RASSEGNA STAMPA Comunicato Stampa · controtendenza, in quanto il 60% delle persone conosce prezzi...
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RASSEGNA STAMPA
Comunicato Stampa
“APPROPRIATEZZA E SOSTENIBILITÀ
NELLA GESTIONE DELL’INCONTINENZA
URINARIA: ASL E CITTADINI A
CONFRONTO”
14 maggio 2012
Aggiornamento
15 maggio 2012
SOMMARIO
TESTATA DATA LETTORI
Agenzie
ANSA 11/05/2012 per staff editoriale
ANSA 14/05/2012 per staff editoriale
ASCA 14/05/2012 per staff editoriale
Quotidiani
IL TEMPO 12/05/2012 186.000
LA PREALPINA 12/05/2012 n.d.
GIORNALE DI SICILIA 12/05/2012 406.000
Web
LETTERA43.IT 11/05/2012 39.122
UNITA.IT 14/05/2012 88.543
SALUS.IT 14/05/2012 n.d.
LIQUIDAREA.COM 14/05/2012 n.d.
NEWSMEDICAL.IT 14/05/2012 n.d.
INTOPIC.IT 14/05/2012 n.d.
MONDOPRESSING.COM 14/05/2012 n.d.
IT.YAHOO.COM 14/05/2012 2.963.434
CLICMEDICINA.IT 15/05/2012 30.000
IMGPRESS.IT 15/05/2012 n.d.
BENESSERE.COM 15/05/2012 n.d.
TOTALE 17 3.713.099
Fonti dati: Audipress, Anes, Auditel, Audiradio, Audiweb
ANSA Data: 11/05/2012
Lettori: per staff editoriale
ANSA-FOCUS/ ANCHE IN ITALIA PRESTO PIU' PANNOLONI CHE
PANNOLINI
GIA' 1,2 MLD VENDUTI OGNI ANNO,COME PER GIAPPONE NUOVO
BUSINESS
(ANSA) - MILANO, 11 MAG - Pannoloni più venduti dei pannolini: accade in Giappone,
paese sempre più longevo e sempre più anziano, ma è il destino che attende anche
l'Italia, dove gli over65 sono il 21% e diventeranno il 35% entro il 2030 e dove il tasso di
natalità è fra i più bassi del mondo. E contemporaneamente cresce un nuovo business
di prodotti per la terza e la quarta età, fatta appunto di pannoloni ma anche di
omogeneizzati e alimenti speciali. Basti pensare che in Italia sono oltre 1,2 miliardi i
pannoloni venduti, spiega Niccolo Marchionni, presidente della Società italiana di
cardiologia geriatrica. "Se in Giappone gli over65 attualmente sono il 23%, e
diventeranno il 40% nel 2060, in Italia le cifre non si discostano di molto - precisa il
geriatra - Adesso infatti sono il 21%, e nel 2030 diventeranno il 30-35%". Per la
precisione, secondo le cifre della Fondazione italiana continenza, che lunedì 14 maggio
presenterà a Milano una ricerca sul tema, le persone che ne soffrono in Italia sono 4
milioni, di cui un milione in forma grave. A soffrirne sono soprattutto le donne rispetto
agli uomini (12% contro 2%). Secondo i dati di Assobiomedica, nel 2011 sono stati
venduti 1,2 miliardi di pezzi di pannoloni, ma il dato è sottostimato e potrebbe essere
più alto del 25%. E lo sarà ancora di più nei prossimi anni. Attualmente infatti
l'aspettativa di vita è di 79,2 anni per gli uomini e 84,5 per le donne, il tasso di fertilità è
di 1,2-1,3 figli per donna, ma nel prossimo prossimo futuro ci sarà 'un'esplosioné dei
molto anziani. "Dal 1951 al 2030 - continua Marchionni - ci sarà un aumento del 200%
della fascia d'età 75-85 e di ben il 750% degli over85. Con un problema di sostenibilità
economica per lo Stato, sia per quanto riguarda le pensioni, che per i costi di assistenza
sanitaria". Per il futuro bisognerà quindi attrezzarsi, e il mercato in parte lo sta già
facendo, anche se un po' in ritardo rispetto a quanto avviene all'estero. "Si sta
sviluppando un segmento di mercato alimentare - aggiunge Marchionni - per gli anziani,
affetti gravi problemi di malnutrizione, soprattutto quando colpiti da forme di demenza.
Ci sono quindi integratori calorico-proteici, per dargli un buon apporto di queste
sostanze, e addensanti e sostanze semiliquide, simili a omogeneizzati". Chi soffre di
demenza infatti, ingerendo sostanze liquide, corre il rischio di avere broncopolmoniti da
ingestione. "Ecco perché-conclude - è in crescita un mercato di prodotti semi-
addensanti a chi ha problemi di deglutizione, che si possono dare in sicurezza".
(ANSA).
Y85-BR/ S04 QBKN
ANSA Data: 14/05/2012
Lettori: per staff editoriale
SALUTE:INCONTINENZA SEMPRE PIU'DIFFUSA,COLPISCE 15-
35%OVER60
FONDAZIONE CONTINENZA, NE SOFFRONO SOPRATTUTTO LE DONNE
(ANSA) - MILANO, 14 MAG - L'incontinenza urinaria è una patologia in continuo
aumento. Colpisce in tutte le fasce d'età e soprattutto le donne. Tra i 15 e 64
anni ne soffre l'1,5%-5% degli uomini e il 10-30% delle donne. E il problema
aumenta con l'età: per i soggetti non ospedalizzati di over60 la prevalenza é del
15%-35%, mentre nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie
geriatriche arriva fino al 70%. Sono alcuni dei dati contenuti nella ricerca
presentata oggi a Milano da Fondazione Italiana continenza e Fondazione Istud.
Dalla ricerca, condotta in Lombardia, Piemonte, Toscana e Campania, emerge
un forte disagio sociale da pazienti e familiari, sottoposti a un elevato carico
assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli le asl. In molti casi i
pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere quanto
riconosciuto, ma anche le asl mostrano scarso interessel a valutare la loro
soddisfazione. Per il 31% dei pazienti il quantitativo di ausili è insufficiente e il
27% delle persone acquista di tasca propria prodotti aggiuntivi, cui si sommano
eventuali spese connesse a visite specialistiche e assistenza a pagamento. Più
della metà dei pazienti dichiara di non essere stato coinvolto nella scelta di
marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53% per i cateteri). Il
sistema di distribuzione varia da regione a regione. Solo un'esigua parte delle
asl/distretti del campione lascia la possibilità di scelta della modalità distributiva
all'utente (11,8% per i prodotti assorbenti e 6,7% per i cateteri). I pazienti
lamentano anche una scarsa informazione sulle caratteristiche e il costo degli
assorbenti che ricevono (il 61% ne è all'oscuro). Il Piemonte è in
controtendenza, in quanto il 60% delle persone conosce prezzi e caratteristiche
dei prodotti che utilizza.
Y85/ S04 QBKN
ASCA (1/2) Data: 14/05/2012
Utenti: N.D.
SALUTE: IN EUROPA OVER65 CON INCONTINENZA SARANNO 107 MLN
NEL 2050
(ASCA) - Roma, 14 mag - L'incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario
rilevante per il quale e' sempre piu' importante trovare risposte soddisfacenti sia in
termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio, soprattutto in relazione
all'invecchiamento della popolazione. E' una patologia in continuo aumento. Nella sola
Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si stima che arriveranno a essere
107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050.
Fondazione italiana continenza, di concerto con l'Area Sanita' e Salute di Fondazione
ISTUD, ha presentato oggi i risultati dello studio ''Gestione dell'Incontinenza
nell'anziano: appropriatezza e sostenibilita''' realizzato per conoscere e valutare
l'incontinenza urinaria sotto il profilo dell'impatto socio-economico sulle persone affette
da tale patologia, sui loro familiari e su chi se ne occupa.
Il problema - riferiscono i dati - puo' interessare qualunque fascia d'eta' ed entrambi i
sessi, con una maggiore prevalenza nelle donne: nella popolazione di eta' compresa tra
i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza negli uomini varia dall'1,5% al 5% mentre nelle
donne dal 10% al 30%.
L'insorgenza d'incontinenza urinaria cresce all'aumentare dell'eta': per i soggetti non
ospedalizzati di eta' superiore ai sessant'anni, infatti, la prevalenza di incontinenza
urinaria varia dal 15% al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle
corsie geriatriche fino al 70% dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone
anziane che vivono al proprio domicilio e ne sono frequentemente colpite.
''Un ruolo chiave per ridurre l'entita' del disagio, che deriva dalla condizione clinico-
patologica - sottolinea Aldo Bono, componente del comitato scientifico della
Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito
dell'Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e gia' Presidente SIU, Societa'
Italiana di Urologia - e' costituito dal corretto impiego degli ausili per l'incontinenza.
