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Da gennaio a oggi sono molti i profughi giunti sulle co- ste italiane provenienti da Paesi che si trovano in guer- ra. Alcuni di voi hanno vissuto questa esperienza per- sonalmente, per altri è stata l’esperienza tragica di fa- miliari e amici. Per altri, invece, non sono che immagini che ci trasmette la televisione. Il rischio che tutti cor- riamo è quello di non porgerci più domande davanti alle immagini e alle storie di dolore e di sofferenza degli al- tri. Ci scopriamo a volte come assuefatti al dolore e a quanto ci passa davanti agli occhi, e allora è il Vange- lo che ci desta dal torpore e dalla tentazione di “cam- biare canale”, e lo fa con una domanda precisa: “Chi è il mio prossimo?” A questa domanda oggi risponderà la lista dei nomi che ricorderemo. Una lista parziale e in- completa, ma piena di storie di vita e di sogni interrotti: Dawit, Godwin, ed Enas, sono tutti nostro prossimo e Gesù ce lo ricorda, raccontandoci la storia di un uomo come loro che percorreva una strada che tutti conoscevano, quella tra Gerusalemme e Gerico. Accadde che quell’uomo fu rapinato, malmenato e lasciato in fin di vita lungo la strada. Quell’uomo è solo; ma in lui vediamo tanti altri lascia- ti malconci lungo le strade dei deserti africani oppure alla deriva nel mar Mediterraneo. Accanto a lui ci sono i milio- ni di profughi che fuggono dalle loro terre; ci sono talora popoli interi, schiacciati dalla guerra e lasciati soli ai mar- gini della storia. Quella strada in realtà è piena di gente che cerca futuro, sicurezza, protezione. Dall’altra parte di quella strada ci siamo noi, che, presi da noi stessi, dal no- stro egoismo e dalle nostre paure, passiamo oltre. Tut- ti sapevano che lungo quella strada c’erano i poveri, ma alcuni non si fermarono. Forse hanno pensato che quell’uomo sofferente era uno tra i tanti; che loro non ci potevano far nulla; non parlava la loro lingua; era un estraneo. Quante giustificazioni si mettono da- vanti a chi chiede aiuto e soccorso. “Chi è il mio prossimo?” Gesù continua a indi- carci i poveri bisognosi lungo il nostro cammino e ci insegna a fermarci; è Lui che ci apre gli occhi per non restare indifferenti, è Lui che conduce sino alla nostra porta i poveri perché li accogliamo. * Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Mi- granti e gli Itineranti. Omelia per la veglia ecumenica “Morire di Spe- ranza” - Roma, 16 giugno 2011 POSTE ITALIANE SpA - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Roma Anno 17 - numero 7 - LUGLIO 2011 Speciale Giornata Mondiale del Rifugiato Roma: colloquio sulle migrazioni tra Gad Lerner e Giulio Albanese Le iniziative di Trento e Padova Napolitano e Guterres per l’evento dell’UNHCR

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Da gennaio a oggi sono molti i profughi giunti sulle co-ste italiane provenienti da Paesi che si trovano in guer-ra. Alcuni di voi hanno vissuto questa esperienza per-sonalmente, per altri è stata l’esperienza tragica di fa-miliari e amici. Per altri, invece, non sono che immagini che ci trasmette la televisione. Il rischio che tutti cor-riamo è quello di non porgerci più domande davanti alle immagini e alle storie di dolore e di sofferenza degli al-tri. Ci scopriamo a volte come assuefatti al dolore e a quanto ci passa davanti agli occhi, e allora è il Vange-lo che ci desta dal torpore e dalla tentazione di “cam-biare canale”, e lo fa con una domanda precisa: “Chi è il mio prossimo?” A questa domanda oggi risponderà

la lista dei nomi che ricorderemo. Una lista parziale e in-completa, ma piena di storie di vita e di sogni interrotti: Dawit, Godwin, ed Enas, sono tutti nostro prossimo e Gesù ce lo ricorda, raccontandoci la storia di un uomo come loro che percorreva una strada che tutti conoscevano, quella tra Gerusalemme e Gerico. Accadde che quell’uomo fu rapinato, malmenato e lasciato in fin di vita lungo la strada.

