IL MONDO CAPOVOLTO Non solo colonizzare ma...

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Anno XV, n. 5 - Maggio 2014 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Maria Grazia Costantini, Luigi Crescenzi, Giuseppe Ghirelli, Roberto Martufi, Enrichetta Mastromarino, Grazia Passa, Domenico Pompili, Antonio Rossi, Enzo Rossi EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone La cultura africana di Giuseppe GHIRELLI* Non solo colonizzare ma inculturare È stata una assoluta no- vità, partecipando la scorsa estate al Corso per Fidei Donum a Verona, scoprire che anche l’Africa ha una tradizione culturale fatta di storia,religioni e tradizioni. Non conosco la vostra esperienza scolastica ma penso che anche voi abbiate fatto la mia stessa esperienza negli anni della formazione. Ci hanno fatto studiare e conoscere la sto- ria degli antichi popoli le- gati al Mediterraneo ma niente ci è stato detto sul- l’Africa. Eppure il continen- te africano è grandissimo, con una popolazione in co- stante aumento. L’Africa è conosciuta soltanto per al- cuni aspetti della sua sto- ria: la tratta dei negri, l’e- strema povertà di tanti po- poli e oggi le tante guerre dimenticate che la dilania- no insieme al triste feno- meno dei profughi costret- ti a lasciare le loro terre. L’Africa è stata per troppo tempo, e purtroppo questo continua ancora oggi, solo un continente da sfruttare e da usare. Nel corso dei secoli, anche gli antichi romani, hanno colonizzato le terre africa- ne portando e imponendo la propria cultura e i propri metodi senza tener conto della mentalità e della sto- ria delle popolazioni. Colonizzare, usare, sfrut- tare, dominare, imporre. Parole che ricordano e ri- chiamano un modo di ac- costarsi agli altri non rispet- toso della loro storia e cul- tura. Inculturare, conoscere, ca- pire, studiare, approfondi- re, rispettare. Parole che in- dicano il lungo e faticoso cammino che porta a con- dividere il cammino di un popolo. Cultura (= coltivare) è l’in- sieme di valori, religione, storia, educazione, istruzio- ne che plasma la mentalità della persona e le permette di camminare nella quoti- dianità avendo un baga- glio di riferimento per le sue scelte e le sue decisioni. La nostra vita è come un terreno nel quale vengono messi a dimora tanti semi, che se coltivati con atten- zione e perseveranza, di- ventano cultura, significa- to, orientamento. In Africa c’è cultura? Sì, e vi assicuro che questa potrà essere una vera scoperta per tutti noi. Non dimenti- chiamo che proprio in Afri- ca sono state trovate le tracce e gli inizi del cammi- no dell’uomo, l’Africa è la culla della civiltà. Oggi, in una società complessa e fluida, si parla tanto di tor- nare alle radici di non di- menticare i valori. Le radici dell’umanità sono in Africa. Ma allora sarà l’Africa il fu- turo dell’umanità! Lì, in Africa, è iniziata la storia dell’uomo e dall’Africa bi- sognerà ripartire. * diocesan priest fidei donum missionary c/o Divine Word School of English Moyglare Road – Maynooth - Co. Kildare - Ireland Un punto da cui ripartire IL MONDO CAPOVOLTO Itinerario di formazione missionaria - 22/03/2014 Africa: storia, religioni e tradizioni. Dalla colonizzazione all’inculturazione. “Questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (1 Pt 3,16). Il nostro primo interrogativo è questo: cos’è la cultura? In quale rap- porto sta con la religione e in che modo può essere in contatto con forme religiose che originariamente le erano estranee? In tutte le culture storicamente conosciute, la religione è l’elemento essenziale della cultura, anzi il nucleo determinante, caratterizzante. È la reli- gione che determina le strutture dei valori e perciò dà ad essi la loro logica interna. E’ necessaria, di fronte alla necessità dell’inculturazio- ne della fede, una grande conversione spirituale e culturale. La con- versione alla quale invita papa Francesco, quando invita a leggere l’uomo moderno, il cristiano, il mondo con una chiave di lettura esi- stenziale: quella, appunto, dell’uomo ferito e prezioso che cammina verso Dio e solo nella misura in cui incontra Dio può accoglierne la proposta di vita. Senza quindi abdicare ai contenuti e alle verità del- la fede, ma senza mai dimenticare che la prima verità è la persona amata da Dio, sua immagine e somiglianza. Nel processo di incultu- razione, è estremamente importante considerare i valori e le ric- chezze che la cultura presenta. Per vivere bene allora la sua vocazio- ne missionaria un pastore deve abbracciare i valori della cultura nel- la quale lavora. Conoscere la lingua ed apprezzare il cibo o la musica della cultura locale è solo un primo passo di adattamento, restano ancora migliaia di chilometri dall’inculturazione. Essa cammina insie- me al cambiamento del proprio modo di pensare e di vedere. Uno deve vivere nella cultura locale e non osservare e analizzare come uno che è fuori di essa. Jessica Gratissi

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Anno XV, n. 5 - Maggio 2014mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili

DIRETTORE: Raffaele Tarice

IN REDAZIONE: Claudia Fantini

Per inviare articoli:Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011

Alatri - Tel. 348.3002082e-mail: [email protected]

RESPONSABILE DISTRIBUZIONEBruno Calicchia

AMMINISTRATOREGiovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Maria Grazia Costantini, Luigi Crescenzi, Giuseppe Ghirelli,

Roberto Martufi, Enrichetta Mastromarino,

Grazia Passa, Domenico Pompili,Antonio Rossi, Enzo Rossi

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

La cultura africana

di Giuseppe GHIRELLI*

Non solo colonizzare ma inculturare

Èstata una assoluta no-vità, partecipando lascorsa estate al Corso

per Fidei Donum a Verona,scoprire che anche l’Africaha una tradizione culturalefatta di storia,religioni etradizioni. Non conosco lavostra esperienza scolasticama penso che anche voiabbiate fatto la mia stessaesperienza negli anni dellaformazione. Ci hanno fattostudiare e conoscere la sto-ria degli antichi popoli le-gati al Mediterraneo maniente ci è stato detto sul-l’Africa. Eppure il continen-te africano è grandissimo,con una popolazione in co-stante aumento. L’Africa èconosciuta soltanto per al-cuni aspetti della sua sto-ria: la tratta dei negri, l’e-strema povertà di tanti po-poli e oggi le tante guerredimenticate che la dilania-no insieme al triste feno-meno dei profughi costret-ti a lasciare le loro terre.L’Africa è stata per troppotempo, e purtroppo questocontinua ancora oggi, soloun continente da sfruttaree da usare.Nel corso dei secoli, anchegli antichi romani, hannocolonizzato le terre africa-ne portando e imponendola propria cultura e i proprimetodi senza tener contodella mentalità e della sto-ria delle popolazioni. Colonizzare, usare, sfrut-tare, dominare, imporre.Parole che ricordano e ri-chiamano un modo di ac-costarsi agli altri non rispet-toso della loro storia e cul-tura.Inculturare, conoscere, ca-pire, studiare, approfondi-re, rispettare. Parole che in-dicano il lungo e faticosocammino che porta a con-dividere il cammino di unpopolo.

