contratto uneba veneto sulla difesa del popolo

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12 lavoro LA DIFESA DEL POPOLO 15 NOVEMBRE 2015 «Se non soldi, cosa?». La domanda è stata ricorrente per anni e torna ogni qualvolta si trovano attorno al tavolo della contrattazione i rappresentanti dei la- voratori e quelli degli imprenditori. Per una lunga stagione la risposta è stata quasi ov- via: diritti. Qualche quattrino in meno e un po’ di dignità scritta in più; per la salute, il riposo, la democrazia interna. Adesso le co- se sono un po’ cambiate; il tempo delle ri- chieste “democratiche” (così si diceva…) ha lasciato il posto a una contrattazione in cui la voce dominante pare essere quella della flessibilità, che vuol dire non soltanto una maggiore elasticità in funzioni, ruoli, perfino orario, ma anche nella remunerazio- ne, nel modo in cui il lavoratore riceva il dovuto. Da questo punto di vista il nuovo con- tratto sottoscritto (2 novembre) da Uneba e sindacati è certamente esemplare. «Il punto di partenza – spiega Ernesto Burattin, direttore generale dell’Oic e vice presidente regionale dell’associazione – è stato l’accordo collettivo di un paio di anni fa che, oltre all’aumento di retribuzione, mediamente una cinquantina di euro (più 5 da destinare alla sanità integrativa), lasciava circa 13 euro da destinare sulla base di una contrattazione locale. A questo punto aveva- mo un margine operativo, che andasse oltre la più semplice delle soluzioni cioè quella di mettere i soldi in busta paga e farla finita. Invece abbiamo cercato altre strade». Qui entra in campo il tempo; perché è proprio questo il parametro sul quale si è la- vorato per tarare la parte variabile del nuo- vo accordo. «Se partiamo dal presupposto che il no- stro lavoro, soprattutto quello che fanno gli operatori, è essenzialmente un impegno di relazione, con il paziente, con l’ospite, allo- ra è chiaro che il metro di valutazione (ne- cessariamente quantitativo, ma non abbia- mo alternative…) è quello del tempo che viene dedicato alla relazione stessa. La re- tribuzione è variabile a seconda di quanto un lavoratore dedica allo svolgimento della propria mansione: nulla di straordinario. Quello che cambia con questo accordo, ca- so mai, è la modalità di pagamento». Non solo soldi? «Infatti. Sia chiaro, non escludiamo af- fatto che il nostro collaboratore possa chie- dere la liquidazione monetaria, giusto per usare un termine. Ma diciamo che non è l’unico modo con il quale può chiedere di essere compensato». Sostanzialmente, tanto per andare al concreto, sono tre le opportunità a disposi- zione del lavoratore: i soldi, il tempo a ge- stione personale e l’utilizzo di alcune offer- te nell’ambito del welfare. «Nel contratto abbiamo introdotto un nuovo strumento, l’Elemento variabile terri- toriale, cioè la possibilità di convertire in tempo, in benefici, le singole relazioni pro- fessionali possibili e presenti nei vari enti, trovando soluzioni, in qualche modo “per- sonalizzate”, con un duplice obiettivo. Pri- ma di tutto rispondere in modo sempre più aderente alle prioritarie esigenze degli uten- ti, in secondo luogo conciliare il più possi- bile i tempi di vita e di lavoro dei dipenden- ti». Insomma, una flessibilità concertata che tenga conto della qualità del servizio, ma anche del fatto che i lavoratori hanno pro- blemi, situazioni personali e familiari a cui far fronte. Tra l’altro non va certo sottovalu- tato il fatto che il 92 per cento dei dipenden- ti degli enti associati in Uneba sono donne, la metà in età ancora utile a diventare ma- dre. Lo stesso discorso vale per i permessi (4,8 ore al mese, 57,66 all’anno). “Al primo gennaio di ogni anno, – si legge nel contrat- to – per ogni lavoratore, saranno sommati i rol (riduzione orario di lavoro, cioè i per- messi) maturati nell’anno e non goduti e, su specifica richiesta del lavoratore, sarà inse- rito nell’evt (elemento variabile territoriale di cui sopra)”. «Con queste modalità – conclude Burat- tin – abbiamo molto contestualizzato i rap- porti