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LIBRI n°18. 26 ottobre 2009 16 il Paginone n°18. 26 ottobre 2009 17 A cura di LUDOVICA RICCIARDI www.corrierecomunicazioni.it [email protected] www.corrierecomunicazioni.it [email protected] L a crisi cʼè, ma lui non la sente. A vivere una stagione di vitalità è il mercato dei contenuti digitali, che in Italia a fine 2009 supererà i 7 miliar- di di euro e che sta continuando a viaggiare a ritmi di crescita del 20% lʼanno. A trainare il mercato è la componente dei contenuti pay, che ha raggiunto un valore di oltre 4,1 miliardi di euro ed è confortata da un incremento della raccolta pubblicitaria del 47%: in controtendenza assoluta rispetto al resto del mondo dei media. Ma non bastano i contenuti a fare la tv e i media del futuro: anche la tecnologia deve crescere di pari passo. “Il contenuto è re, ma la rete è regina - dice Luca Barbareschi, vicepresidente della Commissione Trasporti e Telecomuni- cazioni - e senza un adeguamento delle infrastrutture non potremo supportare la grande creatività delle imprese italiane che lavorano per la produzione di e-content, ossia contenuti di ultima generazione per tv, Internet, telefonia”. Quali sono allora le sfide per la tele- visione e per i servizi del fututo, quali le tematiche da affrontare con maggior decisione e quali gli ostacoli maggiori? Intanto la mancata crescita di Internet in Italia, “e gran parte della responsabilità è da attribuire alla scuola che non riesce ad insegnare ai ragazzi lʼimportanza della rete - dice Luigi Gubitosi, Ad di Wind -. Dʼaltro canto si sta facendo poco anche a livello più alto per accrescere lʼalfabetiz- zazione, ad esempio lʼe-government e il dialogo con la PA per vie digitali sarebbe strategico”. La chiave di volta sembra restare la banda larga, fondamentale per la crescita economica, industriale e culturale del pae- E allora che fare? Oltre ovviamente ad invocare investimenti urgenti e pianificati per la banda larga e la ultra larga, cʼè chi avanza una proposta: per fare in modo che lʼuso di internet diventi massiccio e abituale come quello della televisione - ormai diffusa in tutte le case degli italiani e accesa per quasi la metà della giornata - mettiamo la tv, il cinema, i contenuti di qualità su Internet. Ma a pagamento. Questo consentirà di avere contenuti sem- pre di standard elevato e di accrescere la domanda, proprio come è successo per la telefonia mobile. Parola di Vincenzo Novari, Amministratore Delegato di Tre Italia, che spiega: “Finché continueremo a dare la possibilità di scaricare gratuitamen- te i contenuti da Internet, la qualità sarà DANIELAMECENATE bassa, perché non cʼè ritorno economico. Se invece portiamo il cinema, le fiction, la tv e quantʼaltro sulla piattaforma Inter- net, allora il consumatore sarà disposto a pagare e il settore crescerà”. E per far pagare il pubblico? “Dobbiamo inventarci un sistema di billing nuovo. Potremmo ad esempio creare delle carte ricaricabili ad hoc”. Ma il vero “vulnus” del nostro paese, quello che frena drasticamente la crescita dei new media e alla tv del fu- turo è anche un altro pesante elemento, lʼanalfabetismo. Secondo il rapporto 2009 realizzato in collaborazione con Nielsen, gli “heavy users” (identificati come under-44enni con livello di istruzione e reddito medio-alto) sono cresciuti dal 23% del 2007 al 34% del 2009, mentre i “no users” (tipicamen- te over-55enni con istruzione e reddito medio-basso) sono diminuiti dal 52% del 2007 al 45% del 2009. Pochi. Lo ribadisce Giovanni Stella, Vice Presidente di Tele- com Italia Media, che invita a considerare lʼallarmante quota del 38% di utilizzato- ri di Internet e il mancato insegnamento dellʼinformatica nelle scuole. “Investendo nella banda larga e sui contenuti, con la Iptv si può bypassare il gap di know how che cʼè nel paese e far crescere sensibil- mente lʼalfabetizzazione