Il nostro Paese 318

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IL NOSTRO PAESE Anno LXV - 318 Ottobre - Dicembre 2013 STAN SOCIETÀ TICINESE PER L’ARTE E LA NATURA

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Preview gratuita di un estratto dell'ultimo numero. Ottobre - Dicembre 2013.

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IL NOSTRO PAESEAnno LXV - 318 Ottobre - Dicembre 2013

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SOCIETÀTICINESEPER L’ARTEE LA NATURA

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Editoriale Paolo Camillo-Minotti 1 Proteggiamo Gandria!

Attività STAN STAN 2 Comunicato stampa Ricorso della STAN contro la variante di P.R. di Ascona STAN 3 Lettera al Municipio di Castel San Pietro Opposizione alla domanda di costruzione di un magazzino comunale e parcheggio STAN 6 Lettera al Consiglio di Stato tramite il Municipio di Biasca Ricorso contro la variante del Piano Regolatore del Comune di Biasca STAN 10 Lettera al Consiglio di Stato Ricorso della STAN contro la licenza edilizia relativa alla ristrutturazione e ampliamento del palazzo ex-scuole comunali STAN 14 Comunicato stampa Copertura di Palazzo Turconi: la STAN si appella alla Commissione federale dei Monumenti Storici Temi STAN Nicoletta Locarnini 16 Il parco che vorrei… Tiziano Fontana 20 Il patrimonio architettonico di Mendrisio in alcuni comparti degni di massima salvaguardia Riccardo Bergossi 39 L'edificio della palestra e della mensa del Liceo di Lugano 42 Petizione Quale futuro per la Scuola Media di Lugano Centro? 43 Petizione Salviamo gli alberi di Lugano! Adriano Cavadini 45 Salviamo gli alberi e il Parco Ciani a Lugano Tiziano Fontana 46 Salviamo il nucleo di Tremona

Il nostro Paese in restauro Maria Piceni 48 Nuovo utilizzo per il monastero di San Giuseppe

Heimatschutz 56 La conservazione dei beni culturali oggi Marco Guetg 57 La conservazione dei beni culturali è un mandato previsto dalla legge Monique Keller 58 Manca una vera comprensione dei beni culturali René Regenass 59 La conservazione dei beni culturali: un esercizio acrobatico? David Ganzoni 60 Proteggere i beni culturali significa proteggere anche l'ambiente Ivo Bösch 61 La forza degli argomenti Moritz Flury-Rova 62 Gioie e dolori nella realtà quotidiana 65 Quattro domande a sei conservatori

Natura Graziano Papa 70 Alcuni pensieri su un tema appassionante: l'uomo e l'albero

Attività STAN 72 La STAN ha bisogno di voi

IL NOSTRO PAESEAnno LXV - 318 Ottobre - Dicembre 2013

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In copertina:Villa Rosa in via Brenni, propr. Curia vescovile(Foto: Renato Quadroni).

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Proteggiamo Gandria!Paolo Camillo Minotti

