“Il nuovo: istruzioni per l’uso” capire per non subire!

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“Il nuovo: istruzioni per l’uso” capire per non subire! Serata genitori classi I liceo classico scientifico M. CURIE

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Serata genitori classi I liceo classico scientifico M. CURIE. “Il nuovo: istruzioni per l’uso” capire per non subire!. La scuola superiore: fra sfide evolutive e adattamenti. - PowerPoint PPT Presentation

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“Il nuovo: istruzioni per l’uso”capire per non subire!

Serata genitori classi Iliceo classico scientifico

M. CURIE

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La scuola superiore: fra sfide evolutive e adattamenti

PASSAGGIO ALLA SCUOLA SUPERIORE: richiede lo sviluppo di risorse adattive per far fronte ai numerosi cambiamenti e richieste onerose provenienti dalla:

- nuova fase evolutiva: adolescenza e dintorni..

- cambiamenti didattici: esposizione a vari stili di insegnamento e nuove pratiche valutative, richiesta accresciuto impegno cognitivo nei confronti di nuove materie di studio..impostazione nuovo metodo di studio,…

Senza soffocare curiosità e promuovendo motivazione interna…

- cambiamenti relazionali: ricostruzione di nuove reti sociali fra pari, una nuova modalità di relazione docente – studente, nuove regole e nuovi limiti.

- Pressione familiare vhs nuove spinte all’autonomia

ESITO di adattamento +: crescita cognitiva, sociale, culturale.

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INTERVENTO PSICOLOGICO NEL PROGETTO ACCOGLIENZA CLASSI PRIME

OBIETTIVI:

- intercettare le difficoltà emotivo- psicologiche in questa fase di transizione

- fornire strumenti di riconoscimento, gestione, risoluzione dei vissuti invalidanti l’apprendimento, promuovendo la consapevolezza di sé, dei propri talenti, dei propri limiti, verso una dimensione di sicurezza e padronanza.

MODALITA’ DI INTERVENTO:

Interventi psico-educativi di classe: sollecitazione all’espressione di esperienze scolastiche comuni, legate all’ansia e altri vissuti fuori controllo. Insegnamento di tecniche di gestione ansia, e di modalità promotrici maggiore consapevolezza emotiva. Funzione di mediazione e tramite rispetto ai docenti e ai genitori.

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OSSERVAZIONI GENERALI:

- ESPERIENZE SCOLASTICHE PRECEDENTI (SCUOLE MEDIE INF) FRUSTRANTI sia sulla dimensione relazionale, sia sul versante del riconoscimento cognitivo. Esito: Senso di non efficacia personale e di impotenza/ non controllo rispetto alle nuove richieste, diffidenza...

- TENDENZA ALL’IMPULSIVITA’: difficoltà a stare alle regole dell’ambiente, a rispettare ruoli e funzioni, a mantenere un clima fra pari di tipo costruttivo, a strutturare interventi pertinenti e coerenti. Difficoltà a gestire frustrazioni e limiti.

- BISOGNO K DI UNO SPAZIO DI AUTO-AFFERMAZIONE PUBBLICA: urgenza di parlare, anche “sopra” gli altri, a volte a sproposito..

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DIMENSIONI DELL’ADOLESCENZA coinvolte nel rapporto con il NUOVO:

- Continuità – discontinuità

- Dipendenza – autonomia

- Ideale - Reale

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Continuità – discontinuità

“Mi rendo conto che non sono più lo stesso delle medie, e tanto meno l’immagine che hanno i miei genitori di me corrisponde..mia madre mi vorrebbe sempre cucciolotto da coccolare..ma io non sono più quello lì… mio papà mi ricorda che alle medie ero più costante nello studio..ora non riesco…non lo sono più…e a dire la verità non so chi sono” Jacopo*

“I miei genitori continuano a dirmi che devo pensare che ciò che studio adesso, mi servirà per quando andrò all’università…, quando sarò grande.. Ma se non so neanche cosa farò qs we come faccio a immaginarmi fra tutti qs anni?” Alessio*

“Faccio molta fatica a concentrarmi su qualcosa, quando penso di farcela, proprio allora, mi sento costretto..e mi distraggo..” Paolo*

“ quando mi sembra di aver capito qualcosa di me, poi mi comporto esattamente all’opposto!”…Alessandra*

“ mia madre mi dice che non mi riconosce più..che non sa come prendermi, mi vedeva così convinto e motivato e ora mi vede passare da momenti in cui mi impegno ad altri in cui sembra non fregarmi niente…e ha ragione…ma è così…” Giacomo*

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• L’adolescente, è in transizione dalla condizione di bambino a quella di adulto, non possiede più le qualità che lo hanno definito nella fase infantile, ma non possiede ancora quelle che lo definiranno come adulto, vive un periodo nel quale la discontinuità ha importanza rispetto alla continuità molto più di quanto non avvenga in ogni altra fase della vita. Permette infatti di vivere nel presente una, pur relativa, dimenticanza del passato e del futuro, quindi di riconoscere ed esplorare i propri bisogni, desideri, finalità, e le proprie potenzialità, di entrare cioè in contatto con il proprio sé autentico. Per questo costituisce il contesto che permette all’adolescente di definire la propria individualità e di differenziarsi dalle figure significative del passato, di mettersi in discussione ed essere tutto e il contrario di tutto…

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Dipendenza- autonomia

“A volte mi trovo a farmi aiutare nei compiti.. Come se avessi bisogno di una mano da parte di mia mamma per organizzarmi..per essere certo che ho capito, che ho studiato..ma poi mi dico che in fondo mia madre non viene a scuola con me, quindi posso sentirmi competente io, e imparare a fare da solo” Roberto*

“ A volte mi svacco sul divano..e non mi accorgo di perdermi.. Meno male che so che mia madre mi richiamerà ai miei doveri” Angelo*

“Come faccio a dire a mia madre che non mi serve più il suo aiuto ? La vedo così motivata e convinta!?”Marta*

“ I miei non riescono a capire che dopo una settimana di studio ho bisogno di stare con i miei amici.. Anche nuovi.. Non ho voglia di stare solo con loro.

