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Il museo accessibile: barriere, azioni e riflessioni The accessible museum: barriers, actions and thoughts Anna Maria Miglietta Museo di Biologia Marina “Pietro Parenzan”, Università del Salento, via Prov.le Lecce-Monteroni. I-73100 Lecce. E-mail: [email protected] 11 IL MUSEO ACCESSIBILE: BARRIERE, AZIONI E RIFLESSIONI Forum MUSEOLOGIA SCIENTIFICA nuova serie • 11: 11-30 • 2017 ISSN 1123-265X RIASSUNTO Ben lungi dall’essere semplicemente e unicamente riconducibile a barriere di tipo fisico, l’accessibilità museale è oggi un tema molto dibattuto, una problematica complessa e articolata che deve tenere in conto i differenti aspetti della fruibilità e, in particolar modo, l’eterogeneità del pubblico dei musei, con le relative e variegate diversità in bisogni, aspettative e soddisfazione. Cosa impedisce, o rende difficile la visita a un museo? Cosa scoraggia il ritorno di chi c’è già stato? Quali sono le barriere a una fruizione veramente ampia e, soprattutto, come si possono superare? Spesso gli inter- venti in direzione di un miglioramento dell’accessibilità non sono particolarmente costosi, ma, invece, sicu- ramente implicano un cambiamento di mentalità e di atteggiamento nei confronti dell’eterogeneità del pub- blico, con l’acquisizione di un punto di vista più ampio che possa andare incontro alle diversità. Parole chiave: accessibilità, barriere fisiche, barriere economiche, barriere sensoriali, barriere tecnologiche, barriere culturali. ABSTRACT Museum accessibility is a highly debated topic today. Far from being attributable merely to physical barriers, it is a complex problem that must take into account the different aspects of usability, in particular the heterogeneous nature of the museum’s audience, with its diversity of needs, expectations and satisfaction. What hinders or makes difficult the visit to a museum? What discourages the return of those who have already been there? What are the barriers to truly broad use and, above all, how can they be overcome? Interventions to improve accessibility are often not particularly expensive, but they certainly require a change of mentality and attitudes regarding the heterogeneity of the audience, with the acquisition of a broader perspective able to satisfy its diverse aspects. Key words: accessibility, physical barriers, economic barriers, sensory barriers, technological barriers, cultural barriers. INTRODUCTION The “non-audience” of museums is a heterogeneous social group consisting of a large number of people who, with different motivations or simply other interests, do not visit museums. In Italy, 68.3% of citizens do not visit even a single museum or exhibition in a year; this lack of interest (or choice) begins at the end of school age, reaching the maximum (88.3%) among over-65s (ISTAT, 2015). Some are not at all interested, indifferent or even hostile, but many people, while interested in visiting, state that they have difficulty doing so because of the existence of physical, sensory or cultural barriers (Bollo, 2017). While the question of physical accessibility in foreign museums is often an integral part of the design process (see Website no. 1), there are still obstacles in many Italian museums that restrict or make difficult the access to and use of the halls; victims of these INTRODUZIONE Il “non pubblico” dei musei è un gruppo sociale ete- rogeneo e costituito da una nutrita schiera di perso- ne che, con diverse motivazioni, o semplicemente con altri interessi, non visita i musei. In Italia il 68,3% dei cittadini non visita neanche un museo o una mostra all’anno; questa disaffezione (o scelta) inizia alla fine dell’età scolastica, raggiungendo il massimo (88,3%) fra gli ultrasettantacinquenni (ISTAT, 2015). Alcuni non sono per niente interessa- ti, altri indifferenti o addirittura ostili, ma buona par- te di essi, pur essendo interessata, dichiara di avere difficoltà a farlo a causa dell’esistenza di barriere fisi- che, sensoriali o culturali (Bollo, 2017). Mentre il problema dell’accessibilità fisica nei musei all’estero è spesso parte integrante della progettazio- ne (v. Website n. 1), in numerosi musei italiani esi- stono ancora ostacoli che limitano o rendono diffi-

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Il museo accessibile: barriere, azioni e riflessioniThe accessible museum: barriers, actions and thoughts

Anna Maria MigliettaMuseo di Biologia Marina “Pietro Parenzan”, Università del Salento, via Prov.le Lecce-Monteroni. I-73100 Lecce. E-mail: [email protected]

11IL MUSEO ACCESSIBILE: BARRIERE, AZIONI E RIFLESSIONI

ForumMUSEOLOGIA SCIENTIFICA nuova serie • 11: 11-30 • 2017 ISSN 1123-265X

RIASSUNTOBen lungi dall’essere semplicemente e unicamente riconducibile a barriere di tipo fisico, l’accessibilità musealeè oggi un tema molto dibattuto, una problematica complessa e articolata che deve tenere in conto i differentiaspetti della fruibilità e, in particolar modo, l’eterogeneità del pubblico dei musei, con le relative e variegatediversità in bisogni, aspettative e soddisfazione.Cosa impedisce, o rende difficile la visita a un museo? Cosa scoraggia il ritorno di chi c’è già stato? Qualisono le barriere a una fruizione veramente ampia e, soprattutto, come si possono superare? Spesso gli inter-venti in direzione di un miglioramento dell’accessibilità non sono particolarmente costosi, ma, invece, sicu-ramente implicano un cambiamento di mentalità e di atteggiamento nei confronti dell’eterogeneità del pub-blico, con l’acquisizione di un punto di vista più ampio che possa andare incontro alle diversità.

Parole chiave: accessibilità, barriere fisiche, barriere economiche, barriere sensoriali, barriere tecnologiche, barriere culturali.

ABSTRACTMuseum accessibility is a highly debated topic today. Far from being attributable merely to physical barriers,it is a complex problem that must take into account the different aspects of usability, in particular theheterogeneous nature of the museum’s audience, with its diversity of needs, expectations and satisfaction.What hinders or makes difficult the visit to a museum? What discourages the return of those who have alreadybeen there? What are the barriers to truly broad use and, above all, how can they be overcome? Interventionsto improve accessibility are often not particularly expensive, but they certainly require a change of mentalityand attitudes regarding the heterogeneity of the audience, with the acquisition of a broader perspective able tosatisfy its diverse aspects.

Key words: accessibility, physical barriers, economic barriers, sensory barriers, technological barriers, cultural barriers.

INTRODUCTIONThe “non-audience” of museums is a heterogeneoussocial group consisting of a large number of peoplewho, with different motivations or simply otherinterests, do not visit museums. In Italy, 68.3% ofcitizens do not visit even a single museum or exhibitionin a year; this lack of interest (or choice) begins at theend of school age, reaching the maximum (88.3%)among over-65s (ISTAT, 2015). Some are not at allinterested, indifferent or even hostile, but many people,while interested in visiting, state that they havedifficulty doing so because of the existence of physical,sensory or cultural barriers (Bollo, 2017).While the question of physical accessibility in foreignmuseums is often an integral part of the design process(see Website no. 1), there are still obstacles in manyItalian museums that restrict or make difficult theaccess to and use of the halls; victims of these

INTRODUZIONEIl “non pubblico” dei musei è un gruppo sociale ete-rogeneo e costituito da una nutrita schiera di perso-ne che, con diverse motivazioni, o semplicementecon altri interessi, non visita i musei. In Italia il68,3% dei cittadini non visita neanche un museo ouna mostra all’anno; questa disaffezione (o scelta)inizia alla fine dell’età scolastica, raggiungendo ilmassimo (88,3%) fra gli ultrasettantacinquenni(ISTAT, 2015). Alcuni non sono per niente interessa-ti, altri indifferenti o addirittura ostili, ma buona par-te di essi, pur essendo interessata, dichiara di averedifficoltà a farlo a causa dell’esistenza di barriere fisi-che, sensoriali o culturali (Bollo, 2017). Mentre il problema dell’accessibilità fisica nei museiall’estero è spesso parte integrante della progettazio-ne (v. Website n. 1), in numerosi musei italiani esi-stono ancora ostacoli che limitano o rendono diffi-

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coltosi l’accesso e la fruibilità delle sale; vittime diquesti impedimenti sono i disabili in carrozzina, glianziani con carrello e anche le famiglie con bimbi inpasseggino (fig. 1). A parte l’accesso fisico al museoe l’esistenza di servizi igienici dedicati (entrambi gliaspetti sono comunque regolati dalla legge), in que-sti casi ci sono altre problematiche legate alla visitamuseale. Nelle sale, spesso, lo spazio di transito trale vetrine non è adeguato al passaggio di carrozzinee passeggini. Inoltre, l’altezza dei reperti esposti nonne consente l’agevole visione a persone con un cam-po visivo posto più in basso, stesso problema per isupporti esplicativi (didascalie, pannelli, ecc..).Infine, anche l’altezza cui sono posti gli apparatimultimediali è spesso proibitiva o poco agevole pergli utenti in carrozzina. Da uno studio di Simon (v. Website n. 2) emergonomolto chiaramente altre ragioni addotte alla scarsa oassente motivazione per la visita di istituzioni cultu-rali: i loro contenuti sono ritenuti irrilevanti per lavita di tutti i giorni, i musei sono mal disposti (o han-no difficoltà economiche/organizzative) al cambia-mento (una volta visitate perché tornarci?), moltimusei ancora si pongono in maniera autoritaria nontenendo conto del pensiero del visitatore, non offro-no la possibilità di decodificare i contenuti del mate-riale esposto, non sono posti che stimolano la crea-tività, né sono luoghi confortevoli in cui parlare econfrontarsi con amici e altre persone in genere. Ne

impediments are the disabled in wheelchairs, the elderlywith walkers and even families with children instrollers (fig. 1). Apart from physical access to themuseum and the existence of dedicated sanitationfacilities (both aspects regulated by law), in these casesthere are other problems related to the museum visit. Inthe halls, the space between the display cases is oftennot sufficient for the passage of wheelchairs and strollers.Moreover, the height of the displayed specimens does notpermit easy observation by people with a low field ofview, and the same problem occurs for the explanatorysupports (captions, panels, etc.). Finally, the height atwhich multimedia devices are stationed is oftenprohibitive or difficult for wheelchair users.A study by Simon (see Website no. 2) clearly revealedother reasons for the low or absent motivation to visitcultural institutions: their contents are consideredirrelevant to everyday life, the museums are unwilling(or have economic/organizational difficulties) tochange (when you have visited once why return?),many museums still act in an authoritarian manner,disregarding the visitor’s opinion, they do not providethe possibility to interpret the contents of the displayedmaterial, they are not places that stimulate creativity,and they are not comfortable places to talk and meetwith friends and other people in general. There emergesa distressing picture, a sombre, I would say depressing,vision of institutions which, instead of accompanyingcitizens in their personal and cultural growth, douse

ANNA MARIA MIGLIETTA

Fig. 1. La scalinata del Pergamonmuseum di Berlino. The staircase of the Pergamon Museum in Berlin.