Pertanto la loro qualita' tecnica e le caratteristiche dell'offerta da parte del sistema
assistenziale sono elementi cardine per analizzare le modalita' con cui e' possibile far
fronte ai bisogni della persona incontinente, soprattutto se affetta da una forma di
incontinenza medio-grave ed e' in eta' matura o avanzata''.
ASCA (2/2) Data: 14/05/2012
Utenti: N.D.
''Non dimentichiamo - aggiunge - che l'incontinenza ha un impatto molto
negativo sulla vita quotidiana della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il
disagio legato all'odore e alla sensazione di scarsa igiene provocano
ripercussioni negative sullo stato di salute complessivo, nelle relazione sociali e
nella qualita' di vita, nonostante cio' spesso non si pone la dovuta attenzione alle
fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di eventuale recupero''.
E, sottolineano gli esperti, ''La sanita' ha cominciato la propria spending review
da tempo, indirizzando le gare per l'acquisto dei presidi prevalentemente su un
risparmio a breve termine''. Ma, avvertono, questa e' una modalita' ''miope'' di
risparmio, ''perche' non tiene conto dei numerosi risvolti economici legati alla
scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non considerano gli
aspetti principali per il paziente, il quantitativo e la qualita' degli ausili fornito
dall'ASL''.
LETTERA43.IT (1/2) Data: 11/05/2012
Utenti unici: 39.122
IN ITALIA PRESTO PIÙ PANNOLONI CHE PANNOLINI
Oltre quattro milioni di over 65 li utilizzano, più le donne. E il
mercato crea anche gli omogeneizzati per adulti.
Ci sono alcune similitudini che fanno riflettere sul ciclo della vita. I
bambini non hanno ancora i denti, gli anziani restano senza; i piccoli
non sanno camminare e i più vecchi, a volte, non riescono più a farlo.Ma la similitudine
più curiosa e grottesca è un'altra sfida che li accomuna: cercare di non farsela
addosso.
E c’è un dato che fotografa l'invecchiamento del nostro Paese: la vendita dei pannoloni
per adulti sta superando quella dei pannolini per bambini.
Per Assobiomedica in Italia ogni anno si vendono 1,2 miliardi di pannoloni per anziani,
e il dato è addirittura sottostimato.
NEL 2030 IL 35% DI ANZIANI. Una cifra consistente che rispecchia la situazione
anagrafica di uno Stato dove gli over 65 sono già il 21% della popolazione ed entro il
2030 dovrebbero diventare il 35%, portando il numero dei bisnonni a superare quello
dei nipoti.
Se si unisce questo fatto con il valore del tasso di natalità italiano, fra i più bassi al
mondo, è facile immaginare i futuri connotati della proporzione tra pannoloni e
pannolini.
Pannoloni? Necessari più alle donne (12%) che agli uomini (2%)
Sono queste alcune delle considerazioni inserite nello studio della
Fondazione italiana continenza, la cui presentazione è stata fissata per
lunedì 14 maggio a Milano.
Una ricerca che ha rilanciato anche un'altra tematica: con l'aumento degli anziani è in
crescita un nuovo business di prodotti per la terza e la quarta età , fra cui, per l'appunto,
i famosi pannoloni ma anche alimenti speciali e omogeneizzati.
La tendenza che è in atto in Italia riflette, secondo Niccolo Marchionni, presidente della
Società italiana di cardiologia geriatrica, quella giapponese: «Se in Giappone gli over
65 attualmente sono il 23%, e diventeranno il 40% nel 2060, in Italia le cifre non si
discostano molto» ha dichiarato.
Il numero di anziani che nel nostro Paese utilizzano i pannoloni sfiora già i quattro
milioni, di cui un milione a causa di gravi malattie. La percentuale sfavorisce le donne, il
12% rispetto al 2% degli uomini.
LETTERA43.IT (2/2) Data: 11/05/2012
Utenti unici: 39.122
ASPETTATIVA DI VITA: 84,5 ANNI GLI UOMINI, 79,2 LE DONNE. Il mercato
dei pannoloni per adulti rispecchia quindi lo stato di invecchiamento della nostra
società : attualmente l'aspettativa di vita è di 79,2 anni per gli uomini e 84,5 per
le donne mentre il tasso di fertilità è di 1,2-1,3 figli per donna.
Questi numeri sono però destinati a cambiare, creando invece che un baby-
boom quello che potremmo definire un granny-boom: «Dal 1951 al 2030» ha
spiegato Marchionni
«ci sarà un aumento del 200% della fascia d'età 75-85 e di ben il 750% degli
over 85», di cui la maggior parte dovrebbero essere donne.
UN PROBLEMA DI SOSTENIBILITA’ STATALE. Il fatto è destinato a portare
con sè molte conseguenze tra cui, ha ricordato il presidente: «Un problema di
sostenibilità economica per lo Stato, sia per quanto riguarda le pensioni, sia per
i costi di assistenza sanitaria». La tematica era già stata rimarcata lo scorso 11
aprile dal Fondo monetario internazionale che aveva parlato di un +50% dei
costi di previdenza entro il 2050.
La parola d'ordine per il futuro è quindi attrezzarsi, anche se un po' in ritardo
rispetto a quanto è avvenuto all'estero, per esempio in Giappone.
IN DIFFUSIONE I PRODOTTI ALIMENTARI PER ANZIANI. Ma anche in Italia
ci stiamo arrivando: «Si sta sviluppando un segmento di mercato alimentare per
gli anziani» ha aggiunto Marchionni «affetti gravi problemi di malnutrizione,
soprattutto quando colpiti da forme di demenza».
I prodotti spaziano dagli integratori calorico-proteici ad addensanti e a sostanze
semiliquide, simili a omogeneizzati.
Chi soffre di demenza infatti, ingerendo sostanze liquide, corre il rischio di avere
broncopolmoniti da ingestione.
«Ecco perchè» ha concluso il presidente «E’ in crescita un mercato di prodotti
semi-addensanti a chi ha problemi di deglutizione, che si possono dare in
sicurezza».
Venerdì 11 Maggio 2012
UNITA.IT Data: 14/05/2012
Utenti unici: 88.543 .
Salute:incontinenza sempre piu'diffusa,colpisce 15-35%over60
(ANSA) - MILANO, 14 MAG - L'incontinenza urinaria e' una patologia in continuo
aumento. Colpisce in tutte le fasce d'eta' e soprattutto le donne. Tra i 15 e 64 anni ne
soffre l'1,5%-5% degli uomini e il 10-30% delle donne. E il problema aumenta con
l'eta': per i soggetti non ospedalizzati di over60 la prevalenza e' del 15%-35%, mentre
nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche arriva fino al
70%. Sono alcuni dei dati contenuti nella ricerca presentata oggi a Milano da
Fondazione Italiana continenza e Fondazione Istud. Dalla ricerca, condotta in
Lombardia, Piemonte, Toscana e Campania, emerge un forte disagio sociale da
pazienti e familiari, sottoposti a un elevato carico assistenziale ed economico, di cui
non risultano consapevoli le asl. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio
disagio, per paura di perdere quanto riconosciuto, ma anche le asl mostrano scarso
interessel a valutare la loro soddisfazione. Per il 31% dei pazienti il quantitativo di
ausili e' insufficiente e il 27% delle persone acquista di tasca propria prodotti
aggiuntivi, cui si sommano eventuali spese connesse a visite specialistiche e
assistenza a pagamento. Piu' della meta' dei pazienti dichiara di non essere stato
coinvolto nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti,
53% per i cateteri). Il sistema di distribuzione varia da regione a regione. Solo
un'esigua parte delle asl/distretti del campione lascia la possibilita' di scelta della
modalita' distributiva all'utente (11,8% per i prodotti assorbenti e 6,7% per i cateteri). I
pazienti lamentano anche una scarsa informazione sulle caratteristiche e il costo degli
assorbenti che ricevono (il 61% ne e' all'oscuro). Il Piemonte e' in controtendenza, in
quanto il 60% delle persone conosce prezzi e caratteristiche dei prodotti che utilizza.
SALUS.IT (1/3) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
Appropriatezza e sostenibilità nella gestione dell'incontinenza urinaria
Milano, 14 maggio 2012 - Fondazione italiana continenza, di concerto con l’Area Sanità e
Salute di Fondazione ISTUD, presenta oggi i risultati dello studio “Gestione dell’Incontinenza
nell’anziano: appropriatezza e sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza
urinaria sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui
loro familiari e su chi se ne occupa. L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario
rilevante per il quale è importante trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di
rapporto costo/beneficio, soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una
patologia in continuo aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si
stima che arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050.
