Il nostro Paese 320
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IL NOSTRO PAESEAnno LXVI - 320 Aprile - Ottobre 2014
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SOCIETÀTICINESEPER L’ARTEE LA NATURA
Un futuroper il nostropassato:Un futuroper il nostropassato:
NUMERO SPECIALE
Impressum
Rivista trimestraledella Società ticinese per l’artee la natura - STANPortavoce dell'HeimatschutzSvizzera
www.stan-ticino.ch
RedattoreArch. Riccardo Bergossi
Redazione e amministrazioneDott.ssa Natalie Danzi-Paces
ContattiSTAN, via Borghese 426601 LocarnoTel. 091 751 16 25Fax 091 751 68 [email protected]@stan-ticino.ch
Conto corrente postaleSocietà ticinese per l’artee la natura, 69-862-3
Abbonamento annuoAbbonamento rivista+ quota sociale STAN Fr. 50.–Comuni piccoli,Parrocchie, ecc. Fr. 60.–Sostenitore, Comuni,Società a partire da Fr. 90.–Scuole, studenti Fr. 30.–Estero Fr. 60.–
Numero separatoFr. 8.–
Tiratura3’000 copie
Stampa e impaginazioneFontana Print S.A.C.P. 231 - 6963 Pregassona
La rivista esce anche grazieai contributi di
© 2014 Il nostro PaesePer la riproduzione di testi, fotogra-fie e disegni è necessaria l’autoriz-zazione della redazione.
Editoriale Antonio Pisoni Benedetto Antonini 1 L’appello della STAN
Attività STAN 3 Convocazione dell’Assemblea annuale della STAN Temi STAN Gianni Biondillo 6 Ne vale la pena? Julia Kessler e Milo Miler 7 Trasformazione del territorio: la grande bruttezza 12 Vale la pena di impegnarsi per tutelare e valorizzare il retaggio culturale?
Iniziativa “Un futuro per il nostro passato” 20 Un futuro per il nostro passato. Per un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese. Motivazione dell’iniziativa e spiegazione dei suoi cinque principi 25 Formulario per la raccolta firme
Iniziativa “Spazi verdi per i nostri figli” 26 Tuteliamo gli spazi verdi per i nostri figli 27 Formulario per la raccolta firme
Heimatschutz Rapporto annuale 2013 Madlaina Bundi 41 La protezione del Lago di Sils e la nascita del tallero d’oro René Ragenass 43 Il cioccolato del tallero d’oro
Temi STAN Tiziano Fontana 44 Il patrimonio storico-artistico e la sua tutela: i criteri degli specialisti e la “ponderazione degli interessi” delle autorità politiche
IL NOSTRO PAESEAnno LXVI - 320 Aprile - Ottobre 2014
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SOCIETÀTICINESEPER L’ARTEE LA NATURA
In copertina:Un futuro per il nostro passatoDa un’elaborazione di Luciano Baragiola.
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Dopo essersi battuta invano per la salvaguardia e la valorizzazione di numerosi edifici storici che la speculazione edilizia ha invece demolito con il be-neplacito delle autorità comunali e cantonali, la STAN ha deciso di agire utilizzando gli strumenti democratici che la legge ha predisposto. A questo scopo ha dunque lanciato una iniziativa legislativa generica a livello cantonale dal titolo “Un futuro per il nostro passato: per un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese”.Per la sua riuscita occorrerà raccogliere nello stretto lasso di tempo di due mesi ben 7000 firme valide di cittadini aventi diritto di voto in Ticino.L’Associazione è consapevole di aver intrapreso una via che pur essendo consona ai propri statuti e a quelli dell’associazione mantello di cui è una sezione – ossia Heimatschutz Svizzera –, è però difficile per più ragioni.Innanzitutto perché la raccolta delle firme rappre-senta un lavoro impegnativo che la STAN compie per la prima volta; secondariamente perché l’ini-ziativa generica fissa degli obbiettivi da iscrivere nelle leggi cantonali e che quindi dovranno essere elaborati a livello tecnico e poi discussi e votati in Gran Consiglio e infine resi operativi in via di regolamento e di norme comunali.Un percorso irto e complesso, dunque, il cui sco-po primario è quello di suscitare un dibattito cul-turale, ampio e approfondito, sui valori del ter-ritorio e della sua storia, sul significato del pae-
saggio e sulle sue relazioni con la società nel suo insieme che tenga conto delle generazioni passa-te, presenti e future. In caso di successo, ne scatu-riranno modifiche legali formali e pratiche che sa-ranno, pertanto, il risultato non solo dei postulati dell’iniziativa della STAN, ma anche del bagaglio intellettuale che sarà stato prodotto durante tutta questa procedura.In questa battaglia per la cultura costruita del Ti-cino, fortunatamente la STAN non è sola: nume-rose le associazioni e numerose le personalità che hanno già aderito alla sua richiesta di sostegno morale e materiale.Inoltre la raccolta delle firme avverrà – per evidenti analogie di obiettivi – in contemporanea con l’ini-ziativa elaborata dal titolo “Spazi verdi per i nostri figli”, iniziativa voluta e lanciata dall’Associazione Cittadini per il territorio, con Unione Contadini Ti-cinesi e Agrifutura e anch’essa sostenuta da nume-rose associazioni e da alcuni partiti politici.Qualcuno potrà chiedersi se valga la pena di pro-fondere tanto e tale sforzo.Noi siamo persuasi di sì. Già Nietzsche dichiara-va che un popolo senza radici non ha futuro. Ma non solo: un paese imbruttito perde ogni attrat-tiva, perché incide negativamente sulla vita dei propri cittadini, siccome incapace di garantire lo-ro la qualità del vivere e di fornire loro un valido motivo d’identificazione con il proprio habitat.Un paesaggio ben governato, dove le architettu-
L’appello della STAN
Antonio Pisoni
ArchitettoPresidente STAN
Benedetto Antonini
Architetto e UrbanistaVicepresidente STAN
Villa Branca a Melidepoco pirmadella sua distruzione.
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disarmata di fronte all’accelerazione del cambia-mento radicale del proprio quadro di vita.Ebbene, sappiano quelle cittadine e quei cittadini che insieme si possono ottenere grandi risultati. La STAN è pronta a sostenerli coalizzando i sentimen-ti di resistenza alla speculazione e alla rapina della nostra storia e del nostro patrimonio culturale da parte di operatori che la ignorano totalmente.Urge far udire la voce di chi condivide con noi la convinzione che la storia e la cultura del nostro territorio sono un bene prezioso, ben più prezioso di qualsiasi tornaconto monetario. Occorre che chi opera sul territorio anche in am-bito privato sia reso consapevole della sua respon-sabilità pubblica nei confronti della collettività. È indispensabile compiere uno sforzo di informa-zione sui valori del nostro patrimonio costruito, rendendo in tal modo i proprietari nuovamente fieri dei loro immobili carichi di storia, affinché possano prendersene cura responsabilmente e amorosamente, senza lasciarsi sedurre da scintil-lanti offerte di acquisto.La STAN si appella dunque a tutti coloro che le-gittimamente si sono scandalizzati di fronte alla demolizione della Romantica di Melide e degli innumerevoli altri edifici di pregio prima di lei, chiedendo loro di firmare e di far firmare i moduli dell’iniziativa.Ogni firma sotto il fatidico numero delle 7000 firme significherà una nuova condanna per un edificio storico, ma ogni firma sopra tale cifra cor-risponderà ad un segnale forte all’indirizzo di chi è preposto alla tutela del patrimonio. Un segnale che contribuirà a motivarlo e ad agire celermente e con efficacia per la protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese.
re storiche dialogano con le nuove costruzioni in modo «armonioso e ordinato», così come vuole la nuova Legge sullo sviluppo territoriale, è quel-lo di un Paese che può vantare un alto livello di civiltà. Questo perché grazie ai numerosi esempi di diverse epoche, esso è in grado di offrire tanto alle proprie generazioni future, quanto ai nuovi venuti – componenti indispensabili di una società vieppiù multietnica –, testimonianze importanti di una storia che ci ha visti, in un poco più di 100 anni, uscire dalla miseria e, grazie al benessere conquistato, proporre ai propri giovani mille op-portunità di realizzazione personale.La conoscenza concreta della storia di un territo-rio agevola infatti il processo di identificazione dei cittadini con il proprio ambiente di vita e, di rifles-so, l’impegno civile di ognuno per il suo rispetto e la sua cura.L’intelligente tutela del patrimonio culturale, se-gnatamente di quello architettonico, accanto a quella di opere ingegneristiche di pregio, è la sola risposta possibile al pericolo denunciato dall’an-tropologo Marc Augé, ovvero lo scadimento del territorio in un mosaico di «non luoghi», edifici e strutture semplicemente funzionali, ma privi d’i-dentità, indifferenti al territorio in cui sorgono e socialmente alienanti.Dopo le innumerevoli distruzioni del passato re-cente, l’iniziativa della STAN vuol contribuire a una presa di coscienza che ponga decisamente un freno a tale evoluzione e comporti la rivalutazione e la tutela di singoli edifici e di insiemi insediativi di dimostrato valore ambientale e culturale.Questa iniziativa, infine, vuole anche costituire un gesto politico per dare voce a una maggioranza frastornata, indignata ma silenziosa e del tutto
Hotel Meister a Paradisoin demolizione.
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Assemblea annuale della STANDomenica 26 ottobre 2014,
a Bellinzona
I soci della STAN sono cordialmente invitati a partecipare all’assembleaannuale ordinaria per l’approvazione dei conti 2013, che si svolgerà con inizio
alle
Ore 16.00 puntuali: NELLA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE,al secondo piano di Palazzo civico
con il seguente ordine del giorno:– Saluto ai convenuti e saluto delle autorità; nomina degli scrutatori;– Lettura e approvazione del verbale dell’ultima assemblea;– Relazione del consiglio direttivo (che sarà focalizzata quest’anno segnatamente
sull’iniziativa “Un futuro per il nostro passato: per una efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese”, che verrà lanciata verso la metà di questo mese di ottobre);
– Conti consuntivi 2013 e relazione dei revisori dei conti;*– Conti preventivi 2014;– Nomina del Consiglio direttivo e del presidente (per 3 anni);– Nomina dei revisori dei conti (per un anno);– Adeguamento della quota sociale STAN a partire dal 2015 (nuovo fr. 60.–);– Eventuali.
Per ragioni organizzative chi intende partecipare è pregato di comunicarlo al segretariato della STAN (Tel. 091 751 16 25 - Fax 091 751 68 79 - e-mail: [email protected])
* I conti consuntivi verranno distribuiti ai soci convenuti all’inizio dell’assemblea; chi desiderasse consultarli prima può richiederli presso il nostro segretariato o passare a consultarli di persona presso la nostra sede, in via Borghese 42 a Locarno.
Con un cordiale arrivederci!
IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA STAN
Locarno, settembre 2014
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Spesso, troppo spesso, quando viene presentato un nuovo progetto su una rivista di settore non ci viene fatto vedere cosa c’era prima. Cosa fat-ta capo ha: ciò che c’era prima, in situ, non c’è più. Amen. Se è stato “sacrificato” è perché era, implicitamente, “sacrificabile”. Anzi, peggio, è come se prima non ci fosse stato nulla. Un vuoto che aspettava solo d’essere colmato dall’umano genio creativo. L’osservatore accetta la cosa co-me avesse fatto un patto implicito col progetti-sta. Non chiedere, non dubitare. C’era bisogno del nuovo, criticalo per quello che è, ma non fa-re troppe domande su ciò che lo precedeva. Era tabula rasa o poco più. Sappiamo tutti che non è così, soprattutto in una realtà fortemente an-tropizzata quale quella delle città europee. Il mito del nuovo per il nuovo, mito che ci viene con la rivoluzione industriale e che ha avuto il suo mas-simo splendore nella società delle macchine, della velocità, delle «magnifiche sorti e progressive» incarnata nel Novecento, oggi, forse, andrebbe rivisto, rimodulato. Il territorio non è mai tabula rasa, non è mai un foglio bianco. Ogni proget-to andrebbe valutato quasi redigendo una par-tita doppia: conoscere intimamente cosa stiamo perdendo, per poter valutare meglio cosa stiamo guadagnando. Altrimenti la gara è truccata. Lo so, parlare di conservazione architettonica puzza sempre di tradizionalismo, di cultura rea-zionaria, passatista, antimoderna. Ma il “moder-no”, di suo, è pure lui ormai cosa del passato. Siamo persino ben oltre la società postmoderna, forse alcuni punti fissi, alcuni tabù progressisti an-drebbero se non abbandonati quanto meno rivi-sitati. Non sto dicendo che tutto ciò che ci viene dal passato è di suo, per statuto, “bello”. Ogni discorso che lancia l’allarme sulle brutture dell’ar-chitettura contemporanea scivola sempre in una china pericolosa e impraticabile. Ogni edificio è stato nuovo al suo nascere. Ogni novità è diven-tata storia comune, condivisa, negli anni. Però è vero che in certi casi le dimensioni contano. La quantità può fare la qualità, o la perdita di quali-tà, di un contesto. Il Novecento è stato un secolo invasivo, ha mutato in modo radicale, univoco, il paesaggio, l’ha, in molti aspetti, omologato. Conservare quello che resta del passato – perché ormai spesso sono solo residui – è anche un mo-do per contrapporre forme alternative al pensiero unico dominante. Ci permette di dare la corretta dimensione del contemporaneo, confrontando-lo con l’idea di urbano che ci viene dalla storia. Se ormai oltre il 90% di ciò che è costruito è ir-rimediabilmente moderno, perché continuare ad accanirsi con quel poco che resta di precedente a noi? Che paura ci fa? Non sto semplicemen-te parlando di conservare gli insigni monumenti identitari di un popolo. Sarebbe un luogo comu-
ne. La qualità di un monumento sta nella coeren-za, nella stratigrafia, nel palinsesto dell’incasato, nella costruzione umile, nel dispositivo prospetti-co, nella soluzione formale del contesto. Il monu-mento in sé smette d’esistere se la cultura mate-riale della civiltà che lo ha ideato viene spazzata via.Il progettista del XXI secolo deve rendersi conto che la gloria, che l’ansia edificatoria modernista dei suoi padri è cosa del passato. Oggi a lui toc-ca lavorare negli interstizi. Il suo deve essere uno sguardo olistico, capace di inserire il nuovo là do-ve occorre e saper rimettere in gioco l’antico là dove è possibile. Rendendolo, perciò, ancora con-temporaneo, pronto a una vita futura.Osservo queste fotografie che confrontano la Lugano contemporanea con quella di non mol-ti decenni fa e mi chiedo: ne è sempre valsa la pena? Ogni scelta è stata dettata dalla necessi-tà comune o solo dall’interesse privato? È questa l’idea di sé che la società ticinese vuole lasciare alle generazioni future? L’architettura che va a sostituire edifici carichi di un gusto magari inat-tuale ma di certo portatore di un’idea del deco-ro in fondo condivisibile (perché simbolicamente partecipato), questa nuova architettura non è che sia in sé brutta. O bella. È un’architettura che non osa. Tecnicamente ineccepibile – non è cer-to l’edificato caotico e trash di molta urbanistica spontanea mediterranea – racconta una visione della città sostanzialmente anonima, tecnocrati-ca. Non è neppure uno stile internazionale. È un global style. Banche, uffici o civili abitazioni che potrebbero stare ovunque nel mondo, incapaci di farsi stimolare dal contesto, o di stimolarlo. Una architettura che assolto il compito di coprire la massima cubatura, ottenere la massima rendita di posizione, si disinteressa del bene comune della città. Fa il suo dovere senza passione. Sembra una minestra, magari cucinata con cura, con i soliti in-gredienti freschi, ma senza alcuna nota peculiare, creativa, senza cipolla, o sale eliminando odori o sapori rilevanti che possano, non sia mai!, infa-stidire il consumatore. C’è da chiedersi allora: ne vale davvero la pena?
