un percorso di profondo cambiamento che era davvero visibile e sotto gli occhi di tutti, chiaramente, anche con l’occasione di Expo. Ovviamente lavorando in una casa di produzione cinematografica il cinema ci sembrava l’occhio giusto per affrontare questo percorso narrativo. Poi è subito sorta la prima difficoltà, in che modo lo si poteva raccontare, perché mai avremmo pensato di fare un racconto esaustivo, onnicomprensivo. Di conseguenza anche la scelta di prendere in considerazione “Milano ‘83” di Olmi che era l’ultimo documento che raccontava Milano, è stato assolutamente fondante rispetto a tutti i ragionamenti che sono seguiti, quindi il fatto di voler raccontare la città non da un punto di vista unico, ma attraverso tanti punti di vista differenti”. In “Milano ‘83” Ermanno Olmi diceva che era necessa rio che la città recuperasse il senso di civitas. Oggi Milano è dive rsa rispetto a 32 anni fa, è una città vitale, frizzante… “Sicuramente è una Milano che ha paradossalmente, nella sua frenesia, più tempo per indagare i suoi stessi errori fatti nel passato. L’aspetto che ho trovato interessante è che dopo una crisi valoriale assolutamente nata in qualche modo anche a Milano, basta pensare alla prima e alla seconda Repubblica, e successivamente a tutto il passaggio della Milano da bere, sicuramente a un certo punto ha iniziato a ripensare se stessa sui suoi grandi valori, che sono l’operosità, ma anche l’integrazione e l’accoglienza e questa cosa non può che ripartire dal fattore umano, dai cittadini, dalla comunità, dal senso di appartenenza, dalla necessità di superare queste contraddizioni. Nel 1983 Olmi disse che era una Milano tossica, che aveva tanti problemi, tanto che lui ne fece un ritratto quasi >>

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impietoso, crudele, senza chance. Quando nel 2013 è tornato a Milano, trenta anni dopo, Olmi ha detto invece che la città può ripartire proprio dalla sua civitas. Quindi questo poi è stato anche il richiamo ultimo per comprendere che “Milano 2015” poteva avere un senso”. Cosa ne pensa di Expo Milano 2015? “Credo che Expo, come un po’ tutti gli eventi straordinari, possa essere visto anche in base ai contenuti che l’individuo singolarmente ha dentro. Io ritengo Expo una grandissima occasione, sicuramente per quello che ha comportato in termini di impatto, di indotto, è stata una situazione che ci ha costretti a cercare di dare il meglio. Chiaramente di perfetto non c’è niente, ma io ritengo che sia stato giusto crederci e straordinario arrivare a farlo. Poi mi pare che il successo, anche per quanto riguarda il pubblico, sia evidente, e quindi che sia stato davvero un passaggio molto importante, non solo per Milano, ma anche per l’Italia”. Che cosa la affascina maggiormente di Milano? “Credo che Milano abbia una grandissima capacità di fare proprie le differenze e di costruire la sua stessa identità su tante identità differenti e attorno a questo riesce a creare un senso di appartenenza. Non è tutto facile a Milano, al contrario è una città che richiede molto, però sa anche restituire quello che uno ci mette, sembra quasi una relazione, qualcosa in cui si dà e si prende. Credo che in questo senso sia una città in cui può essere nutrita una speranza, so che è una cosa enorme in questo periodo, ma personalmente credo che sia davvero una città dove è possibile fare ed essere qualcosa”. Oggi Milano è il centro del mondo musicale, mentre Roma è la città del cinema. Pensa che in futuro possano esserci anche a Milano degli sviluppi interessanti per quanto riguarda il mondo cinematog rafico? “E’ assolutamente vero, però penso anche che Roma sia molto raccontata, sia una città che ormai non ha quasi più nulla da dare, pur nel suo splendore, e che Milano in realtà abbia molti punti di interesse e in qualche modo sia anche la città più adatta per ospitare delle produzioni che non sono solo italiane, ma possono essere anche internazionali, perché Milano ha, a differenza di tutte le altre città italiane, questa vocazione all’europeismo e all’internazionalità, quindi credo che abbia un senso oggi pensare di raccontare delle storie a Milano”. Dopo “Milano 2015” sta già lavorando a qualche altr o progetto? “Sì, stiamo sviluppando una storia ma per ora non posso aggiungere nulla. Per chi fa il nostro mestiere è sempre difficile provare a raccontare storie, si ha sempre come obiettivo cercare una ragione per intrattenere il pubblico per un paio di ore e non è una cosa da poco”.

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“MILANO 2015” - LA SCHEDA DEL DOCU-FILM Milano 2015 è l’affresco collettivo che ascolta e indaga l’anima della città nell’anno di Expo, in cui lo sguardo del mondo si posa sull’Italia. Dalle viscere del sottosuolo fino al cielo, un racconto sentito attraverso mondi apparentemente lontani: dai dormitori al grattacielo più alto del Paese, dai teatri chiusi all’eccellenza della Scala, dai ragazzi delle seconde generazioni alla percezione della città vissuta in un monastero di clausura. Un racconto in cui sei registi (Elio, Roberto Bolle, Silvio Soldini, Walter Veltroni, Cristiana Capotondi, Giorgio Diritti) con la loro diversa sensibilità, hanno battuto strade, si sono soffermati su volti, hanno carpito parole per un’interpretazione della variegata “civitas”. Il film è composto da sei racconti: “La capitale morale” in cui Elio vede la città di notte con gli occhi di un giovane imprenditore cinese; “La fabbrica

dei sogni” dove Roberto Bolle racconta una giornata al teatro alla Scala; “Tre Milano” in cui Soldini segue i percorsi di un tramviere, di una ragazza eritrea e di un artista; “Magica e veloce” dove Veltroni racconta uno dei luoghi storici di Milano, il velodromo Vigorelli, contrapponendolo al nuovo grattacielo di Isozaki; “Cielo” in cui Diritti parla di tre suore di clausura che vivono nel centro di Milano e “Solferino 28”che ha come regista Cristiana Capotondi, che ha portato la videocamera nella redazione del “Corriere della sera”, seguendo gli ultimi giorni di lavoro del direttore Ferruccio de Bortoli. Milano 2015 è prodotto da Lionello Cerri, è una produzione Lumière & Co., in collaborazione con Sky Cinema, Rai Cinema, in associazione con Italian Touch. E’ un film riconosciuto di Interesse Culturale con il contributo economico del Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, con il sostegno della Lombardia Film Commission e il contributo della Regione Lombardia.

