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la Difesa BEGHIN PROFUMERIE PADOVA via Zabarella 87 galleria Europa 10 via Vandelli 1 BEGHIN P R O F U M E R I E w www.profumeriabeghin.it Poste Italiane spa - spedizione in abb. postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - Padova Domenica 26 febbraio 2017 Anno 110 - N. 8 Euro 1,40 via Cernaia 84 • 35142 Padova • tel. 049.661.033 • fax 049.663.640 • www.difesapopolo.it • e-mail [email protected] S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I PA D O VA del popolo la Difesa Nato sulle ceneri di un Ulivo ostaggio (e vittima) delle antiche divisioni, il Pd ha rischiato la scom- messa di far convergere i grandi filoni della tradi- zione politica riformista del Novecento in un progetto nuovo, che andasse oltre le parti. Vent’anni dopo, quella scommessa pare destinata al tramonto. Quanti se ne andranno, rimane da vedere. Il segnale, però, ha una sua indubbia forza simbolica. Una stagione finisce. Ma chiudersi nelle vecchie identità non aiuta a interpretare una società profondamente cambiata a pagina 3 Imprigionati dal passato GUGLIELMO FREZZA - [email protected] l’editoriale Trump e i cattolici Usa Cosa pensano i cattolici americani del loro presi- dente, a un mese dal suo insediamento. Abbiamo sfogliato alcune delle più importanti riviste cattoli- che. E il giudizio è una impietosa bocciatura. RENZO BEGHINI a pagina 9 l’analisi la Difesa segnalati FINE VITA Da lunedì la legge all’esame della Camera In commissione il testo non ha avuto vita facile, con 8 de- putati che hanno preferito ab- bandonare la discussione. Ora la parola passa all’aula, ma la spaccatura creatasi non lascia presagire un cammino facile. alle pagine 6-7 SAN BENEDETTO Concerto per i bambini del silenzio Un cast d’eccezione di musici- sti padovani esegue lo Stabat mater lunedì 6 marzo nella chie- sa di San Benedetto. Obiettivo: l’acquisto di due macchine per indagare le attività comunicative dei bambini con danni celebrali. a pagina 15 SAN BONAVENTURA Cero pasquale nelle famiglie Nel 50° di nascita della parroc- chia, la quaresima vede prota- goniste, tra le altre, due iniziati- ve: il cero pasquale che passa di famiglia in famiglia e le settima- ne di fraternità per i giovani in canonica. a pagina 32 Sono una ventina, sono parroci, di- rettori di uffici, assistenti in seminario o in centri di spiritualità. Vengono da Pa- dova centro come dalla Pedemontana vi- centina, dalle campagne della Bassa, dai colli e dal quadrante veneziano della dio- cesi. Che cosa li accomuna oltre a essere sacerdoti? L’«eccomi» che li porterà, con turni ben stabiliti a partire del primo mar- zo, ad allargare il loro ministero alle celle anguste del carcere Due Palazzi. È il risul- tato, tutt’altro che fortuito, delle numerose visite domenicali che molte parrocchie della diocesi hanno fatto nella casa di de- tenzione negli scorsi mesi, specialmente durante il Giubileo della misericordia. Una scelta personale, quella di affian- care il cappellano don Marco Pozza ac- canto a chi ha perso la libertà. Ma non solo. La messa di sabato 18 febbraio, con cui si è aperta questa nuova fase dell’im- pegno in carcere, aveva il sapore della ri- partenza per tutta la chiesa padovana do- po settimane, mesi dolorosi. Il vescovo Claudio, rivolto ai suoi preti che si appre- stano a iniziare questo servizio, ha più volte pronunciato la parola «umiltà» e ha parlato di una strada che «sia la ricerca della nostra identità di uomini amati, no- nostante i nostri errori». a pagina 21 Venti preti dietro le sbarre. Da fratelli PARROCCHIA DUE PALAZZI Accanto ai detenuti Pocket Le agenzie Point Brocadello, Piove di Sacco Carraresi Tour, Padova Maia Travel, Padova Jockey Viaggi, Teolo Mig Viaggi, Padova PalliottoViaggi, Cittadella Abl viaggi, Padova BiosTour, Padova, Albignasego Renegade, Camposampiero Antoniana Viaggi, Padova Sector Travel, Castelfranco Veneto Princess Tour, Castelfranco Veneto L’impronta Viaggi, Piazzola sul Brenta LeCrì, Legnaro Mincio Viaggi, Battaglia Terme, Mantova Patavium Viaggi, Padova Wilson Travel, Padova Zarpar Viaggi, Cadoneghe T U T T O I N C L U S O . T U T T O I N C L U S O . O I N C C QUOTE Gli specialisti dei tour Guidati del Friuli e Veneto. Oltre 200 itinerari in Europa e nel Mediterraneo. www.abacoviaggi.com - Tel. 0432.900077 Tour Data gg Pisa e Lucca 11-12 mar 2 € 250 Genova e l'Acquario 18-19 mar 2 € 270 18-19 mar 2 € 280 Praga e i Castelli della Boemia 18-22 mar 5 € 620 Polonia del Sud, da Cracovia ad Auschwitz 22-26 mar 5 € 610 Vienna, la città imperiale 24-26 mar 3 € 415 Rovigno, Parenzo e le Isole Brioni 25-26 mar 2 € 270 25-28 mar 4 € 990 Costa Azzurra, grandi artisti nella Francia 30/3-2/4 4 € 610 Cinque Terre e Lerici 31/3-2/4 3 € 430 Torino, Museo Egizio e Venaria Reale 31/3-2/4 3 € 410 Parma, i Castelli e il Parmigiano 1-2 apr 2 € 250 Montenegro e Dubrovnik 11-17 apr 7 € 820 Sicilia Classica, in volo 11-17 apr 7 € 1.120 Sardegna tradizioni Pasquali, in volo 11-18 apr 8 € 1.320 Andalusia, la Spagna del Sud 12-17 apr 6 € 1.120 Puglia il magico salento 12-17 apr 6 € 770 Portogallo, Lisbona, Fatima e Porto 12-18 apr 7 € 1.260 Londra e Windsor, in volo 13-17 apr 5 € 1.090 Viterbo e la terra degli etruschi 13-17 apr 5 € 670 Dubrovnik, Spalato e la Dalmazia 13-18 apr 6 € 780 13-18 apr 6 € 945 Budapest e il lago Balaton 14-17 apr 4 € 495 Parigi, in volo 14-17 apr 4 € 890 Roma, la città Eterna 14-17 apr 4 € 680 San Remo e Riviera di Ponente 14-17 apr 4 € 490 Terme di Rogaska 14-17 apr 4 € 310 Umbria il cuore verde d'Italia 14-17 apr 4 € 495 isole di Malta e Gozo 14-18 apr 5 € 970 Madrid e Toledo, in volo 14-18 apr 5 € 980 È un fenomeno tutto italia- no quello delle social street: comunità digitali che accomuna- no residenti di una stessa via o quartiere che, ritrovandosi in Fa- cebook, poi decidono di darsi ap- puntamento per incontri e obietti- vi dal vivo, in presenza. Non è un’idea da trascurare perché riesce a rompere l’isola- mento e ad avvicinare di nuovo le persone. Con l’ottica dell’aiuto reciproco, le social street posso- no rappresentare anche un mo- derno aggancio per il volontariato e la solidarietà, perché «sono in- clusive, ossia intergenerazionali – sottolinea Cristina Pasqualini, ri- cercatrice di sociologia generale alla Cattolica di Milano – intercul- turali e interetniche». Anche a Pa- dova si sta muovendo qualcosa in tal senso: all’Arcella, alcuni studenti del corso di psicologia di comunità dell’università di Pado- va hanno ideato un “aperitivo-ba- ratto” rivolto ai giovani partendo dall’adesione al gruppo virtuale “Quartiere Arcella giovani – So- cial street” per la rigenerazione urbana del rione. alle pagine 12-13 Social street e moderna solidarietà AGGREGAZIONE SOCIALE Alcuni tentativi anche a Padova CANTIERI DI CARITÀ E GIUSTIZIA Mappata la Padova solidale, 73 organizzazioni e 2.600 volontari I poveri, da problema a opportunità Gli ultimi dati Istat parlano chiaro. A Padova ci sono almeno 15 mila persone in situazione di po- vertà e disagio. Ebbene, quanto la città è in gra- do oggi di rispondere ai loro bisogni? Chi ogni giorno si trova in prima fila nella lotta alla povertà? Come si possono rendere più efficaci le azioni che già sono in atto? Domande scomode, a cui però oggi siamo in gra- do di rispondere grazie al lavoro della fondazione Zancan che ha completato la mappatura della Padova solidale nell’ambito dei “Cantieri di carità e giustizia” e ha presentato i risultati in un seminario, mercoledì scorso in municipio. Emerge così che il comune destina al contrasto al disagio 4 milioni l’anno, 19 euro a cittadino (erano 23 nel 2005, meno 17 per cento). Ma c’è una città scono- sciuta formata dalle 73 realtà censite dalla fondazione che ogni giorno mandano in prima linea 2.600 volon- tari a combattere la povertà. Sono organizzazioni sto- riche, in alcuni casi secolari, come le Cucine econo- miche popolari. Sette su dieci afferiscono a enti reli- giosi e nove su dieci operano in rete e in continuità. Eppure nel 67 per cento dei casi hanno la sensazione di non rispondere adeguatamente alla domanda e non vanno oltre l’emergenza. Per questo l’apertura dei “cantieri” veri e propri diventa fondamentale. a pagina 22 Una buona salute inizia con una dieta equilibrata. nell’inserto CAI VENETO Ricominciano le visite didattiche sui luoghi della grande guerra Lanciata un anno fa anche con un concor- so scolastico, sostenuto dalla regione, ri- parte con la bella stagione l’iniziativa “I sentie- ri della grande guerra”. I volontari del Cai Ve- neto si offrono di guidare itinerari didattici che fanno conoscere “dal vivo” agli studenti le condizioni dei soldati, che combattevano ab- barbicati sugli aspri salienti montani. a pagina 18 La storia al fronte

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la DifesaBEGHINPROFUMERIE

PADOVAvia Zabarella 87

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Domenica

26 febbraio 2017Anno 110 - N. 8Euro 1,40 via Cernaia 84 • 35142 Padova • tel. 049.661.033 • fax 049.663.640 • www.difesapopolo.it • e-mail [email protected]

S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I P A D O V A

del popolola Difesa

� Nato sulle ceneri di un Ulivo ostaggio (e vittima)delle antiche divisioni, il Pd ha rischiato la scom-messa di far convergere i grandi filoni della tradi-

zione politica riformista del Novecento in un progettonuovo, che andasse oltre le parti. Vent’anni dopo, quellascommessa pare destinata al tramonto.

Quanti se ne andranno, rimane da vedere. Il segnale,però, ha una sua indubbia forza simbolica. Una stagionefinisce. Ma chiudersi nelle vecchie identità non aiuta ainterpretare una società profondamente cambiata

� a pagina 3

Imprigionati

dal passatoGUGLIELMO FREZZA - [email protected]

l’editoriale

Trump e i cattolici Usa

� Cosa pensano i cattolici americani del loro presi-dente, a un mese dal suo insediamento. Abbiamosfogliato alcune delle più importanti riviste cattoli-

che. E il giudizio è una impietosa bocciatura.� RENZO BEGHINI a pagina 9

l’analisi

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i FINE VITA Da lunedì la legge all’esame della CameraIn commissione il testo nonha avuto vita facile, con 8 de-putati che hanno preferito ab-bandonare la discussione. Orala parola passa all’aula, ma laspaccatura creatasi non lasciapresagire un cammino facile.

� alle pagine 6-7

SAN BENEDETTO Concertoper i bambini del silenzio Un cast d’eccezione di musici-sti padovani esegue lo Stabatmater lunedì 6 marzo nella chie-sa di San Benedetto. Obiettivo:l’acquisto di due macchine perindagare le attività comunicativedei bambini con danni celebrali.

� a pagina 15

SAN BONAVENTURA Ceropasquale nelle famiglieNel 50° di nascita della parroc-chia, la quaresima vede prota-goniste, tra le altre, due iniziati-ve: il cero pasquale che passa difamiglia in famiglia e le settima-ne di fraternità per i giovani incanonica.

� a pagina 32

�Sono una ventina, sono parroci, di-rettori di uffici, assistenti in seminario

o in centri di spiritualità. Vengono da Pa-dova centro come dalla Pedemontana vi-centina, dalle campagne della Bassa, daicolli e dal quadrante veneziano della dio-cesi. Che cosa li accomuna oltre a esseresacerdoti? L’«eccomi» che li porterà, conturni ben stabiliti a partire del primo mar-zo, ad allargare il loro ministero alle celle

anguste del carcere Due Palazzi. È il risul-tato, tutt’altro che fortuito, delle numerosevisite domenicali che molte parrocchiedella diocesi hanno fatto nella casa di de-tenzione negli scorsi mesi, specialmentedurante il Giubileo della misericordia.

Una scelta personale, quella di affian-care il cappellano don Marco Pozza ac-canto a chi ha perso la libertà. Ma nonsolo. La messa di sabato 18 febbraio, concui si è aperta questa nuova fase dell’im-pegno in carcere, aveva il sapore della ri-partenza per tutta la chiesa padovana do-po settimane, mesi dolorosi. Il vescovoClaudio, rivolto ai suoi preti che si appre-stano a iniziare questo servizio, ha piùvolte pronunciato la parola «umiltà» e haparlato di una strada che «sia la ricercadella nostra identità di uomini amati, no-nostante i nostri errori».

� a pagina 21

Venti preti dietro le sbarre. Da fratelli

PARROCCHIA DUE PALAZZI Accanto ai detenuti

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13-18 apr 6 € 945Budapest e il lago Balaton 14-17 apr 4 € 495Parigi, in volo 14-17 apr 4 € 890Roma, la città Eterna 14-17 apr 4 € 680San Remo e Riviera di Ponente 14-17 apr 4 € 490Terme di Rogaska 14-17 apr 4 € 310Umbria il cuore verde d'Italia 14-17 apr 4 € 495isole di Malta e Gozo 14-18 apr 5 € 970Madrid e Toledo, in volo 14-18 apr 5 € 980

�È un fenomeno tutto italia-no quello delle social street:

comunità digitali che accomuna-no residenti di una stessa via oquartiere che, ritrovandosi in Fa-cebook, poi decidono di darsi ap-puntamento per incontri e obietti-vi dal vivo, in presenza.

Non è un’idea da trascurareperché riesce a rompere l’isola-mento e ad avvicinare di nuovo lepersone. Con l’ottica dell’aiutoreciproco, le social street posso-no rappresentare anche un mo-derno aggancio per il volontariatoe la solidarietà, perché «sono in-clusive, ossia intergenerazionali –sottolinea Cristina Pasqualini, ri-cercatrice di sociologia generalealla Cattolica di Milano – intercul-turali e interetniche». Anche a Pa-

dova si sta muovendo qualcosain tal senso: all’Arcella, alcunistudenti del corso di psicologia dicomunità dell’università di Pado-va hanno ideato un “aperitivo-ba-ratto” rivolto ai giovani partendodall’adesione al gruppo virtuale“Quartiere Arcella giovani – So-cial street” per la rigenerazioneurbana del rione.

� alle pagine 12-13

Social street e moderna solidarietàAGGREGAZIONE SOCIALE Alcuni tentativi anche a Padova

CANTIERI DI CARITÀ E GIUSTIZIA Mappata la Padova solidale, 73 organizzazioni e 2.600 volontari

I poveri, da problema a opportunità� Gli ultimi dati Istat parlano chiaro. A Padova ci

sono almeno 15 mila persone in situazione di po-vertà e disagio. Ebbene, quanto la città è in gra-

do oggi di rispondere ai loro bisogni? Chi ogni giornosi trova in prima fila nella lotta alla povertà? Come sipossono rendere più efficaci le azioni che già sono inatto?

Domande scomode, a cui però oggi siamo in gra-do di rispondere grazie al lavoro della fondazioneZancan che ha completato la mappatura della Padovasolidale nell’ambito dei “Cantieri di carità e giustizia”e ha presentato i risultati in un seminario, mercoledìscorso in municipio.

Emerge così che il comune destina al contrasto aldisagio 4 milioni l’anno, 19 euro a cittadino (erano 23nel 2005, meno 17 per cento). Ma c’è una città scono-sciuta formata dalle 73 realtà censite dalla fondazioneche ogni giorno mandano in prima linea 2.600 volon-tari a combattere la povertà. Sono organizzazioni sto-riche, in alcuni casi secolari, come le Cucine econo-miche popolari. Sette su dieci afferiscono a enti reli-giosi e nove su dieci operano in rete e in continuità.Eppure nel 67 per cento dei casi hanno la sensazionedi non rispondere adeguatamente alla domanda e nonvanno oltre l’emergenza. Per questo l’apertura dei“cantieri” veri e propri diventa fondamentale.

� a pagina 22

Una buona salute iniziacon una dieta equilibrata.

� nell’inserto

CAI VENETO Ricominciano le visitedidattiche sui luoghi della grande guerra

� Lanciata un anno fa anche con un concor-so scolastico, sostenuto dalla regione, ri-

parte con la bella stagione l’iniziativa “I sentie-ri della grande guerra”. I volontari del Cai Ve-neto si offrono di guidare itinerari didattici chefanno conoscere “dal vivo” agli studenti lecondizioni dei soldati, che combattevano ab-barbicati sugli aspri salienti montani.

� a pagina 18

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� ARQUÀ PETRARCA Sabato 25 febbraioMaria Rimondo festeggia le sue 107 prima-vere. Nata a Sant’Elena nel 1910, Maria hatrascorso la maggior parte della sua vita aMonselice con il marito Marcello Gittoi e iloro tre figli. Da una ventina d’anni vive adArquà Petrarca circondata dall’affetto e dal-le cure della famiglia della figlia Elena e delgenero Cesare Bottaro. Donna sensibile edalla mente lucida trascorre le sue giornatededicando molto tempo alla preghiera so-prattutto per l’unione e l’armonia della fa-miglia. Per l’occasione il parroco di ArquàPetrarca, don Guglielmo Rossi, porge a no-me della comunità parrocchiale gli auguri aMaria, celebrando nella sua abitazione l’eu-caristia, alla quale partecipano, stretti attor-no alla nonna, i figli Elena e Giuseppe, nipotie pronipoti, tra questi l’ultima nata, BeatriceBottaro giunta appositamente dall’Inghilter-ra per spegnere nello stesso giorno, assie-me alla bisnonna, la sua prima candelina.

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3politica �LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

� Citare il papa “a frammenti” e fuori contesto è sempreun azzardo. E tuttavia guardando alla cronaca politicadi questa ultima, convulsa, settimana viene quasi

spontaneo cercare un sostegno, una chiave di lettura e dianalisi richiamando uno dei quattro famosi postulati cheFrancesco espone nella Evangelii Gaudium e recupera an-che nell’enciclica Laudato si’: «Il tutto è più della parte, edè anche più della loro semplice somma».

Questo, in fondo, ha voluto essere il Partito democraticoper il centrosinistra italiano: nato sulle ceneri di un Ulivoche aveva posto le premesse ma era rimasto una giustappo-sizione di “parti”, in perenne tensione e tenute insieme piùdalla convenienza tattica e dalla personalità di Prodi che dauna visione strategica di lungo periodo, il Pd ha rischiato lascommessa di far convergere i grandi filoni della tradizionepolitica riformista del Novecento in un progetto nuovo, cheandasse oltre “le parti” per costruire un “tutto”.

Certo questo progetto è stato aiutato da situazioni con-tingenti: deve molto alle regole del maggioritario – e non èforse un caso che tramonti o esca comunque fortemente in-debolito nelle sue premesse proprio nel momento in cuisembra compiuto il ritorno al proporzionale – e altrettantoalla consapevolezza che il tempo dei partiti popolari di mas-sa si andava ormai esaurendo sotto la spinta dei cambia-menti sociali. Ma sulla contingenza ha saputo prefigurareun nuovo percorso, la cui efficacia è forse misurabile guar-dando a come la nascita del Pd abbia finito per costringere aun analogo cambiamento anche il centrodestra italiano.

Oggi, mentre una parte importante di quel progetto deci-de di proseguire in solitudine, rimane una domanda inevasanei mille interventi, commenti, post su Facebook a cui tantidirigenti di prima e di seconda fila vanno affidando il lorosconcerto, la loro rabbia, le loro speranze: che cosa non hafunzionato? Perché vent’anni di cammino comune si con-cludono con una parte riunita a cantare Bandiera rossa, unsegretario evidentemente poco interessato a tenere insiemetutto il partito, una maggioranza che restituisce ancora unavolta l’immagine di un coacervo di gruppi e gruppuscoli,ciascuno col suo leader e le sue tattiche?

La personalità di Renzi ha certo giocato un ruolo decisi-vo. Ma ridurre la scissione annunciata del Pd all’ostilitàverso il segretario rischia di essere fuorviante. La ragionepiù profonda mi pare da ricercare ancora nel difficile pas-saggio dalla “parte” al “tutto”, che avrebbe dovuto essereanche un passaggio generazionale. Chi ha guidato il proces-so all’inizio veniva da tradizioni politiche antiche, era cari-co di una forza identitaria che spesso ne aveva plasmato lavita in ogni aspetto. A quella generazione poteva esserechiesto il coraggio di prefigurare un futuro diverso – e perun tratto di strada lo ha avuto – non certo la freschezza ne-cessaria a plasmarlo compiutamente. Avrebbero dovutoaprire la strada a una nuova generazione, quella che oggi hatra i 30 e i 40 anni, di “nativi democratici”, non più ostaggiodi nostalgie, di “noi” e “loro”, ma capace di ritrovarsi con-corde in una nuova identità del centrosinistra.

Così, con ogni evidenza, non è stato. Certo in questi an-ni non sono mancati “giovani” saliti agli onori della ribalta,specie nel campo renziano, ma una nuova classe dirigentedel Pd, affrancata da identità e bandiere del tempo che fu,non si è vista. Di più: i rimescolamenti di posizione tra “exDs” ed “ex Dc” sono stati rari, e i mille tentativi di amalga-mare le tradizioni passate in un nuovo disegno culturale, didisegnare una precisa fisionomia, di mettere mano a una“carta dei valori” credibile e praticata, sono miseramentefalliti. E la conseguenza è stata che in troppe questioni – dal

lavoro alla scuola, dai temi eticamente sensibili alle politi-che energetiche, ma anche riguardo all’organizzazione delpartito, alle primarie, alle regole congressuali – abbiamo vi-sto riesplodere ciclicamente le tensioni e riemergere posi-zioni che solo con giochi di prestigio retorici si poteva defi-nire normale convivessero in un unico partito.

Il progetto è stato generoso, appassionato, capace di par-lare ai cittadini con efficacia. Perfino vincente a tratti nelleurne. E tuttavia lo sforzo culturale non è stato all’altezzadella sfida, ed è soprattutto per questo che le identità fortidel passato sono riemerse. Sul breve periodo, garantisconoquel calore umano, di affetti, di memorie condivise che ilPd fatica sempre più a trasmettere. Magari offrono anche li-nee operative e un orizzonte culturale chiaro in cui ricono-scersi. E chissà, per un gioco di regole elettorali potrebberoperfino restituire buoni risultati.

Per molti, sono traguardi sufficienti o punti d’inizio diuna nuova stagione. A noi sembrano un capolinea triste –quale che sia poi la consistenza numerica degli abbando-ni, il gesto simbolico ha una sua forza indubbia – che ripor-ta il centrosinistra al punto di partenza e lascia l’intero si-stema politico del nostro paese indebolito in un punto di ri-ferimento essenziale, non foss’altro perché esprime il presi-dente del consiglio e governa la gran parte delle regioni ita-liane.

Il coraggio di “rischiare l’altro” – spiegava il direttorescientifico della fondazione Lanza Lorenzo Biagi in un bel-l’incontro alla scuola di formazione all’impegno sociale epolitico della diocesi – è il tratto che distingue le comunitàchiuse da quelle aperte. E la storia insegna che sono le se-conde, non le prime, ad aver successo. Perché l’incontrocon l’altro ci cambia e, pur tra mille fatiche, ci arricchisce.Vale per la società, vale a maggior ragione per i partiti chequella società si candidano a interpretare e guidare. Prima opoi ci sarà un congresso. A quel punto, se una generazione“democratica” in qualche modo ha messo radici in questianni, trovi la strada per uscire da questo tunnel senza uscita.Farà del bene al centrosinistra, e all’Italia intera.

�Guglielmo Frezza

Imprigionati

dal passato

Nella foto sotto, una giovaneelettrice ai seggi delle primarie del novembre 2012 che videroBersani prevalere su Renzi.Cinque anni fa furono oltre tremilioni i votanti. L’anno dopoBersani si sarebbe dimessoper la “non vittoria” alle elezionipolitiche e nel dicembre del 2013 Renzi sconfiggevaCuperlo e Civati alle primarie (foto Boato).

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La frattura del Partito democratico

Nato sulle ceneri di un Ulivo ostaggio delle antiche divisioni, il Pd ha rischiato la scommessa di far convergere i grandi filoni della tradizione politica riformista del Novecento in un progettonuovo, che andasse oltre le parti. Vent’anni dopo, quella scommessa pare destinata al tramonto.Ma chiudersi nelle vecchie identità non aiuta a interpretare una società profondamente cambiata

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CARMIGNANOCHIESA PARROCCHIALE

Un libro per raccontarne la storia� Un libro per rispolverare la storia della chiesa parrocchiale diCarmignano: l’ha scritto Rodolfo Temporin, professore di chimi-ca in pensione e appassionato di storia locale. Il volume vienepresentato questo venerdì in centro parrocchiale. A PAGINA 32

CITTADELLAASSOCIAZIONE MARANATHÀ

Sviluppato il progetto “Rotatorie sociali”� L’associazione Maranathà, nata nel 1982, ha dato vita al pro-getto “Rotatorie sociali”: dall’esperienza di affido di alcune fami-glie è partita per sviluppare un’“accoglienza di comunità”. Lascuola è stata scelta come luogo privilegiato per intercettare ri-sorse e bisogni della comunità, partendo dai piccoli.A PAGINA 13

COGOLLO DEL CENGIOGRANDE GUERRA

Proposte del Cai veneto per commemorarla� C’è anche il monte Cengio, situato all’estremità sudovestdell’altopiano di Asiago, tra i sette itinerari consigliati dal Caiveneto per commemorare il primo conflitto mondiale. Rientranell’iniziativa “I sentieri della grande guerra” che si affianca a“3G - Gran tour della grande guerra”.A PAGINA 18

NOVENTA PADOVANACIBO DI STRADA

Primo corso del Veneto di “Street food specialist” � Non è più solo una moda, e non è solo panino e piadina. Lostreet food, il “cibo di strada”, si sta ritagliando spazi semprepiù ampi e allarga la sua offerta. A Padova è nato anche il pri-mo corso nel Veneto per “Street food specialist”: proposto daDieffe a Noventa Padovana. NELL’INSERTO

PADOVA - CASA PIO XAGESCI REGIONALE

Convegno: “Fianco a fianco, insieme educando” � “Fianco a fianco, assieme educando”. Una riflessione sulruolo dell’assistente ecclesiastico nei gruppi Agesci: questo iltema del convegno regionale, in programma il 27 febbraio incasa Pio X a Padova.A PAGINA 11

PADOVAAL DUE PALAZZI

Gruppo di preti entrerà stabilmente� Presentato, sabato scorso al Due Palazzi, il gruppo di ventipreti che entrerà “regolarmente” in carcere, dal prossimo mar-zo, per «condividere, confortare, testimoniare, annunciare; lofaranno da fratelli». Affiancheranno il cappellano don MarcoPozza e la sua équipe.A PAGINA 21

PADOVA - SAN BENEDETTOLO STABAT MATER DI HAYDN

Per “I bambini del silenzio”� Una delle grandi partiture per il tempo di quaresima, lo Sta-bat Mater di Haydn, e un cast di musicisti padovani di rilievo in-ternazionale, tra cui il tenore di Campodoro Matteo Mezzaro,

sono i protagonisti del concerto di lunedì 6 marzo, che racco-glie fondi per l’acquisizione di due macchine per lo studio delleattività comunicative nei bambini con danno cerebrale. Appa-recchi che andranno al service di ricerca e diagnostica perbambini affetti da autismo “I bambini del silenzio”.A PAGINA 14

PIOVE, ARZEGRANDE, PONTELONGOSINODO DEI GIOVANI

Al lavoro l’equipe tri-vicariale� Il lavoro “verso” il sinodo dei giovani sta prendendo sempremaggiore accelerazione. A Piove di Sacco, Arzergrande e Pon-telongo già si lavora insieme, con la creazione di un’équipe “tri-vicariale”. «Cercheremo di capire assieme cosa fare per farpartire i gruppi sinodali, specie nelle parrocchie che fanno unpo’ più di fatica, e soprattutto, con un po’ di sana creatività, co-me diffondere e rendere “simpatico” questo cammino».A PAGINA 29

RUBANOIL FUTURO DEL SEMINARIO MINORE

Sempre più un “centro vocazionale”� Si è concluso, per il seminario minore di Padova, un percor-so di verifica della propria identità e del proprio futuro. Si èscelto di lavorare con i ragazzi delle medie puntando a uneventuale ingresso nel tempo dell’adolescenza. «Vorremmo chela sede di Rubano diventasse sempre più un “centro vocaziona-le” per ragazzi e giovani anche pensando alle ultime tappe delcammino di iniziazione cristiana». A PAGINA 27

RONCAGLIA RITROVATE DUE OPERE D’ARTE

San Basilio, il patrono, e il transito di san Giuseppe� Ritrovate in parrocchia a Roncaglia due opere d’arte “dimen-

ticate”: nella prima è ritratto il patrono san Basilio (usato, nel1962, come modello di una famosa statua posizionata di frontealla statale) e nell’altra c’è san Giuseppe nel letto di morte ac-canto a Gesù e Maria. A PAGINA 32

SAN BONAVENTURA INIZIATIVE DI QUARESIMA

Cero pasquale in famiglia e giovani in canonica� In quaresima, a San Bonaventura, le famiglie e i giovani sonoi protagonisti di due iniziative che rientrano anche nel calenda-rio dei festeggiamenti del 50° di nascita: dal 1° marzo, quaran-ta famiglie danno vita a una sorta di staffetta in cui il testimoneè rappresentato dal cero pasquale; i giovani, invece, si ritrova-no in canonica per vivere le settimane di fraternità.A PAGINA 32

SAN COSMA DI MONSELICE,SALETTO E SACCOLONGOEDUCATORI, GIOVANI E FAMIGLIE DI AC

Riflettono sulla “meta” della fraternità� Parlano di fraternità, una delle mete del progetto formativodell’Azione cattolica, due educatori della parrocchia di San Co-sma di Monselice, un giovane dell’unità pastorale di Saletto e ilgruppo adulti di Saccolongo.A PAGINA 31

VEGGIANODOPO LA SETTIMANA DELLA CARITÀ

Ripensare il modo di porsi con gli altri� Ripensare il modo di porsi con gli altri, dare valore all’ascol-to, quello vero, capire i bisogni e cercare di dare una rispostaefficace: è questo, in sintesi, quanto è emerso nella parrocchiadi Veggiano durante la settimana della carità.A PAGINA 32

4 � inquestonumero LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

Seminario minore,carcere...

Dopo un periodo di riflessione, il seminario minore “ridisegna” la propria identità e si preparaa diventare un “laboratorio vocazionale”. Questo mentre un gruppo di preti si impegna a entrare “stabilmente” al Due Palazzi

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5LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017 inagenda �

� VENERDÌ 24

CITTADELLA – CHIESA TORRESINOLa mostra sul contributo di Leonardoallo sviluppo della tecnologia� Viene inaugurata venerdì, nella chiesa delTorresino a Cittadella, la mostra “Il genio el’ingegno. Le macchine di Leonardo da Vinci”che mette a fuoco il contributo che Leonardoha dato alla tecnologia. L’esposizione è visita-bile fino al 31 marzo, tutti i giorni dalle 8.30alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18. Venerdì 3marzo è in programma l’incontro “Leonardoda Vinci: il genio del Rinascimento”.

PADOVA – LIBRERIA LIMERICK “Musica e parole del cielo”insieme a Bas bleu illustration � Il 24 febbraio, alle 19, la libreria Limerick diPadova (quartiere Arcella, via Tiziano Aspetti13) accoglie “Musica e parole del cielo”, tra ilfirmamento e gli Smashing Pumpkins, la lunae Cat Power, i Beatles e l’intero universo.Si ascolta musica selezionata a lume di can-dela e si legge il libro Le parole del cielo editoda Bas Bleu Illustration, con testi di LeopoldoBenacchio, ordinario astronomo all’Istituto na-zionale di astrofisica, e illustrazioni di MaurizioOlivotto. Info: [email protected]

� SABATO 25

PADOVA – MORTISE E S. FAMIGLIAAntonia Arslan presenta il romanzoLettera a una ragazza in Turchia� Continuano gli incontri di storia veneta nelcentro parrocchiale di Vigodarzere (via Pio X,1) a cura del Comitato per la salvaguardia delterritorio di Vigodarzere e Noi associazione.Sabato 25, dalle 16.30, Antonia Arslan pre-senta il suo nuovo romanzo Lettera a una ra-gazza in Turchia. Sabato 4 il tema sarà “Labella Padova, culla delle arti: Shakespeare e lacittà” a cura di Alessandra Petrina dell’univer-sità di Padova. La mattina, alle 10, il comitatopropone la visita storico artistica alla chiesadei Servi e alla chiesa di San Tomaso (preno-tazioni: Marisa Sottovia, 333-4530456).