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emerge un quadro desolante, una visione fosca, direideprimente, di istituzioni che, invece di accompa-gnare il cittadino nella crescita personale e culturale,ne spengono l’entusiasmo, la creatività e la voglia dicrescere. Queste affermazioni meritano comunqueuna riflessione. L’autoreferenzialità della gestione(Bollo, 2008) è ancora, più che mai, percepibile inmolti musei italiani: il visitatore potrebbe sentirsi ina-deguato anche solo alla comprensione di ciò chevede, non riuscire a decodificarne il senso, ritenerlolontano dalla sua vita non percependone l’utilità, tro-vandolo immobile e poco propenso al cambiamento.Ancora, il visitatore potrebbe trovare il museo un luo -go poco confortevole, ostile, un luogo che non sti-mola la creatività, un luogo in cui non si socializza. Sono affermazioni molto dure, ma, forse, quella checolpisce di più è l’idea che il museo non tenga inconto il pensiero del visitatore, una sorta di distanzamessa tra museo e fruitore, una delimitazione dicampo che li tiene inesorabilmente lontani: l’unopossessore, l’altro solo fruitore di contenuti, l’uno de -positario di conoscenza, l’altro impossibilitato a pa -lesare la sua di conoscenza perché relegato a un ruo-lo passivo. È anche importante riflettere su un punto: mentre il“non pubblico” ha spesso rappresentazioni mentalinegative, spesso i visitatori che esprimono questigiudizi hanno visitato musei che li hanno delusi, cheli hanno allontanati, che non li hanno incoraggiati acontinuare sulla strada della frequentazione deicosiddetti luoghi di cultura. In questo si percepiscechiara la responsabilità dei musei, di una gestionepoco accorta e poco sensibile nei confronti dei visitatori. È d’obbligo comunque rilevare che in pochi anninotevoli passi in avanti sono stati fatti, molti museigià si configurano come contesti di accoglienza e,soprattutto, di co-costruzione di nuove forme diconoscenza, relazioni e pratiche sociali (Falchetti,2010a). La consapevolezza, via via maggiore, dellacomplessità delle istituzioni culturali in genere, e inparticolare dei musei, ha innescato la necessità distudiare i processi organizzativi orientandoli sempredi più alle esigenze del pubblico, cominciando pianpiano a scardinare la tradizionale autoreferenzialitàdegli operatori e delle iniziative museali (MIBACT,2008). Oggi, inoltre, per la Commissione Europea, èuna priorità riconoscere ai visitatori un ruolo chiavenei progetti culturali dei musei (Da Milano, 2017).In molti condividono che l’audience development,l’accessibilità, il dialogo interculturale, la valorizza-zione di saperi tradizionali siano temi di sperimenta-zione e ricerca (Falchetti, 2017).

BARRIERE FISICHENonostante, già da tempo, molto si stia facendo (v.Website n. 3) nella direzione di abbattere barriere

their enthusiasm, creativity and desire to grow.However, these statements merit some reflection. Theself-referentiality of the management (Bollo, 2008) isstill (indeed more than ever) perceptible in manyItalian museums: the visitor might feel inadequatemerely in regard to understanding what he is seeing,not being able to interpret its meaning, believing it tobe far removed from his experience and not perceivingits usefulness, finding it immobile and not inclined tochange. In addition, the visitor may find the museuman uncomfortable, hostile place which does notstimulate creativity, a place where one cannotsocialize.These are very severe statements, but perhaps the moststriking one is the idea that the museum does not takethe visitor’s opinions into account, a sort of distanceplaced between the museum and the user, a gap thatkeeps them inexorably apart: the one the possessor ofthe contents, the other only a user, the one thedepositary of knowledge, the other unable todemonstrate his own knowledge because he is relegatedto a passive role.It is also important to reflect on another point: whilethe “non-audience” often has negative mental images,the visitors who express such judgements have visitedmuseums that have disappointed them, alienated them,failed to encourage them to continue on the path ofvisiting so-called cultural sites. In this, one can clearlyperceive the responsibility of the museums, of amanagement with little awareness and sensitivity tothe visitors.It is necessary, however, to point out that considerableprogress has been made in just a few years, and manymuseums now provide a welcoming milieu and, aboveall, a place for the mutual construction of new formsof knowledge, relationships and social practices(Falchetti, 2010a). The gradually increasingawareness of the complexity of cultural institutions ingeneral, and of museums in particular, has sparked thenecessity to study organizational processes, orientingthem ever more toward the needs of the public, slowlybeginning to discard the traditional self-referentialityof museum personnel and initiatives (MIBACT,2008). Moreover, the European Commission nowconsiders it a priority to give visitors a key role in thecultural projects of museums (Da Milano, 2017).Many people share the idea that audience development,accessibility, intercultural dialogue and valorizationof traditional knowledge are topics for experimentationand research (Falchetti, 2017).

PHYSICAL BARRIERSMuch has been done for some time now (see Websiteno. 3) to break down physical barriers in order tobroaden cultural utilization (especially museumattendance) as much as possible. Nonetheless, a lot ofwork still needs to be done to encourage visits to

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fisiche per ampliare il più possibile la fruizione cul-turale, e in particolare la fruizione museale, ancoraresta molto lavoro da fare per incoraggiare alla visitadei musei. Analizzando a fondo le ragioni addotteper non visitare i musei, le problematiche di cui tra-dizionalmente da sempre si parla, che influenzanonegativamente l’accesso, sono legate a barriere archi-tettoniche e finanziarie, quindi colpiscono le fasce dipopolazione più svantaggiate a causa di problemifisici e/o economici. In Italia, già nel 1978 il D.P.R. n. 384 regolava lacostruzione di nuovi edifici pubblici secondo normedi accessibilità, pur presentando evidenti lacune nelcampo dell’adeguamento di edifici già esistenti. Unpasso avanti nella direzione dell’accessibilità fu fattonel 1986: la Legge n. 41 del 28 febbraio stabiliva chepotessero essere finanziati solo progetti che com-prendessero esplicitamente l’eliminazione delle bar-riere architettoniche. Inoltre, la stessa legge prescri-veva agli enti pubblici di dotarsi (entro un anno) diun “Piano per l’eliminazione delle barriere architet-toniche”. Un anno dopo, con il D.L. 371/1987, furo-no finanziati i primi progetti di Musei, Archivi eBiblioteche per l’installazione e/o adeguamento diimpianti di sicurezza e interventi di adeguamentostatico. Due anni dopo (Legge Quadro 13/1989), siimpose l’osservanza dei criteri di accessibilità ancheagli edifici privati in sede di nuova costruzione oristrutturazione, inoltre si impose l’osservazione deimedesimi criteri anche per le opere di particolarevalore storico. Il regolamento di attuazione di que-st’ultima legge fu emanato nello stesso anno (D.M.236/1989) e chiariva le prescrizioni tecniche neces-sarie a garantire l’accessibilità (possibilità per perso-ne con ridotta o impedita capacità motoria o senso-riale di raggiungere l’edificio e le sue singole unitàimmobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente edi fruire di spazi e attrezzature in condizioni di ade-guata sicurezza e autonomia), l’adattabilità (possibi-lità di modificare nel tempo lo spazio costruito,intervenendo senza costi eccessivi, per rendere com-pletamente e agevolmente fruibile lo stabile o unaparte di esso anche da parte di persone con ridotta oimpedita capacità motoria o sensoriale) e la visitabi-lità (possibilità, anche da parte di persone con ridot-ta o impedita capacità motoria o sensoriale, di acce-dere agli spazi di relazione e ad almeno un servizioigienico di ogni unità immobiliare) degli edifici pri-vati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionatae agevolata. La Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazionesociale e i diritti delle persone handicappate (n.104/1992), il Regolamento recante norme per l’eli-minazione delle barriere architettoniche negli edifi-ci, spazi e servizi pubblici (D.P.R. 503/1996) e laLegge sulle cosiddette “opere provvisionali” (sintesidelle due precedenti) hanno meglio focalizzato laproblematica offrendo validi spunti operativi per il

museums. Analysis of the reasons for not visitingmuseums indicates that the long-mentioned problemsadversely affecting accessibility are linked toarchitectural and financial barriers. These barriersaffect the parts of the population most disadvantageddue to physical and/or economic difficulties.In Italy, a presidential decree in 1978 (D.P.R. n. 384)regulated the construction of new public buildingsaccording to standards of accessibility, even thoughthere were clear gaps in terms of adapting existingbuildings to the norms. A step forward towardaccessibility was made in 1986: Law no. 41 of 28February established that only projects explicitlyinvolving the elimination of architectural barrierscould be funded. Moreover, the same law requiredpublic authorities to devise (within one year) a “Planfor the elimination of architectural barriers”. A yearlater, a legislative decree (D.L. 371/1987) providedfor the financing of the first museum, archive andlibrary projects for the installation and/or upgradingof safety systems and for static adaptationinterventions. Two years later, a framework law(Legge Quadro 13/1989) imposed compliance withaccessibility criteria also for the construction orrenovation of private buildings, as well as compliancewith the same criteria for works of special historicalvalue. The regulation for implementation of this lawwas issued in the same year (D.M. 236/1989). Itclarified the technical requirements necessary to ensureaccessibility (the possibilities for people with reducedor impaired motor or sensory abilities to reach thebuilding and its single rooms or environments, to enterthem without difficulty and to utilize the spaces andequipment in conditions of adequate safety andautonomy), adaptability (possibility to modify theconstructed space in time without excessive costs, tomake the building or a part of it completely and easilyaccessible to people with reduced or impaired motor orsensory abilities) and visitability (the possibility, alsofor people with reduced or impaired motor or sensoryabilities, to gain access to rest and refreshment areasand at least one toilet facility per building) of privatebuildings and of subsidized and assisted publicresidential buildings.The framework law on assistance, social inclusion andthe rights of disabled persons (no. 104/1992), theregulation on the elimination of architectural barriersin public buildings, spaces and services (D.P.R.503/1996) and the law on the so-called “provisionalworks” (a synthesis of the previous two) have clarifiedthe problems, providing valid operational ideas toovercome architectural barriers in both public andprivate spaces.The legislation on construction and the overcoming ofarchitectural barriers (D.P. 380/2001) is important,especially chapter IV concerning provisions for privateresidential buildings and public or private buildingsopen to the public.