L’incontinenza può interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore
prevalenza nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la
prevalenza negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%.
L’insorgenza d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non
ospedalizzati di età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria
varia dal 15% al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche
fino al 70% dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al
proprio domicilio e ne sono frequentemente colpite. “L’incontinenza urinaria costituisce un
problema socio-sanitario rilevante. Un ruolo chiave per ridurre l’entità del disagio, che deriva
dalla condizione clinico-patologica, è costituito dal corretto impiego degli ausili per
l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le caratteristiche dell’offerta da parte del
sistema assistenziale sono elementi cardine per analizzare le modalità con cui è possibile far
fronte ai bisogni della persona incontinente, soprattutto se affetta da una forma di incontinenza
medio-grave ed è in età matura o avanzata.” ha commentato il prof. Aldo Bono, componente
del comitato scientifico della Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca,
Primario Urologo Emerito dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e già
Presidente SIU, Società Italiana di Urologia . “Non dimentichiamo che l’incontinenza ha un
impatto molto negativo sulla vita quotidiana della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il
disagio legato all’odore e alla sensazione di scarsa igiene provocano ripercussioni negative
sullo stato di salute complessivo, nelle relazione sociali e nella qualità di vita, nonostante ciò
spesso non si pone la dovuta attenzione alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e
soprattutto di eventuale recupero.” I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio
sociale e sono sottoposti a un elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano
consapevoli i responsabili delle ASL. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio,
per paura di perdere quanto riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso
interesse a valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati. La sanità ha cominciato la
propria spending review da tempo, indirizzando le gare per l’acquisto dei presidi
prevalentemente su un risparmio a breve termine.
SALUS.IT (2/3) Data: 14/03/2012
Utenti unici: N.D.
Questo atteggiamento ha distratto il focus dagli aspetti prioritari nella fornitura di ausili, ossia
la qualità del prodotto e la capacità di migliorare la qualità di vita. Il prezzo infatti è risultato
essere il primo criterio di valutazione all’interno dei capitolati d’acquisto nel 58% delle ASL
che hanno aderito allo studio, in un caso addirittura l’unico parametro preso in considerazione.
La qualità del prodotto e del servizio, in genere, rivestono un ruolo minoritario nell’ambito della
gara: hanno rispettivamente un valore medio pari a 33,6% e 22,5%. Si tratta di una modalità
“miope” di risparmio, perché non tiene conto dei numerosi risvolti economici legati alla scelta
di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non considerano gli aspetti principali per il
paziente, il quantitativo e la qualità degli ausili fornito dall’ASL. Dalla ricerca emerge infatti che
per il 31% dei pazienti il quantitativo è insufficiente (14% per i cateteri) e il 27% delle persone
acquistano di tasca propria prodotti aggiuntivi a quelli forniti dall’ASL, cui si sommano
eventuali spese connesse a visite specialistiche e assistenza a pagamento da parte di una
persona esterna (badante o infermiere). Oltre al carico di cura e assistenza le persone
anziane fragili e il loro nucleo familiare devono spesso sostenere ulteriori spese aggiuntive
rilevanti. Anche l’aspetto informativo e la libertà di scelta, che non sempre comportano un
aggravio nei costi, sono sottovalutati e più della metà dei pazienti dichiara di non essere stato
coinvolto nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53% per i
cateteri). Il sistema di distribuzione rappresenta un altro elemento importante per gli utenti,
che varia da regione a regione. Solo un’esigua parte delle ASL/distretti del campione lascia la
possibilità di scelta della modalità distributiva all’utente (11,8% per i prodotti assorbenti e 6,7%
per i cateteri). Questo dato è in linea con quanto affermano i pazienti, che nella maggior parte
dei casi (58%) non hanno potuto decidere come ricevere o ritirare gli ausili. Oltre a non essere
coinvolti nella decisione del prodotto di cui poi usufruiranno, e a non poter scegliere la
modalità di ritiro, i pazienti lamentano anche una scarsa informazione sulle caratteristiche e il
costo degli assorbenti che ricevono (il 61% del campione ne è all’oscuro). Questi dati,
pertanto, evidenziano come la fornitura di ausili per l’incontinenza non sia vissuta dalle
Aziende Sanitarie come un servizio offerto al paziente, bensì come una mera consegna del
prodotto. I risultati evidenziano come il Piemonte sia in controtendenza rispetto a tali aspetti,
in quanto la maggior parte delle persone (60%) è a conoscenza dei prezzi e delle
caratteristiche dei prodotti che utilizza, nell’83% dei casi sono mediamente informate sul loro
corretto utilizzo e vengono coinvolte sia per l’assegnazione dei prodotti assorbenti, sia per
l’assegnazione dei cateteri (60% e 82%, rispettivamente). “L’auspicio della Fondazione
italiana continenza e della Fondazione ISTUD è che questa ricerca contribuisca a un
ripensamento dell’approccio all’erogazione degli ausili per incontinenza che, per essere
efficace ed efficiente, deve essere sistemico e porre il paziente sempre al centro” commenta il
prof. Roberto Carone, Presidente della Fondazione italiana continenza e Direttore della
Struttura complessa di Neuro-Urologia dell’ospedale CTO/Maria Adelaide di Torino. “È
necessario che l’attenzione evolva da un acquisto di beni al prezzo più basso verso
l’erogazione di una prestazione sanitaria appropriata. Puntare alla reale appropriatezza
prescrittiva, promuovendo anche attraverso la libera scelta una corretta formazione e
informazione di operatori sanitari e pazienti, sembra essere la via da seguire, come
evidenziano i dati della ricerca”.
SALUS.IT (3/3) Data: 14/03/2012
Utenti unici: N.D.
“Questa ricerca ha rappresentato per la Fondazione ISTUD una grande opportunità
nell’esaminare il vissuto dei pazienti rispetto alla qualità dei servizi offerti” afferma Luigi
Reale, Area Sanità e Salute Fondazione ISTUD. “Lo scopo non è stato solo fornire una
base conoscitiva sulla quale valutare la migliore soluzione organizzativa per un servizio di
fornitura degli ausili per l’incontinenza, ma migliorare la qualità di vita delle persone che
soffrono di questa patologia. ‘La tecnologia aumenta tantissimo la qualità della vita quindi
non tagliamo le risorse, semmai aumentiamo i controlli per evitare gli sprechi’ questo è il
commento di uno degli intervistati, rappresentativo sia del sentimento generale sia del
messaggio che lo studio esprime”.
LIQUIDAREA.COM (1/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
Appropriatezza e sostenibilità nella gestione dell’incontinenza urinaria: ASL
e cittadini a confronto
Lombardia, Piemonte, Toscana e Campania sotto la lente per quantificare l’impatto
economico e sociale dell’incontinenza urinaria nell’anziano fragile e nel suo nucleo
familiare
Milano, 14 maggio 2012 - Fondazione italiana continenza, di concerto con
l’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD, presenta oggi i risultati dello
studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e
sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria
sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro
familiari e su chi se ne occupa.
L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per il quale è importante
trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio,
soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una patologia in continuo
aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si stima che
arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può
interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza
nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza
negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza
d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di
età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15%
al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70%
dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al proprio
domicilio e ne sono frequentemente colpite.
“L’incontinenza urinaria costituisce un problema socio-sanitario rilevante. Un ruolo chiave
per ridurre l’entità del disagio, che deriva dalla condizione clinico-patologica, è costituito
dal corretto impiego degli ausili per l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le
caratteristiche dell’offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per
analizzare le modalità con cui è possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente,
soprattutto se affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed è in età matura o
avanzata.” ha commentato il prof. Aldo Bono, componente del comitato scientifico della
Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito
dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e già Presidente SIU, Società
Italiana di Urologia.
LIQUIDAREA.COM (2/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
“Non dimentichiamo che l’incontinenza ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana
della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il disagio legato all’odore e alla
sensazione di scarsa igiene provocano ripercussioni negative sullo stato di salute
complessivo, nelle relazione sociali e nella qualità di vita, nonostante ciò spesso non si
pone la dovuta attenzione alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di
eventuale recupero.”
I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un
elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili
delle ASL. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere
quanto riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso interesse a
valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati.