Cultura (= coltivare) è l’in-sieme di valori, religione,storia, educazione, istruzio-ne che plasma la mentalitàdella persona e le permettedi camminare nella quoti-dianità avendo un baga-

glio di riferimento per lesue scelte e le sue decisioni.La nostra vita è come unterreno nel quale vengonomessi a dimora tanti semi,che se coltivati con atten-zione e perseveranza, di-

ventano cultura, significa-to, orientamento. In Africa c’è cultura? Sì, e viassicuro che questa potràessere una vera scopertaper tutti noi. Non dimenti-chiamo che proprio in Afri-ca sono state trovate letracce e gli inizi del cammi-no dell’uomo, l’Africa è laculla della civiltà. Oggi, inuna società complessa efluida, si parla tanto di tor-nare alle radici di non di-menticare i valori. Le radicidell’umanità sono in Africa.Ma allora sarà l’Africa il fu-turo dell’umanità! Lì, inAfrica, è iniziata la storiadell’uomo e dall’Africa bi-sognerà ripartire.

* diocesan priest fidei donummissionaryc/o Divine Word School of EnglishMoyglare Road – Maynooth - Co.Kildare - Ireland

Un punto da cui ripartire

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

Itinerario di formazione missionaria - 22/03/2014

Africa: storia, religioni e tradizioni.Dalla colonizzazione all’inculturazione.

“Questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (1 Pt 3,16).

Il nostro primo interrogativo è questo: cos’è la cultura? In quale rap-porto sta con la religione e in che modo può essere in contatto conforme religiose che originariamente le erano estranee? In tutte leculture storicamente conosciute, la religione è l’elemento essenzialedella cultura, anzi il nucleo determinante, caratterizzante. È la reli-gione che determina le strutture dei valori e perciò dà ad essi la lorologica interna. E’ necessaria, di fronte alla necessità dell’inculturazio-ne della fede, una grande conversione spirituale e culturale. La con-versione alla quale invita papa Francesco, quando invita a leggerel’uomo moderno, il cristiano, il mondo con una chiave di lettura esi-stenziale: quella, appunto, dell’uomo ferito e prezioso che camminaverso Dio e solo nella misura in cui incontra Dio può accoglierne laproposta di vita. Senza quindi abdicare ai contenuti e alle verità del-la fede, ma senza mai dimenticare che la prima verità è la personaamata da Dio, sua immagine e somiglianza. Nel processo di incultu-razione, è estremamente importante considerare i valori e le ric-chezze che la cultura presenta. Per vivere bene allora la sua vocazio-ne missionaria un pastore deve abbracciare i valori della cultura nel-la quale lavora. Conoscere la lingua ed apprezzare il cibo o la musicadella cultura locale è solo un primo passo di adattamento, restanoancora migliaia di chilometri dall’inculturazione. Essa cammina insie-me al cambiamento del proprio modo di pensare e di vedere. Unodeve vivere nella cultura locale e non osservare e analizzare comeuno che è fuori di essa. Jessica Gratissi

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 26 Aprile 2014 - www.diocesianagnialatri.it

un talento naturale o di qua-lunque attitudine per quellaparticolare circostanza. Mal’incapacità è una cosa natura-le, e dovremmo imparare adapprezzarla di più. Ci rendeumani e bisognosi dell’atten-zione e dell’aiuto di qualcuno.Ci rende costantemente pre-sente la nostra imperfezione.E proprio per questo ci rendepiù capaci di accogliere e com-prendere le imperfezioni deglialtri. Ma se le perpetue spari-ranno è perché anche i pretistanno cambiando, soprattut-to i giovani. Quello che sem-bra fare più difetto è pensareche i preti non siano alieni, mache in molte dimensioni sonoesattamente simili ai loro coe-

Purtroppo le perpetue dimanzoniana memoria so-no una specie in via di

estinzione, spesso sostituite daaltre “figure professionali” co-me badanti e colf. Le interessa-te preferiscono il nome di “fa-miliari del clero”, per definireil loro stare accanto ai sacerdo-ti, nella vita di ogni giorno, persvolgere un compito particola-rissimo che mette insieme la-voro e servizio, professione evocazione. Ne sopravviverannocertamente ancora alcuniesemplari, ma sembra proprioche il destino di noi poveri pre-ti sia segnato: prima o poi do-vremmo imparare a cucinare. Ediciamolo francamente: i pretie la cucina spesso non vannod’accordo. La vita da singlenon è per noi, e quando pro-viamo ad essere indipendentifacciamo degli obbrobri culi-nari senza precedenti. In que-sto caso se ci danno degli “in-capaci” non dobbiamo proprioprenderlo come un insulto.L’incapacità è l’ammissionepubblica di una mancanza di

tanei “laici”, figli della stessagenerazione e della stessa so-cietà “liquida” che li ha educa-ti ad avere esperienze e rela-zioni sociali “segnate da carat-teristiche e strutture che sivanno decomponendo e ri-componendo rapidamente, inmodo vacillante e incerto, flui-do e volatile”. E allora la vitaquotidiana dei preti, e soprat-tutto dei parroci, è stata tra-volta da questa rivoluzione so-ciale, una rivoluzione che haformato preti “incapaci” di es-sere identici ai loro predeces-sori, ma che forse non voglio-no neanche esserlo. Certo biso-gna sempre essere consapevolidelle proprie debolezze, e la-vorare per migliorare e conso-

ANNO XV N. 5MAGGIO 2014

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

lidare le due relazioni fonda-mentali, verticale e orizzonta-le, con Dio e con i fratelli. Sidovrà puntare a vivere “vere”relazioni secondo la propria fi-sionomia spirituale e umana,nella consapevolezza che soloattraverso di esse è possibilecostruire il proprio servizio sa-cerdotale. Ma forse attraversoquesta fragilità dei giovani sa-cerdoti, il Signore ci sta invi-tando a rimodulare la funzio-ne del presbitero, a qualificarealtri ministeri e a mettere in lu-ce diverse responsabilità eccle-siali, non necessariamente ditipo clericale.

Raffaele Tarice

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La gioia delVangelo

Pag. 3

Speciale Canonizzazione

Pagg. 6-7

Un Santo ad Alatri

Pag. 8

ESTINZIONE E TRASFORMAZIONE

110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Maggio 20142222

Fino a non molto tempo fa si sentiva spesso dire:“Che mondo lasceremo ai nostri figli”? Non chequesta domanda sia passata di moda, ma credo

che ce ne sia una ancor più urgente di cui cominciamoa prendere coscienza: “A quali figli lasceremo questomondo”? Ci stavo riflettendo alla fine della scorsa set-timana, a Genova, dove ho incontrato le persone che,nel Nord Italia, stanno organizzando il grande incon-tro del 10 maggio a Roma insieme a Papa Francesco,“La Chiesa per la scuola”. Fugato ogni possibile equi-voco in merito alla natura di questa giornata, che nonsarà una manifestazione per la scuola cattolica, mauna dichiarazione d’amore dei cattolici verso la scuola,credo di poter dire che nella Chiesa (ma anche nel re-sto del Paese) una consapevolezza cresce sempre più:costruire buone scuole, di mattoni, è urgente, ma an-cor di più lo è costruire una buona scuola, di persone.

Don Domenico

LL’AAGGEENNDDAA MMAAGGGGIIOO

giovedì 1 maggioVallepietra, ore 10.00

APERTURA SANTUARIODELLA SANTISSIMA

TRINITA’S. Messa presieduta

dal Vescovo

Sabato 3 maggioAnagni, Cattedrale, ore 15.30

INCONTRO DEICRESIMANDI CON

IL VESCOVO

Venerdì 9 maggioAnagni, Cattedrale,

ore 21.00VEGLIA VOCAZIONALE

Giovedì 15 maggioFiuggi, Centro Pastorale,

ore 9.00TERZO GIOVEDI’

DEL CLERORel. Don Salvatore Soreca,

Aiutante di Studiodell’U.C.N.