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superamento delle barriere architettoniche, sia inspazi pubblici che privati.Rilevante è il Testo unico dell’Edilizia e superamentodelle barriere architettoniche (D.P.R. 380/2001) dicui è particolarmente significativo il capo IV, cheriguarda prescrizioni normative verso gli edifici pri-vati residenziali e verso gli edifici pubblici o quelliprivati aperti al pubblico.Ai beni culturali in particolare si rivolge il D.Lgs.156/2006 che, nell’Art. 38, recita: “I beni culturalirestaurati o sottoposti ad altri interventi conservativicon il concorso totale o parziale dello Stato nellaspesa (…) sono resi accessibili al pubblico secondomodalità fissate, caso per caso, da apposti accordi oconvenzioni da stipularsi fra il Ministero ed i singoliproprietari (…)”.Nel 2008 il MIBAC ha pubblicato le “Linee guida peril superamento delle barriere architettoniche nei luo-ghi di interesse culturale”, tracciando un quadrogenerale con indicazioni operative verso un’ampliatafruibilità dei beni culturali, privilegiando una logicadi “miglioramento” rispetto a una logica di “adegua-mento”. Il documento prevede anche i casi in cui unintervento di adeguamento alla normativa possa infi-ciare la conservazione dell’edificio, suggerendomisure compensative che permettano comunque laconoscenza, anche indiretta, del luogo e dei suoicontenuti (v. Website n. 3).È evidente che i diversi provvedimenti che si sonosucceduti nel tempo potrebbero essere coordinati esemplificati attraverso un’attività di revisione eaggiornamento, a questo scopo è stata presentata nel2013 una Proposta di legge (v. Website n. 4) relativaa “Disposizioni per il coordinamento della disciplinain materia di abbattimento delle barriere architetto-niche”. I disabili motori, dunque, almeno da un punto divista legislativo, sono tutelati e la possibilità di acce-dere ai luoghi pubblici dipende unicamente dallarimozione di ostacoli quali gradini, ostruzioni, pen-denze eccessive, passaggi troppo stretti, servizi igie-nici idonei…

BARRIERE ECONOMICHEAmpio dibattito ha sempre interessato anche l’aspet-to relativo al costo della cultura, nella fattispecie deimusei il biglietto d’ingresso, soprattutto, ma anche ilcosto delle attività educative e ricreative. Il costo delbiglietto d’ingresso da sempre viene indicato comeun ostacolo alla fruizione, soprattutto nei casi dellefamiglie e degli anziani con limitate possibilità eco-nomiche. Che questo sia ancora ai nostri giorni unimpedimento è provato dal successo e ampio ricono-scimento riscosso dalle iniziative del MIBACT.Con il D.L. 83/2014, successivamente convertito inlegge (106/2014), il Ministro dei Beni e delle Attivitàculturali, Dario Franceschini, introduce novità signi-

Legislative Decree 156/2006 regards cultural heritagein particular. Article 38 states: “Cultural assetsrestored or subjected to other conservative interventionswith total or partial funding by the State ... shall bemade accessible to the public according to modalitiesestablished, case by case, by special agreements orconventions to be stipulated between the Ministry andthe individual owners (...).”In 2008, the Ministry of Culture (MIBAC) publishedthe “Guidelines for overcoming architectural barriersin places of cultural interest”, drawing a generalframework with operational indications for a broaderuse of cultural heritage assets, privileging a logic of“improvement” over a logic of “adaptation”. Thedocument also dealt with cases in which anintervention of compliance to the regulation mightaffect conservation of the building, suggestingcompensatory measures that would still allowknowledge, even indirect knowledge, of the place andits contents (see Website no. 3).It is clear that past regulations could be coordinatedand simplified through revision and updating. To thisend, a bill was introduced in 2013 (see Website no. 4)on “Provisions for coordination of the regulations forabolition of architectural barriers”.Therefore, at least from a legislative point of view,people with motor disabilities are protected and thepossibility to gain access to public places dependssolely on the removal of obstacles (steps, obstructions,excessive slopes, too narrow passages) and on suitabletoilet facilities.

ECONOMIC BARRIERS There has always been a lively debate on the cost ofculture, and in the case of museums mainly on theentrance fee but also the cost of educational andrecreational activities. The entrance fee has alwaysbeen indicated as an obstacle to museum use, especiallyfor families and elderly people with limited income.That this is still an impediment is proved by the successand wide recognition of the Ministry of Culture andTourism (MIBACT) initiatives.With D.L. 83/2014, subsequently converted into law(106/2014), the Minister of Culture and Tourism,Dario Franceschini, introduced significant noveltiesfor the cultural sector, proposing to break down twobarriers, that of the relationship between public andprivate and that of the gap between protection andutilization, which for too long have monopolized theItalian debate.“ArtBonus” was established, providing for a 65% taxdeduction for donations for restoration of publiccultural assets, libraries and archives, investments inpublic theatres and operatic/symphonic foundations.The major innovations included the measures forPompeii and the Reggia of Caserta, administrativesimplifications in the tourism field, unrestricted

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ficative per il settore culturale, proponendosi diabbattere due barriere: quella del rapporto tra pub-blico e privato e quella della separazione tra la tutelae la valorizzazione che per troppo tempo hannomonopolizzato il dibattito italiano. Istituisce l’”ArtBonus”, che prevede la deducibilitàdel 65% delle donazioni devolute per il restauro dibeni culturali pubblici, le biblioteche e gli archivi, gliinvestimenti dei teatri pubblici e delle fondazionilirico sinfoniche. Tra le maggiori innovazioni lemisure per Pompei, la Reggia di Caserta, le semplifi-cazioni amministrative in campo turistico, le fotolibere nei musei, il riesame dei pareri delle soprinten-denze, la Capitale italiana della Cultura. Un’altra interessante iniziativa ministeriale, volta aincentivare la frequentazione degli ambienti cultura-li, è “Domenicalmuseo”, anch’essa applicazione dellanorma del decreto Franceschini, stabilisce che ogniprima domenica del mese non si paghi il bigliettoper visitare monumenti, musei, gallerie, scaviarcheologici, parchi e giardini monumentali. In unaintervista il Ministro esprime una speranza in merito:“Ogni prima domenica del mese è una giornata difesta, i musei che aderiscono crescono, spero cheaderiranno anche i musei privati, per far diventaredavvero questa iniziativa una formidabile occasionedi legame fra i musei e il loro territorio”. Sono noti i dati relativi alla fruizione museale relati-va all’anno 2016 che registra più di due milioni diincremento nel numero di visitatori rispetto al 2015.Ma l’iniziativa, oltre ad incrementare il numero deivisitatori di musei, ha avuto il merito di attirare l’at-tenzione, anche dei media, sui luoghi di cultura.Solo di recente si è posta attenzione a tipologiediverse di barriere, come quelle sensoriali, cognitive,culturali, attitudinali, tecnologiche (Da Milano,2017). L’accessibilità dei beni culturali ancora vienevista fondamentalmente come un problema sociale,come una via verso l’integrazione dei disabili e,magari, anche come una funzione terapeutica.Secondo Grassini (2016) invece, si tratta di un feno-meno squisitamente culturale e assolutamente nuo-vo, in grado di mettere in crisi una certa concezionedel rapporto tra il fruitore e l’opera d’arte consenten-do che il piacere della fruizione estetica sia persegui-to per le sue implicazioni culturali e non in chiavepsicologica o terapeutica.

BARRIERE SENSORIALIDato che la grande maggioranza dei musei richiedeprincipalmente la vista quale organo di senso indispen-sabile per la comprensione delle collezioni, ipovisionee cecità pregiudicano fortemente la fruizione museale.Per questo tipo di disabilità il diritto all’accessibilitànon è affatto riconosciuto e tutelato, ancora troppopoche realtà museali si attrezzano con misure idonee ache le persone con questi handicap possano comun-

photography in museums, review of the opinions ofsuperintendents, and the Italian Capital of Culture.Another interesting ministerial initiative to encourageinvolvement in cultural milieus is “Domenicalmuseo”,a further application of the norms of the Franceschinidecree. It stipulates that on the first Sunday of eachmonth the entrance fee is waived for visits tomonuments, museums, galleries, archaeologicalexcavations, parks and monumental gardens. In aninterview, the Minister expressed the hope that: “Thefirst Sunday of each month will be a holiday and theparticipating museums will grow. I hope that privatemuseums will also take part to make this initiative atruly formidable opportunity for a link betweenmuseums and their communities”.Data on museum visits are known for 2016, in whichthere were over two million more visitors than in 2015.In addition to increasing the number of visitors tomuseums, the initiative also had the merit of attractingattention, including that of the media, to places ofculture.Only recently has attention been focused on differenttypes of barriers, such as sensory, cognitive, cultural,attitudinal and technological ones (Da Milano, 2017).Accessibility of cultural assets is still viewed basicallyas a social problem, as a path to integration of thedisabled and perhaps also as a therapeutic process.According to Grassini (2016), however, it is a purelycultural and absolutely new phenomenon, able tooverturn a certain conception of the relationship betweenthe user and the artwork so that the pleasure of aestheticutilization can be pursued for its cultural implicationsand not for psychological or therapeutic purposes.

SENSORY BARRIERS Since the great majority of museums largely requiresight as the sense indispensable for an understandingof the collections, visual impairment and blindnessstrongly compromise museum utilization. However, theright to accessibility is not recognized and assured forthis kind of disability. Too few museums are providedwith appropriate measures so that people with thesehandicaps can approach and understand museumexhibitions.Of interest in this regard is the theory of“aesthetics of tactility” recently proposed by Grassini(2016), according to which tactility has a specialaesthetic. Since touch belongs to everyone, this ideasuggests a new approach to the utilization of art,which brings into play all the senses and leads us to atotal relationship with what is beautiful. Is beautyperceived only with the eyes?Panels or even simplelabels with too small characters or only slightlycontrasted texts are a barrier for sight-impaired people,the elderly and other users with vision problems.Lighting also plays a key role: adequate illuminationcertainly makes reading easier for sight-impairedpeople and those with visual difficulties (Miglietta,

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que avvicinarsi e comprendere le esposizioni museali.Interessante, a questo proposito, la teoria della “este-tica della tattilità”, recentemente suggerita daGrassini (2016), secondo la quale la tattilità ha unasua estetica peculiare e, poiché il tatto appartiene atutti, suggerisce un approccio nuovo alla fruizionedell’arte, che mette in gioco tutti i sensi e ci conducead un rapporto totale con ciò che è bello. La bellezzasi percepisce solo con gli occhi? Pannelli o anche semplici etichette con testi troppopiccoli o poco contrastati cromaticamente sono unabarriera per ipovedenti, anziani e utenti con proble-mi della visione. Anche l’illuminazione gioca un ruo-lo fondamentale in questo, se è adeguata sicuramen-te facilita la lettura a ipovedenti e persone con pro-blemi legati alla vista (Miglietta, 2011).Alcuni musei, nella realtà italiana, sono nati per veni-re incontro a queste esigenze. Il Museo TattileStatale Omero, che ha sede nella Mole Vanvitellianadi Ancona, è riconosciuto a livello internazionalecome riferimento di educazione all’arte per ipo e nonvedenti. Presenta al pubblico più di 150 opere, ingesso e resina, di famose sculture dalla classicità gre-ca al primo Novecento relative all’arte etrusca, roma-na, romanica e gotica, ma anche al Rinascimento diMichelangelo, il Barocco di Bernini, il Neo clas -sicismo di Canova. Il percorso espositivo si chiudecon le opere originali della ricca sezione di arte con-temporanea relativa ad artisti italiani e internaziona-li. Oltre all’esplorazione tattile di tutti i reperti, ilmuseo offre testi in Braille, testi in nero a caratterigrandi e scale mobili per l’esplorazione dei repertipiù grandi.Un’altra realtà nata “ad hoc” per le esigenze dei nonvedenti è il Museo Tattile di Pittura Antica eModerna “Anteros” che ha sede a Bologna ed esponemodelli in bassorilievo prospettico delle più rappre-sentative opere pittoriche, approccio tattile-visivoper ipovedenti, testi in braille.Il Museo Tattile di Villa Baragiola a Varese offre alpubblico una serie di percorsi tattili e multisensoriali,fruibili anche da normodotati bendati. I modellisono in legno e riproducono aspetti del paesaggio,dell’architettura, dell’arte e del design in una sortadi enciclopedia tridimensionale da sfogliare con lemani. A Buonconvento (SI) nel 2008 è stato inaugu-rato il LAU (Laboratorio dell’Accessibilità Uni ver -sale) che fa capo all’Università di Siena, un luogo incui si progettano e si costruiscono soluzioni accessi-bili e universali attraverso la “contaminazione” tradiverse professionalità come l’architetto, l’ingegnere,il comunicatore, lo storico, il giurista, il museografo,profili che fino ad ora hanno sempre lavorato sepa-ratamente (v. Website n. 5).Non ci sono Musei scientifici italiani nati con questaspecifica funzione.Moltissime, invece, sono le realtà museali che, paral-lelamente ad allestimenti per normodotati sensoriali,