Ne vale la pena?Gianni Biondillo
scrittore e architettoLa grande bruttezza
Chiacchierata conGianni Biondillo
Casa d’Arte MillerPiazza Duttweiler, Capolago
20 novembre 2014, ore 18.30
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La trasformazione del territorio non è avvenuta per caso ma è il risultato di una scelta politica che ha preferito, in una sorta di abbraccio mortale, fa-vorire e legittimare le attività degli operatori del settore edilizio (architetti, imprese, etc.) rispetto alle esigenze simboliche e d’appartenenza della comunità. Le autorità avrebbero invece dovuto applicare una sana e logica tutela dell’eccellente già esistente. Non sempre il nuovo è portatore di valori positivi. La moltiplicazione dei volumi con-cessa dalle autorità amministrative ha rotto ogni logico argine; il deprimente trionfo del gusto con-temporaneo sta materialmente distruggendo la nostra identità storica.In tempi passati ogni edificazione rispondeva ad un preciso ventaglio di requisiti e in generale la durata qualitativa non prevedeva rimpiazzi. Si costruiva per durare nel tempo. La maggior par-te delle costruzioni contemporanee, quelle che hanno trasformato radicalmente le nostre città, rispondono al contrario ad altri parametri. Ciò che interessa in primis è il profitto; non importa durare nel tempo ma fare cassa, fino a drogare, dopare la volumetria progettata e costruita.
Queste illogiche trasformazioni, spesso visiva-mente brutte, fanno l’interesse di pochi specu-latori, danneggiando la popolazione sempre più strozzata nei costi e irritata alla vista. Questo sfruttamento abnorme del territorio richiede sem-pre più energia, costosa e dannosa per l’ambiente ed a stretto giro di tempo ha un continuo bisogno di rinnovo, restauro o riadattamento.Come se non bastasse, la sempre più veloce tra-sformazione ha modificato sensibilmente l’imma-gine e il carattere originario del paesaggio, che nella maggior parte dei punti chiave del cantone aveva reali e autentici caratteri poetici.Si può fare profitto anche col rispetto dei valori che ci hanno preceduto, quelli che le autorità non si sono degnate di mettere in cima alle loro prio-rità. La politica ha l’obbligo di salvare il salvabile ed introdurre misure a tutela di quel che resta del patrimonio storico ereditato.Oggi proteggere e difendere i segni e le emer-genze storiche sopravvissute nel tessuto urbano è difficile e complesso, ma è un tema impellente e necessario che va affrontato con fermezza ed onore dalle autorità cantonali.
Trasformazioni del territorio:la grande bruttezza
Julia Kesslere Milo Miler
antiquari
Vista della cittàdi Luganoda nord verso Paradiso,ai primi del ’900.In primo pianoil ferro di cavallocon Villa Isenburge sulla destrala torretta ottagonaletuttora esistente.
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Parkhotel, Lugano,1904.
Teatro Apollo e Kursaal,Lugano, 1897.
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La grande bruttezza2003.Stampa ai sali d’argentocm 30.5 x 40.5.© Enrico Minasso
La grande bruttezza2003.Stampa ai sali d’argentocm 30.5 x 40.5.© Enrico Minasso
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Il Venezia,salita Chiattone, Lugano.
Le Casermette,piazza Indipendenza,Parco Ciani, Lugano.
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La grande bruttezza2003.Stampa ai sali d’argentocm 30.5 x 40.5.© Enrico Minasso
La grande bruttezza2003.Stampa ai sali d’argentocm 30.5 x 40.5.© Enrico Minasso
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Con la cultura non si mangia, anzi ci costa: in buona sostanza, vuol dire che non serve. È un sentimen-to che si insinua subdolo nei nostri modi di pensare, anche veicolato senza troppo tergiversare da chi come i politici sarebbero chiamati istituzionalmente a procurare il bene comune. Sembriamo costretti – insieme all’esercizio di discutibili e spesso vane spending review, come si dice – a porci in una condi-zione di arrendevolezza di fronte alle esigenze di quei patrimoni di storia che non sono in condizione di creare indotto immediato: dico quelli più fragili, il paesaggio non cementificato con e senza vista moz-zafiato, gli spazi urbani e le antiche dimore prive di indice di sfruttamento adeguato, i luoghi dismessi della nostra prima civiltà industriale e contadina, che quando va bene son costretti a viaggiare altrove per essere museificati. Non è storia solo di oggi, il passato anche lontano, sotto i colpi della “moderni-tà” che avanza impietosa dalla fine dell’Ottocento, ha inferto colpi mortali all’identità del paese. Già, l’“identità”: serve, non serve nel villaggio globale che ci ha insegnato a conoscere McLuhan fin dagli anni Sessanta del Novecento? Eppure è un po’ come la barra del timone, la bussola che ci consente di non smarrirci nel mare sempre più vasto dove ogni giorno navighiamo…
Carlo Agliatistorico
...Constato da comune cittadino che, il consumo di territorio non è percepito dalle masse come un problema, e non viene quasi mai rappresentato come tale da chi detiene i mezzi per farlo. Però, all’oc-chio sensibile, il Canton Ticino appare sempre più come una terra in svendita e sotto assedio. Cantieri che spuntano anche in posti impensabili, senza risparmiare parchi, zone protette e sottoposte a vincoli di natura ambientale, paesaggistica o architettonica. Anzi, solitamente, più le aree sono pregiate, più
Vale la pena di impegnarsiper tutelare e valorizzareil retaggio culturale?
IeriVilla Antonietta
in via Besso a Lugano,ca. 1895,
demolita nel 2006.
«Vale la pena di impegnarsi per tutelare e valorizzare il retaggio culturale?» Questa è la domanda che abbiamo posto a diverse persone
che, negli scorsi mesi, hanno partecipato agli
incontri organizzati dalla STAN che hanno portato
al lancio dell’iniziativa popolare “Un futuro per
il nostro passato: per un’efficace protezione del
patrimonio culturale del territorio ticinese”. Altri degli interpellati hanno
avuto scambi di opinioni su questi temi con i
membri del Consiglio direttivo dell’associazione.
Ringraziamo chi ha trasmesso alla redazione
le sue osservazioni, brevi statement che,
pubblicati qui di seguito, rappresentano una
variegata raccolta di idee.Per illustrare i testi
abbiamo creduto di seguire la modalità che Milo Miler ha scelto per
“La grande bruttezza” il dossier che precede questo, dove il testo
suo con Julia Kessler e quello di Gianni Biondillo
sono seguiti da una carrellata di immagini
che mettono a confronto pregevoli edifici storici
andati distrutti, con quanto è stato edificato
al loro posto. Per “La grande bruttezza” si
fa riferimento a opere scomparse decenni
addietro, soprattutto negli anni Sessanta e
Settanta del secolo
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sono appetibili per il mercato: si pensi che in alcuni tratti dei nostri laghi si è incominciato a costruire quasi nell’acqua e le montagne sono state coperte di cemento!Sarebbe dunque auspicabile un deciso cambio di mentalità che consista nell’avere maggiore rispetto del territorio evitando, dove possibile, l’eliminazione di aree verdi che risultano quanto mai preziose sotto tutti i punti di vista. Capita spesso in Ticino di vedere delle infrastrutture che potrebbero essere ristrutturate e utilizzate per i più svariati scopi limitando in questo modo la cementificazione di nuove aree di territorio. Potrebbe essere un buon modo per cominciare ad affrontare un problema che, a lungo andare, potrebbe causare seri danni ecologici e avere gravi ripercussioni sulla qualità della vita dei Ticinesi.
Usman Baigeconomista
FERMATELI!
«Globalizzazione dell’indifferenza, la piaga del nostro tempo» disse il Pontefice a Lampedusa, di fronte al cimitero marino di centinaia di profughi annegati. Più preciso, settimane dopo, condannò il siste-ma che sfrutta il prossimo.”Globalizzazione dell’avidità”: anche in Ticino comanda ancora il partito politico dell’avidità, partito trasversale, sempre attivissimo, più o meno, in ogni partito. Cancellano le radici umanitarie della Svizzera, sparano sulla Corte dei diritti umani di Strasburgo, gli speculatori sfasciano,da decenni,il territorio del Cantone, i quartieri, le nostre valli. Le ruspe non si fermano, non rispettano più nulla. Le iniziative popolari a difesa del territorio sono in grave ritardo, ormai rimane poco da salvare. I limiti legali sono sempre più angusti. Ciò malgrado, cittadine e cittadini devono ricuperare la loro dignità civica, esercitando i diritti democratici, compresa l’iniziativa popolare. Gli spe-culatori sono attivamente all’opera. Fermateli! Con le vostre firme.
Paolo Bernasconiprof. dr. h. c.
Essendo stato per alcuni anni, seppure in epoca ormai lontana (dal 1987 al 1993) presidente della STAN, e successivamente redattore del “Nostro paese”, non posso che rispondere affermativamente alla do-manda se valga o no la pena di valorizzare il paesaggio e il patrimonio culturale in genere. In entrambe le funzioni ho infatti cercato di impegnarmi in questo senso, seppure non sempre con successo.
Oggi
scorso, al contrario, qui abbiamo voluto mostrare interventi di sostituzione recentissimi dei quali “Il nostro Paese” ha trattato negli ultimi anni. In tutti questi casi, indipendentemente dalle emozioni positive o negative che i nuovi fabbricati possono trasmettere a chi li osserva, emerge un’enorme sproporzione della volumetria tra il prima e il dopo. Il caso di Villa Antonietta, che con il suo parco brillava in via Besso a Lugano è emblematico, e con questo, che la STAN ha scelto come edificio simbolo per l’iniziativa popolare, apriamo la serie di fotografie. Basta la costatazione delle possibilità edificatorie che i Piani regolatori concedono su aree già occupate dall’edilizia storica per spiegare l’inarrestabile avanzata del “ruspante” fenomeno e quindi la necessità di intervenire con nuovi strumenti per arrestarlo prima che tutta l’immagine storica del Cantone, e segnatamente di Lugano, sia ridotta a sola riproduzione fotografica. Ci proponiamo di proseguire sul prossimo numero della rivista sia la presentazione di brevi contributi, sia l’impietoso confronto tra il Ticino che è stato fino a poco tempo fa e quello che è. (Red.)
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Essendo ormai da parecchio tempo fuori dalla Stan – o perlomeno dai suoi gremi dirigenti – non manco tuttavia di vedere con occhio critico anche certe manifestazioni di “protezionismo” spinto. Per dirne una (anche se non direttamente collegata con il paesaggio, e meno ancora con il patrimonio costruito), mi è difficile capire coloro che vanno in acqua di giuggiole per la riapparizione del lupo alle nostre latitudini, e si scandalizzano non appena sentono che qualcun altro, viceversa, se ne preoccupa. Lo stesso direi per il cosiddetto “raddoppio” – ma più corretto sarebbe dire completamento – della galleria stradale del San Gottardo. Ho insomma l’impressione che certi protezionisti d’assalto agiscano un po’ a corrente alternata: nelle aree urbane (dove in genere vivono) accettano più o meno tutto. Viceversa, pretendono poi che le leggi vengano applicate con rigore estremo nelle regioni più discoste, dove loro si recano tutt’al più in vacanza.A prescindere da questi aspetti che mi fanno un po’ scrollare la testa, è evidente che il paesaggio meri-ta di essere maggiormente considerato. Soprattutto in un Cantone come il nostro, dove è stato violen-tato in continuazione (ultimo esempio, in ordine di tempo, in margine alla realizzazione dell’AlpTran-sit). Ben venga, dunque, l’iniziativa che verrà lanciata prossimamente. Nella speranza, comunque, che venga poi applicata cum grano salis…
Franco Celiodocente
Non avendo competenze storico-architettoniche, mi chiedo con quali criteri valutare un oggetto archi-tettonico.Non posso che allacciarmi alla mia personale sensibilità estetica. Bello brutto non sono concetti utiliz-zabili, poiché soggettivi e non codificabili. Ma ugualmente può esserci un criterio di giudizio condivi-sibile. Il senso estetico può essere appreso nel confronto tra vari oggetti, tra varie epoche, entrando in sintonia con le proprie percezioni. Cosa mi viene trasmesso? Armonia, ritmo, tranquillità, equilibrio, squilibrio creativo, benessere sono sensazioni che posso provare, tra diverse altre. Sono date dal ma-teriale, dai colori, dalle forme, dalle proporzioni, dall’inserimento in un contesto più ampio e, non da ultimo, dalla patina del tempo. Se invece osservo il presente edificatorio, constato che dalle nostre parti quasi ogni ultimo spazio verde è costellato da innumerevoli banalissimi parallelepipedi con bal-concini vista lago o montagna, di grandi dimensioni, tutti noiosamente uguali, costruiti senza arte né visioni e venduti a prezzo stellare. E mi chiedo quale memoria trasmettiamo alle generazioni future. Edifici che peccano di presunzione e che non hanno nessuna identità. Sono una pura speculazione per
IeriVilla Ramona,
in via Pico a Cassarate,1931,
demolina nel 2006.(Foto: Manuela Mazzi)
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soldi di dubbia provenienza. Questi edifici non hanno radici con la terra e con la storia e non creano nessuna relazione con il paesaggio. E non trasmettono quella sensazione di vissuto, che dà vita a un edificio, poiché manca totalmente il tocco personale di chi vivrà in questi contenitori, e anche di chi li ha costruiti. Dobbiamo dunque imperativamente mantenere quei pochi edifici che testimoniano un altro approccio, di un passato più lontano, ma anche di quello vicino, e che sono il cordone ombelicale che permette la creazione del nuovo, senza perdere le proprie radici e la propria anima.
Giosanna Crivellifotografa
Non fosse che per ricordare ai posteri la ricchezza del nostro patrimonio storico, architettonico e pae-saggistico direi che vale assolutamente la pena impegnarsi per tutelare e valorizzare i valori del nostro passato. Ma lo stiamo veramente facendo? A giudicare dall’azione dei governanti nostrani ho qualche dubbio: oggi prevalgono ragioni economiche e finanziarie e le priorità non sembrano essere state po-ste tanto in passato quanto di questi tempi nella direzione di una tutela del nostro retaggio culturale. Basta gettare uno sguardo alla maggior parte dei piani regolatori concepiti in esclusiva funzione di interessi economici per rendersene conto. Che fare allora per ovviare a questo degrado? Forse i buoi sono ormai fuori dalla stalla, ma chissà che una maggiore sensibilizzazione dei politici verso una re-visione in senso restrittivo e conservativo di certi piani regolatori non possa rappresentare una prima goccia. Che paese è quello che non costruisce il proprio futuro basandosi anche sul proprio passato? Confido nella STAN.