contrattuali, inserendoli a pieno titolo nell’ambito dei vari soggetti, cercando di venire incontro alle esigenze delle imprese, ma anche a quelle dei lavoratori». Una flessibilità equilibrata, che tuttavia non è stato semplice concordare… «Uscire dalla logica della monetizzazio- ne è stato faticoso». Soprattutto per i sindacati? «Cambiare storie consolidate è impe- gnativo». Il dato comunque è acquisito: per i 10 mila dipendenti degli enti veneti di Uneba ora si apre una nuova stagione, nella quale il proprio tempo (lavorato, impiegato o usa- to in altro modo) è un parametro con cui misurarsi, ma anche una risorsa (per molti l’unica) a disposizione. Ernesto Burattin, direttore generale dell’Oic e vice- presidente regionale dell’Uneba. A fondo pagina, la sede principale dell’Oic a Padova. Il non profit di sanità e assistenza L’ASSOCIAZIONE Un centinaio di enti privati settegiorni L’accordo aziendale dei lavoratori Uneba Sottoscritto il nuovo contratto che coinvolge circa diecimila collaboratori. si introducono sostanziali elementi di flessibilità allo scopo di coniugare le esigenze di ogni impresa con quelle di quanti vi operano a vario titolo. Non soltanto remunerazione monetaria, ma anche spazi personali e welfare Conversione del tempo Uneba (unione nazionale istitu- zioni e iniziative di assistenza so- ciale) nel Veneto è un’associazione “pesante”: un centinaio di enti e 10 mila collaboratori che a vario titolo so- no impegnati in strutture private non profit del settore sociosanitario e assi- stenziale, per anziani, disabili, minori e altri soggetti “fragili”. I compiti dell’associazione, dal punto di vista istituzionale, sono cano- nici e vanno dal “promuovere le libere iniziative assistenziali, quale strumen- to al servizio della persona e della fa- miglia e favorire la concreta solidarie- tà fra gli enti associati e la collabora- zione tra i diversi organismi di colle- gamento esistenti nel settore” al “rap- presentare e tutelare, quale associa- zione di categoria, le istituzioni e le iniziative associate nei loro rapporti con gli organi legislativi, governativi ed amministrativi e nei confronti delle organizzazioni sindacali e degli altri organismi nazionali ed internazionali”. Vi è poi l’impegno a “proporre ai competenti organi legislativi i provve- dimenti utili ai fini di una equa politica sociale” e ad “approfondire lo studio dei problemi sociali e promuovere ed organizzare iniziative dì formazione per gli operatori sociali”, oltre a “svol- gere opera di assistenza e di orienta- mento nei confronti degli associati”. Uno dei compiti più sensibili nel si- stema di rappresentanza di Uneba è di certo quello contrattuale: che non è soltanto la modalità attraverso la qua- le regolare rapporti economici, ma an- che il modo per cambiare la relazione tra impresa e lavoratore, soprattutto in un ambito particolare come quello sa- nitario e assistenziale. Per questo, il nuovo accordo col- lettivo integrativo regionale, firmato con i sindacati lo scorso 2 novembre, rappresenta un punto di svolta, una vera e propria conversione che coin- volgerà migliaia di lavoratori, ma an- che una nuova visione della gestione dei tempi di lavoro e del welfare “aziendale”, un tema sempre più al centro dell’attenzione di tutti, dipen- denti e imprenditori, visti gli arretra- menti statali proprio sul versante delle politiche sociali. La firma del contratto regionale veneto Uneba , tra l’altro, viene nel bel mezzo di una crisi generalizzata, du- rante la quale tuttavia il settore socio- sanitario e assistenziale è stato uno dei pochi a garantire la continuità oc- cupazionale. Il contratto Uneba, in par- ticolare, ha conservato il suo ruolo centrale nel settore, facendo da argine al rischio di una deregulation dei con- tratti dannosa per i lavoratori. Ed anzi a breve, a detta dell’associazione che rappresenta i maggiori enti veneti, “ci potranno essere nuove assunzioni per gli operatori sociosanitari che si diplomeranno ai corsi al via a inizio 2016, e per i quali Uneba Veneto colla- bora con la regione”.