2011).Some museums in Italy were established tosatisfy these needs. The Museo Tattile Statale Omero(Homer Tactile Museum) situated in Ancona’s MoleVanvitelliana is recognized internationally as areference for art education for the sight-impaired andblind. It contains more than 150 plaster and resincopies of famous sculptures from the Greek Classicalperiod to the early 20th century, passing throughEtruscan, Roman, Romanesque and Gothic art, aswell as Michelangelo’s Renaissance, Bernini’s Baroque,Canova’s Neoclassicism. The exhibition concludeswith original works of the rich contemporary artsection featuring Italian and international artists. Inaddition to the tactile exploration of all the sculptures,the museum offers braille texts, large black texts andmobile platform ladders for exploration of the largestworks.Another “ad hoc” structure created to meet the needs ofthe blind is the Museo Tattile di Pittura Antica eModerna “Anteros” (“Anteros” Tactile Museum ofAncient and Modern Painting) in Bologna. It exhibitsperspective bas-relief models of the most representativepictorial works, a tactile-visual approach for thesight-impaired, with braille texts.The Tactile Museum of Villa Baragiola in Varesepresents a series of tactile and multisensory exhibitionpathways that can also be used by blindfoldednormal-sight people. The wooden models reproduceaspects of the landscape, architecture, art and designin a sort of three-dimensional encyclopaedia to be“read” with the hands. The Universal Accessibility Laboratory (LAU), partof the University of Siena, was inaugurated inBuonconvento (Siena) in 2008. It is a place for thedesign and construction of accessible and universalsolutions by means of “contamination” amongstdifferent professionals, such as the architect, theengineer, the communicator, the historian, the jurist,the museographer, who previously had always workedseparately (see Website no. 5).No Italian scientific museums have been establishedwith this specific function. However, many museums in Italy have designed andset up pathways dedicated to sight-impaired and blindpeople in parallel with the exhibits for those withnormal sensory capacities (fig. 2). Although most ofthem are art museums, they also include some scientificmuseums: the “Anteros” Museum of Bologna (Secchi,2004), the Prehistory Museum of Pofi (Frosinone),the Lake Valdagno Palaeontology Museum (Vi -cenza), the Museum of Natural History of Calci(Pisa), the Palaeontology Section of the Museum ofNatural History of Florence (Cioppi, 2008a; 2008b),to name just a few. In addition to special guided tours,the visitors can handle fossil specimens, teeth, hornsand skulls, and there are braille cards, reproductionsof specimens, audio guides, tactile maps and texts withlarge high-contrast print.

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hanno programmato e allestito percorsi dedicati autenti ipo e non vedenti (fig. 2). Fra questi (in mag-gioranza Musei d’Arte) ci sono anche alcuni MuseiScientifici: il Museo Anteros di Bologna (Secchi,2004), il Museo Preistorico di Pofi (Frosinone), ilMuseo Civico Paleontologico Dal Lago di Valdagno(Vicenza), il Museo di Storia Naturale di Calci(Pisa), la Sezione di Paleontologia del Museo diStoria Naturale di Firenze (Cioppi, 2008a; 2008b),solo per citarne alcuni. In questi musei, accanto a visite guidate speciali,sono a disposizione dei visitatori reperti fossili, den-ti, corna, crani, da maneggiare e cartellini in braille,riproduzioni di reperti, audioguide, mappe tattili,testi a caratteri ingranditi e ipercontrastati. Ci sono poi Associazioni (come ad esempiol’Associazione di volontariato Museum a Roma) chesi occupano di organizzare visite guidate per ipo enon vedenti nei Musei su richiesta.I Musei scientifici, data la loro diversità, hanno pro-blemi diversificati riguardo all’accoglienza di ipo enon vedenti. A parte la realizzazione di testi dedicatie di visite guidate ad hoc, il contatto diretto con ireperti, che è poi la principale opportunità da partedi questa tipologia di disabili, è abbastanza difficol-toso da attuare nei musei naturalistici (esistonocomunque in alcuni musei collezioni apposite emodelli). Toccare, ad esempio, animali naturalizzatipresuppone una serie di azioni preventive volte, tra

Then there are associations (such as the Associationof Museum Volunteers in Rome) that, upon request,organize guided tours in museums for the sight-impaired and blind.Given their diversity, scientific museums have variousproblems in accommodating sight-impaired and blindvisitors. Apart from the creation of dedicated texts andad hoc guided tours, direct contact with the specimens(the main opportunity for this type of disabled person)is rather difficult to implement in naturalistic museums(although some museums have specific collections andmodels for this purpose). For example, touchingnaturalized animals implies a series of preventiveactions aimed, among other things, at removing tracesof antiparasitic substances and other noxiouschemicals. Although this operation is relatively simplefor a large museum thanks to the availability ofvarious specimens of the same species, it is a difficultobstacle to overcome for a small museum withoutcompromising the specimens. With regard to animalsimmersed in a fixative liquid, it is practicallyimpossible to allow tactile contact. In the world ofplants, it is difficult to use herbaria and algalcollections for this purpose given the extreme delicacyand fragility of the exsiccata. Among naturalisticspecimens, bones and palaeontological finds are widelyused in visits by the sight-impaired and blind since thenature of these objects allows them to be handledwithout problems.

Fig. 2. Visita di un non vedente al Museo di Biologia Marina “Pietro Parenzan” di Lecce.

Visit of a blind person to the “Pietro Parenzan” Museum of Marine Biology in Lecce.

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l’altro, ad allontanare tracce di antiparassitari esostanze chimiche nocive al contatto. Questa opera-zione, se per un grande museo è relativamente sem-plice, grazie alla disponibilità di svariati reperti dellastessa specie, per un piccolo museo è un ostacolo dif-ficile da superare senza compromettere il reperto.Riguardo poi agli animali immersi in liquido fissati-vo, è praticamente impossibile permetterne il con-tatto tattile. Anche nel mondo vegetale, gli erbari egli algari sono di difficile fruizione a questo scopo,data l’estrema delicatezza e fragilità degli exsiccata.Tra i reperti naturalistici, sono invece ampiamenteutilizzati nelle visite per ipo e non vedenti i repertiossei e paleontologici, che data la loro natura nonhanno controindicazioni all’essere maneggiati. Purtroppo si parla poco della sordità e di ciò che puòsignificare durante una visita ad un museo, perché èla vista ad essere considerato il senso più importantein queste occasioni. In realtà i sordi non hannoaccesso alle audioguide, non possono usufruire divisite guidate (se non specifiche nella lingua deisegni), non possono fruire di apparati multimedialiche, oltre alle immagini offrono anche contenuti viaaudio. Già in fase di preparazione a una visita musea-le, il sordo non ha la possibilità di telefonare, ma usasms, chat o e-mail, questo lo priva del contatto diret-to in tempo reale e crea disguidi nel caso di variazio-ni di programma, ritardi o altro. I sordi segnanti, nel-le situazioni più fortunate possono usufruire di unaguida che conosca il linguaggio dei segni, gli oralistiinvece riescono a leggere il labiale di una guida pernormodotati. In entrambi i casi, essi devono necessa-riamente guardare attentamente la guida, e nellostesso tempo godere della vista di quanto esposto.Questa situazione particolare rende la visita guidatapesante e lunga. Per la visita autonoma, invece, ilsordo ha bisogno dei testi che spieghino i reperti inpannelli, schede e didascalie o di testi inseriti in fil-mati, come sottotitoli (Hooper-Greenhill, 1994).Spesso però, i sordi segnanti hanno difficoltà nelgestire la lingua italiana, che per essi rappresenta unasorta di seconda lingua, di conseguenza gli aspettilessicali e sintattici dei testi devono essere particolar-mente curati. La sordità non è immediatamente evi-dente, come la disabilità motoria o la cecità, e questocomporta che spesso i sordi passino inosservati.Non ci sono, in Italia, strutture museali dedicate aisordi, ma sono presenti iniziative volte a facilitareuna fruizione di questo tipo. Anche in questo casosono i Musei d’Arte a fare da apripista e pochi museiscientifici, come il MUSE di Trento, offrono serviziadeguati organizzando percorsi ad hoc. Il MuseoNazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”,in collaborazione con l’Ente Nazionale per laProtezione e l’Assistenza dei sordi, ha elaborato per-corsi dedicati a persone con questo tipo di disabilità.ICOM Italia, con la sua Commissione perl’Accessibilità museale, si propone di offrire un servi-

Unfortunately, there is little talk about deafness andwhat it might mean during a museum visit, becausesight is considered the most important sense on theseoccasions. In reality, deaf people do not have accessto audio guides, cannot take guided tours (if notconducted using sign language) and cannot usemultimedia devices offering audio content in additionto images. In preparation for a museum visit, the deafhave no possibility of telephoning but must use SMS,chat or e-mail. This leaves them without real-timedirect contact and creates difficulties in the case ofprogram variations, delays or other unforeseenproblems. In best-case situations, deaf signers canbenefit from a guide who knows sign language, whileoralists can read the lips of a guide for visitors withnormal capacities. In both cases, they must carefullywatch the guide while at the same time viewing thedisplayed objects. This particular situation makes theguided tour heavy and prolonged. For an autonomousvisit, the deaf person needs texts that explain thespecimens in panels, cards and captions or textsinserted into films as subtitles (Hooper-Greenhill,1994). Often, however, deaf signers have difficulty indealing with Italian, which for them is a kind ofsecond language. Therefore, the lexical and syntacticaspects of the texts must be carefully prepared.Deafness is not immediately apparent like motordisability or blindness, and this means that deafvisitors often pass unnoticed.There are no museums dedicated to the deaf in Italy,although there are initiatives aimed at facilitating theuse by such people. Once again it is the art museumsin the vanguard, and few scientific museums, such asthe MUSE in Trento, provide adequate services byorganizing ad hoc exhibition pathways. The “LuigiPigorini” National Prehistory and EthnographyMuseum, in collaboration with the National Institutefor Protection and Assistance of the Deaf, has set uppathways dedicated to visitors with this type ofdisability. ICOM Italia, with its MuseumAccessibility Committee, aims to offer a service and astimulus for museums dealing with the topic ofaccessibility, understood in the broadest sense of the term. The ongoing MAPS (Museums Accessible for DeafPeople) project, designed by the head office of theItalian Institute of the Deaf (ENS) and co-financedby the Ministry of Labour and Social Policies, hasthe following aims: map all the resources available inItaly dedicated to people with hearing disabilities(Italians and foreigners), making them available forfree through the use of new technologies; create aclassroom training course for regional deafguides/tutors; create a training course for deaf peoplein each region on the topic of museum accessibilityservices; contribute to breaking down communicationbarriers and facilitate the achievement of fullaccessibility to artistic sites for deaf people; stimulatethe commitment by museums in Italy to accessible and