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ADDIO A RODOLFO MALTESE DEL BANCO DEL MUTUO SOCCORSO

Lutto nel mondo della musica: a soli 68 anni è scomparso a Roma Rodolfo Maltese,

storico componente del Banco del Mutuo Soccorso.

L’artista nonostante la malattia non aveva mai smesso di suonare sia con il Banco del Mutuo Soccorso, sia nei suoi progetti da

solista. Ogni anno in occasione del suo compleanno si svolgeva a Roma la Festa Maltese - La malattia si sconfigge con la musica, evento dove artisti e musicisti amici di Rodolfo hanno suonato per beneficenza. Nato ad Orvieto, dopo essersi formato con la musica classica e con il jazz Rodolfo Maltese aveva portato avanti una carriera poliedrica e creativa. Suonava chitarra e tromba. Dopo aver esordito con gli Homo Sapiens negli anni sessanta, accettò nei primi anni settanta l’invito di Vittorio Nocenzi che lo volle nel Banco a partire dal disco Io sono nato libero uscito nel 1972. Nella sua carriera ha realizzato un album con gli Homo Sapiens, diciannove dischi (dal 1973 al 2007) con il Banco Del Mutuo Soccorso, sette dischi con gli Indaco e tre da solista. Non è purtroppo un periodo felice per il Banco del Mutuo Soccorso: infatti la scomparsa di Rodolfo Maltese va ad aggiungersi a quella di Francesco Di Giacomo, avvenuta a febbraio del 2014, mentre lo scorso agosto l’anima del gruppo, Vittorio Nocenzi è stato colpito da un’emorragia cerebrale, ma fortunatamente le sue condizioni sono migliorate.

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EROS, UN CONCERTO “PERFETTO”

Oltre due ore di musica, un Forum di Assago al completo per il primo dei tre concerti milanesi (le altre due date sono il 9 e il 10 ottobre) del “Perfetto Tour 2015”, ventisette canzoni una più bella dell’altra, che ormai appartengono alla nostra vita, sì perché ognuno di noi almeno una volta ha cantato i suoi brani. Un unico grande protagonista: Eros Ramazzotti, che sul palco ha cantato, ballato, coinvolto i fan, in un live veramente ben orchestrato, a cominciare dalla regia di Luca Tomassini. Il palco è essenziale, con un grande videowall alle spalle di Ramazzotti, proiezioni in 3D, l’asta del microfono luminosa e le lune

tridimensionali a creare uno scenario suggestivo. Al centro la musica di Eros, l’amore e il tempo, le note che si fanno poesia e accompagnano le storie d’amore, i momenti belli e quelli più difficili, canzoni da cui traspare il cambiamento personale vissuto dal cantautore nel corso della sua trentennale carriera. Il concerto si è aperto alle 21 in punto con “L’Ombra del Gigante” e con “Il Tempo Non Sente Ragione”, secondo estratto dal nuovo disco Perfetto. E poi una dietro l’altra gli ultimi successi “Perfetto” e “Alla fine del mondo”, e gli evergreen “Stella gemella” e “Se bastasse una canzone”. Quindi la poesia di “Rosa Nata Ieri” e “Sbandando”, seguite da “Più che puoi”, “Terra promessa” e “Vivi e vai”. E’ stata poi la volta di un altro brano emozionante, “Esodi”, definito più attuale che mai da Eros, con un video che richiama tutti alla necessità di avere una patria e un’identità. A seguire “Tra vent’anni” e poi i grandi successi come “Una storia importante”, “Adesso Tu”, “L’Aurora”, “Dove c’è musica” e ancora “Il viaggio”, “Un’altra te”, “I Belong To You” in duetto con la corista Roberta Montanari, “Sei un pensiero speciale”, “Un’Emozione per Sempre”, “Cose della vita”, cantata con la corista Monica Hill, e “Musica È”. Il concerto si è concluso con un trittico di bellissimi pezzi: “Un Angelo Disteso al Sole”, “Fuoco nel Fuoco” e “Più Bella Cosa”, a chiudere una serata splendida, in cui Eros è riuscito a trasmettere emozioni con le sue meravigliose canzoni. Ogni volta come fosse la prima, anche per chi, come me, lo ascolta e sogna con la sua musica da trenta anni.

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MUSICA E SOLIDARIETA’: “TERRA UBRIACA” DI DANIELE RONDA

Il brano "Terra ubriaca" è stato scritto dal cantautore Daniele Ronda in seguito all’alluvione di Piacenza. Feat. Mucci Bravo, N.L.S., T-Flow e Piccio. L’inedito verrà presentato in anteprima live il 17 Ottobre a Piacenza per l’ultima data del “Diversità Tour”. I proventi del brano saranno interamente devoluti in beneficenza per aiutare le zone alluvionate di Piacenza Dopo aver attraversato in concerto da nord a sud tutta l’Italia, l’artista piacentino Daniele Ronda e il Folklub danno appuntamento il 17 ottobre a Piacenza per l’ultima tappa del “Diversità Tour”, una serata speciale in cui verranno raccolti fondi per aiutare le zone alluvionate di Piacenza (Piazza Cavalli - inizio concerto ore 21.00 - ingresso gratuito). Per l’occasione, il cantautore piacentino presenterà in anteprima live l’inedito “Terra ubriaca”, brano scritto da Daniele Ronda insieme a Mucci Bravo, N.L.S., T-Flow e

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Piccio, in seguito alla tragica alluvione che ha colpito Piacenza, lo scorso 14 settembre. I proventi delle vendite del brano saranno interamente devoluti in beneficenza. Il video di “Terra Ubriaca” è visibile al seguente link: www.youtube.com/watch?v=QOUMVT92Qng

«Quest’estate ho girato in lungo e in largo tutta

l’Italia portando in ogni luogo la mia terra e portando a casa un pezzo di ogni luogo in cui sono stato - dichiara

