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Il Nazi che resuscita sull’Altopiano delle Rocche Il personaggio della Sacra Sindone, che, secondo la tesi fin qui sostenuta, vive in catalessi in un luogo segreto ipogeo, salvo a risvegliarsi periodicamente, giace con le mani giunte sul pube. L’immagine del suo corpo disteso è quella ricavabile dai due dipinti del XVII sec. di Gerolamo Della Rovere Sepoltura di Cristo e Deposizione dalla Croce Sepoltura di Cristo - Galleria Sabauda-Torino Deposizione dalla Croce- Torino- Biblioteca Reale Dai due dipinti si rileva chiaramente che il personaggio tiene le mani incrociate ad X al di sopra del pube.

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Il Nazi che resuscita sull’Altopiano delle Rocche

Il personaggio della Sacra Sindone, che, secondo la tesi fin qui sostenuta, vive in catalessi in un

luogo segreto ipogeo, salvo a risvegliarsi periodicamente, giace con le mani giunte sul pube.

L’immagine del suo corpo disteso è quella ricavabile dai due dipinti del XVII sec. di Gerolamo

Della Rovere Sepoltura di Cristo e Deposizione dalla Croce

Sepoltura di Cristo - Galleria Sabauda-Torino Deposizione dalla Croce- Torino- Biblioteca Reale

Dai due dipinti si rileva chiaramente che il personaggio tiene le mani incrociate ad X al di sopra del

pube.

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Tuttavia il sudario della Sindone di Torino mostra Yoshua con la sola mano sinistra aperta e

distesa.

Ciò significa non solo che egli può muovere autonomamente le mani durante i risvegli ma anche

metterle nella posizione voluta dai custodi del sepolcro segreto durante il rito criptoebreo.

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Per rendere l’idea si può adottare l’accorgimento di ruotare orizzontalmente la foto originale della

Sindone, in modo tale che vi siano due foto affiancate speculari:

la prima con la mano sinistra aperta e l’altra chiusa, la seconda con la mano destra distesa e l’altra

chiusa.

Yoshua, oltre a svegliarsi dallo stato di morte apparente e a muoversi nel sepolcro (dormiveglia),

allo scadere di certe date significative per chi lo custodisce e secondo un rituale magico, si solleva

dalla posizione supina ed esce dal sepolcro: è il cosiddetto fenomeno dell’Anastasis o della

Resurrezione.

Immaginando che ambedue la mani siano aperte e distese si forma la figura geometrica di una

piramide, figura interpretabile però anche come ali distese di un uccello.

mano sx mano dx

Tre Monti Tra i monti

Se si accetta la tesi che il personaggio è stato castrato per vendetta, prima di essere nascosto nel

luogo segreto, il volatile vorrebbe significare che lo stesso è un Uomo–Donna o un Androsfinge e,

per usare un’espressione volgare, “prende l’uccello”1.

Dal punto di vista dei suoi aguzzini la circostanza che il personaggio si copre il pube con le mani,

per coprire la castrazione, vorrebbe significare che ora egli si vergogna di quello che ha commesso

o, meglio, è costretto a vergognarsi.

1 Bisogna notare anche che il petto del personaggio mostra dei piccoli seni.

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Le mani aperte, con le otto dita distese, vogliono esprimere lo stesso concetto: vergognoso

mignottone per i mignon o mignoli di Israele, cioè per i Piccoli di Israele o Israeliti.

Infatti, le otto dita molto lunghe significano grande otto, cioè ottone (vedi quanto detto sugli

Imperatori Ottoni sull’Altopiano delle Rocche).

Moltiplicando quattro per quattro (4 x 4) si ottiene sedici (16), crittazione di sadici (vedi quanto

detto su Rocca di Mezzo e Rocca dei Sadici).

Le braccia dell’uomo della Sindone, dalle spalle alle mani, sono disposte in maniera tale da formare

un pentagono capovolto.

All’interno del pentagono si può immaginare di disegnare una stella a cinque punte, il pentalfa, che

rappresenta l’Altopiano, oppure una croce capovolta, simbolo ebreo ed anticristiano.

Immaginando di mettere a testa all’ingiù il personaggio, la croce si raddrizzerà, come pure il

pentagono, che diventerà una mitra cardinalizia.

Se si immagina di prolungare i due lati che partono dalla base del pentagono, cioè se si immagina di

prolungare le braccia dell’uomo fin sopra la sua testa, si formerà una cuspide di freccia con

all’interno una croce papale (dritta e capovolta).

Osservando dal satellite la pianta del castello di Rovere, si noterà che ha la sagoma di un poligono

pentagonale, racchiuso in un uovo, sagoma che rispecchia quella dell’Uomo della Sindone,

immaginandolo però con le braccia distese sui fianchi

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Il castello indica, a mò di freccia, insieme al grande triangolo formato dall’abitato sottostante, in

direzione di Tione degli Abruzzi, Santa Maria del Ponte e San Lorenzo.

Occorre immaginare di ruotare il poligono di 180°, nella direzione opposta, orientandolo così verso

Marano dei Marsi, Santo Stefano, Sante Marie.

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Dato il dislivello altimetrico tra i due versanti si formerà una specie di ponte immaginario passante

per l’Altopiano , è il ponte cui allude il toponimo Santa Maria del Ponte.

Effettuata la rotazione, si ottiene una figura geometrica esagonale o a cella d’ape, al cui interno si

possono inserire i due pentagoni, quello dritto e quello capovolto, ottenuti dal busto del personaggio

della Sindone rispettivamente in posizione capovolta ed eretta.

La figura geometrica inscritta nella cella d’ape è quella di una conca (vedi quanto detto a proposito

della Conca aquilana).