A quali figli? Si svolgerà dal 24 al 27 giu-gno il pellegrinaggio dioce-sano a Fatima al quale par-teciperà il vescovo Sua ecc.mons. Lorenzo Loppa. Primatappa del cammino spiritua-le sarà Lisbona con la suaCattedrale e la casa nataledi sant’Antonio di Padovaper proseguire poi verso Fa-tima. Il secondo giorno almattino la Via Crucis a OsValinhos e visita dei luoghidove vissero i tre pastorelli,Aljustrel, il villaggio natale;nel pomeriggio, celebrazio-ne penitenziale e Messa; inserata, recita del Rosario efiaccolata. Il terzo giorno Messa, visita del Museo delSantuario e della nuova Chiesa; in serata recita del San-to Rosario e Fiaccolata. Per l’ultimo giorno dopo laMessa celebrata nella cappellina delle apparizioni èstata prevista la visita a Obidos, cittadina medievaledalle caratteristiche case di cakce bianca. La quota dipartecipazione è di 630,00. Per info e iscrizioni, cheavranno termine il 22 aprile, rivolgersi presso il centropastorale diocesano tel. 0775/514214 chiedendo delSig. Calicchia Bruno responsabile diocesano.

Pellegrinaggio a Fatima

Con largo anticipo vi comunichiamo che per l’estate2014 l’AC della parrocchia San Paolo Apostolo ha messoin agenda 3 serate estive rivolte a tutti i giovani (dell’AC e non solo) presso il campo dell’oratorio san paolo(Civita) tre serate a tema. il 7 giugno il musical dei gio-vani- giovanissimi- adulti a cui partecipano anche gio-vani della madonnina, il 7 luglio l’incontro serata di te-stimonianza con DON LUIGI MEROLA uno de sacerdotidi Scampia e forcella sulle beatitudini “beati i persegui-tati a causa della giustizia” e il 25 luglio la serata spet-tacolo - testimonianza sulla “resurrezione” con l’asso-ciazione ANCDA. Spargete le voce ai gruppi giovanissi-mi o in equipe e consiglio con Luca Virtunni, Claudio Bi-sante, Erica Pietrobono, Fabiana Fiorini perché la pro-posta è rivolta ad una partecipazione di tutta la diocesiciao!

AC Parrocchiale

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XVNumero 5 3333

fondo al nostro essere è quelladi vivere, non di rinnegare lavita e di rassegnarsi all’infeli-cità. Il testo tipico a cui ci rife-riamo per parlare della gioiacristiana, che è “il manifesto”della III domenica di Avvento,citato anche da Papa France-sco alla fine di EG 18, è quellodell’Apostolo Paolo ai Filippesi:“Siate sempre lieti nel Signore.Ve lo ripeto, siate lieti” (4,4). S.Paolo scrive in un momento didifficoltà (è prigioniero) e invi-ta i cristiani di Filippi alla gioia,che è una condizione costantedella vita cristiana (“sempre”)ed è un atteggiamento diffici-le da garantire (“Ve lo ripe-to”). Che cos’è, dunque, “la gioiadel Vangelo”?“La gioia del Vangelo riempieil cuore e la vita intera di colo-ro che si incontrano con Gesù”(EG, 1). È la gioia frutto delloSpirito che sgorga dal cuore diCristo Risorto! È la consolazio-ne spirituale e la pienezza in-teriore di chi è aperto all’amo-re di Cristo con disponibilità esemplicità di cuore! “La gioiadel Vangelo” è, prima di tuttoe soprattutto, la persona diCristo, l’incontro con Lui, chedà alla nostra vita “un nuovoorizzonte e la direzione decisi-va”. “La gioia del Vangelo” èla buona notizia che Dio ciama nel Figlio, morto e risortoper noi, che vive in potenza, èaccanto a noi, e ci chiama allacomunione con Lui per trasfor-marci e trasformare il mondo.“La gioia del Vangelo” è lagioia di chi evangelizza, anche

Dietro questa espressionesi nasconde il sogno diPapa Francesco: quello

della trasformazione missiona-ria di tutta la Chiesa. Il sogno,cioè, di un’opzione fondamen-tale missionaria – una scelta difondo determinante per deci-sioni, atteggiamenti e compor-tamenti – che attraversi in lun-go e in largo la vita della Chie-sa, capace di trasformare ognicosa, perché le consuetudini,gli stili, gli orari, il linguaggio eogni altro tipo di struttura ec-clesiale diventino un canaleadeguato per l’evangelizzazio-ne.Da pochi mesi abbiamo tra lemani l’Esortazione apostolica“Evangelii Gaudium” (= EG).Papa Francesco ce l’ha regalataper indicare alla Chiesa il cam-mino nei prossimi anni invitan-doci ad una nuova tappa del-l’evangelizzazione particolar-mente caratterizzata dallagioia dell’incontro con CristoRisorto che ci fa sentire amati,salvati, portatori di un tesorodi umanità e di vita che tra-sforma il mondo. Tutto il po-polo di Dio, la Chiesa “in usci-ta” verso le periferie esisten-ziali, deve annunciare non tan-to il Vangelo quanto “la gioiadel Vangelo”, il Vangelo allalettera, cioè “la bella e buonanotizia”. L’annuncio gioiosodella fede deve essere fatto ri-suonare nuovamente, come sefosse la prima volta. Che cos’è “la gioia del Van-gelo”? È possibile e pensa-bile vivere nella gioia? Sono due domande che mi ri-suonano dentro - e che, presu-mo, interpellino tanti di noi – acui cercherò di rispondere. L’e-sperienza ci dice che la gioiavera è una merce rara e facil-mente deperibile. Ma la fedecristiana è una chiamata allagioia. Conosciamo a memorial’inizio del “Discorso dellaMontagna”, riportato nel Van-gelo di Matteo, con le felicita-zioni di Dio a chi si apre al Re-gno e si lascia abbracciare dalPadre nonostante le durezzedella vita. Il cammino del cri-stiano nella Chiesa è partecipa-zione a una festa, nella qualela gioia è dono e dovere, voca-zione e privilegio, inizio e tra-guardo dell’esistenza cristiana.La vocazione che abbiamo in

con la predicazione informale,nella vita di tutti i giorni, e chenon deve portare in giro “unafaccia da funerale” (EG, 10),perché è chiamato a vivere adun livello superiore, in quantopartecipe della vita divina (cfrEG, 10). “La gioia del Vangelo”è la gioia di chi viene raggiun-to dall’annuncio del Vangelo odal Vangelo messo in pratica,perché viene soccorso nella suafragilità, viene amato come fi-glio, viene coinvolto in un flus-so di amicizia e di vita.È possibile la vera gioia?Ci sono alcune parole che Gesùha pronunciato nell’ultima Ce-na, riportate dal Vangelo diGiovanni, che a tale riguardosono molto rivelatrici: “Come ilPadre ha amato me, anche ioho amato voi. Rimanete nelmio amore … Vi ho detto que-ste cose perché la mia gioia siain voi e la vostra gioia sia pie-na” (15,9-11). E ancora: “In verità, in verità iovi dico: voi piangerete e geme-rete, ma il mondo si rallegrerà.Voi sarete nella tristezza, ma lavostra tristezza si cambierà ingioia” (16,20). Tali affermazio-ni ci convincono ad una sortadi gradualità della gioia (chepuò essere più o meno “pie-na”) e anche alla possibilità diun suo momentaneo eclissarsie rifiorire. Lo stesso Papa Fran-cesco riconosce che le stagionidella vita possono essere diver-se e non sempre è naturale vi-vere con allegria: “Capisco lepersone che inclinano alla tri-stezza per le gravi difficoltàche devono patire, però poco