Daniele Ronda - Un

arricchimento continuo,

reciproco e affascinante. Chiuderò questo tour tornando nella mia Piacenza ferita. Cercherò nel mio piccolo di ridonare ai piacentini, almeno per una sera, un sorriso e un po’ di serenità e di raccogliere quanti più fondi possibili, con offerte libere e l’intero ricavato del merchandising di quella sera, per dare un contributo materiale alla mia terra» Durante la serata Daniele Ronda eseguirà, alcuni dei brani tratti dal suo ultimo disco “La Rivoluzione” e dai precedenti"Daparte in folk" e “La sirena del Po”, tra cui la travolgente “La birra e la musica”, il cui video è visibile al link: www.youtube.com/watch?t=11&v=hrdMwthgaSs Ad accompagnare il cantautore piacentino sul palco, ilFolklub che, per la data di chiusura del tour, sarà composto dai pilastri Sandro Allario (fisarmonica, pianoforte, organo hammond) e Carlo Raviola (basso), dalla batteria di Enrico Torreggiani, e in occasione speciale, da Andrea Aloisi, storico violinista della band. Foto by Domenico Mirigliano

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“POP-UP”, IL NUOVO DISCO DI LUCA CARBONI

Pop-Up il nuovo attesissimo album d’inediti di Luca Carboni. Un nuovo disco che arriva dopo il successo del precedente “Fisico e Politico”, certificato oro. Per la grandezza e il carisma dell’artista Pop-Up è sicuramente tra le release più attese della stagione, un nuovo viaggio con solide radici nel pop degli anni ‘80 e lo sguardo verso il futuro. Ci sono dischi - e artisti - che suonano come un bentornato. E ritrovarli in giro è come reincontrare un amico che non vedevi da tempo, e chiedergli come sta, e sentirti chiedere come stai. Sono passati anni, magari, e lui è cambiato, ma in fondo è sempre Luca lo stesso e c’è da scommettere che per molte cose lo sei anche tu, lo stesso di allora. Vi incontrate e dalle prime parole capisci subito che quel filo di confidenza non si è interrotto, e che quelle nuove canzoni, o quelle nuove parole, suonano sempre come qualcosa che ha il potere e la magia di farti emozionare. Pop-Up è un disco scritto e cantato a cuore aperto. Un lavoro che si schiude per lasciar affiorare senza censure o ipocrisie sentimenti e riflessioni private e personali. Undici canzoni tra fisico e politico - parafrasando il titolo del suo precedente album raccolta - in cui c’è tutto il mondo, privato e sociale, del suo >>

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autore: c’è il suo ironico j’accuse a chi vuole confinare terre e pensieri (“Luca lo stesso”) e un altrettanto ironico je suis désolé (“Chiedo scusa”) a se stesso e agli altri per essere, dopotutto, soltanto una persona comune. C’è uno sguardo verso l’alto (“Dio in cosa crede”), uno rivolto a se stesso (“Happy), e uno che gioca in avanti e indietro con l’eterno scorrere del tempo (“Epico”). C’è la sua Bologna in cui è bello, doloroso e inevitabile perdersi (“Bologna è una regola”) e c’è, quasi come un contraltare, una Milano dagli abitanti lontani e inarrivabili (“Milano”).

E insieme a tutto questo c’è ancora una volta - e sempre di più - l’amore a fare da collante, da balsamo guaritore, da ultima (e unica) risposta: canzoni come “La nostra strada”, “Tantotantissimo”, “Dieci minuti” e “Invincibili” sono il contrappunto sentimentale a un album fatto di riflessioni e pensieri che scavalcano la trincea per lanciarsi in avanti, di canzoni scritte per vincere l’odio o tenerlo sopito, ricette di sopravvivenza. Più che di verità di giustizia e ragione, più che di alibi c’è bisogno di, più che di regole e di educazione, più che di favole c’è bisogno di tanto tantissimo amore sai, tanto tantissimo, non basta mai... Prodotto e realizzato da Michele Canova Iorfida (già al suo fianco in occasione del precedente “Fisico & Politico” ) registrato tra Milano e Los Angeles, POP-UP è un disco che brilla anche musicalmente per la qualità delle canzoni e degli arrangiamenti: melodie immediate sono valorizzate e sottolineate da arrangiamenti che danno nuovo colore al mondo musicale di Luca Carboni, coniugandone al meglio sensibilità ed energia. Basta ascoltarne l’inizio, quella “Lucalostesso” già in vetta alla classifica dell’airplay radiofonico, che ne ha anticipato l’uscita come singolo, per rendersi conto di quanto ci sia sempre bisogno di belle canzoni per migliorarci la vita, e di artisti come Luca Carboni a scriverne sempre ancora una in più... anche un disco può dare la felicità.

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TRACKLIST: 01. Luca lo stesso 02. Milano 03. Bologna è una regola 04. La nostra strada 05. Chiedo scusa 06. Dio in cosa crede 07. Tantotantissimo 08. 10 minuti 09. Happy 10. Epico 11. Invincibili

Spiega Luca Carboni: “Non è la prima volta che utilizzo un termine inglese come titolo di un mio album. Nel 1985 avevo intitolato il mio secondo album Forever, proprio per allontanarmi dal linguaggio cantautorale che mi sembrava riduttivo o comunque poco preciso nel definire il mio modo di vivere la musica e scrivere canzoni. Ho scelto Pop-Up, infatti, perché è un gioco di parole che evoca subito il Pop che è nell´album sia come sound che come

costruzione delle canzoni. In realtà con questo termine si intende quel tipo di libri magici per bambini che hanno tra le pagine, non solo parole ed immagini ma soprattutto la grande sorpresa di elementi ritagliati che aprendosi diventano tridimensionali, regalando prospettiva e profondità...Ovviamente sarei felice se questo disco regalasse davvero sorpresa, profondità e prospettiva a chi provasse ad aprirlo. Pop-Up oggi è anche qualcos´altro, infatti, in informatica, si intendono le finestre fastidiose che si aprono all´improvviso navigando nel web. E perché no! Non mi dispiacerebbe nemmeno che le canzoni potessero fare anche questo nella mente e nel cuore delle persone. Pop-Up in fondo è una raccolta di canzoni d´amore e attraverso l´amore, di tantissime altre cose. L´ultima canzone dell´album Invincibili, rimasta semplice, così come è nata, svestita di ogni arrangiamento, in fondo nel testo riassume l´intero album. L´amore che ci da forza, coraggio, il potere di produrre cambiamento, di difenderci dall´odio e combatterlo. In fondo per me che scrivo canzoni, l´unica vera, grande arma a disposizione è proprio la possibilità di sparare canzoni d´amore... A ripetizione”.