La sanità ha cominciato la propria spending review da tempo, indirizzando le gare per
l’acquisto dei presidi prevalentemente su un risparmio a breve termine. Questo
atteggiamento ha distratto il focus dagli aspetti prioritari nella fornitura di ausili, ossia la
qualità del prodotto e la capacità di migliorare la qualità di vita. Il prezzo infatti è risultato
essere il primo criterio di valutazione all’interno dei capitolati d’acquisto nel 58% delle ASL
che hanno aderito allo studio, in un caso addirittura l’unico parametro preso in
considerazione. La qualità del prodotto e del servizio, in genere, rivestono un ruolo
minoritario nell’ambito della gara: hanno rispettivamente un valore medio pari a 33,6% e
22,5%. Si tratta di una modalità “miope” di risparmio, perché non tiene conto dei numerosi
risvolti economici legati alla scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non
considerano gli aspetti principali per il paziente, il quantitativo e la qualità degli ausili
fornito dall’ASL. Dalla ricerca emerge infatti che per il 31% dei pazienti il quantitativo è
insufficiente (14% per i cateteri) e il 27% delle persone acquistano di tasca propria prodotti
aggiuntivi a quelli forniti dall’ASL, cui si sommano eventuali spese connesse a visite
specialistiche e assistenza a pagamento da parte di una persona esterna (badante o
infermiere). Oltre al carico di cura e assistenza le persone anziane fragili e il loro nucleo
familiare devono spesso sostenere ulteriori spese aggiuntive rilevanti.
Anche l’aspetto informativo e la libertà di scelta, che non sempre comportano un aggravio
nei costi, sono sottovalutati e più della metà dei pazienti dichiara di non essere stato
coinvolto nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53%
per i cateteri).
Il sistema di distribuzione rappresenta un altro elemento importante per gli utenti, che
varia da regione a regione. Solo un’esigua parte delle ASL/distretti del campione lascia la
possibilità di scelta della modalità distributiva all’utente (11,8% per i prodotti assorbenti e
6,7% per i cateteri). Questo dato è in linea con quanto affermano i pazienti, che nella
maggior parte dei casi (58%) non hanno potuto decidere come ricevere o ritirare gli ausili.
Oltre a non essere coinvolti nella decisione del prodotto di cui poi usufruiranno, e a non
poter scegliere la modalità di ritiro, i pazienti lamentano anche una scarsa informazione
sulle caratteristiche e il costo degli assorbenti che ricevono (il 61% del campione ne è
all’oscuro).
LIQUIDAREA.COM (3/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
Questi dati, pertanto, evidenziano come la fornitura di ausili per l’incontinenza non sia
vissuta dalle Aziende Sanitarie come un servizio offerto al paziente, bensì come una mera
consegna del prodotto. I risultati evidenziano come il Piemonte sia in controtendenza
rispetto a tali aspetti, in quanto la maggior parte delle persone (60%) è a conoscenza dei
prezzi e delle caratteristiche dei prodotti che utilizza, nell’83% dei casi sono mediamente
informate sul loro corretto utilizzo e vengono coinvolte sia per l’assegnazione dei prodotti
assorbenti, sia per l’assegnazione dei cateteri (60% e 82%, rispettivamente).
“L’auspicio della Fondazione italiana continenza e della Fondazione ISTUD è che questa
ricerca contribuisca a un ripensamento dell’approccio all’erogazione degli ausili per
incontinenza che, per essere efficace ed efficiente, deve essere sistemico e porre il
paziente sempre al centro” commenta il prof. Roberto Carone, Presidente della
Fondazione italiana continenza e Direttore della Struttura complessa di Neuro-Urologia
dell’ospedale CTO/Maria Adelaide di Torino. “È necessario che l’attenzione evolva da un
acquisto di beni al prezzo più basso verso l’erogazione di una prestazione sanitaria
appropriata. Puntare alla reale appropriatezza prescrittiva, promuovendo anche attraverso
la libera scelta una corretta formazione e informazione di operatori sanitari e pazienti,
sembra essere la via da seguire, come evidenziano i dati della ricerca”.
“Questa ricerca ha rappresentato per la Fondazione ISTUD una grande opportunità
nell’esaminare il vissuto dei pazienti rispetto alla qualità dei servizi offerti” afferma Luigi
Reale, Area Sanità e Salute Fondazione ISTUD. “Lo scopo non è stato solo fornire una
base conoscitiva sulla quale valutare la migliore soluzione organizzativa per un servizio di
fornitura degli ausili per l’incontinenza, ma migliorare la qualità di vita delle persone che
soffrono di questa patologia. ‘La tecnologia aumenta tantissimo la qualità della vita quindi
non tagliamo le risorse, semmai aumentiamo i controlli per evitare gli sprechi’ questo è il
commento di uno degli intervistati, rappresentativo sia del sentimento generale sia del
messaggio che lo studio esprime”.
La Fondazione italiana continenza, ente senza fini di lucro, nasce nel 2000 e si propone di
far conoscere all’opinione pubblica le tematiche dell’incontinenza, di identificare i bisogni
dei pazienti e le possibili soluzioni, di contribuire al miglioramento della loro qualità di vita
e al superamento degli aspetti più critici della patologia. Inoltre, la Fondazione italiana
continenza vuole contribuire a migliorare l’educazione sanitaria dei cittadini in materia di
incontinenza, contribuire alla preparazione degli operatori sanitari e sostenere il principio
della qualità dei servizi delle strutture sanitarie in termini di prevenzione, riabilitazione e
cura. Oltre a promuovere la ricerca, l’istituzione di figure professionali specifiche e la
sperimentazione scientifica, la Fondazione italiana continenza vuole svolgere un ruolo
attivo in qualità di interlocutore del Ministero della Salute, delle Regioni e delle altre
istituzioni governative, per tutti i temi relativi a incontinenza urinaria e fecale.
ww.contenuti-web.com.
www.istud.it
LIQUIDAREA.COM (4/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
La Fondazione ISTUD è una Business School indipendente che opera in Europa nel
campo della formazione professionale superiore e della ricerca sul management. Fondata
nel 1970 per iniziativa di Assolombarda e di un gruppo di grandi aziende italiane e
multinazionali (fra cui Pirelli, Olivetti, IBM, SMI), la Fondazione ISTUD ha da sempre
accompagnato l’evoluzione del management italiano, contribuendo in modo significativo
alla diffusione di una moderna “cultura gestionale”. La missione della Fondazione ISTUD
è di sostenere la crescita delle imprese e dei manager che vogliono competere attraverso
la realizzazione di un nuovo modello economico sostenibile, incentrato sulla creazione di
valore per tutti gli attori del processo; offrendo un portafoglio integrato di programmi di
ricerca e formazione manageriale, direttamente applicati alle realtà e alle sfide che le
organizzazioni stanno affrontando.
NEWSMEDICAL.IT (1/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
Appropriatezza e sostenibilità nella gestione dell’incontinenza urinaria: ASL
e cittadini a confronto
Lombardia, Piemonte, Toscana e Campania sotto la lente per quantificare l’impatto
economico e sociale dell’incontinenza urinaria nell’anziano fragile e nel suo nucleo
familiare
Milano, 14 maggio 2012 - Fondazione italiana continenza, di concerto con
l’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD, presenta oggi i risultati dello
studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e
sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria
sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro
familiari e su chi se ne occupa.
L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per il quale è importante
trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio,
soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una patologia in continuo
aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si stima che
arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può
interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza
nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza
negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza
d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di
età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15%
al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70%
dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al proprio
domicilio e ne sono frequentemente colpite.
“L’incontinenza urinaria costituisce un problema socio-sanitario rilevante. Un ruolo chiave
per ridurre l’entità del disagio, che deriva dalla condizione clinico-patologica, è costituito
dal corretto impiego degli ausili per l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le
caratteristiche dell’offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per
analizzare le modalità con cui è possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente,
soprattutto se affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed è in età matura o
avanzata.” ha commentato il prof. Aldo Bono, componente del comitato scientifico della
Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito
dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e già Presidente SIU, Società
Italiana di Urologia.
NEWSMEDICAL.IT (2/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
“Non dimentichiamo che l’incontinenza ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana
della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il disagio legato all’odore e alla
sensazione di scarsa igiene provocano ripercussioni negative sullo stato di salute
complessivo, nelle relazione sociali e nella qualità di vita, nonostante ciò spesso non si
pone la dovuta attenzione alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di
eventuale recupero.”
I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un
elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili
delle ASL. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere
quanto riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso interesse a
valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati.