alla volta bisogna permettereche la gioia della fede inco-minci a destarsi, come una se-greta ma ferma fiducia anchein mezzo alle peggiori angu-stie …” (EG, 6). La felicità, possiamo dire, nonsta sul versante della facilità:sia perché esistono le intempe-rie della vita, i capricci dellanatura, la cattiveria nostra edegli altri; sia perché la vita cri-stiana è segnata dalla croce,dalla rinuncia, dalla “perdita”di noi stessi. Di conseguenza“la gioia del Vangelo” può su-bire riduzioni, appannamenti,cali di brillantezza, ma nonscompare mai. Rimane comesegreta, profonda, ferma fidu-cia pronta sempre a ridestarsie ad abbeverarsi ad una sor-gente che non si esaurisce maie che rende sempre giovane evivace la nostra speranza: lafonte dell’amore di Dio dona-toci in Gesù Cristo e nella suaPasqua, che è all’opera per latrasformazione del mondo inRegno di Dio. D’altronde è im-probabile che Dio affidi aduna faccia da funerale unascheggia della sua luce. LéonBloy sosteneva: “C’è un’unicatristezza: non essere santi”.Nella gioia del Vangelo e dellaPasqua affido alle mani e alcuore di tutti l’Annuario 2014come strumento umile e profi-cuo per un cammino diocesa-no più in comunione e più “inuscita” a servizio della “gioiadel Vangelo”. Lo faccio conun’unica grande inquietudineche condivido con voi: “Chetanti nostri fratelli vivono sen-za la forza, la luce e la consola-zione dell’amicizia con GesùCristo, senza una comunità difede che li accolga, senza unorizzonte di senso e di vita”(EG, 49),La forza intrinseca del Vangeloè la forza del Regno. “La pas-sione per il Vangelo” è la no-stra risposta, ma quello che larende contagiosa è la gioia.Buon cammino e Buona Pa-squa.

+ Lorenzo, vescovo

Annuario 2014

PPrreesseennttaazziioonnee

LLaa ggiiooiiaa ddeellVVaannggeelloo

PPeerr uunnaa ssccuuoollaasseennzzaa bbaarrrriieerree

Concluso il corso per insegnanti

di Enrichetta MASTROMARINO

L’attenzione dell’IRC ai bisogni educativi speciali

Nell’attuale fase diriforma del sistemascolastico italiano, le

indicazioni nazionali sposta-no l’attenzione degli opera-tori della scuola dalla didat-tica all’apprendimento, alcentro è posta la personadell’alunno con la sua espe-rienza e obiettivo primariodell’intera e complessa reteorganizzativa delle singoleistituzioni scolastiche è fa-vorire la personalizzazionedell’apprendimento, valo-rizzando le conoscenze e leabilità del singolo studenteper poi promuoverne lecompetenze. In tale pro-spettiva, la recente normati-va sollecita lo sforzo con-giunto della scuola e dellafamiglia per una maggioreattenzione agli alunni conBisogni Educativi Speciali, alfine di promuove il dirittoall’apprendimento di tuttigli studenti, includendoquelli in situazione di diffi-coltà. Gli alunni con BisogniEducativi Speciali hanno in-fatti necessità di interventitagliati accuratamente sumisura della loro situazionedi difficoltà e dei fattori chela originano e/o mantengo-no.Questi interventi possonoessere ovviamente i più varinelle modalità, nelle profes-sionalità coinvolte, nella du-rata, nel grado di “mimetiz-zazione” all’interno dellenormali attività scolastiche.Sarà il Consiglio di Classe adacquisire informazioni, ad

esempio dai Servizi Sociali,o a formarsi proprie convin-zioni sulla necessità didatti-ca della concessione di talu-ne misure compensative edispensative, deliberandol’attivazione di un Piano Di-dattico Personalizzato (Pdp)che abbia lo scopo di defini-re, monitorare e documen-tare – secondo un’elabora-zione collegiale, correspon-sabile e partecipata – lestrategie di intervento piùidonee.Questo è il quadro normati-vo, ma qual è la realtà che sivive nelle singole istituzioniscolastiche? Al momento at-tuale prevale uno stato diattesa: attesa per la chiarifi-cazione di diversi passaggidella normativa e attesa perla verifica dell’effettiva pra-ticabilità di una personaliz-zazione dei percorsi scolasti-ci in un contesto lavorativo

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,, Maggio

20134444

in cui i docenti sono già in-vestiti di numerosi incarichiextradidattici. Di fatto, laprassi, anche in questo am-bito, non è univoca e la rea-le attenzione agli alunni insituazioni di difficoltà è affi-data al singolo docente, allasua professionalità e uma-nità, alla sua disponibilità aidentificarsi con la personadisabile.I docenti di Religione catto-lica della diocesi di Ana-gni–Alatri hanno partecipa-to ad un itinerario di forma-zione, conclusosi il 21 marzo2014 e proposto dalla diret-trice dell’Ufficio scuola, laprofessoressa Maria Pia Ip-politi, sui contenuti e le me-todologie per lo specificoinsegnamento disciplinareagli alunni con Bes. Il corso,dal titolo «Una scuola pertutti. Insegnare Rc agli alun-ni con Bes», è stato articola-to in relazioni frontali e la-vori di gruppo, favorendoun confronto sulle esperien-ze in atto nelle singole isti-tuzioni scolastiche.Le relazioni sono state affi-date alla prof.ssa CristinaCarnevale e alla prof.ssaFrancesca Noto la cui com-petenza ha reso il corso si-gnificativo per una riqualifi-cazione degli insegnanti diRc, impegnati ormai da nu-merosi anni in un progettodi formazione sistematica epuntuale. In particolare, laprof.ssa Cristina Carnevaleha guidato gli insegnantinell’apprendimento di unametodologia didattica sul

documento biblico, fornen-do interessanti indicazioniper una reale inclusione de-gli alunni nello studio di uncontenuto del Cristianesimoimprescindibile e, al tempostesso, complesso. Organiz-zato in seguito alle indica-zioni di un équipe di docen-ti impegnati nella collabora-zione con l’Ufficio Scuola,l’itinerario ha offerto nuoveprospettive per una realeinclusione della persona di-sabile nella scuola.Perché l’inclusione non restiuna pura dichiarazione diintenti e la comunità scola-stica diventi davvero tale, èfondamentale intraprende-re un cammino educativo, apartire da un cambiamentodelle dinamiche relazionaliall’interno del gruppo classee tra tutte le componentidell’Istituzione scolastica, icui edifici rispettano le at-tuali norme per abbatterele barriere architettoniche,ma ci sono spesso barriereinteriori nei riguardi dellepersone che non rientranonella categoria dei normo-dotati.Chiamato a offrire il propriocontributo nell’ambito dellaformazione degli alunni at-traverso il proprio specificodisciplinare, per il docentedi Rc l’attenzione e la curadegli alunni con Bes diventaparte integrante dell’ordi-naria azione docente, nonpiù circoscritta a qualchegesto o momento disponi-bile. Inoltre, arricchiti dallaforza evangelizzatrice che èpropria dei più fragili, la co-munità scolastica vivrebbecon più slancio la spinta dirinnovamento che il mondooggi chiede.Spostare l’attenzione di chilavora nell’istruzione dalladidattica all’apprendimen-to, mettendo al centro la fi-gura dell’alunno con la suaesperienza.