PADOVA – LIBRERIA PEL DI CAROTAEmanuela Da Ros presentail suo rieditato Odio la matematica!� Alla libreria Pel di carota di via delle Bocca-lerie a Padova, sabato 25 alle 17 è ospiteEmanuela Da Ros con il suo Odio la matema-tica! di recente rieditato da Parapiglia. L’in-contro è per bambini dai 7 anni in su.

PADOVA – AULA MAGNA DEL BOConvegno sulla tutela del risparmioe le prospettive del sistema bancario� Sabato 25 febbraio, dalle 9.30 nell’aulamagna del Bo a Padova, si tiene il convegno“La tutela del risparmio e le prospettive del si-stema bancario in Italia”, promosso dallo stu-dio Cortellazzo&Soatto di Padova in memoriadi Renzo Soatto, insieme alla Cassa di rispar-mio del Veneto e con il patrocinio del diparti-mento di scienze economiche e aziendali“Marco Fanno” dell’università di Padova e del-l’Ordine dei dottori commercialisti ed esperticontabili di Padova. Dopo i saluti di GilbertoMuraro, professore emerito di scienza delle fi-nanze all’università di Padova e presidente diCassa di risparmio del Veneto, e Antonio Cor-tellazzo, cofondatore dello studio patavino, in-tervengono l’economista Luigi Zingales, il sot-tosegretario al ministero dell’economia EnricoMorando, il docente di finanza d’impresa del-l’università patavina Fabio Buttignon.

� DOMENICA 26

RUBANO – SEMINARIO MINOREGruppo vocazionale diocesano: incontro per giovani dai 18 ai 35 anni � Dalle 9 alle 18 nel seminario minore di Ru-bano, si tiene l’incontro del gruppo vocaziona-le diocesano. La proposta è rivolta a tutti i gio-vani, maschi e femmine, dai 18 ai 35 anni,che desiderano imparare a orientare la pro-pria vita insieme al Signore e vogliono verifi-care l’intuizione vocazionale che portano nelcuore. Informazioni: [email protected] e 389-5362132.

PADOVA – VIDES VENETOQuarto incontro formativo su “Movimenti, crisi e confini” � Dalle 9.15 alle 12, nella sede del Vides Ve-neto (via Orsini 15) si tiene il quarto incontrodi formazione al volontariato sociale “Movi-menti, crisi e confini”. Interviene Serena Sca-rabello, antropologa e operatrice legale in uncentro di accoglienza per richiedenti asilo.Partecipazione gratuita. Info: 049-8730711.

� LUNEDÌ 27

PADOVA – BUON PASTOREIl magistrato Pino Morandini apregli incontri “La frazione del pane”� Per il ciclo “I lunedì del Buon Pastore”, alle21 nella sala del consiglio pastorale, in via Mi-nio 19 a Padova, si tiene un incontro con PinoMorandini, magistrato e membro del comitatoDifendiamo i nostri figli, sul tema “Il battesimoe la nascita alla vita cristiana: una vita che vadifesa”. L’incontro è il primo del ciclo, che hacome titolo dell’edizione 2017 “La frazione delpane”.

PADOVA – SEMINARIO MAGGIORE“Le domande a Gesù”, preghierae adorazione per i giovani fino alle 23� Torna la scuola di preghiera in seminariomaggiore a Padova. Lunedì 27 febbraio, dalle20 alle 23, i giovani dai 18 ai 35 anni si ritro-vano per riflettere su “Le domande a Gesù”.Dopo il buffet iniziale, ci si sposta in chiesaper un momento di introduzione, l’ascolto del-la Parola e il tempo della preghiera con l’ado-razione. La preghiera può continuare perso-nalmente fino alle ore 23: fino a quest’ora so-no anche a disposizione dei presbiteri per leconfessioni.Info: [email protected] e333-5069014.

� MARTEDÌ 28

PADOVA – MORTISE E S. FAMIGLIAFeste di carnevale insieme al teatrodei piedi di Veronica Gonzales� Il Teatro della Gran guardia organizza permartedì grasso due feste di carnevale in città(ingresso libero fino a esaurimento dei postidisponibili). Dalle 16 alle 18.30 nel centro ci-vico di Mortise (via Bajardi 5, sopra La Corte)c’è lo spettacolo Teatro dei piedi di VeronicaGonzales e, a seguire, galani e frittelle per tut-ti. Alle 21 il Teatro dei piedi replica alla SacraFamiglia nelle ex scuderie di piazza Napoli 41.Info: 393-9812287 (Micaela Grasso).

� GIOVEDÌ 2

TORREGLIA – VILLA IMMACOLATADigiuno e a tavola con la Parola:guida gli incontri Paolo Buscetta� Villa Immacolata propone, nei giovedì dimarzo, “Digiunare con la Parola”. A partire dal2, alle 20.30 la proposta è saltare la cena e di“mettersi alla tavola” del vangelo di Giovanni.Accompagna i partecipanti Paolo Buscetta,della parrocchia di Rossano Veneto.Info e iscrizioni: www.villaimmacolata.net

CAMPOSAMPIERO – SANTUARI Tre mercoledì con “Lutero, la riformae la musica” a cura di don Battocchio� Tre mercoledì di marzo – 2, 9 e 16 – la ca-sa di spiritualità dei Santuari Antoniani diCamposampiero propone il percorso “Lutero,la riforma e la musica. Per uno scambio di do-ni”. Relatore sarà don Riccardo Battocchio,docente di teologia alla Facoltà teologica delTriveneto e appassionato conoscitore dell’ope-ra di Mozart. Info: www.casadispiritualita.it

PADOVA – CIVITAS VITAE DELL’OICCongresso nazionale dell’Uneba:focus sulla riforma del terzo settore� Da giovedì 2 a sabato 4 marzo il Civitas vi-tae dell’Oic (zona Mandria) a Padova ospita la15a edizione del congresso nazionale di Une-ba, associazione di categoria che raccoglieenti non profit, con valori coerenti con i princi-pi cristiani, che operano nel campo sociale,socio-sanitario ed educativo.Venerdì 3, il congresso ospita dalle 9 il conve-

gno, aperto al pubblico e in particolare a tuttoil mondo del non profit, “La riforma del terzosettore: spazi, opportunità, nuove responsabi-lità”, con la partecipazione di Luigi Bobba,sottosegretario al ministero del lavoro e dellepolitiche sociali, e la relazione di suor LivianaTrambajoli della Piccola casa della divinaProvvidenza – Cottolengo di Torino su “Sen-so, significato, motivazione: radici e linfa del-l’organizzazione e gestione dei servizi alla per-sona”. Info: www.uneba.org

� VENERDÌ 3

PADOVA - CATTEDRALEMeditazione d’organo con mons.Giuseppe Liberto e il maestro Perin� Venerdì 3 marzo, alle 21 in Cattedrale sitiene una meditazione d’organo sul tema“L’organo, voce per la liturgia”. Relatore saràmons. Giuseppe Liberto, maestro emerito del-la cappella musicale Sistina; all’organo ilmaestro Alessandro Perin, organista titolaredella Cattedrale di Padova. Verranno eseguitemusiche di Bach, Franck, Perosi e Duruflè.

� SABATO 4

CAMPOSAMPIERO – SANTUARI “Accanto alle ferite della vita”,weekend per chi è vicino nel lutto � “Accanto alle ferite della vita” è il titolo diun weekend, in programma il 4 e 5 marzonella casa di spiritualità dei Santuari Antonianidi Camposampiero.Padre Pierpaolo Valli, camilliano, formatore ecounselor pastorale, guida una proposta rivol-ta a quanti accompagnano chi vive l’esperien-za del lutto. Iscrizioni entro il 26 febbraio:049-9303003 e [email protected]

CURTAROLO – SALA FORUMComincia la rassegna “Curtaroloa teatro”: apre il Teatro dei curiosi � Inizia sabato 4 in sala Forum la rassegnateatrale “Curtarolo a teatro”, ogni sabato finoall’8 aprile, a cura della compagnia Camerinicon vista e l’Auser di Curtarolo Campo SanMartino. Il primo spettacolo in scena è delTeatro dei curiosi: Na malatia xè peso! Bigliet-ti: 6,00 euro (intero); 4,00 euro (ridotto). Info eprenotazioni: 347-9436003

� PELLEGRINAGGI

FATIMA E SANTIAGODal 26 al 31 maggio un viaggioin occasione del centenario� Nel centenario dell’apparizione di Fatima(1917-2017) viene proposto il pellegrinaggioa Fatima e Santiago dal 26 al 31 maggio.Il viaggio percorre l’ultima parte del Camminodi Santiago e culmina con la visita a Fatima,per conoscere i luoghi sacri in cui Lucia, Fran-cesco e Giacinta hanno incontrato la tenerez-za della Vergine. Iscrizioni e informazioni: [email protected] e 049-9801135oppure 335-6076046.

TURCHIAMons. Paolo Bizzeti accompagnanei luoghi degli Atti degli apostoli� Mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico del-l’Anatolia, guida un pellegrinaggio nei luoghidegli Atti degli Apostoli in Turchia del sud eCappadocia. La proposta, in programma dal22 al 30 aprile, si configura come un itinerarioalla scoperta delle prime comunità cristiane interra pagana, a partire dalla chiesa della svol-ta: Antiochia sull’Oronte. Info e iscrizioni (entroil 4 marzo): www.amo-fme.org

BUONA SETTIMANA

INIZIA LA QUARESIMA IL DIGIUNO SCIOLGA LE CATENE DELL’INGIUSTIZIA � Arriva finalmente la quaresima, tempo favorevole per cambiare in meglio la propria vita. Il digiuno,che è uno degli ingredienti, fa bene oltretutto anche al giro vita. Gli antichi lo definivano “alimentumsalutis” e nella tradizione ecclesiale se ne abbondava: c’era quello d’avvento, per l’assunzione, dopopentecoste, delle quattro tempora, delle rogazioni. E risale agli apostoli il digiuno del mercoledì e ve-nerdì di ogni giorno dell’anno, in ricordo del tradimento di Giuda e della morte di Gesù.Poi, però, si legge in uno scritto di san Massimo di Torino: «A che serve essere pallido per il digiunose poi diventi livido per il rancore e per l’invidia?». E allora capisci che c’è da aggiungere la bontà.Proprio come scrive il profeta Isaia al capitolo 58: «Questo è il digiuno che voglio: sciogliere le cateneinique, dividere il pane con l’affamato…». Buona quaresima!

�Gianromano Gnesotto

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� MERCOLEDÌ 1 MARZOAlla sera (20) apre il tempo liturgico della quaresima: statio nella chiesa di San Nicolò in Padova.A seguire processione penitenziale verso la cattedrale dove verrà celebrata la messa con il rito di bene-dizione e imposizione delle ceneri.

� GIOVEDÌ 2 MARZOAl mattino all’Opsa partecipa al ritiro del clero.

� SABATO 4 MARZOAl mattino (9) all’Oic alla Mandria presiede l’eucaristia in occasione del congresso nazionale dell’Unionenazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale (Uneba).All’Opsa prende parte all’assemblea diocesana dei catechisti.Nel pomeriggio incontra le varie equipe dell’ufficio di pastorale della famiglia diocesano.

� DOMENICA 26 FEBBRAIOAl mattino (10.30) celebra la messa a Dolo.Nel pomeriggio (16.30) in cattedrale presiede il rito di elezione dei catecumeni.

L’AGENDA DEL VESCOVO CLAUDIO

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6 � finevita LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

� Soltanto cinque articoli, ma den-si, che mettono mano e cercanodi normare una materia com-

plessa, a lungo dibattuta e per questo an-che controversa. Il testo, varato dallacommissione parlamentare affari sociali,lascia ampi margini al confronto e alleinterpretazioni. Vediamo dunque questoarticolato, unificato, elaborato dal comi-tato ristretto, e ritenuto una base, cheraccoglie le norme in materia di consen-so informato e di dichiarazioni di volon-tà anticipate nei trattamenti sanitari.

Il consenso informatoIl punto nodale è certamente l’artico-

lo 1, quello intitolato “consenso infor-mato”, che si suddivide in dieci punti.Prima di tutto una dichiarazione di prin-cipio: «Nel rispetto dei principi di cuiagli articoli 2, 13 e 32 della costituzio-ne, nessun trattamento sanitario può es-sere iniziato o proseguito se privo delconsenso libero e informato della perso-na interessata», quindi «è promossa evalorizzata la relazione di cura e di fidu-

cia tra paziente e medico, il cui atto fon-dante è il consenso informato nel qualesi incontrano l’autonomia decisionaledel paziente e la competenza professio-nale, l’autonomia e la responsabilità delmedico. Nella relazione di cura sonocoinvolti, se il paziente lo desidera, an-che i suoi familiari».

Il comma 3 prevede che ogni personaabbia «il diritto di conoscere le propriecondizioni di salute e di essere informa-ta in modo completo e a lei comprensi-bile riguardo alla diagnosi, alla progno-si, ai benefici e ai rischi degli accerta-menti diagnostici e dei trattamenti sani-tari indicati, nonché riguardo alle possi-bili alternative e alle conseguenze del-l’eventuale rifiuto del trattamento sani-tario e dell’accertamento diagnostico odella rinuncia ai medesimi. Può rifiutarein tutto o in parte di ricevere le informa-zioni ovvero indicare i familiari o unapersona di sua fiducia incaricati di rice-vere le informazioni in sua vece. Il ri-fiuto o la rinuncia alle informazioni el’eventuale indicazione di un incaricato

vengono registrati nella cartella clinicao nel fascicolo elettronico».

In merito al consenso informato, que-sto deve essere «espresso in forma scrit-ta ovvero, nel caso in cui le condizionifisiche del paziente non lo consentano,mediante strumenti informatici di comu-nicazione. Ogni persona maggiorenne ecapace di intendere e di volere – quindi– ha il diritto di accettare o rifiutarequalsiasi accertamento diagnostico otrattamento sanitario indicato dal medi-co per la sua patologia o singoli atti deltrattamento stesso. Ha, inoltre, il dirittodi revocare in qualsiasi momento il con-senso prestato, anche quando la revocacomporti l’interruzione del trattamento,ivi incluse la nutrizione e l’idratazioneartificiali. L’accettazione, la revoca e ilrifiuto sono annotati nella cartella clini-ca o nel fascicolo sanitario elettronico. Ilrifiuto del trattamento sanitario indicatoo la rinuncia al medesimo non possonocomportare l’abbandono terapeutico.Sono quindi sempre assicurati il coin-volgimento del medico di famiglia e

l’erogazione delle cure palliative».Per i medici non ci sono molti margi-

ni di discrezionalità; il sanitario infatti«è tenuto a rispettare la volontà espressadal paziente e in conseguenza di ciò èesente da responsabilità civile o penale.Nelle situazioni di emergenza o di ur-genza il medico assicura l’assistenza sa-nitaria indispensabile, ove possibile nelrispetto della volontà del paziente». In-fine, sempre nell’articolo 1, si stabilisceche «ogni azienda sanitaria pubblica oprivata garantisce con proprie modalitàorganizzative la piena e corretta attua-zione dei principi di cui alla presentelegge, assicurando l’informazione ne-cessaria ai pazienti e l’adeguata forma-zione del personale».

I malati minorenniL’articolo 2 entra nel merito della si-

tuazione dei malati minorenni, per iquali si stabilisce che «il consenso infor-mato è espresso dai genitori esercenti laresponsabilità genitoriale o dal tutore odall’amministratore di sostegno, tenuto

� Non è stato un cammino senza intoppi,incomprensioni, divergenze; comunque

alla fine la legge che dovrebbe regolamentarele scelte del “fine vita” dei cittadini italiani,cioè il ddl con le “Norme in materia di consen-so informato e di dichiarazioni di volontà anti-cipate”, è stato licenziato nei giorni scorsi dal-la commissione affari sociali e il prossimo 27febbraio approderà nell’aula di Montecitorio.

È stato un parto non senza traumi: dopoore di discussione serrata, un gruppo di depu-tati, che per un mese ha cercato di modificareil testo sottoposto all’esame della commissio-ne, ha lasciato che la maggioranza creatasiattorno al progetto (Pd, M5s, Sinistra italiana)votasse per conto proprio gli ultimi tre articoli– su cinque complessivi – rimasti da esami-nare. Dunque otto deputati di altrettante for-

mazioni politiche hanno lasciato la riunione:Paola Binetti (Alleanza popolare), Eugenia Roc-cella (Idea), Francesco Paolo Sisto (Forza Ita-lia), Alessandro Pagano (Lega), Gian Luigi Gigli(Democrazia solidale), Domenico Menorello(Civici e innovatori), Raffaele Calabrò (Ncd) eBenedetto Fucci (Conservatori e riformisti).Mario Marazziti (Democrazia solidale), presi-dente della commissione, che pure si era pro-digato per trovare soluzioni condivise, ha do-vuto prendere atto della rottura, soprattutto difronte alla non discussione di ben 92 emenda-menti alla proposta di legge, e lasciare che lacommissione proseguisse i lavori senza lacomponente che aveva condotto sin lì una ve-ra e propria battaglia per correggere il testo supunti decisivi, come la possibilità di sospende-re o meno la nutrizione assistita.

Uno dei principali oggetti del contendere èstato l’articolo 3, che parla di “Disposizioni an-ticipate di trattamento” e che di fatto – combi-nato con il comma 7 dell’articolo 1 – obbliga ilmedico a eseguire le volontà del paziente,quasi senza margini di manovra, né preveden-do alcuna forma di obiezione di coscienza.

Così è successo che la rottura si è consu-mata, non facendo presagire nulla di buonosull’andamento dei prossimi lavori nell’aula diMontecitorio dove, stando al clima di spacca-tura che si è instaurato, è difficile immaginaremodifiche alla legge, da taluni ritenute indi-spensabili e che comunque non dovrebberoprescindere da un sereno confronto su un te-ma tanto delicato, che sta coinvolgendo, ol-tre naturalmente ai malati, anche medici e fa-miglie.

Un cammino tormentato e un parto traumatico

IN PARLAMENTO Il 27 febbraio approda in aula la nuova normativa

Le “dichiarazioni anticipate”

Cinque articoli per un legge che disciplina il consenso informato e la possibilitàdi accettare o meno terapie, cercando un accordo tra volontà del paziente e sanitari.

Il ruolo dei medici, la pianificazione delle cure e la figura decisiva del fiduciario.Il nodo, dibattuto e non ancora risolto, dell’idratazione e della nutrizione artificiale

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La fiducia

con la cura

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7LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

Lacommissioneristretta ha elaboratoil testo“Norme in materia di consensoinformato e didichiarazionidi volontàanticipate”che oraarriverà in aula aMontecitorio.

finevita �

� «Insomma, potremmo an-che dire che si tratta di un te-

sto sufficientemente equilibrato, an-che se la materia di cui si occupanon può certo definirsi compiuta-mente con una legge». Don RenzoPegoraro, docente di teologia mora-le alla Facoltà teologica del Trivene-to, con un’attenzione particolare al-le tematiche della bioetica, guardaalla nuova normativa sul fine vitacon occhio sufficientemente disin-cantato, nella consapevolezza dellacomplessità del problema.

«Il pericolo maggiore in questaoperazione è quello di ricondurretutto a una dimensione burocratica.Accade già in altri paesi, anche eu-ropei, dove addirittura esistono deimoduli prestampati sui quali un pa-ziente sottoscrive (con quale consa-pevolezza?) le sue volontà. Questonon è certo accettabile. Il punto no-dale è un altro: la legge, qualsiasinormativa, su questo argomentodeve essere considerata uno stru-mento, non certo un fine. Sincera-mente mi pare un po’ triste, e cer-tamente riduttivo, che una personadebba definire le modalità del suofine vita davanti a un notaio o a duetestimoni; in questo ambito i coin-volgimenti devono essere altri, di-versi, più “umani” e soprattutto vici-ni all’esperienza esistenziale delmalato».� I medici, ad esempio, prote-stano perché si sentono quasiesclusi...

«Non hanno tutti i torti. Perso-nalmente, ad esempio, credo che inquesta vicenda il medico di famigliao curante, cioè quello che meglioconosce il paziente non soltanto dalpunto di vista patologico, ma uma-namente, colui che lo ha seguito,che ne ha condiviso il travaglio,debba essere un riferimento decisi-vo. Non ho nessun dubbio ad affer-mare che proprio il sanitario debbaavere un ruolo privilegiato. Non sololui, ovviamente».�E la famiglia?

«Ecco l’altro soggetto decisivo.Non vorrei che una dichiarazionepersonale limitasse il coinvolgimen-to di chi è vicino, prossimo, al pa-ziente. In sostanza, al di là degli attiformali, delle dichiarazioni sotto-scritte, sono convinto che il temadel fine vita vada affrontato attra-verso il dialogo tra tre protagonistidecisivi: il paziente, ovviamente, maanche il sanitario e la famiglia.Escludere uno di questi soggetti

sulla base di un atto formale, ma-gari sottoscritto in tempi lontani econ relativa consapevolezza, po-trebbe essere un grave errore. Infin dei conti, in molte nostre realtà,in situazioni del genere, il metododel dialogo e del confronto è statofondamentale e ha avuto esiti po-sitivi».�Ma vi è anche il fiduciario…

«È una figura importante, a pat-to che non diventi soltanto il garan-te formale di un atto. Vedo piuttostonel fiduciario colui che interpretaautenticamente le volontà del mala-to e che si attiva per mettere insie-me quei meccanismi di confronto edialogo a cui facevo riferimento.Non mi piace l’idea di un fiduciarionotabile, che prenda per buono unatto e gli dia esecuzione alla cieca,anche perché nel tempo talora lesituazioni mutano».� La medicina, ad esempio, faprogressi insperati; i pazientipoi si relazionano in maniera

diversa con la propria vita…«Proprio tali dinamiche esigono

un approccio flessibile, non rigido,disponibile al mutamento. Questo èpossibile soltanto parlandosi, con-frontandosi, valutando le diverse si-tuazioni. Lo ripeto: una legge puòessere utile per individuare un pos-sibile strumento, che deve comun-que rimanere tale, non certamentediventare un assoluto a cui ubbidirea tutti i costi».�Qualcuno sostiene che questalegge aprirebbe la strada allapratica dell’eutanasia.

«Anche su questo punto occor-re essere molto cauti: siamo difronte a un problema di responsabi-lità e libertà del paziente, due pre-rogative che sono tali soltanto senon viene lasciato solo e che so-prattutto non possono essere liqui-date con una dichiarazione sotto-scritta. La sacralità della vita vale dipiù di un modulo».

�T. G.

«Non ridurre tutto a una pratica burocratica»

IL TEOLOGO «Una legge strumento non certamente fine»

conto della volontà della persona mino-re di età o legalmente incapace o sotto-posta ad amministrazione di sostegno».

Le disposizioni anticipate di trattamentoLa terza norma della legge (una delle

quali maggiormente si è dibattuto e cheè stata causa della “rottura” in commis-sione) riguarda le disposizioni anticipa-te di trattamento (dat). «Ogni personamaggiorenne e capace di intendere e divolere – si legge – in previsione di unapropria futura incapacità di autodeter-minarsi, può, attraverso disposizioni an-ticipate di trattamento (dat), esprimerele proprie convinzioni e preferenze inmateria di trattamenti sanitari nonché ilconsenso o il rifiuto rispetto a scelte te-rapeutiche e a singoli trattamenti sanita-ri ivi comprese le pratiche di nutrizionee idratazione artificiali. Può altresì indi-care una persona di sua fiducia (“fidu-ciario”) che ne faccia le veci e lo rap-presenti nelle relazioni con il medico econ le strutture sanitarie».

«L’accettazione della nomina da par-

te del fiduciario (che ovviamente deveessere maggiorenne e capace di inten-dere e volere) avviene attraverso la sot-toscrizione delle dat o con atto successi-vo. Il medico è tenuto al pieno rispettodelle dat le quali possono essere disatte-se, in tutto o in parte, dal medico, in ac-cordo con il fiduciario, qualora sussista-no motivate e documentabili possibilità,non prevedibili all’atto della sottoscri-zione, di poter altrimenti conseguireconcrete possibilità di miglioramentodelle condizioni di vita. Nel caso in cuile dat non indichino un fiduciario ven-gono sentiti i familiari. Le dat devonoessere redatte in forma scritta, datate esottoscritte davanti a un pubblico uffi-ciale, a un medico o a due testimoni oattraverso strumenti informatici di co-municazione. Con la medesima formasono rinnovabili, modificabili e revoca-bili in ogni momento».

Pianificazione condivisa delle cureL’articolo 4 riguarda la “pianificazio-

ne condivisa delle cure”: «Nella relazio-ne tra medico e paziente, rispetto al-l’evolversi delle conseguenze di una pa-tologia cronica e invalidante, può essererealizzata una pianificazione delle curecondivisa tra il paziente e il medico, allaquale il medico è tenuto ad attenersiqualora il paziente venga a trovarsi nel-la condizione di non poter esprimere ilproprio consenso o in una condizione diincapacità. Il paziente e, con il suo con-senso, i suoi familiari, sono adeguata-mente informati, in particolare a pro-posito del possibile evolversi della pato-logia in atto, di quanto il paziente puòrealisticamente attendersi in termini diqualità della vita, delle possibilità clini-che di intervenire, delle cure palliative.Il paziente esprime il proprio consen-so rispetto a quanto indicato dal medi-co, ai sensi del comma precedente, e ipropri intendimenti per il futuro, com-presa l’eventuale indicazione di un fidu-ciario».

�Toni Grossi

Il cardinaleAngeloBagnasco,presidentedella Conferenzaepiscopaleitaliana.

I VESCOVI «Ma la vita non è un bene ultimamenteaffidato alla completa autodeterminazione dell’individuo»

� Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza epi-scopale italiana, nella sua prolusione al consiglio permanente

della Cei, ha dedicato una parte del suo intervento al tema della nuo-va legge sul fine vita.

«La crisi economica – ha affermato – continua a pesare in manie-ra significativa sulla nostra gente. A maggior ragione, stentiamo a ca-pire come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia faccianocosì tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effetti-vo compimento. La discussione politica verte, piuttosto, su altri ver-santi, quali ad esempio il fine vita, con le implicazioni – assai delicatee controverse – in materia di consenso informato, pianificazione dellecure e dichiarazioni anticipate di trattamento. Ci preoccupano nonpoco le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamenteaffidato alla completa autodeterminazione dell’individuo, sbilanciandoil patto di fiducia tra il paziente e il medico. Sostegni vitali come idra-tazione e nutrizione assistite, ad esempio, verrebbero equiparate a te-rapie, che possono essere sempre interrotte. Crediamo che la rispo-sta alle domande di senso che avvolgono la sofferenza e la morte nonpossa essere trovata con soluzioni semplicistiche o procedurali; la tu-tela costituzionale della salute e della vita deve restare non solo qua-le riferimento ideale, bensì quale impegno concreto di sostegno e ac-compagnamento».

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8 � italia

DEMOCRATICI Rottura consumata. Ora il futuro del governo Gentiloni è ancora più incerto

Scissione. Torna il demone della Sinistra� È durato dieci anni il sogno di

creare una grande forza riformistaunitaria di centrosinistra. Il Partito

Democratico, nato nel 2007 come pro-secuzione naturale dell’Ulivo, ha subitodomenica scorsa quella che sembra atutti gli effetti una dolorosa scissione asinistra. L’ennesima nella storia politicadella sinistra italiana, ma questa voltalegata a divergenze personali e di poterepiù che sui programmi e le visioni poli-tiche. Da un lato il segretario uscenteRenzi e dall’altro la vecchia ditta exPci-Pds-Ds legata a Pierluigi Bersani ea Massimo D’Alema.

Al piano interrato delGrand hotel Parco dei Prin-cipi dov’è si è svolta l’as-semblea nazionale del Pdle fazioni in campo hannoprovato a sfidarsi con gio-chi di rimpiattino su regolecongressuali e finte apertu-re: gli scissionisti (Speran-za per conto di PierluigiBersani, il governatore pugliese Emilia-no e quello toscano Rossi) che chiede-vano improbabili rinvii del congresso, irenziani fermi nel ribadire il rispetto as-soluto dei termini temporali nella cro-nologia del congresso scaturiti dopo ledimissioni del segretario Renzi, le me-diazioni dei vari Veltroni (poche truppema ancora molta presa mediatica), letrattative del potente ministro Orlandosu improbabili candidature unitarie. Maniente, la scissione tra la minoranza del-la sinistra interna e il Pdr – il Partito di

Renzi – si era ormai innescata inesora-bile già molti mesi fa. La minoranza difatto voleva una e una sola cosa, che dicerto non era il rinvio del congresso.Voleva la promessa di Renzi di non ri-candidarsi alla segreteria e dunque allaconseguente leadership di palazzo Chi-gi. Il vecchio apparato di potere bersa-nian-d’alemiano non poteva più condi-videre lo stesso partito di Matteo Renzi:la leadership renziana – molto, e a volteinutilmente divisiva, va detto – non èmai stata riconosciuta come tale e l’expremier è sempre stato vissuto come un

usurpatore di un “giocatto-lo” non suo, mentre unaclasse dirigente, quellapost-Pci, si è trovata viavia spodestata dal renzi-smo e dai suoi metodi ce-saristici.

Ma anche in nome diun ipotetico bene supremodi partito, come potevaRenzi accettare una simile

clausola capestro: non candidarsi persalvaguardare l’unità del partito e farsi“temporaneamente” da parte? Davverotroppo, di fatto una richiesta utile perfarsi chiudere la porta in faccia e proce-dere con la scissione. E perché mai unleader che ha perso, poi vinto le prima-rie, ha guidato il Pd da palazzo Chigidovrebbe farsi da parte a poco più di 40anni?

Alla fine il Pd – e va detto anche perevidenti colpe politiche di Renzi – si èlacerato fino a rompersi. Ma quante vol-

te nel dopoguerra il campo della sinistrasi è spaccato in più faglie? E soprattuttoquante “fortune” portano le scissioni asinistra? Riprendendo l’analisi di PaoloMieli post-assemblea nazionale: «lascissione non premia personalmente gliscissionisti, neanche a medio termine.Per quello che riguarda gli individui,queste traumatiche separazioni quasimai hanno fatto risplendere l’astro dicoloro che se ne sono andati, semmaihanno consentito l’ingresso sulla scenadi figure fino a quel momento conside-rate secondarie. Unica eccezione, quelladi Giuseppe Saragat nel ’47» (Corrieredella sera, 19 febbraio).

La scissione è stata per una parte an-che l’unica via di uscita per trovare unospazio vitale: Massimo D’Alema, chequanto ad astuzia e spericolatezza poli-tica non ha eguali, sapeva benissimoche al prossimo “giro” parlamentare peri “suoi” non ci sarebbe stato nemmenoun seggio, cannibalizzati in toto dalle li-ste con i bersaniani, e quindi esodati persempre dalla scena politica. Giochi dipotere d’alemian-renziani a parte, cosaha infranto il sogno di Prodi, Andreatta,Mattarella e Parisi di fare la socialde-mocrazia in Italia con l’Ulivo prima e ilPd poi? I cattolici democratici di sini-stra in questa fase hanno giocato leal-

mente per l’unità (Franceschini, Delrio,Fioroni, Prodi e anche Letta), pertantoquesta ennesima scissione a sinistra èda imputare in larga parte agli eredi diBotteghe Oscure, che hanno lasciato ilPd più per una questione di potere e diposti piuttosto che per questioni politi-che (se lo avessero fatto sul Jobs act osulle alleanze forse avrebbero reso piùfascinoso l’addio).

Adesso Speranza, D’Alema, Bersaniassieme forse a Pisapia e a Sinistra Ita-liana di Fassina e Fratoianni proverannouna nuova via socialista a sinistra delPd. Con interrogativi notevoli, menoimportanti dal punto di vista storico mapiù prosaici. Che ne sarà del governoGentiloni? Chi si terrà l’enorme patri-monio immobiliare dell’ex Pci? Quantovarrà il Pd assieme alla sinistra post-scissione? Il 30 per cento più il 5/10 percento, o il 25 per cento totale comesomma di Pd+Sinistra? E ancora piùprosaicamente: la leadership di Renzinel Pd ora è inscalfibile, o il potere verosarà suddiviso con le truppe di France-schini, Orlando, Martina, Orfini e DeLuca? Domande che forse impegneran-no i vertici del Pd, ma che rischiano dilasciare gli italiani, alle prese con benaltri problemi, totalmente indifferenti.