Eugenio Fogliagià dir. Ente ticinese per il turismo
Come no. Senza un passato – con il suo ricordo, con la sua memoria – non avremmo nemmeno un presente. Un presente degno d’essere compiutamente vissuto, e fieramente tramandato. Cosa sareb-be un passato anche senza la quotidiana testimonianza di un paesaggio ”umanizzato” che è andato vieppiù trasformandosi col tempo? Nei secoli scorsi si è sempre edificato; mai però con la frenesia l’ingordigia, l’ignoranza dei giorni no-
Oggi(Foto: NatalieDanzi-Paces)
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stri. Ma soprattutto, nel passato, si è costruito in modo civile per aggiunte, per accumuli, più che per sottrazioni. Stratificazioni attraverso le quali possiamo oggi fortunatamente leggere – e cercar di capi-re! – la storia, la cultura, i gusti… delle generazioni che hanno preceduto la nostra.Oggi purtroppo la tendenza (ah, le “tendenze”!) sta soprattutto nell’abbattere, nel distruggere, nel far tabula rasa… Per poi rapidamente di nuovo cementificare, con arroganza e senza misura. Ma in che modo? Con i famosi “indici di sfruttamento”. Come se la terra – bene comune, di tutti! – fosse un patrimonio solo da sfruttare, da saccheggiare col massimo indice di effimero godimento: sino al suo più totale degrado ed esaurimento.Pensiamo piuttosto a cosa sarebbe il territorio che ci circonda se non esistessero i “centri storici” delle nostre borgate; o gli antichi nuclei dei villaggi che vivono in felice armonia con la natura dei prati, delle radure, dei boschi che li circondano. Quei villaggi disposti attorno ai laghi, adagiati sui falsi piani delle vallate o abbarbicati alle pendici delle colline e delle montagne, che fanno la ricchezza di tutto il nostro paese. La “pianificazione urbanistica” di un tempo nasceva e si sviluppava in modo intelligente e funzionale anche perché rigorosamente condizionata dalle scarse risorse umane e finanziarie esistenti, e dai limi-tati mezzi tecnici di cui i nostri antenati potevano disporre.L’architettura “spontanea” non aveva bisogno di tante “accademie”, anche perché l’estetica era con-naturata alle condizioni dell’uomo d’allora che doveva razionalizzare per risparmiare, oltre che per risparmiarsi. Quel parsimonioso homo faber era ottimamente ispirato dalla sobrietà e dall’essenzialità da cui nasce-vano – precorrendo i tempi – e in forma più economica e naturale, le tanto decantate qualità ed eccel-lenza “prodotte” oggi, e propagandate con gran sussiego, dalle più “aggiornate” scuole universitarie.(Nel Novecento si è poi riusciti a inventare anche “l’arte… povera” ! Poveri noi.)Per questo le costruzioni di un tempo (le abitazioni per l’uomo e per gli animali, le chiese, i palazzi, le fabbriche…) erano pure espressione di lavori ben fatti. Da mastri che usavano innanzi tutto la testa, impiegando i materiali più idonei al posto giusto e nel modo più corretto. Abili, sapienti artigiani, ricchi d’esperienza tramandata da padre in figlio, che con tanto amore e perizia sapevano far uso virtuoso anche delle loro callose mani. Mani dalle quali spuntavano – con il sudore – anche l’estetica; insieme a quell’etica e a quella cultura delle quali oggi così sovente ci sentiamo orfani.
Orio Galligraphic designer
IeriHotel Meister,
a Paradiso, 1912,demolito nel 2009.
(Foto: Manuela Mazzi)
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C’era il Castello di Trevano – è stato sacrificato inutilmente.Avevamo i tram a Lugano, sono stati tolti e in seguito anche i filobus.C’è perfino stato un tentativo documentato di rinunciare ai castelli di Bellinzona.Tra questi ed altri esempi, in quali casi si sono prese le giuste decisioni?Cosa sarebbe Bellinzona senza i suoi castelli?Di converso, cosa sarebbe Lugano se avesse ancora il Castello di Trevano?Non sarebbe utile avere attrazioni uniche, specie dopo che l’era del segreto bancario è tramontata?Abbiamo ancora molto da proteggere, prima che le ennesime facili speculazioni edilizie proseguano a sfregiare il territorio.
Giordano Macchi dipl. Math. ETH, lic. sc. econ.
La storia dimostra che il retaggio culturale aiuta a rinsaldare il senso di identificazione, appartenenza e condivisione di ogni società civile. Inoltre la memoria è un’esigenza primaria dell’essere umano e – come si legge nei Principi per la tutela dei monumenti storici in Svizzera (2007) – è correlata essenzial-mente a luoghi e a oggetti. Il patrimonio culturale non è un bene di consumo. È la materializzazione di una collettività. Non appar-tiene ad alcun membro, ma a tutti insieme e si trasmette al di là di ciascuno di loro, come ci insegna Michel Melot. Il patrimonio culturale si differenzia fondamentalmente da tutte le altre forme di patri-monio, poiché la condivisione di valori che esso instaura in una collettività non implica la loro proprietà materiale. Si tratta di un bene patrimoniale dal valore simbolico. Il Canton Ticino è ricco di qualità paesaggistiche e artistiche; proprio per questo risulta particolarmente appetibile per gli speculatori. Lucro e interessi immediati sono troppo spesso gli unici criteri che guida-no la pianificazione e che conducono all’impoverimento del patrimonio culturale locale. Non si tratta di “imbalsamare” i luoghi, ma di tutelarli in modo avveduto e di sottrarli alla logica speculativa del singolo individuo.
Simona Martinolistorica dell’arte e dell’architettura
Oggi(Foto: © Enrico Minasso)
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Ricordo molto bene quando, non più di due o tre anni fa, Tita Carloni diceva che, arrivati a questo punto e con tutti i disastri a cui abbiamo assistito, si sarebbe dovuto elaborare una legge che proteg-gesse automaticamente tutti gli edifici costruiti prima del 1950. Quindi non più una lista di edifici pro-tetti, bensì il ribaltamento dell’onere della prova: non sarebbe più stato l’Ufficio beni culturali a dover dimostrare il valore di un edificio da proteggere, bensì sarebbe toccato a chi avesse avuto l’intenzione di abbatterlo o alterarlo di dimostrare che non aveva valore.Un’idea semplice, efficace, in qualche modo geniale, come lo era Carloni. Lui stesso confessava che la proposta non era originale, ma che l’aveva suggerita un professore del Politecnico di Zurigo. Sempli-cemente a Carloni sembrava quest’idea calzasse a pennello per il Ticino per proteggere quel che resta ancora da proteggere.Il Castello di Trevano, il Venezia di via Peri a Lugano, le ville sul lago, Villa Galli, l’Hotel Meister, il Wa-shington, … la cronaca di questi anni ci ha abituati alla perdita, pezzo a pezzo, di immobili di pregio e alla loro sostituzione spesso con immobili speculativi o nella migliore delle ipotesi banali. E se un uomo aperto al progresso (tecnico e sociale) e assieme così attento alle istanze del contemporaneo come Tita Carloni arrivava a sostenere per gli immobili antichi una ipotesi cosi radicale, significa che davvero in Ticino, rispetto ad altri Cantoni svizzeri, si è distrutto e si è dissipato moltissimo.Quindi ben venga l’iniziativa della STAN per una efficace protezione dl patrimonio culturale del terri-torio ticinese. Anzi, ne aspettiamo anche altre. Magari anche una che sproni a istituire finalmente un Piano del colore nei centri storici. Ce l’hanno da tempo città importanti come Torino e realtà più piccole (e con le casse ancora meno floride delle nostre) come Tortona o alcuni comuni del lago di Como. Volgere lo sguardo sia a nord che a sud arricchisce.
Ruben Rossello giornalista
Benché la decostruzione di una domanda possa essere una comoda via per trarsi dall’impaccio di do-ver dare una risposta, credo sia utile segnalare che quella posta ne contiene almeno altre due, fra loro correlate, di natura assai radicale. La prima: Perché tutelare, ossia conservare qualcosa di antico? La seconda: Perché e come valorizzare, ossia utilizzare o riutilizzare manufatti d’altre epoche? Si risponderà che chi toglie scriteriatamente di mezzo il proprio passato, distrugge il proprio presente e il proprio futuro, magari appoggiandosi alla nota sentenza di Sant’Agostino, secondo cui non esistono
IeriCécil,
Lungolago di Locarno,1930,
demolito nel 2007.
(Foto: NatalieDanzi-Paces)
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il passato, il presente e il futuro, bensì il presente del passato, il presente del presente e il presente del futuro. Tutto sembra giocarsi nel presente, nella luce obliqua che getta indietro e avanti, nel valore e disvalore che la nostra epoca attribuisce alla tradizione e alla distruzione. Vi sono state epoche, non necessa-riamente barbare, che distrussero tranquillamente, forse anche gioiosamente, impianti e costruzioni antiche, ricoprendoli o sostituendoli con opere nuove, peraltro senza dubitare di fare un cattivo uso del mondo. L’idea di tradizione è un’invenzione della Modernità, cui fa da corollario lo struggimento per quanto va perso per sempre, e quindi la sensazione a volte vaga a volte precisa e angosciante che non si sta fa-cendo un buon uso del mondo. Tale sensazione accompagna i nostri andirivieni quotidiani nei territori del presente, è un basso continuo che non ci riesce di far cessare. Non è tanto questione d’esser convinti o no che una volta si facesse meglio oppure di attualizzare sa-pientemente il passato, quanto di vedere che il presente s’incrina e non vuole semplicemente scorrere, che nel presente del passato - che lo vogliamo o no – chiedono voce un altro presente del presente e un altro presente del futuro.Per questo sostengo l’iniziativa della STAN; e già che ci sono, a chi asserisce che a tutela dei beni cul-turali già vi sarebbero sufficienti strumenti, rispondo con una domanda: come mai vengono utilizzati poco o punto? Pragmaticamente, ovvero con moderata fiducia, ritengo che strumenti e obiettivi più precisi e vinco-lanti possano aiutare.
Raffaele Scolaripres. Fondazione Valle Verzasca
Ho l’impressione d’assistere ad un fuoco di paglia che brucia veloce l’eredità dei nostri avi e le risorse dei nostri figli. Salvare quel che possiamo della poesia del nostro passato per non soccombere alla fredda funzionalità del presente mi sembra più importante che mai. Per questo motivo sostengo con convinzione tanto l’iniziativa per tutelare meglio il nostro patrimonio culturale, quanto l’iniziativa per preservare gli spazi verdi dei nostri fondivalle.
Luca Vetterli, segr. Pro Natura Svizzera
(Foto: NatalieDanzi-Paces)
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Un futuro per il nostro passatoper un’efficace protezione del patrimonioculturale del territorio ticineseMotivazione dell’iniziativa popolare legislativa genericae spiegazione dei suoi cinque principi
A. Motivazione generale
Costatato come:• la distruzione progressiva e accelerata di una parte importante del patrimonio costruito cantonale desti in gran
parte della popolazione profonda preoccupazione e sovente anche indignazione;
• il più delle volte il quadro di vita nel quale la popolazione s’identifica è deteriorato da iniziative immobiliari esclu-sivamente tese a trarre il massimo profitto finanziario da situazioni urbanistiche privilegiate, e questo in totale spregio della eredità culturale cantonale e delle nostre radici storiche;
• a differenza di quanto avviene negli altri Cantoni, in Ticino la tutela dei beni culturali immobili civili sia poco dif-fusa e molto lacunosa;
• ricordati i casi di Melide (Villa Branca e Villa Galli), ma anche da quelli di Bellinzona (Villa Salvioni e Istituto Fran-cesco Soave), di Lugano e di Mendrisio dai quali è emersa la scarsa propensione delle autorità locali, confrontate con le pressioni degli operatori economici locali o meno, a tutelare i beni culturali immobili;
• vista la ritrosia delle autorità cantonali e locali nell’affrontare la drammatica situazione venutasi a creare;
i promotori della presente iniziativa popolare generica hanno ritenuto necessario attivarsi affinché il Cantone intervenga urgentemente in via legislativa, ma soprattutto applicativa, per arrestare un fenomeno dannoso per tutta la comunità.La STAN, Società ticinese per l’arte e la natura, sezione cantonale di Heimatschutz Svizzera, con l’appoggio di numerose associazioni a scopo ideale e di categoria, di gruppi di cittadini attivi nella tutela d’importanti valori pa-esaggistici locali, come pure di singole personalità, lancia la presente iniziativa popolare generica.
L’intento è di ovviare alla sensazione d’impotenza della cittadinanza e dare voce a un sentimento assai diffuso di preoccupazione, offrendo uno strumento d’azione contro la prevaricazione delle ruspe, la cancellazione della sto-ria del paesaggio costruito cantonale e la proliferazione dell’edilizia banale.
Richiamati, inoltre, gli articoli 73 -Sviluppo sostenibile-, 75 -Pianificazione del territorio- 78 -Protezione della natu-ra e del paesaggio- della Costituzione federale, richiamate altresì la Legge cantonale sullo sviluppo territoriale e la Legge cantonale sulla protezione del bene culturale che globalmente esprimono concetti che ben figurano anche nella Convenzione europea del paesaggio, in modo speciale nel Preambolo, quali:• «Desiderosi di pervenire ad uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’at-
tività economica e l’ambiente;• Constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico,
ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro;
• Consapevoli del fatto che il paesaggio coopera all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una compo-nente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo così al benessere e alla sod-disfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea;
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• Riconoscendo che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone conside-rate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana; (…)
• Desiderando soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione;
• Persuasi che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salva-guardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo;”
i promotori invitano le cittadine e i cittadini del Cantone ad esprimere la loro volontà di salvaguardare il paesaggio culturale ticinese sostenendo l’iniziativa «Un futuro per il nostro passato: per un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese».
B Spiegazioni dei cinque principi
Ad 1. Politica d’informazione
Gli iniziativisti sono persuasi che la latitante politica d’informazione del Cantone sia corresponsabile della carente conoscenza del patrimonio storico-architettonico e, di conseguenza, dell’insensibilità nei confronti dei valori cul-turali che rappresenta. Ne sono la prova a lentezza e il ritardo con cui gli elenchi dei beni culturali immobili sono inseriti nei PR comunali, ma anche la tardiva segnalazione agli interessati, da parte del Cantone, dell’esistenza e della portata giuridica e pratica dell’ISOS –Inventario federale degli insediamenti da proteggere- e soprattutto degli effetti della sentenza del Tribunale Federale nel caso del comune di Rüti (ZH). Quest’ultima, infatti, ha radi-calmente cambiato la portata giuridica dell’ISOS che, da strumento con valore indicativo, è diventato inventario con valenza imperativa.Per questa ragione chiediamo, innanzitutto, che il Consiglio di Stato si faccia promotore di una politica d’informa-zione per la conoscenza dei beni culturali in generale e di quelli immobili in particolare, tale da favorire il coinvolgi-mento della popolazione nella loro salvaguardia, una loro tutela più efficace e agevole e un incentivo a conservarli e valorizzarli. La politica d’informazione dovrà poggiare, altresì, sull’organizzazione di corsi specialmente concepiti per ammini-stratori comunali, addetti degli uffici tecnici e operatori del settore immobiliare. Solo una strategia d’informazione mirata consente di ottenere dai proprietari di beni immobili e dagli organi co-munali competenti l’impegno necessario per il loro doveroso rispetto.
L’opera di salvaguardia del patrimonio culturale edificato del Paese è un impegno etico e politico al quale è tenuto il Cantone. Quest’attività va svolta con entusiasmo, dotandosi dei mezzi necessari e attingendo alle migliori com-petenze disponibili.
Ad 2. Inventario dei beni culturali protetti
L’iniziativa chiede che il Cantone si faccia carico di designare i beni immobili che meritano la tutela dell’ente pub-blico in quanto parte importante del patrimonio storico e culturale del Paese mediante l’allestimento e la messa in vigore dell’Inventario cantonale dei Beni Culturali Protetti, IBCP.
Di fronte alla rapidità dei mutamenti del quadro paesaggistico cantonale degli ultimi anni, occorrono rapidità e tempestività. Non ci possiamo più permettere, per la crescita in giudicato della tutela dei beni culturali immobili degni di protezione, così come disposto dall’attuale LBC, di attendere il ritmo, istituzionalmente lento, della mo-difica dei PR. L’IBCP deve poter avere efficacia immediata, seppur transitoria, già dall’individuazione scientifica del suo valore culturale. Per ottenere questa tempestività abbiamo proposto il principio di cui al punto 4. La protezio-ne di un bene assumerà forza di legge autonoma una volta conclusa la procedura d’iscrizione. Si chiede inoltre di modificare la LBC, prevedendo l’esplicitazione dei criteri scientifici secondo i quali un bene immobile può e deve essere designato quale bene culturale protetto e la fissazione della procedura di protezione,
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con gli importanti passi della consultazione, della partecipazione e del ricorso, non solo da parte di chi fosse toc-cato da una misura di tutela, ma anche di chiunque dimostri un interesse legittimo.