Segretario STAN

Un caso importante di cui la STAN si è occupata negli scorsi mesi riguarda un progetto edificatorio a Gandria (un sedicente piano di quartiere previ-sto su 5 mappali contigui di cui il promotore ha fatto incetta). Già nel giugno 2008 la STAN si era opposta a un progetto sullo stesso sedime, che poi era stato bloccato da un avviso negativo delle autorità cantonali e dopo che pure le Commissioni federali avevano espresso un preavviso contrario tout court alla edificazione del terreno. Gandria è infatti classificato dall’ISOS (Inventario degli inse-diamenti svizzeri da proteggere) un insediamento di importanza nazionale e soggiaceva già allora a una speciale protezione giusta il Decreto cantona-le per la protezione delle bellezze naturali (DLBN) del 1941. Quel progetto non era compatibile con la protezione assicurata a Gandria (protezione che riguarda non solo il nucleo ma anche il paesaggio nel suo insieme) e, d’altra parte, dopo la fusione di Gandria con Lugano, non sussistono più motivi di interesse generale (leggasi: insediamento di nuovi cittadini contribuenti) che possano ev. giustificare la promozione di nuove edificazioni suscettibili di alterare un quadro paesaggistico tipico e degno di protezione. Il Municipio di Lugano bocciò gioco-forza quella domanda di costruzione, ma lascian-do aperta la possibilità di edificazione in caso di presentazione di un altro progetto e rifiutandosi di considerare inedificabile il sedime.La scorsa estate è stato ripresentato un nuovo pro-getto sullo stesso terreno, forse meglio studiato architettonicamente, ma dall’impatto paesaggisti-co ugualmente pesante e con grossomodo le stes-se volumetrie previste. La STAN ha nuovamente fatto opposizione, ritenendo suo dovere battersi in modo particolare per la tutela di questi insedia-menti caratteristici – com’è il caso di Gandria – di importanza nazionale. Nell’opposizione STAN, preparata dal vicepresi-dente Arch. Antonini, si cita in particolare la nuo-va Legge cantonale sullo sviluppo territoriale (Lst), che recita tra l’altro che «il paesaggio cantonale va rispettato, tutelato e valorizzato, garantendone in particolare la varietà, la qualità e il carattere»; si cita inoltre la Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio e segnatamente l’I-SOS che classifica l’insediamento di Gandria come d’importanza nazionale; infine si fa riferimento al-la scheda P10 del Piano direttore 2008 che, elen-cando nell’allegato gli insediamenti da proteggere d’importanza nazionale, regionale e locale, rende di fatto l’ISOS parte integrante della medesima. La nuova Lst, che ha sostituito e abrogato il DLBN, definisce in modo chiaro (al titolo V) la protezione che va assicurata al paesaggio, l’obbligo dell’in-serimento ordinato e armonioso delle costruzioni nel paesaggio, eccetera. Basta applicarla.Nella sua opposizione la STAN evidenzia pure

come il vigente Piano Regolatore di Gandria, per quel che riguarda lo specifico comparto toccato dal progetto edificatorio, «sia in crasso contrasto con le prescrizioni dell’ISOS e del Piano direttore cantonale che, essendo di diritto superiore, sono prevalenti. Il P.R. di Gandria va dunque modificato per armonizzarlo con l’ISOS e il PD ’08. Nel frat-tempo il Municipio è tenuto a prendere le misure di salvaguardia della pianificazione che la Lst gli mette a disposizione». La STAN chiede quindi che il PR di Lugano/sezione di Gandria venga messo subito in revisione.

Vorremmo ricordare di transenna che la difesa del-la tipicità e del paesaggio di Gandria hanno per la STAN un valore particolare, oltre a quello genera-le valido per tutto il territorio cantonale. Gandria fu oggetto di una battaglia importante da parte della STAN (allora Società ticinese per la conser-vazione delle bellezze naturali e artistiche): quella per sventare il progetto di strada che, nella varian-te iniziale (fine anni ’20/inizio anni ’30 del secolo scorso), prevedeva un tracciato a livello della riva del lago. Quel progetto fu poi abbandonato e fu scelto il tracciato a mezza montagna che oggi ve-diamo.Quelle energie profuse dai nostri predecessori (e in primis Francesco Chiesa, Arnoldo Bettelini, Au-gusto Jäggli, per citare solo alcuni nomi) ci impe-gnano. La battaglia contro la strada che avrebbe distrutto una riva naturale rappresentò solo un aspetto dell’impegno a favore di Gandria, del suo patrimonio storico-architettonico e delle sue tipi-cità naturalistiche e paesaggistiche. Fu appunto agli inizi degli anni ’40 che si arrivò a trovare un consenso trasversale nel mondo politico cantonale per adottare finalmente il già citato Decreto per la protezione delle bellezze naturali, primo stru-mento per la tutela più efficace dei monumenti naturali e storici e del paesaggio, dopo la prima legge sui monumenti storici di inizio ’900 che però tutelava solo singoli edifici eccelsi. Questo sbocco fu il risultato dell’impegno degli anni precedenti anche della nostra società; la battaglia per la sal-vaguardia di Gandria fu in tal senso paradigmatica e precorse la tutela che poi fu istituita sui siti degni di protezione in tutto il Cantone.E sulla riva di Castagnola-Gandria la STCBNA fo-calizzò il suo interesse per interessi di vario tipo: naturalistico (essa incoraggiò i lavori di ricerca dello studioso di botanica Schröter) e soprattut-to paesaggistico (essa acquisì il pittoresco «Sas-so di Gandria» e un altro piccolo terreno a lago per favorirne la preservazione e prese in affitto dal Patriziato di Castagnola una selva situata tra la riva e l’attuale strada di Gandria, per sottrar-la a uno sfruttamento e preservarla a uno stato naturale).