�Luigi Marcadella�se

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La minoranza del Pdvoleva una sola cosa: la promessa di Renzi di non ricandidarsi

alla segreteria per poitornare a guidare il governo in caso

di vittoria alle elezioni

� Il cavallo di battaglia delle vittorieelettorali di Luca Zaia, «prima i veneti»,

da qualche giorno ha una nuova declinazioneper quanto concerne le graduatorie di acces-so agli asili nido. Una modifica normativa chefa discutere e che ha trovato forte contrarie-tà nelle opposizioni e in parte della societàcivile veneta. Il consiglio regionale ha infattiapprovato una proposta di legge che asse-gna la priorità negli asili nido comunali aibambini figli di residenti in Veneto da almeno15 anni.

Dal punto di vista legislativo si tratta diuna modifica alla legge regionale sulla disci-plina per i servizi educativi alla prima infan-zia, la legge regionale 32 del 1990. D’ora inpoi avranno la precedenza per l’ammissioneal nido i bambini disabili, ma anche «i figli digenitori residenti in Veneto ininterrottamenteda almeno quindici anni o che prestino attivi-tà lavorativa in Veneto ininterrottamente daalmeno quindici anni».

I consiglieri “tosiani” Giovanna Negro,Maurizio Conte, Andrea Bassi e Stefano Ca-

sali sono stati i principali promotori della mo-difica legislativa. «La logica della proposta dilegge è quella di differenziare i soggetti nongià al momento della presentazione della do-manda per l’accesso ai servizi di nido –spiega la relatrice Giovanna Negro – bensìnella formazione delle relative graduatorie inragione della limitatezza dei posti disponibili.Riteniamo si debbano privilegiare quei citta-dini che dimostrano di avere un serio legamecon il territorio della nostra regione».

La modifica normativa, che colpisce undiritto a “forte sensibilità”, potrebbe tuttavia,anche nel breve periodo, essere oggetto diricorsi di natura costituzionale. Dure le rea-zioni dell’opposizione Pd: per il democraticoClaudio Sinigaglia, si tratta di una un’altralegge «leghissima e fortemente ideologica: ibambini stranieri sono appena il 9 per centodi quelli presenti negli asili veneti e l’impu-gnazione da parte del governo è quasi scon-tata perché si crea una disparità di tratta-mento».

Pietro Dalla Libera, capogruppo di Vene-

to Civico, segue la linea della consigliera Ne-gro: «Se in un asilo nido c’è posto per tutti,non sussiste il problema, ma se i posti sonolimitati, al di là delle riserve che giustamentevengono garantite ai bambini diversamenteabili, non è ragionevole che restino fuori dal-la graduatoria proprio i figli di coloro chehanno sempre vissuto qui, nel Veneto, per la-sciare il posto a chi è arrivato all’ultimo».

Nel territorio regionale la “questione asilinido” è davvero rilevante: la copertura diquelli comunali arriva solo al 10 per cento,con circa un centinaio di strutture e 4 milaposti disponibili. Oltre il 20 per cento deibambini resta in lista d’attesa, e nel 2016sono stati ridotti anche i finanziamenti regio-nali agli istituti paritari per l’infanzia. «Rite-niamo che si debbano privilegiare quei citta-dini che dimostrino di avere un serio legamecon il territorio della nostra regione», ha af-fermato Giovanna Negro in commissione Sa-nità. La consigliera Negro ha assicurato chel’iniziativa si applicherà soltanto ai nidi co-munali e non a quelli paritari parrocchiali.

“Prima i veneti”. Perfino sulla pelle dei più piccoli

REGIONE Discriminati i figli di chi non abita in Veneto da almeno 15 anni

26 FEBBRAIO 2017

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9mondo �

MEDITERRANEO L’ammiraglio Credendino a capo della missione “Sophia”

«La soluzione? È in Libia»� Sciogliere il nodo gordiano della Libia

è la chiave di volta per l’epocale e bi-blico esodo di migranti che dall’Africa

si dirige, stipato a forza su barconi di fortu-na al termine di estenuanti viaggi sulla ter-raferma, verso l’Italia e la terra promessaeuropea, partendo proprio dalle coste libi-che. Ma «servirà tempo e costa molto». Lodice l’ammiraglio Enrico Credendino, dalmaggio 2015 comandante dell’operazionenavale dell’Unione Europea “EunavforMedSophia” per il contrasto al fenomeno deltraffico di esseri umani nel Mediterraneocentromeridionale.

«In Libia non c’è alcun controllo e tuttoè possibile. Si calcola che lì il traffico degliesseri umani dia proventi per sei miliardi dieuro. Le persone, in fuga dalla guerra, dallamancanza di cibo, dal terrorismo, in Libiavengono buttate in mare da scafisti senzascrupoli», racconta l’ammiraglio che lavorain quel lembo in alto mare delle acque inter-nazionali mediterranee, costellato di navimilitari, mercantili e di ong. «In questi viag-gi drammatici in mare quest’anno sonomorte 4.500 persone, ma non sappiamoquante ne siano morte nel deserto africano ogiunti in Libia. Né quanti ne muoiano nelleacque libiche dove non possiamo interveni-re e dove la Libia stessa non ha capacità difarlo perché è un paese senza stabilità poli-tica. Per questo un governo stabile di quelpaese è la soluzione».

L’Onu, l’Unione Europea e l’Italia sup-portano il presidente Sarraj, infatti, che peròè molto debole in una Libia frastagliata nel-la quale ciascuna delle 110 tribù governa unpezzo di territorio. «La maggior parte delpaese è in mano ad altri. La chiave, quindi,è continuare a sostenere Sarraj e convinceretutte le parti a stare insieme». Credendinoaddestra anche la Guardia costiera libica.Un primo modulo di formazione si è con-cluso in questi giorni con 89 partecipanti.Una seconda fase di addestramento prepare-rà 500 persone e l’Italia donerà alla Libiadodici motovedette. «È il primo passo con-creto per la ricostruzione di quello stato. InLibia va rifatto tutto. Non c’è più niente. Variorganizzato il sistema giudiziario, carcera-rio e di parte civile. Il recente accordo bila-terale Italia-Libia punta alla ricostruzionedell’apparato di sicurezza».

La stabilizzazione della Libia è una del-le misure fondamentali per risolvere il feno-meno dei migranti e soprattutto per salvarevite. L’altra è investire nei paesi d’originedei migranti, spiega Credendino, che sononella maggior parte di Eritrea, Egitto, Gam-bia e Nigeria. «Ci vorrà tempo e molto de-naro. Ma bisogna crederci, andare avanti,investire e nel frattempo salvare vite, perchéla gente parte comunque e tenta la sorte purdi sopravvivere».

L’operazione “Sophia”, nata nel 2015dopo il naufragio di aprile che costò la vitaa 800 persone e che porta il nome dellabambina somala nata nell’estate del 2015 abordo della fregata tedesca Schleswig-Hol-stein, soprannominata appunto Sophia, hasalvato oltre 33 mila persone in 228 soccor-si in mare; 103 sospetti scafisti-trafficantisono stati segnalati o consegnati alle autori-tà italiane; 387 imbarcazioni sono state neu-tralizzate; su oltre 330 navi sospette in ac-que internazionali sono stati effettuati con-trolli a bordo.

“Sophia” si inquadra nell’ambito piùampio dell’impegno europeo di contrasto alfenomeno che comprende iniziative milita-ri, politiche, sociali ed economiche nei pae-si di origine e nei contesti istituzionali inter-nazionali e regionali. Partecipano all’opera-zione 1.400 uomini e donne (di cui 800 ita-liani) di 25 nazioni. Con la portaerei italianaGaribaldi in mare, due fregate di Spagna eFrancia, due navi ausiliarie di Germania eRegno Unito, tre elicotteri italiani e spagno-li imbarcati sulle navi, tre aerei da pattuglia-mento marittimo di Lussemburgo, Spagna,Francia.

Le navi di “EunavforMed” possono ef-fettuare fermi, ispezioni, sequestri e dirotta-menti in acque internazionali di imbarcazio-ni sospettate di essere usate per il traffico ola tratta di esseri umani. Credendino intesse,inoltre, in prima persone rapporti di collabo-razione con partner internazionali comel’Unione Africana, la Lega Araba, l’Orga-nizzazione internazionale per le migrazioni,l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugia-ti e per i diritti umani.

�Maria Vittoria Adami

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STATI UNITI Le critiche di chiesa e stampa

Trump, presidente indigesto�Negli Usa i cattolici rappresentano il

25-30 per cento della popolazione. Ge-stiscono più di 5.600 scuole elementari,1.200 scuole medie e superiori e 244 trauniversità e college, per un totale di circa3,5 milioni di studenti e più di 200 mila in-segnanti e professori. Nel sistema sanitario,sono legati alle diocesi o a istituti religiosicattolici più di 600 ospedali, oltre a case diriposo, pensionati e molte altre istituzionicaritative. La chiesa è, a tutti gli effetti, laseconda rete di protezione sociale del pae-se dopo lo stato federale. Ma cosa pensanoi cattolici americani del presidente DonaldTrump ad un mese dal suo insediamento?Abbiamo sfogliato alcune delle più impor-tanti riviste cattoliche americane.

Il National Catholic Reporter (bisettima-nale di stampo liberal a diffusione naziona-le) definisce«devastante, caotico e crudele»il decreto contro l’immigrazione del presi-dente Trump. Il presidente dei vescovi ame-ricani, card. Daniel DiNardo, di Galveston-Houston, afferma che «la chiesa non si tire-rà indietro nella difesa dei fratelli e sorelledi tutte le fedi che soffrono per mano dipersecutori spietati. I profughi che fuggonodall’Isis sono alla ricerca di sicurezza e pro-tezione per i loro figli. Gli Stati Uniti dovreb-bero accoglierli come alleati nella lotta con-tro il terrorismo».

Il card. Josep Tobin, da gennaio arcive-scovo di Newark (una delle più grandi dio-cesi Usa), in un’intervista su America (il set-timanale dei gesuiti) dichiara: «Personal-mente è un provvedimento che ritengo ille-gittimo. Ma soprattutto è vergognosa la de-monizzazione dell’islam che ha giocato sul-le paure irrazionali delle persone e che èstata fomentata non solo dalla classe politi-ca ma anche da giornalisti e media irre-sponsabili». Il card. Blase Cupich, di Chica-go, ha parlato di un momento buio per lastoria degli Usa. Mentre il vescovo di SanDiego, mons. Robert McElroy, ha descritto ilprovvedimento come l’introduzione nellalegge di una campagna di slogan radicatanella xenofobia e nel pregiudizio religioso.

Ne The Tidings, il settimanale dei catto-lici della costa occidentale, l’arcivescovoJosé Gómez, di Los Angeles e vice presi-dente della Conferenza episcopale, precisache «se si vuole comprendere l’impatto deiraid degli agenti delle dogane (Immigrationand Customs Enforcement) impegnati inmolti interventi in tutto il paese dall’inizio difebbraio, è sufficiente guardare ai bambini.Non vogliono andare a scuola perché hannola paura di non trovare più i genitori al lororitorno». Il decreto del presidente ha innal-zato il clima di paura, ostilità e conflitto so-ciale. I vescovi e le associazioni caritativeda tempo chiedono alle istituzioni di affron-tare e risolvere il problema delle famiglie i

cui figli sono cittadini americani perché natinegli Usa, mentre i genitori provenendo dalcentro e sud America, rimangono ancoraclandestini davanti alla legge. «Certo – con-tinua mons. Gomez – ci rendiamo contoche ci sono persone che hanno commessocrimini e che devono pagare i loro debiticon la società. Ma buona parte della fruttae della verdura che mangiamo proviene dallavoro di persone che sono senza docu-menti. Il settore agricolo, la ristorazione,l’industria manifattura, il settore alberghie-ro, l’abbigliamento, le costruzioni, il giardi-naggio, la cura dei bambini e l’assistenzadegli anziani sono settori che impieganomigliaia di clandestini. Queste persone sen-za documenti sono qui perché si preoccu-pano per le loro famiglie, vogliono esserebuoni cittadini e dare un contributo alla vitadi questo paese».

Non solo immigrazione. Anche la so-spensione dei trattati di libero scambio (ilTpp in particolare) e il protezionismo econo-mico sono temi sui quali si concentra la cri-tica dei cattolici Usa al presidente. Il Natio-nal Catholic Reporter con un’intervista aChristopher Hale presidente della Catholicsin alliance for the common good, punta ildito sullo slogan spesso ripetuto da Trump,“America first”, giudicandolo ideologico,uno specchietto per allodole, un tranello il-lusorio. Laperdita di posti di lavoro dellamanifattura americana non è dovuta agliaccordi commerciali ma alla rivoluzione tec-nologica. Il protezionismo, secondo Hale,non è sostenibile nel futuro, non è un modocristiano di guardare in avanti e non rispon-de alla realtà in cui viviamo.

E non si tratta solo di ideologia. L’U.S.Catholic dei clarettiani, parla del disastrosotentativo di trasformare l’amministrazionedella Casa Bianca, con le sue dinamichepolitiche di mediazione e compromesso, inuna moderna company d’affari gestita dalmanager. Le dimissioni di Michael Flynn daconsigliere per la sicurezza nazionale, conti-nua il Commonweal (un settimanale liberalimpegnato per la giustizia sociale) sono unsegnale chiaro dell’incompetenza, dell’inet-titudine e dell’indifferenza morale che carat-terizzano l’approccio di Donald Trump allaleadership. E prima o dopo il partito repub-blicano dovrà fare i conti sulla inidoneità diDonald Trump come presidente degli Usa.Insomma lo stesso First Things (settimanaleconservative e attento ai temi pro-life) scri-ve che i cattolici Usa sono impegnati a sal-vare i neonati (con le loro madri) e non apunire le madri (che hanno praticato l’abor-to), concludendo che le politiche pro-life delpresidente Trump mostrano che «egli non èuno di noi». Rimane comunque la domanda:ma alla fine chi ha votato Trump?

�Renzo Beghini

Nella fotol’ammiraglioEnricoCredendinoa capodell’opera-zione navaledell’UnioneEuropea“Sophia”.

26 FEBBRAIO 2017

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iFRANCESCO A ROMA TRE Nove anni dopo le barricate anti Ratzinger alla Sapienza, un papa in un ateneo statale

Università, luogo del «dialogo nelle differenze»

VENETO Il 27 febbraio un convegno sulla figura dell’assistente ecclesiastico

� L’università, luogo di «dialogo nel-le differenze», dove «c’è posto pertutti», anche per chi si è salvato da

quel «cimitero» che è diventato il Medi-terraneo, «Mare nostrum».

Nella sua prima visita a un’universi-tà statale italiana, a nove anni dalle bar-ricate che docenti e studenti della Sa-pienza hanno eretto contro BenedettoXVI, papa Francesco venerdì 17 febbra-io ha messo da parte il testo scritto, con-segnato al rettore dell’università RomaTre, Mario Panizza, e ha parlato per piùdi mezz’ora a braccio, rispondendo alledomande di quattro studenti, tra cuiNour, la ragazza siriana salita in aereocon lui a Lesbo insieme ad altri undicimigranti, nell’aprile del 2016. Ora Nourè qui con suo marito e il suo bambino,Riad, e può abbracciare il papa, comeha fatto la folta rappresentanza dei 40mila studenti che hanno reso omaggio aFrancesco con un bagno di folla (un en-tusiasmo non scontato secondo moltiosservatori), nel piazzale antistante al-l’ingresso principale, dove l’ateneo – ilpiù “giovane” di Roma – venne fondato25 anni fa. È a Nour che Francesco ri-sponde – affiancato durante tutto il suodiscorso da una traduttrice per la linguadei segni – quando dice che le migra-

zioni «non sono un pericolo», ma «unasfida per crescere», attraverso l’acco-glienza e l’integrazione. Su tutto, l’invi-to alla «concretezza», come unico anti-doto a quella «liquidità» che mette inpericolo la vita di gran parte dei nostrigiovani, con una disoccupazione che inEuropa va dal 40 al 60 per cento, sfruttale nuove generazioni e leespone al pericolo delle di-pendenze, fino al gestoestremo del suicidio o al-l’arruolamento in un eser-cito terroristico.

«C’è un’aria di violen-za nelle nostre città – haesordito Francesco – la to-nalità del linguaggio è sali-ta tanto», si grida per stra-da e a casa, si insulta con facilità. A casanon diciamo più neanche «buon gior-no», ma solo un «ciao»: saluti anonimiper «rapporti senza nome». E così «laviolenza cresce, diventa mondiale», nel-l’epoca della «terza guerra mondiale apezzetti». «Bisogna abbassare un po’ iltono e bisogna parlare meno e ascoltare

di più», la medicina del papa, che partedal cuore: «In una società dove la politi-ca si è abbassata tanto, si perde il sensodella costruzione sociale, della convi-venza sociale, e la convivenza sociale sifa col dialogo».

No, allora, alle «università di élite»,le «università ideologiche», dove ti in-

segnano soltanto una «li-nea di pensiero» e «ti pre-parano per fare un agentedi questa ideologia».«Quella non è università»,ammonisce Francesco:«Dove non c’è dialogo, do-ve non c’è confronto,ascolto, rispetto per comela pensa l’altro, dove nonc’è amicizia, la gioia del

gioco dello sport, non c’è università».«Tutti insieme!», la ricetta, per cercarela verità, la bontà e la bellezza.

In un mondo globalizzato, ci vuole«unità», ma non «uniformità». Il mo-dello non è la sfera, ma il poliedro, chefa «unità nella diversità». Anche nellacomunicazione, dove i social network

hanno promosso una «rapidazione», ilrischio è che «una comunicazione cosìrapida, così leggera», possa «diventareliquida, senza consistenza», come hadenunciato da tempo Bauman. La sfidada raccogliere è «trasformare questa li-quidità in concretezza», a cominciaredal mondo dell’economia e del lavoro.

Il monito è all’Europa, continentefatto «artigianalmente», perché caratte-rizzato nella sua storia «da invasioni,migrazioni». Perché i migranti fuggo-no? «Perché c’è la guerra e fuggonodalla guerra, o c’è la fame: fuggono dal-la fame. Ma quale sarebbe la soluzioneideale? Che non ci sia la guerra e chenon ci sia la fame». Come accoglierechi arriva? Primo, «come fratelli e so-relle, sono uomini e donne come noi».Secondo: «Ogni Paese deve vedere qua-le numero è capace di accogliere». Poibisogna integrare, all’insegna dello«scambio di culture». È questo che to-glie la paura dei migranti: quando c’èaccoglienza, che è accompagnare e inte-grare, «non c’è pericolo con le migra-zioni».

La polemica. Nei giorni successivialla visita di papa Francesco a RomaTre non sono mancate le voci criticherispetto all’intervento del pontefice, nelquale, è l’osservazione più ricorrente, siregistra l’assenza ingombrante di Dio.«Viene da chiedersi quali temi dovreb-be affrontare il papa secondo questi cri-tici – si è chiesto Fabio Colagrande,giornalista di Radio Vaticana nel blogcollettivo Vinonuovo.it – Forse tornaresul tema del dialogo tra fede e ragione,già così magistralmente affrontato daBenedetto XVI in più occasioni? Il te-ma che lo stesso Ratzinger avrebbe ap-profondito in un Ateneo laico, se nel2008 gli fosse stato permesso di parlareall'università La Sapienza di Roma? Mapretendere che ogni pontefice sia ugualeal suo predecessore sembra davvero, siadetto con rispetto, ragionamento più datifoso che da credente consapevole dellaricchezza dei carismi cristiani».

�M. Michela Nicolais

�“Fianco a fianco, assieme educando”.Una riflessione sul ruolo dell’assistente

ecclesiastico nei gruppi Agesci: questo il te-ma del convegno regionale, in programma il27 febbraio, dalle 8.30 alle 15, in casa PioX, in via Vescovado 29, a Padova.

«Dopo l’esperienza positiva dello scorsoanno, il consiglio regionale ha deciso di ri-proporre un secondo incontro per sondarel’importanza della figura di un presbitero, daaffiancare ai capi e alle capo, che progetti eviva la proposta educativa assieme», spiegaBarbara Battilana, di Cornedo Vicentino, re-sponsabile regionale assieme a Mauro Mon-tagner, di Jesolo.

Il convegno, aperto agli assistenti eccle-siastici censiti e a quanti interessati, sianoessi capi, seminaristi, religiosi e religiose, hacome obiettivo quello di mettere nero subianco la sfida che spetta loro: coniugarel’educazione alla fede con gli elementi propridel metodo scout, affinché non siano espe-rienze a sé stanti, ma globali.

Aiuterà nella riflessione il vescovo di Mo-dena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, teo-logo e assistente di zona Agesci a Forlì primadi diventare vescovo. Accanto a lui la testi-monianza sull’educazione alla fede di duecapi dell’Emilia Romagna, «regione che è giàqualche passo più avanti sul tema iniziazionecristiana dei ragazzi attraverso il metodoscout», spiega Barbara.

L'assistente ecclesiastico è il vescovo oil presbitero che si affianca ai capi nella pro-posta scout. È, quindi, corresponsabile diquella che è la proposta educativa, grazie adun’evidente sensibilità in ambito ecclesiale ecatechetico.

«L’occhio che può avere un assistenteecclesiastico va spesso oltre quello dei capie, in questo, è di grande aiuto – continua laresponsabile – ha una visione d’insieme delterritorio di appartenenza e guarda ai ragazzicon più semplicità, facendo risaltare debo-lezze e difficoltà per poterle poi risolvere esuperare».

Tale figura, da statuto, dovrebbe esserepresente in ogni gruppo scout, ma non sem-pre è così. «A causa di una carenza di figurereligiose o di sintonia con lo scoutismo ingenerale, si notano delle fragilità nelle comu-nità capi dove manca l’assistente ecclesia-stico – rileva Barbara – anche se a questo sicerca di rispondere con la formazione per lacrescita degli adulti».

A oggi si contano 180 assistenti eccle-siastici in tutta la regione, un numero inferio-re rispetto a quello dei gruppi Agesci, che èa quota 226. «La presenza dell’assistente ècomunque una scelta specifica dello scouti-smo – afferma don Valter Perini, assistenteregionale da un anno e mezzo, provenientedalla diocesi di Venezia – che evidenzia lavolontà di affiancare all’esperienza propria

dello scoutismo quella di vita cristiana».Don Valter, concretamente, condivide la

responsabilità educativa assieme ai respon-sabili regionali maschile e femminile, rappre-sentando l’episcopato e garantendo il lega-me con la chiesa. Partecipa inoltre alle riu-nioni del comitato regionale, arrivando adavere una visione ampia e precisa della real-tà del Veneto.

«L’assistente ecclesiastico ascolta e in-terviene, durante le riunioni con i capi, se-condo la sua sensibilità, mettendosi alla pari,crescendo assieme, come recita lo stessoslogan del convegno del 27 febbraio, “Fiancoa fianco, assieme educando”» conclude Bar-bara Battilana.

�Margherita Grotto

11chiesauniversale �

Messo da parte il testoscritto il papa ha parlato

a braccio per più dimezz’ora. Contrastare

la “liquidità” con la“concretezza”. I migranti

“non un pericolo”, ma“una sfida per crescere”

Sopra, il dialogo tra papa

Francesco e gli studentidi Roma Tre,

il 17 febbraiocorso.

A destra, la calorosa

accoglienzariservata

al pontefice.

L’Agesci e il ruolo del sacerdote

26 FEBBRAIO 2017

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12 � csvpadova LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

� Il comune di Ponte San Nicolò ha fatto del“ponte” che caratterizza la cittadina il simbolo

di diverse progettualità di sostegno, di inclusione esolidarietà.

In particolare, considerando il contesto demo-grafico del territorio comunale, che conta 13.527abitanti di cui circa il 22 per cento over 65enni lagiunta comunale ha deciso di aderire, a inizio2016, al progetto “Per una comunità che cura”promosso dall’Ulss 16 (ora Ulss 6 Euganea) e dalCentro servizio volontariato provinciale di Padova.«Pur essendo un territorio ricco di associazioni einiziative culturali, sociali e sportive – spiega MartaBurattin, assessore al sociale e alle politiche di co-munità e per la gioventù – non mancano situazionidi solitudine e difficoltà tra i nostri concittadini. Perquesto i volontari dell’associazione Ponte sul do-mani, che gestisce il servizio in collaborazione conl’amministrazione, hanno scelto di centrare il lorosguardo sulle necessità della popolazione con di-

sabilità e anziana». La priorità del progetto riguardatutte quelle situazioni di fragilità causate principal-mente dalla solitudine e dall’assenza di una retesociale.

A questo proposito i volontari sono disponibilisia per compagnia a domicilio che telefonica e perfornire informazioni sui servizi attualmente offertidal comune e dal distretto, nonché dalle associa-zioni del territorio.

Da novembre 2016 il gruppo di 14 volontari,tutti cittadini di Ponte San Nicolò, ha effettuato unalto numero di telefonate agli anziani per gli auguridi compleanno come pretesto per far conoscere ilservizio. «Dall’inizio del 2017 – prosegue Burat-tin – stanno aumentando le richieste da parte dianziani soli a cui i volontari presenti stanno dandorisposta. Mi sento di affermare che la forza di que-sto gruppo sta proprio nell'essere percepiti comevicini di casa, ossia concittadini attenti al bisognodi relazioni positive».

AGGREGAZIONE SOCIALE Un nuovo fenomeno, tutto italiano, di socialità e aiuto reciproco si sta diffondendo grazie a Facebook

Social street, quando il web fa incontrare i vicini � Solo il 22 per cento dei cittadini

italiani sopra i 16 anni esprime unalto livello di soddisfazione per i

rapporti personali con parenti, amici ecolleghi, contro la media europea di39,2 per cento e 6 italiani su 10 dichia-rano di non parlare con i vicini di casa,principalmente per mancanza di tempoe per diffidenza. Sono due dati, il primoestratto del rapporto Bes 2016, il secon-do da uno studio su 1.800 italiani tra i18 e i 65 anni del 2016commissionato da Nescafè,che confermano una sensa-zione che il mondo del vo-lontariato e del privato so-ciale ha chiara già da tem-po. In un clima generale disfiducia e frenesia, stiamoperdendo, come cittadini, iltempo per la socializzazio-ne e l’aiuto reciproco.

Dalla necessità di rinsaldare i legamisociali a livello di quartiere è nato dueanni fa il progetto “Volontari di comuni-tà” del Centro servizio volontariato pro-vinciale di Padova con l’Ulss 6 Euga-nea, il comune di Padova e la fondazio-ne Cassa di risparmio di Padova e Rovi-go, che oggi si trova in una fase di ride-finizione degli obiettivi e delle strategie,anche grazie al contributo che sta ap-portando l’università degli studi di Pa-dova con il dipartimento di psicologia.Una delle metodologie che si stannostudiando prende spunto dal fenomenosempre più diffuso delle “social street”.

Cristina Pasqualini, ricercatrice disociologia generale alla facoltà di scien-ze politiche e sociali dell’universitàCattolica del Sacro Cuore di Milano ecoordinatrice dell’Osservatorio nazio-nale sulle social street spiega cosa sia-no: «Sono vie sociali 2.0, ovvero stradeabitate da vicini di casa, che prima nonavevano rapporti e relazioni sociali epoi, grazie soprattutto al social networkFacebook, hanno iniziato a conoscersi,frequentarsi e fare cose assieme».�Da cosa si distinguono rispetto ad altreesperienze di socialità?

«Le social street hanno tre caratteri-stiche fondamentali che le rendono rico-noscibili, rispetto ad altre esperienze:innovazione, inclusione sociale e gratui-tà. Sono fenomeni nuovi e innovativinel senso che promuovono la socialitàdi vicinato a partire dalla rete ma non sifermano alla rete, in quanto le personetendenzialmente scendono in strada,cercano un contatto reale, offline. Sonofenomeni sociali inclusivi, perché aspi-rano a tener dentro, a coinvolgere tuttele persone che abitano la strada, nella

loro eterogeneità e complessità: giovanie anziani, italiani e stranieri, coloro chehanno un elevato capitale economico esociale e coloro che, al contrario, vivo-no in condizioni di forte vulnerabilità.Sono fenomeni che si fondano non tan-to sull’economia collaborativa, ma sul-l’economia del dono. È importante sot-tolineare che le relazioni sociali fondatesul dono sono rafforzate dal dono stessoe diventano estremamente significative

e importanti. Il dono raf-forza il capitale sociale, ge-nera benessere a 360°».� Come si fa a mantenereviva questa comunità?

«Ogni social street hauno o più amministratori,ossia persone che si fannocarico di moderare le di-scussioni sul social net-work, oltre a organizzare

incontri offline, come ad esempio pizza-te, aperitivi, feste di vicinato, ecc. Gliamministratori dedicano ogni giornotempo ed energie alla gestione del so-cial network, ma da soli non bastano,ossia tutti sono chiamati non solo a par-tecipare ma anche a proporre, a fare. Unamministratore, per quanto bravo e im-pegnato, da solo non può fare tutto, èimportante che anche gli altri sentano divoler condividere progetti, idee e per-corsi tra vicini. La social street è ungruppo orizzontale, non gerarchico.L’amministratore è un moderatore, nonun leader. È semplicemente un connet-tore, un nodo della rete, che smista, co-ordina, raccoglie, fa sintesi. E fa ancherispettare alcune poche regole che le so-cial street si sono date: niente politica eniente economia».�C’è un “profilo tipo” di chi aderisce/in-teragisce a questa comunità?

«Le social street sono inclusive, os-sia intergenerazionali, interculturali einteretniche, tuttavia si possono riscon-trare delle differenze tra quanto avvienea livello virtuale e reale. Sicuramente lamassima inclusività viene garantita eraggiunta a livello reale, perché è piùfacile, ci sono meno barriere di accesso.Sul piano virtuale, i dati dell’indagineche abbiamo realizzato nelle città diMilano, Bologna e Mantova, come Os-servatorio sulle social street, ci diconoche coloro che partecipano online han-no mediamente un elevato capitale cul-turale, un’età tra i 30-40 anni, usanoquotidianamente Facebook, sono inte-ressati alla politica ma non a un partitospecifico, sono poco interessati all’asso-ciazionismo tradizionale, quello a cuisiamo stati abituati in passato. Questo ci

fa ipotizzare che per queste personequesta strada sia una modalità interes-sante per impegnarsi per gli altri e per ilterritorio in cui abitano».�Come si sta sviluppando il fenomeno inItalia?

«Se la prima social street risale aBologna in via Fondazza nel settembre2013, oggi, a febbraio 2017 in Italia enel resto del mondo, abbiamo mappatocirca 454 social street, tutte differentitra loro, con ampiezza e caratteristichediverse. A Milano il primato, da sem-pre: ne abbiamo contate 76. A Bolognace ne sono 66, a Roma 33 e a Padova 3.Un fenomeno made in Italy che aspira aessere esportato anche all’estero, dovesi avverte ugualmente l’urgenza di riat-tivare i legami di vicinato, perché l’aso-cialità tra vicini non è un problema solodelle grandi città italiane. Il fenomenosocial street è cresciuto molto in questiprimi tre anni, sicuramente per l’effettonovità, per l’effetto mediatico e per l’ef-fetto facilità. Oggi tuttavia assistiamo aun nuovo effetto di crescita: ho decisodi chiamarlo “effetto buona pratica”. Inaltre parole, coloro che vengono a con-tatto con una social street particolar-mente attiva e hanno modo di cogliernepotenzialità e benefici, generalmenteprovano a loro volta ad aprirne una lo-ro, nella strada e nella città in cui vivo-no. Questo effetto è estremamente ge-nerativo».

�Quali sono le potenzialità e i limiti diquesto modello?

«Le potenzialità superano i limiti:gratuità, costo zero, informalità. Le per-sone hanno necessità di trovare nuoveforme di impegno sociale, che siano piùinformali, meno strutturate, in cui il farenon segue la logica del dovere fare, madel voler fare quando si può, quando siha disponibilità di tempo, quando si haun’esigenza specifica, un bisogno con-tingente. Questo nuovo modo di attivar-si sembra più attuale con gli stili di vitadelle persone, spesso frenetici, già saturidi impegni, di dover fare e dover essere.Nelle social street la partecipazione av-viene informalmente, con la massima li-bertà».� Come avvicinare a questo strumentochi non ha dimestichezza con i social, co-me ad esempio gli anziani?

«Lavorando sia sulla dimensionevirtuale che reale, nessuno idealmente èescluso da una social street. Gli anziani,ad esempio, possono trovare tutte le in-formazioni utili, lasciare comunicazionio richiedere aiuto sulle bacheche prepo-ste distribuite in alcune zone della stra-da, come bar e negozi. Non solo, alcunesocial street hanno avviato dei veri epropri corsi di alfabetizzazione digitale,in cui gli anziani gratuitamente hannopotuto seguire lezioni di base per impa-rare a utilizzare un pc e Facebook. Al-cuni vicini hanno addirittura condiviso

CristinaPasqualini,ricercatrice

di sociologiagenerale

alla facoltà di scienze

politichee sociali

dellaCattolica

di Milano.

PONTE SAN NICOLÒ Da inizio 2016 il comune è dentro al progetto “Una comunità che cura”

Contro la solitudine e le fatiche quotidiane dei concittadini più deboli

Anche il progetto“Volontari di comunità”

del Csv di Padovacon l’Ulss 6 Euganea,

comune di Padovae fondazione Cariparo

tiene conto delle social street

o messo a disposizione alcuni loro vec-chi pc, donandoli proprio a persone chene erano sprovvisti, per ragioni differen-ti». � Le social street aiutano il consolida-mento di reti di buon vicinato e di volon-tariato di prossimità?