informatica. Siamo convinti che lʼintegrazione possa essere tale da permettere un giorno di na- vigare in Internet col telecomando della tv, quindi in modo semplice, e di poter usufruire da casa di servizi importanti come la telemedicina, lʼe-government, lʼe-learning, lʼhome banking”. Le cifre Calabrò (Agcom): per il 2010 aspettiamo che il valore dei ricavi dai contenuti possa superare gli 8 miliardi Incognita contenuti Come cambieranno con il digitale? se, “su cui però serve un piano concreto, non si può lasciare tutto alla discussione tra gli operatori”, rimarca Gubitosi. Concorda su questa necessità di forte impulso alla banda larga e alla piatta- forma digitale anche Corrado Calabrò, presidente Agcom. “Ci aspettiamo che nel 2010 il valore dei ricavi derivanti dai contenuti – dice Calabrò – possa superare gli 8 miliardi di euro, ma senza la banda larga e le nuove infrastrutture necessarie per far correre le offerte, senza integra- zione tra tutte le piattaforme, rischiamo di dover rinunciare alla qualità, alla velocità e alla quantità di informazioni che possono circolare. Tutti invocano la banda larga e le reti di nuova generazione, ma nessuno è diposto ad investirci, col risultato che ancora oggi vediamo la scarsa diffusione della Iptv e un pubblico del tutto passivo di fronte alla tv, e questo proprio nellʼera dellʼinterattività. È un paradosso che non dobbiamo eccettare”. Industria cruciale per lʼItalia, ma serve il sostegno di infrastrutture adeguate MEDIA INTEGRATI Senza integrare le piattaforme, dice Calabrò (Agcom) rischiamo di dover rinunciare alla qualità Downloading Pirateria digitale, servono nuove forme distributive Pirati allʼarrembaggio del nostro cinema migliore. Lancia lʼallarme sulla pirateria digitale Paolo Ferrari di Anica (lʼasso- ciazione dellʼindustria cinematografica): “Dietro questo business illegale si celano gli interessi della criminalità organizzata. Per ri- durre il peso economico della pirateria servono leggi sicure e cer- tezza della pena, cui affiancare una politica di rinnovamento della rete di distribuzione di prodotti e contenuti audiovisivi”. Anche Caterina Caselli di Pmi, associazione di categoria di produttori indipendenti, indica nel download illegale una delle cause della crisi del mercato della musica: “Sono quasi 900 milioni i download illegali di brani che, tradotto sul mercato della musica, significa perdite enormi in termini di vendite, posti di lavoro e valore creativo dellʼartista”. Diversa lʼopinione di Lorenzo Pelliccioli della De Agostini, che vede nella volontà di difendere le rendite garantite delle grandi major lʼorigine della pirateria digitale: “Contro la criminalità informatica serve abbandona- re la logica dei grandi profitti e avvicinarsi alle esigenze del consumatore”. La fiction italiana non riesce a oltrepassare i confini nazionali. È un prodotto di buona qualità, ma poco in- novativa e quindi poco apprezzata sul mercato internazionale. Ad illustrare numeri e caratteristiche della fiction nazionale è Flavia Barca, coordina- trice dell’Istituto di Economia dei Media (Fondazione Rosselli): “Il valore dellʼexport italiano di fiction è di 10 milioni di euro, ampiamente sorpassato da quello di molti paesi eu- ropei, soprattutto Germania e Regno Unito. Non esportiamo perché parlia- mo un linguaggio poco innovativo: i broadcaster non hanno il coraggio di affrontare temi che si allontanino da quelli in grado di incontrare il fa- vore di tutti e non investono su temi coraggiosi o nuovi. In Italia ci sono ancora argomenti tabù e questo non consente di raccontare la società vera e di adeguarsi al target internaziona- le”. LʼItalia è un forte consumatore di fiction, visto che le ore trasmesse arrivano a 15mila lʼanno. Di queste, appena 2.500 sono made in Italy, mentre il resto è importato, soprattutto dagli Usa (8.300 ore). Da Germania e Francia importiamo 