Come detto, la figura formata dal busto e dalle braccia si presenta come un pentagono capovolto, se

il personaggio è in piedi, e come un pentagono normale, se il personaggio viene capovolto.

Per completare il pentagono in modo tale da ottenere la figura del rettangolo con un triangolo

soprastante è necessario immaginare che il personaggio distenda gli avambracci, disgiungendo le

mani.

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Osservando l’abitato di Santa Maria del Ponte, frazione di Tione, verso cui indica il triangolo di

Rovere, si noterà che la sua forma urbanistica somiglia a quella di un dente canino.

Con un po’ di fantasia bisogna immaginare di raddoppiare il dente e di sovrapporlo sulle spalle del

personaggio, ottenendosi così un ponte: Santa Maria del Ponte.

Se invece i due canini si considerano separati, nella loro giusta sede, si potrà immaginare - per

similitudine - la bocca di un Serpente (Cobra) con i suoi due denti aguzzi.

Qualora si immagini che il personaggio, dopo aver disteso le braccia sui suoi fianchi, lo si ponga

nelle due posizioni speculari eretta e capovolta, si otterrà la figura di una botte, rimuovendo

previamente la testa: si tratta della Botte di Rovere antico, in spagnolo Cuba, ossia dell’incubo.

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La rimozione “virtuale” della testa è suggerita dal taglio che il personaggio mostra all’altezza del

collo

Lo squarcio alla gola può essere interpretato come una ferita da arma da taglio.

In tal caso bisognerebbe supporre che il personaggio della Sindone, dopo essere stato flagellato e

crocifisso, sarebbe stato anche sgozzato e quindi avvolto nel sudario di lino.

Tuttavia, se si accetta l’ipotesi dell’anastasis o resurrezione, si può pensare che la parte rigonfia

sotto il mento sia un oggetto estraneo, collocato a bella posta in quella posizione.

Potrebbe essere una specie di borsellino, destinato a raccogliere simbolicamente le offerte per il

Tronco della Vedova, cioè “il pagamento” dell’odiato personaggio (uno dei responsabili della

distruzione di Gerusalemme e della marra sugli ebrei).

Il borsellino, così come appare nella sua forma di portamonete, sarebbe in realtà il cappello

borsalino, allegoria dell’Altopiano di Masada, a forma per l’appunto di borsalino, assurto a

simbolo della resistenza ebraica contro l’invasore romano2.

2 Vedi tra gli altri l’articolo “Un Borsalino per gli ebrei ortodossi Ilmitico cappello a Gerusalemme” sull’archivio storico del Corriere dellaSerahttp://archiviostorico.corriere.it/2008/maggio/25/Borsalino_per_gli_ebrei_ortodossi_co_9_080525075.shtml

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A parte il suddetto significato, il borsellino potrebbe rappresentare, nel contempo, la vagina che si

nasconde dietro le mani che coprono il pube.

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L’uomo sarebbe stato castrato per vendetta e gli sarebbe stata creata una vagina artificiale, cosa non

tanto difficile da credersi, poiché alcune cronache del tempo degli Imperatori romani riportano

pratiche di chirurgia plastica dei genitali3.

Il taglio alla gola si nota anche nel dipinto della Madonna del Latte di Gentile da Rocca del 1283

d.C.

Qui il taglio di colore rosso si unisce al bianco del collo ed al nero della barbetta, formando la

bandiera del panarabismo.

3 Per esempio gli eunuchi erano schiavi di sesso maschile che venivano castrati e spesso trasformati in vere e proprie

donne (lat. eunuchus, spado, gr. εὐνοῦχος).Vedi su www.wikipedia.it l’episodio dell’eunuco Sporo (latino: Sporus; in greco Σπόρος), un liberto eunuco con cuil'imperatore Nerone volle unirsi in matrimonio.

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Seguendo la direzione della freccia triangolare formata dall’abitato di Rovere, verso est, e la

direzione indicata dai centri abitati, che man mano si incontrano, appare un percorso che conduce

fino a Silvi, sulla costiera adriatica.

I toponimi dei centri posti lungo il percorso forniscono il seguente messaggio:

- che sull’Altopiano si trova la Città dell’Angelo Santo, soprannominata anche Villa Celiera, cioè

Villa Uccelliera o degli Uccelli o Villa delle Penne;

- che egli è il Dione degli Abruzzi, ma è un Capo straniero (Capestrano) ed è un marrano o uno

della terribile marra (capestro);

- che egli è colui che è stato il responsabile del mega-ponte di Maria, cioè della distruzione di

Gerusalemme e della deportazione in Italia degli ebrei (Santa Maria del Ponte);

- che egli è di origine mediorientale (San Lorenzo o Sanctus Laurentius o Santo de L’Oriente) ed è

in avello (Navelli), cioè nella tomba o sepolcro.

Dal versante ovest di Rovere, immaginando, come spiegato, di girare la cuspide in direzione

opposta, i centri abitati che si incontrano forniscono ulteriori informazioni:

- che tra i monti (Tremonti), negli avelli, si trova non una sola Santa Maria, bensì le Sante Marie

dello shoah (San Giovanni);

- che esse erano uomini, erano marrani (Marano dei Marsi) ed erano i Santi della Nicola, cioè della

Vittoria sugli ebrei;

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- che furono trasformati in porci rosa (Borgo Rosa), cioè donne, in quanto evirati per vendetta

(Tagliacozzo) 4;

- che erano originari del Turano (Torano) e dell’Anatolia (Santa Anatolia);

- che il Gallo Rosso dei Marsi (Gallo e Rosciolo dei Marsi), una delle Sante Marie, è in Valle

Porclaneta.