La Legge potrà altresì introdurre la competenza per i comuni che volessero tutelare dei beni culturali immobili di loro scelta, in aggiunta a quelli designati dall’IBCP del Cantone, mediante il proprio PR.
In questo principio l’iniziativa elenca i contenuti obbligatori del futuro IBCP.L’armonizzazione dei diversi elenchi e inventari è indispensabile per sopperire agli attuali disagi e al disorienta-mento delle autorità, dei proprietari e degli operatori economici.È pacifico che l’Inventario contempli i beni d’importanza cantonale già iscritti, ma si chiede anche l’iscrizione di quelli finora individuati dal Cantone quali beni d’importanza locale, che sarebbero così rivalutati.Sono inoltre da riprendere i contenuti dell’ISOS, segnatamente i comparti edificati e non edificati censiti che ri-spondono ai requisiti dell’art. 2 LBC, come d’altronde previsto nella scheda P10 del Piano direttore cantonale.Per quanto attiene agli insediamenti da proteggere d’importanza regionale e locale, designati nell’ambito dell’ela-borazione dell’ISOS, occorrerà riprenderli previa attenta verifica.
Ad 3. Sostegno finanziario
Con il principio 3, l’iniziativa chiede che il legislatore studi e introduca delle norme idonee ad attenuare il rigore e gli oneri finanziari derivanti dalla tutela di un bene immobile. Queste misure devono comportare, come minimo, l’immediata revisione della stima ufficiale. Qualora ciò non bastasse, si dovrà prevedere lo stanziamento di mezzi economico-finanziari per l’attuazione di altre misure.Per un’efficace collaborazione con le associazioni e la cittadinanza, sarebbe buona cosa che, analogamente alle domande di dissodamento e quelle di costruzione fuori delle zone edificabili, la legge fissi l’obbligo di pubblica-zione sul FU delle domande di costruzione e delle notifiche che si riferiscono ai beni culturali protetti o da proteg-gere, con facoltà di ricorso per gli aventi diritto.
Ad 4. Misure d’urgenza
Tenuto conto dei tempi necessari per la messa in vigore formale dell’IBCP, è prudente che il Cantone si doti di una misura d’urgenza con effetto transitorio, ma immediato, segnatamente la pubblicazione dell’Elenco provvisorio dei beni culturali immobili da proteggere. Tale misura dissuaderebbe ogni intervento tale da impedire o ostacolare la messa sotto protezione di un bene e di riflesso l’allestimento dell’Inventario stesso.
Va da sé che il Consiglio di Stato dovrà fissare un programma vincolante per la verifica dei PR, in modo che norme in vigore che contrastano in modo grave con i disposti di tutela dell’IBCP siano modificate e rese compatibili con quest’ultime. Nell’attesa della modifica formale dei PR, le Autorità comunali e, all’occorrenza, quella Cantonale, dovranno fare buon uso degli strumenti per la tutela della pianificazione previsti dalla Legge sullo sviluppo territoriale (Lst) - se-gnatamente la pubblicazione di apposite zone di pianificazione - ed anche di quelli offerti per questi casi dalla Legge sui beni culturali (LBC) (v. Art. 17).
Ad 5. Obbligo di ripristino
L’essere proprietario di un bene culturale riconosciuto comporta una responsabilità oggettiva nei confronti di un bene d’interesse generale.L’iniziativa chiede quale sanzione massima l’obbligo di ricostruzione del bene distrutto o delle sue parti danneg-giate secondo i principi del restauro filologico (ricostruzione tale e quale).Con l’obbligo del ripristino integrale l’iniziativa vuole dissuadere da qualsiasi tentativo di mettere la società civile e l’autorità che la rappresenta di fronte al fatto compiuto, segnalando che l’agire d’astuzia in dispregio dei valori culturali del territorio non è pagante.Parimenti sarà importante regolare in modo chiaro ed efficace la punibilità solidale di tutti gli attori che dovessero rendersi corresponsabili di gravi manomissioni o della distruzione di un bene tutelato o in procinto di esserlo.
Un futuro
per il nostro
passato
Un futuro
per il nostro
passato
UN FUTURO PER IL NOSTRO PASSATO: ECCO COME!I recenti gravi casi di demolizione di importanti beni culturali, prima tra tutte quella della
Romantica a Melide, sono gli ultimi di una lunga serie di attentati al nostropatrimonio culturale. Complice l’inerzia delle autorità, essi hanno gravemente
impoverito e svilito il territorio ticinese. È dunque urgente valorizzare e tutelare piùefficacemente quel che ancora rimane delle testimonianze passate,
come vuole l’iniziativa popolare legislativa generica
UN FUTURO PER IL NOSTRO PASSATOPer un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese.
Come?
Inventario cantonale dei beni culturali protettiTramite l’elaborazione di un inventario cantonale unico dei beni culturali protetti (ICBP) nel quale iscrivere oltre ai i beni già protetti a livello cantonale e comunale, quelli individuati dal Cantone come degni di protezione a livello locale e i comparti definiti dall’ISOS (inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere).
Coinvolgimento attivo del CantoneTramite il coinvolgimento del Governo chiamato ad occuparsi attivamente della compilazione e dell’aggiornamento dell’ICBP, dell’informazione e della sensibilizzazione della popolazione, nonché della formazione delle autorità e dei tecnici comunali.
Effetto vincolante dell’ICBPTramite l’effetto vincolante immediato dato dall’iscrizione nell’ICBP. L’effetto vincolante vale anche per l’elenco provvisorio istituito entro sei mesi dall’accettazione dell’iniziativa. L’ICBP diventa così strumento essenziale della tutela del patrimonio.
Compenso dei costi della salvaguardiaTramite misure per il compenso degli oneri finanziari sinora a carico dei proprietari dei singoli beni. Un bene culturale tutelato profitta all’intera comunità: la sua salvaguardia, tuttavia, comporta costi ingenti. Farsene carico non deve spettare unicamentre al singolo, ma è un preciso dovere morale della collettività.
Solo così potremo dare un futuro alle testimonianze del nostro passato! Diamoci i mezzi per tutelare efficacemente il nostro patrimonio, la nostra eredità culturale!
SOSTENIAMO l’iniziativa!
www.stan-ticino.ch - [email protected] Borghese 42, 6601 Locarno - +41 91 751 16 25ccp iniziativa: 69-83536-5
VOLANTINO E FOGLIO FIRMEPOSSONO ESSERE SCARICATI DAL SITO STAN
Proponenti: Antonio Pisoni Benedetto Antonini Paolo Camillo Minotti Ivo Durisch Remo D’Odorico Tiziano Fontana Riccardo Bergossi
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STAN - Società ticinese per l’arte e la natura
DOMANDA DI INIZIATIVA POPOLARELEGISLATIVA GENERICAPubblicata sul Foglio Ufficiale n. 82 del 14 ottobre 2014
“Un futuro per il nostro passato:per un’efficace protezione del patrimonio culturale
del territorio ticinese”
I sottoscritti cittadini aventi diritto di voto in materia cantonale, richiamati gli artt. 37 della Costituzione cantonale e 116 segg. della Legge sull’esercizio dei diritti politici (LEDP), con questa iniziativa chiedono:
1. Politica d’informazione Il Consiglio di Stato promuove la conoscenza dei beni culturali immobili da parte di tutta la
popolazione, favorendone l’identificazione con il proprio ambiente di vita e contribuendo, in tal modo, allo sviluppo sostenibile e lungimirante del Paese.
2. L’inventario dei beni culturali protetti È istituito un Inventario cantonale dei beni culturali protetti (IBCP). Il Cantone cura l’allestimento e l’aggiornamento. L’inventario comprende le categorie di beni protetti previste dall’art. 3 cpv. 2 della Legge cantonale
sulla protezione dei beni culturali (LBC). L’Inventario deve comprendere anche i comparti edificati e non edificati censiti dall’Inventario
federale degli insediamenti svizzeri da proteggere (ISOS) che rispondono ai requisiti dell’art. 2 Legge cantonale sulla protezione dei beni (LBC).
L’iscrizione nell’IBCP esplica effetti vincolanti per chiunque.
3. Sostegno finanziario Il Cantone e i Comuni partecipano ai costi di manutenzione, conservazione e restauro dei beni
culturali iscritti nell’IBCP
4. Misure d’urgenza Entro sei mesi dall’accettazione dell’iniziativa il Consiglio di Stato pubblica un Elenco provvisorio dei
beni culturali immobili da proteggere. Sono da iscrivere i beni immobili d’importanza cantonale (IBC) in attesa d’iscrizione; e quelli finora
designati d’importanza locale protetti o da proteggere, nonché i comparti edificati e non edificati censiti dall’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere (ISOS).
L’Elenco provvisorio è aggiornato costantemente. L’Elenco provvisorio è assimilato a una zona di pianificazione (art. 27 LPT) della durata di cinque anni
prorogabile secondo la legge.
5. Obbligo di ripristino Qualsiasi alterazione non autorizzata di un bene culturale iscritto nell’Elenco provvisorio o nell’IBCP
comporta l’obbligo di ripristino integrale.
Firme raccolte nel Comune di: ..................................................................................................................................
N. Cognome Nome Datadi nascita
Controllo(lasciare
in bianco)Firma autografa
1
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NB Inizio della raccolta delle firme: 15 ottobre 2014 - Termine per la raccolta delle firme: 15 dicembre 2014. Il presente formulario, anche se incompleto, va ritornato entro il 6 dicembre 2014 al seguente indirizzo: STAN, Via Borghese 42, 6600 Locarno
Attestazione
Si attesta che le ……….…. firme apposte su questa lista sono tutte di cittadini aventi diritto di voto in materia cantonale ed iscritti nel catalogo elettorale del Comune.
Avvertenza (art. 120 LEDP)1. L’avente diritto di voto appone la propria firma autografa accanto alle sue generalità, le quali devono figurare scritte a mano
e leggibili su una lista intestata al proprio Comune di domicilio. L’avente diritto di voto incapace di scrivere può fare iscrivere il proprio nome e cognome da una persona di sua scelta. Questi
firma in nome dell’incapace e mantiene il silenzio sul contenuto delle istruzioni ricevute; in questo caso nella colonna «firma autografa», iscrive in stampatello il proprio nome con l’indicazione «per ordine» e appone la propria firma.
2. Egli può firmare una sola volta la stessa domanda.3. Chiunque contravviene a quanto prescritto dal cpv. 2 è punito dalla Cancelleria dello Stato con una multa fino ad un massimo
di fr. 1000.–, riservate le penalità previste dal Codice penale.
Luogo e data: Il Funzionario incaricato (firma e funzione):
........................................................................................................................................................... .........................................................................................................................................................
Bollo ufficiale
I promotori Antonio Pisoni, 22.06.1950, Losone e Benedetto Antonini, 27.08.1944, Muzzano sono autorizzati a ritirare incondizionatamente questa iniziativa ai sensi dell’art. 118 della Legge sull’esercizio dei diritti politici 7 ottobre 1998.
Rappresentante autorizzato a ricevere le comunicazioni ai sensi dell’art. 116 cpv. 2 della LEDP è designato Benedetto Antonini.
Iniziativa popolare legislativa generica«Un futuro per il nostro passato: per un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese»
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Obbiettivo di questa iniziativa è la tutela degli spazi verdi di pianura per le generazioni future.Oggi nel nostro cantone, consumiamo terreno non edificato a grande velocità, rimanendo però con una percentuale di sfruttamento molto bassa rispetto alle reali possibilità edificatorie, con conseguente dispersione delle zone edificabili.Questo non va a vantaggio di un uso parsimonioso del territorio e tantomeno della salvaguardia del paesaggio e del terreno agricolo.Con questa iniziativa si favorisce uno sviluppo urbano di tipo centripeto, che non intacca ulteriormente preziose porzio-ni di fondovalle.
Un territorio sfruttato e sprecatoNel corso degli ultimi 15 anni il nostro territorio ha subito fortissime pressioni da parte dell’economia, che hanno cau-sato una radicale alterazione del paesaggio nei comprensori di fondo valle. In particolare il Sottoceneri ha sofferto di questo fenomeno con una evidente dispersione delle zone residenziali e una saturazione delle zone industriali.Nel Mendrisiotto ad esempio il fenomeno della dislocazione di industrie internazionali ha portato con sé posti di lavoro poco retribuiti e nel caso della logistica anche con evidente spreco di terreno.
Una rete viaria collassataCome effetto secondario dell’edificazione disordinata si è creato un collasso delle arterie stradali e autostradali con conseguenti disagi alla popolazione residente e alle industrie stesse. Oggi anche la politica dei trasporti non può più prescindere da una politica insediativa sostenibile.
Paesaggio compromessoA causa delle forti spinte edificatorie, sfociate in una sfrenata cementificazione, il paesaggio di fondovalle del nostro Cantone è radicalmente cambiato. Al posto di spazi agricoli ci ritroviamo distese di capannoni disordinati con parcheg-gi sterrati a volte anche abusivi se non addirittura in zone protette. Dobbiamo porre un freno a questo processo di degradazione del nostro fondovalle. Per questo è fondamentale proteggere quei pochi spazi verdi di fondovalle rimasti, spesso in prossimità dei nostri grandi fiumi, ma anche dei nostri agglomerati urbani.
Terreni agricoli insufficienti e frazionatiIl disordinato e rapido spreco di territorio ha causato una importante diminuzione e un frazionamento di terreni agri-coli. Questo rende difficile sia l’orticoltura che la campi cultura viste le esigue dimensioni degli appezzamenti rimasti. Ricordiamoci che una politica di indipendenza alimentare si basa anche su una efficace politica di salvaguardia del terreno agricolo. Il nostro cantone deve garantire che spazi e terreni adatti per l’agricoltura siano conservati nel loro stato attuale per assicurare che venga mantenuta la loro qualità agricola. Una politica di salvaguardia degli spazi verdi è anche una efficace politica di sussistenza a favore dell’agricoltura. Il problema di un adeguato approvvigionamento alimentare sarà uno delle sfide principali che la nostra confederazione deve garantire alle generazioni future.Inoltre uno spazio agricolo di qualità garantisce anche la qualità del nostro paesaggio.Biodiversità a rischioLa biodiversità – l’insieme delle forme di vita e degli ecosistemi naturali – è essenziale al benessere. Ne è convinto anche il Consiglio Federale che attraverso la nuova strategia in favore della biodiversità sottolinea tra l’altro come le attività economiche e di svago debbano evitare ogni impatto inutile sull’insieme del territorio al fine di migliorare la qualità degli ecosistemi.Oggi la biodiversità non si garantisce più solo con la creazione o salvaguardia di singoli biotopi o ambienti naturali.Gli spazi verdi di pianura rimasti sono spesso in prossimità di corsi d’acqua importanti e creano ambienti umidi di enor-me valore. Intrusioni umane all’interno di queste aree segnerebbe un collasso della quantità di specie presenti. Preser-vare queste aree vuol dire garantire un futuro, nell’interesse di tutti, anche a queste specie minacciate.
Tuteliamo gli spazi verdiper i nostri figli
Iniziativa popolare legislativa nella forma elaborata
Spazi verdi per i nostri figliI/Le sottoscritti/e cittadini/e aventi diritto di voto in materia cantonale, richia-mati gli articoli 37 della Costituzione cantonale e 116 e segg. della Legge sul-l'esercizio dei diritti politici (LEDP), con la presente iniziativa chiedono che laLegge sullo sviluppo territoriale (Lst) del 21 giugno 2011 sia modificata comesegue (modifiche scritte in grassetto).