La sanità ha cominciato la propria spending review da tempo, indirizzando le gare per
l’acquisto dei presidi prevalentemente su un risparmio a breve termine. Questo
atteggiamento ha distratto il focus dagli aspetti prioritari nella fornitura di ausili, ossia la
qualità del prodotto e la capacità di migliorare la qualità di vita. Il prezzo infatti è risultato
essere il primo criterio di valutazione all’interno dei capitolati d’acquisto nel 58% delle ASL
che hanno aderito allo studio, in un caso addirittura l’unico parametro preso in
considerazione. La qualità del prodotto e del servizio, in genere, rivestono un ruolo
minoritario nell’ambito della gara: hanno rispettivamente un valore medio pari a 33,6% e
22,5%. Si tratta di una modalità “miope” di risparmio, perché non tiene conto dei numerosi
risvolti economici legati alla scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non
considerano gli aspetti principali per il paziente, il quantitativo e la qualità degli ausili
fornito dall’ASL. Dalla ricerca emerge infatti che per il 31% dei pazienti il quantitativo è
insufficiente (14% per i cateteri) e il 27% delle persone acquistano di tasca propria prodotti
aggiuntivi a quelli forniti dall’ASL, cui si sommano eventuali spese connesse a visite
specialistiche e assistenza a pagamento da parte di una persona esterna (badante o
infermiere). Oltre al carico di cura e assistenza le persone anziane fragili e il loro nucleo
familiare devono spesso sostenere ulteriori spese aggiuntive rilevanti.
Anche l’aspetto informativo e la libertà di scelta, che non sempre comportano un aggravio
nei costi, sono sottovalutati e più della metà dei pazienti dichiara di non essere stato
coinvolto nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53%
per i cateteri).
Il sistema di distribuzione rappresenta un altro elemento importante per gli utenti, che
varia da regione a regione. Solo un’esigua parte delle ASL/distretti del campione lascia la
possibilità di scelta della modalità distributiva all’utente (11,8% per i prodotti assorbenti e
6,7% per i cateteri). Questo dato è in linea con quanto affermano i pazienti, che nella
maggior parte dei casi (58%) non hanno potuto decidere come ricevere o ritirare gli ausili.
Oltre a non essere coinvolti nella decisione del prodotto di cui poi usufruiranno, e a non
poter scegliere la modalità di ritiro, i pazienti lamentano anche una scarsa informazione
sulle caratteristiche e il costo degli assorbenti che ricevono (il 61% del campione ne è
all’oscuro).
NEWSMEDICAL.IT (3/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
Questi dati, pertanto, evidenziano come la fornitura di ausili per l’incontinenza non sia
vissuta dalle Aziende Sanitarie come un servizio offerto al paziente, bensì come una mera
consegna del prodotto. I risultati evidenziano come il Piemonte sia in controtendenza
rispetto a tali aspetti, in quanto la maggior parte delle persone (60%) è a conoscenza dei
prezzi e delle caratteristiche dei prodotti che utilizza, nell’83% dei casi sono mediamente
informate sul loro corretto utilizzo e vengono coinvolte sia per l’assegnazione dei prodotti
assorbenti, sia per l’assegnazione dei cateteri (60% e 82%, rispettivamente).
“L’auspicio della Fondazione italiana continenza e della Fondazione ISTUD è che questa
ricerca contribuisca a un ripensamento dell’approccio all’erogazione degli ausili per
incontinenza che, per essere efficace ed efficiente, deve essere sistemico e porre il
paziente sempre al centro” commenta il prof. Roberto Carone, Presidente della
Fondazione italiana continenza e Direttore della Struttura complessa di Neuro-Urologia
dell’ospedale CTO/Maria Adelaide di Torino. “È necessario che l’attenzione evolva da un
acquisto di beni al prezzo più basso verso l’erogazione di una prestazione sanitaria
appropriata. Puntare alla reale appropriatezza prescrittiva, promuovendo anche attraverso
la libera scelta una corretta formazione e informazione di operatori sanitari e pazienti,
sembra essere la via da seguire, come evidenziano i dati della ricerca”.
“Questa ricerca ha rappresentato per la Fondazione ISTUD una grande opportunità
nell’esaminare il vissuto dei pazienti rispetto alla qualità dei servizi offerti” afferma Luigi
Reale, Area Sanità e Salute Fondazione ISTUD. “Lo scopo non è stato solo fornire una
base conoscitiva sulla quale valutare la migliore soluzione organizzativa per un servizio di
fornitura degli ausili per l’incontinenza, ma migliorare la qualità di vita delle persone che
soffrono di questa patologia. ‘La tecnologia aumenta tantissimo la qualità della vita quindi
non tagliamo le risorse, semmai aumentiamo i controlli per evitare gli sprechi’ questo è il
commento di uno degli intervistati, rappresentativo sia del sentimento generale sia del
messaggio che lo studio esprime”.
La Fondazione italiana continenza, ente senza fini di lucro, nasce nel 2000 e si propone di
far conoscere all’opinione pubblica le tematiche dell’incontinenza, di identificare i bisogni
dei pazienti e le possibili soluzioni, di contribuire al miglioramento della loro qualità di vita
e al superamento degli aspetti più critici della patologia. Inoltre, la Fondazione italiana
continenza vuole contribuire a migliorare l’educazione sanitaria dei cittadini in materia di
incontinenza, contribuire alla preparazione degli operatori sanitari e sostenere il principio
della qualità dei servizi delle strutture sanitarie in termini di prevenzione, riabilitazione e
cura. Oltre a promuovere la ricerca, l’istituzione di figure professionali specifiche e la
sperimentazione scientifica, la Fondazione italiana continenza vuole svolgere un ruolo
attivo in qualità di interlocutore del Ministero della Salute, delle Regioni e delle altre
istituzioni governative, per tutti i temi relativi a incontinenza urinaria e fecale.
ww.contenuti-web.com.
www.istud.it
NEWSMEDICAL.IT (4/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
La Fondazione ISTUD è una Business School indipendente che opera in Europa nel
campo della formazione professionale superiore e della ricerca sul management. Fondata
nel 1970 per iniziativa di Assolombarda e di un gruppo di grandi aziende italiane e
multinazionali (fra cui Pirelli, Olivetti, IBM, SMI), la Fondazione ISTUD ha da sempre
accompagnato l’evoluzione del management italiano, contribuendo in modo significativo
alla diffusione di una moderna “cultura gestionale”. La missione della Fondazione ISTUD
è di sostenere la crescita delle imprese e dei manager che vogliono competere attraverso
la realizzazione di un nuovo modello economico sostenibile, incentrato sulla creazione di
valore per tutti gli attori del processo; offrendo un portafoglio integrato di programmi di
ricerca e formazione manageriale, direttamente applicati alle realtà e alle sfide che le
organizzazioni stanno affrontando.
INTOPIC.IT (1/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
Appropriatezza e sostenibilità nella gestione dell’incontinenza urinaria: ASL
e cittadini a confronto
Lombardia, Piemonte, Toscana e Campania sotto la lente per quantificare l’impatto
economico e sociale dell’incontinenza urinaria nell’anziano fragile e nel suo nucleo
familiare
Milano, 14 maggio 2012 - Fondazione italiana continenza, di concerto con
l’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD, presenta oggi i risultati dello
studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e
sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria
sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro
familiari e su chi se ne occupa.
L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per il quale è importante
trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio,
soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una patologia in continuo
aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si stima che
arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può
interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza
nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza
negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza
d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di
età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15%
al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70%
dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al proprio
domicilio e ne sono frequentemente colpite.
“L’incontinenza urinaria costituisce un problema socio-sanitario rilevante. Un ruolo chiave
per ridurre l’entità del disagio, che deriva dalla condizione clinico-patologica, è costituito
dal corretto impiego degli ausili per l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le
caratteristiche dell’offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per
analizzare le modalità con cui è possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente,
soprattutto se affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed è in età matura o
avanzata.” ha commentato il prof. Aldo Bono, componente del comitato scientifico della
Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito
dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e già Presidente SIU, Società
Italiana di Urologia.
INTOPIC.IT (2/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
“Non dimentichiamo che l’incontinenza ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana
della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il disagio legato all’odore e alla
sensazione di scarsa igiene provocano ripercussioni negative sullo stato di salute
complessivo, nelle relazione sociali e nella qualità di vita, nonostante ciò spesso non si
pone la dovuta attenzione alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di
eventuale recupero.”
I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un
elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili
delle ASL. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere
quanto riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso interesse a
valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati.
La sanità ha cominciato la propria spending review da tempo, indirizzando le gare per
l’acquisto dei presidi prevalentemente su un risparmio a breve termine. Questo
atteggiamento ha distratto il focus dagli aspetti prioritari nella fornitura di ausili, ossia la
qualità del prodotto e la capacità di migliorare la qualità di vita. Il prezzo infatti è risultato
essere il primo criterio di valutazione all’interno dei capitolati d’acquisto nel 58% delle ASL
che hanno aderito allo studio, in un caso addirittura l’unico parametro preso in
considerazione. La qualità del prodotto e del servizio, in genere, rivestono un ruolo
minoritario nell’ambito della gara: hanno rispettivamente un valore medio pari a 33,6% e
22,5%. Si tratta di una modalità “miope” di risparmio, perché non tiene conto dei numerosi
risvolti economici legati alla scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non
considerano gli aspetti principali per il paziente, il quantitativo e la qualità degli ausili
fornito dall’ASL. Dalla ricerca emerge infatti che per il 31% dei pazienti il quantitativo è
insufficiente (14% per i cateteri) e il 27% delle persone acquistano di tasca propria prodotti
aggiuntivi a quelli forniti dall’ASL, cui si sommano eventuali spese connesse a visite
specialistiche e assistenza a pagamento da parte di una persona esterna (badante o
infermiere). Oltre al carico di cura e assistenza le persone anziane fragili e il loro nucleo
familiare devono spesso sostenere ulteriori spese aggiuntive rilevanti.