- Santo Stefano, Scanzano e Tubione, San Donato.

Prendendo Santa Maria del Ponte come una freccia segnaletica e tracciando una linea su Google

Earth, dopo aver immediatamente incrociato Tione, si perviene a San Potito di Ovindoli, nelle cui

vicinanze si trova Santa Iona.

Tione e Iona sono due toponimi che si riferiscono allo stesso personaggio, vale a dire a Sion,

mentre Potito significa Potentissimus, superlativo di potens, potentis (comparativo potior,

potioris).

Quindi, l’allineamento non casuale dei centri, in relazione alla mappa, allude ad un “Santo”

potentissimo dei Sion, cioè dei Dei o Signori di Israele (Thione è Dione, cioè Grande Dio, da θεό,

theon).

L’appellativo potrebbe essere riferito all’Imperatore romano Tito, visto che nei pressi di San Potito

sorgeva l’elegante villa romana imperiale, recentemente portata alla luce oppure, se lo si considera

4 Si può anche aggiungere che furono messi in croce, per la legge del taglione, tenendo conto del significato del gradotemplare di Principe Rosa + Croce.

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un appellativo sarcasticamente adulatorio, potrebbe riferirsi al Venerabile e Potentissimo Maestro

(Rabbi), cioè lo stesso Gesù di Nazareth.

Lungo la traiettoria che collega Santa Maria del Ponte e Tione con San Potito si trovano Ovindoli,

Santa Iona e Antrosano, mentre dall’altro capo si trova Civitaretenga a ridosso di Navelli.

Il toponimo Civitaretenga era anticamente Civitas Ardingae5.

Il nome ardingae è crittazione di ienca o ienga con l’aggiunta del prefisso ard: ard – ienca o ard –

ienga.

La ienca, in dialetto ienga, è una giovenca, cioè una vitella, una mucca giovane, mentre ard deriva

dal latino arx, arcis e significa arce o rocca.

Con il termine giovenca, nel contesto della mappa, ci si riferisce alla località Piani di Pezza, la cui

sagoma vista dall’alto è quella di una testa di mucca o anche, nel gioco della crittografia,

un’enorme testa di ovino (Ovindoli).

5 Civitaretenga fu sede di un’antica sinagoga: <<Nel centro storico riveste particolare interesse l’attuale Via Guidea.Anticamente (dal 1200 D.C. fino al 1500) questa strada portava il nome di via Giudea a testimonianza della presenza diun ghetto ebraico. Si tratta di un percorso coperto, realizzato con un’articolata sequenza di archi di sostegno delleabitazioni sovrastanti, che porta nel cuore dell’antico quartiere ebraico, fino alla Piazza Giudea. Quello che daicivitaresi viene chiamato “ju buch” (il buco) data la sua conformazione angusta e stretta, presenta un’architetturaoriginale e molto articolata. Il ghetto era piccolo e raccolto intorno alla Sinagoga, che ancora oggi è un luogo intriso difascino>>.Brano tratto dal sito http://www.storianavelli.it/Sito%20Navelli/storia%20civita.htm

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Alla stessa zona dell’Altopiano delle Rocche rimanda la pianta della Città di L’Aquila, sempre a

forma di testa di mucca.

In questo caso il toponimo Aquila rinvia, oltre che ai Piani di Pezza, all’intero Altopiano delle

Rocche, che può essere visto anche come un’aquila con le ali spiegate (la testa coincide con la zona

compresa tra Rocca di Cambio e Terranera).

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Tale insieme di elementi suggeriscono di congiungere topograficamente Civitaretenga a L’Aquila

ed entrambe ad Antrosano di Avezzano, in modo tale da formare una testa di mucca stilizzata in un

triangolo, che abbraccia l’Altopiano delle Rocche.

Collegando poi Civitaretenga, Navelli, Santa Maria del Ponte e Tione degli Abruzzi si ottiene la

medesima testa bovina, in dimensioni ridotte e con il muso storto in direzione nord, verso Prata

d’Ansidonia.

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Il muso della piccola mucca, risultante dal congiungimento delle località suddette, è storto in

direzione nord, mentre il muso dell’antica pianta della Città di l’Aquila è storto in direzione sud.

LAURO GIACOMO, Città dell’Aquila, Roma, s.e., 1600

L’antico toponimo di Civitaretenga era Cincilia, molto probabilmente un altro crittogramma,

composto da Quinque e Ilia.

Il numero cinque (latino quinque) era un ulteriore rimando all’Altopiano, a forma di stella a cinque

punte, inscrivibile in un pentagono.

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Ilia era un toponimo che ricordava l’origine da Ilio o Troia delle popolazioni che lo abitavano (in

greco Τροία o Ίλιον e in latino Trōia, Īlium o Īlĭŏn).

L’attuale toponimo del paese, Civitaretenga, va interpretato unitamente al toponimo dell’adiacente

paese di Navelli.

Il suo significato potrebbe essere che la Civitas di Cincilia, dove si trova la giovenca, l’aquila,

l’ovino (e tutte gli altri punti di riferimento topografici coperti dai crittogrammi e dalle allegorie già

visti nel corso della ricerca) ritiene in avello il personaggio della Sindone (sarebbe per la precisione

un congiuntivo esortativo <<ritenga>>).

Il personaggio è Yoshua, il Nazi che resuscita (anastasis), ma per gli ebrei è ora solo una ienca o

nel linguaggio yiddish una yenta: <<a woman who talks too much; a gossip unable to keep a

secret; a woman who spreads rumors and scandal>> 6.

Oltre alla tomba di Yoshua, sull’Altopiano delle Rocche dovrebbero trovarsi le tombe degli

Evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

Infatti, i loro simboli possono essere tutti individuati nelle figure zoomorfe che forma il territorio

dell’Altopiano: l’uomo alato o angelo, l’aquila, il bove ed il leone.