TITOLO V / Paesaggio
Capitolo secondoMisurePaesaggi con contenuti e valori importanti
(omissis)
Promotori: Ivo Durisch (primo promotore), Cittadini per il territorio / Grazia Bianchi, Cittadini per il territorio / Rodolfo Studer, Unione Contadini Ticinesi / SemGenini, Unione Contadini Ticinesi / Giovanni Berardi, Agrifutura / Mattias Schmidt, Uniti per Brè / Giorgio Bellini, Viva Gandria / Giosanna Crivelli, Cittadini per ilterritorio Scairolo / Daniele Polli, Associazione Piano di Magadino / Claudio Valsangiacomo, Pro Natura / Francesco Maggi, WWF / Fabio Guarneri, WWF / CarolineCamponovo Berardi, ATA / Bruno Storni, ATA / Benedetto Antonini, Stan / Antonio Pisoni, Stan / Paolo Camillo Minotti, Stan.Il primo promotore è autorizzato a ritirare incondizionatamente la presente iniziativa (art. 118 LEDP). Il primo promotore è autorizzato a ricevere le comunicazioniufficiali (art. 116 cpv. 2 della LEDP).
Pubblicata sul Foglio Ufficiale n. 82 del 14 ottobre 2014
AVVERTENZA (articolo 120 LEDP)1. L’avente diritto di voto appone la propria firma autografa accanto alle sue generalità, le quali devono figurare scritte a mano e leggibili su una lista intestata al proprio Comune di domicilio.L’avente diritto di voto incapace di scrivere può fare iscrivere il proprio nome e cognome da una persona di sua scelta. Questi firma in nome dell’incapace e mantiene il silenzio sul contenuto delle istruzioniricevute; in questo caso nella colonna «firma autografa», iscrive in stampatello il proprio nome con l’indicazione «per ordine» e appone la propria firma.2. Egli può firmare una sola volta la stessa domanda d'iniziativa.3. Chiunque contravviene a quanto prescritto dal cpv. 2 è punito dalla Cancelleria dello Stato con una multa fino ad un massimo di fr. 1000.-, riservate le penalità previste dal Codice penale.
Termine per la raccolta delle firme: 1 dicembre 2014
Il funzionario incaricato sottoscritto attesta che le firme apposte su questa lista sono tutte di cittadini aventi diritto di voto in materia cantonale ediscritti nel catalogo elettorale del Comune.
Luogo e data: Il Funzionario incaricato:(firma e funzione)
Le liste, complete o incomplete, vanno ritornate entro il 3 dicembre 2014 al seguente indirizzo: Iniziativa spazi verdi, Casella Postale 2799, 6501 Bellinzona
Bolloufficiale
abis) spazi verdi di fondovalle
Art. 95bis
1Gli spazi verdi di fondovalle non edificabili o non edificati in larga misura sonopaesaggi di importanza cantonale e vanno tutelati come zona agricola o fore-stale, zona di protezione, zona degli spazi liberi o zona per il tempo libero.
2Negli spazi verdi di fondovalle non edificati in larga misura, in particolarese in presenza di terreni non ancora urbanizzati, la zona edificabile va ri-dotta.
3Il Cantone identifica e tutela gli spazi verdi non edificabili o non edificati inlarga misura dei fondivalle della Riviera, del Piano di Magadino, del Pianodel Vedeggio e del Piano del Laveggio e del Gaggiolo con lo strumento delPiano di utilizzazione cantonale.
Norme transitorie1Il Dipartimento elabora il Piano di utilizzazione cantonale, di cui all’art.95bis cpv. 3, entro 3 anni dall’entrata in vigore della presente modifica dilegge e il Gran Consiglio lo approva entro 5 anni dall’entrata in vigore dellapresente modifica di legge.
N. Cognome
Comune di:
Nome Firmaautografata
Controllo (lasciare in bianco)
Data di nascita(g/m/anno)
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Agrifutura
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SCHWEIZER HEIMATSCHUTZPATRIMOINE SUISSEHEIMATSCHUTZ SVIZZERAPROTECZIUN DA LA PATRIA
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Sion ha ricevuto il Premio Wakker 2013 dell’Heimatschutz Svizzera. (foto G. Bally/Keystone)
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1. Il 2013 in breve Nel giugno del 2012, l’Heimatschutz Svizzera aveva posto una pietra miliare sul suo percorso lungo 108 anni occupando
interventi di restauro e di risanamento, la splendida Villa Patumbah a Zurigo-See-
giardino e a pianterreno il Centro Heimat-schutz, mentre ai piani superiori ha trova-to alloggio il Segretariato generale della nostra associazione con i suoi ventun posti di lavoro. L’Heimatschutz Svizzera ha in seguito potenziato il personale e ha dato un deciso taglio professionalizzato alle sue attività.Nello stesso anno, la Fondazione Vacanze
108 letti, migliorando altresì il grado di occupazione.
come la svolta energetica e l’incoraggia--
nipolate da taluni ambienti politici per an-nacquare la Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN) e per li-mitare la portata degli inventari. Per fron-teggiare questa accresciuta pressione, l’Heimatschutz Svizzera ha irrobustito la sua collaborazione con Alliance Patrimoi-ne, minacciando, nel corso di una seguitis-sima conferenza stampa tenutasi a metà anno, di lanciare un referendum contro qualsiasi indebolimento della LPN.Il conto annuale 2013 chiude con una per-
il capitale proprio. L’Heimatschutz Sviz-zera dispone delle riserve necessarie, e la
2. ProgettiFondazione Vacanze in edifici storici
ampliato l’offerta con tre nuove acquisizio-ni (la Weisse Villa, la Bödeli-Huus e la Cha-tzerrüti Hof) e ha superato per la prima vol-ta i 10’000 pernottamenti. La crescita deli-neatasi sin dalla creazione della Fondazione
grazie a tutti i nostri ospiti.
L’ottima rispondenza da parte degli ospiti e del pubblico conferma la pertinenza de-gli obiettivi. Le vacanze trascorse negli
confronti della cultura architettonica e le entrate generate dalla locazione di questi spazi consentono di assicurare la salva-guardia a lungo termine di queste prezio-se testimonianze storiche. Per procedere al rinnovamento delle nuove acquisizio-
-darsi alle donazioni. Anche nel 2013, l’Heimatschutz Svizzera ha accordato, in quanto fondatore, un generoso contribu-
-rici. Questo sostegno andrà però calando negli anni a venire, cosicché per mante-nere la rotta tracciata e confermare la cre-scita bisognerà stipulare nuove alleanze strategiche.
diretta da Kerstin Camenisch, mentre Re--
ne e alle prenotazioni. Le due signore sono
Svizzera romanda.
Fondazione Valle Bavona-
riamente da molti anni la Fondazione Val-le Bavona attingendo al Fondo Rosbaud.
di CHF 67’000 per la realizzazione di pro-poste operative per la scuola del paesaggio e l’accompagnamento di scolaresche e gruppi di giovani.La collaborazione con i responsabili della Fondazione verrà disciplinata da una nuo-va convenzione di prestazioni, e il Canton Ticino dovrebbe assumersi parte delle re-sponsabilità.
Servizio tecnico Il Servizio tecnico dell’Heimatschutz Svizzera ha dovuto chinarsi su tre incarti. È stato fatto il punto sulle posizioni dell’Heimatschutz in merito all’ottimizza-zione energetica degli stabili esistenti, che servirà al Segretariato per la redazione di una pubblicazione prevista per il 2014. Il Presidente del Servizio Christoph Schläppi ha seguito due progetti comples-si: l’ampliamento dell’Ospedale universi-
delle antiche case medievali di legno nel Cantone Svitto.
Tallero d’oro per gli anfibiIl Tallero d’oro, diretto da Eveline Engeli,
nel 1946 da una fruttuosa collaborazione tra l’Heimatschutz Svizzera e Pro Natura. Nel secondo semestre dell’anno in esame, ha prestato servizio la praticante Noura Habouch. Dei proventi del Tallero d’oro usufruisce anche la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, fondata nel 1970 dall’Heimatschutz Svizzera, da Pro Natura, dall’Associazione svizzera per la
Club alpino svizzero (CAS) e dalla Federa-zione svizzera del turismo (FST). Dalla sua istituzione, ha ricevuto in tutto CHF 1,6 milioni, CHF 30’000 nel 2013. Il tema scelto da Pro Natura per l’edizione per il
vendita ha accusato un regresso rispetto all’anno precedente.
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provato dalla Commissione del Tallero di Pro Natura e dell’Heimatschutz Svizzera.
3. InterventiLa seggiovia storica sul WeissensteinDopo aver esaminato a fondo la questione, il Comitato direttivo dell’Heimatschutz
-so di demolizione della seggiovia storica all’attenzione del Tribunale amministrati-
espressa a favore dello smantellamento del vecchio impianto e alla costruzione di una
punto cruciale, ossia a sapere se questa de-cisione contravvenga alla Legge federale sulla protezione della natura e del paesag-gio (LPN) e alla giurisprudenza in materia di protezione dei monumenti storici. L’Heimatschutz ha rinunciato a chiedere un parere sulla decisione al Tribunale fe-derale, poiché le possibilità di successo erano ridotte al minimo. Il vecchio im-
e la Fondazione sorta a difesa della seggio-via sciolta.
Politica dei ricorsi contenutaLe organizzazioni di tutela dell’ambiente, della natura e dei beni culturali hanno
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Il Parco Erlenmatt di Basilea, Premio Schulthess per i giardini 2013.
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dell’ambiente e il pubblico quando fanno uso del diritto di ricorso. Sono soggetti a tale obbligo i ricorsi, ma non le opposizio-ni. Nel 2013, l’Heimatschutz Svizzera ha chiuso quindici ricorsi, di cui nove accolti, cinque respinti e uno divenuto privo di oggetto in seguito all’abbandono del pro-getto.Le sezioni dell’Heimatschutz Svizzera hanno avuto l’occasione di seguire un se-minario di formazione sul diritto di ricor-so delle organizzazioni intitolato Be-schwerdelegitimation ist der Schlüssel für Einsprachen und Beschwerden / La quali-té pour recourir: clé des recours et des op-positions.Il Servizio giuridico dell’Heimatschutz
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to di accertamento. Le perizie fornite al Se-gretariato e, su casi puntuali, alle sezioni, hanno permesso di prendere una posizio-ne rapida e ben documentata. Tra i sogget-ti maggiormente trattati vi sono la portata e il ruolo dell’Inventario federale degli in-sediamenti svizzeri da proteggere d’im-portanza nazionale (ISOS).
4. Informazionie relazionipubblicheCentro Heimatschutz a Villa Patumbah L’Heimatschutz Svizzera ha preso posses-so dei locali di Villa Patumbah nel corso dell’estate e vi ha inaugurato il primo Cen-tro Heimatschutz della Svizzera. Il fulcro
-nente Vedere e capire la cultura architetto-nica al piano terra della villa. Nelle tre sale di rappresentanza del piano nobile, il tema della cultura architettonica viene proposto sotto ottiche diverse. Anche la movimen-
evocata menzionando le date principali e presentando alcuni documenti originali.
interesse sia tra gli adulti sia tra i più giova-ni nei confronti della cultura architettoni-
-lore e ne migliorino la conoscenza. In tal senso, la visita teatrale condotta dall’eter-
di emozioni molto suggestivo. Le visite tradizionali consentono dal canto loro agli
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ne, sui vari aspetti della cultura architetto-
raggiungere i giovani. Per cominciare, sono stati proposti la visita teatrale e alcu-ni laboratori di approfondimento.
anno 2013, 2500 persone hanno varcato la soglia del Centro Heimatschutz, di cui oltre il 20 per cento scolari. È stata effet-tuata una quarantina di visite, alcune in francese e inglese. I due terzi delle visite teatrali sono state seguite da scolari. Nel conteggio dei visitatori, non sono state computate le circa 400 persone accorse alla consegna delle chiavi avvenuta nel mese di giugno e le 200 che hanno parte-cipato alla vernice dell’esposizione in agosto.Il personale del Centro consta della Diret-trice Karin Artho, della mediatrice cultu-rale Judith Schubiger e della storica Jani-ne Turnherr, che ha concluso il pratican-tato di mediatrice culturale nel 2013.
-curata alternativamente da Susanne De-brunner, Lorenz Hubacher e Claudia Christen. Le visite teatrali sono tenute dagli attori Peter Hottinger e Simon Le-dermann.
-
Messaggio sulla cultura. L’Associazione degli Amici di Villa Patumbah, i cui mem-bri sosterranno l’attività corrente con una quota di mille franchi annui, costituisce
-tropartita, potranno usufruire di svariate offerte. La mostra permanente ha ricevu-to un contributo unico dalla Città di Zuri-go, dal Fondo lotteria del Cantone Zurigo e dalla Fondazione Famiglia Vontobel. La visita teatrale ha usufruito degli aiuti del Dipartimento dell’istruzione del Canto-ne Zurigo e del Percento culturale Mi-gros. L’arredamento con mobili e lampa-
-nuto da due preziosi partner: le ditte Leh-ni, di Dübendorf, e Baltensweiler, di Ebikon. Le versioni tedesca e francese del rappor-to annuale del Centro Heimatschutz sono consultabili anche in internet (www.hei-matschutzzentrum.ch/jahresbericht e
www.maisondupatrimoine.ch/rappor-tannuel.
Catalogo delle pubblicazioniCon l’approssimarsi del Natale, l’Heimat-schutz Svizzera ha pubblicato per la prima volta un catalogo editoriale. L’operazione
-me le vendite hanno raggiunto un fattura-to di CHF 350’000, ossia CHF 185’000 in
stata senz’altro anche l’attenzione nei con-fronti dell’architettura.
Presa di posizione e filmsulla densificazioneLa collana Scoprire il paesel’anno scorso di tre nuovi fascicoletti. Il Segretariato ne ha realizzato uno sull’ar-chitettura e le piazze di Sion in occasione dell’attribuzione del Premio Wakker al ca-poluogo del Canton Vallese. A sua volta, la sezione vallesana dell’Heimatschutz ha completato la documentazione con un prospetto sull’architettura della città dal 1850 al 1920 e sui pericoli che la minac-ciano. La sezione sciaffusana ha stampato una prima pubblicazione sul distretto di Stein am Rhein, alla quale seguiranno tre altri pieghevoli per presentare tutto il ter-ritorio cantonale.
I più bei caffè della SvizzeraNel mese di febbraio 2013, l’Heimat-schutz Svizzera ha pubblicato la guida ta-scabile Die Schönsten Cafés und Tea-Rooms der Schweiz / Les plus beaux cafés et tea-rooms de Suisse. Oltre a stimolare l’interesse e la curiosità del pubblico, il fa-scicoletto intende attirare l’attenzione sul doloroso problema della scomparsa degli arredi del XX secolo di questi esercizi se-mipubblici.
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-sario procedere a una riedizione. Al suc-cesso hanno contribuito i contatti con gli organi d’informazione di tutto il paese. Con questa iniziativa, l’Heimatschutz Svizzera prosegue la strategia tesa a rende-re più popolare e palpabile la cultura archi-tettonica, contribuendo parallelamente e in modo attivo alla conservazione e alla manutenzione di testimonianze impor-tanti del patrimonio edilizio.
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Gli sfregi alla tutela della natura e del paesaggio non conoscono limiti e non risparmiano nemmeno i monumenti naturali come le cascate
del Reno, in prossimità di Neuhausen (SH).
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Guida e sito sulle più belle costruzionidella SvizzeraL’architettura degli anni Sessanta e Settan-ta suscita in ampi strati della popolazione sentimenti contrastanti. In quegli anni di alta congiuntura, sorse un buon terzo dell’attuale patrimonio edilizio. Tra molti fabbricati sorti alla rinfusa, anche alcune realizzazioni degne di nota.Come prolungamento della campagna L’Avvio – L’architettura degli anni Cin-quanta, oltre alla guida Die schönsten Bau-ten 1960-75 / Les plus beaux bâtiments 1960-75Cento testimonianze edilizie di quegli anni di fortissima espansione sono pre-sentate con testi e immagini. Il sito e la pubblicazione sono stati lanciati simulta-neamente nel novembre 2013.L’obiettivo di questa campagna, che conti-
dibattito pubblico sul modo di affrontare la gestione di questo parco immobiliare. Nella fattispecie, non vengono trattati sol-tanto temi architettonici e urbanistici, ma pure questioni di rilevanza storica e socia-le poste dai grandi insediamenti abitativi, le centrali idroelettriche e le autostrade.