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IVAN CATTANEO, “UN TIPO ATIPICO”

“Un Tipo Atipico #tributoivancattaneo”: Intervista con Ivan Cattaneo di Francesca Monti Abbiamo avuto il piacere di intervistare un grande cantautore, un artista eclettico, stravagante e originale, che ha fatto la storia della musica italiana, nonché un bravissimo pittore: Ivan Cattaneo. Il suo esordio nel mondo della musica avviene nel 1975 con l’album UOAEI, a cui segue nel 1977Primo secondo e frutta (Ivan compreso). A regalargli il grande successo è il singolo Polisex, destinato a diventare il suo brano più popolare di sempre. Polisex diventa presto una sorta di inno dei cosiddetti alternativi nella Milano degli anni ottanta, molto trasmesso da tutte le radio e ben accolto anche dalla critica. Nel 1981 Cattaneo realizza quello che definirà un lavoro di "archeologia moderna", riprendendo e riarrangiando alcuni fra i più grandi successi italiani e internazionali degli anni Sessanta. Da questo progetto nasce così l'album 2060 Italian Graffiati, che contiene celebri canzoni come Nessuno mi può giudicare e Una zebra a pois. Il disco ha un successo strepitoso e vende ben 475 000 copie.

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Nel 1983 incide un nuovo album di cover, Bandiera gialla che contiene pezzi rivisitati come Bang Bang, Io ho in mente te, Ho difeso il mio amore e La bambolina che fa no no. Il 21 ottobre 2005 l'artista bergamasco pubblica il suo ultimo album di inediti Luna presente, con dodici brani interamente composti da lui, di cui due classici rivisitati (Polisex e Crudele), mentre nell'aprile 2010 esce un nuovo album dedicato ai più celebri brani degli anni Ottanta, col titolo 80 e basta! In occasione del quarantennale di carriera di Ivan Cattaneo, è uscito il 18 settembre un doppio album intitolato "Un Tipo Atipico #tributoivancattaneo" pubblicato dalla neonata etichetta Soter e distribuito da Believe Digital, alla cui realizzazione hanno partecipato con entusiasmo molti musicisti ed interpreti come Garbo, Gianni Leone del Balletto di bronzo, Luca Urbani, Banda Osiris, Montefiori Cocktail, Alberto Stylòo, Alessandro Orlando Graziano, Giovanni Block, Susanna Parigi, Andrea Zuppini, Egokid, Dario Faini, Pennelli di Vermeer, Roby Rossini, Naif Herin, Diana Tejera, H.E.R., Roulette Cinese, Allerija, Ottodix, Claudio Milano, Ensonika, HelenaVelena, Stefano Pais, Vidra + Masi, Porfirio Rubirosa, Steetycats, Gerardo Konte & The Nine Tears, Hueco e gli Elektroshock feat. Luxfero (questi ultimi riformatisi per l’occasione).Tutti questi artisti hanno ridato linfa vitale ai primi brani d’autore di Ivan Cattaneo, rivisitandoli con rispetto, talento e creatività. Il progetto è stato ideato e prodotto da Salvatore De Falco, collaboratore delle testate "Raropiù" e "Musical News" ed è stato anticipato da un singolo digitale, che contiene "Formica d'Estate" interpretata da Naif Herin, e "Pupa" interpretata da Roby Rossini. Parte del ricavato dalle vendite sarà destinata ai progetti di Amnesty International, di cui ricorre il quarantennale di attività in Italia. In questa intervista che ci ha gentilmente concesso (grazie anche a Valentina Marcandelli), Ivan Cattaneo ci ha parlato del disco tributo "Un tipo atipico #tributoivancattaneo", del suo esordio nel 1975 nel mondo della musica, dei cantanti con cui gli piacerebbe collaborare, dei prossimi progetti e di tanto altro. Buona lettura! Il 18 settembre uscirà nei negozi "Un Tipo Atipico #tributoivancattaneo"(Soter/Believe) un doppio albu m di cui una parte del ricavato verrà devoluto ad Amnesty International, u n inedito tributo alla sua quarantennale carriera, in cui tanti artisti hanno rivisitato il suo repertorio… “‘UN TIPO ATIPICO #tributoivancattaneo’ è stato davvero una grandissima sorpresa ed ha un doppio valore, il primo di essere ufficialmente un disco tributo come ve ne sono tanti, il secondo che è un disco tributo non con artisti che omaggiano tipo Dalla o De Andrè con le loro canzoni più famose, ma rivalutando e scoprendo per la prima volta canzoni che nemmeno ai tempi erano state giustamente posizionate e degnate di attenzione. Vuoi soprattutto per la mia storia trasversale e anomala, poiché sono partito come cantautore negli anni 70 ma ho avuto successo negli anni 80 con i revival degli anni 60…Insomma un mea culpa alla mia totale schizofrenia e trasversalità eh eh eh”.

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Nel 1975 faceva il suo esordio nel mondo della musica con il suo primo disco UOAEI. Che ricordi ha di quel periodo? “Era un’altra era!!! Davvero tutto diverso da ora, la musica era cosa preziosa e divertente allo stesso tempo, ed era soprattutto rara. Oggi con l’inflazione dei talent e altre superofferte musicali a non finire, il mercato (se ancora c’è) è saturo di troppi cantanti senza alcun futuro. Peccato perché canterebbero anche bene, la vera arte però non è cantare, ma creare musica e parole”. Qual è il brano, tra tutti quelli appartenenti al suo vasto repertorio, al quale è più legato? “Non ho preferenze in assoluto, ma forse Male bello (cantata anche dalla Pravo) o