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zio e uno stimolo per i musei che affrontano il temadell’accessibilità, inteso nella più ampia accezionedel termine. È in corso il progetto MAPS (Museo accessibili perle persone sorde), ideato dalla Sede Centraledell’ENS (Ente Nazionale Sordi) e co-finanziato dalMinistero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che hacome obiettivi: eseguire una mappatura di tutte lerisorse accessibili sul territorio italiano dedicate allepersone con disabilità uditiva, italiane e straniere,rendendola disponibile gratuitamente attraverso l’u-tilizzo delle nuove tecnologie; realizzare un corso diformazione in aula per referenti/tutor regionali sordi;realizzare corsi di formazione uno in ogni regioneper persone sorde nell’ambito dei servizi di accessi-bilità museale; contribuire all’abbattimento delle bar-riere della comunicazione e facilitare il processo diraggiungimento della piena accessibilità ai luoghid’arte per le persone sorde; stimolare l’impegno dellerealtà museali sul territorio nazionali in attivitàaccessibili e inclusive; creare una rete reale di coope-razione e unione tra pubblico servizio, bene cultura-le e attività del mondo dell’associazionismo (v.Website n. 6).

BARRIERE TECNOLOGICHESi identificano, invece, come barriere tecnologicheper determinate fasce di utenti, le strategie espositivebasate sula tecnologia: touch screen, tablet,smartphone, QR code e, più in generale, apparatimultimediali. Questi nuovi strumenti di comunica-zione, se da un lato sono molto attrattivi per i giova-ni (e infatti vengono ampiamente sfruttati per soddi-sfare le loro esigenze) (fig. 3), sono meno efficaci,per non dire scoraggianti, per le persone che nonhanno familiarità con le nuove tecnologie.Solitamente si tratta di fasce d’età definite “mature”,spesso con una abituale e frequente fruizione musea-le e, forse anche per questo, poco disposte al cam-biamento dal tradizionale pannello descrittivo alloschermo touch. Gli strumenti digitali offrono d’altrocanto molti vantaggi, per esempio di permettere laconoscenza dei musei a distanza, attraverso i sitiweb, ma anche i social network, le chat e i blog.Nella rete trovano spazio strutture informative chedialogano con il pubblico, lo preparano alla visita ealla visione delle opere (Taiuti, 2005). Giusto perfare un esempio, Invasioni Digitali è una iniziativapromossa dal basso che si propone di offrire nuoveesperienze di visita nei musei, in cui la conoscenza èco-costruita e non solo trasmessa. I visitatori, in que-sto caso, possono produrre e comunicare anch’essisignificati usando i social: “Invadere un museo, unsito archeologico, un centro storico condividendol’esperienza attraverso i social network: da questasemplice idea nascono le “InvasioniDigitali” (v.Website n. 7). La tecnologia Beacon, basata sul

inclusive activities; build a network of cooperation andunion of public service, cultural heritage and activitiesof associations (see Website no. 6).

TECHNOLOGICAL BARRIERS Technology-based exhibition strategies, such astouchscreens, tablets, smartphones, QR codes, and,more generally, multimedia devices, can constitutetechnological barriers for certain visitor categories.Although these new communication tools are veryattractive to young people (and are being widely usedto meet their needs) (fig. 3), they are less effective, evendiscouraging, for those unfamiliar with the newtechnologies. These people are usually in “mature” agegroups; they are often frequent museum visitors and,perhaps also for this reason, little inclined to accept thechange from traditional descriptive panels totouchscreens. Nevertheless, digital tools provide manybenefits, such as allowing familiarity with museumsthrough websites, social networks, chats and blogs.The web can provide space for information structuresthat dialogue with potential visitors and prepare themfor the visit and observation of the works (Taiuti,2005). As an example, Invasioni Digitali (DigitalInvasions) is a bottom-up initiative aimed at offeringnew experiences in museums, where knowledge iscollectively constructed and not merely transmitted. Inthis case, visitors can also produce and communicatemeaning by using social media: “Invade a museum, anarchaeological site, a historical centre, sharing theexperience through social networks: this simple ideagave rise to Digital Invasions” (see Website no. 7).Bluetooth-based beacon technology, in museums thatuse it (e.g. Dallas Museum of Art, New York’sGuggenheim, Groninger Museum in Groningen, andin Italy the Civic Museums of Palazzo Farnese),

Fig. 3. Un touch screen al Zoologisk Museum

di Copenhagen. A touchscreen at the Zoologisk Museum in Copenhagen.

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Bluetooth, nei musei in cui è adottata (alcuni: DallasMuseum of Art, Guggenheim di New York,Groninger Museum di Groningen, in Italia i MuseiCivici di Palazzo Farnese) offre al visitatore la possi-bilità di accedere con una semplice app sul telefonoa notizie dettagliate su reperti che lo interessano. Ilmuseo, dal canto suo, con i dati che il visitatore devenecessariamente inserire sulla piattaforma per usu-fruire del servizio, ha la possibilità di registrare inte-ressanti dati, in particolare le preferenze del visitato-re e tenerne debito conto per l’elaborazione di offer-te ad hoc (v. Website n. 8). Gli stessi social networksi sono presto trasformati in uno strumento validissi-mo di supporto alla comunicazione museale, allamoderna trasformazione dei musei in laboratoricreativi e alla promozione della loro offerta culturale(Bonacini, 2011).Nel variegato mondo dei pubblici museali quindi, lenuove tecnologie risultano scoraggianti per alcuni eutili per altri.

BARRIERE CULTURALIA dispetto degli sforzi che si stanno facendo nelladirezione di rendere il museo un luogo accoglienteper tutti, ci sono ancora fasce della popolazione chelo ritengono un luogo di elevato livello culturale, unluogo in cui ci si sente inadeguati, non all’altezza dicomprenderne i contenuti (Falchetti, 2010b; 2014).In questo caso, una doverosa distinzione va fatta fradue categorie: coloro che non visitano i musei per-ché li reputano al di sopra delle loro possibilità dicomprensione dei contenuti e coloro che hanno visi-tato musei che li hanno delusi sotto questo stessoaspetto, musei in cui si sono sentiti inadeguati dalpunto di vista culturale. Per i primi si tratta di unretaggio storico che affonda radici nel passato, quan-do effettivamente il museo era per pochi specialistidel settore, nel secondo caso, invece, è necessariauna profonda riflessione per comprendere i motivi diinsoddisfazione.Nel contesto di queste problematiche, i musei scien-tifici universitari sono, per loro particolare costitu-zione e funzioni, particolarmente a rischio di autore-ferenzialità, soprattutto a causa del linguaggio tecni-co e specialistico adoperato nella ricerca (Miglietta,2017; Miglietta & Boero, 2016). È auspicabile in que-sto caso uno stretto e costruttivo rapporto tra i ricer-catori, depositari dei risultati della ricerca, e i museo-logi, esperti nelle modalità di comunicazione al pub-blico (Gavallotti & Pistoi, 2007). Forse, tra tutte le tipologie, le barriere culturali sonole più difficili da demolire e, soprattutto, le più diffi-cili da identificare. Occorre un notevole sforzo d’in-dagine sul territorio, di analisi rivolte al “non pubbli-co” e al pubblico per comprenderne gli aspetti e lemotivazioni e per adeguare gli interventi.

allows visitors to access, with a simple smartphoneapp, detailed information about specimens that interestthem. The museum can then use the information thevisitor must insert into the platform to take advantageof the service in order to gather interesting data, inparticular the visitor’s preferences, and use them toelaborate ad hoc offers (see Website no. 8). Socialnetworks have quickly become a valid tool for museumcommunication, for the modern transformation ofmuseums into creative workshops and for promotionof their cultural offers (Bonacini, 2011).Therefore, in the diverse world of museum audiences,the new technologies are discouraging for some anduseful for others.

CULTURAL BARRIERS Despite the efforts being made to make the museum awelcoming place for all, there are still parts of thepopulation that consider it a place of high culture, aplace where one feels inadequate, unable to understandthe contents (Falchetti, 2010b; 2014). In this case, wemust make a distinction between two categories: thosewho fail to visit museums because they feel they cannotcomprehend their contents and those who have visitedmuseums that have disappointed them in this regard,museums in which they felt culturally inadequate. Forthe former, we are dealing with a historical legacyrooted in the past, when the museum was effectivelyonly for a few specialists in the field. For the lattercase, instead, there is a need for a profound reflectionto understand the reasons for the dissatisfaction.Regarding these problems, university scientificmuseums are, on account of their particular makeupand functions, at particular at risk of self-referentiality, mainly because of the technical andspecialized language adopted in research (Miglietta,2017, Miglietta & Boero, 2016). In this case, it isadvisable to ensure a close, constructive relationshipbetween the researchers, depositaries of the researchresults, and the museologists, experts in methods ofcommunication to the public (Gavallotti & Pistoi,2007).Cultural barriers are perhaps the most difficult of allto demolish and, above all, the most difficult toidentify. What is necessary is a considerable effort toinvestigate the community, to analyse both the “non-audience” and the audience to understand theircharacteristics and motivations and to adapt museuminterventions based on the results.

COGNITIVE BARRIERS Museum contents are not accessible to everyone: thereare cognitive disabilities, highly diversified in terms oflevel, age of the person and social context, which canaffect the visit or prevent it from happening. Thecognitively disabled cannot be thought of as a uniform

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BARRIERE COGNITIVEI contenuti del museo non sono accessibili a tutti:esistono disabilità cognitive, enormemente diversifi-cate come grado, età interessata, contesto sociale,che possono sicuramente influenzare la visita o sco-raggiarne l’attuazione. I disabili cognitivi non posso-no essere pensati come una categoria uniforme (cosìcome si può fare con i non vedenti o i sordi) perchépresentano infinite variegature nella loro situazione,questo è ovviamente un problema molto grossonell’affrontare attività educative o anche esposizionio progetti speciali a essi dedicati. La disabilità cognitiva ci impone di tenere in consi-derazione aspetti “altri” rispetto a quelli informativi ocognitivi, aspetti relativi a un differente tipo di frui-zione museale, uno “stare bene”, un’esperienza nuovae accattivante, un confronto con una realtà magarisconosciuta come può essere il museo, un contattocon persone e oggetti che non necessariamente deb-ba portare ad apprendimento, ma può semplicemen-te offrire gioia, gratificazione, serenità, stimolare lacuriosità, la creatività, il coinvolgimento, ma anche ilcambiamento. All’estero sono molte le testimonian-ze di iniziative che vanno in questa direzione, comeil progetto Museums, Health and Wellbeing per unarete di musei inglesi volta a contribuire alla salute eal benessere delle comunità residenti. Esiste anche laNational Alliance for Museums, Health & Wellbeing(v. Website n. 9), fondata dall’Arts Council England,che si propone come una piattaforma in cui informa-zioni relative a musei e salute possono essere condi-vise. In Italia sono ancora solo occasionali le inizia-tive che coniugano la salute e il benessere con atti-vità museali.