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12 � lavoro LA DIFESA DEL POPOLO15 NOVEMBRE 2015

�«Se non soldi, cosa?». La domanda èstata ricorrente per anni e torna ogniqualvolta si trovano attorno al tavolo

della contrattazione i rappresentanti dei la-voratori e quelli degli imprenditori. Per unalunga stagione la risposta è stata quasi ov-via: diritti. Qualche quattrino in meno e unpo’ di dignità scritta in più; per la salute, ilriposo, la democrazia interna. Adesso le co-se sono un po’ cambiate; il tempo delle ri-chieste “democratiche” (così si diceva…)ha lasciato il posto a una contrattazione incui la voce dominante pare essere quelladella flessibilità, che vuol dire non soltantouna maggiore elasticità in funzioni, ruoli,perfino orario, ma anche nella remunerazio-ne, nel modo in cui il lavoratore riceva ildovuto.

Da questo punto di vista il nuovo con-tratto sottoscritto (2 novembre) da Uneba esindacati è certamente esemplare.

«Il punto di partenza – spiega ErnestoBurattin, direttore generale dell’Oic e vicepresidente regionale dell’associazione – èstato l’accordo collettivo di un paio di annifa che, oltre all’aumento di retribuzione,mediamente una cinquantina di euro (più 5da destinare alla sanità integrativa), lasciavacirca 13 euro da destinare sulla base di unacontrattazione locale. A questo punto aveva-mo un margine operativo, che andasse oltrela più semplice delle soluzioni cioè quelladi mettere i soldi in busta paga e farla finita.Invece abbiamo cercato altre strade».

Qui entra in campo il tempo; perché èproprio questo il parametro sul quale si è la-vorato per tarare la parte variabile del nuo-vo accordo.

«Se partiamo dal presupposto che il no-stro lavoro, soprattutto quello che fanno glioperatori, è essenzialmente un impegno direlazione, con il paziente, con l’ospite, allo-ra è chiaro che il metro di valutazione (ne-cessariamente quantitativo, ma non abbia-mo alternative…) è quello del tempo cheviene dedicato alla relazione stessa. La re-tribuzione è variabile a seconda di quanto

un lavoratore dedica allo svolgimento dellapropria mansione: nulla di straordinario.Quello che cambia con questo accordo, ca-so mai, è la modalità di pagamento».� Non solo soldi?

«Infatti. Sia chiaro, non escludiamo af-fatto che il nostro collaboratore possa chie-dere la liquidazione monetaria, giusto perusare un termine. Ma diciamo che non èl’unico modo con il quale può chiedere diessere compensato».

Sostanzialmente, tanto per andare alconcreto, sono tre le opportunità a disposi-zione del lavoratore: i soldi, il tempo a ge-stione personale e l’utilizzo di alcune offer-te nell’ambito del welfare.

«Nel contratto abbiamo introdotto unnuovo strumento, l’Elemento variabile terri-toriale, cioè la possibilità di convertire intempo, in benefici, le singole relazioni pro-fessionali possibili e presenti nei vari enti,trovando soluzioni, in qualche modo “per-sonalizzate”, con un duplice obiettivo. Pri-ma di tutto rispondere in modo sempre piùaderente alle prioritarie esigenze degli uten-ti, in secondo luogo conciliare il più possi-bile i tempi di vita e di lavoro dei dipenden-ti».

Insomma, una flessibilità concertata chetenga conto della qualità del servizio, maanche del fatto che i lavoratori hanno pro-blemi, situazioni personali e familiari a cuifar fronte. Tra l’altro non va certo sottovalu-tato il fatto che il 92 per cento dei dipenden-ti degli enti associati in Uneba sono donne,la metà in età ancora utile a diventare ma-dre.

Lo stesso discorso vale per i permessi(4,8 ore al mese, 57,66 all’anno). “Al primogennaio di ogni anno, – si legge nel contrat-to – per ogni lavoratore, saranno sommati irol (riduzione orario di lavoro, cioè i per-messi) maturati nell’anno e non goduti e, suspecifica richiesta del lavoratore, sarà inse-rito nell’evt (elemento variabile territorialedi cui sopra)”.