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XV

Numero 5 5555

70 anni fa ,la guerra

In tutta la provincia si sono susseguite celebrazioni

di Grazia PASSA

Il ricordo nelle parole di Mons Facchini

In tutto il frusinate, daCassino a Roma, si susse-guono le cerimonie per

ricordare la fine della se-conda guerra mondiale,70 anni fa. Alatri, Fiuggi,Guarcino, Piglio, TorreCajetani, Vico nel Lazio …vengono liberati il 2 giu-gno. Prima di allora ovun-que bombardamenti emorte. Il 23 maggio un pe-sante bombardamentoche doveva colpire dura-mente Alatri viene miraco-losamente spostato suMonte Lungo nel luogodove oggi è stata posta aricordo una Croce. Ricordiamo gli ultimiistanti nelle parole del Ve-scovo di Alatri Mons. Fac-chini che li narrò in unalettera alla Santa Sede:“… il 22 maggio all’im-provviso disparvero tutti,portando via ogni cosa.Alatri, come altri paesidella provincia rimase inbalia di se stessa. Io presi ilcomando della città. Findal primo giorno dovettifronteggiare una masnadadi violenti che ad ogni co-sto volevano dare l’assaltoai magazzini dell’annonadove era stato depositatoun quantitativo di farinabastante ancora per ottogiorni.Il contegno del clero è sta-to veramente edificante.Nessun parroco ha lasciato

il suo posto; solamentenegli ultimi tre giorni delmese di maggio, 29-30-311944 (durante la ritiratadelle truppe tedesche dalfronte di Cassino) i parrocidi Alatri seguirono la po-

polazione che tutta si ri-versava nelle campagnevicine a causa dei prolun-gati e continui bombarda-menti aerei.I tedeschi avevano postoall’interno dell’ospedale

molte mine per farlo sal-tare in aria al fine diostruire una delle stradeprincipali. E già l’esecuzio-ne doveva essere immi-nente quando il Cappella-no, le Suore e il Direttorecon le lacrime agli occhiinsieme a molti malati,prostrati innanzi a un uffi-ciale tedesco lo pregaronoinsistentemente perchéavesse risparmiato questoimmenso disastro.Mi è stato riferito da lorotutti che l’ufficiale restòcommosso e che diede or-dine che venissero subitorimosse tutte le mine. Cosìl’ospedale fu salvo”.

Nel giorno in cui la Chiesa festeggiava l’Annunciazione dell’angelo a Maria nelmonastero delle Clarisse di Anagni due giovani sorelle, suor Maria Chiara Fe-

dele Subillaga e suor Maria Chiara Paola Subillaga, proveniente dallo Honduras,hanno professato la loro scelta dei voti evangelici di povertà, castità e obbedienza,nell’ordine di santa Chiara, la prima in forma solenne e la seconda in forma sem-plice. In una chiesa gremita di fedeli il vescovo Sua ecc. mons. Lorenzo Loppa hapresieduto l’eucaristia e nell’omelia ha sottolineato come la gratuita della vita stanel saper rispondere al Signore e alla Sua chiamata senza nessun indugio e, rispon-dendo alla sua chiamata, bisogna essere liberi di decidere quando appartenere aLui. Parlando della quaresima, legandola alla solennità dell’annunciazione e all’u-miltà di Maria, ha sottolineato come Dio ci ama al di là di quello che facciamo aLui attraverso i più fragili e i più bisognosi. Hanno concele¬brato il vescovo di San-ta Rosa de Copán (Honduras) Sua ecc. mons. Darwin Rudy Andino Ramírez; mons.Bruno Durante; mons. Cristoforo D’Amico; don Marco Ilari e altri due sacerdotidell’Honduras. Hanno animato la celebrazioni le suore cistercensi della carità edera presente l’ambasciatore dell’Honduras presso la santa sede Sua ecc. Sig. CarlosÁvila Molina.

DUE SORELLE FANNO LA LORO PROFESSIONE DALLE CLARISSE

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La storia di ogni pontificato è inequivocabilmentelegata alla personalità del papa che in quel mo-mento, sotto l’azione dello Spirito Santo, guida la

Chiesa; questo vale ancora di più quando ci riferiamo aGiovanni XXIII, conosciuto da tutti come «il papa buo-no». Il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli sale al sogliopontificio il 28 ottobre 1958 dopo essere stato nunzioapostolico e patriarca di Venezia. Dopo il lungo pontifi-cato del suo predecessore Pio XII, i cardinali avrebberoscelto un uomo che presumevano sarebbe stato un Pa-pa «di transizione». I suoi «fuori programma», talvolta strepitosamentecoinvolgenti, riempirono quel vuoto di contatto con ilpopolo che le precedenti figure pontificie avevano ac-curatamente preservato come modo di comunicazionedistante e immanentista del “Vicario di Cristo in Terra”,quale è il ruolo dogmatico del pontefice. A livello cu-riale, Roncalli nel dicembre 1958 provvide a integrare ilCollegio cardinalizio, che a causa dei rari concistori diPio XII era ormai numericamente assai ridotto: in quat-tro anni e mezzo creò cinquantadue nuovi cardinali, su-perando il tetto massimo di settanta. Tuttavia, Giovan-ni XXIII, va ricordato e venerato per un’ambizione chein breve tempo si trasformò in primavera dello Spiritoper tutta la Chiesa universale: il Concilio Vaticano II.Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le resisten-ze della parte conservatrice della Curia, indisse, il 25aprile 1959, un concilio ecumenico, meno di novant’an-ni dopo il Concilio Vaticano I con tempi di preparazionemolto più stringati rispetto alle previsioni delle com-missioni preparatorie, velocizzati grazie al suo pienocoinvolgimento. Papa Roncalli si rese conto che eragiunto il momento in cui, come avrebbe detto il cardi-nale Montini alla sua chiesa di Milano, la Chiesa si do-mandasse chi realmente fosse; quale fosse la sua veraidentità alla luce dei duemila anni trascorsi dall’eventostorico di Cristo. Confiderà in seguito a don GiovanniRossi, confessore personale del Papa: «Non è lo SpiritoSanto che assiste il Papa. Sono io che sono semplice-

mente il suo assistente. Perché è lui che fa tutto. Il Con-cilio è stato una sua idea».Il 25 dicembre 1961, con la costituzione apostolica Hu-

manae salutis indisse ufficialmente il Concilio affer-mando: «Il prossimo Concilio si celebra felicemente inun momento in cui la Chiesa avverte più vivo il deside-rio di irrobustire la sua fede con forze nuove; come pu-re sente più pressantemente di essere vincolata dal do-vere non solo di rendere più efficace la sua salutareenergia e promuovere la santità dei suoi figli, ma an-che di portare incremento alla diffusione della veritàcristiana e al miglioramento delle sue strutture. Saràquesta una dimostrazione che la madre Chiesa è sem-pre vitale e gode di una perpetua giovinezza». Dopoquesto evento di grazia, la Chiesa non poteva più esse-re la stessa!L’apertura ufficiale dell’assemblea conciliare fu prece-duta dalla promulgazione della lettera enciclica Materet Magistra (1961) nella quale venivano anticipati i te-mi che sarebbero stati esplicitati nel discorso di apertu-ra del Concilio, 11 ottobre 1962, in cui il Papa affermain sintesi: la Chiesa deve trovare nuove parole per co-municare la sostanza antica del messaggio Cristiano al-l’uomo moderno e sbarazzarsi di tutte quelle formeesteriori acquisite nel tempo ormai vecchie; la Chiesa