Anche l’aspetto informativo e la libertà di scelta, che non sempre comportano un aggravio
nei costi, sono sottovalutati e più della metà dei pazienti dichiara di non essere stato
coinvolto nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53%
per i cateteri).
Il sistema di distribuzione rappresenta un altro elemento importante per gli utenti, che
varia da regione a regione. Solo un’esigua parte delle ASL/distretti del campione lascia la
possibilità di scelta della modalità distributiva all’utente (11,8% per i prodotti assorbenti e
6,7% per i cateteri). Questo dato è in linea con quanto affermano i pazienti, che nella
maggior parte dei casi (58%) non hanno potuto decidere come ricevere o ritirare gli ausili.
Oltre a non essere coinvolti nella decisione del prodotto di cui poi usufruiranno, e a non
poter scegliere la modalità di ritiro, i pazienti lamentano anche una scarsa informazione
sulle caratteristiche e il costo degli assorbenti che ricevono (il 61% del campione ne è
all’oscuro).
INTOPIC.IT (3/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
Questi dati, pertanto, evidenziano come la fornitura di ausili per l’incontinenza non sia
vissuta dalle Aziende Sanitarie come un servizio offerto al paziente, bensì come una mera
consegna del prodotto. I risultati evidenziano come il Piemonte sia in controtendenza
rispetto a tali aspetti, in quanto la maggior parte delle persone (60%) è a conoscenza dei
prezzi e delle caratteristiche dei prodotti che utilizza, nell’83% dei casi sono mediamente
informate sul loro corretto utilizzo e vengono coinvolte sia per l’assegnazione dei prodotti
assorbenti, sia per l’assegnazione dei cateteri (60% e 82%, rispettivamente).
“L’auspicio della Fondazione italiana continenza e della Fondazione ISTUD è che questa
ricerca contribuisca a un ripensamento dell’approccio all’erogazione degli ausili per
incontinenza che, per essere efficace ed efficiente, deve essere sistemico e porre il
paziente sempre al centro” commenta il prof. Roberto Carone, Presidente della
Fondazione italiana continenza e Direttore della Struttura complessa di Neuro-Urologia
dell’ospedale CTO/Maria Adelaide di Torino. “È necessario che l’attenzione evolva da un
acquisto di beni al prezzo più basso verso l’erogazione di una prestazione sanitaria
appropriata. Puntare alla reale appropriatezza prescrittiva, promuovendo anche attraverso
la libera scelta una corretta formazione e informazione di operatori sanitari e pazienti,
sembra essere la via da seguire, come evidenziano i dati della ricerca”.
“Questa ricerca ha rappresentato per la Fondazione ISTUD una grande opportunità
nell’esaminare il vissuto dei pazienti rispetto alla qualità dei servizi offerti” afferma Luigi
Reale, Area Sanità e Salute Fondazione ISTUD. “Lo scopo non è stato solo fornire una
base conoscitiva sulla quale valutare la migliore soluzione organizzativa per un servizio di
fornitura degli ausili per l’incontinenza, ma migliorare la qualità di vita delle persone che
soffrono di questa patologia. ‘La tecnologia aumenta tantissimo la qualità della vita quindi
non tagliamo le risorse, semmai aumentiamo i controlli per evitare gli sprechi’ questo è il
commento di uno degli intervistati, rappresentativo sia del sentimento generale sia del
messaggio che lo studio esprime”.
La Fondazione italiana continenza, ente senza fini di lucro, nasce nel 2000 e si propone di
far conoscere all’opinione pubblica le tematiche dell’incontinenza, di identificare i bisogni
dei pazienti e le possibili soluzioni, di contribuire al miglioramento della loro qualità di vita
e al superamento degli aspetti più critici della patologia. Inoltre, la Fondazione italiana
continenza vuole contribuire a migliorare l’educazione sanitaria dei cittadini in materia di
incontinenza, contribuire alla preparazione degli operatori sanitari e sostenere il principio
della qualità dei servizi delle strutture sanitarie in termini di prevenzione, riabilitazione e
cura. Oltre a promuovere la ricerca, l’istituzione di figure professionali specifiche e la
sperimentazione scientifica, la Fondazione italiana continenza vuole svolgere un ruolo
attivo in qualità di interlocutore del Ministero della Salute, delle Regioni e delle altre
istituzioni governative, per tutti i temi relativi a incontinenza urinaria e fecale.
ww.contenuti-web.com.
www.istud.it
INTOPIC.IT (4/4) Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
La Fondazione ISTUD è una Business School indipendente che opera in Europa nel
campo della formazione professionale superiore e della ricerca sul management. Fondata
nel 1970 per iniziativa di Assolombarda e di un gruppo di grandi aziende italiane e
multinazionali (fra cui Pirelli, Olivetti, IBM, SMI), la Fondazione ISTUD ha da sempre
accompagnato l’evoluzione del management italiano, contribuendo in modo significativo
alla diffusione di una moderna “cultura gestionale”. La missione della Fondazione ISTUD
è di sostenere la crescita delle imprese e dei manager che vogliono competere attraverso
la realizzazione di un nuovo modello economico sostenibile, incentrato sulla creazione di
valore per tutti gli attori del processo; offrendo un portafoglio integrato di programmi di
ricerca e formazione manageriale, direttamente applicati alle realtà e alle sfide che le
organizzazioni stanno affrontando.
MONDOPRESSING.COM Data: 14/05/2012
Utenti unici: N.D.
L'INCONTINENZA, UN GRAVE PROBLEMA SOPRATTUTTO PER L'ANZIANO
Fondazione italiana continenza, di concerto con l’Area Sanità e Salute di Fondazione
ISTUD, presenta oggi i risultati dello studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano:
appropriatezza e sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria
sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro
familiari e su chi se ne occupa.
L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante e in continuo aumento a
causa dell'invecchiamento della popolazione: in Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71
milioni e si stima che arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050.
L’incontinenza può interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una
maggiore prevalenza nelle donne: per i soggetti non ospedalizzati di età superiore ai
sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15% al 35%. Nelle
case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70% dei degenti
risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono nella propria casa
"L’incontinenza urinaria costituisce un problema socio-sanitario rilevante anche sotto il
profilo economico e occorre migliorare la condizione clinico-patologica con il corretto
impiego degli ausili per l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le caratteristiche
dell’offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per analizzare le
modalità con cui è possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente, soprattutto se
affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed è in età matura o avanzata.” ha
commentato il prof. Aldo Bono, componente del comitato scientifico della Fondazione
italiana continenza che ha coordinato la ricerca. “Non dimentichiamo che l’incontinenza ha
un impatto molto negativo sulla vita quotidiana della persona che ne soffre: la paura di
bagnarsi, il disagio legato all’odore e alla sensazione di scarsa igiene provocano
ripercussioni negative sullo stato di salute complessivo, nelle relazione sociali e nella
qualità di vita, nonostante ciò spesso non si pone la dovuta attenzione alle fasi di
diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di eventuale recupero.”
I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un
elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili
delle ASL. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere
quanto riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso interesse a
valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati.
IT.YAHOO.COM Data: 14/05/2012
Utenti unici: 2.963.434
SALUTE: IN EUROPA OVER65 CON INCONTINENZA SARANNO 107 MLN NEL 2050
(ASCA) - Roma, 14 mag - L'incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante
per il quale e' sempre piu' importante trovare risposte soddisfacenti sia in termini
di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio, soprattutto in relazione all'invecchiamento della
popolazione. E' una patologia in continuo aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli
ultra65enni erano 71 milioni e si stima che arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165
milioni nel 2050.Fondazione italiana continenza, di concerto con l'Area Sanita' e Salute di
Fondazione ISTUD, ha presentato oggi i risultati dello studio ''Gestione dell'Incontinenza
nell'anziano: appropriatezza e sostenibilita''' realizzato per conoscere e valutare l'incontinenza
urinaria sotto il profilo dell'impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui
loro familiari e su chi se ne occupa. Il problema - riferiscono i dati - puo' interessare qualunque
fascia d'eta' ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza nelle donne: nella popolazione
di eta' compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza negli uomini varia dall'1,5% al 5%
mentre nelle donne dal 10% al 30%.