«Con queste modalità – conclude Burat-tin – abbiamo molto contestualizzato i rap-porti contrattuali, inserendoli a pieno titolonell’ambito dei vari soggetti, cercando divenire incontro alle esigenze delle imprese,ma anche a quelle dei lavoratori».� Una flessibilità equilibrata, che tuttavianon è stato semplice concordare…

«Uscire dalla logica della monetizzazio-ne è stato faticoso».� Soprattutto per i sindacati?

«Cambiare storie consolidate è impe-gnativo».

Il dato comunque è acquisito: per i 10mila dipendenti degli enti veneti di Unebaora si apre una nuova stagione, nella qualeil proprio tempo (lavorato, impiegato o usa-to in altro modo) è un parametro con cuimisurarsi, ma anche una risorsa (per moltil’unica) a disposizione.

ErnestoBurattin,direttoregenerale

dell’Oic e vice-

presidenteregionale

dell’Uneba.A fondopagina,la sede

principaledell’Oic

a Padova.

Il non profit di sanità e assistenzaL’ASSOCIAZIONE Un centinaio di enti privati

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iL’accordo aziendaledei lavoratori Uneba

Sottoscritto il nuovo contratto che coinvolge circa diecimila collaboratori.si introducono sostanziali elementi di flessibilità allo scopo di coniugarele esigenze di ogni impresa con quelle di quanti vi operano a vario titolo.

Non soltanto remunerazione monetaria, ma anche spazi personali e welfare

Conversionedel tempo

�Uneba (unione nazionale istitu-zioni e iniziative di assistenza so-

ciale) nel Veneto è un’associazione“pesante”: un centinaio di enti e 10mila collaboratori che a vario titolo so-no impegnati in strutture private nonprofit del settore sociosanitario e assi-stenziale, per anziani, disabili, minori ealtri soggetti “fragili”.

I compiti dell’associazione, dalpunto di vista istituzionale, sono cano-nici e vanno dal “promuovere le libereiniziative assistenziali, quale strumen-to al servizio della persona e della fa-miglia e favorire la concreta solidarie-tà fra gli enti associati e la collabora-zione tra i diversi organismi di colle-gamento esistenti nel settore” al “rap-presentare e tutelare, quale associa-zione di categoria, le istituzioni e leiniziative associate nei loro rapporticon gli organi legislativi, governativied amministrativi e nei confronti delleorganizzazioni sindacali e degli altriorganismi nazionali ed internazionali”.

Vi è poi l’impegno a “proporre aicompetenti organi legislativi i provve-dimenti utili ai fini di una equa politicasociale” e ad “approfondire lo studiodei problemi sociali e promuovere edorganizzare iniziative dì formazioneper gli operatori sociali”, oltre a “svol-gere opera di assistenza e di orienta-mento nei confronti degli associati”.

Uno dei compiti più sensibili nel si-stema di rappresentanza di Uneba è dicerto quello contrattuale: che non è

soltanto la modalità attraverso la qua-le regolare rapporti economici, ma an-che il modo per cambiare la relazionetra impresa e lavoratore, soprattutto inun ambito particolare come quello sa-nitario e assistenziale.

Per questo, il nuovo accordo col-lettivo integrativo regionale, firmatocon i sindacati lo scorso 2 novembre,rappresenta un punto di svolta, unavera e propria conversione che coin-volgerà migliaia di lavoratori, ma an-che una nuova visione della gestionedei tempi di lavoro e del welfare“aziendale”, un tema sempre più alcentro dell’attenzione di tutti, dipen-denti e imprenditori, visti gli arretra-menti statali proprio sul versante dellepolitiche sociali.

La firma del contratto regionaleveneto Uneba , tra l’altro, viene nel belmezzo di una crisi generalizzata, du-rante la quale tuttavia il settore socio-sanitario e assistenziale è stato unodei pochi a garantire la continuità oc-cupazionale. Il contratto Uneba, in par-ticolare, ha conservato il suo ruolocentrale nel settore, facendo da argineal rischio di una deregulation dei con-tratti dannosa per i lavoratori. Ed anzia breve, a detta dell’associazioneche rappresenta i maggiori enti veneti,“ci potranno essere nuove assunzioniper gli operatori sociosanitari che sidiplomeranno ai corsi al via a inizio2016, e per i quali Uneba Veneto colla-bora con la regione”.