Formica d’estate fatti con la PFM nel ‘79”. Nel 1981 ha realizzato quello che ha definito un la voro di "archeologia moderna", riprendendo e riarrangiando alcuni fra i più grandi successi italiani e internazionali degli anni Sessanta, progetto da c ui è nato l’album “2060 Italian Graffiati”. Com’è nata questa idea? “L’idea nacque a Parigi, vidi in un club esclusivo della gente che faceva una festa in costume dedicata ad Elvis Presley, allora pensai: invece di fine ‘50 perché non fare un revival dei ‘60? Che tra l’altro erano molto più vicini ai miei ricordi”. Ha collaborato come autore con tanti artisti, ce n’ è uno in particolare con cui le piacerebbe lavorare in futuro? “Patty Pravo ma anche Albano e Anna Oxa che lanciai nel ‘78 ma anche Diana Est perché no? Ma oggi siamo tutti disconnessi, scollegati e confusi da questo mondo musicale poco in armonia eh eh eh e soprattutto manca un referente, il disco, le vendite, le case discografiche, e i produttori importanti di una volta”. Cosa ne pensa della scena musicale attuale? Quali c antanti le piace ascoltare? “Quando ero ragazzo guardavo oltremanica e oltreoceano e avevo come modelli gli artisti irraggiungibili come Dylan, Joni Mitchell, Zappa o Beatles, Rolling Stones, ecc. Oggi guardando sempre in quella direzione vedo solo Gaga, Beyoncé, e >>

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migliaia di talent globalizzati ed esattamente uguali a quelli che abbiamo in patria! Quindi fate voi la conclusione morale!”. Nanni Ricordi l’ha definita, il

“cantapittore”, infatti l’altra sua grande passione è la pittura. Due anni fa ha anche partecipato alla Biennale di Venezia… “Nanni Ricordi già 20 anni prima aveva coniato il termine Canta-pittore, ma era per Gino Paoli che dipingeva. Un

giornalista capì male e pensò che fosse canta-autore e così si inventò la parola cantautore. Poi 20 anni dopo ci riprovò con me, ma i linguaggi diversi difficilmente si riunivano così anche lì nel 77 con la TUVOG ART, arte dei 5 sensi nel suo totale, anticipammo una certa primitiva multimedialità”. Lei è un artista poliedrico. Ha preso parte come gu est star al musical “Joseph e la strabiliante tunica dei sogni” nei panni del f araone e in “Jesus Christ Superstar” nel ruolo di Erode. Le piacerebbe ripete re nuovamente l’esperienza del musical? “Sì e no! Quando faccio il musical mi sembra di andare a fare il militare, ah ah ah. 300 persone sul palco fra ballerini, sarte, attori, cantanti, insomma un intero villaggio artistico! Nel bene e nel male è una grande esperienza!”. Tra i suoi prossimi progetti c’è anche un nuovo dis co? “Sarà un non disco, cioè un documento sonoro e visivo in dvd e spettacolo teatrale che conterrà video-racconti, canzoni, suoni, rumori, recitazioni su campionamenti e altre diavolerie elettroniche e musica gemellata ai miei nuovi quadri”.

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“SIMILI” DI LAURA PAUSINI IN USCITA MONDIALE DAL 6 NOVEMBRE

In versione spagnola “Similares” dal 13 Novembre. 15 videoclip per le 15 tracce inedite Da venerdì 2 ottobre sarà in rotazione su tutti i canali musicali il video ufficiale di “Lato destro del cuore”, il nuovo brano di Laura Pausini, in radio e disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 25 settembre. Il singolo, entrato da subito nelle classifiche di molti dei 60 paesi in cui è scaricabile, anticipa l’attesissimo disco di inediti dell’artista: SIMILI (Italian version) in uscita il prossimo 6 novembre, mentre la release per SIMILARES (Spanish version) è fissata per il 13 novembre. L’album, in entrambe le versioni, sarà disponibile in pre-order su iTunes dal 16 ottobre. Il video, diretto da Leandro Manuel Emede e Nicolò Cerioni per Sugarkane, è il primo dei 15 clip che Laura ha voluto realizzare - uno per ogni traccia di SIMILI - ad

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essere svelato al pubblico e che andranno a comporre il racconto per immagini del nuovo album. Girato tra Miami e l’Italia, il video di Lato destro del cuore, accompagna la ballad intensa e profonda scritta per Laura da Biagio Antonacci. “Il lato destro del cuore è il lato più nascosto, il più tenebroso e vulnerabile - rivela Laura Pausini - ma anche il più vero secondo me; è quello da andare a scoprire sempre, perché si sposta in base alla tua energia, alla tua forza e alla

tua volontà; è tutto il mistero, il peso e contrappeso di quello spazio meraviglioso che abbiamo nel nostro corpo. Una parte del cuore che solo completandosi da un senso alla vita e all’amore”. Provare a innamorarsi di nuovo è bello ma complicato, deve cambiare qualcosa dentro di noi dopo una delusione, per credere nuovamente e per far sì che il lato destro del cuore sia capace di trovare la sua altra metà per completarsi e amare ancora. E proprio da qui muove il videoclip raccontando di una ricerca difficile, attraverso le strade di una grande metropoli, dalla notte all’alba. Tutto sembra scivolare via, proprio come accade nella stanza del video di Laura, dove una vernice bianca si riversa informe sulle pareti che la circondano, ma il sentimento di fiducia prevale, le atmosfere si fanno meno cupe, e il lato destro del cuore trovare la sua altra metà per completarsi e amare ancora. Sul finale, il cuore dapprima spezzato a metà si ricostruirà grazie ad una nuova storia, che porterà Laura e chi le sta al fianco a camminare mano nella mano. Laura, reduce dai trionfi oltreoceano, torna con un brano che descrive questo suo personale fortunatissimo momento di donna in grado di rivelarsi con sincerità e senza esitazioni: “Ho paura e non temo / questo cambio di tempo / per natura mi spingo / per vedere se vinco / c’è qualcosa che vola, Lato destro del cuore..”.