1.700 ore, mentre ne esportiamo solo 91. Dove la fiction di casa nostra è molto apprezzata è nei paesi dellʼEuropa dellʼEst, come Ungheria e Repubblica Ceca, o do- ve è molto forte la presenza italiana (ad esempio il Belgio). Un mercato, quello della fiction italiana, che con- ta 219 imprese, il 26% delle aziende attive nella produzione audiovisiva, e i cui ricavi totali si sono aggirati nel 2007 intorno ai 905 milioni di euro, con una crescita rispetto allʼanno precedente del 19%. “Ma bisogna investire urgentemente sullʼinnova- zione dei contenuti - conclude Flavia Barca - e smuovere il mercato anche a costo di venire attaccati dalla fascia di pubblico conservatrice”. Barca (Fondazione Rosselli): fiction ingessata da tabù Export Entro il 2012 i ricavi dalla pay-tv su- pereranno quelli derivanti dalle inserzio- ni pubblicitarie sulle reti nazionali: con circa 3,8 miliardi di euro, il pagamento diretto contribuirà al 41% dei ricavi del sistema Tv. Il canone, considerando l’assenza di manovre per il recupero di evasione e morosità, si attesterà al 19% circa. Dati che emergono dalla ricerca di eMedia Institute, secondo la quale il periodo 2009-2012 segnerà la massima accelerazione della migrazione alla tv digitale multicanale. “La popolazione si troverà in un nuovo ambiente tv carat- terizzato da nuove tecnologie e nuovi concept di prodotto”. Vengono cioè “a compimento entro il 2012 i processi cominciati negli ultimi vent’anni”. Tra le nuove tendenze del mercato tv, la formazione di un’offerta più consistente sul segmento delle nuovi canali mini- generalisti presenti su Dtt, ma anche un aumento della domanda di servizi aggiuntivi e di tecnologie avanzate (dal Pvr all’Hd, dal multiroom alla catchup Tv), che faranno registrate nei prossimi tre anni un’accelerazione delle forme d’offerta ibride broadcast-broadband. E i ricavi della pay sorpassano quelli da spot «Broadband e broadcast La rivoluzione è ibrida» L’intervista Tv su pc, tv su tv, via Internet, via satellite, via digitale terrestre. Come sarà il futuro? “Il punto dʼarrivo è unʼofferta unica di contenuti e servizi fruibili da qual- siasi device a disposizione del cliente. E per arrivarci, la sfida sarà coordinare gli elementi della catena: diritti dei contenuti, device, reti, piattaforme di distribuzione e di gestione dei digital media”. Lo dice Luca Tomassini, a capo della Direzione Broadband Content di Telecom Italia. La meta, dice Tomassini, sarà lʼintersezione fra broadcast e broadband. Ma prima del futuro c’è l’oggi. A che punto è la rivoluzione? Per la tv è unʼera di grandi cambiamenti. Non solo per le nuove tecnologie, come il Dtt, ma soprattutto per le piattaforme di distribuzione dei segnali e dei contenuti tv. È cresciuta la voglia di qualità e nel contempo lʼofferta sta diventando sempre più competitiva. Satellite, Internet e Dtt hanno cambiato il vecchio paradigma della tv: il telespettatore non solo può scegliere meglio allʼinterno delle singole piattafor- me di distribuzione, ma è continuamente stimolato da nuove alternative. Questo evidentemente non significa la fine della tv tradizionale. Insieme alla tv dunque cambia il telespettatore? Quello nuovo è più selettivo e più stretto nei tempi da dedicare al piccolo schermo. Guardiamo per esempio il segmento del calcio. Gli appassionati seguono le partite sia sul satellite sia sul digitale terrestre, e quindi hanno meno tempo. I cultori di infotainment, coloro che hanno curiosità e interessi precisi, utilizzano tutti i media a loro disposizione. Questo segmento di pubblico sta subendo sempre di più il fascino di Internet e delle web tv, usano YouTube, cercano lʼon-demand, vogliono la tv tematica capace di soddisfare lʼinte- I “retespettatori” non accettano più passi- vamente quello che passa la tv. Per usare la metafora della “long tail”, sono utenti che stanno nella parte più bassa della coda, quella