<<Matteo fu simboleggiato nell'uomo alato (o angelo), perché il suo Vangelo inizia con l'elencodegli uomini antenati di Gesù Messia.

6 Vedi l’etimo di yenta secondo www.freeedictionary.com, che lo riconduce allo stesso etimo di gens, gentis: <<yente,back-formation from the woman's name Yente, alteration of Yentl, from Old Italian Gentile, from gentile, amiable,

highborn, from Latin gent lis>>.

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Marco fu simboleggiato nel leone, perché il suo Vangelo comincia con la predicazione di GiovanniBattista nel deserto, dove c'erano anche bestie selvatiche.Luca fu simboleggiato nel bove, perché il suo Vangelo comincia con la visione di Zaccaria neltempio, ove si sacrificavano animali come buoi e pecore.Giovanni fu simboleggiato nell'aquila, l'occhio che fissa il sole, perché il suo Vangelo si apre con lacontemplazione di Gesù-Dio: "In principio era il Verbo..." (Gv 1,1)>>.

Osservando il personaggio della Sindone, si può rilevare che le sue braccia sono composte sul pube

e formano un pentagono, simile ad un diamante.

CELLA D'APE CARDINALE

BARILE

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Le mani sono giunte una volta con la mano destra che indica a sinistra ed un’altra volta con la mano

sinistra che indica a destra.

Tenendo conto del racconto evangelico secondo cui Gesù o Yoshua era stato crocifisso con ai suoi

lati i due ladroni (rectius assassini) Dimas e Gestas, si potrebbe pensare che al suo lato sinistro si

trova la tomba di Gestas ed al suo lato destro si trova quella di Dimas.

Dimas è un soprannome derisorio (ex post), che significa diamante, in greco è αδάμας (adamas), e

significa ferro, duro, che non si spezza, invincibile.

Gestas è un altro soprannome canzonatorio (ex post), che allude alle res gestae e, probabilmente,

anche alla pancia del personaggio, simile a quella di una gestante.

Yoshua o Joshua è il terzo soprannome denigratorio e significa Io–Shoa, Io sono il responsabile

principale dello Shoa, cioè della distruzione di Gerusalemme (ora però sono Gesù in croce, ecce

homo).

Prendendo sempre spunto dal termine Adamante e considerandolo un acrostico si possono

estrapolare alcuni messaggi crittati.

Considerando la sillaba iniziale ad come abbreviazione di a destra (a.d.), si ha che a destra si trova

l’amante.

Se si usa l’inglese right, al posto di destra, si avrà come sillaba iniziale ar, quindi Aramante, cioè

a destra (a.r.) si trova l’amante dell’ara (sacrificale).

Per il lato sinistro bisogna sostituire la lettera s alla d di adamante, avendosì così Asamante, che

significa a sinistra l’altro amante, quello che ama asar 7.

Se si usa l’inglese left, al posto di sinistra, si avrà come sillaba iniziale al, e di conseguenza a

sinistra c’è Alamante, che significa a sinistra l’amante aleph o alif 8.

Per il centro occorrerà sostituire la lettera c alla d, ottenendosi Acamante 9.

7 Asar è un verbo spagnolo che significa arrostire e rientra nell’area semantica dell’italiano bruciare, basso latinobrusiare, brustolare, abbrustolire, perustus, perurere.L’etimo di asar è lo stesso delle parole italiane abrasione, brace, spagnole abrasar, brasa derivanti dal latino abrādo, abrādis, abrasi, abrasum, abrādĕre.E’ ipotizzabile che anche il nome della regione Abruzzo abbia la stessa radice etimologica di abbruciare.Nel mazdaismo vi sono Arimane e Abrasáx (βρασάξ), entrambe le divinità esprimono lo stesso concetto di popolazioni aduse ai sacrifici umani ed all’olocausto.Occorre notare anche che brasa può essere anagrammata in Sabra.8 Aleph rappresenta l'inizio sia dell'alfabeto sia della numerazione e pertanto viene connesso con Adam o Adàn o Edan(L’Uomo), il cui nome inizia proprio con A (Aleph).Egli sarebbe l’Abitante dell’Eden, cioè della Valle del Nilo, insieme ad Eva (Adamo ed Eva), personificazionirispettivamente delle popolazioni del Sarah e degli Ebrei, considerate donne (Eva).Il dominio di Sarah si era allargato all’intero bacino del Mediterraneo, fino ai Balcani (come attesta il nome della cittàdi Sarajevo, Sarah y Evo, e la presenza di enormi Piramidi di recente scoperte nelle sue vicinanze).I testi biblici li collocano all’origine dello shoah e del nazismo.9 Acamante dovrebbe essere il personaggio mitologico chiamato Atamante, cioè l’amante cui piaceva atar, cioè legaree, per traslato, schiavizzare.

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Ne consegue che al centro c’è il Gallo, prendendo la c come la lettera k di καλός e κάλλος,

crittogrammi di Gallo.

Capovolgendo la seconda delle prime tre lettere AKA, si visualizzeranno le tre Piramidi di Giza con

una tangente che passa per il loro vertice

A prescindere dalla loro esistenza in un luogo ipersegreto, sepolti vivi in uno stato di catalessi o

morte apparente, i tre personaggi in croce Dimas, Yoshua e Gestas rappresentano anche altrettanti

punti di riferimento nella mappa dei nemici di Israele, al tempo della conquista romana di

Gerusalemme.