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Tiziano Fontana

(Foto: Renato Quadroni)

Minacce nel passato…

«Chi decide e dirige a Mendrisio probabilmente ha perso il concetto di ciò che significa e vale il vecchio abitato di Mendrisio. La bellezza, il fascino, starei per dire, in qualche ora partico-lare, l’incanto di Mendrisio, sta tutto ed esclu-sivamente nella sua configurazione urbanistica conservatasi con il vecchio abitato»: così si espri-meva Pio Ortelli nell’articolo Distruggeranno il vecchio Mendrisio?1

Egli analizzava con argomenti pertinenti e ap-profonditi quanto avvenuto nei decenni prece-denti e quanto stava avvenendo o minacciava di realizzarsi nel nucleo del Magnifico Borgo o nel suo intorno. Tra i pericoli più imminenti ne elencava due: quello derivante dal tracciato di una strada che avrebbe abbattuto la Cappella di Santa Maria delle Grazie2 (od oratorio della Ma-donna delle Grazie ) e l’arco adiacente, antico ingresso del borgo; quello dell’abbattimento del Palazzo Pollini: «l’edificio civile di Mendrisio più importante dal punto di vista storico e artistico (…) La notizia che si vuol far togliere il palazzo Pollini dall’elenco dei monumenti protetti dallo Stato, per venderlo affinché sia abbattuto e al suo posto venga eretto un casermone ad appar-tamenti, ha lasciato sgomenti coloro che amano Mendrisio anche per quel che di bello, per quella sostanza d’arte e di storia che certe sue mura rappresentano. Vedono con spavento sostituirsi a un monumento nobile come il Palazzo Pollini la solita volgare casa ad appartamenti.»3 Fortu-natamente la tutela cantonale non fu tolta al Palazzo Pollini e l’oratorio non fu demolito: que-sti due edifici arricchiscono tuttora il patrimonio culturale e storico di Mendrisio.

… e nel presente

Oggi altre aree ed edifici di pregio di Mendrisio corrono rischi, a causa di un Piano regolatore che non ha ancora recepito quanto stabilisce il Piano direttore cantonale, segnatamente la scheda P10 Beni culturali. Quest’ultima rileva per tutto il territorio del Ti-cino l’esistenza di due fenomeni assai negativi: da una parte la «rapida distruzione delle strut-ture tradizionali del territorio»; dall’altra «il bene culturale, se non viene semplicemente e brutal-mente distrutto, analogamente al tessuto storico e urbanistico che lo circonda, viene “spettacola-rizzato” per scopi e usi turistico/culturali; oppu-re, nella migliore delle ipotesi è utilizzato come elemento di arredo urbano più o meno nobile. Il bene culturale viene così decontestualizzato, inserito in un contesto banalizzato e privo di carattere, ciò che indebolisce il suo autentico e pregnante significato culturale»4.La conseguenza logica che deriva da questa lu-cida analisi è la necessità di conservare e valoriz-

zare i beni culturali, beni comuni che caratteriz-zano il territorio e sono fondamento dell’identità di chi vi abita. Il Piano direttore sottolinea anche che «la con-servazione dei beni culturali deve passare anche attraverso la lettura, la comprensione e la valo-rizzazione dei contesti in cui si situano. Ai beni culturali e ai loro contesti è necessario ridare un ruolo maggiormente significativo, affinché di-ventino cardini della progettazione territoriale e del paesaggio».

Basi legali per la tutelae la pianificazione del territorio

Ora, affinché queste pertinenti considerazioni non siano puramente declamatorie è necessario adottare gli strumenti legali fondandosi su quelli scientifici a disposizione, tra cui figura l’Inven-tario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere ISOS. Il Magnifico Borgo è classificato dall’ISOS qua-le cittadina-borgo con importanza nazionale (i quartieri di Arzo, Ligornetto, Meride e Rancate quali villaggi con importanza nazionale; Besazio, Capolago, Tremona e Salorino sono considerati villaggi con importanza regionale e, infine, Ge-nestrerio e Somazzo come villaggi aventi impor-tanza locale). La forte progressione conosciuta dal settore del-le costruzioni nel Magnifico Borgo ha condotto alla distruzione di ville e parchi esistenti in di-verse aree che si urbanizzarono nell’Ottocento (senza per altro portare a un aumento del gettito fiscale5). Casi emblematici sono:– la demolizione di una villa, con edificazione

di tre stabili nel suo vasto parco, in via Carlo Pasta, che l’ISOS ha inventariato nella catego-ria “A” quale obiettivo di salvaguardia (per gli specialisti dell’ISOS a un edificio con tale cata-logazione «si impone la preservazione inte-grale della sostanza»);