Roncali, Papa della

Rivoluzione di Roberto MARTUFI

deve smettere di lanciare anatemi e minacciare puni-zioni, deve aprirsi al mondo, cercare di capirlo e parlarecon esso. Non deve costituirsi come fortezza al di fuoridel mondo ma tornare ad essere un villaggio aperto atutti al centro del mondo; la Chiesa deve eliminare esuperare le divisioni con i fratelli separati; invitare acercare ciò che unisce non ciò che divide. Tra le righe sipuò facilmente intendere una rottura con l’idea diChiesa come societas inequalium della manualisticapre-conciliare, cioè una Chiesa divisa tra coloro che in-segnano e altri che apprendono e obbediscono; infatti,già Pio XII nella Mystici Corporis aveva introdotto unavera e propria rivoluzione nel linguaggio ufficiale at-tento a sottolineare un’accezione gerarchica della Chie-sa, utilizzando la dottrina di Chiesa come Corpo misticodi Cristo. Papa Pacelli nega un vera e propria contrapposizionetra Chiesa gerarchica o istituzionale e una Chiesa cari-smatica o dell’amore, illustrando così la bellezza dellaChiesa come unità dei fedeli in Cristo. Giovanni XXIIIattento ad inserirsi all’interno di questa corrente, inne-sta a tale riflessione dogmatica sulla Chiesa un’enciclicadi chiaro valore sociale quale la Mater et Magistra incui si afferma: «nessuna meraviglia che la Chiesa catto-lica, ad imitazione di Cristo e secondo il suo mandato,

per duemila anni, dalla costituzione cioè degli antichidiaconi fino ai nostri tempi, abbia costantemente tenu-to alta la fiaccola della carità, non meno con i precettiche con gli esempi largamente dati; carità che, armo-nizzando insieme i precetti del mutuo amore e la loropratica, realizza mirabilmente il comando di questo du-plice dare, che compendia la dottrina e l’azione socialedella Chiesa». Un ultimo elemento che non possiamotrascurare in questa riflessione circa il pontificato diGiovanni XXIII, è la lettera di congedo da questo mon-do del Papa buono (come mi piace definirla): «Pacem interris». Questa enciclica resta tuttora un brano fondamentaledella teologia cattolica sul versante della socialità e del-la vita civile. Ed è per altro verso comunque un branoimportante anche per la cultura sociale occidentale delNovecento, un testo la cui lettura è necessaria per lacomprensione di alcune tracce della politica vaticana edi quella occidentale. Il motto episcopale di papa Ron-calli, Oboedientia et pax viene a chiarirsi in una vita ein un magistero speso tra l’obbedienza a Cristo Via, Ve-rità e Vita, e il dono della pace fattosi carne nell’instan-cabile annuncio in parole ed in opere del Vangelo diSalvezza.

Maggio 20148888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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UUnn SSaannttoo aadd AAllaattrrii

Nel 1984 Karol Wojtyla aveva visitato la città

Tante le manifestazioni che ricordano papa Giovanni Paolo II

Il nostro concittadino Gio-vanni Paolo II è diventatoSanto. L’Amministrazione

comunale aveva votato a fa-vore della cittadinanza ono-raria poco prima del suo ar-rivo ad Alatri e in quella oc-casione il sindaco FrancescoPriorini glielo comunicò uffi-cialmente sul palco in piazzaSanta Maria Maggiore. Il Pa-pa accolse la proposta confavore e aprì il suo discorsodicendo: “Ecco, vi parla uncittadino onorario di Alatri,un cittadino onorario da po-chi momenti”; e lo chiusecon questa espressione: “Viha parlato un cittadino ono-rario!”.Grande fermento oggi adAlatri per il trentennale del-la visita del Papa: è finita il 2maggio la mostra fotografi-ca e documentaristica UnSanto fra noi di Filippo Pe-tricca, dal 30 agosto al 6 set-tembre si terrà la mostra diimmagini sacre di GiovanniPaolo II organizzata dalCoordinamento diocesanodelle Confraternite e seguiràuna mostra filatelica.Vi proponiamo alcuni stralcidel discorso che pronunciòquella domenica di 30 annifa.“Sono venuto per esprimervila mia affezione e la mia sti-ma per la vostra antica città,a cui sovrasta la famosaAcropoli, che già formò l’or-goglio del fiero popolo degliErnici, e oggi costituisce unarara testimonianza della piùperfetta costruzione ciclopi-ca conservata in Italia.

Ma sono venuto, soprattut-to, per esprimervi la miasoddisfazione nel saperequanto fervida sia stata lavostra tradizione religiosaattraverso i secoli, e quantosia al presente viva e ope-rante la vostra fede cristia-na, sulla scia dei grandiesempi a voi lasciati dagliantenati.Di questi, una figura esem-plare è certamente il vostrosanto patrono san Sisto I,papa e martire, di cui que-st’anno ricorre il quarto cen-tenario del rinvenimentodelle sacre spoglie avvenutonel 1584 nella vostra magni-fica cattedrale. La devozionea questo santo ponteficenon ha mai cessato, lungo isecoli, di essere nel cuore deifedeli non solo di questa co-munità, ma di numerose al-tre, fra cui quella di Alife.L’esempio di questo grandepapa, il quale non esitò adaffrontare il martirio al tem-

po dell’imperatore romanoAdriano, vi sia di incoraggia-mento nella vostra quotidia-na testimonianza a Cristo enel vostro continuo sforzoper condurre una vita sem-pre più ispirata alle esigenzedel Vangelo e agli insegna-menti della Chiesa.Questa visita vuole essere al-tresì un incentivo a non ve-nire mai meno al vostro pre-zioso patrimonio di fede e disensibilità religiosa, di cui ri-splende la storia della vostracittà non solo per lo zelo di-mostrato dai pastori, ma an-

che per la generosa rispostadei fedeli.Cari alatrini, vi esorto a con-tinuare il vostro cammino difede in armonia con le vo-stre profonde radici culturalie spirituali e con quella co-scienza cristiana, libera eforte, che contrassegnò ilpapa martire, san Sisto.In questa ricorrenza giubila-re, non cessate pertanto diinvocare il vostro celeste pa-trono, che vi è stato vicinonei momenti più difficili del-la vostra storia. Egli nonmancherà di esaudirvi, se sa-prete unire alle vostre legit-time aspirazioni di progressosociale ed economico, indu-striale e culturale, la preoc-cupazione per una continuacrescita in campo morale espirituale, la quale è purepremessa indispensabile peruna pacifica e fraterna con-vivenza.Accompagno questi pensierie questi voti con la benedi-zione apostolica che volen-tieri ora impartisco a tuttivoi qui presenti e ai vostricari, con particolare pensie-ro per i bambini, i malati egli anziani”. Giovanni Paolo II presso le suore benedettine di ALatri

Anno XVNumero 5 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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a cura della Confraternita Passione e Morte e Enzo Rossi

Nel tardo pomerig-gio del cinque apri-le scorso, in una

splendida cornice di pub-blico, presso la chiesa su-burbana di San Matteoin Alatri, la Confrater-nita della Passione eMorte di Nostro Signo-re Gesù Cristo ha inau-gurato alla presenza diautorità civili e religiosela Mostra permanente didocumenti antichi e og-getti sacri appartenentialla pia congregazione.Hanno fatto da sfondo al-la manifestazione splen-didi brani di musica sacraeseguiti dall’Alatri Quin-tet Brass diretta dal mae-stro Maurizio Cianfrocca. Nel suo intervento il prio-re Arcangelo Gabriele Ca-taldi ha prima di tutto ri-cordato che proprio il 5del mese di aprile dell’an-no 1778, ben 236 anni fa,veniva fondata la Confra-ternita della Passione eMorte di Nostro SignoreGesù Cristo operante daallora in questa Chiesa.Quindi ha fatto presenteche l’idea della realizza-zione della mostra per-manente è nata in occa-sione della presentazionedel libro sulla storia del-l’antichissima Confrater-nita realizzato da EnzoRossi, da Lucio Lucchetti e