Per rendersene conto è necessario immaginare di collocare idealmente Yoshua, il Gallo-Romano

(Khalil), su Gerusalemme (Al-Khalil, Hebron e Galilea), città dello shoah voluto dai Romani,

Dimas a destra su Damasco (A-damas) e Gestas a sinistra (A-leph, l’inizio, anche nel senso di

gestazione dello shoah) su Damietta (Dumyat, piccola Damasco), vicino Mansura in Egitto (Al-

Mansura, città degli uomini della Sura o Syria).

Il toponimo Damasco deriva da Adamas (αδάμας), diamante, da cui derivano anche i nomi Dimas

e Tomas.

Anagrammando Adamas si ottiene [ad]Hama[s], città siriana, [as]Adam e in senso palindromo

Adam[as].

Essendo Adam è l’equivalente di Adàn, Adone, Adonai (YHWH), Adamo, nonché di Eden e di

Aden, il principio dello shoah va collocato nell’antico Egitto, Nubia compresa: il mitico Eden.

Sviluppando ulteriormente l’analisi dell’insieme di crittogrammi ed anagrammi si finisce per avere

un rimescolamento dei luoghi, con conseguente interscambiabilità dei toponimi delle regioni a

destra con quelle a sinistra di Gerusalemme (basti pensare ad Adana in Turchia, alla piccola

Damasco in Egitto etc., ).

Se ne evince che gli innumerevoli nemici di Israele erano per gli ebrei pressoché un’unica cosa,

dopo l’inizio, aleph10, nell’antico Egitto, da dove originò tutta la crittografia ebrea, onomastica e

toponomastica compresa.

Tornando a Yoshua, identificato per ipotesi nell’Uomo della Sindone, che, mai morto

definitivamente, viene conservato in uno stato di morte apparente, salvo periodiche resurrezioni

come zombie, è interessante considerare, per la localizzazione del suo sepolcro, un’altra figura

“virtuale” disegnabile su Google Earth.

10 Aleph, oltre che a-left, significa anche a-lift, crittogramma composto da a e lift, parola quest’ultima derivante dalgreco λεῖος, ϝ leiuo, latino levis, e da cui sono derivati l’inglese lift (livt) ed il tedesco leicht.Con esso ci si riferiva alle procedure per la realizzazione della levitazione, alla quale erano addetti i sacerdoti-scienziatiegizi chiamati Leviti, custodi esclusivi del segreto.

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E’ necessario prendere spunto dall’antica abbazia di Forcona, Furcona o Forcone, di cui

rimangono i resti presso Civita di Bagno, toponimo attribuitogli in analogia con quello dell’abbazia

di Valva.

I toponimi alludono ad una zona contrassegnata da una collina o monticello a forma di vulva o di

surca, oltre che, per quanto si è detto, al personaggio della Sindone, che si assume essere uno

zombie Uomo-Donna, evirato per vendetta.

In tale formazione collinare, di forma convessa o arcuata, dovrebbe trovarsi un foro, dato che

l’antico nome romano di Forcona era Forum Conae, espressione in cui Cona è la parola latina

cuna (diminutivo cunula), cioè culla, ma anche cunnus, la parte genitale della donna, a forma di

forca o forcone, se vista frontalmente, a forma di sorcio o di cunetta, se vista nella sua interezza.

Sorcio e sorca (surca) è in latino sorex, soricis, in greco Υραξ (urax).

Il Forum Conae divenne, all’epoca della fondazione di Roma, il famoso Forum Romanum, tra il

Capitolium ed il Palatinum.

Esso era, quindi, il foro di ingresso nel luogo ipogeo segreto nel palatinum, cioè nel piccolo

palatium, sull’Altopiano delle Rocche (Caelius).

Da quanto detto la cuna o cona dovrebbe essere Rovere, l’unico monticello sull’Altopiano a forma

di vulva.

E’ lì che conduce il disegno a forchetta tracciabile su Google Earth.

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Per visualizzare la forchetta o dente o lingua biforcuta bisogna congiungere da un lato L’Aquila a

Civita di Bagno, sede dell’antica Diocesi di Forcona, prima del suo trasferimento a L’Aquila, San

Panfilo, Fontavignone e Terranera fino all’antico insediamento dei Prati del Sirente, dall’altro lato

Lucoli a San Potito.

Quindi occorrerà congiungere Lucoli con Casamaina e L’Aquila con Rovere.

Dopodichè tirando una linea da Civitaretenga fino a Cese11 di Avezzano, passando per Santa Maria

del Ponte, San Potito, Santa Iona, Avezzano ed un’altra da L’Aquila fino a Lucoli, la forchetta

apparirà come un cappello simile ad un cilindro visto lateralmente.

11 <<Durante il periodo tra il 1400 e il 1700 a Cese non avvengono avvenimenti importanti. Il paese faceva parte delRegno delle Due Sicilie. Nel 1500, in seguito al Concilio di Trento, nella Marsica si aprì un seminario, Cese divenneuna parrocchia ricca ed importante. Sempre in quell'anno Cese divenne sede vescovile della Marsica; a partire dai primidecenni del 1700 Cese venne abbandonata come sede vescovile>> (tratto da Wikipedia, voce Cese dei Marsi).Il toponimo Cese deriva dal verbo latino caedo, caedis, cecidi, caesum, caedere e, nell’ambito del linguaggio crittatodi cui ci si occupa, allude sia all’enorme strage di ebrei voluta dai “Gesù” (Jesus, Cesù), sia al rito della circoncisionedel avis sanus (avezzano), cui gli ebrei si sottopongono ad indelebile ricordo della loro macellazione rituale.Gli abitanti di Cese sono chiamati cesaroli: amici dei Caesari, di Jesus e della caedes (caesarei).