PUBBLICI PARTICOLARIPrescindendo dai Musei esplicitamente nati per ibambini, che comunque sono in gran parte spazilaboratoriali in assenza di collezioni (Casalino,2002), in Italia i musei hanno solitamente come tar-get gli adulti (Perin, 2017). Per i bambini moltimusei infatti non risultano abbastanza accoglientiper vari motivi, essi necessitano di un approccioludico e informale che deve necessariamente preve-dere lo studio di percorsi ad hoc, possibilmente inse-riti in quelli degli adulti accompagnatori, in modo darendere piacevole e proficua una visita in famiglia(Miglietta, 2016). È peraltro altissimo il numero dibambini che ogni anno visitano i Musei grazie a ini-ziative scolastiche, nel 2015 ben il 37,8% dei bambi-ni tra 6 e 10 anni ha visitato un museo o una mostra,rispetto a una media nazionale del 29,4% (ISTAT,2015). La fruizione museale in tenera età è assoluta-mente legata alle iniziative scolastiche e, verosimil-mente, l’assenza di offerta formativa adeguata per unpubblico costituito da famiglie (che invece all’esteroè molto curata) scoraggia le iniziative al di fuori della

category (as the blind or deaf can) because theirsituations present infinite variations. Obviously, thisconstitutes a very serious problem when one is dealingwith educational activities or even special exhibitionsor projects dedicated to them.Cognitive disability requires us to consider aspects“other” than those of information or cognition. Theseare aspects related to a different kind of museumutilization, a “feeling of wellbeing”, a new andcaptivating experience, an encounter with a perhapsunknown reality (as the museum might be), contactwith people and objects which do not necessarily haveto lead to learning but which can simply provide joy,gratification and serenity, stimulate curiosity,creativity, involvement and also change. There aremany initiatives in this direction abroad, such as theMuseums, Health and Wellbeing project for a networkof British museums aimed at contributing to the healthand wellbeing of communities. There is also theNational Alliance for Museums, Health & Wellbeing(see Website no. 9), founded by the Arts CouncilEngland, which is intended to be a platform in whichinformation about museums and health can be shared.In Italy, initiatives that combine health and wellbeingwith museum activities are still rare.

PARTICULAR AUDIENCES Apart from the museums explicitly established forchildren, which are mainly workshop spaces lackingcollections (Casalino, 2002), Italian museumsusually have adults as their target audience (Perin,2017). Indeed, for various reasons, many museumsare not sufficiently welcoming for children. Theyrequire a playful, informal approach that mustnecessarily involve the study of ad hoc pathways,possibly included in those for the accompanyingadults so as to make a family visit pleasant andprofitable (Miglietta, 2016). However, the number ofchildren visiting museums each year is very highbecause of school initiatives. In 2015, 37.8% ofchildren between 6 and 10 years old visited a museumor an exhibition, compared to a national mean of29.4% (ISTAT, 2015). Museum use at an early ageis strictly linked to school initiatives and it is likelythat the lack of an adequate offer for families (whichinstead is given great importance abroad) discouragesinitiatives outside of school. If children were to becomefamiliar with the museum “place” in the early years,this could have a beneficial influence by triggering apositive feedback mechanism for their future use ofcultural resources. Yet, only in a few cases aremuseums equipped to accommodate families withchildren: it is often difficult to move around withstrollers, there are no diaper changing rooms orsuitable places for resting and breast-feeding. In themajority of cases, the structure of the rooms andexhibits reject children instead of attracting them; the

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scuola. Se nei primissimi anni il bambino familiarizzacon il “luogo” museo, questo potrebbe avere unainfluenza positiva innescando un meccanismo difeedback positivo per il suo futuro di fruitore cultu-rale. Solo in alcuni casi però i Musei sono attrezzatiad accogliere famiglie con bambini, spesso si trovadifficoltà a circolare con i passeggini, non si trovanofasciatoi e spazi idonei alla sosta e all’allattamento.Nella maggioranza dei casi, la struttura delle sale edegli allestimenti invece di essere attraente, respingeil bambino, gli arredi sono studiati a misura di adultoe spesso le altezze cui sono situati i reperti non sonoidonee per un bambino (ma neanche per un adulto incarrozzina). I bambini risultano quindi svantaggiatiper la visione, ma lo sono anche per la percezionelegata agli altri sensi specialmente il tatto che perloro è una importantissimo strumento di conoscen-za. Negli ultimi tempi però l’attenzione ai bambininei musei si è notevolmente elevata, portando allarealizzazione di percorsi e aree a essi dedicati. Nonmancano i casi virtuosi, come il progetto sperimen-tale varato dal Centro per i servizi educativi delMibact che prevede, attraverso mappe scaricabili dalweb, la presentazione di 40 Musei italiani a un pub-blico di bambini tra i 6 e gli 11 anni di età. Si trattasolo, però, di Musei storico-archeologici con qual-che caso di Musei etnografici, nessun museo scienti-fico è stato preso in considerazione.Un discorso a parte meritano gli anziani, una fetta dipubblico ancora poco presente nei musei, nonostan-te l’enorme disponibilità di tempo che solitamentecaratterizza la loro fase di esistenza. Le barriere allafrequentazione museale, individuate in numeroseindagini, sono la difficoltà di raggiungere i musei, lescarse disponibilità economiche, la solitudine e diconseguenza la mancanza di stimolo a muoversi, imotivi di salute, la stanchezza, la mancanza diopportuna motivazione. A onor del vero, si fa faticaa individuare gli anziani come una categoria omoge-nea, gli over 65 infatti presentano una enorme varia-bilità, soprattutto nelle condizioni fisiche, psicologi-che e nelle potenzialità economiche. È difficile quin-di pensarli come portatori di esigenze similari ed ènecessaria parecchia approssimazione negli inter-venti che li riguardano. Alcuni aspetti che emergonodagli studi compiuti nella conoscenza di questafascia d’età, comunque, individuano fattori comuninelle loro esigenze (Cecchi Maranzana et al., 2017),ad esempio, l’esigenza di far parte di un gruppo orga-nizzato e di avere una guida in persona, ma anche lanecessità di trovare nel museo zone di sosta e ristoro.Un altro aspetto comune si può considerare il desi-derio di raccontare la propria storia, soprattutto conriferimento al passato remoto di ciascuno, gli anzianiapprezzano molto la narrazione (Cima, 2013).D’altro canto, per il museo, le esperienze, le cono-scenze, l’essere stati testimoni di altri tempi di vitasono una risorsa straordinaria e la comunità di riferi-

furnishings are designed for adults and often theheights at which the specimens are displayed are notsuitable for a child (or even for an adult in awheelchair). Hence, children are disadvantaged interms of sight but also for perceptions related to theother senses, especially touch, a very importantlearning tool for them. Nevertheless, attention to theneeds of children in museums has increased remarkablyin recent times, leading to the creation of pathwaysand areas dedicated to them. There are some promisingcases, such as the experimental project launched byMIBACT’s Educational Services Centre involving thepresentation of 40 Italian museums to an audience ofchildren aged 6 to 11 years by means of mapsdownloadable from the web. However, this involvesonly historical-archaeological museums (with somecases of ethnography museums), and no scientificmuseum has been taken into consideration.The elderly, a slice of the public still with a poorpresence in museums despite the enormous amount oftime usually available to them in this stage of their life,merit a separate discussion. The barriers to museumattendance identified in numerous surveys include thedifficulty in reaching museums, poor economicconditions, loneliness and thus the lack of a stimulusto move, health reasons, tiredness and lack ofmotivation. In truth, it is difficult to identify theelderly as a homogeneous category. The over-65spresent great variability, especially in their physicaland psychological conditions and economic potential.Thus, it is difficult to think of them as having similarneeds, and much approximation is needed ininterventions that concern them. However, some studieson people in this age group have identified commonaspects of their needs (e.g. Cecchi Maranzana et al.,2017). For example, the need to be part of anorganized group and to have a flesh-and-blood guide,but also the need to find rest and refreshment areas inthe museum. Another common aspect is the desire torecount their stories, especially with reference to theirremote past; the elderly greatly appreciate storytelling(Cima, 2013). On the other hand, their experiences,knowledge, being testaments to other times of life arean extraordinary resource for the museum, and thelocal community can find its roots in these stories(Tosi, 2013).Elderly people with particular degenerative diseasessuch as Alzheimer’s are a different subject. ManyItalian institutions have developed programs dedicatedto the elderly suffering from dementia. The experienceof Florence’s Museum of Natural History stands out.Thanks to a protocol signed with the volunteerassociation CESVOT, it offers users of Florentineassociations engaged in the disability field free guidedtours to the Geology and Palaeontology,Anthropology and Ethnology, and Zoology “LaSpecola” sections. The Region of Tuscany is verysensitive to the subject, and experiences of this type can

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mento può trovare in questi racconti le proprie radici(Tosi, 2013).Tutt’altro discorso per gli anziani affetti da particola-ri patologie degenerative, come l’Alzheimer. Sonomolte le realtà italiane che hanno messo a punto pro-grammi dedicati ad anziani affetti da demenza, spic-ca l’esperienza del Museo di Storia Naturale diFirenze che, grazie a un protocollo stipulato con l’as-sociazione di volontariato CESVOT, offre agli utentidelle associazioni fiorentine impegnate nel settoredisabilità il beneficio di visite guidate gratuite allesezioni di Geologia e Paleontologia, Antropologia eEtnologia, Zoologia “La Specola”. La regione To sca -na si dimostra molto sensibile all’argomento, ancheal Museo di Storia Naturale di Livorno si riscontranoesperienze di questo tipo (Grassi et al., 2017).A prescindere da tutte le problematiche che possonoincidere sull’accessibilità, il museo è fisicamente inac-cessibile per alcune categorie di persone che sonorinchiuse, come i malati in ospedali e case di cura egli anziani in centri specializzati, fra queste ci sonoanche i detenuti. Anche questa barriera può essereridotta con appositi e proficui progetti che mettonoin relazione diretta i musei con le case circondariali.Esempi italiani di intervento in questo campo sonoprogetti portati avanti al Museo Civico di Roma(Falchetti, 2016) e al Museo “G. Orlandi” di Voghera(Guioli, 2010) con le Case Circondariali del posto. Inquesto caso si evidenzia una interpretazione moltopiù esaustiva sia il Codice dei Beni culturali sia di altreleggi e trattati di riferimento, come la Convenzionedi Faro (2005) che evidenzia il ruolo sociale e diinclusione dei Musei; un documento che attribuiscein modo indiretto grandi responsabilità ai Musei dioggi. In queste situazioni, più che mai, il la voro perraggiungere obiettivi di condivisione e abbattimentodi pregiudizi è multidisciplinare, coinvolgendo glieducatori del carcere, gli agenti di polizia penitenzia-ria e gli operatori museali (Guioli, 2017).