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Il singolo anticipa l’album “Simili” che racconta le emozioni e le esperienze che Laura sta vivendo e che vede vivere dalle persone attorno a lei. LA TRACKLIST DI SIMILI 01 LATO DESTRO DEL CUORE 02 SIMILI 03 200 NOTE 04 INNAMORATA 05 CHIEDILO AL CIELO 06 HO CREDUTO A ME 07 NELLA PORTA ACCANTO 08 IL NOSTRO AMORE QUOTIDIANO 09 TORNERÒ (con calma si vedrà) 10 COLPEVOLE 11 IO C’ERO (+ amore x favore) 12 SONO SOLO NUVOLE 13 PER LA MUSICA 14 LO SAPEVI PRIMA TU 15 È A LEI CHE DEVO L’AMORE SIMILARES 01 LADO DERECHO DEL CORAZÓN 02 SIMILARES 03 200 NOTAS 04 ENAMORADA 05 PREGÚNTALE AL CIELO 06 HE CREÍDO EN MÍ 07 EN LA PUERTA DE AL LADO 08 NUESTRO AMOR DE CADA DÍA 09 REGRESARÉ (con calma se verá) 10 CULPABLE 11 YO ESTUVE (+ amor x favor) 12 SOLO NUBES 13 ES LA MÚSICA 14 LO SABÍAS ANTES TÚ 15 A ELLA LE DEBO MI AMOR “Simili” arriverà anche negli stadi, l’agenzia italiana F&P Group ha annunciato che Laura sarà, infatti, protagonista di tre concerti-evento nell’estate 2016:

04 giugno - Milano, Stadio San Siro 11 giugno - Roma, Stadio Olimpico 18 giugno - Bari, Arena della Vittoria

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I VINCITORI DELLE TARGHE TENCO 2015

Mauro Ermanno Giovanardi, Cesare Basile, La Scapigliatura, Têtes de Bois, Cristina Donà/Saverio Lanza, Samuele Bersani/Pacifico sono i vincitori delle Targhe Tenco 2015, il riconoscimento organizzato dal 1984 dal Club Tenco assegnato da una giuria composta da circa 230 giornalisti. Mauro Ermanno Giovanardi con “Il mio stile” si

aggiudica la Targa per l'album dell'anno. Con lui in gara c'erano Paolo Benvegnù “Earth Hotel”; Carmen Consoli “L'abitudine di tornare”; Fabi Silvestri Gazzé “Il padrone della festa”; Iosonouncane “Die”; Max Manfredi “Dremong”. La Targa per l'album in dialetto va a Cesare Basile con “Tu prenditi l'amore che vuoi e non chiederlo più”. Gli altri finalisti erano: Alessio Bondì “Sfardo”; Canzoniere Grecanico Salentino “Quaranta”; Enzo Gragnaniello “Misteriosamente”; Giuseppe Moffa “Terribilmente demodé”; Salvo Ruolo “Canciari patruni ’un è l’bittà”. Nella sezione “Opera prima” la vittoria è andata a La Scapigliatura, con il disco omonimo. Concorrevano anche: Piergiorgio Faraglia “L'uomo nero”; Maldestro “Non trovo le parole”; Non Giovanni “Ho deciso di restare in Italia”; Simona Norato “La fine del mondo”; Santa Margaret “Il suono analogico cova la sua vendetta”. Fra gli interpreti di canzoni non proprie (quindi non cantautori) hanno prevalso i Têtes de Bois con l’album “Extra” dedicato a Léo Ferré. Le altre nominations: Alice “Weekend”; Diodato “A ritrovar bellezza”; Federico Fiumani “Un ricordo che vale dieci lire”; Musica Nuda “Little Wonder”. La Targa per la miglior canzone (in cui si fronteggiano gli autori dei brani e non gli interpreti) riserva un ex aequo al primo posto tra “Il senso delle cose” di Cristina Donà e Saverio Lanza cantata da Cristina Donà, e “Le storie che non conosci” di Samuele Bersani e Pacifico che l'hanno cantata con la partecipazione di Francesco Guccini. Con loro in finale c'erano: “Gigi Meroni” scritta da Filippo Andreani e Luca Ghielmetti cantata da Filippo Andreani; “Il negro” firmata da Max Manfredi e Fabrizio Ugas cantata da Max Manfredi; “Stormi” scritta e interpretata da Iosonouncane. La consegna delle Targhe avverrà nell'ambito del Premio Tenco 2015, al quale tutti i vincitori parteciperanno, intitolato “Fra la via Aurelia e il West - dedicato a Francesco Guccini”, in programma dal 22 al 24 ottobre al Teatro Ariston di Sanremo.

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POOH: A GIUGNO 2016 GLI ULTIMI 2 CONCERTI PER FESTEGGIARE I 50 ANNI DI CARRIERA

Si è tenuta oggi (28 Settembre 2015) nella splendida cornice dell’Hotel Boscolo a Milano, la conferenza stampa dei Pooh, in cui il gruppo ha svelato i progetti per festeggiare il loro “50ennale”. Innanzitutto è stata annunciata un’eccezionale reunion che vedrà tutti insieme per la prima volta Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian, Stefano D’Orazio e Riccardo Fogli per due imperdibili concerti-evento negli stadi nell’estate 2016. Al termine dei festeggiamenti per il “50ennale” si chiuderà per sempre la storia della band. “La nostra storia meritava questo traguardo. Manca il fondatore dei Pooh, il nostro poeta Valerio Negrini (scomparso nel 2013). E’ stato difficile arrivare fin qui, è stato come scalare l’Everest. Dopo 50 anni non posso che tirare le somme e ringraziare

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tutti coloro che hanno fatto parte della nostra storia: Dodi, Red, Riccardo, Stefano, Valerio Negrini, Mauro Goretti, Gilberto Fagioli, Mauro Bertoli, il nostro storico pubblico che ci segue da 50 anni, che ci viene a vedere ai concerti. Un senso di gratitudine verso il nostro pubblico è dovuto. Grazie a voi giornalisti, anche ai detrattori, che ci avete accompagnato sempre nella nostra carriera. Questa reunion mi ha fatto sentire come nel giorno del mio matrimonio o di quello di mia figlia, è un’avventura nuova ed emozionante. In questi cinquanta anni di carriera abbiamo preferito dedicare il nostro entusiasmo e la nostra musica all’Italia e non all’estero. E’ stata una scelta voluta. Anche se ci conoscono comunque in Asia, in Canada, negli Stati Uniti, in Australia, in Russia”, ha esordito Roby Facchinetti. “Siamo contenti di aver vissuto una storia così e di aver coinvolto Stefano D’Orazio e Riccardo Fogli nei festeggiamenti. Sono due amici con cui non abbiamo mai interrotto i contatti, c’è stima reciproca e un rapporto profondo che ci lega. Questa reunion è motivo di grande emozione. Abbiamo capito che è il momento giusto per ritirarci dalle scene musicali, essendo ancora forti e all’apice del successo. Penso sempre a quando scenderò per l’ultima volta dal palco. Sarà un punto e a capo per me”, ha detto Dodi Battaglia. “Non avrei mai pensato di ritrovarmi sul palco con il bassista che mi aveva preceduto (Riccardo Fogli, ndr). Poi vedendo la foto con noi cinque ho pensato che quella fosse la formazione perfetta. Chi fa parte dei Pooh resta un Pooh per sempre. Oggi i gruppi durano meno e nascono incomprensioni. Noi siamo nati in un altro periodo storico”, ha dichiarato Red Canzian. “Questa emozione che sentiamo deriva dal fatto che sarà la nostra ultima volta insieme e cercheremo di trasformarla in una notte di festa. Quando mi hanno >>