«Certamente perché nascono propriocon la finalità di promuovere la socialitàtra vicini di casa. Sono una forma nuovae innovativa per rispondere a un biso-gno vecchio, quel bisogno di comunitàconnaturato alle persone che si è persoin tempi più recenti, soprattutto nellegrandi città».

A Padova le tre social street censiterisultano a oggi non attive, mentre si stasviluppando una quarta di cui si parlanei prossimi articoli. Le potenzialità so-no quindi enormi, anche nella città delSanto dove il fenomeno deve ancorasvilupparsi.

Per restare aggiornati sul tema è pos-sibile seguire il sito www.comunitachecura.it

�pagina a cura del Csv Padova

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13LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

SOCIAL STREETBuon antidoto contro la scomparsadelle preziose reti di vicinato

�Molte iniziative si generano spon-taneamente nel territorio con lo scopo

di facilitare la “fatica del vivere quotidia-no”, affrontare le preoccupazioni per ilproprio futuro e quello della propria co-munità. Più spesso però ci si sofferma ariflettere sui problemi della propria fami-glia e raramente la riflessione si apre acontesti collettivi, alla comunità.Comunità è un termine al quale vengonoattribuiti significati e che dà luogo alle piùsvariate rappresentazioni. Queste sonoimportanti perché è la percezione cheorienta poi i comportamenti.A quali comunità sentiamo di appartene-re? Già questa domanda è la prima que-stione da affrontare per chi si pone il pro-blema di lavorare per promuovere il sensodi comunità. Quali sono i confini territorialio sociali di una comunità? D’altra partenon possiamo pensare a comunità comeun semplice aggregato di persone chenon siano connesse tra loro.Dobbiamo pensare a comunità come per-sone o gruppi di persone immersi in unarete di relazioni sociali dinamiche, che siorganizzano tra loro per affrontare obietti-vi condivisi.In questo senso le social street diventanouno strumento che facilita la connessionee la partecipazione, diventano un modoper rappresentare un territorio e quindidiventano, probabilmente, la nuova con-cezione di “comunità”, il contenitore den-tro il quale è possibile trovare delle rispo-ste a bisogni individuali, con il “vantaggio”di non dover necessariamente passareper azioni collettive. Certo è necessaria lafamiliarità con l’uso delle nuove tecnolo-gie, ma le social street potrebbero essereun antidoto contro la scomparsa delle retidi vicinato. Quindi, animare un territorioimplica, in prospettiva, sempre più orien-tarsi a usare questi strumenti come infra-strutture in grado di facilitare l’interazionetra vicini, alimentare la coesione sociale efavorire il coinvolgimento anche in que-stioni per le quali forse a prima vista nonsi era particolarmente interessati.Se questo poi si trasformi anche in unmaggior senso di appartenenza a un ter-ritorio è una scommessa ancora senza ri-sposta, ma che non sembra però averealternative.

�Massimo Santinellodipartimento Dpss, università di Padova

L’eventoorganizzatoper ampliarela comunitàsocial suFacebook“QuartiereArcellagiovani”.

Membri dellasocial street

via Fondazzaa Bologna,

la prima natain Italia.

�Prendendo spunto dal li-bro di Keri Smith Risveglia la

città! più di 30 studenti del cor-so di psicologia di comunità del-l’università di Padova hanno svi-luppato nei mesi scorsi alcuneprogettualità all’interno del corso“Modelli di intervento in psicolo-gia di comunità” in collaborazio-ne anche con il Csv di Padova.

I ragazzi, divisi in tre macro-gruppi, hanno avviato a ottobre2016 l’analisi di tre quartieri –Portello, Arcella e San Pio X (pri-ma Stanga) – tramite interviste,focus group e altre metodologieevidenziando il contesto di riferi-mento, le carenze, le risorse e ibisogni della popolazione.

Per ciascun quartiere i ra-gazzi hanno inoltre proposto pertre target (famiglie, giovani e an-ziani) una progettualità biennaleche potesse rispondere alle ne-cessità individuate, integrandosicon quanto già attivo nel territo-rio, e hanno realizzato, tra di-cembre e gennaio, piccole attivi-tà che potessero far riflettere i

cittadini sul concetto di gentilez-za e di comunità.

Tra queste, la progettualitàdel gruppo che ha lavorato per igiovani dell’Arcella si è sviluppa-ta velocemente. «Siamo partitedall’idea delle social street –racconta Lucrezia Arienti, stu-dentessa che ha seguito il grup-po insieme a Laura Aprea, SaraCipolat, Silvia Di Liberto – Ave-vamo approfondito il modellocon il professor Massimo Santi-nello, ma abbiamo deciso di pro-porre un’esperienza inversa. Ab-biamo pertanto organizzato unevento reale, uno spritz+barattoalla pizzeria SottoCasa in viaBuonarroti che abbiamo utilizza-to come lancio della raccolta diadesioni per il gruppo virtuale“Quartiere Arcella giovani – So-cial street”. Lo scopo del gruppoFacebook per noi era di facilitarela produzione di proposte rispet-to a iniziative culturali, sociali e/odi rigenerazione urbana delquartiere. Nel giro di un paio dimesi abbiamo raggiunto 32

membri del gruppo, tutti attivi, eabbiamo affiancato una paginaFacebook aperta con più di 130“mi piace”. Oltre a questi nume-ri, ancora contenuti, è significati-vo segnalare che siamo statecontattate da diverse realtà, as-sociazioni e cooperative socialiche operano all’Arcella – tra lequali Xena, Angoli di mondo,Domna e Il Sesante – con le

quali si stanno sviluppando idee,anche per raggiungere chi nonha dimestichezza con i socialnetwork. Nel futuro ci aspettia-mo di ampliare i partecipanti algruppo Facebook ma, soprattut-to, di aumentare la partecipazio-ne attiva dei cittadini dell’Arcellae di sviluppare collaborazioniconcrete con gli altri enti attivinel territorio».

IN CITTÀ Partendo dalla social street, un’esperienza per creare legami tra i giovani

I primi passi della comunità social dell’Arcella

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�È una lunga storia di acco-glienza quella che racconta

Luigi Nardetto, educatore profes-sionale e referente dell’associa-zione Maranathà onlus di Citta-della. «L’associazione si occupafin dalla sua nascita, nel 1982, diaccoglienza. Siamo un’associa-zione di famiglie con la finalità diconsolidare reti solidali attraversol’affido».

Dal 2011 l’associazione iniziauna fase di riflessione in seguitoalla lettura di nuovi bisogni delterritorio e sviluppa così un nuovoapproccio a partire dal progetto“Rotatorie sociali”. «L’idea eraquella di utilizzare l’esperienza diaffido di alcune famiglie per svi-luppare un’accoglienza di comu-

nità. Abbiamo avuto consapevo-lezza che era necessario elimina-re la distinzione tra famiglie chehanno bisogno e famiglie cheaiutano e, insieme, costruire con-testi di vicinanza».

La scuola è stata scelta co-me luogo privilegiato nel qualeintercettare sia le risorse che i bi-sogni della comunità, a partiredai bambini. «Ogni anno raggiun-giamo oltre 700 bambini e altret-tanti genitori, con interventi nelleclassi degli otto istituti compren-sivi dell’Alta Padovana, a partiredalla seconda elementare. Nelcorso degli incontri realizziamocon i bambini alcuni materiali chevengono poi utilizzati negli incon-tri con i genitori. In questo modo i

bambini diventano protagonisti esono coloro che portano il loropunto di vista su alcune parolechiave legate al buon vicinato ealla prossimità».

Il progetto sta funzionandoperché prevede più fasi di appro-fondimento e si sviluppa in diversianni, con una continuità di rela-zione con tutti gli attori coinvolti.Nardetto spiega, infine, l’immagi-ne delle rotatorie, utilizzata non acaso come nome del progetto:«Siamo partiti dalla consapevo-lezza che servono parole nuoveper dar voce a nuove necessità.Con l’introduzione della rotatoriaè cambiato il modo di guidare edi stare in strada. All’interno diuna rotonda serve, infatti, mag-

giore attenzione, si devono coin-volgere maggiori abilità, è possi-bile fare più volte il giro e ognivolta si può prendere un’uscitadiversa. Nello stesso modo in cuisiamo stati abituati a cambiaremodo di guida, volevamo tra-smettere la necessità di cambiareprospettiva e di sfruttare diverseabilità per consolidare le comuni-tà in un periodo di grossa difficol-tà individuale e relazionale».

Sabato 4 marzo nella sededel Csv di Padova Luigi Nardettoe Silvia Rizzato, presidente del-l’associazione, propongono un in-contro rivolto alle associazionisulla costruzione di reti di buonvicinato. Info: csvpadova.org op-pure retemaranatha.it

CITTADELLA L’associazione Maranathà dal 1982 mette insieme le famiglie per consolidare reti sociali attraverso l’affido

L’accoglienza di comunità ha radici nell’Alta Padovana

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� Una delle grandi partiture per iltempo di quaresima, lo Stabat Ma-ter di Franz Joseph Haydn, e un

cast di musicisti padovani di rilievo in-ternazionale, tra cui il tenore di Campo-doro Matteo Mezzaro (nella foto), pros-simo al debutto alla Scala, sono i prota-gonisti del concerto di lunedì 6 marzoalle 21 nella chiesa di San Benedetto aPadova. Scopo della serata (a ingressolibero) è raccogliere fondi per l’acquisi-zione di due macchine per lo studio del-le attività comunicative nei bambini condanno cerebrale. Apparecchi che an-dranno al service di ricerca e diagnosti-ca per bambini affetti da autismo “Ibambini del silenzio”, promossodal Lions club Tito Livio, in allestimen-to presso il Centro medico di foniatria

di Padova.L’esecuzione, affidata alla bacchetta

di Andrea Albertin, direttore artisticodella stagione operistica di San Seba-stian, nei Paesi Baschi, vedrà impegnatil’Orchestra di Padova e del Veneto, ilcoro Città di Piazzola sul Brenta direttoda Paolo Piana, il basso di fama mon-diale Roberto Scandiuzzi, ilsoprano Francesca Salvatorelli e il con-tralto Marta Moretto.

Il tenore, come detto, sarà MatteoMezzaro, trentunenne padovano che il12 aprile debutterà a Milano, interpre-tando Antonio ne La gazza ladra diRossini diretta da Riccardo Chailly econ regia di Gabriele Salvatores. Primadi parlare di questo traguardo, tuttavia,Mezzaro desidera presentare il concerto

padovano, di cui ha ideato la parte arti-stica, e le sue finalità.

«“I bambini del silenzio” è un pro-getto importante perché l’autismo, fer-me restando le peculiarità di ciascun ca-so, se individuato e studiato in età pre-coce permette di stabilire una terapia adhoc per aumentare il grado di autono-mia della persona affetta. Dietro a que-sto nuovo centro di ricerca c’è il profes-sor Giuseppe Cossu, tra i massimiesperti di neuropsicologia infantile, chesi è trasferito a Padova per seguirlo. Peruna serie di fortunate coincidenze si so-no create le condizioni affinché io e glialtri artisti padovani protagonisti delconcerto potessimo fare qualcosa di bel-lo per la nostra città».� Se si parla di Stabat Mater, più che aHaydn si pensa a Pergolesi o Rossini.

«Quello dell’austriaco è del 1767,quindi sta in mezzo agli altri due esem-pi più famosi. Haydn vi esprime la pro-pria fede, attingendo un po’ da pergolesiin termini di emotività. Lo stile è quel-lo, prettamente classico, del qualeHaydn fu il padre. Vi sono però alcune

particolarità, come il carattere sinfonicodell’introduzione e una scrittura chechiede ai solisti, specie a tenore e basso,di utilizzare tutta la loro estensione vo-cale, cosa inusuale per l’epoca. Tra i do-dici numeri dell’opera, poi, il decimo,Virgo virginum praeclara, è scritto peril quartetto dei solisti e il coro, soluzio-ne che dà vita a un gioco sonoro che ri-chiama quelli ideati dai Gabrieli per labasilica di San Marco a Venezia».� Tra qualche settimana debutterà allaScala: che effetto le fa?

«Un effetto strano solo a parlarne!Per me, giovane cantante che viene dal-l’organo e dal canto rinascimentale e siè affacciato alla lirica su incoraggia-mento dei suoi maestri, essere invitatoalla Scala per una produzione che saràtrasmessa su Rai5 e diventerà un dvd, èmotivo di grande orgoglio. Oggi spessoi teatri cercano la novità da lanciare e“spremere” subito e non premiano lostudio e la gavetta. Sono però convintoche la fatica fatta in passato darà conti-nuità alla mia carriera».

�Piero Cioffredi

15musica �LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

Ci sarà anche il tenore Matteo Mezzaro, che a breve debutterà alla Scala, al concerto nella chiesa di San Benedetto per raccogliere fondi per due macchine che permettanodi studiare le capacità comunicative dei bambini con danno celebrale, come gli autistici

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Lo Stabat materper i bimbi del silenzio

SAN BENEDETTO Lunedì 6 marzo un cast di musicisti padovani

�Riscuote un successo cre-scente la sesta edizione di “Fa-

milies&kids”, la rassegna musicaleper i più piccoli e i loro genitori a cu-ra dell’Orchestra di Padova e del Ve-neto, che, per il prossimo concerto disabato 11 marzo alle 17.30, presen-ta le stagioni più famose di AntonioVivaldi, Estate e Primavera, repertorioormai inciso nel dna dell’orchestraveneta che, per questa penultima da-ta, sceglie lo spazio rigoglioso del-l’Orto Botanico per donare al suopubblico quasi un anticipo di prima-vera. Il concerto sarà preceduto alle16.15 da una passeggiata a curadelle guide dell’Orto.

«La rassegna – sostiene il vice-presidente della fondazione Opv Vitto-rio Trolese – s’inquadra nell’azione in-

trapresa dalla nostra fondazione perdiffondere la cultura musicale e la co-noscenza del repertorio classicopresso le generazioni più giovani. Ri-teniamo che questa azione sia nonsolo un contributo determinante per lacrescita culturale dei giovani, ma checostituisca un passo fondamentaleper l’ampliamento del pubblico, rivol-gendosi a chi rappresenta il futuro».

Pur mancando ancora qualchesettimana al concerto, le prevenditeonline sono terminate, ma si possonocomprare i biglietti alla libreria Pel dicarota di via delle Boccalerie 29 incittà. A rendere così popolare e par-tecipato il ciclo musicale, che portain scena oltre ai musicisti anche at-tori, scenografi, mimi, danzatori, «èun’unione di tanti elementi – come

sottolinea il direttore artistico del-l’Opv Marco Angius – Elementi musi-cali, visivi, scenici portano al totalecoinvolgimento dello spettatore. Loabbiamo riscontrato, soprattutto, conIl carnevale degli animali di CamilleSaint Saëns che di certo riproporre-mo perché, pur essendo una fantasiamusicale sottile e molto ricca, ha unadoppia valenza sul campo didattico eha riscontrato un successo straordi-nario».

Dallo scorso anno, “Families&kids” è poi diventata itinerante in luo-ghi inconsueti per un’esecuzionemusicale, come può essere la salapolivalente di Voltabrusegana. Lascelta s’inserisce nell’idea di MarcoAngius di “sdoganare” la musicaclassica e riavvicinarla al pubblico.

«Vogliamo dimostrare – continua ildirettore artistico – che anche l’am-biente in cui si eseguono le note puòsemplificare l’ascolto. La musica haun’eccezionale capacità mimetica diadattarsi a qualsiasi luogo ed è unasfida dimostrare la possibilità diascoltarla dovunque. È molto impor-tante la sinergia stretta con l’univer-sità di Padova per realizzare concertiall’Orto Botanico: uno spazio magicoimmerso nella natura che offre gran-di opportunità per raggiungere piùfacilmente l’ascoltatore».

Dopo l’11 marzo, l’ultimo con-certo di “Families&kids” sarà il 29aprile alle 17.30 al centro Altinatecon il concerto Classicismo per pop-panti. Info su biglietti: opvorchestra.it

�Tatiana Mario

FAMILIES&KIDS Aperte le prevendite per il concerto all’Orto Botanico di sabato 11 marzo

Un magico anticipo di primavera con le due stagioni più note di Vivaldi

Ascolta suwww.bluradioveneto.itl’intervista a Marco Angiussu “Families&kids”

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16 � incontriravvicinati LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

DAN THOMASSEN Dalla Danimarca a soli 17 anni

«In campo ero uno “serio”,

così ho fatto strada»

� «Mi sto allenando adesso con l’Albignasego, vo-glia di giocare ne ho ancora e me ne sono resoconto giusto ieri sera, partitina vinta al 90°, ero

contento tornandomene a casa, non importa che ilcampo fosse di terra… Quest’anno avevo cominciatocon la Vigontina proprio perché si allenavano di sera,poi sono passati al pomeriggio, ho il lavoro e così miritrovo fermo ma almeno un altro anno lo voglio gio-care, sicuro».

«Sono venuto qui da voi che avevo 17 anni, ricor-do l’orgoglio misto a un po’ di ansia, forse anche pau-ra e comunque ci ho messo dieci secondi, anche meno,a dire sì quando sono venuto qui in prova. Una setti-mana, io dormivo alla Guizza, mio padre in un albergopoco lontano. Una settimana quella che mi è servitaper capire che le cose al Padova erano fatte bene, c’eraorganizzazione e lo capisco meglio ora che c’era purechi teneva sempre d’occhio la situazione, che seguivale cose. Penso in particolare a Carlo Sabatini, pure luidormiva lì, tra l’altro se la cavava pure con l’inglese e

stare con tutti gli altri ragazzi m’è servito per la lingua,per fare più in fretta, con in più le lezioni alla Zanini,con quella professoressa: si partiva dall’inglese per ar-rivare all’italiano. E c’è poi quell’altra cosa di voi ita-liani che mi ha aiutato, il modo di approcciare le per-sone, siamo diversi là in Danimarca. Penso per esem-pio alla vostra cultura gastronomica, proprio così, quelvostro mangiare assieme che è proprio un’attività so-ciale primaria, il valore di una tavolata, non è solo be-re e mangiare».

Danese di Aarhus, classe 1981, difensore, DanThomassen in carriera ha vestito le maglie di Padova(in C2, C1 e D), Copenaghen (A danese, due scudetti,giocando pure in Champions League), Valerenga (Anorvegese), Aarhus (A danese), Triestina (C1), Este(D), Abano (D) e Vigontina San Paolo (D). Sposatocon Michela (sorella di Daniele Gastaldello, ora al Bo-logna; hanno un figlio, Christian, di dieci anni), vive aReschigliano.

«Come calciatore penso d’aver dato il 120 per cen-to, con una dedizione assoluta, ed è questa che mi hapermesso di fare la carriera che ho fatto. Penso ai tantie tanti che avevano più di me di qualità, dunque eranopiù avanti e poi vedevo che li raggiungevo, anche lisuperavo: sì, sono stato e sono uno “serio”, di più. So-no contento di quello che ho fatto, non è poco conside-rando quanto io sia stato sempre molto esigente versome stesso, certo che ora penso che avrei potuto magarifare ancora di più, non sempre le ho azzeccate le sceltecalcistiche che ho fatto nel mio percorso. Al dopo ègià un po’ che ci penso e ho preso intanto il patentinoUefa B come allenatore, ma più che lo specifico del“mister”, mi attira la cosiddetta gestione delle risorse

umane, ne ho visti chissà quanti che avevano grandiqualità tecnico-fisiche, ma è da lì sopra, dalla testa,che parte tutto. D’accordo, adesso si parla tanto dimental coach ed è comunque in quel campo che sentopotrei essere e sentirmi utile».

«Per me è fondamentale che le cose vengano fattecon passione e un altro mondo che mi affascina, percui sento passione, è quello del vino. Ho fatto il corsoper sommelier ed è ora più di un anno che lavoro.Vendo vino, sì, ho un portafoglio di aziende e giro cosìper enoteche e ristoranti. Mi sono sentito all’iniziodavvero un apprendista, direi che ho iniziato con umil-tà dalla base, cercando persone che mi insegnassero emi indirizzassero e penso di averle trovate».

«Sì, sono stato sempre uno da spogliatoio, ho sem-pre cercato di tenere presente il gruppo, a volte pure ascapito del mio di interesse. Con i giovani? (sospiro)Di certo so che mi devo adeguare, che non è propriopossibile ragionare partendo da “ai miei tempi”, manon è facile con loro. A me pare che manchi un po’ lafame e pare che per loro tutto debba arrivare subito,immediato, e devi stare attento, la devi cercare la viagiusta. So che è una parola forte, ma li trovo fragili,ecco: non è facile. Certo, mi sento danese, quelle sonole mie radici, ma ne ho pure tanti di rami italiani e ilfatto che abbia deciso di vivere qui, qualcosa significa,no? Però spero di aggiungerne altri… di rami, di starecon la mente aperta. Ho giocato anche in Norvegia,quando vai via da un posto significa che da lontanohai modo di vedere un po’ meglio le cose, puoi fareconfronti ed è questo che mi piace. Si può sempre im-parare, da tutti».

�Pino Lazzaro

Ora gioca conl’Albignasego,ma ha vestito

numerosemaglie.

È sposato con Michela

e ha un figlio,Christian.

Vive aReschigliano.

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� L’Associazione giovani agricoltoriitaliani (Agia), ricordando il suoimpegno nella costituzione della

Banca della terra da ben 7 anni e nel sa-lutare con soddisfazione la decisionedella regione Veneto, che ha messo nerosu bianco i criteri di assegnazione deiterreni, dopo l’emanazione della leggequadro che l’ha istituita quattro anni fa,rileva tuttavia vistose incongruenze. Purse alcuni contenuti della delibera regio-nale sono condivisibili, altri evidenzia-no lacune di fondo proprio in relazionealla prospettiva che si vuole dare alcomparto sul tema del ricambio genera-zionale. Inoltre, osservano i giovaniagricoltori della Cia, la cosa più scon-certante è l’assenza di terreni dispo-nibili.

Nella prima fase, la regione avevadato incarico ai comuni veneti di identi-ficare le aree e, vista la sostanziale as-senza di risposte da parte delle ammini-strazioni, ha successivamente coinvoltoAvepa. A oggi, però, non si è mossonulla, se non in termini puramente teori-ci e va, quindi, ribadito che la congiun-tura economica, che ha avuto disastrosericadute sul comparto, impone, a chi haun ruolo di rappresentanza, di non farsconti alla politica, affinché sia affronta-ta in maniera organica e concreta laquestione del comparto agricolo. L’agri-coltura, infatti, non può vivere di soloprosecco.

«L’ulteriore urgenza deriva dalla ne-cessità di dare risposte concrete alleprospettive lavorative di un’intera gene-

razione che si trova ai massimi livelli didisoccupazione degli ultimi decenni –afferma il presidente di Agia di Padova,Luca Trivellato – In questo contestol’agricoltura può rappresentare una vali-da prospettiva, a patto che le aziendeagricole, gli organi di rappresentanzaintermedi e le istituzioni riescano a faresistema».

Risulta sempre più urgente rivederedrasticamente le norme che si applicanoal settore primario, differenziando leaziende agricole non solo per età ana-grafica, ma anche per dimensioneaziendale. Nel frattempo, come Confe-derazione italiana agricoltori, si affrontala situazione dei giovani con due pro-getti, uno legato a chi ha perduto il con-tributo europeo e un altro legato agliagricoltori che sono andati in pensioneper poter alimentare quel ricambio ge-nerazionale nelle conduzioni delle im-prese agricole, assolutamente indispen-sabile. «Per questo – continua Luca Tri-vellato – chiediamo alle forze politicheistituzionali di aprire un dibattito gene-rale sulla normativa agricola e sulle pro-

spettive del settore, in modo da indivi-duare possibilità di sviluppo che rispon-dano alle concrete necessità economi-che delle nostre aziende. Non è più tem-po di provvedimenti estemporanei e acarattere episodico, volti a generare illu-sione agli addetti ai lavori e ai moltigiovani che, invece, hanno raccolto gliinviti a tornare al lavoro dei campi. Bi-sogna mettere seriamente mano alla po-litica agricola regionale, evitando quellache ormai è una lenta agonia delle no-stre imprese».

In altro modo, queste le amare con-clusioni espresse dai vertici dell’asso-ciazione giovani imprenditori e dallaCia, le conseguenze andranno ben oltreil semplice dato statistico delle aziendeagricole che chiudono i battenti sul ter-ritorio, ma si rifletteranno sull’ambien-te, sul sistema idrogeologico e sullaproduzione alimentare di qualità, che leaziende e i territori, che ne sono i conte-nitori governati con sapienza propriodagli agricoltori, possono esprimere avantaggio di tutta la collettività.

�Mario Stramazzo

Un’intera generazione di giovani agricoltori è ferma al palo in attesa che venganoridistribuite le terre in Veneto: che ci sono, ma che i comuni non hanno ancora censitoa quattro anni dalla legge. Risulta urgente rivedere anche le norme contributive

LucaTrivellato,

presidente di Agia

padovana.

Unamanifesta-

zione di unasezione

localedell’Anp Cia.

Terre ai giovani per darefuturo all’ambiente

AGIA Gli agricoltori contro l’immobilismo a 4 anni dalla legge regionale

�Sono state diverse le mo-dalità con cui la Cia di Padova

ha manifestato la propria vicinan-za alle popolazioni colpite dal si-sma di fine agosto, successiva-mente flagellate anche dalla con-comitanza di un ulteriore terre-moto e dalle difficili condizioni cli-matiche dovute al freddo e allaneve.

A partire dallo scorso settem-bre, la Confederazione si è con-centrata nella distribuzione dei kitd’ingredienti “Amatriciana solida-le”, un’iniziativa nazionale, con la

quale la Cia ha promosso la rac-colta fondi, destinata al sostegnodelle aziende agricole colpite dalsisma dei mesi scorsi.

I kit sono stati distribuiti sianelle principali piazze della città enell’ambito delle numerose mani-festazioni e fiere a cui ha parteci-pato con le aziende associate, siadando la possibilità agli interessa-ti di acquistarli recandosi nellasede provinciale. Il ricavato è sta-to devoluto alle imprese aderentialla Cia colpite dalla drammaticacalamità.

A Padova il kit è stato prota-gonista di un evento enogastro-nomico organizzato nel contestodi Casa su misura in fiera, dove ilpresidente provinciale della CiaRoberto Betto si è dilettato, insie-me ad altri rappresentanti delleassociazioni, nella preparazionedella pasta all’amatriciana.

«Aiutare la ricostruzione e ilrilancio delle attività agricole eagroalimentari – commenta Ro-berto Betto – è fondamentale permantenere vivo il tessuto econo-mico dell’area, visto che si tratta

di zone a forte vocazione rurale.Come Cia Padova, sosteniamo lepopolazioni e gli agricoltori colpiti,attraverso iniziative concrete e di-verse messe in campo anche a li-vello nazionale».

Inoltre, in pochi giorni, ungruppo di agricoltori della Cia diCittadella è riuscito a raccogliereben 120 balloni di fieno che sonostati consegnati a diverse aziendeagricole dei comuni di Maceratadimostrando, ancora una volta,come il settore primario sia capa-ce di solidarietà concreta.

SISMA CENTRO ITALIA Oltre all’iniziativa nazionale, la Cia padovana ha realizzato raccolte fondi locali

I kit “Amatriciana solidale” e altro per aiutare la ricostruzione post terremoto

� La solidarietà e la vicinanza dellaCia di Padova alle popolazioni colpi-

te ancora una volta dal sisma, non siferma alle parole: la Confederazione pa-dovana ha acquistato un modulo a usoabitativo destinato a un’azienda in diffi-coltà, gestita da una famiglia di tre per-sone che riceverà la casetta nelle pros-sime settimane.

Gli eventi sismici che si sono verifi-cati nei mesi scorsi e i fenomeni meteo-rologici eccezionali che hanno colpito iterritori di Abruzzo, Lazio, Marche e Um-bria, stanno avendo conseguenze dram-

matiche sulla cittadinanza e sulle azien-de agricole e zootecniche del territorio,e la Cia ritiene indispensabile portare il proprio aiuto alla popolazione e al tes-suto economico di quest’area del paese.

In queste regioni il settore primariosta perdendo circa 100 milioni di euro asettimana, tra danni a coltivazioni e benistrumentali, perdite alla zootecnia emancata commercializzazione. Troppeaziende, in aree a fortissima vocazionerurale, rischiano di chiudere senza inter-venti urgenti. Per queste ragioni, oltrealla donazione del modulo abitativo, laCia ha aperto una sottoscrizione straor-dinaria a favore dei terremotati: chi fos-se interessato a versare un contributovolontario per sostenere le popolazionicolpite dal sisma, può rivolgersi agli uffi-ci della Cia di Padova, contattando lo049-8070011 o scrivendo a [email protected] Verranno fornite tutte le infor-mazioni necessarie a effettuare il versa-mento.

ANP I rappresentanti hanno incontrato il direttore dell’Ulss 6 Euganea Domenico Scibetta

Pensionati preoccupati per l’Ulss unica

�Una delegazione del Cupla (Coordinamentounitario dei pensionati del lavoro autonomo) ha

incontrato il direttore dell’Ulss 6 Euganea, DomenicoScibetta, per conoscere direttamente quali sarannole prossime fasi necessarie a organizzare i servizi al-l’interno dell’Ulss unica, derivante dall’accorpamentodelle preesistenti Ulss 15, 16 e 17.

La nuova ristrutturazione sanitaria preoccupal’Associazione nazionale pensionati della Cia, checrede vi sia la necessità di un miglioramento dei ser-vizi e la creazione di nuovi che possano risultare piùefficienti per le esigenze degli anziani, soprattutto diquelli che vivono nelle periferie e hanno maggiori

difficoltà nel raggiungere i presidi ospedalieri.All’incontro, in rappresentanza dell’Anp-Cia, era-

no presenti il presidente provinciale, Dino Milanello,e la presidente Anp Cittadella, Maria Zorzi, che han-no ribadito le preoccupazioni relative alla riforma ehanno richiesto spiegazioni in merito ai cambiamen-ti. Una delle grandi questioni aperte da anni, e anco-ra irrisolte, è quella delle liste d’attesa, che a tutt’og-gi non si sono ridotte.

Sul tema, il direttore Scibetta ha precisato che,in quattro anni, si è passati dal 52 per cento di ri-sposte soddisfatte al 96 per cento, su 15 milioni diprenotazioni. Ma ci sono ancora diversi temi in so-speso, manca una visione globale degli aspetti legatial sociale e non è ancora chiaro se spetteranno aicomuni o all’azienda. In conclusione, Milanello haposto la questione delle emergenze: «Resta attual-mente irrisolto l’annoso problema della gestione del-le emergenze in rapporto ai residenti nelle aree aconfine con altre provincie. Scibetta ci ha garantitoche si dedicherà con attenzione alla riorganizzazionedel servizio 118, chiedendo collaborazione ai cittadi-ni in modo che, qualora si presentino inadempienze,si rivolgano alla direzione generale perché si possaintervenire in tempi rapidi».

SISMA CENTRO ITALIA Solidarietà dalla Cia di Padova

Una casetta per un’azienda in difficoltà

17LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017 agricoltura �

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18 � 1917-2017 LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

CAI VENETO Riprende la proposta didattica rivolta alle scuole “I sentieri della grande guerra”

La lezione più efficace? È la trincea

�La memoria che cammina: con lariapertura, ormai vicina, della bel-la stagione il Cai veneto ripropone

le sue iniziative di commemorazione“escursionistica” del primo conflittomondiale, dal “3G - Gran tour dellagrande guerra” a “I sentieri della grandeguerra”. Il gran tour invita i gruppiescursionistici di almeno sei persone aeffettuare almeno 15 tra visite guidate eitinerari, scegliendo tra le 43 propostepiù significative elencate nel progetto.Una volta realizzato il proprio Grantour,entro il 2018, il gruppo riceverà un si-gnificativo riconoscimento dal Cai Ve-neto durante l’evento conclusivo.

“I sentieri della grande guerra” è unprogetto che promuove un percorso diapprendimento e di interazione con ilterritorio rivolto agli insegnanti e aglialunni della scuola dell’obbligo, a cuiviene offerta l’opportunità di “toccarecon mano” le tracce ancora tangibili ri-maste sul territorio della montagna ve-

neta. Tracce che sono state in molti casiripristinate con cura da associazioni divolontari che amano il loro territorio ela sua storia.

Il progetto prevede, dopo un oppor-tuno momenti di formazione di inse-gnanti e allievi, delle visite guidate, cu-rate da volontari del Cai, su itinerari fa-cili e di durata relativamente breve, perdare la possibilità di percorrerli anche aragazzini, ma particolarmente significa-tivi per la presenza di trincee ancora cir-condate di crateri scavatidalle granate, ricoveri, po-stazioni in galleria, costru-zioni militari, resti di osser-vatori e di fortificazionieretti fin sulla cima dellemontagne, nidi di mitra-gliatrici e feritoie per i cec-chini.

Sette gli itinerari consi-gliati: sul fronte degli Alto-piani il monte Cengio; su quello delGrappa-Piave il monte Palon con il per-corso della memoria, il sistema fortifi-cato di casara Col Andreon e il sentierodidattico-storico del col Campeggia; sulfronte dolomitico le Cinque Torri; sulfronte carsico il Pal Piccolo e MonteSan Michele.