“Heimatschutz/Patrimoine”e “Il nostro Paese”I quattro numeri della rivista “Heimat-schutz/Patrimoine” sono stati dedicati nell’ordine ai temi seguenti: il primo nu-
della Svizzera (tema ripreso dal “Nostro Paese” n. 315), il secondo alle soluzioni abitative su grande scala (“Il nostro Pae-se” n. 316), il terzo all’apertura del Centro Heimatschutz a Villa Patumbah (“Il no-stro Paese” n. 317) e il quarto alla conser-vazione dei beni culturali oggi (“Il nostro Paese” n. 318).
-ter Egli, pure responsabile della comuni-cazione e del marketing. Tutti i numeri dal 1906 in poi possono essere consultati sul sito www.heimtaschutz.ch/zeitschri-ft / www.patrimoinesuisse.ch/revue. La rivista, che si può agevolmente sfogliare col mouse, dà un’illuminante panoramica delle varie attività intraprese dell’Hei- matschutz Svizzera nel corso di più di cent’anni.
Sito internet e Newsletter/InfolettreIl sito internet dell’Heimatschutz Svizzera
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senta le costruzioni più rimarchevoli degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso (www.heimtaschutz.ch/1960-75).
-chie sezioni hanno rielaborato il loro sito internet, riprendendo la struttura e la gra-
I temi e i progetti di attualità sono stati presentati nei quattro numeri del bolletti-no elettronico (non disponibile in italia-no: newsletter in tedesco, infolettre in fancese) recapitato a circa 18’000 lettori. Inoltre, un numero crescente di persone ha manifestato via Facebook interesse nei confronti dei temi concreti e di fondo sul tappeto.
5. ManifestazioniPremio Wakker a Sion/VSL’assegnazione del Premio Wakker alla Città di Sion, comunicata con una confe-renza stampa all’inizio del mese di genna-
stampa scritta, parlata e televisiva, e ha su-scitato un notevole interesse. L’elogio pro-nunciato all’indirizzo dei provvedimenti
-ton Vallese ha attirato l’attenzione dell’o-pinione pubblica sull’imminente votazio-
-cazione del territorio.
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nella città vecchia di Sion. Il Presidente dell’Heimatschutz Svizzera Philippe Bié-
popolazione, amministrazione e cerchie politiche che ha fatto rivivere il centro sto-rico, consegnando poi al Sindaco di Sion Marcel Maurer un assegno di CHF 20’000. Prima della cerimonia di premiazione, la Città di Sion ha indetto una due giorni sul-lo sviluppo urbanistico e territoriale del capoluogo vallesano e dei suoi dintorni. La Città e la sezione vallesana dell’Heimat-schutz hanno pure organizzato diverse vi-site guidate.
Premio Schulthess allo studio diarchitetti paesaggisti Raymond VogelIl Parco Erlenmatt – che occupa l’area della vecchia stazione merci delle ferrovie tede-
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luppo urbanistico nel Canton Basilea-Cit-tà, che nella fattispecie ha applicato un ap-
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Con l’attribuzione del Premio Schulthess per i giardini 2013 allo studio Raymond Vogel, l’Heimatschutz Svizzera riconosce non soltanto la validità del progetto, ma
Cantone di un importante spazio pubbli-co. La creazione del Parco Erlenmatt me-diante il prelievo della tassa sui vantaggi derivanti dai cambiamenti di destinazione o dalla zonizzazione, misura incoraggiata in tutta la Svizzera dalla nuova Legge sulla
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giugno nel Parco Erlenmatt alla presenza di oltre 150 persone. Philippe Biéler ha ri-messo il Premio di CHF 25’000 a Ray-mond Vogel in rappresentanza di tutti gli attori coinvolti. Per l’occasione, l’Heimat-schutz ha dato alle stampe una corposa pubblicazione.
6. Politica Legge d’applicazione sulle residenzesecondarie insoddisfacenteL’Heimatschutz Svizzera critica il progetto di legge d’applicazione sulle abitazioni se-condarie presentato il mese di febbraio, poiché il testo non rispetta né la volontà popolare espressa nel marzo 2012 con l’accettazione dell’iniziativa Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secon-darie! né l’interpretazione datane dal Tri-bunale federale e svuota l’articolo costitu-zionale della sua sostanza. L’articolo recita che un Comune non può avere un tasso di residenze secondarie superiore al 20 per cento e che nessuna nuova costruzione può essere permessa per quelli che hanno già oltrepassato questo limite.
Netta approvazione della revisionedella Legge federalesulla pianificazione del territorioIl Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati si sono espressi a larga maggioranza a favore della revisione della Legge sulla pia-
-getto indiretto all’Iniziativa per il paesag-
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Il Centro Heimatschutz a Villa Patumbah, Zurigo, ha aperto le porte nell’estate 2013.
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gio lanciata dall’Heimatschutz Svizzera e
delle arti e mestieri ha però lanciato un re-ferendum contro la decisione del Parla-mento. A inizio marzo 2013, gli aventi di-ritto di voto hanno approvato con un largo
pietra miliare e un successo di vaglia per l’Heimatschutz Svizzera!
Attacchi alla protezione della naturae del paesaggioIn seguito a parecchi atti parlamentari al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati, la Legge federale sulla protezione
in fase di revisione. In concreto, si tenta di -
missione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP) e della Commissione federale dei monumenti storici (CFMS). L’Heimatschutz Svizzera si oppone a queste mene con Alliance Pa-trimoine e una larga coalizione di organiz-zazioni ambientaliste. L’Heimatschutz Svizzera ha minacciato nel corso di una se-guitissima conferenza stampa di lanciare un referendum contro lo svilimento della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio, e dispone degli accantonamenti necessari.
Alliance Patrimoine sulla buona stradaLe principali associazioni attive nel campo della protezione dei beni culturali, che
primo anno di esistenza di Alliance Patri-moine, hanno indetto una conferenza stampa di presentazione. Fanno parte del-la nuova alleanza l’Heimatschutz Svizzera, il Centro nazionale d’informazione per la conservazione dei beni culturali NIKE, la Società di storia dell’arte in Svizzera e Ar-
di assicurare il coordinamento nell’affron-tare le questioni d’importanza nazionale; in concreto, esso dovrà occuparsi delle pratiche principali sul tappeto, come il Messaggio sulla cultura 2016-2019, la se-conda revisione della Legge federale sulla
energetica 2050. La questione ora in pri--
le sulla protezione della natura e del pae-saggio.
7. Affari interniAssemblea dei delegati a BasileaDopo aver approvato i punti all’ordine del giorno, come il rapporto e i conti annuali, i
hanno eletto con un caloroso applauso An-dreas Staeger, storico, nuovo membro del Comitato direttivo per i prossimi quattro anni. Il neoeletto, che subentra all’alberga-tore Hans Schmid, ritiratosi per meglio se-guire la sua attività, era attivo negli organi direttivi dell’Heimatchutz Berna quale rap-presentate dell’associazione Berner Wan-
Presidente del CAS, ha ripercorso i 150 di storia di questo ente, mettendo in evidenza
-cando come anche il CAS sia sensibile ai temi riguardante la tutela dei siti.
SezioniLe sezioni dell’Heimatschutz Svizzera rendono conto del loro operato in rappor-ti che possono essere richiesti alle sezioni stesse o letti sulle corrispettive pagine in-ternet.
Comitato direttivo e Comitato centrale
volte per un’intera giornata e un’altra per un seminario, chinandosi su numerosi og-getti. Il consesso ha discusso approfondi-tamente l’indirizzo strategico e la collabo-razione con le sezioni. Il Comitato diretti-vo ha dato procura a diverse sezioni che hanno adito le vie legali a nome dell’Hei-matschutz Svizzera e ha approvato il piano d’esercizio per il Centro Heimatschutz di Villa Patumbah.
nell’anno in esame. Oltre alle trattande or-dinarie, in aprile sono stati presi in esame il progetto di ampliamento dell’Ospedale universitario di Zurigo, la demolizione della biblioteca centrale e universitaria di Lucerna e gli interventi da effettuare al
membri del gruppo regionale Thun-Kan-dertal-Simmental-Saanen hanno presen-tato i Simmentaler Hauswege (rete di sen-tieri escursionistici per la scoperta dei te-sori nascosti della regione). I commissari intervenuti alla seduta novembrina hanno potuto seguire una visita guidata di Villa Patumbah e dell’esposizione permanente.
Le relazioni presentate da alcuni specialisti hanno consentito di meglio apprezzare le opere realizzate negli anni Sessanta e Set-tanta del secolo scorso alle quali il pubbli-co presta scarsa attenzione.
Segretariato centrale
informatiche. Il processo di ristrutturazio--
Sabrina Németh hanno potenziato il di-partimento Cultura architettonica diretto dallo storico dell’arte Patrick Schoeck. Ja-
-prendistato come impiegata di commer-cio, e parecchi civilisti hanno dato un con-sistente apporto al Segretariato.A tutto il personale vanno i nostri più fer-
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sbrigare il maggior lavoro occasionato dal trasloco del Segretariato e dall’apertura del Centro Heimatschutz.
Effettivi stabili
membri (contro i 15’003 dell’anno prece-dente). Alle 1063 dimissioni, essenzial-
si sono contrapposte 936 nuove adesioni. La vendita della guida Die Schönsten Cafés und Tea-Rooms der Schweiz / Les plus beaux cafés et tea-rooms de Suisse abbina-
-so. È pure proseguita l’ottimizzazione del-la banca dati così da facilitare il compito di Ruth Assad, responsabile dell’ammini-strazione dei membri. Il dipartimento
-sconti, ha sviluppato costantemente le
membri e di acquisirne di nuovi. Aggiun-gendo i donatori, il numero degli amici dell’Heimatschutz Svizzera si aggira attor-no alle 27’000 unità.
Donazioni e legatiDurante il 2013, l’impegno dell’Heimat-
ha permesso di mettere in cantiere e realiz-zare numerosi progetti. Durante l’anno in
-nizzazione somme importanti sotto for-ma di legati e donazioni. Il sostegno accor-dato da diverse fondazioni e numerosi do-
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Gestione dell’associazioneInterventi e progettiInformazioni e relazioni pubblicheManifestazioniPolitica di salvaguardia dei beni culturaliVersamenti alle sezioni39%
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Gestione dell’associazioneInterventi e progettiInformazioni e relazioni pubblicheManifestazioniPolitica di salvaguardia dei beni culturaliVersamenti alle sezioni39%
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Costi complessivi
Con l’acquisizione nel mese di luglio 2013 della Bödeli-Huus di Bonigen (BE),
la Fondazione Vacanze in edifici storici ha potenziato la sua offerta.
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nuale. Questi e altri fondi, più i contributi -
bri e donatori, sono indispensabili per lo svolgimento delle nostre attività. A tutti i
-mento!
Conto annuale 2013Il conto 2013 allestito da Diana de Femi-nis, responsbile del Segretariato, chiude
assegnata al capitale proprio. Il rapporto di
dal Comitato centrale il 26 aprile 2014 e sottoposto all’attenzione dell’Assemblea dei delegati.
Philippe Biéler, Presidente
Adrian Schmid, Segretario generale
38 Heimatschutz/Patrimoine 2 | 2012
38 RAPPORTO ANNUALE 2013
Bilan le 31 décembre 2013 2012
ACTIFS CHF CHF
Actifs circulants 630’611.18 !1’762’005.30Caisse, poste, banque 244’749.00 915’916.26Créances envers • la vente de l’Ecu d’or 320’151.80 707’050.00Débiteurs divers 5’200.55 !9’521.55Crédit impôts anticipés 23’555.15 26’641.79Crédit impôts anticipés 1.00 1.00Actifs transitoires 36’954.23 102’874.70
Actifs immobilisés 3’685’145.83 3’538’182.48Investissement immeuble • Immeubles 2.00 2.00• Bibliothèque, photothèque 133’402.00 2.00• Hardware et logiciels 45’301.00 1.00Investissements financiers• Titres 2’002’405.10 2’204’894.45• Cautions 50’029.15 5’000.00• Prêts 1’300’000.00 1’175’000.00• Part du fonds de l’Ecu d’or 154’005.58 153’282.11• Médailles 1.00 1.00
Actifs des fonds 2’534’824.06 3’026’208.53Capital fondation «Baustelle Denkmal» 41’281.95 41’300.55Fonds Rosbaud 1’249’060.73 1’229’344.25 Fonds Prix Schulthess du jardin 630’911.03 697’418.63Fonds de rénovations 613’570.35 1’058’145.10
Total actifs 6’850’581.07 8’326’396.31 PASSIFS CHF CHF
Capitaux de tiers 529’362.29 !774’536.41Créanciers à court terme• Créanciers 179’344.65 130’454.35• Part des sections de l’Ecu d’or 157’500.00 185’675.00• Passifs transitoires 62’090.64 138’080.06Créanciers à long terme • Provisions pour contributions à des projets 130’427.00 320’327.00
Capital des fonds 3’963’734.63 4’994’897.30Projets de l’Ecu d’or 288’399.80 952’765.05Fonds Rosbaud 1’249’050.70 1’229’344.37Fonds Prix Schulthess du jardin 1’030’911.03 1’097’418.63Fonds de rénovations 819’570.35 1’058’054.10Fonds Prix Wakker 310’000.00 340’000.00Fonds destiné à divers projets déterminés 181’696.65 233’209.05Succession Burckhardt 42’798.70 42’798.70Stiftung Baustelle Denkmal 41’307.40 41’307.40
Capital de l’organisation 2’357’484.15 2’556’962.60Succession Schinz 322’263.40 322’263.40Fonds d’entretien Moulin de Ftan 12’311.45 15’167.50Fonds divers 1’956.00 15’956.00Part du fonds de l’Ecu d’or 154’005.58 153’282.03Capital de l’organisation 779’947.72 813’293.67Fonds mesures marketing 486’000.00 636’000.00Fonds Maison du patrimoine 451’000.00 451’000.00Fonds de campagne 150’000.00 150’000.00
Total passifs 6’850’581.07 8’326’396.31
Comptes d’exploitation 1. 1 – 31. 12 2013 2012
CHF CHF
Recette de contributions et dons 1’698’154.81 !2’573’758.17Cotisations des membres 288’633.58 293’618.20Subventions publiques 375’000.00 220’000.00Dons et legs libres 580’086.98 764’317.07Vente de l’Ecu d’or • Contribution libre 315’000.00 371’350.00• Contributions liées au thème principal 0.00 330’700.00Dons liés 139’434.25 593’772.90
Recette de projets et prestations 425’411.32 187’063.71Contributions à des projets 50’000.00 0.00Revue et publications 351’936.17 166’579.97Entrées/médiation culturelle/évènements 21’912.00 0.00Colloques 0.00 19’120.00Recettes diverses 1’563.15 1’363.74
Activité protection du patrimoine –1’769’735.49 –1’285’346.75Conseils et projets –677’730.80 –94’584.14Informations et relations publiques –808’434.63 –597’048.18Contributions à des projets de l’Ecu d’or –132’300.20 –328’568.30Manifestations –132’746.01 –171’410.78Préparations Maison du patrimoine 0.00 –78’400.50Autres dépenses –18’523.85 –15’334.85
Secrétariat et Maison du patrimoine –1’690’170.51 –965’746.22 Charges de personnel –1’108’399.93 –828’086.33 Autres dépenses/installation/loyer –581’770.58 –137’659.89
Autres dépenses de l’exploitation –524’115.29 –429’219.72Organes de l’association et membres –65’923.16 –62’551.21Gestion comptable –14’574.20 –11’998.80Dépenses immeubles –2’856.05 –19’433.30Acquisition des moyens –168’311.78 –149’560.41Part des sections au produit de l’Ecu d’or –157’500.00 –185’675.00Amortissement –114’950.10 –1.00 Résultat d’exploitation avantrésultat financier –1’860’455.16 80’509.19
Résultat financier 610’250.75 376’612.31
Résultat de l’exercice avant prélèvements des fonds de l’organisation –1’250’204.41 457’121.50
Dissolutions des provisions 1’490’877.65 616’786.85Dissolutions dissoutes 0.00 110’000.00Fonds pour projets de l’Ecu d’or 664’365.25 328’150.00Fonds Rosbaud 80’000.00 69’200.00Fonds Prix Schulthess du jardin 80’000.00 80’000.00 Fonds Prix Wakker 30’000.00 0.00Fonds liés 51’512.40 1’532.95Fonds de rénovations 585’000.00 27’903.90
Dotations au fonds –385’151.68 –977’022.04Thème principal de l’Ecu d’or 0.00 –330’700.00Fonds Rosbaud –99’706.33 –98’235.87 Fonds Prix Schulthess du jardin –13’492.40 –411’479.62Fonds de rénovations –271’852.95 –136’606.55Hôtel Maderanertal –100.00 0.00
Résultat de l’exercice avant prélèvements/dotations au capital de l’organisation –144’478.44 –96’886.31Prélèvements du (+) dotation au (–) Capital de l’organisation 144’478.44 –96’886.31Capital de l’organisation (capital libre) 33’345.94 –2’408.39Capital résiduel de l’organisation 111’132.50 –94’477.92
Résultat de l’exercice après prélèvements/ dotations au capital de l’organisation 0.00 0.00
Les comptes sont présentés conformément aux recommandations spéciali-sées Swiss GAAP FER et satisfont au Code suisse des obligations ainsi qu’aux dispositions des statuts de l’association.Les comptes annuels détaillés de Patrimoine suisse, de même que le rapport de l’organe de révision (Argo Consilium AG), peuvent être commandés au secrétariat de Patrimoine suisse ou téléchargés sur notre site: www.patrimoinesuisse.ch.