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L’adolescente vive contemporaneamente il bisogno di dipendere e di essere indipendente, di essere protetto di fronte ai compiti dell’esistenza e di affrontarli in una condizione di responsabilità, di essere sia lasciato libero che limitato nella sua libertà.

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Le aspettative… queste crudeli compagne!

“ Mio padre vuole che io sia come lui..addirittura meglio di lui.. Ma io non sono lui… e non voglio esserlo. Sono qualcun altro, che ancora non conosco bene, ma che comincia a piacermi..” (dimensione della terra di mezzo.) Pierino*

“ Ho un fratello maggiore mitico, è un fantasma, qualsiasi cosa io faccia me lo sento presente..mi opprime, solo all’idea di un 5 o un ipotetico esame a settembre, mi viene l’ansia e tutto diventa più difficile. So che deluderò i miei genitori, così ogni volta che studio, o ho una verifica, il pensiero del fallimento o della delusione aleggia su me e sulle mie prestazioni..” Marzia*

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“sono costantemente sotto pressione, se prendo un voto inferiore alle aspettative di mio padre, magari un 6 e ½ , mi dice che non ho studiato abbastanza, non gli vado mai bene, ma non mi chiede mai se la prova è stata difficile, se ho dato il mio massimo, e quindi quel voto è un grandissimo successo..Come faccio ad essere contento di me se chi mi dovrebbe stimare e riconoscere non è mai contento?” Giovannino*

“sono in sfida con me stessa.. Questa scuola è impegnativa..e io ce la

posso fare… è vero, sto ottenendo dei risultati negativi… ma non mi

scoraggio.. Alle medie mi hanno detto che non ce l’avrei fatta..anche i miei

genitori ogni tanto mi ricordano che posso cambiare.. Ma se cambio adesso,

è come se fuggissi dal problema…” Genoveffa*

“Fatico ad organizzarmi il materiale di studio, sono lento, mi dicono

di sintetizzare, ma mi sembra tutto importante.. Come faccio a fare delle

scelte..?poi rischio magari di perdermi qualcosa di necessario!!”Daniele*

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“Di fronte ad un brutto voto mia madre prima si arrabbia moltissimo accusandomi di non avere studiato abbastanza, poi la sera quando mi vede

piangere, piange con me e mi dice in lacrime che ha fiducia in me, e che ce la posso fare..Ma in un caso o nell’altro, il messaggio che mi arriva è che non è contenta di me, come posso credere in me, se lei di fronte ai miei insuccessi, va così in crisi?” Elisa*

“I miei genitori sono persone di successo, e non vogliono neanche sentir

parlare di difficoltà. Io dico che mi sento fragile, insicuro in una materia, loro dicono che non mi impegno abbastanza; io vorrei un aiuto e fare ripetizioni di rinforzo, ma per loro solo l’idea che io abbia dei limiti è inaccettabile, ma così i sono e mi sento impotente, sì, ho le gambe per correre, ma mi serve qualcuno che mi aiuti a rinforzare le caviglie!” Marco*

“ So che potrei dare da 10, ma a volte sono contento di fare per un 7. Ma l’idea di deludere chi mi ha insegnato il mio valore, mi fa sentire in colpa verso di loro e verso me stesso…” Michele*

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Discrepanza IDEALE – REALE: rapporto con i LIMITI CAPITALIZZAZIONE DI ESSI COME QUALCOSA DI EVOLUTIVO.

Necessità di poter sperimentare nel nuovo cognitivo e relazionale su una base di realtà: passare dall’essere onnipotente, all’essere potente in modo relativo, solo così è possibile costruire sicurezze e sviluppare consapevolezza e padronanza sulle proprie doti, mezzi e risorse. Solo accettando il limite come qualcosa di costruttivo posso passare da come mi vogliono e non sono, a ciò che posso essere…

Solo accettando il limite e la frustrazione come qualcosa di utile, come un mezzo di comprensione e di conoscenza, posso passare da un sistema di sicurezze esterno (il voto, gli altri..) ad un sistema interno (io so chi sono, le mie attitudini, i miei punti di forza, e i punti di debolezza da proteggere..).

IMPARARE A DARE VALORE AL PERCORSO, E AI MEZZI PROPRI UTILIZZATI NEL PERCORSO..E NON SOLO AL RISULTATO..

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ADOLESCENTE IN FUGA…: strategie di difesa dal nuovo

“Torno convinto di mettermi subito di impegno a studiare, poi invece perdo del gran tempo a godermela… e alla fine… non combino niente… non so come fermare il tempo… e darmi un limite..” Christian*

(DARSI UN SUFFICIT.. Altrimenti Faccio ciò che mi piace..e temporeggio, evitando ciò che mi crea difficoltà..)

“Vivo un sacco di materie con passività, non capisco molto, sono poi di una noia mortale, mi sembrano inutili.. E mi è difficile trovare scopi, obiettivi, mi sembra non mi servano..” Alessandro*

(ho i mezzi ma non ho gli scopi..)

“Io vivo per studiare, mi viene facile, ed è l’unica realtà su cui investo anche nel tempo libero… fatico a relazionarmi, ma di fronte allo studio mi sento uno insuperabile…” Marcello*

(es. in quest’ ultimo caso la conoscenza viene perseguita, ma con una finalità difensiva, in quanto si espande a scapito di altre attività e aree, ad esempio quelle dei rapporti interpersonali)