L'insorgenza d'incontinenza urinaria cresce all'aumentare dell'eta': per i soggetti non
ospedalizzati di eta' superiore ai sessant'anni, infatti, la prevalenza di incontinenza
urinaria varia dal 15% al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie
geriatriche fino al 70% dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che
vivono al proprio domicilio e ne sono frequentemente colpite. ''Un ruolo chiave per ridurre
l'entita' del disagio, che deriva dalla condizione clinico-patologica - sottolinea Aldo
Bono, componente del comitato scientifico della Fondazione italiana continenza che ha
coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito dell'Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi
di Varese e gia' Presidente SIU, Societa' Italiana di Urologia - e' costituito dal corretto impiego
degli ausili per l'incontinenza. Pertanto la loro qualita' tecnica e le
caratteristiche dell'offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per
analizzare le modalita' con cui e' possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente,
soprattutto se affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed e' in eta' matura o
avanzata'‘. ''Non dimentichiamo - aggiunge - che l'incontinenza ha un impatto molto negativo
sulla vita quotidiana della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il disagio legato
all'odore e alla sensazione di scarsa igiene provocano ripercussioni negative sullo stato di
salute complessivo, nelle relazione sociali e nella qualita' di vita, nonostante
cio' spesso non si pone la dovuta attenzione alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia
e soprattutto di eventuale recupero''. E, sottolineano gli esperti, ''La sanita' ha cominciato la
propria spending review da tempo, indirizzando le gare per l'acquisto dei presidi
prevalentemente su un risparmio a breve termine''. Ma, avvertono, questa e' una modalita'
''miope'' di risparmio, ''perche' non tiene conto dei numerosi risvolti economici
legati alla scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non considerano gli aspetti
principali per il paziente, il quantitativo e la qualita' degli ausili fornito
dall'ASL'‘.
CLICMEDICINA.IT (1/3) Data: 15/05/2012
Utenti unici: 30.000
APPROPRIATEZZA E SOSTENIBILITÀ NELLA GESTIONE DELL’INCONTINENZA
URINARIA: ASL E CITTADINI A CONFRONTO
Fondazione italiana continenza, di concerto con l’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD,
presenta oggi i risultati dello studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano: appropriatezza e
sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria sotto il profilo
dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro familiari e su chi
se ne occupa. L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per il quale è
importante trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto
costo/beneficio, soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una patologia
in continuo aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si stima
che arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può
interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza nelle
donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza negli
uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza d’incontinenza
urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di età superiore ai
sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15% al 35%. Nelle case di
riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70% dei degenti risulta
incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al proprio domicilio e ne sono
frequentemente colpite.
“L’incontinenza urinaria costituisce un problema socio-sanitario rilevante. Un ruolo chiave per
ridurre l’entità del disagio, che deriva dalla condizione clinico-patologica, è costituito dal
corretto impiego degli ausili per l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le
caratteristiche dell’offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per
analizzare le modalità con cui è possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente,
soprattutto se affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed è in età matura o
avanzata.” ha commentato il prof. Aldo Bono, componente del comitato scientifico della
Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito
dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e già Presidente SIU, Società Italiana
di Urologia.
“Non dimentichiamo che l’incontinenza ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana
della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il disagio legato all’odore e alla sensazione
di scarsa igiene provocano ripercussioni negative sullo stato di salute complessivo, nelle
relazione sociali e nella qualità di vita, nonostante ciò spesso non si pone la dovuta attenzione
alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di eventuale recupero.” I
pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un
elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili delle
ASL.
CLICMEDICINA.IT (2/3) Data: 15/05/2012
Utenti unici: 30.000
In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere quanto
riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso interesse a valutare la
soddisfazione dell’utenza per servizi erogati. La sanità ha cominciato la propria spending
review da tempo, indirizzando le gare per l’acquisto dei presidi prevalentemente su un
risparmio a breve termine. Questo atteggiamento ha distratto il focus dagli aspetti prioritari
nella fornitura di ausili, ossia la qualità del prodotto e la capacità di migliorare la qualità di vita.
Il prezzo infatti è risultato essere il primo criterio di valutazione all’interno dei capitolati
d’acquisto nel 58% delle ASL che hanno aderito allo studio, in un caso addirittura l’unico
parametro preso in considerazione. La qualità del prodotto e del servizio, in genere, rivestono
un ruolo minoritario nell’ambito della gara: hanno rispettivamente un valore medio pari a
33,6% e 22,5%. Si tratta di una modalità “miope” di risparmio, perché non tiene conto dei
numerosi risvolti economici legati alla scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto
non considerano gli aspetti principali per il paziente, il quantitativo e la qualità degli ausili
fornito dall’ASL. Dalla ricerca emerge infatti che per il 31% dei pazienti il quantitativo è
insufficiente (14% per i cateteri) e il 27% delle persone acquistano di tasca propria prodotti
aggiuntivi a quelli forniti dall’ASL, cui si sommano eventuali spese connesse a visite
specialistiche e assistenza a pagamento da parte di una persona esterna (badante o
infermiere). Oltre al carico di cura e assistenza le persone anziane fragili e il loro nucleo
familiare devono spesso sostenere ulteriori spese aggiuntive rilevanti.
Anche l’aspetto informativo e la libertà di scelta, che non sempre comportano un aggravio nei
costi, sono sottovalutati e più della metà dei pazienti dichiara di non essere stato coinvolto
nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53% per i cateteri).
Il sistema di distribuzione rappresenta un altro elemento importante per gli utenti, che varia da
regione a regione. Solo un’esigua parte delle ASL/distretti del campione lascia la possibilità di
scelta della modalità distributiva all’utente (11,8% per i prodotti assorbenti e 6,7% per i
cateteri). Questo dato è in linea con quanto affermano i pazienti, che nella maggior parte dei
casi (58%) non hanno potuto decidere come ricevere o ritirare gli ausili. Oltre a non essere
coinvolti nella decisione del prodotto di cui poi usufruiranno, e a non poter scegliere la
modalità di ritiro, i pazienti lamentano anche una scarsa informazione sulle caratteristiche e il
costo degli assorbenti che ricevono (il 61% del campione ne è all’oscuro).
Questi dati, pertanto, evidenziano come la fornitura di ausili per l’incontinenza non sia vissuta
dalle Aziende Sanitarie come un servizio offerto al paziente, bensì come una mera consegna
del prodotto. I risultati evidenziano come il Piemonte sia in controtendenza rispetto a tali
aspetti, in quanto la maggior parte delle persone (60%) è a conoscenza dei prezzi e delle
caratteristiche dei prodotti che utilizza, nell’83% dei casi sono mediamente informate sul loro
corretto utilizzo e vengono coinvolte sia per l’assegnazione dei prodotti assorbenti, sia per
l’assegnazione dei cateteri (60% e 82%, rispettivamente).
CLICMEDICINA.IT (3/3) Data: 15/05/2012
Utenti unici: 30.000
“L’auspicio della Fondazione italiana continenza e della Fondazione ISTUD è che questa
ricerca contribuisca a un ripensamento dell’approccio all’erogazione degli ausili per
incontinenza che, per essere efficace ed efficiente, deve essere sistemico e porre il paziente
sempre al centro” commenta il prof. Roberto Carone, Presidente della Fondazione italiana
continenza e Direttore della Struttura complessa di Neuro-Urologia dell’ospedale CTO/Maria
Adelaide di Torino. “È necessario che l’attenzione evolva da un acquisto di beni al prezzo più
basso verso l’erogazione di una prestazione sanitaria appropriata. Puntare alla reale
appropriatezza prescrittiva, promuovendo anche attraverso la libera scelta una corretta
formazione e informazione di operatori sanitari e pazienti, sembra essere la via da seguire,
come evidenziano i dati della ricerca”.“Questa ricerca ha rappresentato per la Fondazione
ISTUD una grande opportunità nell’esaminare il vissuto dei pazienti rispetto alla qualità dei
servizi offerti” afferma Luigi Reale, Area Sanità e Salute Fondazione ISTUD. “Lo scopo non è
stato solo fornire una base conoscitiva sulla quale valutare la migliore soluzione organizzativa
per un servizio di fornitura degli ausili per l’incontinenza, ma migliorare la qualità di vita delle
persone che soffrono di questa patologia. ‘La tecnologia aumenta tantissimo la qualità della
vita quindi non tagliamo le risorse, semmai aumentiamo i controlli per evitare gli sprechi’
questo è il commento di uno degli intervistati, rappresentativo sia del sentimento generale sia
del messaggio che lo studio esprime”.
BENESSERE.COM (1/3) Data: 15/05/2012
Utenti unici: N.D.