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chiesto di partecipare a questa reunion sono rimasto un po’ spiazzato, essendo passati sei anni da quando sono uscito dal gruppo per dedicarmi a progetti solisti. Poi mi sono chiesto come avrei fatto a giustificare una non partecipazione a me stesso e al pubblico che ci ha seguito e ha sognato con noi. Pur sapendo che sarà l’ultima volta che ci esibiremo in concerto, sarà comunque una grande gioia avendo raggiunto un traguardo straordinario che in pochissimi hanno tagliato. Ritrovare i Pooh è stato emozionante, mi sono mancati”, ha detto Stefano D’Orazio.

Il primo passo di questa reunion è un’inedita versione di “Pensiero”, il grande successo del 1971, che vede per la prima volta insieme le voci di Roby, Dodi, Red, Stefano e Riccardo, e che da domani, martedì 29 settembre, sarà in rotazione radiofonica e in vendita sui digital store (Believe Digital). Il videoclip del brano è diretto da Gaetano Morbioli. “'Pensiero' è la colonna sonora della nostra storia. Quando Riccardo ha cantato l’inciso della canzone è stato emozionante, avevamo tutti le lacrime agli occhi”, ha detto Roby Facchinetti. “Tutti mi chiedevano quando sarei tornato a cantare con i Pooh. Dopo che ho lasciato il gruppo non ci siamo parlati per due mesi, poi abbiamo ripreso a parlare. C’è sempre stato un legame profondo tra noi. Superata l’emozione iniziale, ora ho voglia di divertirmi insieme a loro. Quando abbiamo fuso insieme le nostre cinque voci sulle note di “Pensiero” è stato incredibile, bellissimo”, queste le parole di Riccardo Fogli. Il 28 gennaio 2016, in occasione dell’anniversario dei 50 anni dalla fondazione della band, verrà pubblicato un doppio vinile Picture Disc che raccoglierà 20 “perle” dei Pooh in una confezione a tiratura limitata autografata, prenotabile in pre-order on-line da oggi, 28 settembre, suwww.pooh.it. “Il 28 gennaio uscirà un doppio picture disc, con venti canzoni, che verranno scelte dal pubblico e che annunceremo mano a mano”, ha detto Dodi Battaglia. La prossima estate per la prima volta la band calcherà i palchi dello Stadio San Siro di Milano (10 giugno 2016) e dello Stadio Olimpico di Roma (15 giugno 2016) per i

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due imperdibili concerti-evento “Reunion - L'ultima notte insieme” che celebreranno questi 50 anni di carriera attraverso le note di un repertorio che ha fatto la storia della musica italiana e che sarà riadattato a cinque voci per uno storico live della durata di almeno 3 ore. “La nostra carriera finisce qui non solo per quanto

riguarda i concerti, ma anche per la produzione discografica. Saremo molto motivati affinché questi due concerti siano memorabili, ci sarà una scaletta straordinaria con interventi di Stefano e Riccardo. Poi ognuno di noi proseguirà la propria carriera di musicista con eventuali altri progetti”, ha concluso Dodi Battaglia. Durante la conferenza stampa sono state annunciate dal Presidente di F&P Group Ferdinando Salzano due sorprese, la prima, una serata evento che andrà in onda su Raiuno con la regia di Bibi Ballandi dedicata alla carriera dei Pooh, la seconda un filmato con toccanti messaggi in omaggio alla band da parte di 50 colleghi della musica e dello spettacolo, da Laura Pausini a Eros Ramazzotti, da Emma Marrone a Fiorella Mannoia, passando per Fiorello, Neri Marcorè, Giorgio Panariello, Carlo Conti, Geppi Cucciari, dai Modà ai Negramaro, dai The Kolors a Il Volo, da Elisa ai Negrita, da Francesco Renga a Luca Carboni. I biglietti per i concerti di “Reunion - L’ultima notte insieme” (prodotti e organizzati da F&P Group) saranno disponibili in prevendita dalle ore 11.00 di domani, martedì 29 settembre, suwww.ticketone.it e punti di vendita e prevendite abituali. Sempre dalle ore 11 di domani e fino ad esaurimento disponibilità (in ogni caso l’offerta terminerà il 31 gennaio 2016) sarà acquistabile esclusivamente online su www.ticketone.it la #POOH50 CARD, una card memorabilia in edizione limitata che sostituisce il biglietto e dà diritto a vantaggi, sconti e convenzioni. Le specifiche saranno pubblicate sul sito www.fepgroup.it. Nati da un’idea di Valerio Negrini, in 50 anni di carriera i Pooh hanno superato i 100 milioni di dischi venduti, hanno ottenuto un elenco spropositato di premi e riconoscimenti e si sono dimostrati dei veri “pionieri” per le rivoluzioni introdotte nei loro live, i temi trattati nei loro brani, l’uso della tecnologia moderna e la multimedialità.