SUPERARE LE BARRIEREBen lungi dall’essere esaustiva, la suesposta rassegnadelle condizioni considerate svantaggiate per la visi-ta a un museo ha lo scopo di portare la riflessionesulla problematica dell’accessibilità, analizzarne gliaspetti per trovare soluzioni possibili. Nonostante il tema dell’accessibilità museale siaormai diventato molto attuale anche in Italia, nonesiste una figura specializzata in tal senso attraversoun opportuno percorso professionale. Non esiste unpercorso formativo lineare che possa formare un“responsabile o addetto all’Accessibilità museale”, aparte i casi di corsi per diplomati come quello attiva-to dall’Università di Siena, condotto presso il Labo -ratorio dell’Accessibilità Universale di Buon con -vento. Una lacuna riscontrabile, d’altronde, anche intutti gli altri aspetti delle professionalità museali.

also be found in Livorno’s Museum of NaturalHistory (Grassi et al., 2017).Aside from all the problems that can affectaccessibility, the museum is physically inaccessible forcertain categories of people who are shut in, such assick people in hospitals and nursing homes, and theaged in specialized centres. This category also includesdetainees, and this barrier can be reduced by means offruitful projects that put museums in direct contactwith prisons. Italian examples of such interventionsare projects carried out by the Civic Museum of Rome(Falchetti, 2016) and the “G. Orlandi” Museum ofVoghera (Guioli, 2010) with the local prisons. In thiscase there is a much more comprehensive interpretationof both the Code of Cultural Heritage and of otherrelevant laws and treaties, such as the FaroConvention (2005) which highlights the social andinclusive role of museums. The latter documentindirectly attributes great responsibility to today’smuseums. Especially in these situations, the work toachieve shared goals and the breaking down of prejudicesis multidisciplinary, involving prison educators, prisonguards and museum staff (Guioli, 2017).

OVERCOMING THE BARRIERSFar from being exhaustive, this review of conditionsconsidered to hinder a museum visit is aimed atfocusing attention on problems of accessibility and atanalysing its various aspects so as to find solutions.Although the question of museum accessibility hasbecome very topical in Italy, there is no figurespecialized in this field by means of suitableprofessional training. There is no linear educationalcourse that can produce a “museum accessibilitymanager or operator”, apart from post-graduatecourses such as the one offered by the University ofSiena and conducted at the Universal AccessibilityLaboratory in Buonconvento. However, such adeficiency is present in all other aspects of museumprofessionalism.To provide an example from outside Italy, accessibilityhas been discussed in America since the 1970s. In theearly stages (as in Italy today), this involved theorganization of dedicated pathways in some museums,the result of the directors’ sensitivity and foresight, butalso training courses addressed not only to personnelin the various museum sectors (custodians, ticket office,education, exhibits...) but also to those concerned withaccessibility. This attention to training is put intopractice in the belief that all museum staff membersmust be able to properly accommodate all types ofpeople (the able-bodied and the disabled) and take intoaccount their needs. Great attention is also given toyoung people who, thanks to the possibility oftraining, can reach positions of responsibility at anage unimaginable for young Italians, and these peopleoften have some type of disability. This aspect

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In America, solo per fare un esempio al di fuori deinostri confini, si parla di accessibilità già fin daglianni settanta, nelle prime fasi (come sta oggi avve-nendo in Italia) con l’organizzazione di percorsidedicati in alcuni Musei, frutto della sensibilità e dal-la lungimiranza di Direttori, ma poi anche con per-corsi formativi che, oltre a interessare le professiona-lità peculiari dei musei (guardiania, biglietteria, edu-cazione, allestimenti…) coinvolgono anche coloroche si occupano di accessibilità. Questa attenzionealla formazione viene messa in pratica nella convin-zione che tutte le figure presenti nel museo devonoessere in grado di accogliere correttamente tutti i tipidi pubblico (persone abili o disabili) tenendone inconto le esigenze. C’è poi, tangibile, una rilevanteattenzione ai giovani che, grazie alla possibilità diformazione, raggiungono posizioni di responsabilitàin una fascia d’età inimmaginabile per i giovani ita-liani, e spesso hanno qualche tipo di disabilità.Questo aspetto dimostra quanto l’esperienza perso-nale possa anche essere più importante o di pariimportanza rispetto alla formazione professionale.Emerge una percezione della disabilità che prescindedalla visione delle persone come utenti, allargandosia coinvolgere le persone disabili nei progetti forma-tivi del museo: attori quindi nelle iniziative educati-ve, dato che la loro esperienza diretta può rivelarsipreziosa nel problem solving e nella riuscita delleattività.In Italia, senza sminuire l’importanza delle iniziativesperimentali, numerose e stimolanti oltre che per ifruitori anche per gli organizzatori, di fatto non sonoriscontrabili metodologie condivise, né una forma-zione professionale a monte degli interventi, né lineeguida standardizzate per chi intenda sperimentarepercorsi di questo tipo.

demonstrates how personal experience can be moreimportant than, or equally important to, professionaltraining. There emerges a perception of disability thatgoes beyond merely viewing people as users,broadening to include those with disabilities in themuseum’s training programs. Thus, they becomeparticipants in the educational initiatives, since theirdirect experience can be very valuable in problem-solving and in the success of the activities.Without playing down the importance of experimentalinitiatives, which are numerous and stimulating forboth users and organizers, we can say that in Italythere are no shared methodologies, no professionaltraining leading up to interventions, and nostandardized guidelines for those wishing to experimentwith paths of this type.As discussed in the Introduction, the law protects thosewith motor disabilities by prescribing the removal ofarchitectural barriers. For other types of disabilities,however, the situation is still very critical and thedesired process to make Italian museums trulyaccessible is still in the early stages. While the typesof disabilities are very different, a close look at someof the measures necessary to facilitate accessibilityreveals that many of them have low costs and couldsatisfy not one but different types of disabled (and evenable-bodied) people. An example is the possibility oftouching some specimens (originals or copies): it is wellknown that touching is important for children, but itis equally important for the blind, the elderly or thecognitively disabled (fig. 4). The inclusion of restareas or refreshment points in the exhibition pathwayis useful for children with their families but also for theelderly and the cognitively disabled. The training of personnel is essential, for example, inenhancing personal experiences during a guided tour,

Fig. 4. La possibilità di toccare: a) Naturkunde di Berlino, b) Museo di Storia Naturale di Venezia.

Possibility to touch: a) Naturkunde in Berlin, b) Museum of Natural History in Venice.

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La legge, come documentato nell’Introduzione, tute-la i disabili motori prescrivendo l’abbattimento dellebarriere architettoniche, ma per le altre tipologie didisabilità la situazione è ancora molto critica e l’in-tento di rendere veramente accessibili i Musei si puòconsiderare, in Italia, ancora ai primi passi. Puressendo le tipologie di disabilità molto differenti traloro, riflettendo su alcune delle misure da intrapren-dere per favorire l’accessibilità, molte di esse hannocosti contenuti e potrebbero soddisfare non una, madiverse tipologie di pubblico disabile, e anche abile.Prendiamo ad esempio la possibilità di toccare alcunireperti (originali o copie che siano), è noto quantousare il tatto sia importante per i bambini, ma èaltrettanto importante per i ciechi, gli anziani o idisabili cognitivi (fig. 4). L’inserimento nel percorsodi zone di riposo o punti ricreativi è utile ai bambinicon le loro famiglie, ma anche agli anziani e ai disa-bili cognitivi. La formazione degli operatori è essenziale, ad esem-pio, nel saper valorizzare, durante una visita guidata,le esperienze personali e il sapere dei visitatori è unastrategia utilissima per gli anziani (di solito desidero-si di raccontare le loro storie), ma anche per i disabilicognitivi e per i bimbi, perché li mette a proprioagio. Nei casi in cui gli obiettivi della visita fosserocognitivi, una adeguata preparazione preventiva èutile ai bambini, ma anche agli anziani e ai disabilicognitivi. L’atteggiamento di ascolto di un operatorein presenza di bambini, disponibilità e capacità concui interagisce con loro rispettando le loro reazionie i loro tempi di risposta sono atteggiamenti o com-petenze utilissime anche con anziani e disabilicognitivi. L’accortezza di dare alla visita un tempostabilito, in genere non più di un’ora e mezza, è utileper un pubblico di bambini, ma anche disabili, anzia-ni e famiglie (Perin, 2017). La scelta di porre atten-zione (soprattutto in Musei grandi) a un ristretto eselezionato numero di reperti, i più significativi, o ipiù belli, o i più interessanti dai diversi punti di vista,è essenziale se il pubblico è costituito da bambini,ma anche da disabili, anziani e famiglie. I sordinecessitano di conoscere i contenuti attraverso testiscritti, i ciechi attraverso testi audio e alcuni tipi didisabili cognitivi richiedono una combinazione deidue formati. La cura della leggibilità dei testi e dellaloro comprensibilità, ponendo attenzione ad aspettilessicali e sintattici ma anche al contrasto cromaticoè essenziale per i bambini, per gli anziani e per gliipovedenti. Porre, se non tutti, alcuni rappresentativireperti a un’altezza tra gli 80 e i 110 cm facilita l’os-servazione e la comprensione dei bambini, ma anchedi adulti in carrozzina. Un approccio esperienzialeche, anche in forma ludica, possa veicolare i messag-gi dei reperti è utile per i bambini, ma anche per idisabili cognitivi, nei casi in cui il livello intellettivofosse rapportabile a quello di un bambino. Prevederela possibilità di poter portar via un ricordo del museo

and the visitors’ knowledge base is a useful strategyfor the elderly (usually eager to tell their stories) butalso for the cognitively disabled and for childrenbecause it puts them at ease. In cases where the goal ofthe visit is to impart knowledge, suitable preparationis useful for children but also for the elderly and thecognitively disabled. The operator’s willingness tolisten to the children and the ability to interact withthem while respecting their reactions and response timesare attitudes or skills that are also useful with theelderly and the cognitively disabled. Giving the visita set duration, usually no more than an hour and ahalf, is useful for children but also for the disabled, theelderly and families (Perin, 2017). Especially in largemuseums, choosing to focus on a limited number ofspecimens, the most important, the most attractive orthe most interesting from various points of view, isessential when dealing with children but also with thedisabled, the elderly and families. The deaf need tolearn about the contents through written texts, theblind through audio texts, while some types ofcognitively disabled people require a combination ofthe two formats. Attention to the readability of textsand their comprehensibility, focusing on lexical andsyntactic aspects but also on colour contrast, isessential for children, the elderly and the visuallyimpaired. Placing some representative specimens, if notall of them, at a height of 80 to 110 cm facilitatesobservation and understanding for children and alsofor adults in wheelchairs. An experiential approachthat can convey, even in a playful manner, themessages of the specimens is useful for children but alsofor the cognitively disabled in cases where theirintellectual level is similar to that of a child. Providingthe opportunity to take a memento of the museumaway with them has a strong symbolic value andencourages loyalty in children and the elderly.Facilitating transport to the museum, throughappropriate conventions, could be a great incentive forthe elderly but also for associations that assist peoplewith disabilities sensu lato. Verbal language is the onepreferred by the elderly but also by disabled people,children and families (Solima, 2004).Therefore, it is necessary to facilitate the visit to themuseum and, in so doing, strengthen the social role ofthe museum within the local community. To be able toexercise its social function, the museum must place itselfin an “open” and “listening” position with respect tothe community (Falchetti, 2014), constantlyevaluating its role so as to interact effectively withcurrent events characterized by elements of complexityand dynamism. In this light, the museum shouldpresent itself as a means of experimentation for newforms of cultural citizenship, promoting andsustaining social cohesion and territorial identity (seeWebsite no. 10) (Falchetti, 2013; Sandell, 2003;Wagensberg, 2005). The theory of social design in museums (Bitgood,