da Paride Quadrozzi. Inquella circostanza, fu de-ciso di allestire neglisplendidi locali del chio-stro di San Francesco lastessa esposizione chequindi è stata realizzatain maniera permanentenei locali pertinenzialidella chiesa. Dopo la benedizione deilocali, la mostra è stataufficialmente inauguratae aperta al pubblico La mostra è articolata indue sezioni collocate indue ben distinti e separatilocali.Nello splendido ed ampiolocale del piano superioredella chiesa vi è la mostradocumentale vera e pro-pria ove vengono custodi-ti tutti i documenti ed i li-bri della Confraternita apartire dall’atto costituti-vo del 1778, per passarealle regole dettate da SanPaolo della Croce e fatteproprie da questa Confra-ternita e di quella ormaisciolta dei Sacchetti di Ve-roli, quindi i passaporticollettivi rilasciati nell’an-no 1825 dall’allora StatoPontificio per partecipareal Giubileo di quell’anno;ed ancora il registro delleCongregazioni, vero eproprio diario che raccon-ta i più dei duecento annidella vita della confrater-

nita; quindi lo strumentoo atto notarile di dona-zione dei beni dalla fami-glia Moratti (i più grandibenefattori) alla Confra-ternita, e così via. C’è poila sezione dedicata agliantichi oggetti Sacri enon, primi fra tutti i reli-quiari con le reliquie diSan Paolo della Croce, elo splendido bambinelloin cera del secolo XV discuola siciliana. Quindi iflagelli anticamente usatidai flagellanti, i recipientiusati anticamente per laquestua dell’olio e del vi-no oltre che del danaroed altri splendidi antichioggetti (la gnaccola, lepalline per le votazioni,un cuscino del priore del-l’anno 1896). Prospicientealla sala il piccolo localeusato dai crociferi, religio-si che ressero la chiesa el’annesso ospedale sino al1656, con i fornelli e l’an-tica porta ottimamenteconservati. L’altro locale dedicato edestinato alla mostra èquello dell’antico cimi-tero della Confraterni-ta cui si accede dalla por-ta posta sul lato destrodell’ingresso principaledella chiesa dal lato di chientra. Qui sono state po-ste nell’ordine la statuadel Cristo morto in carta

pesta che veniva portatoin processione nei primianni del 1900, quindi l’an-tica statua della MadonnaAddolorata anch’essa por-tata in processione inquegli anni. Ed ecco arri-vare alla cicca, alla novità.Dopo accurato restauroeffettuato da Corrado Ga-luppi e Cristiano Vona so-no state esposte anche lestatue in carta pesta diSan Giovanni e della Mad-dalena che venivano por-tate in processione sinoall’anno 1938 e che daquest’anno riprenderan-no il loro posto nel sacrocorteo. Sono stati espostianche due manifesti dellaprocessione del VenerdìSanto del 1938 e del 1964e documentazione variariguardante la processio-ne. Da notare la minuziadei particolari delle rego-le stabilite per l’organiz-zazione della processionee la sua buona riuscita.In buona sostanza si è cer-cato di ricostruire in que-sto locale l’antico sepol-cro e la processione delvenerdì santo di una vol-ta. Quello di cui si è certiè che si è contribuito aconservare memorie stori-che nel segno della devo-zione al Cristo morto edalla Madonna addolorata.

A San Matteo in Alatri, la Confraternita della Passionee Morte di Nostro Signore Gesù Cristo

L’antico sepolcro e la processione del venerdì santo di una volta

MMoossttrraa ppeerrmmaanneenntteeddii ooggggeettttii ssaaccrrii ddeellllaa

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Maggio 2014

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

Ha riaperto il 1° maggio il Santuariodella SS. Trinità che sorge in fondo

alla “valle Santa” dei Monasteri Bene-dettini di Subiaco, nel Comune di Valle-pietra a 1.337 m. sul fianco meridiona-le del Colle della Tagliata (1.654 m.)contrafforte del Monte Autore (1.853m.). I Monti circostanti sono i Simbrui-ni, nella valle, ai piedi del Santuario,nasce il Simbrivio, affluente dell’Anie-ne. Al pellegrino che, dopo un viaggiodisagiato, giunge nei pressi del Santua-rio, si presenta lo spettacolo impressio-nante dello scoglio, roccia tagliata astrapiombo alta 300 metri, che si aprea metà altezza in uno stretto piazzalesu cui poggia il piccolo Santuario. L’im-magine venerata del Santuario è l’anti-chissimo affresco, che risale al secoloXI. Eseguito su un intonaco particolareche presenta filamenti di paglia e fiori,raffigura le “Tre Persone” solennemen-te sedute, ciascuna con un libro aperto,sorretto dalla mano sinistra e benedi-centi alla maniera Greca, cioè il pollicee l’anulare della mano desta. Sull’origi-ne del Santuario la tradizione popolarepiù nota narra che un contadino, men-tre arava i campi della Tagliata, vide ibuoi improvvisamente fuggire e preci-pitare nello strapiombo della roccia.L’aratro rimase aggrappato alla rocciaa metà altezza; il pastore, sul ripianodel Santuario ritrovò i buoi vivi e sani,che adoravano l’immagine della Trinitàdipinta nella grotta. In genere gli stu-diosi ritengono che il Santuario è sortosu un antico Tempietto Pagano. L’ipote-si più attendibile è che il Santuario siastato fondato da San Domenico di Sorao di Cocullo, (+1031). La manifestazio-ne più suggestiva e caratteristica delSantuario – all’alba della festa della Tri-nità- è “il pianto delle zitelle” giovanidonne di Vallepietra, vestite di bianco,piangono il Cristo morto, rievocando lescene della passione con struggente in-tensità.

In occasione del primo centenario dalla trasformazione del PontificioCollegio Leoniano di Anagni in seminario delle diocesi del Lazio sud