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“IRRESPONSABILE”: INTERVISTA CON PIETRO IOSSA

di Francesca Monti Pietro Iossa, classe 1997, è un giovanissimo cantautore, rapper, musicista, beat boxer, che si è fatto conoscere al grande pubblico nell’ottava edizione di X Factor, a cui ha preso parte con il duo Komminuet, arrivando nelle fasi finali del talent. Ha inoltre partecipato al programma di Rai 1 “Altrimenti ci arrabbiamo”, condotto da Milly Carlucci dove si è esibito con Amadeus in diversi numeri di beatbox, è autore e ideatore di un progetto intitolato “Try Again”, in cui mette in musica un tema proposto dagli utenti di Youtube, improvvisando parole e accordi. Il 16 ottobre, uscirà il suo primo singolo da solista, Irresponsabile, un brano accattivante, con >>

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sonorità pop, dub e soul. Autore del testo e della musica di Irresponsabile è lo stesso Pietro Iossa. Produttore Esecutivo è Antonella Corsetti (TwitMix Project). In questa piacevole chiacchierata (grazie anche ad Antonella Corsetti), Pietro Iossa ci ha parlato del singolo “Irresponsabile”, di X Factor 8 e dell’originale progetto “Try Again”. Pietro, il 16 ottobre uscirà “Irresponsabile”, il t uo primo singolo da solista. Com’è nato questo brano? “Il brano è nato quest’estate, a Ischia, a casa di mia nonna, della famiglia di mia madre, che non vedevo da tempo, dopo un periodo di poca ispirazione e anche di batoste, un periodo un po’ buio. Arrivato a Ischia, sono venuto a contatto con nuove persone, sono tornato alla mia vita normale, e ho conosciuto dei musicisti, ragazzi, giovani che mi hanno insegnato a guardare in modo diverso quello che era successo, quello che c’era e che c’è ancora dentro di me che mi ha cambiato tantissimo… tutto il post X Factor… Da lì ho avuto l’opportunità di riflettere su tante cose e arrivare forse alla prima maturità artistica dove ho trovato il coraggio per mettere al mondo il mio primo prodotto da solista. Prima dei Komminuet, prima del gruppo che fondai quando ero piccolo, a 15 anni a Sant’Anastasia, il paese di mio padre, dove suonavamo in una saletta, sono sempre stato solista, ho sempre prodotto musica, scritto e composto. Mi sono dedicato alla musica ma anche alla

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parte lessicale. A X Factor ho scoperto che tante volte le persone si pongono dei limiti, io me ne sono posti molti, è un anno che studio, canto e scrivo, non sono più quel rapper che X Factor ha voluto far passare, sono un artista un po’ diverso. Irresponsabile rientra nel pop, nel dub, nel soul, ma ha anche una leggera sfumatura di rock acustico. Dopo questo periodo particolare, ho incontrato Marta, la mia attuale ragazza, che è una persona che dà una certa energia e ho avuto quella goccia che mi ha fatto traboccare per dare

al mondo qualcosa di concreto, di reale”. “Irresponsabile” parla dell’irresponsabilità come u na possibile via di fuga verso la libertà artistica e personale… “C’è un dualismo nel pezzo, l’irresponsabilità come chiave di lettura della nostra responsabilità nel modo più metaforico possibile, dello staccare, rendersi conto di quello che si fa, che si è fatto e si potrebbe fare, l’irresponsabilità è anche l’essere umano, il tornare ad essere umani un momento, in un mondo dove umani si è ma in modo molto meccanico. L’irresponsabilità è un’arma che va usata nel modo giusto. Irresponsabile è il mio primo urlo, il pezzo è anche un biglietto da visita per tutti coloro che vivono una vita spenta, senza passione, perché si deve essere irresponsabili anche per ritrovare quella facoltà, quella curiosità fanciullesca che a molte persone manca e che ci farebbe stare molto meglio. Nel periodo in cui ho scritto il pezzo sono stato responsabile, della mia vita e della mia musica, che resta la mia priorità assoluta”. Cosa ti ha lasciato l’esperienza a “X Factor 8” nel team Morgan? “Mi ha lasciato tanto. Morgan è un geniaccio, nel mondo odierno non ce ne sono tanti come lui. E’ una persona con la quale puoi crescere in un tempo inesistente, perché tre ore con lui sembrano sessanta anni, quando Morgan ti parla vieni attratto e non distratto dall’argomento di cui sta parlando. E’ una persona di cultura,

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ha i suoi modacci, è stravagante, vive in un mondo proprio. Una cosa che ti insegna è che la tolleranza fa parte della musica e che a volte l’uomo non viene capito. Lui è stato un guru, un maestro, che mi ha fatto crescere”. Puoi parlarci di Try Again, il tuo originale proget to su Youtube? “Sono partito con un progetto che si chiama “Try again” e vorrei destinarlo al grande pubblico e far capire bene di cosa tratta questo contest su Youtube. E’ un’espressione soggettiva dell’artista di una cosa oggettiva proposta da chi mi ascolta. Gli utenti che mi seguono su Youtube presentano dei temi e io scelgo quali rappresentare in musica. Dal punto di vista tecnico, è l’artista che suona improvvisando, proponendo un arrangiamento su quell’argomento, filtrandolo attraverso la propria soggettività. Questo rende possibile la produzione in free style di qualcosa di concreto. La cosa più importante è che la mente sia focalizzata sull’argomento finale, su quello che si vuole esprimere, e non è così facile. Tengo tantissimo a questo progetto”. “Irresponsabile” anticipa l’uscita del tuo primo di sco… “Sì, sto quasi finendo l’album, che uscirà prossimamente”. Foto dalla pagina Facebook di Pietro Iossa

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L'ITALIA BATTE 3-1 L'AZERBAIJAN E SI QUALIFICA AD EURO 2016

L’Italia ha battuto per 3 a 1 l’Azerbaijan nella penultima partita del girone H di qualificazione per gli Europei di Francia 2016 e si è qualificata con un turno d’anticipo alla manifestazione continentale. Sotto una fitta pioggia, a Baku gli azzurri di Antonio Conte hanno disputato una buona partita e sono andati in vantaggio all’11’ del primo tempo con Eder. L’Azerbaijan ha pareggiato al 31’ con Nazarov, ma al 43’è arrivato l’1-2 per l’Italia firmato da El Shaarawy, su assist di Candreva. La terza rete è stata messa a segno da Darmian al 20’ della ripresa. L’Italia ha ora 21 punti nella classifica del girone H, con 9 partite giocate. Dietro ci sono la Norvegia con 16 punti e la Croazia con 14 punti, entrambe con una partita in meno rispetto all’Italia. La Nazionale scenderà nuovamente in campo martedì 13 ottobre alle 20:45, a Roma, contro la Norvegia.