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ha un forte valore simbolico e invita alla fidelizza-zione di bambini e anziani. Facilitare, con opportuneconvenzioni, la presenza di servizi di trasporto almuseo, potrebbe essere un ottimo incentivo per glianziani, ma anche per le associazioni che assistonopersone disabili in senso lato. Il linguaggio verbale èquello preferito dagli anziani, ma anche da disabili,bambini e famiglie (Solima, 2004). Si tratta quindi di facilitare la visita al museo e, cosìfacendo, di rinforzare il ruolo sociale del museo sulterritorio che occupa. Oggi il museo, per poter eser-citare la sua funzione sociale, deve porsi in una posi-zione “aperta” e “di ascolto” nei confronti della col-lettività (Falchetti, 2014); interrogandosi sul proprioruolo per interagire efficacemente con l’attualità,caratterizzata da elementi di complessità e dinami-smo. In quest’ottica, il museo si propone come terrenodi sperimentazione per nuove forme di cittadinanzaculturale, promuovendo e sostenendo coesione socia-le e appartenenze territoriali (v. Website n. 10)(Falchetti, 2013; Sandell, 2003; Wagensberg, 2005). La teoria del social design nei musei (Bitgood, 2011),traendo origine dalla psicologia ambientale, affondale sue radici lontano nel tempo (Melton, 1972) sullecaratteristiche fisiche dei musei che influenzavano lafruizione. Nello stesso periodo, Shettel e Screven(Shettel, 1968; Screven, 1969; 1974; 1975; 1976)hanno aperto una nuova era nello studio del pubbli-co che visita i musei, focalizzando l’attenzione sugliaspetti della comunicazione dei messaggi educativi esull’applicazione della tecnologia in luoghi di educa-zione informale, come i musei. Più recentementeHood (1983; 1986) ha enfatizzato l’“audience resear-ch”. Ross Loomis (1973) ha scritto la prima guidasulla valutazione del visitatore. Già nel 1980 si enfa-tizzava l’uso di tecniche qualitative nello studio delpubblico (Wolf, 1980). Tutti questi studi hannocostituito le basi di una progettazione museale voltainnanzitutto al riconoscimento delle esigenze delpubblico, per poi progettare le attività museali, sianoesse allestitive o educative, nel segno della condivi-sione. Questo approccio, “user-oriented”, multidisci-plinare, eclettico, scientifico e democratico, ben siconiuga con la necessità di rendere il museo un luo-go accessibile alla più ampia gamma di visitatori,incluse persone svantaggiate.

RIFLESSIONI CONCLUSIVEIn un discorso generale, che tenga conto delle diver-se tipologie di barriere, una riflessione merita la con-statazione che le misure volte a migliorare l’accessi-bilità, tenendo in giusto conto le esigenze dei disa-bili, in realtà sono ugualmente efficaci per i visitatorinormodotati. La partecipazione attiva alla progetta-zione di allestimenti, attività educative e ludiche èun denominatore comune che può considerevolmen-te migliorare la fruibilità museale per tutti.

2011), originating from environmental psychology,laid down roots long ago (Melton, 1972) in terms ofthe physical characteristics of museums that influencetheir utilization. In the same period, Shettel andScreven (Shettel, 1968; Screven, 1969; 1974; 1975;1976) opened a new era in research on the types ofpeople who visits museums, focusing on aspects of thecommunication of educational messages and theapplication of technology in places of informaleducation, such as museums. More recently, Hood(1983; 1986) emphasized “audience research”. RossLoomis (1973) wrote the first guide on visitorevaluation. The use of qualitative techniques inaudience research was emphasized as early as 1980(Wolf, 1980). All these studies laid the foundationsof museum planning aimed first of all atacknowledging the needs of the public and thenplanning the museum activities (exhibitional oreducational), as a sign of sharing. This “user-oriented”, multidisciplinary, eclectic, scientific anddemocratic approach is in agreement with the need tomake the museum a place accessible to the broadestrange of visitors, including disadvantaged people.

CONCLUDING THOUGHTS In a general discussion on the different types ofbarriers, careful consideration should be given to thefact that measures to improve accessibility that respectthe needs of disabled people are equally effective forvisitors with normal capacities. Active participationin planning of the exhibition set-up and in educationaland recreational activities is a common denominatorthat can considerably improve museum use foreveryone. The museum’s commitment to seeking thecollaboration of its visitors should be clear right fromtheir entry into the building, possibly with forms tocollect their opinions and suggestions. The directinvolvement of local institutions or agencies dealingwith assistance to the disabled would also be importantfor the development of museum offers in line with theirneeds. In the relationship with schools, it is importantto keep in mind the presence and type of disabledchildren in the classes visiting the museum in order tomake the visit satisfactory for everyone from aneducational point of view. In any case, wheneverpossible the educational offer should be based ondifferent approaches, not just cognitive but alsoexperimental and emotional, to ensure that many (anddifferent) individuals enjoy it, feeling themselves to beprotagonists like everyone else because they bring theirown personal life experiences. It should always beremembered that accessibility also means a warmwelcome, kindness and putting the visitor at ease. Thisis why training of the personnel of the reception desk,the book shop and the educational activities is soimportant. Being the first people encountered, theystrongly influence the visitor’s perception. The curators

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L’impegno del museo a cercare la collaborazione deivisitatori dovrebbe essere ben chiaro fin dall’entratanel museo, con eventuali schede per la raccolta diopinioni e suggerimenti da parte del pubblico.Sarebbe anche importante il coinvolgimento direttodi istituzioni o enti locali di assistenza ai disabili perl’elaborazione di offerte consone alle loro esigenze.Nel rapporto con le scuole, sarebbe importante tene-re in debito conto la presenza e la tipologia di disa-bili nelle classi che visitano il museo, in modo darendere la visita soddisfacente per tutti dal punto divista educativo. In ogni caso, è opportuno, per ciòche è possibile realizzare, che l’offerta formativa siarticoli su approcci differenziati, non solo cognitivi,ma anche sperimentali ed emozionali, in modo dapermettere a più (e differenti) soggetti di godernesentendosi ugualmente protagonisti perché portatoridella propria personale esperienza di vita. Non biso-gna poi dimenticare che accessibilità significa anchebuona accoglienza, gentilezza, mettere a proprioagio il visitatore, da qui l’importanza della formazio-ne del personale di portineria, del book shop e delleattività educative che, essendo il primo impatto,influenza pesantemente la percezione del visitatore.Anche curatori e conservatori possono avere un ruo-lo importante nel migliorare l’accessibilità di unmuseo, cercando la collaborazione di persone disabi-li nello sviluppo di progetti espositivi, prevedendo lapossibilità, da parte del visitatore, di poter anchetoccare quei reperti o copie di essi, importanti percomprendere la storia del museo e delle sue collezio-ni. Un aspetto particolare, ma molto utile, potrebbeessere anche quello di includere esempi di personedisabili che abbiano contribuito alla storia di colle-zioni o anche di singoli reperti, offrendo quindi uncontributo alla storia, alla scienza, o all’arte. Non sempre gli interventi per migliorare l’accessibi-lità sono costosi; sempre, invece, dipendono dallavolontà di chi amministra il museo e dalla motivazio-ne a superare gli ostacoli che si possono presentare.Mettersi nella condizione di ascolto con umiltà esenza preconcetti, evitando semplificazioni, peridentificare le esigenze di tutti, è probabilmente ilprimo, ineludibile, passo verso l’accessibilità. Laprincipale barriera da abbattere è, infatti, la mancan-za di relazioni tra museo e pubblico, ma uno sforzoin questa direzione porta un sicuro miglioramentosul piano empatico e relazionale che giova, anchenel futuro, al museo. Pianificare poi, per piccoli pas-si, piccoli interventi di progettazione o di rinnova-mento con scopi raggiungibili e soddisfacenti puòessere una buona strategia iniziale.Così il lavoro verso l’accessibilità si concretizza inuna sorta di indagine continua, uno sforzo di ricerca,interventi e sperimentazioni, allo scopo di compren-dere e soddisfare le esigenze dei visitatori.Forse la riflessione fondamentale che dovremmo fare,in qualità di museologi, è che non si tratta tanto di

and conservators can also play an important role inimproving museum accessibility by seeking tocollaborate with disabled people in the development ofexhibition projects, by ensuring that the visitor canalso touch those specimens (or copies of them)important for an understanding of the history of themuseum and its collections. A particular but veryuseful aspect might be to include examples of disabledpeople who played a part in the history of thecollections or even individual specimens, thus makinga contribution to history, science or art.Interventions to improve accessibility are not alwaysexpensive; however, they always depend on the will ofthose who administer the museum and their motivationto overcome the obstacles that might arise. Puttingoneself in the position of listening with humility,without preconceptions and avoiding simplificationsin order to identify the needs of everyone is probablythe first, ineluctable step toward accessibility. Indeed,the main barrier to be broken down is the lack ofrelations between museum and public, but an effort inthis direction leads to certain improvement in terms ofempathy and relationships, which produces futurebenefits also for the museum. Thus, a good initialstrategy would be to organize, one small step at a time,small interventions of planning or innovation withachievable and satisfactory objectives.In this way, work toward accessibility becomes a sortof continuous investigation, an effort of research,interventions and experiments, with the aim ofunderstanding and satisfying the needs of the visitors.Perhaps the fundamental reflection that we must makeas museologists is that this is not so much a matter ofconsidering individual needs, particular points of view,but simply of accepting diversity: we all differ in termsof needs, education, expectations, desires ... and alsothe difficulties we might encounter in visiting amuseum.

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29IL MUSEO ACCESSIBILE: BARRIERE, AZIONI E RIFLESSIONI

tenere in conto singole necessità, particolari punti divista, ma semplicemente accettare la diversità: siamotutti diversi, per le esigenze, per la formazione, per leaspettative, per i desideri….. e anche per le difficoltàche potremmo incontrare nel visitare un museo.

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Submitted: September 20th, 2017 - Accepted: October 10th, 2017 Published: December 18th, 2017

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