SONDAGGI: L’INCONTINENZA URINARIA NELL’ANZIANO
Appropriatezza e sostenibilità nella gestione dell’incontinenza urinaria: asl e
cittadini a confronto. Lombardia, Piemonte, Toscana e Campania sotto la lente per
quantificare l’impatto economico e sociale dell’incontinenza urinaria nell’anziano
fragile e nel suo nucleo familiare.
Fondazione italiana continenza, di concerto con l’Area Sanità e Salute di Fondazione
ISTUD, presenta oggi i risultati dello studio “Gestione dell’Incontinenza nell’anziano:
appropriatezza e sostenibilità” realizzato per conoscere e valutare l’incontinenza urinaria
sotto il profilo dell’impatto socio-economico sulle persone affette da tale patologia, sui loro
familiari e su chi se ne occupa.
L’incontinenza rappresenta un problema socio-sanitario rilevante per il quale è importante
trovare risposte soddisfacenti sia in termini di efficacia, sia di rapporto costo/beneficio,
soprattutto in relazione all’invecchiamento della popolazione. È una patologia in continuo
aumento. Nella sola Europa nel 2000 gli ultra65enni erano 71 milioni e si stima che
arriveranno a essere 107 milioni nel 2025 e 165 milioni nel 2050. L’incontinenza può
interessare qualunque fascia d’età ed entrambi i sessi, con una maggiore prevalenza
nelle donne: nella popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, infatti, la prevalenza
negli uomini varia dall’1,5% al 5% mentre nelle donne dal 10% al 30%. L’insorgenza
d’incontinenza urinaria cresce all’aumentare dell’età: per i soggetti non ospedalizzati di
età superiore ai sessant’anni, infatti, la prevalenza di incontinenza urinaria varia dal 15%
al 35%. Nelle case di riposo, nelle residenze assistite e nelle corsie geriatriche fino al 70%
dei degenti risulta incontinente, senza contare le persone anziane che vivono al proprio
domicilio e ne sono frequentemente colpite.
“L’incontinenza urinaria costituisce un problema socio-sanitario rilevante. Un ruolo chiave
per ridurre l’entità del disagio, che deriva dalla condizione clinico-patologica, è costituito
dal corretto impiego degli ausili per l’incontinenza. Pertanto la loro qualità tecnica e le
caratteristiche dell’offerta da parte del sistema assistenziale sono elementi cardine per
analizzare le modalità con cui è possibile far fronte ai bisogni della persona incontinente,
soprattutto se affetta da una forma di incontinenza medio-grave ed è in età matura o
avanzata.” ha commentato il prof. Aldo Bono, componente del comitato scientifico della
Fondazione italiana continenza che ha coordinato la ricerca, Primario Urologo Emerito
dell’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e già Presidente SIU, Società
Italiana di Urologia.
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BENESSERE.COM (2/3) Data: 15/05/2012
Utenti unici: N.D.
“Non dimentichiamo che l’incontinenza ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana
della persona che ne soffre: la paura di bagnarsi, il disagio legato all’odore e alla
sensazione di scarsa igiene provocano ripercussioni negative sullo stato di salute
complessivo, nelle relazione sociali e nella qualità di vita, nonostante ciò spesso non si
pone la dovuta attenzione alle fasi di diagnosi, di classificazione, di terapia e soprattutto di
eventuale recupero.”
I pazienti e i loro familiari hanno espresso un forte disagio sociale e sono sottoposti a un
elevato carico assistenziale ed economico, di cui non risultano consapevoli i responsabili
delle ASL. In molti casi i pazienti non segnalano il proprio disagio, per paura di perdere
quanto riconosciuto, ma anche le ASL, dal canto loro, mostrano scarso interesse a
valutare la soddisfazione dell’utenza per servizi erogati.
La sanità ha cominciato la propria spending review da tempo, indirizzando le gare per
l’acquisto dei presidi prevalentemente su un risparmio a breve termine. Questo
atteggiamento ha distratto il focus dagli aspetti prioritari nella fornitura di ausili, ossia la
qualità del prodotto e la capacità di migliorare la qualità di vita. Il prezzo infatti è risultato
essere il primo criterio di valutazione all’interno dei capitolati d’acquisto nel 58% delle ASL
che hanno aderito allo studio, in un caso addirittura l’unico parametro preso in
considerazione. La qualità del prodotto e del servizio, in genere, rivestono un ruolo
minoritario nell’ambito della gara: hanno rispettivamente un valore medio pari a 33,6% e
22,5%. Si tratta di una modalità “miope” di risparmio, perché non tiene conto dei numerosi
risvolti economici legati alla scelta di un ausilio piuttosto che di un altro e soprattutto non
considerano gli aspetti principali per il paziente, il quantitativo e la qualità degli ausili
fornito dall’ASL. Dalla ricerca emerge infatti che per il 31% dei pazienti il quantitativo è
insufficiente (14% per i cateteri) e il 27% delle persone acquistano di tasca propria prodotti
aggiuntivi a quelli forniti dall’ASL, cui si sommano eventuali spese connesse a visite
specialistiche e assistenza a pagamento da parte di una persona esterna (badante o
infermiere). Oltre al carico di cura e assistenza le persone anziane fragili e il loro nucleo
familiare devono spesso sostenere ulteriori spese aggiuntive rilevanti.
Anche l’aspetto informativo e la libertà di scelta, che non sempre comportano un aggravio
nei costi, sono sottovalutati e più della metà dei pazienti dichiara di non essere stato
coinvolto nella scelta di marca e tipologia di prodotto (61% per i prodotti assorbenti, 53%
per i cateteri).
Il sistema di distribuzione rappresenta un altro elemento importante per gli utenti, che
varia da regione a regione. Solo un’esigua parte delle ASL/distretti del campione lascia la
possibilità di scelta della modalità distributiva all’utente (11,8% per i prodotti assorbenti e
6,7% per i cateteri). Questo dato è in linea con quanto affermano i pazienti, che nella
maggior parte dei casi (58%) non hanno potuto decidere come ricevere o ritirare gli ausili.
Oltre a non essere coinvolti nella decisione del prodotto di cui poi usufruiranno, e a non
poter scegliere la modalità di ritiro, i pazienti lamentano anche una scarsa informazione
sulle caratteristiche e il costo degli assorbenti che ricevono (il 61% del campione ne è
all’oscuro).
BENESSERE.COM (3/3) Data: 15/05/2012
Utenti unici: N.D.
Questi dati, pertanto, evidenziano come la fornitura di ausili per l’incontinenza non sia
vissuta dalle Aziende Sanitarie come un servizio offerto al paziente, bensì come una mera
consegna del prodotto. I risultati evidenziano come il Piemonte sia in controtendenza
rispetto a tali aspetti, in quanto la maggior parte delle persone (60%) è a conoscenza dei
prezzi e delle caratteristiche dei prodotti che utilizza, nell’83% dei casi sono mediamente
informate sul loro corretto utilizzo e vengono coinvolte sia per l’assegnazione dei prodotti
assorbenti, sia per l’assegnazione dei cateteri (60% e 82%, rispettivamente).
“L’auspicio della Fondazione italiana continenza e della Fondazione ISTUD è che questa
ricerca contribuisca a un ripensamento dell’approccio all’erogazione degli ausili per
incontinenza che, per essere efficace ed efficiente, deve essere sistemico e porre il
paziente sempre al centro” commenta il prof. Roberto Carone, Presidente della
Fondazione italiana continenza e Direttore della Struttura complessa di Neuro-Urologia
dell’ospedale CTO/Maria Adelaide di Torino. “È necessario che l’attenzione evolva da un
acquisto di beni al prezzo più basso verso l’erogazione di una prestazione sanitaria
appropriata. Puntare alla reale appropriatezza prescrittiva, promuovendo anche attraverso
la libera scelta una corretta formazione e informazione di operatori sanitari e pazienti,
sembra essere la via da seguire, come evidenziano i dati della ricerca”.
“Questa ricerca ha rappresentato per la Fondazione ISTUD una grande opportunità
nell’esaminare il vissuto dei pazienti rispetto alla qualità dei servizi offerti” afferma Luigi
Reale, Area Sanità e Salute Fondazione ISTUD. “Lo scopo non è stato solo fornire una
base conoscitiva sulla quale valutare la migliore soluzione organizzativa per un servizio di
fornitura degli ausili per l’incontinenza, ma migliorare la qualità di vita delle persone che
soffrono di questa patologia. ‘La tecnologia aumenta tantissimo la qualità della vita quindi
non tagliamo le risorse, semmai aumentiamo i controlli per evitare gli sprechi’ questo è il
commento di uno degli intervistati, rappresentativo sia del sentimento generale sia del
messaggio che lo studio esprime”.