delle nicchie. Tutto dovuto a Internet? Anche se non ci sono ricerche che misurano la qualità di tempo sottratto alla tv tradizionale a favore di YouTube o dei servizi di web tv, è evidente che Internet ha un ruolo di peso. Se è vero che tutti i media subiscono una riduzione di tempi, Internet dal 2000 al 2007 ha registrato, secondo GfK Eurisko, un incremento del monte ore di collega- mento di circa il 600%. Prossimi mutamenti? A mio modo di vedere, i trend che rivo- luzioneranno la tv tradizionale riguarderan- no un importante sviluppo della Internet tv (la tv lineare e non trasportata dal mondo dellʼIp), ma anche lʼalta definizione con lʼobiettivo di valorizzare la qualità video e lʼemotività a fronte di investimenti in rete e di tempi dettati dalla diffusione e maturità tecnologica dei device e della produzione dei contenuti stessi. E poi assisteremo allo sviluppo di multipiattaforme di distribu- zione video basate ancora una volta sul multimedia IP. Ecco l’esigenza di integrare… Bisognerà avvicinare a Internet il popolo senza pc, portando i contenuti multimediali di Internet sullo schermo tv. Nel segno della semplicità di fruizione. Nei prossimi tre anni si registrerà una significativa accelerazione delle forme dʼofferta ibride broadcast-broa- dband. Unʼimportante intersezione fra broa- dcast e broadband, che vedrà a breve una prima frontiera nella valorizzazione della cosiddetta Over the Top TV, su cui lascia- temi dire che il nostro ruolo sarà strategico sia per i tradizionali broadcasters che per i content provider televisivi. R.C. resse specifico. Meno passivi di prima? Questi, chiamiamoli così, “retespet- tatori”, sono diventati anche utenti, nel senso che producono e scelgono il proprio palinsesto attraverso più piattaforme. La distinzione di Steve Jobs fra media che si guardano inclinati in avanti e media che si guardano inclinati indietro calza a pennello. TREND. Luca Tomassini (TI): verso l’Over-the-Top Tv Prospettive «Dobbiamo portare i contenuti Internet sullo schermo tv» LUCA TOMASSINI è a capo della Direzione Broadband Content di Telecom Italia Lʼautore racconta come Internet e le reti stiano trasformando la percezione degli esseri umani, la loro vita sociale, affettiva ed emozionale. La parola chiave è accele- razione. Spesso siamo portati a considerare il cambiamento che stia- mo vivendo come una rottura con il passato. Il “digitale”, il nome che diamo a quanto ci sta cambiando intorno, è probabilmente il primo cambiamento che si può osservare in maniera così netta allʼinterno della nostra generazione. Umanità accresciuta. Come la tecnologia ci sta cambiando DI GIUSEPPE GRANIERI 165 PAGINE, 12 EURO LATERZA Questo libro, il prima del genere in italiano, contiene le nozioni necessarie alla programma- zione di unʼapplicazione “social” mirata alla diffusione virale tra gli utenti. E questo, grazie alle funzioni orientate alla creazione di ami- cizie e alla diffusione dei contenuti insieme a un piano mirato di comunicazione. Sono riassunti con chiarezza i concetti chiave della programmazione in generale. Lʼampia raccolta di link, il gruppo dedicato al libro e la pagina su Facebook con- sentono approfondimenti continui. Creare applicazioni per Facebook DI ANGELO IACUBINO E ROBERTO MARMO 223 PAGINE, 19,90 EURO FAG Per capire la natura e le caratteristiche dellʼinvestimento pubblicitario italiano è necessario conoscere a fondo la struttura dei media, comprenderne le modalità di accesso, le differenze e le poten- zialità di successo. Gli autori si soffermano su stampa, televisione e Internet, descrivendo le diverse tipologie, le ricerche quali-quantita- tive e le varie prospet- tive. Inoltre vengono illustrate due aree cruciali: la pianificazione pubblicitaria e i nuovi software. L’evoluzione dei media e della pubblicità in Italia DI PAOLO BAUDI DI VESME E FRANCO BRIGIDA 464 PAGINE, 42 EURO FRANCO ANGELI