«L’offerta – commenta Davide Sel-min, referente per il Cai di Padova eRovigo e accompagnatore dell’itinera-rio di col Campeggia sul Grappa – vie-ne da un comitato di volontari, ciascuno

dei quali ha individuato e preparato unpercorso e si rende disponibile a fare daguida, per far conoscere la storia dellaguerra in quelle zone. La regione ha ap-poggiato la pubblicizzazione dell’inizia-tiva e ha poi premiato le scuole che, do-po le visite dell’anno scorso, hanno pre-sentato i migliori elaborati».

L’itinerario di col Campeggia, percitare quello seguito in prima personada Selmin, è stato messo in sicurezza eattrezzato con cartelli esplicativi dal-

l’associazione Montegrap-pa. Si presta particolar-mente per le iniziative di-dattiche perché è privo didifficoltà tecniche, è abba-stanza breve ma fitto di ri-chiami storici da spiegaredurante la visita, che duracirca tre ore. Richiami sto-rici meno noti di quelli dicima Grappa, ma ugual-

mente interessanti: col Campeggia, alto1.100 metri, era sede del comando tatti-co del nono corpo d’armata ed era mu-nito di un sistema fortificato a difesadella sottostante valle Felicita. C’eranoosservatori a pozzo con vista sul monteAsolone e i Colli Alti per dirigere il tirod’artiglieria e per tenere a bada gli spo-stamenti di truppe nemiche.

«I ragazzi – spiega la guida – si di-mostrano incuriositi dalle spiegazionisu come si svolgevano i rifornimenti al-la prima linea e sulla vita di trincea. Nel

1917-18 era stata costruita addiritturauna linea ferroviaria a scartamento ri-dotto che saliva da Bassano fino a valleSanta Felicita, che alimentava due tele-feriche e una condotta idrica per arriva-re fin sulle cime del massiccio, a monteOro e monte Asolone. I ragazzi sonocolpiti dalle grotte-rifugio contro i bom-bardamenti dell’artiglieria, che eranostate scavate nelle posizioni defilate ri-spetto alla traiettoria dei proiettili, daiposti di vedetta-osservatorio a pozzo,scavati nella roccia, che si addentranonella montagna e che bisogna raggiun-gere inerpicandosi per stretti cunicoli suscoscesi gradini di pietra e infine su unascaletta a pioli. S’immedesimano nellasofferenza di chi doveva restare qui acombattere sotto la neve e le bombe.L’ambiente è piacevole anche dal puntodi vista paesaggistico perché ci sono va-ri punti in cui il sentiero si apre su sug-gestive visioni della pianura aperta».

Selmin ha seguito l’attività didatticasulla grande guerra in qualità di accom-pagnatore dell’alpinismo giovanile delCai: segue quindi già un folto gruppo diragazzi dai sette ai diciotto anni che pe-riodicamente effettua escursioni inmontagna, in media una decina all’an-no, anche se la frequenza varia a secon-da dell’età. Ovviamente anche i ragazzidel Cai, in questi anni del centenario,seguono con particolare attenzione gliitinerari connessi alla grande guerra.

�paginone a cura di Lorenzo Brunazzo

� Il centenario della grande guerra ha acceso anche la fantasia dei fu-mettisti, che hanno dedicato all’evento graphic novel di indubbio

spessore artistico, che si sono aggiunti a una produzione pregressa giàqualitativamente notevole. Pensiamo solo alla storia breve Come un orsoinferocito del grande maestro Sergio Toppi o a Unastoria di Gipi, primo fu-metto a essere inserito nella rosa dei semifinalisti del premio Strega, nel2014. Oppure all’eroina aviatrice Petra Chérie (nella foto), che con il suobiplano sorvola i campi di battaglia del 1917. Un personaggio nettamentein anticipo rispetto ai suoi tempi, inventato nel “lontano” 1977 da AttilioMicheluzzi per il Giornalino.

Su questa invitante scia, l’associazione culturale e di promozione so-ciale Callis Alta, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di SanBiagio di Callalta, in provincia di Treviso, bandisce un concorso nazionaledi fumetti dedicato alla battaglia del Solstizio. «L'idea di fondo – spieganogli organizzatori – è quella di avvicinare i partecipanti, in particolare i gio-vani, al tema preciso della battaglia difensiva del 15-22 giugno 1918,detta anche seconda battaglia del Piave, attraverso la produzione di unastoria a fumetti completa, originale, esteticamente efficace ed storica-mente attinente». La domanda di partecipazione dovrà pervenire entro ilprossimo martedì 4 luglio.

Il Club alpino italiano regionale ha proposto delle attività rivolte ai ragazzi dell’obbligo con escursioni che portano le scolaresche

a “toccare con mano” gallerie, osservatori,postazioni in cui i loro bisnonni hanno combattuto

Sette gli itinerariconsigliati per le visiteguidate: sull’altopiano

di Asiago, il Grappa, il fronte dolomitico

e quello carsico

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ltura

La battaglia del Solstizio raccontata a fumetti

SAN BIAGIO DI CALLALTA Concorso nazionale di grafica

� “Frammenti” è il titolo della mostra esposta nella Galleria civica del museo di Bassanodel Grappa, la cui chiusura è stata prorogata al 12 marzo. Curata da Paolo Pozzato e

progettata dallo studio BassoDesign di Cittadella, la mostra propone un itinerario d’imma-gini, suoni, animazioni, ricostruzioni grafiche e filmati che costruiscono un viaggio virtualenel tempo. L’esposizione si sviluppa attorno al ruolo da protagonista della città di Bassanonei quattro anni del primo conflitto mondiale. Nell’ambito della mostra mercoledì 8 marzoalle 18, il museo ospiterà un intervento di Donata Grandesso su “Una storia di genere:l’ufficio notizie e le donne durante la prima guerra mondiale”.

BASSANO DEL GRAPPA “Frammenti” d’esperienza diretta

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19LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

Un grave atto padronalein conflitto con la legge

� Ci scrivono da Legnaro: «Il contePaolo Camerini ha fatto chiamare dalsuo agente signor Gardin Attilio tutti gliaffittuali di Legnaro, annunciando lorol’aumento di lire venti per campo sull’af-fitto già abbastanza elevato di lire 85 acampo: quindi lire 105, nonostante i de-creti tenenziali vietanti i cambiamenti diaffittanze. In paese il fatto ha destatograve fermento...».Il fatto, così come ci è annunciato, rive-ste un carattere indubbiamente grave inquesti eccezionali momenti. Non fossealtro perché esso è in patente conflittocon i noti decreti luogotenenziali a favoredei fittavoli. Che dopo la guerra, le suepiù gravi conseguenze debbano fatal-mente riversarsi sui più umili è cosa at-tesa da tutti. E quindi anche alla «classebenemerita» dei contadini (la frase è del-l’on. Boselli) toccherà la sua parte. Mache tali gravami per sola volontà padro-nale abbiano poi ad essere addossati inanticipo su famiglie che in massimahanno i loro membri migliori e più validisul campo di battaglia pronti a dare ilsangue e la vita per la grandezza dellapatria, questo non può essere, non deveessere. Lo vieta la legge stessa, partico-larmente provvida in quei saggi decreti iquali sono diretti a tutelare gli interessidi tutta una classe tanto benemerita eanche tanto indifesa, nonché ed evitareperniciosi perturbamenti sociali in que-st’ora grave e solenne per la patria.

� La prima pagina disponibile on line daquesta domenica sul sito www.difesapo

polo.it datata 4 marzo 1917, presenta un cu-rioso trafiletto intitolato “Mobilitazione didonne?” che consiglia di mobilitare le donneitaliane in aiuto alla patria anzitutto “demo-lendo il lusso” e astenendosi da certe “futilispese”. Ma sulla condizione femminile intempo di guerra si parlerà in altra occasio-ne. Ora soffermiamo l’attenzione su un arti-colo che non è in prima, ma a pagina 3 dellostesso numero e riguarda la questione degliaffitti agricoli. Viene da Legnaro.

Nelle foto a sinistra,alcuni scorcisugli itinerarisulla grandeguerra del Grappa.

A destra,immagini

della civiltàcontadinadegi primi

anni del 20°secolo.

�È indubbio che la Difesa del popo-lo sia stata, fin dalla sua fondazio-ne, soprattutto una “difesa del po-

polo contadino”, in considerazione an-che della sua diffusione, molto più altanelle zone rurali rispetto alla città, do-ve peraltro i cattolici potevano contaresu un altro organo di stampa, il quoti-diano La libertà. C’è anche da dire chegli uomini dei campi erano quelli incui più tenace perseverava l’attacca-mento alla chiesa come riferimentomorale, ma anche come comunità so-ciale. Il vescovo Luigi Pellizzo nei pri-mi anni del suo episcopato mobilitò ilclero, guidato da don Restituto Cecco-nelli, che non a caso era il “direttoreombra” della Difesa, verso una chiaraazione sociale in difesa degli agricol-tori, con la costituzione delle leghebianche, delle cooperative sociali, diun movimento politico pronto a con-trattare, anche duramente, con il pa-dronato, che sfocerà nel dopoguerranel Partito popolare. Il quale, soprat-tutto nel Veneto, sarà protagonista del-le lotte agrarie nel cosiddetto “bienniorosso”.

Nel corso della guerra, che cosavoleva dire difendere i contadini? Bi-sogna anzitutto capire in che condizio-ne versava l’agricoltura italiana. Ilconflitto, notano gli storici dell’econo-mia, giunse in un momento di notevo-le espansione qualitativa e quantitativadel settore primario, grazie allo svilup-po registrato nei primi anni del Nove-cento della produzione specializzatazootecnica, ortofrutticola e vitivinico-la. Anche la bilancia commerciale ali-mentare era in sostanziale equilibrio,con un’importazione ancora forte difrumento, compensata dalla vendita dicolture arboree specializzate, zootec-

nia, ortofrutta. Ma forti correnti diesportazioni erano rivolte ai mercatigermanici, mentre le importazioni difrumento avvenivano soprattutto dallaRussia e dalla Romania. L’inizio delconflitto mise quindi in crisi questo si-stema, anche perché furono subito po-sti forti vincoli all’esportazione dimolti prodotti agricoli per consentirnela disponibilità nel mercato interno. Lafornitura di cereali fu assunta dagliStati Uniti e dall’Argentina, nonostan-te i rischi della guerra sottomarina te-desca e il lievitare dei costi di traspor-to. D’altra parte l’agricoltura cereali-cola italiana era scarsa-mente meccanizzata, percui risentì in modo parti-colare della carenza dimanodopera conseguentealla leva militare.

Se nel 1915 la situa-zione apparve ancora so-stenibile, le condizioni divita delle campagne peg-giorarono drammaticamente negli annisuccessivi «a causa – come scriveGiovanni Procacci – della diminuzio-ne della quantità del raccolto per man-canza di braccia, della fortissima ridu-zione delle rimesse degli emigrati, deidivieti di esportazione fuori della pro-vincia di determinati prodotti e soprat-tutto a causa dei calmieri che annulla-vano i benefici dell’aumento dei prez-zi agricoli, e delle requisizioni» attuateapplicando prezzi inferiori a quelli dimercato. Gli acquisti diretti da partedello stato e gli effetti del controllopubblico sui consumi essenziali, primacon il calmiere dei prezzi massimi epoi con la tessera annonaria, influen-zarono profondamente la domandacomplessiva sia per quanto riguarda la

quantità che il valore. Sul Veneto inparticolare gravarono poi le requisizio-ni e le ruberie dei militari, la perdita digran parte degli animali da lavoro,l’impoverimento dei terreni mal colti-vati.

Gli interventi del settimanale dio-cesano riguardo ai contadini si posso-no dividere in tre tipologie. Anzituttoun elogio, talvolta enfatico, della figu-ra morale del contadino-soldato «bal-zato dal silenzio dei campi al fragoredella storia», «che ha avuto una solascuola, la Chiesa; un solo maestro, ilprete», «di cui bisognerà ricordarsi

quando dovremo riedifi-care con le mani tremantiil tempio della civiltà pa-cifica e cristiana» (Difesa,1° gennaio 1917).

Poi un’assistenza di-retta, concreta, sulle nor-me statali e perfino sullecolture da prediligere: da-te calce e gesso ai prati (6

febbraio 1916); bachicoltori, provve-dete ai vostri interessi (18 giugno1916); semina del frumento (8 ottobre1916); non dimenticate i gelsi (25 feb-braio 1917); previsione di pezzi eleva-ti nel mercato dei bozzoli (6 maggio1917); il granone (9 giugno 1918); ladistribuzione dei semi per la cereali-coltura (30 giugno 1918); facilitazioneagli agricoltori per incassare i mandatidi requisizione (29 settembre 1918).

Infine, non da ultimo, una tutela“sindacale” dei fittavoli rispetto alle il-lecite richieste di aumento dei contrattiagricoli dei grandi proprietari. In que-sto quadro si colloca l’articolo trascrit-to nel box a lato, che avrà successiveriprese per Vigonovo (18 marzo 1917)e per Cittadella (15 maggio 1917).

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1917-2017 �

�All’indomani di Caporetto, reparti sia del-l’esercito francese sia di quello britannico sce-

sero sul fronte italiano in appoggio alle nostretruppe, dando il loro valido appoggio quando la li-nea si consolidò lungo il Piave e il Grappa. Mentrequella britannica è una presenza piuttosto nota, lacui memoria è stata agevolata anche da certestranezze proprie dei soldati d’oltre Manica (vedi ilkilt utilizzato dai reggimenti dei Gordon Highlan-ders), quella dei cugini d’oltralpe è una partecipa-zione meno nota. Certo è che dal monte Tomba alGrappa e poi sull’altopiano dei Sette Comuni nelsaliente del Pennar, nelle contrade Zocchi, Bertigo,sul Sisemol, a Camporossignolo le divisioni france-si s’immolarono a fianco dei nostri reggimenti tan-to che sui prati di Conco, a partire dalla secondametà del 1919, furono raccolte le spoglie dei sol-dati del corpo d’armata transalpino nel secondopiù grande dei 41 cimiteri militari disseminati sul-l’Altopiano prima della costruzione del grandioso

sacrario del Leiten: «In questo camposanto – èstato scritto – riposa una generazione perduta».

Attingendo a una cospicua documentazioneinedita, Andrea Vollman e Francesco Brazzale re-stituiscono la presenza francese nell’Altopiano(Grande Guerra. Francesi sull’altopiano dei SetteComuni, Gino Rossato editore, 162 pp. 19 euro),descrivendo i nomi dei reparti, i luoghi d’impiego ele vicende belliche dalla salita delle truppe transal-pine a Camporossignolo nel marzo del 1918, aisanguinosi combattimenti del giugno seguente nelsettore Eckar-Costalunga-Valbella fino all’offensivafinale dell’ottobre in cui vennero impegnate attornoa quello che rimaneva del paese di Gallio. Il testo èimpreziosito da una serie di spigolature, a partiredalle testimonianze lasciate dai parroci. Don Borto-lo Vidale, parroco di Salcedo sulla strada ches’inerpicava sull’altopiano, annota il primo contattocon gli alleati d’oltralpe, segnato dalla difficoltà dicomprensione, e non poteva essere altrimenti. Il

sacerdote intuisce fin da subito che i nuovi arrivatisaranno occupati nella costruzione di piazzole diartiglieria, tracciando di conseguenza le vie per in-stallarvi i pezzi: benché preoccupato dalla distru-zione del bosco, considera tuttavia l’utilità futuradelle strade in costruzione.

Della presenza transalpina vi era memoria pureai piedi dei colli Euganei, dove i reggimenti francesisi acquartierarono nel febbraio del ’18 prima di sa-lire sulle montagne vicentine. Una testimonianza ri-lasciata a chi scrive documenta la loro presenza inlocalità Fossona di Cervarese Santa Croce presso icaseggiati rurali di palazzo Marin. Proprio un solda-to dell’armée française en Italie suggerì alla padro-na di casa, Tilde Dainese Marin, una gustosa ricet-ta che consisteva nel conservare in un vaso di ve-tro sott’aceto i germogli di granoturco, da porrequindi a maturare al sole sul balcone di casa. Se-condo la donna, una vera prelibatezza!

� Alberto Espen

La Difesadel popoloin guerra

LIBRI Andrea Vollman e Francesco Brazzale ricostruiscono l’importante presenza francese sull’altopiano di Asiago

Il sacrificio dei cugini d’oltralpe ricostruito da fonti inedite

MARZO 1917 Il mondo rurale interlocutore privilegiato del settimanale

4 MARZO 1917

Sull’affitto agricolo non si cede

Il settimanale diocesanoriserva una costante

attenzione ai problemidella gente dei campi, che era quella su cui

la cultura cattolica avevaancora buona presa

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21fede&carcere �LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

� La tenue nebbia avvolge un po’ tutto, di prima mattina;è una foschia buona, che lascia presagire il sole, quel-lo che tra qualche ora illuminerà, scaldando. Le peri-

ferie, quando sono immerse nella luce incerta e precaria, so-no ancor più anonime; il traffico sfuggente, le vie quasi de-serte, le villette solitarie, i palazzoni indecifrabili. Nel mez-zo ci sta il carcere, quello del Due Palazzi di Padova, persoun po’ all’orizzonte, in un isolamento che sa di solitudine;quella a cui sono condannate le centinaia di detenuti che viabitano e quelli che ci lavorano; due grandi edifici, ai mar-gini della città, relegati.

La chiesa di Padova, proprio in una mattina di nebbiaprovvisoria, decide di cominciare (ripartire?) da qui. C’è ilvescovo, il cappellano don Marco Pozza, ungruppo di altri preti, i volontari, i catechisti enaturalmente i reclusi. Si sono dati appunta-mento per riepilogare, per ritrovarsi, anzi periniziare.

«Perché in chiesa – dice don Claudio – nonci vanno i buoni, quelli che si credono tali, machi ha sbagliato o quanto meno sta cercando».E la comunità di chi crede, a Padova, dopo me-si di tormenti, ha bisogno di ritrovarsi in gestidi fede e luoghi di espiazione fiduciosa. Nonc’è tristezza, niente rammarico, nulla che abbia il saporedella costrizione; soltanto il bisogno di riguardarsi, partendoda un luogo appartato, solo, rudemente periferico, autenti-camente umile, evangelicamente tapino.

L’occasione non è di circostanza, né fortuita; arriva altermine di un cammino lungo almeno un anno; da quando ilcarcere si è aperto a quelle comunità parrocchiali che hanno

voluto, anche soltanto per qualche ora domenicale, farsicoinvolgere dalla solitudine di questo luogo per legge soli-tario. Nei mesi scorsi tanti gruppi hanno fatto la fila davantialle porte della galera; si sono spogliati di tutto, hanno ab-bandonato il benessere e vissuto la nudità essenziale, priva-ta anche dell’immancabile cellulare o del rassicurante por-

tafoglio. Soltanto una visita? Un incontro? Nonsolo o quanto meno non soltanto. Se è vero checon lenta e insondabile tenacia un’idea si è fat-ta lentamente strada tra i mille impegni e le (ta-lora) devianti incombenze di tanti parroci ecappellani. Che hanno deciso che quel luogo,quegli uomini reclusi, senza libertà e talora di-gnità, meritavano di più di una fugace attenzio-ne; così, dal prossimo marzo, una ventina dipreti padovani entreranno “regolarmente” (intermini di costanza e assiduità) in carcere per

condividere, confortare, testimoniare, annunciare; lo faran-no da fratelli.

La chiesa di Padova, dunque, riparte anche da qui, dalsuo essere piccola, dal fare riferimento ai “bambini” chenon hanno diritti. Non un gesto simbolico, ma una sceltaconcreta, che definire profetica potrebbe sembrare presun-tuoso, ma che di certo ha il sapore della temerarietà pastora-le. Una svolta? Anche ciò potrebbe apparire azzardato, ma itempi e le circostanze spesso forzano la mano e spingono lesituazioni oltre le intenzioni.

Il vescovo Claudio, rivolgendosi ai suoi (quattordici)preti presenti e a tutti gli altri, ha usato spesso il termine«umiltà»; riferendolo a uno dei grandi insegnamenti chequesto tempo di tormento ha portato come dono, sofferto,non bellamente confezionato, ma non meno prezioso; unavirtù che non può prescindere dall’autenticità, dal rigetto diquell’ipocrisia che trascina e coinvolge molti in giudizi esentenze. Per questo, anche per ciò, la chiesa di Padova hascelto la nebbia di una periferia delle periferie, un luogo dif-ficile, in cui trovarsi e da cui riandare per una strada che«sia la ricerca della nostra identità di uomini amati, nono-stante i nostri errori».

La Padova che crede, in un’anonima mattinata, ha avutocoraggio; lo stesso che forse dovrebbe avere una città, unacomunità, i tanti, troppi, che guardano soltanto gli altri, di-menticandosi della scandalosa misericordia.

�Toni Grossi

A destra,un momento

dellacelebrazione

per l’aperturadella porta

santain carcere

(il 27dicembre

2015) in occasionedel Giubileo

dellamisericordia(foto Boato).

Nella foto sopra, il vescovo Claudio e don MarcoPozza assieme a un detenuto, in occasione del documentario Mai dire mai realizzato in collaborazione con Tv2000.

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iesa Per la diocesi non solo

un gesto simbolico, ma una scelta concreta, profetica per molti versi.

Per il vescovo Claudio è questione di «umiltà»,per ritrovare l’«identità,

nonostante i nostri errori»

Sono sacerdoti diocesani che, dopo aver visitato il Due Palazzi con le proprie comunità,condivideranno con più costanza il cammino della parrocchia del carcere guidata da don Marco Pozza. Sabato 18, la celebrazione con il vescovo Claudio che ha dato il via all’esperienza. Per lacomunità diocesana ripartire dopo i mesi tormentati significa essere nella periferia delle periferie

Da marzo una ventina di preti saranno “di casa” al Due Palazzi

Dietro le sbarre. Da fratelli

�Ci sono preti che hanno incarichi diocesa-ni, ma anche parroci. Sacerdoti che opera-

no in città, ma anche nel Vicentino e nella Bas-sa. A entrare regolarmente in carcere da marzosaranno don Riccardo Betto (parroco di ValleSan Floriano e Pradipaldo), don Riccardo Coma-rella (direttore centro spiritualità scout di Car-ceri), don Fabio Fioraso (parroco di Tombelle),don Giuseppe Zanon, don Roberto Barotti (par-roco di Boara Pisani), don Romeo Presa (parro-co up Piovene), don Marco Galletti (parroco upArcella e delegato per la pastorale cittadina),don Marco Cappellari (animatore vocazionaleper gli adolescenti), don Tommaso Beltramelli(parroco up Baone), don Giulio Bertazzo (sale-siano di Monteortone), don Nicolò Rocelli (vica-rio parrocchiale a Campodarsego), don MircoZoccarato (pastorale giovanile), don MicheleCestaro (parroco di Terranegra), don Lucio Guiz-zo (amministratore parrocchiale agli Eremitani)e don Matteo Naletto, segretario del vescovo.

CHI SONO In venti da tutta la diocesi

Parroci e assistenti

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22 � indiocesi LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

� C’è un esercito di (almeno) 2.600 volontariche ogni giorno scende per le vie e le piazzedi Padova, sotto gli archi del centro come

lungo i viali della periferia. Il nemico ha un solonome ma (almeno) 15 mila volti: quelli dei pado-vani che secondo gli ultimi dati Istat vivono incondizione di povertà assoluta. La lotta alla po-vertà insomma a Padova è in corso e si combattepalmo a palmo, soprattutto grazie alle 73 realtàche hanno risposto al questionario della fondazio-ne Zancan che da poco ha terminato la mappaturadel territorio nel contesto dei “Cantieri di carità egiustizia”, il grande progetto lanciato dal vescovoCipolla lo scorso 13 giugno al Santo.

«In un contesto in cui il comune di Padovaesprime ogni anno una capacità di aiutare chi sitrova in situazione di povertà e disagio equivalen-te a 4 milioni di euro (815 mila euro in meno chenel 2015) – ha spiegato il direttore della fondazio-

ne, Tiziano Vecchiato, durante il seminario orga-nizzato a palazzo Moroni mercoledì scorso – c’èun’altra città, quella ogni giorno in prima linea,che vale 3,5 milioni, solo immaginando di retri-buire con i voucher le ore di questi 2.600 volonta-ri».

La mappatura della città solidale conclude laseconda fase dei “Cantieri”, preceduta dallo stu-dio della storia cittadina che nei secoli ha espressomolti esempi innovativi di sostegno al disagio(carità) divenuti poi istituzioni (giustizia), comel’ospedale giustinianeo che oggi è il policlinico oil Monte di pietà divenuto banca. «Insomma –continua Vecchiato – i poveri più che un proble-ma possono diventare un’opportunità, basta im-maginare quante persone lavorano nelle istituzio-ni nate come carità. Ciò che è avvenuto in passatopuò ripetersi anche oggi, ma dobbiamo mettere inatto azioni innovative».

E passare dalla teoria ai “Cantieri” veri e pro-pri sarà la terza e conclusiva fase del progetto. Lecui motivazioni sono state ribadite dal vicario peri rapporti con il territorio don Marco Cagol:«L’opzione preferenziale per i poveri rimane laragione fondamentale – ha spiegato – e interpellala nostra creatività per una risposta efficace. Lacondizione dei poveri in una comunità è il princi-pale criterio per valutare lo stato di salute dellacittà e del suo sviluppo». L’iniziativadella chiesa di Padova attende perònuove sinergie. Nuove collaborazio-ni tra il privato sociale – di cui fannoparte le 73 realtà censite – e il pub-blico sono uno degli obiettivi fonda-mentali. «La politica ha senso solose si occupa del bene comune in sen-so lato – ha aggiunto don Cagol –Questo progetto è dunque uno sguar-do alto sulla città, un’azione politicanel senso di una visione sulla polis, a disposizionedi chi sarà chiamato a governare la città».

A fare il punto sui dati raccolti nella mappatu-ra è stata Maria Bezze, ricercatrice della Zancan.

Tra i principali punti emersi, il fatto che sette or-ganizzazioni su dieci sono collegate a enti religio-si, che per l’80 per cento offrono un’azione conti-nuativa nel tempo; in due casi su tre c’è grande

capacità di affrontare l’emergenza,mentre occorre imparare a sostenerei poveri nell’uscire dallo stato di di-sagio rendendoli soggetti attivi. Lasensazione degli operatori, per il 67per cento, è di non riuscire a soddi-sfare la domanda di aiuto. Che nellametà dei casi riguarda l’assenza dilavoro. «Nove realtà su dieci – hasottolineato Bezze – non agisconoisolate, ma in rete con almeno altre

due organizzazioni con cui hanno contatti assiduiper rendere più efficace la propria azione in favo-re dei beneficiari».

�Luca Bortoli

Dopo la mappatura, è tempo di passare

dal progetto ai “cantieri”veri e propri. Attraverso

azioni innovative i poveripossono trasformarsida problema a risorsa

Sopra, il seminario“Cantieri di carità e giustizia:capacità e talentia serviziodellapovertà”,che si ètenuto il 22febbraio a palazzoMoroni a Padova.

CANTIERI DI CARITÀ E GIUSTIZIA Completata la mappatura della Padova solidale

Ogni giorno 2.600 volontaria fianco dei poveri padovani

Sono 73 le realtà del privato sociale censite dalla fondazione Zancan nell’ambito dei “Cantieri

di carità e giustizia”, il progetto anti-povertàlanciato dal vescovo Claudio al Santo lo scorso 13giugno. La loro capacità di risposta al disagio vale3,5 milioni, quella del comune (dati 2015) 4 milioni

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iesa

�Mirare in alto. Padova 2013: primo Forum dietica civile, promosso dalla fondazione Lanza.

Un momento forte, per ripensare cosa significhi ri-tessere la rete di relazioni che fa la città, per chie-dersi come coltivare cittadinanza attiva, come rin-novare lo spazio della politica. Tutti temi la cui at-tualità non ha fatto che accrescersi in questi quat-tro anni.

Milano 2017: è ormai prossimo un secondoappuntamento, che si terrà presso il centro SanFedele l’1 e 2 aprile col titolo “Etica civile: cittadi-

nanza e oltre...”. Un evento di vasto respiro che ve-drà tra i relatori figure come il card. Peter Turkson,prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppoumano integrale, il magistrato Gherardo Colombo ola politologa spagnola Cristina De La Cruz. Ad af-fiancarli, tra gli altri, il segretario generale dellafondazione Lanza Lorenzo Biagi, il direttore di Ag-giornamenti sociali Giacomo Costa e il teologo mo-ralista Antonio Autiero. Ma occorre scorrere per in-tero il programma dell’evento – accessibile nel sitowww.forumeticacivile.it, su cui è pure possibile tro-vare le indicazioni per iscriversi all’evento – perscoprire quante e diverse siano le figure della so-cietà civile e del mondo cattolico che convergeran-no a Milano per pensare assieme cosa significhioggi etica civile.

Questa volta, infatti, la fondazione Lanza ha vo-luto puntare più in alto: si è scelto di operare in si-nergia con altre realtà, con un gruppo promotore incui ad affiancarla sono l’associazione Cercasi unFine, il centro Bartolo Longo, la Focsiv, le riviste

Aggiornamenti sociali, Il Regno e Incontri. Un grup-po articolato, per pensare su scala più ampia que-stioni di elevata complessità, ma soprattutto percapire come orientarle al bene comune, come riav-viare una sensibilità civile in un paese che sembrapreferire l’urlo e la contrapposizione.In ascolto. Anche per questo l’appuntamento diaprile non giunge isolato: prima di prendere la pa-rola si è voluto ascoltare. Nel gennaio 2016, infatti,è stato lanciato un invito a tutti i soggetti interessa-ti al percorso, perché si presentassero – narrandoesperienze e pratiche di cittadinanza attiva, di ac-coglienza, di cura per l’ambiente... – ma soprattut-to indicassero idee e percorsi per costruire un’eticacivile. Oltre novanta i testi presentati (accessibili al-l’indirizzo www.fondazionelanza.net), espressionedi singoli ricercatori, ma anche di istituti di ricercao di soggetti della società civile e del mondo eccle-siale, sparsi su tutto il territorio nazionale: la testi-monianza di una vivacità di riflessione e di azionedavvero ricca e stimolante.

Essi sono stati al centro dei quattro seminaritematici degli ultimi mesi del 2016, dedicati ad al-cune dimensioni dell’etica civile: economia e am-biente (Padova, 8 ottobre), comunicazione ed edu-cazione (Palermo, 24 ottobre), religione-religioni(Firenze, 12 novembre), politica (Bari, 26 novem-bre). Da tali eventi sono emerse idee chiave e pa-role di riferimento compendiate nei 7 passi: è que-sto il testo che accompagna il cammino versol’evento milanese (anch’esso su www.forumeticacivile.it).

Un percorso articolato, dunque, seguito con at-tenzione anche dal Presidente della repubblicaSergio Mattarella, che riceverà il 12 marzo il grup-po promotore e invierà poi un messaggio al forumstesso. Ne daremo aggiornamenti settimanali suquesta testata, nella convinzione che etica civile sicostruisce tramite l’interazione di molte voci, nel-l’incontro di prospettive e buone pratiche, nel con-vergere alla costruzione della città di tutti.

�Simone Morandini

Ad aprile il secondo Forum di etica civile

FONDAZIONE LANZA Novanta soggetti coinvolti, ci sarà il card. Turkson

www.bccroma.it

ASSOCIAZIONE “AMICI QUARTA STRADA ZIP”

Associazione senza scopo di lucro organizza viaggi e sostiene attività pastorali in Zip

Via Quarta Strada 7 - 35129 PadovaTel. 049.773687 - Fax 049.8073307

e-mail: ����������������� �

A destra,il primo

quadernonato

nel contestodei “Cantieri

di carità e giustizia”

che va alle radici

della carità a Padova. Gli stessicontenuti

saranno al centro

dell’insertoallegato

alla Difesa del popolo

di domenica 5 marzo.

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23indiocesi �LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

�Anche i missionari originari delladiocesi di Padova hanno bisogno di

aiuto per sostenere progetti di formazio-ne e di promozione umana nelle realtàdove operano. Nel 2016 sono stati so-stenuti progetti per un totale di quasi 80mila euro in Sudamerica (doposcuolaper ragazzi in Bolivia, formazione in Pe-rù, Messico e Cile), Asia (casa famiglia eformazione catechisti in Thailandia, so-stegno scuola materna in Georgia, cen-tro di accoglienza profughi in Libano),Africa (forni rurali e mezzi di navigazio-ne nelle Isole Salomone, formazione sa-nitaria in Mozambico, alfabetizzazione inCosta d’Avorio, centro profughi in SudAfrica), Europa (educazione alla diversi-tà delle religioni in Albania).

Lo scopo essenziale dei progettimissionari è fare partecipi i fedeli della

diocesi di Padova in modo concreto dialcune realtà del mondo e soprattutto inquaresima, conoscendo meglio la mis-sione. È possibile, anche dall’Italia, pro-vare la stessa con-passione di chi operain loco, cioè a condividere gioie e doloridi altri fratelli e sorelle del mondo, deci-dendo di agire in spirito di solidarietà,tutt’altra cosa rispetto all’elemosina.