e suburbicarie, lo scorso 14 aprile il Santo Padre Francesco ha concessoun’udienza privata a tutta la comunità leonina. Oltre ai seminaristihanno partecipato i superiori e i vescovi delle diocesi interessate, iprofessori dell’Istituto Teologico di Anagni e i collaboratori del semi-nario (cuoche, tecnici...). L’udienza è iniziata alle ore 12:05 nella salaClementina. Appena il Papa è arrivato tutti ci siamo alzati in piediesultanti, tra applausi e cori de “Evviva il Papa!”. Il Papa dopo aver sa-lutato i convenuti, ha ascoltato il saluto del rettore del seminario, donGianni Checchinato.Francesco ha, quindi, affrontato i quattro pilastri della formazione: lapreghiera, lo studio, la fraternità e la vita apostolica. “La vita spiritua-le, forte; la vita intellettuale, seria; la vita comunitaria e , alla fine, lavita apostolica, ma non in ordine di importanza. Tutte e quattro sonoimportanti, se ne manca una la formazione non è buona. E questaquattro interagiscono. Quattro pilastri, quattro dimensioni su cui de-ve vivere un seminario”.Poi il papa si è rivolto a noi seminaristi con un tono forte e preciso.“Voi, cari seminaristi, non vi state preparando a fare un mestiere, a di-ventare funzionari di un’azienda o di un organismo burocratico […]voi state diventando pastori ad immagine di Gesù Buon Pastore, peressere come Lui e in persona di Lui in mezzo al suo gregge, per pasce-re le sue pecore”.Il Santo Padre ci ha esortati ad offrire umilmente la nostra vita e ametterla nelle mani del vasaio che è Dio affinché la lavori con la Paro-la e lo Spirito. Ed inoltre: “Parla con il tuo padre spirituale, parla con ituoi formatori, prega, prega, prega e vedrai che la rettitudine dell’in-tenzione andrà avanti”.Secondo il papa, ma non vale solo per noi seminaristi ma per tutti icristiani, noi dobbiamo sperimentare la misericordia di Dio nel sacra-mento della Riconciliazione e “bisogna meditare ogni giorno il Van-gelo, per trasmetterlo con la vita e la predicazione”.Un rischio che corrono i seminaristi è nascondere la propria identità:“Guai ai cattivi pastori, perché il seminario, diciamo la verità, non èun rifugio per tante limitazioni che possiamo avere, un rifugio dimancanze psicologiche o un rifugio perché non ho il coraggio di an-dare avanti nella vita e cerco lì un posto che mi difenda”.Al termine del discorso, Francesco si è congedato con queste parole: “Carissimi, vi ringrazio della vostra visita. Vi ringrazio di essere venuti apiedi. Vi accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione, e viaffido alla Vergine, che è Madre. Mai dimenticarla! I mistici russi dice-vano che nel momento delle turbolenze spirituali bisogna rifugiarsisotto il manto della Santa Madre di Dio. Mai uscire di là! Coperti conil manto. E per favore, pregate per me”.Noi ci siamo alzati in piedi applaudendo. Tutti i presenti, per voleredel papa, hanno salutato personalmente il Pontefice. Secondo la miaesperienza…il Papa sembrava essere un parroco, buono, attento epremuroso; quando gli parlavo mi guardava sempre negli occhi e consuo sorriso cosi spontaneo e naturale che mi rallegrava il cuore! Alcuni hanno chiesto qualcosa al papa: una benedizione speciale, dipoterlo abbracciare, di fargli benedire qualche oggetto, di pregareper una intenzione speciale; altri hanno regalato degli oggetti al pa-pa come segno di gratitudine…e non poteva mancare il tradizionalescambio dello zucchetto. È stato un incontro importante sia per noiseminaristi del Leoniano ma anche per i seminaristi di tutto il mondo,dato che dopo l’udienza già il discorso era presente sul web. E questoha avuto una risonanza abbastanza forte! Per fortuna, è inutile sem-pre coprire bisogna giungere alla Verità poiché questa ci renderà libe-ri. Il Signore possa aiutare il papa, tutto il Pontificio Collegio Leonianoe tutti i giovani in discernimento!

IL PONTIFICIO COLLEGIO LEONIANODI ANAGNIINCONTRA PAPA FRANCESCO

di Luigi CRESCENZI

A t t u a l i t àPP RR EE GG HH II EE RR AA

RIAPERTO ILSANTUARIO

DELLA SS. TRINITÀ

C u l tC u l t

Anno XVNumero 5 11111111

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Nel 1966 quando mio padre rientrava a casa da lavoro non mi tro-vava mai ero sempre a casa di qualche vicino a vedere la televisio-

ne, noi non avevamo il televisore.Stanco di questa situazione prese la decisione di acquistare un appa-recchio della SIEMENS che durò diversi decenni. Mi sembrò di toccareil cielo con un dito, così non uscii più di casa. Il pomeriggio mi attrae-va una trasmissione di un Maestro che insegnava agli analfabeti a leg-gere e scrivere, era “NON E’ MAI TROPPO TARDI” di Alberto Manzi.Purtroppo durò poco, infatti, intorno al 1968 terminò quest’esperien-za per iniziarne altre. Pensavo fosse terminata lì la mia conoscenzacon il Maestro, ma il destino ti riserva sempre delle sorprese. A Peru-gia conobbi un compagno di studi toscano che dopo la sua laurea miinvitò a fargli le fotografie al suo matrimonio; matrimonio civile cele-brato nel municipio perugino, mentre scattavo le foto notai un invita-to che aveva un viso “familiare” ma non riuscivo a ricordare dove l’a-vevo conosciuto; al rinfresco mi avvicinai allo sposo e chiesi chi fossequell’ospite, il mio amico rispose: “È mio cognato, il Maestro AlbertoManzi, perché lo conosci?” Mi si gelò il sangue, ecco chi era il Maestroche aveva permesso tramite la televisione di far prendere a circa duemilioni di analfabeti la licenza elementare. Pensai di invitarlo ad Ala-tri a presentare qualche suo libro con l’aiuto del mio compagno distudi, ma il sopraggiungere del suo MALE non mi permise di farlo.Adesso dopo oltre 20 anni, sempre il mio amico mi telefona per invi-tarmi a Roma alla Libreria Feltrinelli alla presentazione del libro “ILTEMPO NON BASTA MAI” edito da “addeditore” TORINO e scritto daGiulia Manzi, figlia del Maestro che io avevo conosciuto in età dellascuola materna. Sono andato di buon grado anche per rivedere amiciche avevo perso di vista da parecchi anni. Ho preso il libro per avere ladedica dell’Autrice, anche perché Suo Padre mi regalò una copia diORZOWEI con la dedica per il Natale del 1995 e volevo mettere que-sto libro accanto all’altro. “IL TEMPO NON BASTA MAI” è stato scrittoanche con l’intervento in alcune pagine di Sonia Boni, madre dell’au-trice, che descrive particolari che la giovane autrice non avrebbe po-tuto fare perché risalenti alla sua infanzia. Pagine veramente toccanti,crude e molto emotive, non nascondo di aver versato qualche lacrimasoprattutto verso la fine del libro dove Sonia descrive le sue vicissitu-dini accanto al marito nel vano tentativo di combattere una battagliacontro il tumore al pancreas che aveva contratto il Maestro, una bat-taglia inutile perché dopo qualche mese il Grande Pedagogo morì.

ALBERTO MANZI

di Antonio Rossi

Attual itàTT UU RR II SS MM OO

Dal 20 al 22 giugno, a Monte-riggioni, la terza edizione delFestival della ViandanzaUn festival non è solo un fe-stival. È un viaggio, fatto distrade, di soste, di incontri, discambi, di nostalgie e, soprat-tutto, di spinte in avanti. Sia-mo partiti, il primo anno,mettendo al centro l’acco-glienza: non esiste viandantesenza chi gli apre le porte, eviceversa. L’anno scorso ab-biamo detto: non esiste gran-de viaggio, o grande viaggia-tore, che non sia anche picco-lo, e viceversa. Alla fine di 3giorni intensi, di amicizia econdivisione, ci siamo salutati– perché bisogna anche impa-rare a salutarsi – ricordando iversi di Cesare Pavese. Ora è ilmomento di rimettere lo zai-no in spalla. Stavolta, ci fare-mo accompagnare dai versi diWilliam Wordsworth: “miguardo intorno e – fosse laguida scelta / nulla di più si-curo di una nuvola vagante –/ non mancherò la strada. Fi-nalmente respiro!”Stiamo facendo il possibileper non mancarla, la strada?Per non mancare l’appunta-mento con la strada in cui cisentiremo finalmente in gra-do di respirare a pieni polmo-ni, il più possibile liberi, il piùpossibile felici? Quale cam-biamento possiamo o dobbia-mo mettere in atto nelle no-stre vite per fare sì che ciò av-venga? A cosa rinunciare, checosa mettere in discussione,che direzione prendere? Èpossibile partire senza esserecambiati, o si cambia nel per-corso, o si cambia solo alla fi-ne?

LA VIA DEL CAMBIAMENTOFESTIVAL DELLA

VIANDANZA

DAL 20 AL 22 GIUGNO AMONTERIGGIONI

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Nella foto da sinistra: Giulia, figlia di Alberto Manzi, la responsabile del centro studi Manzi, eDomenico Volpi, direttore del giornale per ragazzi Il Vittorioso con cui Manzi collaborava.