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LIBRI

n°18. 26 ottobre 200916

il Paginone

n°18. 26 ottobre 200917

A cura di LUDOVICA RICCIARDI

[email protected] www.corrierecomunicazioni.it [email protected]

La crisi cʼè, ma lui non la sente. A vivere una stagione di vitalità è il mercato dei contenuti digitali,

che in Italia a fine 2009 supererà i 7 miliar-di di euro e che sta continuando a viaggiare a ritmi di crescita del 20% lʼanno.

A trainare il mercato è la componente dei contenuti pay, che ha raggiunto un valore di oltre 4,1 miliardi di euro ed è confortata da un incremento della raccolta pubblicitaria del 47%: in controtendenza assoluta rispetto al resto del mondo dei media. Ma non bastano i contenuti a fare la tv e i media del futuro: anche la tecnologia deve crescere di pari passo. “Il contenuto è re, ma la rete è regina - dice Luca Barbareschi, vicepresidente della Commissione Trasporti e Telecomuni-cazioni - e senza un adeguamento delle infrastrutture non potremo supportare la grande creatività delle imprese italiane che lavorano per la produzione di e-content, ossia contenuti di ultima generazione per tv, Internet, telefonia”.

Quali sono allora le sfide per la tele-visione e per i servizi del fututo, quali le tematiche da affrontare con maggior decisione e quali gli ostacoli maggiori? Intanto la mancata crescita di Internet in Italia, “e gran parte della responsabilità è da attribuire alla scuola che non riesce ad insegnare ai ragazzi lʼimportanza della rete - dice Luigi Gubitosi, Ad di Wind -. Dʼaltro canto si sta facendo poco anche a livello più alto per accrescere lʼalfabetiz-zazione, ad esempio lʼe-government e il dialogo con la PA per vie digitali sarebbe strategico”.

La chiave di volta sembra restare la banda larga, fondamentale per la crescita economica, industriale e culturale del pae-

E allora che fare? Oltre ovviamente ad invocare investimenti urgenti e pianificati per la banda larga e la ultra larga, cʼè chi avanza una proposta: per fare in modo che lʼuso di internet diventi massiccio e abituale come quello della televisione - ormai diffusa in tutte le case degli italiani e accesa per quasi la metà della giornata - mettiamo la tv, il cinema, i contenuti

di qualità su Internet. Ma a pagamento. Questo consentirà di avere contenuti sem-pre di standard elevato e di accrescere la domanda, proprio come è successo per la telefonia mobile. Parola di Vincenzo Novari, Amministratore Delegato di Tre Italia, che spiega: “Finché continueremo a dare la possibilità di scaricare gratuitamen-te i contenuti da Internet, la qualità sarà

DANIELAMECENATE

bassa, perché non cʼè ritorno economico. Se invece portiamo il cinema, le fiction, la tv e quantʼaltro sulla piattaforma Inter-net, allora il consumatore sarà disposto a pagare e il settore crescerà”. E per far pagare il pubblico? “Dobbiamo inventarci un sistema di billing nuovo. Potremmo ad esempio creare delle carte ricaricabili ad hoc”. Ma il vero “vulnus” del nostro paese, quello che frena drasticamente la crescita dei new media e alla tv del fu-turo è anche un altro pesante elemento, lʼanalfabetismo.

Secondo il rapporto 2009 realizzato in collaborazione con Nielsen, gli “heavy users” (identificati come under-44enni con livello di istruzione e reddito medio-alto) sono cresciuti dal 23% del 2007 al 34% del 2009, mentre i “no users” (tipicamen-te over-55enni con istruzione e reddito medio-basso) sono diminuiti dal 52% del 2007 al 45% del 2009. Pochi. Lo ribadisce Giovanni Stella, Vice Presidente di Tele-com Italia Media, che invita a considerare lʼallarmante quota del 38% di utilizzato-ri di Internet e il mancato insegnamento dellʼinformatica nelle scuole. “Investendo nella banda larga e sui contenuti, con la Iptv si può bypassare il gap di know how che cʼè nel paese e far crescere sensibil-mente lʼalfabetizzazione informatica. Siamo convinti che lʼintegrazione possa essere tale da permettere un giorno di na-vigare in Internet col telecomando della tv, quindi in modo semplice, e di poter usufruire da casa di servizi importanti come la telemedicina, lʼe-government, lʼe-learning, lʼhome banking”.