Ecco i progetti che si possono so-stenere in questa quaresima:Brasile - Scuola primaria parrocchialea Xerém (15 mila euro), borse di studioper adolescenti e giovani (7.200 euro),missione Rio Branco a Roraima dove imissionari possono arrivare solo duevolte all’anno (10 mila euro).Ecuador - Doposcuola “Semilla de mo-staza” (semi di senapa) alla parrocchiadell’Arbolito (8 mila euro), tre cappelle

di bambù per gli incontri formativi e li-turgici nella parrocchia Nuestra Señoradel Perpetuo Socorro (3.500 euro).Thailandia - Sostegno dei catechistidella parrocchia di Chae Hom (600 eurol’anno per ciascun catechista), centro diascolto e promozione umana a Li, nellaparrocchia di Lamphun, estesa come lediocesi di Padova e Vicenza (2 mila eu-ro).Kenya - Un pozzo per Mochongoi dovesi formano centinaia di giovani (8 milaeuro), una nuova postazione di aneste-sia per l’ospedale di North Kinangop (25mila euro), attività formative al SaintMartin (5 mila euro).Padova - Borse di studio sostenutedalla nostra diocesi per 19 seminaristi esacerdoti stranieri che frequentano corsiin Italia (700 euro al mese a persona).

QUARESIMA Don Gaetano Borgo presenta l’itinerario pastorale curato dal centro missionario diocesano

PROGETTI MISSIONARI Ecco le iniziative da sostenere. Nel 2016 aiuti per 80 mila euro

«La missione rigenera la fede e ridà gioia»

� «Dobbiamo spalancare le finestre, come aprimavera». È questa la prospettiva che donGaetano Borgo, direttore del centro missio-

nario diocesano, suggerisce per presentare l’itine-rario pastorale della quaresima che quest’annocomincia proprio col 1° marzo, primo mese dellanuova stagione.

Tutte le parrocchie – e non solo chi è attivonell’animazione missionaria – hanno a disposi-zione diversi strumenti e sussidi per tradurrein riflessioni e proposte il risvolto missionariodell’anno pastorale, che poi è laprincipale caratteristica dell’esserecristiani.

«C’è bisogno di ossigenare unpo’ tutto il nostro ambiente – conti-nua don Gaetano – e abbiamo titola-to il sussidio … la missione rigene-ra!, con la bella immagine di ungermoglio, perché la missione è ca-pace di rigenerare e far rinascere vi-ta anche nei luoghi e nei cuori piùfreddi, intorpiditi e assetati, ci aiuta a ritrovare lagioia di essere cristiani e di appartenere a una co-munità di discepoli perdonati. La missione – vis-suta come incontro personale con Gesù e adesio-ne al progetto del Regno – rigenera il cuore e lamente, risveglia consapevolezza e auspica unostile di vita conforme alla prassi del vangelo».

La proposta preparata per le cinque settimanequaresimali suggerisce nuovi modi di porsi nelmondo attuale, a partire dai brani evangelici delladomenica: dal racconto delle tentazioni arriva lospunto per un nuovo modo di stare al mondo,dalla luminosità divina della trasfigurazione un

nuovo modo di pensare Dio, dall’incontro tra Ge-sù e la Samaritana un nuovo modo di vivere trala gente, dalla vicenda del cieco nato un nuovomodo di accendere la vita, dal racconto della ri-surrezione di Lazzaro un nuovo modo di esserecredenti.

Ci sono anche altri strumenti, aggiunge donGaetano: «Abbiamo aggiunto un video, disponi-bile sul canale Youtube del centro missionario, incui molti nostri missionari laici e religiosi pro-pongono una serie di riflessioni sul tema quaresi-

male, accompagnate dal commentodel teologo don Andrea Toniolo. Èuno strumento già molto utilizzato,apprezzato e diffuso in molte comu-nità e famiglie. Ci sono poi materialipiù tradizionali come le cassettinesalvadanaio per la solidarietà con-creta, i cartoncini col decalogo mis-sionario e quelli denominati “Cire-nei della misericordia”: si tratta diun piccolo dono da condividere con

gli ammalati e coloro che non possono muoversie utilizzare i mezzi di comunicazione più moder-ni. Avvicinati dai parroci e dai parrocchiani, pos-sono sostenere le missioni con la loro preghiera,portando come il cireneo evangelico il peso deldolore e offrirlo per il bene della chiesa».

La settimana della comunità (dal 1° al 7 mar-zo) darà il via alla quaresima in tutte le parroc-chie proprio con la prospettiva delle rigenerazio-ne che solo l’ottica missionaria può dare. Valeper le comunità e per ciascuno singolarmente,anche per sentirsi parte della chiesa universale,veramente cattolica, considerando che sono quasi

700 i missionari partiti dalle nostre comunità earrivati in tutto il mondo: 161 in Africa, 146 inItalia, 78 in Europa, 61 in Asia, otto in Oceania.

«Il legame con le parrocchie di origine è mol-to forte – conclude don Gaetano Borgo – e ancheil vescovo Claudio nei suoi recenti viaggi ha po-tuto toccare con mano la vivacità della azionemissionaria e ciò che la missione può donarci; èuno scambio, noi facciamo qualcosa, ma stiamoricevendo molto di più da quelli che definirei deilibri aperti».

�Mirco Cavallin

Oltre agli strumentitradizionali, su Youtubedel centro missionario

un video con gli interventidi alcuni dei 700

missionari padovani nel mondo e il commento

di don Andrea Toniolo

Ascoltain podcastl’intervistaal direttoredel centro

missionariodi Padova

don GaetanoBorgo

suwww.bluradio

veneto.itA destra,

ragazzibrasiliani.

Sotto,catechismo

per i ragazzinella

missione in Thailandia.

Nella fotosopra, la copertina del sussidiodi quaresimadel centromissionario.

Condividere la passione di chi opera in loco

I sussidi sono già a disposizione delle comunità e puntano,nelle cinque domeniche quaresimali, a trasmettere nuovimodi di stare nel mondo, di pensare Dio, di incontrare le persone. A partire dalla settimana della comunità

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� Martedì 28, alle 15.30, nell’aulamagna della Facoltà teologica delTriveneto si terrà la giornata di

studio dell’Istituto superiore di scienzereligiose dal titolo “Nascere e morirenella cultura africana”. Questo appunta-mento si inserisce nel progetto di ricer-ca triennale dell’Issr di Padova, sul te-ma “Il corpo delle religioni”. In que-st’anno accademico 2016-17, il percor-so di riflessione intende affrontare alcu-ne implicazioni interculturali e interreli-giose circa le fondamentali esperienzeumane del nascere e del morire.

«Nascere e morire sono degli eventiuniversali che caratterizzano la vita diqualsiasi essere vivente – spiega Fran-cesca Marin, filosofa e docente del-l’Issr, moderatrice dell’incontro – maper l’uomo essi costituiscono delle

esperienze fondamentali ricche di signi-ficati, simboli e ritualità. Sono poi delleesperienze rispetto alle quali l’uomocontemporaneo, grazie ai nuovi poterimedico-tecnologici, può adottare dellestrategie di controllo, evitando ad esem-pio la nascita di figli con gravi anomaliegenetiche e accelerando o posticipandol’evento morte».

Il primo approfondimento su questetematiche sarà di Ana Cristina Vargas,antropologa e direttrice della Fondazio-ne Fabretti di Torino che opera nel cam-po della tanatologia. Quindi interverràpadre Oliver Izuogu, teologo nigeriano.La testimonianza diretta di una cultura edi un approccio religioso differente daquello occidentale, mostrerà, dal puntodi vista teologico, che nascere e morirenella cultura africana non sono due fe-

nomeni estranei, bensì interconnessi.«Dinnanzi ai fenomeni dell’immi-

grazione e della globalizzazione – con-tinua Francesca Marin – si è chiamatisempre più a rapportarsi con immaginidel nascere e del morire che apparten-gono ad altre culture. La giornata di stu-dio farà anche emergere i nodi proble-matici di un tale confronto, come adesempio le sfide che i professionisti sa-nitari devono affrontare nel gestire le ri-tualità africane del nascere e del morireall’interno delle nostre istituzioni sani-tarie».

Il pomeriggio sarà arricchito anchedalla testimonianza di Mauro Anselmi,medico pediatra: «Quella del medico èuna professione che pur essendo radi-calmente mutata negli ultimi decenni ediventata marcatamente scientifica-tec-nologica, conduce comunque a conside-rare un aspetto intimo della persona, ecioè la sua sofferenza, le sue ansie, pau-re, dubbi. Proprio per questo l’approc-cio umano è fondamentale per instaura-re quella che oggi viene chiamata l’alle-anza terapeutica».

Negli anni dell’università MauroAnselmi conosce il Collegio univer-sitario aspiranti medici missionari(Cuamm); dopo la laurea, frequenta uncorso preparatorio di un anno e partecon la moglie per la Tanzania, dove vi-ve un’esperienza di 27 mesi all’ospeda-le regionale di Dodoma (la capitale):«Ho potuto accostare quotidianamente,lavorando in un reparto pediatrico e unamaternità, l’esperienza del nascere e an-che del morire (la mortalità neonatale epediatrica in quella realtà presenta altrinumeri rispetto all’Occidente) ma hocolto emozioni, stupore e dolore moltosimili a ciò che vedo e sento in una pe-diatria e una ostetricia italiana. Vi sonodifferenze legate al contesto culturalema certi sentimenti sono trasversali,perché profondamente umani».

L’incontro è aperto al pubblico, sen-za nessun obbligo di iscrizione; è rivol-to non solo a studenti e docenti dell’Issre della Facoltà teologica del Triveneto,ma anche agli insegnanti di religione.

Info: www.issrdipadova.it�Giuseppe Pinton

24 � indiocesi LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

L’appuntamento, aperto anche agli studenti della Facoltà teologica e agli insegnanti direligione, si pone nel progetto di ricerca triennale “Il corpo delle religioni”. Interverrannol’antropologa Ana Cristina Vargas, padre Oliver Izuogu e il pediatra Mauro Anselmi

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La secondagiornata

studiodell’Issr è

in programmaper il 28

marzo e siconcentreràsul nascere

e morire nella cultura

asiatica.

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Nascere e morirenella cultura africana

ISSR Martedì 28, la prima giornata di studio

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25LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017 indiocesi �

FACOLTÀ TEOLOGICA “Ai confini dell’infinito?”: ciclo di incontri per insegnanti

Scienza, filosofia e teologia in dialogo

� Sono straordinari i risultati rag-giunti negli ultimi anni dalle scien-ze fisiche, e sono ricchi di prospet-

tive inedite per la ricerca scientifica maanche per un dialogo e una collaborazio-ne più stretta e proficua con i saperi del-la filosofia e della teologia. Ne parliamocon Piero Benvenuti, astrofisico, segre-tario generale dell’International astrono-mical union e coordinatore del ciclo diincontri “Ai confini dell’infinito? Undialogo interdisciplinare” che si svolge-rà a Padova nella sede della Facoltà teo-logica del Triveneto a partire dal 2 mar-zo, promosso dalla stessa facoltà e daldipartimento di fisica e astronomia del-l’università di Padova, con il patrociniodel Miur Veneto (per informazioni:www.fttr.it e 049-664116). � Prof. Benvenuti, quali sono i risultati

più rivoluzionari conquistati dalla scien-za fisica?

«In senso generale, sono la teoriadella relatività generale di Einstein e lafisica quantistica. La prima riguarda lospazio e il tempo, la seconda la naturadella realtà fisica, ciò che tocchiamo evediamo e di cui siamo fatti anche noi.La conseguenza di queste due grandi ri-voluzioni è una nuova interpretazione ecomprensione dell’universo: abbiamocapito che il mondo in cui viviamo nonè “statico” ma è in evoluzione e noi sia-mo parte di questa evoluzione, ne siamoanzi quasi il risultato».� Qual è la portata di queste scoperte?

«Dal punto di vista scientifico le teo-rie si consolidano sulla base di dati spe-rimentali inconfutabili, e quindi hannouna loro validità nell’ambito dei risultati

che non può essere contestata. Però han-no anche delle portate filosofiche. Pen-siamo al concetto di spazio e tempo, checon Einstein non è più concetto assolutoed estraneo alla realtà delle cose, ma èinestricabilmente connesso alla realtàstessa».� Oltre che per la filosofia, l’impattosembra notevole anche per la teologia echiama in causa i concetti di creazione edi trascendenza.

«Il tempo con lo spazio sono creati,sono anch’essi parte della creazione.Quindi non è possibile pensare una crea-zione che avviene nel tempo: la creazio-ne è un concetto che è fuori dal tempo.Se pensiamo a un livello superiore econsideriamo veramente che cosa signi-fichi l’atto creativo e l’essere che sta aldi fuori del tempo, anche grazie a questinuovi concetti scientifici possiamo avvi-cinarci al grande mistero che ci lega allarealtà ultima».� Il dialogo fra conoscenza scientifica esapere filosofico-teologico appare ormaiavviato...

«Dobbiamo sempre tenere presentigli ambiti entro i quali le due modalità diconoscere sono valide. La scienza mo-derna ha dimostrato di avere un metodostraordinario che ci ha permesso di fareconquiste di conoscenza che non pote-vamo immaginare; d’altra parte ci hafatto capire che il mistero della realtà èsempre al di là di quello che noi possia-mo conoscere, perché nessuno può assi-curarmi di avere eseguito tutti gli esperi-menti possibili. La scoperta della mate-

ria oscura, ad esempio, di cui non sape-vamo nulla fino a una quindicina d’annifa, ora ci dice che conosciamo soltanto ilcinque per cento di tutto ciò che esistenell’universo, mentre del resto sappiamoche esiste ma non conosciamo di che co-sa si tratti».� È un messaggio di umiltà da parte del-la scienza?

«La scienza sa che non potrà mai di-re la parola fine sulla conoscenza dellarealtà. Essa ci fa progredire sempre più,però per utilizzare poi i risultati scientifi-ci in ambito globale – cioè che com-prenda non solo ciò che è misurabile maanche ciò che esiste sicuramente ma nonè misurabile – c’è bisogno di entrare inun ambito filosofico o teologico. Qui na-sce la necessità assoluta, più ancora chedi un dialogo, direi proprio di una colla-borazione tra scienza, filosofia e teolo-gia. Altrimenti la scienza procede ma ri-mane zoppa, come diceva Einstein, per-ché non può poggiare i suoi risultati, si-curamente solidi, su qualcosa di più alto.E la filosofia e la teologia, se non tengo-no conto dei risultati solidi della scienza,rischiano di raccontarci un mondo chenon ha niente a che fare con quella che èla realtà».

�Paola Zampieri

Nella foto,PieroBenvenuti.La settimaedizione del percorsodi approfon-dimento e formazioneper gliinsegnanti,promossodalla Facoltàteologica con ilDipartimentodi fisica e astronomiadell’universitàdi Padova,si terrà nelleseguenti date:2, 9, 23 e 30marzo.

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27indiocesi �LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

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iesa

� «Sulla settimana della comunità... c’èfermento». Ce lo dice don Leopoldo Vol-

tan, vicario per la pastorale. Da lui, il mesescorso, è nata l’idea di raccontare sulla Dife-sa le tante “settimane della comunità” chesbocceranno in diocesi.

La proposta è nota: tutte le parrocchiesono invitate, dal 1° al 7 marzo, a viverecontemporaneamente un momento forte difraternità. «Un momento per stare insieme –ci diceva don Leopoldo, presentandoci laproposta – al di là delle occasioni in cui ci sitrova per preparare/costruire qualcosa, che ècomunque necessario. Questa possibilità dirapporti gratuiti ci viene data dalla personadi Gesù».

La “settimana” ha, come tutto l’anno pa-storale, il tono della sosta. «È fatta di piccolimomenti, anche se privilegia l’ordinario dellavita personale, familiare e parrocchiale...

senza fare niente di eccezionale. Mira all’es-senziale della vita comunitaria, intorno alquale ritrovarci tutti. Il fatto, poi, che sia col-locata all’inizio di un tempo forte come laquaresima, molto sentito dalle nostre comu-nità, è sicuramente un valore aggiunto».

Dai numerosi bollettini parrocchiali chegiungono a [email protected], si co-glie benissimo il «fermento» a cui fa riferi-mento don Voltan. Emerge – ed è questouno degli obiettivi della proposta – che ognirealtà ci sta mettendo del suo. Ciascuno haconiugato i diversi ingredienti: la chiesaaperta dal pomeriggio alla sera; le tre cele-brazioni a cui dare risalto: il mercoledì delleCeneri, la messa della domenica, la celebra-zione vicariale (da collocare nell’ultimo gior-no della settimana, martedì 7 marzo); unmomento disteso di festa, magari dopo lamessa della domenica oppure al sabato se-

ra, per stare insieme al di là delle “cose dafare”. Ma c’è anche dell’altro: lettura conti-nuativa del vangelo di Matteo, una preghierain famiglia, un film, una lettura animata, lafraternità dei giovani...

Di fronte al fermento che si sta respiran-do in diocesi, si può forse stare in silenzio?Noi crediamo di no! Ecco perché vi proponia-mo – parrocchie, unità pastorali, vicariati –di raccontare la “settimana della comunità”.Non tanto facendo una cronaca di ciò che èstato fatto – anche perché le proposte dipartenza sono le stesse per tutta la diocesi –ma raccontando le particolarità di ciascunaparrocchia, il clima con cui è stata vissuta lasettimana, qualche “frutto” che è già possibi-le raccogliere perché è così evidente... Nontemete di condividere, grazie alle pagine del-la Difesa, anche le fatiche che sono emerse.

Attendiamo i vostri contributi!

SEMINARIO MINORE Si è concluso il percorso di verifica sull’identità e sul futuro. Ecco le prospettive

«Sempre più “laboratorio vocazionale”» � A settembre scorso, nella Giornata

del seminario, il rettore don Giam-paolo Dianin scriveva sulle pagine

della Difesa: «Quest’anno saremo im-pegnati in un cammino di verifica del-l’identità e futuro del seminario minoresoprattutto per quanto riguarda il grup-po dei più piccoli, i ragazzi delle me-die». Questo cammino – durato un an-no – ha portato a delle decisioni impor-tanti rispetto al seminario minore di Pa-dova. Ma non solo.� Don Giampaolo, raccontaci da dove èpartito e chi ha coinvolto questo cammi-no di riflessione.

«La riflessione parte da lontano, giàdai tempi del trasferimento del minoreda Tencarola a Rubano.Negli ultimi anni più volteeravamo sul punto di chiu-dere le medie a motivo delcalo numerico; senza ungruppo significativo, infat-ti, viene meno la ricchezzadi una comunità formativa.C’eravamo dati come crite-rio di non scendere sotto iquindici ragazzi. Un legge-ro incremento ci ha fatto posticipareogni scelta. Abbiamo ritenuto saggionon essere in balia dei numeri vivendouna costante provvisorietà, anche per-ché guardando alla realtà italiana abbia-mo verificato che i seminari con i piùpiccoli delle medie si possono contaresu una mano. Un anno di riflessioni e diconfronto ci ha portato a sottoporre al-cune proposte al consiglio presbiteraleche ha riconosciuto la fondatezza dellenostre ipotesi». � Che aspetti sono stati verificati rispettoall’identità del minore?

«Possiamo dire che la scelta non è

quella di chiudere le medie ma di posti-cipare in avanti il nostro impegno per levocazioni dei più piccoli. Oggi i ragazzidelle medie sono più piccoli e fragili dialcuni decenni fa, hanno ancora tantobisogno delle loro famiglie; i tempi dicrescita e di maturazione si sono posti-cipati e tra la famiglia e una comunitàformativa, la bilancia tende a dare anco-ra priorità alle dinamiche relazionali eaffettive della famiglia. La scelta è di la-vorare con i ragazzi delle medie puntan-do a un eventuale ingresso in seminarionel tempo dell’adolescenza, stagionedelicata dove una comunità formativapuò essere un vero aiuto e sostegno an-che al compito formativo delle famiglie

e della comunità cristianadi appartenenza». � A cosa porta questa verifi-ca? In altre parole: quale sa-rà il futuro del seminario mi-nore in diocesi di Padova?

«Il seminario minore daalcuni mesi è anche la sededi casa Sant’Andrea. Libe-randosi il piano che ospitala comunità dei ragazzi po-

tranno essere accolti gruppi per iniziati-ve formative o settimane di fraternità.Un seminario abitato, quindi, dagli ado-lescenti delle superiori e dai giovani dicasa Sant’Andrea, un vero laboratoriovocazionale. Vorremmo che la sede diRubano diventasse sempre più un “cen-tro vocazionale” per ragazzi e giovanianche pensando alle ultime tappe delcammino di iniziazione cristiana». � Da quando il minore è nella sede diRubano, si è investito anche nella scuolamedia paritaria aperta al territorio. Chefuturo avrà?

«La conclusione dell’esperienza del-

le medie comporterà anche la chiusuradella scuola media paritaria. Una sceltadolorosa per la stima che questa scuolagode nel territorio. D’altra parte non ènelle finalità del seminario gestire unascuola, anche per le risorse economicheingenti che esige e di cui ora non dispo-niamo. Quando abbiamo comunicato lenostre scelte ai genitori mi ha moltocolpito la stima e l’amore per questapiccola ma preziosa scuola. Non è unadecisione definitiva, perché se suben-trasse qualche fatto nuovo, soprattutto alivello gestionale, questa decisione po-trebbe essere rivista, ma per ora la scel-ta è di andare gradualmente a chiuderela scuola».� Il seminario diocesano – in tutte le sueespressioni: minore, maggiore, casa San-t’Andrea – non è questione per “addettiai lavori” ma di tutta la diocesi.

«La pastorale vocazionale è il veronodo che sta a monte di tutte queste de-cisioni e che condizionerà anche il futu-ro. Se a pensarci saranno solo gli educa-tori del seminario non ci sarà futuro, mase tutta la nostra diocesi sentirà suoquesto tema sarà possibile che le “pota-ture” di oggi portino frutti nuovi doma-ni. Il pensiero va in particolare alla pa-storale giovanile chiamata ad accompa-gnare i giovani a cercare la volontà di

Dio per la loro vita». � Con tutte queste premesse, don Giam-paolo, ha ancora senso oggi un’esperien-za come quella del minore?

«Crediamo fortemente che Dio chia-ma anche i più piccoli. Se non fosse co-sì non avrebbe senso tutto il percorsodell’iniziazione cristiana. E crediamoche la dimensione vocazionale dovreb-be essere centrale perché, come dicevo,si tratta di cercare quello che Dio vuoleda ciascuno di noi. Il seminario minoreè una comunità vocazionale, un segnopreciso e visibile di questa attenzione.In seminario arrivano oggi tanti gruppidi ragazzi della cresima e incontranouna comunità bella e vivace che cura inmodo particolare questa dimensione.Inoltre il minore in questi anni ha matu-rato delle competenze in ordine alla for-mazione umana, cristiana e vocaziona-le; nel caso dell’adolescenza è una ri-sorsa importante per una stagione dellavita bella ma anche difficile. Molti pretiin questi mesi di riflessione ci hannochiesto di essere aiutati a lavorare congli adolescenti. Mi piace pensare al mi-nore come a una piccola “città sul mon-te”, che può illuminare ed essere un ri-ferimento per le comunità e i camminiformativi delle nostre parrocchie».

�Patrizia Parodi

Qui sopra il rettore don

GiampaoloDianin;

nelle altreimmagini,

i seminaristidel minore

– comunitàdelle medie

e dellesuperiori –

con i loroeducatori.

SETTIMANA DELLA COMUNITÀ Perché non raccontarla sulla Difesa?

Mandateci testi, foto, video... Li condivideremo!

La pastorale vocazionaleè la questione centrale. Se a pensarci saranno

solo gli educatori del seminario non ci sarà

futuro, ma se tuttala nostra diocesi sentirà

suo questo tema...

◆ testi... ma non di cronaca! Raccontate il clima della settimana,gli aspetti particolari, i frutti emersi...◆ foto in buona risoluzione (spedite testi e foto a [email protected] )◆ video di 1 minuto al massimo (inviateli via Whatsapp al numero340-4881872)Tutti i materiali verranno pubblicati sulla Difesa “di carta” di dome-nica 12 marzo e sul nostro sito difesapopolo.it

COSA INVIARCI entro mercoledì 8 marzo alle 13

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28 � pastoraledeigiovani LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

� Come deve essere un “buon educa-tore”? È la domanda con cui dal20 al 23 febbraio, a Bologna, si

sono confrontati 700 incaricati di pasto-rale giovanile, rappresentanti di movi-menti, associazioni e congregazioni re-ligiose provenienti da oltre 150 diocesiitaliane. “La cura e l’attesa” è stato il ti-tolo del 15° convegno nazionale orga-nizzato dal servizio per la pastorale gio-vanile della Cei, a cui ha preso parte an-che una nutrita delegazione padovanache, durante i lavori, ha voluto condivi-dere l’esperienza “a caldo” con la Dife-sa del popolo.

La vocazione di accompagnare i giovaniÈ la prima volta che partecipo a un

convegno nazionale di pastorale giova-nile e scrivo dopo la prima mattinata direlazioni. Belle, stimolanti, ricche dispunti sulla figura dell’educatore. Sonoa Bologna, ma il pensiero torna alla no-

stra Padova, alle nostre comunità, al si-nodo. Penso che uno dei nodi della pa-storale dei giovani stia proprio qui: sullavocazione di accompagnare i giovani,sulla qualità degli educatori, sul bisognoche abbiamo di queste figure per i cam-mini degli adolescenti e dei giovani.

Mentre i relatori si alternano, miguardo attorno: vedo i circa 700 parteci-panti che provengono da tutte le diocesiitaliane. Non solo preti e consacrati, maanche diversi giovani. Penso a quantaricchezza c’è nella storia di ognuno,quanto sentirei altrettanto ricco e profi-cuo un dialogo e un confronto tra buonepratiche, ma anche fatiche della pastora-le con i giovani. Un relatore in fondo lopuoi ascoltare anche in streaming... Ungiovane di una diocesi del Sud o un re-sponsabile di una diocesi del Centro lipuoi solo ascoltare “face to face”. E co-sì anche una pausa caffè o quattrochiacchiere prima di addormentarsi di-ventano occasioni belle per imparare da“vicini di casa”.

�don Paolo Zaramellacoordinatore del sinodo dei giovani

Il nostro “Tabor” per riscoprire le mete Mentre scriviamo, siamo ormai alla

fine del secondo giorno di convegno. Èancora presto per fare commenti rias-suntivi, ma di certo una cosa è chiara:stiamo imparando tutte le sfumature dicolori dall’azzurro al nero. Un conve-gno che vede coinvolti soprattutto sa-cerdoti e religiosi, adulti impegnati nelservizio di pastorale che hanno a cuore i

giovani, un convegno che parla di curae attesa, termini che sembrano ormaiestranei alla nostra quotidianità fatta ditroppi stimoli che ci rendono distratti efrenetici.

Ci piace pensarlo un po’ come il no-stro Tabor, la nostra sosta rigenerativaper riscoprire le motivazioni e le sfidedella figura educativa, una figura adultache oggi più che mai sa fare della fragi-lità un luogo teologico e che vuole edu-care i giovani alla vita, ad amare nonsolo la meta, ma tutto il sentiero. Inquesti primi giorni abbiamo ascoltato lerelazioni di alcuni professionisti, dallequali con sorpresa abbiamo scopertoche psicologia, teologia e vita possonofondersi creando un’immagine concretae viva dei giovani che abitano le nostrecomunità. Domani sarà il tempo dedica-to al confronto e al laboratorio, un tem-po altrettanto ricco e stimolante.

�Carmen Savarese, Chiara Gambin,Federica Spolverato e Chiara Boccardo

Allargando il cuore oltre la nostra diocesiIl convegno lo sto vivendo come

una grande opportunità per allargare losguardo e il cuore al di là delle nostresingole parrocchie o della nostra diocesiper tastare il polso e ficcare il naso den-tro alle altre chiese locali. È bello vede-re la passione per i giovani che muoveeducatori, presbiteri, collaboratori di pa-storale giovanile, religiose...

I relatori sono molto stimolanti epreparati, non danno pillole di saggezzao prontuari di formule da applicare, ma

propongono alcune piste dentro allequali ciascuno può trovare le sue sintesipersonali e i suoi modi di intervenire.

Inoltre, nelle occasioni informali, inpullman o a tavola, si possono stringerelegami e amicizie con referenti di altreparti d’Italia.

Al di là di tante parole, credo sia im-portante il titolo, che racconta molto be-ne l’atteggiamento educativo: cura e at-tesa. Cioè amore, dedizione, passione,relazioni e legami personali insieme apazienza, non voler tutto e subito, semi-nare senza aspettarsi già il raccolto, spe-ranza.

�don Roberto Frigovicario parrocchiale a Mestrino�ch

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15° CONVEGNO NAZIONALE A Bologna dal 20 al 23 febbraio anche una delegazione padovana

Giovani: la fede va seminata con pazienza

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29LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

Sotto,i partecipantiall’esperi-mento di intelligenzacollaborativaandato in onda il 17febbraio.Tra gli altri,i The Sun,GaetanoRuoccoGuadagno,don PaoloZaramella,don MarcoSanavio,Maria Costa.

Sopra, i membri dell’équipe “trivicariale” nata nei vicariati di Piove di Sacco, Arzergrande e Pontelongoin preparazione al sinodo dei giovani che prenderà ufficialmente il via il prossimo 3 giugno.

In tutto sono una quindicina i vicariati gia “in pista”, ma anche negli altri le équipe stanno per partire.

� Il sinodo dei giovani, annunciato dalvescovo Claudio nel luglio scorso aigiovani in Polonia per la gmg, prende-

rà ufficialmente il via durante la veglia diPentecoste del 3 giugno. Poi, da settembre,gruppetti di non più di dieci giovani, nelleparrocchie e nei vicariati, in tre distinti in-contri cercheranno di fare discernimento sucosa il Signore stia chiedendo ora alla chie-sa di Padova.

Già oggi, però, nei vicariati il sinodo ini-zia a “carburare”, trainato dallavoro delle équipe preparato-rie. A Piove di Sacco, Arzer-grande e Pontelongo, tre grossivicariati tra Padova e Venezia,già si lavora insieme, con lacreazione di un’équipe “trivi-cariale”. «Ci siamo incontratiper la prima volta la scorsa set-timana – racconta don Giulia-no Piovan, vicario parrocchialea Piove di Sacco – e abbiamo insistito con ivari rappresentanti dei giovani delle parroc-chie che non si tratta di un ulteriore impe-gno gravoso, ma un’esperienza positiva,che sempre più giovani hanno preso a cuo-re».

Dopo il primo incontro, ai giovani è sta-to consegnato uno schema per effettuareuna mappatura preliminare dell’esistente,ovvero capire quanti giovani dai 18 ai 35anni già vivano le comunità come animato-ri, educatori, scout, lettori, coro, Caritas emolti altri servizi e modi di vivere la parroc-chia. Poi, nel secondo incontro che si terrà ametà marzo, si entrerà nel vivo del lavoro:«Cercheremo di capire assieme cosa fareper far partire i gruppi sinodali, specie nelleparrocchie che fanno un po’ più di fatica, esoprattutto, con un po’ di sana creatività,come diffondere e rendere “simpatico” que-sto cammino».

Le prime impressioni lasciano ben spe-rare: «Mi sembra che i ragazzi abbiano tan-tissima voglia di mettersi in gioco e di mo-strare la loro intraprendenza. Alcuni si sonosentiti onorati di essere stati considerati perquesto ruolo, cogliendo il sinodo come unmomento più che degno. A molti abbiamodovuto ribadire la centralità dei gruppi sino-dali parrocchiali come fulcro della propo-sta».

Ma ci sono anche parrocchie dove la sfi-da del sinodo risulta più difficile: «Alcunecomunità difficilmente saranno toccate da

questa iniziativa, perché i giovani non cono-scono altri interlocutori oltre ai preti. SePiove di Sacco, come vicariato, ha una buo-na rappresentanza dentro l’équipe, un espo-nente per parrocchia, Pontelongo e Arze-grande hanno numeri inferiori, ma unagrande voglia di provarci, dimostrando ungrande coraggio. In alcune parrocchie ci sa-ranno più gruppi, in altri meno. Non sarà al-tro che lo specchio di ciò che già esiste».

Il Sinodo si spalanca anche ai giovaniche non frequentano. A Piove,però, non ci saranno gruppi si-nodali solo di “esterni”: «Sa-rebbe molto difficile. Preferia-mo invitare all’interno di grup-pi già formati altri giovani “delgiro”, che fanno lo stesso sporto che hanno interessi comunicon alcuni dei ragazzi dellaparrocchia».