Quell’uomo è solo; ma in lui vediamo tanti altri lascia-ti malconci lungo le strade dei deserti africani oppure alla deriva nel mar Mediterraneo. Accanto a lui ci sono i milio-ni di profughi che fuggono dalle loro terre; ci sono talora popoli interi, schiacciati dalla guerra e lasciati soli ai mar-gini della storia. Quella strada in realtà è piena di gente che cerca futuro, sicurezza, protezione. Dall’altra parte di quella strada ci siamo noi, che, presi da noi stessi, dal no-stro egoismo e dalle nostre paure, passiamo oltre. Tut-ti sapevano che lungo quella strada c’erano i poveri, ma alcuni non si fermarono. Forse hanno pensato che quell’uomo sofferente era uno tra i tanti; che loro non ci potevano far nulla; non parlava la loro lingua; era un estraneo. Quante giustificazioni si mettono da-vanti a chi chiede aiuto e soccorso.

“Chi è il mio prossimo?” Gesù continua a indi-carci i poveri bisognosi lungo il nostro cammino e ci insegna a fermarci; è Lui che ci apre gli occhi per non restare indifferenti, è Lui che conduce sino alla nostra porta i poveri perché li accogliamo. ●

* Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Mi-granti e gli Itineranti. Omelia per la veglia ecumenica “Morire di Spe-ranza” - Roma, 16 giugno 2011

POSTE ITALIANE SpA - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comm

a 2, DCB Roma

Anno 17 - numero 7 - LU

GLIO 2011

Speciale Giornata Mondiale del RifugiatoRoma: colloquio sulle migrazioni tra Gad Lerner e Giulio Albanese Le iniziative di Trento e Padova Napolitano e Guterres per l’evento dell’UNHCR

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Era un’atmosfera di grande partecipazione e attesa quel-la che si respirava, lo scorso 15 giugno, nella Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale gremita di volontari, operato-ri, sostenitori e amici del Centro Astalli. Ormai da anni questo appuntamento è l’occasione per celebrare la Gior-

nata Mondiale del Rifugiato: quest’anno i significati da sot-tolineare erano molti e complessi.

A 60 anni dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, il nostro Paese si scopre ancora una volta impre-parato e poco accogliente nei confronti dei rifugiati, che abbiamo voluto definire l’altra faccia della Storia. Quella che non interessa leggere, studiare, approfondire. Quella che evitiamo di guardare negli occhi perché racconta fatti che distruggono certezze costruite su pregiudizi e superfi-cialità.

Il colloquio sulle migrazioni tra Gad Lerner e Giulio Al-banese intendeva essere, come ha ricordato in apertura pa-dre Giovanni La Manna, un’occasione per ricordare a tutti di “aprire gli occhi e svegliare le coscienze”.

L’attualità ci interpella, a partire da quello che Gad Ler-ner ha definito il “risveglio del Nord Africa e del Medio Orien-te”. Di fronte a questo evento storico ancora incerto ma pro-mettente, che ci ha costretto a mettere in crisi molti dei nostri stereotipi, Lerner giudica criticamente l’atteggiamen-to dei nostri governanti che hanno adoperato l’espressione “esodo biblico” con il preciso intento di suscitare allarme e timore.

PADOVA“Possibili incroci di civiltà, dalle Nazioni Unite ai rifugiati”

A Padova hanno scelto di celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato 2011 con uno spettacolo tea-trale. L’evento, che si è tenuto il 19 giugno presso l’au-ditorium del Centro Culturale San Gaetano, è stato or-ganizzato dall’Associazione Popoli Insieme in colla-borazione con Unica Terra, Granello di Senape e l’Uni-tà di Progetto Accoglienza e Immigrazione del Comu-ne di Padova.