– l’area sulla quale è sorto lo stabile dell’Accade-mia di architettura, sottratta al parco pubblico di Villa Argentina, è inserita in un comparto che l’ISOS pone come categoria di rilievo “ab” (vale a dire «parti irrinunciabili dell’insedia-mento: superfici inedificate o caratterizzate da edifici adeguati alle caratteristiche originarie dell’area», rispettivamente «parte significati-va dell’insediamento minacciata di sovraedifi-cazione») ed è posta nella categoria “a” come obiettivo di salvaguardia (vale a dire «si impo-ne la preservazione della destinazione dei terreni, coltivati e no: conservare la vegetazio-ne importante per l’insediamento e la vecchia edificazione; eliminare i fattori perturbanti; di-vieto di edificazione, rigide norme architetto-niche per edifici vincolati e norme dettagliate per interventi su vecchi edifici».

– medesima categoria di rilievo e di protezione

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sono state riconosciute all’area sulla quale so-no in costruzione tre stabili in via Turconi, in prossimità dell’incrocio con via Villa Foresta.

Malgrado le indicazioni degli esperti dell’ISOS e le basi legali del Piano direttore e delle leggi specifiche quei comparti e i beni in essi conte-nuti non sono stati tutelati; logica conseguenza è la banalizzazione del tessuto urbano con la di-struzione di ville ed edifici meritevoli così come di aree particolarmente significative e di valore, quali giardini, parchi e terrazzamenti coltivati a vigneto.

Alcuni comparti degni della massimaprotezione secondo l’ISOS

In considerazione di quanto esposto precedente-mente presentiamo edifici che sorgono in alcuni comparti messi in evidenza dall’ISOS o perché elementi architettonici particolarmente merite-voli o perché inseriti in un contesto urbanisti-co («intorni circoscritti» secondo la definizione dell’ISOS) che l’inventario federale reputa quali «parti irrinunciabili dell’insediamento». Ci siamo concentrati su tre zone: la via Turconi, via Motta/via Franchini e via Beroldingen/via Vela/via Polli-ni: si tratta dell’area di espansione ottocentesca più rilevante.

Via TurconiL’ISOS sottolinea la preziosità delle emergenze – Villa Torriani e Villa Argentina – che «trova ade-guata cornice nei generosi e sontuosi parchi in cui si pongono e che si prolungano verso i piedi del pendio» nonché dell’ex-Ospizio della Beata Vergine; inoltre sostiene che «tutto l’insieme ha un che di grandioso nella coerenza stilistica frutto della pianificazione dell’intero asse, nel prezioso elemento di continuità e coesione dato dalle eleganti recinzioni e cancellate verso stra-da, tale da non riscontrarsi neppure nei centri urbani di maggiori dimensioni»6. Questo «perimetro edificato» (per usare la termi-nologia dell’ISOS) è inventariato come categoria di rilievo “A”, che presuppone una sostanza originaria, vale a dire che la maggior parte degli edifici e degli spazi presentano tratti distintivi ti-pici di un’epoca o di una regione, con una quali-tà storico architettonica reputata ottima. Inoltre, a tale comparto l’ISOS attribuisce l’obiet-tivo di salvaguardia “A”: si impone la conserva-zione della sostanza (conservare integralmen-te tutti gli edifici, parti dell’impianto, spazi liberi; eliminare gli elementi perturbanti; ulteriori rac-comandazioni di salvaguardia: divieto di demoli-zione e di nuove edificazioni; norme rigorose per i rifacimenti).