Trascinatori di questa équi-pe sono Riccardo Munaro, del Duomo diPiove, e Alessandra De Zuani di Arzerello,entrambi componenti della commissionepreparatoria al lavoro in questi mesi sulletracce. Anche per loro, tra i temi prioritari,c’è la definizione di cosa potrà rappresenta-re questo Sinodo per i giovani che si sonoallontanati: «Tutti abbiamo in comune unabase cristiana – osserva Riccardo – ma dob-biamo trovare il modo di porre i temi senzapartire direttamente dai discorsi più pesanti,ma ragionando sulle scelte di vita, sulleesperienze della persona, fino ad arrivare aquale ruolo può avere la parrocchia per tan-ti. Questo sinodo può essere davvero l’oc-casione per far sentire valorizzati e dunqueavvicinare tanti giovani alla parrocchia, in-nescando in loro un nuovo inizio anche nel-la vita di fede».

Per farlo, però, bisogna lavorare su chic’è già: «Sono proprio gli animatori – ag-giunge Alessandra – che stanno raccontan-do agli amici cosa sta succedendo, come ilvescovo abbia rivolto a tutti questo invitoche poi ciascuno potrà scegliere se accettareo meno. In fondo, si tratta di tre serate in cuii giovani, che hanno idee innovative e unacreatività straordinaria, potranno esprimersisulla chiesa e sulle realtà che vivono, e nonessere per una volta meri esecutori delle at-tività della parrocchia senza aver diritto diparola. Questa è un’opportunità unica che ciè stata data».

�pagina di Andrea Canton

pastoraledeigiovani �

VERSO IL SINODO Piove di Sacco, Arzergrande, Pontelongo

Ecco l’équipe “trivicariale”

Giovani in prima lineaper coinvolgere i pari etàgià attivi nelle comunità

nelle iniziative del sinodoche da settembre,

dopo il via del 3 giugno,sbarcherà anche nelle parrocchie

� L’ultimo sinodo celebrato nella chie-sa di Padova risale al 1953. All’epoca

i computer, in tutto il mondo, si contavanodavvero sulle dita di una mano. Nel 2017,anno del sinodo dei giovani indetto dal ve-scovo Claudio, calcolatori come computero smartphone sono invece ovunque. E laloro presenza è chiamata a essere di sup-porto anche in modi innovativi. Nel corsodella serata di venerdì 17 febbraio si è te-nuto infatti, proprio con la cornice del si-nodo dei giovani, il primo esperimento inambito ecclesiale di “intelligenza collabo-rativa” mediata dall’informatica. Utilizzan-do la piattaforma “Collaboratorium Italia”118 giovani partecipanti, singoli o riunitiinsieme in case e patronati da Montegrot-to, Piove di Sacco, Saletto, Este, Selvazza-no e Montegalda, hanno unito le loromenti in uno sforzo comune: tradurre iltermine “Sinodo” in modo che fosse com-prensibile dai loro coetanei. Assieme aGaetano Ruocco Guadagno di “Marco ePippo”, il responsabile del sinodo donPaolo Zaramella e Andrea Scorzoni (Coun-try manager Italia di Collaboratorium),hanno accompagnato la “sfida” in direttaradio e streaming anche due componentidella commissione preparatoria del sino-do: Maria Costa di Piovene e Michele Laz-zaretto di Tencarola. «Questo “Collaborato-rium” – spiega Maria Costa – è già statoapplicato in ambito aziendale. Noi l’abbia-mo sperimentato per capire come funzio-na in quello di una comunità cristiana.Niente è stato preparato: per me è stataun’ottima opportunità per coinvolgere i ra-gazzi delle parrocchie. La carta della mul-

timedialità è stata e sarà sempre vincente,perché permette di mantenere continua-mente il contatto».

Nella prima parte della sfida i giovanihanno proposto dei claim per presentarecon un’espressione a misura di under 35gli obiettivi e le finalità del sinodo. Poi, a fi-ne serata, i ragazzi hanno votato leespressioni preferite. Tra le prime classifi-cate «Sognare il domani», «Sì al Nodo»,«Walk (cammino) in progress» e come pri-ma, a poca distanza dalla seconda, «RoadTOgether», che unisce le parole inglesi“strada” e “insieme” enfatizzando però,nella grafica, quel “To” che significa “versoqualcosa”. E ora spetta ai giovani, che neivicariati stanno formando le équipe persuscitare tanti gruppi sinodali nelle par-rocchie, camminare. «Stiamo lavorandotanto – ammette Maria Costa – nellecommissioni ci fermiamo anche per ore difronte ai dettagli, ma è bene riflettere sututti gli aspetti per dare a ciascuno lo spa-zio che merita». In molti solo oggi si stan-no facendo contagiare dall’entusiasmo delsinodo, altri sono già “caldi”: «Mi stupiscevedere la risposta di alcuni vicariati in mo-do particolare: Montagnana-Merlara, peresempio, ha organizzato una meravigliosaveglia di preghiera».

NUOVE TECNOLOGIE L’intelligenza collaborativa e la chiesa

«Sognare il domani», «Walk TOgether»Il sinodo visto con gli occhi dei giovani

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30 � caritas LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

� L’unica certezza è che non ci sonopiù certezze: il principio di sussi-diarietà, per il quale le nostre co-

munità sono sempre state in grado di“curare” loro stesse grazie al volontaria-to e al solidarismo cristiano sviluppatosiall’ombra dei campanili, non è piùscontato. È il tempo, insomma, di unanuova consapevolezza: al centro la per-sona con le sue risorse, non solo le suepovertà.

Lorenzo Rampon, diacono perma-nente e coordinatore dell’area anima-zione della Caritas diocesana, da anni èimpegnato nella formazione dei volon-tari che operano nelle Caritas parroc-chiali e vicariali e, dal 2013, nei centridi ascolto vicariali, operanti oggi in ben29 vicariati su 38 con 44 sportelli. Trapochi mesi i vicariati coinvolti saranno

30, con l’apertura di un centro a Dolo.� La crisi si fa ancora sentire…

«Sì. Le persone si rivolgono ai cen-tri di ascolto prima di tutto per difficoltàeconomiche, causate per la maggiorparte da problemi di tipo lavorativo. C’èancora tanta disoccupazione, oppure ilavori che si hanno garantiscono unguadagno troppo scarso per le esigenzedi una famiglia. Percepiamo questo intutti i vicariati, ma specialmente nellezone meridionali della diocesi, dovel’industrializzazione è sem-pre stata meno strutturata,con attività artigianali chehanno subito la crisi in mo-do più pesante. Se alcunezone, come l’Alta Padova-na, sono riuscite a reagirealla crisi, altre, come lamontagna, hanno subìto uncrollo, con aumento dellepovertà e anche delle mi-grazioni in pianura».� La povertà può diventare emergenza.

«Lo vediamo sul tema casa. Sonoaumentati gli sfratti: di fronte a questofenomeno i volontari hanno avuto unafunzione di tamponamento, lavorandoin sinergia con i servizi sociali locali. LaCaritas non è più la “mano lunga” deicomuni, ma ha un rapporto paritario».� Il modello della sussidiarietà è ancoravalido?

«Non saprei. È un modello che fun-zionava quando esistevano le comunità.Non voglio essere pessimista, ma non sipuò più dare per scontato che esistano

comunità parrocchiali e civili. Solol’emergere di professioni nuove, comequella dello psicologo di comunità, è in-dicatore del fatto che ci si è impoveritimolto dal punto di vista relazionale. Perquesto, dovremo puntare sempre più sullavoro in rete e sull’accompagnamentodelle persone: lavoreremo su questo il26 marzo, con una giornata di forma-zione per i volontari dei centri d’ascoltovicariali. Dobbiamo passare da unamentalità della prestazione a una menta-

lità dell’accompagnamen-to: nessuno conosce il pro-blema meglio di chi ce l’haper attivarsi nella sua riso-luzione».� Caritas parrocchiali,centri d’ascolto vicariali.Cosa si è capito in questiquattro anni?

«Con la crescita di que-sto lavoro ci siamo resi

conto che non potevamo perdere di vi-sta la dimensione parrocchiale, con unbisogno formativo sempre più sentito. Èimportante rimarcare come le Caritasparrocchiali, nello stare vicino alle per-sone in difficoltà, stiano rispondendosolo a metà del loro mandato. L’altrametà, infatti, è l’educazione delle par-rocchie al senso comunitario della cari-tà. Il salto di qualità è far sì che i volon-tari rispondano ad entrambi i mandanti:nell’ultimo consiglio, il 21 gennaio, ab-biamo lavorato con i responsabili vica-riali per innestare in loro questo nuovostile pastorale, puntando anche sulla

collaborazione e una visione armonicatra i vari livelli».� Come si fa a comunicare questo stile,lavorando anche per rafforzare il legametra attività nelle parrocchie e nei vicaria-ti?

«Abbiamo deciso, come équipe ani-mazione della Caritas diocesana, di in-contrare singolarmente tutti i vicariati.Inizieremo nel mese di aprile e conclu-deremo entro Natale. Incontreremo pri-ma il vicario foraneo, i presbiteri inte-ressati, gli operatori Caritas con uno odue rappresentanti per parrocchia, oltreovviamente ai volontari del centrod’ascolto. Uno sforzo utile per rafforza-re il coordinamento, valorizzare tutto ilbene che è stato fatto ed eventualmenteaffrontare i nodi critici».

�pagina di Andrea Canton

� Tanti italiani e tanti minori per chiedere un aiutoper ciò che hanno di più prezioso: la salute. E a cu-

rarli, molto spesso, ci sono medici stranieri.È un miracolo di volontariato e di sussidiarietà l’am-

bulatorio gestito dalla Caritas in via Duprè 26, nel cuoredella città di Padova. L’ambulatorio, che fornisce preva-lentemente cure odontoiatriche, ha visto negli scorsi do-dici mesi l’arrivo di 525 persone: di que-sti, 240 erano nuovi pazienti. «La naziona-lità prevalente – spiega Sara Ferrari di Ca-ritas Padova – è quella italiana, col 38 percento. Seguono marocchini, albanesi e ro-meni: gli stranieri sono il numero maggio-re, ma non di tanto». 56 per cento i ma-schi, 28 per cento i minorenni.

Il servizio è attivo dal 1998, in unospazio fornito dal comune di Padova in co-modato d’uso gratuito, con un rinnovo ditre anni in tre anni. Oltre al comodato d’uso, il comunegarantisce anche il pagamento delle utenze. «Accedonoal nostro ambulatorio persone con Isee inferiore agli ottomila euro e una condizione socioeconomica che non per-mette loro l’accesso a cure private». Ogni venerdì matti-na una volontaria controlla i documenti e avvia alle cure,gratuite per un anno intero, alla scadenza del quale si ve-rifica se le condizioni economiche siano migliorate.

«I medici al momento sono sette, tutti già con una lo-ro attività avviata e che mettono a disposizione alcuneore del loro tempo a chi è in difficoltà. Di questi medici,ben quattro sono stranieri, per cui spesso capita chestranieri immigrati a Padova curino cittadini italiani in si-tuazioni di disagio».

Oltre alle cure odontoiatriche, l’ambulatorio fornisceprotesi dentarie gratuite grazie al contributo degli studiodontotecnici Ceramodent e Mavident: «Persone senzafissa dimora, con scarsa igiene dentale, si ritrovano an-che da giovani a non avere più denti. Queste aziende ciaiutano a fornire protesi su misura che sul mercato sonocostosissime». Da due anni queste concessioni gratuiteriguardano anche gli occhiali, grazie alla collaborazionecon Cbm Italia onlus e il consorzio Opto più: in totale so-no 214 le paia di occhiali consegnate.

«Non facciamo differenze di nazionalità, di pelle, direligione – ricorda l’assistente alla poltrona Michela Tom-masin – trattiamo tutti con la stessa attenzione. Vengono

a curarsi qui anche detenuti del carcere di Padova. Fa uneffetto particolare vederli arrivare con la scorta e in ma-nette, poveri in tutto. Ed è proprio qui che si deve dare ilservizio migliore possibile, perché le persone non si sen-tano umiliate».

Ogni giorno c’è una nuova storia da fissare nella me-moria: «L’altro giorno, quando abbiamo comunicato a

una mamma che finalmente potevamo ap-plicare un apparecchio ortodontico a suofiglio, si è messa a piangere al telefonoper la commozione. Lavorando qui dentromi accorgo di quanta povertà ci sia a Pa-dova, ma anche di quanta gratitudine sia-no capaci le persone».

Ma cosa cambia a chi viene aiutato,anche una volta sola? «Che le persone sisentono prima di tutto persone, appunto,non numeri o cose. C’è chi si stupisce del

fatto che qui ci ricordiamo come si chiamano i pazienti,questo li mette a proprio agio e aiuta a ricordare il valoreinsito dentro ciascuno di loro».

«È davvero un servizio prezioso quello che la chiesasta facendo per Padova – conclude Michela Tommasin –anche per la qualità dei professionisti che lo concedono.E se ci fossero fondi maggiori si potrebbe immaginare diaumentare gli orari di apertura, diminuendo le liste d’at-tesa e servire più utenti».

Sopra e a destra,

due immagini dell’ultimo

consiglio di Caritas

Padova che si è tenuto

lo scorso 21gennaio.

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AMBULATORIO DI VIA DUPRÈ Molti medici volontari sono stranieri

Immigrati curano padovani

INTERVISTA Lorenzo Rampon, coordinatore dell’area animazione di Caritas Padova

«Educare le parrocchie alla carità»

I primi poveri a chiedereaiuto sono proprio

gli italiani (38 per cento). In un anno oltre

500 persone curate,protesi dentarie

e occhiali compresi

Fornire prestazioni nonbasta. Occorre attivarechi soffre, nessuno più

di lui può essere espertodei problemi che vive.Con l’aiuto, i volontari

esprimono la metà del loro mandato

�E intanto a Norcia si gettanole fondamenta della ripresa

dopo la paura del terremoto, an-che grazie all’obolo delle chiesedel Nord-Est. Arrivano dalla dio-cesi di Spoleto-Norcia, gemellatadopo i sismi del 2017 con lequindici diocesi del Triveneto, leimmagini di un nuovo tunnelagricolo (ne arriveranno altri cin-que nel corso del prossimo me-se) e delle fondamenta di uncentro della comunità a Madon-na delle Grazie in Norcia, pressoil campo Caritas.

Contro il rischio dello spopo-lamento e della rassegnazione,per questa terra così ferocemen-te colpita nel profondo dal disa-stro naturale, era prioritario pun-tare su due aspetti: il lavoro e lacomunità. Un grosso sforzo èstato compiuto per sostenere gliallevatori locali, sia dando rico-vero stabile agli animali, invian-

do anche foraggi e mangimi, siarestituendo loro le infrastrutturecome magazzini e depositi di-strutti dal terremoto.

Il sisma, che ha coinvolto134 comuni in 26 diocesi diversee che ha danneggiato 3 milachiese, ha visto la Caritas assi-stere 12.070 persone: 9.368 inalberghi, 1.944 in palazzetti ocentri polivalenti e 750 in contai-ner e moduli abitativi. L’interven-to Caritas, nel suo complesso, ècostato 21 milioni di euro, di cuiun milione per il primo aiuto, 13milioni per la costruzione deicentri della comunità, 7 milioniper progetti sociali e per lo svi-luppo economico.

L’intervento si è strutturatoattraverso la rodata formula deigemellaggi; 16 in tutto le stretterelazioni attivate tra le regioniecclesiali italiane e le diocesicolpite.

CENTRO ITALIA Il gemellaggio tra Norcia e il Triveneto

Dopo il sisma, nuove fondamentaAiutate oltre 12 mila persone

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31LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017 azionecattolica �

Sabato 4 marzo� Educatori A partire dalle 9, nel teatro dell’Opsa, siterrà il convegno di catechisti ed educatori sul tema “At-traversare la preadolescenza”. Un’opportunità per tutta lacomunità cristiana. Verrà presentato anche il nuovo sus-sidio per gli accompagnatori dei ragazzi di quest’età doveanche l’Ac è stata parte attiva alla realizzazione.

Domenica 12 marzo� Spiritualità adulti Dalle 9 alle 13 presso la par-rocchia di Murelle (Villanova di Camposampiero) è in pro-gramma la proposta di una mattina di spiritualità “diffu-sa” per gli adulti della zona nord della diocesi.

� Spiritualità giovanissimi Nella stessa domenica12 marzo dalle 9.30 alle 14.30, ci sarà una domenica dispiritualità per giovanissimi, nella parrocchia di Megliadi-no San Fidenzio, sullo slogan “Da grandi poteri derivanograndi responsabilità”.

Sabato 18 marzo� Formazione presidenze Giornata di formazioneper le nuove presidenze elette a livello parrocchiale e vi-cariale. Il luogo è da destinarsi.

Domenica 19 marzo� Spiritualità fidanzati Dalle 15.30 alle 18.30 avilla Immacolata appuntamento di spiritualità per coppiedi fidanzati.

� Continua il viaggio dentro le quat-tro mete del progetto formativodell’Ac. In questo numero parlia-

mo di fraternità.E si parte con i bambini. «Durante il

mese del ciao i bambini iniziano a co-noscersi e a formare i primi legami –raccontano Arianna ed Edoardo, educa-tori della parrocchia di San Cosma nelvicariato di Monselice – Nelle attività,sono sempre chiamati a condividere so-gni e opinioni, andando oltre al sempli-ce giocare assieme, per dar vita a qual-cosa di più profondo».

I ragazzi sperimentano la fraternitàanche nella collaborazione con i gruppi

Acr delle altre parrocchie del vicariato.Domenica 5 febbraio si è svolta la Festadella pace vicariale, e un altro appunta-mento in cui viene sperimentata la fra-ternità è la Festa degli incontri vicariale.«Con il Redentore di Monselice si è in-staurata una stretta collaborazione perquanto riguarda i campiscuola estivi.Nell’ultimo abbiamo approfondito in-sieme il tema della fraternità: sulle ormedi Giuseppe l’ebreo i ragazzi si sono ri-scoperti figli di un unico Padre e vera-mente fratelli fra loro. E anche noi edu-catori di San Cosma abbiamo fattoesperienza di fraternità: concretamentenella settimana di convivenza, aperta

anche a ragazzi africani rifugiati».Fraternità è capacità di stare, di la-

sciarsi quotidianamente il tempo e lospazio per l’incontro. È quanto hannoscoperto i giovani dell’unità pastorale diSaletto, del vicariato di Montagnana-Merlara, nei dieci giorni di convivenzaa dicembre. «Nel servizio educativodobbiamo essere volto di una comunitàaperta, accogliente, in cui èbello stare perché vi si tro-va ciò di cui si ha bisogno– afferma Filippo – Frater-nità è adattamento e pa-zienza: sapersi adeguare aritmi di vita e abitudini diciascuno vedendole comeun’occasione per scoprirsi,raccontarsi e provare a farconsonare le proprie quotidiane vi-cende». Fraternità, infine, è serviziogratuito. «Ognuno è chiamato a offrirsiper le necessità dello stare insieme, sen-tendo con naturalezza la responsabilità,il ruolo e l’utilità comune che ciascunoha. Questo è il tipo di relazione che tie-ne unita e attiva un’équipe di educato-ri, e vivo il legame con la comunità in

cui si presta servizio e che riattiva ognivolta il senso di fare qualcosa di impor-tante».

La storia di fraternità del gruppoadulti di Saccolongo parte vent’anni fa,con il primo gruppo famiglie, sviluppa-tosi a oggi con altri tre. «La fraternitàfra noi è stata seminata, coltivata e cu-stodita – affermano – Ogni incontro è

stato ed è un allenamentocontinuo a cogliere e gioi-re di ogni piccola cosa chenella relazione fraterna di-venta novità e stupore. An-che dopo tanti anni, ogniargomento, ogni incontro,ci regala aspetti nuovi,spazi di sosta personale edi coppia, attenzione forte

alla vita della famiglia e della comunità.Il legame fra di noi è forte come tra fra-telli: qui ogni famiglia e adulto può tro-vare la propria dimensione. Ci pare difare a gara nello stimarci a vicenda, divolerci sempre più bene cercando dicamminare insieme verso il Signore chesempre ci aspetta e ci precede».

�pagina a cura di Claudia Belleffi

FRATERNITÀ Meta del progetto formativo dell’Ac

Vite che si intrecciano

Una gara a volersi bene

ASSEMBLEA Il 26 terna e presidenza

I nuovi responsabili

� L’assemblea diocesana del 12 febbraio è stata ancheoccasione per approvare il nuovo documento program-

matico dell’associazione padovana. Punto di partenza: il rilancio forte della dimensione

dell’unitarietà. «L’unitarietà caratterizza la nostra associa-zione ed è ciò che più ci distingue da altre realtà – si leg-ge nel documento – Siamo convinti che ci voglia “un cuo-re solo per servire la chiesa” e che “l’Azione cattolica siasoprattutto una realtà di cristiani che si conoscono, che sivogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signo-re: ragazzi, giovani, adulti, con uno spirito comune al ser-vizio della chiesa”. La nostra associazione diocesana hasempre considerato l’unitarietà come dimensione qualifi-cante dell’Ac, infatti crediamo che il dialogo tra le genera-zioni e le persone sia una nostra caratteristica speciale.Sempre più nei prossimi anni, nella progettazione e nel-l’ideazione di appuntamenti, sia a livello parrocchiale sia alivello vicariale sia a livello diocesano, dovremmo indivi-duare dei momenti di scambio di opinioni, occasioni didialogo fra generazioni. Sempre più, nei nostri cammini dibase, vi devono essere momenti di confronto unitario; neinostri convegni, nella normale attività di presidenza edi consiglio, dobbiamo ritagliare dei momenti di dialogo econfronto in cui vi sia un arricchimento reciproco e vi siaun sano scambio di opinioni in cui sperimentare anche lafatica di comprendersi e capirsi: questo è indispensabi-le per la crescita e il proseguimento della vita della nostraassociazione, per vivere appieno quella singolare formadi ministerialità laicale che è la vita della nostra associa-zione».

L’unitarietà diventa anche un’occasione preziosa pergli assistenti. «Consente anche ai nostri sacerdoti di trova-re persone di tutte le età con cui avere occasioni di incon-tro e di lavoro».

LA ROTTA Il documento e l’Ac del futuro

Parola d’ordine: unitarietà

Ne parlano due educatoridella parrocchia di

San Cosma a Monselice,Filippo dell’unità

pastorale di Saletto(Montagnana-Merlara)

e gli adulti di Saccolongo

Accanto, giovani

di Azionecattolica

dell’up di Saletto

nel vicariatodi

Montagnana-Merlara.

Sotto,un momentodell’assem-

bleadiocesana

del 12febbraio.A destra,

giovani di San Cosma.

�Domenica 12 febbraio dalle 9.45 presso il teatrodell’Opsa a Sarmeola di Rubano si è tenuta l’assem-

blea elettiva per il rinnovo del consiglio diocesano di Ac.Ecco i membri del consiglio neo eletti; per il settoreadulti: Giandomenico Bellomo, Anna Svegliardo Bano,Elisa Carrà, Michela Molon, Giorgia Varotto, Luca Sca-gnellato, Anna Maria Rubin e Mauro Sanavia. I consiglieridel settore giovani sono: Carmen Savarese, Laura Cec-chin, Giacomo Ghedini, Luca Rosato, Claudia Degan, An-na Rebecca Ceccato, Serena Biscaro e Anna Barbierato.Infine, per l’articolazione Acr sono stati eletti: AndreaLion, Chiara Gambin, Elisa Muraro, Enrico Orlando, IlariaTolin, Sofia Cecchetto, Noemi Facchin e Michele Nardelli.

Attorno al tema dell’assemblea, “Fare nuove tutte lecose” si sono sviluppati gli interventi di quattro relatori.Nicolò Spiezia, fondatore di una start up, ha applicato loschema per lo sviluppo aziendale (business model can-vas) alla vita associativa; Pierpaolo Triani, consigliere na-zionale, ha approfondito la natura dell’associazione e ilsuo sviluppo futuro; don Leopoldo Voltan, ha offerto unaprospettiva più ampia sulla scelta di accompagnare lasocietà e la chiesa, affiancandosi alla pastorale ordinariadi ogni parrocchia. E infine Cristian Girotto, infermiereprofessionale del pronto soccorso pediatrico, ha invitatoa rinnovare la capacità di rispondere con prontezza alleesigenze che vengono poste dal contesto.

Il nuovo consiglio si ritrova il 26 febbraio per elegge-re la terna di nomi candidati alla presidenza diocesana,dopo la nomina dal vescovo Claudio, e l’elezione dellanuova presidenza diocesana in carica fino al 2020.

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32 � inparrocchia LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

�Ripensare il modo di porsi con gli altri,dare valore all’ascolto, quello vero, capi-

re i bisogni e cercare di dare una risposta ef-ficace: è questo, in sintesi, quanto è emersonella parrocchia di sant’Andrea apostolo diVeggiano dopo l’incontro con don Luca Fac-co, direttore della Caritas diocesana avvenu-to durante la settimana della carità, un’inizia-tiva che ormai si svolge da diversi anni nellacomunità. «Una settimana appena conclusa– spiega Walter Zuin, referente della Caritasparrocchiale – che ha l’obiettivo di sensibiliz-zare, informare e formare le persone sulleattività di aiuto e sostegno che proponiamocome gruppo Caritas. Ma anche per parlaredi tematiche legate alla carità. L’incontro condon Luca ci ha aperto gli occhi. Oltre a fareuna panoramica interessante sull’attualità,su cosa succede nel mondo, con dati e infor-mazioni precise, capire le motivazioni che

spingono gli immigrati a partire e i modi incui viaggiano, ci ha aiutati a focalizzare me-glio il nostro servizio. Dobbiamo puntaremolto di più sull’ascolto attento. Dobbiamointendere la carità anche come un modo perincontrarci con l’altro che nel nostro caso si-gnifica persone e famiglie bisognose».

La settimana della carità nasce con loscopo di promuovere la carità a livello par-rocchiale e a questo proposito durante le ce-lebrazioni della messa è stato letto un mes-saggio sul tema per sensibilizzare ulterior-mente la comunità. Inoltre sono stati orga-nizzati degli incontri con i ragazzi della cate-chesi delle medie, mostrando loro il centro didistribuzione vestiario e spiegando come sisvolge il servizio. Sono una ventina i volontaridella Caritas, che riunisce le tre parrocchie diTrambacche, Santa Maria e sant’Andrea, chesi dedicano alla distribuzione di vestiti e bor-

se della spesa. A fine novembre e a finemarzo (quest’anno il 31 e l’1-2 aprile) pro-pongono anche una raccolta alimentarepresso il supermercato Iperlando della zona.

«Normalmente – conclude Zuin – aiutia-mo 10-15 famiglie. Vengono supportate nonsolo con cibo o indumenti, ma anche con ilsostegno al reddito. Sono famiglie con due otre figli, monoreddito se va bene, con l’affittoe le bollette della casa da pagare. La difficol-tà maggiore per noi volontari è trovarci difronte a problemi che non sono risolvibilicompletamente, perché molto spesso sonotroppo grandi per la nostra gestione: possia-mo pagare una bolletta, ma alle volte ce nesono cinque di arretrate. Aiutiamo anche glianziani, soprattutto con la spesa e da mag-gio è aperto anche il centro di ascolto par-rocchiale a Veggiano».

�L. V.

VEGGIANO I frutti della “settimana della carità”, vissuta in parrocchia fino a domenica 19

Invito ad ascoltare con più attenzione i bisogni dei poveri

RONCAGLIA RestauroRitrovati san Basilio

e san Giuseppe

�Fino a oggi l’unica immagine disan Basilio, patrono della comunità

di Roncaglia, visibile nella chiesa a luiintitolata, era un rosone di vetro coloratotra i tanti a ridosso di una cappella late-rale. Ma i più anziani ricordavano di avervisto in gioventù la sua presenza auste-ra ritratta in una pala d’altare. E tra po-chi mesi, forse settimane, tornerà a farsivedere agli occhi dei roncagliesi dopocirca mezzo secolo.

La tradizione vuole che dopo i lavoridi ampliamento del presbiterio dellachiesa di Roncaglia, in ossequio ai det-tami del concilio Vaticano II, la pala d’al-tare fosse rimasta per alcuni anni river-sa sul pavimento della cantina dellascuola materna. Ciò che è certo è che alsuo arrivo a Roncaglia, nel 1979, il par-roco emerito don Sergio Penazzato lamise al sicuro in una stanza del suo ap-partamento.

Al suo arrivo a Roncaglia, nell’otto-bre scorso, il nuovo parroco don France-sco Tondello è rimasto affascinato daquesta immagine, risalente a inizio ’800e usata tra l’altro, nel 1962, come mo-dello di una famosa statua posizionatadi fronte alla statale. La vera sorpresa,però, è stato il ritrovamento, quasi incol-lata dagli anni dietro il legno di suppor-to, di un’altra pala d’altare, anticamentenella vecchia cappella di sinistra che ri-trae il transito di san Giuseppe, sul suoletto di morte accanto a Gesù e Maria.Un’immagine risalente a fine ’700, chenecessita anche di interventi per la so-stituzione della struttura in legno.

Entrambe le opere si trovano ora inuno studio di Verona per il restauro. SanBasilio troverà spazio dietro al taberna-colo, a sinistra dell’altare, mentre sanGiuseppe sarà innalzato dietro la statuadi sant’Antonio, nell’“Altare dei santi” asinistra della chiesa. «Le opere d’arte –spiega don Francesco – ci offrono unavera e propria catechesi, spalancandocilo sguardo sul grande amore del Padreper noi».

�A. C.�st

oric

amen

te

� Nella parrocchia di san Bonaven-tura di Cadoneghe nel periodo diquaresima le famiglie e i giovani

sono i protagonisti di due iniziativeche rientrano anche nel calendario deifesteggiamenti del 50° di nascita. Dal1° marzo, quaranta famiglie danno vi-ta a una sorta di staffetta in cui il testi-mone è rappresentato dal cero pasqua-le: «Come consiglio pastorale – spiegaFilippo Dalle Fratte, il vicepresidente– abbiamo pensato di far girare questosegno che racconta la storia di fede edi comunione della nostra parrocchia.È un’occasione per ritrovarsi assiemee creare vicinanza con un simbolo im-portante. Ogni giorno una famiglia di-versa, che ha dato disponibilità, daltardo pomeriggio accoglierà il cero in-sieme a una libretto con una guida perla preghiera. È un’iniziativa nuova chedà il senso del cammino, quasi del pel-legrinaggio, di una comunità».

Il via viene dato con la messa delleore 19 del mercoledì delle Ceneri e siconcluderà la domenica delle Palmecon l’eucarestia delle ore 10 in cui il

cero verrà riportato in chiesa, tagliatoa pezzetti di “trasformerà” in candeledell’altare. «Oltre al cero e al libretto –continua Dalle Fratte – viene conse-gnato anche il “libro del pellegrino”iniziato con l’esperienza di Santiago diCompostela. Qui le famiglie potrannoscrivere un pensiero o fare un disegno.La famiglia che riceve si reca dalla fa-miglia che consegna, creando cosìun’occasione di scambio e comunità.Inoltre la famiglia che tiene il cero puòinvitare il vicinato o gli amici a parte-cipare al momento di preghiera. Un lume fuori dalla finestra di casa indi-cherà dove in quel giorno il cero fatappa».

I giovani invece inizieranno l’espe-rienza di convivenza in canonica conle settimane di fraternità: dal 5 marzo,per quattro settimane, sei ragazzi fra i18 e i 30 anni, per turno, avranno l’op-portunità di vivere insieme in canonicacondividendo spazi e tempi a secondadegli impegni lavorativi o scolastici.

«L’idea nasce – spiega AlessandraValerio, 25 anni, studentessa, della

commissione organizzatrice – dal-l’esperienza fatta da alcuni giovani:nel raccontarla avevano una luce spe-ciale negli occhi. Vogliamo provare avivere la quotidianità con un ritmo di-verso, quello di Gesù. In canonica ab-biamo a disposizione due camere e unbagno. Abbiamo invitato personal-mente tutti i 700 ragazzi iscritti al-l’anagrafe parrocchiale. Ci saranno deimomenti comuni, necessari per colti-vare la relazione con Gesù anche conaltre persone, come le lodi, la colazio-ne oppure il pranzo o la cena, senza in-terferire con gli impegni della propriavita. Un paio di serate sono dedicatealla condivisione dell’esperienza aper-te anche ad altri ragazzi che non parte-cipano alla settimana di fraternità. Èun’esperienza nuova che punta all’es-senziale e alla sobrietà: i giovani vo-gliono andare oltre i pregiudizi che cisono nei loro confronti e dimostrareanche che nella Chiesa c’è del buio,ma soprattutto c’è tanta bellezza e i ra-gazzi ne sono parte».

�Lodovica Vendemiati

Quaranta famiglie si passeranno il cero pasquale, mentre i giovanivivranno la settimana di fraternità in canonica. Due occasioni per creare

senso di comunità, valorizzando il 50° di nascita della parrocchia

SAN BONAVENTURA Quaresima e 50°

Cero pasquale “in tour”

e giovani in canonica

�Un libro per rispolverare la storia dellachiesa parrocchiale: è questo il prezioso

regalo che la comunità di Carmignano ricevein questi giorni. Venerdì 24 febbraio, alle20.45, l’opera La chiesa parrocchiale di sanGiorgio martire di Carmignano di Sant’Urba-no viene presentata in centro parrocchiale aCarmignano dall’autore Rodolfo Temporin,professore di chimica in pensione.