Le cifreCalabrò (Agcom): per il 2010 aspettiamo che il valore dei ricavi dai contenuti possa superare gli 8 miliardi

Incognita contenutiCome cambieranno con il digitale?

se, “su cui però serve un piano concreto, non si può lasciare tutto alla discussione tra gli operatori”, rimarca Gubitosi. Concorda su questa necessità di forte impulso alla banda larga e alla piatta-forma digitale anche Corrado Calabrò, presidente Agcom. “Ci aspettiamo che nel 2010 il valore dei ricavi derivanti dai contenuti – dice Calabrò – possa superare gli 8 miliardi di euro, ma senza la banda larga e le nuove infrastrutture necessarie per far correre le offerte, senza integra-zione tra tutte le piattaforme, rischiamo di dover rinunciare alla qualità, alla velocità e alla quantità di informazioni che possono circolare. Tutti invocano la banda larga e le reti di nuova generazione, ma nessuno è diposto ad investirci, col risultato che ancora oggi vediamo la scarsa diffusione della Iptv e un pubblico del tutto passivo di fronte alla tv, e questo proprio nellʼera dellʼinterattività. È un paradosso che non dobbiamo eccettare”.

Industria cruciale per lʼItalia, ma serve il sostegno di infrastrutture adeguate

MEDIAINTEGRATISenza integrare le piattaforme, dice Calabrò (Agcom) rischiamo di dover rinunciare alla qualità

Downloading

Pirateria digitale, servononuove forme distributivePirati allʼarrembaggio del nostro cinema migliore. Lancia lʼallarme sulla pirateria digitale Paolo Ferrari di Anica (lʼasso-ciazione dellʼindustria cinematografica): “Dietro questo business illegale si celano gli interessi della criminalità organizzata. Per ri-durre il peso economico della pirateria servono leggi sicure e cer-tezza della pena, cui affiancare una politica di rinnovamento della rete di distribuzione di prodotti e contenuti audiovisivi”. Anche Caterina Caselli di Pmi, associazione di categoria di produttori indipendenti, indica nel download illegale una delle cause della crisi del mercato della musica: “Sono quasi 900 milioni i download illegali di brani che, tradotto sul mercato della musica, significa perdite enormi in termini di vendite, posti di lavoro e valore creativo dellʼartista”. Diversa lʼopinione di Lorenzo Pelliccioli della De Agostini, che vede nella volontà di difendere le rendite garantite delle grandi major lʼorigine della pirateria digitale: “Contro la criminalità informatica serve abbandona-re la logica dei grandi profitti e avvicinarsi alle esigenze del consumatore”.

La fiction italiana non riesce a oltrepassare i confini nazionali. È un prodotto di buona qualità, ma poco in-novativa e quindi poco apprezzata sul mercato internazionale. Ad illustrare numeri e caratteristiche della fiction nazionale è Flavia Barca, coordina-trice dell’Istituto di Economia dei Media (Fondazione Rosselli): “Il valore dellʼexport italiano di fiction è di 10 milioni di euro, ampiamente sorpassato da quello di molti paesi eu-

ropei, soprattutto Germania e Regno Unito. Non esportiamo perché parlia-mo un linguaggio poco innovativo: i broadcaster non hanno il coraggio di affrontare temi che si allontanino da quelli in grado di incontrare il fa-vore di tutti e non investono su temi coraggiosi o nuovi. In Italia ci sono ancora argomenti tabù e questo non consente di raccontare la società vera e di adeguarsi al target internaziona-le”. L̓ Italia è un forte consumatore

di fiction, visto che le ore trasmesse arrivano a 15mila lʼanno. Di queste, appena 2.500 sono made in Italy, mentre il resto è importato, soprattutto dagli Usa (8.300 ore). Da Germania e Francia importiamo 1.700 ore, mentre ne esportiamo solo 91. Dove la fiction di casa nostra è molto apprezzata è nei paesi dellʼEuropa dellʼEst, come Ungheria e Repubblica Ceca, o do-ve è molto forte la presenza italiana (ad esempio il Belgio). Un mercato,