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Il messaggio che sembra potersi estrapolare da questa figura è che la Casa Principale (Casa Main)

del Santo Potentissimo o Santo Massimo12 (Il Venerabile Maestro), chiamato anche San Leucio

(Luculus o Leuculus), Sion (S. Iona e Tione), il Santo dell’Oriente (San Lorenzo, Sanctus

Laurentius o Lorentius), il Serpente (lingua biforcuta), Santa Maria o Madonna (per essere Uomo-

Donna), è a Rovere (Casa Erta o Colle di San Leucio), in una caverna sotterranea da dove si entra

per un foro, una stretta apertura (Forum Conae).

Tuttavia, la lingua biforcuta di Serpente13 e la sua direzione verso Rocca di Mezzo, potrebbe voler

significare che il messaggio è falso e va inteso al contrario, cioè che la Casa Principale o del

Principe non è a Rovere, bensì a Rocca di Mezzo.

12 Si tratta del “santo massimo” per il popolo ebreo.In memoria di lui fu battezzato San Massimo d’Aveia, divenuto Patrono della Città di L’Aquila, dove le sue spoglierisposano nella chiesa di San Massimo, traslatevi da Forcona.Aveia, dal latino avis, spagnolo ave, è il crittogramma che designava l’Altopiano delle Rocche.13 La lingua biforcuta del Serpente è anche un’allusione ad Anubis, divinità egizia zoomorfa con testa di cane daattacco, munita di ankh, cioè di bastone con cappio, simbolizzazione della caccia spietata agli ebrei.

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D’altra parte la forchetta è orientata dal versante marsicano di Rovere in direzione di Rocca di

Mezzo e rispecchia la sagoma del capodoglio o balena, formata dalla zona collinare che si estende

dalla Marsica Subequana fino a Rocca di Mezzo.

Inoltre, se il Capitolium, a ridosso del Forum Romanum, è il Caput Oleum, cioè il capodoglio14

o balena che dir si voglia, il Palatinum15, cioè la piccola dimora nascosta del Caput O Leo16,

dovrebbe essere a Rocca di Mezzo, posta tra le fauci spalancate del cetaceo.

Come detto altrove, la pianta urbana della Roma arcaica ricalcava la topografia dell’Altopiano delle

Rocche.

14 Il Capo d’oglio o d’olio è il Capo dell’Olio Benedetto, sostanza che simboleggia l’arrostimento delle vittimedell’olocausto.15 Sul colle Palatino erano ubicati il Palatium, la Velia ed il Cermalus.Il Palatium era la dimora degli ebrei in Egitto, la Velia erano le Piramidi egizie, giacché ogni lato di una piramide èsimile ad una vela triangolare, il Cermalus, era l’Albero della Mela del Peccato, che simboleggia l’aspirazione delpopolo ebreo al rovesciamento della schiavitù in Egitto.Occorre immaginare un albero composto da tutte le Piramidi egizie capovolte, a guisa di rami: Abramo in latino èl’acrostico ab ramis ed è la figura simbolica del Cervus.Sarebbe un albero di mele, in latino malus (simbolizzazione anche dello sfruttamento sessuale), sotto il quale, prima delcapovolgimento, sta il gregge di Israele che, nella parola cermalus, sarebbe il prefisso cer, legato etimologicamente aherd (vedi i termini herd, kerf, cherry, cheer su www.etymonline.com, costituenti altrettanti pertinenti crittogrammi).Il toponimo Cermalus, per quanto detto sopra, può essere interpretato anche come il Cervus Malus, cioè il CervoMalvagio.16 Il Caput O Leo è una Sfinge o Androsfinge.Sull’Altopiano essa è rappresentata dal massiccio del Sirente, la cui forma ricorda quella di un Leone accovacciato,privo della testa (Leone o Leonessa).Essa coinciderebbe pressappoco con il paese di Gagliano Aterno, il cui toponimo interpretato rettamente comeGalliano Eterno, ha un significato derisorio rispetto al personaggio enigmatico ed all’antico Egitto: Gallo Eterno, cioèEterno Sole, Eterno Elio ed Eterna Eliopoli.

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All’epoca l’Altopiano doveva essere una specie di “luogo-simbolo” per l’intera Italia, tant’è che nei

pressi dell’attuale Ovindoli era stato realizzato, mediante l’accumulo di terra e pietre, un plastico in

scala dello stivale italiano, avente lo stesso orientamento geografico.

I nomi dei sette colli sono crittogrammi riferibili a luoghi dell’Altopiano e a personaggi legati alla

storia di Gerusalemme e dell’antico Egitto.

L’arcaica festa del Septimontium, cioè dei Sette Monti, si svolgeva in ricordo della fondazione di

Roma ed era un revival dei culti sacrificali che si celebravano sul vicino Altopiano, sotto l’influenza

della civiltà delle Piramidi egizie e bosniache.

Oltre a Campidoglio e Palatino, ci sono

- Celio, in latino caelius, deriva da caelum, cielo, nome in codice dell’Altopiano delle Rocche,

come induce a credere il toponimo della vicina cittadina di Celano ed il nome della Regio II

Caelimontium, da interpretarsi come Monti del Cielo.

Sia Celio che Celano, al di là del banale riferimento ad una località posta in altitudine, nascondono

un’allusione a Celleno 17, una delle sozze arpìe rese famose dall’Inferno di Dante Alighieri.

Celleno ha lo stesso etimo di cella e dovrebbe alludere alla cella d’ape o del Bue Apis.

Il toponimo Caelius è ricollegabile anche al tardo latino aucellus, termine con il quale si designava

l’Altopiano delle Rocche, somigliante ad un’aquila o anche ad un fallo se visto dall’alto18.

Era distinto in Cerolia o Caelius Maior e Caeliolus o Caeliculus e Caelisu Minor.