Via Motta/via FranchiniQuesto quartiere è confrontabile con quello di via Turconi pur presentando caratteristiche diver-

se: «è tutto riferibile all’epoca a cavallo del se-colo XIX, con edifici più modesti, ma comunque di prestigio – di tre o quattro piani, con piccole torrette, in parte caratterizzate da tratti liberty, in parte con forme neoclassiche - anch’essi entro parchi e giardini»7. Anche questo comparto è inventariato come ca-tegoria di rilievo “A” e gli è attribuito l’obiettivo di salvaguardia “A” (conservazione della so-stanza).

Via Beroldingen/Vela/PolliniL’area sviluppatasi tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento presenta alcuni ele-menti architettonici particolarmente pregevoli: il monumentale Pretorio, la villa con torre d’an-golo e l’edificio che ospita l’asilo, stabile che è posto sul limite tra l’edificazione ottocentesca e quella precedente. A questi tre edifici l’ISOS at-tribuisce la categoria “A” come obiettivo di sal-vaguardia.

Conclusione

Non possiamo che sperare che il patrimonio ar-chitettonico di Mendrisio, in particolare quello dei quartieri passati in rassegna in questo servi-zio, non si riduca ulteriormente, vittima da una parte di speculatori e dall’altra di un Piano rego-latore che non ha integrato le raccomandazioni dell’ISOS, o almeno quelle più rilevanti, come invece dovrebbe, in ossequio al Piano direttore cantonale. La responsabilità diretta ricadrebbe sugli ammi-nistratori e sulla classe politica, quella indiretta sui cittadini, spesso troppo apatici di fronte ai continui attentati al patrimonio culturale e pa-esaggistico, in particolare a quello dei quartieri di sviluppo ottocentesco che circondano il Ma-gnifico Borgo.

1 Svizzera italiana, numero doppio 114/115, anno XV, ot-tobre/dicembre [1956], pp. 25-29.

2 Giuseppe Martinola, Inventario d’arte del Mendrisiotto, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1975.

3 Pio Ortelli, op. cit., pp. 28-29. 4 Piano direttore cantonale, scheda Beni culturali P10, p.

3. 5 «Il grande fermento edilizio, che ha contraddistinto la

nuova Mendrisio in questi ultimi anni, stenta a concre-tizzarsi con un aumento delle entrate fiscali», Messag-gio del Municipio di Mendrisio n. 136/2012, Bilanci pre-ventivi 2013 Amministrazione comunale.

6 ISOS Mendrisio, p. 26.7 Ibid.

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Via Carlo Pasta,Villa Regina.

(Foto: Natalie Danzi Paces)

Via Carlo Pasta,Villa Regina.Sulla destracostruzioni sul sitodi una villa distruttanonostante l’ISOSne prescrivessela conservazione.

(Foto: Natalie Danzi Paces)

Via Carlo Pasta,Villa Regina.Dettaglio.

(Foto: Natalie Danzi Paces)

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Non possiamo più stare con le mani in mano assistendo alla demolizione del nostro territorio e alla distruzione del nostro patrimonio. L’emergenza territoriale è sotto gli occhi di tutti. Per porvi un freno, occorre essere vigili e sempre all’erta. Per questo chiediamo ai nostri soci di segnalarci, appena possi-bile, eventuali domande di costruzione passibili di comportare la distruzione di oggetti di pregio. Nel concreto, cerchiamo dei volontari che fungano da antenne locali nei vari comuni del Cantone e che si assumano il compito di consultare regolarmente l’albo comunale. Il nostro invito è rivolto anche a chi ci segue pur non essendo membro della nostra associazione. Interessati?

Annunciatevi già sin d’ora telefonando allo 091 751 16 25 o scrivendo a [email protected]

GRAZIE!

La STAN ha bisogno di voi

Memore dei recenti gravi casi di demolizione di importanti beni culturali, primo tra tutti l’abbattimento della Romantica a Melide e vista l’inerzia delle autorità competenti, nei prossimi mesi la STAN lancerà un’iniziativa cantonale generica

“Un futuro per il nostro passato:per un’efficace protezione del patrimonio culturale

del territorio ticinese”

La riuscita dell’iniziativa è fondamentale per la tutela del patrimonio culturale del Ticino! Se la sua sorte vi sta a cuore, aiutateci!

Cerchiamo volontari che si prestino alla raccolta delle 7’000 firme necessarie. Interessati?

Annunciatevi già sin d’ora telefonando allo 091 751 16 25 o scrivendo a [email protected]

(Foto: Natalie Danzi-Paces)