Sul palco 11 attori-lettori, alla presenza di più di 200 persone, hanno messo in scena la prima rappre-sentazione dello spettacolo “Possibili incroci di ci-viltà - dalle Nazioni Unite ai rifugiati”, apposita-mente scritto per l’occasione dalla regista Elisabetta Brusa. I protagonisti sono tutti giovani artisti, stu-denti universitari e rifugiati.

Per la stesura del testo l’autrice si è ispirata al sussidio “Nei panni dei rifugiati” pubblicato dal-la Fondazione Astalli di Roma per i progetti nelle scuole. Dopo la rappresentazione è stato dedicato uno spazio alla musica afro-jazz del gruppo Ndja-kass Fall. ●

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“Il racconto dell’Esodo è per noi il ricordo della libera-zione dalla schiavitù d’Egitto, una vicenda simbolica mera-vigliosa fatta propria da tutti gli oppressi della terra”, ha sottolineato Lerner. “Di questa esperienza viene completa-mente stravolto il senso, equiparando l’esodo biblico a una catastrofe”.

Sulla stessa lunghezza d’onda padre Giulio Albanese, missionario comboniano, che ha anzi affermato, senza mez-zi termini, che “quello che sta accadendo nel Mare Nostrum è contro Dio e contro gli uomini. Bisogna levarsi in una pro-fonda indignazione dinanzi a tutto questo”. Un’indignazione basata, in primo luogo, su un’informazione onesta e meno provinciale, che consenta di comprendere gli eventi interna-zionali nel loro reale significato.

L’incontro si è concluso con le considerazioni di Giovan-ni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituziona-le: “L’Europa dei diritti sta andando in crisi perché, di fron-te alla situazione del Nord Africa, risponde ripristinando le frontiere. È un brutto segnale per un Europa che ha ragione di esistere proprio perché ha posto al centro del suo proces-so di costruzione la tutela dei diritti umani. Tanto nella no-stra Costituzione quanto nella Carta di Nizza e nel Trattato di Lisbona la dignità è un valore fondamentale e, si preci-sa, non c’è rispetto per la dignità senza solidarietà tra gli uomini”.

Quella solidarietà concreta, quotidiana, che accomuna giorno dopo giorno i volontari e gli amici del Centro Astal-li nella loro esperienza a fianco dei rifugiati. ●

TRENTO“Quale accoglienza al di là dei luoghi comuni?”

I recenti fatti del Nord Africa e la volontà di sot-tolineare, specialmente in questo momento, la gran-de attualità e rilevanza del tema del diritto d’asilo in Italia, sono stati il filo conduttore dell’evento orga-nizzato dal Centro Astalli Trento, in collaborazione con enti locali e associazioni del territorio, per ce-lebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato 2011. L’in-contro, intitolato “Quale accoglienza al di là dei luoghi comuni?”, si è tenuto nella piazza principale della città di Arco lo scorso 20 giugno. Protagoniste sono state le storie di alcuni rifugiati provenien-ti da Togo e Turchia che da anni vivono in Trentino. Alla serata erano presenti anche 50 richiedenti asi-lo, da poco arrivati dalla Libia, accolti sul territorio provinciale. Le testimonianze hanno offerto lo spun-to per una riflessione comune sulla condizione che i rifugiati vivono quotidianamente in Italia.

Sul palco si sono alternati, inoltre, il gruppo Gua-nabana e il cantante Anansi, che hanno offerto ai numerosi partecipanti un coinvolgente concerto di musica reggae. L’evento si è concluso con la proie-zione del video “Nulla è cambiato”, girato lo scor-so aprile a Lampedusa durante la visita del Centro Astalli Trento e dell’associazione Limen. ●

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Quest’anno, contestualmente alla Giornata Mondiale del Rifugiato, si è celebrato il 60° anniversario della Convenzione di Ginevra sul-lo status dei rifugiati. Una data significativa per ribadire l’impor-tanza dei diritti sanciti dalla Con-

venzione soprattutto alla luce dei nuovi assetti geopolitici che stanno caratte-rizzando l’attuale momento storico. Si pensi alle rivoluzioni in Nord Africa e in Medio Oriente o al riaccendersi di vec-chi conflitti come quelli che hanno in-teressato la Costa d’Avorio e il Sudan o, ancora, alle guerre mai interrotte come quella che continua provocare l’esodo della popolazione afghana.