quello della fiction italiana, che con-ta 219 imprese, il 26% delle aziende attive nella produzione audiovisiva, e i cui ricavi totali si sono aggirati nel 2007 intorno ai 905 milioni di euro, con una crescita rispetto allʼanno precedente del 19%. “Ma bisogna investire urgentemente sullʼinnova-zione dei contenuti - conclude Flavia Barca - e smuovere il mercato anche a costo di venire attaccati dalla fascia di pubblico conservatrice”.

Barca (Fondazione Rosselli): fiction ingessata da tabùExport

Entro il 2012 i ricavi dalla pay-tv su-pereranno quelli derivanti dalle inserzio-ni pubblicitarie sulle reti nazionali: con circa 3,8 miliardi di euro, il pagamento diretto contribuirà al 41% dei ricavi del sistema Tv. Il canone, considerando l’assenza di manovre per il recupero di evasione e morosità, si attesterà al 19% circa. Dati che emergono dalla ricerca di eMedia Institute, secondo la quale il periodo 2009-2012 segnerà la massima accelerazione della migrazione alla tv digitale multicanale. “La popolazione si troverà in un nuovo ambiente tv carat-

terizzato da nuove tecnologie e nuovi concept di prodotto”. Vengono cioè “a compimento entro il 2012 i processi cominciati negli ultimi vent’anni”. Tra le nuove tendenze del mercato tv, la formazione di un’offerta più consistente sul segmento delle nuovi canali mini-generalisti presenti su Dtt, ma anche un aumento della domanda di servizi aggiuntivi e di tecnologie avanzate (dal Pvr all’Hd, dal multiroom alla catchup Tv), che faranno registrate nei prossimi tre anni un’accelerazione delle forme d’offerta ibride broadcast-broadband.

E i ricavi della pay sorpassano quelli da spot

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Tv su pc, tv su tv, via Internet, via satellite, via digitale terrestre. Come sarà il futuro? “Il punto dʼarrivo è unʼofferta unica di contenuti e servizi fruibili da qual-siasi device a disposizione del cliente. E per arrivarci, la sfida sarà coordinare gli elementi della catena: diritti dei contenuti, device, reti, piattaforme di distribuzione e di gestione dei digital media”. Lo dice Luca Tomassini, a capo della Direzione Broadband Content di Telecom Italia. La meta, dice Tomassini, sarà lʼintersezione fra broadcast e broadband.

Ma prima del futuro c’è l’oggi. A che punto è la rivoluzione?

Per la tv è unʼera di grandi cambiamenti. Non solo per le nuove tecnologie, come il Dtt, ma soprattutto per le piattaforme di distribuzione dei segnali e dei contenuti tv. È cresciuta la voglia di qualità e nel contempo lʼofferta sta diventando sempre più competitiva. Satellite, Internet e Dtt hanno cambiato il vecchio paradigma della tv: il telespettatore non solo può scegliere meglio allʼinterno delle singole piattafor-me di distribuzione, ma è continuamente stimolato da nuove alternative. Questo evidentemente non significa la fine della tv tradizionale.

Insieme alla tv dunque cambia il telespettatore?

Quello nuovo è più selettivo e più stretto nei tempi da dedicare al piccolo schermo. Guardiamo per esempio il segmento del calcio. Gli appassionati seguono le partite sia sul satellite sia sul digitale terrestre, e quindi hanno meno tempo. I cultori di infotainment, coloro che hanno curiosità e interessi precisi, utilizzano tutti i media a loro disposizione. Questo segmento di pubblico sta subendo sempre di più il fascino di Internet e delle web tv, usano YouTube, cercano lʼon-demand, vogliono la tv tematica capace di soddisfare lʼinte-

I “retespettatori” non accettano più passi-vamente quello che passa la tv. Per usare la metafora della “long tail”, sono utenti che stanno nella parte più bassa della coda, quella delle nicchie.