Approvato il 26 aprile 2014 dal Comitato centraleall’attenzione dell’Assemblea dei delegati.
Philippe Biéler Adrian SchmidPresidente Segretario generale
Patrimoine suisse: comptes annuels 2013
2 | 2012 Heimatschutz/Patrimoine 39
RAPPORTO ANNUALE 2013 39
L’Heimatschutz Svizzera ha creato nel 2005 la Fondazione Vacan-
per il tramite dei membri eletti nel Consiglio di fondazione. Il Rapporto di revisione dettagliato possono essere scaricati dal sito
Approvato il 24 marzo 2014dal Consiglio di fondazione.
Severin Lenel Kerstin CamenischPresidente Segretaria
Bilan en CHF 31 déc. 13 31 déc. 12
Total actifs 2’259’143 1’392’965 Compte de chèque 550’850 70’527BR Compte-courant FIB 265’220 35’186BR Compte épargne 100’601 100’450BR Dépôt à terme 0 0Avoir IA 629 816Actifs transitoires 618’571 442’764Débiteurs 870 2’021Total Actifs circulants 1’536’741 651’763Huberhaus 240’000 240’000Türalihus 1 1Haus auf der Kreuzgasse 260’000 260’000Correction de valeur Kreuzgasse –18’400 –9’200Casa Döbeli 260’000 260’000Correction de valeur Casa Döbeli –19’200 –9’600Stüssihofstatt 1 1Total Immeubles 722’402 741’202
Passifs en CHF 2013 2012Créanciers 186’723 112’201Créditeur à-valoir 8’346 8’230Passifs transitoires 28’820 21’562Total Capitaux de tiers 223’889 141’993Prêts 162’500 162’500Fonds d’assainissement Türalihus 648’711 374’760Fonds d’assainissement Mollards 0 0Fonds d’assainissement Kreuzgasse 0 18’965Fonds d’assainissement Stüssihofstatt 129’531 20’000Fonds d’assainissement générals 512’018 12’018Fonds de rénovation Huberhaus 18’677 18’677Fonds de rénovation Casa Döbeli 125’376 127’035Fonds de rénovation Kreuzgasse 42’371 78’751Capital des fonds dédiés 1’476’684 224’463Capital de la fondation 100’000 100’000Capital libre 296’070 338’266Capital de l’organisation 396’070 438’266
Total passifs 2’259’143 1’392’965
Compte de résultats
En CHF Compte 2013 Budget 2013 Compte 2012 Contributions et dons libres 35’874 60’000 3’432Contribution du Secrétariat 85’000 85’000 85’000Contributions et dons déterminés 1’410’712 800’000 191’575Revenus des contributions et dons 1’531’586 945’000 280’007Secrétariat et administration –145’241 –145’000 –135’411 Autres dépenses administratives –21’096 –8’000 –11’587 Location bureaux –9’330 –15’000 –6’600Dépenses secrétariat –175’667 –168’000 –153’598 Produits des locations 145’456 156’260 148’495Frais d’exploitation des maisons historiques –50’172 –55’000 –53’089Produit d’exploitation pour les maisons 95’284 101’260 95’406Conseil de Fondation et Comité consultatif –246 –500 –97Révision des comptes –5’753 –4’500 –4’941Coûts d’évaluation/acquisition –994 –2’000 –430Informations et relations publiques –24’385 –30’000 –8’125Frais d’acquisition 0 –15’000 –3’420Frais de fonctionnement –31’378 –52’000 –17’014Résultat d’exploitation avant résultat financier et amortissements 1’419’825 826’260 204’800 Revenus des titres et capitaux 383 1’000 591Amortissements –603’033 –809’999 –543’490Taxe sur la valeur ajoutée –32’290 –32’600 0Remboursement impôts anticipés 0 98’172Dépenses extraordinaires -602 –102’542 Résultat avant modifications des fonds et du capital 784’283 –15’339 –342’468
Apport aux fonds déterminés –1’410’712 –800’000 –191’575Prélèvements sur les fonds déterminés 584’233 815’000 537’614Augmentation (-), diminution (+) des fonds déterminés –826’479 15’000 346’039Résultat de l’exercice avant prélèvements du dotations du capital de l’organisation –42’196 –339 3’571
Dotation (-) / prélèvement (+) du capital libre 42’196 339 –3’571Résultats après prélèvements 0 0 0
Propriétés
Année 2013 en CHF Kreuzgasse Casa Döbeli Türalihus Huberhaus Stüssihofstatt Total
Investissements cumulés au 1er janvier 2013 545’856 434’696 1’169’200 503’679 127’077 2’780’508Prix d’achat 0 0 0 0 0 0Frais accessoires d’acquisition 0 0 0 0 0 0Coûts d’assainissement 55’344 1’659 328’049 0 199’181 584’233Total des frais d’investissement 601’200 436’355 1’497’249 503’679 326’258 3’364’741Amortissements cumulés au 1er janvier 2013 –285’856 –174’696 –1’169’199 –263’679 –127’076 –2’020’506Amortissements en 2013 –55’344 –1’659 –328’049 0 –199’181 –584’233Corrections de valeur –18’400 –19’200 –37’600
Valeurs comptables résiduelles 241’600 240’800 1 240’000 1 722’402
40 Heimatschutz/Patrimoine 2 | 2012
40 RAPPORTO ANNUALE 2013
La guida Die schönsten Bauten 1960-75 / Les plus beaux bâtiments 1960-75 presenta 50 edifici,
tra cui lo stabile amministrativo di Chauderon a Losanna costruito negli anni 1969-74.
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Nel febbraio del 1944, uno sparuto gruppo di persone impegnate nella protezione della natura e del paesaggio si era riunito con una certa ur-genza per discutere sul futuro del Lago di Sils, in Engadina, un tesoro paesaggistico d’importanza nazionale e principale attrazione turistica della regione. Il sito correva un grave pericolo, come ebbe a dire in apertura di seduta il già Consigliere di Stato grigione e Presidente del Comitato Pro Lej da Segl Robert Ganzoni: «In considerazione degli sviluppi bellici nei Paesi con noi confinanti, il Consiglio federale persegue una politica d’indi-pendenza non solo alimentare, ma anche di ap-provvigionamento elettrico. Sono progettate nu-merose centrali idroelettriche nelle valli alpine e nell’Altopiano. Anche il Lago di Sils è in pericolo. Il progetto di captare le acque del lago per una centrale in Bregaglia è tornato d’attualità. Dob-biamo agire». Alla riunione, erano presenti anche rappresentanti della Lega per la protezione della natura LPN (oggi Pro Natura), della Lega svizzera per la salvaguardia del patrimonio nazionale LSPN (oggi Heimatschutz Svizzera) e degli enti locali. Tutti si battevano da decenni contro il progetto
idroelettrico e per la conservazione del Lago di Sils nella sua configurazione praticamente intat-ta. Gli uni per considerazioni di carattere natura-listico e paesaggistico, gli altri per salvaguardare il valore turistico del sito. Il Comune bregagliotto di Stampa e quello altoengadinese di Sils erano invece pronti a concedere il permesso per la co-struzione della centrale. La somma che sarebbe stata versata per ottenere la concessione era considerevole, e in un periodo di grandi difficoltà economiche un importo del genere era più che ben visto per ridare ossigeno alle casse comunali. Per i due Comuni, sarebbe stato possibile rinun-ciare al progetto soltanto se fosse stato versato un indennizzo di 300’000 franchi.
Cioccolato dall’Ufficio di guerraper l’alimentazione
Che fare? Il Comitato era concorde nel pensare che la via giuridica non avrebbe avuto alcun esito, poiché all’epoca non vi erano misure protezioni-stiche né a livello cantonale né a livello federale
Soldi, oro e cioccolato
La protezione del Lago di Silse la nascita del tallero d’oro
Madlaina Bundi
storica, Zurigo(da un articolo apparsosu “HeimatschutzPatrimoine”, n. 3, 2014,adattamento e riduzione a curadi Fabio Chierichetti).
Vendere cioccolato per raccogliere fondi da destinare alla tutela del paesaggio: era questa l’idea all’origine del primo tallero venduto nel 1946 per finanziare la protezione del Lago di Sils. Col tempo, il tallero d’oro è assurto a emblema della tutela dalla natura e del paesaggio.
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gretario generale della LSPN, ebbe l’idea di sosti-tuire il solito distintivo distribuito in occasione di collette con il cioccolato che in tempo di guerra era razionato e tale sarebbe rimasto fino al 1946.Vendere cioccolato per finanziare la tutela della natura? Un’idea interessante, vista la passione degli Svizzeri per il cioccolato. L’offerta ridotta di questo bene in tempo di razionamento avrebbe sicuramente aiutato le vendite. E l’idea fu accolta positivamente anche nell’arena politica, ambiente nel quale Lauer, figlio del segretario dell’Unione svizzera dei contadini, annoverava solide cono-scenze. In breve tempo, riuscì a guadagnare alla sua idea il Consigliere federale Walther Stampfli, che era alla testa del Dipartimento federale dell’e-conomia pubblica, da cui dipendeva l’Ufficio di guerra per l’alimentazione. Nel novembre del 1945, questo ufficio diede semaforo verde per la libera vendita sulla strada di venti tonnellate di cioccolato al latte. Siccome la forma del cioc-colato venduto era quella di un pezzo di cinque franchi avvolto in un involucro di alluminio color oro con impresso un’immagine del Lago di Sils, l’iniziativa prese il nome di Vendita del Tallero.
Tallero d’oro e casse piene
L’operazione prese il via nel febbraio del 1946. Ventimila scolari sciamarono per le strade di tut-ta la Svizzera a vendere il tallero d’oro. L’iniziativa era stata preceduta da una campagna pubblici-taria, la cui intensità non aveva eguali nel campo della protezione della natura e del paesaggio. La stampa elvetica ricevette foto del tallero e di una piccola venditrice, quaranta settimanali con una tiratura totale di oltre due milioni di copie ricevet-
opponibili al preponderante interesse pubblico del rifornimento energetico. Se già l’eliminazione di siepi e viali alberati, il prosciugamento di paludi e il taglio di boschi per favorire un’agricoltura più razionale non impensieriva le autorità, non c’era da aspettarsi molto nemmeno per il Lago di Sils. Pure irrealistico era sperare in un aiuto finanziario da parte del Cantone o della Confederazione, che erano al verde, o lanciare una colletta nazionale come nel 1859 per la conservazione del Grütli o nel 1937 per il ripristino della Via cava, poiché in tempo di guerra la popolazione aveva ben altre preoccupazioni e priorità. L’unica possibilità rima-neva quella di indennizzare i Comuni attingendo ai mezzi delle associazioni protezionistiche, come già era avvenuto in altre regioni in cui erano state create riserve naturali, come ad esempio le riser-ve dell’Altesch e del Grimsel. I 300’000 franchi necessari erano però una bella somma, che non poteva essere raccolta con le quote dei membri. In un primo tempo, il Comitato decise quindi di rivolgere un appello al mondo economico e alle fondazioni.Nel maggio del 1945, il Comitato indisse una nuova riunione e constatò che nonostante quin-dici mesi di intenso lavoro i fondi raccolti non ar-rivavano nemmeno alla metà della somma occor-rente. Il tempo stringeva, la fine della guerra era vicina, le fondazioni, le autorità e la popolazione erano assorbite dalle attività di soccorso alle vitti-me del conflitto. L’idea di lanciare una colletta a favore della tutela della natura appariva, in quelle condizioni, un’impresa disperata. La priorità era chiaramente data a operazioni di vasta portata, come il Dono svizzero alle vittime della guerra, che dal 1944 al 1948 raccolse fondi allo scopo di prestare aiuto umanitario. Ernst Laur, allora Se-
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emblema delle due organizzazioni attive nella tu-tela dei beni culturali e naturali.
Un grande lavoro d’informazione
La vendita del tallero ha così permesso alle due associazioni di rivolgersi direttamente a persone che in precedenza non avevano mai pensato alla tutela della natura e del paesaggio. Mai prima del 1946 i canali d’informazione e di sensibilizzazio-ne erano stati impiegati in modo tanto massiccio su questioni del genere. Gli iniziatori non poteva-no nemmeno lontanamente immaginare l’effetto di fidelizzazione maturato con gli anni. A quasi settant’anni dalla prima vendita, gli scolari di tut-ta la Svizzera continuano a vendere il tallero per strada a molti acquirenti che, in tempi più o meno lontani, sono stati a loro volta piccoli venditori.
tero articoli che descrivevano i pericoli incomben-ti sul Lago di Sils, la stampa quotidiana pubblicò 738 articoli, e centinaia di inserzioni puntarono sulla possibilità di poter finalmente acquistare cioccolato senza i bollini. Anche la radio diede notizia della vendita, nei cinema furono proietta-te diapositive a colori a sostegno dell’iniziativa e in molti luoghi fecero la loro comparsa i cartelloni pubblicitari.Il successo fu totale, i talleri venduti 823’420 a un franco l’uno. Il risultato superò di gran lunga le più rosee aspettative. In molti Cantoni furono raccolti più fondi di quelli del Dono svizzero e in molte città l’incasso superò ampiamente quello di precedenti vendite di strada per scopi benefici. Al netto delle spese di organizzazione, l’utile fu di 500’000 franchi, molti di più di quanto necessa-rio per l’indennizzo dovuto ai Comuni di Stampa e di Sils per la rinuncia alla concessione. Il rima-nente fu diviso tra le due organizzazioni promo-trici dell’iniziativa.Visto il successo, la LPN e la LSPN intavolarono subito discussioni per vedere se non fosse il ca-so di ripetere la vendita ogni anno. Dal maggio del 1946, il razionamento del cioccolato era stato abolito, ma le strutture di vendita e distribuzione messe in piedi l’anno precedente erano ancora operative. Nulla ne impediva la replica, e da allora ogni anno la vendita si è ininterrottamente ripetu-ta fino ai giorni nostri.