- Aventino, in latino aventinus, il crittogramma deriva da avis ed è un suo diminutivo: piccolo

uccello.

Il toponimo si riferiva all’Avis, cioè all’Altopiano delle Rocche che, visto dall’alto, appare come

un’aquila con le ali dispiegate e le zampe aperte e, sotto un’altra angolatura, come un membro

virile rivolto verso la Marsica.

In realtà, il vero Avis era La Piramide egizia, perché vista in prospettiva si presenta come un artiglio

di uccello rapace, come quello dell’aquila

Anche l’Aventino aveva un Aventino minore, attualmente "Collina di San Saba".

- Viminale, in latino viminalis, il crittogramma deriva da vis, roburis, roburi, vim e significa

Monte della Forza o, più precisamente, Monte della Forte Quercia (robur, roboris).

17 <<Celleno è il toponimo può derivare da "cella" nel senso di grotta con il suffisso -anus che può avere un rapportodi pertinenza. La parola Celleno può voler significare cella in senso di cavità. Nel territorio cellenese il suolo è di naturatufacea che si è mostrato molto utile nel tempo per formare delle cavità. Il suddetto etimo lo ritroviamo in altri nomi dilocalità come Cellere ed altri>>. (Wikipedia, voce Celleno).

18 Anche il toponimo del paese di Aielli, anticamente Ajello ed Augello, era un rimando al vicino Altopiano.Vedi voce Uccello su www.etimo.it

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In relazione all’Altopiano il quercus roboris vuol significare che era una zona di concentramento

di mangiatori di ghiande di quercia, cioè di “maiali”.

- Quirinale, in latino quirinalis, il crittogramma contiene gli acrostici quirinus, cioè “qui urino”,

qui est urina, “coloro che sono urina”, renis, rinalis, che esprime lo stesso concetto di orinatoi.

- Esquilino, in latino esquilius o esquilinus, il crittogramma contiene gli acrostici ex o est aquilius

o est aquilinus, cioè “provengono dalle aquile” ossia “provengono dalle Piramidi”, simboleggiate

dall’artiglio dell’aquila , est quirinus, come sopra, est inquilinus, “è inquilino, abitano questi

luoghi”.

Al margine del colle Esquilino si trovavano altre tre alture, denominate Cispio, Oppio e Fagutal:

- Cispius signfica Cis Pius, oltre Pio, cioè oltre l’Altopiano;

- Oppius significa O Pius, cioè che c’era una zona Keope destinata allo SHOAH, simboleggiata da

un’ellissi o uovo (vedi i toponimi Opi e S. Pio nella circostante l’Altopiano, entrambi traducibili in

O , crittogrammi del recinto sacro con dolmen e menhir);

- Fagutal deriva dal latino fagus, faggio, parola che ha più di un significato crittato.

Può significare

- fagiolo;

- rene;

- faggio, nel senso arcaico di albero di quercia che produce ghiande per maiali19, dal verbo greco

φάγω, mangio;

- che fagocita, mangia (dal greco φάγω, mangio);

- fag.otto, un acronimo traducibile in un numero 8.

Infatti, dato che il fagiolo o rene può essere reso con un semiarco, unendone quattro si ottiene un

grande

Tra il Campidoglio ed il Palatino, nei pressi dell’attuale Foro Romano vi era la zona del Velabro,

il cui nome equivaleva a candelabro, dal termine latino velum20, candela, plurale vela.

19 Vedi la voce Faggio su www.etimo.it connessa etimologicamente a φάγω e ad ακυλος (radice fag- e fak-), chesignifica glans, glandis, cibus porcorum.20 La parola latina velum, pl. vela, che si ritrova nella lingua spagnola, ma che in italiano significa velo e vela di nave,ha un’origine figurativa.Deriva, infatti, dalla forma esagonale delle celle d’api, scomponibili in due triangoli ed un quadrato.

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Anche il toponimo dell’altura del Palatino Velia traeva origine da vela ed era stato attribuito ad un

piccolo colle situato alle propaggini dell’Esquilino.

Il rene, inteso come crittogramma, può essere messo in relazione con l’Altopiano delle Rocche, se

quest’ultimo lo si vede dall’alto come un organo genitale maschile.

Deriva dal greco ῥήν, ῥημός (rèn, remòs), latino renis, -is, in francese è rein, rognon, in spagnolo

riñón, in inglese kidney, ma anche nel senso di reni loins (sempre da renis, rein, roin, con

rotacismo in loin).

La conformazione urbanistica dell’antico abitato di Rocca di Mezzo può ricordare quella di un rene

(o di un fagiolo o anche di un orecchio)

Tale circostanza, unitamente all’interpretazione dell’acrostico , RENE, REIN, induce a

credere che ENRI o INRI sia custodito in un luogo nascosto, come REHEN, a Rocca di Mezzo.

Anche gli altri acrostici KIDNEY e LOINS farebbero propendere per tale supposizione, dato che

KIDNEY è decrittabile in GESU’ BAMBINO (kid e neo), mentre LOINS è interpretabile come

LION-S, cioè come il Leone di Gerusalemme o il Serpente (dal punto di vista ebraico).

Il binomio LIONS e KIDNEY può significare anche che il Leone di Gerusalemme (attualmente

effigiato in maniera caricaturale e sprezzante nello stemma della città) sbranò i bambini ebrei, nel

senso di Israeliti o Piccoli o Infanti ebrei (nel senso di deboli).

Rene può essere interpretato anche come crittazione di ῥίς, ῥινός (ris, rinòs), che in greco antico

significa naso.

Essendo la candela fatta di cera, essa assunse il nome di velum, vela, anche nel senso di “copertura”.