L’UNHCR, per la Giornata del Rifu-giato, ha organizzato a Roma un con-vegno dal tema “La loro storia è la no-stra storia. Da 60 anni al fianco dei rifugiati”, alla presenza del Presidente della Repubblica Napolitano e dell’Al-to Commissario dell’UNHCR Guterres. Napolitano ha sottolineato come la missione dell’UNHCR sia “ben lonta-na dall’esaurirsi perché appare anco-ra molto distante la prospettiva di un mondo di pace e di libertà”. Per questo – ha aggiunto il Presidente – “si deve prendere più largamente coscienza del-la possibile, ulteriore estensione del

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Direttore p. Giovanni La Manna sj

Direttore responsabile Vittoria Prisciandaro

Redazione Margherita Gino, Berardino Guarino, Emanuela Limiti, Donatella Parisi, Chiara Peri, Maria José Rey-Merodio, Sara Tarantino

Reg. Tribunale di Roma n. 297 del 9/6/1995

Progetto grafico e impaginazioneAltrimedia immagine&comunicazione Matera/Roma

Foto: Archivio Centro Astalli, Archivio JRS

Stampa 3F Photopress - Roma - 06.39724606Chiuso in tipografia il 1 luglio 2011

flusso di rifugiati e della dimensione mondiale di questo fenomeno”, auspi-cando un “più efficace impegno comu-ne dell’Italia e della comunità interna-zionale”. Rispetto al flusso di migran-ti approdati sulle coste italiane in se-guito agli eventi nordafricani, Napoli-tano ha parlato di “un afflusso improv-viso ed intenso” ma ha anche eviden-ziato come “altri Paesi europei quali la Germania, il Regno Unito, la Francia e i Paesi Bassi hanno accolto e integra-to un numero di rifugiati – in rappor-to alla popolazione – molto superiore a quello registrato in Italia”.

Il Presidente ha invitato gli Stati a non adagiarsi in egoistiche chiusure nazionali richiamando a un “senso di responsabilità di fronte al quale nes-sun Paese civile può sottrarsi”.

A rafforzare le dichiarazioni del Presidente della Repubblica, l’appello dell’Alto Commissario rivolto a “man-tenere aperte le frontiere nei con-fronti di coloro che hanno bisogno di protezione”. A questo proposito, ha elogiato il comportamento di Sta-ti come la Tunisia e l’Egitto che, no-nostante il difficile clima di instabilità politica, hanno accolto oltre un milio-ne di persone in fuga dalla guerra in Libia. Proprio in riferimento alla Libia, Guterres ha fortemente ribadito la con-trarietà dell’UNHCR rispetto a qualsia-si forma di respingimento dei migranti giunti sulle coste europee a causa del conflitto, sottolineando che “la situa-zione in Libia non è tale da consentire un rimpatrio”.

Guterres ha infine invitato ad un utilizzo responsabile dei media che do-vrebbe essere volto a promuovere il va-lore della tolleranza, evitando di ali-mentare irragionevoli paure nell’opi-nione pubblica. ●

I dati del rapporto Global Trends 2010

A 60 anni dalla firma della Con-venzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, questo strumento giuridico mostra la sua drammatica attualità. È quanto emerge dal rapporto statisti-co annuale dell’UNHCR Global Trends 2010. Alla fine del 2010, circa 43 milioni di persone nel mondo sono state costrette a fuggire a causa di conflitti e persecuzioni: il numero più alto in più di 15 anni. Questo dato comprende oltre 15 milioni di rifu-giati, 27 milioni e mezzo di sfollati interni e più di 837.500 richiedenti asilo. Sono sempre gli Stati confinan-ti con i Paesi di origine ad accogliere il numero maggiore di persone: circa tre quarti dei rifugiati del mondo. ●

Il rapporto Global Trends 2010 è disponibile sul sito

http://www.unhcr.it/cms/attach/editor/Global%20Trends%202010.pdf