Da sempre appassionato di storia locale,Temporin ha accolto l’invito di un ex parroc-chiano desideroso di ricostruire la storia dellachiesa e si è messo al lavoro consultando sia

l’archivio parrocchiale, sia quello della curia.Un lavoro certosino, iniziato nel 2012, cheperò ha dato i frutti sperati, riportando alla lu-ce importanti tasselli di devozione e tradizionilocali che altrimenti sarebbero rimasti sepoltinell’oblio.

La storia della chiesa affonda le proprieradici nel Duecento, ma secondo alcune fontiil luogo di culto risalirebbe addirittura all’epo-ca longobarda, un’ipotesi che la titolazione asan Giorgio martire sembrerebbe conferma-re. Il santo guerriero, infatti, era uno dei pro-tettori di questa popolazione nordica, di cui ri-specchiava il coraggio e l’ardore in battaglia,due caratteristiche ben visibili nel bassorilievocollocato sulla facciata dell’edificio. Del nu-cleo originario oggi non resta quasi nulla,perché le inondazioni di fine Cinquecentodanneggiarono l’antica chiesa a tal punto darenderne necessaria la ricostruzione ex novo.

Così a inizio Seicento iniziarono i lavori enell’arco di circa un secolo e mezzo la comu-nità ebbe di nuovo la propria chiesa, un pic-colo gioiello in cui i canoni neoclassici si in-trecciano all’arte tardo-barocca, dando vitaalle forme armoniose ed equilibrate che an-cora oggi caratterizzano l’edificio, consacratonel 1799 dal vescovo di Brescia. Da allorasono stati molti i fedeli che hanno varcato lasoglia della chiesa e la speranza dell’autore,del parroco e dell’amministrazione comunaleè che i fedeli ne apprezzino il valore storico espirituale.

«Conoscere la storia della propria chiesa– afferma Temporin – è il primo passo per vi-vere il presente con più consapevolezza. Spe-ro che questa ricerca sia il punto di partenzaper ulteriori approfondimenti, attraverso cuivalorizzare il territorio in cui viviamo».

�Maria Elena Pattaro

�A un anno dalla morte didon Antonio Bernardi

(1929-2016), domenica 26febbraio alle 16 viene celebra-ta a San Vito di Arsiè una mes-sa presieduta da mons. Giu-seppe Andrich, vescovo eme-rito di Belluno-Feltre. Alle15.30 è in programma la reci-ta del rosario.

«Invitiamo – spiega don Alberto Peron, parroco moderatoredell’unità pastorale di Arsiè – sacerdoti e laici anche di altre co-munità, che hanno conosciuto e amato don Antonio, a unirsi inpreghiera con i fedeli di San Vito e di tutta l’up».

Don Antonio – che era nato a Crespano del Grappa – è statoordinato prete nel luglio del 1955. Ha svolto il suo ministero dicooperatore a Terraglione, Santa Giustina in Colle, Caltrano eCurtarolo. Nel novembre del 1970, entra come parroco a San Vi-to di Arsiè e resta in servizio per 35 anni e come titolare fino al-la morte.

SAN VITO DI ARSIÈMessa in ricordo didon Antonio Bernardi

CARMIGNANO Il 24, presentazione del libro di Rodolfo Temporin

La chiesa parrocchiale si racconta

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LUNEDÌ-VENERDÌ06.00 BluMattino 1a parte06.05 Atlante e Matatu (lun)

Al di là (mar-ven)06.30 Prima di tutto06.35 ... in 3 minuti06.40 Attualità07.07 I giorni della chiesa07.10 Rubrica ecclesiale07.20 Pagine della Difesa07.30 Santa messa08.15 Rassegna stampa08.45 Anticipazioni dalla Difesa09.07 InBlu sport (lun)

Piazza InBlu (mar-ven) 10.03 BluMattino 2a parte10.10 Rubrica10.30 Meteo e viabilità10.45 Approfondimento11.10 Rubrica11.30 Gr Veneto12.06 Cosa c’è di buono?13.12 Playlist13.30 Gr Veneto14.20 Tracce di musica15.03 Gr sport15.07 Pomeriggio InBlu17.03 Primo piano17.10 Rubrica17.20 Gr Africa17.30 Meteo17.45 Approfondimento18.13 Buona la prima

18.35 Rubrica19.07 C’è sempre una canzone19.50 Storie di note20.40 Radio Vaticana magazine21.00 Speciale ecclesiale (lun-mar)22.30 Rockwave

SABATO06.00 BluMattino09.08 InBlu economia11.05 A regola d’arte12.05 Sport13.12 Playlist 15.03 Gr sport15.06 Pomeriggio InBlu17.03 Matatu18.12 Musica grandi successi21.30 A tempo di musica24.00 House radio show

DOMENICA09.00 Rassegna settimanali diocesani10.30 Santa messa12.00 Angelus13.00 Playlist14.20 Musica grandi successi 18.00 Diretta sport21.00 Storie de noaltri

ASIAGO LUX via Matteotti 21, 0424-462279Sully ven 24 (16.30-20.45)La La land sab 25 (15.30-17.45-20-22.10)dom 26 (15.30-17.45-21) lun 27 (17) mar 28(20.45)Il primo meraviglioso spettacolo lun 27(20.45) GRILLO PARLANTE via Bortoli 8, 0424-462279Lego Batman sab 25 (15-17) dom 26 (15-17) lun 27 (15-17)

CAMPODARSEGO AURORA piazza Europa, 049-5564088A United Kingdom ven 24 (21) sab 25 (21)dom 26 (15-18-21)

CONSELVE MARCONI via Vittorio Emanuele II 23, 049-9501065Io, Daniel Blake ven 24 (21)Ballerina sab 25 (17-19) dom 26 (15-17)mer 1 marzo (19)Mamma o papà? sab 25 (21) dom 26 (19-21) mer 1 marzo (21)Il medico di campagna gio 2 (21)

DOLOITALIA via Comunetto 12, 041-411151A United Kingdom sab 25 (21) dom 26(18-20.30) mar 28 (18.30)Ballerina dom 26 (16) mer 1 marzo (18.15) Il cliente mar 28 (21) mer 1 marzo (21)

MONTAGNANA BELLINI via Berghetta 3, 0429-800700Mamma o papà? sab 25 (21.30) dom 26(17-19-21) lun 27 (21)Ballerina dom 26 (15)Due mer 1 marzo (21) gio 2 (21)

PADOVAESPERIAvia Chiesanuova 90, 049-8722711Funne Le ragazze che sognavano ilmare ven 24 (16) sab 25 (21) dom 26 (21)L’elisir d’amore (replica) ven 24 (20.30) Florence sab 25 (18.30) dom 26 (18.30)LUX via Cavallotti 9, 049-686443Crazy for football ven 24 (18.30) sab 25(21.30) dom 26 (21.30) mar 28 (19) Silence sab 25 (18.30) dom 26 (15.30-18.30) mar 28 (20.30) Barcelona noche de verano lun 27 (21) MPX via Bonporti 33, 049-8774325A United Kingdom ven 24 (16.05-20.15)sab 25 (16.05-17.50-20.05-22.10) dom 26(15.30-19.20-21.25) lun 27 (18.30-21) mar28 (18.30-21) mer 1 (16.20-18.30)150 milligrammi ven 24 (16-18.10-20) sab25 (17.40-20-22.05) dom 26 (16-18.30-21)lun 27 (18.30-21.05) mar 28 (20.50) mer 1(18.30)Un re allo sbando ven 24 (16.10-18.05-22.25) sab 25 (15.45-20.10-22.25) dom 26(17.45-19.40-21.35) lun 27 (18.40-21.15)mar 28 (18.40) mer 1 (18.40-21.15)Sing sab 25 (15.35) dom 26 (15.35) mer 1

(16.30)Les sauters ven 24 (21) sab 25 (18.10) dom26 (17.45)PICCOLO TEATRO DON BOSCOvia Asolo 2, 049-8827288 Sing sab 25 (18.30) Collateral beauty sab 25 (21.15) dom 26(18.45-21.15)Il medico di campagna mer 1 (21.15)REX via Sant’Osvaldo 2, 049-754116Il GGG dom 26 (16.30)Il medico di campagna dom 26 (18.30)Florence dom 26 (21)

PIOVE DI SACCOMARCONIvia Gauslino 7, 049-9700506Agnus dei ven 24 (21.15)La La land sab 25 (21.15) dom 26 (18-21.15)

S. GIORGIO DELLE PERTICHEGIARDINO str. provinciale 39, 347-8426377 Lego Batman sab 25 (21) dom 26 (15-17.30-21)Captain Fantastic gio 2 (21)

TORREGLIALA PERLA via Mirabello 47, 049-5211544Captain Fantastic ven 24 (21)

�cinemadicomunità

33LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017 radiocinematv �

NOTIZIARI Dal lunedì al venerdì, ogni ora dalle 7.00 alle 19.00,il sabato alle 7-9-11-13-14-18, la domenica alle 14.

� Guarda all’Argentina e alla Spa-gna l’appuntamento cinemato-grafico del lunedì sera, che il cir-

colo The Last Tycoon organizza comedi consueto al cinema Lux di Padova(via Cavallotti 9). Fino al 10 aprile, larassegna cinematografica padovana sicollegherà idealmente al festival delcinema spagnolo di Roma, arrivatoquest’anno alla sua 10a stagione, pro-ponendo, attraverso la collaborazionecon Exit media, la proiezione di seiopere cinematografiche di recenteuscita, provenienti dalla Spagna e dal-l’Argentina, che verranno proposteogni lunedì alle 21 in versione origina-le sottotitolata.

A queste, The Last Tycoon ha vo-luto aggiungere due classici del grandemaestro Luis Buñuel, L’angelo stermi-natore (presentato il 20 febbraio) e Vi-ridiana (lunedì 10 aprile) che saràfruibile a ingresso libero. Il costo delleproiezioni è di 4,00 euro con la possi-bilità di un abbonamento a tutto il ci-clo a 15,00 euro.

«Riuscire a portare anche a Padovail festival del cinema spagnolo era un

progetto che seguivamo da tempo –racconta Ezio Leoni, presidente di TheLast Tycoon – L’idea non è solo quelladi far arrivare in città dei film di quali-tà di cinematografie emarginate dalmercato, ma di proporli in lingua ori-ginale sottotitolata, il modo giusto,continuiamo a credere, per gustare ilcinema. I due capolavori di Buñuel so-no la ciliegina sulla torta».

Lunedì 27 febbraio alle 21 è il tur-no di Barcelona noche de vedano(Spagna 2013), opera prima di Dani de

la Orden, dove il regista racconta seistorie che durante la stessa notted’estate a Barcellona trovano il lorozenit: l’amore o il disincanto. Da Bar-cellona, lunedì 6 marzo ci si spostanella Madrid del film A cambio de na-da (Spagna 2015) di Daniel Guzmán.Dario, 16 anni, vive male la difficileseparazione dei genitori più impegnatia litigare sull’avvocato che a seguire ilfiglio, che a scuola somma assenze suassenze. Info sull’intero programma:049-751894 o movieconnection.it

�Anche alcuni uffici pastorali della diocesi di Padovahanno stabilmente spazio e voce sulle frequenze di

BluradioVeneto : Caritas Padova cura la rubrica settimana-le “Prossimo tuo” e l’ufficio di pastorale dell’educazione,scuola e università è ospite fisso ogni quindici giorni dellarubrica “La scuola si racconta”.

In ciascuno dei due spazi di approfondimento radiofo-nico vengono raccontate e condivise esperienze, iniziative,riflessioni su temi segnalati dall’ufficio stesso o propostidalla redazione, nel solco del percorso pastorale diocesa-no e del contesto locale e nazionale.

“Prossimo tuo” va in onda ogni martedì alle 7.10,10.10 e 17.10, mentre l’appuntamento con “La scuola siracconta”, negli stessi orari, è il secondo e il quarto giove-dì del mese. Tutti questi spazi informativi sono disponibilientro 10 minuti dalla trasmissione nella sezione podcastdi www.bluradioveneto.it

�Parte dall’Mpx, e precisa-mente venerdì 24 alle 21, il

tour veneto del film Les sauteursdi Moritz Siebert, Estephan Wa-gner, Abou Bakar Sidibé, tre regi-sti che si sono uniti per unosguardo unico e straordinariosull’inaccessibile comunità di mi-granti intrappolata sul monte Gu-rugù nell’enclave spagnola diMelilla, geograficamente in Afri-ca, politicamente in Europa.

Il film viene distribuito in Ita-lia, con la collaborazione di IWonder pictures / Unipol biogra-film collection, da ZaLab che daanni si contraddistingue nellapromozione delle migliori opereinternazionali sul tema dell’im-migrazione e viene accompa-gnato alle anteprime in venetodal regista Andrea Segre, in ve-ste di distributore, assieme aAbou Bakar Sidibé in collega-mento dalla Germania. Nella sa-la di via Bonporti 22 a Padova,l’intervento di Andrea Segre e diAbou Bakar Sidibé è per venerdì

24 alle 21 (le altre proiezioni so-no sabato 25 alle 18.10 e do-menica 26 alle 17.45).

Presentato in anteprimamondiale al festival di Berlino2016, dove ha ottenuto l’Ecume-nical jury award, e dopo esserestato selezionato in oltre 50 fe-stival di tutto il mondo vincendo15 premi tra cui l’Amnesty inter-national award, il documentarioLes sauteurs narra la determina-zione di migliaia di uomini sub-sahariani che, incuranti dei falli-menti e del dolore, sono determi-nati a oltrepassare le barriere delconfine. Fra questi il giovane delMali Abou Bakar Sidibé, a cuiviene affidata una telecameraper un anno.

� Tv2000 rende omaggio al grande regista Ermanno Olmi, riser-vando la prima serata del sabato sera a tre suoi grandi capola-

vori. Sul canale satellitare 28 si comincia sabato 25 febbraiocon Genesi. La creazione il diluvio, film televisivo del 1994 incui il regista ha evitato i grandi toni epici con cui era semprestata rappresentata fino a quel momento la Sacra scrittura e halasciato che la voce narrante addentrasse lo spettatore nellastoria tramandata oralmente di generazione in generazione. Il 4marzo andrà in onda Il mestiere delle armi del 2001: ambienta-to nel 1526, narra l’avanzata dei lanzichenecchi contro lo statopontificio, difeso dal leggendario Joanni de’ Medici, noto comeGiovanni delle bande nere. L’eroe, tradito dal duca di Ferrara,viene ferito a una gamba: la cancrena avanza, le cure sono inu-tili e il generale pontificio muore. Infine, sabato 11 sarà la voltadel capolavoro di Olmi Centochiodi del 2007: è la storia di unuomo in crisi, di cui il regista scandaglia con acume il percorsodi fede.

TV2000 Sabato 25 si comincia con Genesi. La creazione e il diluvio

Omaggio a Ermanno Olmi BLURADIOVENETO Due rubriche fisse sull’impegno ecclesiale diocesano

Approfondimento con Caritas e ufficio scuola

CINEMA LUX La storica rassegna del lunedì sera è dedicata a film rimasti fuori dalle grandi sale

Spagna e Argentina, luce sul “Cinema invisibile”

MPX Venerdì 24 alle 21 in veste di distributore italiano

Andrea Segre presentail docufilm Les sauteurs

“Speciale eventi”: un librosull’etica di papa Francescoe una giornata di studio della Fttr

Continuano gli appuntamenti se-rali in differita con “I giorni della chie-sa – Speciale eventi”. Lunedì 27 alle21 viene trasmesso l’incontro di pre-sentazione del libro Dove va la mora-le? Papa Francesco e il rinnovamentodell’etica che si è svolto lo scorso 14febbraio nella sede della fondazioneLanza.

Martedì 28, sempre alle 21, vieneproposta la sintesi della giornata distudio promossa dalla Facoltà teologi-ca del Triveneto sul tema “Verso il ma-trimonio cristiano. In ascolto del sino-

do dei vescovi” con gli interventi dipadre Oliviero Svanera, docente dimorale sessuale e familiare alla Facol-tà teologica del Triveneto, e del vesco-vo di Parma mons. Enrico Solmi, dele-gato dei vescovi italiani al sinodo sullafamiglia (2014 e 2015).

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Onoranze Funebri

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CADONEGHE: S.S. del Santo 4Tel. 049.700640 - 049.700955Fax 049.8887221PADOVA: Via G. Reni 98Tel. 049.603793VIGODARZERE (PD): Tel. 049.8871819(Diurno, notturno e festivo)www.iofbrogio.com - e-mail: [email protected]

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MERCOLEDÌ DELLE CENERI Per le parrocchie del centro storico

«Si comincia insieme...»� Inizio di quaresima condiviso per le

parrocchie del centro storico di Pado-va. Tra loro e con il vescovo Claudio.

Il mercoledì delle Ceneri, infatti, è in pro-gramma un’unica celebrazione eucaristicaalle 20 in Cattedrale. «Che riprende – spie-ga don Gianandrea Di Donna – un antichis-simo rito anteriore a papa Gregorio I (6° se-colo). Prevedeva che il papa, recatosi allabasilica di Sant’Anastasia al Palatino ilmercoledì delle ceneri, all’inizio del grandedigiuno, ricevesse sul capo le ceneri bene-dette, in segno di penitenza, mentre si dice-vano sacra illa verba (quelle sacre parole):“Memento homo, quia pulvis es et in pulve-rem reverteris” (ricordati, uomo, che seipolvere e in polvere ritornerai). Quindi ilpapa, a piedi scalzi, saliva fino alla basilicadi Santa Sabina, sull’Aventino, dove cele-brava la messa stazionale, pronunciando lasua omelia».

Questo rito, ripreso in tutta la sua ric-chezza dopo alterne varianti, da papa Gio-vanni XXIII, e celebrato fino a oggi dai pon-tefici romani, «sarà ripreso, con i necessariadattamenti, dal nostro vescovo Claudio,dando così inizio alla quaresima. Nell’oradella cena, poiché oggi la chiesa inizia que-sto tempo santo con il digiuno, presiederà laprocessione penitenziale che dalla chiesa diSan Clemente (in piazza dei Signori) giun-gerà fino alla Cattedrale al canto delle litaniedei santi, invocando la comunione dei santi

del cielo con la chiesa in terra».Giunto in Cattedrale, il vescovo Claudio

darà inizio alla liturgia della Parola, terrà lasua omelia «quindi darà inizio all’austerorito di benedizione e imposizione delle ce-neri, segno di penitenza, di conversione e diritorno a Dio con tutto il cuore. Seguirà lacelebrazione dell’eucaristia nel clima sobrioe silenzioso della quaresima».

Questo momento – che coinvolge le par-rocchie dell’unità pastorale della Cattedrale(con Sant’Andrea, San Benedetto, San Ni-colò, San Tomaso e Servi) – segna anchel’inizio della “settimana della comunità”,che verrà vissuta insieme. «Invitiamo tutti ifedeli – sottolinea don Umberto Sordo, par-roco moderatore – a vivere in Cattedralel’eucaristia del mercoledì delle Ceneri. Ildesiderio è di iniziare insieme un camminodi conversione».

La “settimana della comunità” continuacosì per l’up della Cattedrale: giovedì 2,adorazione e confessioni a San Canziano(18.30-20); venerdì 3, meditazione d’orga-no in Cattedrale (alle 21); sabato 4, cena dicondivisione per gli operatori pastorali; do-menica 5, messa comunità dell’up a San Ni-colò (alle 11.30) a cui segue un aperitivo;nel pomeriggio visita a San Pietro e San Be-nedetto alla “scoperta” dei beati LucreziaBellini e Giordano Forzatè; lunedì 6, con-certo a San Bendetto; martedì 7, veglia con-clusiva al Carmine (20.45).

� Il gruppo Amici della fami-glia Terme Euganee, in colla-

borazione con la scuola d’infan-zia Gesù Bambino di Abano Ter-me, organizza tre incontri dedi-cati a genitori, educatori, inse-gnanti con Roberto Zonta, psico-terapeuta e autore di libri riguar-danti la famiglie e i problemieducativi.

«Il filo conduttore degli ap-puntamenti – spiega Lucia Otta-viano, presidente del gruppo efra gli organizzatori del percorso– è la famiglia come luogo di ri-sposta ai bisogni della persona ecome luogo di formazione: è quiche il bambino e poi l’adole-scente sviluppa le prime relazio-ni e che si pongono le basi per ilsenso della legalità, si dannodelle norme etiche di vita. Poil’azione prosegue nella scuola,nella relazione con i compagni econ gli adulti».

Si parte quindi il 3 marzo al-le ore 20.45 con “La famiglialuogo naturale di risposta ai bi-sogni della persona”; si prose-gue il 9 con “La fondazione af-fettiva della morale: il senso del-la legalità nasce in famiglia.L’azione educativa finalizzata al-l’interiorizzazione di norme di vi-ta etiche”; si conclude il 16 con“Curare la qualità delle relazioni.Le modalità del rapporto genito-ri-figli per una reciproca com-prensione”.

«Sono occasioni – concludeOttaviano – per consentire aigenitori di confrontarsi, scam-biarsi informazioni su tematicheeducative che li riguardano e in-teragire anche con gli insegnantial di fuori della vita scolastica».

Gli incontri si tengono nellascuola dell’infanzia, in via sanPio X e sono aperti a tutte lescuole del territorio.

�L. V.

ABANO Dal 3 marzo

La famigliacome luogodi formazione

Notificazione

� Il vescovo Claudio invita alla solenne celebrazione eucaristi-ca che avrà luogo il 1° marzo, mercoledì delle Ceneri, con ini-

zio alle 20. Nel giorno in cui ha inizio la quaresima con il solennedigiuno di tutta la chiesa, il vescovo presiederà una celebrazionenella forma delle “stazioni” romane, con il seguente svolgimento:

* il vescovo, i presbiteri concelebranti, i religiosi e le religiose, iseminaristi del maggiore e tutti i fedeli si raccoglieranno alle 20per la liturgia stationale presso la chiesa di San Nicolò in Padova;

* a questo farà seguito la processione penitenziale verso laCattedrale, cui prenderanno parte, unitamente al vescovo, i presbi-teri, i diaconi, i religiosi e le religiose, i fedeli tutti;

* al termine della processione, in Cattedrale, avrà luogo la ce-lebrazione della messa con il rito di benedizione e di imposizionedelle ceneri.

Chiesa di San NicolòIl vicario generale, i vicari episcopali e il vicario giudiziale e

cancelliere, i canonici del Capitolo della Cattedrale, il delegato Ve-scovile per la vita consacrata, il vice cancelliere, i presbiteri dellacuria, il segretario particolare del vescovo, il direttore della bibliote-ca capitolare, l’arciprete della Cattedrale e moderatore dell’up del-la Cattedrale, i parroci dell’up della Cattedrale, il rettore, il padrespirituale e gli assistenti del seminario maggiore, i presbiteri pro-fessori residenti in seminario e tutti gli altri presbiteri che desidera-no concelebrare indosseranno le vesti liturgiche nella chiesa di Ni-colò a partire dalle 19, portando con sé camice, amitto e cingolo.

I diaconi permanenti porteranno con sé il camice e la stola vio-la e indosseranno le vesti liturgiche nella chiesa di San Nicolò apartire dalle 19, portando con sé il camice, l’amitto e il cingolo e lastola viola.

Per la processione penitenziale

e l’eucaristia con il rito di benedizione

imposizione delle ceneri

�Gli organismi diocesani di comunione si ri-trovano, sabato 25 febbraio dalle 8.45 alle

16 a villa Immacolata, per l’incontro congiunto.«Al centro dell’appuntamento – spiega don Leo-poldo Voltan, vicario per la pastorale – ci sono lenostre comunità parrocchiali come soggetticentrali e decisivi dell’evangelizzazione. Il vesco-vo Claudio ci sta sollecitando su questo, ma an-che da altri soggetti pastorali si coglie la neces-sità, in questo tempo di cambiamento sociale edi fede, di rimettere al centro la parrocchia. Per-ché diventi più consapevole: del proprio genera-re alla fede, del bisogno di una buona rete difraternità e di un buon servizio di testimonianzanel territorio». Proprio per riflettere sulla centra-lità della comunità parrocchiale è in programmaun’“intervista” al vescovo Claudio a cui seguonodei lavori di gruppo.

Durante la giornata viene inoltre presentatoil Tempo della fraternità, quarto tempo del cam-mino di iniziazione cristiana; c’è spazio ancheper fare il punto sul sinodo dei giovani.

L’incontro congiunto è anche l’occasioneper ringraziare don Paolo Doni e per dare il ben-venuto a don Giuliano Zatti.

INCONTRO CONGIUNTO Al centrola riflessione sulle comunità parrocchiali

�Giovedì 2 marzo i preti sono invitatiall’Opera della Provvidenza di Sar-

meola per il ritiro di quaresima, con ini-zio alle ore 9.15.

Il programma già previsto, relativo alpercorso annuale dei ritiri, è stato cam-biato così come si è disdetta la presenzadel monaco Goffredo Boselli, previstoinizialmente come relatore.

Il motivo è comprensibile: le vicendepesanti degli ultimi mesi richiedono unmomento spirituale di altro genere, dovesia possibile mettere in preghiera il vis-suto dei preti, le inevitabili domande equalche pensiero utile.

Per questo motivo il ritiro, che sisvolgerà tutto nella chiesa dell’Opsa, do-po la preghiera dell’ora media, prevede-rà l’intervento di alcune voci (preti, reli-giosi e laici) in un contesto di ascolto edi silenzio. Il tempo successivo sarà de-dicato alla preghiera comune e ad alcu-ne comunicazioni del vescovo Claudio.

PRETI Ritiro di quaresima

Gli “ultimi mesi”si fanno preghiera

UN ATTIMO DI PACE Sulla conversione

�Sarà un pesce, simbolo che rappresenta il Cristo, il visual scelto per laquaresima 2017 come immagine guida per l’ottava edizione di “Un atti-

mo di pace”: racconterà la conversione, in quanto raffigurato controcorrente,la centralità del Cristo e rammenterà la pratica quaresimale di digiuno e asti-nenza. La proposta pastorale subirà alcune trasformazioni: non ci saranno gliincontri in presenza, né la possibilità di consegnare le proprie preghiere aicybernauti e alle comunità oranti, proposte per i più piccoli e, quindi, per l’in-terazione familiare. Rimarrà viva, comunque, l’attenzione a raggiungere car-cere e ospedale. Agli utenti che ricevono le meditazioni quotidiane via What-sapp verrà richiesto di transitare su Telegram, piattaforma più adeguata aquesto scopo. Il sito www.unattimodipace.it verrà adeguato ai nuovi stan-dard di usabilità e rinnovato, il tutto a partire da mercoledì 1 marzo.

34 � indiocesi LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

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�Sul monte delle beatitudini Gesù con-tinua a istruire i suoi cercando di allargare

quanto più possibile i loro orizzonti. Quelli chehanno resistito fino a questo punto sanno be-ne che le parole pronunciate da Gesù sonostate impegnative, pesanti, faticose da affron-tare, però lasciavano intravvedere un mondomolto più affascinante da vivere, un mondodove le scalate portano sempre in posti meri-tevoli. Dopo tutte le esortazioni delle ultimesettimane Gesù ripropone ai suoi tre strumentifondamentali come aiuto nelle “scalate” che lavita ci propone: l’elemosina, la preghiera, il di-giuno. Le liturgie domenicali saltano questaparte, che recupereremo però il giorno delleCeneri all’inizio della quaresima. Oggi ci vieneproposto un avvertimento di Gesù su qualcosache spesso ostacola le intenzioni di chi scendeda quel monte e cerca di mettere in praticaquelle parole.

� Un primo avvertimento riguarda l’erroredi mettersi al servizio di due realtà diverse incontemporanea. Gesù dice semplicementeche questo non è possibile, perché provoca innoi un corto circuito doloroso. Tutto il branopotrebbe essere letto come un attacco controle ricchezze. In realtà Gesù non se la prendecon le ricchezze o i beni materiali. Li prende aesempio perché sono una delle realtà più evi-denti di ostacolo nei confronti del nostro rap-porto con Dio. Quando prendono troppo pesoper noi allora potrebbero diventare qualcosa disimile a Dio, cioè qualcosa da cui far dipende-re le nostre azioni. Ma non si può dipendereda due cose diverse, perché noi siamo unici, ealla fine possiamo fare una cosa sola per vol-ta. Avere due criteri diversi genera confusione,e alla lunga da qui nasce il disprezzo di cuiparla Gesù: dall’impossibilità, nella confusio-ne, di dare il giusto prezzo alle cose, il lorogiusto valore. Nel momento in cui questi prezzisono confusi le nostre scelte non hanno piùgrandi significati, perciò Gesù ci ricorda moltolimpidamente che avere due realtà di riferi-

mento porta a questo: alla fine ne segui unasola veramente. Meglio allora prendere quellamigliore per non rischiare di metterla da parteper quella peggiore.

� Gesù ha ben presente l’episodio del vi-tello d’oro, ai tempi di Mosè. Nelle sue parolec’è una scena del genere come sfondo. Sulmonte dove sono si respira una bella aria, èfacile incoraggiarsi a vicenda e trovare le spin-te giuste per scegliere di impegnarsi sulle pa-role di Gesù. Poi però, una volta scesi, alle pri-me difficoltà le parole sentite sul monte nonsembreranno più sufficienti e si finisce attac-candosi al primo vitello d’oro che sembra ga-rantire qualcosa. Solo che il vitello d’oro l’ab-biamo costruito noi. Non è una certezza: il suovalore è solo quello che gli attribuiamo noi. Ladomanda di Gesù non si limita a porci davantila scelta tra Dio e il denaro. Gesù dice: o sce-gliete Dio che vi ha promesso tutto, o sceglietevoi stessi e quello che le vostre mani riesconoconcretamente a creare, che non sarà mai tut-

to. Sarà sempre più limitato di Dio. Le cose,tutte, che sono limitate, non dovrebbero condi-zionarci più di Dio. Perché lui, che tutto hacreato, sa bene cosa effettivamente vale pernoi: la nostra vita.

� Se nella mia vita ci sono delle cose, que-sto è un bene, ma se non ci sono, questo nonè un male. Quello che conta, quello che vale,siamo noi. Questo dovrebbe attirare tutta lanostra attenzione, senza avere un qualsiasi vi-tello d’oro da inseguire. Perché tutto quelloche serve Dio l’ha messo a disposizione di tut-ti. E questo è il secondo avvertimento di Gesù.A chi si stupisce delle sue parole lui rispondeinvitandoli a osservare gli uccelli nel cielo o igigli nei campi. Hanno tutto a loro disposizio-ne, tutto preparato per loro da Dio.

� Ancora una volta è utile ripensare allastoria di Israele. Perché Dio ha fatto girovaga-re il suo popolo nel deserto per quarant’anniprima di entrare nella terra promessa? Dal-

l’Egitto avrebbero potuto arrivarci in pochi me-si, ma Dio li tiene in quel deserto apposita-mente per far sperimentare a Israele che nongli serviva niente a parte Dio e che potevanovivere tranquillamente così. Alla fine del per-corso li interroga direttamente chiedendo:«Guardatevi indietro. Vi è mai mancato qualco-sa? Acqua, cibo, vestiti? No. Perché io ero sempre con voi. Noi eravamo sempre in-sieme, senza distrazioni». Una volta che noiscegliamo altre cose da cui dipendere, altripadroni da servire, quello che ci manca nonpossiamo più rinfacciarlo a Dio, il quale ci la-scia ancora oggi per monito uccelli nei cieliche cantano e volano godendosi il creato, efiori nei campi che splendono per bellezzagratuitamente data loro. Se loro si fidano delloro creatore noi possiamo fidarci del nostroPadre. Forse lui sa meglio di noi quello chedobbiamo cercare.

�don Demis Ballotta

� In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perchéo odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non

potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, diquello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vitanon vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non se-minano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche dipoco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono igigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, contutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, cheoggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Nonpreoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa in-dosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti,sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tuttequeste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché ildomani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Gli uccelli e i gigli

� In questo vangelo il verbo ritorna sei volte, in manieraossessiva. Gesù si rende conto che le preoccupazioni

possono avere veramente un potere eccessivo su di noi. In-vita a considerare e sentire dentro di noi la fiducia. Invita asostituire le preoccupazioni con questa. Non è sprovvedu-tezza. È il suo esatto contrario: un invito a provare la gioiadi entrare dentro alla grazia che viene dalla provvidenza,che esisterà se noi la lasciamo esistere. Gesù dice: «Avetedue padroni davanti: le preoccupazioni o la fiducia. Sceglie-te voi».

PREOCCUPARSI

35LA DIFESA DEL POPOLO26 FEBBRAIO 2017

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO � Is 49, 14-15; 1Cor 4, 1-5; Mt 6, 24-34

indialogoconlaparola �

Campo di grano convolo di corvidi Vincent van Gogh,1890.

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26 febbraio 2017Anno 110 - N. 8Euro 1,40

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Un “nuovo” inizioSem

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�Il papa all’università

L’entusiasmo di Rom

a Treper Bergoglio

�Quaresim

a La m

issione rigenerala fede e ridà gioia

�Il convegno

All’Issr “Nascere e morire

nella cultura africana”

�Ceneri Eucaristia

con il vescovo Claudioper tutto il centro storico

Sarà un centro vocazionale per la chiesa di Padova.Ripensata la proposta per i ragazzi delle m

edie