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Il naso, come pure il numero otto, sono due crittogrammi relativi alle Piramidi egizie.

Il naso rappresenta una metà del triangolo che compone una delle facce della piramide

e un quarto della base della piramide

Può essere anche un naso di rapace, cioè un becco, e in tal caso può essere visto come

Considerando un naso adunco o aquilino, lo stesso diventa un quarto di un cerchio

The Great Seal - obverse

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Nel quarto di cerchio, lungo il suo arco sono disposte le tre Piramidi di Giza, per cui all’interno del

cerchio immaginario si potrebbero collocare 12 Piramidi, mentre, se si addizionano i quattro 4

inscritti nel cerchio, si ottiene 16 che, nella criptologia ebraica, equivale a Rocca dei Zaddeqim e a

Maestro Zade, in italiano Rocca dei Sadici (sedici) e Maestro Sadico.

Il numero otto, sotto forma di ottagono, rappresenta la rotazione della piramide su se stessa,

immaginando di vedere la piramide dall’alto

Nella figura che segue è rappresentata la base di una piramide che ruota su se stessa

Se si immagine di congiungere con una linea i vertici degli otto triangolini sporgenti, si visualizzerà

un ottagono, il famigerato Gallo per i Giudei o Je[llo]w o Je[llo]wish.

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Tale figura si ritrova nello stendardo del Presidente della Repubblica Italiana, che si ispira alla

bandiera della Repubblica Italiana del 1802-1805.

Solo che nello stendardo massonico il quadrato minore, verde, è contenuto in quello maggiore,

bianco, che, a sua volta, è contenuto in uno più grande rosso.

Nel triangolo verde è posto un Pentalfa, inserito in una ruota dentata21, tra due fronde di alloro e di

quercia.

L’alloro22, in latino laurum23, simboleggia l’oro zecchino, cioè il popolo delle zecche, gli ebrei, ma

sta anche per laurentium, cioè l’Oriente (da cui il nome Loreto, Lorenzo, cioè il Santo Orientale o

dell’Oriente).

Tuttavia, data la somiglianza tra le foglie dell’alloro e dell’ulivo, il ramoscello potrebbe essere

anche un ramoscello di ulivo, albero che simboleggia l’olio “benedetto”.

La quercia simboleggia i maiali, poiché il suo frutto, la ghianda, è il cibo dei maiali selvatici24.

21 La ruota dentata è un rocchetto di un ingranaggio, al quale presumibilmente va aggiunta una catena per muoverel’ingranaggio stesso.Nella simbologia massonica la ruota dentata, vale a dire la Piramide che ruota, rappresenta sia il Sole (H), che tuttomuove, sia la catena di perpetua solidarietà tra i fratelli massoni, il cui sodalizio risale al tempo delle Piramidi egizie.22 La foglia d’alloro possiede anche un significato crittato di mappa.Infatti, bisogna immaginare di disegnare un ramoscello di alloro disposto in modo tale che:- il rametto centrale da Tunisi passa per Lauro, in provincia di Avellino, e prosegue fino alle Piramidi bosniache;- la fogliolina di sinistra distesa fino all’Altopiano delle Rocche, la fogliolina di destra distesa fino a Foggia.23 In greco l’alloro è detto , dal nome della ninfa trasformata in alloro da Apollo.Nel racconto mitologico è adombrata la vicenda della liberazione del popolo ebreo e del periodo in cui detenne il poterenell’antico Egitto.24 L’albero di ulivo (olive tree) è l’albero genealogico degli ebrei, mentre l’albero di quercia è l’albero genealogico deileoni di Yoshua.La tradizione ebraica per esprimere lo stato di schiavitù in cui versavano gli ebrei utilizzava le olive come metaforadelle gonadi e la quercia di rovere come metafora del fallo.L’olio “benedetto”, tuttavia, possedeva un ulteriore significato ed era quello di olocausto, in quanto l’olio si usa perfriggere.Probabilmente, l’olio era anche il petrolio o un suo derivato, usato come comburente per armi ustorie.

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La composizione geometrica dello stendardo presidenziale dovrebbe rappresenta la Piramide egizia,

con il Pentalfa massonico al suo interno.

Ma il Pentalfa d’oro rappresenta anche l’Altopiano delle Rocche, sede presunta del sepolcro della

Res Publica Italiana, cioè del PHS del popolo d’Italia25 o di Cristo Pescatore d’ebrei (pesce

IΧΘΥΣ, Ἰησοὺς Χριστὸς Θεοῦ Υἱὸς Σωτήρ, Gesù Cristo Salvatore Figlio di Dio).

Immaginando di completare il nastro-basamento su cui è incisa la scritta Republica Italiana si

otterrà un basamento con cinque sporgenze ossia un plastico stilizzato dell’Altopiano medesimo.

La barca simbolica formata dall’unione topografica delle località circostanti l’Altopiano delle

Rocche.

Si può disegnare una barca che arriva da Roma ed una barca con remo ormeggiata sull’Altopiano.

E’ il panfilo (San Panfilo) utilizzato per il ponte navale di Santa Maria voluto dal Dio degli Abruzzi

(Tione), uno dei Sion (S. Iona), il Santo Potentissimo (San Potito) a seguito dell’occupazione di

Gerusalemme da parte dei Romani e la grande strage (Cese, caedes).

Gli antichi Egizi conoscevano oltre ad armi simili ai moderni lanciafiamme anche gli specchi ustori e, probabilmente,anche l’energia elettrica, ricavata dallo Zed o Zad, un dispositivo ad energia solare.25 Dagli ebrei è chiamato per risentimento, rancore e derisione katz, in dialetto italico catz’ (cazz’).

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