Tutto dovuto a Internet?Anche se non ci sono ricerche che

misurano la qualità di tempo sottratto alla tv tradizionale a favore di YouTube o dei servizi di web tv, è evidente che Internet ha un ruolo di peso.

Se è vero che tutti i media subiscono una riduzione di tempi, Internet dal 2000 al 2007 ha registrato, secondo GfK Eurisko, un incremento del monte ore di collega-mento di circa il 600%.

Prossimi mutamenti? A mio modo di vedere, i trend che rivo-

luzioneranno la tv tradizionale riguarderan-no un importante sviluppo della Internet tv (la tv lineare e non trasportata dal mondo dellʼIp), ma anche lʼalta definizione con lʼobiettivo di valorizzare la qualità video e lʼemotività a fronte di investimenti in rete e di tempi dettati dalla diffusione e maturità tecnologica dei device e della produzione dei contenuti stessi. E poi assisteremo allo sviluppo di multipiattaforme di distribu-zione video basate ancora una volta sul multimedia IP.

Ecco l’esigenza di integrare…Bisognerà avvicinare a Internet il popolo

senza pc, portando i contenuti multimediali di Internet sullo schermo tv. Nel segno della semplicità di fruizione. Nei prossimi tre anni si registrerà una significativa accelerazione delle forme dʼofferta ibride broadcast-broa-dband. Unʼimportante intersezione fra broa-dcast e broadband, che vedrà a breve una prima frontiera nella valorizzazione della cosiddetta Over the Top TV, su cui lascia-temi dire che il nostro ruolo sarà strategico sia per i tradizionali broadcasters che per i content provider televisivi. R.C.

resse specifico. Meno passivi di prima?Questi, chiamiamoli così, “retespet-

tatori”, sono diventati anche utenti, nel senso che producono e scelgono il proprio palinsesto attraverso più piattaforme. La distinzione di Steve Jobs fra media che si guardano inclinati in avanti e media che si guardano inclinati indietro calza a pennello.

TREND. Luca Tomassini (TI): verso l’Over-the-Top Tv

Prospettive«Dobbiamo portarei contenuti Internetsullo schermo tv»

LUCATOMASSINIè a capodella Direzione Broadband Content di Telecom Italia

Lʼautore racconta come Internet e le reti stiano trasformando la percezione degli

esseri umani, la loro vita sociale, affettiva ed emozionale. La parola chiave è accele-razione. Spesso siamo portati a considerare il cambiamento che stia-mo vivendo come una rottura con il passato. Il “digitale”, il nome che diamo a quanto

ci sta cambiando intorno, è probabilmente il primo cambiamento che si può osservare in maniera così netta allʼinterno della nostra generazione.

Umanità accresciuta. Come la tecnologia ci sta cambiando DI GIUSEPPE GRANIERI165 PAGINE, 12 EUROLATERZA

Questo libro, il prima del genere in italiano, contiene le nozioni necessarie alla programma-zione di unʼapplicazione “social” mirata alla

diffusione virale tra gli utenti. E questo, grazie alle funzioni orientate alla creazione di ami-cizie e alla diffusione dei contenuti insieme a un piano mirato di comunicazione. Sono riassunti con chiarezza i concetti chiave della programmazione in

generale. L̓ ampia raccolta di link, il gruppo dedicato al libro e la pagina su Facebook con-sentono approfondimenti continui.

Creare applicazioni per Facebook DI ANGELO IACUBINO E ROBERTO MARMO223 PAGINE, 19,90 EUROFAG

Per capire la natura e le caratteristiche dellʼinvestimento pubblicitario italiano è necessario conoscere a fondo la struttura dei

media, comprenderne le modalità di accesso, le differenze e le poten-zialità di successo. Gli autori si soffermano su stampa, televisione e Internet, descrivendo le diverse tipologie, le ricerche quali-quantita-tive e le varie prospet-tive. Inoltre vengono

illustrate due aree cruciali: la pianificazione pubblicitaria e i nuovi software.

L’evoluzione dei media e della pubblicità in Italia DI PAOLO BAUDI DI VESME E FRANCO BRIGIDA464 PAGINE, 42 EUROFRANCO ANGELI