Emblema della protezionedella natura e del paesaggio
Non era immaginabile reiterare negli anni se-guenti il successo della prima edizione, poiché il cioccolato si poteva liberamente acquistare in qualsiasi negozio. Non era dunque più il caso di puntare sul desiderio (ormai appagato) di dolce, ma piuttosto di spiegare quale fosse la destinazio-ne dei fondi raccolti. Nell’immediato dopoguer-ra, pochi erano gli Svizzeri che conoscevano gli obiettivi della tutela della natura e del paesaggio. Tra il 1947 e il 1947, la LPN e la LSPN avevano rinunciato a presentare un obiettivo concreto, per concentrarsi sulle loro finalità generali – peraltro alquanto astratte. Agli inizi degli anni Cinquanta, per dare maggior peso al significato dell’opera-zione, si tornò a privilegiare un progetto sufficien-temente importante da poter essere presentato come un compito di portata nazionale.Come nella prima edizione del 1946, quando il Lago di Sils fu l’oggetto della vendita del tallero, da quel momento in poi per ogni campagna fu indicato un progetto specifico e significativo. Il tema è sempre stato riprodotto sul tallero e, per sostenere l’azione, sono stati diramati articoli e notizie sulla stampa e via radio. La strategia si è rivelata vincente. Negli anni Cinquanta, il nume-ro dei pezzi venduti ha continuato a progredire, e con l’andar del tempo il tallero si è imposto quale
Il cioccolato del tallero d’oro
La fabbrica di cioccolato Aeschbach di Root, vi-cino a Lucerna, produce i talleri d’oro dal 1984. L’attuale titolare, Markus Aeschbach, che ha preso in mano le redini dell’azienda familiare nel 2003, è cresciuto per così dire a pane e cioc-colato. Il padre aveva imparato il mestiere alla Suchard di Neuchâtel e successivamente aperto una fabbrica sua a Zugo. Trasferita in un primo tempo a Cham e poi, nel 2012, a Root, l’azien-da è attenta alle nuove tendenze. I gusti dei consumatori evolvono rapidamente, oggi va di moda il cioccolato fondente con aromi partico-lari, il peperoncino per esempio. O i bastoncini con il liquore di produzione artigianale. Ma non si tratta soltanto di sapore, prosegue Markus Aeschbach, il consumatore odierno vuol sapere di più, cerca anche un’emozione.A Root, è stata allestita su una superficie di 800 m2 un’esposizione interattiva che percorre l’iti-nerario che dal cacao conduce ai piaceri del pa-lato, dove si possono scoprire e toccare le fave di cacao, consultare libri di ricette e seguire il processo di produzione del tallero d’oro.La miscela usata è speciale. Il cioccolato è pro-dotto a partire da cacao certificato Fairtrade Max Havelaar, latte e zucchero di canna sono entrambi bio. Il motivo stampato cambia ogni anno in funzione del tema scelto. Occorre dun-que una buona collaborazione tra l’illustratore e l’incisore che prepara il conio. Le macchine che stampano il tallero provengono dall’Italia e sono adoperate sin dal 1946. Il padre di Max Aeschbach le ha rilevate Jakobs-Suchard-Tobler nel 1984.La cioccolateria dispone pure di locale di forma-zione e di una sala per le feste, un caffè e uno spaccio al piano terra per degustare le specialità della casa.
René Ragenass
giornalista, Lucerna(da un articolo apparsosu “HeimatschutzPatrimoine”, n. 3, 2014,riduzione e adattamento a curadi Fabio Chierichetti).
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Le associazioni e i cittadini che tentano di opporsi alla distruzione del patrimonio storico, artistico, paesaggistico e naturalistico fondano la loro azio-ne su principi e documenti redatti da specialisti in-ternazionali (storici dell’arte, architetti, ingegneri, architetti del paesaggio, archeologi); spesso la lo-ro azione si scontra con le “interpretazioni” fatte dalle autorità politiche, che si fondano su valuta-zioni utilitaristiche e funzionaliste che nulla han-no a che vedere con la tutela. Qui di seguito una breve riflessione su questo aspetto a volte scoraggiante.
Il valore del patrimonio
Il nostro patrimonio storico e artistico ha un valo-re inestimabile, da un doppio punto di vista: – come testimonianza del passato, di un preciso
periodo storico o di un particolare stile o di un artista: è di conseguenza fondamento della me-moria storica di una comunità che vuole essere consapevole del proprio passato e dei suoi valo-ri specifici;
– come valore civile, poiché il patrimonio cultu-rale contiene «valori e prospettive che possono liberarci, innalzarci, renderci di nuovo umani, restituirci un’idea dell’uomo e un’idea di comu-nità che ci permettano di costruire un futuro diverso» (Montanari); la comprensione storica e culturale del patrimonio è quindi strumento che favorisce: il pieno sviluppo della persona uma-na; il confronto con la diversità di pensiero, di valori e di modi di vivere; l’educazione alla plu-ralità e alla complessità.
Per questi motivi la sua tutela è un dovere di ogni Stato civile e di ogni cittadino.
Il suo riconoscimento internazionale
Il valore del patrimonio culturale è riconosciuto a livello internazionale da convenzioni, sottoscritte dagli Stati nazionali, dalle Carte del Consiglio in-ternazionale dei monumenti e dei siti (ICOMOS), dall’UNESCO e da tutti gli organi di tutela e valo-
rizzazione del patrimonio a livello mondiale. In particolare l’ICOMOS, creato nel 1964 e asso-ciato all’UNESCO, si consacra alla conservazione e alla protezione di monumenti, insediamenti e siti del patrimonio culturale: si dedica a promuo-vere la teoria, la metodologia e la tecnologia ap-plicate alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione di monumenti e siti. I suoi lavori sono basati sui principi iscritti nella Carta sulla conservazione e il restauro dei monumenti e dei siti (Carta di Venezia, 1964) e in altre Carte. Questi documenti, elaborati da esperti, costitui-scono le basi dottrinali – fornendo i principi co-muni – e le linee direttrici per l’attività di tutela dei beni culturali in ogni Paese, compresa la Svizzera. Come ha spiegato il critico di architettura Jürgen Tietz «questi documenti sono l’espressione di un tentativo molto lodevole di togliere gli interventi sul patrimonio dalla zona grigia delle “decisioni caso per caso”, che a volte sono percepite come lasciate all’azzardo».
La tutela in Svizzera: base legale,strumenti di tutela e organi
La tutela del patrimonio naturale e culturale in Svizzera si fonda, da un punto di vista legale, sulla Costituzione federale, sulla Legge sulla protezio-ne della natura e del paesaggio (LPN) e relativa Ordinanza, sulle convenzioni internazionali (tra cui la Convenzione europea per la salvaguardia del patrimonio architettonico, entrata in vigore in Svizzera il 1° luglio 1996). Le carte ICOMOS non sono giuridicamente vincolanti ma, poiché stabili-scono i principi fondamentali dell’azione di tutela, sono usate dagli esperti nazionali e internazionali. La Confederazione ha elaborato, giusta la LPN, alcuni strumenti chiave, gli inventari degli og-getti d’importanza nazionale, tra cui l’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da protegge-re (ISOS): «gli insediamenti così rilevati sono stati giudicati da esperti federali e cantonali sulla base di quattro criteri, e meglio in funzione delle loro qualità situazionali (valore della situazione e gra-do di urbanizzazione), spaziali (valore della coe-
Il patrimonio storico-artisticoe la sua tutela:i criteri degli specialistie la “ponderazione degli interessi”delle autorità politiche
Tiziano Fontana
membro del consigliodirettivo della STAN
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Inoltre, a tale comparto l’ISOS attribuisce l’obiet-tivo di salvaguardia “A”: si impone la conserva-zione della sostanza (conservare integralmente tutti gli edifici, parti dell’impianto, spazi liberi; eliminare gli elementi perturbanti; ulteriori racco-mandazioni di salvaguardia: divieto di demolizio-ne e di nuove edificazioni; norme rigorose per i rifacimenti). Ora, oltre alla minaccia costituita dalla speculazio-ne edilizia privata, favorita da un Piano regolatore irrispettoso della preziosità del comparto, vi è an-che quella portata da progetti dell’Accademia di architettura: – il Parco di Villa Argentina, «monumento sto-
rico» cantonale, per l’ISOS merita la massima protezione: zona da non edificare: malgrado queste indicazioni l’Accademia ha costruito il suo stabile Canavée.
– area circostante l’ex-OBV: è un «perimetro di ri-spetto» secondo il Cantone; l’ISOS le attribuisce il massimo obiettivo di salvaguardia, che implica la conservazione integrale di tutte le costruzioni e di tutti gli spazi liberi; proibisce nuove costru-zioni. Malgrado ciò a breve inizieranno i lavori per costruire il Teatro dell’architettura progetta-to da Mario Botta.
– l’ex-Ospedale della Beata Vergine: è un bene tutelato dal Cantone (in particolare per la sua corte interna scoperta, elemento caratterizzan-te l’edificio); l’ISOS lo definisce un «elemento eminente» per il quale «si impone la salvaguar-dia integrale della sostanza». Malgrado queste tutele e misure di salvaguardia l’Accademia ha presentato una domanda di costruzione che prevede anche la copertura della corte interna.
Proprio partendo da questa situazione la Con-sigliera nazionale Adèle Thorens ha posto la se-guente domanda durante la sessione parlamen-tare di settembre [lasciamo la versione francese sia per la domanda della CN sia per la risposta del Consigliere Federale]: «L’Accademia di architettu-ra de Mendrisio a construit au début des années 2000 un bâtiment, Canavée I, à l’intérieur d’un parc classé en objectif de sauvegarde “a” selon l’ISOS. Un second bâtiment, le Teatro dell’Archi-tettura, est aussi prévu dans un périmètre classé “A”. Enfin, une demande est en cours pour mo-difier l’ex-Ospedale della Beata Vergine, toujours soumis au même degré de sauvegarde. Comment le Conseil fédéral explique-t-il ces dérogations successives aux classements de l’ISOS?». La risposta dell’onorevole Berset è molto interes-sante poiché irrispettosa dei principi internazio-nali e svizzeri in materia di tutela: «L’Inventaire fédéral des sites construits d’importance nationa-le à protéger en Suisse (ISOS) dresse la liste des sites d’importance nationale méritant d’être con-servés intacts ou d’être ménagés le plus possible. Les périmètres classés en objectif de sauvegarde “a” et “A” sont d’éminente qualité et doivent être traités avec un soin tout particulier. Cela ne signi-fie pas pour autant qu’une interdiction absolue
sione spaziale fra le componenti e delle singole parti dell’insediamento), storico architettoniche (valore delle singole parti e leggibilità delle fasi di crescita dell’insediamento) e di ulteriori qualità (rilevanza archeologica, storica, culturale, tipolo-gica), mediante una scala suddivisa in tre valuta-zioni: ottime qualità, buone, scarse»1). Esso sta-bilisce anche obiettivi di salvaguardia con chiare indicazioni di intervento al fine di tutelare l’inse-diamento o suoi comparti o singoli oggetti. La LPN prevede anche due organi consultivi di esperti: la Commissione federale dei monumenti storici (CFMS) e la Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio (CFNP). La CFMS richiama espressamente i documenti in-ternazionali citati in precedenza nel suo Principi per la tutela dei monumenti storici in Svizzera, che è la base per l’attività di tutela dei beni cultu-rali in Svizzera.
Un caso pratico di valutazionecommissionale2): Gandria
Il “caso Gandria” suscita da anni un vivo dibattito in considerazione delle due domande di costru-zione presentate, sulle quali la Commissione fe-derale della natura e del paesaggio ha elaborato un parere negativo molto importante. Questo villaggio è iscritto sia nell’Inventario fe-derale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale (IFP) sia nell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da protegge-re (ISOS) quale oggetto d’importanza nazionale. In particolare, quest’ultimo ha stabilito, per l’area oggetto della domanda di costruzione, lo scopo di conservazione massimo – “a” – che prescrive la preservazione della destinazione dei terreni e, come raccomandazione di salvaguardia, il divieto di edificazione. La Commissione federale, opponendosi ai due pro-getti, ha quindi applicato in modo rigoroso e con-seguente quanto prescritto dall’ISOS, senza “inter-pretazioni” o “ponderazione degli interessi”.
Una presa di posizione del Consigliere federale Berset sull’applicazione dell’ISOS: il comparto di via Turconi a Mendrisio e i progetti dell’Accademia
A Mendrisio siamo confrontati con un caso tan-to grave, per quanto riguarda la violazione degli obiettivi di salvaguardia dell’ISOS, quanto quello di Gandria. Il «perimetro edificato» corrisponden-te alla via Turconi è inventariato dall’ISOS come categoria di rilievo “A”, che presuppone una so-stanza originaria, vale a dire che la maggior parte degli edifici e degli spazi presentano tratti distin-tivi tipici di un’epoca o di una regione, con una qualità storico architettonica reputata ottima.
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ci, come del resto prevede espressamente l’art. 7 cpv. 2 LPN: se un oggetto inventariato può subire un danno rilevante oppure se sorgono questio-ni d’importanza fondamentale al riguardo deve essere obbligatoriamente redatta una perizia da parte della Commissione federale competente.
Conclusioni
Se confrontiamo i due casi di Gandria e di Men-drisio aventi la medesima categoria di inventaria-zione e obiettivo di salvaguardia non si può che constatare la disparità di giudizio tra una Com-missione federale – che applica ISOS, leggi e con-venzioni in modo rigoroso – e le autorità politiche che non le rispettano. Quando subentra il “giudizio” politico di un’au-torità comunale, cantonale o federale i criteri e i principi elaborati dagli esperti, codificati in Car-te, Convenzioni e Leggi spesso non sono presi in considerazione. Per questo è necessario fornire nuovi strumenti legali ai cittadini e alle associazioni che si impe-gnano per la tutela del patrimonio storico, artisti-co, paesaggistico e naturalistico.
1 L. Anastasi e D. Socchi, La protezione del patrimonio costruito con particolare riferimento all’inventario ISOS, “Rivista ticinese di diritto”, I, 2013, pp. 340-341.
2 Cfr. il blog VivaGandria.3 h t t p : / / w w w. p a r l a m e n t . c h / a b / f r a m e s e t / f /
n/4915/446750/f_n_4915_446750_446793.htm
de construire soit de règle pour ces périmètres. Un projet de construction ne fait pas nécessaire-ment obstacle aux objectifs de protection de l’I-SOS. Au contraire, un développement de qualité peut même valoriser un site d’importance natio-nale. Pour cette raison, l’autorité compétente en matière d’autorisation de construire examine les projets sous l’angle de l’atteinte à l’ISOS. S’il n’y a pas d’atteinte, le projet peut être approuvé. S’il y a une atteinte, l’autorité fait une pesée d’intérêts entre le projet d’un côté et l’ISOS de l’autre. Si l’on trouve, face à l’ISOS, un projet important, d’intérêt public également, il est possible que le projet prévale. Mais cela ne peut être jugé qu’au cas par cas. Les constructions autorisées de l’Ac-cademia à Mendrisio ont passé par des procédu-res cantonales et communales pour lesquelles l’a-spect du site construit doit être pris en compte par les autorités compétentes. Actuellement, l’Office fédéral de la culture accompagne la procédure en cours relative à la transformation de l’ex-Ospeda-le della Beata Vergine et en examinera la confor-mité avec l’ISOS. En conséquence, nous estimons qu’on ne peut parler ici de dérogation à l’ISOS3).» Quanto dice il Consigliere Federale è in chiaro contrasto con le indicazioni dell’ISOS, con le leg-gi e con l’applicazione che ne fanno le Commis-sioni federali e il Tribunale federale. Non ci risulta che le Commissioni federali abbiano redatto un parere nel caso dello stabile Canavée 1 e del Te-atro dell’Architettura. Inoltre, nel caso specifico dell’ex-OBV sarebbe opportuno avere il parere della Commissione federale dei monumenti stori-
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G.A.B. 6601 Locarno